Reporter mensile02 13

2-2013

www.reportermantova.it

OTTBRE

cOpia OmaggiO

Mantova

» MANTOVA 2019 «

NELLE MANI DI EMMA » Attualità « Poker d’assi al Palabam

» L’intervista « Valerio Primavori, vicesindaco di Ostiglia

» Photo story « Tempo di vendemmia

di Arvati Romano & C. s.n.c.

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Editoriale

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opo la grande abbuffata da Festivaletteratura e Fiera Millenaria, Mantova per una volta non si ferma, anzi rilancia. Consegnata la candidatura a Capitale della cultura 2019: avrà il volto della presidentessa del comitato, Emma Marcegaglia, le cui relazioni saranno determinanti per l’esito finale della sfida. Non potevamo che dedicare a lei la nostra copertina.

Ma la vitalità ritrovata non è solo proiettata in un lontano futuro: il Palabam riparte con una grande stagione di musica pop e riprende tra tante difficoltà anche la stagione teatrale.

Prosegue il nostro viaggio nell’universo del gusto, con i prodotti tipici stagionali: la pera, il sugolo, ma soprattutto la zucca, vera signora di Mantova. Dalle nostre parti la qualità dei prodotti della terra, e la cura con cui vengono trasformati, rimangono una certezza, una delle poche in questa stagione di assoluta precarietà.

Numero 2 - Ottobre Supplemento a: Reporter Reggio Emilia n° 38 del 04/10/2013 Direttore Responsabile Depietri Bernardo Direttore Editoriale Murari Andrea Direttore Commerciale Nilla Balboni Fotocomposizione Reporter Mantova srl Grafica e Impaginazione Massimo Galetti - Beatrice Fagan

» SOMMARIO «

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Hanno Collaborato Virginia Novellini, Anastasia Malacarne Giovanni Bernardi, Nicola Antonietti, Francesco Negrini, Alessandra Martini, Dino Stermieri

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Stampa Tiber Spa Concessionario pubblicità Reporter Mantova srl Via Acerbi, 48 - Mantova Tel. 0376 36.76.22 Registrazione Iscritto al n°686 del registro nazionale della stampa - Aut. del tribunale di RE n° 686 del 08/03/1988

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La riproduzione anche parziale di quanto è contenuto in questo numero non è consenstita senza previo consenso dell’editore.

» Il caso nazIonale «

» coachIng «

5.

22. Obiettivo felicità

Il ritorno del Britannia

» Il caso locale «

» moda & fashIon «

6.

24. Pelle Nera

La rivincita di Celestino

» PrImo PIano «

» Bellezza e Benessere «

7.

26. Trucco e capelli, l’autunno è rock

Mantova Capitale, in corsa per vincere

» l’IntervIsta «

» gusto «

10. Valerio Primavori, vicesindaco di Ostiglia

14. In cerca del teatro

22.

29.

30.

31.

33.

» cultura «

» anImal lIfe «

16. Artquake, per scuotere le coscienze

34. Ragdoll

» Photo story «

» rePorter casa «

18. Tempo di vendemmia

35. Illuminare arredando 40. Pronti al freddo

» attualItà « 12. Poker d’assi al Palabam

» l’InchIesta «

» l’evento «

La pera Mantovana Il sugolo La zucca, signora di Mantova La ricetta, i tortelli di zucca Il vino giusto

21. Autostyle Berman Mantova

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Il caso nazionale

I conti pubblici di nuovo a rischio, si torna a parlare di privatizzazioni per far cassa.

Ma la storia recente insegna che raramente hanno fatto l’interesse dei cittadini

Il rItorno del Britannia Flash back. Vent’anni fa, al largo delle coste del Lazio. Su uno yacht di proprietà della corona britannica, i padroni della finanza mondiale trattano l’acquisto di pezzi dell’economia pubblica italiana. Comincia l’epoca delle privatizzazioni, e gli uomini di stato mettono in vetrina i gioielli di famiglia. Obiettivo: risanare il debito pubblico.

Ritorno al presente. Attori nuovi, stessa trama. Il debito pubblico continua a tormentare il Paese, e il deficit ha superato la soglia di guardia del 3%. Servirebbe tagliare la spesa, ma dirlo non è come farlo. Si torna a parlare di privatizzazioni, la via breve per far cassa. Non più dal Britannia, ma dagli Stati Uniti: il presidente Letta promette un “grande piano” capace di attrarre capitali stranieri.

Di nuovo, si cerca di vendere beni pubblici per far cassa, come nelle famiglie nobili in decadenza.

Dal Britannia in avanti, però, i finali delle storie di privatizzazioni all’italiana raramente sono stati lieti. Con la complicazione che

gli esiti della libertà del mercato sovente contraddicono il patriottismo, e in genere ogni volontà di controllarlo. Come pare stia accadendo a Telecom ed Alitalia, già privatizzate, e in procinto di essere rilevate da società straniere.

Il governo ragiona di come inserirsi nelle trattative per garantire l’italianità di asset strategici per il Paese, come la telefonia e il trasporto aereo. Tentando di far rientrare dalla finestra ciò che si era messo alla porta.

La storia dovrebbe essere di qualche insegnamento. E invece il destino delle privatizzazioni all’italiana sembra consolidato: svendere pezzi di stato per cercare di coprire i debiti, e poi pentirsene. Poco che abbia a che fare con l’idea – molto liberal – che solo attraverso lo stimolo del mercato si possa aumentare la competitività. Soprattutto quando a cessioni concluse in fretta e furia non corrispondono adeguate liberalizzazioni dei servizi, rischiando di vendere monopoli.

All’estero l’hanno capito benissimo e si preparano allo shopping.

Il caso locale L’ex capogruppo lumbard corona il sogno di entrare in giunta, dopo la rottura con i vertici leghisti

La rivincita di

L

Celestino

a stoffa del leader, vocabolo sempre più centrale nel lessico della politica odierna, non gli è mai mancata. E non c’è stato intervento dai banchi del consiglio comunale con il quale non abbia sottolineato come, in quanto a curriculum e competenza, nulla gli difettasse per ambire al ruolo di amministratore, dopo tanti anni di opposizione. Ciò che gli è sempre mancato, tradendo la sua lunga militanza, è stato l’assenso del partito, che si è sempre messo di traverso rispetto ai suoi desiderata. Così, mentre in giunta si alternavano in quota Lega i vari Chizzini, Cappellari, Tonghini, Tommasini, le porte del governo della città sembravano sempre più invalicabili per l’ingegner Celestino Dall’Oglio. Fino a quando la pazienza è finita e ha deciso di abbandonare il gruppo della Lega Nord, mettendo di fatto fine alla sua lunga militanza nel partito.

Mossa che ha inaugurato una piccola rivoluzione interna agli equilibri della maggioranza di via Roma, perché al seguito di Dall’Oglio si sono posti anche Tiziano Comini – altro esponente storico del leghismo mantovano – e Sonia Spinoni. Raccolta anche l’adesione dal gruppo misto di Luigia Bettoni, i quattro hanno formato un nuovo gruppo consigliare, Sostenere Mantova, che ha immediatamente rimarcato la propria appartenenza alla maggioranza, rivendicando la relativa rappresentanza in giunta.

Celestino Dall’Oglio ha così coronato il suo sogno di arrivare al governo della città, dopo tanti anni di impegno politico. Sarà Assessore all’Unesco – delega che era in precedenza in capo al Sindaco – ai contratti di quartiere e all’Edilizia Privata, tolte a Cavarocchi. La Lega Nord perde anche la carica di Vice Sindaco che passa da Germano Tommasini a Espedito Rose, esponente della rinata Forza Italia.

Al posto di Dall’Oglio, costretto a dimettersi, subentra in consiglio comunale Stefano Voi. Deleghe light dunque per l’ingegnere – come era facile prevedere – ma la sua personalità vulcanica difficilmente lascerà imperturbata la giunta.

Come sempre, la piazza della politica mormora, divisa tra chi vede nell’operazione Dall’Oglio una manovra da prima Repubblica e chi invece ritiene che in fondo sia stata fatta giustizia.

A uscirne rafforzato sarà probabilmente il sindaco Sodano, che in Dall’Oglio ha sempre trovato un puntello decisivo per la sua maggioranza, anche nei momenti di massima freddezza con i gruppi dirigenti locali della Lega.

Dopo l’ennesima estate calda il sindaco può finalmente sperare in un autunno temperato.

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Primo piano di Virginia Novellini

L’obiettivo è ambizioso e le avversarie sono agguerrite, ma la nostra città ha le carte in regola per aspirare a diventare la Capitale europea della cultura 2019. In questi mesi il comitato creato ad hoc ha elaborato un progetto che coinvolge l’intero territorio e che si ispira all’antica capacità di Mantova di attrarre talenti e costruire relazioni in tutta Europa. I Gonzaga in quest’arte erano maestri: Vittorio Longheu ci spiega come oggi potremmo riuscirci anche noi. E per la città sarebbe una formidabile occasione di rilancio

Mantova capitale, in corsa per vincere

V

Vittorio Longheu

enezia, Torino, Palermo, Lecce, Perugia, Ravenna: l’elenco delle città che aspirano a diventare Capitale europea della cultura 2019 conta ben venti capoluoghi italiani, i più dei quali decisamente blasonati. Come loro, Mantova entro lo scorso 20 settembre ha consegnato a Roma, al Ministero dei beni culturali e del turismo, il proprio dossier di candidatura: ottanta pagine in cui è racchiusa la proposta elaborata dalla nostra città.

Si tratta del frutto di un lungo percorso che ha visto al lavoro associazioni e istituzioni sotto il coordinamento del Comitato Mantova 2019, costituito da Comune, Provincia e Camera di Commercio, sostenuto dalla Regione e presieduto da Emma Marcegaglia.

Entro fine anno la commissione, composta da tredici esperti, selezionerà una rosa di candidature - da cinque a sette - che accederanno alla seconda fase, quella della presentazione dei progetti esecutivi. Uno step decisivo, che

si concluderà con la scelta definitiva della città che, assieme ad un capoluogo della Bulgaria (l’altro paese scelto assieme all’Italia) diventerà Capitale europea della cultura 2019. Abbiamo chiesto a Vittorio Longheu, architetto, docente del Politecnico di Milano e membro del consiglio direttivo del Comitato Mantova 2019, di spiegarci i punti di forza della candidatura di Mantova e di come la vittoria potrebbe trasformare la nostra città.

Architetto Longheu, partiamo dal titolo scelto per il progetto di Mantova 2019, “Nuova corte d’Europa”. Quale impostazione racchiude?

Siamo partiti dal legame della città con la sua importante storia, declinandolo però in un’accezione più contemporanea, che abbiamo sintetizzato nella formula “Smart Human City”.

Non c’è la retorica del passato, non ci sono in programma grandi mostre per celebrarlo come la Celeste Galeria. Siamo partiti dalla storia per costruire il contemporaneo secondo Mantova

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Mantova coMe nuova corte d’europa; una “sMart huMan city”, senza la retorica del passato, che Mette al centro l’uoMo, il territorio, le relazioni

una forte impronta umanistica: l’uomo interpreta il passato ma guarda al proprio futuro, e la città è la cornice in cui lo costruisce.

Della corte gonzaghesca intendiamo recuperare la forte capacità relazionale con il mondo, che allora coincideva con l’Europa. La nostra proposta punta a valorizzare l’identità del territorio sviluppando al tempo stesso relazioni solidali e forti con un mondo più ampio, che si allarga dai confini della città per dialogare con la macroregione costituita da Lombardia, Veneto, Trentino ed Emilia e ovviamente con il resto d’Europa. Si tratta di costruire relazioni culturali che possono avere anche notevoli

l’obiettivo è attrarre il turisMo, soprattutto giovane; e i Mantovani potrebbero aprire nuovi bed and breakfast con annesse piccole attività, coMe gallerie d’arte o botteghe artigianali risvolti sul piano turistico ed economico. Già ora Mantova è situata al crocevia di importanti percorsi siglati da protocolli con altre città italiane ed europee, come le Vie Mozartiane, la Via Carolingia, il turismo religioso.

Come si articola concretamente la proposta di Mantova 2019?

Ci sono tre assi portanti. La nostra è una candidatura a chilometro zero, perché valorizza le eccellenze culturali della città; è a impatto zero, perché lo sviluppo urbano prevede solo interventi di riqualificazione e recupero dell’esistente senza costruire nulla di nuovo; e sarà a costo zero per la cittadini, perché tutti i progetti vedranno la luce grazie a finanziamenti europei.

