S&C, Editing snc, luglio 2014, n.49, Poste Italiane SPA, Sped. in Abb. Post. DL 353/2003 (Conv. in L. 27/02/04 art.1 Comma 1. DCB Forlì n. 67/2009
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Rivista Trimestrale N. 49 - Lug./Ago./Sett. 2014 - € 6,90
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INDICE l Mente e Materia I poteri naturali della mente Intervista a R. Sheldrake 4 di Elsa Masetti Quando la mente plasma la materia 11 La redazione La mente supera la medicina Marianna Gualazzi 15 La vibrante energia del pensiero Carmen Di Muro 20 Cuore, mente, coscienza e sè Ulisse Di Corpo e Antonella Vannini 24 lL a vera origine
delle malattie In cerca del Tutto Laura Pieroni
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Nel nome del padre e della madre Valerio Pignatta 32 Disclaimer
La guarigione secondo Alejandro Jodorowsky Elsa Masetti 40 Accedi al campo quantico familiare Vincenzo Primitivo 44 lA limentazione e
Salute
Perché stai mangiando? Michele Riefoli 50 lB enessere
Femminile
Quando un bambino non arriva 58 Laura Gabrielli l Medicina Non Convenzionale
L’acqua che ossigena il corpo Alessandro Bertolissi 62
l Scienza e Fisica quantistica
La materia oscura: palese illusione od oscura verità? Luigi Maxmilian
Questa rivista ha solo uno scopo informativo e non intende in alcun modo fornire consigli medici o terapeutici. Ogni decisione relativa allʼinizio/cessazione/modifica nellʼassunzione di preparati farmaceutici, integratori o altri trattamenti devʼessere presa solo dopo consiglio del proprio medico curante o di medici di fiducia abilitati allʼesercizio di questa professione. Né gli Autori degli articoli né lʼEditore rispondono di eventuali problemi causati dal fatto di non aver seguito questa raccomandazione.
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Cesena (FC)
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Stampa Lineagrafica, Città di Castello Distribuzione in edicola ME.PE. (Milano) Hanno collaborato a questo numero: Elsa Masetti Carmen Di Muro Ulisse Di Corpo Antonella Vannini Laura Pieroni Valerio Pignatta Vincenzo Primitivo Michele Riefoli Laura Gabrielli Alessandro Bertolissi Luigi Maxmilian Caligiuri Autoriz. Trib. Forlì N. 21 dell’8 luglio 2002 Numero 49 - Luglio/Settembre 2014 III° trimestre 2014
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Editoriale
Oltre la materia:
le connessioni fra corpo e mente Quello che oggi siamo viene dai nostri pensieri di ieri e i nostri pensieri di oggi determinano ciò che saremo domani: tutta la nostra vita dipende da concezioni della nostra mente. Dhammapada – libro Buddhista
È
stato emozionante per tutta le redazione progettare e, ora, vedere ultimato questo numero di Scienza e Conoscenza sul potere della mente. Emozionante e illuminante, perchè offre la possibilità a chi legge di poter scegliere una vita diversa e migliore. Tutto diventa ancora più interessante se penso che il fondamento delle nuove scoperte è spesso la semplice ripetizione di assunti delle più antiche filosofie e tradizioni, come dimostra la citazione di apertura. Se, come dimostrato ampiamente dagli articoli di questo numero, la nostra mente può farci ammalare e guarire, se il nostro vissuto fatto di memorie personali e conflitti genealogici guida gli eventi della nostra vita, le nostre emozioni hanno ripercussioni dirette su tutte le nostre cellule, se la coscienza risiede nel Cuore e non nel cervello come molti pensano, allora credo sia il momento di fermarci a riflettere. È il momento di fermarci per prestare attenzione alla nostra Mente, che è molto più di quello che sappiamo! Capire che la mente non è semplicemente l’attività svolta dal cervello ma è “mente estesa” (come la definisce Sheldrake) in grado di influenzare anche la materia, può rendere più semplice la comprensione di fenomeni spesso considerati estremi, come la telepatia, la precognizione, le sincronicità. Attraverso esperimenti, condotti in tutto il mondo da diversi ricercatori, è stato provato che l’intenzione può modificare la realtà e può agire sulle persone anche a distanza di chilometri. Cosa significa questo? Significa che stiamo andando molto oltre il conosciuto e che le scoperte delle nuove scienze
