RadiocorriereTv N.47 - anno 93

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Il coraggio della verità

Lunetta Savino

I NATIVI DIGITALI HANNO SCOPERTO UN NUOVO “CAMPO”

L’agricoltura è sempre più un mestiere per giovani. Anche se in Italia l’età media degli agricoltori resta alta e il settore sembra essere appannaggio delle generazioni passate, il ritorno ai campi sta attraendo sempre di più i nativi digitali. Una nuova sfida significativa che combina innovazione e tecnologia a quella tradizione a cui i giovani agricoltori non vogliano rinunciare, nonostante l’utilizzo di droni o di big data.

Questi ultimi, infatti, permettono il monitoraggio delle colture, l’ottimizzazione dell’uso dell’acqua, la riduzione dei costi. Perché i giovani agricoltori sono sempre più orientati verso pratiche sostenibili.

Possiamo dire che il mondo agricolo si sta digitalizzando, e il percorso verso innovazioni epocali è una sfida al cambiamento climatico dove il contributo dei “nativi digitali” diventa cruciale.

Le loro idee innovative, l’apertura ai nuovi saperi e alle nuove pratiche, come l’agricoltura verticale e idroponica, si uniscono alle specificità e alle peculiarità delle produzioni agricole italiane. Un ricambio generazionale che sta dando priorità alla riduzione delle emissioni, al risparmio idrico e al benessere degli animali. È affascinante vedere come una generazione cresciuta con la tecnologia stia abbracciando il settore agricolo rivoluzionandolo con modalità innovative, usando anche i social media e le piattaforme online per accedere ai mercati di vendita offrendo i propri prodotti direttamente ai consumatori, migliorando la trasparenza e il rapporto con il cliente.

Una rivoluzione, oserei dire, “dei campi” entusiasmante dove i giovani stanno dimostrando di rappresentare una forza di cambiamento positiva attraverso un nuovo modo di pensare, essenziale per affrontare le sfide globali.

Ma dietro a questi ragazzi c’è la mano sapiente di tanti agricoltori che da sempre sono la spina dorsale dell’economia del nostro Paese.

Buona settimana.

SOMMARIO

LUNETTA SAVINO

Intervista all’attrice protagonista di “Libera”, da martedì 19 novembre in prima serata Rai 1

Da martedì 19 novembre torna il programma cult di Rai 2 ideato e condotto da Francesca Fagnani

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6 VINCENZO MALINCONICO

Da domenica 1 dicembre in prima serata su Rai 1 la seconda stagione della fiction con protagonista Alessandro Gallo

14

RAIDUO

Cinque puntate con Ale e Franz all’insegna della risata, della satira e delle emozioni.

Da lunedì 25 novembre in prima serata su Rai 2

Mercoledì 20 novembre torna su Rai 1 la serata UNICEF, conduce Mara Venier

24

LE LEGGI DEL CUORE

La nuova fiction su RaiPlay e Tik Tok: le vicende umane e professionali di un gruppo di avvocati di un importante studio legale

22

Redazione - Rai

Appuntamento dedicato alla “Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne”. Domenica 24 novembre su Rai 3

26

THOMAS SANTU

New entry de “Il Paradiso delle Signore” nei panni del magazziniere Enrico, l’attore si racconta al RadiocorriereTv

28

BASTA UN PLAY

La Rai si racconta in digitale 36

LA MIA ETA’

L’amore è il fil rouge del nuovo programma condotto da Concita Borrelli da sabato 23 novembre su Rai 2 30

GENITORI, CHE FARE?

Da venerdì 22 novembre debutta nel pomeriggio di Rai 3 il nuovo programma di Gianni Ippoliti

31

SOPHIA BERTO

La nuova maestra di “Ballando con le Stelle” racconta la propria esperienza nel programma di Milly Carlucci

32

DONNE IN PRIMA LINEA

Il RadiocorriereTv intervista Simona Izzo, commissario al Gabinetto interregionale di polizia scientifica per il Lazio e l’Umbria

44

SILVIA BOSCHERO

È tornato su Radio 2 “Moby Dick”, storico programma musicale in onda da lunedì a venerdì

38

Anteprima della puntata in onda su Rai Radio 1 40

VIRGINIO

Il cantautore presenta il nuovo singolo “Amarene”

42

52 RAGAZZI

Milo, la seconda stagione su RaiPlay e Rai Yoyo

54 LE CLASSIFICHE DI RADIO MONITOR PLOT MACHINE

46 CULTURA

L'arte, la musica, la storia, la danza, il teatro, i libri, la bellezza raccontati dai canali Rai

Tutto il meglio della musica nazionale e internazionale nelle classifiche di AirPlay

CINEMA IN TV

Una selezione dei film in programma sulle reti Rai

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Lunetta ci presenta Libera?

È una giudice penalista originaria di Palermo, trapiantata a Trieste da circa trent’anni. È nata nel 1963, un anno importantissimo in cui, per la prima volta, anche alle donne fu permesso di accedere ai concorsi in magistratura. Se ci riflettiamo bene, non è poi così lontano e la generazione di donne come Libera ha vissuto sulla propria pelle la difficoltà, non solo di diventare magistrato, ma di trovare lo spazio per brillare in questa carriera. È riconosciuta da tutti come una giudice bravissima, stimata, temuta, ma soprattutto invidiata da alcuni colleghi, come il Presidente del Tribunale che, alla fine, sarà costretto a riconoscere la sua superiorità.

A che punto della sua vita incontriamo Libera?

La storia vera e propria, che speriamo possa catturare l’interesse del pubblico a casa, inizia quando nella sua vita entrerà Pietro Zanon (Matteo Martari), un delinquente incontrato tempo prima in tribunale durante un processo per direttissima. Lei è convinta che quest’uomo abbia a che fare con la morte della figlia per overdose, avvenuta quindici anni prima, e per la quale non riesce a darsi pace. Poco prima della tragedia, infatti, lo aveva visto mentre passava alla giovane una bustina. In qualche modo i due diventano una coppia destinata a collaborare in un’indagine non proprio legale, ma ricca di colpi di scena, di colori e sfumature diverse.

Una doppia vita… … ricca di inciampi, di cadute e di incidenti. Un percorso non facile, fatto di bugie alla famiglia e ai colleghi, una ricerca complicata di prove e di testimoni che la spingeranno a compiere azioni impensabili. Oltre al giallo, nella serie c’è anche molta azione, complice la presenza di Pietro, non proprio il compagno di strada prevedibile per una donna come Libera che, per lavoro, la malavita ha sempre cercato di combatterla, non di esserne complice. Ecco perché, alla fine, è presente anche il tono della comicità, sorridiamo della goffaggine in Libera, eccellente nel suo lavoro, ma non proprio una donna di casa, delle sue difficoltà di gestire tutto, compresa una sorella completamente diversa da lei e una nipote adolescente che deve educare. Per quanto provi a non mettere in agitazione i suoi cari, c’è anche un ex marito commissario di polizia a cui nasconde tutto, non sempre le cose vanno per il verso giusto. È una storia che appassiona, coinvolge, ci fa stare in tensione, perché, puntata dopo puntata, lo spettatore avrà voglia di vedere come andrà a finire.

Libera, un nome bellissimo. In cosa questa donna manifesta la sua libertà?

Penso prima di tutto nella sua voglia di trasmettere alla nipote dei valori che lei ritiene fondamentali, dalla correttezza della

LUNETTA SAVINO Libera

«Il tema è molto attuale, quello della giustizia, della legalità, e la squadra è stata davvero all’altezza, a partire dal regista che ha condotto la nave in porto e ha messo insieme un gruppo ben affiatato, fatto di colleghi di primissimo livello» racconta l’attrice protagonista di “Libera”, dal 19 novembre in prima serata Rai 1

Libera

legge, all’importanza dello studio come forma di emancipazione. Libera ha studiato molto per raggiungere la sua posizione e, per fortuna, la nipote è una studentessa modello, non le ha mai dato pensieri, a differenza della figlia. Ha lasciato Palermo, una città che l’avrebbe in qualche modo condizionata, si è perfettamente inserita nella realtà nordica di Trieste, vive secondo i suoi pensieri, le sue leggi morali che, alla fine, l’hanno portata a separarsi da suo marito. Visioni divergenti rispetto alla tragedia che li ha colpiti e, come a volte accade quando il dramma colpisce una coppia, non sempre si riesce a resistere al dolore o alla soluzione di questo dolore.

A proposito di Trieste, qual è il ruolo di questo luogo nella storia?

Una cornice meravigliosa, teatrale, dove il mare è un protagonista assoluto, dove i cambi repentini del tempo, in inverno in particolare, hanno facilitato a creare le atmosfere del nostro racconto. Per quanto riguarda Libera, è una donna del sud che riesce a confrontarsi senza alcun problema con i colleghi del nord, fatta eccezione con il personaggio interpretato da Roberto Citran (Presidente del Tribunale), si destreggia bene, riuscendo anche a masticare qualche parola dialettale. Lei ama Trieste, ma vive nei confronti di questa città così affascinante, che le ha permesso di crescere e diventare quello che è, un amore contrastato. I luoghi hanno a che fare con ciò che ci accade nella vita, e questa città le ha portato via una figlia.

Imparziale, retta, integerrima in aula, anticonformista in Tribunale, nel privato fuori dagli schemi. Come convivono queste caratteristiche?

Libera non aveva previsto di imbarcarsi in un’indagine clandestina, l’incontro con Pietro accenderà il motore, poiché è convinto che esistano dei responsabili per la morte della ragazza. Scavando più a fondo, la giudice, intelligente e coraggiosa, maturerà un certo disincanto rispetto alla giustizia e al luogo dove lei esercita il suo lavoro, dal quale, un po’ alla volta emergeranno certe magagne. Di fronte a tutto questo anche lei sarà costretta a infrangere la legge perché è l’indagine che la porta in quella direzione.

Quali azioni possono commettersi in nome della verità?

Sinceramente non mi sono mai posta questa domanda, ogni caso, ogni situazione è diversa dall’altra, difficile dire cosa sarei disposta a infrangere per amore della verità… quello che vedo da spettatrice e da cittadina è che nel nostro Paese ci sono ancora troppi misteri soluzione, senza giustizia, e sappiamo, drammaticamente, che a certe verità non si arriverà mai, perché non si ha la determinazione a farlo.