In concreto, il dossier include più di cinquanta progetti, tutti costruiti dal basso e in maniera condivisa, corale. Ne è nato un palinsesto variegato, che spazia tra arte, teatro, musica,

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Mantova

danza, ma anche ambiente, cucina, infanzia, il tema dei diritti e dell’inclusione sociale.

A differenza di altre città che hanno messo in campo guest star, noi non abbiamo nomi di grande richiamo, ma abbiamo puntato sulle associazioni del territorio: sono loro le protagoniste della candidatura, e in questo percorso che dura da due anni hanno dato prova di grande amore per la città e di capacità progettuali complesse. E’ stata anche l’occasione per far dialogare quel vasto sistema culturale che c’è a Mantova ma che finora è stato privo di un filo conduttore.

Centro Te in declino, teatri privi di una stagione: non è un paradosso, o quanto meno un azzardo, che una città agonizzante sul piano culturale si proponga come Capitale europea della cultura?

E’ innegabile che il presente sia difficile, penalizzato com’è dalla contingenza economica. Ma proprio per questo la vittoria sarebbe un’occasione di rilancio unica, che rigenererebbe l’intera città, istituzioni e non. Basti pensare al ruolo che potrebbe avere l’Università: come la corte dei Gonzaga potrebbe attirare talenti da tutto il mondo. Mantova diventerebbe un

Ecco chi sono gli avvErsari Mantova se la gioca con altre 19 città. La concorrente diretta sembra essere Bergamo, l’unica altra città lombarda: tutti però, a partire dal governatore Roberto Maroni, hanno auspicato collaborazione in caso di vittoria di una delle due.

In campo al Nord ci sono Venezia, Torino e Aosta. Spostandosi verso il Centro, le avversarie più agguerrite sembrano essere Ravenna e Perugia con Assisi; però ci sono anche Siena, Pisa, Urbino e L’Aquila.

Tra le città del Sud una delle candidature più forti è quella di Lecce, assieme a Palermo e Matera; decisamente più in ombra Caserta e Amalfi. L’elenco delle aspiranti include anche Reggio Calabria, Taranto, Catanzaro e Siracusa.

laboratorio di produzione culturale, non solo teatro di mostre ed eventi ma fulcro di relazioni internazionali stabili e durature, e con importanti risvolti economici per il territorio.

A questo proposito, in caso di vittoria, quanto denaro potrebbe arrivare a Mantova? E cosa ci si potrebbe fare?

La vittoria della candidatura comporta uno stanziamento modesto, appena un milione e mezzo di euro; ma il volano complessivo si aggira sui 300 milioni di euro messi a disposizione da bandi finanziati a livello europeo, statale e regionale. Parte di questo denaro verrebbe convogliato in opere infrastrutturali attese da anni, come il completamento del sistema tangenziale. Poi ci sono alcuni grandi progetti che costituiscono il perno della proposta di Mantova 2019, a partire da quello elaborato dalla Sovrintendenza per Palazzo Ducale. La reggia gonzaghesca diventerà il cuore pulsante della città, un sistema museale aperto e vivacizzato da un programma di eventi, come già comincia ad essere. I lavori di restauro e recupero post sisma verranno terminati e il palazzo sarà completamente aperto al pubblico.

Un altro progetto importante riguarda il Teatro Sociale, che dovrà diventare un luogo principe di produzione musicale e culturale. Abbiamo anche sposato l’idea del MAC, il museo di arte contemporanea che andrà a completare, con Palazzo Te e il Museo Civico di San Sebastiano, quel sistema museale cittadino parallelo al polo costituito da Palazzo Ducale e Museo Archeologico Nazionale.

E poi c’è la valorizzazione dei laghi, con la riqualificazione delle sponde e lo sviluppo dei parchi periurbani, e il recupero di zone periferiche come Lunetta, con progetti a basso costo ma di forte impatto sociale.

L’attenzione al sociale è un tema ricorrente delle proposte del dossier. Perché?

La capacità della città di attrarre persone da tutta Europa poggia proprio sul suo essere inclusiva. Questa è anche la filosofia del video che abbiamo realizzato (visibile su Youtube sul canale Mantova2019, ndr) e che molti non hanno capito, giudicandolo come troppo poco istituzionale. Non abbiamo puntato sui monumenti, ma sulle persone: abbiamo voluto mostrare una città giovane, vivace, multiculturale, che sa attirare ed accogliere. Ovviamente non sarà l’unico strumento che ci rappresenterà, ma in questo momento avevamo bisogno di una comunicazione veloce, virale, da diffondere sul web e soprattutto tra i più giovani.

Sono loro che vogliamo portare in città. Oggi arrivano per lo più turisti di fascia medio-alta,

sia come preparazione culturale che per età.

Ma sono troppo pochi: ogni anno nel raggio di 200 chilometri attorno a noi viaggiano 132 milioni di persone, e sono appena 400mila quelli che visitano Mantova.

Anche perché mancano collegamenti e strutture ricettive.

Anche in questo senso potrebbero esserci grandi opportunità per il territorio. L’idea è di costruire un sistema ricettivo diffuso in città, stimolando l’apertura di micro-strutture come bed and breakfast, magari accompagnati da piccole attività, come gallerie d’arte o botteghe d’artigianato, grazie a finanziamenti europei. Sarebbe un modo per creare attività sostenibili dal punto di vista economico ed ambientale e capaci di generare redditi diffusi.

A MAntovA potrebbero ArrivAre 300 Milioni di euro.

Servirebbero per infrAStrutture, pAlAzzo ducAle, teAtro SociAle, MuSeo di Arte conteMporAneA, riquAlificAzione dei lAghi

Continuando a parlare di denaro, quanto è costata finora la candidatura? E se dovessimo superare il prossimo step, quanto ne servirà?

Finora abbiamo speso circa 400mila euro, di cui 220 stanziati da Comune, Provincia e Camera di Commercio e dai due sponsor Tea e Marcegaglia, e i restanti messi a disposizione dai tre enti sotto forma di personale. Queste risorse sono state utilizzate per spese di comunicazione, attività di promozione e per la realizzazione del fascicolo, che è stato elaborato con la consulenza dello Studio Glisenti.

Si tratta di una spesa contenuta: Bergamo, ad esempio, ne ha investiti 700mila.

Se saremo ammessi alla fase successiva ci sarà invece bisogno di risorse cospicue, perché occorrerà presentare i progetti esecutivi. Noi abbiamo pensato a strumenti come il crowdfunding, ovvero il finanziamento dal basso con micro offerte, come la campagna “Adotta un mattone” che ha reso possibile il restauro della rotonda di San Lorenzo. Abbiamo anche creato la “Borsa della cultura europea”, una

Genova, Porto Antico: la Bolla di Renzo Piano

Genova ha cambiato faccia e identità Finora sono state solo tre le città italiane capitali europee della cultura: Firenze nel 1986, Bologna nel 2000 e Genova nel 2004. Per il capoluogo ligure fu una vera e propria svolta, sia per scrollarsi di dosso l’immagine negativa dei disordini del G8 del 2001 che per uscire dal cono d’ombra di città portuale e industriale. Genova riscoprì la sua vocazione culturale, artistica e turistica, con effetti che durano ancora oggi.

I visitatori furono 2.800.000, ognuno dei quali si trattenne in città 1,7 giorni spendendo 84 euro al giorno: una bella boccata d’ossigeno per gli esercenti. L’indotto economico generato dai turisti è stato stimato in 220 milioni di euro, che aggiunto all’investimento richiesto dal programma di eventi ha sviluppato un volume complessivo di 440 milioni di euro.

Notevoli gli investimenti per cambiare volto alla città: il porto antico ridisegnato da Renzo Piano che collega il centro storico al mare, il restauro dei palazzi dei Rolli, il rifacimento di facciate e corti interne, il Museo del Mare.

piattaforma che aiuta le associazioni a mettersi in rete con altre realtà europee e accedere così più facilmente ai finanziamenti. Però sarà fondamentale il contributo dei privati: confidiamo che i soggetti più importanti del territorio che hanno a cuore le sorti della città diano il loro contributo. Non a caso alla guida della presidenza del Comitato c’è Emma Marcegaglia.

Pensa che possiamo vincere?

Personalmente sono fiducioso. Siamo in venti a competere e la nostra avversaria più temibile è Bergamo. Nella rosa delle città ammesse alla seconda fase c’è spazio presumibilmente solo per due città del Nord, mentre le altre saranno del Centro-Sud. Venezia è già una capitale culturale, Torino ha ospitato le Olimpiadi, Aosta è troppo defilata.

La vera sfida è tra Mantova e Bergamo, con cui comunque ci potranno essere sinergie.

Emma marcEgaglia E Nicola SodaNo

Mantova

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L’intervista di Giovanni Bernardi

“CI manca

ognI gIorno Che passa” Q

Parla il vicesindaco di Ostiglia, Valerio Primavori, che ora fa le veci del primo cittadino dopo la sua improvvisa scomparsa 10

Mantova

uando lo chiamiamo, verso le 15, il vicesindaco di Ostiglia Valerio Primavori è in procinto di portarsi in Comune per il ricevimento del martedì pomeriggio. Quel ricevimento dei cittadini ostigliesi che di solito era compito del compianto sindaco Umberto Mazza, scomparso tragicamente e in modo improvviso la sera del 12 settembre scorso sul campo da calcio del Comune veronese di Casaleone, mentre giocava una partita di beneficenza.

Ora il timone del Comune di Ostiglia infatti è passato in mano al vicesindaco Primavori, che così si trova con l’eredità di ciò che ha lasciato Mazza, e con il ricordo di quest’ultimo, sempre rinnovato dalla pratica dei compiti e delle documentazioni che seguiva il primo cittadino.

“Il ricevimento pomeridiano al posto del sindaco? L’avevo già fatto, per un paio di settimane, nel 2010, quando Umberto aveva avuto alcuni problemi che l’avevano tenuto lontano dal municipio. Ora però la cosa è decisamente diversa. E’ cambiato tutto: sia perché lui non tornerà, sia perché tutte le pratiche e i compiti di

sindaco sono passati a me”.

Immagino sia cambiata anche la sua vita, quindi...

“Certamente. Gli impegni sono aumentati e anche l’organizzazione delle mie giornate ora è diversa rispetto a poche settimane fa. Non mi sono preso aspettativa sul lavoro e i miei datori si sono dimostrati disponibilissimi, capendo appieno la situazione difficile e improvvisa nella quale ci troviamo. Ma nemmeno posso pensare di essere sempre dappertutto, di conseguenza credo che delegherò alcune cariche ad altri assessori. E, inoltre, chiederò anche ai consiglieri di partecipare ad eventi e manifestazioni in rappresentanza del Comune, in modo che i carichi di lavoro e gli impegni vengano distribuiti su tutti”.

Dal punto di vista emotivo, come sono questi giorni?

“Personalmente sono ancora sconvolto, ma penso che lo siamo tutti. Io e altri due assessori siamo stati presenti a tutta la vicenda ed è stato terribile. E’ brutto da dire, ma un conto è venire a sapere una notizia del genere mentre si

è a casa o comunque per i fatti propri. Anche in quel caso saremmo corsi sul posto, ma probabilmente saremmo arrivati quando già non ci sarebbe stato più nulla da fare. Un altro conto, invece, è essere lì presenti per tutto il tempo”.

Che ricordo ha?

“Ho due ricordi contrapposti e contrastanti.

Ricordo Umberto mentre entrava in campo, sorridente, con la maglia da gioco colorata, poi faceva un po’ di riscaldamento e scherzava dicendo qualche battuta. Era davvero contento e felice. E poi ho il ricordo di lui che cade a terra, si rialza, e poi di nuovo cade a terra. E io che allora corro in campo per controllare cosa sia successo. E poi l’arrivo degli infermieri, dell’ambulanza, dell’automedica, il massaggio cardiaco. E, dopo interminabili minuti, ci viene detto e ci rendiamo conto che non c’è più nulla da fare. Sono stati momenti molto angoscianti, seguiti dalle emozioni del giorno dopo,

quando abbiamo allestito la camera ardente e gli ostigliesi sono arrivati per un saluto al loro sindaco, e dalle emozioni del sabato, con il funerale e la sepoltura. Momenti davvero tosti. Ci vorrà un po’ di tempo per superarli”.

