india
parole
MAJID VALCARENGHI: La mia India e l’insegnamento di Osho / JEAN DUNN: Nisargadatta Maharaj / KrisHnamurti: Dialoghi inediti / SARJANO SILVESTRO: Goa il paradiso perduto/ KERALA: il Paese degli dei / WENDY D’OLIVE: Auroville, utopia e realtà / GIORGIO CERQUETTI: Incontri a Katmandu / MARCO BOGGIO: Tra Cina e India / AURO: L’arte in India / PATRIZIA SATERINI: Appunti di viaggio, la Kumbha Mela / AURIN: La sacralità della rappresentazione / GIOVANNI OTTAVIANI: L’arte della comunicazione / YVONNE OSWALD: Cambiate le vostre parole / OSHO: L’uomo accidentale e l’uomo essenziale AYURVEDA: Consigli per curare l’insonnia / FRANCESCA ALBERTI: Nuovi orizzonti enologici
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SACRED PLANET The Bulgarian Voices, Sainkho, Don Agustin Rivas, Michael Vetter, Ludovico Einaudi, Ustad Nishat Khan... Un viaggio fra gli stili di differenti culture ed epoche storiche.
ORACOLO ETNOMUSIC Un viaggio attraverso le voci e i suoni della tradizione. Dai monaci del Tibet a Tuva, dalla meditazione alle percussioni africane.
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30 autunno 2015 Comitato dei Garanti Majid Valcarenghi Franco Battiato Piero Verni Claudio Fucci Nitamo Montecucco Auro Proietti Enrico Cheli Musicanti d’Amore Attilio Alioli Direttore editoriale & Direttore responsabile Majid Valcarenghi majid@renudo.it Segreteria di redazione Mukta Arianna Tidei Sharani Alessandra Nardi renudo@renudo.it Tel.: 0577 961021 Fax: 0577 1959566 Grafica della copertina e Impaginazione Menaka L. Pizzorno Amministrazione Elisabetta Galluzzi info@renudo.it Tel.: 0577 961021 Fax: 0577 1959566 Servizio arretrati, Abbonamenti & SpedizioniI info@renudo.it Tel.: 0577 961021 Fax: 0577 1959566 Pubblicità renudo@renudo.it Tel.: 0577 961021 Fax: 0577 1959566 Grafica delle pubblicazioni Re Nudo Mouji Internet & Social Networks Akam Poli internet@renudo.it WEB www.renudo.it facebook.com/renudo twitter.com/re_nudo
Editoriale: La mia India di Majid Valcarenghi Il lamento Inascoltato di Antonio Priolo
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INDIA PAROLE L'arte in India di Auro Proietti Prima della coscienza a cura di Jean Dunn Astrologia indiana di Giulia Amici Meditazione: La via di salvezza dell'uomo di J. Krishnamurti Bhagavata Purana a cura della Redazione L'insegnamento di Osho di Majid Valcarenghi & Ida Porta Le verdure in foglia di Yamuna Devi Curare l'insonnia con l'Ayurveda a cura della Redazione India: La sacralità della rappresentazione di Aurin Proietti Kerala, il paese degli dei a cura della Redazione Risveglia i chakra! di Jayadev Jaerschky Gli incensi “Astrali”di Ananda a cura della Redazione di Ananda Edizioni Goa: Il paradiso perduto di Sarjano C. Silvestro Goa: L’ultima spiaggia di Majid Valcarenghi Utopia e Realtà di Wendy d'Olive Katmandu, il mio incontro con i cari tibetani ed altri amici di Giorgio Cerquetti Sapori indiani a Firenze a cura della Redazione Nuovi orizzonti enologici di Francesca Alberti La vita di Gesù in India di Holger Kersten Tra Cina e India: Un flusso di coscienza di Marco Boggio Appunti di viaggio: India 1986 di Ashima Patrizia Saterini Che cos’è il Tantra di Fabio Caiazzo L'uomo accidentale e l'uomo essenziale di Osho La PNL applicata al business: come avere clienti felici di Lindsey Agness Cambiate le vostre parole, cambiate il vostro mondo di Yvonne Oswald La vibrazione del nome: il numero dell’Anima di Guido Rossetti L’arte della comunicazione di Giovanni Ottaviani
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TEMPO DI LIBERAZIONE Floriterapia Tao a cura della Redazione La parola… ai Cereali di Marcella Rossi
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RE NUDO Registrato al Tribunale di Siena Al n. 591 il 3 febbraio 1994 ASSOCIAZIONE CULTURALE RE NUDO Sede Legale: Località Podere San Michele, 1 – 53031 Casole D’Elsa (SI) – Tel/Fax 0577 961021
Editoriale
La mia India di Majid Valcarenghi Per me l’India è stato soprattutto l’incontro con Osho. Qualcosa che ha cambiato radicalmente la mia vita. Era il 1977. Quasi quarant’anni fa. Sono partito all’epoca che ero direttore di Re Nudo. Adesso invece… sono direttore di Re Nudo. Che è successo in questi quasi quarant’anni? Tento in queste paginette di operare una sintesi sia pure parziale per dare almeno un’idea della “mia India”. Quando tornai da Pune, quel febbraio 1977 vestito d’arancio e coi sandali, i miei compagni della redazione trasecolarono. Dissi subito di stare tranquilli che lasciavo a loro la direzione della rivista e che mi sarei limitato a collaborare riportando la mia esperienza in India. Cosa che feci per un paio di numeri, ma nel giro di un paio d’anni la rivista precipitò e decisero di chiuderla. Intanto io avevo smesso di scrivere dedicandomi a portare l’India e Osho a Milano attraverso l’apertura di un grande Centro di meditazione nel cuore di Brera. Erano i locali di Macondo che ereditai da Mauro Rostagno e Sat Savia, animatori dell’ultimo periodo di Macondo. Chiamai Vivek questo Centro dove si meditava, ma dove c’era anche uno spazio per i workshop, per la disco, ristorante e sala da thè. Per qualche anno tenni le redini di questa esperienza. Una piccola India nel cuore di Milano. Ma presto andai a Miasto che stava nascendo come Comunità di Osho di vita e di lavoro da dove mi sono dedicato a “fare l’ambasciatore di Osho”, primo incarico ricevuto dal Maestro nel mio secondo viaggio a Pune. Questo ha significato portare la parola di Osho su giornali, radio, televisioni, dove era possibile arrivare. Nel corso di quegli anni poi ci fu il trasferimento dell’Ashram di Pune dall’India all’Oregon. E lì ogni anno andavo al Ranch dove era nata la grande comune di Rajneeshpuram. Poi le autorità americane decisero di espellere Osho e la Comune fu chiusa. Fu il terribile momento in cui Osho fece quasi il giro del mondo per trovare ospitalità, ma ovunque gli fu impedito di atterrare per via del dossier che i servizi americani avevano inoltrato ai governi di tutto il mondo. 6
