reset 6-2004

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06 mensile gratuito della Svizzera italiana per le nuove tendenze: musica sport moda hi-tech eventi cinema letteratura arte

www.resetmagazine.ch

trend.setters Big Games

hi.tech Zona d’ombra

free.style Olimpiadi 2004

free.style8° Rally Good Biker

07.2004

opensource




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index 06 open.space

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trend.setters Report - Big Games Report - Amicizia in chat

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free.style

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Report - Red bull X-Fighters 2004 & Good Biker Report - Olimpiadi 2004

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hi.tech Webcorner & Websoft Cybercorner & Cyberflash Games - Zona d’ombra

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re.view

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re.play

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re.vision

Dischi - Recensioni Dischi - The Cure - Industrial e EBM Report - Beastie Boys Lettera a N.Y. Report - Mondo Punk Report - Indieitalia & informer Live - Montreux Jazz Festival & Street Parade Live - Open Airs Localcorner - Plain - PunkSeck

Cinema - TheStepford Wives - Mean Girls Cinema - Non ci sono piĂš le mezze stagioni! Cinema - Fahrenheit 9/11 - Marlon Brando Rassegne Dvd Nextscreen

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travel

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Report - Street retreat Report - Suggestioni bretoni

042 043

re.ad Libri - Recensioni Comics - W.i.t.c.h. Comics - Il fabbricante di mondi

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re.art

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Mostre - Agenda Mostre Gallery - The Swiss Rebels Mostre

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Abo Impressum

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copertina by marco cassino



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Cari lettori di re.set, il vostro magazine preferito durante il mese d’agosto va in vacanza. Non sentitevi abbandonati, però! Potrete venirci a trovare sul sito www.resetmagazine.ch dove verranno costantemente aggiornate notizie di carattere generale e le date delle manifestazioni che si svolgeranno quest’estate nella nostra regione. Sul sito troverete anche una serie di concorsi tramite i quali vincere dei Cd o dei biglietti omaggio per concerti ed eventi di vario genere. Intanto vi auguriamo di trascorrere un’estate all’insegna del riposo e dell’allegria, e di spremerne ogni goccia di vitalità. Noi ritorneremo più pimpanti che mai nel mese di settembre, con un carico di novità per ogni gusto e passione. Arrivederci a presto!


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report

trend.setters di apache

Big Games Quando il virtuale diventa realtà Ricordate Pac-Man, il videogioco più popolare di sempre? Ora i suoi personaggi sono usciti dallo schermo e si accaniscono per le strade di New York City. Che il delirio abbia inizio. A New York c'è gente che giura d'aver visto un Pac-Man correre per le strade inseguito da quattro fantasmini deliranti. Non è uno scherzo, anzi, siamo di fronte alla nascita di un nuovo modo d'intendere e volere il mondo dei videogiochi. L'Interactive Telecommunications Program della New York University con i suoi studenti ha progettato Pac-Manhattan, la trasposizione dal vivo del mitico gioco virtuale. PacManhattan è un gioco a scala urbana che utilizza lo schema di New York per ricreare il gioco virtuale su schermo, ma non è tutto: un giocatore vestito da Pac-Man corre lungo le vie di Manhattan tentando di raccogliere tutti i punti (le "pastiglie") virtuali lungo la strada. Gli altri quattro giocatori tentano di prenderlo prima che li raccolga tutti.

Utilizzando il telefono cellulare, connessioni Wi-Fi ed un software specifico realizzato allo scopo, altri cinque giocatori coordinano a distanza i movimenti dei giocatori "attivi". Questo è l'esempio più noto di una tendenza a collegare giochi digitali con l'ambiente reale, utilizzando persone vere. Qual è lo scopo di questo nuovo gioco on the road? Questa versione live di Pac-Man è stata realizzata per "esplorare cosa succede quando un gioco viene tolto dal piccolo mondo del video e riportato nel mondo reale", così spiega il professore Frank Lantz, che tiene un corso sull'argomento all'Università di New York. Gli spazi on-line stanno diventando una nuova forma di spazio pubblico, dove i giocatori di giochi virtuali interagiscono e si confrontano. L'idea di riprodurre nel reale questo spazio servirebbe a vivere in maniera più fisica il gioco coinvolgendo quindi anche la fatica, lo sforzo, l'agilità, eccetera. Esperimenti simili, ispirati da altri giochi, sono stati tentati a Londra, Las Vegas e Minneapolis. Inoltre da quest'idea sta scoppiando la moda dei Big Games, giochi virtuali appositamente concepiti per essere giocati anche in strada, dal vivo. Quelli che stanno imperversando in Inghilterra sono Can You See Me Now? e Uncle Roy All Around You, una sorta di spy-games ideate da gruppi di studi tecnologici inglesi e che stanno coinvolgendo centinaia di giocatori. Naturalmente le grandi aziende

sviluppatrici stanno già elaborando nuove idee da immettere nel mercato: la Intel, per esempio, ha in mente l’uscita a breve di Digital Street Game In Manhattan, in cui i giocatori devono compiere incredibili acrobazie e riuscire a conquistare (!) determinate zone della City. Era inevitabile che si arrivasse a questo. La partecipazione emotiva che prova un giocatore attaccato al suo joystick non poteva che assumere una connotazione più fisica, più reale, più eccitante. L'incubo che psicologi e sociologi stanno paventando da tempo, cioè la trasposizione nel reale dei videogiochi - in particolare quelli violenti - si sta avvicinando sempre di più. Pedine umane che vengono monitorate e coordinate come protagonisti di avvincenti avventure digitali tramite un pannello telematico, in mezzo alla quotidianità reale delle città, delle strade, in mezzo al traffico e ai passanti… A quando le aggressive Lare Croft armate di tutto punto ed i fanatici seguaci di Doom muniti di carabine e pallettoni in giro per le nostre vie? Il dado è tratto. Occhio, guardatevi alle spalle d'ora in poi, perché potrebbe capitarvi di diventare parte di un gioco virtuale senza esserne consapevoli… Informazioni su: www.pacmanhattan.com www.uncleroyallaroundyou.co.uk www.blasttheory.co.uk


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repor t

trend.setters di apache

Vi ricordate i tempi quando ci si scriveva le lettere? Quando il telefono era uno per tutta la famiglia e ci si chiamava durante gli orari dei pasti? E' da solo un decennio che queste consuetudini sono state soppiantate dal famigerato cellulare (che ci rende rintracciabili a qualsisasi ora) e da Internet, tramite il quale comunicare con gli altri via mail e, in particolare, via chat.

Amicizia in chat E' innegabile, la grande rivoluzione contemporanea è quella dei nuovi sistemi di comunicazione, e lo strumento preferito dalle nuove generazioni per comunicare è il computer, che velocemente sta oscurando la rivoluzione della telefonia mobile. Spesso considerato dai profani un sistema alienante, oscuro, solitario, la chat gode di una popolarità che supera frontiere e barriere. Siamo di fronte ad un'alterazione meccanica e sintattica della comunicazione sociale, ma allo stesso tempo si sta tornando alla parola scritta, anche se semplificata e minimizzata per consentire più velocità ed immediatezza. Spesso chi non riesce a stare al passo con queste innovazioni vede nel computer e nelle chat un'abitudine deleteria, immobile, statica, senza sbocchi. Mentre è proprio questo strumento formidabile che permette di stabilire nuovi contatti in tutto il mondo, di scegliere persone affini per gusti ed interessi, senza discriminazioni e preconcetti. Grazie alla chat spesso ci si "ritrova" con persone in sintonia, sempre fermo restando che non si assumano personalità differenti dalla propria. E da qui arriviamo al lato oscuro di questa pratica che è fatto di dipendenza dalla tastiera e dallo schermo: difatti per alcuni la chat è diventata l'unico esclusivo momento di contatto con il mondo esterno. Queste persone sono soggette ad una particolare "schizofrenia da chat", soprattutto quando online assumono varie personalità differenti e ne diventano schiavi anche nella vita reale. Ma sono pochi casi isolati e già esistono dei centri specializzati in dipendenze che curano questa mania. Come in ogni nuovo trend che si rispetti l'importante è non esagerare…

La comunicazione interpersonale online attraverso le chat e l'istant messenger è immediata e non pianificata, viene vissuta in tempo reale e in maniera spontanea. Avviene come se fosse parlata face to face. La disciplina linguistica utilizzata in chat può essere grafica oppure fonetica. L'evoluzione della lingua in quest'ambito sta assumendo alcune forme gergali che stanno diventando d'uso comune anche nella vita quotidiana. L'inglese diventa sempre più lingua universale, trasformandosi in una lingua "globale" che incorpora le influenze delle altre lingue internazionali, e di questo si lamentano gli anglofoni che vedono in questa trasformazione della loro lingua uno snaturamento irrimediabile. La sintassi nella comunicazione online gioca un ruolo meno importante che in altre forme di comunicazione scritta, quindi l'impegno che si richiede è minimo. Ciò che determina il successo del chattare è il contatto con persone sconosciute, naturalmente da effettuare con prudenza. Il collegamento online permette un'apertura al mondo per molte persone sole o timide, permette d'ampliare i propri orizzonti culturali, permette di venire a contatto con altri punti di vista sugli argomenti che più ci appassionano. Una rivoluzione di cui, prima o poi, faremo tutti parte.

Chat ministory La storia delle chat inizia in Finlandia nel 1988 con la nascita dell'Internet Relay Chat (IRC), un sistema inventato da uno studente dell'Università di Olulu. Questo sistema ha avuto un'immediata crescita esponenziale, diffondendosi in ogni angolo della rete mondiale, tanto da diventare il sistema di chat più utilizzato. L'ultima evoluzione

delle chat ora sono gli Istant Messenger che permettono un collegamento diretto da persona a persona. I più conosciuti sono http://web.icq.com, www.aim.com e www.messenger.msn.com. Molte informazioni sulle modalità d'accesso, oltre alle curiosità e novità sulle chat internazionali, le trovate su www.mondochat.it


DAL 9 LUGLIO AL CINEMA!


Hello



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free.style

Red bull X-Fighters 2004

Se per caso vi troverete a Madrid il 15 luglio, affrettatevi a riservare gli ultimi biglietti a disposizione per assistere al Red bull X-Fighters 2004. Dalle 21.30 a mezzanotte a Las Ventas, la più importante e suggestiva plaza de toros al mondo, il ruolo di matador sarà interpretato dai più pazzi e spericolati piloti in circolazione che eseguiranno figure come "No Hander", "Kiss of Death", "Superman", "Backflip", con dei salti ad un'altezza addirittura superiore ai venticinque metri. L'evento si ripete per il terzo anno consecutivo, in una cornice veramente suggestiva: questa mitica arena costruita negli anni '30 ospita 23'000 spettatori in un clima di festa, musica e con scenografie acrobatiche spinte agli estremi. Sarà possibile ai nove motocrossers andare oltre a quello già visto nella passata edizione del 2003? Lo sapremo presto. Info su: www.redbullxfighters.com

Good Biker Per i bravi motociclisti Le particolari condizioni della viabilità a livello cantonale, l'aumento costante del traffico, il perdurare di inverni secchi e non particolarmente rigidi, l'economia di esercizio e, non ultimo, il senso di indipendenza e d'avventura che è indissolubilmente legato alla guida di un mezzo a due ruote, hanno portato nel corso degli anni ad un reale incremento di immatricolazioni di mezzi su due ruote. E' matematico: ad un repentino aumento di veicoli corrisponde un incremento dei rischi sulla strada. E' proprio in questo ambito che si vuole muovere Good Biker - il Club della sicurezza a due ruote. L'idea di creare un club della sicurezza dedicato a tutti coloro che vanno in moto nasce dall'intuizione di un noto maestro di guida, Franco Benagli, e di Roberto Spurgasci, dinamico ed intraprendente direttore della Pelican Drive di Manno. Perché la scelta del nome Good Biker? Un motociclista informato, preparato ed attento è senza dubbio un "bravo" motociclista che sa guidare la moto in sicurezza e in qualsiasi condizione di traffico o di clima. Gli obiettivi di Good Biker sono quelli di diffondere la sicurezza a tutti gli utenti fornendo loro un'informazione mirata, con aggiornamenti, corsi di guida ed una rivista bimestrale d'informazione. La rivista sarà lo strumento specifico per contattare, informare, e tenere uniti tutti i motociclisti interessati a guidare meglio e con maggiore sicurezza. Good Biker sicurezza a due ruote sarà inviata gratuitamente a tutti gli associati al club e sarà il vero collante tra i promotori le autorità e tutti gli utenti della strada.

Good Biker gode del patrocinio di Strade più sicure, il progetto concepito nel 2002 dal Dipartimento delle istituzioni con l'obiettivo di coadiuvare tutte le iniziative che operano sul miglioramento degli standard di sicurezza sulle nostre strade. L'obiettivo di questo club per motociclisti è quello di reinvestire tutti i proventi per organizzare un'attività didattica d'elevato spessore, garantendo un effettivo ritorno a livello di prestazioni a tutti gli associati. Maestri di guida, meccanici, Polizia, piloti di pista e di fuoristrada formeranno un team tecnico competente che, oltre a trattare tutti gli argomenti legati all'attività del club, approfondiranno in ogni numero della rivista tematiche legate alla guida nelle più disparate condizioni di clima e di traffico, dalla meccanica alla manutenzione e alle normative di legge, apportando costantemente know-how, esperienze e consigli che non potranno che rivelarsi preziosi ed assolutamente indispensabili per tutti gli iscritti. All'interno d'ogni numero della rivista sarà inserito un coupon per l'iscrizione al club. Al costo di 40 franchi, ogni goodbiker riceverà un portachiavi, sei numeri della rivista bimestrale, una serie di vantaggi per mantenere il proprio veicolo efficiente e sicuro, e un calendario d'eventi tecnici legati alla sicurezza ai quali potrà partecipare gratuitamente o pagando un piccolo contributo. Per informazioni: tel. 091 - 910 56 666 www.goodbiker.com

foto © Daniel Grund

Il 15 luglio potrete seguire in diretta su www.redbullxfighters.com il più spettacolare evento di freestyle motocross.


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report Olimpiadi 2004 Con la cerimonia dell'13 agosto si apriranno le Olimpiadi di Atene, che dopo oltre un secolo, tornano nella terra d'origine fino al 29 agosto. Le Olimpiadi nascono nel mondo greco e, la loro storia è narrata dalle due opere di Omero, l’Iliade e l’Odissea, nelle quali si raccontano le vicende legate alla città di Troia, colonia greca. Nell’Iliade troviamo la narrazione del funerale di Paco, amico e fratello di Achille, durante il quale si organizzarono delle competizioni sportive in onore del defunto, mentre nell’Odissea si narra dell’incontro tra Ulisse ed una principessa, in seguito alla sua vittoria in alcuni giochi. Nell’età antica gli elementi determinanti degli sportivi erano essere degli aristocratici ed essere degli agonisti in onore di qualche divinità o per onorare un defunto. Si pensava, infatti, che il sangue ed il sudore versati in occasione di questi giochi fossero fonte d'energia per i defunti onorati. I giochi erano riservati solo ai cittadini di cultura greca. Quattro erano i giochi grandi che si svolgevano (non solo nell’Ellade, ma in tutte le regioni vicine e le colonie): olimpici (dedicati a Zeus); pitici o delfici (dedicati ad Apollo); nemei (dedicati a Zeus); iimici (dedicati a Poseidone). Il premio per questi giochi era solo simbolico, costituito da un ramoscello intrecciato come corona, con il quale si cingeva il capo del vincitore. La vittoria aveva un enorme valore per l’atleta che era considerato eroe e poteva rivestire importanti cariche nella vita sociale della città d'appartenenza. Per comprendere l’importanza attribuita a ciò, basti pensare che, in occasione dei giochi, erano sospese anche le guerre con la cosiddetta Tregua Sacra. I giochi si succedettero regolarmente sino al 200 a.c., successivamente si svolsero in maniera meno regolare sino alla loro definitiva sospensione nel 393 d.c. A decretarne la fine fu un editto dell'imperatore Teodosio, sotto l’influenza del vescovo Ambrogio di Milano, essendo ormai la Grecia sotto la dominazione romana. I motivi della loro cessazione sono da ricercarsi nel fatto che rappresentavano riti pagani, quindi in contrasto con la religione cattolica. La ripresa dei giochi fu ad opera del barone Pierre de Coubertin, grande appassionato di sport che, con la sua perseveranza, ed investendo buona parte dei suoi capitali, riuscì nell'impresa di far risorgere il mito delle Olimpiadi nel 1892. Ed ora arriviamo ai giorni nostri. Grande attesa per l'agosto olimpico in Grecia, dove si potrà respirare la magica atmosfera dei giochi nella terra del mito e nel mare degli Dei. Le Olimpiadi sono molto di più che un sempli-

ce appuntamento sportivo. Attorno a loro ruota un vero e proprio mondo a parte, che trova la sua ragione di esistere solo in attesa dei Giochi successivi. Un intero universo fatto d'atleti, ma anche d'allenatori, accompagnatori, medici ed appassionati. Dietro ai mitologici cinque cerchi e allo spettacolo in mondovisione, si nascondono storie che coinvolgono intere vite fatte d'allenamenti duri e competizioni preparatorie. Gli sport che saranno rappresentati nelle Olimpiadi 2004 sono l'atletica, il pugilato, il calcio, il kayak, il canottaggio, il ciclismo, l'equitazione, la ginnastica, l'hockey, il judo, la lotta, il pallavolo, la pallacanestro, la pallamano, il pentathlon moderno, la scherma, il softball, il sollevamento pesi, gli sport acquatici (nuoto, tuffi, ecc.), il taekwondo, il tennis, il tennis da tavolo, il tiro a segno, il tiro con l'arco, il triathlon, la vela e il badminton (volano). Ce n'è per tutti i gusti! Tutti i dettagli delle competizioni le trovate su www.athens2004.it Nell'attesa del grande evento vi consiglio la lettura di Tutti i cerchi del mondo (Mondadori), uno straordinario reportage su quello che accade prima e sullo sfondo di un'Olimpiade, un pianeta che assomiglia al nostro - nei suoi vizi e virtù - molto di più di quanto si possa pensare. L'autrice, Emanuela Audisio, è inviato speciale della Repubblica, ed è stata la prima giornalista italiana a seguire con continuità i giochi olimpici, le Coppe del mondo di calcio, i mondiali di boxe, di atletica, di ciclismo e di basket. In Tutti i cerchi del mondo gli aneddoti e le storie di molti sportivi che hanno dedicato la loro vita ai grandi giochi vi porteranno in un viaggio toccante e coinvolgente. Consigliato.


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webcorner

hi.tech di alessio cassis

www.giava.com

www.stickers.ch

www.autospies.com

www.truthorfiction.com

Non fatevi ingannare dal nome e dal clima vacanziero, giava.com non ha nulla a che vedere con la celebre isola. Si tratta invece di un sito tutto italiano dedicato a giochi e passatempi creati per la piattaforma Java, il software multi-piattaforma realizzato da Sun. Giava.com raccoglie infatti decine e decine di piccoli giochi, disponibili gratuitamente, con cui rilassarsi al lavoro (durante la pausa naturalmente) o dopo aver sbrigato la corrispondenza. Questo sito ha conosciuto un balzo di popolarità per la comparsa di un giochino chiamato “Sputa con Totti e vai in vacanza con Ilary”, che, come avrete capito, ironizza sulla vicenda Totti agli europei. Molto popolare anche una parodia su Trapattoni alle prese con un gruppo di pecore.

Non so come ragazzini passino il tempo oggi, ma ai miei tempi (10-15 anni fa), collezionare figurine con relativo album era passatempo quasi d’obbligo. Calciatori, disegni animati, serie televisive, animali… ogni evento “importante” lo era davvero solo in presenza del proprio album. Ecco quindi la Grünenfelder SA di Quartino, distributore per la Svizzera della Panini, mettere in piedi un sito dedicato alle mitiche figure. Dalle pagine di stickers.ch è possibile informarsi su tutte le novità, ma soprattutto è disponibile uno shop on-line da cui acquistare album e singole figurine. Intramontabile figu.

Chiunque utilizzi più o meno regolarmente un computer, si trova saltuariamente ad avere a che fare con blocchi del sistema, bizze dei programmi o nel caso peggiore, con la famosa schermata blu della morte. Ma cosa succede quando un problema simile accade al computer di bordo della vostra auto, che gestisce magari sistema frenante, sospensioni o altro? La risposta è semplice: sono guai. Le auto di oggi hanno ereditato pregi e difetti delle moderne tecnologie, bug compresi. autospies.com tratta soprattutto di nuovi modelli d’auto e delle loro qualità tecniche; un sito per appassionati di quattroruote quindi. Hanno tuttavia attirato il mio interesse le numerose testimonianze di automobilisti a proposito di “inspiegabili” malfunzionamenti del loro veicolo. Gente rimasta intrappolata in auto, acceleratori impazziti, sospensioni che ti buttano fuori strada… Dichiarazioni che spingono a riflettere e che si spera portino i costruttori a fare un uso più prudente della tecnica.

Torniamo a parlare dei falsi messaggi che periodicamente fanno la loro apparizione nelle nostre e-mail, in gergo chiamati hoax. Promesse di guadagni facili, falsi avvisi di virus, semplici notizie false… Esiste una varietà quasi infinita di questi avvisi fasulli e nonostante i più siano inoffensivi, il cui solo scopo è di venir reinviati al maggior numero di persone, è bene non alimentare la diffusione d'informazioni errate o ingannevoli. Per vecchi lupi della Rete è semplice individuare tali messaggi, mentre per i meno avvezzi può risultare decisamente più complesso evitare il raggiro. Se si hanno dubbi, prima d’inoltrare un e-mail o cancellare un file dal computer, può venir utile visitare uno dei tanti siti come truthorfiction.com, dove falsi d'ogni genere sono raccolti e catalogati secondo le caratteristiche.

websoft I giochi Windows su Linux

L’erede di Red Hat cresce e trova nuovi sostenitori

TransGaming Technologies - Cedega 4.0

Red Hat - Fedora Core 2

www.transgaming.com

www.fedora.redhat.com

Dal profilo ludico e dell’utilizzo domestico, Linux era fino ad oggi quasi privo d'attrattiva se si considerano i videogame disponibili per questo sistema operativo. Ma le cose stanno cambiando… La società canadese Transgaming Technologies ha rilasciato la quarta versione di Cedega, una sorta di emulatore che permette di far girare una varietà di giochi Windows-compatibili sulle piattaforme Linux. In effetti non si tratta di una novità assoluta. La piccola software-house canadese lavora su questo progetto ormai da alcuni anni; progetto che in precedenza veniva designato con il nome WineX. I cambiamenti radicali che hanno accompagnato la quarta release, sono stati voluti per sottolineare le grandi migliorie introdotte in questo programma. Lo stesso co-CEO di TransGaming ha dichiarato che Cedega 4.0 racchiude “più innovazioni di qualsiasi altra versione”. La novità più importante è senz’altro rappresentata dal supporto con DirectX 9.0, la tecnologia Microsoft a cui fanno capo tutti i giochi Windows. L’integrazione delle funzioni DirectX 9.0 permette di far girare anche giochi di ultima generazione, come Max Payne 2, Battlefield-Vietnam e l’attesissimo seguito di Warcraft. Cedega oltrepassa così la rispettabile somma di 300 titoli al suo attivo, contribuendo ad accorciare il divario con Windows in ambito domestico.