Cosa vi manca maggiormente di ciò che era prima?

“Diverse cose, diversi momenti passati insieme. Si tenga conto che se prima delle elezioni magari ci si conosce e ci si saluta per strada ma niente più, in seguito si diventa una squadra e si passano molti momenti insieme. Sia belli, sia difficili. Di recente abbiamo fatto la prima riunione di giunta, e in effetti mancava la sua presenza: nessuno ha fatto finta di nulla. Ma poi mancano anche gli aperitivi, le cene, i litigi e le discussioni. Umberto era sempre schietto e diceva le cose come stavano. A volte c’erano anche discussioni forti, ma in una squadra le cose funzionano così. E poi, comunque, le

eventuali divergenze venivano appianate.

Mancano anche le passeggiate che facevamo dopo la giunta o il consiglio comunale. Ci si accompagnava a casa a piedi e intanto si parlava, si chiacchierava, si discuteva. Ma ormai...”

E in paese com’è il clima? Quando succedono fatti del genere, nei momenti successivi quasi si sente nell’aria ciò che è accaduto. E’ così?

“Decisamente sì. Anche in questo caso, con una scomparsa così improvvisa e di una persona così in vista, le conseguenze di quanto accaduto si sono fatte sentire, soprattutto a livello psicologico. D’altronde Ostiglia non è una grande città: è un paese e tutti conoscono tutti, per cui uno shock del genere si fa sentire per intere giornate. Anche adesso le persone sanno e ricordano ciò che è accaduto. Credo che rimarrà il ricordo di lui e di come sono finite le cose ancora piuttosto a lungo”.

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Attualità di Virginia Novellini

Poker d’assi al Palabam A novembre quattro appuntamenti con la grande musica: a Mantova arrivano i tour di Emma, Max Pezzali, Negramaro e Negrita.

E per il palazzetto del Boma comincia una stagione di rilancio 12

Mantova

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l lungo silenzio del Palabam sta per concludersi. Dopo i grandi nomi che avevano riempito il palazzetto negli anni scorsi, come Laura Pausini, Eros Ramazzotti e Jovanotti, per la struttura del Boma era cominciata una lunga, difficile stagione, fatta di pochi concerti, spesso annullati.

Ora invece per il Palabam si annuncia un autunno di grande rilancio con ben quattro tour, tutti a novembre, che promettono di fare il tutto esaurito: Max Pezzali sabato 9 novembre, Emma martedì 19, i Negramaro sabato 23 e i Negrita giovedì 28.

Il Palabam tenta così di lasciarsi alle spalle quel periodo sfortunato su cui ha inciso pesantemente il terremoto. Sì, perché a parte i problemi ormai cronici che affliggono la musica dal vivo in Italia e che la crisi economica ha amplificato, a dare il colpo di grazia è stata l’emergenza sisma.

“Il terremoto per noi è stato un grave handicap, ben peggiore della crisi – spiega Antonio Caranci, amministratore unico delle società Mantova.Com e Palamantova – La nostra era una delle poche strutture antisismiche della provincia e abbiamo deciso di accogliere la richiesta della Protezione Civile di lasciarla a disposizione in caso di necessità. Se a questo aggiungiamo l’impossibilità di utilizzare Palazzo Te per gli eventi, ecco spiegato perché la programmazione a partire da maggio 2012 è completamente saltata”.

“Con il 2013 però abbiamo deciso di ripartire – prosegue Caranci – e lo abbiamo fatto alla grande con questi quattro concerti di novembre, a cui si aggiungono due appuntamenti di cabaret: quello con il comico di Colorado Angelo Pintus, che arriverà al Palabam venerdì 8 novembre, e il teatro dei Legnanesi, storica compagnia dialettale lombarda che porterà al

Da sinistra in alto: Max Pezzali, eMMa, negraMaro e negrita a Destra, il PalabaM e sotto

angelo Pintus Gran Teatro Palabam il suo ultimo esilarante spettacolo sabato 16 novembre”.

“Abbiamo una struttura eccellente e intendiamo valorizzarla – aggiunge l’amministratore di Mantova.Com – Da gennaio riprenderemo con una programmazione vivace e con grandi nomi, gli unici in grado di garantire il tutto esaurito. E’ innegabile infatti – conclude Caranci – che a partire dal 2011 la crisi abbia influito pesantemente sulla contrazione dei consumi.

La gente ha meno denaro a disposizione, ma per fortuna non rinuncia del tutto alla musica: piuttosto sceglie, concentrandosi su pochi eventi. Questo spiega perché ad essere a rischio sono i concerti dei nomi di media importanza, mentre i big continuano a garantire il sold out. Ed ecco perché stiamo lavorando per portare a Mantova nel 2014 grandi star, come ad esempio Elisa”.

Sabato 9 Novembre maX PeZZaLI Parte proprio da Mantova il nuovo tour di Max Pezzali che segue la pubblicazione di “MAX 20”, la raccolta che contiene cinque inediti, tra cui il singolo “L’universo tranne noi”, oltre ai suoi più grandi successi interpretati con Claudio Baglioni, Cesare Cremonini, Jovanotti, Eros Ramazzotti, Antonello Venditti e molti altri. Tra le collaborazioni non poteva mancare quella con Mauro Repetto, fondatore assieme a Max Pez-

zali degli 883: un’avventura che il cantautore pavese racconta nel libro fresco di stampa “I cowboy non mollano mai”.

martedì 19 Novembre emma E’ uno spettacolo tutto nuovo quello che Emma porterà al Palabam sulla scia del suo ultimo, fortunato album “Schiena”. Per la cantante salentina si tratta di una svolta artistica: undici inediti brani per i quali ha collaborato con autori affermati, giovani emergenti e musicisti del calibro di Mylious Johnson, batterista di star internazionali come Madonna e Pink. Un album salutato dal grande successo ottenuto dai singoli “Dimentico Tutto”, scritto da Nesli, e “Amami” , la cui musica e i testi sono stati composti dalla stessa Emma.

che dà il nome al tour e che contiene anche sei brani inediti, tra cui “Ti è mai successo?” e “Sei” .

GIovedI 28 Novembre NeGrIta

Saranno dei Negrita in versione unplugged quelli che approderanno al Gran Teatro Palabam con il nuovo tour acustico “Teatri 2013”.

La band aretina formata da Pau, Drigo, Mac Drigo e Franky presenterà l’ultimo album “Déjà Vu”, uscito il 17 settembre: una raccolta dei più grandi successi dei Negrita, riarrangiati in chiave semi-acustica e accompagnati da due inediti, “Anima Lieve” e “La Tua Canzone”.

Sabato 23 Novembre NeGramaro I Negramaro arrivano al Palabam per festeggiare i loro primi dieci anni di musica insieme.

Era il 2003 quando la band salentina esordì con l’album “Negramaro”, mentre il grande successo arrivò nel 2005 con “Mentre tutto scorre”.

Da allora Giuliano Sangiorgi e soci ne hanno fatta di strada: un percorso narrato in “Una storia semplice”, la loro prima raccolta di successi

Mantova

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L’inchiesta

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di Alessandra Martini

Il bilancio della scorsa stagione, le anteprime della prossima, in cerca di nuovo pubblico per affrontare la crisi delle risorse

Mantova

IL CARTeLLONe PUNTA SU ShAkeSPeAR e DUCALe

• Domenica 24 novembre 2013 ore 21.00 nella Sala degli Specchi: “Musici alla corte dei Gonzaga” in collaborazione con Distretto culturale Le regge dei Gonzaga • Venerdì 20 dicembre 2013 alle ore 21.00 al Teatro Bibiena: “ex Amleto” di William Shakespeare, da e con Roberto herlitzka • Martedì 21gennaio 2014 al Palazzo Ducale nell’Atrio degli Arcieri: “Shakerspeariana” di e con Giorgio Albertazzi • Giovedì 6 febbraio 2014, ore 21.00 al teatro Ariston: “L’archivio delle animeAmleto” di Naira Gonzalez e Massimiliano Donato • Martedì 15 aprile 2014, ore 21.00 al teatro Ariston: “Il gioco delle parti” di Luigi Pirandello, con Umberto Orsini, per la regia di Roberto Valerio • Proiezioni alla multisala Ariston di due spettacoli in diretta dal National Theatre di Londra in lingua originale: • Martedì 19 novembre 2013 alle ore 20.00 “Macbeth” di William Shakespeare, di kennet Branagh con kennet Branagh • Martedì 28 gennaio 2014, ore 20.00 “hamlet” di Willian Shakespeare, di Nicolas hynter con Rory kinnear

1. Maurizio Micheli, 2. Masismo Ranieri, 3. Marco Paolini, 4. Andrea Scanzi, 5. Zuzzurro e Gaspare, 6. Loredana Cont

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Mantova

Si apra il sipario «

L’essenza del teatro è costituita da un incontro» cosi scrive Jerzy Grotowski.

Un incontro che è anche un confronto con i nostri pensieri, che coinvolge tutto il nostro essere, i nostri istinti, le nostre ragioni inconsce e profonde. Un mondo senza teatro è impensabile e una città senza teatro è vuota.

Tuttavia, in questo tempo di profonda crisi economica, i teatri di Mantova e provincia faticano a mettere in scena spettacoli. Tra i motivi ci sono la diminuzione o la totale mancanza di fondi comunali, i pochi finanziamenti privati che si uniscono alla consapevolezza che “fare teatro” non è attività redditizia e non sempre il pubblico premia lo sforzo intrapreso.

Nonostante le tante difficoltà però di teatro fortunatamente si continua a parlare: La città di Mantova e la provincia con i suoi teatri hanno presentato la stagione 2013-2014. Prima di addentrarci nelle anteprime dei nuovi cartelloni, vediamo come è andata la precedente stagione teatrale. Il teatro Mauro Pagano di Canneto sull’Oglio (11 spettacoli con una media presenze di 125 persone a spettacolo) e il teatro Sociale di Castiglione delle Stiviere (7 spettacoli con una media di 288 persone) si confermano teatri vivi e vissuti dal pubblico. Secolare è la tradizione teatrale di Gonzaga che risale al Rinascimento e alla grande casata gonzaghesca, tuttavia l’attuale teatro, di costruzione novecentesca, ha incontrato difficoltà a sostenere una vera stagione teatrale e ha ospitato un solo spettacolo; il teatro Comunale di Guidizzolo (6 spettacoli con una media presenze di 253 spettatori), il teatro Comunale di Marmirolo (29 spettacoli con una media di 157 persone) e il teatro Sociale di Ostiglia (che ha visto sulla propria scena 6 spettacoli con una media di ben 380 spettatori) sono teatri con un’alta

frequentazione di pubblico e contribuiscono a diffondere la cultura teatrale. Manca il teatro Anselmi di Pegognaga che, a causa del terremoto che l’ha reso inagibile, è rimasto chiuso; ma da quest’anno grazie al contributo dell’Associazione delle Cooperative di Consumatori del Distretto Adriatico, Coop Nordovest e agli aiuti del comune di Milano, Pegognaga tornerà ad essere uno dei luoghi teatrali della provincia con il teatro Tenda Anselmi. L’obiettivo dell’amministrazione comunale è ovviamente quello di recuperare la struttura architettonica del teatro costruito nel 1928, ma nel frattempo l’allestimento della tensostruttura che ospiterà gli spettacoli permette di risolvere momentaneamente il disagio provocato dalla chiusura.

Il teatro di Marmirolo insieme a quello di Pegognaga è gestito dalla Fondazione Aida che nasce a Verona nel 1983 da un gruppo di artisti e professionisti teatrali che decidono di riunirsi per promuovere il teatro per ragazzi. Nel 1987, l’associazione ottiene dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali il riconoscimento di teatro stabile di innovazione per ragazzi e nel 1996 l’associazione diventa una fondazione privata.

Se la provincia, anche grazie al contributo della fondazione Aida riesce a fare teatro e a convincere le persone a frequentarlo così non è per la città di Mantova che da alcuni anni vive una situazione difficile. L’unico teatro che si possa definire funzionante è il teatro-multisala Ariston che l’anno scorso ha ospitato sei spettacoli (con una media presenze di 268 spettatori) mentre il teatro scientifico Bibiena ha sollevato il sipario solamente per due spettacoli (con una media presenze di 80 spettatori). Rimane un grande punto interrogativo: perché il Sociale, teatro di tradizione, non ha una stagione teatrale degna di questo nome?