(da molti considerate eretiche o ridicole) stanno lentamente e inesorabilmente tracciando la strada per un nuovo futuro, sia della scienza che della medicina. Mentre la scienza classica ci studia come enti separati dal nostro contesto di vita e ci seziona in organi apparentemente a sé stanti, la nuova biologia, branche della medicina non convenzionale e la fisica quantistica ci dicono che non esiste separazione ma un’unica realtà fatta di energia che comprende tutti e tutto. Noi stessi siamo composti della stessa energia vibrazionale che compone l’Universo, o per dirla con le parole di Carmen di Muro «siamo della stessa composizione vibrazionale di tutto il creato, pur percependo al contrario la realtà fisica come concreta». Appurato che i nostri pensieri sono energia vibrante che ci da forma e ci plasma, che la malattia è il riflesso biologico che scaturisce dal contesto psico-sociale, che esiste un campo quantico in cui tutto è immerso e che collega ogni cosa, non mi resta che concludere augurandomi che gli articoli che seguono possano aprirvi nuove prospettive, così come ne hanno aperte a noi. Vi lascio con questa bellissima citazione di Jodorowsky che ritroverete in seguito nel suo articolo: «Dobbiamo pensare che non siamo una generazione ma varie generazioni, non siamo individui, siamo umanità... Dobbiamo capire che l’altro esiste e che quello che dai lo dai e basta». Romina Alessandri
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I poteri naturali della
mente
La telepatia, la precognizione, la sensazione di essere osservati, la psicocinesi, l’influenza della mente sulla materia non sono fenomeni paranormali, ma attributi naturali della nostra mente: parola di Rupert Sheldrake 4
Elsa Masetti
Quando la mente plasma la materia Il rapporto mente-materia negli esperimenti sull’intenzione di Lynne McTaggart
La Redazione
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ra il 2006 quando Lynne McTaggart mise in piedi il suo primo esperimento sull’intenzione, coadiuvata dal grande biosifico tedesco Fritz Albert Popp, lo scopritore dei biofotoni: si trattava di un gruppo di volontari a Londra che dovevano meditare su un alga, l’Acetabularia, un organismo assolutamente semplice che era stato scelto da Popp quale candidato ideale per l’esperimento, che si trovava in Germania nei laboratori di Popp. «Lavorare con l’Acetabularia - scrive Lynne nel libro La scienza dell’intenzione – consentiva di essere meravigliati testimoni della complessa morfologia della vita nella totalità di un unica cellula, abbastanza grande da essere visibile a occhio nudo. (...) Usare l’Acetabularia come soggetto del test sarebbe stato analogo a collaudare un’automobile fatta di un’unica parte mobile, il che eliminava tutte le variabili proprie di una cosa vivente, con un inimmaginabile numero di processi chimici ed energetici in corso in ogni istante. (...) Durante il nostro primo esperimento di intenzione, Popp voleva esaminare l’alterazione della tenue luce emessa dalle alghe, infinitamente più flebile del tasso di crescita cellulare. Genericamente parlando, un aumento di fotoni indica che una forma vitale è sottoposta a stress, mentre una diminuzione indica che la sua salute è migliorata». All’analisi dei dati prodotti dall’esperimento (la sua descrizione dettagliata si trova alle pagine 273 e seguenti del libro sopra citato) venne fuori che il piccolo sforzo di meditazione aveva creato un imponente effetto di guarigione, una significativa diminuzione di luce vivente. E non soltanto: l’effetto prodotto da una distanza così grande risultò simile all’effetto esercitato da un guaritore esperto nella stessa stanza. L’intenzione del gruppo di meditatori aveva creato la stessa luce di un guaritore.
Il primo esperimento di intenzione per guarire un essere umano
Pioniera in esperimenti di questo tipo, Lynne ha dedicato gli ultimi dieci anni della sua vita a porsi domande che la maggior parte della comunità scientifica ufficiale ritiene ridicole, ma un numero sempre crescente di ricercatori privi di pregiudizi e di ampie vedute vede come fondamentali: possono i nostri pensieri modificare le cose? L’effetto trasformativo di questi pensieri è tanto maggiore quanto più numerose sono le persone che li stanno pensando? Il potere di
Almeno quaranta scienziati di punta, in centri di ricerca accademici in tutto il mondo, hanno dimostrato che un trasferimento di informazioni ostante ha luogo tra tutto ciò che vive
questi pensieri è tale da poter guarire un altra persona o addirittura il mondo? Per rispondere a queste domande, l’intraprendente conferenziera e scrittrice ha prima studiato tutte le ricerche disponibili sul rapporto mente materia (nel suo libro sulla scienza dell’intenzione i nomi di Popp, Tiller, Emoto, Radin, Sheldrake risuonano ad ogni pagina), poi ha messo insieme un gruppo di fisici, biologi, psicologi, neuroscienziati ed esperti di statistica delle più prestigiose università internazionali e diverse centinaia di persone che la seguono in tutto il mondo (i suoi lettori, coloro che la seguono sul sito e alle conferenze), per mettere in piedi il più grande esperimento mente-materia mai realizzato nella storia. Il 26 aprile 2014 è stato condotto l’esperimento che si è svolto in questo modo: Lynne ha lavorato con il dottor Fannin psicologo e neuroscienziato che ha dedi- 11
La mente supera
ObesitĂ : quali rischi?
