Mb!opuj{jb!qvohfouf"! Numero Verde; Speciale GnE; Febbraio 2014 Giornalino degli studenti del Liceo scientifico “Galeazzo Alessi” PG
“La buona scuola è OLTRE... le mura” PER VIVERE MEGLIO… LA BELLEZZA DI UN BOSCO E SALVARE IL PIANETA Per un approccio ai cibi consapevole e grato,vi proponiamo le “Cinque contemplazioni” suggerite da Thich Nhat Hahn,monaco vietnamita, maestro di meditazione:1.Questo cibo è un dono della terra,del cielo e di tanti esseri viventi,ed è frutto di molto duro lavoro fatto con amore. 2. Che noi possiamo mangiarlo in piena consapevolezza e gratitudine, così da essere degni di riceverlo. 3. Che noi possiamo riconoscere e trasformare le formazioni mentali non salutari,in particolare l'avidità,e imparare a mangiare con moderazione. 4. Che noi possiamo mantenere viva in noi la compassione, mangiando in modo da ridurre la sofferenza degli esseri viventi,proteggere il Pianeta e invertire il processo di riscaldamento globale. 5. Accogliamo questo cibo per coltivare la fratellanza,rafforzare la comunità e nutrire la nostra aspirazione a essere al servizio degli esseri viventi (da A. Gentili,8 Digiuni-Per vivere meglio...e salvare il pianeta, Ed.Ancona).
Thanks
To:
A nome di tutto lo staff de “La Siringa” si ringraziano: Il preside Alberto Stella perché crede in noi e ci mette a disposizione il laboratorio di informatica, i professori che continuano ad aiutarci con la loro partecipazione alle riunioni settimanali, i collaboratori ATA (Specialmente Gino e Giacomo che ci aiutano in ogni emergenza), la professoressa Persichetti che continua a portare avanti questa attività e i vari progetti connessi e contribuisce a rendere le riunioni più piacevoli grazie all'energizzante caffè e i biscotti che offre ogni volta ai suoi collaboratori(<3). Gli alunni che rendono il giornale attivo e tutti quelli che continuano a mandarci i propri articoli. Ringraziamo in particolare i professionisti di “Giornalisti nell’Erba” che ci hanno guidato con preziosi consigli. La Redazione
La natura è fonte di ricchezza per tutti. Essa regala semplicemente le sue materie, i suoi frutti e chiede solamente in cambio un po’ di rispetto e di cura. L’amministrazione comunale di Deruta, sensibile a questo tema, ha deciso di dare vita ad un progetto chiamato “regolamento degli usi civici dei beni comunali”. Il progetto ha come scopo la cura del bosco di Perugia vecchia, nei pressi di Catelleone, un’area verde di querce, lecci e castagni estesa per 60 ettari che necessita di essere rinvigorita. Le piante del bosco devono essere rispettate perché sono una fonte indispensabile per la vita di ciascuno di noi. Infatti respiriamo grazie a loro poiché la pianta assorbe dall’aria l’anidride carbonica, ed in cambio ci da’ l’ ossigeno che è indispensabile alla vita. Per far rinvigorire il bosco ci sarà bisogno
di tagliare gli alberi secchi altrimenti rimanendo nel terreno ostacolano il deflusso delle acque con il rischio che ristagnino. Un bosco ben mantenuto invece assolverà anche il compito di arrestare le frane e di bloccare lo smottamento del suolo. Per questo motivo il progetto prevede anche un “piano di taglio” della Forestale, all’interno del quale sono spiegate le regole per ogni tipo di taglio. In questo modo le persone posso sfruttare il bosco tagliando da soli la legna da ardere. Coloro che beneficeranno del legname impareranno a rispettare i diversi ritmi di accrescimento delle piante, taglieranno solo quelle che impediscono la salute del bosco. In questo modo ci sarà un bosco più rigoglioso che aiuterà la natura, renderà l’aria più salubre e il paesaggio sarà più bello. Agnese Mari I E
GLI OGM: UN PROBLEMA; PARLIAMONE Africa: in un paesino sperduto del Kenya un bambino sta morendo per la malnutrizione, così molti altri; per salvarli c’è una sola possibilità: le coltivazioni OGM. Secondo fonti FAO nel 2050 cui sarà bisogno del 70% di cibo in più di adesso: la soluzione è una sola: le coltivazioni OGM, le quali aumenterebbero la resa per ettaro di determinate piante, quindi l’ aumento della possibilità di cibo in determinati paesi. Gli OGM ridurrebbero anche il problema della carenza di cibo e preverrebbero in parte, tramite la loro modificazione genetica, i tumori e le patologie cardiovascolari. La carenza di cibo inoltre sarebbe ridotta, perché le piante sarebbero adattate geneticamente sia all’ ambiente, sia al tipo di patogeni presenti nel territorio; gli OGM sono in grado di produrre di più rispetto alle normali semine e utilizzando sempre meno pesticidi. Un esempio può essere il
Golden Rice, una specie di riso geneticamente modificata per contenere più vitamina A; e quindi impedire i miliardi di morti e di casi di cecità nei paesi del sud-est asiatico dove la vitamina A
deriva dalla posizione che prese a sua volta l’ Europa, quando vennero per la prima volta presentate le piante OGM negli anni novanta. L' opposizione europea a sfavore degli OGM ha radici
non è compresa nella dieta abituale. Questa pianta non è ancora stata messa in commercio per via del fatto che Greenpeace sta facendo la guerra al Golden Rice e nel frattempo sta incendiando tutti i campi di prova per protesta impedendone così la sua commercializzazione. La posizione pubblica mondiale a sfavore degli OGM
nelle persone, perlopiù star internazionali, che si opposero immediatamente alla coltivazione degli OGM e al loro uso, negli USA, dal 1996. Tra loro spiccano Ralph Nader, il Principe Carlo d’ Inghilterra e molti celebri cuochi... E gli scienziati tacevano perché non potevano dare garanzie assolute... Se non ci fosse
questa posizione a sfavore degli OGM le aziende avrebbero molta più possibilità di studio, sperimentazione e produzione sempre più sicura degli stessi. Alcune università stanno cercando di studiare nuove tecniche di incrocio per produrre piante migliori senza modificarle geneticamente e anche con un costo più basso di ricerca rispetto agli OGM. Questa potrebbe essere una possibilitàper impedire la perdita della biodiversità, che è un altro rischio se nel mondo si passasse alla coltivazione estensiva o esclusiva di piante OGM. Perciò io mi faccio una domanda:” è meglio che muoiano molte persone nei paesi poveri a causa della malnutrizione? Oppure meglio fare un passo indietro sulle nostre convinzioni a proposito degli OGM?” Giulio Ranalli I F
MOSTRI O MOSTRUOSAMENTE UTILI? "Organismi mostro", così sono stati chiamati da ambientalisti gli organismi geneticamente modificati. Nei nostri mercati, nei nostri ospedali, nelle nostre case e sulle nostre tavole da ben quaranta anni e ancora oggi fanno paura. Spesso demonizzata dall’opinione pubblica, e dalla cattiva informazione, la pratica
OGM può essere fondamentale nell'agricoltura e nella medicina moderna. Le prime applicazioni negli anni '70 del secolo scorso hanno permesso a dei batteri di produrre insulina umana, salvando la vita così a molti malati di diabete. La precedente scoperta del DNA e RNA aveva permesso a Stanley Norman Cohen e
Herbert Boyer in California di clonare un gene di una rana all'interno del batterio Escherichia coli, dimostrando di poter aggiungere o togliere dei geni al DNA di un qualsiasi essere vivente. Da questo punto l'applicazione della tecnica si estese non solo nelle scienze mediche, ma anche nell'agricoltura. Lo scopo era di
avere piante resistenti a qualsiasi ambiente, insetto o batterio. La fame nel mondo, i pesticidi o la cattiva alimentazione potevano finalmente trovare soluzione. La preoccupazione che gli OGM potessero essere pericolosi all’ambiente rallentò il loro sviluppo. Ma siamo proprio certi che l'ambien-
te ne risenta? Le coltivazioni OGM solitamente sono predisposte a produrre una determinata proteina che uccide gli insetti, così da non avere bisogno dei pesti-
cidi, per noi tossici. Questa proteina non è dannosa per gli animali né per gli uomini e ancor meno per l’ambiente, ma considerate le sue origini non naturali qualcu-
no pensa sia pericolosa. Non fa male a noi né agli animali, aumenta le produzioni, abbassa i costi e non inquina. Perché si fanno così tanti problemi? Gli
OGM sono mostri o mostruosamente utili? Guglielmo Temperini I F
LA RISPOSTA ITALIANA AGLI OGM Quattro anni fa la grande scoperta. Dopo almeno un decennio di indagini sulla natura, su analisi del DNA e sulla genetica delle piante, ecco finalmente la “ricetta italiana” per creare nuovi frutti. Naturalmente dietro alla grande scoperta c’è lo scetticismo provocato dalla presenza, in una stessa frase, delle due parole “genetica” e “piante”: si pensa subito ai classici prodotti Ogm “organismi geneticamente modificati”, prodotti nei quali alcuni geni sono stati inseriti, alterati o boccati. Gli OGM in Italia non esistono ma quando si parla dell’argomento si trovano opposizioni non più solo in campo scientifico ma in egual modo in campo sociale, politico e industriale. Ma quali sono veramente le caratteristiche dei famigerati prodotti OGM? La ricerca dimostra che alcuni prodotti hanno un valore nutritivo di gran lunga superiore a quello delle classiche coltivazioni “del proprio orto”; alcuni sono in grado di resistere alla salinità del
terreno, fattore fondamentale negli ultimi decenni. Il continuo innalzamento del riscaldamento globale provoca, infatti, un accrescimento dell’aridità e, di conseguenza, un aumento del contenuto di sale nel suolo; proprio per questo, l’avere a disposizione piante che
coltivazione di papaya nelle Hawaii stava per essere distrutta da un virus, ci ha permesso di continuare la sua produzione. Analizzando questi aspetti si potrebbe evincere che i prodotti con organismi geneticamente modificati abbiano soli aspetti positivi
possono essere coltivate anche in queste circostanze può solo essere un aspetto positivo. Inoltre viene ridotto l’uso dei pesticidi e degli insetticidi, essendo le piante dotate, grazie a mutamenti genetici, di una tossina batterica che le rende resistenti agli animali. Le alterazioni dei prodotti OGM inoltre, negli anni ’90, periodo in cui la
mentre si sa che gli argomenti supportati a sfavore degli OGM non sono di minor importanza. Il processo di produzione degli OGM, infatti, inserisce geni di resistenza agli antibiotici che, diffondendosi, potrebbero causare problemi alla salute. Inoltre, al contrario di ciò che sostengono i favorevoli agli OGM, l’impatto di questi organismi sugli ecosi-
stemi mondiali è alquanto negativo: la diffusione di geni resistenti agli insetti potrebbe creare specie invasive. La maggioranza dei brevetti OGM è in possesso di pochi privati e questo dà loro una forza eccessiva. Ormai il dibattito che vede come argomento i prodotti OGM è confuso e sensazionalistico; è molto difficile distinguere fatti e circostanze reali dalle dicerie e dalle esagerazioni poiché ognuno dei due schieramenti, a favore o contro gli OGM, ha posizioni rigide ed è difficile cercare un confronto. Gli organismi geneticamente modificati non sono presenti in Italia; più del 50% della produzione è concentrata negli Stati Uniti, quasi il 17% in Argentina ed il 13% in Brasile, appena il 6% in India. La sfida italiana è cercare alternative valide e durature che non alterano il patrimonio genetico dell’organismo. La “ricetta italiana” ha prodotto una tecnica innovativa che consente di migliorare le piante senza inserire geni estranei: si tratta
della “selezione assistita dai marcatori”. Tale procedura consiste nel cercare in ogni cellula i geni che conferiscono resistenza alla siccità o un sapore più dolce e, una volta trovati, si coltiva la pianta che ne è portatrice per farla riprodurre ed avere organismi con questi caratteri. I cosiddetti marcatori sono frammenti più o meno lunghi di DNA, spesso senza una funzione precisa che si trovano accanto al gene interessato, cioè quello che conferisce alla frutta le ca-
ratteristiche ricercate. Essendo il gene affiancato sempre da un proprio marcatore, ogni volta, individuato quest’ultimo, è molto facile risalire al gene voluto. Il patrimonio genetico delle specie vegetali è molto più ampio di quello umano, basti pensare che il genoma del melo contiene all’incirca 57 mila geni in confronto all’uomo che ne ha 22 mila. La fonte primaria di informazione e materiale è la cosiddetta banca del germoplasma: una collezione di semi usata come archivio,
grazie al quale è possibile risalire a tutte le caratteristiche delle singole varietà di frutta. Una volta scelti i semi segue la seminazione ma questo processo, poiché si parla di piante da frutto, richiede alcuni anni prima di avere dei risultati. Grazie alla ricerca però è possibile, esaminando frammenti di foglie, sapere se la pianta in crescita contiene o meno i marcatori voluti e, in caso negativo, è possibile scartare gli esemplari ancora prima di portare a termine lo sviluppo della pianta.