TeaTro Comunale di marmirolo

grossman, a cura di renato morelli con la voce recitante di denis Fontanari

dà inizio alla propria stagione teatrale con massimo ranieri

arriVa il cult “mi VoleVa Strehler” con Più di mille rePliche al Suo attiVo

• Sabato 1 febbraio 2014, ore 21.00 compagnia di teatro i commedianti di levata in: “l’ amor al fa miracui”, commedia dialettale per la regia di giovanni Bortolotti e aldo arvani

• Giovedì 14 novembre 1013, ore 21.00 gli ipocriti/teatro la Pergola fondazione: “Viviani Varietà” di raffaele Viviani, con massimo ranieri per la regia di maurizio Scaraparro

• Sabato 15 febbraio 2014, ore 21.00 compagnia dell’arca in: “ Qualcuno di troppo. dive si nasce, suore si diventa – musica!” per la regia di Valerio Bufacchi

• Mercoledì 4 dicembre 2013, ore 21.00 tiesse teatro/ andromeda: “tres” di Juan carlos rubio, con anna galiena, marina massironi, amanda Sandrelli, Sergio muniz per la regia di chiara noschese

• Sabato 26 ottobre 2013, ore 21.00 maurizio micheli in “mi voleva Strehler” di umberto Simonetta e maurizio micheli, per la regia di luca Sandri • Martedì 19 novembre 2013, ore 21.00 Zuzzurro e gaspare in: “non c’è più il futuro di una volta 2.0” di Formicola, aicardi, Pistarino e Freyrie per la regia di andrea Brambilla • Sabato 30 novembre 2013, ore 21.00 Fondazione aida in: “ la guerra!” di carlo goldoni, con Jacopo Pagliari, anna Benico, emanuela camozzi e roberto macchi per la regia di lorenzo Bassotto • Giovedì 19 dicembre 2013, ore 21.00 arS creazione e spettacolo in: “rigoletto/ traviata” adattamento e regia di giovanni Franzoni • Sabato 11 gennaio 2014, ore 21.00 loredana cont in “chi dice donna...cossa diselo?” di e con loredana cont • Sabato 25 gennaio, ore 21.00 t.t.t express e aria teatro in collaborazione con cortili di Pace in: “la treblinka” di Vasilij

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TeaTro Tenda anselmi (Pegognaga)

• Venerdì 7 marzo 2014, ore 21.00 mimmo de tullo e michele ascolese in: “Fabrizio, le donne e l’amore”, concerto omaggio a de andrè, di e con mimmo de tulio e michele ascolese • Sabato 15 marzo 2014, ore 21.00 Paola gassman e Pietro longhi in: “Soli per caso” per la regia di Silvio giordani

• Mercoledì 5 marzo 2014, ore 21.00 nuovo teatro: “una piccola impresa meridionale” di e con rocco Papaleo

• Venerdì 11 aprile 2014, ore 21.00 Fondazione aida in: “ capitan Fracassa”, adattamento e regia di lorenzo bassotto il teatro nuovo “mario monicelli” di ostigia

• Mercoledì 26 marzo 2014, ore 21.00 la contrada: “Prigioniero della seconda strada” di neil Simon con tosca d’aquino e maurizio casagrande per la regia di giovanni anfuso

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• Sabato 12 ottobre 2013, ore 20.45 marco Paolini: “Ballata di uomini e cani” di marco Paolini • Venerdì 25 ottobre 2013, ore 20.45 andrea Scanzi: “gaber se fosse gaber” di andrea Scanzi, produzione Fondazione gabrer

• Sabato 11 gennaio 2014, ore 20.45 compagnia dell’arca in: “Qualcuno di troppo. dive si nasce, suore si diventa” per la regia di Valerio Bufacchi

• Sabato 30 novembre 2013, ore 20.45 natalino Balasso e Jurij Ferrini: “aspettando godot” di Samuel Beckett con michele Schiano di cola e angelo tronca per la regia di Jurij Ferrini

• Venerdì 24 gennaio 2014, ore 20.45 lettura-concerto per la memoria:“la treblinka” di Vasilij grossman a cura di renato morelli, con la voce recitante di denis Fontanari

• Venerdì 13 dicembre 2013, ore 20.45

• Giovedì 30 gennaio 2014, ore 21.00 erretiteatro30/leart’: “due di noi” di michael Frayn, con lunetta Savino e emilio Solfrizzi per la regia di leo muscato

• Sabato 29 marzo, ore 21.00 compagnia teatrale Sena nuda in: “gl’innamorati” di carlo goldoni per la regia di Filippo gessi

compagnia gank, Festival teatrale di Borgo Verezzi, teatro Stabile di genova: “molto rumore per nulla” di William Shakeseare con riccardo Bellandi, mariella Speranza, massimo Brizi, davide lorino, cristiano dessì, alex Passatelli, melania genna e luca terracciano per la regia di alberto giusta

Si comincia alla grande con lo SPettacolo di marco Paolini

• Mercoledì 18 dicembre 2013, ore 10.30 Scuola di teatro di mantova. “Processo per l’ombra di un asino” di Friedrich durrenmat per la regia di raffaele latagliata

• Sabato 8 febbraio 2014, ore 20.45 teatro della cooperativa: “la nave fantasma”

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di giovanni maria Bellu, renato Sarti e Bebo Storti, per la regia di renato Sarti • Sabato 22 febbraio 2014, ore 20.45 teatroaperto/ teatro dehon, teatro stabile dell’emilia romagna: “il malato immaginario” di Jean Baptiste Poquelin detto moliere, con guido Ferrarini. aldo sassi, alessandro Fornari, marzia Bolognini, andrea Zacheo, marcella de marinis, maria grazie ghetti e lorenzo Spiri per la regia di luciano leonesi • Sabato 15 marzo 2014, ore 20.45 alessandra Faiella, margherita antonelli, claudia Penoni, rita Peluso: “Stasera non escort” per la regia di marco rampolli • Venerdì 28 marzo 2014, ore 20.45 Simone cristicchi. “mio nonno è morto in guerra” di Simone cristicchi Mantova

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Cultura di Anastasia Malacarne

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Art QuAke, per scuotere le co Alla Casa del Mantegna l’arte della solidarietà

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“NoN chiederti cosa possoNo fare lo stato o gli altri per loro. chiediti cosa puoi fare tu. ecco perchè artquake!”

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Mantova

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l progetto itinerante, partito da Reggio Emilia a seguito del terremoto del 2012, approda anche a Mantova per sollecitare artisti e pubblico a fare un gesto concreto a vantaggio di chi ha subito i danni materiali e psicologici del sisma.

Un sussulto che si propaga dalla terra all’arte: da un’idea del critico d’arte Alberto Agazzani, nei mesi immediatamente seguenti il terremoto che colpì le province di Modena, Reggio Emilia e Bologna nel maggio 2012, è nata Art Quake, un’iniziativa che ha coinvolto i protagonisti della scena artistica nazionale e non solo, i quali sono stati chiamati a donare opere da poter esporre ma soprattutto vendere, per raccogliere fondi destinati alla ricostruzione dei comuni colpiti dal sisma. A Reggio Emilia lo scorso anno hanno esposto 800 artisti, e il ricavato dalle vendite ha superato i 100.000 €, poi donati ai comuni di Rolo (RE) Cavezzo (MO) e Quistello (MN). Il fermento scaturito dall’evento reggiano non si è esaurito, ma si è trasferito a Mantova, dove, alla Casa del Mantegna, è stata individuata la sede ideale per “Mantova Art Quake 2013. L’arte della solidarietà”. Grazie alla collaborazione tra l’Amministrazione Provinciale, lo Zonta Club Fulvia Coli e il Lions Club Mantova Host, le numerose opere giunte grazie alla sensibilità di molti artisti sono state esposte nei locali del museo mantovano, già abitazione privata di Andrea Mantegna. In particolare, in questa occasione si è cercato di coinvolgere gli artisti locali, che hanno donato diverse opere tra dipinti, fotografie e sculture.

Le opere poste in vendita ammontano a 500 pezzi, e quelle finora vendute superano le 200.

Per favorire la visibilità delle opere è stato creato anche un catalogo on-line, visitabile all’in-

dirizzo www.artquake.it, dove è anche possibile acquistare direttamente i pezzi esposti in mostra. La raccolta delle opere è stata posta sotto l’egida e il severo controllo dello Zonta Club Fulvia Coli e del Lions Club Mantova Host, che si occupano anche della vendita, ad un prezzo stabilito ed agevolato, e della consegna delle stesse presso la Casa del Mantegna ogni sabato e domenica fino alla conclusione della mostra.

I quadri, le sculture e le immagini fotografiche che compongono l’esposizione sono caratterizzati da una grande eterogeneità, ma sono tutti legati da un comune denominatore: la solidarietà. Qua e là si notano spazi vuoti: sono le opere già vendute e consegnate ai nuovi proprietari, che forse, grazie alla generosità di altri artisti, verranno presto sostituite.

Il progetto può contare anche su una pagina Facebook, dedicata al gruppo “L’arte della solidarietà”, per sensibilizzare artisti, curatori, critici, galleristi e semplici cittadini a partecipare a questo grande progetto dal nobile intento: tutti possono dare, a diverso titolo, il proprio contributo.

Mantova ART QUAKE 2013.

L’arte della solidarietà - dal 30 agosto al 17 novembre. Casa del Mantegna, Mantova ORARI: Dal 1 settembre al 17 novembre Mattino: da martedì a domenica 10/ 12.30 Pomeriggio: mercoledì e giovedì 15/17 Sabato, domenica e festivi 15/18 Il 1° settembre 10/12.30 - 15/21 Lunedì chiuso - Ingresso gratuito www.artquake.it

1. DREAMS 22/60 di Maio Bruno GiCLÈE Su TELa. diMEnSionE: 50X70 anno: 2012 - TECniCa: PiTTura ù2. LO SGUARDO DI FLORA di LoMBardo CaSTiGLionE GaSParE TECniCa MiSTa. diMEnSionE: 60X80 anno: 2010 - TECniCa: F, G

3. SOSPENSIONE

di CHiodi GianLuCa. EnCauSTo E FoTo Su TELa. diMEnSionE: 100,5X134 - anno: 2007 TECniCa: F, P

4. ROXENNE E J-MARIE di MiGLiorini ConSTanTin. aCriLiCo, oLio E PEnnarELLi Su CarTonE. diMEnSionE: 72X59 anno: 2012 - TECniCa: PiTTura 5. SENZA TITOLO di iaCoPino MiMMo TECniCa MiSTa E STriSCE di VELLuTo Su TELa diMEnSionE: 30X30 - anno: 2011 - TECniCa: PiTTura

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Mostre d’autunno

le CosCIenZe VIrGILIo neLLa MeMorIa ConteMPoranea

Al Museo Virgiliano di Pietole, dal 12 ottobre, è in scena la mostra curata da Gianna Pinotti che raccoglie opere di artisti di rilievo, per lo più locali, tra cui Gorni, Celada, Nenci, Falchi, Negri e Jori, in cui il mondo letterario del sommo poeta Virgilio è stato tradotto in immagini. L’omaggio al mantovano più illustre si articola in tre distinte sezioni, “il canto dell’uomo”, intonato dai pastori delle Bucoliche e dal tracio Orfeo, “il canto della terra”, ovvero l’armonia con la natura cantata dagli agricoltori delle Georgiche, “il canto degli eroi”, dedicato ai protagonisti dell’Eneide, eroi del sacrificio che cantano il presagio della fine e della caduta della civiltà Occidentale. Le 90 opere tra dipinti, sculture, rilievi, installazioni, disegni e incisioni, testimoniano come il canto, il carmen, è protagonista della poesia di Virgilio nella sua accezione di vaticinio e incantesimo poetico. (A.M.) VIRGILIO NELLA MEMORIA CONTEMPORANEA. Opere dal 1930 ad oggi di GORNI / CELADA / NENCI / SCARAVELLI / MARRADI / BOLOGNESI / BARALDI / FALCHI / GIOVANNONI / PETRUCCI / NEGRI / CESARONI / JORI / LUNINI / PINOTTI / SIRI / MUSEO VIRGILIANO, PIETOLE di Virgilio (Mantova) - Dal 12 ottobre al 10 novembre 2013. Venerdì, sabato e domenica, dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18.

