Viae 2019 - Vipiteno-Racines

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COLLE ISARCO · VAL DI FLERES · VIPITENO · CAMPO DI TRENS · PRATI-VAL DI VIZZE · VAL RIDANNA · VAL RACINES · VAL GIOVO

2019 20xx

EISACKTAL VIPITENO-RACINES – TAL DER WEGE

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xxxxx xxxxxxxxx xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx Magnifiche vesti xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx Costumi storici in Alta Valle Isarco

La santa “pelosa” La patrona Maria Maddalena dalla chioma strepitosa

Qui le mucche xxxxxx Xxxxxxxxxxxxx sono felici Prodotti caseari di malga originali xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx


Schloss | Castel Wolfsthurn

Südtiroler Landesmuseum für Jagd und Fischerei Museo provinciale della caccia e della pesca South Tyrolean Museum of Hunting and Fishing

Öffnungszeiten 1 . April –1 5. November Dienstag –Samstag: 1 0–1 7 Uhr Sonn- und Feiertage: 1 3–1 7 Uhr 1 . November geschlossen

Orario d’apertura 1 ° aprile–1 5 novembre martedì–sabato: ore 1 0–1 7 domenica e festivi: ore 1 3–1 7 chiuso il 1 ° novembre

Opening Hours 1 st April –1 5 th November Tuesday–Saturday: 1 0–1 7 Sunday and Holidays: 1 3–1 7 closed on 1 st November

Tel. (+39) 0472 758 1 21 | 39040 Ratschings/Mareit | Racines/Mareta jagdmuseum@landesmuseen.it | museo-della-caccia@museiprovinciali.it www.wolfsthurn.it


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I meravigliosi costumi del Tirolo

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Dalla mucca al vasetto

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Sci alla potenza di 3

Indice

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04 I meravigliosi costumi del Tirolo Tesori della cultura popolare tuttora vivi

Sempre pronti ad aiutare

10 Sempre pronti ad aiutare Soccorso alpino in azione in Alto Adige 14 La natura sul tagliere Prodotti fatti in casa alla baita Rinneralm 18 Arte effimera L’affascinante lavoro del bodypainter Johannes Stötter 20 “Il meglio dell’Est e dell’Ovest” Lo chef Burkhard Bacher racconta la sua singolare cucina italo-thai 24 Una santa “pelosa” Lo strano motivo sull’altare della chiesa di S. Maddalena a Ridanna 26 Animali felici, persone felici A colloquio con il contadino Peter Wieser 28 Da luogo di cura a terra di nessuno Bagni di Brennero, un triste ricordo 32 Dalla mucca al vasetto In giro con il mezzo raccogli-latte

40 A tutto bianco Avventure per appassionati della neve e dell’inverno 42 Sci alla potenza di 3 Tre “hotspot” dello sci: Monte Cavallo, Racines-Giovo e Ladurns 45 Tutto da scoprire Cosa da non perdere a Vipiteno, Racines e dintorni 46 Info Da sapere: come arrivare, clima e traffico

36 La fuga mortale Quando i percorsi di sci attraversano l’habitat di animali selvatici

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Testo: Oskar Zingerle

Foto: Stefano Orsini

I meravigliosi costumi del Tirolo

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TRADIZIONI

In tedesco il costume tradizionale si chiama “Tracht”, derivante dal verbo “tragen”, cioè portare, vestire. Infatti il nome “Tracht” (costume) racchiude in Tirolo il concetto di portamento culturale. Un costume è ancora oggi un insieme di regole e di maestria artigianale.

ad oggi si sono conservate seguendo modelli che tuttora vengono creati dispendiosamente a mano. Per capirne di più ci siamo rivolti a Helmut Rizzolli, maggiore esperto di costumi tradizionali, che negli ultimi anni si è adoperato con molto successo per rivitalizzare costumi dimenticati, caduti nell’oblio. Il nome fa già capire che le origini dei “costumi storici” è da ritrovare nel passato. Il sovrano locale nella seconda metà del XVI secolo firmò un editto che fissò le regole sul modo di vestire dei singoli ceti, distinguendo nettamente tra contadini, borghesia, nobiltà e clero. Così ad esempio ai contadini fu concesso di portare solamente abiti di tessuti fatti in casa come il loden e il lino, mentre i ceti più alti potevano utilizzare anche preziose stoffe d’importazione. “200 anni più tardi l’Imperatrice Maria Theresia non rinnovò più questo editto e così nel Tirolo storico si poterono sviluppare numerosi costumi locali riconducibili a un forte senso di appartenenza alla propria origine“, racconta Rizzolli. Quadri, tavole votive, inventari ereditari come anche musei e raccolte documentano lo sviluppo dei costumi tradizionali segnando le differenze locali e diventano così importanti testimonianze per la loro rivitalizzazione.

Chi porta il costume tradizionale oggi?

Nell’arco alpino negli ultimi anni si registra un revival dell’amore per i costumi tradizionali. A molte feste si vedono sempre più persone vestite in modo tradizionale, le donne nei “dirndl”, gli uomini con pantaloni in pelle, camicia o t-shirt. Un’immagine che chiunque frequenta l’Alto Adige ha

sicuramente visto, fotografato o conserva nei propri ricordi. In questo articolo però non parleremo della moda dei costumi, bensì della tradizione dei costumi. La moda tradizionale è soggetta a cambiamenti, è flessibile ed è sottoposta ai gusti di un qualsiasi stilista che la voglia interpretare. In questo testo vi raccontiamo i “costumi storici”, cioè le vesti che si sono sviluppate nel corso di decenni, anzi secoli e che fino

Come spiegato, in passato il costume segnava la differenza tra i ceti, mentre oggi sono soprattutto bande musicali, “Schützen” e gruppi di ballo popolare a portarlo. Sempre meno singole persone possono permettersi il lusso di un costume proprio, relegato ormai quasi solo più alle feste padronali. Ed è proprio il caso di parlare di lusso, perché i costumi non si trovano nei normali negozi d’abbigliamento, vengono bensì fatti esclusivamente su misura. Per fare un costume sono richieste varie tecniche artigianali, che sempre più cadono nel dimenticatoio o sono addirittura già quasi estinte. Questo riguarda ad esempio i calzettoni fatti a mano con artistici ornamenti, poi il vestito stesso con le difficili pieghettature, i tessuti con vari disegni, nastri e ornamenti ricamati a mano, per finire con i cappelli nelle più svariate viae 2019 | 5


Il costume femminile

“ Frauentracht  ”

Cappello: non sempre presente per i costumi femminili.

Camicietta (nell’antico dialietto “Pfoat”): di lino con ricchi pizzi a tombolo sui polsi e sulla scollatura. Le maniche sono lunghe e vengono alzate sopra il gomito. Sull’avanbraccio in certe zone si portano dei “Tatzlen”. Scialle nero (“Flor”): di morbida seta, avvolto con cura attorno al collo, annodato in mezzo o fermato da un anello.

Corpetto (“Mieder”): il corpetto corto tiene l’ampia gonna; la scollatura del corpetto viene coperta da un inserto triangolare che viene allacciato con stringhe o cordoncini.

Scarpe: semplice scarpa in pelle liscia con un tacco di 2,5 a 5 cm.

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Giacchino (“Tscheapl” o “Jöppl”): per i mesi più freddi, per lo più di colore marrone o nero, in alcune zone con rifiniture con nastri colorati sulla scollatura e sui polsi. “Tatzlen”: guanti senza dita, di color nero, lavorati a uncinetto. Grembiule (“Schurz”): di cotone, lana o seta; secondo la zona in vari colori e con varie fantasie. I nastri vengono allacciati sul davanti facendo il bel fiocco a sinistra (nubile) o a destra (sposata).

Quando bande musicali marciano e suonano spettatori sono sempre incantati dai suoni e dai colori


La banda musicale dei minatori di Ridanna nella loro tipica uniforme

forme. Per il costume maschile i raffinati pantaloni di pelle di cervo con i ricchi ricami sono prodotti ormai soltanto da pochissimi maestri artigiani. La situazione è un po’ più facile per i cinturoni ricamati in rachide di pavone, che si portano in alcune località. Il particolare ricamo è ancora vivo soprattutto in Val Sarentino. Considerati i diversi lavori artigianali, non c’è da meravigliarsi che per un costume tradizionale completo bisogni sborsare tra i 2.000 e i 4.000 Euro. Fornire di costumi a gruppi di 30 o 60 componenti maschili o femminili diventa un vero investimento. Per la Provincia Alto Adige il mantenimento e la cura dei costumi tradizionali è importante e così sostiene sostiene con generosi finanziamenti le varie associazioni. Molte spese, come le riparazioni, però rimangono invece a carico delle associazioni. Per questo motivo è dunque importante che le loro manifestazioni, feste e concerti vengano ben frequentate perché rimangano abbastanza soldi per sostenere tali costi.

Particolarità in Alta Valle Isarco Ben 13 delle oltre 200 bande musicali dell’Alto Adige si trovano in Alta Valle Isarco. In parte questi costumi tradizionali al primo sguardo sembrano molto uguali. Alcuni però si distinguono nettamente dagli altri, come ad esempio quello della banda dei minatori di Ridanna, anche se questo non ha molto in comune con il tipico costume storico contadino tirolese. Come dice già il nome, l’origine della banda dei minatori è da ricondurre alla tradizione mineraria del posto e così i musicisti della banda portano un’uniforme nera da minatore con bottoni d’oro. Molto particolare è anche il cappello degli uomini. Il pennacchio (un tempo era uno strofinaccio di piume) veniva utilizzato dai minatori per pulire i fori per l’esplosivo. Un’altra particolarità si trova nel costume della banda di Mareta. Per essere precisi si tratta del risvolto della giacca degli uomini ricoperto di speciali decori. Questo elemento è emerso da viae 2019 | 7


Il costume maschile Cappello: un tempo simbolo del ceto libero dei contadini, che si toglieva solo in chiesa, al cimitero, durante la benedizione o al saluto del Signore. Le falde rialzate su un lato o con piume sono usuali nei cappelli degli “Schützen”, mentre in molti luoghi si usano fiori come ornamento.

