Calliope

Page 1

Calliope Parte 1 Matteo stava camminando verso la stazione. Il calore ristagnava nelle strade, e l’asfalto sembrava vibrare nell’accecante luce d’Agosto. L’aria era ferma, ma i suoi capelli biondi galleggiavano ritmicamente nell’aria, conferendogli una buffa area puerile che male si sposava con le lunghe gambe coperte dalla altrettanto bionda peluria adolescenziale. Nonostante il sudore impregnasse la t-shirt di cotone e la gola fosse secca per la sete, queste gambe procedevano a tamburo battente, senza dare alcun segno di volersi fermare. Con un area estremamente rilassata Matteo proseguiva la sua celere marcia, incitato dal peso del piccolo zaino che portava alle spalle, che ad ogni passo sobbalzava leggermente, ricordandogli il contenuto. Ogni volta che pensava di rallentare o fermarsi sotto l’ombra di uno dei grandi alberi del vialone, per far calmare i giramenti di testa che lo assalivano in fitte intermittenti, bastava un colpetto dello zainetto per ricordargli la sua missione e che doveva concluderla al più presto. Solo per una cosa si fermò: un vecchio sudato e grinzoso era seduto vicino ad una fontanella e chiedeva l’elemosina. Il cappello a terra era vuoto e il poverino sembrava molto sofferente nell’arsura. La vuotezza di quel cappello fece molta pena a Matteo, che senza esitazione infilò la mano nella tasca dei pantaloncini, estraendone una banconota da cinque euro tutta stropicciata che depose nel cappello a terra. La smorfia di dolore del vecchio si convertì in un sorriso di gratitudine che gli riempì il cuore di sincera e disinteressata gioia, e lo incoraggiò a proseguire lungo il suo percorso con nuovo entusiasmo. Appena il vecchio stabilì che il ragazzino era sufficientemente lontano, arraffò la banconota e la nascose in tasca, per poi riprendere la pantomima. Allontanandosi, lo zainetto riprese a dondolare, e il senso d’urgenza riprese possesso di Matteo. L’agitazione e il calore gli davano le palpitazioni, e gli rendevano la testa ancor più leggera di quanto già non fosse. Quando svoltando a sinistra sul fondo della strada emerse il marmo bianco della stazione, più brillante che mai, iniziò a pregustare la soave freschezza del milkshake alla fragola di McDonald’s che gli sembrava di aver sognato per ore. E perché solo un milkshake? Due milkshake, uno alla fragola e uno al cioccolato, uno da bere e uno per intingerci le patatine. Patatine formato large. BigMac, anche quello large. Forse due anche di quelli. Era da tempo che non sentiva una fame del genere, la testa era leggera come una nuvola, e di certo il calore non aiutava. Ormai era arrivato alla stazione. Anche se da quando era finita scuola faceva avanti e indietro in treno quasi tutti i giorni per andare in centro, non aveva mai imparato a memoria gli orari dei treni, quindi non gli restava che sperare che il treno dell’una non fosse ancora passato, altrimenti avrebbe dovuto aspettare un’ora in stazione senza far niente. Poi il pesetto nello zaino colpì delicatamente la schiena, ricordandogli che la stazione era piena di polizia, militari e controllori. Non proprio l’ambiente ideale per stare stare seduto a guardare il vuoto per un’ora gli sovvenne. E proprio in quel momento, come se qualcuno avesse letto nei suoi pensieri, una guardia si materializzò davanti all’ingresso della stazione. Sicuramente pensandoci se l’era tirata da solo. Peggio ancora, la guardia aveva un cane. Già normalmente Matteo non si sarebbe definito un vero cinofilo, in quella situazione poi proprio non ci voleva. Quando aveva sette anni un suo compagno di elementari gli aveva detto che i dobermann potevano fiutare la paura, e dieci anni dopo non solo Matteo viveva ancora religiosamente secondo quel precetto scolpito nella pietra, ma lo aveva anche esteso a tutti i tipi di cane. Lo zaino sembrava più pesante che mai. La guardia se ne stava al centro dell’ingresso, scrutando distrattamente la piccola folla di passanti che si accalcava nell’ombra proiettata dalla stazione. Un’improvvisa onda di ansia crebbe velocemente dentro di lui, turbando in modo incredibilmente veloce lo stato di assoluta serenità e imperturbabilità in cui si trovava fino a pochi secondi prima. Pur di non passare vicino al cane Matteo avrebbe preferito attraversare la massa di corpi sudati che accalcavano la parte, scivolandone fuori solo quando la guardia era a distanza di sicurezza, ma tutti quei turisti affaticati costituivano un’omogenea ed invalicabile parete. Per quanto provasse e riprovasse disperatamente, non c’era alternativa che passare vicino al cane. Però non si decideva a passare, e dovette aspettare per un bel po’ prima di avere l’occasione giusta. Questa venne quando la guardia raccolse da per terra un volantino del teatro e si mise ad esaminarlo


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.