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Anno 30 - N° 6 - € 0,50

Giugno 2011

Direzione, Redazione e Amministrazione: Via A. Airoldi, 9 - LECCO - Tel. 0341 364685 - Fax 031 860311 - E-mail: ilpuntostampa@fastwebmail.it - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Lecco

Intervista a Daniele Riva, Presidente di Confartigianato Imprese Lecco

Artigiani, c’è voglia di reagire Daniele Riva, 50 anni, titolare di un’impresa lecchese di carpenteria metallica, è stato eletto alla presidenza di Confartigianato Imprese Lecco lo scorso febbraio, dopo un impegno pluriennale nel Comitato di presidenza e alla guida della categoria dei Fabbri Carpentieri. Presidente Riva, quali sono i punti chiave del suo programma di lavoro all’indomani della sua elezione alla guida di Confartigianato Imprese Lecco? Innanzitutto vi sarà una sempre maggior attenzione alle istanze dei nostri oltre 4.500 associati, la metà di tutte le imprese artigiane lecchesi. Ci impegneremo ancor di più nel raccogliere le sollecitazioni che riceviamo dalla base, dando voce alle esigenze delle diverse categorie. Fra le questioni al centro del nostro interesse, specialmente in questa delicata fase congiunturale, vi è l’attività sindacale a tutela delle imprese artigiane, un motivo in cui affondiamo le nostre profonde radici, ma spesso poco conosciuto dagli imprenditori. L’esempio di Rete Imprese Italia, che attualmente vede il nostro presidente nazionale Guerrini impegnato al vertice, sta dimostrando quanto sia vantaggioso confrontarsi unitariamente, facendo gruppo rispetto al Governo, alle parti sociali, alle banche, agli istituti previdenziali. La stessa logica vale a livello locale, e infatti la presenza dei delegati di Confartigianato Imprese Lecco all’interno dei vari organismi del territorio è capillare: in Camera di Commercio, nei tavoli di lavoro istituiti dalle Amministrazioni pubbliche, dall’INPS, dall’INAIL, dall’Agenzia delle Entrate, nell’Ente Bilaterale dell’Artigianato e nelle sue articolazioni provinciali e regionali. Cercando di condensare i punti più significativi del lavoro che ci attende, penso poi alla formazione, tema sul quale siamo e saremo sempre in prima linea, e agli interventi nel settore dell’istruzione professionale e tecnica. Potenzieremo gli sforzi nel campo della competitività e dell’internazionalizzazione, così come nelle azioni a favore dell’aggregazione tra imprese, sulla scia degli incoraggianti risultati ottenuti dalle esperienze dei gruppi che, all’interno dell’Associazione, hanno sviluppato un percorso che le ha portate lontano. Vorrei poi stimolare un’attenzione specifica al mondo

del sociale, aiutando progetti che non si limitino a semplici sovvenzioni da parte dell’Associazione, ma riescano a sfruttare il potenziale delle nostre professionalità, mettendole al servizio di coloro che necessitano di aiuto. Tra le priorità dell’azione di Confartigianato, ha prima accennato alle battaglie sindacali a tutela delle piccole imprese. Quali sono le urgenze che affronterete nei prossimi mesi?

Ci attende una stagione caratterizzata da grandi mutamenti, ma anche dal riproporsi di vecchie questioni che saremo costretti a fronteggiare per rivendicare il diritto a lavorare in un contesto che favorisca la produttività delle nostre imprese. Insisteremo con la richiesta di misure di detassazione, di riforme che garantiscano una reale liberalizzazione, di azioni per ridurre il peso

della burocrazia. L’Ufficio studi di Confartigianato ha calcolato che occorrono 285 ore-lavoro solo per pagare tasse e imposte, in pratica quasi due mesi lavorando otto ore al giorno! Inoltre, si è allargato ancora di più il divario tra la pressione fiscale in Italia e quella del resto d’Europa: nel 2005 era dello 0,2% al di sotto della media dell’area euro, nel 2009 la superava del 4,1%. La semplificazione burocratica, per noi, significa uno Stato “leggero” che si fida dei cittadini e libera gli imprenditori da vincoli ed adempimenti che costano oltre 20 miliardi l’anno. Semplificazione significa analizzare preventivamente l’impatto delle norme sulle imprese e applicare criteri di proporzionalità e gradualità in base alla dimensione d’impresa e al settore di attività quando si introducono nuovi obblighi. Altra nota dolente, i costi. Le imprese continuano a pagare i costi più alti d’Europa, ad esempio, per energia, assicurazioni, smaltimento rifiuti. Le imprese lombarde pagano l’energia elettrica 1.459 milioni di euro in più rispetto ai competitor europei e questo si traduce per ogni impresa in un maggior costo di 1.620 euro. È stata stilata anche una statistica dei tempi della giustizia civile: a Lecco occorrono 1296 giorni per concludere un procedimento, cioè tre anni e mezzo, con enorme spreco di tempo e denaro. Tutto ciò con le conseguenze che tutti noi non solo immaginiamo, ma viviamo direttamente sulla nostra pelle di imprenditori. Pensa che il federalismo potrà rappresentare un’opportunità per risolvere questi problemi? Continueremo a guardare con attenzione al federalismo fiscale, ma avvertiamo sempre più forte il rischio che i principi della riforma vengano travolti dalla loro attuazione, generando ancora maggiore complessità nella gestione dei tributi e un ulteriore aumento delle tasse. Lo abbiamo denunciato quando abbiamo criticato la reintroduzione della tassa di soggiorno e il meccanismo dell’IMU, l’imposta municipale che avrebbe tutte le caratteristiche di una patrimoniale e che, se venisse confermata, colpirebbe segue a pagina 2