Scegliendo di dedicarsi completamente al più proficuo mercato enterprise, Red Hat ha di fatto sancito la fine dello sviluppo dell’omonima distribuzione Linux; tra le maggiori distribuzioni del pinguino. Il cambiamento di rotta ha indignato molti sostenitori del software libero. Particolarmente delusi i molti programmatori volontari, che tanto hanno contribuito alla crescita di Red Hat e che hanno creduto perduti i loro sforzi. Red Hat dal canto suo, conscia del debito verso la comunità open-source, ha ben presto finanziato un progetto alternativo chiamato appunto Fedora Core. La prima versione di Fedora, seppur promettente, denotava i molti difetti a cui sono soggetti i grandi ma giovani progetti. Questa seconda release invece, rappresenta sicuramente l’evoluzione nella giusta direzione. Tante le novità, tra cui l’introduzione del kernel 2.6, la nuova interfaccia grafica Gnome e un sistema per la gestione della sicurezza completamente rinnovato. Fedora Core 2 è adatta sia per i veterani del pinguino, sia per chi ha meno esperienza. Unica grossa pecca è la scarsa scelta di programmi per il multimedia.



016

hi.tech di alessio cassis

Anche gli informatici sono umani Con l’avvento su larga scala dell’informatica, molte cose sono cambiate nella vita di tutti giorni, sia sul posto di lavoro, che tra le mura domestiche. La gente si è ritrovata così ad avere a che fare, oltre che con delle imprevedibili macchine, con un nuovo e misterioso personaggio: il tecnico informatico. Non importa che si tratti di un ingegnere o di un semplice tecnico, in genere lo scenario è sempre più o meno lo stesso. Considerati degli esseri a metà tra dei e stregoni agli albori dell’informatica, i professionisti dell’informatica hanno lentamente perso la reputazione di esperti, venendo considerati sempre più spesso come degli incapaci bravi solo a causare problemi piuttosto che trovare soluzioni. La reputazione negativa che grava attorno agli ambienti legati all’informatica ha origine da diversi fattori. Una bella fetta di responsabilità proviene dai colossi dell’informatica. Quando questi gruppi presentano dei nuovi prodotti, parole come “rivoluzionario”, “grandi prestazioni”, “stabile” e “facile da usare”, vengono utilizzate in quantità massicce. Il tutto viene poi condito con campagne pubblicitarie piene di promesse strabilianti, al limite tra la menzogna e l’inganno. “Questo prodotto vi semplificherà la vita”, “quest’altro dimezzerà i costi di produzione” e via di seguito. L’acquirente una volta persuaso alla fatidica spesa, conoscerà presto il prodotto per quello che è veramente e spesso non ne sarà felice. Dopo pochi giorni d'utilizzo l’utente scoprirà che il gingillo appena comprato ha un difetto hardware che causa una varietà di problemi, l’apparecchio funziona col suo notebook ma solo con il firmware dalla versione 7.2 alla 7.27, mentre per il pc in ufficio occorre passare alla 7.3.432 e, dulcis in fundo, questo miracolo della tecnologia si guasterà irreparabilmente pochi giorni dopo la scadenza della garanzia, causando magari la perdita di una quantità di dati. E tutte le belle promesse? Le prestazioni magiche? Gli ultimi ritrovati della scienza? Tutte balle, o quasi. Di sicuro la fiducia sarà ormai gravemente intaccata e il malcapitato ci penserà due volte prima di farsi gabbare una seconda volta. Di fronte a tutti questi problemi entra in scena il povero tecnico, che chiamato a ripristinare la situazione, avrà il poco piacevole compito di elencare le brutte notizie, aprendo definitivamente gli occhi del consumatore. La fine dell’incantesimo tecnologico è apparsa evidente nel momento in cui la bolla della new-economy cadde a pezzi con gran fragore, trascinando nel baratro società, risparmiatori e impiegati; rivelando tutte le debolezze del settore tecnologico. “Il business del futuro”, “crescita esponenziale assicurata”, “un mondo perfetto”: così veniva definita la nuova economia, che si rivelò invece essere perfetta tanto quanto un sogno. Per molto, troppo tempo, società e addetti ai lavori hanno venduto sogni al posto dei prodotti. Le soluzioni presentate ai clienti vengono troppo spesso abbellite e i possibili inconvenienti taciuti, con il risultato di deludere l’utente nel momento in cui questi insorgono. Si è voluto separare la tecnologia dalla componente umana, convincendo tutti di trovarsi di fronte ad un prodotto perfetto e a prova d’errore.

Ora è chiaro a chiunque che ogni prodotto realizzato dall’uomo è difettoso, per la semplice ragione che la stessa natura umana è imperfetta e incline all’errore. Sarebbe dunque cosa buona e giusta considerare sempre, oltre agli aspetti legati all’hardware e al software, anche l’essere umano. Altrimenti si rischia di allontanare la gente dalle nuove tecnologie, e continuando ad alimentarne l’illusione della perfezione, si finirà per perderne irrimediabilmente la fiducia. Già ora, i personal computer vengono considerati non più come dei fantastici strumenti in grado di far risparmiare tempo, bensì come delle incomprensibili macchine che il più delle volte ne fanno perdere. Il personale informatico che si trova a lavorare a contatto diretto con il cliente viene di conseguenza a trovarsi tra due fuochi, da una parte grandi società che presentano prodotti con zero difetti e dall’altra utenti con grandi aspettative, che ingannati dalle chimere che vengono loro offerte, credono automaticamente che, in presenza di un imprevisto, la colpa sia da attribuire al tecnico in questione. Occorrerebbe quindi uno sforzo d'ogni parte coinvolta. I produttori dovrebbero presentare i propri prodotti in maniera meno eclatante, come pure cessare di dispensare promesse a cui non possono tener fede. I tecnici, dal canto loro, occorre che ritornino con i piedi per terra, smettendo di rispondere ad ogni richiesta con “non c’è problema”. Mentre l’utenza farebbe bene a tener sempre presenti i difetti che, in minore o maggiore quantità, sono parte integrante d'ogni prodotto tecnologico. Insomma, si tratta solo di piccoli cambiamenti d’atteggiamento, che favorirebbero immensamente la qualità dei rapporti tra tutti gli attori, garantendo maggiore trasparenza. Cambiamenti che andrebbero a beneficio di tutti, permettendo d’instaurare un clima disteso e di fiducia reciproca.


cybercorner

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cyberflash Novità in casa Apple Nel mese di giugno si è parlato moltissimo della softwarehouse fondata Steve Jobs con sede a Cupertino, nella Silicon Valley. Innanzitutto Apple ha aggiornato la sua linea di G5 con tre nuovi modelli, ognuno dei quali con doppio processore, il cui esemplare più spinto è equipaggiato con CPU a 2.5 GHz e raffreddamento liquido. Il music-store on-line iTunes, dopo il grande successo USA, sbarca in Europa ma per il momento solo nel Regno Unito, Francia e Germania. La mela si guadagna anche i complimenti della concorrenza. Il general manager della sezione hardware di Microsoft ha infatti dichiarato di ammirare il design dei prodotti Apple, aggiungendo che si tratta dell’esempio da seguire. E per finire, un piccolo imprevisto. MacOS X è stato trovato vulnerabile ad una grave falla che permetterebbe ad un pirata di eseguire codici ed eliminare file. Difetto corretto, ma non sono mancate le critiche.

Spam sempre più aggressivo e criminoso Il mondo dello spam acquista sempre più un profilo illecito, legato a malavita e affini. E' divenuta ormai comune la tecnica, da parte di pirati senza scrupoli, d’infettare computer privati con virus confezionati ad arte, con lo scopo di utilizzarli quale mezzo di diffusione di messaggi pubblicitari. Pirati che in seguito mettono in vendita questi servizi a società dalla quantomeno dubbia onestà. Come pure sono noti gli attacchi informatici ai siti che tentano di arginare il fenomeno spam. Queste organizzazioni sono sempre alla ricerca di nuove liste d’indirizzi e-mail a cui propinare i loro messaggi. Liste per cui sono disposti a pagare belle cifre, come scoperto nel caso AOL. Verso la fine di giugno infatti, un dipendente di America On Line, è stato arrestato con l’accusa di aver venduto ben 92 milioni di indirizzi per la misera cifra di 52 mila dollari. La stessa lista sembra sia stata nuovamente ceduta per il più ragionevole prezzo di 100 mila dollari.

Rete svizzera piuttosto agitata Sembra che le attività criminali su Internet perpetrate da o a danno di persone residenti tra i confini elvetici siano in forte aumento, o quantomeno, l’attività della sezione alla lotta contro i crimini su Internet della Polizia federale, è fortemente aumentata. Durante il primo semestre 2004, la speciale task-force per la lotta ai crimini digitali, è arrivata a trasmettere circa duecento rapporti alle autorità giudiziarie, ossia il doppio di quanto realizzato durante tutto il 2003. Inoltre, le segnalazioni di possibili reati che gli internauti svizzeri inviano al pool di specialisti, sono dell’ordine del mezzo migliaio al mese. Attività frenetica per questo reparto della Polizia federale, reparto che, salvo tagli al bilancio, avrà bisogno ben presto di risorse supplementari.

I rivenditori d’auto cambiano strategia Gli ambienti economici e commerciali sono stati tra i primi a dover adattarsi con l’avvento della grande Rete. Cataloghi, vendita on-line e assistenza via e-mail, sono alcuni dei nuovi strumenti di cui anche piccole e medie imprese sono state “costrette” a servirsi, per non correre il rischio di venir tagliate fuori dal mercato. Un’altra conferma dei cambiamenti in atto viene dai rivenditori d’automobili che, dopo essersi dotati di siti web con i relativi listini, si sono visti obbligati ad abbandonare la tanto cara strategia promozionale dello sconto. A detta degli stessi venditori, i clienti che s’informano tramite Internet, confrontano i prezzi consultando quattro o cinque siti diversi, scegliendo poi il meno caro. Ragion per cui, non c’è la possibilità d’informare il cliente dello “sconto speciale”.

Rimorchiare nel cyberspazio Tra i molti costumi cambiati con l’avvento di Internet, anche per le relazioni sentimentali si sono aperte nuove strade. Lo dimostrano i moltissimi single statunitensi che, sempre più spesso, scelgono il tranquillo anonimato offerto da Internet per la ricerca di un nuovo partner o di una semplice avventura. Le cifre sono impressionanti. Secondo il magazine Wired, 29 milioni di americani, cioè due persone su cinque, fanno ricorso a chat e siti specializzati allo scopo di fare nuove amicizie o di trovare un nuovo compagno. Ma l’imprevisto sta dietro l’angolo, così che molti utenti di questi servizi si lamentano dei molti disonesti, incontrati poi nella vita reale. Donne che si descrivono “in carne”, scoperte poi essere dei pesi massimi, uomini di “media statura”, risultare dei veri e propri nani, e così via. Lamentele così numerose, che hanno spinto molti siti dedicati a studiare nuovi sistemi per certificare la propria…mercanzia.

Guerra cibernetica non solo nei film Malgrado non se ne parli molto, sembra ormai che guerre e aggressioni a colpi di bit non siano più scenari relegati al mondo del cinema o dei fumetti sci-fi. La società moderna si affida a informatica e affini praticamente in ogni campo, tanto che l’intera economia del globo dipende strettamente da questi mezzi. Ne consegue una grande rilevanza strategica sia in campo militare che criminale. Di recente un cittadino statunitense è finito in manette dopo aver tentato di estorcere 150 mila dollari ai danni di Google. Ed ora, sembra che per la prima volta un governo utilizzi apertamente questo genere d’aggressione. Seppure non ci siano conferme ufficiali, sono insistenti le voci secondo cui il governo cinese starebbe attaccando su larga scala le infrastrutture informatiche di Taiwan, sempre decisa a rivendicare la propria indipendenza.

Il morto in digitale Il progetto nato dalla società americana Visible Productions in collaborazione con l’Università dell’Arkansas, punta ad eliminare, almeno in parte, l’uso di cadaveri nei corsi delle facoltà di medicina. Con questo scopo, un'equipe d'informatici ed esperti della professione medica, hanno sviluppato un programma in grado di riprodurre il modello di un corpo umano da essere poi sezionato in ogni dettaglio. L’ambizioso progetto, giunto ora alla prima, non definitiva, versione, ha raccolto consensi e sostegno da ricercatori e società scientifiche. Le scansioni necessarie a ricavare il modello, sembra siano state effettuate sul corpo di un detenuto che, condannato a morte, ha deciso di donare le proprie spoglie alla ricerca scientifica.


018

games

hi.tech di michael bartolotti

Zona d’ombra Dio salvi la regina e ringrazi il cielo che ci sono i videogiochi. Nel numero scorso abbiamo letto della loro ascesa e di quanto sia divenuto imponente il mercato dell’intrattenimento elettronico negli ultimi dieci anni. Uno degli aspetti negativi che è andato di pari passo con l’avvento dei videogames è l’aumento crescente di polemiche sull’attribuzione di comportamenti aggressivi da parte dei ragazzi.

Innanzitutto bisogna dire che secondo certa gente, tutti i videogiochi sarebbero pericolosamente violenti: il vecchio e indimenticabile Pac-Man inciterebbe all’ingestione di pastiglie e trasmetterebbe ideali egoistici, razzisti e imperialistici. Secondo costoro tutti i videogiochi dovrebbero essere messi al bando in favore di giochi più salutari, in compagnia e possibilmente all’aria aperta. I giochi, che agli inizi cominciarono ad uscire sempre più numerosi, erano caratterizzati da una grafica primitiva e grezza, presentando situazioni assai poco realistiche come guerre fra astronavi, ranocchie alle prese con strade da attraversare e asteroidi da disintegrare, e solo pochi esaltati trovarono il coraggio di accusarli di istigazione alla violenza. Ma gli anni sono passati e i computer sono diventati sempre più potenti, capaci di creare situazioni sempre più complesse e. Ed arriviamo alle prime scaramucce: nel 1988 esce per la Namco Splatterhouse, un gioco in cui un tizio del tutto simile al Jason del film Venerdì 13, si aggira per dei cupi livelli, letteralmente squartando i mostri che gli vengono incontro. La grafica per i tempi è sbalorditiva e il livello di violenza incredibile: cominciano a diffondersi voci di ragazzi svenuti giocando o incapaci di dormire per le scene viste, i genitori insorgono, ma ben presto le acque si placano. Non per molto.

La definitiva dimostrazione di quest'intuizione venne nel 1999 anno di uscita di Carmageddon, un orribile gioco automobilistico in cui si acquisivano punti investendo nella maniera più cruenta possibile degli ignari passanti. Le polemiche furono talmente violente da spingere la casa produttrice del gioco a sostituire i pedoni-umani con dei pedoni-zombi e, ovviamente, a moltiplicare vertiginosamente le vendite.

Nel 1992 esce Mortal Kombat della Midway in cui sette lottatori estremamente realistici (sono attori digitalizzati) si battono fino alla morte utilizzando le tecniche più cruente mai viste. Teste mozzate, cuori strappati, nemici inceneriti o scuoiati, sono solo alcune delle immagini a cui si trovano di fronte i giocatori di questo nuovo prodotto. E stavolta scoppia la guerra. Nel dicembre del 1993, dopo una lunga serie di interventi di inferociti esponenti politici contro la violenza del gioco, il comitato del senato statunitense sugli affari governativi e la sottocommissione sulla delinquenza minorile del comitato giudiziario s'incontrarono per fare il punto della questione. Il senatore Joe Liberman aprì la seduta descrivendo alcune scene del gioco incriminato: auspicando di poterlo bandire costituzionalmente, o che l’industria smettesse di fabbricarlo. La polemica infuriò a lungo, portando a due risultati: il primo fu l’istituzione dell’IDSA, un ente d'autoregolamentazione creato dalle stesse case produttrici con il compito di classificare il livello di violenza dei vari giochi consigliandone l’utilizzo solo a determinate fasce d’età, mentre il secondo fu l’aumento vertiginoso delle vendite di Mortal Kombat. I produttori intuirono così che le polemiche sui contenuti dei videogiochi potevano fruttare molta pubblicità gratuita e ancor più soldi.

Una risposta definitiva e incontrovertibile non è possibile, si può però ragionare appellandoci al buon senso... ed alla statistica. Può essere forse utile, infatti, confrontare il numero di videogiochi distribuiti e il tasso di criminalità delle varie nazioni. Se ci fosse effettivamente un qualche rapporto fra i videogiochi violenti e la comparsa d'istinti aggressivi nei giovani, allora ci dovrebbe essere perlomeno una certa corrispondenza fra spesa pro capite per i videogiochi e tasso di criminalità giovanile. Ma una veloce scorsa alle statistiche dei settori mostra chiaramente come i due fattori siano completamente slegati, tanto che il Giappone, principale produttore e consumatore di videogiochi, anche e soprattutto violenti, è il paese con il più basso tasso di criminalità giovanile del mondo. Pure in America, dove questo tasso è elevatissimo, si può facilmente notare che la criminalità giovanile è diffusa principalmente fra gli strati più poveri della società, che ben difficilmente possiedono console, computer o videogiochi. Tuttavia nemmeno si può esser certi che i videogiochi non influiscano sui comportamenti violenti dei giovani, tenuto conto anche dell’elevato numero di episodi criminali ai quali gli autori dichiarano di essersi ispirati per realizzare i personaggi di un qualche videogioco. Evidentemente questi ultimi hanno un forte potere suggestivo sui ragazzi che può arrivare anche a scatenare comportamenti di natura patologica comunque già latenti.

E siamo ai giorni nostri. Le accuse d'eccessiva violenza e di diseducazione accompagnano ormai l’uscita di quasi ogni gioco. Tuttavia, a parte certi interventi palesemente superficiali, sono sempre più numerosi i contributi di quanti, soprattutto fra gli psicologi ed i sociologi, si accostano all’argomento con seri studi e con una conoscenza più o meno approfondita della materia. Sempre più numerosi sono quelli che si sono interessati al problema della violenza nei videogiochi ed alle possibili ricadute che essa potrebbe avere sui giovani, fornendo così una vastissima serie di opinioni caratterizzate dalla più totale eterogeneità: alcuni ritengono i giochi elettronici altamente dannosi, altri, al contrario, li considerano benefici per lo sviluppo cognitivo dei giovani; altri ancora, infine, preferiscono non esprimere un giudizio definitivo e generale proponendo di valutare di volta in volta la pericolosità dei singoli prodotti.

Senza voler essere moralisti a mio parere ritengo assurda questa caccia alle streghe come ad esempio effettuare il sequestro di un gioco. Proibizioni come queste, è ormai ampiamente dimostrato, non farebbero altro che aumentare la diffusione, anche per vie illegali, di certi prodotti. In ogni caso pochi mesi dopo il sequestro, tutti i Resident Evil sono stati rimessi in commercio. Tutto si perde quindi in un grosso polverone…fino alla prossima uscita: vedasi l’esempio lampante del gioco: Gran Theft Auto III (GTA3 per gli amici) dove le polemiche si sono nuovamente infiammate.




021

re.play The Cure

re.vision Fahrenheit 9/11

re.ad Il fabbricante di mondi

re.art the Swiss Rebels

BEASTIE BOYS Lettera a N.Y.


022

re.play

Wilco

Sex in dallas

Motörhead

Badly Drawn Boy

A ghost is born Warner

Around the war kitty-yo

Inferno SPV

One Plus One Is One Indigo

by naca

by mr.loop

by stoner

by owen

Dopo un capolavoro osannato da critica e pubblico come il loro precedente Yankee Hotel Foxtrot, per Wilco e il suo leader Jeff Tweedy si prospettavano due tipi di percorsi possibili, ambedue caratterizzati da una nuova pressione mediatica senza precedenti e ambedue legati alla qualità del loro nuovo lavoro. Ascoltando anche solo brevemente A Ghost is born è facile capire come Tweedy ha ancora molte cartucce pronte, e questo nonostante la sottile linea che oramai separa la sua fragilissima anima dal baratro della depressione. Intrapreso quindi il rischioso cammino teso alla realizzazione di un album nuovamente ambizioso a scapito del dischetto folk-pop, i Wilco si sono lasciati alle spalle tutti i loro dubbi e ci hanno regalato nuovamente un grandissimo album. La voce di Tweedy gli arrangiamenti di Jim O’Rourke (il vero genio musicale della nostra era, collabora con vari musicisti tra i quali pure i Sonic Youth) permettono al disco di concedersi atmosfere di una delicatezza e di una raffinatezza oramai divenute rare nel monotono panorama musicale d'oggi. Se volete regalarvi un’oretta di grande musica intensa e passionale, andate a comperare questo disco, mettetelo nel vostro lettore e fatevi trasportare. Sicuramente non immediato, il piacere dell’ascolto si farà largo gradualmente e senza che possiate in nessun modo fermarne il lento incedere. Per chi fosse già stato rapito dalla bellezza del precedente YHF, A Ghost is Born non vi deluderà. A conforto della mia posizione rimane in ogni modo quell’istintiva e fugace sensazione di gioia che, in certi momenti, solo la musica è capace di regalare.

L'electro alternative è in gran forma ed il revival degli anni '80 ha giovato molto alla scena berlinese che negli ultimi anni ha letteralmente sfondato sopratutto nel mercato dei maxiep. Tra i molti artisti del singolo, ci sono i Sex in Dallas che vi propongo in quanto quest'album, oltre a contenere un paio di singoli electroclash di successo come Everybody Deverves To Be Fucked e la title track Around The War, merita davvero una mensione speciale per la dolce e preziosa voce della cantante Adrienne Walter, per il genio compositivo e per l'attitudine anche nei brani "da ascolto". Around The War è particolarmente interessante perchè è stato prodotto tra Parigi, dove il trio nasce e ha la sua sede, e Berlino subendone entrambe le influenze. Vi troviamo una forte coscienza contemporanea, con l'amaro sentimento per la guerra, emblematica l'ironica ripresa di around the world trasformata in around the war (che è allo stesso tempo un tributo ai Daft Punk). Anche una vena intimista, dark, raffinata e capace di sublimare forti emozioni con brani apparentemente semplici, cinematici come in 5 O Clock e Lost in La Playa. Stilisticamente in quest'album ci sono brani electro alternative che rappresentano egregiamente le strade delle tendenze attuali e gli stili contaminatori sono molteplici: punk, house, hip hop, detroit techno. Le influenze vanno dai già citati Daft Punk, Air, Miss Kittin, New Order, Aphex Twin... Io dico classe, classe e ancora classe per questi tre giovani che con questo album diventano dei grandi della scena, gente che vive intensamente, capace di assorbire e riproporre il mood di una generazione nei club come nel salotto di casa vostra.

