Una carta d'intenti per la scuola

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psicologia scuola e adozione 18

Livia Botta

Psicoterapeuta e Formatrice Responsabile del Progetto “Adozione e scuola” dell’ANSAS Liguria www.liviabotta.it - www.adozionescuola.it

Una carta d’intenti per la Scuola

Le problematiche sottostanti al successo scolastico di bambini e ragazzi adottati sono fortunatamente diventate, negli ultimi anni, oggetto d’interesse crescente.

Ha preso avvio un processo di riflessione e approfondimento sfociato in molteplici e importanti iniziative: proposte formative rivolte agli insegnanti e agli operatori dell’adozione, messa a punto di prassi condivise (linee guida, protocolli, vademecum per insegnanti), sperimentazioni di buone pratiche didattiche e di accoglienza. Alcune questioni cruciali (dopo quanto tempo dall’arrivo inserire i bambini a scuola e in quale classe, come affrontare lo studio della storia personale e la questione della diversità etnica) sono oggetto di riflessione e dibattito in diverse sedi: dal gruppo di lavoro del MIUR recentemente costituito alle associazioni di genitori. C’è da dire, tuttavia, che l’input per queste riflessioni è partito soprattutto dalle associazioni di geni-

tori e che la scuola, salvo rare e lodevoli eccezioni, risulta ancora impreparata e spesso scarsamente consapevole delle specificità e dei bisogni di cui gli alunni adottati sono portatori. Inoltre, mentre la riflessione sulla scuola dell’infanzia e primaria è ormai ricca, più carente è quella sui cicli scolastici successivi. Eppure il fatto che oggi tanti bambini arrivino in adozione già grandi, e che dunque vengano inseriti a scuola negli ultimi anni delle elementari o direttamente nella scuola media, insieme alla constatazione che alcune comuni problematiche adolescenziali possono presentarsi negli adottati con particolare virulenza, inducono a portare rapidamente al centro dell’attenzione anche la scolarizzazione secondaria.


il sito Internet www.adozionescuola.it, la pubblicazione di un Vademecum per insegnanti.

scuola dell’infanzia e primaria, l’altra per la scuola secondaria di 1° e 2° grado. Può essere consultato sul nostro sito. La carta individua le “attenzioni” che le scuole Ma con quale sensibili alla realtà dell’ascopo è stata dozione e dell’affido dorealizzata questa vrebbero mettere in atto carta d’intenti? nei confronti degli alunni e La finalità del delle loro famiglie, sia sotgruppo che l’ha to l’aspetto organizzativo prodotta è farne che per quanto riguarda la un’occasione di sensibilizzazione del componente relazionale e personale scolastico didattica. Un aspetto ritenuto prioalle problematiche ritario è l’istituzione della adottive. figura di un docente reL’ultima realizzazione è ferente che possa fare da una Carta d’Intenti per la cerniera tra scuola, famiscuola elaborata dalle in- glia e servizi e che, grazie segnanti che partecipano alla competenza più approal corso di formazione di fondita sulle peculiarità quest’anno, con la collabo- dell’adozione, possa essere razione di genitori adottivi punto di riferimento per i e operatori dell’adozione. colleghi che hanno alunni Si tratta di un documento adottati nelle loro classi. in due versioni: una per la Altri punti cardine riguar-

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E’ a partire da questa analisi che dal 2008 ha preso avvio all’interno del nucleo ligure dell’ANSAS (Agenzia Nazionale di Sviluppo dell’Autonomia Scolastica, ente del Ministero dell’Istruzione che si occupa di ricerca e formazione degli insegnanti) il progetto “Adozione e Scuola”, con la finalità di diffondere una cultura dell’adozione nelle istituzioni scolastiche del proprio territorio. Il gruppo di progetto iniziale, composto da insegnanti, si è in seguito arricchito con la partecipazione di genitori adottivi e operatori dell’adozione (psicologi, assistenti sociali). In questi anni ha promosso incontri di sensibilizzazione e formazione rivolti a docenti e dirigenti scolastici, iniziative di rete con gli altri soggetti che si occupano di adozione sul territorio,