• LEONARDO DA VINCI. L’UOMO UNIVERSALE. 29 agosto – 1 dicembre - Gallerie dell’Accademia, Venezia • POLLOCK E GLI IRASCIBILI. La scuola di New York 24 settembre 2013 – 16 febbraio 2014 Palazzo Reale, Milano • IL VOLTO DEL ‘900 DA MATISSE A BACON. CAPOLAVORI DAL CENTRE POMPIDOU 25 settembre 2013 – 19 gennaio 2014 - Palazzo Reale, Milano • 55ma BIENNALE D’ARTE. Fino al 24 novembre 2013 - Ca’ Giustinian, Venezia • LE AVANGUARDIE PARIGINE FIN DE SIÈCLE, Signac, Bonnard, Redon e i loro contemporanei. 28 settembre 2013 – 6 gennaio 2014 - Collezione Peggy Guggenheim, Venezia • ANTONELLO DA MESSINA 05 settembre 2013 – 12 gennaio 2014 - Mart, Rovereto • ALL YOU NEED IS LOVE. John Lennon artista, attore, performer. 13 settembre 2013 – 20 ottobre 2013 - Galleria civica, Modena • ZURBARÀN (1598-1664). 14 settembre 2013 – 6 gennaio 2014 - Palazzo dei Diamanti, Ferrara •ANDY WAHROL. UNA STORIA AMERICANA 11 ottobre – 1 febbraio 2014 - Palazzo Blu, Pisa.

48° PreMIo suZZara La terra sI MuoVe Con IL senso Ancora una volta è il terremoto il protagonista e il concetto ispiratore della mostra “Progettare il momento. Dell’effimero e del suo contrario”, in programma alla Galleria del Premio a Suzzara fino al 3 novembre. Il tema è quello della costante instabilità e transitorietà delle nostre certezze, su cui si confrontano Mario Airò, Elisabetta Di Maggio, Eva Marisaldi e Liliana Moro, autori dei quattro interventi artistici presenti in mostra, realizzati con materiali eterogenei e deperibili.

Contestualmente, alla Galleria del Premio sono esposti i progetti vincitori del concorso ad invito “Rigenerazione”, che ha premiato Paola Anziché con “Il giardino d’Euterpe”; Sergio Breviario con “The Time Machine Oltrepò”; Ettore Favini e Antonio Rovaldi con “To say nothing of the dog” e Stefania Galegati Shines con “Bike Ride Story”. I quattro progetti saranno realizzati nel corso del 2014 grazie alla collaborazione con realtà culturali e museali dell’Oltrepò.

La 48° edizione del Premio Suzzara, a cura di Paola Boccaletti, Elisabetta Modena e Marco Scotti, raccoglie le due sezioni in un unico titolo, “La terra si muove con il senso” sotto il segno della precarietà, lavorando però nell’ottica fu-

tura della ricostruzione e della risistemazione delle collezioni dopo il sisma. La Galleria del Premio infatti è l’unico museo dell’Oltrepò a non aver subito danni dal terremoto, ed è per questo diventato punto di riferimento e di raccolta per le collezioni artistiche delle zone più colpite, esposte nel museo nelle installazioni denominate “Sotto il terremoto”. Solo dall’arte e dalla cultura può scaturire la speranza di una rinascita. (A.M.) 48° PREMIO SUZZARA – LA TERRA SI MUOVE CON IL SENSO - 15 settembre-3 novembre 2013 - Galleria del Premio Suzzara - Martedì – Mercoledì – Giovedì -Venerdì: 9.30 – 13.00. Sabato - Domenica: 10.00 – 12.30, 15.00 – 18.00. www.premiosuzzara.it

Mantova

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Photo Story di Virginia Novellini

Tempo di vendemmia

Nel cuore delle Colline Moreniche, dove la tradizione ha incontrato la modernitĂ , il vino ha raggiunto vette un tempo inimmaginabili per il nostro territorio.

Il momento della raccolta dei grappoli, compiuto rigorosamente a mano, continua a rappresentare un rito dal fascino straordinario. Per chi vi abbia assistito, bere un bicchiere di vino acquista un senso nuovo, quasi avesse un gusto piĂš profondo.

Noi siamo stati ospitati da una delle piÚ belle aziende del mantovano, a un passo dal lago di Garda, dove la famiglia Stefanoni da ormai tre generazioni conduce l’azienda Ricchi 18

Mantova

Photo Story di Giulia Baczynski

Tempo di vendemmia

Nel cuore delle Colline Moreniche, dove la tradizione ha incontrato la modernitĂ , il vino ha raggiunto vette un tempo inimmaginabili per il nostro territorio.

Il momento della raccolta dei grappoli, compiuto rigorosamente a mano, continua a rappresentare un rito dal fascino straordinario. Per chi vi abbia assistito, bere un bicchiere di vino acquista un senso nuovo, quasi avesse un gusto piĂš profondo.

Noi siamo stati ospitati da una delle piÚ belle aziende del mantovano, a un passo dal lago di Garda, dove la famiglia Stefanoni da ormai tre generazioni conduce l’azienda Ricchi 18

Mantova

Solo a mano In collina non si sceglie, le macchine non sono in grado di superare le asperità del terreno, la raccolta si effettua grappolo dopo grappolo, a mano. Ma solo così è possibile ottenere la massima selezione delle uve, lasciando che proseguano il loro viaggio per diventare vino solo quelle dall’aspetto migliore.

la caduta

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Il momento in cui i grappoli raccolti entrano nei meccanismi del processo di lavorazione possiede un pathos senza eguali. L’autocarro scarica i grappoli, che scivolano acquistando velocità nel vuoto. L’effetto è quello di una cascata, l’istinto di lanciarsi e inseguire i chicchi, inebriati dall’intenso profumo d’uva.

Mantova

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IL RIPOSO La “barricaia” è luogo di quiete monastica.

Qui l’uva giunge solo dopo essere diventata vino per riposare nelle botti in legno e contaminarsi con esso. Luce, temperatura, umidità devono rimanere rigorosamente sotto controllo.

DOVE NASCONO LE BOLLICINE Gli spumanti Ricchi sono tra i più celebri e apprezzati di questo lembo di terra. Ecco la stanza in cui nascono le bollicine: nelle bottiglie capovolte all’interno delle pupitres lavorano i lieviti che attraverso la seconda fermentazione producono anidride carbonica.

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Mantova

L’evento di Nicola Antonietti

AUTOSTYLE:

il conservatorio della qualità e dell’innvazione A colloquio con Roberto Artioli, leader di Berman, organizzatrice dell’evento in programma a Villa di Bagno

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on è difficile pensare che quando “Autostyle” mosse i primi passi Roberto Artioli – numero uno della Berman di San Benedetto Po – avesse già capito di porre le basi per una realtà che, negli anni a venire sarebbe diventata un libro aperto sulla creatività e l’innovazione, nonché un appuntamento unico nel panorama nazionale e, last but not least, una fucina di talenti che avrebbe lasciato un’impronta indelebile nel design italiano e internazionale. Sono passati ormai diversi anni e quando il prossimo 3 e 4 ottobre la manifestazione-vetrina del design automobilistico in Italia aprirà i battenti a Villa di Bagno nrl comune di Porto Mantovano si tratterà della X° edizione; un numero che inorgoglisce ma che al contempo obbliga a sfide sempre più ambiziose e ad amplissimo spettro. Un compito che secondo lo stesso Artioli, porta con sé molti onori e oneri che, di fronte a questa solida realtà, risultano assai “lievi”: “Dopo dieci anni pos-

so dire che siamo riusciti, finora, a rispettare il compito che ci eravamo prefissati fin dall’inizio – ci dice – “Autostyle” resta, a dieci anni dal suo debutto, una manifestazione di collegamento e un valido punto di incontro tra l’esperienza e la freschezza nel mondo del design. Accanto alle nuove leve ci saranno infatti come sempre alcuni dei Chief Designer più apprezzati a livello mondiale e questo rappresenta uno degli elementi vincenti della nostra proposta.” Un settore, quello del design automobilistico, che non conosce crisi, poiché – come ha aggiunto lo stesso leader di Berman – “la crisi stessa non ha impedito al settore di continuare sulla strada dell’innovazione trovando un’adeguata e soddisfacente risposta di tipo commerciale.

A dimostrazione, se mai ce ne fosse stato bisogno, di come la qualità sia in grado di essere un elemento di “traino” per uscire dalla crisi, qualunque sia il settore.

L’importante è, e lo ripeterà sempre, non stan-

carsi mai di “cercare” e di innovare.” Un richiamo che risulta appropriato perché proveniente da un’azienda che, malgrado il terremoto del 2012, non ha voluto abbandonare il proprio territorio, accettando solo di spostare la propria manifestazione dalla sede storica dell’Abbazia Polironiana di San Benedetto Po a Porto Mantovano per semplici motivi di sicurezza: “La batosta del terremoto è stata ben avvertita anche da noi, questo va detto – afferma Artioli – ma non ci siamo mai fermati, e anche se ci preoccupa la situazione del ponte di San Benedetto Po, continueremo a lavorare con immutato entusiasmo.”

Un entusiasmo che emerge chiaro nelle ultime parole che il numero uno di Berman rivolge ad “Autostyle” ormai pronta a partire: “Se continuerà ad essere un “conservatorio” delle tendenze nell’industria dell’auto – conclude – sarà sempre un laboratorio di idee innovative e non manieristiche.”

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Coaching di Emanuela Papa

OBIETTIVO F Lo chiamano Coaching, ma il suo significato è sviluppo potenziale, crescita personale e miglioramento di vita

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Mantova

Sono Emanuela, Coach Professionista Certificato: oggi vi racconto di Coaching.

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n ogni sua declinazione, Life, Business e Sport, il Coaching ha sempre come focus la felicità del Cliente che si esprime nell’autorealizzazione. Il miglioramento delle performance di vita, agonistico sportive e professionali e il raggiungimento dei propri obiettivi sono solo alcuni degli effetti evidenti di chi decide di affrontare un percorso di Coaching.

Fortemente identificato con la filosofia della Psicologia Positiva, ogni percorso si basa sullo sviluppo dell’autoconsapevolezza attraverso la scoperta delle proprie Potenzialità, dei propri Talenti innati, al fine di individuare obiettivi sfidanti e raggiungerli.

Il Coaching è un’alleanza basata sulla fiducia e motivata dall’entusiasmo, che sviluppa processi di consapevolezza personale tramite l’arte Socratica della domanda potente.

Si distingue dalla psicologia e dalla psicoterapia poiché non si muove nell’area della patologia, non si focalizza sul problema, ma promuove l’individuazione del proprio Potenziale Umano e mira alla realizzazione della

persona, in contesti di “normalità”.

Quando può essere utile un intervento di Coaching?

A seconda della specifica area, il Coaching può avere benefici e risvolti differenti. Orientativamente è utile in tutte quelle situazioni in cui è necessario operare delle scelte. Ad esempio, con il Life Coaching si può: individuare, raggiungere e consolidare obiettivi di svariata natura; migliorare l’autostima e l’autoefficacia; migliorare la qualità dei rapporti interpersonali (amicizie, partner, familiari, ecc.); trovare un maggior equilibrio tra professione e vita privata.

Nel Business Coaching, invece, il percorso, oltre ad essere applicabile sia al singolo che ai gruppi, induce importanti benefici strategici, tra i quali: il miglioramento della comunicazione interna ed esterna; lo sviluppo delle potenzialità del singolo e dell’azienda; l’aumento della produttività; il miglioramento della Leadership; lo sviluppo dei processi organizzativi. Infine, si consiglia lo Sport Coaching in tutte situazioni in cui l’atleta ha necessità di: gestire lo stress; migliorare la motivazione; incrementare la tenacia, la persistenza e la resistenza; aumentare la concentrazione; po-

EMANUELA PAPA

O FELICITÀ tenziare e/o costruire lo stato di Flow; gestire un infortunio; prepararsi ad una gara.

UN ESERCIZIO PER CAPIRE

Qual è il tuo obiettivo?

Cerca in te stesso rispettando alcune semplici ma indispensabili regole.

Gli obiettivi dovranno necessariamente essere S.M.A.R.T. Che significa?

(S)pecifici: tanto più riuscirai a definire nel dettaglio il tuo obiettivo, tante più possibilità avrai di raggiungerlo. Siamo tutti d’accordo che la felicità è il fine ultimo di ogni percorso di Coaching, ma per raggiungerla è necessario definire in maniera precisa i passi da affrontare nel dettaglio. Uno alla volta.