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Intervista a Daniele Riva, Presidente di Confartigianato Imprese Lecco

Artigiani, c’è voglia di reagire essenzialmente le imprese. Dai calcoli effettuati da Confartigianato Lombardia, emerge che il passaggio dall’ICI all’ipotesi di IMU sugli immobili delle imprese determinerebbe nella provincia di Lecco un incremento delle imposte del 22%. Ci auguriamo che il federalismo possa concretizzarsi nella sua forma migliore, attraverso una responsabilizzazione di tutti i livelli locali e il superamento dei costi storici, razionalizzando e rendendo trasparente l’attività amministrativa. Qual è lo stato di salute attuale dell’artigianato lecchese e quali sono i problemi più urgenti da affrontare? La recessione ha determinato una diminuzione del numero di imprese artigiane, ma non così drammatico come si temeva, a riprova dell’ostinazione e dello spirito combattivo del piccolo imprenditore. A fronte di una flessione nazionale dell’1,4%, Lecco registra un calo dell’ 1,2%, nella quantità di imprese attive. Ovviamente il dato è più consistente se si esamina il settore manifatturiero, dove la contrazione ha toccato il 3,4%. Al contrario, il comparto dei servizi nella nostra provincia ha mantenuto performances positive, con un +0,4%. Dalle recenti indagini del nostro Osservatorio regionale risulta anche che, fra tutte le regioni italiane, la Lombardia ha registrato

nel corso della crisi il maggior calo del PIL e il più alto numero di ore autorizzate di Cassa Integrazione nell’artigianato. Lecco, insieme a Como e Varese, è una delle tre pro-

guardare un patrimonio umano prezioso per le nostre imprese. Con grande soddisfazione, posso affermare che non è stato intaccato il numero di dipendenti nelle La sede centrale di Confartigianato Imprese Lecco, in via Galilei

vince dove la caduta del PIL è apparsa più preoccupante, toccando il 10% nel biennio 2008-2009. Pur in condizioni ancora difficili, c’è comunque voglia di risollevarsi e guardare avanti. Lo dimostra anche il fatto che nel corso del 2010 una impresa artigiana su tre ha realizzato investimenti. Un altro dato incoraggiante è che, nonostante la crisi, nell’artigianato è rimasto sostanzialmente invariato il bilancio dell’occupazione, anche grazie al consistente ricorso alla cassa integrazione in deroga che ha permesso di non perdere posti di lavoro e salva-

aziende artigiane lecchesi, che danno lavoro a circa 12.500 persone, fra cui moltissimi giovani. Riguardo alle criticità, è proprio ai giovani che guardiamo con particolare preoccupazione. I giovani sono vittime di un modello educativo che crea aspettative impossibili, senza confrontarsi con il mercato. E allora, cosa aspettiamo per investire sulle nuove generazioni? Impariamo ad insegnare ai ragazzi che nell’impresa c’è un futuro gratificante, facciamo dialogare il sistema della formazione e il mondo del lavoro. La scuola deve ritrovare la capacità di capire talenti e attitudini, assumendosi la responsabilità di orientarli. Siamo convinti che il lavoro vada rilanciato attraverso la stabilizzazione e il rafforzamento delle misure di detassazione del salario variabile che premiano la maggiore produttività, attraverso incentivi fiscali e normativi per chi assume, attraverso la promozione delle forme di partecipazione dei lavoratori come la bilateralità. La buona occupazione, infine, inizia da una buona formazione. Va dunque affrontata con urgenza la questione del mantenimento del livello di competenze di imprese e lavoratori. Ecco allora la necessità di valorizzare il contratto a contenuto formativo per eccellenza:

l’apprendistato. Come vede il futuro? Nonostante tutto, riusciremo a superare anche questo difficile momento? Economisti, politici e sociologi stanno rompendosi la testa ogni giorno per cercare di rispondere a questi interrogativi. Per capire qualcosa di più, credo sia importante guardare al di là delle nostre frontiere, rendendoci conto che i problemi non sono solo nostri. Quasi ovunque la produzione ha smesso di scendere, ma finora nessun Paese ha ancora recuperato i livelli pre-crisi. Anche nelle altre nazioni europee la disoccupazione è aumentata e le finanze pubbliche sono precarie, mentre l’assetto del mondo risulta in rapido cambiamento a favore dei Paesi emergenti. Per fortuna, in Italia nessuna di queste condizioni dà luogo a pericoli immediati di tracollo, in quanto il gigantesco debito pubblico è quasi stazionario da molti anni e il deficit si mantiene entro i limiti convenuti con i partner europei. Inoltre, le nostre imprese vivono nel territorio e “del” territorio: ne sono la forza e contemporaneamente ne traggono forza, come è dimostrato, ad esempio, dal fenomeno dei distretti produttivi, elemento di straordinaria fecondità per l’Italia. L’importante è non dimenticare che alla base delle nostre fasi di sviluppo c’è sempre stato il fattore lavoro, in tutte le sue forme: è questa unica arma vincente dei processi di crescita economica. Siamo un Paese carente di materie prime, afflitto da profondi divari tra Nord e Sud, che per crescere di statura nel contesto mondiale può contare solo sull’impegno alacre e assiduo di imprenditori che danno vita a progetti e idee di valore, investendo sul futuro. Di fronte alle sfide del mercato globale, la nostra sorte dipende dall’operosità e dalle capacità creative della base produttiva, dalla determinazione nel perseguire gli obiettivi, dalla voglia di lottare e competere. Noi, da parte nostra, ce la stiamo mettendo tutta.

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Quando è il momento di farsi sostenere Per la cura delle persone anziane - Residenza Sanitaria Assistenziale - Nucleo Alzheimer - Centro Diurno Integrato - Assistenza Domiciliare Integrata Gli Istituti offrono un servizio medico, infermieristico ed assistenziale continuativo nelle 24 ore, di riabilitazione e terapia occupazionale, di animazione con presenza attiva del volontariato in ampi spazi di socializzazione che si aprono su un rigoglioso parco secolare.

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LECCO • via Airoldi e Muzzi, 2 • tel. 0341 497172 • fax 0341 250354 • info@airoldiemuzzi.it Gli Istituti svolgono la propria attività anche grazie all’opera di volontariato e alle donazioni di chi con generosità ne sostiene il passo. Aiutare le persone anziane è un dovere civile che, fatto con amore e professionalità, diventa un bene sociale.


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Le cerimonie della beatificazione


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Aderiscono già 12 Associazioni imprenditoriali, se ne aggiungeranno altre nove

Con Api Lecco nasce la Fondazione per l’Impresa e l’Industria manifatturiera Bonaiti: “L’obiettivo è quello di difendere e valorizzare il sistema economico basato sulla manifattura e la Piccola e Media Impresa” C’è anche l’Api di Lecco tra gli enti che hanno dato vita, lo scorso 2 maggio, alla Fondazione per l’Impresa e l’Industria manifatturiera. E’ questo il nome del nuovo soggetto nato per volontà di 12 Associazioni della Lombardia, Emilia Romagna e Veneto, in rappresentanza di 12mila aziende e oltre 250mila addetti. In particolare le Associazioni aderenti, oltre a Lecco, sono Bergamo, Como, Cremona, Mantova e Varese; per l’Emilia Romagna Modena e Reggio Emilia; per il Veneto Padova, Venezia, Verona e Vicenza. “L’iniziativa è nata da un cospicuo numero di Associazioni territoriali aderenti alla Confapi che vogliono difendere e valorizzare il

nostro sistema economico, basato sulla manifattura e sulla Piccola e Media Impresa, divulgando e diffondendo la cultura del tessuto industriale. Un sistema, questo,

che ha permesso a un Paese come il nostro, con forti limiti endogeni e strutturali, di diventare una delle economie più forti del pianeta – ha illustrato il Presidente del-

l’Api di Lecco, Riccardo Bonaiti - Proprio per questo motivo la Fondazione dialogherà con tutti e a tutti i livelli: classe politica, associazionismo, sindacati e mondo bancario in modo da aumentare la competitività del manifatturiero italiano”. Tra gli obiettivi della Fondazione vi è anche quello di promuovere lo studio e la ricerca per la conservazione e lo sviluppo dell’Impresa, promuovendo corsi formativi volti all’innovazione e favorendo l’ingresso di profili professionali specializzati nel mondo delle Pmi tramite progetti appositamente dedicati. Verranno inoltre attivati percorsi di ricerca e di consulenza verso il mondo delle industrie