la medicina
La dottoressa Lissa Rankin dimostra scientificamente come le relazioni che coltiviamo, il lavoro che facciamo, il modo in cui esprimiamo la nostra creativitĂ e viviamo la nostra sessualitĂ hanno un enorme impatto sulla nostra salute Marianna Gualazzi
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La vibrante energia
del pensiero
Carmen Di Muro
Si possono davvero sentire i pensieri insito in ogni essere umano? Dall’energia vibrante, di tutti siamo composti e di cui è composto tutto il degli altri? Si può andare oltre quel- cui reale che ci circonda. Dal pensiero. Da qualcosa che la barriera sensoriale che ci separa non si coglie nella sua materialità, ma che ci permette dall’ambiente e dalla realtà? Possiamo di strutturare, in virtù della sua carica, la realtà a nostra cogliere il mondo attraverso i soli immagine e somiglianza. apparati sensoriali o in noi c’è un potere molto più grande di cui siamo Oltre la materia Noi esseri umani siamo abituati a rapportarci alla realtà completamente ignari?
D
a sempre si crede che le dinamiche insite nel pensiero umano possano essere spiegate esclusivamente dalle varie discipline specialistiche che si dedicano all’analisi e alla conoscenza dei suoi processi e delle sue attività specifiche. Ma seppure le attuali scienze cognitive – neurofisiologia, neuroscienze, psicologia, intelligenza artificiale, linguistica cognitiva e filosofia della mente – hanno fatto passi da gigante, ancora molto buio regna in merito all’enorme potenziale mentale, trasformativo e agente, racchiuso all’interno di ogni individualità. In noi risiede un potere straordinario che va oltre la barriera del nostro corpo fisico, che si spinge nella complessità della nostra essenza profonda, laddove la materia cede il posto a quella che può essere definita non materia. Ma in che senso tutto questo? Da dove 20 parte e da dove proviene questo straordinario potere
e al mondo circostante con l’occhio della pura materialità, in quanto la civiltà dei consumi ha abolito la percezione e la decodifica cosciente di ogni tipo di sapere sottile, per concentrarsi esclusivamente su ciò che si può vedere e toccare. Così, il più delle volte, non siamo consapevoli degli scambi energetici che avvengono tra noi e il mondo esterno. La nostra attenzione, rivolta alla concretezza delle cose, ci fa perdere di vista l’esistenza di altre informazioni. Anche la scienza ci guarda e ci studia come enti singoli, sciolti dal nostro contesto di vita e di appartenenza. Separazione, dualità, è tutt’ora il modus operandi che orienta la ricerca e lo studio dell’uomo, in quanto le nostre straordinarie potenzialità sono sempre state colte e ridotte in un assurdo meccanicismo. Tutto è contenuto in noi e noi non siamo separati dal mondo fisico che ci circonda, ma siamo inseriti in un’unità spazio-temporale, in un campo energetico organizzato che “inventa” la materia.
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Cuore, Mente,
Coscienza e Sé Secondo il modello supercausale della coscienza e della mente dobbiamo valorizzare le intuizioni e i vissuti interiori del cuore come guida per il nostro agire
Ulisse Di Corpo e Antonella Vannini
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a famosa equazione energia/massa (E=mc2), oggi associata al nome di Albert Einstein, era stata in realtà già pubblicata dall’inglese Oliver Heaviside nel 1890, dal francese Henri Poincaré nel 1900, e dall’italiano Olinto De Pretto nel 1903. Il merito di Einstein fu di averla generalizzata a tutti i sistemi di riferimento, aggiungendo ad essa il momento (p), ossia la quantità di moto, e trasformandola in un’equazione quadratica che ha sempre due soluzioni: una a segno positivo (+E), che descrive energia che diverge da una causa passata, e una a segno negativo (-E), che descrive energia che diverge a ritroso nel tempo da una causa futura. Nel 1941 il matematico Luigi Fantappiè scoprì che la soluzione a segno positivo è governata dalla legge dell’entropia, mentre la soluzione a segno negativo è governata da una legge simmetrica all’entropia che Fantappiè stesso denominò sintropia, la quale implica concentrazione di energia, aumento di complessità e di differenziazione, con conseguente formazione di strutture 24 e di ordine. Elencando le proprietà della soluzione a
segno negativo, il geniale matematico si rese conto che esse ripropongono le stesse proprietà tipiche della vita, giungendo così alla conclusione che il mondo biologico è attratto dal futuro, mentre il mondo fisico è causato dal passato. Esisterebbero pertanto due tipi di causalità, una fisica e visibile e una non fisica e invisibile che tende a dei fini collocati nel futuro (Supercausalità).
