di minori adottabili è superiore all’offerta, si sono sviluppate forme di abuso con addirittura cataloghi per l’acquisto di bambini. Quindi non partivo ben predisposta verso il libro, anche se rovesciava la situazione. Il grande albo illustrato ha addirittura in ultima pagina un buono d’ordine per richiedere i genitori scelti. Inoltre, prima ancora dell’indice, l’autore dedica un intera pagina a quello che può essere considerato uno slogan pubblicitario per il libro: I tuoi genitori sono pesanti, stancanti, appiccicosi, urticanti, barbosi, rompiscatole, sdrucciolevoli? Cambiali! Sono lagnosi bavettosi, chiacchieroni, scaccolosi, noiosi? Cambiali! Ti scocciano, non li sopporti, non ti ascoltano, mettono a posto la tua stanza, calpestano i tuoi giocattoli, si rifiutano di lasciarti a casa, ti portano in vacanza? Cambia genitori! Il Catalogo dei genitori con il suo esplicito sottotitolo per i bambini che vogliono cambiarli, presenta genitori avventurieri, solitari, cartonati, complicati, avviluppanti, fifoni, vicini. Queste sono solo alcune delle tipologie di genitori che si possono incontrare
tra le pagine dell’inventario dell’illustratore francese, ma quelle che mi hanno più colpito sono i genitori usa e getta, genitori di bambini orfani, genitori assenti. Io non ho mai pensato di cambiare i genitori e ciò in un primo momento mi ha rassicurato, ma sono stata comunque assalita da un dubbio: i miei figli hanno mai desiderato cambiare i loro? Sicuramente solo i genitori più coraggiosi sono in grado di leggere il libro ai propri figli e di sopportare un loro eventuale desiderio di cambiamento. Questo catalogo invita a farlo, se lo si desidera. Basta scegliere i nuovi genitori con relativi accessori e in meno di quarantottore vengono consegnati muniti anche di garanzia e con la possibilità di essere restituiti. Quindi, se si cambia idea, il Catalogo si riprende i genitori e riporta quelli originali intatti e riposati. I genitori del Catalogo non hanno prezzo e possono essere scambiati tutte le volte che si vuole. La prospettiva di andare un po’ in vacanza dal ruolo di mamma mi ha piacevolmente sfiorato, ma se quando io voglio restare, mio figlio decidesse invece di cambiarmi?
Nel grande libro si susseguono le schede dei genitori come in una sorta di listino di inserzioni per la vendita. I vari articoli rappresentano genitori nuovi pensati per realizzare i desideri dei lettori stanchi di quelli vecchi. Pagina dopo pagina si susseguono i modelli più svariati e ogni tipo è accompagnato da una immagine, da una descrizione dettagliata delle caratteristiche e da eventuali accessori. Il libro è decisamente ironico e divertente ma che effetto può produrre nei bambini? Molti affermano che non sia adatto ad un pubblico di giovani lettori ma che sia piuttosto adatto ai genitori affinché possano interrogarsi su cosa fare e cosa evitare. Nei bambini potrebbe non piacere per niente o impaurire l’idea di scherzare o giocare sul concetto di cambiare i genitori; in particolare nei bambini adottivi che già un volta hanno dovuto fare un cambiamento e hanno dovuto, con un percorso doloroso, riuscire ad accettarlo, potrebbe non essere positivo leggere questo libro. La delicatezza e la trasgressività dei testi, i buffi dettagli e gli stravaganti particolari rendono questo libro un capolavoro ma
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non posso non chiedermi se possa risultare offensivo o solamente cerchi di stimolare un confronto sui temi della diversità. Sembra quasi suggerirci che siamo tutti uguali e tutti diversi, ciascuno con le proprie peculiarità, punti forti e deboli, pregi e difetti. Fondamentale a questo punto è capire il pensiero dell’autore e ciò che lo ha spinto a creare questo originale libro. Ponti opera una forte critica in relazione all’idea di genitorialità: opponendosi a ciò che accade normalmente, sono i bambini che possono immaginare, creare e scegliere un genitore nuovo ogni qual volta lo desiderino. Viene rovesciata la legge per cui sono gli adulti/genitori che operano le scelte per i bambini/ figli e non viceversa. Viene anche sottolineata la domanda, valida sia per i figli biologici che adottivi, “perché sono capitato in questa famiglia e con questi genitori?” Nelle varie interviste, mi è molto piaciuta l’idea di base dell’autore. Leggendo le descrizioni e guardando le immagini i bambini possono, in una operazione introspettiva, cercare di capire i propri desideri e le proprie aspettative. Sta nella natura stessa dell’es-
