La siringa indaga...

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Edizione speciale: GIORNALISTI NELL’ERBA

“ L’unico modo di restare in salute è mangiare quello che non si vuole, bere quel che non piace, e fare quello che si preferirebbe evitare” - MARK TWAIN


Non Abbocco. E qui di esche ne abbiamo trovate troppe: molte bufale, molte contraffazioni di marchi, ma quelle sono la punta dell’iceberg. Abbiamo soprattutto imparato che le gente, e soprattutto gli adolescenti, sono immersi in un flusso di pseudoinformazione mainstream che semplicemente impedisce di ragionare lucidamente e fare scelte consapevoli. In questi mesi di discussioni e inchieste, approfondimenti e fatica abbiamo dunque imparato che

calcoliamo) che un vitello “vale” il costo in acqua ed energia di parecchi campi di insalata. Ed in aree montane, in molte aree del pianeta, una mucca può mantenere in vita una famiglia. L’insalata no. - Le “battaglie etiche” sono spesso strategie di marketing: l’olio di palma non è un grasso pericoloso per la salute ed è molto usato nell’industria alimentare per le sue caratteristiche versatili, il sapore neutro e il basso costo. La sua coltivazione estensiva a danno ambientale è limitata da leggi e accordi internazionali. Quindi lo slogan “senza olio di palma” rappresenta una battaglia di marketing, non etica, né salutista.

- Il consumatore tipo dà retta ai social piuttosto che agli scienziati e a chi sarebbe competente nel guidare scelte etiche e salutari - Il consumatore dà retta a qualunque notizia allarmistica senza verificarla: contaminazione e virus sono le parole chiave dei social per orientare e disorientare i consumatori

- Le mode alimentari stanno ingiustamente penalizzando alcuni prodotti italiani di eccellente qualità nutritiva: olio, formaggi, latte. La battaglia degli allevatori sardi, ad esempio, è un appello a scelte che tutti i consumatori dovrebbero accogliere.

- I prodotti salutistici sono spesso fake: sono diffusi pasti sostitutivi che squilibrano semplicemente il metabolismo, prodotti dimagranti che sono lassativi, succhi di frutta e yogurt consigliati per una vita sana e “senza pancia” che hanno un’alta percentuale di zuccheri (che gonfiano la pancia)

- Il miele è oro, l’olio extravergine di oliva una medicina. - Le uova italiane sono salmonella-free. Questo e molto altro abbiamo imparato da tante discussioni, interviste con scienziati e docenti (un grazie speciale al Professore Simone Stella dell’Università di Veterinaria di Milano), agronomi, specialisti dell’alimentazione, allevatori, apicoltori, agricoltori, responsabili di associazioni di settore e di aziende di trasformazione alimentare. Grazie a tutti per la disponibilità, passione, competenza e pazienza che avete messo a disposizione dei giovani Giornalisti nell’Erba.

- I prodotti Bio e certificati sono sicuri e sono rigorosamente controllati…Ma bisogna leggere bene le etichette - Il sistema adottato in nord Europa dei semafori sui prodotti per guidare i consumi verso una dieta sana è pericoloso e fuorviante - Le “battaglie etiche” sono spesso fake: a chi ci vuole convincere che per salvare il pianeta bisogna abolire la carne e i prodotti animali e passare ai vegetali si potrebbe obbiettare che se una bistecca è il prodotto di un importante “costo ambientale” in termini di acqua ed energia, ha anche una resa nutritiva almeno paragonabile ad un campo di insalata. Ne consegue (facciamo lo scientifico e quindi

La Sirilla

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Sin dal VI secolo a.C. il miele è un importantissimo alimento per l'uomo. Definito il "dessert" naturale, ha subito tante diffamazioni e false credenze nel corso degli anni: e allora scopriamole! Come abbiamo detto il miele è un alimento dolce ma naturale, eppure per tanti anni si è creduto che avesse degli zuccheri aggiunti, e alcune persone ancora! Ma perché si crede ciò? Forse perchè la maggior parte degli apicoltori usa il candito per nutrire le api in inverno. Il candito è un alimento a base di glucosio e saccarosio che viene dato alle api in inverno, poiché anche le api hanno una stagionalità. Ciò significa che da marzo ad agosto sono produttive cioè escono a nutrirsi di polline e producono il miele) ma negli altri mesi no.

per il nostro Pianeta. Ultima ma non meno importante è la falsa credenza intorno alla regina. Una regina non è per sempre, non parliamo mica di diamanti! Ogni 3 anni, in media, va sostituita e curata regolarmente. Se tenuta in buone condizioni può vivere fino a dieci anni (una notevole differenza dalle operaie che in media vivono venti giorni). Come citato sopra è necessario mantenere una regina giovane e produttiva invece che vecchia e stanca. In conclusione se si vuole acquistare un buon miele consultare sempre l'etichetta, non dare peso al prezzo e (se possibile) risalire al luogo di produzione e confermare che rispetti le norme igieniche sancite dall' USL. Verificare sempre che sia puro e filtrato, se si parla di barattoli confermarne il sigillo di freschezza. Buon appetito!

E come fanno a vivere se non escono all'aria? Semplicemente con il candito. Questa credenza dello zucchero nel miele è stata accresciuta anche dal mistero che aleggiava intorno alla ricetta del miele fino agli anni '50, tramandata di solito dalle famiglie. Ma grazie alla globalizzazione possiamo finalmente sfatare questo falso mito. Altra notizia prettamente falsa: l'apicoltura è un settore "per vecchi", destinato a morire. Assolutamente no! Le api sono di incredibile curiosità per i giovani d'oggi e una grandissima risorsa, in quanto con un minimo investimento e poco lavoro si riesce a creare un profitto cospicuo con cui vivere anche nei mesi di non produttività. Ciò è dovuto all' aiuto di contributi regionali ed europei che tengono alla salvaguardia delle api, indispensabili

Sofia Cesaroni 2B

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“Mens sana in corpore sano” affermava Giovenale, e la prima cura della salute è una corretta alimentazione. Nell'età di Traiano però non esisteva internet, ed i Romani quindi hanno evitato quell'oceano di consigli ed imperativi sconsiderati che farciscono il web.

non sono considerate le dosi: è quindi sbagliato, da un punto di vista scientifico, assimilare diversi agenti cancerogeni come se avessero lo stesso livello di rischio (come talvolta viene fatto, associando ad esempio il consumo di carni con il fumo).

Il più alto potere persuasivo è esercitato - È vero che la carne bianca è più sana? sicuramente dagli allarmismi, che vietano come Se consideriamo il rischio di sviluppare tumori “cancerogeni” alcuni alimenti di origine al colon, gli studi scientifici non hanno ad oggi animale. rilevato nessuna correlazione con il consumo di Il web ha una così grande influenza sulle carni bianche, e viene quindi considerata meno nostre scelte che raramente si ascolta la voce rischiosa. degli scienziati prima di scegliere cosa mettere Va comunque considerato che esistono ancora nel piatto. molti aspetti da chiarire riguardo ai meccanismi Abbiamo perciò contattato i ricercatori della che correlano il consumo di carni e lo sviluppo facoltà di Veterinaria dell’Università di Milano e di tumori: ad esempio, la presenza di abbiamo intervistato il Dott. Simone Stella, del contaminanti ambientali sembra maggiore Dipartimento di Scienze Veterinarie per la nelle carni rosse, ma i dati a disposizione sono Salute, la Produzione Animale e la ancora limitati. Sicurezza Alimentare C’è poi la possibilità di un effetto “confondente”, - Recentemente la Brambilla ha dichiarato ovvero è nota la tendenza delle persone che che la carne rossa è cancerogena. Ritiene consumano poche carni rosse a seguire uno fondata questa affermazione? stile di vita generalmente più sano, esponendosi così in modo minore anche ad La classificazione degli agenti cancerogeni viene svolta dall’IARC (International Agency for altri agenti potenzialmente cancerogeni. Research on Cancer). Un gruppo di lavoro composto da esperti di diverse nazionalità ha svolto uno studio approfondito delle conoscenze scientifiche in materia (revisionando numerosi articoli su riviste scientifiche internazionali), e ha classificato il consumo di carni rosse come “probabile cancerogeno per l’uomo” (inserendolo nel gruppo 2A degli agenti cancerogeni).