Il modello supercausale della coscienza
Partendo dal questo modello supercausale, il matematico Chris King fa notare che ci troviamo continuamente di fronte a biforcazioni tra informazioni apprese provenienti dal passato e intuizioni provenienti dal futuro. Poiché le biforcazioni obbligano a operare scelte, King ha formulato un modello supercausale della coscienza secondo il quale il libero arbitrio nasce dal costante incontro tra passato e futuro, nella forma di informazioni apprese (passato) e intuizioni (futuro).
In cerca del Tutto La psicologia transpersonale di Stanislav Grof indaga gli stati non ordinari di coscienza per farli emergere e integrarli al vissuto a scopo terapeutico
Laura Pieroni
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el 1967 in California un gruppo di ricercatori, Abraham Maslow, Anthony Sutich, Stanislav Grof, James Fadiman, Miles Vich e Sonya Margulies, diede vita alla psicologia transpersonale. Con il termine transpersonale s’intende uno sviluppo della coscienza che va oltre (trans) i confini della persona e dell’io; in particolare la psicologia transpersonale è una branca della psicologia che riconosce e accetta la spiritualità come una dimensione importante della psiche umana. Una spiritualità intesa come rapporto tra l’individuo e il cosmo e che non ha che fare con la religiosità1. È, infatti, intento della psicologia transpersonale prendere in considerazione l’intero spettro dell’esperienza umana, tra cui varie dimensioni che si manifestano in stati non ordinari 28
di coscienza. I vissuti di cui s’interessa e che integra come fondamentali per i processi terapeutici sono, tra gli altri, le osservazioni provenienti dalla meditazione e da altre forme di pratiche spirituali, le estasi mistiche spontanee, le crisi psico-spirituali che Grof chiama le emergenze spirituali, i vissuti derivati dalla terapia psichedelica, dall’ipnosi, dalla psicoterapia esperienziale, e dalle esperienze pre-morte. In particolare Grof s’interessa a quei fenomeni che spesso accadono negli stati non ordinari di coscienza, come le sequenze di morte e rinascita psicologica, le esperienze di luce divina, di coscienza cosmica, di unione mistica con altre persone, la natura e l’universo intero, gli incontri con esseri archetipici, le visite ai regni mitologici, le esperienze karmiche, le varie forme
Nel nome del padre e della madre
La psico-bio-genealogia di Antonio Bertoli rivela nel conflitto tra aderenza al modello bio-genealogico e realizzazione del sÊ attraverso la psiche e la parola l’origine della malattia
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Valerio Pignatta
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La guarigione secondo Alejandro Jodorowsky
Elsa Masetti
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uarire l’anima, è questo che si ripromette Alejandro Jodorowsky, con il suo ultimo film La danza della realtà, in prima nazionale a Milano Marittima, il 16 maggio scorso. Dell’arte sacra di fare cinema, il vero cinema – non quello americano di cassetta che rincretinisce – ha parlato durante la conferenza stampa. Poche le domande alle quali ha risposto, ma chiaro e pregnante l’intento: «Il cinema per me è un’arte completa, ha tutto, musica, architettura, colori, letteratura, poesia... Un’arte prostituita, poiché la sua finalità non è quella di far denaro. Se dio da denaro tu apri la tasca, ma non lo fai per denaro. La finalità dell’arte è aprire lo spirito del pubblico, perché comprenda la richiesta della sua stessa anima». Ci si può chiedere, come gli ho chiesto, può la tua arte, davvero, curare l’anima di tutti quelli che guardano, aprire il cuore, indipendentemente dal livello di coscienza, di evoluzione? «Sì, un vero artista – che è un poeta – asseconda l’evoluzione dell’umanità e conosce la compassione. Se, su una barca vanno insieme una persona che non sa leggere ma sa nuotare, e un erudito – che è un sapiente ma non sa nuotare – quando la barca affonda, è l’erudito che annega. Sapere molte cose, non è averne esperienza. Chi non sa troppo è una meraviglia, puoi aprirlo a emozioni che non conosce. Ho visto molti piangere dopo la visione del film, è un’esperienza poetica, un’apertura di cuore, sì».