Incredibile, questo gruppo icona del hard rock dopo quasi trent’anni di scorribande riesce ancora a partorire un buon album. Ero molto scettico, è da un po’ che Lemmy e compagni non mi convincevano per mancanza d’ispirazione. Mi son dovuto ricredere! Forse la collaborazione con Dave Grohl nel progetto Probot li ha rigenerati, sarà grazie al revival dell’hard rock, forse hanno scoperto il viagra… resta il fatto che idee, dinamismo, freschezza e potenza sono quelle dei tempi d’oro, e che questo è un album genuino e selvaggio che merita assolutamente l’attenzione del mondo metal. Oserei dire quasi che Inferno raggiunge la possenza implacabile di Overkill e la classe melodica di Ace Of Spades. La furia sonora senza restrizioni, ed impianti di blues e rock in una cornice metal. Alla sua veneranda età Lemmy è ancora un mutante! L'iniziale Terminal Show lancia le ostilità ad una velocità inaudita, poi la furibonda Killers (che comprende un assolo assassino di Campbell) e la punk-metal Smiling Like A Killer dimostrano, come titoli indicano, il peverso fascino che il leader ha per i criminali. In The Name Of Tragedy non molla il passo concludendosi con un coro simil oi!, Life's A Bitch bluseggia per finire in un puro rock'n'roll, mentre Down On Me, In The Black e Fight non allentano la pressione. Infine in Keys To The Kingdome e In The Year Of The Wolf affiorano lisergiche armonie. Nel gran finale dal titolo tipico per questi stagionati puttanieri, Whorehouse Blues, la voce suprema di Lemmy si snoda tra chitarre onoranti il root-blues di Robert Johnson e Willie Dixon. Implacabili!

Rieccolo qua, il ragazzo disegnato male, con il suo nuovo album One Plus One Is One. Badly Drawn Boy è un dolce "schizofrenico" che amoreggia con disarmante spontaneità con il folk e l'hip-hop, il funky-soul e l'elettronica, ed ha una solida vena cantautoriale. La sua disposizione allo scrivere belle canzoni lo ha posto ben presto nell'olimpo del post-folk. Questo One Plus One Is One è un insieme di canzoni crude, semplici, anche se pare quasi una demo. Un disco a tratto intimo, introspettivo, permeato da sentimenti sottolineati da uno xilofono che fa capolino qua e là. Ma c'è un ma. In questo disco ogni atmosfera, ogni nota profuma di legno stagionato, d'odori da credenza della nonna, ormai dimenticati, ormai sfumati. Difatti alcune cose non convincono. Per esempio: emerge tra il programma proposto una splandida ballata vocechitarra con archi, This Is That New Song, ma è subito seguita, stroncandone l'effetto musicale, da un prog-folkrock difficile da attribuire ad un artista così talentuoso. Inoltre gli strumentali presenti, che qui sono solo abbozzati, potevano essere sviluppati con più intenzione, ed in più casi alcuni arrangiamenti sono davvero poco riusciti. Il ragazzo disegnato male questa volta abbozza ma non incide. Qualcuno potrebbe dire che i suoi lavori sono sempre stati dei collage assemblati secondo l'estro del momento, ma secondo me in quest'arte se collage vuol essere, che si faccia allora con scampoli freschi e non presi da vecchi stracci tirati fuori da un cassetto polveroso. Forse è un giudizio troppo severo, forse qualche ascolto in più mi farà cambiare idea, forse…


023

dischi Jim White

One Dimensional Man

Raiz

Telefon Tel Aviv

Drill A Hole In That Substrate And Tell Me What You See Luaka Bop by owen

Take Me Away Ghost Records

Wop Universal

Map Of What Is Effortless Hefty Records

by iggi

by gabi

by mr. loop

L'insostenibile leggerezza dell'essere: questo il primo pensiero che mi giunge all'ascolto del nuovo album di Jim White, dal fantastico titolo Drill A Hole In That Substrate And Tell Me What You See. Quello che vedo, scavando come richiesto tra i solchi, è un album geniale e dolcissimo, tormentato e passionale. Non per niente è stato David Byrne a pubblicarlo con la sua etichetta LuakaBop, e Joe Henry, l'immenso Joe Henry, ne ha prodotto una buona metà, mentre la sublime Aimee Mann presta la sua voce a una canzone, e nondimeno Bill Frisell, Mary Gauthier e altri ramblers accompagnano White in questo percorso intimo, ricercato e poeticamente introspettivo. White canta l'umanità minore, i reietti, i perdenti, i falliti, parlando allo stesso tempo di sé, delle sue emozioni, anche se dice che "sono le esperienze degli altri che mi nutrono, sono le storie della gente che cerco e che mi affascinano". E noi pure ne restiamo incantati, come di fronte ad un film: difatti il cinema è un'altra passione di White, che nel documentario Searching For The Wrong-Eyed Jesus, appena prodotto dalla BBC, veste i panni di un Virgilio alle prese con il Sud degli Stati Uniti, fra prigioni, miniere di carbone, paludi, motel e chiese fondamentaliste. Uno dei dischi più affascinanti dell'anno questo, tanto intenso che verrà ascoltato anche nei prossimi. E' un viaggio nel cuore dell'american music con l'ebbrezza del gospel, la passione del soul, ma con anche il gusto acido delle visioni che poteva avere una band psichedelica degli anni '70, come i Grateful Dead. Intuitivo e speciale.

Gli One Dimensional Man con il loro nuovo Take Me Away dimostrano a chi li riteneva solo un grande gruppo da concerto, che si può evolvere senza perdere in gusto ed attitudine. Questa band è secondo me una delle migliori del panorama underground italiano, direi addirittura che è una band nata nel paese sbagliato. Meriterebbe davvero più visibilità oltre le frontiere ristrette del panorama italico. Viscerali, intransigenti e claustrofobici, gli ODM hanno acquistato questa volta un’inaspettata attitudine melodica. Quasi quasi mi vien da dire che Maestro Frank Black ci ha messo lo zampino. Un album che poco perde, rispetto al passato, in abrasività e impeto, ma il cui approccio è cambiato, divenendo più cerebrale che fisico. Il blues primigenio, di quello sporco e acido che costituiva il marchio di fabbrica della band, lo ritroviamo nella title track ed in Fool World, mentre il noise (altro segno di riconoscimento), è più seducente che sperimentale e scomodo, ed è solo accennato nella conclusiva Big Deal. Ma a rendere davvero interessante il disco è la fatale combinazione fra acredine e orecchiabilità immediata (Pixies docet, appunto), celebrate nelle coinvolgenti 3 Little Women e The 4th Floor. Take Me Away è sanguigno ed irriverente. Carlo Veneziano, nuovo chitarrista che sostituisce il dimissionario Giulio Favero, imprime alle canzoni un’eleganza deliziosamente vintage e raffinata. Questo nuovo sforzo degli ODM è il lavoro musicalmente più accessibile ma anche il loro più impegnato a livello di testi. Quaranta minuti di musica per il cervello, più che per le gambe.

Gennaro Della Volpe, ovvero Raiz, abbandona gli Almamegretta per intraprendere un nuovo percorso musicale personale. Wop (abbreviazione di "without passport"), è il suo primo lavoro solista e ammicca agli stessi principi stilistici che hanno caratterizzato gli avvii di carriera del cantante napoletano con la sua exband (Animamigrante del 1993 e Sanacore del 1995), anche se alla lunga si rivela meno introspettivo e rivoluzionario di quanto si possa immaginare. Una piccola delusione per me che di quest'artista apprezzavo soprattutto il coinvolgimento emotivo e spirituale che sapeva infondere quale "cittadino del mondo". Ma tant'è. Forse Raiz ha deciso di seguire questa linea più "leggera" proprio in virtù di un rinnovamento personale. Le dieci canzoni che compongono l’album sono di una bellezza semplice, senza fronzoli, librate tra folklore mediterraneo (Num Me Vuò Chiù) e visioni cosmopolite (Wop): "I’ sogno italian, nuje simmo tutti ammiscati, tu che ce vuo’ fa? Simmo ‘e pate ‘e tanti figli, forse è chesta ‘a verità…So’ francese, i so’ spagnolo, sogno pure ‘mericano, faje cchiù ampresso chiamarme napulitano ". Un miscuglio di innesti dialettali (napoletano) e linguaggi letterati (italiano ed inglese), in cui si distendono ritmi solari (il reggae di Tu Che Non Ci Sei e la samba-bossa di Musica) e melodie orientali (Dietro il Tuo Chador). Sento anche della malinconia in Dare, e suadente elettronica in C'era Una Volta. Un ritorno apprezzabile, del quale è ancora prematuro definirne i contorni, comunque Wop è una colonna sonora adatta ad un'estate pigra ed assolata.

Joshua Eustis e Charles Cooper, da New Orleans, hanno un curriculum d'alto profilo: collaborazioni con Nine Inch Nails e con Slicker ed una prima produzione di due anni fa Farenheit Fair Enough - che è già un classico della evoluzione della laptop music. Nell’ultimo lavoro, Map Of What Is Effortless, su Hefty Records, si allarga il già ampio spettro di sonorità del duo che qui s'avvale di un'inedita sensibilità pop. Hard-glitch quindi, rivisto in una maniera personale, emozionale ed a tratti quasi commovente. Map Of What Is Effortless è una sorta di r'n'b cyborg dove convivono minimale computer music, un'orchestra da camera e calde soluzioni vocali ad opera d'ospiti quali Damon Aaron e Lindsay Anderson. Un punto d'incontro tra Aphex Twin e gli Air, con una leggera propensione per questi ultimi, ma ci sono anche riverberi che richiamano gli Zero 7, i Massive Attack ed i Portishead. Sonorità elettroniche ed acustiche, strumentazioni tradizionali e tecnologie digitali, modulazioni armoniche di un pop obliquo, straniante, trasversale, contemporaneo e d'elegante fattura: il duo dimostra uno spirito eclettico e aperto alla contaminazione. L’apertura melodica sicuramente farà perdere ai Telefon Tel Aviv una fetta di pubblico duro e puro, tuttavia Map of What is Effortless è da vedere come l’ottimo secondo lavoro di un gruppo in continuo moto perpetuo, che sta investigando le anse della musica contemporanea mantenendo una propria individualità e un sound altamente peculiare. Per le notti che sanno di solitudine e sogni inquieti, ed anelanti a momenti di dolcezza ed equilibrio.


024

re.play

Tv On The Radio

Prozac+

Nouvelle Vague

Freestylers

Desperate Youth, Blood Thirsty Babes 4AD

Gioia Nera Emi

Nouvelle Vague Peacefrog

Raw as F**k PIAS

by iggi

by iggi

by gabi

by mr.loop

La formazione dei Tv On The Radio è piuttosto interessante. Questo trio di Manhattan è composto da due black ed un bianco: David Andrei Sitek alla chitarra, tastiere e percussioni, è il produttore degli Yeah Yeah Yeahs, Tunde Adepimbe il vocalist s’occupa anche di arte visuale, e Kyp Malone alla chitarra ed ai cori, è un personaggio altrettanto bizzarro. Innanzitutto vi rivelo ciò che si potrebbe pensare a primo acchito ascoltando Desperate youth, blood thirsty babes: la voce di Adepimbe è terribilmente simile a quella di Peter Gabriel, anche se lievemente più black e sensuale. Magari questo potrebbe infastidire all’inizio, ma proseguendo nell’ascolto assume sempre più motivo di fascino. E’ presto spiegato l’effetto: immaginatevi Gabriel in acido, sbieco e piuttosto alterato. Il disco inizia con The Wrong Way, un perfetto manifesto agli intenti della band: sassofoni, loop sporchi ed elettrici, una chitarra che spazia in un insidioso feedback. Si continua con Staring At The Sun, dall’atmosfera ibrida, calda, tra semplicità melodica e sensualità. La seguente traccia, Dreams, ammicca a certe coordinate di stampo bowiano, improntate su una convincente base electro dal sapore anni ’80. Poi King Eternal, dove una delle caratteristiche di questo trio si rivela nella sua forza, cioè i cori di sottofondo, sghembi ed a tratti deliranti. Chicca del lotto è la quinta traccia, Ambulance, che è in sostanza un ispirato soul a cappella. Non continuo con la descrizione dei brani restanti, ma spero d’avervi incuriosito abbastanza da indurvi a cercare ed ascoltare questo Cd, perché merita davvero. Originali.

In vena di approfondire il proprio tipico sound, il trio di Pordenone Prozac+ ha cosparso il suo nuovo album Gioia nera di sonorità e atmosfere che richiamano direttamente al movimento elettronico italiano degli anni ’80, non rinunciando ovviamente alle sfuriate chitarrose peculiari del loro stile. Dunque pure i Prozac+ sono stati attaccati dal virus revivalistico della dark-wave, qui evidenziata anche dall’immagine di copertina e dal titolo, Gioia nera. Oltre all’acido e buon singolo Luca, che già avete potuto assaporare nei canali musicali italiani (ma inspiegabilmente non nelle nostre radio locali), spicca Più Niente, brano dal testo ispirato e commosso e dedicato ad una persona che si è allontanata senza guardarsi indietro. Le tracce Occhi A Spillo, Mi Mandi Fuori e Gioia Nera sono concepite all’insegna della ricerca di ciò che c’è di buono nel male, attraverso i sentimenti e l'inquietudine dell'essere. Serietà, rigore, cupezza: la vena pop-punk del trio qui è pressoché latente. Nella scaletta inoltre è stata inserita la versione acustica di Stonata, un brano già edito nel 2000 tratto da 3 Prozac+, il terzo album del gruppo. Originale infine l'idea che ha dato vita a Fai Da Te, una traccia disunita in cui le basi sono campionate ma non assemblate per dare la possibilità agli appassionati di cimentarsi nella creazione di una versione personalizzata. Non malaccio per una band da cui non ci si aspettava più molto. Gioia Nera potrebbe essere il preludio ad un prossimo lavoro finalmente maturo e determinante per una band che ha ancora intenzione di stupire.

Nouvelle Vague è un progetto francese fondato dal multi-strumentista e produttore Marc Collin e da Oliver Libaux. E’ con molto piacere che vi consiglio quest’album: fresco, leggero, particolare e semplicemente geniale. Niente di innovativo, beninteso, però l’idea che sorregge questo progetto è a dir poco di una spontaneità disarmante: riprendere 13 brani famosi degli anni’80, come Love Tears Us Apart dei Joy Division o A Forest dei Cure, e virarli in un elegante gusto tropico-lounge con belle voci femminili. Lasciatevi cullare dal french touch delle cover dei Nouvelle Vague, ne resterete stregati.

Questo trio di b-boys inglesi, Matt Cantor, Aston Harvey e Andrew Galea si forma nel 1996, ma questi personaggi sono attivi come autori, dj e produttori già dalla fine degli anni '80, e si sente. Di album ne hanno fatti solo tre ma i singoli sfornati sono già una quarantina. Il loro stile va dall'hip hop al big beat alla Prodigy, e se questi ultimi vi mancano, se siete affamati di hardcorebreakbeat spaccosa avete trovato qui l'indirizzo giusto, un disco con almeno cinque potenziali singoli per danze sfrenate. Incalzante, grintoso, la break ritrovata in un grande disco. Consigliatissimo.

Slim

AAVV

Tonic Ecletic Circus

The New Testament of Funk Unique records by iggi

by mr. loop

Giovani band crescono, ed è così per i bolognesi Slim, alfieri in patria di un buon garage-rock che con il tempo sta assumendo caratteristiche sempre più personali e di carattere. Tonic dimostra senza ombra di dubbio che la scena garage italiana è in perfetta salute. Peccato che la sua visibilità sia pressoché inesistente! Quest’ottima band, anche a livello live come ho potuto constatare con occhi ed orecchie, presenta un biglietto da visita meritevole d’essere considerato. Nota di merito anche al suono perfetto, effettuato da Fabio Magistrali, uno tra i migliori fonici in Italia in ambito alternativo.

Bossanova, hip hop, raggae, drum’n’bass, breakbeat, big-beat, blackexsplotation... tutti questi generi sono rappresentati in un fresco, raro ed in certi casi esclusivo repertorio di band americane, inglesi, olandesi e tedesche accomunate da un unico denominatore: il Funk! Questa compilazione è frutto di una passione vera per il genere, fatta per condividere autentiche perle con il gran pubblico. Si tratta del quarto volume della serie TNTOF edito da Unique, il cui successo è dovuto alla erudita miscellanea tra moderno e roots, non la solita compilation-business.


025

dischi The Golden Virgins

Mash Out Posse

Hope Of The States

Angie Stone

Songs Of Praise Xl Recordings

Mash Out Posse Family First

The lost riots Sony

Stone Love BMG

by owen

by taunus

by cheu

by owen

Da quando il leader dei The Golden Virgins Lucas Reney è stato lasciato dalla moglie, divide il suo letto con una bottiglia di whiskey. Ma al mattino riesce ancora, anche se faticosamente, ad alzarsi e suonare con la sua band, in nome del alc.rock. Songs Of Praise è un inno all'amor perduto, rabbioso, denso, delirante, e i testi di Reney potrebbero essere letti durante una seduta all'Anonima Alcolisti. Questo album, nella sua totale etilicità e magmatica disperazione vi coinvolgerà in un turbine di sentimenti contrastanti. Tutto per una donna? "There's no reason to stay sober now that you're gone".

Siete tra quelli che nei primi anni '90 ascoltavano Biohazard e Rage Against the Machine? Vi esalta il crossover tra metal e rap? Allora fiondatevi su questo album dei M.O.P, un disco che segue le orme dei progetti RUN DMC/Aerosmith, Anthrax/Public Ememy, Ice-T/Bodycount, per un crossover di generi e citazioni musicali, dai Megadeth ai Beastie Boys. Esaltante questo scintillante e poderoso incontro tra hard core e gangster hip hop, un filone ancora da sfruttare, questa ne è la dimostrazione. Benfatto M.O.P … walk this way!

Ecco il debut album di un’altra band inglese. Questa volta comincia proprio male, infatti, a disco non ancora ultimato, il chitarrista James Lawrence muore ai Real World Studios. Pare si sia impiccato. Non è mai facile parlare di un album, soprattutto quando muore qualcuno che ci ha lavorato. Nonostante la stampa (soprattutto il NME) li osanni a tal punto da giudicarli i nuovi Radiohead, penso che al disco manchi di tutto: dalla freschezza, all’innovazione sonora, all’intonazione… Unico pregio sono gli archi, i profondi testi politici e il booklet. Un po’ poco per un disco con un budget così importante.

Autrice, produttrice e grande interprete, Angie Stone propone il suo nuovo album dal titolo Stone Love, un lavoro caratterizzato da forti atmosfere hip hop e r'n'b e grandi collaborazioni. Angie è affiancata da artisti di primo piano quali Snoop Dogg, Missy Elliott, Antony Hamilton, Jazzy Pha e Floetry che in armonia hanno dato vita ad una tracklist davvero elettrizzante. Stone Love è prodotto dalla stessa Stone e da Peter Edge. Un album terreno, efficace, completo, carezzevole e che abbozza nuove coordinate nel mondo soul-r'n'b. Non un capolavoro, ma di buona fattura e con ottime intenzioni.

Youssou N'dour

Mark Lanegan Band

Division Of Laura Lee

Radio Dept

Egypt Nonesuch

Bubblegum Beggars Banquet

Dasnotcompute Burnig Hearts

Lesser Matters XL recordings

by owen

by iggi

by iggi

by gabi

Che il senegalese Youssou N'Dour ami le scommesse in ambito culturale non è una novità. Talento scoperto da Peter Gabriel, l’artista africano ha sempre miscelato la musica africana in lingua "wolof" con il pop, e lo ha fatto spesso con un successo condiviso tra pubblico e critica. Indimenticabile il brano 7Seconds, nel quale duettò con Neneh Cherry (a proposito, dov’è finita?). Youssou N'Dour ci offre con il suo nuovo Egypt un lavoro esente da elettronica e sofisticatezze. Tradizione e stile afro dedicati all’Egitto e che si snodano in arabeschi musicali pieni di vita ed armonia. Ethno-fusion.

Il sesto lavoro solista dell'ex Screaming Trees si intitola Bubblegum e vede la partecipazione di PJ Harvey, Josh Homme e Nick Olivieri dei QOTSA oltre agli ex Guns n' Roses Izzy Stradlin e Duff McKagan. Questo disco è più lieve rispetto ai precedenti lavori di Lanegan, ma ad ogni modo è colmo dalla dimensione ombrosa tipica dell'artista; un album di ballate nate alle tastiere e di vari omaggi al blues e al folk, anche se: "Sono stufo di leggere che i miei dischi sono folk e alt-country, penso che questo sia un disco rock.". Comunque sia, è un lavoro splendido. Consigliato.

Gli svedesi Division Of Laura Lee tornano con un nuovo lavoro garagerock dal sapore acido. Undici brani dinamici e stellari, in un rock che si direbbe newyorkese e non svedese (notoriamente più heavy). Le coordinate intraprese dal combo s’avvicinano a quelle degli Strokes ed affini, mantenendo però un’attitudine al pop che armonizza con echi wave alla Cure prima maniera e alla Echo and the Bunnymen. I brani Dirty Love e Loveless si candidano ad essere tra quelli più convinti di questo disco non perfetto ma che attesta una band con tutti i numeri per sfondare in un prossimo futuro.

Interessante questo Lesser Matters, opera prima di un duo svedese (Martin Larsson e Johan Duncanson) attivo fin dal 1998. Basta l'intro Too Soon, un’armonia malinconica affidata ad un arpeggio tenue e ad un organo di sottofondo sul quale si dipana una voce quasi sussurrata, per comprendere gli intenti musicali di questi ragazzi. I Radio Dept ci porgono il lato più puro del pop, costruendo melodie morbide ed affascinanti. Derivativo forse sì, ma colmo di personalità e rispetto per la materia trattata. Per i cuori semplici e innamorati.


026

re.play

The Cure Acida energia Venticinque anni d'attività e tredici album all'attivo. Cosa scrivere ancora su una band che, tra estasi e tormento, ci ha accompagnato per così tanto tempo? Forse che con il nuovo (omonimo) lavoro hanno prodotto il loro album più rumoroso?

Un nuovo contratto per tre album con la Geffen, ed eccoci qua con il primo capitolo, il quattordicesimo della carriera dei Cure. Su copertina e booklet vari disegni infantili, che, pare, siano fatti dai nipotini di Robert Smith e il titolo è sobriamente The Cure. Splendida semplicità. Alla console per questo disco il tremendo sound-engineer Ross Robinson, tremendo per bravura (già dimostrata con Korn, At The Drive In, Slipknot, Limp Bizkit) e tremendo per la fama di "strappazzatore" di musicisti. Sorprendente per i fan, quindi, la scelta di Robinson alla direzione delle manovre in studio. Al proposito dice Robert Smith in un'intervista sul "Rock & Folk" francese di giugno: "Se non avessi letto nella stampa che Ross era un fan dei Cure, non avrei avuto l'idea di far appello su di lui. Ho comprato dieci dischi degli album che ha prodotto e ho adorato il lavoro che ha fatto su At The Drive In e i Korn. Gli Slipknot sono meno la mia cosa. Ma lo stesso, sui dischi che ho meno apprezzato ho trovato la stessa intensità. Ho finalmente incontrato Ross e lui mi ha rivelato che il suo disco del "risveglio" è stato Disintegration. Lui ama tutte le sfaccettature dei Cure. Onestamente, questo m'ha deluso un po' perche avevo intenzione di fare un album più metal…".