La forma di tumore che è stata associata con maggiore probabilità al consumo di carni rosse è quella che colpisce il colon. L’associazione fra consumo di carni rosse e aumento dell’incidenza di questo tipo di tumore è quindi nota, anche se i meccanismi sono ancora in gran parte da chiarire. Ovviamente il rischio dipende dalla quantità di carne rossa consumata; il World Cancer Research Fund raccomanda un livello massimo di consumo di carni rosse e trasformate pari a 500 g/ settimana. Va comunque ricordato che, nella classificazione IARC degli agenti cancerogeni, 4


- Cosa sono le carni processate che per il popolo della rete risultano cancerogene?

Non è facile dare una risposta secca a questa domanda; qualunque regime alimentare può permettere, se adeguatamente bilanciato, di Le carni “processate” (la traduzione di ottenere un buon risultato. Le posizioni su “processed”, in italiano, potrebbe essere “carni questo tema sono spesso estremamente nette. trasformate”) sono le carni che sono state Certamente una dieta priva di carne è sottoposte a trattamenti quali ad esempio la nutrizionalmente più povera, e, per essere salatura, la stagionatura, la fermentazione, idonea, richiede una scelta abbastanza precisa l’affumicatura, in modo da renderle più appetibili degli alimenti. Questa necessità risulta ancora e più conservabili. Si tratta principalmente dei più marcata nel caso di una dieta vegana, priva salumi. Come per le carni rosse, è stata di qualunque fonte di proteine di origine dimostrata un’associazione fra il consumo di animale. Le ragioni che conducono alla scelta carni trasformate e lo sviluppo di tumore al su questo tema non sono però quasi mai di tipo colon (sono infatti inserite nell’elenco stilato nutrizionale, ma soprattutto etico-sociale, e dall’IARC come “agenti cancerogeni” del richiederebbero una lunga discussione; Gruppo 1), ma, anche in questo caso, deve l’importante è effettuare delle scelte basate, essere considerata la quantità e la frequenza per quanto possibile, su conoscenze certe, di consumo. evitando prese di posizione “a priori”. - Molti allarmismi, invece, riguardano la - Quanto e perchè è importante mangiare cottura; cosa c'è di vero? carne? Diversi studi hanno rilevato la formazione di composti ad azione potenzialmente cancerogena a seguito della cottura a temperature elevate (es. maggiori di 150°C), anche se resta ad oggi da chiarire il reale ruolo della cottura in questo senso. La formazione di questi composti dipende da molti fattori, tra i quali il tipo di carne, il metodo di cottura (es. griglia, frittura) e la durata della cottura stessa (il loro contenuto aumenta con l’aumentare della temperatura e del tempo di cottura). Come per le carni crude, il rischio però varia molto in base alla quantità di queste carni che viene consumata, e non è facile fare una stima attendibile.

La carne rappresenta un alimento fondamentale dal punto di vista nutrizionale: ha infatti un elevato valore energetico, e contiene circa il 20% di proteine, fondamentali per la costruzione di tutti i tessuti corporei. Le proteine della carne, così come quelle provenienti da altri alimenti di origine animale, hanno inoltre un elevato “valore biologico”: questo parametro dipende dalla loro

composizione, che le rende più facilmente utilizzabili dal nostro organismo. - Quali sono i pro e i contro di regimi alimentari "di tendenza" come vegetarianesimo e veganesimo?

Edona Xhaferri 5E

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Sono consigliati ai cani intolleranti, allergici, sovrappeso, vecchi o cuccioli… Insomma se vuoi evitare problemi di salute al tuo migliore amico passa alle crocchette vegan! Nuove linee “sanitarie” e di più alto costo, millantando una “qualità superiore”, propongono una dieta povera di carne ai discendenti dei lupi preistorici, i più grandi cacciatori carnivori alleati del Sapiens Sapiens.

ovviamente possibile ottenere, con opportune additivazioni, una dieta bilanciata priva di carne, ma dal punto di vista biologico si tratta di una pratica senza senso. Alcuni esperti considerano questa pratica addirittura una forma di “maltrattamento”, cioè di mancato rispetto delle caratteristiche etologiche (di comportamento, anche alimentare) dei nostri animali. È importante dire che questa pratica di alimentazione degli animali deriva dalla diffusione della cosiddetta “moda vegana”, che è stata estesa anche ad esseri viventi non idonei a questo tipo di alimentazione per la loro costituzione biologica. Per cui, consigliare a cani sovrappeso, vecchi o cuccioli, o addirittura gatti, il consumo di cibi vegani, come crocchette e simili, può essere addirittura nocivo alla loro salute, al punto che in alcuni casi qualcuno parla di maltrattamenti agli animali.” () Mentre anche le riviste dedicano pagine a “gustose ricette senza carne per il vostro Fido” voi lettori non abboccate, e se volete sperimentare nuove mode e diete lasciate ai vostri cani e gatti il gusto di mangiarsi la loro razione di carne come Natura vuole!

Sembra una bufala ma non lo è! La moda vegana colpisce stavolta cani e gatti e allarga il mercato: la strategia di marketing è chiara: le crocchette vegetali evitano problemi di intolleranze, perciò in via prudenziale il padrone amorevole preferirà alimenti che garantiscono tollerabilità e salute. Ma siamo sicuri che il nostro occidente abbia bisogno di alimenti per carnivori intolleranti alla carne? Quanti di voi hanno evidenze mediche di questi problemi o semplicemente sospettano allergie nel proprio cane e nel dubbio provano la dieta vegana? Le crocchette vegetali per Gatto sono ancora più pericolose. Il gatto infatti è un carnivoro puro: niente pasta o riso nella sua dieta, di norma. Il passaggio alla pappa o crocchetta senza carne è ancora più insensato, ma segno dei tempi, di una mentalità o stile alimentare che ormai segue mode e tendenze acriticamente e con le idee sempre più confuse. Facciamo quindi chiarezza dando la parola al Veterinario:

Aurora Micci 2P

“Un recente articolo sulla rivista “La settimana veterinaria” segnalava la contrarietà degli esperti proprio a questo riguardo: i cani (e soprattutto i gatti) sono animali carnivori, che hanno quindi un apparato masticatorio e digerente particolarmente adatto all’assimilazione delle proteine animali. È

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La gallina ci fornisce uno dei prodotti alla base della nostra dieta: le uova, basta pensare a quanti alimenti ne contengano e ci si renderà conto subito della loro importanza. Anche la sua carne batte la concorrenza di quella di maiale e di suino. Per questo anche la gallina non poteva non essere oggetto delle pagine che sul web dipingono i prodotti biologici come la salvezza per l’umanità, nonostante il loro costo.

come conseguenza, un peggioramento dell’odore e del colore. - Il benessere degli animali come va inteso? E' vero che le galline allevate a terra sono più gustose e fanno uova più buone?