I più pensano che l’atto terapeutico, che cura, sia il “sapientone guarito” a farlo, o il luminare di turno, ma non è così e il messaggio di Alejandro Jodorowsky è onesto, intimo e universale insieme: «Sto cercando di guarire la mia anima. Non si tratta però di un film narcisistico o egocentrico. La poesia non parla di storia. Parla della vita interiore e di problemi universali». 40 Questo ha detto alla troupe, prima d’iniziare a girare.
È nel guarire la nostra di anima, che quella del mondo trova la sua guarigione. Non c’è guarigione dell’anima che non sia cura dell’anima dell’umanità. Pensare in termini puramente personali, questa è malattia. Significa fare dell’arte un’industria malata, com’è diventata quella del cinema idiota americano che – come dice Jodorowski – crea bambini idioti con l’idea dei super uomini, della violenza, di compratori e consumatori compulsivi. Questo, il regista lo chiama un crimine contro l’umanità. Il pensarci delle isole, che tutto finisce con noi, è povertà di spirito. L’amore di Jodorowsky per i valori umani, per l’essere umano, non importa chi, uomini e donne, nani e mutilati, perdenti ed eroi, è ciò che arriva dritto al cuore. Siamo diventati, i più, molto self concern, sempre pre-occupati di sé, su come diventare super, eroi da film che sgomitano in qua e là, che scansano gli sfigati, che si sentono geni quando hanno successo, irresistibili con una taglia di seno in più. Proprio questo mi ha allargato il cuore, durante un suo seminario al quale ho partecipato lo scorso anno, a Milano. Al suo invito di esprimere un intento, un desiderio, tutti o quasi abbiamo risposto con una richiesta personale: voglio diventare la pittrice di successo che non ho mai potuto essere, voglio lasciare quel lavoro mediocre per uno più illustre, voglio primeggiare in quella materia fine a se stessi. E pacatamente, l’ha fatto notare, nessuno concepiva il proprio cambiamento in funzione, anche, del benessere altrui. Ama prima te stesso è diventato un po’ un tormentone: ma chi caspita è questo te stesso da amare, quello confinato in un corpo con un determinato nome che più è sulla bocca di tutti più si ama? E così il filo si ricongiunge, al resto della sua risposta, in conferenza stampa: «Dobbiamo pensare che non siamo solo una generazione ma varie generazioni, non siamo individui siamo umanità, bisogna restituire all’arte il suo
Accedi al campo
quantico familiare Costellazioni
esogetiche: le risoluzioni dei conflitti genealogici attraverso la Cromopuntura
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Vincenzo Primitivo
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Perché stai mangiando? I meccanismi fisici, psichici e sociali che ci spingono a esagerare con il cibo Michele Riefoli
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ià! Una bella domanda. Perché stiamo mangiando? E soprattutto, perché spesso mangiamo male e troppo? Si tratta semplicemente di abitudini scorrette e quindi dell’incapacità di uscire da schemi già acquisiti? Oppure ci sono delle motivazioni psicologiche che inducono ad avere un rapporto col cibo conflittuale e compulsivo? Le cause di questi problemi sono di natura fisica o mentale? Le risposte non sono sempre scontate. In realtà siamo obbligati a mangiare per la necessità di garantire tutte le normali funzioni dell’organismo. L’uomo però, a differenza di tutti gli altri animali, mangia anche per ragioni che vanno oltre la mera sopravvivenza, e così accade qualcosa che non sfugge all’osservazione: mangiamo troppo! Infatti, le statistiche raccontano che in Italia più del 50% della popolazione è in sovrappeso oppure obesa. Evidentemente c’è qualcosa che spinge le persone a mangiare più di quello che consumano e dato che 50 siamo tutti quanti soggetti a condizionamenti, ci tro-
viamo a fare i conti con meccanismi fisici, mentali e sociali che spesso impediscono una relazione con il cibo naturale ed equilibrata.