Cosa le è piaciuto di questa donna?

Mi ha colpito prima di tutto la sua professione, mi attraeva cimentarmi in questo ruolo, una giudice che si muove in una città che amo molto, e poi la possibilità di esplorare un genere così diverso da quelli praticati fino adesso. Non lo definirei un legal

drama, perché se è vero che lei è una donna di legge, c’è anche molta azione, ma mi piaceva molto questa fatica incredibile che fa questa donna per tenere tutto insieme, ricorrendo però alla bugia. Per un artista è una bella occasione attraversare più generi così diversi fra loro in una sola storia. Non accade spesso in un copione, normalmente si affronta un genere o un altro, anche se io amo molto quando le cose si mischiano, perché, per esempio, penso che il dramma sia più forte quando viene alleggerito da momenti di commedia. Un po’ come nella vita.

Cosa si aspetta dal pubblico?

Il tema è molto attuale, quello della giustizia, della legalità, e la squadra è stata davvero all’altezza, a partire dal regista che ha condotto la nave in porto e ha messo insieme un gruppo ben affiatato, fatto di colleghi di primissimo livello e di grande qualità, anche nei ruoli minori.

La storia

Cosa succede quando la Legge, il valore più alto nella vita di una donna magistrata, si scontra con il desiderio di farsi giustizia da soli?

Sullo sfondo di una Trieste piena di misteri, una giudice considerata integerrima, si unisce a un criminale da strapazzo per compiere un’indagine segreta e rocambolesca: porterà avanti una doppia vita per non insospettire colleghi, parenti e la sua adorata nipote. Il dilemma tra il rispetto della Legge e il desiderio di vendetta è il motore della storia di Libera Orlando, giudice del tribunale di Trieste. Tutto ha inizio quando la donna riesce a mettersi sulle tracce dell’uomo che ritiene colpevole della morte di sua figlia Bianca, avvenuta quindici anni prima. Un dilemma che segna il paradosso del personaggio di Libera la quale, durante l’arco della serie, è divisa tra un’indagine che la spinge ad agire ai limiti della legge e il suo essere una magistrata incorruttibile. Libera è anche una nonna affettuosa: ha una nipote quattordicenne, Clara, alla quale ha fatto da madre da quando la ragazzina è rimasta orfana. Clara è tutto ciò che resta a Libera di sua figlia Bianca; è spensierata e non ha mai sentito la mancanza della madre perché era troppo piccola quando l’ha perduta. La protezione della nonna le è bastata per divenire un’adolescente felice, dinamica e proiettata nel futuro. Il legame tra Libera e Clara è fatto di leggerezza, complicità, piccoli bisticci e tantissimo amore. È anche per amore di Clara che Libera vuole smascherare l’assassino di sua figlia. Disposta a tutto pur di raggiungere il suo scopo, entra in contatto con Pietro, un pregiudicato che le farà rivelazioni inaspettate e dolorose. Tutto si capovolge. Ciò che Pietro racconta a Libera su sua figlia cambia la ricostruzione che la donna aveva fatto sui motivi della sua morte. Grazie ai nuovi dettagli forniti da Pietro, Libera capisce che c’è un mistero molto più grande intorno alla morte di Bianca. Deve scoprirlo e lo farà proprio insieme

a Pietro. I due formano una coppia improbabile ma efficiente, sancita dal patto di non rivelare a Clara il loro sodalizio se non quando avranno scoperto la verità. Diversi sia nell’età che nei modi di essere, i due dovranno agire di nascosto. Libera dovrà mentire a molti, a cominciare da Davide, vicequestore, suo ex marito e nonno di Clara, dal quale Libera ha divorziato anni prima. Oltre a Davide c’è Isabella, sorella di Libera, single incallita alla quale lei nasconde la sua indagine fino a quando la presenza sempre più ingombrante di Pietro nella loro vita di donne single la costringerà a confessarle la sua vera identità. Isabella, vivace e iperattiva, deciderà di aiutarli e di non rivelare

il loro segreto, soprattutto a Clara. Libera dovrà fingere anche con i colleghi del Tribunale, specialmente con Ettore Rizzo, bello e magnetico, che ultimamente ha iniziato a corteggiarla. In tribunale Libera continua a fare il suo mestiere di giudice, per poi svestire la toga e gettarsi nelle indagini insieme a Pietro. La sua diventa una doppia vita fatta di corse estenuanti tra realtà completamente diverse, dal tribunale ai bassifondi di Trieste, dove in alcuni momenti si spingerà addirittura a sfiorare il limite della legalità pur di placare l’ossessione che la divora da anni e scoprire cosa accadde veramente a sua figlia.

Nelle librerie e negli store digitali

Sullo sgabello DI BELVE

Da martedì 19 novembre torna il programma cult di Rai 2 ideato e condotto da Francesca Fagnani

Atteso dal pubblico di Rai 2 e RaiPlay torna “Belve”, il programma cult della televisione italiana ideato e condotto Francesca Fagnani, in onda in prima serata ogni martedì a partire dal 19 novembre. Tornano gli iconici faccia a faccia in cui la giornalista si confronta, senza sconti, con grandi personaggi del mondo dello spettacolo, della politica, del costume e della cronaca. Ospiti disposti a mettersi in gioco e a rispondere alle domande chiare, dirette e spesso irriverenti della conduttrice. Una formula vincente con tre ospiti a puntata. Un confronto occhi negli occhi, per tracciare il profilo dei protagonisti, donne e uomini accomunati dalla tenacia, dal coraggio e dall’essere sempre e solo se stessi, nel bene e nel male. Francesca Fagnani accompagna l’intervistato in un percorso dentro le sue scelte e i suoi dilemmi, rivelando aspetti di cui forse l’ospite è inconsapevole. Oltre alle consuete interviste, tra le novità nomi della comicità italiana a rotazione. E non mancherà la sigla di chiusura con tutti i fuori onda degli ospiti, diventato ormai negli anni uno dei momenti più attesi dal pubblico di Belve.

SEMPRE PIÙ AVVOCATO DI INSUCCESSO

Tornano le avventure di Vincenzo Malinconico, l’avvocato depresso più simpatico d’Italia interpretato da Massimiliano Gallo, tratte dai romanzi “I valori che contano”, “Sono felice, dove ho sbagliato?” e dal racconto “Patrocinio gratuito” di Diego De Silva, e diretta da Luca Miniero. Nel cast Giulia Bevilacqua, Francesco Di Leva, Teresa Saponangelo, Luca Gallone, Paola Minaccioni, Lina Sastri. Quattro episodi da 100 a partire da domenica 1 dicembre in prima serata su Rai 1

Malinconico è ancora alle prese con le contraddizioni della legge italiana e del suo stesso cuore. Dopo una grossa batosta accusata nella prima stagione, Malinconico - nomen omen - sembra essersi infatti arreso all’idea che non capirà mai nulla dell’amore e della vita e che forse è meglio smetterla di farsi tante illusioni. In fondo sta per diventare nonno, con le donne ha chiuso e la sua carriera di avvocato non decollerà mai. Ma è davvero così? Una nuova proposta di lavoro potrebbe, infatti, riaccendere in Malinconico il desiderio di affermarsi e di aiutare chi ne ha più bisogno, grazie ai suoi metodi poco ortodossi da avvocato-psicologo, supportato occasionalmente da amici poco raccomandabili, ma di buon cuore, come Tricarico (Francesco Di Leva). A Salerno, poi, arriva la nuova giornalista Clelia Cusati (Giulia Bevilacqua), una donna che non si fa mettere i piedi in testa da nessuno, con la quale Malinconico dovrà collaborare alla risoluzione di un caso particolarmente spinoso, che li unirà nonostante le loro palesi differenze. Il vento del cambiamento soffia anche in casa Malinconico, anche se rimane costante la sua complicata famiglia di Vincenzo: una ex moglie – Nives (Teresa Saponangelo) - che sembra determinata a volerselo riprendere, i figli Alagia (Chiara Celotto) e Alf (Francesco Cavallo) che, per motivi diversi, rappresentano sempre una sfida, e la suocera Assunta, in via di guarigione dopo una lunga malattia. In questa seconda stagione, Malinconico si troverà davanti a nuovi casi che talvolta lo coinvolgeranno in prima persona, ma per i quali potrà sempre contare sull’aiuto del fido Tricarico e della fiera Clelia. Tra mille acrobazie, complicazioni della vita e dell’animo umano, il nostro Avvocato di insuccesso cercherà, senza combinare troppi guai, di capire quali sono, alla fine, “i valori che contano”.

Una commedia all’italiana contemporanea

Il regista Luca Miniero racconta

«Questa seconda stagione conserva i medesimi ingredienti della prima, seppur allargando il suo sguardo verso un racconto più corale ed emotivo: le vicende, i problemi e le emozioni dei personaggi della precedente stagione si intrecciano e si svelano intimamente. Viene riservata una attenzione particolare all’emotività, che anima le storie che si susseguono all’interno del filone narrativo già noto dai romanzi di Diego De Silva. Questa versione televisiva arricchisce l’intreccio della trama dei romanzi, offrendo ai protagonisti dell’universo di Malinconico un palcoscenico nuovo fatto di nuovi personaggi e nuove ambientazioni. Nella nuova edizione, Salerno presta tutta la sua bellezza e originalità non solo attraverso gli ambienti esterni, e il Sud, con tutti i suoi sapori e colori, è raccontato in una chiave nuova e inedita. La grandezza del cast, così come fu del resto per la precedente, rende la serie una commedia all’italiana mescolata con elementi assolutamente contemporanei. In questa nuova stagione il racconto si tinge inoltre di

trame noir con l’omicidio di una splendida ragazza, che fa da tirante per tutto il corso delle quattro serate, e consente a Malinconico di acquisire gli strumenti per un profondo riscatto. Da avvocato affascinante, ma con uno stile impopolare e le maniere da uomo senza qualità, in questa nuova edizione si evolve finalmente in un avvocato di Successo, senza perdere la sua simpatia. Ho sempre amato i romanzi di Malinconico di Diego De Silva, per quel disincanto dignitoso così meridionale e quello spirito guerriero, che rende il protagonista un eroe dei sentimenti di oggi così liquido e incerto.»