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dano i tempi e le modalità del primo inserimento scolastico dei bambini adottati; l’opportunità di far riferimento, nello svolgimento delle normali attività didattiche, ai diversi modelli di famiglia presenti nella realtà odierna, e di prestare particolare attenzione, nel momento della costruzione dei primi concetti temporali, a proporre attività che possano includere le storie personali di tutti gli alunni; la necessità di

programmare percorsi didattici personalizzati se necessario. Ma con quale scopo è stata realizzata questa carta d’intenti? La finalità del gruppo che l’ha prodotta è farne un’occasione di sensibilizzazione del personale scolastico alle problematiche adottive. L’intenzione è di presentarla alle scuole del territorio, per verificare quante e quali la sentano a tal punto in sintonia con la propria cultura educativa

da farla propria, quante ne colgano anche solo alcune parti per assumerle nel loro progetto di scuola. Ogni istituzione scolastica elabora un proprio Piano dell’Offerta Formativa nel quale illustra il proprio progetto didattico, di cui i contenuti della carta d’intenti potrebbero entrare a far parte. Conoscere a priori in che misura una scuola sia consapevole delle specificità e criticità dell’adozione e


che attenzione sia pronta a prestare al percorso scolastico di bambini e ragazzi adottati potrebbe rappresentare per i genitori un ancoraggio importante, sia nel primo contatto con la scuola dei loro figli che nel prosieguo del loro percorso scolastico.

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Più in generale, lo scopo della carta d’intenti è dare un aiuto puntuale e concreto ai diversi soggetti coinvolti: agli insegnanti, che possono trovare nella carta indicazioni e suggerimenti operativi; ai genitori, che possono farsi un’idea di cosa è possibile chiedere agli insegnanti dei loro figli, all’interno dei vincoli di fattibilità consentiti dalle norme scolastiche.

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CARTA D’INTENTI PER SCUOLE DELL’INFANZIA E PRIMARIE La scuola xxx, consapevole che la presenza di alunni adottati o in affido familiare è un dato strutturale che riguarda l’intero sistema scolastico, s’impegna a:

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l Curare la sensibilizzazione dei docenti alle problematiche dell’adozione e dell’affido familiare, promuovendo appositi momenti formativi e/o segnalando le proposte provenienti da agenzie esterne; l Istituire la figura di un docente referente (o componente di una commissione specifica: accoglienza, integrazione, ecc.), con competenze sulle problematiche dell’adozione, che si faccia carico di: l Promuovere e facilitare i contatti scuola-famiglia, offrendo nella fase di prima accoglienza un servizio informativo completo sulla scuola (POF, struttura scolastica, conoscenza di alcuni docenti e del mediatore linguistico-interculturale); l Organizzare e gestire, al momento dell’iscrizione, un colloquio conoscitivo con i genitori, senza forzature, riguardante paese di provenienza del bambino, percorso scolastico pregresso, livello di conoscenza della lingua italiana, caratteristiche della personalità e predisposizioni; l Supportare i docenti della classe nella realizzazione di eventuali percorsi didattici personalizzati; l Essere interlocutore nel rapporto con i soggetti (servizi, enti, associazioni) che si occupano di adozione e affido sul territorio; l Monitorare l’andamento dell’inserimento e del percorso formativo durante l’anno; l Curare il passaggio d’informazioni sull’alunno tra i diversi gradi di scuola; l Avere una chiara conoscenza di chi e quanti sono gli alunni adottati o in affido presenti a scuola. I docenti, consapevoli che le differenze sono una risorsa e che l’inclusione va sostenuta, s’impegnano a: l Proporre attività per sensibilizzare le classi all’accoglienza e alla valorizzazione di ogni individualità; l Facilitare la comunicazione con un ascolto attivo e creare un buon