Meccanismi fisici che ci spingono a mangiare troppo
• Mangiamo troppo perché mangiamo male Cibi raffinati, conservati industrialmente, poveri di nutrienti, ricchi di grassi e zucchero determinano uno stato di malnutrizione di fatto, anche quando dovessimo essere sazi e persino grassi. Tutto ciò anche a causa di una flora batterica intestinale squilibrata che non riesce più a svolgere le sue importanti funzioni di assorbimento selettivo dei nutrienti, perché non riceve sufficiente fibra vegetale, ciò di cui si nutre prevalentemente. Vitamine, enzimi, antiossidanti, sali minerali e oligoelementi, sono i micro-nutrienti necessari al nostro organismo per ottenere salute e benessere di lunga durata. Se questi elementi vengono a mancare, i centri
La medicina mitocondriale La bionutrizione cellulare come innovativo approccio anti-aging
I
l mantenimento di adeguati livelli di ossigenazione tissutale è essenziale per tutti i processi vitali. Infatti, quando la pressione parziale di ossigeno (pO2) scende al di sotto dei 60 mm di Hg – condizione nota come ipossia – le funzioni cellulari possono alterarsi al punto tale da favorire la comparsa o accelerare la progressione di numerose malattie, spesso ad esordio subdolo e ad andamento cronico. All’ipossia, infatti, fa seguito l’acidosi che, attraverso il rilascio dei metalli di transizione (ferro e rame) dalle rispettive proteine carrier (trasferrina e ceruloplasmina), induce la trasformazione degli idroperossidi circolanti – prodotti dell’insulto ossidativo cellulare e non più adeguatamente rimossi dalla glutationeperossidasi (GPx) – in radicali liberi o specie reattive dell’ossigeno (reactive oxygen species, ROS). Queste ultime esercitano un’azione lesiva diretta anche sulla matrice extracellulare, con esito finale nella cosiddetta disfunzione endoteliale, momento patogenetico comune a tutte le malattie, non solo cardiovascolari. Purtroppo, superato un certo intervallo critico di tempo, l’eventuale ma ormai tardivo ripristino del flusso ematico nel distretto precedentemente ipossico, conduce, a causa della conversione della xantina deidrogenasi in xantina ossidasi, alla generazione di ulteriori ROS, che aggravano l’insulto ossidativo (danno da ischemia-riperfusione) e, se non contrastate efficacemente dalle difese antiossidanti – principalmente affidate alla superossido-dismutasi (SOD), alla GPx ed alla catalasi – portano ad una condizione di stress ossidativo (SO), un fattore emergente di rischio per la salute associato all’invecchiamento precoce e ad almeno un centinaio di patologie, dall’aterosclerosi al cancro. Sulla base di queste considerazioni appare evidente che il problema metabolico alla base della sofferenza cellulare di qualsiasi malattia e, in particolare, dell’invecchiamento precoce, è l’alterata biodisponibilità dell’ossigeno, elemento posto all’estremo terminale della catena di eventi metabolici che conduce alla trasformazione dei nutrienti in energia ma anche punto di partenza per la generazione di specie chimiche ossidanti potenzialmente lesive. Sfortunatamente, sia gli approcci tradizionali volti ad aumentare, in caso di ipossia, il livello di ossigenazione tissutale, quali ad esempio, la terapia iperbarica, sia i trattamenti antiossidanti convenzionali ad alto dosaggio volti a contrastare, in caso di iperossia, 54
l’esuberante produzione di ROS, possono, paradossalmente, aumentare il rischio di SO. In questo scenario, Cellfood® (CELLFOOD), noto anche come Deutrosulfazyme® – formulazione colloidale naturale contenente disciolti, in fase disperdente acquosa, deuterio solfato insieme a 17 amminoacidi, 34 enzimi e 78 minerali in tracce – si propone di modulare on-demand la biodisponibilità di ossigeno, aumentandone i livelli in caso di ipossia e contrastando gli effetti indesiderati delle ROS in caso di iperossia, sì da concorrere efficacemente alla normalizzazione del metabolismo ossidativo che è alla base di tutte le funzioni cellulari. Così inteso, CELLFOOD appare come il promettente prototipo di una nuova classe di nutraceutici, i “modulatori fisiologici”, ossia agenti potenzialmente in grado di prevenire o rallentare, attraverso una fine regolazione del metabolismo, la comparsa ovvero influenzare in senso favorevole l’evoluzione di una serie di malattie, spesso a carattere degenerativo e ad andamento cronico, come quelle associate allo SO. A tal proposito si è visto, recentemente, che CELLFOOD, in sistemi acellulari, è in grado di proteggere dall’ossidazione indotta da acido ipocloroso sia il glutatione (GSH), il coenzima della GPx, sia il DNA, mentre, in sistemi cellulari, previene l’ossidazione degli eritrociti (riducendo la lisi cellulare e la deplezione intracellulare di GSH) e dei linfociti. Inoltre, su cellule endoteliali di vena ombelicale umana, CELLFOOD ha stimolato la velocità di consumo di ossigeno e la sintesi di ATP, mantenendo le concentrazioni intracellulari di lattico deidrogenasi, ed ha inibito la produzione di ROS indotta da ipossia, attraverso la regolazione dell’espressione della SOD manganese-dipendente, di cui è ampiamente nota la funzione antiossidante. In conclusione, l’assunzione di Cellfood® – nel contesto di un’alimentazione equilibrata e di un attività fisica adeguata – modulando “fisiologicamente” la biodisponibilità di ossigeno ed agendo favorevolmente sulle cellule endoteliali, può risultare utile sia nella prevenzione dell’invecchiamento precoce e delle malattie correlate allo SO in soggetti sani (specialmente se praticanti regolarmente un’attività sportiva) sia nell’integrazione nutrizionale associata a trattamenti medici convenzionali di condizioni morbose acute e croniche legate a uno squilibrio del bilancio ossidativo.