(M)isurabili: definisci la possibilità di operare un confronto, una misura, appunto, che ti aiuti nella valutazione pratica e oggettiva del tuo progresso. Ad esempio se sei un’atleta potresti pensare a migliorare i tuoi tempi definendoli, se sei un imprenditore hai la possibilità di gestire date e guadagni, o ancora, se sei una mamma a tempo pieno puoi definire i tuoi spazi individuando orari e attività che ti permettano di prenderti cura di te (in effetti

questo è anche un suggerimento!).

(A)ttuabile: riguarda gli strumenti che puoi utilizzare. Non puoi diventare un bravo fotografo senza macchina fotografica, non puoi guidare se non hai un’auto. Organizza i tuoi strumenti.

(R)eale: o realistico. E’ importante che l’obiettivo che ti poni abbia concrete possibilità di essere raggiunto. Ad esempio, se il tuo obiettivo è finire la maratona ma non hai mai corso, è abbastanza improbabile che riuscirai a concludere la competizione in un paio di settimane di allenamento.

(T)emporalizzabile: definisci le tempistiche.

E’ necessario imparare a rispettare dei ritmi di avanzamento, il Coach può aiutarti anche in questo.

All’acronimo originale, aggiungiamo due concetti di fondamentale importanza.

(E)tico: riguarda i Valori della persona. Un bravo Coach non presiede percorsi di sviluppo che mirino alla distruzione o al male altrui, in linea con condotte etiche definite da un Codice e riconosciute a livello sociale.

(S)fidante: è il mio preferito. Aumenta la posta in gioco, anche di poco, ma rendi il tuo obiettivo accattivante e motivante con quel pizzico

Dott.ssa Emanuela Papa, laureata in Psicologia, specializzata in Psicoterapia ad orientamento Relazionale, Coach Professionista esperta di dinamiche Relazionali e Neuroscienze.

E’ impegnata attivamente nella Psicologia del Pensiero Positivo.

Esperta di Dinamiche di Gruppo, lavora attraverso la Formazione esperienziale. Opera con primarie Aziende italiane e con manager, atleti professionisti e personaggi dello spettacolo che desiderano migliorare le performance e conseguire obiettivi sfidanti.

di sfida in più, con te stesso, che ti aiuterà a prendere coscienza dei tuoi limiti, per poterli superare.

Hai individuato il tuo obiettivo?

Prova a scriverlo. Quando riflettiamo i nostri pensieri si accavallano, faticando a trovare una priorità definita. Scrivere in questo caso può aiutarti a definire il tuo obiettivo e le caratteristiche specifiche che ad esso attribuisci.

Nei prossimi mesi, parlando di Coaching e di come con esso puoi raggiungere la felicità, affronteremo insieme argomenti quali la Comunicazione Efficace, il Linguaggio, il Talento, il Potenziale Umano, le Virtù, i Valori, e tanto altro ancora.

Se hai curiosità o proposte di argomenti, non esitare a contattare la redazione. Sarò felice di confrontarmi con te.

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Moda e fashion di Alessandra Martini

Ritorna anche in questo autunno/inverno, rigorosamente scura, decisamente sexy

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Mantova

U

pelle nera

na passeggiata per negozi e subito ci accorgiamo che anche per questo autunno/inverno 2013-14 un capo di cui noi ragazze non potremo fare a meno sarà il giacchino in pelle. Intramontabile e versatile, nella versione più elegante della giacca o in quella più rock del chiodo, sarà protagonista di numerosi look.

Il classico chiodo rappresenta uno dei pezzi cult delle creazioni in pelle. A Manfred von Richthofen, aviatore tedesco, viene attribuita l’invenzione del chiodo in pelle di cui, in seguito, i piloti americani non faranno più a meno. Chiamato inizialmente flying jacket, questo capo fu poi pensato appositamente per i motociclisti dall’americano Irving Schott nel 1928. Il chiodo è infatti caratterizzato dalla cerniera diagonale che era essenziale per fermare il vento e garantiva che la giacca non si sollevasse quando il conducente saliva in moto. Il chiodo di pelle prese il nome di Perfecto, dal nome del sigaro preferito da Irving Schott.

Il Perfecto fu una vera svolta, veniva realizzato cucendo insieme i migliori pellami ed era quindi un capospalla robusto e comodo. Il successo fu immediato.

Una seducente Marlene Dietrich trasformò il chiodo, da capo prettamente maschile in un capo ultra femminile, indossandolo nel film “Disonorata” (1931). Nel dopoguerra il chiodo fu scelto per la sua robustezza, come uniforme per la polizia americana e per lo stesso

motivo, negli anni 50 fu adottato dai biker; ancora oggi è il simbolo dei veri motociclisti che lo indossano quasi come fosse un distintivo. Marlon Brando nel 1953 ne “Il Selvaggio”, James Dean nel 1955 in “Gioventù bruciata”, Elvis Presley con il suo “It’s Your Baby, You Rock It”, Fonzie in “Happy Days” (1974-1984) e John Travolta in “Grease” (1978) indossano il chiodo, rigorosamente nero. Questo capo ormai diventato “storia” diventò il marchio di fabbrica anche di molti artisti: primo fra tutti il già citato Elvis, che lo indossò in diverse varianti e quasi sempre frangiato, in seguito Mick Jagger, Freddie Mercury e Robert Plant, leader dei Led Zeppelin.

Il vero boom però avvenne con l’avvento dei punk verso la fine degli anni ’70, quando i Sex Pistols e i Ramones ne fecero il loro marchio grazie a Vivienne Westwood e Malcom MacLaren.

Gli stilisti l’hanno trasformato in un capo alla moda, comodo e caldo, da indossare facilmente; borchiato o strappato, in pelle vera o ecopelle il chiodo sopravvive al passare delle mode e delle stagioni, continuando ad essere un capo che non si può non avere nel proprio guardaroba.

Abbinato a pantaloni skinny neri e a biker boots borchiati per un look grintoso e total black, con una classica camicia bianca, magari di taglio maschile, seguendo quello stile unisex che imperversa sulle passerelle, per ottenere un risultato più elegante e raffinato.

DA SINISTRA: GIANFRANCO FERRE, FENDI, MARNI, LANVIN

Il chiodo può essere punk-rock ma può diventare anche chic, portato con una gonna check e una camicia oxford o con un tubino o un vestitino romantico per sdrammatizzare il look.

Una biker jacket impreziosita da applicazioni o ricami e un paio di jeans sono un’accoppiata perfetta. Per le più coraggiose la giacca in pelle si ricopre di frange lunghe o corte ma rigorosamente nero corvino. La pelle non dà forma solo a giacche e allo storico chiodo ma anche a gonne lady like, a pantaloni e ad abiti in pelle lavorata.

Avvolgiamoci in aderenti leggings di pelle o in tubini stratch per sentirci sexy e un po’ bad girl. Indossiamo gli stivali di pelle alti oltre il gi-

nocchio, magari il modello 5050 di Stuart Weitzman amatissimo dalle star. Immaginiamoci in sella ad una moto con un paio di pantaloni da biker in pelle, e una cintura borchiata.

Ma il vero must di stagione sarà il total look in pelle nera. Osiamo vestirci di pelle nera da capo a piedi, con blazer formali rivisitati in chiave motorcycle e pantaloni con le pinces anni ’80 da indossare con tacchi a stiletto o francesine.

Per l’ufficio, per la sera, per l’aperitivo o per una passeggiata con le amiche, la pelle si adatta a qualsiasi stile e personalità. Con borchie se vi sentite punk o semplice ed elegante se preferite un outfit sobrio.

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Si ispirano agli anni Ottanta e Novanta le nuove tendenze hair & beauty della prossima stagione. Tagli asimmetrici, caschetti irregolari e morbidi, lungo mosso e il ciuffo grande protagonista. Look decisi e femminili, valorizzati da colori forti come biondo perla e rosso. Nel make up trionfano nero e brown. Anche per l’uomo

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no sguardo alle passerelle dell’autunno inverno 2013/2014, dove trionfa lo stile glam rock, lo aveva fatto intuire: anche per trucco e parrucco c’è una grande nostalgia degli anni Ottanta e Novanta, dallo stile deciso e aggressivo delle icone rock a quello grunge con il suo effetto finto trasandato.

Proposte di grande carattere, che si declinano in tagli irregolari e sfilati, colori strong e luminosi, un trucco dalle nuance forti, per una donna dallo stile misterioso, iperfemminile e sensuale.

“Anche il semplice caschetto viene rivisitato – spiegano Jessie Pedrotta e Sabrina Bisi di Sheer Hair and make-up di Bancole di Porto Mantovano – dai carré corti e morbidi che richiamano gli anni Sessanta, a quelli irregolari e sfilatissimi rivisitazione dei mood anni Ottanta e Novanta. Si conferma anche il taglio asimmetrico, rasato da un lato e con il

ciuffo dall’altro: un corto grintoso e dinamico che strizza l’occhio ai codici punk. E non mancano le chiome lunghe, che diventano mosse da onde ampie, quasi selvagge, con una permanente morbida, oppure che vengono raccolte in trecce, romantiche, spettinate e con torciglioni o in chignon soffici con ciocche che cadono in libertà”.

Che sia un look androgino, scolpito e ultraliscio come le icone rock degli anni ‘80, oppure mosso e morbido, le parole d’ordine sono essenzialità e seduzione, sottolineate ad arte da colori forti e luminosi.

“Abbandonate le sfumature dello shatush, i colori tornano ad essere decisi – osservano Jessie e Sabrina – su tutti trionfano i rossi e i ramati, che si accendono di vibranti sfumature cremisi, cinabro, rame e albicocca. I bruni virano al prugna e all’ottanio; il biondo diventa perla, glaciale, oppure sceglie velature che vanno dal nude al sabbia”.

PER L’UOMO CIUFFO, COLORI FORTI E TRUCCO Look di grande carattere anche per l’uomo. Il capello è rasato con un ciuffo importante, sia corto che lungo, portato all’indietro: un taglio che lascia il viso scoperto e valorizza i lineamenti. Ad accentuarlo intervengono colori strong, come il biondo, il nero o il deep brown alla Mario Balotelli.

L’uomo si reimpossessa della sua personalità: la barba diventa lunga e vissuta, il sopracciglio ridiventa più naturale, meno definito che in passato. E ritorna il trucco: dalla matita nera nell’interno occhio per un look rock anni Ottanta allo smalto black sulle unghie.

LE NUOVE TENDENZE MAKE UP UN TRUCCO GLAM ROCK L’autunno inverno 2013/2014 propone tendenze decise anche nel trucco. Le nuove collezioni make up vedono come protagoniste nuance mat, opache, con toni meno accesi ma forti. Su tutte dominano le tonalità seppia, nero e brown intense, a partire dagli occhi che vedono un ritorno dello smoky eyes interpretato in stile retrò, anni Ottanta. Sì anche a verde tiffany, rosa rosso corallo, viola, bordeaux. Le sopracciglia sono folte; immancabile il mascara.

Tornano le labbra importanti, con sfumature scure come il brown, il mattone intenso o il prugna, ma lucide e luminose. Chi invece ama il contrasto può optare per un effetto nude, trasparente. Anche negli smalti trionfano il nero, il rosso sangue di bue, il marrone scuro e il seppia.

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Gusto LA VARIETÀ

Le varietà certificate sono quelle tradizionali del Mantovano, ovvero la Abate Fetel (buccia verde chiarogiallastra e rugginosità sparsa), la Decana del Comizio (liscia di colore verde chiarogiallastro e rosa con rugginosità sparsa), la Conference (verde-giallastra con rugginosità diffusa), la Kaiser (ruvida e rugginosa), la William e Max Red Bartlett (liscia di colore giallo-rosato a volte striato).

IN CUCINA

Oltre al consumo fresco, la pera in cucina trova largo impiego come ingrediente per dolci, macedonie e pietanze (il più famoso cuoco dei Gonzaga preparava una “torta di peri cotogne” e “pomi lazaruoli”). Oppure si gusta al naturale, accompagnata a formaggi. È un classico della tradizione contadina l’abbinamento con Grana Padano e Parmigiano Reggiano. Molto prelibate le Pere cotte con Lambrusco mantovano o altro vino rosso.