clima di classe in cui ciascun bambino possa sentirsi a proprio agio; l Ampliare in entrambi gli ordini di scuola l’area del gioco e dell’espressione corporea per favorire processi di socializzazione ed espressività; l Fare attenzione nella scelta dei libri di testo e delle letture (narrativa, fiabe tradizionali e moderne, ecc.) al modello di famiglia veicolato e al linguaggio utilizzato; l Creare occasioni, alla portata dei piccoli discenti e con le opportune mediazioni didattiche, per parlare delle diverse tipologie di famiglia esistenti nella società odierna, riferendosi a un concetto di famiglia come legame affettivo e relazionale; l Favorire la partecipazione a laboratori a classi aperte, con regole “morbide” e uso flessibile degli spazi. Nei confronti degli alunni adottati o in affido presenti in classe, gli insegnanti s’impegnano a: l Iniziare da subito la collaborazione con la famiglia, mantenendola nel tempo e mostrando disponibilità per colloqui non rigidamente cadenzati dal calendario scolastico, per conoscere a fondo la situazione del bambino, senza forzature e atteggiamenti invadenti e, in itinere, per definire e aggiustare il percorso formativo; l Mantenere in classe un atteggiamento equilibrato, evitando sia di sovraesporre gli alunni adottati o in affido (con attenzioni eccessive, richieste dirette di parlare della loro storia, ecc.), sia di dimenticarne la specificità (proponendo attività e argomenti che implicitamente li escludano); l Creare occasioni in cui gli alunni adottati o in affido si sentano inclusi e, se lo desiderano, possano parlare di sé e della propria cultura d’origine o rappresentare la propria storia attraverso il disegno o altre attività espressive, anche con l’aiuto dei mediatori linguistico-interculturali e/o dei genitori; l Affrontare in modo diverso dal consueto la prima costruzione dei concetti temporali, evitando di proporre attività quali la prima foto, il certificato di nascita, l’albero genealogico, da sostituire con proposte che raggiungano gli stessi

obiettivi rispettando e valorizzando la storia personale di ciascuno; l Se necessario, predisporre percorsi didattici personalizzati calibrati sulle esigenze di apprendimento degli alunni, nei limiti di quanto previsto dalla normativa. Per il primo inserimento e l’accoglienza nella scuola dell’infanzia e primaria di bambini/e adottati/e internazionalmente, la scuola s’impegna a: l Valutare attentamente il percorso scolastico pregresso e le informazioni fornite dai genitori per individuare la classe di frequenza appropriata, prendendo a riferimento le indicazioni della cm 24/06; l Prestare attenzione, nella scelta della classe, a evitare la concentrazione di specificità diverse e particolarmente problematiche; l Consentire inserimenti non immediati e/o una riduzione iniziale dell’orario scolastico per privilegiare il consolidamento dei legami familiari; l Dare al bambino la possibilità di familiarizzare con il nuovo ambiente tramite visite alla scuola e incontri con compagni e insegnanti in momenti preliminari all’effettiva frequenza; l Ricorrere ai mediatori linguisticointerculturali per conoscere il contesto linguistico, culturale, scolastico, i modelli educativi, le modalità di comportamento e relazionali del paese d’origine del bambino, le criticità che potrebbero presentarsi nel nuovo contesto, oltre che per facilitare linguisticamente l’inserimento se necessario; l Predisporre percorsi didattici personalizzati calibrati sulle esigenze di apprendimento degli alunni, nei limiti di quanto previsto dalla normativa (dpr 275/99, dl 59/04, cm 24/06); l Garantire azioni di insegnamento intensivo utili a promuovere una buona competenza dell’italiano come lingua di studio; l Monitorare, riconoscere esplicitamente e gratificare i progressi nell’apprendimento e le competenze possedute o acquisite; l Collaborare con i servizi che seguono la famiglia nel post-adozione (legge 476/98), in particolar modo nei casi più complessi.


CARTA D’INTENTI PER SCUOLE SECONDARIE DI I° E II° GRADO La scuola xxx, consapevole che la presenza di alunni adottati o in affido familiare è un dato strutturale che riguarda l’intero sistema scolastico, s’impegna a: l Curare la sensibilizzazione dei docenti alle problematiche dell’adozione e dell’affido familiare, promuovendo appositi momenti formativi e/o segnalando tempestivamente le proposte provenienti da agenzie esterne; l Istituire la figura di un docente referente, che: l Abbia conoscenza di chi e quanti sono gli alunni adottati o in affido presenti a scuola; l Conosca e tenga i contatti con i soggetti (istituzioni, servizi sociosanitari, agenzie educative, mediatori linguistici-interculturali, ecc.) che a diverso titolo si occupano di adozione e affido sul territorio; l Faccia da tramite se necessario tra famiglie e consigli di classe; l Supporti i docenti che hanno alunni adottati o in affido nelle loro classi segnalando le risorse disponibili (materiali didattici, opportunità di formazione e/o di consulenza, ecc.); l Curi il passaggio d’informazioni sull’alunno tra i diversi gradi di scuola. I docenti, indipendentemente dalla presenza o meno di alunni adottati o in affido nelle loro classi, s’impegnano a: l Fare attenzione, nella scelta dei libri di testo, ai modelli di famiglia presentati e al linguaggio utilizzato, scegliendo i testi più aperti ai diversi modi di “fare famiglia” e al pluralismo culturale di oggi; l Prestare attenzione, nella scelta delle letture e degli argomenti di studio, alle situazioni familiari degli alunni, evitando proposte che potrebbero mettere a disagio o escludere implicitamente qualcuno; l Proporre attività per sensibilizzare le classi all’accoglienza, alla valorizzazione delle diversità, all’inclusione; l Proporre argomenti di studio (a carattere linguistico, storico, sociale, geografico, giuridico, economico) che facciano riferimento