L’autore Diego De Silva

«L’ambizione di questa seconda stagione è - come nei libri che la ispirano - di offrire un racconto che permetta allo spettatore di pensare e divertirsi, in quell’alternanza di riflessione e di leggerezza in cui, all’improvviso, nel ridere, nel commuoverci o semplicemente nel trovare del vero in una frase pronunciata

o in un movimento di scena, riconosciamo noi stessi, e qualche frammento della nostra vita. Il carattere sofisticato della commedia umana di Malinconico acquista un nuovo spessore estetico e una fluidità narrativa che confermano il profilo del personaggio, proiettandolo in una sequenza di episodi e d’intrecci che appassionano e divertono. Malgrado abbia accettato la proposta di associarsi al rinomato studio legale di un collega con cui aveva già condiviso qualche avventura e parecchie figuracce nella prima stagione (e dunque la sua carriera forense abbia registrato un notevole upgrade), Malinconico resta fedele al suo basso profilo professionale, come sempre attratto dalle vicende umane delle fattispecie legali di cui è chiamato ad occuparsi e poco interessato ad ambizioni di successo e di arricchimento. Intendendo il luogo comune in un’accezione nobile, si potrebbe dire che Vincenzo Malinconico è un avvocato delle cause perse, ma non per le sconfitte che rimedia: al contrario, per la sua ostinazione nel rappresentare le ragioni

di chi non sa o non ha armi per difendersi, sposare una causa che - appunto - pare persa dal principio e invece nasconde il barlume dell’innocenza sepolto sotto il pregiudizio della colpa che Malinconico sa riconoscere e si ostina a difendere contro qualsiasi pronostico di sconfitta, riuscendo, attraverso le vie più sgangherate, a raggiungere la verità. Perché Malinconico non sarà - come recita il sottotitolo della nostra serie - un avvocato di successo, ma è di certo un avvocato capace di comprendere e farsi carico del dolore che una causa porta con sé, rappresentarlo, raccontarlo, farlo suo, conferendogli la dignità e il valore che merita, esponendosi anche a rischi che un avvocato rampante e cinico si guarderebbe bene dal correre.»

Il primo episodio

Malinconico, distrutto per la fine della relazione con Alessandra Persiano, è sul divano di casa sua. Improvvisamente, il

campanello suona: è Venere D’Asporto, una ragazza brillante e spiritosa che fa la prostituta. Venere sta fuggendo da una retata in una casa di appuntamenti che si trova nel palazzo. I due, nonostante le iniziali resistenze di Malinconico, stringono un rapporto confidenziale e, quando inizia a ricevere delle strane minacce, Venere si rivolge proprio a lui. Venere ha una bambina, Gioia, alla quale vuole regalare il futuro migliore e Malinconico, che nel frattempo ha accettato un nuovo lavoro presso il rifondato studio Lacalamita, riesce a convincere la ragazza a smettere di fare la prostituta e, chiedendo aiuto a Nives, la fa assumere come segretaria. Tutto sembra andare per il meglio fino a quando, dopo una misteriosa telefonata, Venere dice a Malinconico che ha un’ultima cosa da fare. Ma prima che Malinconico possa scoprire di cosa si tratti, Venere viene trovata morta su una spiaggia.

ALE E FRANZ

Cinque puntate all’insegna della risata, della satira e delle emozioni. Dopo il successo della prima edizione torna il programma dell’amato duo comico lombardo. “Raiduo”, dal 25 novembre in prima serata su Rai 2

Prevedibili?

MAI!

Prevedibili? MAI!

In quale mondo ci porterete dal 25 novembre?

FRANZ: L’aria che respiriamo è un po’ quella della prima edizione, profuma di noi. Ci siamo io e Ale, che siamo i padroni di casa, c’è la band guidata da Paolo Jannacci, ci sono tanti amici che vengono a trovarci, che entrano nel nostro mondo mentre noi entriamo nei loro, è una contaminazione continua. “Raiduo”, grazie al pubblico in sala, mantiene anche il gusto del live, e questo per noi è molto importante.

Cosa significa fare comicità oggi e farla in Tv?

ALE: Ci piace esplorare nuove cose, con la satira di costume cerchiamo di mettere in risalto le manie, prendiamo in giro noi stessi, il nostro essere esasperati.

FRANZ: Siamo fortunati perché facciamo la televisione che ci piace. Siamo i responsabili artistici di questo progetto, abbiamo portato le cose che ci sentiamo addosso, facciamo la televisione che ci rappresenta.

ALE: Significa avere cose da dire anche in Tv. Noi lo facciamo a modo nostro, con il nostro gusto e il nostro stile: siamo molto contenti perché quello che realizziamo esprime quello che siamo.

Qual è la ricetta per non essere banali?

ALE: Spiazzare la gente. Portarla da una parte e sorprenderla con tutt’altro. Il segreto è quello di non essere prevedibili.

Cosa riesce invece a spiazzarvi?

FRANZ: Quando la vita ti sorprende, quando una persona sbatte la testa contro un palo. La risata è un corto circuito del cervello.

Siete “Ale e Franz” dal 1995, come è evoluto il vostro duo?

ALE: Porti con te la maturità della vita. Eravamo due ragazzi e oggi siamo due uomini di mezza età.

FRANZ: Io verso i tre quarti…

ALE: Le cose cambiano, si cresce insieme alla tua professione, che matura insieme alla tua vita. C’è una commistione di tanti elementi.

Tra i vostri personaggi ce n’è uno che avete più degli altri nel cuore?

FRANZ: Tutto quello che portiamo in scena ci rappresenta, dico sempre che ci guardiamo intorno e poi coloriamo a tinte forti quello che ci accade. Questo è.

ALE: È innegabile che le prime cose sono quelle che ci hanno fatto fare il salto. E a quelle siamo molto affezionati, dobbiamo molto ai due seduti sulla panchina e anche ai due gangster. Di fatto tutto è partito da lì. Senza di loro, forse, la nostra non sarebbe stata la stessa carriera. Siamo molto riconoscenti a quei quattro (sorride).

Io, Odile, un’esperienza incredibile

Odile, un’esperienza incredibile

Quanto i fatti che viviamo ispirano la vostra comicità?

ALE: Osserviamo le persone, le loro caratteristiche, i contesti, i tempi che cambiano, i punti di vista diversi.

FRANZ: Anche quest’anno tocchiamo un po’ la questione del complottismo perché ci sono persone che credono nel complotto. Abbiamo giocato anche su questo.

Che rapporto avete con il mondo social?

FRANZ: Lo usiamo per il nostro lavoro. Mi piacciono perché sono una vetrina sul mondo, puoi comunicare, osservare. Come in tutte le cose ci sono aspetti meno belli, penso al bullismo che subiscono tanti ragazzi, una cosa davvero devastante e pericolosissima. Un coltello può servire per tagliare il pane ma anche per uccidere una persona.

Che spettatori siete?

ALE: Si guarda un po’ di tutto, a partire dalla televisione generalista.

FRANZ: Di tutto di più… così come accade con la musica. Siamo molto aperti.

Che futuro vedete per la TV?

ALE: Sta vivendo un a fase di trasformazione, anche perché sta cambiando il modo di fruire i contenuti. Noi andiamo in onda su Rai 2, ma il programma è disponibile anche su RaiPlay. Internet ha rivoluzionato il mondo, proprio come fece la televisione quando un tempo si impose ad esempio sul teatro, sono passaggi. La Tv rimarrà sempre un medium importante che dividerà la scena con gli altri.

Diamo l’appuntamento?

FRANZ: Ci vediamo il 25 novembre con “Raiduo”, vi promettiamo un programma ricchissimo…

ALE: Tra le novità anche la presenza di due simpatici vecchietti, Ermanno e Nanni, che commenteranno il programma dall’esterno dello studio. Insieme a loro ci saranno alcuni improbabili badanti, quali Marco Marzocca, Mara Maionchi, Ippolita Baldini, Guillermo Mariotto, Roberto Crema.

FRANZ: Tra gli ospiti avremo Giorgio Panariello, Diego Abatantuono, Elio e le storie tese, Valerio Lundini, Pintus, solo per citarne solo alcuni. Con noi in studio anche grandi musicisti del calibro di Nina Zilli, Negramaro, Anastasio e Cristiano De André. 

Le Leggi del Cuore

In esclusiva su RaiPlay e Tik Tok le vicende umane e professionali di un gruppo di avvocati di un importante studio legale

Dopo lo straordinario successo ottenuto in tutta l’America Latina, negli USA e con la versione destinata al Messico, approda in Italia “Le Leggi Del Cuore”. La prima stagione della serie, composta da 131 episodi, è disponibile in prima visione esclusiva su RaiPlay ogni giovedì e prossimamente su Rai 2. Nel cast spiccano talentuosi

attori del panorama televisivo latino-americano che hanno ottenuto numerosi riconoscimenti a livello internazionale. Laura Londoño, conosciuta per svariate produzioni di successo come “Café con Aroma de Mujer” e per aver vinto l’ultima edizione di MasterChef Spagna, Luciano D’Alessandro, attore e conduttore venezuelano di origine italiane già noto anche al pubblico italiano per la serie “Dolce Valentina” e prossimamente al cinema con “Padres” e Sebastián Martínez, protagonista dell’altrettanto acclamata serie Netflix L’Incidente. Di grande successo, inoltre, la sigla originale della serie; il brano “Me Llamas” del gruppo

Piso 21 è infatti una hit mondiale con oltre 90 milioni di streaming e recentemente remixata dal celebre cantante Maluma. Basata su storie reali con tematiche attuali, spesso delicate e dal forte contenuto sociale, “Le Leggi del Cuore” racconta le vicende umane e professionali di un gruppo di avvocati di un importante studio legale, esperti in diritto di famiglia e penale. Nel corso delle puntate i casi legali si intrecciano con la storia tra Julia Escallón (Laura Londoño) e Pablo Domínguez (Luciano D’Alessandro), due brillanti avvocati che si incontrano proprio quando lui sta divorziando e lei è in procinto di sposarsi con il collega Camilo Borrero (Sebastián Martínez). Lo studio legale affronta cause complesse che spesso coinvolgono i protagonisti anche dal punto di vista personale ed etico, come quello di un transessuale che reclama la paternità del figlio biologico,

ma anche casi penali delicati di violenza domestica e familiare. Nel cast altri volti noti al grande pubblico: Iván López, nei panni del seducente avvocato Nicolas Ortega, Mabel Moreno, nelle vesti di Maria Del Pilar, avvocatessa carismatica che lotta per i diritti e per l’emancipazione delle donne e Lina Tejeiro, la romantica Catalina Mejìa, segretamente innamorata di Alfredo Duperly, interpretato da Rodrigo Candamil, recentemente protagonista del sequel di Betty la fea. Il 14 novembre “Le Leggi del Cuore” ha fatto inoltre il suo debutto mondiale in diretta streaming su TikTok con il primo episodio trasmesso in versione integrale. L’evento è stato accessibile ai fan attraverso i profili ufficiali TikTok RaiPlay (@raiplay) e RaiPlay Film e Serie (@ raiplayfilmeserie), canali seguiti da milioni di giovani che ogni giorno apprezzano il meglio dell’offerta Rai in formato “reel”.