Bretelle: raramente di pelle (Sarentino), di solito di nastri di broccato verde.

Cinturone: di regola di pelle nera o marrone, spesso con diversi ornamenti di rachide di pavone, in alcuni casi anche con ornamenti di chiodi di ottone o stagno.

Pantalone (“Hose”): secondo il tipo di costume pantalone di pelle (lunghezza al ginocchio) o di loden (lungo). Con il pantalone di pelle si portano i calzettoni.

Calzettoni (“Stutzen”): secondo la zona giallastri, bianchi o blu. Lavorati a mano, con ornamenti tradizionali, i calzettoni devono vestire bene e fanno bella mostra di se. Scarpe: scarpe tradizionali sono d’obbligo con i pantaloni di pelle, mentre con i pantaloni lunghi si portano scarpe semplici nere con tacchi bassi. Fibbie ornamentali sono tipiche delle bande cittadine.

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“Männertracht ”

Camicia (“Pfoat”): di lino, semi-lino o cotone con pieghette sulle spalle e sui polsi. Scialle nero (“Flor”): nastro nero, avvolto con cura attorno al collo, annodato sul davanti; i nastri vengono inseriti sotto il panciotto. Panciotto (“Leibchen”): simile a un gilet, di stoffa rossa sul davanti, mentre la parte posteriore può risultare di stoffa diversa, con ornamenti o ricami. Giacca (“Joppe”): di loden pesante, spesso con un risvolto colorato o con rifiniture. Un tempo dal colore della giacca si riconosceva lo stato civile, dal colore, come anche dai nastri del cappello.


Il costume della banda musicale di Mules fu disegnata e donata dal castellano di Welfenstein

Il costume rivisitato della banda musicale di Mareta si basa su un quadro del 1799

un’incisione su rame del 1799 ed è stato integrato nel nuovo costume rivitalizzato. Vipiteno, sede della comunità comprensoriale, era ed è poco contadinesca. Come in altre città e borghi dell’Alto Adige, qui risiede una banda cittadina. In effetti non ci sono differenze tra una banda musicale e una banda cittadina; storicamente tuttavia la differenza consiste nei membri fondatori che in questo caso fu la borghesia residente in città. Salta dunque anche subito all’occhio il cilindro del costume estivo, che evidenzia la differenza. Giacche lunghe, come vengono portate ad esempio a Bolzano e Bressanone, non fanno parte del costume dei musicisti di Vipiteno. La loro giacca è molto corta, un dettaglio molto simile alle giacche più contadinesche.

Colori vivaci contrassegnano il costume della banda di Mules, che nel 1908 fu ideata e offerta dal castellano zu Welfenstein, Professore Edgar Meyer. Questo costume viene portato principalmente nei mesi estivi per eventi e festività importanti. Per feste minori e soprattutto d’inverno viene portato un costume più semplice che si rifà al costume tradizionale dell’ex-compagnia di “Schützen”.

BANDE MUSICALI NELL’ALTA VALLE ISARCO Banda musicale Colle Isarco Banda musicale Vizze di dentro Banda musicale Val Giovo Banda musicale Mareta Banda musicale Mules Banda musicale Fleres Banda musicale Racines

Banda dei minatori Ridanna Banda cittadina Vipiteno Banda musicale Stilves Banda musicale Telves Banda musicale Trens Banda musicale Prati

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Testo: Astrid Tötsch

Foto: Soccorso alpino Vipiteno, Oswald Trenkwalder

Le montagne selvagge dell’Alto Adige sono affascinanti e attirano di conseguenza molta persone. A volte però queste persone si trovano in situazioni d’emergenza. In questi momenti è a disposizione una struttura per dare aiuto: sono migliaia di volontari attivi nelle diverse organizzazioni del soccorso alpino in tutto l’Alto Adige. Anche a Vipiteno c’è una sede.

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ATTIVITÀ viae 2019 | 11


Un turista germanico da Sasso/ Val di Vizze si è messo in cammino verso i rifugi Gran Pilastro e Passo Ponte di Ghiaccio – in ritardo, come si è scoperto di seguito, perché è stato sorpreso dall’improvvisa oscurità. L’albergatore, dove l’ospite risiedeva, era preoccupato e ha informato il soccorso alpino. La squadra attorno a Peter Payrer, capo della sezione del soccorso alpino di Vipiteno, si è subito messa in moto verso l’Alta Val di Vizze percorrendo i sentieri che il turista potrebbe aver preso. Dopo una lunga ricerca uno dei soccorritori ha notato un movimento in un fossato. Ed effettivamente si trattava del turista scomparso: “Cosa fate qui?”, è stata la sua reazione di sorpresa, probabilmente svegliato dai soccorritori durante il sonno. “Penso, che stiamo cercando proprio lei!”, fu la risposta di Peter Payrer. Il turista si era reso conto di non trovare più la via del ritorno nell’oscurità e aveva così deciso di trascorrere la notte nel fossato. La ricerca ha avuto un esito positivo, anche grazie alla chiamata solerte dell’albergatore. “Il senso per la comunità e il rispetto per ognuno sono molto importanti per noi”, racconta Payrer. Albergatori e rifugisti sono molto attenti alla sicurezza dei loro ospiti. Prevenire incidenti è possibile dando ascolto ai consigli dei rifugisti e facendo attenzione alle indicazioni sulle condizioni del meteo. Al minimo sospetto di un possibile incidente, viene subito informato il soccorso alpino. A ogni segnalazione viene dato seguito. L’apprensione per l’incolumità degli ospiti ha già salvato la vita a molte persone.

Attenzione, operazione in corso! Quando sulle montagne altoatesine qualcuno è in difficoltà, viene attivato il soccorso alpino. Le origini del soccorso alpino nell’Alpenverein (il CAI altoatesi12 | viae 2019

no) risalgono alla fine dell’epoca imperiale. A seguito dell’aumento del turismo alpino si è resa necessaria l’istituzione del servizio. In tutto l’Alto Adige sono quasi 1.000 soci raggruppati in 35 sedi del soccorso alpino. Una di queste è a Vipiteno che comprende il territorio dei comuni di Vipiteno, Vizze e Campo di Trens. Peter Payrer, da 33 anni attivo nel soccorso alpino, da dodici anni è a capo della sezione di Vipiteno. Lui stesso è alpinista e sci-alpinista appassionato. Come tutti gli altri soccorritori segue la sua vocazione da volontario, accanto al suo normale lavoro. I soccorritori portano con sé

sempre un “pager” tramite il quale possono essere chiamati alle operazioni. Appena scatta l’allarme, la squadra si ritrova nella centrale del soccorso alpino a Vipiteno. In contemporanea con l’allarme vengono trasmesse le informazioni più importanti: luogo dell’operazione, entità delle ferite e provvedimenti d’aiuto già in atto. L’intervento viene confermato e in seguito vengono contattati gli infortunati o i loro accompagnatori anche per verificare se c’è bisogno dell’intervento di un elicottero. I soccorritori cercano di raggiungere nel minor tempo possibile il luogo dell’operazione, prestano primo soc-

corso, recuperano persone e le portano, secondo la gravità delle ferite, nell’ospedale più vicino. Se fino a qualche anno fa il sostegno agli accompagnatori degli infortunati era secondario, in quest’ambito negli ultimi anni è stato fatto moltissimo, racconta Payrer. “Specialmente persone in vacanza, che non conoscono i luoghi e che vogliono raggiungere i loro congiunti o amici, hanno bisogno di aiuto”, precisa il capo del soccorso. Uno dei soccoritori di regola rimane con gli accompagnatori e li riaccompagna verso valle, risponde alle diverse domande e dà anche assistenza psicologica, che, dopo uno choc,


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SOCCORSO ALPINO IN ALTA VALLE ISARCO Soccorso alpino Vipiteno: al momento la sede di Vipiteno è costituita da 26 soci, di cui 6 aspiranti. Le operazioni avvengono in stretta collaborazione con il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico CNSAS (CAI). Accanto a Vipiteno, sedi del soccorso alpino sono presenti a Ridanna-Racines per il comune di Racines e Colle Isarco-Fleres per il comune di Brennero.

viene sempre accettata volentieri. Anche dopo tanti anni persone salvate o i loro congiunti si sentono legati ai soccorritori da profonda gratitudine e mandano annualmente auguri di Natale. “Ogni soccorritore è felice quando un intervento si risolve positivamente”, racconta Payrer. L’obiettivo principale è quello di aiutare e qualche volta bisogna superare anche i propri limiti o affrontare rischi che non si affronterebbero altrimenti durante una normale escursione.

Le proprie tracce “Il fascino della montagna attira molti turisti e residenti verso le cime selvagge dell’Alto Adige”, racconta Payrer. Percorrere sentieri mai affrontati è una sfida che affascina, seguire il proprio istinto lasciando i sentieri battuti. Tuttavia questo pone l’uomo e la sua personalità davanti a grandi sfide. “Affrontarle e superarle significa un successo personale.” Una delle cime più imponenti delle montagne dell’Alta Valle Isarco è la cima del Tribulaun a Fleres. “Arrivando da sud da Vipiteno la vista della punta del

Tribulaun è maestosa”, spiega Payrer. Tuttavia la sua zona preferita è l’alta Val di Vizze, ancora poco conosciuta turisticamente, un luogo per veri conoscitori. “Le montagne hanno forme bizzarre e qui ci troviamo in una zona lontana dai grandi flussi turistici.” Molti percorsi montani e tracciati per sci-alpinismo sono più impegnativi rispetto ad altre zone dell’Alta Valle Isarco, adatti per sportivi esperti. Sono invece adatti per famiglie con bambini gli innumerevoli percorsi alle malghe a Racines, che offrono veri momenti d’avventura. In ogni

caso è sempre importante tenere in considerazione il rapporto consapevole con la natura e con se stessi.