Per approfondimenti sull’ossigenazione cellulare e la bibliografia scientifica completa: www.scienzaeconoscenza.it/tags/Cellfood.php
Quando un bambino
non arriva Infertilità: cause e alternative alla riproduzione medicalmente assistita
Laura Gabrielli
La fertility educator Jessica Borgogni ci spiega le cause dell’infertilità e le alternative alla fecondazione assistita per favorire il concepimento Quali sono i dati relativi alle coppie che, nel nostro Paese, non riescono a concepire? Le coppie infertili stanno aumentando? Se sì, quali sono a tuo avviso le ragioni di questo dato? Secondo una raccolta dati 2006 a cura dell’Istituto superiore della sanità di Roma, che ha coinvolto 342 centri italiani di procreazione medicalmente assistita, la percentuale di coppie affette da infertilità in Italia corrisponde al 15-20%. Ciò significa che 2 coppie su 10 incontreranno problemi nel concepire un figlio e questo numero cresce all’aumentare dell’età della coppia. Le cause dell’infertilità femminile e maschile sono molteplici, ma rispetto al passato notiamo che il fenomeno dell’infertilità è in crescita. I motivi sono nascosti in diversi fattori: in particolare, l’età in cui oggi si comincia a cercare un figlio sempre più tardiva (spesso oltre i 35 anni), ma anche lo stile di vita meno sano di un tempo per quanto riguarda l’alimentazione, il fumo, l’abuso di alcol, droghe e farmaci, la maggiore mobilità sessuale, gli effetti del crescente inquinamento ambientale. Dobbiamo comunque ricordare che il fenomeno dell’infertilità di per sé è 58 sempre esistito. Ciò che è diverso è che oggi se ne
parla di più e quindi ne abbiamo anche un’amplificata percezione a livello sociale. Prima invece era vissuto in silenzio dalla coppia, come uno dei tanti tabù legati alla sfera della sessualità. Quali sono le principali cause dell’infertilità femminile? E di quella maschile? Nelle coppie che presentano infertilità le cause possono essere ricondotte tanto alla partner femminile quanto al partner maschile, nella stessa misura, ovvero circa il 30-35% ciascuno. Nel 15% delle coppie, invece, il problema riguarda entrambi i partner contemporaneamente. Tra le cause più frequenti di infertilità femminile troviamo i disturbi del ciclo mestruale (anovulazione), come conseguenza di squilibri nel metabolismo glucidico dovuti a sovrappeso/obesità o sottopeso, disturbi tiroidei o endocrini, cause psicogene. Altre cause riguardano alterazioni strutturali delle tube di Falloppio o della cavità uterina (congeniti o acquisiti), infezioni al tratto riproduttivo in corso o pregresse, risposte del sistema immunitario contro il seme maschile, difetti genetici negli ovociti. Per gli uomini, invece, la principale causa di infertilità è relativa alla qualità del liquido seminale (basso numero di spermatozoi, ridotta motilità e/o alterata morfologia), dovuta a varicocele, infezioni uro-genitali, cause genetiche o immunitarie, febbre, farmaci e persino condizioni di lavoro a rischio, come l’esposizione a fonti di calore elevato, impatti alla zona genitale o contatto con sostanze tossiche.