Nonostante l’accorciarsi dei tempi il “rendimento” rimane molto basso. Bisognerà aspettare almeno tre o quattro anni per capire se le proprietà desiderate sono stabili. L’ultima fase consiste nel far gustare i frutti a un panel di esperti che forniscono un parere generale e poi a un campione di persone comuni. Se l’approvazione è generale, il frutto v iene “brevettato”. Sonia Forlimbergi II D
RISPARMIARE ENERGIA E IN MODO ECONOMICO NON È MAI STATO COSÌ FACILE
Ci sono molti metodi per risparmiare energia in modo semplice ed economico, uno di questi è l’efficienza energetica comportamentale. Ciò si basa su una semplice idea cioè quella di fornire una migliore informazione sul proprio utilizzo quotidiano di energia, ciò può motivare i consumatori ad utilizzarne molto
di meno. Da un dato compiuto da Opower, ‘sbloccare il potenziale di efficienza energetica comportamentale in Europa ’ fatto in 26 paesi europei è emerso che le famiglie sprecano ben 2,4 miliardi di euro l’anno. Consumano un eccesso di 12 TWh di energia, corrispondendo a un impatto ambientale di 3,3 milioni di tonnellate di CO2 situate nell’atmosfera. Secondo la classifica potenziale del risparmio l’Italia si trova al quarto posto, ciò porta ad un risparmio di circa 250 milioni di euro, abbiamo inoltre una riduzione di 1,3 TWh e 400.000
tonnellate di CO2 nell’atmosfera. Nella classifica al primo posto troviamo la Germania che per la sua numerosa popolazione i suoi cittadini potrebbero risparmiare circa 521 milioni di euro e consumare 2,2 TWh in meno. Al secondo posto troviamo il Regno Unito che potrebbe arrivare a consumare 2,1 TWh in meno, segue la Francia con un risparmio economico di circa 329 milioni di euro e un risparmio di energia di 1.9 TWh. “L’Italia e questi altri paesi hanno un grande potenziale di risparmio energetico che può portare sia alle aziende, sia ai consumatori, grandi vantaggi economici e ambientali, semplicemente puntando sul ruolo che i singoli consumatori e le
imprese possono svolgere attraverso il cambiamento comportamentale e la divulgazione di corrette informazioni”, ha spiegato Hill. Questi programmi comportamentali potrebbero portare a una riduzione del 20% di energia entro il 2020. Bisogna assolutamente fare qualcosa per attuare questi cambiamenti come ad esempio includere gli interventi comportamentali in tutti gli studi sui potenziali delle risorse, ciò porterebbe avere un impatto positivo su più di 149 milioni di famiglie in tutta Europa. Bastano dei piccoli gesti per migliorare un intero paese. Caterina Batani I E
DOPO LA RIVOLUZIONE FRANCESE LA RIVOLUZIONE EOLICA Dopo tre anni di ricerca il team francese di ingegneri della compagnia New Wind ha sviluppato un fantasioso progetto di ispirazione biomimetica che consente di sfruttare ogni tipologia di vento in qualsiasi ambiente. Jérôme Michaud-Larivière, il fondatore della società, ha preso ispirazione da un fatto che lo ha molto colpito: in una piazza parigina ha visto le foglie tremare sugli alberi anche se non c’era vento. Pensandoci, ha capito che l’energia che le muoveva poteva essere trasformata in Watt. Da qui è nata l’idea di camuffare delle turbine eoliche in alberi, da
“ piantare” per le vie di Parigi. Il tutto senza cavi dato che parliamo di un sistema
mente nel paesaggio e non disturba la bellezza della città. Alto 11 metri e largo 8,
hi-tech resistente anche a tempeste e qualsiasi cambiamento climatico. Questo “albero” si integra perfetta-
si tratta di una struttura molto similare a quella di un albero vero, con 72 foglie ‘artificiali’. E’ fatto in
acciaio e ha un costo sostenuto: circa 29.500 euro. Il suo funzionamento è dovuto, appunto, all'azione delle foglie, che funzionano come tante mini turbine capaci di produrre da 3500 kWh a 13.500 kWh in base all'intensità del vento per 280 giorni all'anno, invece dei 110-120 giorni dei sistemi attuali. I primi, come esperimento, saranno montati a Parigi il prossimo marzo. E se dovessero superare il test, se dovessero piacere, allora gli alberi a turbina fioriranno a primavera. Sara Pieretti I F Elisa Massettini I F
M'ILLUMINO DI MENO Risparmio energetico. È questo il tema della campagna, che è ormai arrivata all'undicesima edizione, promossa da Caterpillar, popolare e storica trasmissione in onda su Radio Due dalle 18 alle 19,30. Il 13 febbraio 2015 è il punto d'arrivo della campagna, giornata nella quale verrà chiesto a tutti gli spettatori un'ora e mezza di "silenzio energetico" durante la trasmissione del programma spegnendo tutte le luci e tutte le apparecchiature che consumano energia in casa o in ufficio. Il Colosseo, la Torre di Pisa e la Torre Eiffel sono alcuni degli spegnimenti più illustri che hanno aderito all'iniziativa, che può vantare l'adesione anche del Parla-
mento Europeo, delle Presidenze di Camera e Senato e l'appoggio del presidente della Repubblica. La campagna ha anche diffuso un decalogo, che prevede dei consigli da seguire, dai più semplici e ovvi ai più complicati, il 13 febbraio, ma anche i giorni a seguire. Lo scopo di M'illumino di meno è quello di diffondere un chiaro messaggio sull'incidenza dei comportamenti quotidiani sui consumi energetici, con l'intervento di esperti nella trasmissione radiofonica. La professoressa Annalisa Persichetti, insegnante nel nostro istituto ha partecipato il giorno 16 gennaio alla trasmissione in diretta del Politecnico di Milano giorno del lancio dell'iniziativa,
come rappresentante dei professori di tutta Italia e dell'associazione Giornalisti nell'Erba, che tratta di temi ambientali. Anche la nostra scuola presta attenzione a questo tema, infatti siamo una delle poche scuole dove sono funzionanti dei pannelli solari. Per chi volesse aderire all'iniziativa, è invitato a scrive-
re la propria forma di adesione a millumino@rai.it, descrivendo le accortezze che assume durante l'anno per il risparmio energetico. Chiara Brozzi II F
“I COSTI DEL NON FARE”, IL MANCATO SVILUPPO DELLE RISORSE RINNOVABILI COSTA 55 MILIARDI L’argomento delle risorse rinnovabili è diventato molto importante in quest’ultimo periodo, infatti le risorse che l’uomo sta usando per produrre energia stanno finendo, e tutto il mondo sta cercando di sostituire le risorse non rinnovabili con altre rinnovabili. Ma in Italia la realizzazione delle opere,
in alcuni settori, è troppo spesso bloccata da una serie di ostacoli di varia natura e quasi sempre riconducibili a scelte sbagliate del sistema politico e amministrativo. A causa di questo problema l’OSSERVATORIO I COSTI DEL NON FARE sta studiando L’argomento misurando
i costi economici, ambientali e sociali legati alla mancata o ritardata realizzazione di investimenti strategici per il Paese. Gli studi condotti nel 2014 hanno focalizzato l’attenzione su 4 argomenti: le priorità infrastrutturali in Italia, l’efficienza delle opere esistenti, i mercati globali delle infra-
strutture e i finanziamenti ricevuti per portare a termine il progetto. Inoltre hanno rivelato che questo mancato sviluppo nel periodo 2014-2030 arriverà a costare addirittura OLTRE 800 MILIARDI DI EURO
SETTORE
CLASSE INFRASTRUTTURALE
FABBISOGNI
CNF DI COMPARTO €/000
ENERGIA
IMPIANTI PRODUZIONE ELETTRICA
24.200 MW
55.400.000
RETI DI TRASMISSIONE RIGASSIFICATORI
5430KM DI RETI 8 G(M3)
TERMOVALORIZZATORI
33 IMPIANTI
13.700.000 185.000 69.285.000 4.100.000
AUTOSTRADE E TANGENZIALI
1300 KM
4.100.000 74.700.000
AV/AC FERR.CONVENZIONALI
937 KM 435 KM
PORTI
RECUPERO 2000000 23ml TON GOMMA/FERRO
74.700.000 30.700.000 83.100.000 11.380.0000 65.750.000 6.200.000
ACQUEDOTTI
113000 KM
71.950.000 38.400.000
DEPURATORI
16MIL DI A.E
10.880.000 49.280.000
RETE A BANDA ULTRA LARGA
100% POPOLAZIONE
424.700.000
TOTALE ENERGIA RIFIUTI TOTALE RIFIUTI VIABILITA’
TOTALE VIABILITA’ FERROVIE TOTALE FERROVIE LOGISTICA
NTERPORTI TOTALE LOGISTICA IDRICO TOTALE IDRICO TELECOMUNICAZIONI TOTALE TELECOMUNICAZIONI
424.700.000
TOTALE COSTI CNF
807.815.000
Al fine di evitare costi del non fare così ingenti, è necessario che gli investimenti siano concentrati in
opere e azioni davvero prioritarie come maggiore produzione di energia da fonti rinnovabili, potenziamento
della rete di trasmissione, sufficiente capacità di termovalorizzatori per uno smaltimento efficiente dei
rifiuti, qualità e modernizzazione delle reti idriche e degli impianti di depurazione.