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Testo: Astrid Tรถtsch

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Foto: Oskar Zingerle


ENO-GASTRONOMIA

Mucche felici che pascolano su prati verdi, galline e tacchini che razzolano nella terra e conigli che mangiano erbe selvatiche. Una vera vita di lusso che questi animali possono vivere alla Malga Rinner a Racines.

La Malga Rinner si trova a quota 1.892 metri ed è gestita da Walter Schölzhorn e dalla sua famiglia dal 1990. Dopo il tragico evento, che ha bloccato su una sedia a rotelle la madre di Walter, che fino ad allora era in piena attività, Walter deve occuparsi oltre che del suo maso e dell’albergo a Racines anche della malga. Da sempre al suo fianco per aiutarlo sua moglie Karin e i suoi fedeli e operosi collaboratori.

Vivere con la natura 95 manzi passano l’estate all’Alpe Rinner, solo dodici sono manze che vengono munte quotidianamente. I prodotti caseari trasformati in malga sono destinati al consumo e la vendita diretta. Residenti e ospiti qui amano in modo particolare non solo i piatti tipici come canederli, zuppa di gulasch e l’omelette spezzata, ma anche il tagliere della merenda con prodotti fatti in casa, come ad esempio il formaggio grigio con olio, aceto e cipolle accompagnato dal burro fresco e pane fatto in casa. “Tutto molto buono, per così dire la natura sul tagliere”, spiega entusiasta Walter. Da cuoco professionista fin dall’inizio era interessato alla produzione casearia. “Diventare un buon malgaro è difficile quanto diventare un buon dottore”, un detto che si trova appeso in molte malghe e che Walter può solo confermare. In diversi corsi ha imparato il sapere necessario per lavorare prodotti naturali e genuini come formaggio, yogurt e burro. Così ogni giorno vengono lavorati attorno ai 180 litri di latte appena munto. La maggior parte però viene trasformata da Walter in una vera specialità, il “Graukäse”, il formaggio grigio, maturato e dal gusto speziato, che si trova soprattutto in Valle Aurina e Val Passiria. viae 2019 | 15


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“Graukäse”, formaggio grigio Al mattino presto il latte magro inizia un processo naturale di acidificazione, grazie all’aggiunta di ricotta acida. Dopo un giorno e mezzo la ricotta raggiunge il giusto valore di ph. Il sapore tipico “giustamente” acido, come spiega Walter, “nè troppo, nè troppo poco”. In un vecchio paiolo di rame il latte acido coagulato viene riscaldato lentamente tra 48 e 52 gradi, finché si rapprende. La massa viene girata una o due volte e poi appesa per far sgocciolare il liquido in eccesso. La massa di formaggio viene sfregata con le mani, salata e pepata e pressata nelle forme. Walter produce in questo modo sette o otto forme di “Graukäse” al giorno.

Burro Alla panna fresca vengono aggiunte speciali culture casearie. Dopo un certo periodo di maturazione la panna acida viene sbattuta elettricamente in un mastello fino a diventare burro. Da sei a sette chili di burro possono essere prodotti ogni giorno. Dopo il lavaggio e la sbattitura Walter riempie il burro in apposite forme, lo incarta e lo mette al fresco. Ma non rimane a lungo nel frigorifero, poiché il suo burro è molto richiesto. Tutto quanto prodotto, viene venduto entro pochissimo tempo.

Yogurt La ricetta per la produzione dello yogurt della Malga Rinner rimane segreta. È comunque noto, che tra intenditori lo yogurt di Walter è considerato una vera specialità. Viene prodotto fresco ogni giorno e accompagnato da dolci fragole prodotte in valle. Una vera leccornia!

Formaggio fresco e molle Walter è anche appassionato di formaggi freschi, che però non vanno nella vendita diretta, ma sono destinati al consumo degli ospiti della baita. Per questi formaggi Walter ama anche sperimentare l’utilizzo di ingredienti diversi: dal pepe, alle più diverse erbe montane.

Carne di maiali felici Il siero di latte che rimane dalla produzione del formaggio non viene buttato via, ma dato in pasto ai maiali. Ben 15 maiali vivono in malga assieme a tutti gli altri animali in condizioni assolutamente consoni alle specie: passano tutte le giornate all’aperto, rotolandosi felicemente nella terra e bevendo siero di latte fresco. La carne di questi maiali che hanno vissuto in modo felice viene commercializzata dal consorzio di produttori Wippland.

COME ARRIVARE ALLA MALGA Con la cabinovia Racines-Giovo salire fino alla stazione a monte. Seguire il sentiero delle malghe di Racines fino alla malga Rinner. Tempo di percorrenza: ca. 15–20 min. Dal primo parcheggio della malga Calice (strada del passo Giovo) si cammina lungo il pianeggiante sentiero delle malghe. Tempo di percorrenza: ca. 30–40 min. Lungo il percorso “MondoAvventuraMontagna” la malga Rinner è la 4a stazione.

DIVERTIMENTO E FESTE Ogni anno a inizio luglio si tiene la festa delle malghe di Racines alla quale partecipa anche la malga Rinner. L’assaggio di piatti tipici è accompagnato da gruppi musicali. Un altro evento da non perdere è il “Festival Musicale della Montagna”: per tre settimane ogni sabato e domenica un gruppo musicale famoso suona presso una delle malghe di Racines. viae 2019 | 17


Testo: Barbara Felizetti Sorg

Foto: Johannes Stötter, Daniel Stötter

Arte effimera

Guardare, vedere, percepire e scoprire, perché bisogna proprio guardare più volte per scoprire il segreto dietro all’immagine. Uno sguardo nell’affascinante lavoro del bodypainter Johannes Stötter di Vipiteno.

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Una rana. Un pappagallo. Un tacco a spillo. Oppure no? L’illusione ottica è perfetta. Avete già scoperto il corpo umano che si nasconde nel quadro? Guardate pure, anche più volte se necessario! Il bodypainter Johannes Stötter di Vipiteno impiega quattro ore per trasformare la sua modella in un variopinto pappagallo. Un’altra ora l’impiega per posizionarla nel modo giusto all’interno del quadro.


CULTURA

Bodypainter famoso in tutto il mondo Da molti anni l’artista ha grande successo con il suo mestiere. Nel 2012 a Pörtschach am Wörthersee (A) è riuscito a diventare addirittura Campione Mondiale. Al concorso statunitense “Living Art America“ e all’”International Fine Art Bodypainting Award“ nel 2013 è riuscito a occupare il primo posto. Show, presenze TV, diversi incarichi l’hanno portato in Germania, in Turchia, in Sudafrica, negli Stati Uniti, in Canada, in Brasile, in Soagna, in Russia e persino in Corea. La sua illusione animale “La rana” ha fatto il giro del mondo. Le sue performance dal vivo sono momenti entusiasmanti per il pubblico. Con il tempo Stötter é diventato uno dei mogliori bodypainter di tutto il mondo. Nelle sue opere il corpo umano scompare in modo artistico, diventando davanti a qualsiasi scenografia un’opera d’arte completa. Il suo messaggio? Rispetto. “Siamo tutti parte dello stesso mondo. Il mondo è come un albero e noi ne siamo le foglie. Se danneggiamo le altre foglie, nuociamo a tutto l’albero, perché noi ne siamo parte integrante.”

Mollare! Il 41enne artista trova i suoi motivi principalmente nella natura, dove riesce a coglierne lo spirito. Nonostante ciò la sua arte non è pensata per l’eternità, ma solo per l’attimo fissato nei video o in foto. “Lasciarmi andare è una delle mie più grandi doti. Nella mia vita devo lasciare qualcosa di molto prezioso, perché è nato dalla mia passione. Un fatto che mi fa capire, che prima o poi bisogna lasciare, mollare molte cose, persino il mio corpo o il nostro pianeta Terra. Questo fa però sì che io viva le cose in modo molto più intenso, l’arte, ma anche la vita stessa la percepisco in modo profondo e sono aperto a tutto. In fin dei conti dopo ogni addio succedono sempre cose nuove.” Con le sue opere Stötter porta davanti agli occhi dei suoi spettatori e osservatori la fugacità del presente e dell’arte: dopo una breve doccia, le sue opere d’arte spariscono, si dissolvono.

Date uno sguardo sul sito www.johannesstoetterart.com

Può vedere la donna tra i sassi? Per scoprire le opere di Johannes Stötter talvolta serve un occhio acuto.

Lasciare qualcosa di prezioso: l’arte di Johannes Stötter non è fatta per l’eternità

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ENO-GASTRONOMIA

Testo: Astrid Tötsch

Foto: Andreas Nestl

Burkhard Bacher, già chef stellato e insignito di due cappelli dalla guida Gault Millau, nativo di Prati presso Vipiteno, con il ristorante “Kleine Flamme” (piccola fiamma) nel centro storico di Vipiteno ha realizzato il suo sogno: un proprio ristorante specializzato nella cucina mediterranea con influssi asiatici. E così entusiasma ospiti da tutto il mondo.

“Vale la pena fare una deviazione a Vipiteno per questo piccolo ristorante”, così scrive un ospite in un commento molto positivo sulla cucina del ristorante “Kleine Flamme”. Burkhard Bacher, topchef di Prati, ha realizzato il sogno della sua vita e con la sua particolare cucina italo-thai appassiona buongustai da tutto il mondo. Il suo mestiere lo ha imparato nei migliori hotel del mondo, dove ha cucinato per teste coronate come Re Juan Carlos di Spagna, Regina Margherita di Danimarca e Regina Sirikit della Tailandia. Signor Bacher, quando ha scoperto la sua passione per la cucina? Burkhard Bacher: Da sempre ho mangiato bene. Da bambino mia nonna mi preparava pane fatto in casa con burro fresco cosparso con un po’ di zucchero – questo è il mio primo e più importante ricordo gustoso che non ho mai scordato fino a oggi. Da adolescente ho deciso di frequentare la Scuola professionale alberghiera e alimentare a Bolzano e di seguito ho cucinato nelle migliori strutture dell’Alto Adige.

