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03.2005
mensile gratuito della Svizzera italiana per le nuove tendenze: musica sport moda hi-tech eventi cinema letteratura arte www.resetmagazine.ch
UBS Snowsport Camps: Learn from the best!
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In questo periodo la tematica d’attualità in Ticino è la questione dei male-detti giovani. In febbraio sono iniziati ufficialmente i lavori del Forum Cantonale dei Giovani che quest’anno presenterà come progetto una “carta dei giovani” per definire il punto della situazione che sta coinvolgendo il mondo politico, quello dei media e delle istituzioni sociali (www.infogiovani.ch). D’altra parte c’è il Forum dei Giovani, che ha raggiunto ormai la maggiore età: da poco ha conquistato una certa autodeterminazione scacciando i male-detti vecchi dal suo comitato e insomma, i nodi cominciano a venire al pettine. Tempo di confronti sull’argomento giovani, tempo di fare un reset, dunque. Com’è che si dice? Ah sì... finalmente! Era ormai troppo palese che i cliché e le posizioni ufficiali sui giovani, come l’individuazione delle problematiche a loro associati, siano da troppo tempo fuori corso, ovvero antiquate. La goccia che ha fatto traboccare il vaso, e spero sia stata solo una provocazione, è la controversa proposta scaturita l’anno scorso per il coprifuoco a Locarno dopo le famigerate scazzottate tra giùvin per i riali della ridente cittadina lacustre. Questa proposta era identica, pensate, ad una risoluzione emanata dal Municipio di Bellinzona nel 1850 (sic!). Certo dobbiamo accettare il fatto che il ritmo “latino” del nostro soleggiato cantone è più lento di quello dei nostri connazionali, è però innegabile che il gap che atavicamente proviamo con il resto della Svizzera sta cominciando ad assumere tonalità assurde: difatti oltre Gottardo le problematiche inerenti i giovani sono affrontate con maggiore cognizione di causa e obiettività. Per dirla in breve: a me personalmente, come a molti altri male-detti giovani che cercano di darsi da fare nelle male-dette attività giovanili, questo fatto ha procurato profonde sensazioni di disagio e frustrazione, che si dovrebbero superare, ma sai però che due palle ci siamo fatti? Diciamola tutta: grandi così! Chiaro che l’unica via di uscita è provare a sdrammatizzare. E’ veramente giunta l’ora di una svolta, si sente nell’aria muoversi qualcosa, si sente una certa disponibilità ad affrontare l’argomento, si stanno delineando all’orizzonte personaggi-autorità con una mentalità abbastanza al passo con i tempi... Spero solo di non avere le allucinazioni. R.C.
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REPORT - Niente sesso, grazie! REPORT - Sdoganamento gay / SCANNER MODA - Etnico & easy TRAVEL - New York FREE.STYLE
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REPORT - Kitewing freestyle meeting HI.TECH
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CYBERCORNER - Paura per il commercio on-line CYBERCORNER - 10 anni Yahoo! + CYBERFLASH WEBCORNER / WEBFLASH PRODUCT GAMES - Metal Gear Solid 3: Snake Eater GAMEFLASH RE.PLAY
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DISCHI - Recensioni DISCHI - The Kills - Due cuori e una capanna SWISS SOUND DISCHI - Fragili e riservati + Irriducibile INFORMER LIVE - Queens Of Stone Age + LIVeTOUR LIVE - Mlada Fronta LIVE - Izul + Electro Soup LOCALCORNER LOCALCORNER - Stendeck + Michel LOCALCORNER - Nova RE.VISION
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CINEMA - Berlinale esplicita CINEMA - Ingannevole è il cuore ... + Locarno 2005 CINEMA - Be Cool + Nel meraviglioso mondo dei Robots NEXTSCREEN + DVDMANIA RASSEGNE RE.AD
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LIBRI LIBRI - Bob Dylan-Chronicles Volume 1 LIBRI - IN BREVE + Ponte Magico COMICS - SSHHHH! Silenzio, parlano le immagini
SUM RES P M I editore sagl ik mediat 2 3 6 4 cp no 04 luga ch - 69 eting e, mark o direzion ità per il ticin c li b b e pu zine.ch cassis renato g@resetmaga in market +91/970 24 45 / 1 tel +4 +91/970 24 46 / 1 4 fax + azione bile red a s n o p res ying e art bu Bernasconi a zine.ch ll Gabrie e@resetmaga n redazio 91/967 34 91 + / 1 4 tel + grafica layout e ssino a Marco C tik Sagl ia .ch d e per M esetmagazine r @ o marc zione distribu Sagl, Lugano ik Mediat vizzera per la S o à it c li pubb , Zurig ox Print Mediab roietto P Sandro mediabox.ch o@ t t ie o r p 50 20 +1/205 / 1 4 + l e t nti boname .ch b a io iz serv azine setmag www.re gazine a re.set m 2 CP 463 Lugano 04 CH - 69 stampa
RE.ART
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GALLERY - Jean-Michel Basquiat - Enfant terrible CONCORSO - being basquiat - Concorso di fotografia AGENDA MOSTRE
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ABBONAMENTO
ediz EDIATIK 2005 M
Rauchen gefährdet die Gesundheit. Nuit gravement à la santé. Fumare mette in pericolo la salute.