sere bambino la voglia di cambiare e la fantasia per farlo. Spesso non si riesce a confessare a se stessi o agli altri ciò che si è o si vorrebbe essere. Nell’intento dell’autore l’ironia, il divertimento, la leggerezza del libro permettono anche ai bambini di mettere a fuoco la realtà, ridimensionare le criticità, vedere la situazione in modo affrontabile e gestibile. Ho provato a giocare con i miei figli a inventare personaggi strampalati, trasfigurando le caratteristiche fisiche ed esagerando alcuni tratti caratteriali ed è davvero divertente! Probabilmente Ponti ha voluto fare lo stesso descrivendo i genitori del catalogo in modo ridicolo e poco somigliante a genitori veri, ma somigliante piuttosto a strani animali inventati. La bellezza e il fascino sta soprattutto nel fatto che ognuno di loro si presenta nelle proprie imperfezioni. Secondo punto a favore del libro: il Catalogo propone il messaggio che non esistono genitori completi, perfetti ma tante possibili combinazioni adatte ai tanti possibili bambini. E ciò mi rassicura nuovamente, essendo molto critica in relazione soprattutto alla mia personale imperfezione di mamma. In una recensione viene
sottolineato come in occidente siamo abituati ad un unico modello famigliare. In Ponti, con ad esempio le cinque mamme, ci viene suggerito che possono esistere gruppi che non sembrano propriamente famiglie come le intendiamo noi, ma che costituiscono comunque una formazione solida e unita. Ancora una volta ci viene quindi suggerito che esistono famiglie diverse da quelle a cui siamo abituati e che è sempre più difficile ipotizzare un modello universale di famiglia. La descrizione dei tanti genitori del Catalogo è molto diversa dalla maggior parte dei modelli proposti dalla televisione ma anche da tanti altri libri illustrati. Generalmente i modelli proposti non sono tanti e diversificati ma hanno tratti comuni e somiglianze evidenti. Riprendendo la tesi iniziale, per la quale i libri devono seminare dubbi, e considerando che queste pagine me ne provocano mille, non posso arrivare alla conclusione che leggerle ne valga comunque la pena. Essere diversi è un valore o uno svantaggio? Forse tutte e due le cose. Come ci si sente quando si ha accanto qualcuno che non risponde ai canoni in cui
la maggioranza si ritrova? Quanto è importante essere come si vorrebbe o come il mondo ci vorrebbe? Spesso mi rendo conto che tra responsabilità schiaccianti, solitudini, incomprensioni, difficoltà di comunicazione, l’ironia trova poco posto nelle nostre vite. Troppo spesso siamo abituati a guardarci con poca ironia. Mi piacerebbe riuscire a vedere le cose da angolature diverse, riuscire a trovare nei difetti anche qualche aspetto positivo, non procedere per
meccanismi automatici e scontati come fa Ponti con i suoi personaggi; probabilmente solo così è possibile sospendere i giudizi, accettare i limiti propri e degli altri, arrivando anche a ridere di se stessi. Ponti ci racconta ancora che realizzando il libro ha tenuto conto del fatto che spesso le storie per bambini e ragazzi non vengano lette dagli adulti. Sperando che non sia anche il destino di questa sua opera, l’autore decide di mettere
una specie di suggerimenti in forma velata per i genitori, con l’augurio che quest’ultimi imparino a lasciare i bambini liberi di compiere le loro scelte. Ad ogni modo, in questo improbabile catalogo di strampalati e buffi genitori, ogni bambino potrà ritrovare qualcosa del papà o della mamma e potrà giocare a trasformarli, almeno nella fantasia, magari per arrivare alla conclusione che quelli che ha non sono poi così male.