Il benessere animale viene inteso in senso ampio nel settore zootecnico, cioè viene valutato partendo dall'allevamento fino alla Ne parliamo con il Dott. Simone Stella, che si macellazione, compreso anche il trasporto. occupa di Patologia Veterinaria e Ispezione Sono oggi valutati degli indici misurabili da degli Alimenti di Origine Animale commissioni di esperti in maniera che la valutazione sia più obbiettiva possibile in tutti i - Un uovo biologico è davvero più buono di paesi europei (ad esempio la presenza di un uovo non biologico? lesioni alle zampe, lo sviluppo delle ossa, lo Dal punto di vista organolettico il sistema di stato delle penne, la presenza di comportamenti allevamento non anomali degli dovrebbe animali). incidere sulle La carne di galline qualità delle allevate a terra è più uova. Quello che gustosa nel senso che incide è il tipo di la fibra muscolare è alimento e quindi più "allenata" e quindi il sapore risulta lievemente dell'uovo può diversa rispetto a essere diverso in quella delle galline quello "biologico" allevate in gabbie per la diversa arricchite (non composizione esistono più da anni del mangime, galline allevate in che deve essere gabbie “tradizionali”). prodotto Anche in questo caso anch'esso con è da sfatare la notizia alimenti biologici. che le galline a terra Il sapore diverso fanno uova più delle uova "buone". Se l'alimento biologiche non è automaticamente "più buono". è identico non si distinguono, né organoletticamente né chimicamente, le uova - Quali sono gli indicatori di qualità della deposte da galline a terra o in gabbia o carne di pollo? biologiche. La qualità “organolettica” delle carni, viene percepita dal consumatore valutandone il Si può dunque affermare, anche nel caso delle colore, l’odore e la tenerezza. Il colore rosso galline, che comprando prodotti da allevamenti vivo delle carni dona loro un aspetto “fresco”, e che seguono metodi biologici non ci garantiamo le tecniche di confezionamento oggi utilizzate affatto un prodotto migliore, ma solo un diverso servono anche per mantenere un colore metodo di allevamento. Ma allora perché ottimale per un tempo prolungato. La tenerezza spendere di più? dipende soprattutto dalle caratteristiche della carne utilizzata più che dalla sua freschezza, Simone Fezzuoglio 2D mentre l’odore è direttamente collegato alla corretta conservazione. La qualità “igienica” delle carni dipende soprattutto dal numero e dal tipo di batteri presenti: i due tipi di qualità sono in parte collegati, perché condizioni di cattiva conservazione (es. frigorifero con temperature troppo alte) provocano una crescita batterica eccessiva, con una minore qualità igienica e, 7


La comunicazione incontrollata di allarmi sanitari sugli animali ha provocato e provoca tutt’ora psicosi collettive nei consumatori amplificate oggi dal passaparola della rete. La cattiva informazione spesso porta a prendere decisioni dettate da una credenza di massa, ed è questo il caso della riduzione del consumo di carne a causa di pandemie come l’influenza suina,l’aviaria e la mucca pazza. Ma quali di queste malattie vengono trasmesse realmente dagli animali agli uomini attraverso il consumo della loro carne? Per capirne di più ho deciso di intervistare degli esperti. Innanzitutto mi sono rivolta alla dott.ssa Raffaella Cardinali che possiede il Dottorato di Ricerca agraria, agr.phD e lavora attualmente con Confagricoltura Umbria nell’ufficio di Anagrafe Zootecnica. In seguito ho intervistato anche il professor Simone Stella dell’Università di Milano che si occupa di Scienze Veterinarie per la salute,la produzione animale e la sicurezza alimentare. Ho cominciato a farmi domande dopo aver letto alcune statistiche fatte nel 2009, anno in cui si diffuse l’influenza suina, dichiaravano che in molte città italiane, in particolare a La Spezia,città ligure, si era verificato una notevole riduzione del consumo di carne suina. Questa riduzione era dettata proprio dalla convinzione che mangiare quel tipo di carne avrebbe incrementato il rischio di essere contagiati dal virus H1N1. Allo stesso modo è capitato quando erano in circolo l’influenza aviaria e il morbo della mucca pazza.

PANDEMIE E ALIMENTAZIONE A proposito della pandemia H1N1, detta anche influenza suina, la riduzione del consumo di carne di maiale aveva una

giusta motivazione dal punto di vista scientifico? Risponde il professor S. Stella Il ruolo del suino nella trasmissione dell’influenza anche all’uomo è dibattuto, il virus umano deriva da una ricombinazione genetica di diversi virus, tra i quali è possibile sia coinvolto quello suino. In passato è stato segnalato il passaggio di virus dal suino all’uomo, ma questo evento è legato al contatto diretto con i suini (es. allevatori). Non è escluso che le carni suine fresche contengano, in alcuni casi, il virus, ma la trasmissione attraverso il consumo è molto improbabile. Le autorità sanitarie consigliano comunque la cottura delle carni fresche, trattamento che uccide rapidamente qualunque virus. I prodotti stagionati (es. salami, prosciutti) e i prodotti cotti non rappresentano alcun rischio per il consumatore. Per quanto riguarda la mucca pazza e l’influenza aviaria, il consumo della carne di bovino e di pollo determina la trasmissione agli uomini di queste malattie? Risponde la dottoressa R. Cardinali: Nel caso dell’encefalopatia spongiforme bovina (BSE) o più comunemente ‘morbo della mucca pazza’, consumare carne contaminata da materiale cerebrale infettato dal rione può scatenare la versione umana del morbo della mucca pazza, la malattia di Creutzfeldt-Jakob. Oggi è stata praticamente eradicata in Europa, ma a partire dagli anni ’80 ha prodotto una vera e propria epidemia, scatenata da un prione diffusosi nelle farine animali consumate dai bovini. La causa scatenante della BSE e del morbo di Creutzfeldt -Jakob nell’uomo è un prione, ovvero una proteina definita come “agente infettivo non convenzionale”. 8


Non essendo né un virus né un batterio, esso si trasmette in maniera peculiare inducendo le proteine sane ad assumere una forma molecolare anomala. Il prione aggredisce il tessuto neuronale, ed è proprio per questo che tra le prime contromisure per ridurre il rischio di contagio si è vietata la vendita del cervello, della colonna vertebrale, dei gangli e anche delle interiora dei bovini. L’influenza aviaria è una patologia virale infettiva che colpisce gli uccelli (soprattutto quelli acquatici selvatici, come le anatre e le oche), e che spesso non dà alcun sintomo evidente. I virus dell’aviaria, in alcuni casi, possono contagiare il pollame domestico e causare gravi epidemie su larga scala; è stato scoperto che alcuni ceppi di virus dell’aviaria sono in grado di superare le barriere tra le specie e causare patologie o infezioni subcliniche negli esseri umani e in altri mammiferi. conseguenze economiche e disorientamento del consumatore. Nel nostro paese, si è diffusa una sorta di psicosi che non solo ha fatto crollare i consumi di prodotti avicoli in maniera del tutto ingiustificata, ma ha anche spinto molti ad acquistare farmaci e vaccini del tutto inutili. L’Italia può vantare una produzione alimentare di qualità e ragionevolmente sicura, ma il cittadino italiano è tra i più sfiduciati d’Europa e troppo spesso quando sorge un problema si trasforma in “scandalo alimentare”.