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Dopo ha lavorato ovunque al mondo. Dov’è stata la sua prima tappa?

ni fa ha rilevato il ristorante “Kleine Flamme”?

Un giorno ho sentito parlare di Heinz Winkler e del suo famoso ristorante “Tantris” a Monaco. La lista d’attesa di quelli che volevano lavorare e imparare da lui era lunghissima, ma ho tentato lo stesso, mi sono candidato e per fortuna sono stato accettato. Sono uno dei pochi altoatesini, che hanno potuto imparare da Winkler per due anni interi. È stata una scuola molto dura, che mi ha segnato e che alla fine è stato il trampolino di lancio per la mia carriera.

Allora mi sono consultato a lungo con mia moglie. I vantaggi della cucina tailandese sono la sua leggerezza e la sua salubrità. Si evita di usare panna e burro, ma soprattutto si cucinano sempre ingredienti freschi. Anche l’utilizzo di sale è molto ridotto, in compenso ci sono molte erbe e spezie.

E com’è nato l’amore per la cucina tailandese? Agli inizi degli anni 90 ho sentito parlare del miglior hotel del mondo, l’”Oriental” a Bangkok e naturalmente ho voluto lavorare lì. Alla mia prima richiesta, la risposta fu: “Sorry, no chance”. Quando il generalmanager Kurt Wachtveitl però ha sentito che per due anni ho lavorato al “Tantris”, mi ha subito assunto. Con alcune interruzioni ho lavorato per tre anni a Bangkok, dove ho imparato soprattutto la cucina tailandese, ma anche quella giapponese e cinese. Lei non ha solo portato la Tailandia in Alto Adige, ma anche l’Italia a Bangkok. A cosa è dovuta quest’occasione? I migliori hotel della Tailandia, Singapore, Macao e Hongkong volevano offrire ai loro ospiti il meglio della cucina italiana e hanno organizzato un proprio festival gastronomico. Visto che a Bangkok godevo di un’ottima reputazione, sono stato scelto. Per circa 14 giorni ero lo chef con una squadra di 35 collaboratori. Ho pianificato in anticipo i menu, ho mandato le ricette e le foto delle singole portate al manager della cucina. Circa tre giorni prima dell’inizio del festival sono volato nelle rispettive metropoli per istruire la squadra di cucina. Come si gestisce un tale evento in così poco tempo? Anche in questo caso il “Tantris” è stata un’ottima scuola, dove ho imparato la perfezione. A questi livelli non sono ammessi errori. L’”Oriental” a Bangkok per 13 anni di seguito è stato il migliore hotel al mondo – e questo è tutto dire. Come è nata la sua idea per questo particolare stile “italo-tailandese”, quando vent’an-

Come descriverebbe la sua cucina oggi? La considero una cucina mediterranea personalizzata. Si, pietanze mediterranee con influsso asiatico, o meglio: una cucina globale, dove unisco il meglio dell’Est con il meglio dell’Ovest. Qual è la componente asiatica nei suoi piatti? In primo piano sono le spezie e naturalmente il modo attento nella preparazione, cioè a vapore o la frittura. In questo i cuochi asiatici sono dei veri maestri. Io utilizzo in questo caso il wok. Un vero tabu per me sono in ogni caso prodotti preconfezionati. Esiste una propria cultura asiatica del cibo? In effetti! Al contrario di noi europei, per gli asiatici il cibo ha un valore molto più alto. Mangiare in oriente non significa solo nutrirsi, il cibo bensì ha una valenza altamente sociale: si mangia tutti insieme. E naturalmente anche il gusto gioca un ruolo importante. I miei colleghi asiatici spesso mi hanno portato in ristoranti, dove vanno solo i residenti e dove nessun europeo ha mai messo piede. Non ho mai mangiato meglio in tutta la mia vita. Dove trova le erbe e spezie asiatiche e gli ingredienti speciali per la sua cucina?

difficilissimo. Quando nel mio ristorante ho iniziato con questa cucina ho dovuto andare fino a Monaco in Baviera per trovare fornitori che importavano dalla Tailandia. Molte erbe e spezie asiatiche allora erano sconosciute da noi. Per fortuna avevo molti amici e conoscenti che mi portavano valigie piene d’ingredienti asiatici quando tornavano dalle vacanze. Da poco le norme europee consentono anche la preparazione e il consumo d’insetti commestibili, in parti dell’Asia una realtà normale. Cosa ne pensa? Considerando il nostro spreco di risorse naturali mi sembra una possibilità interessante e forse anche inevitabile. A Bangkok ho assaggiato anch’io coleotteri. Nel suo ristorante proporrebbe a chi vuole provare un piatto del genere? Penso che non bisogna seguire ogni moda, ma se qualcuno me lo chiede, magari proverei! Preferisco però sperimentare con ingredienti locali come ad esempio il mio curry alpino. Ci può rivelare la ricetta? È segreta (dice ridendo). Ho lavorato, sperimentato, provato molto per raggiungere la consistenza e il gusto giusto e penso di esser stato in grado di creare una cosa veramente unica. I suoi colleghi asiatici si sono dimostrati interessati a imparare la cucina europea? Definitivamente, specialmente i piatti di pasta e i risotti hanno riscosso grande interesse. Non ho avuto nessuna difficoltà a insegnare loro la cucina italiana. Sono molto diligenti e ambiziosi. Anche se spesso si è fatto tardi, dicevano semplicemente: “No problem, Chef! Take it easy”. L’amore per la pasta e il riso accomuna europei e asiatici, anche se in Asia la pasta viene prodotta in modo completamente diverso come ad esempio la pasta Mun senza uova o la pasta di farina di riso. Qual è la cosa più importante per una buona cucina? Gli ingredienti! Devono essere di altissima qualità. Con ingredienti scadenti è difficile cucinare qualcosa di buono. Per questo nel mio ristorante utilizzo soltanto prodotti freschissimi di altissima qualità. Qual è il suo piatto preferito? Io amo i classici canederli. Quando ho una giornata libera, vado a mangiare canederli.

Oggi è abbastanza facile trovare tutto, mentre un tempo era viae 2019 | 23


Una santa  “pel Testo: Barbara Felizetti Sorg

Foto: Oskar Zingerle

Una particolarità curiosa è custodita all’interno della Chiesa di S. Maddalena a Ridanna: il corpo della patrona non è coperto da vestiti, bensì da un folto mantello di capelli. Maria Maddalena – il soprannome si riferisce al suo luogo di nascita Magdala sul Lago di Genezareth in Israele – è una Santa dai molti misteri. Non fu solo la prima annunciatrice della resurrezione, ma una delle più importanti seguaci di Gesù. La sua particolare relazione con lui da più di 2.000 anni è al centro di discussioni, tanto che nel frattempo è diventata tema di numerosi romanzi e film.

Abbandonata su una barca La leggenda racconta, che Maria Maddalena con i suoi fratelli Lazzaro, Marta, Celidoneo e Massimino, divenuto più tardi vescovo di Aix-en-Provence, fosse stata abbandonata da nemici su una barca senza vele e timone, in balia dei pericoli del mare. La barca nonostante tutto arrivò intatta a Marsiglia, dove Maria Maddalena poi visse per trent’anni in

INFO La Chiesa di Santa Maddalena a Ridanna può essere visitata solo con una guida: da maggio a ottobre di lunedì alle ore 16.00, a luglio e agosto anche di venerdì alle ore 10.30. L’entrata è libera. Info presso Racines Turismo, Tel. 0472 760608 24 | viae 2019

una grotta rinunciando a ogni tipo di abbigliamento e di alimentazione. “Ogni giorno però per le sette ore di preghiera veniva portata dagli angeli verso l’alto e con le sue orecchie fu in grado di ascoltare i canti delle legioni celesti”, scrive Jacopo da Varazze attorno al 1264 nella sua “Legenda Aurea”. Il suo corpo in segno di penitenza fu ricoperto da un folto mantello di capelli. E così è anche rappresentata nella Chiesa di Santa Maddalena a Ridanna, che si trova su una collina con una vista strepitosa. In un’immagine dell’altare tardo-gotico della bottega dell’artista vipitenese Matheis Stöberl (1509) la Santa riceve dalle mani del vescovo Massimino poco prima della sua morte la Santa Comunione. Nel reliquario, scolpito in legno, la Santa vola in cielo ricoperta da una pelliccia dorata. I due angeli che la sostenevano purtroppo sono stati rubati nel 1974 durante un ardito furto. La chiesa stessa, costruita negli anni 1480/81 dai minatori della vicina miniera di Monteneve al posto di una chiesa più antica, è un vero gioiello d’arte tardo-gotica. Per appassionati d’arte la breve salita vale la pena. Una preghiera in silenzio, un pensiero profondo, un respiro liberatorio – questo vero luogo di forza aiuta a trovare rilassamento e momenti di raccolta.


CULTURA

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La chiesetta di S. Maddalena troneggia sopra Ridanna. Per appassionati d’arte vale la pena affrontare la breve salita.

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Testo: Barbara Felizetti Sorg

Foto: Trivani Giulio

Animali felici, persone felici Segue questo principio l’associazione agricola Wippland che dal 2011 commercializza carne fresca di alta qualità. VIAE ha incontrato l’allevatore di pecore Peter Wieser di Stilves, il fondatore dell’associazione.

Signor Wieser, cosa rende felici gli animali? Peter Wieser: Beh, il principio di Wippland è altrettando semplice quanto naturale. I nostri associati mettono in primo piano l’animale nella sua complessità. Gli animali così possono muoversi liberamente sui pascoli e sugli alpeggi, sono nutriti esclusivamente con erba e fieno e d’inverno ricevono un particolare mix di foraggio. In questo modo riusciamo ad avere dei prodotti di carne fresca di altissima qualità.