Fu ricevuto in Grecia e in Uruguay per l’apertura democratica di Papandreu e Sanguineti, i due Presidenti dell’epoca. Ma le pressioni americane sui due governi fu tale che dopo qualche mese dovettero espellerlo. Ricordo il dolore del Presidente Sanguineti e la vergogna di dover subire il ricatto economico degli americani che minacciarono ritorsioni economiche che avrebbero destabilizzato il Paese. Fu in quel periodo che inoltrai le pratiche per ottenere il visto d’ingresso in Italia, immediatamente respinto. Chiesi il sostegno dei radicali e iniziò una grande campagna per ottenere il visto per Osho, negato dal Ministro degli Interni Scalfaro. Una campagna a cui aderì un folto numero di intellettuali e parlamentari fino a quando dopo 21 giorni di sciopero della fame finalmente, ma tardivamente per la salute del Maestro, Scalfaro accettò di rilasciare il visto. Tardivamente perché ormai l’avvelenamento da tallio che Osho aveva subito in America aveva minato la sua salute. Se ne tornò nell’Ashram di Pune in India. Io vivevo nella Comune di Osho Miasto anche se la mia attività principale era sempre il Lavoro per Osho. Il momento più difficile fu quando durante una delle mie visite a Pune, mi diede la "mission impossible" di scrivere “il manifesto della Sua visione” sul sociale che traducemmo in inglese perché potesse leggerlo. In Italia chiesi aiuto a qualche amico che sentivo in sintonia per scrivere insieme questo testo. Ci ritirammo per un mese in uno spazio vicino a Miasto, dedicando tutto il tempo a questa strana forma di scrittura, meditazione, condivisione collettiva. Eravamo anche consapevoli che alla fine di questo esercizio, Osho avrebbe potuto dire "bene adesso buttate via tutto, è stato uno scherzo". Almeno era proprio quello che immaginavo più probabile come epilogo di questa storia. Quando una decina di giorni dopo mi arrivò il suo blessing, e l’indicazione di pubblicarlo, partii per l’Italia quasi sotto shock per quello che mi sembrava essere una impresa impossibile. Trovai con l’aiuto di Michele Serra, a cui il testo
piacque molto, la disponibilità a pubblicarlo da parte di Carlo Feltrinelli. Il Manifesto uscì col titolo "Politica e Zen". Insieme agli amici a cui avevo chiesto di aiutarmi in questa scrittura partecipai ad una quarantina di presentazioni in tutta Italia, con un riscontro stampa considerevole. Tra l’altro questo testo verrà di nuovo e per la terza volta editato alla fine del 2016 dalla OM Edizioni. Dopo che Osho fu costretto a lasciare il corpo, nel 1995, scrissi con Ida Porta "Operazione Socrate" sulla vicenda dell’avvelenamento ma anche delle esperienze delle Comunità in Oregon e in India. Con le sue quarantamila copie vendute nel corso di 20 anni è il libro più venduto del mondo di Osho. In questo numero di Re Nudo troverete qualche pagina del capitolo “L’insegnamento di Osho”. Nell’ultimo periodo di vita a Osho Miasto presentai al Comune un piano quinquennale di ampliamenti che vide realizzarsi con un nuovo ristorante, bar e un nuovo edificio per accogliere gli ospiti. Mentre negli anni successivi, senza più la mia partecipazione perché lasciai la Comunità, venne progettato il nuovo spazio Osho Sagar che è in corso di realizzazione. Uscii dalla Comunità per una difficile impresa terminata da poco, la ristrutturazione di uno spazio residenziale privato per una decina di persone, a poche centinaia di metri da Miasto, dove tuttora vivo e dove c’è la redazione di Re Nudo. Già Re Nudo che, come dicevo all’inizio, per dieci anni non pubblicai più e che ripresi in mano nel 1996 con l’input decisivo di Giorgio Gaber e con il contributo concreto di amici vecchi e nuovi. Re Nudo in quest’ultima fase per me corrisponde al proseguo della mission che ricevetti dal Maestro per lavorare alla Sua visione prima come Ambasciatore, poi con il Manifesto. Fu in questa occasione, dandomi le linee guida per il Manifesto che mi disse esplicitamente di propormi in prima persona senza più "portare le sue parole" ma interpretando la realtà e la sua visione assumendomi la responsabilità delle mie parole ed azioni. E Lui mi disse che ”sarebbe stato con me e dietro di me”. E questa fu la linea di condotta che tutti noi assumemmo presentando Politica e Zen e che continuo oggi a tenere anche con Re Nudo. Fu un momento particolarmente intenso quello in cui per settimane e settimane ricevetti quasi quotidianamente indicazioni per iniziare questa nuova fase. Fino ad allora per me come “ambasciatore”, ma
anche per tutti gli altri discepoli, le indicazioni che avevamo ricevuto erano sempre e solo di riportare le parole del Maestro. Con la stesura del Manifesto invece era iniziata una nuova fase di grande responsabilità in cui si agiva il Maestro in prima persona. Riprendendo la pubblicazione di Re Nudo o negli incontri che mi accade di avere, parlando di questa parte importante della mia vita, ho cercato di mantenere cristallizzata dentro di me questa ultima “guideline”. Così anche in questo numero di Re Nudo INDIA e PAROLE, accennando in queste poche righe alla mia esperienza con Osho, ho parlato in prima persona perché questa è la mia India più profonda. Allo stesso tempo, come sempre ho fatto con la rivista, apro le pagine di Re Nudo anche ad altri percorsi, ad altre esperienze appartenenti ad altre Indie. Alcune raccontano di viaggi avvenuti in passato, altri del presente. Non faccio parte di quelli che pensano che solo la propria esperienza è quella più importante e autentica mentre quelle degli altri sono meno importanti. O che il proprio percorso sia quello della verità e quelli degli altri siano illusioni. Io descrivo la mia verità senza compromessi e mediazioni e lascio che altri espongano la loro. Ogni lettore potrà riconoscersi negli uni o negli altri e fare la propria scelta o nessuna scelta.