Il sottotipo H5N1 del virus dell’aviaria è un virus ad alta patogenicità che ha colpito per la prima volta la specie umana nel 1997 durante un’epidemia scoppiata ad Hong Kong. Dopo l’ulteriore diffusione mondiale nel 2003 e 2004, questo ceppo di virus dell’aviaria si è diffuso dall’Asia verso l’Europa e l’Africa e si è radicato nel pollame di diversi paesi, causando migliaia di casi di influenza aviaria, alcune centinaia di casi nella specie umana e molti decessi. Il principale fattore di rischio per l’infezione della specie umana sembra essere l’esposizione diretta o indiretta al pollame (vivo o morto) o all’ambiente contaminato. Non ci sono prove che il virus H5N1 possa trasmettersi alla specie umana con il consumo di pollame o uova preparati secondo attente norme igieniche, anche se alcuni casi di contaminazione umana si sono dimostrati connessi al consumo di piatti a base di sangue di pollame crudo e contaminato. La macellazione ed il contatto con le carcasse di pollame infetto, nonché la preparazione dello stesso per il consumo, specie se casalinga, probabilmente sono fattori di rischio. Ci può fornire un esempio di una cattiva comunicazione che ha scatenato terrori ingiustificati sul consumo della carne? Risponde la dottoressa R. Cardinali: Il caso dell’influenza aviaria è un chiaro esempio di cattiva comunicazione con gravi 9


devono essere però applicate: Il problema urgente non è incrementare e migliorare i controlli, anche se uno sforzo in tal senso non deve mai mancare, bensì rivedere la comunicazione del rischio. Questo ovviamente non significa che non ci siano problemi. Ritiri di prodotti, sequestri, crisi alimentari sono anche da noi una realtà. L’Italia peraltro vanta il primato tra i paesi europei del maggior numero di segnalazioni al sistema di allerta rapido europeo, il che non indica solo che ci siano in effetti problemi alimentari, ma è anche una conferma del fatto che i controlli vengono fatti. Forse, però, il più grave dei problemi è che parlare di sicurezza alimentare in Italia non è facile. Le questioni di sicurezza alimentare diventano troppo spesso, senza che ve ne siano reali motivazioni, “scandali alimentari”. È importante analizzare questo fenomeno, comprenderne le ragioni per individuare come cambiare questa pericolosa tendenza, che porta non solo confusione e sfiducia del consumatore, ma anche danni economici rilevanti al nostro sistema produttivo.

- Il raggiungimento di una temperatura sufficientemente alta delle carni. Quando la carne è ben cotta, cambia colore: ciò vuol dire che le sue proteine sono inattivate; allo stesso modo, sono inattivate anche le proteine dei batteri, che non sono più pericolosi. La cottura “al sangue” è accettabile per delle bistecche (che non hanno batteri all’interno), ma nel caso degli hamburger rappresenta una pratica non sicura. - Una corretta gestione delle carni cotte: una ricontaminazione batterica delle carni dopo la cottura può essere problematica, quindi queste carni devono essere protette dal contatto con superfici sporche, consumate in tempi brevi o conservate a temperature di refrigerazione ottimale (max 4°C). Va ricordato che alcuni batteri producono spore resistenti alla cottura,che possono germinare nelle carni cotte mal conservate e provocare tossinfezioni alimentari.

Un altro fattore che dovrebbe rassicurare noi italiani è la rigidità dei regolamenti alla base della produzione di carne sul nostro territorio. Nelle carni italiane è impossibile (reati a parte) trovare la presenza di ormoni o antibiotici che possano influire sulla qualità del prodotto. Altresì, negli ultimi anni si sta ponendo il consumatore davanti al dilemma “Il consumo di carne lavorata può provocare il cancro all’intestino?”; la miglior risposta è che “Il consumo di carne lavorata può provocare il cancro all’intestino allo stesso modo con cui rischiamo fumando di ammalarci di tumore al polmone e respirando vicino oggetti di asbesto e amianto.

UNA SCELTA SICURA Attualmente la pubblicità propone al consumatore la scelta di carni non trattate con antibiotici. Sono veramente più sane e sicure? Risponde la dottoressa R. Cardinali:

La dicitura “senza antibiotici” sta a indicare che la carne proviene da animali allevati senza uso di antibiotici. Comunemente, questa dicitura viene interpretata come se fosse la carne stessa a non contenere residui di antibiotici. Questo è vero da un lato, ma la mancanza di CARNE E COTTURA residui vale anche per qualsiasi tipo di carne in commercio, in quanto per legge, dopo la La cottura della carne può eliminare gli somministrazione degli antibiotici, bisogna agenti patogeni? seguire dei giorni di sospensione in cui gli animali non ricevono antibiotici prima di essere Risponde il professor S. Stella: macellati. Pertanto non è necessario comprare La cottura della carne è un trattamento efficace carne “antibiotic free” per evitare di ingerire residui di antibiotici. nell’eliminare quasi tutti gli agenti patogeni (virus e quasi tutti i batteri); alcune accortezze 10


Al tempo stesso non è garantito che gli animali allevati senza uso di antibiotici siano più sani, anzi, è possibile che nessun miglioramento di benessere animale sia connesso con l’antibiotic free. Se si vogliono prodotti da animali allevati in condizioni migliori (e quindi più sani), non è necessario comprare la carne antibiotic free, ma piuttosto quella proveniente da razze più robuste (come quelle a lento accrescimento nel caso dei polli) e da animali allevati all’aperto o con metodo biologico. Al tempo stesso non è garantito che comprare antibiotic free aiuti a combattere l’antibiotico resistenza, perché oltre a non avere informazioni su come sono stati migliorati i sistemi di allevamento per arrivare all’antibiotic free, non abbiamo neanche nessuna informazione su quanti e quali antibiotici (anche di importanza critica o “salvavita”) sono stati somministrati agli animali nei primi giorni di vita e fino ai tempi di sospensione indicati in etichetta (es. “negli ultimi 4 mesi di vita”). residui di farmaci, ormoni, contaminanti ambientali, ecc.

Quali sono i criteri scientifici per certificare la sanità della carne? Risponde il professor S. Stella:

Inoltrarsi nel mondo di internet con imprudenza, basarsi solo sui media o, addirittura, solo sul I principali criteri che vengono utilizzati per nome di una malattia causa psicosi di questo stabilire la salubrità delle carni sono di tipo genere, che danneggiano l’economia e in alcuni microbiologico e chimico. casi anche le persone stesse. La rete porta spesso ad inoltrarci in una catena infinita di Le carni, così come le altre tipologie di alimenti, informazioni che mirano a darti più quella che è sono sottoposte a piani di controllo l’opinione personale di persone inesperte, microbiologico da parte delle aziende produttrici piuttosto che quello che effettivamente è valido e dell’autorità sanitaria (ASL-AUSL). Viene e scientificamente confermato. È importante principalmente valutata la presenza di batteri perciò valutare le informazioni che si ricevono patogeni: i più importanti sono: e, isoprattutto, da chi si ricevono. - Salmonella, un patogeno intestinale che rappresenta una delle principali cause di tossinfezione alimentare nel nostro Paese