NOI E…

Torna anche quest’anno in prima serata su Rai 1, l’appuntamento con la solidarietà condotto da Mara Venier. In onda mercoledì 20 novembre, in diretta dagli studi televisivi Fabrizio Frizzi di Roma

Attraverso interviste, testimonianze e momenti di puro spettacolo, di musica e di intrattenimento, Mara Venier condurrà gli spettatori nel mondo dell’UNICEF in una serata speciale in cui si alterneranno ospiti del mondo dello spettacolo, ambasciatori, testimonial e rappresentanti dell’agenzia delle Nazioni Unite. L’UNICEF lavora in tutto il mondo perché bambine e bambini possano crescere sani, giocare, andare a scuola, coltivare sogni e aspirazioni, anche in quei luoghi dove l’infanzia vede negati i propri diritti. Non mancheranno le testimonianze video delle missio-

ni realizzate in vari paesi nel mondo: dall’Ucraina, all’Uganda, fino alla Costa d’Avorio, senza trascurare l’Italia con i racconti di ragazze e ragazzi da Aversa e Castel Volturno. Protagonisti delle missioni saranno testimonial e ambasciatori UNICEF, che hanno prestato il proprio volto per portare attenzione sulle problematiche, le difficoltà e le sofferenze dei più piccoli e raccontare e trasmettere al pubblico le loro emozioni. Per aiutare i bambini malnutriti e colpiti dalle emergenze, durante la trasmissione sarà possibile donare tramite il numero solidale 45525 con un semplice SMS dal proprio telefono cellulare o con una chiamata da rete fissa. La serata si inserisce nell’ambito della settimana di raccolta fondi (18-24 novembre) autorizzata dalla Rai con il supporto di Rai per la Sostenibilità - ESG: la campagna di raccolta fondi ha l’obiettivo di curare e proteggere i bambini in tutto il mondo dalla malnutrizione e dalle emergenze.

Nelle librerie e negli store digitali

NON CHIAMATELO AMORE

Vittoriana Abate conduce l’appuntamento speciale nel giorno che precede la “Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne”. Domenica 24 novembre, alle ore 13.00 su Rai 3

Il programma è un faro acceso sul drammatico fenomeno del femminicidio. Un viaggio attraverso le testimonianze di donne vittime di violenza affidato al ricordo dei familiari di quelle donne – anche molto giovani - che non ce l’hanno fatta e al racconto di quelle più fortunate che sono sopravvissute; senza dimenticare il dolore e le difficoltà di chi resta, gli orfani di femminicidio. L’obiettivo è quello di avvicinare - e provare a spiegare - le radici della violenza sulle donne grazie agli interventi di ospiti del mondo della cultura e delle Istituzioni,

con i quali passare in rassegna gli strumenti legislativi messi in campo per la prevenzione e il contrasto di questa vera e propria ‘piaga’ sociale. Il set prevede una parte in esterno – ambientata sulla Piazza di Montecitorio – ed una parte in studio. La scena è allestita con panchine e scarpe rosse ed il racconto si avvale anche di una serie di servizi filmati ed interviste. Il messaggio che si vuole offrire è la consapevolezza che la violenza sulle donne non può essere confinata a mera faccenda privata: la storia delle vittime di violenza può essere la storia di chiunque, anche la nostra. Quindi nessuno può sentirsi escluso dal formulare risposte o assumere comportamenti che alimentino e rafforzino la cultura del rispetto, a cominciare da una presa d’atto: qualunque cosa abbia a che fare con la violenza non può essere chiamato ‘amore’.

Nelle librerie e negli store digitali

CON IL PARADISO RACCONTIAMO UN’EPOCA

Con il suo personaggio ha già conquistato il cuore del pubblico della fiction del pomeriggio di Rai 1. «Enrico è una bella scoperta – afferma l’attore – è un ragazzo molto lontano da me e per questo mi attrae riuscire a farlo»

Sul set ormai da diversi mesi, come sta andando la sua “frequentazione” con il personaggio di Enrico?

A gonfie vele. Quando giri per così tanto tempo un personaggio diventa parte di te. Dopo nove mesi sullo stesso set mi chiamano più Enrico che Thomas (sorride). Sto sicuramente conoscendo Enrico nelle sue più diverse sfumature, considerando anche il fatto che la scrittura dei personaggi e della storia è progressiva, puntata dopo puntata. Per quanto mi riguarda è una bella scoperta, un ragazzo molto lontano da me e per questo mi attrae riuscire a farlo.

Ci racconta il suo primo ciak?

È stato con Pietro Genuardi, una scena a due. Ero abbastanza emozionato, con così tanta gente intorno cerchi di andare sciolto, pensi che gli occhi di tutti siano puntati su di te. C’era anche un certo imbarazzo, ma Pietro, che è un attore favoloso, mi ha messo subito a mio agio. Sin dall’inizio per me è stato un momento di studio, anche nel vedere come lui, più grande e molto più esperto, avesse sotto controllo la scena, conoscesse il mio personaggio.

Come vive, da attore, gli anni Settanta?

Sono molto affascinato. Noi attori siamo il mezzo per raccontare un’epoca, in questo caso i decenni che vanno tra i Sessanta e gli Ottanta. Tra un po’ arriveranno gli Anni di piombo, le rivoluzio-

ni sociali. Per me è tutta una scoperta, erano anni molto diversi rispetto a quelli più recenti, anche se rispetto ad alcune problematiche di allora non sono stati fatti molti passi in avanti.

Cosa la colpisce di quel periodo?

C’era maggiore rispetto del prossimo, dei ruoli. Quando si conosceva poco una persona le si dava del lei, del voi. C’era una forma più educata, più gentile, che magari era apparenza, però c’era.

Si dice che un attore non debba mai giudicare il proprio personaggio, ma se potesse dare un consiglio a Enrico, cosa gli direbbe?

Di provare a fidarsi di nuovo di qualcuno, ma anche di lasciarsi un po’ andare, di affidarsi. Se sei una persona che tende ad avere tutto sotto controllo, e così è Enrico, è più probabile che l’imprevisto capiti a te.

Dove e come nasce la sua passione per la recitazione?

Facendo il “clown” dentro lo spogliatoio di calcio, con le imitazioni dei miei compagni di squadra. In seguito, in modo più serio, seguendo le lezioni della scuola dell’attore e regista Pino Quartullo. All’inizio mi diede una scena di “Bruto e Cassio”, per mettermi alla prova, per spaventarmi (sorride). La preparai, lo chiamai e dimostrai di avere voglia di imparare, di crescere.

“Il Paradiso delle Signore” è una scuola per ogni attore, cosa le sta insegnando?

“Il Paradiso” è una grande palestra. Mi sta insegnando a utilizzare un linguaggio completamente diverso rispetto a quello che usiamo abitualmente. Sto apprendendo quanto possa essere difficile mettersi addosso determinate parole, un lessico diverso. E poi il ritmo, sul nostro set c’è grande rapidità rispetto ad altri, cosa che ti consente di avere la mente allenata, di memorizzare con rapidità.

Il pubblico del “Paradiso” è molto attento e affettuoso nei vostri confronti…

Ci travolgono, sono attenti ai dettagli, del racconto come delle scene, dei costumi. È molto bello vedere come il pubblico si immedesima, è come se i nostri personaggi facessero rivivere un’epoca a chi è a casa di fronte alla Tv. Per chi è più giovane è un’occasione per scoprire ciò che i propri genitori hanno vissuto.

Cosa direbbe Enrico al pubblico del “Paradiso”?

Sono in molti a chiedermi se Enrico si metterà con Marta… Io rispondo, mettetevi comodi, che è lunga… (sorride)

Il suo sogno d’attore?

Di trovare sempre il ruolo giusto al momento giusto. Questo è fondamentale.

LA MIA ETÀ

È l’amore il fil rouge del nuovo programma di Rai 2 condotto da Concita Borrelli. Da sabato 23 novembre alle 17.15

Un nuovo programma debutta il sabato pomeriggio a partire dal 23 novembre su Rai 2: “La mia metà”, condotto da Concita Borrelli. Al centro del racconto le storie d’amore di coppie sposate, conviventi, fidanzate che hanno attraversato il fuoco, le crisi, l’abbandono, il perdono. Quale sarà stata la scintilla? Qual è l’alchimia che tiene unite due persone apparentemente diversissime sino a farne una la metà dell’altro? Alle coppie di gente comune si affiancheranno coppie di persone famose. Anche loro si racconteranno, e, se non proprio tutto, tanto ci sarà svelato. “La mia metà” nasce con l’idea che ogni storia d’amore è unica, ma i telespettatori potranno ritrovare in ognuna qualcosa del proprio Amore. 

GENITORI, CHE FARE?