Un accordo tra i Cure e Robinson questo che è riuscito a produrre un gioiellino scintillante e tagliente, un diamante multiforme riflettente colori e fulgori che affondano nell'anima, grazie ad una voce ispirata ed acida, a chitarre vigorose, al basso rutilante, alle tastiere brillanti, e ad una batteria presente più che mai ("Ross ha la reputazione di far piangere i batteristi. Allora Jason ha passato i sei mesi precedenti alla registrazione a ripetere per quattro ore al giorno. E' diventato mostruoso, un fottuto batterista. E il primo giorno, quando abbiamo suonato in studio Lost, Jason ha picchiato come un pazzo, era enorme! Non l'abbiamo mai visto così, mai!"). Tutti soddisfatti per questo ritorno, fan e profani. Suoni obliqui ed oscuri in The End Of The World e I Don't Know What's Going On; un profondo viaggio nel centro della Terra con le claustrofobiche Lost e Labyrinth; quattro cavalcanti minuti con la stupenda Us Or Them; tastiere alla massima potenza con Taking Off; la summa dei concetti e propositi futuri della band nella lunga The Promise…. Ascoltatelo. Quest'album porge con prestante grazia due certezze assolute per i fan ed i profani: che la fine dei Cure è ancora moldi iggi to, ma molto lontana, e che la classe non è acqua.

Il risveglio dell'industrial e dell'Electronic Body Music Vi ricordate dell'EBM? Forse ricorderete i Nine Inch Nails, il gruppo di Trent Reznor che ha rappresentato l'apice ultimo (pure di vendite) di questa corrente musicale nata alla fine degli anni '80. Parallelamente all'esordio della techno, nasceva difatti l'electro industrial e l'EBM: alcuni dei gruppi più rappresentativi di questo movimento sono gli Skinny Puppy, Current 93, Front 242, Laibach, Projekt Pitchfork, Front Line Assembly (FLA), Nitzer Ebb, Ministry. Con l'aria di revival che tira di questi tempi poteva mancare il risveglio dell'industrial e dell'EBM? No di certo! Eccovi quindi qualche gradito ritorno. di taunus

Skinny Puppy Greater Wrong of the Right SPV

Fixmer/McCarty Between The Devil...

Ministry Houses of the Molé

SPV

Sanctuary

Gli Skinny Puppy si ripresentano dopo quasi dieci anni di silenzio. Questa mitica cult-band canadese ha avuto grandi meriti nella sperimentazione EBM illuminando progetti come i Front Line Assembly e i Nine Inch Nails. Oggi proseguono con il giro di volta iniziato in The Process (1995). Con il nuovo Greater Wrong of the Right il pugnace duo Key&Ogre, riorganizzatosi con nuovi elementi (vedi Danny Carey dei Tool), è riuscito a dar vita ad un nuovo ciclo: siamo di fronte ai vecchi ma nuovi Skinny Puppy, modernizzati, ma sempre accompagnati dalla genialità che li ha resi grandi. Attenzione, giù il cappello e fate largo, è tornata la scintilla originale a rimettere al loro posto le molte band imitatrici. Genuini, crudi ed eccezionali.

Un grande incontro quello tra Douglas McCarty, voce leggendaria dei Nitzer Ebb, band scioltasi nel 1995, ed il francese Terence Fixmer, rinomato techno artista, il quale oltre ai molti singoli di successo è diventato famoso per i suoi live a metà strada tra techno ed EBM. Ed è proprio questo l'approccio di questo disco, dove troviamo brani techno-martello alternati ad altri decisamente più indus. Un disco ottimo sia per technari duri, sia per cultori dell'EBM. Grandioso il pezzo Splitter, era da tempo che non ascoltavo un "martello" tanto esaltante. Davvero un buon sodalizio. Il loro live, qualcosa di assolutamente imperdibile, arriverà presto anche in Svizzera. Quindi tenete d'occhio il loro inquietante topolino sogghignante su: www.fixmermccarthy.com

Da Psalm 69 (1992) in poi, questo nuovo Houses of the Molé è per me il miglior album dei Ministry in quanto c’è tanto dello stile unico ed avanguardistico di quel mitico album di debutto. Inutile cercare oltre quando sei riuscito a trovare una miscela così potente, abrasiva e originale. Contestatori dell’America imperialistica per vocazione (il cantante Al Jourgensen è cubano) e anti-system in generale, i Ministry sono stati tra i maggiori divulgatori dell’industrial-metal e dance agli albori dell'avvento di MTV. Ora tornano (senza Paul Braker) a travolgere con i compressi riff metal, la tipica voce distorta, l'acidità dei loop post industriali e critica ironica nei confronti dell'attuale governo americano ("We hate this fucker!"). Con quest'album Al Jourgensen si è decisamente rivalutato. Bentornato!


027

report

di naca

Mike D, MCA e King Ad-Rock. I Beastie Boys. Brooklyn, Bronx, Queens, Staten Island e Manhattan. I cinque borghi della grande mela. Si, perché i Beastie Boys nascono proprio sulle strade, nelle viscere di NYC, la capitale del pianeta terra, il centro del mondo. Si, perché tutti i loro fan non volevano altro, un disco viscerale come la loro città, senza troppi fronzoli, diretto e tagliente come la sua gente e come i BB non facevano da troppo tempo. Se si pensa al passato, alla loro discografia, non è possibile non inchinarsi di fronte alla grandezza e alla varietà della produzione. Impossibile non rimanere a bocca aperta quando si pensa a quanto i Beastie Boys abbiano influenzato la musica degli ultimi venticinque anni. Venticinque anni? Ho sentito bene? Si, si, proprio venticinque anni; era il 1979 e tanti tra voi che state leggendo non erano nemmeno nati. Adam Yauch, Mike Diamond e Adam Horovitz decidevano di buttarsi nel punk ma le cose sicuramente non andavano bene. Poi, nel 1984, l’incontro con Rick Rubin e la contestata decisione di cambiare direzione. Passarono al rap, tre ragazzi bianchi che cercavano di scardinare questo regno in mano a grandiose band quali i Run Dmc. “You gotta fight for your right to party!” era il 1986 e con questo inno i Beastie Boys si presentavano al mondo. I grandi dischi si sono inanellati e il loro mito è cresciuto. Hanno lavorato con i migliori produttori, Rick Rubin, i Dust Brothers e Mario Caldato Jr, raggiungendo sempre e regolarmente lo stesso risultato: una serie di capolavori che hanno cambiato il modo di fare musica definendo i nuovi limiti creativi. Oggi, a sei anni dal precedente Hello Nasty, la musica non è più le stessa e i Beastie Boys lo sanno; la musica, loro, la hanno già rivoluzionata e di questo ne sono pienamente consapevoli. Con To the 5 Boroughs i BB tornano alla grande, come hanno sempre fatto, sollevando un polverone pazzesco sia a livello mediatico sia per quanto riguarda la critica. Un grandissimo omaggio alla loro carriera, a tratti addirittura autoreferenziale, Tt5B è una dichiarazione d’amore alla loro città, alle origini del rap (ascoltate An Open Letter to NYC) e quella mitica cultura nata negli anni ’80: “It's straight-up hip hop”.

Come sempre in questi casi, quando i dischi non sono per nulla anonimi e cercano di trasmettere un messaggio forte, le varie fazioni si delineano velocemente in un’aspra lotta all’ultima recensione. C’è chi si proclama deluso dai contenuti tematici dei testi, definendoli al limite del ridicolo nel tentativo di essere pungenti, perfino noiosi e prevedibili quando invece cercano di essere ironici. C’é chi invece critica la parte musicale, reputandola scadente: scarne e insipide le produzioni, troppo in loop, troppo poco strumentali, per niente originali. Dall’altra parte della barricata qualcuno urla al miracolo inginocchiandosi a cospetto del ritorno degli Dei dell’Old School; qualcun’altro poi si lancia in dichiarazioni epocali dicendo che questo è nettamente il miglior disco dei Beastie Boys, osannandone la concretezza e la solidità. Ora, il mio consiglio è questo: andate subito a comprare il disco, ascoltatelo. Godetevelo fino in fondo. Se vi piacerà, tanto meglio. Se non vi piacerà, fatevi un favore, mettetelo in un cassetto e dimenticatevene per i prossimi diciotto anni. Dal 1986 ad oggi i Beastie Boys di dischi ne hanno fatti e voi, in questi prossimi diciotto anni, avrete tutto il tempo di capire il perché e il percome ascoltandoli in continuazione. Poi ne riparliamo.

Beastie Boys To the 5 Boroughs Capitol


028

re.play di fatAndy

A

noi piacciono le proposte propositive, soprattutto se fatte da voi lettori. Siamo stati contattati da FatAndy, un giovane di Locarno che ha proposto una rubrica dedicata alla musica punk. Nasce così Mondo Punk, la nuova rubrica di re.set che regolarmente vi terrà informati sulle ultime novità dischi e concerti. A te la parola, FatAndy…

Disco del mese Bad Religion The empire strikes first Cos’altro si può dire di un’uscita discografica dei Bad Religion che non sia gia stata detta? Sicuramente che non fanno brutti dischi, ma semplicemente meno belli (come ad esempio No Substance O Grey Race). The empire strikes first sembra essere un ritorno alle proprie radici, tanto è vero che, senza alcun’ombra di dubbio, si tratta del miglior disco dai tempi di Recipe For Hate in poi. Non ha certo la velocità di Process Of Believe, ma ha una freschezza tutta nuova che non può che far piacere ai vecchi fan e a chi i Bad Religion li ascolta per la prima volta.

La rientrata nella band del Signor Brett e del nuovo batterista Brooks Wackerman (ex Vandals), ha permesso al gruppo di toccare sonorità poco espresse fino ad ora. Suscitano sicuramente interesse le varie intro che si susseguono per tutto il cd, a partire da The Overture, (la quiete prima della tempesta), Sinister Rouge, e il loro classico sound in Los Angeles Is Burning, brano molto melodico e a mio parere una delle più belle canzoni di tutto il loro repertorio.

Recensioni live NOFX

Lagwagon

24 maggio Bernhausen Filharmonie Filderstadt (G)

12 giugno Remise - Wil

Non so esattamente cosa mi abbia portato in Germania a rivedere i Nofx per la nona volta. Forse nostalgia di tempi ormai lontani, quando avevo quattordici anni ed i Nofx li avevo conosciuti a scuola tramite un amico che mi prestò Ribbed. Nonostante tutto, ho rivisto con piacere quattro persone che fanno buona musica e ottimi concerti. Di grande coinvolgimento anche i supporters: Epoxies e Swingin’Utters. Molto interessanti soprattutto i primi che trovano un giusto mix tra dance-pop e punk anni '80 stile Devo. Il concerto dei Nofx inzia invece con i soliti venti minuti di conversazione tra Fat Mike ed El Hefe, scatenandosi poi con i gradevolissimi classici come Murder The Government ( appositamente modificata contro il vice presidente americano), Please Play This Song On The Radio, Scavenger Type (suonata in una versione tutta nuova), alle più recenti Louise, Separation Of Church And Skate Whoops e I Od’d versione punk. Ultima data europea che ha visto Fat Mike ed il resto della band in ottima forma, che ha regalato al pubblico tutto ciò che era presente sul palco. Basso, piatti e pelli della batteria, birra, tutto! Unica nota stonata è il fatto che Fat Mike ha politicizzato davvero troppo i suoi Nofx: se una volta la musica ed i concerti erano caratterizzati dal puro divertimento, ora questo è andato perdendosi sempre più con messaggi politici (per altro condivisi), ma non riuscendo più a trovare il giusto equilibrio tra puro delirio e propaganda politica.

Ultima data europea pure per i Lagwagon, che per l’occasione si sono esibiti al Remise di Wil. Finalmente tornati a suonare su un piccolo palco dopo anni di festival, ho avuto il modo di conoscere la band più da vicino, concludendo che sono persone spassosissime e disponibilissime. Show di oltre due ore che ha toccato tutto il loro repertorio, iniziando con le più recenti Falling Apart, Dancing To Collapse, Never Stops, Alien 8, e un brano nuovo chiamato The Chemist passando poi ai classici Razor Burn, Island Of Shame, Bye For Now, Raise A Family, concludendo con Mr. Coffee. Un buon riassunto degli ultimi tredici anni della scena punk rock californiana, e sicuramente un ottimo ricordo per chi c’era.

Concerti da non perdere 16 luglio Gurten Festival - Berna Millencolin

5 settembre Indipendent Days - Bologna New Found Glory, Yellowcard e Lars Fredriksen & the Bastards


report

029

di iggi

Indieitalia Nel panorama musicale italiano l'underground gode d'ottima salute. Dopo il boom della musica alternativa della metà anni '90 (Aftrehours, Marlene Kuntz, Subsonica, ecc.) la scena italiana sta vivendo un naturale ricambio apportatore d'apprezzabili novità. Vi presentiamo due nuove realtà a nostro parere originali ed esclusive, che meritano tutta la vostra attenzione.

I Marta Sui Tubi sono Giovanni Gulino, alla voce, e Carmelo Pipitone (chitarrista e voce già di varie band siciliane tra le quali i RYM). Il loro nome s'ispira ad una "fidanzata" in comune, Marta, che li ha fatti conoscere nell'estate del 2002. Marta non c'è più, e loro sono rimasti amici. Siciliani di Marsala i due, trasferitisi a Bologna nell'ottobre dello stesso anno, in poco tempo hanno raccolto un repertorio di una trentina di brani inediti e anche qualche cover di J. Buckley, Violent Femmes, Nick Drake e Gomez, suscitando subito l'interesse del pubblico bolognese. Infine arriva anche quello nazionale con l'album Muscoli e dei che hanno pubblicato a fine ottobre scorso, per Eclectic Circus Records. Un ascolto particolare, straniante, sanguigno ed ispirato con i Marta sui Tubi: si passa da vari stati d'animo che oscillano tra crudezza ed espressionismo, poesia e schiettezza, morbidezza e scabrosità. Angolari, trasversali, destabilizzanti, questi due cuori del sud s'avvalgono di una chitarra acustica, una o a volte due voci, una batteria sporadica, rumori improvvisi ed alienati. Minimali quindi, ma corposi nelle intenzioni grazie testi sferzanti, diretti e senza tregua, intrisi in un'urgenza rigorosa. Folk? Post-rock? Indie? Difficile applicare un distintivo a questo duo incredibile ed autentico. Da scoprire.

Gatto Ciliegia Contro Il Grande Freddo nasce in provincia di Torino nella primavera del '99 ad opera di Max Viale (chitarre acustiche, tastiere, voci), Gianluca Della Torca (basso, chitarra e tastiere) e Fabio Perugia (chitarre elettriche, acustiche, programmazioni, tastiere). Tra i primi punti di riferimento musicali di questa band il più evidente è il movimento post-rock anglo-americano, qui assaporito da una scrittura melodica latina, e da improvvise sferzate noise ed electro. Marzo scorso è uscito per la Santeria l'album L'Irréparable, il quarto della loro discografia. Un lavoro che porta in un mondo astratto, fatto di fotografie monocromatiche, di dejà-vu nostalgici pregni di psicadelia crepuscolare. Un mondo onirico, velato e deviato, dove nella discrezione di suoni percussivi ed elettronici mai troppo invasivi, la chitarra prevale protagonista tra melodie ipnotiche, cinematografiche, visionarie. L'Irréparable è una delle migliori uscite italiane di quest'anno, e ci testimonia un'ottima band, ironica, violenta, impalpabile, dal respiro internazionale, e perfettamente in grado di stupire ancora. Da tenere assolutamente d'occhio, mantenendo le orecchie sempre collegate sulle sue frequenze.

informer •• Novità dal mondo della Jon Spencer Blues Explosion (che ora ha ridotto il nome in un semplice Blues Explosion): a breve l'uscita del nuovo album dal titolo Damage. Per le registrazioni di questo nuovo album Jon Spencer e soci sono riusciti a coinvolgere vari collaboratori eccellenti e di tutti i generi musicali: Dj Shadow, David Holmes, Martina Topley Bird, Chuck D dei Public Enemy e Dan The Automator. Ma la vera sorpresa del disco sarà la preziosa collaborazione con Elliott Smith, registrata alcuni mesi prima che il cantautore di Portland si togliesse la vita pugnalandosi al cuore, lo scorso ottobre. Jon Spencer ha dichiarato che il sound della sua band è diventato ancora più funky e psichedelico rispetto al passato. •• La carriera musicale di Bob Dylan s'arricchisce di un altro onorificenza ora che al cantautore è stata conferita una laurea ad honorem in musica dall'università di St Andrews, l'ateneo più antico della Scozia. Vestito con l'abito tradizionale dei laureandi dell'illustre Istituto - una lunga toga nera - pare che Dylan abbia seguito con aria distratta ed assente la cerimonia in latino tradizionale fin dal quindicesimo secolo. Malgrado la mal celata noia del laureando eccellente, la presenza di Dylan è stata un grande onore e infatti la laurea della star è stata accolta tra grandi applausi. Secondo il Times, dove sono state pubblicate le foto degli sbadigli di Dylan durante la cerimonia, l'artista non ha dato segni di particolare partecipazione neanche quando il coro ha intonato una versione riarrangiata di Blowin' In The Wind. Intanto è uscito un tributo reggae (Is it rolling, Bob? Shore Fire Records) con le cover dei classici di Dylan interpretati da pezzi grossi come Sizzla, Luciano, Gregory Isaac e Mighty Diamonds.

•• Gli agitati e burrascosi Libertines hanno confermato la pubblicazione del secondo album che sarà disponibile nei negozi dal 30 agosto per la Rough Trade. Il disco, omonimo, è prodotto da Mick Jones. Pete Doherty è recentemente tornato nella capitale inglese dopo aver passato un breve periodo di disintossicazione in una clinica tailandese. Alcune persone vicine al vocalist hanno rilasciato pesanti illazioni al Sunday Mirror secondo le quali Doherty sarebbe nuovamente schiavo dell'eroina e che pur di acquistare una dose si sarebbe messo a vendere testi per cento sterline. Comunque sia, Carl Barat, l'altro cantante dei Libertines, ha spiegato a Mojo che “Dieci minuti nei Libertines è un periodo lunghissimo, per questo non possiamo mai sapere cosa succederà. Lui (Doherty) fa parte della band e lo sarà per sempre. I Libertines non ci sarebbero senza di lui…”, confermando inoltre l'improbabilità, a causa delle condizioni di salute di Doherty, di ritrovare posto nei cartelloni dei festival internazionali.

•• Prevista entro l'anno l'uscita di Bleed Through, il nuovo sospirato album che i Nine Inch Nails stanno curando da più di un anno. Prodotto dal rinomato produttore Rick Rubin, la novità di questo nuovo lavoro di Trent Reznor e soci è che è stato interamente registrato in mono e non in stereo, e che, pare, sarà decisamente più brutale, feroce e minimale rispetto a The Fragile. Già dai titoli delle canzoni annunciate possiamo dedurre che sarà un bombardamento industriale dei più disumani: Sex Hole, Peace Corpse, Necronomiton, The Pissing, Cancer Slythe, Fuck Cog, Amputeen, Sexy Slit Fucker…. titoli che sono tutto un programma! Altre informazioni in merito su: www.nin.com, www.nineinchnails.net e www.theninhotline.net


030

live

re.play

Prosegue la 38ma edizione del Montreux Jazz Festival, in programma fino al 17 luglio. Dopo il notevole successo delle ultime edizioni, quest'anno la manifestazione ha proposto un incremento di circa del 25% del numero dei concerti. Difatti, oltre alle due sale utilizzate negli ultimi anni, l'Auditorium Stravinski, ed il Miles Davies Hall, è stata inserita anche la sala concerti del Casinò. Tra i mostri sacri che si esibiranno nella restante settimana all'Auditorium Stravinsky ci saranno Van Morrison e Solomon Burke il 9 luglio, Brian Ferry il 14, George Clinton e Dido il 16. Spazio al pop-rock-elettronica alla Miles Davis Hall con Talvin Singh al 9 luglio, gli Archive il 12, gli Scissor Sisters ed i The Music il 13, i Bang Gang il 14, infine i Kings of Convenience, Suzanne Vega e 16Horsepower il 15. Il 12 luglio di sicuro interesse, presso l'Auditorium Stravinsky, la serata Blues Summit con Carlos Santana, Buddy Guy, Clarence "Gatemouth" Brown e Bobby Parker. Sempre all'Auditorium un'altra stimolante serata si svolgerà al 14 luglio, la Blue Night con Shakti, John McLaughlin, Zakir Hussain, V. Selvaganesh, U. Shrinivas e Shankar Mahadevan, tutti assieme per un concerto a base di suoni ethno-jazz. Il jazz sarà comunque al centro della programmazione del festival. All'Auditorium Stravinsky il turno di Patty LaBelle sarà il 9 luglio e per Barbara Hendricks il 10. Al Casinò ci saranno Herbie Hancock, Wayne Shorter e John Scofield che suoneranno in trio il 14 luglio, Chick Corea il 15, Steve Winwood il 16, e il 17 vi si esibirà l'eclettica Nina Hagen con la Big Band di Lipsia. Infine, come da consolidata ed apprezzata tradizione, durante i giorni, centinaia di gruppi si esibiranno sulle piazze e nei club della cittadina nell'ambito del Festival Off gratuito per il pubblico.