111111111111 111111111111 111111111111 mamma e una bambina. Trascorrono insieme una giornata d’estate al mare, circondate da sole, allegri costumi da bagno, giochi divertenti. Sin dall’inizio la scrittrice Anna Genni Miliotti e l’illustratrice Cinzia Ghigliano giocano con i contrasti come per esempio quello fra l’intenso e scuro colore di Sheffali, bambina di origini indiana, e la pelle chiara, Per “dimostrare la mia anche se abbronzata, di correttezza” presento un mamma Cristina, italialibro universalmente ri- na di nascita. Mamma e conosciuto come un testo bambina non assomigliano semplice ma sensibile, pie- alle altre mamme e bambino di poesia e tenerezza, ne sulla spiaggia. Le altre nato dall’esperienza della mamme e figlie si assomistessa autrice. gliano, hanno certe uguaIn Mamma di pancia, glianze nei colori della mamma di cuore, le due pelle, dei capelli, degli ocprotagoniste sono una chi, dei tratti del viso o del
corpo. Sheffali e Cristina sono accomunate solo dal reciproco amore. In un dialogo fitto, sotto la doccia, nella dolcezza di una intensa giornata al tramonto, un po’ nascoste dalla complicità della schiuma da bagno alla pesca, mamma e bambina si dicono cose vere e difficili: al mondo esistono mamme di pancia e mamme di cuore; presa per mano dalla mamma Cristina, la piccola Sheffali scopre la differenza e inizia a conoscere la verità. Cristina non è una mamma di pancia e lo dice alla sua bambina di cuore, e la bambina di cuore incalza la sua mamma che non è mamma di pancia, perché le dica le cose che si devo-
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no dire e sapere quando una mamma e una bambina hanno scambi di cuore, senza che ci siano stati scambi di pancia. Perché una mamma di pancia lascia la sua bambina a una mamma di cuore? E chi è questa mamma di pancia? L’amava la sua bambina? E se l’amava, perché non l’ha tenuta con sé? Tocca a lei, alla mamma di cuore, dire con tutto l’amore cose che altrimenti non si potrebbero dire. Il libro di grande formato e di rara bellezza, nelle illustrazioni e nel testo, è attento nel rassicurare e nel sottolineare la bontà e la bellezza dell’essere al mondo. A completare il volume, vi è una riflessione sull’adozione e dei suggerimenti bibliografici per ragazzi e genitori. La spinta decisiva a scrivere su questo tema è arrivata anche durante un in-
contro dedicato al supporto alla genitorialità; una mamma ci ha raccontato la sua storia di figlia adottiva e di mamma naturale. Il suo racconto è stato dolce e struggente all’inizio ma poi i toni sono diventati forti e ruvidi e alla fine è sbottata: Sono stanca e stufa di sentire sempre queste orribili parole “adottiva e biologica”. Ma perché bisogna sempre sottolineare queste differenze? Spesso, quando ero solo una bambina, mi chiedevano se pensassi mai ai miei genitori naturali. Cosa avrebbe potuto rispondere una bambina? Quando un giorno ho iniziato a rispondere che pensare a qualcuno che ti ha maltrattata e abbandonata non fosse una cosa naturale, hanno smesso di domandarmelo. Ma continuavano a ripetere a mia mamma di quanto fosse stata coraggiosa a scegliere di essere una mamma adottiva! Che ingiustizia
dover sentire quelle frasi e che banalità sentirle ancora oggi pronunciare. Ora che sono anch’io mamma mi ripeto che ciò che conta è la mamma di cuore, ma la rabbia e il senso di inadeguatezza mi accompagnano sempre. Tutte le partecipanti a quel gruppo hanno ringraziato quella bella mamma per averci aperto il suo cuore, ma io in particolare ho messo in discussione ancora più cose. Spesso rispondo ai genitori che capisco bene gli stati d’animo, ma lo riesco a fere veramente? Che difficile comprendere sentimenti così profondi e radicati! Ho allora deciso, insieme agli altri genitori, di iniziare a prendere in considerazione alcuni libri che avevo preparato e leggerli con occhi nuovi, ascoltarli con orecchie diverse, cercando di immedesimarsi con il cuore di quella mamma, per quanto ciò fosse possibile.