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TREND.SETTERS
REPORT
Niente sesso, grazie! di Gabriella Bernasconi
E’ il momento degli asexual, quelli che si definiscono “del quarto sesso”, e che vogliono distinguersi dagli eterosessuali, omosessuali, e transessuali. La loro particolarità? Sono le persone che non provano nessun tipo di attrazione sessuale, né per gli uomini, né per le donne.
In una società dominata dal culto del sesso, essere un asexual è piuttosto scomodo. Il timore di essere additati, incompresi, scherniti, ha reso a questa fetta di umanità la vita piuttosto complicata. Anche se negli Stati Uniti sta prendendo piede il fenomeno della “castità” a scopo preventivo in un operazione capillare caldeggiata dal presidente Bush, questa attitudine viene ancora vista come quella più tabù. Il concetto dominante è che in un modo o nell’altro il sesso faccia parte della vita di ognuno, ma per gli asexual non è per forza così. Per loro il sesso non è un elemento fondamentale della loro vita, in nessun senso. Anzi: per molti fare sesso è un fastidio, addirittura un’imposizione, che svolgono di malavoglia, soffocandone nell’intimo della propria anima il totale ribrezzo. Non è una malattia, né un difetto genetico e nemmeno la paura di essere rifiutati dagli eventuali “amanti”: gli asexual sono persone normali che amano stare con gli altri, a condizione, però, di non finirci per forza a letto. Promotore di questa nuova frangia d’orientamento sessuale è David Jay, un giovane di St. Louis (Lousiana) che ha deciso di gettare la maschera, e di fondare il sito AVEN (Asexual Visibility Education Network - www.asexuality.org) per permettere agli simpatizzanti una maggiore visibilità, nonché d’incontrarsi e relazionarsi, e di stampare gadget, magliette e cappellini con slogan in cui riconoscersi e proclamare al mondo il proprio distacco dal sesso. In pochi mesi David Jay ha raccolto oltre a 3’000 adesioni da ogni parte del mondo.
Dichiararsi asessuale è un atto di coraggio non da poco, se si pensa che la nostra società punta tutto sempre più sul sesso. E le motivazioni per dichiararsi tali non sono così ovvie come si potrebbe pensare, come la mancanza del partner adatto, per esempio, o le convinzioni religiose o morali, oppure dei difetti fisici. In molti casi - secondo degli studi canadesi che certificano l’1% di asessuali su 18’000 intervistati - si è riscontrato che è proprio l’eccessiva esposizione di sesso sui media, in tivù, nella pubblicità, che provoca un’assoluto rigetto anziché desiderio. Lo studio, che è stato effettuato dalla St. Brock University di Ontario, Canada, specifica inoltre che l’argomento è talmente delicato da far serimente sospettare una percentuale nascosta d’intervistati che hanno avuto il pudore di dichiararsi asessuali. La totale mancanza d’interesse per il sesso di queste persone ha portato spesso ad equivoci madornali. Tacciati d’omossesualità (meglio pensare che uno sia gay, piuttosto che sia esente da qualsivoglia tipo di libido) gli asessuali soffrono di una doppia frustazione: per gli altri sono dei gay un po’ strani, per sé stessi non sono nemmeno dei gay. Quindi, paradossalmente questa non-pratica sessuale viene vista oggi come una perversione, se non è inserita in un contesto religioso (basti pensare al voto di castità della chiesa cattolica e di altre religioni) o legata ad uno stress creato da uno shock, come dopo uno stupro.