I tradizionali pack art della Barclay dedicati a Montreux Jazz Festival 2004

Montreux Jazz Festival

Per la serata del 14 luglio presso la Miles Davis Hall con Bang Gang, Divine Comedy, Ralph Myerz & The Jack Herren Band in palio un biglietto d'entrata ai primi cinque lettori che scriveranno un e.mail a redazione@resetmagazine.ch con l'intestazione "Montreux" e l'indirizzo completo. Per informazioni dettagliate sulla programmazione vedere su: www.montreuxjazz.com

Street Parade Elements Of Culture 7 agosto - Zurigo

La 13esima Street Parade di Zurigo inizierà puntualmente alle ore 15.15 del 7 agosto a Utoquai (a Seefeld, nei pressi di Zurigo) e terminerà alle 22.Il motto di quest'anno è Elements Of Culture e trentacinque saranno le lovemobiles che sfileranno. In quest'occasione ci si ritrova per celebrare l'amore e la tolleranza, ma soprattutto la libertà. Ognuno si veste o si traveste come desidera: non ci sono vincoli, ma un "no" corale ad ogni tipo di conformismo e restrizione. Come ben sapete non si tratta di una sola festa, ma di un centinaio di party, alcuni mega e altri minori, sparsi per la città e nei dintorni di Zurigo, che si protraggono da venerdì 6 a lunedì 9 agosto. In particolare, i Warm ups iniziano alle ore 13 del 7 agosto nelle aree Start-Area (Utoquai), Opernhaus, Bellevue, Limmatquai, Bürkliplatz, Kongresshaus VIBIC, Rentenanstalt (Underground), Enge (Lake-Floor). Dopo la parata di due chilometri e mezzo, il divertimento continuerà con gli After Parties negli spazi Opernhaus, Bellevue, Bürkliplatz, Rentenanstalt e Limmatquai fino a mezzanotte. Per i nottambuli impenitenti ci saranno i mega-parties presso il Mainstation, l'Energy04, l’Urban Tribe, il Mooving City e negli innumerevoli locali della città. C'è solo l'imbarazzo della scelta! Una maniera differente d'assaporare la magia di questa manifestazione è il Partysan Boat, una delle tappe del Parisienne Summer Festival, con la sua fresca selezione di Dj's base di house, tek-house, acid, oldschool e techno. Vi segnaliamo inoltre le performance di venerdi 6 agosto del berlinese T.Raumschmiere alla Rote Fabrik, della crew inglese Plump DJs al Mascotte

e dei tedeschi Kissogram al Dachkantine. Il 7 agosto al Tony Areal su tre dancefloor si svolge il Moving City, un party electro-techno-house-chillout con nomi del calibro di Richie Hawtin, Rush, Gangsta, Der Dritte Raum. >>> A disposizione per questo party un biglietto d'entrata ai primi cinque lettori che scriveranno un e.mail a redazione@resetmagazine.ch con l'intestazione "Mooving City" e l'indirizzo completo. Fatevi sotto! <<<

Per informazioni dettagliate sul programma: www.streetparade.ch foto di:Thomas Entzeroth/Zürich



032

live

re.play

Ghost Days Festival 2004

Il violino e la selce 2004

10 - 11 luglio Giardini Estensi - Varese

dal 10 luglio al 5 agosto Jesi - Fano - Fermo

Varese ritrova anche quest’anno il suo grande festival di musica indipendente, esteso a due giornate, incentrate sulla musica ma arrichite da numerose manifestazioni che renderanno unico il Ghost Days 2004. Dopo l’ottima edizione dell’anno passato, questa seconda apre i confini alla musica straniera, proponendo un cast eccezionale con band straniere selezionate per originalità, espressività e attitudine in linea con lo stile del Ghost Days. Nella scenografica location dei Giardini Estensi di Varese la due giorni di musica sarà arricchita da luci e proiezioni, mostre fotografiche e DJ set, per un evento unico nel panorama delle manifestazioni nell’area varesina, candidato a diventare uno degli appuntamenti più importanti e imperdibili dell’estate d'oltre frontiera.

Il nono Festival di musica contemporanea Il violino e la selce, diretto da Franco Battiato, si svolgerà quest'anno dal 10 luglio nella città marchigiana di Jesi, con appuntamenti anche a Fano e Fermo. Jesi vivrà degli appuntamenti più importanti, qui saranno in programma, il 10 luglio, i Momix di Moses Pendleton, il giorno dopo i Coil, celebri per le colonne sonore di alcuni famosi videogames, mentre il 13 luglio si esibiranno i Telefon Tel Aviv e Dani Siciliano, all'insegna della ricerca e sperimentazione più ardita. Il 16 luglio arriverà Kahled, che dopo il successo di "Kenza" proporrà nuovi brani dal cd in uscita nel prossimo autunno. Per informazioni: www.ilviolinoelaselce.net (prevendite online sul sito www.ticketone.it)

Per informazioni: www.ghostday.com Ingresso: un giorno 10 euro; due giorni 18 euro.

Programma

23 luglio 24 luglio

11 luglio Ronin Zu One Dimensional Man Karate (USA Sophia (USA)

Sophia

25 luglio 30 luglio 31 luglio 5 agosto

Independent Days Festival 4 - 5 settembre Arena Parco Nord - Bologna

Conto alla rovescia per l'Independent Days Festival (4 - 5 settembre a Bologna presso l'Arena Parco Nord/Festa de l'Unità, Via Stalingrado), ovvero la maratona rock italiana più rumorosa e completa dell'anno. Cast d'eccezione per l'edizione 2004, con dei nomi da leccarsi i baffi: Sonic Youth, The Hives, Franz Ferdinand, Mark Lanegan Band, Deus, The International Noise Conspiracy, Mondo Generator, Tre Allegri Ragazzi Morti, The Darkness, Velvet Revolver, Lars Fredriksen And The Bastards, Melissa Auf Der Maur, Dkt / Mc5, e tanti tanti altri. Una due giorni all'insegna della musica internazionale della quale non vi dimenticherete facilmente. Prenotate i vostri biglietti, sono già in prevendita su: www.ticketone.it. Informazioni su: www.indipendente.com

International Noise Conspiracy

Sonic Youth

Jesi (Piazza Della Repubblica) Momix Coil + Antony & Julia Kent Telefon Tel Aviv + Dani Siciliano Khaled Fano (Corte Malatestiana, Piazza XX Settembre, Teatro Della Fortuna) Wynton Marsalis +Lincoln C.Jazz Orch Carmen Consoli + Nada + John Parish Christian Fennesz With Ensemble Musique Nouvelle Ryoji Ikeda + Pan Sonic Einsturzende Neubauten Giovanni Sollima

Fermo (Piazza Del Popolo) 27 Luglio Franco Battiato

Einsturzende Neubauten

16 Horsepower

10 luglio Encode Merci Miss Monroe Anonimo FTP Grand Transmitter (UK) 16 Horsepower (USA)

10 luglio 11 luglio 13 luglio 16 luglio

Christian Fennesz

Programma

Gli organizzatori dell'Indipendent Days Festival (Indipendente Concerti) offrono in omaggio un biglietto ai primi cinque lettori che scriveranno un e-mail a redazione@resemagazine.com. sabato 4 settembre

domenica 5 Settembre

Sonic Youth The Hives Franz Ferdinand Mark Lanegan Band International Noise Conspiracy Deus Keane Mondo Generator The Shins

The Darkness Velvet Revolver L. Fredriksen And The Bastards Melissa auf der Maur Dtk/MC5 Coheed & Cambria Dirtbombs New Found Glory Yellowcard

Velvet Revolver

Melissa auf der Maur


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localcorner Plain Intrigante originalità Quando ricevo un qualsiasi disco realizzato dalle nostre parti e mi appresto ad ascoltare la qualità del loro prodotto le sensazioni sono sempre molto particolari. In nessun modo il coinvolgimento nell’ascolto, la speranza di esserne positivamente colpiti, quel piacere della scoperta musicale, può essere paragonato alle emozioni dell’ascolto di un prodotto uscito da uno di naca studio miliardario di Los Angeles.

E' proprio per questo che durante i mesi precedenti l’uscita di questa demo dei Plain, avendo avuto la fortuna di sentire il brano Puzzle e addirittura di farlo passare al Living Room di Lugano durante l’ultimo re.set party, mi ero reso conto di essere finalmente di fronte ad un gruppo che aveva tutti i requisiti per emergere. I Plain sono quattro ragazzi del luganese, e precisamente Marcel Ventiker, Nick Poretti, Pino di Benedetto e Stefano Fanzini. All’inizio del 2003 hanno deciso di unire le forze in questo progetto che oggi, a più di un anno e mezzo dall’inizio, ha dato alla luce questa prima demo omonima, un biglietto da visita di tutto rispetto in vista dell’album completo. Le premesse ci sono tutte, la qualità, le capacità musicali e la quantità di lavoro consacrata alla sua realizzazione sono facilmente percepibili in tutte le canzoni che la compongono. I cinque pezzi, oltre ad essere molto piacevoli, si fanno apprezzare per la loro forza emotiva e sopratutto per lo sforzo compositivo, riuscendo ad essere originali e intriganti senza cadere in nessun modo nella trappola del “già sentito”. Provate ad ascoltare questa demo, lasciatevi sorprendere dalla qualità delle composizioni, dall’intensità dell’interpretazione, e da tutte le emozioni che riesce a trasmettere. Parlatene con chi vi circonda, cercate di farli conoscere alla vostra cerchia d'amici, richiedeteli in radio o nei negozi di dischi, i Plain meritano tutto questo. Meritano di entrare nel piccolo mondo che ci circonda, meritano di essere seguiti nei concerti che si terranno a breve. Ci si lamenta che dalle nostre parti, musicalmente, non venga fuori niente di veramente interessante; ora la possibilità ci è stata data, non lasciamocela scappare. I cinque brani di questo Cd si possono scaricare da: www.plainonline.com

PunkSeck Giovani combattenti I Punkseck sono una giovane band ticinese che affila le sue armi sui capi battaglieri del punk locale e della regione insubrica. In occasione dell'uscita a breve del loro primo Cd, Senza pensarci, sentiamo dalle loro voci la loro storia ed loro di dexter i progetti futuri. Chi sono e da dove vengono i PunkSeck? I PunkSeck sono formati da Ivan (chitarra e voce), Jonas (chitarra e cori), Jack (basso e cori) e Vito (batteria e cori), abbiamo in media 19 anni e veniamo da vari paesi del Ticino. A che gruppi v'ispirate? Per i pezzi del disco Senza Pensarci ci siamo ispirati a moltissimi gruppi, sia italiani sia internazionali, tra cui il più importante sono le Porno Riviste. Ultimamente per i nuovi pezzi che stiamo scrivendo c'ispiriamo molto agli Anti-Flag, quindi saranno un po' su un altro genere... Parlateci del vostro primo disco che uscirà proprio questo mese, siete soddisfatti di questa vostra prima fatica? Abbiamo cominciato le registrazioni del disco circa un anno fa presso l'IR Solution Studio di Ponte Tresa, che sono durate circa due settimane ripartite su due mesi. In seguito abbiamo cercato una casa discografica e abbiamo raggiunto un accordo con la Nextpunk Records, etichetta di un nostro amico. Dopo vari problemi finanziari e con la grafica in "soli" dieci mesi siamo riusciti a stampare il disco. In generale siamo molto soddisfatti per la qualità del disco, che per essere la nostra prima produzione in studio è veramente ottima! Non tutti i pezzi rispecchiano il nostro stile, ma siamo contenti comunque di essere riusciti a fare un bel disco. Il disco uscirà appunto sotto la Nextpunk Records, come vi siete trovati con essa, e che rapporti avete con gli altri gruppi della scena? Per ora siamo soddisfatti della Nextpunk, che pur essendo una piccola etichetta, fa il massimo possibile per il gruppo. E' un'etichetta senza scopo di lucro, quindi niente strategie commerciali o simili. E gli accordi si fanno a voce senza tanti contratti, il tutto basato sul rispetto reciproco. Con gli altri gruppi della scena i rapporti sono molto buoni, si organizzano spesso concerti assieme e si suona per divertirsi. Cosa pensate della scena ticinese? Nonostante ultimamente non ci sia più molto interesse (meno partecipazione di gente ai concerti, ecc) come qualche anno fa, trovo che la scena ticinese non sia male. Ci sono molti concerti, c'è gente che si sbatte per fare qualcosa e c'è molta unità. Ma purtroppo c'è pure molta gente che sa solo criticare e non si fa i cazzi suoi. Molti dei vostri testi sono uno slogan di protesta verso ciò che voi non condividete, quale messaggio volete portare attraverso la vostra musica? Pensiamo che la musica sia un potenziale mezzo per trasmettere qualcosa, quindi abbiamo scelto di usarlo per trasmettere ciò che noi riteniamo giusto. Vogliamo che la gente non ascolti solo la musica ma rifletta nello stesso momento. Questo perchè spesso molta gente crede che il mondo vada bene, ma in realtà non è così. Che progetti avete per il futuro? Ora stiamo scrivendo nuove canzoni e magari l'anno prossimo faremo un altro disco, ma questo è tutto da vedere. Non vogliamo fissarci degli obiettivi da raggiungere, perché questi compromettono la sincerità della musica. Per ora cerchiamo solamente di suonare in giro e migliorare il più possibile! Per informazioni contattateci su: www.punkseck.cjb.net


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cinema

re.vision

Mean Girls Le teen-ager del nuovo millennio La sorpresa della scorsa primavera ai botteghini nord-americani si chiama Mean Girls. Non solo un film, ma un’interessante ritratto di una realtà che le adolescenti conoscono molto bene, ma non raccontano ai genitori. Mean Girls è la storia di Cady (Lindsay Lohan), una tranquilla sedicenne cresciuta tra le giungle dell’Africa con i genitori zoologi. La sua vita sta per cambiare visto che la sua famiglia ha deciso di trasferirsi nei pressi di Chicago. Cady non si rende ancora conto che la società industrializzata nasconde insidie ben peggiori delle selvagge foreste africane. Appena mette piede al liceo di North Shore, la giovane si accorge di un mondo a lei sconosciuto: la vita del college è infatti regolata da un sofisticato sistema gerarchico ed entrare nel giro delle più toste non è certo permesso a tutte. Ma Cady presto viene trascinata dentro il gruppo delle Plastique, di cui fanno parte le tre più fiche della scuola comandate da Regina George (Rachel McAdams)

La donna perfetta

Stepford Wives

The

L'avvocato Walter Eberhart e sua moglie Johanna, esaurita dallo stress di New York, decidono di trasferirsi nell'idilliaco villaggio di Stepford. Mentre l'uomo trova immediata accoglienza nel misterioso “circolo degli uomini”, la donna riesce a stringere amicizia solo con Bobby, anche lei giunta da poco nella cittadina, e si rende conto che, stranamente, tutte le altre donne della comunità si comportano nello stesso identico modo, quasi fossero "programmate" alla sottomissione. Un segreto si nasconde a Stepford, del quale Johanna se ne renderà conto presto. La donna perfetta è il remake del film di Bryan Forbes La fabbrica delle mogli (1975), un film che, ispirato dall'omonimo libro di Ira Levin, dalle teorie cybernetiche e da un divorzio in corso per il regista, fece scalpore soprattutto nell'acceso ambiente femminista degli anni '70. La versione in uscita nelle nostre sale in questi giorni, vede Nicole Kidman nel ruolo della protagonista Johanna Eberhart. La Kidman, vincitrice dell’Oscar come miglior attrice per il film della Paramount The Hours, è stata l’applaudita protagonista di The Others, Moulin Rouge (per cui ha ottenuto la candidatura all’Oscar

di ado bader

detta l’Ape Regina. Le Plastique sono delle tipe molto speciali e possiedono codici, regole e comportamenti particolari che le rendono invidiate ma anche odiate dalle altre studentesse. I problemi iniziano quando Cady s'innamora perdutamente dell’ex ragazzo di Regina. A questo punto tra le due sfocerà una guerra senza esclusione di colpi che metterà in subbuglio l'intera scuola. L’adolescenza non è una passeggiata.

di owen

e il Golden Globe come migliore attrice di musical) Eyes Wide Shut e Da morire, per citarne solo alcuni. Inoltre ne La fabbrica delle mogli ci sono Matthew Broderick nel ruolo del marito, Bette Midler, Glenn Close, Faith Hill e Christopher Walken. Un cast d'oro, quindi, per una commedia noir diretta da Frank Oz e sceneggiato da Paul Rudnick. Oz per questo remake propone un taglio lievemente leggero a confronto del film originale. Trovare il giusto equilibrio tra commedia e thriller non è facile, ma Oz, appoggiandosi a scenografie e costumi di sicuro effetto, riesce per la buona parte del tempo a sostenere il ritmo della trama. Non da ultimo sono le ottime interpretazioni degli attori coinvolti: Kidman e Broderick calibrati, Glenn Close e Christopher Walken superlativi.

Un film sull'illusione della "perfezione", sull'american dream da raggiungere ad ogni costo, sul femminismo che destabilizza gli equilibri sociali, ed ambientato negli anni'50, un periodo nel quale si sono radicate la morale e le convenzioni ancora oggi imperanti negli States. Forse nostalgico, ma tremendamente attuale.



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re.vision di squalo

Non ci sono più le mezze stagioni!

Se invece stai scelleratamente, ostinatamente continuando a leggere i miei deliri sappi che (…la quotidiana dose di psicofarmaci non mi è stata aumentata!) ti ritroverai a leggere il solito articolotto polpettoso preparato con largo anticipo che elenca la solita sfibrante sfornata di titoli, nomi, commenti ed assurdità varie ed assortite. Per quel che mi riguarda credo che sarà proprio quest’ultima parte a riuscirmi meglio ma, prometto, cercherò di essere il più schietto possibile. Forse l’unica vera utilità di questo articolo potrebbe essere una guida per gli acquisti presenti e futuri dissanguandosi nel reparto HomeVideo ma, naturalmente, tutto ciò che seguirà sarà assolutamente a mio insindacabile giudizio (e ti pareva : ecco persa ogni utilità). Una piccola premessa (perchè tutto quello che ho scritto finora cos’era ?): il cinema europeo, con completo e totale disprezzo per il calendario canonico, le stagioni vanno da fine agosto a metà luglio. La prima sorpresa dell’anno è arrivata subito (e solo per la Svizzera Italiana visto che la pellicola altrove era uscita con largo anticipo) ancora in agosto. Adaptation-Il ladro di orchidee è una delle più geniali, folli, deliranti, intelligenti opere che mai abbiano illuminato gli schermi delle buie sale. Il marchio del dinamico duo Spike Jonze-Charlie Kaufman (quelli di Essere John Malkovich -1999) sono riusciti a truffare tutti con una pellicola che gioca con gli spettatori, con la realtà (uno dei protagonisti si chiama guardacaso proprio Charlie Kaufman) e con la sua stessa sceneggiatura. Per chi se l’è perso (e per chi accetta un mio consiglio) corra subito in videoteca a noleggiarlo (varrebbe anche la pena di comprarlo, se non fosse che costa quasi quaranta franchi e non c’è nessun tipo di materiale extra!): è una straordinaria dimostrazione di come funzionino le cose in quel di Hollywood pur senza andare contro la Mecca del Cinema. L’unico indizio che posso darvi è che Charlie Kaufman non ha fratelli ( tranquilli: con quest’indizio non vi ho rivelato nulla di compromettente) e che alla cerimonia degli Oscar era candidato tra le altre nomination per la Miglior Sceneggiatura Originale, e se avesse vinto ci sarebbe stato un po’ di imbarazzo al Kodak Theater. Altra pellicola davvero meritevole di glorie plausi ed onori è certamente Le invasioni barbariche. A quasi vent’anni da Il declino dell'impero americano (1986) il regista di Jésus de Montréal (1989), Denys Arcand, costruisce una storia che potrebbe sfuggire e sfociare facilmente nella tristezza, nella sofferenza e nel dolore. Invece è lo spunto per costruire "intelligenti" discorsi che spaziano dalla politica alla Storia, dalla Religione alla Letteratura passando per le vicende di quotidiana cronaca mondiale. Non solo: tutte queste elucubrazioni vengono presentate senza nessuna pretestuosa pretenzione di intellettualità meramente fine a se stessa. Già che sono in vena di enfasi, potrei mai non spargere elogi per i due volumi di Kill Bill ? No, perchè tanto o si è tarantiniani convinti (come il sottoscritto) oppure si è suoi ferventi denigratori impossibili da redimere. Inutile spendere inchiostro allora: chi lo ha amato sa perfettamente di cosa sto dicendo, gli altri sanno cosa si perdono ma non capiscono perchè… Ancora nulla di italiano? Stagione ricca in ogni caso con il divertentissimo A/R: Andata e Ritorno (Marco Ponti e Libero DiRienzo hanno mantenuto le promesse di Santa Maradona - 2001) mentre Non ti Muovere è riuscito ad essere commovente e coinvolgente al contempo. A causa di problemi distributivi abbiamo potuto godere di una doppia razione di Paolo Virzì con quei due piccoli gioiellini che sono My name is Tanino e Caterina va in città.

Il regista toscano riesce ad essere leggiadro anche quando affronta i temi più seri, seriosi o politici senza mai scadere nel drammatico riuscendo a farci uscire sempre dalla sala con il cuore più leggero e spensierato. E già che siamo sull’allegro andante ecco che Peter Pan è riuscito a farmi tornare un bimbo (sperduto) riuscendo a superare qualitativamente persino il suo omonimo animato disneyano. Sempre sul fronte della casa di Topolino e Paperino (auguri grande Papero!) Koda Fratello Orso riesce a raggiungere (ma non a superare) Il Re Leone mentre Looney Tunes: back in action è riuscito a divertirmi come nemmeno Roger Rabbit c’era riuscito.Infine menzioni d’onore anche per (in ordine strettamente random) Monster (straordinaria l’interpretazione di Charlize Theron!), La Ragazza dall’Orecchino di Perla (delicatissimo), Big Fish (visionario), Prima ti sposo poi ti rovino (grandi Cohen) e Bad Boys II (un buon action, decisamente meglio del primo). Adesso, dopo tutta questa lista voglio proprio vedere chi ha il coraggio di piagnucolare che "a Squalo non piace mai niente!". Tredici pellicole in una stagione non sono poche! Proviamo allora a ravanare nel torbido? Subito accontentati: davvero spazzatura naturalmente sono stati Barzellette, Scary Movie 3, Natale in India, American Pie 3, Oggi sposi… Niente sesso : porcherie davvero deleterie sotto ogni punto di vista! Dopo Terminator 3: Le Macchine Ribelli (ma era un pessimo sequel de Il Giorno del Giudizio o un assurdo prequel di The Matrix?) capisco perchè James Cameron si sia dato alla subacquea e Schwarzenegger alla politica. Altra delusione preannunciata: King non lo sopporto proprio più! Possibile che sia riuscito a voler rifare uno splendore come The Shining perchè il film di Kubrick non gli sembrava all’altezza del suo romanzo? Con Secret Window Depp è tornato agli inferi de La Nona Porta e Astronaut’s Wife!, ed a sproposito di Stephen King mi sento in dovere di metterci a fianco La Passione di Cristo. Lo so, per alcuni, quelli che hanno trovato il film di Gibson un’esperienza mistica, sarò sacrilego ma, tra zombies e licantropi la prima parte di The Passion mi sembrava uscita più da un racconto dello scrittore del Maine più che dalle Sacre Scritture (il secondo tempo, invece, sembrava la Bibbia vista con gli occhi di Alex di Arancia Meccanica). De Il Cartaio (Argento sono secoli che non realizza una pellicola degna di questo nome !) non voglio nemmeno parlarne se non fosse che contende l’ambito premio PPDdA (Pellicola Più Deleteria dell’Anno) con Mariti in Affitto e Troy (guarda come sono bravo con i giochi di parole). A quanto siamo? Tredici (belli) a undici (brutti)? Lamentatevi ancora che "tanto Squalo stronca sempre tutto" e mi viene voglia di non dirvi che (se tutto va bene) l’anno prossimo ci aspetta una delle pellicole più straordinarie degli ultimi dieci (ma anche venti) anni: Hero (2002). Sono restato letteralmente estasiato dalla faraonica pellicola di Zhang Yimou per mille ed una ragione: appena riesco a rivederla in una lingua meno ostica del mandarino vi farò sapere se anche la trama mi è piaciuta. Nel frattempo speriamo soltanto che qualcuno si decida a distribuirlo "normalmente". Se Hero riuscirà finalmente a raggiungere le sale potrebbe essere l’ideale trait-d’union tra questa stagione e la prossima. E dopo quest’assurdo, insistente, roboante elenco di titoli & magagne, ecco che, per vostra fortuna finisce… Almeno fino alla prossima occasione, ovvero tra due mesi quando vi supplizierò con il prossimo articolo che conterrà la lista di quel che ci aspetta per la prossima stagione. A proposito : avete visto che le mezze stagioni non ci sono più? Plausi insulti & pernacchie: squalo@rtsi.ch

Stavolta te tocca ! Niente da fare: davvero speravi di riuscire a scamparti il resoconto di fine stagione ? Certo che puoi: basta girare pagina…


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cinema

di eric bouzigon

Fahrenheit 9/11 Sarà tra poco sugli schermi Fahrenheit 9/11, il nuovo e attesissimo documentario di Michael Moore, trionfatore all’ultimo Festival del Film di Cannes. Dopo essersi occupato della circolazione delle armi negli Stati Uniti, il nostro questa volta attacca l’inquilino della Casa Bianca e la sua politica estera. Il documentario è strutturato in due capitoli. Il primo, preceduto da un prologo, si occupa dei rapporti familiari-economici tra il clan Bush e la casa reale saudita, mentre il secondo, più patriottico, si concentra su quella parte di società americana tanto povera quanto fornitrice di soldati e carne da cannone per i loschi bisogni di certi potenti. Diciamolo subito, Fahrenheit 9/11 è un grosso e riuscitissimo montaggio pubblicitario fatto d’immagini televisive (molte delle quali scarti mai andati in onda) il cui scopo è mostrare l’arroganza e lo squallore di un’amministrazione corrotta e venduta al dio denaro. Chi si aspetta un documentario d’investigazione giornalistica od un discorso ideologico, rimarrà giustamente molto deluso. Giustamente perchè Michael Moore è forse uno dei pochi ad aver capito che la sconfitta di G.W. Bush si giocherà non solo su dei discorsi ideologici ma anche e soprattutto su due aspetti emotivi importanti

legati al patriotismo. Il primo è quello di un presidente bugiardo che con la scusa della nazione che regala la democrazia al mondo manda i propri figli (tutti ragazzini di 18 anni generalmente poveri) ad uccidere per degli interessi economici. Il secondo, mostra le immagini scartate volontariamente dalle televisioni nelle quali si vede la morte, le ferite ed il sangue dei boys e degli iracheni.Certo che descrivere l’Irak prima dei bombardamenti come un'isola felice o tacere la presenza della Gran Bretagna nella coalizione internazionale può dar fastidio, ma in fondo, come detto dallo stesso Moore durante la conferenza stampa di Cannes, il suo sogno è quello che il popolo americano possa vedere questo documentario il venerdi sera mangiando del pop-corn. Populista ma non demagogo, il regista riesce, attraverso certe scene (grandioso il montaggio in simultanea tra gli attacchi alle Twin Towers e la visita di Bush in una scuola elementare) e certe schematizzazioni, a mostrare quanto pericolosa e patetica sia l’attuale amministrazione americana. Riuscirà questo documentario a far sloggiare l’attuale presidente dalla Casa Bianca? Quest'auspicio sono molti ad augurarselo. (Sui nostri schermi dal 28 settembre)

Marlon Brando Immortale leggenda Lutto nel mondo del cinema mondiale: a Los Angeles il 2 luglio è morto per un'embolia polmonare il grande Marlon Brando. Aveva 80 anni e due Oscar al suo attivo: il primo per Fronte del Porto (1954) e il secondo per Il Padrino (1972).

