Kirghizistan e non solo

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di Anna Guerrieri

Kirghizistan e non solo

editoriale

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Nei giorni passati sono apparsi vari articoli sulle adozioni in Kirghizistan, alcuni sulla stampa nazionale. Si tratta di una storia che riguarda più famiglie. La situazione sociale in Kirghizistan è critica e complessa, si tratta di un paese che sembra combattere con una corruzione diffusa e strangolante. Dal punto di vista adottivo, solo da poco è stato rilasciato un alto funzionario arrestato nei mesi scorsi con l’accusa di aver accettato tangenti nella fase di accreditamento di agenzie straniere per l’adozione internazionale. Questa situazione ha portato, a Luglio, alla revoca e sospensione da parte Kirghisa di accrediti ad Enti Autorizzati Italiani e stranieri, fermando, di fatto, le adozioni internazionali che avevano, per altro, solo da poco ripreso dopo una moratoria che aveva bloccato a lungo in un limbo molti bambini abbinati a famiglie statunitensi. Chi fosse interessato può leggere le notizie sull’agenzia http://eng.24.kg. Come associazione famigliare il nostro pensiero, va a chi ha ricevuto un abbinamento ed ha incontrato un bambino o una bambina immaginandoli come possibili figli. Siamo certi che la Commissione Adozioni Internazionali stia perseguendo tutte le strade per far sì che queste famiglie arrivino alla fine del percorso e questi bambini e bambine diventino figli e figlie per davvero. Questo ci sembra, in un momento così critico e delicato, la priorità più urgente. Contiamo altresì, che in tempi rapidissimi, ogni responsabilità venga chiarita e posizionata dove deve stare (e non basterà certo a riparare quanto accaduto alle persone coinvolte). La redazione di questo Notiziario farà il possibile per seguire attentamente questa vicenda. Le adozioni internazionali sono materia troppo complessa e intricata per pensare che certe situazioni non capiteranno mai più. Sono accadute nel passato, lontano e recente, sono accadute ora, accadranno ancora, ma un sistema fondamentalmente sano deve attivare degli anticorpi che minimizzino questi eventi. Sono


molte le persone che lavorano, o cercano di lavorare, nel modo più serio e trasparente possibile nel campo delle adozioni, saranno questi gli anticorpi che si attiveranno per impedire che confusioni, collusioni, pressapochismi possano trasformare uno strumento per dare una famiglia ad un bambino in uno squallido meccanismo di mercato. Si parla spesso dei numeri in calo delle adozioni internazionali e solo i dati potranno dirci per davvero di quanto e perché (andamento anagrafico della popolazione, maggior consapevolezza delle criticità dell’adottare, costo elevato verso certe direzioni dell’adozione internazionale, stasi di alcune direzioni storiche, cambiamento delle situazioni dei paesi esteri per quel che riguarda l’adozione nazionale e internazionale, ecc). Tuttavia, alla luce di quanto detto sopra, non sembrano oggi i “numeri” i problemi principali nell’adozione. Le difficoltà delle coppie prima e delle famiglie poi hanno peraltro tutte a che fare con la cura nel processo adottivo. Servono cura, attenzione e professionalità nelle fasi che portano a decidere se una specifica coppia può davvero essere una risorsa per dei bambini in stato di abbandono (e una fase di valutazione sembra del tutto ragionevole se l’adozione la si intende per davvero dalla parte dei bambini), servono altrettanto nelle fasi dell’attesa e certamente nel post adozione. E proprio perché da anni è in corso una svalutazione del servizio pubblico ci sembra importante sottolinearne il ruolo fondamentale in ambito adottivo come garante di diffusa professionalità e competenza imparziale. Il servizio pubblico arriva capillarmente per davvero in tutto il paese, viene continuamente formato, agisce e lavora su molteplici aspetti del sociale (cimentandosi con una terribile assenza di risorse, fiducia e investimenti). In qualsiasi incontro in cui mi sia trovata a confronto con i servizi territoriali, ho trovato sempre attenzione, investimento personale, continua ricerca di strategie per sostenere le famiglie ed è spesso l’assenza di risorse economiche che costringe a interrompere attività importanti, non la voglia personale. E’ questo il pubblico che va messo in luce ed aiutato dallo Stato nel fare quello che può fare al meglio: essere rete capillare a sostegno delle famiglie. Perché questa rete serve e non sembra che i privati possano, oggi come oggi, da soli fare quel che il pubblico già fa. Ad ognuno le sue competenze e le sue capacità! Ben integrate possono portare alla realizzazione di servizi di qualità, male integrate solo un danno. Nel complesso processo dell’adozione ognuno deve fare la sua parte e dovrebbe soprattutto pensare a farla bene, impegnandosi, nel proprio ambito, a far si che quanto accaduto con le famiglie che sono andate in Kirghizistan, non accada più. Questo è il fine, e non sembra che sia stato ancora raggiunto.

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