L’acqua
che ossigena il corpo
Alessandro Bertolissi
L’ossigeno clusterizzato contenuto in un’acqua particolare prodotta in laboratorio è in grado di ossigenare in profondità il corpo migliorando il decorso di tantissime patologie Da quando il professor Otto Warburg, Nobel per la Medicina, scoprì l’importante azione inibitoria dell’ossigeno sulle cellule tumorali, molti ricercatori in tutto il mondo hanno cercato il modo per trasportare l’ossigeno all’interno del corpo e nelle aree più interessate. Il problema è notevolmente complesso, perché legato alla fisiologia umana e alla natura chimico-fisica del gas e dipendente da temperatura, pressione, volume, concentrazione ecc. Le camere iperbariche ne sono un esempio. Le prime soluzioni si intravedevano tra i risultati delle ricerche sulla fusione fredda di Fleischmann e Pons, nei laboratori della Marina USA di Salt Lake City. Attraverso elettrolisi deboli, si scopre come modificare i domini di coerenza dell’acqua (Preparata, Del Giudice); attraverso l’utilizzo di particolari frequenze ellettromagnetiche si scopre come pilotare certe reazioni e favorire la clusterizzazione di alcuni elementi. Da tutte queste sperimentazioni ed esperienze nasce il sistema “K water”: acqua ad alto contenuto di ossigeno biodisponibile, clusterizzato, prodotta industrialmente con sistemi elettrolitici-elettrofrequenziali, stabile per molti mesi a condizioni standard (15 °C-18 °C, 1 Atm, luce protetta). Ossigeno clusterizzato significa ossigeno molecolare avvolto da centinaia o migliaia di molecole di acqua, che lo proteggono e lo rendono stabile dal punto di vista elettrodinamico. Praticamente, un super molecolone di acqua, immerso in milioni di milioni di molecole di acqua, che protegge e trasporta una molecola stabile di ossigeno. Con questa tecnologia si possono produrre acque ossigenate stabili da 15-18 fino a 26 mg/litro. Per valori superiori ai 26-28 mg/l di O2 non è possibile garantire la costanza della concentrazione nel tempo. L’acqua K, così prodotta, può essere utilizzata come acqua da bere – con concentrazioni di 15-18 mg/l – e 62 come acqua terapeutica da bagno. Si immerge il corpo
in una vasca da 250-270 l di acqua K, a 37 °C, per circa 50 minuti, a una concentrazione di O2 pari a 25-26 mg/l. In questo tempo, per capillarità e micro-osmosi, l’ossigeno presente nell’acqua viene assorbito dal corpo e, attraverso i pori della pelle, trasferito dall’epidermide al derma e, attraverso i capillari, ceduto alla matrice e alla corrente ematica. Dopo ogni seduta, si può misurare con l’ossimetro l’incremento nella saturazione, che permane per diverse ore. Mentre con la respirazione immettiamo e trasportiamo l’ossigeno dall’interno del corpo (cuore-polmoni) verso la periferia (capillari, pelle), con i bagni K avviene l’inverso: l’ossigeno entra dalla pelle e, passando dalla periferia, penetra nel corpo. Un evento fisiologico eccezionale, che ci consente di terapizzare migliaia di situazioni patologiche, alcune anche senza speranza. Da quando sono iniziate le sperimentazioni cliniche (2006), sono stati trattati con successo oltre mille pazienti. Negli ultimi tre anni l’Istituto Oncologico Nazionale Ungherese e diverse cliniche universitarie, con la supervisione del Ministero della Salute ungherese, hanno raccolto centinaia di risultati clinici che possono documentare l’efficacia dei trattamenti nelle più svariate patologie: si inizia dalle malattie della pelle e della respirazione per arrivare alle più importanti malattie cronico-degenerative. Tutti i miglioramenti sono documentati da esami clinici, foto e video dei pazienti prima, durante e dopo i trattamenti. Nei casi più gravi, quando i miglioramenti risultano più lenti, necessitano di accelerazioni terapeutiche importanti. È nata così una collaborazione sinergica con il professor Ian Sula, medico chirurgo, specialista in psico-neuro-immunologia, che, con alcuni colleghi delle università di Praga, Zurigo e San Pietroburgo, ha messo
La materia oscura:
palese illusione od
oscura verità ? Dall’insufficienza delle spiegazioni offerte dalle teorie fisiche comunemente accettate alle nuove possibili interpretazioni fornite dalla ricerca di frontiera Luigi Maxmilian Caligiuri
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