Manuela Tugliani 2P

- Listeria monocytogenes, un patogeno diffuso nell’ambiente che provoca malattie piuttosto rare ma talvolta molto gravi (aborto, encefalite) - Campylobacter, un patogeno intestinale frequente nei polli, che provoca frequenti ma lievi malattie intestinali. Per quanto riguarda le sostanze chimiche, un piano di controllo nazionale (PNR-Piano Nazionale Residui) prevede il prelievo di diversi campioni (fra cui anche le carni) per la ricerca di composti chimici pericolosi, quali ad esempio 11


Attualmente la sensibilità dei consumatori è nettamente cambiata rispetto al passato; la carne ha rappresentato per decenni un alimento “ricco”, adatto ad una popolazione che usciva da secoli di povertà. La macellazione degli animali era in passato percepita come un modo naturale di ottenere cibo. Attualmente, molte persone basano invece le loro scelte (come quella di una dieta vegetariana o vegana) sul concetto che uccidere un animale per mangiarlo, o allevarlo in modo da aumentarne la capacità produttiva sia di base sbagliato. Ultimamente, gli alimenti di origine animale sono stati talvolta demonizzati, influenzando le scelte del consumatore senza basarsi, in vari casi, su alcuna evidenza scientifica. Ci fu in passato chi sui giornali etichettò il latte come “morte bianca”, come se il suo consumo provocasse costantemente malattie; un altro esempio è stato l’associazione del rischio di tumori legato al consumo di carni rosse e salumi con quello legato al fumo. L’importante, in questi casi, è invece fornire un’informazione sobria, in modo che il consumatore faccia la sua scelta in maniera consapevole. Abbiamo intervistato a questo proposito il Dott. Simone Stella, docente e ricercatore dell’Università di Milano specializzato in Patologia Veterinaria e Ispezione degli Alimenti di Origine Animale.

alimenti “allergenici” nella dieta). Sicuramente, l’utilizzo di alimenti destinati anche a persone allergiche o intolleranti da parte di persone che non sono affette da queste problematiche è una tendenza oggi abbastanza frequente: tuttavia tali scelte non hanno alcuna ragione scientificamente valida. E’ certo vero che l’intolleranza al lattosio (o “ipolattasia”) è molto frequente nella popolazione (anche il 50% delle persone ne può essere affetta); si verifica nelle persone che non hanno una sufficiente quantità di lattasi, cioè quell’enzima che serve per digerire il lattosio. Quando il lattosio non viene digerito, provoca una fermentazione nell’intestino con vari sintomi. La diffusione di prodotti “delattosati” ha quindi delle ragioni reali; come per le altre intolleranze e le allergie, l’utilizzo di questi prodotti è giustificato solo qualora il consumatore soffra di queste problematiche tuttavia non è detto che tutti i latticini siano “a rischio”. Ad esempio, i formaggi stagionati e lo yogurt contengono solitamente piccole quantità di lattosio, perché quello inizialmente presente nel latte è stato trasformato dai batteri e dagli enzimi durante il processo di produzione; del lattosio può essere poi contenuto in altri tipi di alimenti (es. alcuni salumi, creme, ecc.) o farmaci, e le persone intolleranti devono sempre porre grande attenzione alle informazioni riportate sull’etichetta (elenco degli ingredienti in particolare). Tutto dipende dalla quantità infime della Ultimamente sembra che le intolleranze ad sostanza: non significa in assoluto che per ogni alimenti di origine animale siano in assunzione conseguano gravissime vertiginoso aumento: ci domandiamo se si conseguenze. Questa è una di quelle tratti di una trovata pubblicitaria per vendere demonizzazioni che sono tanto frequenti nel nuovi prodotti o ci sia un fondamento. web che dichiarano mortale quasi ogni alimento presente al mondo, e come poteva il nostro Trovare una risposta univoca a questa caro vecchio latte sfuggire a questa caccia alle domanda non è facile: è stato segnalato, da streghe? diverse fonti, un aumento delle allergie (latte, uova, ecc.) e intolleranze alimentari (es. Simone Fezzuoglio 2D lattosio) nella popolazione, non solo nei confronti degli alimenti di origine animale anche, ad esempio, alla soia o arachidi ma le ragioni di questo fenomeno però non sono state ancora chiarite, e sembra ci sia un’influenza delle moderne condizioni di vita nel determinare un aumento di questo tipo di problematiche. C’è dibattito ad esempio sul ruolo del miglioramento delle condizioni generali di igiene e sulle modalità di alimentazione dei bambini (troppo precoce, o, al contrario, tardiva introduzione di 12


Offerta speciale o filiera controllata? Tracciabilità totale o Bio? OGM o no OGM? Ci aggiriamo smarriti tra le mille proposte del banco fresco e ci chiediamo cosa mettere nel carrello…. Per parlare della sicurezza alimentare abbiamo contattato una delle Istituzioni Scientifiche più importanti in Italia, che cura la salute di milioni di consumatori, controllando i più grandi allevamenti e industrie di produzione alimentare del territorio nazionale.

prodotti non dipende da questo, ma dal rispetto delle buone pratiche di produzione. Non ci sono evidenze scientifiche che dimostrino che gli alimenti biologici siano più o meno sani degli altri (hanno problematiche di tipo diverso), o che i prodotti contenenti OGM siano dannosi per la salute. Si tratta di scelte che possono essere fatte tenendo conto di altri fattori (es. impatto ambientale), ma per quanto è noto hanno poco a che fare con la salubrità dell’alimento. I consumatori sono tendenzialmente molto sospettosi nei confronti I nostri intervistati sono ricercatori della facoltà degli OGM, perché non ne conoscono i possibili di Veterinaria dell’Università di Milano, rischi, ma questi ultimi sembrano, ad oggi, poco Dipartimento di Scienze Veterinarie per la rilevanti. Le norme in vigore sono comunque Salute, la Produzione Animale e la Sicurezza molto protettive e prevedono che venga sempre Alimentare: valutato il rischio prima dell’utilizzo di organismi geneticamente modificati. Il Dott. Simone Stella si occupa di Patologia Veterinaria e Ispezione degli Alimenti di Origine Animale Il Dott. Guido Grilli si occupa di Scienze e Tecnologie delle produzioni animali e Biosicurezza della filiera zootecnica I consumatori hanno ampia offerta di carne a vario prezzo, ma sono confusi sulla scelta. Come si può acquistare carne sana? C’è spesso una correlazione fra qualità della carne e prezzo: ad esempio le carni di animali allevati in modo più estensivo hanno costi superiori, così come quelle che sono state sottoposte a frollatura (maturazione) prolungata. Ma la diversa qualità non è collegata alla loro salubrità: la protezione dei consumatori è un obiettivo delle norme nazionali ed europee, e il consumatore pretende, giustamente, che tutte le carni presenti sul mercato siano salubri, perché a tutte le carni si applicano gli stessi criteri di produzione igienica. Facendo un paragone, se un alpinista compra una corda per legarsi mentre arrampica e sceglie una corda che costa meno, non vuol dire che alla prima caduta la corda si spezzerà, perché tutti i costruttori di corde devono assicurare che queste reggano il peso. Marchi come il NO-OGM o il BIO possono garantire la completa sanità dei prodotti? Questi marchi sono importanti per i consumatori perché indicano che gli alimenti sono stati ottenuti in condizioni particolari, con delle norme restrittive; ciononostante, la salubrità dei 13


- Le etichette presenti sui vari prodotti animali sono attendibili e leggibili per il consumatore? (Es. Abbiamo trovato hamburger a "Tracciabilità totale" che garantivano carni da allevamenti biologici, con mangimi naturali, senza uso di ogm e antibiotici, ma in piccolo abbiamo trovato che tali garanzie coprivano soltanto gli ultimi 4 mesi di vita dell'animale...Che ne pensa?)

salubrità. La carne di un animale allevato in Italia è più o meno sana di quella di un animale allevato all’estero? Non ci sono elementi per dirlo, e, come per altre tematiche, la scelta è guidata da altri elementi (es. sostegno economico degli allevatori italiani).