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Il lamento inascoltato
L’ANTISPECISMO
Intervista a Valentina Sonzogni di Antonio Priolo
"Gli animali hanno sempre fatto parte della nostra storia e delle nostre storie; ora si tratta di cercare appassionatamente come fare storia con loro". Vinciane Despret Conviene, prima di leggere l'intervista a Valentina Sonzogni, ripassare l'analisi della definizione di antispecismo nel tentativo di liberarsi dei retaggi più superficiali attribuiti a questo termine. Dai più abusati che accompagnano il veganismo e l'animalismo, spesso considerati una mera aggregazione di individui "diversamente sfamati", ai più complessi che però si fermano alla pura discriminazione di specie (postponendo o addirittura cancellando gli aspetti filosofici, culturali e politici). Appellandoci a Derrida l'antispecismo moderno prepara l'accoglienza a qualcosa (a qualcuno) della cui conoscenza siamo ancora in divenire, un'ospitalità che non pretende scambio o riscossione. Questo puntello è imprescindibile nel percorso che porta la storica dell'arte ad indagare ed ordinare gli appunti che riguardano la propria materia, ad immaginare teorie e pratiche che guardino agli animali non umani da prospettive rivoluzionate. Ma anche predisponendo nuovi sviluppi alle istanze di accoglimento che l'umano inizia ad esprimere nei confronti del soggetto non umano. Presentando “Un'arte per l'altro” (ebook ed. Graphe.it), scritto a quattro mani con Leonardo Caffo, parli di un manuale per “cambiare gli occhiali” che si usano per leggere la storia dell'arte. Quali occhiali abbiamo usato finora? In effetti, pur non essendo affatto concepito con un “manuale”, ma come uno spontaneo scambio di opinioni tra me e Leonardo Caffo, il libro è diventato per entrambi, e spero anche per i lettori, una bussola per orientarsi dentro al complesso mondo delle immagini. Gli “occhiali” metaforici di cui mi piace parlare sono, ovvia-
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mente, quelli dell’antropocentrismo, occhiali che teniamo ben saldi sul naso per non mettere in crisi, innanzitutto, l’immagine dell’umano di sesso maschile, occidentale ben saldo su due gambe e preferibilmente dalla pelle bianca e con il portafoglio pieno. Rinunciare a collocare questo tipo di uomo al culmine della piramide naturale per riportarlo a scoprire la propria animalità è una delle sfide più ambiziose dell’antispecismo e delle discipline collegate agli animal studies. Alla luce della visione antispecista della società quali aspetti vi proponete di modificare nella lettura della storia dell'arte? Innanzitutto ci auguriamo che gli animali non siano più utilizzati come supporto per le opere d’arte ma che, grazie ai processi tecnologici ormai messi in pratica in altri ambiti come il cinema - ad esempio - si possano creare delle opere rispettose della vita come della morte degli animali. Nella “Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Animale” del 1977, infatti, oltre all’articolo Articolo 10 che dichiara che “Nessun animale deve essere usato per il divertimento dell’uomo”, si dichiara nell’articolo Articolo 13 che “L'animale morto deve essere trattato con rispetto”. Insomma, il paragone più immediato è quello con le mummie antiche che, se un tempo erano esposte assieme e in modo indifferenziato con altri reperti museali, ormai beneficiano di un cambio di sensibilità che ne tutela la dignità di persone morte e che ne regola l’esposizione e la registrazione fotografica e video. Nella lettura della storia dell’arte, io personalmente, mi auguro che sempre più giovani si dedichino studiare gli animali nell’arte, dal loro ruolo simbolico e decorativo nell’arte antica e classica, ai ruoli da protagonisti nelle grandi messe in scena dell’arte rinascimentale e moderna fino alla loro vera e propria presenza, come corpi o come loro derivati nell’arte
contemporanea. Non si tratta di censurare alcunché ma, attraverso lo studio e la diffusione, coadiuvare una cambio di sensibilità ormai imprescindibile in una società complessa in cui gli animali ricoprono un ruolo chiave. Inoltre è bene notare come il corpo dell’animale sia da sempre utilizzato come “sostanza” dell’opera d’arte: pennelli fatti con setole, tempere all’uovo e sangue bovino nel colore sono stati utilizzati fin dall’antichità per dipingere e ci mostrano ancora una volta, se necessario, l’ampiezza dello sfruttamento degli animali non umani. La scelta di una storica dell'arte di occuparsi a tempo pieno di liberazione animale. Dal punto di vista professionale, non mi occupo esclusivamente di studiare il rapporto tra cultura visiva e animali non umani perché la mia formazione e il mio lavoro mi impongono una varietà di interessi e alcuni obblighi che non mi permettono di lavorare “a tempo pieno” su questo tema. Con l’ associazione Gallinae in Fabula promuoviamo progetti che molto spesso riguardano direttamente la cultura figurativa e andiamo a parlarne in conferenze, nelle Università o nelle scuole con i bambini. Attraverso lo scardinamento di alcuni pregiudizi specisti si possono aiutare le persone a “fare il collegamento” tra l’animale vivo e il prodotto inerte e devo dire che, in questi casi, l’arte si rivela uno strumento potentissimo. Ma attenzione, non c’è volontà di manipolare o di scioccare il pubblico da parte nostra. Il nostro utilizzo di immagini cruente è pari a nulla, ci limitiamo a raccontare, attraverso l’esperienza artistica, una sensazione, un pensiero, una teoria antispecista. Il famoso Novecento di Maurizio Cattelan è un’“opera” tanto citata quanto sconosciuta al pubblico dei non addetti, tanto che mi è stato spesso chiesto se si tratti di un cavallo “vivo”. Ecco, il solo pensare che qualcuno possa sospettare che in Italia sia lecito appendere un cavallo vivo al soffitto di un
museo, mi fa pensare che la strada sia lunga. Ma noi siamo pronti a camminare. L'”arte antispecista”. Diversi artisti si definiscono così. Ma oltre le definizioni vedi un mutamento sostanziale? E quali i requisiti dell'artista post-umanista e post-specista? Non ci sono abbastanza artisti che si dichiarino antispecisti e che giochino un ruolo di rilievo all’interno del panorama artistico internazionale. Steve Baker, professore emerito e artista, ha condotto molte ricerche a tal proposito e ha identificato alcuni artisti e artiste (Sue Coe è la più celebre) ma direi che non si tratta ancora di un movimento che possa influenzare l’opinione o emergere con forza. Sottolineo ancora perché invece, in altri ambiti, il movimento antispecista cresce a grande velocità ed essendo un giovane movimento di giustizia sociale deve ancora raggiungere molti degli obiettivi che, come sappiamo, sono stati raggiunti e superati dal femminismo o dai movimenti antirazzisti, anche in ambito artistico. In Italia seguo il lavoro di Tiziana Pers che, oltre a essere un’artista che attraverso le sue performance salva animali destinati alla macellazione, ha fondato con sua sorella Isabella RAVE, una residenza per artisti vicino a Udine, fondata su un approccio interspecie e improntata ai principi dell’antispecismo. Ecco, il loro lavoro mi sembra una strada percorribile, soprattutto perché il loro progetto è aperto al pubblico dell’arte, al pubblico generale e agli altri artisti che così possono sperimentare questa nuova modalità di rapportarsi agli animali non umani. L'utilizzo di animali nell'arte (Cattelan, Nitsch). Animalisti insorti, accuse di censura dell'espressione artistica. Tu cosa pensi? Io sono naturalmente e ovviamente contraria all’utilizzo di animali vivi o morti nell’arte, ma ritengo che la censura sul passato sia un errore strategico per il movimento. Bisognerebbe inve-