111111111111 111111111111 111111111111 La discussione procedeva pre e non esclusivamente mamme soffermandosi su come i li- rappresentano bri che parlano di rapporti standardizzate, ho mostrafra mamme e figli, dai ro- to un libro da poco pubblimanzi agli albi illustrati, cato. Presentato a Bologna tendano a presentare una alla Fiera Internazionale figura di mamma stereo- del libro per Ragazzi 2012, tipata. Per dimostrare al il libro affronta infatti il mio gruppo di mamme che tema della maternità, oggi i miei amati libri non sem- a volte sofferta e ottenuta
al di fuori di schemi stereotipati. In modo semplice e divertente il libro Di mamma ce n’è una sola? non perde di vista l’importanza di usare certi toni per affrontare questi argomenti con bambini anche molto piccoli (il libro è destinato a bambini della scuola d’infanzia). Si racconta dei diversi modi in cui una mamma può diventare mamma e un bambino può arrivare in una famiglia. Ad accomunare tutte le mamme c’è la capacità di dare amore, cura e attenzione ai figli che decidono di avere. Naturalmente anche in questo caso le critiche e le accuse sono state molte: Se ci sono mamme adottive, ci sono anche mamme che abbandonano e come si può far accettare ad un bambino una realtà come questa? L’incontro è stato molto acceso e naturalmente non ha portato a soluzioni adatte per tutti; tutti noi abbiamo però concordato che, nei tempi e nei modi adeguati, i percorsi personali vanno affrontati e ognuno ha il diritto di conoscere il proprio. L’albo illustrato racconta le esperienze di due bambine coetanee, fiere delle loro mamme attente e affettuose anche se molto impegnate. Il confronto tra le due mamme procede pa-
rallelo fino a quando una delle due bambine sostiene di avere due mamme e lascia nell’amica una forte perplessità: si possono avere due mamme? quanti tipi di mamme esistono? La domanda passa di bambino in bambino e alla fine si scoprono le tante possibilità di essere mamma. Il dialogo di questi bimbi piccoli sulla maternità e sulle svariate modalità con cui i bambini vengono alla luce e arrivano nelle braccia della loro mamma è realizzato in modo diretto e a volte spiazzante; probabilmente più per gli adulti che per i bambini. L’autrice infatti afferma di aver provato a immedesimarsi in un bambino di 4 anni con i suoi dubbi e i suoi interrogativi, capendo che quando inizia a fare le prime domande su questo argomento significa che è arrivato il momento in cui vanno affrontati questi temi. Comunque, se si vuole improntare il rapporto in modo naturale, non esiste un’età giusta per parlare con i propri figli e si possono affrontare tutti gli argomenti della vita sin dai primi anni. Ancora una volta è più difficile per un adulto che per un bambino capire che esistono diversi modi di venire al mondo, diversi modi
di essere amati, diversi tipi di famiglie. Spesso sono gli adulti che creano barriere e sono in difficoltà, magari perché quando loro erano bambini, nessuno ha affrontato questi temi in maniera aperta e naturale. Talvolta gli adulti non parlano ai bambini di certi argomenti, per un senso di inadeguatezza e di paura o per esorcizzarli, quasi sperando che “se non se ne parla, non potrà accadere”. Ma naturalmente non è così e leggere è sempre un modo affascinante per avere spunti di discussione. … continua Bibliografia Catalogo dei genitori. C. Ponti, Babalibri, 2010 Mamma di pancia, mamma di cuore. A. Genni Miliotti, Editoriale Scienza, 2003 Di mamma c’è n’è una sola. I. Paglia, Fatatrac, 2012
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