Da venerdì 22 novembre alle 15.20 il pomeriggio di Rai 3 si arricchisce di un nuovo appuntamento che ospiterà il confronto tra genitori e figli. Alla guida del programma Gianni Ippoliti

“Genitori, che fare?”, programma settimanale della Direzione Approfondimento, condotto da Gianni Ippoliti, si propone di affrontare con un approccio pratico e diretto le sfide che i giovani e le famiglie si trovano a vivere oggi. Pensato come uno spazio di dialogo aperto, il programma esplora questioni com-

plesse come le dipendenze e le pressioni sociali e le altre difficoltà che spesso accompagnano l’adolescenza e la giovinezza. Ogni puntata vuole essere un punto di incontro tra genitori e figli, in cui si approfondiscono temi cruciali attraverso dibattiti, testimonianze e interventi di esperti. Psicologi, operatori sociali e altri professionisti offriranno il loro contributo con consigli pratici, suggerendo strategie per affrontare insieme le situazioni difficili che possono sorgere nel percorso di crescita. L’obiettivo principale di “Genitori, che fare?” è quello di favorire una maggiore comprensione e un clima di fiducia in cui genitori e ragazzi possano confrontarsi. Una trasmissione con un linguaggio semplice, accessibile e aperta a tutti, soprattutto al confronto.

SOPHIA BERTO

Un viaggio bellissimo

«Io sto talmente bene dentro questo programma che, al di là dell’eliminazione dalla gara, che fa parte del gioco, mi dispiace pensare alla fine, so già che mi mancherà tutto» racconta la giovanissima maestra di “Ballando con le stelle”, che affronta la pista del sabato sera di Rai 1 in coppia con Tommaso Marini

Come sta andando? Rispetto all’inizio, che cosa è cambiato?

“Ballando con le stelle” è un viaggio e, come in una vacanza, la parte più bella è quella centrale, mai l’inizio, mai la fine, ma il percorso fatto, con il suo carico di esperienze e di ciò che si è visto e imparato piano piano. La partenza di questo percorso all’inizio mi spaventava, non potevo prevedere cosa sarebbe accaduto in questa avventura, ora che sono a metà del viaggio, mi rendo conto che, probabilmente, rappresenta il momento più bello della mia vita. Sono felicissima, mi sto mettendo alla prova nelle difficoltà, le ore di impegno sono tantissime, noi maestri lavoriamo parecchio anche la domenica, perché si monta la coreografia per la settimana successiva. Non si stacca mai, ma tutto viene fatto con gioia. Rispetto all’inizio, quindi, sono più rilassata e ho veramente paura di cosa succederà quando tutto sarà finito.

Ci vuole ancora un po’ prima della finale…

Io sto talmente bene dentro questo programma che, al di là dell’eliminazione dalla gara, che fa parte del gioco, mi dispiace pensare alla fine, so già che mi mancherà tutto.

Cosa le sta insegnando questa esperienza?

La telecamera non mi ha mai dato grandi problemi, non ho mai avvertito soggezione, quello che mi ha sempre spaventato è essere la più piccola, essere considerata quella con meno esperienza dei colleghi che, oltre a essere più grandi di me anagraficamente, lavorano a Ballando da molto più tempo. All’inizio mi chiedevo “sarò all’altezza?”, oppure “le mie coreografie potranno essere paragonabili a quella dei colleghi?”. La risposta l’ho trovata da sola, ripetendomi: “chi sono io per svalutarsi o per mettersi in difficoltà da sola con tutta questa ansia?”. Un po’ alla volta, forte anche dei risultati, di voto e di performance, ottenu-

ti con Tommaso (Marini, concorrente a “Ballando con le stelle”), sono riuscita a superare la paura e, anche se non sono assolutamente ancora al livello degli altri maestri, sto facendo, a vent’anni, un percorso di cui vado molto fiera.

Cosa pensa abbia visto Milly Carlucci in lei dopo la vittoria di “Ballando on the road?

Io credo che Milly in me e in Nikita, con cui ho iniziato questa avventura, abbia visto la voglia di fare, l’amore enorme per questo lavoro. Mi rendo conto che traspare immediatamente quando parlo di danza e di televisione, o quando rifletto sull’insegnamento, perché è come se stessi parlando del mio primo vero grande amore. Io guardavo “Ballando con le stelle” fin da piccolissima con mia nonna, non ho mai perso una stagione, e quando capitava che mi addormentassi, perdendo la parte finale del programma, piangevo disperata. Dieci anni fa non potevo andare su RaiPlay per recuperare qualcosa (ride) e ci stavo proprio male, perché per me non era solo guardare un programma televisivo, era immaginare di essere lì, su quel palco a ballare. Era il mio sogno, sembrava un obiettivo irraggiungibile per una ragazzina di un paesino come me. E ora, invece, è il mio lavoro, ed è tutto incredibile. Credo che Milly abbia visto questo, una grande determinazione, un’immensa passione per lo sport e per l’arte.

A proposito di Nikita…

Nikita è il mio migliore amico, il mio fratello maggiore e minore sempre, ora viviamo insieme e siamo l’uno la spalla dell’altra, nonostante la “rivalità” in pista. Ma prima di essere una competizione, per noi è un bellissimo viaggio che stiamo vivendo separati, ma insieme. Siamo sempre pronti ad aiutarci, a supportarci come abbiamo sempre fatto. Quando uno dei due vince la puntata, siamo fieri del successo dell’altro, felicissimi dei risultati che stiamo ottenendo, non sentiamo una competitività negativa, ma ci stimoliamo a dare il massimo.

Che lavoro ha svolto con il suo ballerino per costruire la giusta alchimia?

Io e Tommaso stiamo imparando che, a volte, pur essendo molto diversi, si può creare un rapporto solido, basato sulla stima e sulla fiducia, sia quando montiamo una coreografia con prese o movimenti più spericolati, sia quando siamo semplicemente Sophia e Tommaso. Noi due siamo diversissimi, opposti su molti aspetti, ma abbiamo provato sofferenze e sensazioni simili che ci per-

mettono di “riconoscerci”. Nell’essere così diversi, mi viene da dire che spesso siamo uguali, stiamo diventando amici, andrà avanti, ne sono certa, anche dopo, quando lui tornerà a Jesi e io a Torino.

Che cosa significa per lei ballare?

È tutto quello che ho sempre – e per sempre - voluto fare, se dovessi morire, vorrei rinascere per fare danza. Non c’è niente che mi faccia stare meglio. Ho iniziato da piccolissima, perché mia mamma è una importante maestra di danza latino-americana, un tecnico affermato a livello nazionale. Andavo tutti i pomeriggi a scuola di ballo con lei e, un po’ alla volta, è scoppiata la passione. Ho smesso a nove anni, perché non ne potevo più di sentir sempre parlare di danza, ma ho ripreso dopo un anno e da quel momento non ho più smesso di ballare.

Cosa sogna per il suo futuro?

Ho tanti progetti al momento e l’obiettivo è quello di realizzarli tutti nel lungo periodo, non voglio escludere alcuna possibilità ora. Il futuro mi spaventa credo come tutti, ma quello che ho capito è che le cose, belle o brutte, accadano e possono scombussolare la vita, ma non voglio perdere la mia positività, per questo lavoro per tirar fuori dal mio cassetto i progetti che ho in mente per me.

Caroline Smith ricorda spesso a “Ballando” che la vita di un ballerino è piena di “sacrifici”. Che valore assume per lei questa parola?

Io non penso di aver sacrificato qualcosa per la passione, allenandomi tutti i giorni fino a tardi, trasferendomi a Genova appena diciottenne (prima non avrei potuto perché mio papà non era d’accordo) per frequentare l’accademia. Io ho compiuto un investimento su me stessa, sul mio futuro. Mi sono chiesta qualche volta, quando rinunciavo a uscire con le amiche, se ne valesse davvero la pena. La risposta è sì, ne è sempre valsa la pena, sono andata avanti, fiera di aver scelto in questo modo. Se tornassi indietro vi investirei lo stesso tempo, anzi forse ancora di più.

Se si guarda oggi allo specchio, cosa vede?

Le mie nonne che mi hanno cresciuta e insegnato tanto, cambiandomi la vita. Io sono il riflesso di nonna Adelina che avrebbe voluto studiare, ma non ha potuto, e mi ha sempre spinto a fare di tutto per essere felice, ma con impegno, sono l’immagine di nonna Piera alla quale avevano dato tre mesi di vita per un tumore, ed è stata con noi per altri vent’anni, insegnandomi a non mollare mai davanti alle difficoltà. Ora sono felice di farle vivere dentro di me, perché sono state la cosa più bella della mia vita. 

I FANTASTICIFLY2PARIS

Dieci storie di atleti che ce la mettono tutta per riuscire a qualificarsi alle Paralimpiadi, ognuno nella propria disciplina. Storie segnate da una ferita profonda e dal sogno di vincere, comune a ogni sportivo, che diventa ancora più importante quando si tratta di atleti con disabilità, per i quali la lotta per conquistare una medaglia coincide con quella per riconquistare la vita. “I Fantastici – Fly2Paris”, seconda stagione della serie, racconta in dieci puntate in boxset, più una speciale, i vissuti di dieci atleti, campioni nelle discipline di atletica leggera, nuoto, canoa, scherma e basket in carrozzina.

CHAPELWAITE

Dopo la tragica morte di sua moglie, avvenuta in mare a bordo di una baleniera, il capitano Charles Boone si trasferisce insieme ai suoi tre figli nel Maine, nella piccola città di Preacher’s Corners. Qui suo malgrado, realizza ben presto che all’interno della sua nuova dimora, una presenza maligna è in agguato e un’oscura storia familiare li perseguita. Interpreti: Adrien Brody, Emily Hampshire, Jennifer Enskat, Sirena Gulamgaus. Sulla piattaforma Rai, i nuovi episodi, nella sezione dedicata alle serie internazionali.

Basta un Play!

LA PIOVRA

Fra le serie TV più amate in Italia e all’estero. Su RaiPlay le prime 4 stagioni di indagini del commissario Cattani, a partire dal 1984, nella sezione “Rai: i primi 70 anni”. “La piovra” è stata una delle più grandi serie crime italiana e ancora oggi è considerata la serie televisiva italiana più famosa nel mondo. Ha ottenuto grandi consensi di pubblico con una media di 10 milioni di spettatori e punte di 15 milioni ed è stata esportata in oltre 80 nazioni. Tra gli interpreti Michele Placido, Barbara De Rossi, Florinda Bolkan e Flavio Bucci.

