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Scioperi e competenze

Prof. Avv. Antonello Martinez

Studio Legale Associato

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Martinez & Novebaci www.martinez-novebaci.it

Uno dei beni più preziosi è certamente la democrazia il cui concetto ha, tra gli altri, determinato la celeberrima frase “Non condivido la tua idea, ma darei la vita perché tu la possa esprimere”. Tale aforisma fu scritto nel 1906 da Evelyn Beatrice Hall (con lo pseudonimo di S. G. Tallentyre) in ‘The Friends of Voltaire’. Dico questo perché una delle principali espressioni della democrazia si viene a concretizzare attraverso il sacrosanto diritto di sciopero disciplinato innanzitutto dall’articolo 40 della Costituzione italiana. Detto questo, il 16 dello scorso mese di dicembre abbiamo dovuto assistere a uno degli scioperi più inopportuni e privi di alcun senso della storia della nostra Repubblica. Criticato da Palazzo Chigi e dal ministro del Lavoro Orlando, severamente ammonito dal Garante degli scioperi che ne ha chiesto la riformulazione, dimezzato nelle attese di partecipazione, ma confermato dai due sindacati Cgil e Uil. Francamente in un momento storico come questo della pandemia, che con un Governo che agisce in modo assolutamente efficacissimo gestendo in modo ineccepibile sia gli aspetti sanitari che quelli relativi ad una straordinaria ripresa economica non si sentiva la necessità di uno sciopero generale. La causa che a molti è apparsa come unica ragione di tale iniziativa è stata quella di mettersi in evidenza da parte dei segretari dei due sindacati promotori e in particolare, a mio giudizio, di Maurizio Landini il quale ha voluto accendere a tutti i costi i fari della ribalta su di sè incurante di quelle che fossero le reali necessità del Paese in quel momento storico. Con protervia è andato a contestare l’operato del Presidente del Consiglio il quale, tra le altre responsabilità attribuite dal Segretario, avrebbe avuto quella di non aver fatto abbastanza riunioni con i sindacati in ordine ai provvedimenti peraltro magistralmente assunti. Il pensiero vacuo di Landini sta proprio nella sintesi dei motivi che l’hanno portato a decidere di attuare quello sciopero egli ha infatti testualmente dichiarato: «Penso che stia aumentando la distanza tra il palazzo della politica e noi che stiamo dando voce a chi invece vuole che in questo Paese si affermi la giustizia sociale e perché il mondo del lavoro torni a essere centrale». Da un lato quindi abbiamo Mario Draghi che viene portato d’esempio da tutto il mondo a partire da Biden, Merkel, Von der Leyen, riuscendo in meno di un anno di governo a dare all’Italia una sostanza e una immagine internazionale che a mia memoria non ricordo mai avuta. Dall’altro Landini che, in modo tanto inopportuno quanto inutile, ha posto prima di ogni cosa il proprio devastante e smisurato ego che, peraltro, non si capisce sulla base di quali elementi oggettivi si sia potuto generare. Per avere un quadro molto chiaro per capire chi potrebbe avere reali capacità gestionali e chi no suggerisco vivamente di andare a visionare la biografia del mancato geometra Landini e del Prof. Draghi su wikipedia.

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