Nato a Omaha, Nebraska, il 3 aprile del 1924, figlio di un commesso viaggiatore e di un'attrice, prima di decidere di fare l'attore Marlon Brando aveva tentato la carriera militare. Però il suo carattere, ribelle alle regole, gli impedì di continuare e decise quindi di trasferirsi a New York. Qui, dopo aver frequentato un corso d'arte drammatica, debuttò a Broadway nel 1944. E' di tre anni dopo il successo della sua interpretazione di Stanley Kowalski nel dramma di Tennessee Williams Un tram che si chiama desiderio, la cui versione cinematografica per opera di Elia Kazan (1951) gli diede la fama internazionale. Sullo schermo il fascino carismatico di Marlon Brando è sempre stato straordinario - un miscuglio di tenera e ruvida mascolinità - e restò intatto anche quando il decadimento fisico gli segnò fortemente l'aspetto. Consapevole del proprio valore, Brando fu il primo divo americano a prendere completamente in pugno la propria carriera, riuscendo ad ottenere il totale rispetto (anche economico) da parte degli squali del marketing della mecca del cinema. Al di là dei famosi personaggi cui ha dato volto in film come Il Selvaggio, Viva Zapata!, Bulli e pupe, Giulio Cesare, Ultimo tango a Parigi e Queimada, Brando resta nella storia del cinema anche per i suoi comportamenti e il suo sti-

le di vita. Considerato il più grande tra i grandi, Brando scappava sempre dalle luci scintillanti di Hollywood, e dopo il film Gli ammutinati del Bounty (1962) si rifugiò nella sua isola in Polinesia, in totale riservatezza. Convinto individualista, Brando fu un divo antistar system, e il suo ostinato silenzio fu spesso criticato, ma lui, imperterrito, perseguì per tutta la vita la personale filosofia del "silenzio che vale più di mille parole". Ma nella sua vita pagò dei dolorosissimi tributi, come la perdita, nel giro di pochi anni, dei due figli più cari avuti con moglie polinesiana Tarita (la figlia è morta suicida, e il figlio condannato per omicidio del compagno di quest'ultima). Lo rivedremo nell'ultimo film autobiografico Brando and Brando diretto dal regista tunisino Ridha Behi e che dovrebbe uscire postumo. L'ultima pellicola uscita nelle sale con una sua interpretazione risale al 2001 ed è il film The score, assieme a Robert De Niro, dove Brando appare soltanto in un cameo. Ci piace ricordarlo, nella sua forse più intensa interpretazione - già disfatto nel corpo, con il viso segnato, con lo sguardo ultraterreno - cioè in Apocalipse Now (1979) di Coppola dove regnante, inacessibile, immenso, caustico, mormora il suo lungo abrasivo monologo d'addio al mondo. Arrivederci Colonnello Kurtz.


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rassegne

re.vision

Cinestar Summer Movie In seguito al buon successo ottenuto nella passata stagione, il Cinestar di Lugano propone a tutti gli amanti dei film in versione originale la rassegna Summer Movie che si protrarrà fino a giovedì 2 settembre.

Summer Movie comprende una serie di film che si alterneranno in diverse fasce orarie tutti i giorni tra le 18.00 e le 20.30 e che saranno affiancati alla programmazione dei film in lingua italiana. Per questa rassegna si è voluto puntare anche su film che usciranno prossimamente nelle sale cinematografiche in versione italiana. Così la scelta è caduta su The Ladykillers dei fratelli Cohen, The Stepford wives (La donna perfetta) di Frank Oz e Duplex di Danny De Vito. Altri film sono stati proposti dai numerosi spettatori che, durante la stagione invernale, hanno espresso più volte il desiderio di voler rivedere un pellicola con le voci "reali" degli attori. I più gettonati tra questi sono senza dubbio Mystic River di Eastwood e The girl with a pearl earring di Webber. Inoltre si è voluto dare il giusto spazio ad alcuni film che nonostante i riconoscimenti ricevuti in vari Festival internazionali, non hanno potuto usufruire dello spazio e del tempo necessario per farsi conoscere ed apprezzare anche dagli spettatori del Ticino. Di questa categoria, sulla quale gettare un occhio particolare, fanno parte Amandla! di Lee Hirsh e Kamoshi Pani di S. Sumar. Infine non scordatevi di vedere il film svizzero campione d'incassi in patria, Achtung Fertig Charlie! di Mike M. Eschmann. Buona visione!

Programma luglio - Kamoshi Pani di S. Sumar - 50 First dates di Peter Segal - The Ladykillers dei E+J Cohen - Along came Polly di John Hamburg - Duplex di Danny De Vito

agosto - The girl with a pearl earring di Peter Webber - The Stepford wives di Frank Oz - Mystic River di Clint Eastwood - Amandla! di Lee Hirsh

Per informazioni e programma dettagliato: www.cinestar-lugano.ch

- Achtung Fertig Charlie! di Mike M. Eschmann.

4 -14 agosto 57° Festival Internazionale del Film di Locarno In attesa di conoscere i titoli dei film e dei nomi dei registi che vedremo durante il 57° Festival Internazionale del Film di Locarno (dal 4 al 14 agosto), nelle sezioni Video, Piazza Grande, Cineasti del presente e Pardi del domani, annunciamo che il Pardo d’Onore quest’anno sarà consegnato ad un grande maestro del cinema italiano, Ermanno Olmi, il regista de L’albero degli zoccoli, Mestiere delle armi e Cantando dietro i paraventi.

Il Festival Internazionale del Film di Locarno è famoso per l'attenzione con cui i suoi direttori - da Freddy Buache a Moritz de Hadeln, da David Streiff a Marco Müller - hanno guardato al cinema più giovane e più eccentrico, in tutti i sensi. Ora, sotto la direzione di Irene Bignardi, il Festival continua nella sua tradizione di ricerca, di scoperte, di eclettismo e di amore per il cinema d'autore, ma anche nella sua magia, nella sua ospitalità, nella sua atmosfera festosa, che raggiunge l'apice quando sette - ottomila, o anche più, spettatori di tutte le età si ritrovano sotto le stelle della Piazza Grande, davanti a uno degli schermi più grandi del mondo (26mx14m). Da qualche anno quindi, una felice congiuntura sembra guidare il Festival di Locarno verso un crescente sviluppo. Il tandem Irene Bignardi - Marco Solari, rispettivamente Direttore artistico e Presidente che nel 2001 ha preso le redi-

ni della manifestazione, si è battuto per valorizzare e sostenere questa tendenza alla crescita: e i risultati dell'ultima edizione stanno a dimostrare che la scelta è stata vincente. Più che mai attento a rispecchiare la ricchezza e l'infinita diversità della creazione audiovisiva d'oggi e di domani, il Festival di Locarno re-inventa anno dopo anno la sua vocazione d'esplorazione e di divulgazione, per rimanere un luogo aperto a tutti, per proporre una riflessione attiva sull'immagine e sul mondo, sul cinema e la società. Le casse principali, situate in Piazza Grande, apriranno il 4 agosto alle ore 10. Prevendita biglietti: presso tutti i punti vendita Ticket Corner www.ticketcorner.ch o al 0848 800 800.

Per informazioni e programma: www.pardo.ch


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dvd Blow-Up di Michelangelo Antonioni (Warner Bros.)

L'inglese Stephen Frears, già registra di film come Un eroe per caso (1992) ed il cult Alta Fedeltà (2000) con questo ottimo Dirty pretty things, tradotto in italiano in Piccoli affari sporchi, rinnova la sua predilezione per un cinema socialmente impegnato, ma con toni meno drammatici dell'ultimo Liam (2000). Attori principali sono Chiwetel Ejiofor (Amistad) nel ruolo di Okwe, tassista e ricezionista d'albergo e Audrey Tautou (Il favoloso mondo di Amélie) nel ruolo della profuga turca Senay. Okwe condivide a turno l'appartamento con Senay, cameriera presso lo stesso albergo. Il delicato equilibrio di questi figli della miseria verrà sconvolto dalla polizia dell'immigrazione, da criminali incalliti, traffici infami e da un amore salvifico. "Siamo quelli che non vedete. Quelli che guidano i vostri taxi, che puliscono le vostre camere e che ve lo prendono in bocca " dice Okwe. Una panoramica di grand'attualità nel mondo degli immigrati senza permesso di lavoro, che debbono rinunciare ai propri diritti, devono tacere davanti alle ingiustizie, accettare lo sfruttamento e lottare ogni giorno per non finire nei guai o in mano alla criminalità organizzata. L'ambientazione è un'inedita Londra, ma potremmo trovarci in qualsiasi metropoli. Coinvolti nell'odissea dei due immigrati, ci sono alcuni personaggi caratteriali come il cinese filosofo, la scafata prostituta, il direttore-maneggione ispanico ed un surreale portiere d'albergo. La traduzione è in un italiano patinato d'accenti africani, turchi, cinesi, slavi. Un'ottima e meritevole pellicola.

Affascinante, misterioso e bizzarro Blow-Up. Esce finalmente in Dvd il controverso film di Michelangelo Antonioni, tanto amato e tanto odiato. Sarà per le ambigue atmosfere di una Londra modaiola e sofisticata di metà anni Sessanta. Sarà per la costruzione narrativa che procede come un thriller ma che poi ne disattende i codici. Una cosa è certa, Blow-Up oltre a fondarsi sul potere dello sguardo è un lucido esempio sulla vulnerabilità delle immagini fotografiche. Thomas (il recentemente scomparso David Hemmings) è un fotografo di successo che, dopo aver scattato alcune foto ad una coppia in un parco, ritiene di aver immortalato un omicidio. Deciso a risolvere il mistero, l’uomo torna sulla scena del crimine. Diffidate da coloro che sostengono che Blow-Up è solo un pretenzioso tentativo di rincorrere il film d’arte a tutti i costi. Per il regista ciò che conta è infatti il controllo della realtà - ben evidenziato dalle motivazioni del protagonista - e la difficoltà nel cogliere l’autentico aspetto dei fatti. Ad Antonioni non interessa la psicologia dei personaggi: noi vediamo le loro azioni piuttosto che i pensieri ed emozioni. Lo confermano i dialoghi ridotti che lasciano lo spazio alle immagini e alle musiche. Palma D’Oro a Cannes nel 1967. Gli extra concessi dal Dvd targato Warner Bros sono scarsi ma la copia è offerta a un prezzo economico e dispone di una buona resa audio e video. Oltre ai trailers c’è l’interessante commento dello storico Peter Brunette e un’indispensabile funzione per gustarsi, su una pista isolata, la colonna sonora.

--------------------------------------------------------- di steve

----------------------------------------------------- di ado bader

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Ho aspettato a lungo l'uscita di questo film nei nostri cinema, in Francia aveva ottenuto un gran successo di pubblico oltre al Premio della critica cinematografica, ma purtroppo ho aspettato invano perché Requiem for a dream non è mai stato proiettato in nessuna sala svizzera. L'attesa era forte perché l'opera prima di Aronofsky, Pi, mi era piaciuta moltissimo. Così alla fine dovetti vederlo in versione originale su Dvd e oggi è (finalmente) disponibile la versione italiana edita dalla Cecchi Gori. La fotografia è eccezionale, la musica dei Kronos Quartet perfetta, la regia, la sceneggiatura, l'interpretazione degli attori… tutto è orchestrato magistralmente per un requiem agghiacciante ambientato in una decadente Brooklyn, incentrato su quattro personaggi, il protagonista, la mamma, la fidanzata e l'amico. All'inseguimento dei propri sogni questi antieroi perdono inesorabilmente il contatto con la realtà entrando in una spirale alimentata dalla cocaina nel caso dei tre giovani, e da farmaci dimagranti nel caso della madre. Un unico tema sviluppato su due mondi, quello illegale e trasgressivo dei giovani e quello socialmente accettato fatto d'illusioni televisive e farmaci miracolosi dei genitori. Un film intelligente, per niente gratuito, diretto come un pugno allo stomaco. Azzeccatissima la scelta stilistica del requiem, una musica che permette di entrare a contatto con pesanti problematiche sociali con la sensibilità più appropriata e un'efficace, raffinata estetica. Se ve la cavate con l'inglese vi consiglio anche il mini cofanetto che comprende Pi e Requiem for a dream.

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Fernando Meirelles e Katia Lund compiono uno sforzo straordinario - e ci riescono - prelevando lo spettatore e impiantandolo, direttamente, nella favela violenta di Rio De Janeiro. Possiamo così seguire in soggettiva la vita travagliata di Busquapé e Zé Pequeno. Lungo un arco di 30 anni - dal primo progetto urbano degli anni ‘60, fino alle tragiche rivolte violente degli anni ’80 – i due protagonisti ci conducono nell’inferno della favela. Ma i due amici, cresciuti insieme, seguiranno destini diversi: Buscapé riuscirà a convogliare l’orrore quotidiano nella fotografia, mentre Zé rimarrà imprigionato in pericolosi giri di droga. Un film potente, duro, ma non provocatorio. Perché la realtà delle favela è ben peggiore di quella rappresentata nel film. Tuttavia si nota che i due registi ci sanno fare, City of God sembra una pellicola forgiata in un altoforno dell’inferno. I vorticosi movimenti della macchina da presa attorno ai protagonisti ci conducono in giorni d'ordinaria follia che difficilmente ci scorderemo. E' proprio questa la qualità più interessante dei due registi: evitare la staticità dello stile documentaristico preferendo una regia “attiva” (che ricorda alcuni film di Kathrin Bigelow e Martin Scorsese) per creare uno dei più interessanti casi di “docu-fiction” degli ultimi anni. Rimarrà impressa a lungo nella nostra memoria quella scena, insostenibile, in cui il capo di una babygang impartisce un rito d’iniziazione a un futuro membro (un ragazzino!), costringendolo ad uccidere un suo coetaneo.

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Requiem for a dream Darren Aronofsky (Cecchi Gori)

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City of God di Fernando Meirelles e Kátia Lund (Cecchi Gori)

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Piccoli affari sporchi di Stephen Frears (Miramax)


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re.vision

nextscreen Gli Intoccabili del 1987 é uno dei più noti film di Brian De Palma, con la sceneggiatura del grande David Mamet e Robert De Niro, Kevin Costner, Sean Connery, Andy Garcia. In previsione c'è un prequel, che racconta il c’era una volta di Al Capone, il boss che dominava la città di Chicago, che nessuno poteva avvicinare, che nessuno poteva fermare. Fino a quando Eliot Ness e la sua squadra non dimostrarono che nessuno è untouchable. Secondo le ultime indiscrezioni, gli anni precedenti l’arrivo di Ness saranno il soggetto di un film di Antoine Fuqua (Training Day) il quale, pare, avrebbe l'intenzione di scritturare Sean Penn nel ruolo protagonista. --------------------------------------------------------

Si è saputo che poco prima della sua morte, avvenuta poche settimane fa, Ray Charles aveva dato l'assenso ad un film sulla sua lunga e gloriosa carriera. Nonostante la parte del protagonista sia stata assegnata all'attore Jamie Foxx, il Genius si era fatto filmare e pare dunque che la pellicola, intitolata Ray, sarà una via di mezzo tra il film vero e proprio ed il documentario. Del progetto si parla da ben sedici anni. Negli Usa il film sarà nelle sale dal prossimo mese d'ottobre, mentre la colonna sonora sarà disponibile già da agosto. Foxx ha cantato alcune canzoni, mentre Charles si fece riprendere per altre. La regia del lungometraggio è di Taylor Hackford. --------------------------------------------------------

Dopo Sotto il sole della Toscana, Diane Lane continua sulla via del romanticismo. L’attrice americana reciterà sotto la direzione di Gary David Goldberg, uno dei creatori della serie televisiva Spin City, in una commedia sentimentale intitolata Must love dogs. Scritta dallo stesso Goldberg, la sceneggiatura s'ispira all’omonimo romanzo di Claire Cook pubblicato nel 2002. Diane Lane incarnerà un’insegnate che, sopraffatta dalla solitudine decide di mettere un annuncio nella rubrica dei “cuori solitari”. Le riprese dovrebbero iniziare questo autunno a Los Angeles sotto l’egida degli studios Warner Bros. L’attrice americana è anche impegnata in un altro progetto: il thriller Need che sarà realizzato da Marcus Nispel, il regista di Non aprite quella porta. --------------------------------------------------------

Woody Allen girerà a Londra il suo prossimo film e avrà come protagonisti Kate Winslet, Emily Mortimer e Jonathan Rhys-Meyers. La pellicola (per il momento senza titolo) sarà prodotta, tra gli altri, dalla BBC Films e dalla Bank of Ireland, per un costo di 15 milioni di dollari, e le riprese si svolgeranno durante luglio e agosto. Trentaseiesimo film del regista di Io & Annie e Manhattan, sarà il primo ad essere realizzato interamente lontano dalla sua amata New York. Della storia si sa poco o nulla se non che sarà ambientato tra l'alta società londinese. "Ho una grande ammirazione per gli attori inglesi. Io e la mia famiglia amiamo l'idea di trascorrere l'estate a Londra. Spero solo di realizzare un film all'altezza dei grandi classici britannici con i quali sono cresciuto". --------------------------------------------------------

Madonna ha acquisito i diritti del libro Model di Michael Gross, un volume che getta uno sguardo indiscreto nel mondo della moda, con l'intenzione di produrre un film sull'argomento. L'adattamento cinematografico, a cura di David Brendal, sarebbe già a buon punto e si prevede che il film possa essere venduto dalla Maverick Films ad emittenti televisive già all'inizio del prossimo anno. Madonna starebbe considerando a chi affidare i ruoli delle varie supermodel citate nel libro, tra le quali sono da annoverare Naomi Campbell, Cindy Crawford e Linda Evangelista. In questi giorni la cantante starebbe inoltre pensando a rivolgersi ad un tribunale britannico dopo che le autorità di Shaftesbury hanno stabilito che gli escursionisti hanno il diritto d'attraversare buona parte della sua tenuta di campagna, Ashton House a Tollard Royal, quasi a cavallo tra il Wiltshire ed il Dorset. --------------------------------------------------------

Ha fatto sognare milioni di uomini. Kim Basinger, sex symbol degli anni'80 - indimenticabile il suo spogliarello in controluce di 9 settimane e mezzo - torna a fare la mamma. Dopo 8 Mile, dove era la madre devastata del rapper Eminem, rieccola in un ruolo drammatico in The door in the floor di Tod Williams, in uscita negli Stati Uniti. Liberamente tratto da un racconto di John Irving, è la storia di una coppia (lui è Jeff Bridges) che cerca di reagire alla tragedia della morte dei due figli in un incidente d'auto. Un ruolo che la Basinger ha sentito molto: "Ho amato molto questa storia. Il personaggio di Marion è arrivato al momento giusto della mia vita. Se non fossi madre da nove anni non avrei potuto farlo. Mi sono identificata con la solitudine, il vuoto interiore di questa donna che dopo la perdita dei due figli non riesce a immergersi nell'amore per la figlia sopravissuta…". --------------------------------------------------------

Kevin Bacon ultimamente visto in Mystic river, affiancherà Colin Firth (Love Actually - L'amore davvero) in Somebody lovers you, un film noir di Atom Egoyan (Ararat - Il monte dell’arca). Sceneggiato dal regista stesso e prodotto dalla società Serendipity Point Films, questo lungometraggio è adattato dal romanzo Where the truth lies di Rupert Holems. Il film è ambientato negli anni settanta: il cantante Vince Collins e l’umorista Lanny Morris, due amici inseparabili, rischiano di separarsi a causa di un brutto affare nel quale potrebbero essere implicati. Una ragazza, Alice, cerca di far luce sul mistero che avvolge la relazione fra i due uomini. Kevin Bacon sarà anche il protagonista con Dennis Quaid in Blacktime whitenoise, un dramma di Ernest Dickerson. --------------------------------------------------------

Spider-Man 2 batte Il ritorno del re. Uscito negli Stati Uniti il 30 giugno, il sequel dell'Uomo Ragno ha strappato al Signore degli Anelli il record del maggiore incasso nel primo giorno di programmazione. Con un totale di 40,5 milioni di dollari su 4125 schermi, il film di Sam Raimi con Tobey Maguire ha doppiato il risultato del primo episodio, che aveva sfiorato la stessa cifra dopo due giorni in sala. A rafforzare il primato è inoltre la considerazione che il film sia uscito alla vigilia del weekend dell'Indipendenza, il più lungo ponte dell'estate americana. Spider-Man 2 uscirà in Svizzera a settembre. Il primato assoluto appartiene invece a Shrek 2 con 44,8 milioni di dollari. --------------------------------------------------------



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travel di tanica

Street retreat Una vacanza fuori dall'ordinario Su invito di un amico ho partecipato a uno di quei workshop creativi dove teoricamente dovrebbero risvegliarsi quelle qualità umane e professionali che il duro lavoro ha pian piano indotto ad assopimento. Non essendo un manager stressato e - in confidenza uno che lavora fino allo spasimo, ho partecipato senza troppe turbe in testa e senza avere l’obiettivo forzato di risollevare le sorti della mia aziendina, che, appunto, non esiste. Ci sono andato, punto. Prima ci hanno chiesto di immaginare di aprire una gelateria. “Su cosa puntereste per quanto riguarda il vostro core-business? Su pochi gusti, ma con un’altissima qualità di produzione? Sui gusti più alla moda, con una novità al mese? Sulle forme strane?” Il secondo esercizio, pareva invece un poco più serio, almeno dai contenuti. In questo caso dovevamo trasformarci in mendicanti non vedenti, cercando di ottimizzare la “raccolta” giornaliera. Scegliendo pertanto gli appostamenti giusti, le parole più convincenti da scrivere sul nostro pannello di cartone oppure le partnership più convenienti con altri della nostra “specie”. Non è stato un esercizio poi così strano da immaginare. Chi, almeno una volta, non ha pensato: “Cosa farei io, se dovessi chiedere quotidianamente l’elemosina e vivere per strada?”. Qualcuno, che ci crediate o no, lo ha trasformato in un trend per ricchi stressati dal lavoro, ma anche dagli usuali metodi di relax. E tutto è partito sotto il cappello di un’associazione Zen, la Peacemaker Centre di NY. A New York l’iniziativa ha spopolato; ricchissimi manager hanno abbandonato i panni di affermati capitani d'industria per rivestire, solo per qualche giorno, quelli di poveri mendicanti e barboni. Ma non è tutto. La moda dello street retreat ha attraversato l'oceano ed è arrivata a Londra. Evidentemente per i top-manager ed i banchieri stressati i centri benessere non sono più degni di accoglierli. La loro nuova musa è la strada, e poi, conoscendoli, loro che hanno sempre “l’ottimizzazione” in testa, per dimagrire cosa c’è di meglio che mangiare veramente poco? Dalle parole del Sensei Genro Gauntt il ritiro del 24-26 giugno nella capitale britannica è stato organizzato perché la gente è stufa di farsi bagni di fango e bere tisane depurative. Vuole invece “rilassarsi” e rendersi conto del valore del denaro, e “il fatto di non avere soldi per comprarsi da mangiare è il modo migliore per farlo”.