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Meditazione: La via di salvezza dell’uomo di J. Krishnamurti La meditazione è la via della trasformazione totale delle manie dell'uomo. L'uomo è preso dai principi e dalle ideolo-gie che gli impediscono di porre fine al conflitto tra se stesso e gli altri. L'ideologia del nazionalismo e della religione, e l'ostinazione della propria vanità stanno distruggendo l'uomo. Questo processo distruttivo procede in tutto il mondo. L'uomo ha cercato di fermare tale
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distruzione con la tolleranza, la conciliazione, tramite lo scambio di parole e metodi salvafaccia, ma egli rimane trincerato nel proprio condizionamento. La bontà non risiede nel dogma, e neppure nella vanità di un principio o di una formula. Tali cose rifiutano l'amore, e la meditazione è il fiorire di quell'amore. La valle era assai quieta quella mattina presto. Persino la civetta aveva smesso di chiamare il
suo compagno; il suo gri-do profondo aveva cessato un'ora prima. Il sole non era ancora sorto e le stelle mantenevano la loro brillantezza. Una stella stava per tramontare dietro le colline occidentali e la luce da oriente si stava diffondendo lentamente. Non appena è sorto il sole, le rocce coperte di rugiada hanno preso a brillare, e il cactus e le foglie sono diventate argentee, lucide. E la bellezza della terra iniziò a risvegliarsi. Le scimmie erano ora sulla veranda; erano due, dal muso rosso, col pelo marroncino e delle code non troppo lunghe. Una stava grattando l'altra in cerca di insetti, e quando ne trovava, dopo averli tolti con cura se li mangiava. Erano inquiete, e dopo essere balzate dalla veranda su un ramo di un grande albero pluviale si allontanarono nel canalone. Sebbene il villaggio si fosse destato permaneva la quiete della notte. Era una quiete particolare. Non era assenza di rumore. Non era la mente che ricreava la quiete o la concepiva fuori dal suo chiacchierio incessante. Era una quiete che si presentava senza preavviso, senza una causa. E le colline, gli alberi, le persone, le scimmie, i corvi che gracchiavano, face-vano tutti parte di essa. E avrebbe continuato fino alla sera. Soltanto che l'uomo non ne era consapevole. Sarebbe stato lì nuovamente col calare della notte, e le rocce lo avrebbero saputo, e così pure il banian appena piantato e la lucertola tra le pietre. Nella stanza c'erano quattro o cinque persone. Uno degli studenti disse: «L'ho ascoltata l'anno scorso, e di nuovo quest'anno. So che siamo tutti condizionati. Sono consapevole delle brutalità della società e della mia invidia e rabbia. Conosco anche la storia della Chiesa, le sue guerre e le sue attività senza scrupoli. Ho studiato la storia e le inutili guerre causate da ideologie e fedi radicate che stanno creando così tanto conflitto nel mondo. Questa follia dell'uomo, me compreso, sembra bloccarci e pare che siamo condannati per sempre, a meno che ovviamente non si possa portare un cambiamento in noi stessi. È la minoranza che conta davvero: una volta cambiata è lei che può fare qualcosa per questo mondo assassino. E alcuni di noi sono venuti qui, rappresentando altri ancora, per discutere con lei di queste cose. Penso che alcuni tra noi siano seri, e non so fin dove ci può portare tale serietà. Quindi prima di tutto, prendendoci così come siamo, mezzi seri, un po'isterici, irragionevoli, trascinati dalla nostra arroganza e vanità, così come siamo, possiamo veramente cambiare? Se non possia-
mo ci distruggeremo a vicenda; la nostra specie svanirà. Ci potrà essere una ma c'è sempre il pericolo che qualche gruppo di maniaci possa lasciare andare la bomba atomica, e così verremo tutti inghiottiti. Quindi vedendo tutto questo, che è abbastanza ovvio, e che viene descritto incessantemente da scrittori, professori, sociologi, politici e così via, è possibile cambiare radicalmente?» Alcuni di noi non sono proprio certi che si voglia cambiare, poiché godiamo di questa violenza. Ad alcuni di noi porta anche profitto. E per altri tutto quello che desiderano è di rimanere trincerati dietro alle loro posizio-
Dialoghi inediti di J. Krishnamurti ni. Ci sono poi altri che attraverso un cambio cercano una forma di super eccitamento, una espressione emotiva eccessiva. La maggior parte di noi vuole il potere in una forma o nell'altra. Il potere su se stesso, il potere su un altro, il potere che ci viene da nuove e brillanti idee, il potere del comando, della fama, e così via. Il potere politico è tanto malvagio quanto il potere religioso. Il potere del mondo e il potere dell'ideologia non cambiano l'uomo. E neppure la volontà di cambiare, di trasformarsi, può determinare questo cambio. «Posso capire queste cose» - disse lo studente - «Allora qual è la via del cambiamento, se la volontà, se i principi e le ideologie non sono la via? Allora qual è la forza motivante? E cambiare - in cosa?» Le persone più anziane presenti nella stanza ascoltavano tutto ciò piuttosto seriamente. (…) Uno degli anziani disse: «Non sono proprio sicuro di volere un qualsiasi cambiamento. Potrebbe essere in peggio. È meglio questo disordine ordinato che un ordine che possa significare incertezza, insicurezza totale e caos. Quindi quando tu chiedi di come cambiare, e parli della necessità di un cambiamento, non sono proprio sicuro di essere d'accordo con te, amico mio. Mi piace come idea speculativa. Ma una rivoluzione che mi priverà del mio lavoro, della mia casa. della famiglia, è un'idea alquanto spiacevole e non credo di volerlo. Tu sei giovane e puoi giocare con queste idee. Tuttavia ascolterò e vedrò quale sarà il risultato di questa discussione». (…) Tratto da Lo Sguardo Imparziale della meditazione- J. Krishamurti – Om Edizioni
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India: La Sacralità della Rappresentazione di Aurin Proietti Nell’antichità del mondo, tra l’età dell’oro e quella dell’argento quando i cuori degli esseri umani furono invasi per la prima volta da emozioni quali la rabbia, la gelosia, l’odio, l’egoismo e l’inganno, rendendo la vita volgare e superficiale, il dio Indra, addolorato da questa miserabile situazione, andò con altri dei da Brahma, creatore dell’universo e gli disse: “Desideriamo una rappresentazione che possa essere vista ed udita. Poiché i Quattro Veda sono proibiti alle caste più basse devi creare un altro Veda che possa essere condiviso da tutti gli uomini, senza alcuna eccezione”. Brahma acconsentì, meditò e dai Quattro Veda estrasse quattro elementi: il dialogo, la musica, l’azione e il sentimento (le basi del teatro e del cinema moderno & contemporaneo). Così facendo creò il “Natyaveda”, il sacro libro del teatro. In seguito disse ad Indra: “Lascia che questo libro sia passato a quegli dei che sono abili, istruiti, liberi dalla paura del palcoscenico e che sono capaci di fare un lavoro difficile”. Indra inchinandosi in preghiera rispose: “Gli dei sono incapaci di ricevere e conservare questo libro, sono incapaci di capirlo e di usarlo. 34
Solo i saggi che conoscono i misteri dei Veda e hanno meditato sono capaci di trasformare il Natyaveda nella pratica”. Dopo queste parole Brahma insegnò e affidò l’arte del teatro a Bharata Muni, un uomo saggio, pragmatico e con un buon intuito: egli a sua volta insegnò ai suoi cento figli e da allora in poi i discendenti di Bharata divulgarono l’arte del teatro nel mondo. In questo modo il “Natyaveda” fu portato dal cielo alla terra per il beneficio di tutti gli uomini. Il Teatro, con tutte le arti e attività che gli fanno da contorno, musica e danza in primo luogo (fig.1), visto come un dono di saggezza e risoluzione degli dei, ai fini di apportare un benessere psico-fisico all’umanità e risollevare gli animi in un momento di perdita di valori ed oscurità. A mio avviso in questa leggenda sull’origine divina del teatro in India, risiede la chiave della magia e del potere del teatro a livello globale e contemporaneo. Di fatto l’India a mio parere rappresenta in un certo qual modo il grembo materno della sacralità di quest’arte che con il tempo ha saputo nutrire, trasformare, ed evolvere in infinite ricerche e chiavi