MAX & MAESTRO

La storia di Max, un ragazzino di periferia cresciuto tra rap e videogames, che desidera diventare un grande pianista. Nel suo percorso incontrerà un maestro, un misterioso personaggio dalle fattezze di Daniel Baremboim, che lo guiderà alla scoperta della bellezza della musica, aiutandolo a coronare il suo sogno. Musica rap e classica, per la regia di Christophe Pinto.

SILVIA BOSCHERO

Adieci anni dall’ultima puntata di “Moby Dick”, torna lo storico marchio di Radio2. Tutto è cambiato tranne l’essenza del programma… Un’essenza libera dalle solite playlist commerciali. Non è una cosa negativa perché i grandi successi vengono trasmessi comunque, ma ci concentriamo su una proposta alternativa con una ricerca nel campo di vari generi musicali, dalla rock classica alla musica rock alternativa, alla musica world, quindi alle musiche del mondo, alla musica jazz. Spessissimo entriamo nel dettaglio, nel merito dei significati delle canzoni. Questo è l’elemento essenziale, che è rimasto sempre lo stesso con la balena che viaggia anche nella Fossa delle Marianne della musica, andando a pescare delle cose veramente meno note.

E da pochi anni è anche diventata psicologa…

Le mie conoscenze nel campo dell’animo umano cerco di inserirle nella nuova versione di “Moby Dick”.

Ogni settimana il programma propone un tema diverso. Quale fino ad oggi ha particolarmente segnato questo percorso?

Abbiamo iniziato proprio con un tema archetipico, la rinascita, la prima settimana. Ci riferivamo al fatto che, partendo dal titolo del programma, questo cetaceo avesse vagato per mari e che, rinascendo, diventasse qualcosa di nuovo, un Moby Dick 2.0, definendolo con il linguaggio attuale. Gli ascoltatori hanno interagito moltissimo perché invitati a raccontare le proprie rinascite, con delle belle storie. In maniera molto molto breve, anche con messaggi vocali, hanno testimoniato piccole e grandi rinascite della loro vita: dopo un abbandono amoroso, dopo aver lasciato il lavoro per ricominciare una nuova vita, dopo aver cambiato città.

C’è una parola che le viene in mente adesso che potrebbe ispirare una puntata?

Mi viene in mente l’acqua come luogo di purificazione per portare via delle cose negative o come tramite per unire i popoli. Se dovessi fare una settimana su questo tema, metterei in campo anche musiche che uniscono le persone nel Mediterraneo, perché alla fine l’acqua ci unisce. Trasmetterai delle canzoni algerine, turche e di tutti quanti i Paesi del Mediterraneo. IL tema è di ispirazione a 360 gradi, infatti potrei parlare dei nostri atleti che negli ultimi anni ci hanno dato tante soddisfazioni nelle loro gare acquatiche. Potrei provare ad intervistare

È tornato su Radio 2 lo storico marchio musicale in onda dalle 23.00 a mezzanotte, dal lunedì al venerdì. Il programma esplora i mari profondi della musica, scegliendo un tema diverso ogni settimana, ispirando gli ascoltatori con esperienze da raccontare, con la partecipazione di giornalisti, filosofi, psicologi, pensatori, in un continuo dialogo emotivo

libera

DICK

Federica Pellegrini e potrei affrontare anche il tema della paura o dell’amore.

L’interazione con gli ascoltatori, in tarda serata, è in qualche modo più intima?

Esatto, è come se cadessero delle riserve, come se ci si sentisse più soli. Ma in realtà la notte ci sono tantissime persone che lavorano, come gli autotrasportatori o altri che affrontano i turni di lavoro e non hanno molto spazio in altri momenti della giornata per esprimersi o per sentirsi parte di una comunità. Dopo “Moby Dick” su Radio 2 ci sono “I Lunatici”, un’altra trasmissione molto molto bella che ha un contatto praticamente al cento per cento con gli ascoltatori. La notte in radio si raccontano storie più intime di se stessi perché spesso si ha l’idea che non veniamo ascoltati da tanti, invece non è proprio così.

Chi sono i pensatori che partecipano a “Moby Dick”?

Ci sono gli ascoltatori filosofi ad esempio. C’è uno che scrive una massima al giorno sul tema, partecipando in maniera assolutamente attiva. Mi diverto a dire che quella del programma è una democrazia partecipativa.

La musica rock, e più in generale la musica alternativa, che ruolo hanno oggi?

Il rock, come diceva Neil Young, non morirà mai, ed è proprio così. Dopo tanti anni in cui è stato un po’ relegato perché non andavano più di moda le chitarre, dato che si sentivano solamente i sintetizzatori, proprio dall’Italia c’è stato il ritorno del rock con i Maneskin. Non è esattamente una band di rock alternativo, ma di fatto ha riportato la tipica formazione di rock band con chitarra, basso, batteria e voce e con il cantante che è un leader carismatico. Ma non solo grazie a loro ovviamente, ma a tutta una serie di musicisti. Quello che però vediamo e sentiamo nelle radio e nelle televisioni non è esattamente quello che accade. Nel senso che esiste un’enormità di musica e di persone che suonano musica di ogni genere e ad altissimi livelli. Il problema è che magari non vengono intercettati. Il ruolo di uno speaker, di un autore radiofonico musicale è ancora quello di cercare.

Cosa le piace delle nuove proposte, dei giovani cantanti?

Mi piacciono artisti che generalmente non conosce nessuno o che ancora devono essere scoperti dal grande pubblico. Sono molto entusiasta del nuovo filone di jazz inglese delle giovani generazioni. Si tratta di tanti musicisti cresciuti in Inghilterra ma di origini caraibiche e africane e non solo, che creano gruppi che sono una mistura meravigliosa e coltissima tra il jazz e il soul.

Fuori dalla radio cosa ascolta?

Sono appassionata di musica brasiliana del periodo tropicalista, quindi anni ’70, però sarei troppo noiosa e allora mi sforzo e cerco di aprirmi a 360 gradi. 

Lunedì 18 novembre alle 23.05 andrà in onda una puntata speciale di Radio1 Plot Machine, il programma di scrittura interattiva condotto da Vito Cioce e Marcella Sullo (nella foto). Radio1 trasmetterà a bordo della “Nave di Libri”, in viaggio da Napoli a Palermo. E’ la prima edizione della manifestazione artistica promossa da Agra Editrice con Leggere:tutti e Grimaldi Lines. Tra i numerosi ospiti gli scrittori Antonella Cilento, Emilia Costantini, Sara Guardascione e la cantante Patrizia Cirulli.

VIRGINIO

Il nuovo singolo è il racconto di un amore proibito e clandestino. In attesa del nuovo album e dopo un tour estivo di grande impatto, continua il successo anche in America Latina

Quali sono gli amori proibiti che racconta nel suo nuovo singolo?

Sono tutti quegli amori che vengono giudicati un po’ dal contesto sociale, ma a volte anche da noi stessi, nel senso che per paura del giudizio altrui ci autocensuriamo e si ritrovano poi ad essere vissuti in maniera clandestina. Un racconto che si rivive nel video del brano dove è stato riprodotto il ritratto di tre coppie che hanno, per motivi diversi, degli amori complicati.

Che messaggio ha voluto dare a chi si sente non libero di poter vivere liberamente la propria vita sentimentale?

Questa canzone è un po’ una sorta di sfogo, il racconto di quel momento in cui ci si scopre complici e si decide di andare avanti nonostante le difficoltà. La canzone è una spinta a vivere più liberamente, a non pensare di sentirsi giudicati rispetto all’amore che si sta vivendo. Alla fine ci si dovrebbe vergognare per l’odio o per l’amore?

“Amarene” sembra riportarci alle atmosfere anni ’80. Dove ha preso ispirazione?

Si tratta di una sorta di proseguimento del singolo precedente, “Notte nera”. C’è questo tocco agli ottanta che a me piace molto, perché anche se non l’ho vissuto in prima persona, porta in sé una sorta di nostalgia positiva.

Quali grandi cantautori della musica italiana ascolta?

La domenica in macchina con la mia famiglia ascoltavo da Pino Daniele a De Gregori, a Battisti, a Mina. Sono cresciuto con questa musica, quindi proprio con la cultura del grande cantautorato italiano, Gino Paoli, su tutti. Un panorama abbastanza variegato. Oggi mi ispiro ad un pop d’autore diciamo e mi piace mixare con un tocco più importante e profondo che io sento, a qualcosa di più leggero.

Ha vissuto un’estate molto intensa di live. Cosa le ha lasciato questo contatto con il pubblico?

I concerti rappresentano la dimensione ideale. Per chi fa musica come me, i momenti fondamentali sono due: la scrittura e la dimensione live. Lo scambio con il pubblico è importantissimo

AMARENE

perché imparo anche a capire quello che sentono le persone rispetto a quello che canto. Il concerto è qualche cosa di unico che non si ripeterà più o meglio che si ripeterà ma sempre in maniera diversa.

“Amarene” è anche in versione spagnola. Come affronta il mercato discografico latin?

Si tratta di un mercato che mi ha accolto in maniera molto affettuosa e questa cosa mi rende molto orgoglioso. La nostra lingua è molto amata, come la nostra cultura. Mi ritrovo a vivere un momento molto bello in America Latina. Ovviamente ho imparato lo spagnolo e le tante culture che sono variegate, con grande stimolo, tanta emozione che mi lascia sempre qualcosa di importante.

Prossimi progetti?

Sto lavorando all’album che sarà appunto anche in spagnolo. Un progetto ambizioso che mi piace molto e al quale tengo tanto. Adesso mi trovo a Miami e continuo qui la promozione dei miei dischi. Tornerò presto in Italia anche se vivo sempre un po’ avanti e indietro.

Qual è il sogno per la sua carriera?

Sicuramente quello di continuare sempre di più a fare quello che faccio. Non cambierei nulla se non la possibilità di arrivare a sempre più persone, anche in Paesi nuovi che sto esplorando. Lo scorso anno, ad esempio, mi sono ritrovato a cantare a Città del Messico davanti a centocinquantamila persone, in una piazza storica, in un momento per me bellissimo. Il sogno è quello di continuare anche su questa strada.