Pertanto anche pagare una quota di partecipazione di circa trecentocinquanta franchi, di cui due terzi verranno devoluti alle associazioni che assistono i senzatetto della City, mentre il rimanente resterà a disposizione del Peacemaker Centre, non è stato un problema. Diciotto aspiranti barboni - il numero per le iscrizioni era limitato - non sono stati difficili da trovare. Suddivisi in gruppetti, hanno girato per le strade di Londra in cerca di cibo. La sera si davano appuntamento in un centro di accoglienza per dormire sotto lo stesso tetto. Le regole per partecipare sono state molto rigorose: presentarsi in un luogo determinato, sporchi, e se possibile anche leggermente maleodoranti. Senza essersi lavati i capelli o fatti la barba per almeno cinque giorni, con addosso vecchi vestiti e nessuno di ricambio. La buona qualità era ammessa solo per le scarpe, con la condizione che fossero vecchie. Niente alcool, armi o cellulari, né orecchini o orologi. Gli unici oggetti di proprietà ammessi erano il sacchetto di plastica per raccogliere il cibo e un documento di identità. Starete pensando che non c’è certo bisogno di un’agenzia intermediaria per fare il barbone. Ditelo agli organizzatori che hanno provveduto ad un sostegno di ventiquattro ore su ventiquattro e ad un’assicurazione personale in caso di spiacevoli incidenti. “Noi organizziamo queste cose da dieci anni, è importante avere un sostegno. Le strade sono pericolose, ci si può organizzare per conto proprio, ma trovarsi in situazioni poco piacevoli”, ha spiegato uno degli insegnanti zen del Peacemaker Centre. Ebbene, non siate troppo cattivi con il vostro giudizio. In fondo, per chi ha aderito, è solo un altro tipo di vacanza.


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travel

Suggestioni bretoni "Qui termina il mondo antico; ecco la sua punta più avanzata, il suo estremo limite. Alle vostre spalle c'è tutta l'Europa e tutta l'Asia; di fronte a voi, c'è il mare, il mare sconfinato." Gustave Flaubert

Patria d'arcani e di forti contrasti, di mare e di terraferma, la Bretagna si trova nel nordovest della Francia. E' una terra abbondante d'interessi naturalistici, culturali, spirituali, popolari e gastronomici. Questo territorio, analogo per panorama ed usanze alla vicina Inghilterra che non alla Francia, è diviso in quattro circoscrizioni: l'Ille Vilaine, la Côtes d'Armor, il Morbihan ed il Finistèrre (la parte più occidentale della Bretagna e di tutta la Francia). Ogni zona offre emozioni eterogenee ed intense, elargite dalla grandiosità dell'oceano che ne detta i ritmi, dalla forza dei venti che soffiano con vigore, dalla generosità dei frutti della terraferma, e dall'incommensurabile dignità e spiritualità dei suoi abitanti. I Bretoni hanno profonde radici celtiche e la loro terra è la culla delle mitiche gesta di Merlino, Re Artù e dei Druidi. Un popolo dalla grande storia e dalle radicate tradizioni. Rimasta indipendente per lungo tempo, la Bretagna è entrata a far parte della Francia nel 1532, ma il folklore regionale e lo spirito d'indipendenza sono rimasti barbicati nel tessuto sociale fino ad oggi. Il territorio bretone è molto vario: all'interno si scorgono infinite colline raggiungibili da strade di campagna fiorite. Qui si contano circa quattromila tra castelli, residenze signorili e fortificazioni, e si trovano i moltissimi monumenti megalitici di tradizione celtica come i dolmen ed i menhir. Sulla costa il paesaggio è frastagliato e nudo, con spiagge di sabbia fine che si alternano a scogliere a picco e a profonde insenature sul mare, ed è bordato dai tipici fari che sorgono sulla terra, sull'acqua e sulle isole che coronano tutta la regione. Le possibilità di svago in Bretagna sono molteplici, c'è l'imbarazzo della scelta. Passeggiare per le vie della moderna Nantes o nella medioevale Vannes, visitare la zona del Morbihan dove sorgono i monoliti in granito, prendere qualche salutare giorno di riposo nel Finistèrre, oppure sognare avventure ad occhi aperti al cospetto dei tanti castelli… tanto fascino, tanta storia a portata di mano. Una terra ineguagliabile. Da scoprire. Informazioni su: www.tourismebretagne.com

In estate una manifestazione bretone ricorda la fratellanza con gli altri territori celtici, ovvero il Galles, la Scozia, l'Irlanda e la Cornovaglia. Dal 30 luglio all'8 agosto appuntamento dunque con la 34esima edizione del Festival Interceltico di Lorient, il più imponente festival della Bretagna, 4.500 artisti e 500 mila spettatori. Nato nel 1971, il Festival di Lorient è

un'apoteosi della cultura celtica e si svolge durante dieci giorni di concerti, spettacoli, balli tradizionali irlandesi, cene popolari bretoni, giochi scozzesi delle Highlands. In poche parole festa notte e giorno in un'euforia globale. Per gli appassionati della cultura celtica, un'occasione unica da non mancare. Info su: www.festival-interceltique.com

Jaques Ferrandez e Michel Pierre Armorica - Itinerari magici di Corto Maltese in Bretagna Lizard Edizioni Corto Maltese ha il piacere di essere il vostro ospite in Bretagna, e v'invita a conoscere questa poliedrica regione con alcune suggestioni di notevole interesse per il turista che vuole approfondire tradizioni e leggende locali. Questa l'originale idea di Armorica - Itinerari magici di Corto Maltese in Bretagna, una singolare guida appena pubblicata dalla Lizard Edizioni. In questo volume l'affascinante e misterioso personaggio di Hugo Pratt ci accompagna tra le leggende bretoni, le tradizioni celtiche,

l'arte esoterica dei monoliti, gli spettri di Ankou, le battaglie nei molteplici castelli… suggerendo così degli incantevoli ed originali itinerari alla scoperta della storia intensa di questa regione francese. D'interessante lettura e facile consultazione, questa guida curata da Jaques Ferrandez e Michel Pierre, offre un punto di vista rivolto alla vivace spiritualità di un popolo e di una terra che non cessano mai di stupire. Un libro per viaggiare anche con la fantasia.


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re.ad di stefano kirk

Gianluca Morozzi Blackout Guanda ----------------------------------------------------

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Un torrido ferragosto a Bologna. La città è deserta. In un palazzo di venti piani tre persone accaldate entrano insieme in ascensore. Di colpo si spengono le luci, e i tre si ritrovano intrappolati tra l’undicesimo e il dodicesimo piano. I tre sono Claudia, Tomas e Ferro. Claudia è una studentessa lesbica, che per pagarsi gli studi è costretta a fare la cameriera in un bar. Vive nel palazzo con Bea, un’attrice, e ha solo voglia di rientrare nel suo appartamento, farsi una doccia, bere un bicchier d’acqua, sfuggire a quel caldo inumano. Tomas è un ragazzo di sedici anni che sta scappando di casa. Deve raggiungere Francesca, un'amica conosciuta in chat, per fuggire con lei verso una nuova vita. Tomas ha fretta di fare i bagagli, correre in stazione e partire senza meta, come in una canzone di Bruce Springsteen. Vive nel palazzo con i genitori. Eppoi, nell'ascensore bloccato c'è anche Ferro… Ferro è un personaggio molto, molto speciale. E' l'adorato proprietario di tre noti locali notturni, è un marito coscienzioso ed un padre severo, ma ha una vita nascosta, ben organizzata: è un efferato serial killer e produttore di snuff movies casalinghi che conserva in un bilocale dello stabile. Ferro - ciuffo alla Elvis, stivaletti e camicia da cowboy - ha molta fretta: deve prendere una cosa nell'appartamento, e poi subito tornare nel suo covo sui colli, dove, incatenato, c’è il protagonista (o almeno quello che ne rimane) del suo ultimo film...

L'autore di Blackout, Gianluca Morozzi, è nato nel 1971 a Bologna, dove vive. Ha pubblicato i romanzi Despero, Dieci cose che ho fatto ma non posso credere di aver fatto, però le ho fatte, Accecati dalla luce e la raccolta di racconti Luglio, agosto, settembre nero, tutti usciti da Fernandel. Con Blackout Morozzi ci propone un'opera "pulp" di gran stile, condita a piene mani dalla sua scrittura feroce ed agile. Un romanzo sulla claustrofobia fisica e mentale, dove la legge della giungla prevale sulla ragione, dove i colpi di scena si susseguono a raffica, dove anche voi conoscerete Ferro, il terribile Ferro, lo spietato Ferro: una figura che difficilmente dimenticherete.

Y.B. Allah Superstar Einaudi/Stile Libero ----------------------------------------------------

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" Io voglio diventar o star del cinema, o comico alla moda, o alle brutte presentatore famoso che finisce sulle copertine dei settimanali. Ma per gli Arabi è più facile entrare a Al-Qaeda che alla televisione per colpa del numero chiuso. Quindi io, in quanto giovane di origine difficile, ho l'orizzonte sbarrato a livello artistico. E non lo dico per scassare con il fatto che la Francia è razzista e tutto quanto, è solo che ci ritroviamo in questa situazione e sembra che la Francia se l'è presa perché le abbiamo fatto la guerra d'Algeria o che…". Inizia così il libro-monologo di Kamel, un giovane algerino residente a Parigi, un adolescente candido ed estremista con aspirazioni artistiche, che tra frasi scoppiettanti, rap caustici e parole al tritolo non risparmia nessuno, musulmani e non, in una sorta di girandola che coinvolge tutti, da Woody Allen a Bin Laden. Vorrebbe essere un comico famoso ed acclamato, ma la sua gente preferirebbe che seguisse la Jihad.

Quello che inizia in quest'ascensore bloccato per ore e ore, tra l'afa, la sete, la mancanza d'ossigeno, i cellulari muti, è un crudele balletto tra i tre personaggi, che oltre a subire il blackout tecnico, ne subiscono un altro, più infido e letale, dentro alle loro menti, tra i loro neuroni. Follia, lotta, senso di sopravvivenza, lucidità che vacilla per finire in delirio… le dinamiche in questa clausura forzata, si proiettano come onde al di fuori alla scatola di metallo sospesa, coinvolgendo inesorabilmente i personaggi che sono fuori, le persone che aspettano, ognuna nel bene e nel male... Ciò che ha innescato tutta questa serie di blackout è un meccanismo perverso colpito da un cortocircuito umano, e sarà rivelato solo alla fine del romanzo, in un finale degno del miglior Tarantino.

Quindi decide di combinare le cose e diventa un comico-kamikaze a base di blasfemie e parole al fulmicotone, in una feroce e rocambolesca irrisione del fondamentalismo e della società globalizzata. Malgrado la disapprovazione degli amici, nonostante la "scomunica" (la fatwa) scagliatagli dal mondo islamico parigino, realizzerà il suo sogno d'arte, ma non sfuggirà al suo destino. Definito un "Céline musulmano dei giorni nostri che dipinge la periferia con il pennello tra i denti", Y.B. (Yassimir Benmiloud), già autore di due libri e alcuni saggi, con questo romanzo vi avvicenderà per le sue illuminanti e divertenti trovate, per i personaggi eccentrici, per le scene comiche, ma soprattutto per le sue soluzioni folgoranti capaci di far vacillare le fondamenta della storia francese ed occidentale. Un one-man-show che consiglio caldamente, capace di farvi sorridere, riflettere ed infine disperare.


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libri Serena Zuccheri Punk in Cina Castelvecchi

-----------------------------------------------------------------------Non si può tenere un uccello stretto in pugno, altrimenti muore. Bisogna lasciarlo volare, ma all'interno di una gabbia, altrimenti vola via e perde la direzione. (Chen Yun) Cina. Paese lontano e misterioso, che solo da poco è aperto a nuove prospettive culturali e al mondo. La Cina ed i suoi giovani: i loro sogni, le loro speranze, fragili fiori ancora non avvezzi alla frenesia dell'essere e avere dell'Occidente. Giovani cinesi, che di riflesso e con un ritardo di vent'anni sui tempi dei loro coetanei occidentali, stanno vivendo un'individuale rivoluzione musicale: l'onda d'urto del Punk. Ecco i nuovi punk cinesi, "uccelli" ben decisi a sfondare le gabbie ereditate da millenni di tradizione e dall'intransigenza del totalitarismo comunista. Il Rock in Cina è entrato negli anni Ottanta, in sordina, di nascosto, grazie ai nastri ed ai primi Cd che gli studenti occidentali si portavano ai campus universitari di Nanchino e Pechino. Come potete ben immaginare, contrariamente al ben tollerato Pop, per i giovani cinesi il Rock è sempre stato un fatto proibito, inviso perentoriamente dalle autorità e dal severissimo totalitarismo dello Stato Comunista. Il Punk in Cina è nato nel 1995 (quasi vent'anni dopo il suo avvento in Inghilterra) quando i Catcher In The Rye e gli Undeground Baby, influenzati dagli ascolti di Ramones, Clash e Sex Pistols, fecero il loro debutto sui palchi di fortuna di Pechino. Da quel momento il Punk dà voce al grido di rivolta che serpeggia tra i giovani orientali. Cantine, sotterranei, locali d'infimo ordine, mini-appartamenti: questo il regno dell'underground cinese, dove oggi sta vivendo questi nuovi fuochi di rivolta, alimentati dalle canzoni e dal punk-rock dei CITR e degli Underground Baby, e delle band punk-hardcore come i 69, i Reflector, i Brian Failure e gli Anarchy Boys. Il volume Punk in Cina è il frutto di una ricerca assolutamente originale condotta sul campo tra cantine e concerti, fra studi d'artista e periferie metropolitane. L'autrice, Serena Zuccheri (1978), è laureata in Lingue e Civiltà Orientali all'Università La Sapienza di Roma, ed attualmente è impegnata nello studio dei fenomeni underground cinesi. Attraverso un percorso fatto d'immagini, suoni e versi della contestazione assolutamente inediti in tutto l'Occidente e in molti casi clandestini, con quest'interessante saggio si getta luce per la prima volta sui nipotini orientali dei Sex Pistols e dei Ramones. Questo percorso della scena punk cinese è qui corredato da poesie e canzoni (con testo cinese a fronte) e da un gustoso Cd con brani musicali inediti. Un lavoro accurato e di godibile lettura e ascolto. Un must per gli appassionati.

Alexis De Veaux Una canzone per Billie Holyday Selene edizioni --------------------------------------------------------Billie Holyday dipingeva storie popolari per il suo pubblico elegante e pigra nell'abito di seta bianca. La testa reclinata all'indietro tutta ingioiellata. Dita agili che lei faceva schioccare piano. Le labbra increspate tra le pieghe gentili delle storie delle canzoni in cui Billie recitava. Buffa o seria questa Billie era così drammatica. In scena poteva arrostire o bollire.

Alexis De Veaux è una poetessa, sceneggiatrice e narratrice di New York City. Insegna al Women's Studies Departements dell'Università di Buffalo e collabora con il Village Voice. E' un sentito omaggio, questo suo libro, a Billie Holyday, la magnifica Billie. De Veaux racconta la vita della grande cantante con uno stile poetico molto personale, tracciandone la personalità con affetto e con delicato tatto. Come in un poema epico, un canto devoto, racconta aneddoti ed eventi della vita di un personaggio che già ha alimentato innumerevoli pagine di molte biografie. Una canzone per Billie Holyday percorre la vita dell'artista con un taglio diverso, agile, evocativo, permeato dalla luce soffusa di questo mito intramontabile. Un'esistenza complessa, drammatica, sfavillante, tra momenti d'esaltante gloria e altri di totale sconforto, quella di Billie. Una vita sospesa tra il "sud", New York, Harlem, la violenza, il razzismo, il Café Society, i musicisti amici, l'amore struggente per la madre, il legame con Lester Young, l'inesorabile "scimmia", la sua desolata fine. Un calembour di fotografie, di flashback, di visioni. Alexis De Veaux ci dona un piccolo, magnifico tributo, una gemma librata tra note musicali e delicata, intensa poesia.


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re.ad di apache

W.i.t.c.h. Piccole streghe crescono

Un sucesso planetario quello ottenuto dalle protagoniste del fumetto periodico mensile W.I.T.C.H., le cinque adolescenti che su carta impersonano tutte quelle in carne ed ossa del pianeta. Prodotto dalla Disney, ma di firma italiana, questa serie di fumetti è un vero miracolo editoriale, che ha scalzato dal cuore delle giovani teen-ager tutti gli altri eroi disneyani.

Negli uffici milanesi della Disney, dall'idea d'Alessandro Belloni, direttore generale publishing, e sotto la guida di Mauro Lepore, direttore della divisione periodici, lo staff di disegnatori della sede milanese ha impiegato due anni per creare i profili delle protagoniste di questo caso editoriale uscito nel 1999: Will, Irma, Taranee, Cornelia e HayLin, dai cui nomi si ricava la sigla W.I.T.C.H., "strega". Trattasi di cinque amiche che studiano nella stessa scuola, lo Shieffield Institute di Heatherfield. La loro vita fatta di studi, amori adolescenziali, di piccoli screrzi con le famiglie, è il leit-motiv dei racconti, che s'arrichiscono di un elemento in più: la magia. Le cinque ragazzine si scoprono dotate di poteri magici, ognuna con potenti capacità individuali. Un retroscena fantascientifico questo, difatti le cinque hanno ricevuto in eredità la responsabilità di proteggere la Terra dagli esseri che provengono dalla dimensione parallela Meriden, che condisce la parte avventurosa del fumetto. Ma qual è il fascino che esercita questo periodico sulle ragazzine di oggi? Innanzitutto i profili delle protagoniste, ognuno studiato ad hoc per rispecchiare le linee caratteriali di tutte le adolescenti del mondo: Will per esempio è quella timida, sensibile, anche se è la leader del gruppo, mentre Irma è la più spontanea, generosa ed esuberante. Taranee è la più riflessiva e ama la matematica, Cornelia la più bella e la più caustica, mentre Hay Lin è la sognatrice e ama disegnare. Gli abiti trendy indossati, gli accessori, le pettinature, sono tutti elaborati dai designers secondo le suggestioni delle lettrici stesse, le quali non mancano d'inondare la redazione di Milano con lettere e critiche. Le loro storie sono farcite di buoni sentimenti e valori morali, inframmezzati da qualche peccatuccio (come per esempio impiegare in maniera blanda i propri poteri per un interesse esclusivamente personale), ed i protagonisti collaterali impersonificano alla perfezione la realtà di "tormenti e dolori" tipici dei teenagers odierni: famiglie allargate e confusionarie, madri o i padri single che lavorano troppo, fratelli e parenti "impiccioni", "morosi" incomprensibili e fedifraghi, ecc… Non da ultimo c'è l'importante elemento "magia" che asseconda alla grande il sogno nascosto d'ogni adolescente di poter modificare il corso del destino con uno schiocco di dita.

© Disney / per gentile concessione di The Walt Disney Italia S.p.A

Lo stile dei disegni fa la sua parte "unificatrice" nel gusto delle lettrici d'ogni dove, prendendo spunto dai manga giapponesi (gli occhi grandi, i lineamenti solo accenati, l'ambientazione delle strisce) ma mantenendo le rotondità del tratto ed i colori classici di stampo disneyano. Inoltre nella storia del fumetto è la prima volta che ci si sofferma delle figure femminili in tale accurata maniera, soprattutto in campo Disney: dopo le "comprimarie" Minnie e Paperina, e altre figure minori del filone cinema disneyano (la Sirenetta, Biancaneve), solo Pocahontas ha avuto un ruolo da vera "protagonista", anche su carta. Le W.I.T.C.H sono conosciute ed apprezzate dalle ragazze tra i 12 e 15 anni di tutto il mondo: dalla Cina al Brasile, dall'est europeo ai paesi arabi, dagli USA all'Australia. Un successo editoriale ed imprenditoriale senza precedenti, che in due anni ha ricoperto il pianeta. Qualche cifra: 200mila tirature mensili per il mercato italiano, venti milioni di copie a livello mondiale. Per darvi un'idea della dimensione del fenomeno basta dirvi che W.I.T.C.H è al quarto posto nel mercato editoriale dei mensili internazionali, dopo Cosmopolitan, Elle e Reader's Digest. Per non parlare poi del mercato dei gadgets legato alle streghette più amate del mondo, che attualmente sta avendo un boom innarestabile ed imparagonabile a qualsiasi altro. In previsione per il 2005, quindi, la trasposizione del fumetto su grande schermo: una consacrazione annunciata, visto le premesse. Un mensile per teen-ager che è diffuso in settanta paesi, tranne che nel Giappone patria dei manga e anime. Osso appetitoso ma duro il Giappone… Tuttavia W.I.T.C.H riuscirà ad infrangere anche quest'ultimo ostacolo. Parola di Will, Irma, Taranee, Cornelia e HayLin!