Il suo concetto implica lavoro in più per il singolo contadino? Sicuramente, il passaggio dall’agricoltura convenzionale alle linee guida di Wippland all’inizio sembrano molto restrittive e non possono essere attuate dall’oggi al domani. Le nostre regole prevedono oltre all’allevamento naturale, al mangime sano e alla macellazione senza stress anche l’obbligo di percorsi brevi tra il produttore e il consumatore. Inoltre i campi possono essere concimati con liquame in periodi e quantità ristretti. Perciò negli ultimi anni ci siamo dedicati soprattutto a un intensivo lavoro di convinzione. Nel 2011 siamo partiti con 16 soci e a oggi l’associazione è cresciuta fino ad avere 30 soci. Siamo su una buona strada con un grande potenziale ancora da attivare.

Quali animali troviamo ai masi dei soci di Wippland? I nostri soci sono esclusivamente contadini “part-time” che tengono pecore e bovini, ma anche maiali e pollame. I nostri allevatori di pecore tengono soprattutto tre razze di pecore alpine, che ben si adattano alle condizioni climatiche della nostra zona. Chi alleva bovini si limita in primo piano alle tradizionali vecchie razze come la grigia alpina tirolese e la bruna alpina originale.

Perché lei ha deciso di essere socio di Wippland? Al mio piccolo maso a Stilves tengo circa 30 pecore nonché 20 tra agnelle e pecore più anziane. Ho a disposizione quasi tre ettari di prati. L’agricoltura, che seguo da 30 anni come attività secondaria, è il mio hobby, nel quale investo molto. Wippland mi offre la possibilità di ricavare il massimo dalla mia attività. 26 | viae 2019


ENO-GASTRONOMIA

Come si svolge la sua giornata lavorativa? L’allevamento di pecore per fortuna dà meno lavoro. Al mattino è mia moglie Marianne a fare i lavori in stalla e a dare da mangiare agli animali, mentre io faccio tutto alla sera. Mia moglie inoltre propone “la scuola al maso”, dove bambini imparano a capire il valore dei prodotti agricoli. Lei si occupa anche della lavorazione della lana. D’estate le nostre pecore sono all’alpeggio, dove c’è il lavoro della fienagione. Insomma di lavoro ce n’è tutto l’anno.

Chi sono i suoi clienti? Riforniamo soprattutto l’alta gastronomia. Siamo anche soci della cooperativa d’acquisto Hogast, che rifornisce in tutto l’Alto Adige il settore alberghiero e gastronomico. Inoltre gestiamo a Sprechenstein a Campo di Trens una propria macelleria con negozio nel quale vendiamo direttamente prodotti di carne fresca o lavorata. Ma forniamo direttamente a casa anche a clienti privati.

Qual sarà il futuro di Wippland tra dieci anni? Il nostro grande obiettivo sono i percorsi brevi. In questo noi vediamo la vera sostenibilità. Per questo Wippland non si limita solo a contadini zootecnici. Il nostro concetto è aperto a tutti i settori agricoli: cereali, ortaggi, frutta. Innanzitutto vogliamo aumentare la stima e la considerazione per l’agricoltura con un contemporaneo aumento della redditività per ogni singolo contadino.

Peter Wieser: “Percorsi brevi sono alla base del pensiero ecologico”

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Testo: Veronika Kerschbaumer

Da luogo di cura a terra di nessuno Il tempo guarisce ferite, ma l’acqua termale cura dolori. Quando si parla della piccola località Terme di Brennero a sud del passo omonimo, vale la pena fare un viaggio a ritroso nel tempo. Lì dove oggi il traffico passa velocemente, un tempo si trovava un vivace luogo di cura. Di tutto questo è rimasto solo il ricordo malinconico e, paradossalmente, una “goccia amara” nella forma di una frizzante acqua minerale.

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CULTURA viae 2019 | 29


L’Hotel Terme nell’epoca fascista attorno all’anno 1930

Chiudete gli occhi. Sentite? Il vento che danza tra gli abeti, il cinguettio degli uccelli e un continuo gorgoglio sotto i vostri piedi. E adesso la prova di coraggio: togliere scarpe e calzini e immergere i piedi nudi nella gelida acqua montana! Ma che sorpresa! Invece dello choc per la temperatura, una sensazione diversa. L’acqua raccolta in questo bacino non è poi così fredda. Il bacino si trova vicino all’ancora esistente bagno termale, incastrato tra l’autostrada e la superstrada. L’acqua qui ha durante tutto l’anno una temperatura costante di 22°C. È quasi peccato cercare qui solo refrigerio per i piedi, pensando che il nome di “Terme di Brennero” racconta una storia ben diversa, fatta di speranze, dove per molti secoli ammalati cercavano sollievo per i loro dolori dovuti a reumatismi o catarri. Proprio qui, in questo luogo poco idilliaco a tre chilometri a sud del passo del Brennero, inizia il nostro viaggio del tempo. Lasciamoci alle spalle il rumore dell’autostrada, come anche la fuliggine della ferrovia, il cigolio dei carri e il rumore degli zoccoli dei cavalli – siamo nel 14° secolo!

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Fonte zampillante Anche se l’acqua salutare, che sgorga dalla montagna nel paesino di Terme di Brennero, era conosciuta fin dall’antichità, solo nel 1338 viene citata in un atto ufficiale. Ci sono anche riscontri che nel 1460 il principe locale Sigismondo, il danaroso, assieme a sua moglie Eleonora di Scozia abbia trovato qui sollievo. Il futuro delle “nuove” Terme di Brennero sembrava dovesse quasi finire quando furono danneggiate e ricoperte da smottamenti e frane precipitate a valle. L’abbandono fu evitato dal tesoriere Zacharias Geizkofler che nel 1606 fece risanare completamente la fonte devastata, dividendo l’acqua termale dall’acqua montana estremamente fredda. L’anno seguente alle Terme di Brennero fu istituita una fondazione per ospiti più poveri. Dopo l’estinzione della stirpe dei Geizkofler nel 1730 le Terme passarono nella proprietà della città di Vipiteno. Oggi una lastra commemorativa ricorda i benefattori d’allora. Anche la fonte principale ha preso il nome di “Sanct Zacharias”.

Trionfo strepitoso Il successo delle Terme di Brennero è strettamente legato alla costruzione della ferrovia del Brennero. La linea fu costruita tra il 1864 e il 1867, dando così agli ospiti la possibilità di viaggiare in modo relativamente veloce da Innsbruck a Bolzano. Il primo treno salì faticosamente nel 1867 da Innsbruck fino al Brennero, coprendo il percorso di 44 chilometri in tre ore e cinque minuti. Nel 1869 le fermate di treni veloci alla stazione di Terme di Brennero segnarono l’inizio del periodo aureo del luogo di cura. Henrik Ibsen, Richard Strauss, Franz Lehár e Leo Faller furono tra gli ospiti famosi che dall’acqua termale si aspettarono sollievo dalle loro sofferenze. Attraverso bagni e l’assunzione dell’acqua alcalina-ferrosa, come anche ricca di acidi carbonici e solforici e di calcio, si aspirava a guarire tra l’altro disturbi reumatici, la pertosse e il catarro.

Lusso frizzante Il successo delle Terme di Brennero vide il suo apice nel primo 20° secolo, cioè nel 1902 con la costruzione del Grandhotel. Proprio come volle la “Belle Epoque”, al passaggio tra il 19° e 20° secolo, l’architettura è grandiosa: il maestoso edificio di più piani con ale laterali, balconi in legno, torri e ampi tetti a padiglione era simbolo di un soggiorno termale lussuoso. Anche gli interni non erano meno squisiti con rivestimenti di legno e soffitti a stucco. Altrettanto fine e lussureggiante era l’aspetto dell’ampio parco con sentieri e passeggiate al suo interno. Tutto questo lusso sfrenato era in netto contrasto con il circostante paesaggio montano roccioso, aspro e ripido, dove si trovava il Grandhotel. E oggi cos’è rimasto di tutto questo lusso? Nulla al di fuori di fumo e cenere, nel vero senso delle parole – ma di questo si legge più avanti. La squisita vita termale al Grandhotel finì dopo solo 12 anni dall’apertura: nel 1914 iniziò la Prima Guerra Mondiale, che attraversò con una scia di veleni i continenti stravolgendo la vita e la quotidianità di molta gente d’allora. Davanti alle dichiarazioni


LE PARTICOLARITÀ DELL’ACQUA DELLE TERME DI BRENNERO Ogni acqua di fonte ha la sua origine nella pioggia, che passa attraverso gli strati di roccia per poi sgorgare. Cosa rende l’acqua di fonte delle Terme di Brennero così particolare? Da un lato è la profondità dalla quale sgorga l’acqua a 1.000 metri sotto la superficie terrestre. Importante è la composizione delle sostanze contenute (calcio e magnesio, sodio e potassio, bicarbonato e solfati, anidride carbonica e oligoelementi) con un ph neutro di 7,00 e purezza batteriologica. Inoltre è la fonte più calda dell’Alto Adige: la temperatura con la quale l’acqua sgorga tutto l’anno dalla montagna si aggira costantemente sui 22°. Grazie alla temperatura costante la quantità di sostanze contenute è sempre uguale e non cambia né in primavera, estate, autunno o d’inverno.

Il Grand Hotel Bagni di Brennero negli anni d’oro ha ospitato persone illustri come Richard Strauss, Henrik Ibsen e molti altri

di guerra, agli attacchi, i controattacchi, la miseria e la povertà ovunque presente, le piccole sofferenze e i malanni immaginari dell’alta società e degli ospiti termali si annichilirono. Semplicemente c’erano problemi e sofferenze ben più gravi. E così la vita lussuosa sparì dal Grandhotel. Il destino del palazzo fu suggellato definitivamente nel 1922 quando l’incendio di una canna fumaria lo rase al suolo. Tutto il lusso andò in fumo e rimase solo cenere.