che favoriscano il miglioramento strategico ed operativo degli operatori pubblici e privati. La Fondazione è pronta ad aggregare anche altri soggetti che ne condividono gli scopi. Nei prossimi mesi infatti altre 6 Associazioni provinciali e 3 Federazioni regionali entreranno a far parte della neonata Istituzione. A capo della Fondazione è Paolo Agnelli, Presidente di Apindustria Bergamo e Confapindustria Lombardia che, in merito alla nascita dell’iniziativa ha ribadito come: “tutti parlano e invocano, soprattutto a livello nazionale, più attenzione e più risorse per la manifattura italiana, ma pochi sono quelli che davvero poi s’impegnano e sanno cosa fanno”.

Un fallimento per la giornata di prova dell’11 maggio scorso

Confapi scrive al Governo: “Sospendete il Sistri” Il 90% delle aziende che hanno sperimentato il sistema ha trovato delle difficoltà Con una lettera al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e al Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, la Confapi (Confederazione della Piccola e Media industria che rappresenta 120mila Pmi) alza la voce sull’inefficienza del Sistri, il nuovo sistema per la tracciabilità dei rifiuti e ne chiede la sospensione. Lunedì 16 maggio, il Presidente della Confapi Paolo Galassi con i rappresentanti di Confindustria, Rete Imprese Italia e Alleanza delle Cooperative Italiane, ha sottoscritto una lettera relativa al fallimento della giornata di prova dell’11 maggio (battezzata Sistri Click day) nella quale le imprese sono state invitate ad utilizzare le procedure informatiche per le operazioni di gestione dei rifiuti. La lettera contesta un meccanismo che, nel giorno del test ufficiale, “ha dato un esito che difficilmente avrebbe potuto essere peggiore. Il 90% delle imprese ha denunciato disfunzioni di ogni genere: inutilizzabilità dei dispositivi informatici forniti dal Ministero dell’Ambiente, ore e ore di impossibilità di accedere al sistema, interruzioni nei collegamenti, procedure lunghissime”. Non manca ovviamente la condivisione, da parte di tutte le Associazioni, “dello

scopo per il quale è stato concepito il Sistri. Siamo convinti che servirà a combattere la criminalità organizzata in un settore critico e che potrà comportare la semplificazione della gestione, eliminando la documentazione cartacea. Dal prossimo 1 giugno, 360mila aziende non potranno infatti produrre, trasportare e smaltire i rifiuti se non utilizzando le nuove procedure informatiche, pena gravi e onerose sanzioni”. Ed è proprio con estrema preoccupazione che la Confapi guarda all’1 giugno, data di entrata in vigore del nuovo tracciamento digitale. Entro questo termine migliaia di imprese rischierebbero infatti di trovarsi nella situazione di non potersi tutelare pienamente nei confronti delle autorità di controllo per la corretta gestione dei rifiuti. Proposte concrete quelle chieste dalla Confapi. Il mondo delle imprese chiede al Presidente del Consiglio un incontro urgente a Palazzo Chigi e di “sospendere per il tempo necessario l’obbligatorietà del Sistri e di ripensare tutti insieme il sistema, tenendo conto delle segnalazioni dei malfunzionamenti e individuando soluzioni più efficaci”.