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comics

di kovacs

E' difficile credere che un appassionato di fumetti non conosca almeno superficialmente il genio visionario di Alan Moore. Infatti, lo scrittore inglese, avendo dato vita negli ultimi vent’anni ai più rivoluzionari capolavori della narrativa a fumetti, quali ad esempio Watchmen e From Hell, ha raggiunto un grado di celebrità che trascende perfino lo stesso mondo dei comics. Chi si intende di cinema saprà per certo che da alcune sue opere sono stati tratti dei film di successo, poco rispettosi dei lavori originari a dire il vero, quali La leggenda degli uomini straordinari e La vera storia di Jack lo squartatore.

Il fabbricante di mondi Musica e fumetto si intrecciano nel segno di Alan Moore. Tuttavia, non tutti sono al corrente del legame che unisce Moore alla musica. Egli, infatti, prima di diventare il più importante esponente del fumetto moderno, l’alchimista dell’inquietudine e dell’incertezza, il costruttore di mondi, l’inventore di personaggi epici e fantastici, l’appassionato di magia ed esoterismo, è stato per lungo tempo un autore e un cantante rock. Anche per questa ragione le sue opere sono spesso ricche di riferimenti e citazioni musicali. Ciò nonostante, i suoi percorsi musicali rimangono un capitolo poco noto della sua vita, benché sia oggettivamente una parte significativa nella sua formazione culturale. Verso la fine degli anni ‘70 collaborò con alcuni gruppi musicali come i Sinister Ducks e gli Emperors Of Ice Cream. Negli anni seguenti abbandonò i due gruppi, ma non la musica sviluppando una serie di collaborazioni teatrali-musicali con i musicisti David J (già bassista dei Bauhaus e Love and Rockets), Tim Perkins e Gary Lloyd.

Non diversamente dalle sue sceneggiature, nelle sue canzoni si agitano personaggi disperati, si vive la solitudine, si respira una sorta di stregata disperazione ed insicurezza. La magia, il mistero sono gli altri elementi che caratterizzano le tavole di questo volume, i cui autori sono tutti spagnoli e latinoamericani. Sergio Bleda traspone la visionaria The air of the snake that bit me, Martin Cacares dipinge Leopard man at C & A’S, Vicente Cifuentes ci offre la sua interpretazione di Fires I wish I’ seen, mentre Juan Jose Ryp dettaglia all’infinito 14.2.99. Fred Torres, infine, dovendo dare forma alla spirituale A town of lights, ha forse il compito più difficile, ma lo assolve egregiamente. Il volume viene completato in appendice da delle brevi biografie degli autori e dalla discografia ufficiale di Moore, anche se, parlo per esperienza personale, non sarà per niente facile trovare i dischi indicati. Se vorrete tentare non mi resta che augurarvi buona fortuna!

Ricostruire questi itinerari non è un’impresa facile. Ora, però, ci viene in soccorso la Star Comics, la quale ha recentemente pubblicato, nella neonata collana mensile Star Book, un volume dal titolo Magical Mystery Moore, divertente gioco di parole che non a caso fa il verso ad una famosa canzone dei Beatles. Questo volume, infatti, oltre a contenere in appendice una dettagliata ricostruzione dell’evoluzione musicale di Moore, propone un insolito incontro tra musica e fumetto, le due grandi passioni artistiche dello sceneggiatore inglese. Sostanzialmente è una raccolta di trasposizioni e adattamenti fumettistici di poesie e canzoni scritte del vate di Northampton agli inizi degli anni ‘90. Le “storie”, pur nella loro brevità, mantengono intatte tutte le caratteristiche della scrittura di Moore.

Magical Mystery Moore Star Comics


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re.ar t

................................................................. fino al 27 luglio La Fabbrica - Losone Correlazioni non lineari Opere di Katia Bassanini, Andrea Crociani, Gian Paolo Minelli, Matteo Terzaghi e Marco Zürcher ................................................................. fino al 15 agosto Civica Galleria d'arte Villa dei Cedri - Bellinzona Stanze opere di Valerio Adami ................................................................. fino al 29 agosto Castello di Sasso Corbaro - Bellinzona Mimmo Rotella 1949 -2004 ................................................................. fino al 29 agosto Museo Cantonale d'arte Lugano Dalla pagina allo spazio Opere di venti artisti svizzeri selezionati per i "Cahier d'artistes" di Pro Helvetia: Valentin Carron, Fabric.ch, Thomas Galler, Hervé Graumann, J&W Management Consulting, San Keller, Barbara Mühlefluh, Shahryar Nashat, Natalie Novarina, Didier Rittener, Hans Stalder, Eric Schumacher, Christine Streuli, Robert Suermondt, Alexia Walther, Markus Wetzel, Fabienne Berger, Foofwa d'Imobilité, Anna Huber e Gilles Jobin. ................................................................. dal 24 luglio al 12 settembre Cacticino - Bellinzona opere di Damir Niksic e Franco Vaccari (cabinets: Katia Bassanini, Sandro Grandinetti, Ingeborg Lüscher, Mario Nigro, Andro Wekua)

................................................................. fino al 26 settembre Castelgrande - Bellinzona Bouquet di fiori fotografie di sir Peter Smithers ................................................................. fino al 17 ottobre Civico Museo Parisi - Valle (Varese) Franco Rognoni dipinti, incisioni ed illustrazioni

.................................................................................. fino al 14 novembre 2004 Museo Vela - Ligornetto Winckelmann e l’Egitto La riscoperta dell’arte egizia nel 18° secolo Nell’ambito delle mostre tematiche a carattere interdisciplinare, che il Museo Vela propone a scadenza regolare, e rinnovando la collaborazione con lo Staatliches Museum Ägyptischer Kunst di Monaco di Baviera, quest’anno viene proposta al pubblico la mostra dal titolo Winckelmann e l’Egitto. La riscoperta dell’arte egizia nel 18° secolo, ideata dal museo di Monaco e dal WinckelmannMuseum di Stendal, di cui la tappa a Ligornetto è la seconda, in un lungo e prestigioso itinerario che prevede stazioni a Vienna, Monaco, Berlino e Roma. La mostra è aperta al pubblico fino al 14 novembre e sarà accompagnata da un catalogo in lingua italiana e uno in lingua tedesca, oltre che da audioguide in entrambe le lingue. In esposizione un aspetto fino ad ora inedito della vastissima attività scientifica del tedesco Johann Joachim Winckelmann (17171768): lo studio dell’arte dell’Antico Egitto, ai cui stili egli ha dato, per primo, una strutturazione cronologica. In mostra sono esposte opere d’arte scultoree monumentali (sfingi, statue) e d'arte minore (cammei, rilievi decorativi), oltre a testi - taccuini di viaggio, incisioni, studi antiquari sei e settecenteschi - che furono fondamentali per la riscoperta e il successivo studio della materia. Winckelmann, studioso oggi in genere associato alla riscoperta dell’arte greca, descrivendo la bellezza ideale delle statue greche approdò alla celebre formula della loro nobile semplicità e quieta grandezza nella posizione e nell’espressione. Winckelmann appare un fondatore, in ambito scientifico, anche nel suo approccio innovativo ai monumenti artistici egizi: fu il primo, cioè, ad affrontarli con parametri iconografici, cronologici e stilistici, quindi in chiave sistematica. Grazie a lui, prese forma una prima storia dell’arte egizia che, in quanto basata sull’osservazione precisa dei monumenti, schiudeva orizzonti nuovi anche sul piano metodologico. Per la mostra, imperniata appunto sul modo in cui Winckelmann concepì l’arte egizia e si perfezionò nella materia, sono state scelte opere viste, studiate e descritte dallo studioso stesso. Osservarle da vicino consente di rivivere e capire concretamente la riscoperta dell’arte egizia, ma anche, come avvenne il ricercatore, di concentrare lo sguardo sull’arte. Il grande influsso delle sue idee sul pensiero scientifico e sulla filosofia della cultura nel tardo Settecento, infine, è esemplificato dalla mostra con due tipi di concezioni museali relative all’arte egizia. Le opere provengono dai maggiori musei egizi di Germania, Austria e Italia (Monaco, Berlino, Vienna, Dresda, Torino), mentre la mostra è arricchita in questa tappa elvetica dall’edizione integrale degli scritti di Winckelmann di proprietà di Vincenzo Vela stesso, in una rara edizione italiana in dodici volumi degli anni 1830-34. Per informazioni: 091-6407044 / 40

................................................................. fino al 3 ottobre Antikenmuseum - Basilea Tutankhamun - L'oro dell'aldilà Centovento oggetti originali dalla Valle dei Re ................................................................. fino a gennaio 2005 Spazio all'Arte Pharmaton - Bioggio Lorenzo Cambin Opere mobili e disegni su tela (Accessibile al pubblico su appuntamento. Per informazioni: 091 - 610 31 11) .................................................................

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mostre Calder e Mirò Amicizia ed affinità

fino al 5 settembre Fondazione Beyeler - Riehen Opere di Calder e Mirò

Max Ernst, di Alberto Giacometti, anch'egli divenuto amico di Calder e Miró, la Parigi di un periodo d'oro dell'arte moderna, così ricco di fermenti e così stimolante per rapporti e scambi intellettuali.

La mostra attualmente ospitata presso la Fondazione Beyeler di Riehen, propone un confronto straordinario fra Mirò e Alexander Calder esponendo ai visitatori settanta sculture dell'artista americano e sessanta dipinti dello spagnolo, due personaggi genialmente innovativi legati da una profonda amicizia che parte dal 1928 e destinata poi a durare per tutto il corso delle loro vite. Le opere selezionate, scelte proprio per documentare l'eccezionale sodalizio, comprendono anche lavori derivati da progetti comuni, a sottolineare l'affinità creativa che già nel 1925 aveva portato entrambi ad aderire, seppur separatamente, alla prima mostra dei Surrealisti nella magica Parigi degli anni '20, la Parigi di Ernest Hemingway e Henry Miller, di

In mostra i Mobiles di Calder, universalmente noti, opere d'arte cinetica nelle quali l'effetto visivo dipende di volta in volta dall'assetto assunto dalle forme in movimento: esili sculture senza volume animate dal soffio dell'aria e dalla legge di gravità. In mostra anche le tele di Mirò, dove un fantastico linguaggio calligrafico affolla le superfici di composizioni surreali dalle inequivocabili analogie con le opere di Calder, le quali paiono la loro versione tridimensionale, a definire in entrambi i casi un mondo di forme sciolte e tenui, animate e fragili. Due grandi maestri al confronto in un'interessante occasione per capire che l'arte è una continua scoperta.

Dal grande freddo

fino al 23 dicembre Galleria Gottardo - Lugano Oltre Bering Le Colonie Russe del Nord Pacifico L’esposizione Oltre Bering presenta oltre centocinquanta oggetti etnografici provenienti dalle Colonie Russe del Nord Pacifico che fino al 1867 erano sotto il dominio della Compagnia russo-americana, oggetti di proprietà del Museo Storico di Tallinn e vengono mostrati per la prima volta in Europa occidentale rpercorrendo un periodo dimenticato della storia russa e dell’espansione coloniale europea. Prima di poter organizzare questa mostra gli oggetti hanno subito un impegnativo e accurato lavoro di restauro e pulitura seguito dagli esperti dello Staatliches Museum für Völkerkunde di Monaco di Baviera e completamente finanziato dalla Galleria Gottardo, una Fondazione per la cultura della Banca del Gottardo. Si tratta di materiali acquisiti da esploratori o funzionari estoni, all’epoca sudditi dello zar, inviati in missioni scientifiche o investiti di grandi responsabilità in seno all’amministrazione della colonia durante la prima metà del XIX secolo. Parte di essi furono da loro donati ad amici e conoscenti. Tutti gli oggetti sono stati raccolti durante viaggi compiuti tra il 1804 e il 1855, il periodo in cui gli estoni operarono in queste regioni. Va anche ricordato che l’America russa (l’Alaska) venne venduta agli Stati Uniti nel 1867. L’importanza di questi manufatti sta nel fatto che essi costituiscono un documento precoce dei contatti delle culture marittime della regione con l’Occidente.

Sono inoltre la testimonianza di viaggiatori illuminati, tenendo conto che a quei tempi gli europei non si preoccupavano certo delle abitudini di vita degli autoctoni dei territori che visitavano od occupavano. La selezione dei materiali in mostra proviene dalle coste asiatiche e americane del Nord Pacifico, dunque da un territorio particolarmente esteso e comprendente numerose etnie, e presenta diverse caratteristiche comuni. La più sorprendente è sicuramente la qualità d'esecuzione. Negli articoli realizzati dalle donne, come mantelli, stivali, cappelli e borse, la lavorazione delle pelli e di altri materiali è di notevole accuratezza. Di grande richiamo anche un’armatura Yuit, un pezzo fondamentale perché sorprendentemente completo, realizzata con placche di avorio di tricheco legate le une alle altre con lacci di cuoio. Gli Yuit dell’Isola di St. Lawrence e della costa della Chukotka erano costantemente impegnati in combattimenti e indossavano delle armature costruite in spesso cuoio di tricheco o, come qui, in avorio di tricheco. Alcuni oggetti testimoniano la vicinanza di stranieri, come quei mantelli dei Gilyak, dal taglio cinese e confezionati in pelle di pesce, e quel cappello a cilindro dei Tlingit, d’ispirazione europea. Per concludere occorre citare alcuni esempi di souvenir eseguiti per gli europei, come una cornice per ritratti, confezionata dagli Athapaskan con scorza di betulla e decorata con motivi floreali fatti di pelo d’alce, dunque materiali tradizionali per un oggetto adattato alle esigenze del cliente europeo. Un'interessantissima e completa esposizione che arricchisce di conoscenza storica su lontane e sconosciute popolazioni in via d'estinzione. Da non perdere.


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re.ar t di apache

Quest'anno il rock'n'roll ne compie cinquanta d'esistenza. E' un bel traguardo se si pensa che agli inizi gli furono dati pochi mesi di vita. I benpensanti ed i moralisti hanno fatto di tutto per decretarne la fine: l'hanno demonizzato e censurato, addirittura furono accesi dei roghi

nei quali bruciare i vinili incriminati‌ ma il rock'n'roll ha resistito come un'edera tenace ed inestirpabile che crescendo ha sviluppato i suoi tentacolari rami per avviluppare i giovani di tutto il mondo. Ed in Svizzera, quando il rock fece la sua apparizione per la prima volta, che effetto ebbe sui giovani d'allora?


gallery Guardate bene queste immagini. Tra questi ragazzi potrebbero esserci i vostri genitori. Sono state scattate a Zurigo e dintorni dal fotografo Carl-Heinz Wienberg, un acuto osservatore del cambiamento repentino che il rock'n'roll operò sui giovani elvetici durante gli anni Cinquanta. Nel 1957 Weinberg incontrò i "Verlausten" (i "Pidocchiosi") nel Sihlholzli, il parco della città sulla Limatt. Da quest'incontro ne nacquero tantissimi altri, durante i quali il fotografo raccolse centinaia d'immagini che documentavano i fermenti ed i trend dei giovani zurighesi. I "Verlausten" erano malvisti dai cittadini di Zurigo, erano considerati "malfamati" e "sbandati". Ma lo scherno e l'ostilità dei concittadini non fermarono l'evoluzione di questo gruppo che diventò ben presto un folto manipolo di giovani "ribelli". Erano una gang formata da ragazzi di città o delle campagne circostanti, tra cui molti dei quali fuggiti di casa. La città n'era terrorizzata: raduni ed incontri, in piazza o presso il caffè Mary e lo Schwartzer Ring, assemblavano un bel numero di teddy boys e girls della città o in visita dalle periferie. Allo stesso tempo, a Basilea, a Berna, e a Ginevra si formarono bande simili. La musica rock fece da collante al movimento: il jukebox nei bar era il polo catalizzatore attorno al quale incontrarsi, e con colonne sonore a base di puro rock'n'roll si organizzavano i "camp", le feste all'aperto nei boschi circostanti, durante i quali il divertimento era costituito da spericolate gare di motocicletta e balli acrobatici. A questi giovani bastava poco per divertirsi: un disco, una sigaretta, una birra e una ragazza carina con cui ballare. Weinberg (che oggi ha 78 anni e vive sempre nel suo vecchio appartamento-museo totalmente ricoperto d'immagini) fotografò l'evoluzione di questa moda che non ne voleva sapere di scomparire, diventandone il fotografo "ufficioso" a seguito delle gang giovanili della regione svizzero tedesca. Il suo lavoro proseguì per decenni, ed in gran parte è riportato in Karlheinz Winberg: Photos 1954-95, edito dalla Scalo/Andrea Züst Verlag di Zurigo, da cui abbiamo tratto le immagini qui pubblicate. Il frutto del lavoro di Weinberg fu esposto durante una mostra nel 1980 a Zurigo, dal titolo The Rebels 1955-1960. L'esposizione ebbe un grande impatto sulla popolazione, in quanto certificava un momento storico nell'evoluzione sociale giovanile in Svizzera, un istante di forti tensioni e contrasti tra queste primigenie realtà "ribelli" e il mondo circostante. Molto accurato il lavoro di Weinberg: da queste immagini scaturisce una fauna giovanile di carattere e sicura di sé, molto unita e compattata da un senso d'amicizia profondo, e con uno stile nel vestire particolarissimo, ispirato dalle correnti che soffiavano dagli Stati Uniti e rivisitato in un look che farebbe invidia agli stilisti d'oggi. Borchie, fibbioni esagerati, brillantina e pettinature cotonatissime, brache e giubbotti jeans, ed infine i primi "chiodi". Oltre alle immagini dei primi rockers svizzeri in questo gran volume troviamo anche quelle dei decenni susseguenti, periodi che videro i primi hippy e Hell's Angels, due correnti che ebbero molti adepti nella Confederazione. Un libro che celebra gli outsider svizzeri, quelli che per primi hanno aperto le porte alla trasgressione ribelle giovanile. Ve ne consigliamo caldamente la visione. Karlheinz Winberg Photos 1954-95 Scalo/Andrea Züst Verlag (2000)

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mostre

Delle dovute forme

re.art

(*1)

(*2)

Fino al 1° agosto, presso la Pinacoteca Cantonale Giovanni Züst di Rancate, per il secondo anno, grazie all’invito e ospitalità offerto dalla Curatrice del museo Mariangela Agliati Ruggia, la Visarte organizza una mostra collettiva, che permette di presentare un gruppo d'artisti che si sono confrontati, negli interessanti spazi della galleria, seguendo una traccia tematica. In esposizione quindi le opere di Sibilla Altepost, Marisa Casellini, Charlotte Eftimovski Marbach, Francine Mury, Valeria Romerio Boisco, GiovannaSalvioni, Stefano Spinelli e Francesco Vella. Sotto il titolo Delle dovute forme si è voluto cercare di far emergere quelle particolarità artistiche che mettono a confronto, in una sorta di balletto dialettico, le caratteristiche di un'opera in rapporto con la figura dell’artista stesso, e perciò tentare di scoprire quali siano i meccanismi di fascinazione che legano e condizionano la fruizione da parte del pubblico. Come scrive l'economista Christian Marazzi a prefazione del catalogo pubblicato per la mostra: "… Da quando l'informatica, il marketing, il design, la pubblicità, tutte

Edward Hopper

Cape Cod Evening 1939

(*3)

le discipline della comunicazione, si sono impossessate della stessa parola concetto esclamando: è affare nostro, siamo noi i creativi, siamo noi i concettori e i veri produttori di forme, il rapporto d'amicizia tra il concetto e la creazione chiama in essere un'altra attività, un altro compito. E' di una pedagogia del concetto che si ha bisogno, è di una analisi delle condizioni di creazione come fattori di momenti capaci di restare singolari…". Una speciale occasione questa per scoprire opere ed artisti strettamente legati a vicenda, in un connubio dall'esclusivo spirito artistico. fino al 1° agosto / Pincacoteca Cantonale Giovanni Züst - Rancate Delle dovute forme opere di Sibilla Altepost, Marisa Casellini, Charlotte Eftimovski Marbach (*3), Francine Mury, Valeria Romerio Boisco (*1), Giovanna Salvioni, Stefano Spinelli e Francesco Vella (*2). Informazioni: www.visarte-ticino.ch

fino al 5 settembre / Tate Modern Gallery / Londra

Nighthawks 1942

Per chi avrà quest'estate l'occasione di visitare Londra, ecco un appuntamento da non perdere: la retrospettiva di Edward Hopper alla Tate Modern Gallery. Maestro del realismo americano, ma di un realismo intriso di un sentimento immerso nel silenzio e nella solitudine, Hopper ha segnato con la sua immensa opera un'intera generazione di artisti del '900, lasciando un'indiscutibile impronta anche sul cinema e sull'immaginario collettivo. Indimenticabili certe sue scene di vita quotidiana americana, ambientate in quelli che si sarebbero poi chiamati i "non luoghi" come distributori di benzina, bar, drugstore, strade deserte di città e di campagna. Immagini che hanno forgiato la nostra visione dell'America tra gli anni '20 e gli anni '40, rese in momenti congelati, quasi fotografie di momenti sospesi, atemporali. La solitudine rassegnata ed agghiacciante che traspare dai dipinti di Hopper è di un'intensità travolgente, che toglie il fiato.

Intermission 1963

L’imponente rassegna presso la Tate Modern raccoglie olii, acquerelli, disegni e stampe per ricostruire l’evoluzione della pittura di Hopper, in un percorso cronologico, che prende le mosse dal soggiorno parigino dei primi del Novecento, fino alle scene dell’american life. Tra gli ottanta dipinti in mostra alla Tate Modern spicca Nighthawks (Nottambuli), una delle opere più famose e memorabili di Edward Hopper, realizzata nel 1942. Quest'immagine fu presa a modello per le scenografie di film e in ambito pubblicitario. Il realismo di Hopper, tirato agli estremi grazie ad un taglio netto della luce ed ad una perfezione del dettaglio, ha ridisegnato un America dura, severa, in particolare New York, che tra le sue tele pare vissuta da delle anime solitarie ed irrimediabilmente sconsolate. Quadri che inducono a chiedersi chi siano i protagonisti dall'aspetto anonimo, quali siano le storie dietro a quelle facciate immobili anche se vibranti d'intensa umanità. Per informazioni: www.tate.org.uk



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Inferno

The Cure

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next primitive arrivederci a settembre

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