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Sdoganamento gay Il 2005 è stato forse l’anno in cui il movimento gay ha goduto della più grande visibilità, ed in ogni ambito, a prescindere da quelli della moda e della musica: nel cinema (ad esempio il colossal Alexander ha sdoganato il concetto filosofico dell’omosessualità antica negli Usa), nella politica (presenti ed attivi in Francia, Germania e Italia deputati, sindaci, ministri che hanno fatto outing) e nei dibattiti alle elezioni presidenziali di molti paesi (“matrimoni gay, si o no?”), poi in televisione: in Italia clamoroso l’outing del giornalista Cecchi Paone, ed emblematiche le nuove trasmissioni-trend come I magnifici 5 dove cinque gay insegnano ad altrettanti uomini eterosessuali a come essere “in” e “trendy” (trasmissione in programmazione anche sulla DRS) o condotte da effervescenti presentatori come Fabio Canino di Cronache Marziane, o ancora la vincita dell’eccentrico Jonathan Kashanian nella più recente edizione del Grande Fratello italiano. Insomma oggi più che mai essere gay è una fac-
cenda normale e tollerata. Gay è bello. Finalmente, dico io. Ma... c’è un ma: ovunque si parla sempre e solo di gay maschi. Per le femministe è sempre la stessa storia. Aldiqua o aldilà della sponda, il maschilismo dilaga imperante. Difatti manca, in questo corale outing omossessuale, la voce dell’altra metà del cielo gay, ovvero la voce delle lesbiche. Donne che ormai non sono più da considerare dei maschiacci, che si sono rimpossessate della loro femminilità. Donne che lavorano e fanno parte della società, che assumono ruoli importanti ed influenti. Donne normali e attive quanto i loro simili di sesso opposto. Donne che, purtroppo, ancora non possono rivelarsi per non minare le loro fragili posizioni. C’è ancora molta strada da fare. Solo quando sarà riconosciuto anche alle lesbiche lo stato di persone senza alcun preconcetto di sorta, sarà allora che si potrà dire che l’accettazione dell’omosessualità da parte del mondo civile è completa e definitiva.
o! ma, prendenostolorum di Ro a “devono Ap na gi Re eo ac en Il pontificio at tto che alcuni episodi di cron dere sul en fa pr l r da pe e to rm un la sp do nello d’al pa m ca o: l’aumento un at e ut ar sottoval po rappresent op tr ra co attutto da ma an serio un proble nfronti del satanismo, sopr una cattedra re i co di interesse ne , ha infatti deciso di attiva iale contro zzi” ec sp ga a ra i dr de ua e sq rt pa omX che saranno la York cerdoti e agli er Malc r istruire quelli . Le lezioni, riservate ai sa sacerdofebbraio a New fa. La pe 31 Museo p il o at rd na co o al Sata ato ri t’anni l’avanzata di za in teologia che si preparan aprile. Tra Malcolm X è st venne assassinato quaran Ballroom che 14 n il en ve o bo lic do nn du o di ra ci Au ti ifi de en stud nell’ed si conclu e y e o svolta nella tt at og Be ci lu e affrontelie in o m og ut i, m co rt av ori espe ch lm X e la sono già gi co o, ag zi al i, cerimonia ha m M i e a ar etr rd pr ni e alcu i antropologic e per rico orico ch docenti ci sono versi punti di vista: aspett ici, teologii cambierà nom o diventerà in un museo st a su la e X stor colm ci da di ranno il tema sociologici, aspetti biblici, ci e, infine, gli Shabazz. L’edifi tori la storia della vita di Mal in occasione i, gi o ic ta ur gi si og lit ag vi i ol m tt ai en à pe 19 m feno senter ituali, as gurato il ore ir au at sp ic in e i ed rà al pr sa l or st eo de ci, aspetti pa eredità. Il mus anniversario della nascita o ifici. aspetti scient dell’ottantesim nso black. sesto se tie sto è nel iu ia e altre malat g en to fr n zo u hi p sc l I La il o o e r at o gi in no patolo a del tes atico e ha dest La mapp del cervello so ive di fregegnere inform presa di software in un è er pr th te ad sua im Michael St notoriamen lla vendita della romanzo d’avventuda meccanismo to un va i: ca or ri denaro re un ni inibit ve ri si sc ro o: lib gn Il so e. sa su alcune de al suo più gran un tesoro realmente esistent negli Stati che forse si ba niche” del o a ca at a ec ra che conduc Il tesoro nascosto, pubblic e le 100.000 anomalie “m te. o tr te recentemen ol er nt op to pu sc du lo en el (v rv e chiama ap ce br l m familiari per mese di nove rca dell’area de Uniti lo scorso ncito il proliferarsi di gare ovani lettori avede nella rice e ha pubblicato tr in si e ch sa gi tà I E’ la possibili cerca che la rivista Scienc copie) e che ha nto del “tesoro nascosto”. trebbe in pu puzzle (acclusi i ap de ta e er rr op po esto senso”, ri intuizione dei ricercatori po dicare ai sc m “s la co ri un e e di st re pi lo e e in io. L’ e delle del va a metà febbra la diagnosi di certe malatti ti concentrare devono seguir raggiungere un tesoro vero e en r futuro facilitar gione del cervello dei pazi oni. al romanzo) pe . zi ri e re un al lla sf qu do di in e di i e ie ic al on ed m mili a di anom rc ce ri la al e l’attenzion Satana,
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MODA
Etnico & easy Una stagione piena di colori e fantasie, quella della primaveraestate 2005. Le vetrine dei negozi d’abbgliamento espongono le novità di moda dalle tonalità calde, con stampe in splendidi colori, gioielli tribali, tuniche e caftani ricamati ... Un look dal gusto esotico e comodo.