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a coltivazione della Pera mantovana, in particolare nella zona dell’Oltrepò, vanta una delle più interessanti ed antiche tradizioni di pericoltura di qualità. L’eccellenza della Pera Mantovana è stata coronata dal riconoscimento dell’IGP (Indicazione Geografica Protetta): il giusto premio per una tradizione nobile e antica che si è sviluppata negli orti delle abbazie (alla fine del 1700 il Monastero di San Benedetto Po disponeva di fruttarie dove venivano conservate anche le pere) e delle ca-

sate gentilizie (i nobili si dedicavano spesso nei giardini e nei “broli” a coltivare e innestare varietà diverse) per poi trasformarsi agli inizi del Novecento, in una vera e propria attività agricola su larga scala.

Nel dicembre del 1992 è stato costituito tra i produttori di pere, singoli e associati, e i commercianti il Consorzio Pera Tipica Mantovana.

Istituito con la finalità di voler conservare e valorizzare la coltura della pera, vanto dell’agricoltura mantovana. Nel 1998 la pera mantovana

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ottiene il riconoscimento europeo I.G.P., e nasce il consorzio che opera anche tramite il marchio PerWiva. La zona di produzione della Pera I.G.P. si estende da Viadana a Felonica, in 32 comuni della provincia. La produzione della Pera Mantovana I.G.P. è regolata da un disciplinare approvato dall’Unione Europea, infatti i terreni sono caratterizzati da una tessitura media e gli impianti presentano una densità massima di 5000 piante per ha, con una produzione unitaria massima di 350 q.li per ettaro.

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La ricetta Ingredienti per 6 persone: 1 quarto di litro di mosto 25 g di farina zucchero se serve Preparazione: stemperare con molta cura la farina nel mosto. Se a proprio gusto il mosto non fosse sufficientemente dolce, si può correggere con aggiunta di zucchero. Far bollire qualche minuto e versare in contenitori di ceramica, secondo tradizione. Fate raffreddare prima di gustarlo.

Il Sugolo Il Sugolo è una sorta di budino dal sapore agro-dolce che veniva preparato durante il periodo della vendemmia autunnale. Esso rappresenta il primo assaggio del mosto. La ricetta ha origini antiche ed è di estrazione povera. Oggi tuttavia è un dolce-dessert che compare in stagione, nei più noti ristoranti del Mantovano.

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Gusto

La

zucca signora di Mantova

C

on i suoi cinquantamila quintali di produzione annua, Mantova si conferma una delle prime provincie italiane per coltivazione di zucche; questo perché la cucurbitacea, da queste parti, non è soltanto un prodotto dell’orto o un semplice ingrediente, ma un universo di sapori, colori, riti e tradizioni. Qui zucca è sinonimo di festa e intimità familiare, essendo protagonista del piatto simbolico per eccellenza della gastronomia mantovana: i tortelli di zucca.

Quale zucca

Tra le innumerevoli varietà di cucurbitacee esistenti, solo poche si prestano ad essere utilizzate a scopo alimentare, e ancora meno sono adatte alla preparazione dei piatti tradizionali mantovani. In terra virgiliana la zucca sovrana è il cosiddetto Cappello del prete, la vera zucca mantovana, scientificamente nota come Cucurbita maxima. Il nome popolare deriva dalla sua forma, che ricorda un turbante. La buccia

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Mantova

a

è di colore grigio-verde e la superficie può presentarsi costoluta; il peso varia da 1 a 5 kg. La polpa è dolce e soda. Le sue sorelle, ovvero la Marina di Chioggia e la Berrettina piacentina, sono altrettanto apprezzate nel mantovano, così come un ibrido, la zucca Delica, che ha ormai soppiantato le varietà più tradizionali grazie ad una maggiore produttività, ma che non può competere con esse in termini di qualità.

Come si sCeglie e Come si Conserva

Una buona zucca deve essere soda al tatto e non deve presentare ammaccature sulla buccia. Se “bussando” sulla superficie emette un suono sordo, significa che la massa interna è compatta e dunque è utilizzabile. Un infallibile metodo popolare consiglia di immergere la zucca in acqua: se resta a galla è ancora acerba, se invece va a fondo è segno di un buon grado di maturazione.

La zucca intera va conservata in luogo buio, asciutto e ventilato, ma mai troppo freddo. La zucca a tranci va tenuta in frigorifero coperta da pellicola alimentare.

Come per il maiale, non si butta niente

Ogni parte della zucca è commestibile, dalla buccia ai semi: è dunque un prodotto che permette di avere il minimo scarto dalla sua preparazione in cucina. Con i semi si può preparare uno dei più classici snack della tradizione contadina, i famosi brustolini. Le bucce possono essere cotte e condite, e la polpa può essere utilizzata in infinite varianti, spaziando dall’aperitivo fino al dessert. Vellutate, ripieni, gnocchi, risotti, contorni, crocchette, crespelle, lasagne sono solo alcuni suggerimenti per assaggiare questo versatile prodotto in modi sempre diversi e golosi.

La cucina mantovana, oltre ai tortelli, esalta la zucca proponendola come ingrediente base del risotto, della minestra preparata con zucca, brodo e riso, degli gnocchi, ma senza dimenticare la più semplice e saporita zucca fritta.

i tortelli, una questione di famiglia

I tortelli di zucca sono stati oggetto di discussione in più occasioni. In molti infatti ne attribuiscono l’origine alle cucine palatine gonzaghesche, altri invece ne riconoscono la nascita in secoli molto più vicini a noi. Sta di fatto che il tortello è da considerarsi un patrimonio genetico dei mantovani, gelosamente conservato da generazioni di famiglie, che lo preparano ognuna in modo differente. Forse l’unico ingrediente che non manca mai nel ripieno è proprio la zucca! Infinite sono le varianti del ripieno (con o senza mostarda, con o senza amaretti, col miele, col formaggio, con o senza pan grattato), molteplici sono le forme (a raviolo, ad agnolo, a cappello di Napoleone…) e più di uno i condimenti (con pomodoro, con soffritto e pancetta, con ragù di salamella, burro e

a quistello si lavora per la de.Co

Studi in corso all’Università di Pavia per dimostrare la purezza del seme del “Capel da pret”

salvia). Per ore si potrebbe disquisire su quale sia il vero tortello di zucca, ma la verità è che ognuno ha il suo: basta che sia buono.

E’ il piatto di magro della festa, che si consuma a Natale, a Ferragosto, per Sant’Antonio, per San Martino e ogni volta che la famiglia si ritrova a tavola con qualcosa da celebrare. I tortelli di zucca hanno anche ottenuto il riconoscimento di prodotto tradizionale ai sensi del D. M. 350/99, inserito nell’elenco dei prodotti individuati dalla Regione Lombardia e dal Ministero delle Politiche Agricole.

di zuCCa in zuCCa Fino all’8 dicembre negli agriturismi della provincia di Mantova si potranno gustare menù a base di zucca e si potrà partecipare a corsi di cucina, mercati contadini, feste popolari, incontri culturali. Inoltre, il 27 ottobre in centro storico a Mantova si terrà l’attesa Festa delle lumere, in cui la zucca sarà indiscussa protagonista.

produzione con le tecniche antiche e il tutto adesso è in esame alla commissione De.co, che attende gli ultimi dati da Pavia.

Un’operazione – conclude Calciolari – che attraverso la Zucca vuole promuovere il territorio quistellese, tanto colpito dal sisma dell’anno scorso. Anche le aziende di produzione del famoso ortaggio sono state duramente danneggiate e hanno compiuto sforzi enormi per cercare di ritornare alla normalità”.

Lorenzo Calciolari lo rivendica con orgoglio: “non tutte le zucche sono uguali, e il vero Capel da Pret – la migliore per gusto e durezza della pasta – è quella di Quistello. Noi – spiega Calciolari – la coltiviamo da anni, con lo stesso seme tramandato dai nostri nonni, l’unico rimasto in purezza”.

Per questo, con l’amministrazione comunale di Quistello è cominciato il percorso per l’ottenimento della Denominazione Comunale (De.co). L’idea di un marchio di tutela è nata quasi per caso: “è stata l’Università di Pavia a cercarci – precisa Calciolari – nel contesto di un progetto della Regione Lombardia sulle varietà antiche di prodotti agricoli in via d’estinzione. Così, abbiamo preparato un disciplinare di Mantova

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le riceTTe della “caSa del PaNe” La nostra ricetta, che risale al 1917, le materie prime sono lavorate interamente dalla nostra azienda ad eccezione del parmigiano:

TorTelli di zucca:

zucca cotta al forno | mostarda (rigorosamente di mele) | parmigiano stagionato | amaretti | sale | aromi

NoN Solo zucca

TorTa di zucca:

zucca cotta al forno | cocco | burro | zucchero | aromi

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Mantova

Parlare solo di tortelli di zucca, a Mantova, sarebbe riduttivo. L’Oltrepò è depositario del turtel sguasarot, altra versione dolciastra che prevede nel ripieno un matrimonio di castagne e fagioli borlotti, ma di nuovo tenuti insieme dalla mostarda. Il tortello deve poi “sguazzare”nel sugo a base di vino cotto e conserva di prugne.

E qui il confine tra primo piatto e dessert è assai labile, poiché gli sguazzarotti si consumano anche fritti o addirittura freddi a fine pasto. Saltando dalla parte opposta della provincia, a Castel Goffredo si trova il tortello amaro, così appellato grazie alla presenza dell’erba amara (o erba di San Pietro) aggiunta a crudo, il cui sapore amarognolo viene stemperato dalla presenza aromatica di aglio e cipolla. Il condimento è rigorosamente classico: burro fuso e salvia. Infine, un nuovo nato in quel di Ceresara, per celebrare la probabile origine del nome del paese legata ad un tipico prodotto del luogo: è il tortello di ciliegia della Possenta, realizzato con confettura o composta di ciliegie, ricotta e ancora una volta mostarda. Il piatto non è tradizionale, ma grazie all’impegno dell’amministrazione comunale e delle rasdore della zona, è destinato a diventarlo.

Gusto Di Francesco Negrini

“Uno Chardonnay dei nostri colli se si vuole stare a due passi da noi ma anche un buon Custoza o un Soave se si vuole sconfinare in terra scaligera”

Il vino giusto L

a zucca, famiglia delle cucurbitacee, arriva a noi grazie ai coloni spagnoli del nuovo mondo, ma l’alta cucina ignora questo nuovo prodotto. Uno dei libri più importanti di gastronomia rinascimentale “La scienza in cucina e l’arte del mangiar bene” di Pellegrino Artusi non cita i tortelli di zucca in quanto l’ortaggio viene considerato non degno delle tavole della nuova classe dominante dell’epoca, la borghesia.

La versatilità e la sua inconfondibile dolcezza racchiusa in uno scheletro durissimo saranno le armi per la diffusione di questo ortaggio. Arriva a maturazione in autunno, quando la terra ha già dato, e per i contadini è un argine per affrontare la fame dell’inverno.

Per i nostri tortelli non mi soffermerò sulle alchimie (amaretti, mostarda, noce moscata, si no e se si quanta) della ricetta del ripieno, non ho sufficienti conoscenze, ma sono certo delle mie preferenze, che tengo gelosamente per me, onde evitare un putiferio.

Né sono tentato di esprimermi sulla diatriba se

Ferrara o Mantova. A metà del 1500 il cuoco a corte era ferrarese, Cristoforo Messisbugo, ma la corte era quella dei Gonzaga, quindi vedetela come più vi aggrada. Ma i tortelli sono questione anche cremonese e fu a causa degli editti antisemiti dei Gonzaga del 1630 che molti mastri pastai di questa fede furono costretti ad emigrare e portare la loro arte in altri luoghi meno ostili.

Sarò schematico e quanto più preciso possibile sulla bottiglia con cui accompagno il piatto di tortelli di zucca.

Se il condimento è con salamella e pomodoro, siamo difronte ad uno scontro tra il salato e dolce degno dell’Armageddon, direi che comunque dobbiamo soccorrere la nostra povera zucca con vino acido che contrasterà la grassezza dell’insaccato. Il Lambrusco mantovano va bene, ma quello di Sorbara è più acido e forse prevale nella mie preferenze, in questo caso.

Se il condimento è al burro fuso vuol dire “ch’ a sema in cità e mia in campagna”, direbbero in

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w w w. a g r i t u r i s m o l o g h i n o s a b b i o n i . i t

piazza delle Erbe. Un condimento neutro tutto teso ad esaltare la zucca, se la zucca è buona siamo messi bene, ma se zoppica un po’ allora si rischia.