ai diversi modelli familiari presenti nella società odierna, alle forme d’interdipendenza e mobilità delle persone a livello mondiale, alla convivenza e ibridazione delle culture. Nei confronti degli alunni adottati o in affido presenti in classe, gli insegnanti s’impegnano a: Mantenere un atteggiamento l equilibrato, evitando sia di sovraesporli (con attenzioni eccessive, richieste dirette di parlare della loro storia, ecc.), sia di dimenticare la loro specificità (proponendo attività e argomenti che implicitamente li escludano); l Creare occasioni in cui si sentano inclusi e, se lo desiderano, possano parlare di sé (ad es. riferendosi al concetto di famiglia come legame affettivo e relazionale; stimolando la scrittura autobiografica; sottolineando le pluriappartenenze culturali che caratterizzano la nostra società, ecc.), anche con l’aiuto dei mediatori linguistici-interculturali e con progetti mirati; l Sostenere il loro senso di appartenenza alla classe e lo sviluppo dell’autostima, utilizzando rinforzi positivi; l Mantenere una stretta collaborazione con la famiglia per la definizione e il monitoraggio del percorso formativo; l Se necessario, introdurre elementi di flessibilità e personalizzazione nel piano educativo, nei limiti di quanto consentito dalla normativa vigente e curando la trasmissione delle informazioni al ciclo di studi successivo. Nel caso di primo inserimento nella scuola secondaria di ragazzi adottati internazionalmente, la scuola s’impegna a: l Preparare l’inserimento tramite contatti preventivi con la famiglia, per raccogliere informazioni sulla scolarità pregressa e sugli aspetti personali che i genitori ritengono utili a una comprensione dei comportamenti del figlio e al buon inserimento scolastico; l Ricorrere ai mediatori linguisticiinterculturali per conoscere il contesto linguistico, culturale,

scolastico, i modelli educativi, le modalità di comportamento e relazionali del paese d’origine dell’alunno, le criticità che potrebbero presentarsi nel nuovo contesto, oltre che per facilitare linguisticamente l’inserimento se necessario; l Valutare attentamente il percorso scolastico pregresso e le informazioni fornite dai genitori per individuare la classe di frequenza appropriata, prendendo a riferimento le indicazioni della cm 24/06; l Prestare attenzione, nella scelta della classe, a evitare la concentrazione di specificità diverse e particolarmente problematiche; l Consentire inserimenti non immediati e/o una riduzione iniziale dell’orario scolastico per privilegiare il consolidamento dei legami familiari; l Dare all’alunno la possibilità di familiarizzare con il nuovo ambiente tramite visite alla scuola e incontri con compagni e insegnanti in momenti preliminari all’effettiva frequenza; l Garantire azioni d’insegnamento intensivo utili a promuovere una buona competenza dell’italiano come lingua di studio; l Nel caso di alunni con una carente scolarizzazione pregressa, predisporre un contratto di corresponsabilità tra famiglia, alunno e scuola, da verificare periodicamente, per guidare il graduale processo di adeguamento alle routines scolastiche; l Predisporre percorsi didattici personalizzati calibrati sulle esigenze di apprendimento degli alunni, nei limiti di quanto previsto dalla normativa vigente (dpr 275/99, dl 59/04, cm 24/06); l Monitorare, riconoscere esplicitamente e gratificare i progressi nell’apprendimento e le competenze possedute o acquisite; l Collaborare con i servizi che seguono la famiglia nel post-adozione (legge 476/98), in particolar modo nei casi più complessi.

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