di lettura questo strumento di espressione di vita sulla terra. Infatti il Natyaveda, o meglio conosciuto come “Natyashastra”, databile fra il IV e l’VIII sec. D.C., ma di origine ancor più antica, esiste concretamente e non c’è al mondo nessun altra opera dell’antichità che contenga uno studio così approfondito ed esaustivo sul teatro e sull’arte della rappresentazione. Anche se la Poetica di Aristotele è precedente (IV sec. A.C.), non si occupa di tutti gli aspetti del teatro come invece fa il “Natyashastra”: in esso si trovano codificate e spiegate svariate tradizioni di dramma, danza e mimo e presentandosi come un trattato si occupa di tutto ciò che concerne la drammaturgia e l’arte della rappresentazione, dalla direzione alla produzione di uno spettacolo, dalle teorie estetiche all’analisi dei vari sentimenti, nonché al modo di rappresentarli attraverso l’arte dell’attore al quale il trattato dà il più ampio spazio. Il Natyashastra si riferisce perlopiù al teatro sanscrito, ma tenendo conto dei risultati e di una lunga evoluzione, le origini del teatro indiano in realtà risalgono al periodo vedico (1500-800 a.C.), quindi dalla recitazione degli inni dialogici dei Veda durante le cerimonie sacrificali o dagli spettacoli di marionette e dalla tradizione dei racconti sacri purana. Di conseguenza le origini del teatro sanscrito risalirebbero proprio alle sacre scritture dei Veda che costituiscono le fonti di tutta la letteratura indiana. Da questo incommensurabile bacino di tradizioni, idiomi, usanze e credi si sono ulteriormente sviluppate forme sceniche popolari che utilizzavano dialetti locali. L’avvento di potenze straniere e il riassetto politico e sociale che ne derivarono contribuirono alla trasformazione del teatro mentre l’insorgere sempre più costante degli idiomi locali portò alla nascita sempre più prolifera
di forme regionali. Con l’insediamento degli inglesi diventò necessario divertire i residenti britannici e così nacquero le prime rappresentazioni di teatro occidentale, di conseguenza dopo che l’indipendenza venne fondata a Delhi, numerosi gruppi dal Gujarat al Tamilnadu, attingendo al teatro sanscrito, a quello medioevale e confrontandosi con l’arte scenica occidentale, tentarono nuove vie di espressione. Uscito dagli ambiti nazionali, il teatro indiano cominciò a riscuotere successi anche in ambito internazionale divenendo un grande fenomeno di fascinazione e ricerca (fig.2). Uno degli esempi di teatro antico sanscrito che continua a riscuotere molto successo e che personalmente mi affascina particolarmente è quello del teatro Kathakali (fig.3), di cui ho avuto la fortuna di fare conoscenza ed esperienza fin da molto piccola, nel periodo in cui vivevo in India. Il Kathakali è una forma espressiva di teatro-danza (và menzionato che la parola “natya” che troviamo nel “Natyaveda”, vuol dire “l’arte del teatro che danza”), nato circa 500 anni fa, originario dello stato indiano del Kerala, è una combinazione magica di teatro, musica, danza e rituali. Uno degli aspetti che mi hanno sempre affascinato di più sono gli elaborati codici e tecniche utilizzate per i costumi ma soprattutto per il trucco. Ogni personaggio, che rimanda a storie epiche indù tratte dal Mahabharatha e dal Ramayana, viene categorizzato in base alla propria natura e questo determina i colori utilizzati per il trucco, momento che viene vissuto spiritualmente come un rituale pre-spettacolo (fig.4). A parer mio il Kathakali, è anche un modo di vivere la vita: un attore di Kathakali, dedica la propria intera esistenza al ricercarsi, mettersi in gioco e di continuo trasformarsi all’interno del pre-spettacolo e della
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utopia e Realtà
Auroville. Un esperimento voluto. Un esperimento in corso… di Wendy d'Olive
Nel caotico continente indiano un animato addensamento rural-urbano dal leggero accento francese. Auroville. Ma se è dal caos che tutto prende forma, è nella spirale progettuale della città dell'aurora che la forma dell'esperimento cresce. Tamil Nadu. Regione “rossa” per i suoi trascorsi storici, per il masala piccante e per la caparbietà dei suoi abitanti. Popolo fiero e combattivo. Morfologicamente piccoli, scuri, spesso dai tratti primitivi, dallo sguardo dolce a volte feroce. Gente tecnologicamente avanzata. Gente povera. Donne dalle sari sintetiche e uomini in mezzo alla strada. La percentuale
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degli alcolisti è enorme. Soprattutto nella vicina Pondicherry, uno dei pochi posti dell'India dove la rivendita di alcolici è permessa. Solo in negozi specializzati, che riconosci dai cartoni da imballaggio ammassati per strada e dalle tinte scrostate delle pareti munite da inferiate a prova di assalto. Ironicamente simile all'algida Svezia dove gioiellerie, farmacie, banche hanno le porte aperte a differenza delle rivendite di liquori, sbarrate come carceri. Lì per il freddo/alto tenore di vita. Qui per la calda/sopravvivenza. Il DNA degli indiani è intollerante all'alcool. Ne basta una modica quantità per farli sballare ed entrare nella spirale vorticosa degli addicted. Si 'fanno'
per lo più con preparati casalinghi. Oppure con improbabili spiriti, venduti negli shop frequentati dagli occidentali – i velle, i 'bianchi' in lingua Tamil - alla ricerca di qualche bottiglia di vino, spesso sud-africana, cilena o italiana. Scadenti per lo più e carissime al cambio. La rupia in questi giorni è a 74, ciò vuol dire che 100 rupie corrispondono a circa un euro e mezzo. Una bottiglia di quelle menzionate è venduta sulle mille200 rupie. 200 rs invece la birra d'importazione. E se pensate che in un discreto ristorante un pasto costituito da pesce o carne, le immancabili patatine fritte, insalata e dessert costa circa 500 rs... potete immaginare in quanti possono permettersi il nettare di Bacco!!! Il punto di congiunzione Siamo in India. Continente fiabesco nell'immaginario collettivo. Vasto, come la sua corruzione imperante. La riscontri all'angolo della strada, nei pubblici uffici, fra gli agenti della sicurezza. India. Una potenza economica che può permettersi un gioco-forza con l'Europa (vedi il caso dei 'marò'), anche per il sodalizio con gli USA. Il presidente Obama, nel suo recente viaggio, ha promesso 4miliardi di dollari in investimenti per la costruzione di nuove centrali nucleari. Dando così un segnale geopolitico a Russia e Cina. Si è inoltre proposto come garante della legalità sulle acque territoriali indiane (vedi rotte commerciali cinesi) assicurando il suo appoggio per l'ingresso dell'India nel Consiglio di Sicurezza dell'ONU. Pondichèry, Pondicherry, Puducherry, ecc., secondo la cartina geografica che ti capita, è colonia francese dal 1674. Più volte gli inglesi tentarono inutilmente di riconquistarla. Nel 1954, ceduta all'India, diventa capitale di un territorio federato, struttura autonoma simile ad una città-Stato derivata dalla caratterizzazione