In particolare, nel settore energetico la mancata realizzazione di infrastrutture capaci di produrre migliaia di MW, potrebbe generare un costo di circa 70 miliardi di euro. Nel comparto elettrico, la mancata sostituzione delle produzioni termoelettriche con oltre 24.000 MW di impianti da fonti rinnovabili costerebbe alla collettività più di 55 miliardi di € per costi di approvvigionamento dei combustibili, per posti di lavoro non creati, per maggiori emissioni e per minori benefici per l’industria italia-
na. Per quanto riguarda le reti elettriche i CNF arrivano fino a 14 miliardi di euro. Infine, per quanto riguarda i rigassificatori (che sono degli impianti che permettono di riportare lo stato fisico di un fluido dallo stato liquido a quello aeriforme) i CNF sono relativamente bassi, infatti non arrivano a 185 milioni di euro. In conclusione, per un rilancio significativo dello sviluppo infrastrutturale del Paese ritengo si debba puntare con decisione almeno sui seguenti aspetti:
Selezionare
rigorosamente le priorità infrastrutturali Privilegiare gli interventi di miglioramento delle infrastrutture esistenti come ammodernamenti, manutenzioni straordinarie, upgrade tecnologici Favorire gli interventi innovativi rimuovendo gli ostacoli normativi e regolatori Riformare il codice degli appalti Aumentare il consenso delle popolazioni, sviluppando strumenti di
maggiore coinvolgimento nella fase di pianificazione. In conclusione, le risorse rinnovabili possono portare un guadagno sia per l’uomo che per l’ambiente, ma se la costruzione delle infrastrutture per utilizzarle non viene portata a termine, si può avere una grande perdita di denaro, inoltre le infrastrutture costruite a metà costituiscono una forma di inquinamento dell’ambiente. Francesco Brozzetti I E
VERSO UNA NUOVA IMPRENDITORIA E.ON la più grande utility
tedesca e la seconda d'Europa, ha annunciato che abbandonerà tutte le sue attività legate alle fonti convenzionali, per concentrarsi sulle rinnovabili. La produzione centralizzata diventerà sempre meno competitiva e le compagnie elettriche dovranno cogliere ulteriori opportunità . D'altra parte sono già diverse le utility che si stanno muovendo in tal senso, ad esempi qual energia aveva fatto una ricerca sul panorama USA e aveva riportato il clamoroso annuncio dell'ad Enel, di considerare la probabile di 11 GW(gas well) di potenza del vecchio termoelettrico. Si pensa di dividere la compagnia in due; la prima parte considerata "casa madre" che si concentrerà su rinnovabili, mentre nella seconda parte verrà creata una "new company" che continuerà ad occuparsi delle fonti con-
venzionali. Già nel 2015 il gruppo incrementerà di carica 0,5 miliardi di € i 4,3 miliardi di €di investimenti previsti, con un focus su eolico in Europa e in altri mercati selezionati . Inoltre sta valutando la cessione delle attività italiane. L'operazione, che dovrebbe concludersi nel 2016, comporterà svalutazioni aggiuntive per 4,5 miliardi di euro. Si aggiungono le citate dismissioni della quotazione della new company in Italia e nella penisola Iberica, che in tal caso aumenteranno la flessibilità finanziaria. Nel complesso la nuova strategia si può valutare come un riaggiustamento economico delle attività convenzionali. E.ON con la creazione della new company isolerebbe in una sola compagnia attività che sembrano al quanto problematiche, da tempo in crisi per la concorrenza delle risorse rinnovabili e del nucleare. La mossa è un
modo per affrontare il grande problema che coinvolge tutta l'industria elettrica Europea. Con questa mossa l'E.ON vuole attirare degli investitori in entrambe le compagnie. La casa madre invece, riconvertita verso le rinnovabili, si libera delle attività economicamente più rischiose. Non si deve dimenticare però che l'utility ha investitori istituzionali, e
per questo sente molto della pressione della politica Tedesca. Insomma più di una rivoluzione ambientalista quello di E.ON sembra un tentativo che rende evidente come i grandi dell'energia abbiano oramai capito che il futuro è sulle rinnovabili. Francesca Biancalana I E
MONITORAGGIO E AUTOMAZIONE: COME TI TAGLIO LA BOLLETTA Quanto paga in media una famiglia italiana, in bollette, all'anno? Cosa può fare una famiglia per ridurre le spese in questo tempo di crisi economica? In media una famiglia tra acqua, gas, rifiuti, energia elettrica, trasporti pubblici, scuole, muto/ affitto, spese sanitarie, spende circa 13879 euro all'anno. In tempo di crisi e di forte inquinamento bisognerebbe controllare le spese familiari per giovare sia allo stato economico, sia alla diminuzione dell'inquinamento della terra. Come possiamo fare ciò? Per prima cosa dovremmo conoscere i consumi per adottare mezzi tecnologici che correggeranno gli sprechi e per farci capire dove possiamo tagliare e dove no.
In Italia installando semplici sistemi di monitoraggio, ogni famiglia potrebbe risparmiare tra i 100 e i 200 euro annui di bolletta e in
ro in grado di prendere provvedimenti costeffective. La bolletta Nazionale potrebbe diminuire del quadruplo, 3,4 Mtep: sono
più potremmo risparmiare livello Nazionale, tra elettricità e calore, circa 0,86 Mtep (milioni di tonnellate di petrolio). Come secondo metodo di risparmio potremmo affiancare a questi interventi delle tecnologie "intelligenti" che sarebbe-
poco meno di 1/6 dell'obiettivo di risparmio al 2020.Quetsa stima deriva dal nuovo Energy efficiency Report (rapporto sull'efficienza energetica dell'energy Strategy Group del Politecnico di Milano, che è stato presentato Giovedì 11 Dicembre a Milano). La
corretta realizzazione dell'energy audit è una delle grandi barriere allo sfruttamento dell'efficienza energetica, però ci sono soluzioni tecnologiche basate sull'ICT: permettono di passare dal semplice monitoraggio fino a spendere meno, riducendo i consumi. Tra i potenziali delle famiglie intervenute, indagati del Report, ci sono: sistemi di controllo, di supervisione e sistemi di monitoraggio. Adottando queste tecnologie potremmo diminuire l'impatto ambientale e migliorare lo stato economico di ogni famiglia, facendo in modo che l'Italia possa progredire e uscire da questa crisi, tornando ad essere un Paese meraviglioso, anche meno inquinato. Adele Cerlino I E
IL DECRETO CHE HA BLOCCATO L'ITALIA Di recente è stato emanato il decreto, della Competitività, il quale afferma che per la costruzione di impianti più piccoli rispetto alla norma eolici, rinnovabili, elettrici..), c'è il bisogno di sottoporli alla “Via”. La “V.I.A.”, nota anche come Valutazione di Impatto Ambientale ,è una procedura tecnicoamministrativa che ha lo scopo di individuare, descrivere e valutare in via preventiva la realizzazione delle opere, che possono influire sull'ambiente. Il primo caso dopo l'emana-
zione del decreto si è verificato qualche settimana fa a Vlilanovaforru in Sardegna. Il giornale sardo ha riportato la notizia del sequestro di un impianto minieolico da 60kW, perché realizzato senza “ Via”. Intanto ci sono state varie proteste sul fatto e si pensa a emanare un nuovo decreto. La “nuova regola” prevede che le regioni debbano valutare le richieste di costruzione degli impianti situazione per situazione, ma il patto è stato interpretato come una richiesta a tutti della “Via”, creando una condizione di disagio. Ora il
decreto sta paralizzando completamente il settore delle fonti rinnovabili e blocca anche piccolissimi progetti come montare un impianto fotovoltaico, può richiedere addirittura 9 mesi di tempo e alcune volte può costare più dell'impianto da
edificare. Il decreto dovrà essere cambiato affinché le persone siano soddisfatte, le aziende abbiano energia pulita e l' economia virtuosa venga sostenuta. Andrea Bobò I E
UNA SCUOLA SOLARE Poche scuole in Umbria hanno l’autonomia energetica, avendo investito nelle fonti rinnovabili: l’Alessi è su questo fronte all’avanguardia. È già dal 10 gennaio 2009 che il liceo Galeazzo Alessi ha installato un impianto di pannelli fotovoltaici che oltre a far risparmiare la scuola rispetta l’ambiente. Un impianto fotovoltaico è un impianto elettrico costituito essenzialmente da moduli fotovoltaici, i quali sfruttano l'energia solare per produrre una differenza di potenziale elettrico all’interno di ogni cella fotovoltaica così da produrre energia elettrica. Il Liceo ha aderito ad un progetto che coinvolgeva la Provincia di Perugia e il Ministero dell'Ambiente. Il Ministero ha finanziato l'impianto, la Provincia ha
messo le strutture, il progetto tecnico e l'installazione, la scuola l'aspetto educativo mediante il quale si impegnava a favorire la cultura energetica e a ridurre il consumo energetico. La scuola, insieme alla Provincia e alla Regione, ha speso in tutto 15000 € e riuscirà a rientrare nei costi
in 8 anni: cioè entro il 2017. Il nostro impianto ha delle celle da 12 volt l'una e riesce a produrre 20 kwat. Ogni pannello è orientato verso Sud e ha un inclinazione pari al parallelo in cui si trova. Come stabilisce il contratto (contratto di produzione) fatto con l'ente di
energia elettrica, tutta l'energia prodotta dall'impianto viene immessa nella rete e in questo modo tutti ne possono beneficiare. In compenso il GSE (gestore dei servizi energetici) dà alla scuola un bonifico avente come valore quello dell'energia elettrica prodotta. L'impianto è collocato sul tetto della scuola ed è visitabile dai ragazzi. Inoltre all'ingresso è posto un pannello dove si possono rilevare i seguenti dati: 1) produzione dal 10/01/2009; 2) alberi equivalenti pari a 10.710; 3) Produzione dall'inizio del giorno; 4) emissione di CO2 evitata pari a 82.382 Kg!; 5) Potenza istantanea; 6) energia istantanea da 10/01/2015. Inoltre il grafico mostra l'andamento della potenza prodotta in funzione del tempo. Nello stesso tempo, in questi anni, la scuola si è impe-
gnata a risparmiare energia elettrica spegnendo le luci dei corridoi nei momenti di non utilizzo e la riduzione/ eliminazione della stessa negli spazi poco utilizzati. Per la nostra scuola si tratta di una riduzione di circa 20 kW: un risparmio apparentemente piccolo ma che se fosse adottato da tutte le scuole del Paese darebbe un risparmio stimato di 150 MW (Mega Watt) ossia una centrale termica. Ogni pannello deve essere sostituito dopo circa 20 anni. Anche se tutta l'energia prodotta è del tutto rinnovabile e a costo zero, ancora oggi sorgono problemi sullo smaltimento di questi pannelli che, invece di essere smontati e riciclati, vengono buttati nelle discariche. Margherita Esposito I F
BIODIVERSITÀ: LA RICCHEZZA D’ITALIA L’expo di Milano sta per aprire i battenti e l’Italia riscopre la propria ricchezza. L'Italia è uno dei paesi europei più ricchi di biodiversità, sia animale che vegetale, con un popolamento ricchissimo di forme endemiche. L’Italia, ad esempio, è lo stato d’Europa che conta il maggior numero di specie di piante con semi. Questa ricchezza di
specie ha più di una causa: in primo luogo, durante le glaciazioni pleistoceniche il territorio italiano rimase in gran parte sgombro dal ghiaccio, il che permise alla fauna e alla flora di sopravvivere, cosa che nelle zone centrosettentrionali del conti-
nente non avvenne, viceversa il ritiro dei grandi ghiacciai ha lasciato in alcune località montane una fauna relitta glaciale. Inoltre, il territorio italiano si estende su circa 10° di latitudine, dunque, pur restando nell’ambito di climi temperati privi di estremi di caldo, di freddo o di aridità, la differenza climatica fra il nord e il sud del paese non è affatto trascurabile, andando dai climi nivali delle vette alpine, al clima temperato fresco semicontinentale
della pianura Padana, a quello mediterraneo delle coste centromeridionali e delle isole. Un’ultima spiegazione del perché l’Italia ha un popolamento così diversificato risiede nell’eterogeneità ambientale prodotta dalla natura prevalentemente collinare e montuosa del territorio. Soltanto negli ultimi anni si è sviluppata in Italia la coscienza che la biodiversità debba essere preservata: le varietà di piante e di animali
che in processi millenari si sono perfettamente adattati all’ambiente offrono una qualità superiore e necessitano di minori trattamenti antibiotici e diserbanti. La biodiversità ,perciò, è un bene che deve essere assolutamente protetto e che deve continuare a svilupparsi e a progredire Uno dei molti esempi di biodiversità presente in Italia, più precisamente in Umbria, è la grandissima varietà di legumi come ad esempio la roveja e la lenticchia di Castelluccio: due legumi molto importanti del centro Italia, ricchi di gusto e di proteine, un autentico tesoro conosciuto e coltivato fin dall’epoca preistorica. La roveja è un piccolo legume simile al pisello, dal seme colorato che va dal verde scuro al marrone grigio. Nei secoli passati era
coltivato su tutta la dorsale appenninica umbro-
marchigiana, in particolare sui Monti Sibillini, dove i campi si trovavano anche a quote elevate: la roveja è resistente anche alle basse temperature, si coltiva in primavera-estate e non ha bisogno di molta acqua. Cresce anche in forma spontanea, lungo le scarpate e nei prati, ma nei secoli passati era protagonista dell’alimentazione dei pastori e contadini dei Sibillini con altri legumi poveri quali
lenticchie, cicerchie, fave. Proprio perché cresce da sempre anche selvatico alcuni ricercatori sostengono che si tratti di un progenitore del pisello comune. Secondo altri invece è una vera e propria specie (Pisum arvense) differente da quella del pisello (Pisum sativum), in ogni caso la classificazione botanica è ancora indefinita. Esiste invece un totale accordo sulla sua valenza nutritiva: è molto proteica, ha un alto contenuto di carboidrati, fosforo, potassio e pochissimi grassi. Si coltiva nella zona di Preci e Cascia. A Castelluccio di Norcia regna invece la più famosa lenticchia: chiamata dagli abitanti di Castelluccio "Lénta", è il prodotto rappresentativo
del paese per eccellenza. L'uso di questo legume è antichissimo come dimostra
il ritrovamento di semi in tombe neolitiche datate 3000 A.C. Viene seminata sull’altopiano non appena il manto nevoso è completamente disciolto. Verso la fine di Luglio primi di Agosto viene raccolta. La sua qualità è inconfondibile per sapore gustosisimo, le dimensioni molto piccole, la resistenza ai parassiti e la coltivazione esclusivamente biologica. Filippo Bedini I F
“CINA E STATI UNITI: UNA NUOVA SVOLTA” E’ una tappa storica quella raggiunta l’11 Novembre 2014 con l’accordo sul clima tra i due maggiori inquinatori al mondo, Cina e Stati Uniti. Il gigante asiatic o (responsabile del 7,6% delle emissioni), per la prima volta si dà un obiettivo per ridurre l’anidride carbonica (attorno al 2030) definitivamente. Gli Stati
Uniti (30% delle emissioni) rispetto all’impegno preso a Copenaghen,punteranno a diminuire del 26-28% entro il 2025 le emissioni. Nel joint statement le due potenze dichiarano le loro aspirazioni, sperando di sollecitare altre nazioni ad unirsi. Nella dichiarazione di Barack Obama e Xi Jingping, i
due Paesi affermano che sarà loro cura attenersi ai termini del trattato, ma non accennano mai agli impegni. Secondo il presidente Obama, l’obiettivo degli USA è “ambizioso ma raggiungibile.” La Cina, invece, dovrà ricavare 800-1000 GW di nuova potenza da rinnovabili e nucleare. Un fatto importante ed utile è che nel 2014 i consumatori di carbone cinesi hanno smesso di au-
mentare. Questo accordo è un importante segnale politico che ha catturato l’attenzione mondiale e ha ricevuto moltissimi commenti, i primi dei quali sono positivi e arrivano dal mondo politico e ambientalista. Tra i politici italiani, il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti commenta dicendo che l’intesa tra USA e Cina in questa situazione è di portata storica, e che l’Europa è a favore di questa
svolta. Più articolato è il commento di Gianni Silvestrini (presidente del Coordinamento FREE), il quale stima che la Cina possa raggiungere un buon risultato prima del 2030, grazie anche al suo interesse per la green economy. Anche il WWF Italia è ottimista e crede che tutto ciò porterà ad un accordo globale ONU sul clima nel
2015. Più cauto è Sergio Andreis, direttore del Kyoto Club, che afferma che gli impegni firmati a Pechino sono modesti, mentre i tempi troppo lunghi. Aggiunge, inoltre, che è un passo verso la giusta direzione, ma che necessita di più ambi-
zione. Anche Greenpeace (associazione non violenta per denunciare creativamente i problemi ambientali) chiede più coraggio da parte delle due super potenze. Per anni ed anni abbiamo vissuto nell’indifferenza, mettendoci una benda sugli occhi per non vedere come il nostro pianeta veniva di-
strutto. Ora, molti, (come in questo caso USA e Cina) stanno cercando di rimediare ai danni. Non vi saranno risultati istantanei,ma è già un passo avanti essere consapevoli e iniziare ad agire. Cinzia Russo I E
PERUGIA E L’UTILIZZO DELLA BICI Sono più di mille le bici che il Ministero dell’Ambiente, in collaborazione con Ducati energia, ha fornito ai 42 comuni d’Italia che hanno voluto partecipare al ingegnoso progetto “bike sharing”, Perugia è una di queste. Proprio così, la pittoresca città è patria di uno dei primi comuni ad aver partecipato al progetto, e ben 30 bici a emissione zero sono state fornite in sei diverse stazioni, munite di colonne per ricaricare i veicoli.