Consiglio Nazionale Giovani Imprenditori Confapi e festeggiamenti per il

20esimo anniversario di Fondazione del GGI lecchese

Lecco 1-2 luglio 2011


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Confindustria Lecco: lo scenario economico Si è conclusa nelle scorse settimane la nuova edizione dell’Osservatorio rapido congiunto di Confindustria Lecco e Confindustria Como per il mese di aprile 2011. Gli indicatori esaminati per le due province descrivono un quadro di generale stabilità, confermando quanto emerso nell’Osservatorio di febbraio e rivelando il persistere di alcune dinamiche positive legate all’andamento degli ordini e alla produzione. La domanda, trainata dagli ordini provenienti dall’estero, evidenzia performance positive; una dinamica simile è riscontrabile nell’attività produttiva che mostra un aumento dei livelli e un maggiore tasso di utilizzo della capacità disponibile. “Anche a livello lecchese i dati rilevati descrivono una situazione fondamentalmente stabile, che ricalca quella descritta a livello generale – commenta il Presidente di Confindustria Lecco, Giovanni Maggi -. Questo ci dice che anche se l’impatto della crisi è stato forte, molte delle nostre aziende sono già in corsa per la ripresa.” GLI ORDINI Per quanto riguarda le rilevazioni complessive, risulta positivo, anche se in contrazione, il gap tra giudizi di crescita e di riduzione. I dati registrano infatti un incremento degli ordini per il 30% del campione (il 32% a febbraio), stabilità per il 47% (era il 48% nella scorsa edizione) e una diminuzione per il restante 23% (il 20% in precedenza). Le differenze tra ordini nazionali e oltre confine divengono più marcate. La domanda interna conferma i livelli di febbraio, rivelando una sostanziale stabilità, indicata dal 56% del campione e confermata dai giudizi di crescita e diminuzione che si attestano entrambi al 22%. L’export mostra invece una fase positiva, con il 39% del campione (in crescita rispetto al 35% di febbraio) che descrive un aumento e solo il 18% (il 17% in precedenza) una riduzione. Nel restante 43% dei casi è invece indicata stabilità. Nel dettaglio lecchese circa un terzo del campione (31%) esprime un aumento degli ordini come a febbraio, contro il 20% che evidenzia una diminuzione dei livelli. Il 49% segnala un mantenimento rispetto ai dati di marzo. “Gli ordini provenienti dall’estero continuano a mostrare le performance migliori, sostenendo le vendite delle imprese del territorio – afferma il Direttore di Confindustria Lecco, Giulio Sirtori. Alla luce di questa considerazione è quindi ancora più importante il ruolo del servizio Business Point che abbiamo attivato proprio a sostegno dell’internazionalizzazione delle nostre imprese”. Secondo i dati rilevati, infatti, il 37% delle imprese lecchesi indica una crescita, il 45% stabilità mentre solo il 18% indica un rallentamento delle esportazioni. Sempre nella provincia di Lecco, la domanda nazionale rivela una dinamica più vivace rispetto ai mesi precedenti: il 58% conferma una stabilità dei livelli registrati a marzo ma cresce il divario tra chi esprime un aumento degli ordini (24%) e chi invece ritiene di subire una diminuzione (18%). LA PRODUZIONE A livello delle due province, anche sul fronte dell’attività produttiva i dati continuano a rivelare una stabilità, con indicatori in leggero aumento. Se, da un lato, il 58% delle imprese conferma i livelli di febbraio e il 28% rivela un aumento, dall’altro, si riducono i casi di diminuzione della produzione che passano dal 16% al 14%. In media, per l’intero campione considerato, la percentuale di saturazione della capacità produttiva raggiunge quota 76%, in aumento rispetto al dato di febbraio del 69%. Nella provincia di Lecco, sostenuta dalla domanda, la produzione registra un incremento. Se, da un lato, il 54% delle imprese

esprime un mantenimento dei livelli, ben il 31% (in crescita rispetto al 25% di marzo) comunica un aumento dell’attività. Il 15% invece rivela una riduzione. Complessivamente considerata, la percentuale di utilizzo degli impianti produttivi si attesta a quota 76%, in aumento rispetto a quanto rilevato nell’indagine di febbraio (73%). LE PREVISIONI Nelle previsioni per le prossime settimane, il giudizio predominante delle imprese dei due territori è la stabilità, indicata nel 61% dai casi. Il 28% delle imprese si aspetta ordini in crescita mentre solo l’11% teme una possibile riduzione. Nella prima

edizione dell’indagine rapida le previsioni di aumento e riduzione si erano attestate invece a 31% e 6%, esprimendo una maggior fiducia. In termini di orizzonte temporale di visibilità si riconferma il quadro già delineato a febbraio: il 58% del campione segnala una limitata visibilità, mentre per un terzo delle aziende le previsioni coprono alcuni mesi. I casi di aspettative superiori ad un quadrimestre interessano solo 8 imprese su 100. Per quanto riguarda il campione lecchese, le dinamiche positive sinora descritte paiono confermate anche dalle previsioni delle imprese per le prossime settimane: il 62% del campione attende stabilità, mentre le aziende che prevedono una crescita (oltre il 26%) superano quelle che prevedono una contrazione (12%). Sostanzialmente stabili anche per il lecchese i giudizi circa l’orizzonte di visibilità che ricalcano quelli generali. “È evidente che, con la riduzione dell’orizzonte temporale – commenta il Presidente Giovanni Maggi – il fattore tempo e la velocità di risposta sono sempre più asset indispensabili. Dalla loro le nostre aziende hanno certamente una flessibilità che in questo senso le rende competitive”. LA SOLVIBILITA’ A livello generale, in controtendenza rispetto a quanto rilevato nella precedente edizione, l’esame della solvibilità dei clienti delle aziende aderenti all’indagine mostra segnali di miglioramento. Per il 67% la situazione è stabile, o non presenta situazioni di criticità, mentre risultano in diminuzione i casi di clienti in ritardo con i pagamenti (scesi dal 30% di febbraio al 22%). “Anche nel lecchese - sottolinea il Direttore Giulio Sirtori - sul fronte degli insoluti i giudizi espressi dalle imprese delineano una condizione più favorevole. Risultano infatti in diminuzione i casi di insolvibilità, scesi dal 30% al 19%, mentre nel 68% la situazione è stabile e nel 13% in miglioramento”. LE MATERIE PRIME Le materie prime rappresentano la principale criticità rilevata nel corso dell’Indagine a livello delle due province e costituiscono un freno per la ripresa. In media, per tutte le categorie considerate (metalli, fibre e materie prime tessili, materie plastiche e chimiche, e altre), il 60% delle imprese rivela un incremento dei costi di approvvigionamento. Nel 65% dei casi, si è trattato