francese ben diversa dall'India britannica. Qui nel 1910 si rifugia Aurobindo Akroyd Ghosh, indiano nato a Calcutta il 15 agosto 1872, studente della Cambridge University tornato sul suolo natio e ricercato per reati politici. Qui diventa per tutti Sri Aurobindo dopo il suo download yogico e la rottura definitiva col turbolento passato. Qui arriva per la prima volta nel 1913 Mirra Alfassa. Nata a Parigi nel 1878 da genitori ebrei. Attratta dalle discipline esoteriche e occultiste ha fin da giovanissima esperienze mistiche ed extrasensoriali. E qui, dopo una guerra mondiale, un viaggio in Giappone, la separazione dal marito, infine si trasferisce affiancando Sri Aurobindo nel suo lavoro spirituale. D'ora in avanti verrà chiamata Mère. La Madre. Il loro è un incontro karmico, i due si ri-conoscono. Lei lo aveva visto nelle sue visioni da ragazzina. Lui a dispetto delle convenzioni e delle regole spiritual-tradizionali la eleva suo pari. Un nuovo mondo è nato Sono anni di trasformazione. “Un nuovo mondo è nato” dichiara Aurobindo. “Al presente noi siamo al centro di un periodo di transizione in cui i due mondi interagiscono; quello vecchio persiste, ancora onnipotente e continua a dominare la coscienza ordinaria, mentre il nuovo si insinua, ancora modesto, inosservato al punto che per il momento non disturba esternamente quasi per nulla, rimanendo ancora impercettibile alla coscienza dei più”. L'Overmind, il Sovramentale è per Aurobindo lo stato più alto dell'evoluzione umana. Ma è uno stato ancora transitorio! Bisogna uscire da questo livello e affacciarsi in 'qualcosa d'altro'. Qualcosa di sconosciuto, mai percorso prima, un embrione dove l'essenza è già presente ma lo sviluppo incerto. “Vi invito alla grande avventura” dice. “E'
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APPUNTI DI VIAGGIO: INDIA 1986
Come andare in India in 40 e sopravvivere ad un Kumbha Mela
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di Ashima Patrizia Saterini “Adesso basta”, mi sono detta giorni fa, mentre ho gettato per l’ennesima volta una rassegnata occhiata agli scatoloni di almeno due traslochi fa... ancora chiusi in garage. Ho iniziato a riordinare. Ed ecco che da un vecchio baule pieno di ciarpame vario, appunti, diari, vecchi biglietti aerei e audiocassette oramai smagnetizzate, sono saltati fuori alcuni fogli: gli appunti di un resoconto di un viaggio in India. L’India è la mia seconda casa. Ci ho passato anni interi nell’arco di innumerevoli viaggi. Ma quello del Kumbha Mela del ’86, beh, quello è stato memorabile…. Febbraio 1986 Il dado è tratto: si va in India per il Kumbha Mela di Haridwar. Questo piccolo annuncio, dato “casualmente” alla fine di un incontro serale, ha provocato l’effetto di una catastrofe naturale. Accese le luci dopo una meditazione collettiva, nel giro di pochi attimi l’agitazione tra i presenti raggiunge limiti insospettati; chi, contorcendosi le mani e con voce piagnucolante, fa le prove con qualche rassegnato volontario del discorso da fare l’indomani al capoufficio; chi nervosamente conta e riconta i giorni di ferie maturati dall’inizio dell’anno al poco ragguardevole raggiungimento del mese di aprile (data della prossima partenza); chi, con fare fatalista, si aggira tra i presenti con l’aria del “se è destino che io venga, allora le cose si sistemeranno (anche mia moglie)”; e chi, specialmente le appartenenti al sesso femminile, fa velocemente a voce alta, come se si trattasse di una novena, la lista della cose da portare. In effetti, trascorsi tre giorni, i discorsi passano da “Oddio come faccio?”, a “Mi faccio prestare i soldi da mia zia” oppure a “Che bello! Che bello!!!” fino a scivolare inesorabilmente nel “Che cosa mi porto? - Non ho niente da mettermi Dove si comprano i materassini gonfiabili?” I futuri partecipanti, ebbri di gioia, confrontano le proprie liste con quelle degli altri, con il risultato di allungarle via via che i confronti aumentano, aggiungendo questo o quell’ articolo “as-so-lu-ta-men-te in-di-spen-sa-bi-le”. Coloro che sono già stati in precedenza in India vivono ora il proprio momento di gloria, dispensando, con aria comprensiva da vecchi lupi di mare,
consigli e suggerimenti. Ma anche i più “ferrati”, in effetti, non si sentono affatto tranquilli data la destinazione: Il Kumbha Mela. E’ una festività che ricorre ogni dodici anni. Secondo la mitologia i 4 luoghi nei quali si tiene il Kumbha Mela - Haridwar, Allahabad, Ujjain e Nasik - derivano da 4 gocce di amrita, il nettare dell’immortalità, cadute sulla terra durante una terribile guerra scoppiata tra dei e demoni al fine per appropriarsene. Durante il Kumbha Mela i saggi, dai più famosi monaci agli inaccessibili eremiti, si ritrovano in un unico luogo dove le persone possono gioire della loro vicinanza e dei loro insegnamenti. Secondo le scritture indiane, durante il Kumbha Mela il bagnarsi nel fiume in un preciso orario, porta l’illuminazione spirituale. Per questo, milioni di persone, tutte alla stessa ora, tentano di affluire nello stesso punto stabilito dalla tradizione: panico, gente travolta, schiacciata… Ma l’atmosfera è talmente carica di energia vibrante che, nonostante gli enormi disagi, le persone aspettano con ansia il trascorrere dei dodici anni per recarsi al Kumbha Mela. Cosi, circa un mese dopo il fatidico annuncio (e un mese di febbricitanti preparativi), un gruppetto di circa 40 persone allegramente allaccia le cinture di sicurezza su un boeing 747 della Kuwait Airways, destinazione Delhi. Seduta accanto al finestrino guardo la “cartina geografica” del medio oriente che lentamente scorre sotto di noi. La gioia e l’eccitazione sono ai massimi livelli tra il gruppo e tutti siedono con sguardi felici pieni di aspettative. Sono contenta. Solo, più ci penso e più mi rendo conto di essermi fatta trascinare dall’entusiasmo collettivo perché dentro al mio straripante zaino, accanto alla minima percentuale di cose veramente necessarie, hanno trovato posto, non si sa come, una marea di oggetti che adesso mi sembravano as-so-lu- ta-men-te i-nu-ti-li, tra cui una spropositata quantità di batterie elettriche sufficienti ad alimentare un generatore condominiale e una serie di unguenti che più tardi troverò, causa rottura dei relativi tappi, unificati in una unica nauseante gelatina giallastra. Mi consolo ben presto, all’arrivo all’aeroporto, dopo una rapida e compiaciuta occhiata alla “valigia-sarcofago”
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La Via Semplice - il Sentiero dell'Autocura
La parola… ai Cereali di Marcella Rossi Siamo giunti alla soglia del mondo del buio e del freddo: è autunno. Caldo e luce stanno ormai allontanandosi dietro le nostre spalle. I nostri sensi, le nostre strutture vitali, si preparano ad affrontare un mondo opposto a quello che se ne va. Il nostro sguardo affonderà nelle caligini e poi nelle tenebre lunghe. In una realtà che tende a minimizzarecancellare le differenze, questo passaggio cosmico non viene pressochè avvertito, perché l’impatto viene artificiosamente attutito, e la vita prosegue pressochè ripetendosi, al di là dei grandi spartiacque cosmici. Le comunità di ogni tempo e luogo hanno guardato a questi “passaggi” come a fasi della massima importanza; e, tutte, si sono sempre curate di attrezzarsi, affinchè il transito fosse facilitato. Per viaggiare nel tunnel dell’autunno- inverno, prima di tutto bisogna prendere in considerazione il rifornimento di cibo. Occorrono prodotti che resistano alle temperature umide e basse, che diano un nutrimento capace di generare resistenza, dunque occorrono prodotti di tipo compatto e concentrato (yang). I raccolti dell’estate e della tarda estate, con agricoltura biologica e biodinamica, offrono gli elementi cardine della nostra alimentazione italica consolidata. Quali sono questi prodotti fondamentali, capaci di farci affrontare le asperità dei mondi freddi? Sono i Cereali, quelli che ammantano i campi biondeggiando nella stagione della luce e del calore. Sono loro che hanno assorbito e concentrato luce e calore a rilasciare luce e calore dentro di noi durante il freddo, tutelandoci dai contraccolpi che il transito induce. Dunque, ogni giorno una buona porzione di cereali in chicchi o in pasta. La nostra tradizione secolare, addirittura millenaria, propone cereali antichi come farro, frumento, orzo, avena … Il Frumento è il cereale più diffuso. Simbolo del sole presso antiche civiltà, se ne coltivano più tipi. La sua crescita e fioritura è strettamente legata alla