Quest’iniziativa è stata promossa dal Ministero dell’Ambiente, che con l’aiuto di Ducati energia, ha permesso la realizzazione di questo progetto, che ha il fine di ridurre l’inquinamento ambientale. Inoltre, questo sistema innovativo, permette a coloro che ne usufruiscano di incrementare l’attività fisica apportando enormi benefici alla salute. Per noleggiare una bici in una delle sei stazioni, occor-
rerà aver pagato un abbonamento attivandolo online.
Le opzioni di pagamento sono: 30 euro quello annuale, 8 euro per 24 ore e 12 euro per due giorni. Così, una volta muniti di abbonamento, si potrà an-
dare in una delle colonnine, strisciare la tessera e salire in sella. Le 30 bici sono situate in sei diverse stazioni nel comune di Perugia: Pian di Massiano Fontivegge Presso l’università d’ingegneria Viale Centova Borgonovo Via Tazio Nuvolari Mango Emanuele I E
EXPO MILANO 2015: UN PROGETTO PER “SFAMARE” IL MONDO Siete tutti invitati ad assistere al magnifico evento di Expo Milano 2015 che di sicuro sarà uno dei principali eventi dell’anno, se non il più bello. Esso è l’Esposizione Universale che si svolgerà dal primo maggio al 31 ottobre 2015 e diventerà una vetrina mondiale in cui i Paesi mostreranno il meglio delle proprie tecnologie per dare una risposta
concreta a un’esigenza vitale: sarà l’alimentazione e la nutrizione in modo da poter sfamare tutti i popoli, nel rispetto del Pianeta e dei suoi equilibri. Un’area espositiva di 1,1 milioni di metri quadri, più di 140 Paesi e Organizzazioni internazionali coinvolti, oltre 20 milioni di visitatori attesi. Inoltre come detto nella pubblicità l’expo sarà un
punto di incontro per milioni di visitatori che potranno “ divertirsi, assaggiare cose mai provate prima, scoprire i piatti principali delle varie culture, assistere a spettacoli, ascoltare convegni svolti dalle principali menti del mondo, partecipare a laboratori” Gli organizzatori della manifestazione sono stati incitati dal papa, dopo che il
pontefice stesso ha suggerito qualche idea, a fare attenzione alla condivisione dato che lo slogan è “ cibo è gioia, cibo è vita” e che ,secondo le credenze cristiane, il “pane quotidiano” (ovvero il cibo) ci è stato dato grazie a Dio. All' evento sarà presentato un impegno al quale potranno partecipare tutti , dai grandi capi di stato a tutti
noi cittadini comuni del mondo, che qua sarà pre-
sentato tramite le cinque domande fondamentali di un buon giornalista. WHO? L' impegno di cui parliamo viene chiamata la “Carta di Milano”. E' stata lanciata da Umberto Veronesi, sul palco insieme a Roberto Formigoni, presidente della regione Lombardia, Letizia Moratti, sindaco di Milano e commissario per l'expo, Guido Podestà, presidente della provincia di Milano, Diana Bracco, presidente di expo 2015 S.p.A., Giuseppe Sala, amministratore delegato di expo e Mauro Monti , presidente dell'università Bocconi.
WHAT? La carta propone impegni e responsabilità riguardante tutti i temi sul cibo trattati nell'expo e principale strumento di partecipazione consapevole all'evento, ma anche un ricordo di esso. Viene definito “ la carta di Kyoto del cibo” proprio perchè,come il trattato di Kyoto, invita la gente a combattere per una delle problematiche legate al nostro pianeta , che, mentre nel trattato era l'inquinamento, qui si parla riguardo al cibo .Il documento sarà consegnato al Segretario Generale dell’ONU Ban Ki-moon come atto di indirizzo internazionale a novembre 2015. WHEN? Il coordinamento per la “Carta” si è riunito il 22 dicembre 2014 per definire i tempi e i metodi di lavoro. La stesura della “Carta” av-
verrà sabato 7 febbraio 2015. L'evento inizierà il primo maggio 2015 e terminerà il trentuno ottobre 2015.
contribuire pianeta ed costituisce ricordo di evento.
ad aiutare il i popoli poveri, un “PICCOLO” un “GRANDE”
WHERE? La carta potrà essere firmata da chiunque voglia assumersi questa responsabilità in tutti i padiglioni che formano il grande evento di Expo Milano 2015. WHY(IS IT IMPORTANT)? E' un modo per mostrare al mondo che ci sei anche tu, una piccola firma che può
E tu che stai aspettando? Con l'occasione di guardare Milano, di assistere a spettacoli mozzafiato dal vivo, di ampliare le tue conoscenze scientifiche e culinarie, di diverti e....di dare un contributo al pianeta, perché no? La “Carta” dal primo maggio ti aspetta e tu, sei pronto a firmarla? Gabriele Ripandelli II D
GREENPEACE: SALVIAMO IL PIANETA Greenpeace è un’associazione ambientalista che si occupa di salvaguardare il pianeta, fanno parte di questa solo volontari che quindi non vengono pagati per ciò che fanno. L’associazione si basa sul principio della non violenza, il ruolo di Greenpeace International è di avviare specifiche campagne internazionali in paesi dove l’ambiente è a rischio. Le campagne principali sono: La deforestazione zero, è una missione per salvare le foreste primarie, dalle statistiche emerge che ogni due secondi viene distrutta un’area di foreste grande come un campo da calcio. Ogni volta che vengono abbattuti degli alberi però si perdono
anche delle specie animali, quindi questa deforestazione non solo ci toglie l’ossigeno che ci serve per vivere, ma uccide anche migliaia di specie di insetti.
che rischia di rimanere senza abitanti. Save the arctic, si preoccupa di fermare lo scioglimento dei ghiacciai. L'Artico è un ecosistema fragile, minaccia-
Insomma è una vera e propria rovina per il mondo,
to sia dal cambiamento climatico che dalle estrazioni
petrolifere. Svolge l'importante funzione di regolare il clima dell'intero pianeta: il colore bianco del ghiaccio riflette i raggi del sole, raffreddando il pianeta, mentre le acque dell'oceano artico li assorbono. Oggi l’Artico ha perso i tre quarti del volume dei ghiacci e potrebbe sciogliersi completamente nel 2016, molte specie rischiano l’estinzione. Salviamo le api, questa missione si occupa di salvare le api che stanno morendo a causa dei pesticidi troppo forti. Le api prendendo il nettare dalle piante portano con se anche delle neurotossine, che le indeboliscono e le fanno morire, ma
senza questi insetti non ci sarebbe l’impollinazione e la crescita delle piante rallenterebbe notevolmente. Quindi bisogna cercare di usare pesticidi meno forte oppure di non usarli per niente. Detoks, i rifiuti tossici danneggiano il mondo e la vita dell’uomo. Da anni ormai i rifiuti sono al centro di tematiche politico-ambientali a livello nazionale e internazionale. Non a caso i diversi programmi europei d'azione
per l'ambiente hanno posto al centro dell'attenzione
Oggi oltre alla produzione di rifiuti organici c’è anche
proprio il tema rifiuti. La produzione di rifiuti cresce in strettissimo legame con la ricchezza ed il tenore di vita che si ha nei diversi paesi.