La fine del successo Non è rimasto nulla del lusso e della gloria di allora. La stazione di Terme di Brennero fu demolita alla costruzione della nuova linea ferroriavia attraverso il tunnel di Fleres; la ciclabile corre oggi sul vecchio tracciato della ferrovia. Al più tardi con la costruzione

dell’autostrada il destino dei pochi edifici rimasti della Belle Epoque era siglato. Degli edifici storici sono rimasti fino a oggi solo due piccole casette cantoniere, l’Albergo Silbergasser, non aperto a ospiti di passaggio, e la chiesetta della Visitazione della Beata Vergine Maria costruita nel 1886 sul lato orografico sinistro della valle. Negli anni 60 dell’ultimo secolo si è cercato di rivitalizzare l’attività termale con un impianto d’imbottigliamento e un caffè. Purtroppo questo progetto non ebbe successo e oggi proprio davanti alle finestre panoramiche della struttura passa il ponte della Statale recentemente ristrutturato. Ritenere frettolosamente conclusa la storia dell’acqua salutare delle montagne del Brennero è però errato, poiché l’acqua termale zampilla ancora oggi incessantemente dalla fonte montana. Nuovamente si pensa al riutilizzo dell’acqua termale per applicazioni salutari e si mormora dell’esistenza di un progetto per un bagno termale nella zona di Terme di Brennero-Colle Isarco. Molta acqua sgorgherà però ancora dalle montagne prima che si possano effetti-

vamente provare gli effetti benefici dell’acqua termale sulla propria pelle. Per il momento bisogna accontentarsi con molto meno: solo in gastronomia si può gustare l’acqua frizzante e chiara. Dal 2005 l’acqua minerale con il marchio “San Zaccaria” viene imbottigliata nella località di Terme di Brennero. Naturale, poco frizzante o frizzante: secondo il proprio gusto ci si può almeno dissetare con quell’acqua che ha dato sollievo a personaggi famosi come Geizkofler, Ibsen e altri ancora.

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Alla guid a del cam ion rac cogli-la tte : 365 giorni in giro per la fre Testo: Renate Breitenberger

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Foto: Oskar Zingerle

Dalla mucca al vasetto Portare il latte dai masi in modo sicuro e veloce alla latteria, questo è il compito giornaliero, senza pausa, 365 giorni l’anno. Seguiamo al mattino presto Luis Braunhofer, l’uomo che raccoglie il latte. 32 | viae 2019


ENO-GASTRONOMIA

Luis Braunhofer non lascia nulla al caso. Poco prima delle 6 al mattino apre il coperchio d’acciaio dell’autocisterna, controlla i tubi, le pompe e le valvole, accende il computer di bordo. “Tutto a posto!” dice sottovoce e sale vestito di jeans e scarponi sul posto di guida e in retromarcia esce con la sua potente autocisterna IVECO dal garage. Da vent’anni Luis guida di maso in maso, raccoglie il latte di 90 stalle e lo scarica presso la latteria Vipiteno in Via Passo Giovo. Quando Luis negli anni 90 dell’ultimo secolo ha guidato per la prima volta l’autocisterna, ha dovuto scaricare a mano bidoni da 30 o 50 litri. Oggi lungo la strada o nei punti si raccolta si trovano piccole moderne cisterne che contengono da 100 a 500 litri di latte. Queste vengono anche refrigerate a 4 o 8 gradi per evitare il deterioramento. Molti contadini portano le cisterne al luogo di raccolta nel bagagliaio della loro auto, su rimorchi, trattori o carrelli elevatori. Un contadino consegna il latte con una teleferica. Luis si ferma, prende il tubo del diametro di sei centimetri, lo inserisce nella cisterna del latte. Fino a 400 litri di latte il minuto sono risucchiati nel raccoglitore dell’autocisterna, costituito da tre contenitori. Prima riempie quello centrale, poi quello anteriore e in fine il posteriore. Se il carico non è riempito in questa sequenza, il latte oscilla troppo e il veicolo diventa instabile. Un sistema apposito registra la quantità di latte che ogni maso conferisce. Nel contempo ad ogni carico alcuni millilitri vanno in una bottiglia di plastica, dove Luis con un tester controlla la presenza di inibitori. Anche la Latteria e la Federazione Latterie misurano proteine, grassi, batteri, acqua e sali minerali.

Con ogni tempo Sopra l’Altavia di Ridanna si accumulano nuvole. Luis studia esattamente il tempo, perché sa che le mucche producono sempre. Questo significa che deve guidare l’autocisterna con pioggia e tempesta su strade ripide, forestali e ponti, su e giù, avanti e indietro e anche di traverso. “Per guidare su questi tracciati bisogna

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essere molto concentrati”, racconta Luis. D’inverno è la neve e il ghiaccio a rendere difficile il lavoro: “Qualche volta non si riesce ad andare avanti.” Quando a Ridanna e a Vipiteno scendono grossi fiocchi di neve, monta le catene già nel garage, o qualche volta anche appena per strada. L’autocisterna nonostante le catene può scivolare. Alcune strade di montagna sono così pericolose per i camion, che Luis le può percorrere solo durante i mesi estivi e quindi i contadini devono portare loro stessi il latto verso valle. D’inverno, quando le temperature scendono a meno 20 gradi, Luis lascia in azione sempre il riscaldamento e ricopre il radiatore con un cartone per proteggere la tecnica per il carico. Di solito riesce a essere puntuale. Quando è in ritardo, Luis chiama il contadino o gli manda un messaggio. Luis conosce la maggior parte dei contadini di persona e anche lui è cresciuto in un maso a Ridanna. Non sempre al carico trova qualcuno. Quando però c’è qualcuno, trova sempre il tempo per un saluto, quattro chiacchiere. Quando passa vicino al suo maso natio, saluta sua madre con gli abbaglianti. Ha già caricato a Ridanna, al maso Pulverer e tutta la parte nord della valle; ora si avvia fuori dalla valle. A Mareta Luis si trova con il suo collega Paul per bere un macchiato. Paul è contadino e uno degli otto raccoglitori di latte impiegato alla Latteria. Luis si da il cambio con lui. Una settimana tocca a Paul, una a Luis, sette giorni, anche di domenica e festivi.

venienti da 600 stalle dell’Alta Valle Isarco, Val Pusteria, Tirolo del Nord e Valle Stubai.

Dal latte crudo allo yogurt Nella vicina sala di produzione circa 100 collaboratori dai camici bianchi e con cuffie lavorano senza interruzione a macchinari che separano il latte in panna e latte magro, lo pastorizzano, lo lavorano in latte fresco, burro, yogurt e panna, lo trasformano, lo travasano, lo impacchettano e lo accatastano. Luis da un morso al suo panino al prosciutto che ha comprato poco prima presso la bottega del paese. Dopo mezz’ora di riposo Luis riprende con l’autocisterna vuota il viaggio verso Tunes, Mazzes e Flanes. Al suo rientro alle due e mezza, Luis sarà salito e sceso dal camion sessanta volta, avrà fatto 100 chilometri e pompato nel silo una seconda volta 16.5000 litri di latte. Poco prima della fine del turno pulisce l’autocarro, disinfetta la pompa e le cisterne, controlla il livello del diesel o chiama il meccanico se qualche spia si è accesa. Domani alle sei l’autocisterna dovrà essere nuovamente pronta per partire – con ogni tempo.

150.000 litri di latte crudo da 600 stalle Poco prima delle nove carica il latte di due contadini a Casateia. Luis parcheggia l’autocisterna nel garage della Latteria e porta le provette del latte raccolto all’ufficio accettazione latte, dove vengono subito controllate. Il test è negativo, il latte senza difetti. Allora Luis prende il tubo attaccato al muro, lo avvita all’autocisterna e pompa il latte in uno dei cinque silo alti quanto una casa, che fino al pomeriggio si riempiono con 150.000 litri di latte pro-

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Di maso in maso: lungo il suo tragitto Luis raccoglie oltre 30.000 litri di latte fresco

DA DOVE ARRIVA IL MIO YOGURT? Visite guidate alla Latteria Vipiteno Partecipanti: min. 10 persone Ingresso: 4 Euro a persona inclusa degustazione Ingresso libero per bambini fino a 14 anni Iscrizione & Info: tel. 0472 978818 o via e-mail: visite@latteria-vipiteno.it

LE GIORNATE DELLO YOGURT DI VIPITENO Ai primi di luglio la Latteria Vipiteno e le associazioni turistiche della zona Vipiteno-Racines per una settimana presentano la patria dello yogurt: variazioni nei ristoranti, degustazioni alla festa delle lanterne e al mercato contadino a Vipiteno, degustazioni di burro e formaggi sulle malghe, la lunga notte in Latteria e visite guidate, giornate avventura ai masi, visite guidate, festa per famiglie a Prati.

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Testo: Renate Breitenberger

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ATTIVITĂ€

Il sogno di una discesa in solitudine spinge sempre piĂš sci-alpinisti negli habitat piĂš isolati di animali selvatici. Pochi si rendono conto che questo comportamento mette in moto una lotta tra vita e morte.

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Fleres ha vissuto molti inverni nevosi: ampie discese, rigogliose distese di parti, neve alta sopra il limite del bosco. Le montagne e la valle ovattate. Neve polverosa senza fine. Ogni anno molti sci-alpinisti non aspettano altro. La voglia di scoprire nuovi percorsi li porta a inoltrarsi non solo negli angoli più nevosi, ma anche più isolati delle montagne. Molti però non sanno che i tracciati da loro scoperti spesso attraversano proprio gli habitat di animali selvatici – zone di ritiro dove possono superare indisturbati l’inverno. La loro folta pelliccia o piumaggio non sempre sono sufficienti per sopravvivere alla stagione fredda. La temperatura corporea bassa, il battito cardiaco ridotto e lo stomaco rimpicciolito fanno sì che solo all’alba o all’imbrunire si nutrano di poche erbe e licheni. Il tempo restante lo passano impassibili in una sorta di dormiveglia – svernare al mimimo, perché ogni movimento comporta un dispendio di energia. Alcuni animali passano ogni inverno nello stesso luogo, se non vengono disturbati troppo spesso. In tal caso riuniscono tutte le loro riserve per cercare un luogo nuovo. Una fuga che spesso significa la morte sicura.