L’etichettatura, negli ultimi anni, si è “evoluta”, perché i legislatori europei hanno recepito la necessità di dare al consumatore molte più informazioni sui prodotti che acquista; questa tematica è molto dibattuta, perché deve coniugare esigenze di mercato ed esigenze informative dei consumatori. Oggi sugli alimenti, e in particolare sulle carni, sono presenti molte informazioni, che riguardano soprattutto la rintracciabilità. Ad esempio, le carni suine posso essere definite come ottenute da animali “allevati in Italia” se i suini hanno vissuto in un allevamento italiano per almeno gli ultimi 4 mesi di vita: questo significa che, nonostante l’animale sia nato in un altro Paese, consideriamo che, per acquisire una qualità “tipica” del nostro modo di allevare i suini, il periodo di 4 mesi sia sufficiente. Le norme che riguardano l’etichettatura devono tener conto anche degli equilibri economici (es. necessità di importare animali o carni da altri Paesi), ma non hanno un impatto sulla

La vera rivoluzione alimentare per il prossimo ventennio arriva da lontano e potrebbe rappresentare la soluzione più efficace per l’alimentazione mondiale: tante proteine, poco tempo di produzione, costi bassissimi e quasi zero acqua impiegata: di che cosa stiamo parlando?Degli insetti! Sempre più diffusi in Europa e nel resto del mondo gli insetti hanno cominciato ad arrivare anche all’interno della dieta del nostro paese, anche se ancora non riescono ad attecchire nelle abitudini e nella cultura alimentare della maggior parte degli italiani: infatti l’arte culinaria italiana è molto rinomata e conosciuta in tutto il mondo gli italiani sono molto esigenti e conservatori quando si tratta di mangiare. In nord Europa invece cominciano a diffondersi fast food che propongono i bug burger. Sono semplici panini, identici a quelli classici:

Edona Xhaferri 5E

l’unica differenza è che sono fatti con una farina di larve del miele anziché la farina 0. Potrebbe essere un buon inizio per integrare la dieta con proteine sostenibili ed economiche? Come ben sanno le mamme che per farci mangiare le verdure le camuffavano e nascondevano in pietanze dall’aspetto appetitoso, oggi gli insetti, ridotti in farine irriconoscibili, cominciano a strisciare di soppiatto…nei nostri piatti, ingannando occhi e palato. Dato l’aumento vertiginoso della popolazione sarà meglio cominciare ad abituarci. OCCHIO NON VEDE….STOMACO RESISTE!!!!! Emanuele Galli 1B

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Mode, Fake news e disinformazione influenzano al nostra alimentazione. Le bufale sul cibo sono diffuse e spesso siamo ingannati per interessi economici o da semplici falsi miti. Intervista al prof. Mecarelli docente di Scienze Naturali, Chimica e Biologia. Bufale alimentari Li consigliano Braccio di Ferro ( nomen omen) e l'Uomo Ragno : È vero che gli spinaci sono ricchi di ferro? Gli spinaci sono assolutamente poveri di ferro. Sembra che l'equivoco derivi da un errore di trascrizione: un biochimico che analizzava diversi alimenti per trovare tracce di determinate sostanze, diede da trascrivere questi dati che lui misurava il laboratorio alla sua segretaria. La segretaria sbagliò a mettere la virgola ed è venuta fuori questa leggenda popolare secondo cui gli spinaci conterrebbero un'elevata quantità di ferro. Non è assolutamente vero, gli spinaci come qualsiasi altra verdura a foglia contiengono pochissimo ferro quindi mangiando spinaci ti metti a posto la coscienza ma in realtà l'anemia, se ce l'hai, rimane. Quindi l'ideale sarebbe mangiare il fegato bovino per esempio? La carne rossa è sicuramente la più ricca di ferro, in particolar modo il fegato che contiene sempre tantissimo sangue, però è un alimento scarsamente appetito, per esempio i bambini raramente mangiano il fegato.

degli agrumi, pochi in realtà sanno che i cavoli e le altre piante che fanno parte della famiglia dei cavoli (broccoli, ecc...) contengono enormi quantità di antiossidanti, molto più abbondanti e molto più interessanti rispetto a quelli del vino rosso. In pratica per arrivare alla stessa quantità di antiossidanti di una porzione di cavoli dovresti bere una quantità di vino che ti ubriaca. In più c'è anche una differenza di costo: il cavolo costa molto poco soprattutto nella sua stagione, il vino invece, soprattutto se di qualità, costa parecchio. Però chiaramente ogni produttore dice bene del proprio prodotto. Riccardo: È una questione di convenienza quindi? Sì, certo, è chiaro anche perché il vino probabilmente è un prodotto che dà più ricchezza nell'esportazione. Mode e salute Il vegetarianesimo è molto diffuso e si pratica soprattutto per motivi etici e salutistici. Secondo le linee guida alimentari questa pratica ha delle controindicazioni? Se parliamo di vegetarianesimo, controindicazioni particolari ce ne sono, però è un tipo di alimentazione che alla lunga ha vantaggi, nel senso che impegna meno l'organismo perché usa cibi meno concentrati. L'unico problema è che mangiando solo vegetali si rischiano carenze di particolari sostanze che non sono molto abbondanti nei cibi vegetali. queste sostanze?

Quali sarebbero

Il vino fa parte di quelle sostanze che hanno Sarebbero amminoacidi, perché le proteine di una proprietà antiossidante? origine vegetale hanno una qualità biologica Il vino, soprattutto quello rosso, contiene delle minore delle proteine di origine animale e, sostanze antiossidanti però, mentre i produttori questo problema si supera molto bene di vino hanno interesse a dire questa cosa, non combinando i diversi vegetali. Per esempio le dicono che per esempio ci sono altri alimenti proteine dei cereali e le proteine dei legumi meno problematici del vino (perché comunque messe insieme danno una proteina di ottima il vino è alcolico), che contengono enormi qualità biologica. quantità di sostanze antiossidanti. Tutti sanno 15


L'altro rischio è la mancanza di ferro, che è poco diffuso nel regno vegetale, mentre essendo fondamentale per il sangue degli animali chiaramente nella carne ne trovi molto e anche la vitamina B12 non è così diffusa in campo vegetale. In pratica chi utilizza questo tipo di dieta deve cercare nell'arco della giornata e nell'arco della settimana di introdurre alimenti più ricchi di ferro e vitamina B 12 altrimenti rischia una carenza. Quindi non c'è solo un tipo di alimento che può sostituire la carne ma è un bilanciamento di varie sostanze? Non c’è un tipo di alimento ma dei piatti che possono sostituire la carne. Pasta e fagioli dei nostri nonni sostituiva un piatto di carne. Questa dieta è adatta a tutti o in alcune fasce di età sarebbe meglio evitarla? È una dieta più pericolosa durante la fase della crescita. Tanto più rapida è la crescita tanto più è rischiosa. Ad esempio in un neonato è assolutamente da evitare una dieta di questo genere: per arrivare ad un livello di ferro e ad un livello di vitamine che servono ad un neonato per crescere, dovrebbe mangiare una quantità di cibo che un neonato normalmente non riesce a ingerire. Comunque sarebbe meglio evitarla per tutto il periodo della crescita. Però è chiaro che più una persona cresce e più è facile sopperire. Già alla vostra età la dimensione dell'apparato digerente è tale che un individuo può mangiare parecchio cibo di origine vegetale e poco cibo di origine animale. Quindi è una questione legata alle quantità? Sì, legata alle quantità. La stessa quantità di ferro che trovi in una fetta di fegato probabilmente la trovi in molti etti di lenticchie. Quindi bisogna avere stomaco capiente, o accettare l’idea che una dieta sana ed equilibrata non dipenda dalla moda del momento. Riccardo Piselli 3H