il problema della produzione di rifiuti tecnologici, infatti il continuo sviluppo porta al cambio degli oggetti tecnologici troppo rapida-
mente e quindi all’accumulo di rifiuti altamente tossici e difficili da smaltire. È necessario portare avanti queste e altre missioni che Greenpeace International ha avviato per salvare il pianeta, quindi è l’ora di rimboccarsi le maniche e lavorare se vogliamo continuare a vivere cosi bene! Maria Chiara Lucarelli I F
IL COSTANTE CALO DEL PREZZO DEL BARILE PUÒ PORTARE ALL'ALLONTANAMENTO DELLA GRID PARIT Y? E' di uso comune pensare che il prolungato crollo dei costi del petrolio porti all'aumentare dell'uso delle fonti convenzionali rispetto a quelle pulite. In realtà non è così. O meglio, solo in certi contesti può esserlo, ma non sarà l'andamento dei prezzi del barile a fermare il cammino delle fonti pulite. E' possibile affermare questo in seguito alla lettura di un editoriale dell'economista Alberto Clò sul prezzo del petrolio il quale sottolinea che il prezzo è sceso in soli tre mesi di ben 30$ al barile e la domanda con sè nonostante le recenti tensioni geopolitiche (tra Russia e alcuni paesi alleati degli USA) e c'è stato dunque da porsi una domanda: il barile a prezzi bassi allontana le rinnovabili dalla grid parity? Innanzi tutto cos'è la grid parity: per grid parity si intende il punto temporale in cui le fonti di energia alternativa hanno lo stesso prezzo di quelle tradizionali. Nella conclusione dell'ar-
ticolo, l'economista, dopo aver analizzato i vari fattori che potrebbero portare a un
parte. E' infatti importante ricordare che il petrolio non viene usato nell'elettricità e
futuro con prezzi del petrolio bassi, spiega che una delle conseguenze del barile low-cost sarebbe lo spiazzamento che inevitabilmente ne deriverebbe per lo sviluppo delle risorse rinnovabili, ricacciando indietro quella ‘grid parity’ che si sosteneva essere stata ormai raggiunta. Ma siamo certi che sia veramente così? No, o meglio, è vero solo in
che il suo uso è concentrato nei trasporti. Come detto già in precedenza l'affermazione dell'articolo può essere vera solo per alcuni contesti come il mercato elettrico italiano dove il gas ha un ruolo importante e una quota sostanziale del gas usato nel termoelettrico è indicizzato al prezzo del barile, ma non vale per altri mercati e varrà sempre me-
no anche da noi. In Germania, per esempio, nella quale l'impiego di sostanze per fare elettricità è dominato dall'uso del carbone, gli effetti del barile low-cost sono quasi impercettibili per il mercato elettrico e a livello mondiale poi questi effetti del prezzo del petrolio sul kWh elettrico sono annullati dal diverso modo in cui si compra il gas. Praticamente solo in Europa il gas si compra a prezzi indicizzati a quelli del petrolio e come già detto in precedenza, anche qui questa modalità d'acquisto è sempre meno diffusa: hanno sempre più peso i gas spot (il mercato finanziario pubblico in cui gli strumenti finanziari e le merci vengono scambiate immediatamente), che al contrario di quanto avviene per il barile, stanno vedendo prezzi in salita. In America dove il prezzo del gas è già da tempo molto più basso per l'effetto shale gas i prezzi del gas
non sono legati a quelli del petrolio e non lo sono nem-
meno in Asia. D'altra parte, però, le oscillazioni del prezzo del barile, sembrano quasi piatte in confronto al crollo dei prezzi di tecnologie come il fotovoltaico, che oggi produce a costi dell'80% inferiori rispetto a cinque anni fà, al contrario ad esempio
del gas e dei fossili, i quali sono momentaneamente in costante aumento grazie alla rivoluzione del fracking (che permette di estrarre gas e petrolio dalle rocce di scisto che sono più facili da rompere). Potremmo dire insomma che il continuo e prolungato crollo del prezzo del petrolio non basta a fermare l'avanzata delle fonti pulite in quanto non ha un ruolo rilevante come a differenza invece delle fonti rinnovabi-
li (essenziali anche per alcuni paesi economicamente molto importanti come la Germania). Gioele Burnelli I E
LA PESCA NEL LAGO TRASIMENO Negli ultimi decenni la pesca, nella zona del Trasimeno, è calata molto. È diminuito il numero di coloro che pescano per lavoro, ma anche di quelli che lo fanno per hobby o per sport, in quanto questi ultimi, con la crisi e la disoccupazione, si trovano costretti ad evitare spese inutili. Altre cause legate principalmente all'ambiente sono il continuo gettare sostanze inquinanti nell'acqua, che determinano malattie e avvelenamenti dei pesci, e l'introduzione di nuove specie non autoctone nel lago, in risposta al rapido aumento del commercio, dei trasporti e del turismo. Queste specie sono dannose, non solo perché mangiano gli altri pesci del lago,
ma anche perché si nutrono delle loro uova. Uno dei principali pesci introdotto ormai da molti anni è il carassio dorato, dal
l'equilibrio autoctono. Quello che invece è stato aggiunto per ultimo alla lista degli alloctoni è il pesce siluro, predatore vorace
corpo affusolato e robusto, molto somigliante alla carpa ma senza bargigli ai lati della bocca. Egli, nel suo ambiente naturale, si nutre di piccoli crostacei, insetti e larve. Grazie alla grande prolificità, se introdotto in habitat favorevoli al suo sviluppo, tende a diventare infestante danneggiando
che si nutre soprattutto di pesci e cattura anfibi, roditori e piccoli uccelli acquatici, e proprio per questo potrebbe essere molto dannoso per la fauna lacustre. Per analizzare la reale situazione del lago Trasimeno, che è una risorsa molto importante per l'Umbria, e misurarne l'eventuale grado
di inquinamento delle acque, l'associazione Legambiente, insieme alla Goletta dei laghi, il 9 e il 10 luglio 2014 hanno fatto tappa nella regione umbra per analizzare la qualità delle acque del lago e verificare se esistono situazioni critiche rispetto agli scarichi fognari e alla depurazione. Insieme hanno raccolto le segnalazioni dei cittadini su scarichi abusivi, consumo di suolo e mala gestione del territorio e hanno raccontato anche le buone pratiche, le esperienze positive fatte fino ad ora e gli strumenti per salvaguardare e valorizzare gli ecosistemi lacustri. Adele Ercolanelli I F
LA SPAZZATURA E I RIFIUTI GIRANO L’ITALIA Il traffico vale oro da Napoli al Nord. I rifiuti rappresentano un vero e proprio business, soprattutto per le regioni del Nord, che sono diventate le principali deelegate a risolvere il problema dello smaltimento della spazzatura proveniente dalla Campania. Sulla questione ci sono state varie polemiche perché la Lega non era d’accordo sul fatto che i rifiuti dal Sud venissero portati al Nord. Ma a quanto pare, al contrario di quanto tutti si aspettassero, l’affare si è rivelato d’oro. A gestire il tutto c’è la Sapna, l’ente della provincia di Napoli che si occupa della gestione dei rifiuti. Nel 2012 già erano pronti 130 milioni di euro da spendere. Questo è il bilancio che la Sapna ha messo a punto. Compare l’incubo delle ecomafie. Le indagini che sono state svolte sulla questione hanno rivelato delle procedure
irregolari nell’affidamento degli appalti, ma la Sapna dichiara di rispettare le norme. Le regioni del Centro Nord maggiormente coinvolte sono la Lombardia, l’Emilia, la Liguria e la Toscana. La gestione dei rifiuti rappresenta una questione molto delicata , nella quale rientrano spesso le infiltrazioni delle organizzazioni mafiose. Lo smaltimento dei rifiuti è un business enorme perché le società hanno dei costi molto alti. La malavita offre alle aziende, fuori dalla legge, la possibilità di smaltirli a costi bassi. I rifiuti vanno a finire vicino campi coltivati, vengono interrati e vengono coperti oppure finiscono in fiumi. Uno degli uomini che ha combattuto contro la mafia, denunciandone i traffici illeciti e le collusioni con la politica, è Giuseppe Impastato. Oggi, centri e associazioni, lottano contro l'illegalità e vi sono
istituti e luoghi pubblici intitolati a lui. La situazione della Campania non è delle più semplici. Alle tasse elevate sui rifiuti si aggiunge il rischio di affrontare situazioni di emergenza, come quelle che in passato hanno interessato i centri più popolati e i loro dintorni. Nelle zone tra la provincia di Napoli e quella di Caserta troviamo la Terra dei fuochi, nella quale sono addensate molte discariche abusive, in piena campagna o lungo le strade. Quando queste si saturano, per liberare spazio ai rifiuti successivi, vengono appiccati incendi. La maggior parte dei rifiuti smaltiti in queste zone sono rifiuti pericolosi e inquinanti. Una possibile soluzione dovrebbe seguire una modalità di trattamento particolare, proprio per contenere questi pericoli derivanti dalla loro gestione. Nonostante ciò, si aggiungono presso
tutta la provincia di Caserta i controlli agli allevatori di bestiame, sospettati di immettere sul mercato latte infetto da diossina. La Direzione distrettuale antimafia di Napoli, dopo alcuni campioni di analisi, ha rilevato la presenza di diossina oltre i limiti di legge. Il peggio sta nel fatto che gli allevatori hanno continuato a fornire latte ai caseifici. Il danno economico stimato è di almeno 100.000 euro giornalieri. Questo settore sta rischiando grosso. Rispetto dell’ambiente e rispetto della legge devono andare di pari passo. Giada Bertoldi I E
PULIZIA A PERUGIA “Il comune di Perugia ha ottenuto dei risultati importanti nella gestione dei rifiuti urbani e nell’incremento della raccolta differenziata, soprattutto se paragonata alle altre città grandi e medie dell’Umbria” dichiara Alessandra Paciotto. Infatti nei dati registrati (open data Comune di Perugia) la raccolta differenziata si è attestata al 44% , con un incremento di circa il 6% rispetto al 2013. Continua a decrescere inoltre la produzione dei rifiuti urbani, che è stata di 504 mila 352 ton-
nellate con un calo del 2%. Ovviamente, tutto ciò testimonia dei miglioramenti rispetto agli anni precedenti, ma ci sono ancora diverse cose che non vanno, a cominciare dalla individuazione di azioni più incisive per diminuire la quantità dei rifiuti. Proprio per questo, anche quest’anno, la regione Umbria ha aderito alla più grande iniziativa di volontariato ambientale organizzata in Italia da Legambiente in collaborazione con la Rai. Lo scopo principale della
manifestazione è ripulire le città della penisola e renderle più belle e vivibili, con l’aiuto di moltissimi volontari. Diversamente dagli altri anni, quest’anno l’iniziativa si è svolta nei giorni 26,27,28 settembre. Nel primo giorno è stata protagonista la Scuola media Bernardino di Betto di Perugia; nel secondo la scuola dell’infanzia di Badia Petroia a Città di Castello e nell’ultimo giorno i ragazzi dell’Istituto Comprensivo Dalmazio Birago di Tuoro
sul Trasimeno. “Iniziative come Puliamo il Mondo, conclude Legambiente, sono utili per coinvolgere i cittadini e renderli partecipi della gestione dei rifiuti, ma sono anche un occasione per promuovere tutti insieme azioni per salvaguardare gli spazi della città e l’ambiente in cui viviamo”. SE LAVOREREMO INSIEME RIUSCIREMO A RENDERE PIU’ PULITO IL NOSTRO MONDO. Federica Giannoni I F
THE CHINA STUDY, IL CIBO È MEDICINA Che cosa è “The China Study”? A cosa serve? E soprattutto, perché viene considerato la così detta “chiave di volta” della medicina odierna? Il Progetto Cina (in inglese: The China Study) è uno studio epidemiologico tra i più vasti compiuti al mondo, definito dal New York Times "il Grand Prix dell’epidemiologia", è un’indagine sul rapporto tra alimentazione, condizioni ambientali, tradizioni sociali e malattie. Lo studio durato circa 50 anni a cura del Prof. T. Colin Campbell, biochimico e nutrizionista alla Cornell University, membro di importanti compagnie come la World Cancer Reasearch Fund, è stato inoltre, coautore della relazione pubblicata nel 1982 “ Diet Nutrition and Cancer” ed autore di più di 300 articoli scientifici. Il Progetto iniziò nel 1983 con una prima indagine, raccogliendo 367 tipi di dati sulla vita e la morte di 6500 adulti sparsi in 138 villaggi e 65 contee americane; la seconda indagine, avvenuta nel 1989, sono stati raccolti più di 1000 tipi di dati su 10200 adulti e relative famiglie, attraverso 170 villaggi della Cina rurale e di Taiwan, i quali sono stati studiati nelle loro abitudini alimentari minuziosamente, e raccogliendo campioni di sangue e urina. Lo studio ha rilevato la stretta relazione tra le così dette "malattie dell’abbondanza" (ovvero patologie coronariche, cancro, diabete) e l’assunzione di cibi di origine animale, a sua volta col-