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Inseguimento nel bosco Thomas Windisch, 38, è sci-alpinista appassionato. Il capo della sezione locale dell’Alpenverein e soccorritore alpino conosce ogni percorso a Fleres. Come guardia forestale, cacciatore e guardiacaccia conosce anche gli habitat degli animali. “Uno sci-alpinista in salita su un itinerario ben frequentato non è un grande problema per loro”, specifica Windisch. Lo scricchiolio degli scarponi, il rumore delle pelli – rumori fatti a passo d’uomo lasciano abbastanza tempo per scappare. Sono invece in panico, se all’improvviso qualche sci-alpinista scende a grande velocità nella loro immediata vicinanza. Cervi svernano di solito su pendii soleggiati. Stambecchi e camosci si sdraiano su pendii riparati dal vento sopra il limite del bosco. Galli cedrone si nascondono nel bosco rado, fagiani di monte amano dorsi con pino mugo e ontani che spuntano dal manto nevoso e la neve farinosa. Pernici bianche si scavano tane nella neve su dorsi e creste sferzate dal vento. Se si sentono minacciate nelle loro tane, volano fino a 400 metri più in basso per poi dover ritornare faticosamente in su a piedi. Uno o due tentativi di fuga mentre si cibano spesso porta alla morte. I momenti peggiori sono al mattino presto.


Sci-alpinismo sui percorsi giusti

Alberi e selvaggina dal polso ridotto

Nel 2017 nella riserva di caccia Brennero sono stati trovati 50 animali selvatici che non sono sopravvissuti all’inverno. “E di tanti altri non sappiamo nulla”, racconta Windisch. “La causa principale è stato l’inverno molto nevoso che li ha portati al loro limite, ma forse hanno contribuito anche disturbi.” Per proteggere al meglio la quiete invernale degli animali da incursioni le sezioni dell’Alpenverein di Colle Isarco e Fleres assieme alle associazioni turistiche stampano per l’anno prossimo una cartina dove sono segnati i percorsi di sci-alpinismo, in modo da indirizzare gli escursionisti. “Non vorremmo arrivare a rendere il bosco zona vietata, ma far capire agli sci-alpinisti dove gli animali passano l’inverno.” Attraverso la guida vogliamo anche proteggere le zone di rimboschimento o con alberi giovani. Se con gli sci si passa sopra le cime appena coperte dalla neve, si ferisce la sottile corteccia degli alberi. Di seguito sono funghi ad indebolirli nella crescita e facendoli poi crollare.

Come può dunque uno sci-alpinista seguire la propria scia nelle neve con rispetto? Thomas Windisch consiglia di informarsi in fase di pianificazione non solo sulle condizioni delle valanghe ma anche delle zone di ritiro degli animali. Inoltre ci sono regole precise che ognuno deve seguire quando si muove nel bosco. “In pieno inverno bisogna evitare escursioni all’imbrunire; durante la notte è bene seguire tracciati ben frequentati che la selvaggina conosce e dunque evita di suo. Se proprio sci-alpinismo notturno, allora seguite strade forestali o piste ben frequentate. Gli animali sostano spesso nelle zone di foraggio, al limite del bosco, vicino a gruppi di alberi e nelle zone libere da neve. È dunque importante tenere le distanze, non attraversare in linea diretta il limite del bosco, osservare la selvaggina a distanza e non seguire le orme nella neve. Cani durante la salita devono essere tenuti per sicurezza al guinzaglio o al passo in modo che non seguano l’istinto di caccia e spaventino o mordano la selvaggina. Non di rado si trovano animali sbranati da cani. Chi si addentra nelle zone di rimboschimento o di giovani piante, ferisce inoltre la vegetazione; dunque escursioni di sci-alpinismo vanno fatte solo con neve abbondante.” In tal modo selvaggina e alberi hanno ottime possibilità di superare indenni l’inverno.

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Testo: Barbara Felizetti Sorg

Che cosa sarebbero le montagne senza il manto bianco? Durante la stagione fredda la zona di Vipiteno-Racines si presenta con molte attrattive per vacanzieri invernali attivi anche al di fuori delle piste da sci. Uscire dalle calde stube per godere l’aria cristallina e fresca nella zona di vacanze di Vipiteno-Racines! Ecco alcuni suggerimenti per passare delle bellissime giornate invernali.

Sci di fondo Se con gli sci di fondo seguite costantemente le scie, i battiti cardiaci e il buonumore aumentano contemporaneamente. Nella mecca del biathlon a Ridanna, a Racines, in Val di Vizze o a Fleres, ovunque lo sci di fondo fa bene al cuore e all’umore. Il fantastico panorama è sempre incluso nel “prezzo”.

Escursioni con racchette da neve (ciaspole) La neve scricchiola regolarmente sotto le suole ultradimensionali, quando le ciaspole faticosamente si addentrano tra i boschi innevati. Aria frizzante e immenso silenzio liberano la mente e donano un sorriso pieno di soddisfazione.

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ATTIVITÀ

Slittino Sedersi, spingere con forza per tre volte e poi partire con un forte “e vaiiii!” verso una discesa sulla pista da slittino, un percorso vario, un’avventura per tutta la famiglia. E chi non ne avesse abbastanza, al Monte Cavallo può continuare anche alla sera sulla pista da slittino illuminata e innevata più lunga d’Italia.

Scialpinismo Le montagne della zona di Vipiteno-Racines sono particolarmente affascinanti d’inverno quando dopo una salita impegnativa si viene ripagati con una vista panoramica magnifica e con una discesa sulla coltre bianca incontaminata. Ma non perdete di vista il bollettino valanghe e le previsioni meteo!

Escursioni invernali Aria fresca sul viso, raggi di sole riscaldano la schiena e sotto i piedi chilometri di escursioni invernali che attraverso il paesaggio innevato. E se il languorino si fa sentire, piccole e originali baite come anche accoglienti “gasthaus” invitano a gustare eccellenti specialità tipiche.

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Testo: Veronika Kerschbaumer

Foto: Manuel Kottersteger

SCI ALLA POTENZA DI 3

Le tre zone sciistiche Monte Cavallo, Racines-Giovo e Ladurns offrono nei mesi invernali in Alta Valle Isarco una grande varietà di piste per famiglie, “velocisti” e amanti del piacere.

Come piccoli diamanti i cristalli di ghiaccio scintillano al sole, la natura è coperta da una fitta coltre bianca e ogni espiro vola come una piccola nuvola verso il cielo: l’Alta Valle Isarco riesce a entusiasmare amanti dell’inverno. Quando gli scarponi da sci fanno “tlok” negli attacchi, due spinte con i bastoncini e gli spigoli degli sci fanno presa nella neve, ecco allora una giornata perfetta sulle piste delle tre stazioni sciistiche di Monte Cavallo a Vipiteno, Racines-Giovo a Racines e Ladurns a Fleres. 42 | viae 2019


Sch, sch, sch – ad ogni curva una scia di cristalli di neve scintillanti si alza nell’aria. Un vero divertimento! Chi vuole scolpire curve veloci nella neve, chi preferisce fare quattro curve con calma e piacere o chi con i suoi pargoli vuole fare le prime sciate, trova nelle tre zone sciistiche dell’Alta Valle Isarco il meglio per ogni gusto e ogni tipo di sciata.

NOME PISTA

DIFFICOLTÀ

LUNGHEZZA

Ramingeralm Sole Training International I International II Slalom Gringesboden Favorit Favorit – variante Pista principianti Discesa a valle

rossa blu

3.000 m 2.000 m 1.000 m 1.600 m 1.500 m 1.300 m 2.200 m 2.000 m 2.000 m 70 m 5.100 m

nera rossa rossa blu rossa rossa blu blu rossa

NOME IMPIANTO TIPO IMPIANTO

LUNGHEZZA

Monte Cavallo/ Rosskopf

cabinovia 6 posti

2.756 m

International

telemix cabine 8 posti & 890 m seggiovia 6 posti seggiovia 4posti 1.487 m

Stock

NOME PISTA

DIFFICOLTÀ

LUNGHEZZA

Blosegg Malga Rinner I Malga Rinner II Collegamento Giovo Collegamento Giovo-Racines Malga Calice I Malga Calice II Malga Calice III Enzian I Enzian II Wasserfalleralm Wasserfalleralm –Enzian Discesa del bosco Saxner I Saxner II Saxner II – variante Prato Abraham

rossa rossa rossa

2.500 m 1.600 m 1.550 m

blu

1.000 m

blu

1.200 m

rossa rossa rossa rossa rossa rossa

1.000 m 1.050 m 1.050 m 1.030 m 1.050 m 1.200 m

blu

350 m

rossa rossa rossa rossa blu

2.500 m 1.500 m 1.500 m 1.000 m 350 m

ATTIVITÀ

PISTA PERFETTA, TUTTO PERFETTO!

Monte Cavallo Rivolte al sole sono le piste del Monte Cavallo che sovrasta la cittadina di Vipiteno e dove si ritrovano gli appassionati di neve. La salita in quota è particolarmente comoda grazie al nuovo impianto telemix “International”, mentre la cabinovia che dalla valle sale fino alla stazione a monte ricorda il fascino degli anni 80 dell’ultimo secolo. Da poco dalla cima del Monte Cavallo si può scendere a valle con gli sci, quasi fino nella zona pedonale del centro storico di Vipiteno. Questo grazie alla nuova pista a valle disponibile dalla stagione 2018/19, una vera attrazione tra i 20 km di piste disponibili.

Racines-Giovo Oltre 8,7 chilometri d’impianti portano gli appassionati di sport invernali fin quasi a toccare il cielo nella zona sciistica di Racines-Giovo. Chi sale in alto, deve necessariamente anche tornare a valle, in questo caso nel fondovalle di Racines. Ben 25 chilometri di piste sono a disposizione nella zona sciistica Racines-Giovo!