DONNE IN PRIMA LINEA

Esserci è essere dentro, nel profondo e nell’intimo e quindi non potrebbe essere che “sempre”. Filosofia a parte, la Polizia di Stato c’è sempre, 24 ore su 24 e 7 giorni su 7 e mette in campo le sue migliori energie. Simona Izzo, commissario al Gabinetto interregionale di polizia scientifica per il Lazio e l’Umbria racconta la sua esperienza in divisa

La Polizia di Stato ha scelto di avere un ruolo di prossimità tra i cittadini, di essere vicini al cittadino, di esserci sempre e tutto questo può oggi farlo sfruttando al massimo tutti gli strumenti di comunicazione, offerti dalle nuove tecnologie che si affiancano alla necessaria presenza fisica sul territorio e che ci avvicinano al mondo dei millennial, ma il racconto del lavoro silente e certosino accresce nei cittadini un profondo senso di sicurezza e di giustizia. I cittadini hanno bisogno di potersi fidare, di sentirsi protetti… e la Polizia di stato è sempre molto attenta a costruire e mantenere saldo il dialogo e la comunicazione verso il cittadino cercando di mantenere il rapporto di fiducia e collaborazione tra collettività e forze di polizia.

Dott.ssa perché ha deciso di entrare in Polizia?

Partecipai al concorso da Commissario della Polizia di Stato su consiglio del Giudice con il quale, in quel periodo, stavo facendo il tirocinio. Con il senno del poi ho capito che non avrei potuto svolgere altro mestiere. Ho realizzato infatti che quella scelta, fatta quasi inconsapevolmente, di iscrivermi al bando è stata in realtà la conseguenza di un’inclinazione naturale. Oggi mi fa sorridere il ricordo di alcuni compagni di classe delle elementari che mi prendevano in giro quando intervenivo in difesa di chi “veniva preso di mira” ed era vittima di cattiverie. Io, invece di rimanerci male, ne andavo orgogliosa perché sapevo di aver fatto, nel mio piccolo, del bene. Ha poi influito molto anche l’educazione famigliare ricevuta. I miei genitori mi hanno insegnato il rispetto, il senso del dovere, la lealtà e lo spirito di sacrificio; tutti valori di cui la Polizia di Stato è l’emblema.

Da cosa nasce la sua passione per la Polizia di Stato? Devo dire che il bello della Polizia di Stato è che ti offre la possibilità di lavorare in un ambiante dinamico, in continua evoluzione, che richiede una continua preparazione e

ORGOGLIOSA

ORGOGLIOSA

SEMPRE

la capacità di adattabilità. La sfida di affrontare situazioni sempre nuove, di gestire l’imprevisto e di risolvere situazioni complesse è qualcosa che mi entusiasma e mi permettere di crescere professionalmente ogni giorno. Mi piace, inoltre, l’idea di far parte di un sistema che è al sevizio degli altri dove ogni intervento, ogni azione ti offre la possibilità di fare la differenza nella vita di qualcuno.

Qual è il suo ruolo attuale?

Da un anno sono la vice Dirigente del Gabinetto Interregionale di Polizia Scientifica per il Lazio e l’Umbria.

Quali sono i compiti di un funzionario della Polizia Scientifica?

La Polizia Scientifica è una specializzazione della Polizia di Stato che ha come compito principale quello di fornire un supporto alle indagini attraverso l’esame delle evidenze trovate sulla scena del crimine (come tracce biologiche, balistiche, impronte digitali) al fine di fornire alla polizia giudiziaria elementi utili alla ricostruzione dell’evento e all’individuazione del colpevole. C’è poi l’impiego costante della Polizia Scientifica anche sul fronte della documentazione degli eventi di Ordine Pubblico. In entrambi i settori l’esperienza e le capacità del personale si è rivelata spesso fondamentale per l’individuazione degli autori di reati. La Polizia Scientifica è quindi un ufficio strategico, un ufficio trasversale, dove il Funzionario è chiamato a coordinare le diverse attività e ad assicurare la corretta applicazione delle tecniche scientifiche per supportare le indagini. A tal fine per il Funzionario è fondamentale non trascurare la formazione e l’aggiornamento costante del proprio personale così da assicurare quelle competenze tecniche che possono fare la differenza nella risoluzione dei crimini.

Durante la sua carriera quale episodio l’ha particolarmente colpita?

Credo che nessuno di noi possa dimenticare il primo sopralluogo su un decesso. Avevo pochi mesi di servizio quando venni chiamata per il suicidio di un ragazzo. Dopo quella giornata realizzai che il nostro è un mestiere in cui serve grande equilibrio per affrontate il mix di emozioni a cui si è esposti quotidianamente. Su disposizione del PM, infatti, ispezionai il telefono cellulare del ragazzo e mi ritrovai a leggere l’ultima conversazione che aveva avuto con la madre: lui le chiedeva scusa per il fatto di essere un “peso”; lei lo spronava dicendogli che la vita era piena di cose belle per le quali essere felici. A questo messaggio il ragazzo non ha mai più risposto perché aveva ormai deciso di togliersi la vita. Quella conversazione mi colpì particolarmente, potevo solo immaginare il dolore di quella madre per non essere riuscita a salvare il figlio. Dopo quello ci sono stati molti altri sopralluoghi per casi di decesso ed ogni volta la parte più difficile è proprio quando il cellulare inizia a squillare e sullo schermo compaiono i nomi dei famigliari che provano a mettersi in contatto con il loro caro.

Come ha preso la sua famiglia la sua scelta?

La mia famiglia mi ha supporto fin dall’inizio nella decisione di intraprendere la carriera in Polizia; se ho superato il concorso da Commissario lo devo ai sacrifici fatti dai miei genitori che mi hanno permesso di studiare. Sono fortunata perché, essendo mio padre un Carabiniere in pensione, la mia famiglia è ben consapevole di cosa implica un mestiere dove, a causa dell’imprevisto dietro l’angolo, ci si ritrova a dover cancellare impegni all’ultimo momento, ad alzarsi durante una cena con amici o ad uscire di casa nel cuore della notte per un’urgenza.

Cosa vuol dire per Lei essere in prima linea?

Per me essere in prima linea vuol dire trasformare in azioni quotidiane il motto della Polizia di Stato: “Esserci sempre”. È un motivo di orgoglio sapere di essere un punto di riferimento per le persone che hanno bisogno di aiuto, che si sentono in pericolo o che spesso hanno bisogno solo di

essere ascoltate. Ma essere in prima linea per me vuol dire anche esserci sempre anche per i miei collaboratori che, giorno dopo giorno, mi trasmettono il loro sapere e le loro conoscenze rispettando sempre il mio ruolo. Credo, infatti, che la vittoria più grande per un Funzionario sia riuscire a fare squadra con i propri colleghi.

Quale percorso devono seguire i giovani per entrare in Polizia?

Per entrare a far parte della Polizia di Stato è necessario il superamento di un concorso pubblico. A seconda del ruolo per il quale ci si propone (agenti, ispettori, funzionari) sono però diversi i requisiti richiesti dal bando che viene pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale e sul sito della Polizia di Stato. Chi entra a far parte della famiglia della Polizia di Stato, però, deve essere consapevole del fatto che questa è una scelta che coinvolge l’intera famiglia, una scelta che implica sacrifici ma che, al tempo stesso, regala grandi soddisfazioni.

Nelle librerie e negli store digitali

RUSALKA

Con la regia di Tcherniakov inaugura la stagione del San Carlo di Napoli in prima serata su Rai 5

“E’un complesso e intrecciato puzzle di rapporti e conflitti umani. E racconta le difficoltà di interazione tra persone: la paura dell’abbandono, la vergogna, il sacrificio in nome di qualcuno, la prolungata situazione di abuso, l’impossibilità di esprimere qualcosa di doloroso, la dipendenza, lo stalking, l’ossessione amorosa che oltrepassa tutti i limiti”. Così il grande regista Dmitri Tcherniakov descrive la sua nuova

messa in scena di “Rusalka”, la fiaba lirica di Antonín Dvořák che mercoledì 20 novembre inaugura la Stagione 2024-2025 del Teatro San Carlo di Napoli. Lo spettacolo è trasmesso da Rai Cultura in prima serata su Rai 5 alle 21.15. Sul podio è impegnato il direttore musicale Dan Ettinger, alla guida di Orchestra e Coro del Teatro San Carlo, quest’ultimo preparato da Fabrizio Cassi. Come di consueto per ogni sua produzione Dmitri Tcherniakov firma anche la scenografia. I costumi sono di Elena Zaytseva, le luci di Gleb Filshtinsky. Video Designer è Alexej Poluboyarinov con Maria Kalatozishvili come Lead Animation Artist. La drammaturgia è di Tatiana Werestschagina.

La settimana di Rai 5

Cosa farò da grande Giornata Mondiale dell’Infanzia)

Un’inchiesta in quattro puntate firmata nel 1982 da Giuliana Calandra e Gabriella Lazzoni, dedicata all’universo dei bambini delle scuole elementari italiane. Da lunedì 18 novembre alle 18.00

I Beatles e l’India

La ricostruzione del celebre soggiorno di John, Paul, George e Ringo nel subcontinente indiano. Giovedì 21 novembre alle 22.50

Ziggy Stardust and The Spiders From Mars

Un film concerto realizzato in occasione dello show che il cantante inglese David Bowie tenne all’Hammersmith Odeon di Londra il 3 luglio 1973. In onda martedì 19 novembre alle 23.15

La Cenerentola

È firmata da Jean Pierre Ponnelle la celebre produzione dell’opera di Rossini. Venerdì 22 novembre alle 21.15

Genesis, When In Rome

L’ultima data europea del “Turn It On Again Tour”, nella quale il gruppo si esibì il 14 luglio 2007 al Circo Massimo a Roma. Mercoledì 20 novembre alle 24.10

Napoli milionaria!