legata al livello di sviluppo economico. Infatti nelle grandi città come Nanchino, Pechino e Shanghai, dove la popolazione seguiva una dieta ricca di cibi animali e povera di vegetali, l’incidenza di queste malattie risultò significativamente aumentare rispetto alla popolazione rurale e povera dove basava l’alimentazione principalmente su prodotti vegetali. I
gli amidi producessero maggiore energia e calore. Lo studio ha inoltre rilevato che la differenza tra i livelli di colesterolo nel sangue era strettamente correlata al consumo di carne (rossa e bianca), latticini e uova, fossero fonti di colesterolo e grassi saturi; la carne, sia quella magra, che quella grassa fosse dannosa per la colesterolemia. Il confronto
dati emersi evidenziarono che la dieta rurale dei cinesi che comprendeva solo 4 grammi di proteine al giorno, contro i 71 grammi della dieta occidentale poteva incidere sulla salute della popolazione cinese. I ricercatori inoltre hanno ipotizzato che il cibo assunto eserciti un ruolo importante sull’obesità: infatti, anche se i cinesi assumevano circa 270 Kcal al giorno in più rispetto agli statunitensi, l’incidenza di obesità rimaneva maggiore comunque negli USA. Questo perché la dieta cinese, la quale comprendeva il triplo dei carboidrati e solo il 30% di grassi assunti dagli statunitensi, sembrava essere più salutare poiché, secondo degli studi, i grassi sarebbero più facili da immagazzinare, mentre
dei dati emersi ha evidenziato che in Cina il rischio di malattie coronariche per gli uomini sotto i 65 anni era di 17 volte più basso che negli Stati Uniti. Tra i risultati più importanti dello studio, è sicuramente emersa la stretta associazione tra i cibi di origine animale e il cancro. Uno tra questi è stato il confronto tra la mortalità di donne cinesi per cancro alla mammella, essere 5 volte inferiore rispetto alle donne statunitensi. Infatti, l’assunzione di grassi e prodotti animali, di elevati livelli di colesterolo, di estrogeni e testosterone nel sangue e ad una menopausa tardiva o ad una menarca precoce fossero strettamente legate all’ insorgenza di carcinoma mammari. L’aggiunta di latte o di grassi animali poteva
aumentare il livello di estrogeni ed ormoni potenzialmente nocivi. Le donne cinesi, di età compresa tra i 35 e i 60 anni avevano livelli di estrogeni più bassi rispetto alle donne britanniche, sviluppando un maggior numero di proteine protettive che inibivano in modo significativo la stimolazione da parte degli estrogeni del cancro alla mammella. La durata più prolungata del ciclo mestruale circa 8-10 anni, e la precocità della sua comparsa nelle donne statunitensi rispetto alle donne cinesi evidenziava un livello maggiore di ondate ormonali comportando un maggior rischio di carcinoma. Il Progetto Cina ha anche confermato la relazione tra cancro del colon e bassa assunzione di fibre. In Cina, infatti, i bassi livelli d’incidenza di cancro del colon erano legati alla ricca alimentazione di fibre che giocano un ruolo protettivo in questa malattia. Si è visto, che un’elevata assunzione, circa tre volte superiore, di fibre cereali, legumi e verdure rispetto agli occidentali possa essere considerata un elemento importante alla prevenzione di questa malattia. Infatti, un’alimentazione di tipo vegetale aumenta la produzione di feci, riducendo drasticamente il tempo durante il quale l’intestino si trova a contatto con carcinogeni presenti nei cibi; inoltre, feci più morbide diluiscono acidi biliari, potenziali promotori del cancro. Persino l’eccessiva produzione di bile, legata ad un elevata assunzione di
grassi, essa può subire trasformazioni chimiche e diventare carcinogena. Un altro esempio molto importante riguarda il caso del cancro dello stomaco. In questo caso, l’incidente insorgenza di questa malattia in Cina era molto alta piuttosto che in Nord America, assai infrequente. Il cancro allo stomaco era spesso correlato ad ulcere
gastriche ed a stress cronico, ma si è visto che in realtà il principale responsabile sia un batterio: Helicobacter pylori. La cronicizzazione dell’infezione prodotta da questo batterio, molto frequente in Cina, è dovuta ad una mal conservazione dei cibi, favorisca una contaminazione batterica. Ancora una volta si è visto che, l’assunzione di cibi vegetali sia
protettiva contro il cancro, in particolar modo l’assunzione di vitamina C e beta carotene. Il Prof. Campbell, con il Progetto Cina, è giunto alla conclusione che una dieta basata sui cibi vegetali riduce drasticamente la possibilità di sviluppare malattie cardiovascolari, diabete, cancro e obesità; dichiarando in un’intervista: «Le persone che mangiava-
no più cibi di origine vegetale erano più in salute e tendevano ad evitare le malattie croniche. Questi risultati non possono essere ignorati». Lo stesso Ippocrate, padre della medicina classica, dichiarò: “ lascia che il cibo sia la tua medicina, e la medicina il tuo cibo”. Lorenzo Alunni Solestizi V G
PERMACULTURA: L’AGRICOLTURA DEL DOMANI ? Se fossimo in grado di creare un ecosistema che funziona come un bosco, ma con piante ad uso alimentare, potremmo nutrirci senza consumare eccessivamente le risorse del pianeta? Fino ad oggi usando il petrolio e altri combustibili fossili come se fossero fonti inesauribili, abbiamo sviluppato un sistema agroalimentare che per ogni caloria di cibo prodotta consuma circa dieci calorie di energia e produce inquinamento. Nel nuovo millennio sta crescendo una generazione finalmente consapevole di quanto l’attuale modello di sviluppo sia incompatibile con i limiti fisici della Terra, mettendo in moto la ricerca di soluzioni. La permacultura, o “agricoltura permanente”, propone un modello derivato dall’osservazione degli ecosistemi, ovvero delle comunità spontanee di piante e organismi animali, quali possono essere boschi, praterie, stagni o palu-
di, la cui variegata stratificazione fa sì che la produzio-
ne di sostanza organica per unità di superficie sia enormemente superiore rispetto a quella che di un campo di grano, dove troviamo un unico strato di piante. Eppure, per far ciò, il bosco utilizza solo il sole, la pioggia e il terreno su cui cresce. A confronto, il campo di grano necessita di arature, semine, concimazioni e trattamenti contro i parassiti: tutti interventi che richiedono un grande dispendio di energia, sia sotto forma di lavoro fisico, sia come combustibili fossili. È la biodiversità a rendere
produttiva e autosufficiente un ecosistema. In natura la cooperazione è fondamentale: più che il numero di specie presenti, conta la quantità di “collegamenti” utili o “relazioni produttive” fra loro. Piante diverse si sono specializzate nell’estrarre dal terreno sali minerali diversi e quando le loro foglie cadono o la pianta muore, questi elementi sono messi a disposizione delle piante vicine con l’intervento di funghi e batteri. La permacultura vuole riprodurre questo risultato disegnando paesaggi che sono repliche più o meno fedeli di quello che avviene in natura, come le forest garden, dove alberi da frutto e cespugli eduli, erbe aromatiche e ortaggi crescono insieme su livelli diversi, oppure le serre verticali che si sviluppano lungo la parete di un’abitazione. La permacultura in Italia viene praticata soprattutto su proprietà private, un esempio è il progetto “fico d’india” aconcluso con successo a
Serranova (BR) in un uliveto centenario che era soggetto ad un dilavamento del suolo. Il progetto, utilizzando pietre di tufo che rendono più assorbente il suolo, ha permesso al terreno di ricostruirsi con la rigenerazione dell’humus. La permacultura è praticata anche in zone sub-urbane come a Castel Maggiore (Bologna),dove il terreno a causa dell’agricoltura intensiva era ormai saturo di diserbanti chimici. Grazie al Wet system, cioè un procedimento che sfrutta funghi e microbi, si è riusciti a purificare il suolo e a trasformare la zona in un agriturismo. La permacultura si è sviluppata soprattutto in America anche se negli ultimi anni si sta diffondendo anche in Italia. La permacultura quindi è l'integrazione armoniosa del paesaggio e della gente, in ecosistemi agricoli produttivi, che possiedono la diversità, la stabilità e la capacità di recupero degli ecosistemi naturali. Mario Bucaneve I F
DALL'ARIA ALL'ACQUA La popolazione mondiale cresce sempre di più e alcuni bisogni sono indispensabili alla sopravvivenza. Il più importante di questi è l'acqua a cui un decimo della popolazione mondiale può accedere solo con fatica. Ma un'invenzione Fresh Water potrebbe essere una possibile soluzione anche se solo in parte a questo bisogno. I tre inventori cileni hanno creato un macchinario capace di condensare l'aria come in una nuvola e quindi di trasformarla in pioggia che
poi passa attraverso processi di filtrazione, purificazione
e sterilizzazione. Si ottengono tra i 9 e i 30 litri d’acqua alla volta, ad un costo che va dai 2 ai 3 centesimi di euro per litro. Fresh Water ha sperimentato la tecnologia nel villaggio
di San Pedro de Atacama, situato nel mezzo del deserto più arido del mondo. Il sistema è riuscito a generare circa 9 litri di acqua pura. Inoltre, è stato testato anche nella città costiera di Petorca, con una produzione compresa tra i 9 e i 28 litri giornalieri. Entrambe le esperienze sono state valutate positivamente , considerando che la resa è stata ottenuta in am-
bienti con poca umidità, 25%-30%. Ciò significa che in qualsiasi posto l’umidità sia maggiore, Fresh Water può essere ancora più efficiente. Così è stata lanciata una campagna, al fine di raccogliere fondi per implementare sistemi per le prime 1.000 case in Cile e America Latina. E' sulla base di queste idee semplici ma efficaci e che non danneggiano l'ambiente, che si basa il futuro del nostro pianeta e quindi la nostra sopravvivenza. Nicolò Frescura III A
SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE: UMBRI SEMPRE PIÙ La sostenibilità: una determinante delle realtà economiche e sociali. Sarà questo il tema principale dell’esposizione universale 2015, meglio nota come Expo 2015, che si terrà a Milano a partire dai primi di maggio fino alla fine di ottobre. Il rapporto tra uomo, Terra ed ambiente sarà il fulcro di quest’evento. Per questa occasione l’Umbria, in collaborazione con Fair Lab e Terre di Mezzo Editore, ha organizzato una rassegna dal nome “ Fa’ la cosa giusta! Umbria”, incentrata
anch’essa su consumo critico, stili di vita sostenibili e
sicurezza alimentare. Si è svolta nei giorni 3, 4 e 5 ottobre nell’area espositiva di Bastia Umbra, dove sono stati ospitati oltre 150 stand e più di 200 eventi gratuiti In molti sono stati gli umbri che hanno visitato questo evento, potendo così apprezzare a pieno i diversi argomenti trattati, riguardanti non solo la salvaguardia del benessere del Pianeta, ad esempio diminuendo l’inquinamento atmosferico o arredando le nostre abitazioni con materiali naturali o di riciclo, ma anche il nostro benessere personale. Acquistando prodotti da aziende agroalimentari locali, infatti, si potrebbe non solo incrementare la microeconomia della propria regione, ma anche essere sicuri di nutrirsi di cibi con una filiera cor-
ta e rintracciabile e per questo più sani per la nostra salute.