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presenza del sole, più che in altri cereali. Il frumento è cereale adattabile, per questo è così diffuso fin dai tempi degli Egizi. E’ l’anima della panificazione. Con i chicchi ammollati per qualche ora o addirittura per più giorni, si fanno deliziose minestre con aggiunta, per esempio, di cipolla e santoreggia, oltre a sale e olio ex.v.d’ol. Calmante è la combinazione del grano con zucca gialla, maggiorana e porro, sempre per una buona minestra. Ancora molto stimolante e depurativa la minestra di grano con sedano a foglie e cipolla. Il Farro tra i cereali è il più antico. Rifiuta ogni aiuto artificiale. Attecchisce su tutti i suoli. La sua struttura non si lascia manipolare come accade per il frumento. E’ molto ricco di proteine. Meno adatto del frumento alla panificazione, venne facilmente soppiantato già nei secoli prima di Cristo sul nostro territorio. Ildegarda di Bingen nel XII secolo lo mette al centro del suo sistema di cura. Consiglio di lasciare in ammollo il farro almeno per una notte, prima di cuocerlo. Data la stagione, anche questo cereale in chicchi va inserito in zuppe e minestroni, combinato con cipolla bianca e ortica, oppure scalogno e carota, oppure scalogno e sedano a foglie. Ottimo è anche un passato di carota e cipolla bianca, con aggiunta di farro già cotto, e di prezzemolo crudo fuori cottura, naturalmente oltre al sale marino (consiglio vivamente il sale dolce di Cervia) e all’olio ex.v.d’ol. L’Orzo è il primo a maturare fra tutti i cereali; dunque è impetuoso, veloce, “aggressivo”. Platone, elaborando le linee del suo Stato Ideale, scrisse che l’orzo e il frumento dovevano costituirne la base alimentare. Se il frumento è legato al Sole, l’orzo è connesso all’energia di Marte. Nella Grecia Antica esso era alimento base per bimbi, atleti, filosofi e guerrieri. E’ diffuso in tutto il mondo. In commercio si trova l’orzo decorticato,
mondo, e perlato. Il perlato è il più facilmente assimilabile. Dall’orzo si estrae un dolcificante di gusto raffinato che fortifica bambini e convalescenti: è il malto d’orzo. Un decotto di orzo è molto speciale nello svezzamento. Esso con aggiunta di chiodi di garofano o di vaniglia o di finocchio selvatico, diventa una bevanda inestimabile per chi sente bisogno di dolce, se lo si condisce con malto d’orzo. I chicchi d’orzo in bollitura sviluppano una mucillagine che, nelle zuppe, offre risultati eccellenti sul piano del gusto e della digeribilità. Ammollato e poi cotto a lungo a fuoco molto basso si combina in modo eccellente con zucca gialla, cipolla, e alla fine con prezzemolo crudo, oltre che col solito sale e olio. Ottima combinazione è anche quella con porro patata e santoreggia. L’Avena. Si tratta di un cereale dalle qualità femminili; infatti per la sua crescita preferisce un clima marino caldo-umido; e poi i suoi chicchi non formano spiga compatta, come avviene per gli altri cereali, ma una pannocchia lassa e mobile al vento. Nella crescita mantiene fino all’ultimo il color verde. Dunque avena significa vitalità, vibratilità, e dolcezza. Originaria dell’Asia centrale, si è diffusa in Europa e se ne sono rinvenute tracce a partire da 2000 anni a.C. In Europa è stata utilizzata soprattutto per alimentare gli
animali, tuttavia i Germani ne facevano largo uso nel cibo quotidiano. I Romani la consideravano cibo da barbari. Le pappe di avena sono insostituibili per bimbi e convalescenti. Le sue sostanze nutritive si rivelano preziose negli stati depressivi, e quando c’è necessità di abbassare il livello di colesterolo nel sangue. E’ specialmente utile a chi non usa prodotti derivati da animali e carni in genere. Ottima in combinazione con porri e sedano a foglie, per le solite minestre dei tempi freddi. Speciali a colazione i fiocchi d’aveva combinati con noci, o con mandorle, o con nocciole, tostate e non. Con fiocchi d’avena, noci triturate, uvetta secca, succo d’uva, olio ex.v.d’ol., sale e un poco di farina semintegrale, si prepara in una teglia oleata e infarinata un impasto che con breve cottura fornirà un pane dolce per la prima colazione. Marcella Rossi per chiarimenti e approfondimenti tel: 334 2725927 Per un uso degli alimenti vegetali secondo cadenze stagionali nei nostri territori: M. Rossi La Via del Cibo - Ali&no Editrice
La Magia della MUSICA a 432 Hz La Musica a 432 Hz agevola l'equlibrio tra i nostri due emisferi cerebrali, quello maschile e quello femminile, ed è in tale equilibrio che il nostro sistema è in Armonia e riesce a focalizzare l'Energia sulle cose che desideriamo creare nella nostra Vita. Ascoltare e suonare Musica a 432 Hz favorisce il rilassamento e la nostra ricettività all'Amore e all'apertura del Cuore, che contiene tutto ciò che ci serve per vivere con COR-aggio! Ho'oponopono è una pratica straordinaria che si sta diffondendo su tutto il pianeta e che sta aiutando molte persone in difficoltà a riaprire il Cuore indurito dalla sofferenza... Per info su seminari ed eventi: holystica.net/hooponoponoriconnessioneprofonda I CD sono in vendita su: Il giardino dei Libri, Macrolibrarsi E’ disponibile su YouTube un’intervista ad Amra, con una parte suonata al pianoforte (digitando Amra Maria Grazia Bambini)
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le stelle
a cura di Samapatt Toschi
Cari amici delle stelle, Saturno è ora stabile in Sagittario, dove resterà fino al 20 dicembre 2017. L'ultimo passaggio risale al lontano 1985. Saturno è il pianeta della disciplina, della responsabilità e del senso del dovere; viene anche definito “ il Signore del Karma”, ed è inteso come simbolo di destino inesorabile e di fatalità; in effetti i suoi transiti appaiono a volte come qualcosa di implacabile e ineludibile, come una forza che ci travolge, davanti a cui ci sentiamo impotenti. Essi ci mostrano i nostri limiti e dove c’è la necessità impellente di attuare un cambiamento, trasformandoci interiormente e maturando. In Sagittario Saturno non si trova completamente a suo agio, essendo il segno governato da Giove, la cui tendenza è verso una crescita espansiva, a volte esagerata, mentre Saturno ha più una funzione di restrizione e di contenimento. In Sagittario Saturno diventa sinonimo di conoscenza di sé, di luce interiore, di solitudine feconda. In questa ricca solitudine interiore l’uomo matura, imparando a conoscere se stesso e diventando consapevole delle proprie potenzialità ma anche dei propri limiti. A livello collettivo, essendo il Sagittario collegato alla religione, potrebbero venire esaltati i fanatismi in giro per il mondo, con il rischio che qualcuno pretenda di essere l’unico portatore della verità.
ARIETE Gli ultimi mesi dell’anno portano la firma di Saturno in Sagittario, in aspetto positivo di trigono. La presenza nel segno del ribelle Urano, continua a determinare una certa instabilità di fondo in ogni settore nella vita per tutti i nati. Se sommiamo la potenza di Urano con la ricerca di verità di Saturno in Sagittario, per te si apre un periodo esplosivo di cambiamenti rivoluzionari. L’energia sarà altissima e avrai l’impellente bisogno di trovare nuovi canali espressivi, nuove strade per incanalare la tua naturale potenza.