di un incremento sino al 10% dei prezzi, mentre nel 28% la crescita è stata più evidente (tra il 10% e il 25% e superiore). Oltre ai metalli, particolarmente penalizzate sono risultate le materie prime tessili, le materie plastiche e i prodotti energetici. “Nella provincia di Lecco, oltre il 58% del campione evidenzia un aumento dei prezzi che le imprese trasformatrici faticano a trasferire ai propri clienti – sottolinea Giovanni Maggi -. Questo risulta un fattore penalizzante a maggior ragione per un sistema produttivo come il nostro dove la maggior parte delle imprese sono appunto trasformatrici. Nel dettaglio, nel 70% dei casi di aumento il prezzo è cresciuto sino al 10% in più rispetto ai livelli di marzo. In aggiunta, per i metalli (ferrosi e non) e per le materie plastiche/chimiche l’approvvigionamento di alcune materie prime ha registrato aumenti sino al 25% rispetto ai prezzi di marzo”. I RAPPORTI CON GLI ISTITUTI DI CREDITO A livello di analisi congiunta, ma lo stesso scenario si configura anche nel lecchese, le imprese continuano a indicare situazioni di generale stabilità nei rapporti con gli istituti di credito. Il 78% del campione rivela il permanere delle condizioni precedentemente praticate e solo il 3% condizioni migliori. Poco meno di un’impresa su 5, per contro, esprime l’applicazione di condizioni meno vantaggiose rispetto a quanto praticato in precedenza. L’OCCUPAZIONE Anche sul versante occupazionale, e sempre per le rilevazioni delle due province, i giudizi delineano una fase di stabilità, non disattendendo le previsioni già segnalate a febbraio. L’81% delle imprese rivela un mantenimento dei livelli, confermato ulteriormente dai giudizi di crescita (10%) e contrazione occupazionale (9%) che tendono a bilanciarsi. Nella provincia di Lecco, l’andamento occupazionale conferma sostanzialmente il quadro generale positivo sinora descritto. Considerando il fenomeno occupazionale anche dal punto di vista della dinamica dell’utilizzo degli ammortizzatori sociali, a marzo 2011 il ricorso alla cassa integrazione ordinaria delle imprese di Confindustria Lecco, in termini di dipendenti mediamente coinvolti, si è ridotto del 58% rispetto ai livelli 2010, mentre l’utilizzo delle forme di CIGS, cassa in deroga e contratti di solidarietà risulta del 15% superiore al dato dello scorso anno. È opportuno specificare però che, nel corso del primo trimestre 2011, l’utilizzo di CIGS e forme assimilabili è diminuito del 10%, controbilanciando parzialmente l’incremento rispetto al 2010. Orientando il focus d’analisi ai dipendenti coinvolti “a zero ore”, il ricorso alla CIGO risulta del 76% inferiore ai livelli 2010 mentre le forme di CIGS, cassa in deroga e contratti di solidarietà sono cresciute dell’11%. “Le aspettative per i prossimi mesi si mantengono stazionarie e alimentano la fiducia degli imprenditori – commenta il Direttore Giulio Sirtori. Dobbiamo tuttavia sottolineare, purtroppo, che rimangono alcune situazioni di particolare criticità, esacerbate ovviamente dalla crisi, che determinano queste rilevazioni”. I SETTORI MERCEOLOGICI A livello generale, considerando i settori merceologici, è possibile distinguere tra le performance delle aziende metalmeccaniche e quelle degli altri settori. Per tutti prevale una sostanziale stabilità degli ordini, con una maggioranza di giudizi indicanti un aumento per le aziende di settori diversi dal metalmeccanico (34.1% contro il 26.7). Un dato rilevante riguarda la domanda dall’estero, dove si nota una differenza per le aziende metalmeccaniche che, con il 27.8% di giudizi volti all’aumento, sono ben al di sotto della media generale (attestata al