I vari stand hanno puntato l’attenzione su una serie di problemi specifici: ad esempio, la contraffazione di prodotti come giocattoli, elettrodomestici, cosmetici, accessori ma soprattutto articoli di abbigliamento, che vengono trattati con sostanze chimiche dannose, sia per la nostra salute che per quella dell’ambiente. Una ricerca svolta per conto di Greenpeace nell’anno 2013 ha svelato una verità incredibile: alcuni prodotti delle marche di vestiario più conosciute nel mondo, tra cui Adidas e The North Fa-
ce, contenevano alte quantità di perfluorocarburi, sostanze che possono danneggiare il nostro sistema immunitario ed arrivare, evaporando, a contaminare persino la neve in alta montagna. Alla manifestazione hanno partecipato anche alcuni rappresentanti di quest’associazione, che hanno evidenziato i molti danni che l’uomo tuttora reca al pianeta, a partire dai rifiuti elettronici abbandonati lungo i corsi dei fiumi sino alla deforestazione e all’uso di combustibili fossili. La domanda globale di energia primaria ammontava, nel 2006, a quasi 12 milioni di tonnellate di petrolio equivalenti(Mtep), in larga misura (oltre l’80%) forniti da combustibili fossili, cioè carbone, petrolio, gas naturale. Secondo lo scenario ipotizzato dall’International Energy Agency (IEA), la do-
manda di energia salirà nel 2030 a circa 17 Mtep. Oltre il 70% della domanda prevista per il periodo 20082030 sarà dovuto ai Paesi in via di sviluppo (Cina, India, Medio Oriente, Africa, America Latina). Circa il 50% di tale domanda di energia
riguarderà la generazione di energia elettrica, ma una quota significativa (20%) sarà legata al settore dei trasporti, mentre il rimanente 30% si distribuirà fra industria, servizi e impieghi residenziali. Per proteggere il pianeta, la richiesta sem-
pre maggiore di energia da parte di tutto il mondo dovrà essere in parte soddisfatta da fonti energetiche rinnovabili e non dannose per l’ambiente, come quella eolica e quella solare. “Fa’ la cosa giusta! Umbria” ha certamente dato uno
scossone ai cittadini dell’intera Umbria mostrando loro l’importanza della sostenibilità e i benefici che essa può dare all’ambiente. Sara Pieretti I F
"INCENERITORI"VERAMENTE STRATEGICI? Arrivano in Italia gli inceneritori, impianti per lo smaltimento dei rifiuti che producono energia e riscaldamento. Ma si riveleranno strategici? Gli ambientalisti preferiscono il riciclaggio e protestano per l'inquinamento prodotto dagli impianti. La riforma di Matteo Ren-
zi, lo Sblocca Italia che prevede misure urgenti per l'apertura dei cantieri e la realizzazione delle opere pubbliche dà il via alla costruzione degli inceneritori. Ma cosa si intende per inceneritori? Gli inceneritori sono impianti utilizzati per lo smaltimento dei rifiuti, mediante un processo di combustione ad alta temperatura che dà come prodotti gas, cenere e polvere. Le direttive europee stabiliscono che la priorità per
combattere l'inquinamento è la riduzione della produzione dei rifiuti, seguita dalla raccolta differenziata e infine dagli inceneritori, inoltre stabiliscono che la quota di raccolta differenziata dei rifiuti deve essere almeno del 65% mentre in Italia è solo del 41%, perciò c'è ancora molto da fare per migliorare questi servizi. Con questo, si prevede che i nuovi inceneritori potrebbero diventare inutili, situazione già verificata in Svezia e Olanda, dove gli inceneritori devono importare rifiuti dagli altri paesi perché non sono abbastanza e spesso gli impianti sono inutilizzati. Negli impianti moderni il calore v i e n e recuperato e utilizzato per produrre vapore utile alla
produzione d'energia e riscaldamento; questi impian-
ti vengono anche chiamati termovalorizzatori che, oltre allo smaltimento dei rifiuti, possono dare elettricità e creare molti altri posti di lavoro. Secondo i calcoli però, puntando sul riciclaggio (piuttosto che sugli inceneritori) si otterrebbero più posti di lavoro, si inquinerebbe di meno ma con un costo maggiore. In Italia lo smaltimento dei rifiuti è un punto carent e rispetto al m o dello Europeo: le discariche sono presenti al 41%, gli inceneritori al 18% e il rici-
claggio e il compostaggio al 41%. Questi sono dati che messi a confronto con i maestri europei, sono insufficienti: ad esempio in Austria sono presenti gli inceneritori al 35% e il riciclaggio e il compostaggio al 65%. Anche se gli inceneritori si presumono un vantaggio, non sono graditi dagli ambientalisti che hanno un’altra idea sul riciclaggio dei rifiuti: ovvero il riutilizzo o il rimpiego di plastica, vetro, carta, dato l'inquinamento portato dagli inceneritori che bruciano il 70% di un rifiuto ma liberano il restante 30% si nell'aria, inquinando l'ambiente. In conclusione gli inceneritori non sarebbero così strategici come il riciclaggio ma necessitano di costi minori e per questo sono al momento la soluzione più immediata e praticabile. Riccardo Ticchioni I E
UN VIAGGIO ATTRAVERSO LE ABITUDINI ALIMENTARI Cibi surgelati e liofilizzati, carni e verdure precotte, integratori alimentari: anche in Umbria è diventato sempre più frequente il consumo di tali prodotti. Le abitudini alimentari sono cambiate per diverse cause: motivi economici, carenza di tempo, immagine del proprio corpo. Ci si è allontanati dal sano modello dell’alimentazione mediterranea. Una recente indagine condotta presso i mercati di Perugia stima che circa il 70% dei cibi che si acquistano sono prodotti industriali. Nelle nuove
generazioni la consapevolezza dell’origine del cibo e del suo legame con il territorio sembra smarrita. I preziosi prodotti locali, lontani dalla quotidianità, sembrano acquistati solo da persone anziane. Queste sbagliate abitudini alimentari hanno incrementato il consumo di integratori alimentari. Le cifre sono allarmanti: un italiano su tre fa uso di multivitaminici, di fermenti lattici e
prodotti dimagranti. Da recenti sondaggi risulta che le maggior consumatrici sono donne con un livello d’istruzione medio-alto. Anche l’ Expo Milano 2015 ha scelto il titolo “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita” che ha come tema principale il cibo. Questo tema abbraccia sia le problematiche legate alla mancanza di cibo in alcuni paesi del pianeta, sia quelle relative all’educazione alimentare,
alle tradizioni alimentari, fino alle tematiche legate agli OGM. Expo 2015, oltre a sviluppare i principi di sostenibilità alimentare e far riflettere sulle abitudini alimentari, rappresenta un’occasione per rivitalizzare la tradizione dei mercati rionali pieni di vita, di contatti umani, di sapori, di profumi e colori. Alla luce di questa panoramica, una maggior consapevolezza nello stile di vita permette di scegliere prodotti agroalimentari e artigianali locali limitando l’uso di quelli industriali. Alessandro Leone I F
A SCUOLA SI VA… A PIEDI! Attualmente in Italia sono circa dieci milioni le persone che fanno il tragitto in macchina nonostante l'86% delle famiglie italiane abiti a ameno di un
quarto d'ora a piedi dalla scuola. L'iniziativa di Legambiente “Vado a scuola con gli amici, con il bus, a piedi, in bici” è stata presentata il 15 ottobre 2014 a scuo-
le, amministrazioni e associazioni di genitori di tutta Italia per avvicinarsi al tema della mobilità sostenibile. Per aiutare i bambini a riprendere il piacere di camminare o di pedalare, ma anche per ridurre lo smog che sta superando i livelli massimi, il presidente di Legambiente Scuola e Formazione Vanessa Pallucchi ha illustrato l'iniziativa con le seguenti parole: “Proprio dalla scuola possiamo iniziare a parlare di come deve essere una mobilità urbana
smart per tutti, che riduca le emissioni e aumenti vivibilità e sicurezza sopratutto per chi sceglie di spostarsi in maniera sostenibile”. Le scuole che hanno aderito hanno proposto, per gli studenti, giochi e attività da fare in strada o marciapiedi. Anche gli adulti hanno partecipano con multe simboliche nei confronti di chi non rispetta le regole e attività con i bambini come la realizzazione di segnali stradali per renderli più responsabili e consapevoli. Per migliorare la sicurezza e la piacevolezza della mobilità senza le auto, gli istituti scolastici hanno coinvolto anche l'amministrazione comunale per consentire la chiusura al traffico di tutta l'area interessata per l'intera
giornata.
Anche il sindaco ha fatto a piedi il percorso fino alla scuola insieme agli studenti, condividendo con loro l'impegno per diminuire le emissioni inquinanti specialmente in alcune città dove i livelli sono ancora notevolmente superiori ai limiti. Emanuele Mango I E
L’OLIO TRADISCE L’UMBRIA L’olio extravergine d’oliva è un simbolo umbro da sempre. L’Umbria, chiamata anche “cuore verde d’Italia” ha infatti colline con olivi che danno un olio di altissima qualità ogni anno. Quest’anno purtroppo il clima è stato diverso rispetto agli anni passati: quest’estate, infatti, è stata molta piovosa e umida e solo a fine stagione la temperatura è salita e il clima è stato più caldo. Questo clima ha causato la formazione della bactocerea olae, più comunemente conosciuta come la mosca delle olive. Questo insetto deposita le uova nelle olive e una volta che esse si schiudono le nuo-
ve mosche mangiano la polpa delle olive che quindi non produrranno olio una
volta spremute. Questo è stato un brutto colpo per molti agricoltori, che si sono trovati con un tremendo calo di produzione e quindi un’enorme perdita di acquirenti. Ho intervistato Angelo Speranza, un agricoltore umbro, che ha un’intera collina di ulivi, con tanto di mulino a freddo, che mi ha spiegato come questo improvviso calo abbia danneggiato la sua economia annuale: “ Ogni anno accontentavo circa un centinaio di acquirenti con il mio olio, spremuto a freddo per conservarne inalterate tutte le preziose qualità nutritive e i meravigliosi aromi. Quest’anno riuscirò ad avere solo l’olio per me, parenti e amici stretti.” In valle que-
sto problema è stato meno grave rispetto alle colline, poiché le valli umbre sono circondate da colline e montagne che rendono il territorio meno esposto a perturbazioni e quindi con un clima più mite e favorevole all’agricoltura. “Mercante di vino, mercante poverino; mercante d’olio, mercante d’oro” diceva un vecchio proverbio, peccato che quest’anno in Umbria le cose non siano andate proprio così. Margherita Esposito I F
BATTERIE AL LITIO, ALLA RICERCA DI UNA SOLUZIONE PER IL RICICLO Le batterie a litio, o accumulatori a litio, sono tra le tante invenzioni dell’uomo che portano molti vantaggi ma allo stesso tempo anche molti svantaggi, e a volte anche più dei benefici. In particolare l’invenzione delle batterie a litio ha preso piede nel mondo a partire
dal 2001 fino ad oggi, sostituendo la precedente generazione di batterie al nichelcadmio: quasi tutte le batterie di telefoni cellulari di nuova generazione e di auto elettriche o ibride di ultima generazione montano queste nuove batterie, molto più efficienti delle precedenti. Infatti esse offrono indubbi vantaggi come ingombro e peso ridotti a fronte di una maggiore capacità di corrente e un’autoscarica assolutamente trascurabi-
le, circa 1% al mese in caso di non utilizzo. La batteria al litio, inoltre, non soffre del cosiddetto “effetto memoria”, come quella al nichel, ossia non perde drasticamente in capacità di ricarica quando viene ripetutamente ricaricata solo parzialmente (senza aspettare il totale scaricamento): questa è una tra le caratteristiche più innovative e soprattutto utili, dal mio punto di vista, per la vita di tutti i giorni. Il rovescio della medaglia è che il litio è un metallo pericoloso e infiammabile, quin-
di le batterie sono soggette a esplosioni se esposte alle alte temperature o in caso di cortocircuiti. Altro fattore che non viene molto sponsorizzato dalle case produttrici di queste batterie è che esse invecchiano dal momento in cui escono dalla fabbrica, quindi sempre meglio comprarne una in
futuro che non una di scorta. Però, a contrastare anco-
ra tutti i pro elencati precedentemente, c’è un altro problema, forse il più im p orta nt e, cioè le batterie non hanno un metodo di riciclo o una tecnologia affidabile per il riciclo: si sono iniziate a smuovere le acque con l’Ac-
cordo Quadro, firmato a Roma il 22 maggio 2014, che è finalizzato al trovare una soluzione ecosostenibile per il riciclo e il trattamento delle batterie al litio. Le due parti che hanno firmato l’accordo, il CNR e il COBAT si impegnano nel trovare una soluzione tecno -scientifica per lo smaltimento di queste pile e anche per la raccolta. Insomma queste batterie sono state una grande scoperta e
invenzione ma per riuscire ad utilizzarle al meglio bisogna farne un'altra di scoperta: cioè come riutilizzarle, in modo tale da non portare altri disagi ambientali. Vincenzo Bartolo I E
LE BONTA’ DELL’ORTO Tradizione e modernità possono convivere nella produzione agricola? Nella nostra epoca dove l’agricoltura industriale regna incontrastata, sta nascendo la consapevolezza di riportare sulle nostre tavole “cibo sano” conoscendone origine e legami con il suo territorio. Alcune aziende, infatti, stanno sperimentando nuove tecniche di coltivazione come quelle promosse dall’azienda ORTOINGIRO. Questa azienda nasce nel 2009, dall’idea di sperimentare un nuovo modo di fare agricoltura. Una ricerca di equilibrio e rigenerazione della terra, così che i suoi frutti possano favorire la salute