BILANCIA Il segno trae beneficio dal bel sestile di Saturno dal Sagittario, che andrà ad espandere la visione d'insieme e porterà nuove idee, che potranno essere realizzate concretamente con l’aiuto solido di Saturno. Continuerai a confrontarti con l’opposizione di Urano dall’ Ariete e con la quadratura di Plutone dal Capricorno. La tematica che verrà esaltata in questo periodo è quella connessa all’auto-affermazione e all’auto-espressione. Naturalmente anche il lavoro viene messo in discussione.
TORO Saturno è uscito dall'aspetto di opposizione in Scorpione mentre Plutone, in trigono dal Capricorno, continua a sostenerti. Termina così il tempo della severa revisione saturnina e tutto quello che non era più necessario per te se ne è andato .Comincia ora un nuovo ciclo in cui potrai ricomporre i pezzi del puzzle e piantare nuovi semi, che andranno curati amorevolmente, aspettando con pazienza che si trasformino in altrettanti frutti. Tu sei un ottimo giardiniere e il raccolto sarà abbondante.
SCORPIONE L'entrata definitiva di Saturno in Sagittario ti aiuterà a vedere quanto potente e trasformante sia stato questo passaggio e cosa è rimasto della tua vecchia vita, delle vecchie amicizie e delle precedenti relazioni. Tutto quello che invece è sopravvissuto al transito ha sicuramente dimostrato di avere delle solide radici, profondamente ancorate alla terra. Ora puoi tirare le somme e cominciare a osservare con occhio distaccato i benefici che la rottura con il vecchio sta portando, o ha già portato, nella tua vita.
GEMELLI I nati nella prima decade sono ora alle prese con l'opposizione di Saturno dal Sagittario. E' un aspetto di conflitto che provoca tensioni e lotte ma che, alla fine, potrebbe rivelarsi una grande opportunità di crescita e di maturazione. Durante questo transito potranno venire alla luce dinamiche legate al rapporto coi genitori, specialmente con il padre o con coloro che detengono l'autorità. Approfitta di questo periodo per fare chiarezza, utilizzando anche tecniche di meditazione, in modo da portare alla luce la ferita e guarirla.
SAGITTARIO Con l'arrivo di Saturno in Sagittario non ci sarà più spazio per dibattiti sterili. Saturno spazza via le strutture obsolete, fa tabula rasa della appendici inutili, sfoglia la cipolla fino al limite estremo dove ti puoi spingere; è nemico degli attaccamenti e delle finte sicurezze. L'aspetto esatto al Sole metterà alla prova le strutture che sono state costruite negli ultimi anni, ma il trigono a Urano in Ariete ti aiuterà anche a dare forma concreta a nuovi progetti di vita, a nuove attività, a nuove relazioni.
CANCRO Saturno ti riporta coi piedi per terra, equilibrando l'energia costruttiva di Giove in Vergine con quella esplosiva di Urano in Ariete, in aspetto dissonante di quadratura, che ti spinge costantemente verso un rinnovamento o almeno a cambiare quegli aspetti della tua vita che non fluiscono. Plutone, in opposizione dal Capricorno, altera il tuo senso di identità; occorrerà abbandonare o modificare aspetti falsi e superati della personalità che in questo periodo dimostrano essere un ostacolo alla tua evoluzione.
CAPRICORNO Saturno in Sagittario guarda da una prospettiva imparziale il tuo segno, supportando la benefica influenza di Giove in Vergine, in aspetto armonico. Giove porterà la visione e Saturno il pragmatismo, aiutandoti a realizzare i progetti che abbiano delle basi veramente salde su cui potersi sviluppare. Dopo tanto tempo forse riuscirai a vivere in maniera più leggera e positiva, con entusiasmo e un sorriso in più, senza nessuna montagna da scalare o sacrifici da fare.
LEONE Con il ritorno di Saturno in Sagittario, si scioglie definitivamente l’aspetto di quadratura al tuo segno che ha bloccato molte iniziative e creato conflitti e tensioni. Rimane ora il sostegno pratico del pianeta che potrà essere un punto di grande forza interiore, oltre che di riferimento sulla fattibilità o meno dei tuoi progetti creativi. Saturno ti aiuterà a non perderti in disegni troppo grandiosi, ma ti darà la giusta misura con cui poter valutare le situazioni e le persone che ti stanno attorno.
ACQUARIO Termina la dissonante quadratura di Saturno che, dal Sagittario, si dispone nuovamente in aspetto armonico di sestile, aspetto foriero di nuove opportunità. Se non sarai troppo idealista o utopista, avrai sicuramente molte possibilità di concretizzare le tue idee e creare qualcosa che possa durare nel tempo. Saturno è un pianeta pratico e razionale, responsabile e cosciente del proprio limite, ma è anche uno che costruisce, che crea strutture destinate ad auto-conservarsi.
VERGINE La tua situazione planetaria è alquanto contraddittoria. Da una parte troviamo il potente Plutone dal Capricorno in aspetto positivo, che assieme al benefico Giove nel segno, rafforza la tua autostima. Dall’altra continua l'effetto provocatorio di Saturno in Sagittario, che interessa per ora solo i nati della prima decade. Saturno porrà molti limiti, ma ti porterà anche la consapevolezza che gli impedimenti che si materializzano nel mondo attorno non sono altro che il riflesso di qualcosa che è già presente in te.
PESCI La dissonanza di Saturno dal Sagittario, in aspetto di quadratura, può produrre una distorsione nella percezione della realtà, che potrebbe essere alterata da emozioni disturbanti. Questo può indicare il manifestarsi di qualche contrarietà e spigolosità nella tua vita quotidiana, come un’eccessiva tensione nei confronti delle persone attorno e difficoltà a livello pratico. Sarà comunque una buona occasione per imparare a gestire le tue emozioni e non essere più vittima inconsapevole di umori cangianti.
Per oroscopi personalizzati: samapatt@libero.it
Vi ricordiamo infine come le parole, la comunicazione verbale spesso venga sottovalutata per l’uso improprio e manipolatorio da parte dei modelli culturali dominanti. E anche nel mondo olistico, alla parola spesso viene data poca importanza e viene messa in ombra dal mito dell'esperienza. Invece le parole non servono solo a occultare, sedurre, ingannare ma possono servire anche a trasmettere informazioni utili, esperienze di vita e verità. Come del resto cerca di fare la nostra rivista.
AUTUNNO 2015 RE NUDO 30 - INDIA PAROLE | RE NUDO A.P.S.
Qui vi proponiamo l’India delle esperienze spirituali, l’India dei viaggi nei racconti di chi si è avventurato via terra negli anni '70 e '80 fino ai viaggi più recenti che ci trasmettono un’India diversa, così come è cambiato il resto del mondo. Vi raccontiamo anche la dimensione spirituale di una India dei grandi Maestri che non cambia nel tempo, che vi riportiamo sempre attraverso le esperienze dirette di chi li ha conosciuti e li conosce, come nel caso di Osho. Abbiamo anche parole inedite come quelle di J. Krishnamurti sulla meditazione. Ma l’India che abbiamo raccolto in queste pagine è anche l’India che può interessare chi ancora non c’è stato, come anche chi ne conosce solo alcuni aspetti. Diamo suggerimenti per chi vuole unire il viaggio in luoghi ancora incantevoli come il Kerala o Goa a opportunità di cura e di salute con l’Ayurveda o con le tecnologie più avanzate per gli impianti dentali. Non ci dimentichiamo di suggerire neppure la cucina indiana, l’astrologia, i classici induisti. Infine vi suggeriamo anche stando in Italia la possibilità di sperimentare, assaggiare, fare esperienza in luoghi particolari, di angoli di India nel nostro Paese.