Neutro per neutro starei su un bianco fermo, giovane e profumato. Uno Chardonnay dei nostri colli se si vuole stare a due passi da noi ma anche un buon Custoza o un Soave se si vuole sconfinare in terra scaligera. Se rosso un Lagrein del trentino andrà bene. Se il condimento è con passata di pomodoro – il mio preferito quindi sono di parte – tutto si complica. Siamo difronte al voglio osare ma non ho il coraggio. Direi rosso giovane, Merlot non Cabernet o un Roero d’Arneis, anche se la sua forza potrebbe disturbare i non appassionati.

Ma noi lo siamo.

Un saluto dissetante dall’Oste Pigro L’Oste PigrO è FrancescO negrini, una vita di ricerca e PassiOne Per vini e distiLLati, cOrOnata quaLche mese Fa daLL’aPertura deLLa sua bOttigLieria.

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Immerso nel Parco di San Colombano e a pochi passi dal fiume Po, Loghino Sabbioni è un agriturismo dove si respira l’amore per le cose genuine. I prodotti vengono coltivati ed allevati con ogni cura in azienda, per divenire squisiti piatti rigorosamente preparati a mano.

Fiorenza, una delle ultime razdore, è la maestra di cucina, alla continua ricerca di nuove prelibatezze per i suoi ospiti, ma sempre seguendo stagionalità e tradizione. In occasione di “Di zucca in zucca” il menù prevede sfogliatine con zucca e crescenza, frittelle di zucca, pane di zucca, straccetti di manzo e zucca, pollo con zucca stufata, patate e cipolle, coppa di maiale con zucca e patate, tris di contorno con zucca al pepe, pere alla cannella e patate al rosmarino, crostata di zucca, torta di zucca. Su prenotazione.

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Animal Life A cura di Dott. Marcello Devincenzi, Medico Veterinario

RAGDOLL

MORBIDO COME UNA BAMBOLA DI PEZZA LA SCHEDA E’ un animale di taglia importante, il cui peso va dai 4 ai 9 Kg. Il corpo è ben strutturato e massiccio: il petto è largo e possente, mentre il posteriore è pesante e solido. La testa è larga ed arrotondata così come la fronte e il muso; le orecchie sono mediamente grandi e arrotondate.

Gli occhi sono grandi, ovali, di un blu intenso.

Le zampe hanno un’ossatura media, mentre i piedi sono sviluppati, tondi e con ciuffi di pelo tra le dita.

Quattro le varianti cromatiche del mantello - seal, blue, chocolat e lilas - in tre tipologie di disegno: - Colour points: corpo di colore più chiaro rispetto alle estremità - Mitted o guantato: zampe guantate con fiamma bianca sul naso e mento - Bicolore: colour points con bianco sulla faccia, sulle quattro zampe, sul petto e sulla pancia

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S

i tratta di una razza molto recente nata in Nord America nei primi anni Sessanta, ottenuta da un incrocio di gatto tipo Angora e uno tipo Birmano.

Solido e possente, è un gatto a pelo semi lungo, morbido e setoso, con grandi occhi azzurri; apprezzatissimo per il suo temperamento docile e tranquillo, ha un carattere particolarmente affettuoso. Non a caso “Ragdoll” significa letteralmente “bambola di pezza”: immagine ben evocata da questi esemplari ogni volta che si ritrovano in braccio al padrone, posizione in cui raggiungono uno stato di totale rilassamento e fiducioso abbandono.

Le origini di questa razza, sempre più diffusa e amata anche in Italia, sono però avvolte nel mistero, e rimandano alla storia dell’allevatrice americana Ann Baker e della sua Josephine, una comune gatta bianca a pelo lungo. Erano i primi anni Sessanta quando l’animale, che aveva già avuto alcune normali cucciolate, ebbe un incidente e fu portato dalla padrona all’ospedale veterinario dell’Università della California dove subì un intervento chirurgico.

Dopo l’operazione, Ann Baker si convinse che il gatto fosse stato sottoposto a un esperimento governativo segreto: da allora infatti

Josephine si presentava docile, rilassata ogni volta che veniva presa in braccio e perfino immune al dolore. A confermare la tesi fu la cucciolata seguente, che presentava le stesse caratteristiche. All’origine di questa razza quindi potrebbe esserci una manipolazione genetica, volontaria o meno.

Proprio queste sue particolarità rendono il Ragdoll un esemplare ideale per la vita d’appartamento: anche se ha la possibilità di uscire, preferisce restare nell’ambiente che lo ospita. Gatto tranquillo e non belligerante, è socievole e va d’accordo con i suoi simili e con cani poco vivaci, oltre a legarsi particolarmente al proprietario con il quale ricerca un contatto fisico, senza però mai risultare morboso o invadente. Se il suo padrone è ammalato, triste o demoralizzato, questo gatto non lo abbandona mai, anzi cerca di consolarlo e confortarlo in tutti i modi; se proprio non gli è possibile altrimenti, si ferma a guardarlo, immobile, tentando di aiutarlo con la sua sola presenza.

Dal temperamento calmo, mite e bonario, il Ragdoll ama la compagnia e detesta la solitudine: pertanto non è indicato per chi trascorre molto tempo fuori casa.

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ILLUMINARE ARREDANDO Con il led la creatività non conosce limiti: la luce è una questione di stile

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a tecnologia Led è sempre piÚ presente nelle nostre vite. Dapprima le luci del televisore, quelle dei tasti dei telefonini, del microonde, della radiosveglia.

Oggi la luce led ci circonda quasi ovunque: in automobile, in casa, e anche all’aperto, attraverso l’illuminazione pubblica. I suoi vantaggi sono ormai noti ai piÚ: maggiore durata di funzionamento, non influenzata dal numero di accensioni, minori costi di manutenzione e sostituzione, elevato rendimento, luce pulita, fun-

zionamento a bassissima tensione, accensione a freddo. Ma se il Led è diventato di moda è perchÊ del mondo della moda, almeno in senso lato, è entrato a far parte, attraverso l’estro e la creatività dei designer di tutto il mondo.

Anche quest’anno i cataloghi sono ricchi di oggetti che oltre a illuminare sono destinati a fare tendenza, a stupire, a rendere piÚ cool gli ambienti domestici.

Ecco i nostri consigli per rifare il look di casa vostra.

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La vecchia lampadina a incandescenza è quasi un ricordo, e con la nuova tecnologia il lighting design non conosce limiti

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Casa

PRONTI AL FREDDO Tecnologie a confronto per scegliere consapevolmente il riscaldamento della propria abitazione

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opo la fine dell’estate le temperature minime si abbassano in fretta, facendoci tornare alla mente i termostati di casa e i temuti costi da riscaldamento. Spesso riscaldare le nostre case è così oneroso a causa di impianti vecchi e poco efficienti, sovente inquinanti oltre che poco economici. È importante dunque, soprattutto per chi può cogliere l’occasione di una ristrutturazione della propria abitazione, comprendere quali siano le differenti possibilità per riscaldare casa, con i relativi pregi e difetti.

QUADRI A PARETE RISCALDANTI

Uno degli ultimi ritrovati sono i quadri a parete riscaldanti, un innovativo sistema eco riscaldante che assicura grandi vantaggi economici e un efficace riscaldamento ecologico. Grazie alla loro innovativa tecnologia, in meno di 2 minuti sono già in grado di riscaldare senza problemi locali di circa 20-25 metri quadri, consumando molto meno dei tradizionali sistemi di riscaldamento.

PANNELLI SOLARI

DA SOPRA: I PANNELLI PER IL RISCALDAMENTO A PAVIMENTO, UN IRRADIATORE AD INFRAROSSI E UN QUADRO RISCALDANTE A PARETE

Per il riscaldamento domestico, ne esistono di due tipi, i pannelli piani, più usati e più economici che si possono usare anche se il cielo è nuvoloso, e i pannelli a concentrazione, che sfruttano solo la radiazione diretta ma producono temperature più elevate. Di primaria importanza è però poter mettere a confronto il vecchio sistema caldaie/termosifoni e pannelli solari/termoconvettori e radiatori di nuova generazione. In quanto a risparmio, emerge che un impianto a pannelli radianti di nuova generazione abbatte i costi di combustibile del 50% circa, mentre accorgimenti più oculati, quale il solo utilizzo nelle zone vivibili (o zone di lavoro) possono abbattere i costi fino al 70%.

RISCALDAMENTO A PAVIMENTO

I sistemi di riscaldamento a pavimento sono facili da installare ed estremamente economici, sia per la posa che per la gestione. Con questi sistemi, l’intero pavimento diventa una superficie riscaldante la cui ampiezza permette di abbassare la temperatura dell’acqua fino a 30°C. Inoltre le nuove tecnologie in materia di riscaldamento stanno trovando valide risposte anche negli impianti che sfruttano l’energia solare a costo nullo e perciò garantiscono temperature confortevoli in pieno rispetto dell’ambiente.

CALDAIA A LEGNA

Altra soluzione, specialmente nei luoghi isolati, è utilizzare le stufe a pellet, a legna o a mais, che hanno raggiunto un livello abbastanza elevato di efficienza e affidabilità, ed inoltre non producono fumi tossici, dato che bruciano solo combustibili naturali.

RISCALDAMENTO A INFRAROSSI

Il riscaldamento infrarossi è un nuovo sistema che permette di scaldare senza disperdere il calore.

I normali caloriferi scaldano l’aria, e questa scalda l’ambiente circostante. Con gli infrarossi praticamente si elimina un passaggio, scaldando direttamente persone ed oggetti presenti nella casa. Il riscaldamento per irraggiamento emette calore sotto forma di radiazioni infrarosse, simili al calore dei raggi del sole, producendo un comfort termico direttamente sul corpo.

Il calore così prodotto è assolutamente pulito, ecologico e addirittura benefico per il corpo, riducendo notevolmente i consumi e quindi anche i costi.

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Se state pensando di acquistare una stufa è facile indovinare che siate in preda al più amletico dei dubbi: legna o pellet?

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REBUS STUFA: LEGNA O PELLET?

on perdete il controllo: fare la scelta giusta è possibile, l’importante è comprendere quali siano le proprie necessità e priorità, e confrontarle con pregi e difetti dei due “carburanti”. Ragionate sugli spazi a vostra disposizione, sulle ore che passate all’interno dell’abitazione, sulla necessità di riscaldare l’ambiente in tempi brevi. Non mancate infine di considerare l’aspetto estetico. La stufa, come del resto il camino, non è quasi mai un semplice strumento di calore, non la si guarda come si guarderebbe un termosifone. Quindi, anzitutto, come dicava il saggio “conosci te stesso”, per il resto segui i nostri consigli.

LA LEGNA

Il bello della legna è ovviamente il piacere estetico nel vedere i ciocchi che bruciano, il profumo di legno che si sprigiona nella casa e la particolarità di avere dei ciocchi stoccati nell’alloggio, in nicchie nel muro o in simpatici portalegna di design.

La legna è ecologica in quanto, durante la combustione, produce la stessa quantità di anidri-

de carbonica che produrrebbe naturalmente se fosse lasciata a marcire nei boschi; inoltre si trova senza difficoltà. La fiamma è bella, sana e il calore che irraggia è molto simile a quello del sole, inoltre mantiene un’umidità costante nell’ambiente.

I problemi sono invece lo stoccaggio, se non si ha un alloggio grande o non si hanno zone come una tavernetta o una soffitta dove stoccare la legna diventa difficile conservarne grosse quantità e quindi si rischia di doverla comprare molto spesso; poi la fiamma non è regolabile e sicuramente è un sistema più dispendioso.

l’efficienza, per chi usa il camino molto per scaldarsi sicuramente conviene, mentre chi vuole godersi lo scoppiettio della legna e trovarsi con gli amici per bere un bicchiere di vino davanti al camino deve assolutamente scegliere la combustione a legna.

IL PELLET

I vantaggi del pellet sono invece i costi relativamente bassi, la facilità di stoccaggio e un’accensione volendo programmata e regolabile, però la combustione di pellet secca maggiormente l’aria e la stufa o il camino richiedono una maggiore manutenzione. La combustione del pellet inoltre, essendo a tiraggio forzato, sembra quasi artificiale al contrario di quella molto naturale della legna.

Il vantaggio principale del pellet è sicuramente

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