Qui a fianco il Listino prezzi di alcuni prodotti
degli uomini che se ne nutrono. Il nostro metodo di coltivazione, affermano i proprietari, si ispira all’agricoltura biodinamica associata all’omeopatia: tinture madri autoprodotte di insetti e funghi nocivi, tecniche di miglioramento dell’acqua utilizzata per irrigare, consociazioni e rotazioni che possono aiutare la crescita e stimolare il sistema immunitario delle piante. Per garantire una maggiore ricchezza di vitamine e sali minerali raccogliamo e consegniamo in giornata, coltiviamo solo verdure di stagione, rispettiamo i naturali ritmi di crescita senza forzaProdotto
ture. Utilizziamo il trattore solo per preparare il terreno; semine, trapianti e trattamenti sono eseguiti a mano per ridurre lo schiacciamento del suolo e il rilascio di piombo nel terreno. Il nostro intervento è tornare a produrre e a nutrirci di cibo “vero”, che sia in grado di dare salute fisica e buon umore a chi lo cucina e lo mangia. Forte esigenza è anche stimolare il rapporto diretto tra produttore e consumatore, per instaurare fiducia e collaborazione. Unica alternativa all’agricoltura intensiva che spersonalizza il prodotto cancellandone la storia e privandolo del suo Periodo
Prezzo Kg
Piselli
da aprile a giugno
€ 4,00
Pomodori
fine giugno a ottobre
€ 2,00
Scarola
da novembre a maggio
€ 2,00
Cardi
da dicembre a maggio
€ 2,00
Bietola
tutto l’anno
€ 2,00
Carote
da maggio a settembre
€ 3,00
Cassetta mista 5 Kg
tutto l’anno a seconda della disponibilità
€ 8,00
*Le disponibilità possono subire delle variazioni a seconda dell’andamento stagionale
valore nutritivo. Siamo attivi, continuano i proprietari, nella ricerca di aziende del territorio che abbiano il nostro stesso intento, con loro creiamo rapporti di collaborazione.. Le coltivazioni della nostra azienda, derivano da un connubio tra modernità e tradizione, sono viste come un mezzo per migliorare il benessere dell’uomo e il rispetto della terra, spendendo il giusto. L’equilibrio naturale ed il cibo sano, se diventano abitudini, non costano più e soddisfano la gola e lo spirito. “Noi siamo quel che mangiamo”. Alessandro Leone I F
EXPO: LA VETRINA D'ITALIA NON VA SPORCATA
Centinaia di studenti affluiscono al Centro Congressi Capitini: qualcuno porta chitarre, batteria e tastiera, qualcuno stringe in mano la chiavetta dove ha montato la sua inchiesta video, qualcuno è in costume teatrale e altri sventolano le bandiere della coscienza civile e della speranza: Sabato 21 febbraio è una festa, è il convegno regionale di Libera dedicato al tema “Pianeta bene comune” . Si parla di ambiente, di cibo, delle terre confiscate alla mafia che rinascono grazie al lavoro di tanti volontari. E si parla di Mafia ed Expo. L’Expo è l’Esposizione Universale che l’Italia ospiterà dal primo maggio al 31 ottobre 2015 e sarà il più grande evento mai realizzato sull’alimentazione e la nutrizione. E, come d’altronde ogni grande evento, anche l’Expo ha attirato su di sé gli sguardi degli affaristi torbidi e c r i m i n a l i . Per vederci chiaro abbiamo avuto modo di intervistare l'ospite della giornata, Piero Colaprico, sì proprio il giornalista di La Repubblica che ha coniato il termine Tangentopoli, lo stesso che ha condotto l’inchiesta sulla corruzione intorno all’Expo. D: Come è riuscito ad accedere ai dati che le sono serviti per la sua inchiesta? R: Accedere ai dati non è mai troppo complicato, ma in questo caso lo è
stato perché le procedure che hanno adottato gli inquirenti sono così nuove e così efficaci da renderle inaccessibili; cioè anche gli stessi investigatori della Prefettura, della Questura, della DIA… non volevano che questi dati venissero fuori. La mia prima operazione è stata spiegare che io non avrei rivelato, anche perché non li conosco, i loro metodi investigativi, ma avrei rivelato lo scopo della loro azione. Così ho cominciato a discutere con tutte queste persone affinché si convincessero che il mio articolo avrebbe potuto in qualche modo essere interessante… alla fine ha contato un po’ il fatto che la mia è una storia “pulita”, quindi loro stessi hanno detto: “Ma sì! Gli spieghiamo un po’ come stanno queste robe”. Però dal momento in cui ho cominciato a chiedere al momento in cui ho ottenuto quello che chiedevo sono passati oltre due mesi! Quindi un tempo pazzesco! Siccome io credevo nell’inchiesta ho insistito, insistito e insistito e alla fine… Sapete, è stato proprio strano metterci così tanto tempo per fare un lavoro che soprattutto era di spiegazione, però a me è piaciuto! D: Lei ha detto che in questo caso non volevano in qualche modo rovinare l’indagine, che non volevano rivelare metodi investigativi, quindi erano un po’reticenti. E’ vero che esiste comunque una diffidenza, una difficoltà di collaborazione
tra chi fa indagini, chi comunque insegue e combatte l’illegalità e l’informazione che vuole essere al fianco di chi combatte l’illegalità? Perché non si riesce a capire l’importanza di un’educazione del cittadino? R: La domanda è molto giusta, ma secondo me ha un errore di impostazione su un dettaglio: il giornalista, secondo me e anche secondo molti altri, non deve fiancheggiare il bene, deve essere a fianco della notizia; che la notizia sia buona o cattiva è un altro discorso. Questo è molto importante. Agli inquirenti non importa che un giornalista sia bravo o non bravo, onesto o non onesto, a loro importa semplicemente che il giornalista faccia il suo lavoro. Devo dire di più: a volte le fonti d’informazioni hanno interesse ad avere contatti con un giornalista, perché non dobbiamo dimenticare che esistono al mondo cose come la vanità, la voglia di arrivare e la carriera, quindi a volte questo facilita i contatti, che però non sono sempre… simpatici ecco. D: Com’è cambiata la geografia e come è cambiata la tecnologia della mafia? R: Una volta c’erano delle aree geografiche molto precise del territorio dove si localizzavano le organizzazioni criminali; mentre negli ultimi vent’ anni, anzi dagli anni Ottanta, il traffico di droga ha permesso dei guadagni stratosferici, e tutte le famiglie importanti di ‘Ndrangheta, di Cosa
Nostra e di Camorra si sono spostate sul territorio nazionale. Finito il grande traffico di eroina e con il passaggio alla cocaina e alle droghe sintetiche, che sono sempre in mano a queste organizzazioni criminali, il passaggio successivo è stato l’investimento. L’investimento di grandi capitali è stato fatto in territori ricchi, come per esempio l’Umbria, o in territori molto dinamici, come può essere quello della Lombardia. E’ per questo che, mentre una volta erano soltanto alcuni faccendieri, rappresentati, boss a trasferirsi, adesso sono interi gruppi che si trasferiscono: vengono chiamati “locali” e questi “locali” sono composti da una decina, quindicina di persone. Quindi dove c’è un “locale”, c’è un gruppo abbastanza numeroso di gente tra cui anche alcuni pronti a sparare! D: Abbiamo appreso che la mafia sta tenendo un profilo basso…Perché? Perché sta diventando un’agenzia d’affari forse? R: In questo momento il mercato della droga è ancora molto ricco e non c’è bisogno di farsi concorrenza. La concorrenza nasce o per questioni di potere o per questioni di ricchezza; in questo momento tutti sono ricchi e tutti hanno il potere che serve loro, quindi non c’è bisogno di ammazzare. Nel momento in cui, per varie situazioni, si perde o potere o ricchezza, almeno tra i clan può tornare la guerra.
generale. Poi sul piano più piccolo, Expo ha delle cose molto positive al suo interno e delle cose molto negative Tra le cose positive c’è che tutti dicano che è la vetrina dell’Italia, non solo di Milano: questo ha fatto sì che, essendo la vetrina dell’Italia, non deve essere sporcata da alcuno, pertanto sono nate delle procedure antimafia e si sono subito adottate delle misure anticorruzione. Non dobbiamo preoccuparci quando viene arrestato qualcuno, come è successo per Expo: il fatto che siano stati individuati e arrestati così prontamente certi personaggi ha indotto gli altri a desistere nel loro tentativo di corruzione. D: Ha mai ricevuto pressioni? Ha mai avuto paura in tutti questi anni? R: E’ successo di tutto… D: E’ successo per Tangentopoli? R: Ma anche prima… in particolare mi sono capitati due episodi piuttosto pesanti con due personaggi di mafia… però diciamo che me la sono cavata perché io avevo lavorato un po’ anche dentro San Vittore e ho una fama abbastanza buona, nel senso che faccio il giornalista e sono uno che scrive quello che sa, allora questo, per quanto paradossale possa essere, è un elemento di contatto: “Io non ti odio, sto facendo il mio lavoro, sei tu che mi odi perché sto facendo il mio lavoro”. E' anche successo che, non molto tempo fa, un detenuto aveva parlato con lo psicologo dicendo che odiava particolarmente un giornalista e sognava di ucciderlo, ed ero io! Un suo compa-
gno di cella, che è un altro personaggio abbastanza inquietante, mi ha fatto sapere questa cosa. Io ho spiegato che non conoscevo la persona che voleva uccidermi, avevo scritto di lui semplicemente perché avevo fatto un’inchiesta giornalistica che lo riguardava e non riuscivo a capire perché mi odiasse. Per fortuna questo ragionamento ha funzionato, a volte bastano poche parole per evitare il peggio. Certo è che in alcuni momenti, ma molto tempo fa, mi muovevo con una certa prudenza.discorso D: Cosa possono fare i cittadini nel loro piccolo? R: Quello che ho visto è che, da quando si sta sviluppando una certa coscienza, anche nelle scuole, si è creato un concetto diffuso che la legalità e la meritocrazia siano cose importanti. Più la gente, il singolo, è disposto a giocare pulito, più la corruzione avrà vita difficile. E’ chiaro che se qualcuno ci offre del denaro, ci si può ingolosire, però se si è abbastanza forti si arriva a dire “io faccio il mio, il mio mestiere è questo: non prendo questi soldi che sono illeciti; perché devo favorire una cosa ingiusta?”. Credo che la propria coscienza sia molto importante e poi ripeto, l’attenzione è salita, organizzazioni come Libera hanno contribuito a far circolare delle idee sane. Bisogna secondo me fare in modo che quelli che vengono beccati a corrompere non debbano più avere accesso alla cosa pubblica, cioè bisogna avere il coraggio di dire “Ti abbiamo beccato: sei fuoridai giochi per tutta la vita”.
Non è possibile che ci siano in Parlamento persone che siano incorse nel reato di corruzione, non è possibile che l’imprenditore corrotto possa essere titolare di azienda. Bisogna fare in modo che chi l’ha fatto non lo faccia più; serve un esempio. Non dico che il carcere pesante sia un esempio, a volte l’esempio migliore è impedire alle persone di nuocere, oppure si dovrebbe far sì che la pena per il corruttore sia ad esempio aiutare gli anziani poveri per tre anni…. Ma le leggi non lo può fare il cittadino: il cittadino può soltanto votare le persone per bene per cercare di far sentire la sua voce. Ci tengo a dire che c’è una retorica dell’eroe, del fare, del dire… in realtà il cittadino, da solo, è debole e fragile quando incontra una persona con molti soldi o una persona con il potere di uccidere e far male. Si pretende dal cittadino un coraggio che il politico non ha. Questo lo trovo ingiusto: far ricadere la responsabilità sul cittadino. Si deve fare in modo che se il cittadino fa una denuncia sia protetto, e non sia un illuso idealista che poi torna a casa, non trova lavoro, non riceve aiuto da nessuno e viene guardato da tutti come un deficiente. La storia molto spesso insegna a non ripetere gli stessi errori, Colaprico ci ha quindi spiegato nuovi strumenti con i quali si è cercato di prevenire la corruzione ed altre attività scorrette all'Expo. Per escludere la mafia ed altre attività criminali dagli
appalti pubblici lo stato poteva scegliere chi finanziare con i soldi pubblici prendendosene la responsabilità. In questo modo alcune aziende mafiose hanno perso. Le white list, le cosiddette “liste pulite” sono composte dalle aziende impegnate nel settore dell’edilizia e delle costruzioni e sono state istituite con una legge del 2012, proprio in vista degli importanti appalti culminanti nei lavori per la realizzazioni dei padiglioni e delle infrastrutture dell’Expo. Ci sono stati tentativi di infiltrazione di aziende poco pulite, casi accertati di criminalità, ma sono stati individuati rapidamente e questo significa che il sistema funziona e nel complesso Expo è sotto controllo. Colaprico ci saluta raccontandoci la sua ultima esperienza all'Expo, a condividere 48 ore con chi sta costruendo i padiglioni: nei cantieri c'è un esercito di operai che lavorano con un entusiasmo ed un orgoglio eccezionali, nonostante la lontananza da casa e i ritmi forzati. Si inizia a diffondere l’idea che l’Expo non è la vetrina di Milano, ma la vetrina d’Italia, e i soliti hanno troppo paura per sporcarla. Chiara Brozzi II F Benedetta Tedeschi II F