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Latte sì o latte no? Considerato da sempre un alimento importantissimo per il nutrimento e la salute di grandi e piccini, il latte è diventato da circa una quindicina di anni oggetto di aspre critiche. C’è chi dice che sia la causa di molte patologie, intolleranze, allergie e addirittura di tumori. Intanto gli allevatori sardi gettano in una drammatica protesta fiumi di latte in piazza…. Abbiamo quindi pensato di rivolgere qualche domanda proprio a chi lo produce sul nostro territorio ovvero alla GRIFOLATTE gruppo Agroalimentare Umbro, che ha come slogan “PRODUTTORI di BENESSERE QUOTIDIANO PER LA QUALITA’ della VITA”. Risponde alla Siringa il Dottor Leonardo Cardoni, Direttore Amministrativo dell’azienda umbra. Ci può spiegare perché c’è stata in febbraio una protesta così drammatica dei produttori di latte in Sardegna? Qual è la situazione nazionale? Il consumo di latte e prodotti caseari sta diminuendo purtroppo in Italia. Questa è la premessa! Il settore del latte vaccino italiano produce principalmente per due tipi di prodotti: il Grana Padano e il Parmigiano Reggiano. La produzione di latte ovino invece viene in gran parte utilizzata per farne il pecorino Romano. Dato che ci sono delle oscillazioni cicliche delle vendite di questi prodotti che causano improvvise disponibilità di materie prime, il latte difficilmente trova una diversa collocazione. Tutto il latte non utilizzato per fare questi formaggi resta disponibile sul mercato e quindi i prezzi precipitano. In Sardegna si è protestato proprio per questo. In genere, possiamo affermare che la remunerazione del latte non è adeguata alle esigenze delle aziende e dei produttori. Inoltre, spesso, il prezzo del prodotto finito è schiacciato verso il basso dalla

concorrenza del latte estero o di prodotti fatti con latte estero che spesso è latte in polvere. Quindi bisogna leggere attentamente le etichette per capire da dove viene la materia prima dei prodotti caseari e come sono stati fatti questi prodotti. Noi siamo spesso inconsapevoli consumatori di alimenti . Qual è la situazione nella nostra regione? Per quanto riguarda l'Umbria, la nostra regione, possiamo dire che consuma quasi esclusivamente latte locale! E questo grazie proprio alla nostra azienda, la Grifo, cooperativa fondata nel lontano settembre 1962 con l’impegno di alcuni produttori locali e l’aiuto della amministrazione comunale di Perugia. Nacque così la "Centrale del latte", per l'approvvigionamento e la distribuzione di latte che, fino ad allora, veniva distribuito a domicilio dal lattaio, con tutto quello che ne poteva comportare dal punto di vista dell'igienicità e della disponibilità quotidiana del prodotto. Da allora, oltre allo stabilimento di ponte San Giovanni gli stabilimenti sono aumentati: Terni , Norcia, Fossato di Vico. La nostra azienda ancora oggi si propone di valorizzare le produzioni casearie tipiche del nostro territorio. Si impegna a lavorare il latte nel più breve tempo possibile per dare un prodotto qualitativamente impeccabile, a dare la giusta remunerazione ai soci e agli allevatori. In confronto con la Toscana e le Marche dove alcune aziende hanno purtroppo chiuso, noi siamo ancora in espansione questo ci dice la Grifo svolge abbastanza bene il compito di tutelare i suoi produttori, non le sembra?

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Ci sono probabilità che bevendo latte di origine non Europea si ingeriscano sostanze inquinanti? In Italia il latte non Europeo arriva in limitata quantità e la maggior parte sotto forma di latte in polvere. In generale non si può dire che il latte estero sia “a rischio”, ma come ho detto la qualità dei prodotti italiani è sicuramente molto controllata a differenza di quella estera. Inoltre, meglio evitare il latte che ha fatto molta strada, perché il trasporto di un prodotto delicato come il latte di certo non ne migliora la qualità. Secondo lei, perché è tanto aumentata l'intolleranza ai latticini? È un mito o una verità? Secondo me ci sono tutte e due le componenti: ultimamente la medicina ha chiarito la provenienza di alcuni disturbi che prima non erano conosciuti o associati al problema alimentare, però anche le leggende alimentari degli ultimi anni hanno sicuramente assunto un’importanza notevole, purtroppo anche nel mondo medico a volte c’è scorrettezza di informazione.

non potranno sostituirlo. Qual è il latte più venduto dalla Grifo Latte e perché? Il latte più venduto è il latte parzialmente scremato a lunga conservazione; questo non solo per quanto riguarda la Grifo, ma anche per quanto riguarda il mercato italiano e quello mondiale. Questo è dovuto sia a questioni di comodità, perché ha una durata molto lunga rispetto al latte fresco, sia al fatto che il latte parzialmente scremato è più leggero e meno grasso rispetto a quello intero. Inoltre, chi vuole il latte intero preferisce prendere quello fresco, il cui consumo è limitato ad una nicchia di consumatori. Quali sono i trattamenti più importati che servono a rendere il latte più sicuro e sano rispetto alla proposta meno controllata di latti non trattati? La pastorizzazione è un trattamento termico di breve durata che rende sicuro il latte e non ne altera le qualità né nutrizionali, né organolettiche. Ci sa dire quali sono le più recenti truffe a proposito del latte? Di truffe emerse da produttori caseari del nostro territorio non ho notizia; questo non vuol dire che in realtà piccoli casi specifici possono esserci, di tanto in tanto. In generale il problema più importante è quello legato alla poca trasparenza dell'etichettatura degli alimenti prodotti. Grazie alla nuova normativa abbiamo una maggiore trasparenza da un anno a questa parte. Vi risultano scandali emersi da controlli sanitari in altre aziende a voi concorrenti? Non mi risultano scandali a questo proposito anche perché la filiera del latte in Italia è molto controllata, ci sono molti enti che fanno verifiche sul campo sia agli allevatori che sull’industria del settore caseario del e anche i consumatori italiani sono molto attenti.