39%) e lontane dalle aziende degli altri settori (58.1%). Le aziende metalmeccaniche segnalano un’attività produttiva in aumento nel 32.8% dei casi, oltre dieci punti percentuali sopra il dato registrato dalle imprese degli altri settori (21.7%), e una saturazione degli impianti del 78.2% (71.8% per gli altri settori). Permane invece per tutti una stabilità rispetto la previsione della domanda. Il 53.3% del campione delle aziende metalmeccaniche segnala giudizi di crescita nell’andamento dei prezzi delle materie prime, contro il 70% circa delle aziende degli altri settori. In questo caso va però sottolineato il fatto che le aziende metalmeccaniche avevano accusato un pesante aumento dei prezzi delle materie prime già nei mesi precedenti. Le aziende degli altri settori presentano una situazione a livello occupazionale meno rassicurante rispetto al settore metalmeccanico (15.6% le previsioni tendenti al ribasso contro il 4.4% di crescita), in cui i giudizi volti al ribasso (16.1%) sono bilanciati per lo più da giudizi che esprimono una crescita (11.3%). “Il territorio lecchese, fortemente caratterizzato dalla presenza di aziende del metalmeccanico – conclude il presidente Giovanni Maggi – rispecchia la situazione che si evince a livello dell’analisi congiunta. Uno scenario che ci fa ben sperare per il futuro, per il quale possiamo immaginare un recupero dei livelli pre-crisi non troppo lontano. Per questo stiamo pensando non solo a iniziative per agganciare la ripresa ma anche a progetti per favorire lo sviluppo nel mediolungo periodo”.

UN RAPPRESENTANTE DEL GRUPPO GIOVANI IMPRENDITORI DI CONFINDUSTRIA LECCO NEL CONSIGLIO CENTRALE DEL GRUPPO Il Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Lecco, guidato dal Presidente Mario Goretti, conquista un posto nel Consiglio Centrale del Gruppo con l’elezione di Elena Maria Carla Torri. Lo scorso 29 aprile il Consiglio Nazionale dei Giovani Imprenditori ha infatti eletto il nuovo Presidente Jacopo Morelli, i Vicepresidenti e il Consiglio Centrale del quale fa parte anche il past-president del Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Lecco. Classe 1977, Amministratore delegato della ICMA di Mandello del Lario Elena Maria Carla Torri è membro di Giunta di Confindustria Lecco e ha guidato il Gruppo Giovani Imprenditori dell’Associazione dal 2006 al 2010. “Siamo molto soddisfatti di questa elezione – commenta il Presidente del Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Lecco, Mario Goretti – grazie alla quale potremo fare sentire la nostra voce anche a livello nazionale.” “Troppe volte abbiamo assistito, sia a livello locale che nazionale, al dissolversi di opportunità di sviluppo perché mancavano le condizioni favorevoli allo sviluppo delle imprese - ha affermato Elena Maria Carla Torri - Il mondo in cui operiamo cambia e va avanti anche senza di noi. Se vogliamo continuare ad essere competitivi dobbiamo essere attivi, modernizzare, ad esempio, le nostre infrastrutture. Sono onorata di poter partecipare ai lavori del Consiglio Centrale, in rappresentanza del GGI di Lecco, affinché anche l’imprenditoria giovane lecchese possa portare il proprio contributo alla modernizzazione del Paese”.


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La protesta di Confartigianato Imprese Lecco contro il nuovo sistema di gestione dei rifiuti

No al SISTRI: costoso e burocratico Ci hanno provato anche gli artigiani lecchesi a collegarsi al nuovo sistema di tracciabilità informatica dello smaltimento dei rifiuti - il cosiddetto “Sistri” - per il “click day” telematico dello scorso 11 maggio, ma solo dopo qualche minuto il sistema è andato in tilt, confermando ancora una volta di non essere in grado di funzionare e inc re m e n t a n d o la rabbia delle imprese artigiane. Lo denuncia Confartigia-

nato Imprese Lecco, portando alla ribalta una situazione incandescente: “Non serviva il click day informatico per capire che il Sistri non funzionava - afferma il direttore Paolo Galbiati (nella foto) - Ma abbiamo partecipato ugualmente per far comprendere al Governo che davvero questo meccanismo non funziona. Non è possibile che dopo aver pagato quasi 200 milioni di euro in due anni per nulla, dal 1° di giugno prossimo, i nostri colleghi rischino sanzioni am-

ministrative e penali che risulterebbero una beffa”. Confartigianato invita comunque gli associati a versare il contributo 2011 per evitare ulteriori problemi, ma nel contempo avvierà una battaglia per ottenere la restituzione di quanto versato ingiustamente nel 2010, chiedendo che queste risorse siano utilizzate quantomeno