Con Eduardo De Filippo, Regina Bianchi, Carlo Lima. In onda sabato 23 novembre alle 21.15

Opera

Aida - Omaggio ad Antonio Ghislanzoni nel 200° anniversario della nascita

Dall’Arena di Verona Aida di Giuseppe Verdi nell’allestimento di Pier Luigi Pizzi Domenica 24 novembre ore 10.00

Rai, una grande storia italiana

Un racconto articolato in brevi filmati dei momenti salienti della storia radiotelevisiva. Giovedì 21 novembre su Rai Storia

Si parte alle 8.30 con la storica sigla di apertura dei programmi Rai in una versione ad alta definizione e l’annuncio dei programmi del primo giorno ufficiale della TV, il 3 gennaio 1954, rifatto dieci anni dopo da Fulvia Colombo. Si prosegue alle 9.30 con 70 anni di varietà in TV, da ‘Carosello’ e il ‘Musichiere’ a ‘Tale e quale show’ e ‘Ballando con le stelle’. Alle 11.45 celebrazione di un secolo di voci della Radio Italiana: dal concerto inaugurale

del 6 ottobre 1924 alla moltitudine dei canali e delle testate di Radio Rai. Alle 14.00 sono in scena i giochi a premi in TV, da ‘Lascia o raddoppia’ ad ‘Affari tuoi’. Il racconto lascia spazio alle 15.30, a “Storie della TV”, con Aldo Grasso, dedicato alle “Signorine buonasera”, alle ore 16.00 un nuovo capitolo di “Rai, una grande storia italiana”. Alle 17.00, “Italiani”, omaggio a Gianni Bisiach (di cui oggi ricorre anche l’anniversario della scomparsa). Alle 20.25 circa le storie che hanno riempito 70 anni del piccolo schermo, dagli sceneggiati in diretta alle fiction di successo degli ultimi anni. Si prosegue alle 23.10 con i 70 anni Sport in TV, dalla prima partita teletrasmessa a Parigi 2024.

La settimana di Rai Storia

1940: Italia in guerra

Attacco alla Grecia

In onda lunedì 18 novembre alle 18.30 a 84 anni dalla dichiarazione di guerra di Mussolini alla Grecia

Viaggio in memoria di John Fitzgerald Kennedy Kennedy e i diritti civili

I luoghi delle lotte per i diritti civili e il ruolo del Presidente JFK. Giovedì 21 novembre alle 18.30

Specchio segreto

La candid camera di Nanni Loy

Delle persone vengono filmate a loro insaputa, trovandosi coinvolte in situazioni divertenti e surreali. Martedì 19 novembre alle 19.00

Passato e Presente

La psicoanalisi in Italia durante il fascismo

I primi tentativi di divulgazione si scontrano con la diffidenza della comunità scientifica. In onda venerdì 22 novembre alle 13.15 su Rai3 e alle 20.30 su Rai Storia

Omaggio ad Amintore Fanfani

Il ricordo di Rai Cultura a 25 anni dalla scomparsa

Mercoledì 20 novembre alle ore 12.00 a 25 anni dalla scomparsa il 20 novembre 1999

È una domenica sera di novembre

Il terremoto dell’Irpina

Sono le 19:34:52 del 23 novembre 1980 quando la terra trema e sconquassa l’Irpinia. Sabato 23 novembre alle ore 16.45

Passato e Presente

Hoover e l’Fbi

John Edgard Hoover è il potentissimo ed eterno capo dell’FBI, dal 1926 al 1974. Un personaggio che Paolo Mieli racconta con il professor Mauro Canali. Domenica 24 novembre alle 20.30

RAGAZZI

MILO, LA SECONDA STAGIONE

Sono arrivati i nuovi episodi della seconda stagione della serie animata che ha conquistato bambini e famiglie in Italia e in oltre 170 paesi nel mondo. Appuntamento tutti i giorni, alle ore 9, su Rai Yoyo e in boxset su RaiPlay

Prodotta nel 2021 da DeAPlaneta Entertainment e Fourth Wall e lanciata in Italia nel 2022, “Milo” è diventata un punto di riferimento per i più piccoli, grazie al suo messaggio positivo di curiosità, scoperta e inclusione e ora presenta ai suoi fan i nuovi episodi dedicati ad altrettante professioni come il cowboy, il detective, il cacciatore di tesori, il biologo marino, l’astronomo, il giocatore di basket, il casaro, l’idraulico, lo stilista, l’autista di autobus, lo scultore, il gelataio, il ristoratore, il portiere d’albergo e tanti altri. “Milo” è molto più di un semplice intrattenimento per bambini: è un omaggio alla curiosità e alla voglia di esplorare. Ogni episodio accompagna i piccoli spettatori nel mondo di una nuova professione, mettendo in luce il valore dell’aiutare gli altri e l’importanza di ogni ruolo nella società. Nella lavanderia dei genitori di Milo arrivano ogni giorno divise diverse da lavare e, mentre la lavatrice Schiuma è al lavoro, Milo e i suoi amici – Lofty e Lark – si trasformano in esploratori del mondo del lavoro, indossando i panni delle professioni e sco-

prendo in modo giocoso e creativo cosa vuol dire essere un medico, un insegnante, un meccanico, un casaro, un idraulico, uno stilista, un organizzatore di eventi e molto altro. Con la sua freschezza e semplicità, Milo invita tutti i bambini a immaginare e sognare ciò che vogliono diventare da grandi, infondendo un messaggio di fiducia e ottimismo verso il futuro perché, come dice il suo motto, “È fantastico essere Milo!”. La serie ha riscosso successo internazionale ed è stata riconosciuta con prestigiosi premi, tra cui il British Animation Award 2022 come Migliore Serie per Bambini, e ha recentemente partecipato come finalista ai British Animation Awards 2024 nella categoria Migliore Serie Animata Internazionale. Il personaggio è inoltre apprezzato in tutto il mondo, essendo stato lanciato di recente anche negli Stati Uniti e in Germania. In Italia la prima stagione di Milo, composta da 52 episodi da 11 minuti ciascuno, grazie alla partnership con Rai Kids è sempre disponibile su RaiPlay (anche in lingua inglese). “Milo” è una serie animata per bambini in età prescolare, caratterizzata da uno stile grafico contemporaneo, vivace e colorato, che cattura l’attenzione dei più piccoli. Il protagonista Milo, un gatto di cinque anni, che, insieme ai suoi migliori amici Lofty e Lark, utilizza il gioco di ruolo per esplorare il mondo delle professioni: dal medico al meccanico, dal parrucchiere al cuoco e il postino. Insieme presentano ai bambini una varietà di mestieri in modo positivo e divertente e il principale messaggio che trasmettono è che ogni lavoro è fantastico. 

Nelle librerie e negli store digitali

CLASSIFICHE AIRPLAY

per Radiocorriere TV

I FILM DELLA SETTIMANA

CINEMA IN TV

EMERGENCY DECLARATION – MARTEDÌ 19 NOVEMBRE

ORE 21,20 – ANNO 2021 – REGIA HAN JAE-RIM

Il capo della polizia In-ho riceve una soffiata su un uomo che minaccia un attacco terroristico contro un aereo. Durante le indagini, scopre che il sospettato si è effettivamente imbarcato sul volo n. KI501. Nonostante la sua fobia del volo, Jae-hyuk decide di andare alle Hawaii per il bene della salute di sua figlia. All’aeroporto, è distratto da uno strano uomo che gironzola, parlando loro in modo minaccioso. Volo n. KI501 parte dall’aeroporto di Incheon per le Hawaii, ma poco dopo un uomo muore per ragioni misteriose. La paura e il caos si sono diffusi rapidamente, non solo all’interno dell’aereo, ma anche a terra. Sentendo questa notizia, il ministro dei trasporti Sook-hee istituisce una task force antiterrorismo e convoca una riunione di emergenza per trovare un modo per far atterrare l’aereo.

Nel 1941, due giovani fratelli ebrei, Joseph e Maurice Joffo, vivono nella Parigi occupata dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale. Una sera sono chiamati dal loro padre che racconta loro la storia di come lui era fuggito dalla Russia zarista, e quindi annuncia ai suoi due figli che devono iniziare un lungo viaggio attraverso tutta la Francia, per scappare dai nazisti raggiungendo la terra “libera” ovvero non occupata dai tedeschi. Dopo aver raggiunto la stazione d’Austerlitz, salgono su un treno. Nel treno vengono controllati dalla polizia che chiede i documenti per verificare che i passeggeri non siano ebrei. Fortunatamente un prete, che ha i documenti legali, prende sotto custodia i due ragazzi che riescono così a superare i controlli.

UN SACCHETTO DI BIGLIE – MERCOLEDÌ 20 NOVEMBRE

ORE 21,10 – ANNO 2017 – REGIA CHRISTIAN DUGUAY

Mia è un’adolescente alle prese con un amore malato. Sergio è un padre premuroso che non si dà pace nel non vederla felice e, sopraffatto dalla disperazione, medita vendetta. Sergio, conducente di ambulanze, e Valeria, sono una coppia affiatata con un’unica figlia adolescente, Mia. Nella loro vita semplice e felice entra improvvisamente il ventenne Marco, che corteggia con insistenza Mia. Marco si rivela a poco a poco un manipolatore, che stravolge la vita della quindicenne controllandole il cellulare, allontanandola dallo sport, dalla scuola, dalle amiche, fino a renderla un vero incubo.

Roma, 1829. Bartolomeo Proietti è un uomo ricco e potente che sta per acquisire (o meglio, acquistare) il titolo di principe prendendo in sposa l’aristocratica Domizia. Ma il sottoposto che doveva portargli i cento scudi necessari per la transazione viene condannato a morte prima di rivelare a Bartolomeo dove è custodito il denaro. Per poter carpire dal defunto l’informazione necessaria si rivolge a una fattucchiera che lo ammonisce: evocando i morti potrà imbattersi anche nelle anime che si aggirano da secoli per Roma. Infatti, invece del fantasma del sottoposto, Bartolomeo incontrerà quelli di Beatrice Cenci e Giordano Bruno, che lo accompagneranno in una rivisitazione del passato, cui seguirà un’anteprima del futuro, utili a ripensare la sua intera esistenza.

IVANO DE MATTEO
IL PRINCIPE DI ROMA – SABATO 23 NOVEMBRE ORE 21,10 – ANNO 2022 – REGIA EDOARDO FALCONE

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