Le faccio una domanda scomoda: è vero che eliminare i latticini in una dieta fa stare meglio? Cosa ne pensa dei prodotti senza lattosio? “Le rispondo con franchezza: se la persona Sono prodotti che andranno a sostituire nel non ha problemi specifici legati a intolleranza tempo il latte intero? al lattosio e ai suoi allergeni, il latte è un Io penso che i prodotti senza lattosio non alimento che, come dice il nostro slogan, andranno mai a sostituire il latte. Sicuramente contribuisce al benessere quotidiano. Infatti ha andranno ad integrare e a differenziare valori nutrizionali importanti e è un buon l'offerta come già fanno le bevande vegetali, alleato della dieta perché apporta poche come la bevanda a base di soia o di riso, ma calorie. 18


È vero che i latticini fanno ingrassare? *È vero che Il latte veicola grassi animali che possono causare patologie cardiovascolari? Premetto che non sono un medico, ma ritengo che una dieta equilibrata debba contenere tutti gli alimenti e che l'assunzione delle giuste quantità di grassi animali non generi di per sé

patologie. La componente di grassi presenti nel latte e suoi derivati sono previsti in una dieta equilibrata. Sta quindi a ognuno di noi bilanciare in modo corretto tutti i tipi e le quantità degli alimenti . Sofia Stopponi 2P

I cibi etnici hanno fatto la loro comparsa in Italia negli anni 90. All’inizio non erano molto conosciuti, ma ora sono parte integrante della nostra vita quotidiana. I più rinomati sono il kebab, il sushi, gli involtini primavera, il guacamole ed il tajine. Da un sondaggio fatto tra gli alunni di alcune classi del nostro Liceo si è rilevato che si preferisce mangiare sushi invece del kebab. La maggior parte dei ragazzi preferisce gustare cibo italiano come la pizza con una percentuale del 70%; mentre con il 14% troviamo il kebab, al terzo posto c’è il sushi con il 12% ed infine il cibo messicano con il 4%. Con il passar degli anni anche nelle nostre zone sono stati aperti vari ristoranti che cucinano esclusivamente cibo etnico, gustando il quale le persone si rendono conto delle grandi differenze che ci sono fra le varie culture. Queste differenze che troviamo persino nel cibo, possono essere, invece, delle potenzialità che queste cucine ci offrono per arricchire la gamma delle nostre scelte. Concludendo possiamo affermare che le diverse culture ci hanno permesso di conoscere e testare nuove pietanze che sono ormai entrate a far parte della nostra società permettendo così una varietà di scelta nella nostra alimentazione. Curiosità sul doner kebab: in turco, doner significa rotante e kebab, dall’arabo kabab, vuol dire invece carne arrostita. In Turchia, cuocere la carne marinata di montone sulla brace sotto forma di spiedino è usanza che risale al Medioevo. Nel 1870, Iskender Efendi, un turco, inventò la cottura verticale per consentire al grasso, sciogliendosi dall’alto verso il basso, di rendere lo spiedino più morbido e saporito. Eleonora Patucca e Francesca Bendolini 1B

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Ultimamente si possono trovare su internet numerose bufale o fake news e tra queste ce ne sono diverse inerenti alla xenofobia, più precisamente sulla sinofobia. La xenofobia è la diffidenza e talvolta anche l’ostilità verso gli stranieri e verso tutto ciò che proviene dall’estero e la sinofobia è la diffidenza verso la Cina e la popolazione cinese. Nel sito Bufale.net, un sito che denuncia le bufale, è presente un articolo che accusa i ristoranti cinesi sui bocconcini di pollo che si pensa che vengano fatte con cuccioli di ratto. Come scritto nel sito, quest’accusa infondata è una vecchia bufala, la cui la prima versione risale al 2005. L’ultima versione dichiara che sono morti 27 bambini e 35 adulti sono stati intossicati per aver mangiato nei ristoranti cinesi. Ci sono diverse ragioni per non credere a quest’ultima affermazione, come il fatto che quest’evento dei decessi di massa non è mai stato né dimostrato, né riportato sui giornali o che solo i bambini sono morti. Queste notizie che cercano di mettere sotto una cattiva luce i ristoranti cinesi sono una conseguenza della sinofobia, della xenofobia e della sindrome del “Pericolo Giallo”, un termine nato nel XIX secolo che indica il timore che i popoli dell’Asia possano conquistare il mondo. Le notizie come questa sono del tutto infondate, ricordate che tutti i ristoranti sono sottoposti agli stessi controlli. Non importa che siano italiani, indiani o cinesi. Esiste un considerevole numero di enti che tutelano l’igiene come l’ASL, l’Ispettorato del lavoro, la Guardia di Finanza, i Carabinieri e la Polizia Municipale. Ci sono ben 5 ministri e 7 istituti che controllano l’igiene e la qualità dei ristoranti. Quindi andate tranquillamente a gustarvi la cucina cinese. Leo Zhu 1B

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Si è recentemente aperto un nuovo dibattito che pienamente ragione: la Nutella è insuperabile! parla esclusivamente di creme al cioccolato. Dopo l’uscita sul mercato della nuova “crema Pan di stelle” prodotta dal Mulino Bianco, la Ferrero, storico marchio 100% italiano attacca dicendo :” la nostra Nutella è imbattibile, continuate pure a copiarci, senza l’olio di palma! Il risultato che avrete non sarà mai lo stesso!” Da circa un anno infatti il consumatore è chiamato a decidere se acquistare cibi contenenti l’olio di palma, come se questo ingrediente fosse determinante a livello etico e nutrizionistico. Innanzitutto è realmente è vero che questo olio provoca danni all’uomo? La risposta è no! L’olio di palma è proprio come l’olio d’oliva, è un grasso classico di origine vegetale. Le uniche differenze che hanno questi due olii sono che l’olio di palma è insapore ed è molto utilizzato dall’industria alimentare, perché costa pochissimo, a differenza di quello di oliva, che ha un sapore proprio e costa molto. Quindi possiamo affermare che l’olio di palma ha le stesse caratteristiche alimentari di qualsiasi altro olio. Il fatto che la sua coltivazione intensiva e sregolata abbia prodotto danni ambientali è un problema collaterale, che va risolto con adeguati accordi con i paesi produttori. Ferrero e Nestlé si sono già da tempo impegnati in questo senso. Dal nostro sondaggio nella popolazione studentesca del Liceo Alessi la preferenza va senza ombra di dubbio alla “Nutella!”. La stragrande maggioranza delle persone prese in considerazione hanno motivato la scelta dicendo che i piccoli pezzetti di biscotto presenti all’interno della crema pan di stelle, a volte possono infastidire chi la mangia, infatti chi non ama mangiare una fetta di pane con sopra la Nutella, liscia grassa e cremosa?!?! Soprattutto ai più golosi solo al sentir parlare di Nutella, viene subito l’acquolina in bocca! Il nuovo prodotto raccoglie invece successo nel Liceo rivale della città, il Galilei, dove la Crema Pan di Stelle sta diventando un cult. Dopo aver consultato più pareri ed aver assaggiato entrambe le creme spalmabili sono giunto alla conclusione che la maggioranza ha

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Emanuele Galli 1B


“Sono curioso di vedere come va, la ringrazio se mi tiene informato. Mi sembra che i ragazzi abbiano messo impegno in questo lavoro, e il livello delle domande è stato sicuramente alto, tipico di chi non si vuole “bere” le solite cose che si sentono e non ha una posizione precostituita da difendere (non è così frequente…); trattandosi di persone molto giovani questo è ancora più positivo. E se ci hanno buttato dentro tempo e impegno, fanno bene ad esserne orgogliosi,” - Prof. Simone Stella Ringraziamo tutti i redattori che hanno lavorato a questo numero, gli esperti tra i quali il prof. Stella, il prof. Grilli, la dott.ssa Cardinali, il dott. Casagrande ed il dott. Cardoni, che ci hanno dato un prezioso aiuto e ed infine un particolare ringraziamento alle professoresse Annalisa Persichetti e Chiara Fardella, sempre pronte a consigliarci, seguirci e guidarci in tutto quello che facciamo.

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