Cena del falegname Location diversa e particolarmente originale quest’anno, per la tradizionale Cena del Falegname organizzata dalla categoria Legno Arredo. Quaranta artigiani del settore legno e del comparto edile si sono ritrovati lo scorso 4 maggio al Centro Formazione Professionale “Aldo Moro”, a tavola con alunni e professori. Con la scelta di ambientare il simpatico incontro conviviale nella cornice della scuola di Valmadrera, si è voluto creare un legame ancora più stretto tra gli imprenditori, i ragazzi dell’indirizzo di falegnameria e i loro insegnanti. Ricordiamo che la nostra Associazione lavora a diretto contatto con l’Aldo Moro”, sia per la definizione dei programmi didattici, sia per l’attuazione degli stage formativi nelle imprese. Da sottolineare che le gustose portate della cena sono state preparate e servite dagli alunni del corso di operatore alimentare, con grande soddisfazione di tutti i partecipanti. Sono intervenuti alla cena il presidente di categoria Guido Villa, il presidente di Confartigianato Imprese Lecco Daniele Riva, il direttore Paolo Galbiati, il vicepresidente Francesco Rotta, il past president Arnaldo Redaelli e il responsabile del Gruppo Scuola Walter Cortiana. Nella foto, il presidente Riva e il direttore Galbiati con Nicola Perego e Marco Arrigoni, presidente e direttore del CFP Aldo Moro

per coprire la rata del 2011. Confartigianato aveva più volte fortemente criticato il provvedimento, per la farraginosità e complessità delle procedure, per il mancato funzionamento del sistema – peraltro non tarato sulla piccola impresa - e per l’incomprensibile sproporzione delle sanzioni rispetto alle violazioni.

Ad esempio, un barbiere che si iscrive in ritardo al Sistri oppure non versa nei termini il contributo, rischia per pochi grammi di lamette una sanzione fino a 93mila euro. Insomma, un provvedimento inapplicabile, costoso e fortemente burocratico, non certo pensato a misura delle imprese artigiane.

Fisco, ora è un po’ più facile

21 giugno, convegno sulla Bilateralità

Le misure introdotte dal cosiddetto “decreto Sviluppo” rappresentano un primo frutto del lavoro congiunto tra R.E TE. Imprese Italia – di cui fa parte Confartigianato - e Agenzia delle entrate, teso a semplificare il quadro degli adempimenti tributari. Si segnala, in particolare, che fra le misure introdotte e sollecitate da Confartigianato, è stata accolto l’innalzamento dei limiti per la tenuta della contabilità semplificata, come pure la non necessità di calcolo di ratei e risconti in relazione a fatture concernenti contratti a corrispettivi periodici di importo non superiore a 1.000 euro. Altra significativa modifica concerne l’inibizione dell’esecutività degli avvisi di accertamento, per un periodo non superiore a 120 giorni, nell’ipotesi in cui il contribuente abbia presentato istanza di sospensione giudiziale. Sarà inoltre abolita la comunicazione preventiva all’Agenzia delle Entrate per usufruire della detrazione del 36% per interventi di ristrutturazione edilizia, così come sarà abolito anche l’obbligo di indicazione in fattura del costo della manodopera per gli stessi interventi. Sarà infine riproposta la rivalutazione di terreni edificabili e partecipazioni.

Martedì 21 giugno alle ore 10, nella sala Arancio della Camera di Commercio di Lecco si terrà il convegno “La Nuova Bilateralità dell’Artigianato Lombardo. L’iniziativa si propone di presentare a imprenditori e consulenti le nuove provvidenze di ELBA (Ente Lombardo Bilaterale dell’Artigianato) e le modalità di accesso al sistema bilaterale dell’artigianato lombardo, che fornisce tutela, servizi e opportunità sia alle imprese, sia al loro personale. Ricordiamo che, a partire dal 1° dicembre 2010, tutte le imprese iscritte all’Albo delle Imprese Artigiane o che applicano i CCNL dell’Artigianato sono tenute ad aderire alla bilateralità e dovranno versare mensilmente a ELBA il relativo contributo, così come abbiamo spiegato sull’Artigianato Lecchese n. 1 del 2011. Per far conoscere i vantaggi previsti dall’ELBA, è disponibile sull’Artigianato Lecchese n. 3 del 2011 una tabella aggiornata delle provvidenze a disposizione. Entrambi i numeri sono disponibili online sul sito www.artigiani.lecco.it Per informazioni e iscrizioni rivolgersi alla segreteria ELBA (ebalecco@artigiani. lecco.it - tel. 0341/495134), oppure al referente dell’associazione, Paolo Grieco (pgrieco@artigiani.lecco.it - tel 0341/250200)


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