NOME IMPIANTO

TIPO IMPIANTO

LUNGHEZZA

Racines-Giovo Blosegg Wasserfalleralm Saxner Enzian Malga Rinner Prato Abraham Malga Calice

cabinovia 8 posti seggiovia 2 posti seggiovia 4 posti seggiovia 6 posti seggiovia 8 posti seggiovia 6 posti sciovia 1 posto seggiovia 4 posti

1.920 m 610 m 1.800 m 1.200 m 900 m 1.120 m 290 m 920 m viae 2019 | 43


Ladurns Con due soli impianti di risalita Ladurns è una zona sciistica relativamente piccola, ma qui si scia alla grande! I più piccoli campioni in erba possono muovere i primi passi sullo skilift S. Antonio nel fondovalle di Fleres. Nere, rosse e blu – a Ladurns ogni sciatore trova la pista adatta alle proprie capacità. Il clou: grazie all’altitudine degli impianti in Val di Fleres i 15 chilometri di piste sono sempre perfettamente innevati e preparati. Non c’è dunque da meravigliarsi che Patrick Staudacher, campione mondiale di Super G, abbia iniziato a sciare proprio qui. NOME PISTA

DIFFICOLTÀ

LUNGHEZZA

Malga Ladurns Malga Ladurns - variante Ladurns IV Ladurns V Panorama Patrick Staudacher Discesa a valle Training

blu

2.500 m

blu

1.900 m

nera rossa blu rossa rossa rossa

1.200 m 1.200 m 1.500 m 1.200 m 4.500 m 1.400 m

NOME IMPIANTO

TIPO IMPIANTO

Ladurns seggiovia 4 posti Ladurns II seggiovia 4 posti / Wastenegg Sciovia S. Antonio sciovia 1 posto

LUNGHEZZA

1.690 m 1.220 m 1.800 m

QUESTIONE DI PUNTI DI VISTA Prospetti e foto promettono vacanze come da cartolina. Quale felicità, se tutto corrisponde alla realtà! L’inverno in Alta Valle Isarco ha molte attrattività da offrire. Alla bellezza dei paesaggi innevati si aggiungono viste panoramiche uniche: Monte Cavallo, Racines-Giovo e Ladurns sono dei veri “hotspot” per amanti di panorami e vedute straordinarie.

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Racines-Giovo

Monte Cavallo

Ladurns

Chi nella zona sciistica Racines-Giovo arriva fino al punto più alto con l’impianto Enzian viene ripagato da una vista panoramica eccezionale. Ai propri piedi, quasi come a volo d’aquila, non si vede solo tutta la Val Racines, ma con lo sguardo si scollina verso la Val Passiria fino alla conca pianeggiante attorno a Merano.

Monte Cavallo, la montagna che sovrasta Vipiteno, è un dorso rotondo, poco spettacolare se confrontato con altre cime montuose. Tuttavia è impressionante la vista panoramica che si gode dalla sommità: l’ampio fondovalle e le cime innevate dei gruppi montuosi tutt’intorno.

Nella zona sciistica Ladurns in Val di Fleres il maestoso Tribulaun di Fleres attira tutta l’attenzione. Questo gigante montuoso troneggia con le sue pareti verticali e scoscese sul lato opposto della valle sopra i boschi innevati, dove d’inverno si ritira una parte della popolazione altoatesina di stambecchi.


Tutto da scoprire Gola di Stanghe Senza sosta il rio Racines all’inizio della valle omonima ha scavato il suo letto per secoli nel marmo bianco fino a formare una gola profonda, la “Gilfenklamm”. Per passerelle e ponti sospesi il sentiero segue il percorso dell’acqua impetuosa attraverso la gola di marmo più particolare d’Europa. www.racines.info

Vipiteno La città mineraria si merita il riconoscimento dei “Borghi più belli d’Italia”. La Torre delle Dodici, il simbolo di Vipiteno, divide la Città Vecchia dalla Città Nuova, entrambe attraversate da un’incredibile via dello shopping costeggiata da sontuose case borghesi ricche di Erker e tetti merlati. www.vipiteno.com

Museo provinciale miniere In quali condizioni lavoravano un tempo i minatori? Come venivano estratti i minerali? Immergersi nel mondo delle miniere è possibile nel Museo Miniere Monteneve a Ridanna, una delle miniere più alte d’Europa. I visitatori possono vivere emozionanti escursioni seguendo l’intera catena di produzione dall’estrazione del minerale fino al faticoso trasporto e all’estrazione. www.museominiere.it

Castel Wolfsthurn Le origini di Castel Wolfsthurn, situato su una collina a Mareta di Racines, sono sconosciute. Nel XVIII secolo il castello fu tras­formato nell’unico castello barocco dell’Alto Adige e oggi ospita dietro alle sue 365 finestre alcune preziose sale con arredi originali d’epoca e il Museo ­Provinciale della caccia e della pesca. www.wolfsthurn.it

Giardini aromatici Wipptal Per il benessere di corpo e anima è bene concedersi dei momenti di relax per riprendere energia, utilizzando anche erbe aromatiche. Gabi e Sepp Holzer del maso Steirerhof a Prati Wiesen e Bernhard Auckenthaler del maso Botenhof a Fleres insieme hanno dato vita ai “Giardini aromatici Wipptal”. Un contadino, un giardiniere e una biologa diplomata: i tre riuniscono competenza, conoscenza e passione per le piante, che trasmettono ai visitatori durante le visite, le degustazioni, le escursioni e in occasione dei mercati contadini. www.biowipptal.it

Museo Multscher Hans Multscher nacque attorno al 1400 nell’Algovia ed era considerato uno dei migliori maestri dell’epoca. Accanto alle pale ben conservate con le scene della passione di Cristo e la vita della Madonna, nel Museo Multscher nella Commenda dell’Ordine Teutonico si ripercorre la storia dell’Ordine nel contesto europeo. Presenti nel museo anche le corporazioni di Vipiteno e anche l’archivio dell’erudito genio universale Vigil Raber. www.vipiteno.eu/it/Museo_Civico_e_Museo_Multscher


Info

Oltre 300 giornate di sole all’anno Temperature* MESE MIN. Gennaio -3,8 Febbraio -1,4 Marzo 2,9 Aprile 7,0 Maggio 10,8 Giugno 14,0 Luglio 15,9 Agosto 15,4 Settembre 12,2 Ottobre 6,7 Novembre 1,1 Dicembre -2,9 * Dati a °C

Collegamenti aerei Gli aeroporti più vicini sono a Innsbruck (ca. 60 km) e a Verona Villafranca (ca. 220 km). Durante tutto l’anno trasferimenti in pullman dagli aeroporti low cost di Bergamo, Verona e Innsbruck a partire da 25 €. www.suedtirol.info

Come arrivare in auto Venendo da sud, imboccando l’autostrada del Brennero in direzione Verona-Bolzano, si arriva (uscita Vipiteno e Brennero) direttamente nella regione turistica della Alta Valle Isarco. Come arrivare in treno Fermate per tutti i treni IC e EC nelle stazioni di Bressanone, Fortezza e Brennero nonché, per i treni regionali, nella stazione di Vipiteno. Servizi navetta collegano poi ogni ora o più volte al giorno, a seconda della località di destinazione, le stazioni di arrivo con le località turistiche prescelte. www.sii.bz.it

Mobilcard La Mobilcard Alto Adige dà la possibilità di viaggiare con tutti i mezzi pubblici locali e anche con qualche funivia in tutto l’Alto Adige per scoprire anche le vallate più remote. La Mobilcard è disponibile nelle associazioni turistiche. www.mobilcard.info

Ore di viaggio da/a Vipiteno » Verona ca. 2,0 h » Milano ca. 3,5 h » Venezia ca. 3,5 h » Torino ca. 5,0 h » Firenze ca. 4,5 h » Roma ca. 6,5 h

KEMPTEN ZURIGO BREGENZ LANDECK

MAX. 5,5 9,1 14,5 18,6 23,0 26,7 29,0 28,4 24,4 18,2 10,8 5,9

AMBURGO BERLINO FRANCOFORTE MONACO KUFSTEIN INNSBRUCK

STOCCARDA

SALISBURGO VIENNA

Brennero

Passo Rombo

Passo Resia

VIPITENO

A

SS621

SS12

Passo Giovo SS40

CH

BRESSANONE MERANO SILANDRO

Tubre

CHIUSA

Responsabile per i contenuti Willy Vontavon (willy.vontavon@brixmedia.it) Editore Associazioni turistiche Vipiteno e Colle Isarco, Racines Turismo Soc. Coop.

SS51

Passo Monte Croce BOLZANO

Colophon viae Iscrizione al Tribunale Bolzano No 02/2002 del 30/01/2002

LIENZ

MEBO

A22

Passo Stelvio

Contatto Associazione Turistica Vipiteno Via Piazza Cittá 3 , I-39049 Vipiteno (BZ) – ALTO ADIGE Tel.+39 0472 765 325 - Fax +39 0472 765 441 info@infovipiteno.com - www.vipiteno.com

SS49

SS244

SS38

SS38

Racines Turismo Soc. Coop. Casateia, Via Giovo 1 I-39040 Racines (BZ) – ALTO ADIGE Tel. +39 0472 760 608 - Fax +39 0472 760 616 info@racines.info - www.racines.info

BRUNICO

SS12

TRENTO VERONA MILANO VENEZIA MODENA ROMA

CORTINA VENEZIA

Passo Sella Passo Costalunga

N Uscita autostradale

km 0

10

20

Associazione Turistica Colle Isarco Piazza Ibsen 2, I-39041 Brennero (BZ) – ALTO ADIGE Tel. +39 0472 632 372 - Fax +39 0472 632 580 info@colleisarco.org - www.colleisarco.org

Tiratura 20.000 (10.000 in italiano e 10.000 in tedesco)

Design e grafica Evelyn von Mörl, Salina Azim e Melanie Vitroler Brixmedia Srl (www.brixmedia.it)

Redazione Brixmedia Srl (www.brixmedia.it)

Foto copertina Oskar Zingerle

Traduzioni Uta Radakovich

Stampa Litotipografia Alcione Srl

Progetto e redazione fotografica Oskar Zingerle, Brixmedia Srl (www.brixmedia.it)

www.fsc.org




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