L’India è stata una delle maggiori fonti d’ispirazione per il nuovo trend primavera-estate. Anche l’Africa e la Cina hanno hanno dato il loro contributo ispirando la creatività dei designer con le loro stoffe e le loro tipiche combinazioni di colori. Gonne larghe e lunghe, e gioielli tintinnanti per uno stile esotico e sciolto, tinte calde ispirate alle spezie orientali, specchietti, paillettes, cristall e perline per un look ‘Bollywood’, e lino per il nuovo look safari. Colori come il verde smeraldo, il giallo sole, il fucsia, il viola... Il fattore che accumuna i vari stili derivati da questo trend sono i tessuti: bando alla tinta unita, è il momento delle fantasie. Quindi via libera alle più eccentriche ed ardite combinazioni: abbinare tra loro stoffe orientali, floreali, animaliste e batik, a materiali più grezzi come lo shantung, il lino e il cotone, è il “must” del momento. Questi i diktat che gli stilisti ci stanno proponendo, aprendo la via ad una moda più comoda e disimpegnata, contrariamente alle “restrizioni” degli anni passati, come le magliette stretch, le scarpe a punta, le misure striminizite... Un look più easy ma allo stesso tempo molto sensuale. Questo trend inaugura un nuovo corso per la moda dove molti dei punti chiave degli anni passati vengono scardinati da alcune nuove tendenze. Quello che un anno fa era “in” oggi è “out”. Vediamo quali sono i nuovi punti ai quali, se vogliamo davvero essere “in”, dobbiamo attenerci d’ora in poi.
Vita bassa o vita alta?
Negli ultimi anni la vita di pantaloni e gonne era bassa, bassissima, anzi era crollata proprio. Ora, grazie alle influenze degli anni ‘40 e ‘50 che si ritrovano nell’alta moda, la vita di gonne e pantaloni ritornerà a longitudini più umane. Vita alta quindi, per sottolineare le forme femminili che recuperano così la loro bellezza originale, senza dare l’impressione di “culo basso”. Pancia scoperta o schiena nuda?
La pancia scoperta è assolutamente fuori corso. La cerimonia della consegna degli Oscar è una delle occasioni in cui si stabiliscono le nuove tendenze, e difatti quest’anno non era la pancia ad essere nuda, ma bellissime schiene. Un tripudio di abiti scollati sul retro, per un look più sensuale, che suggerisce e non “ostenta”. Nero o verde?
Il total black è “out”. Negli ultimi anni il nero ha preso il monopolio nella moda, regnando in ogni look, dall’alta moda, passando per il pret à porter, fino ai trend giovanili. Ma intanto il verde (petrolio, oliva, militare, ecc), quatto quatto, è diventando il nuovo “nero”, prendendone il posto di tinta elegante per antonomasia. Dunque: il nero abbinatelo con altri colori, il look “becchino” non è più “in”. Scarpe con la punta o scarpe rotonde?
Sempre sull’onda dello stile anni ‘40’50 le punte delle scarpe (e finalmente i nostri piedi ringraziano) si arrotondano. Ballerine ingenue, scarpe con il tacco basso, sandali comodi, in materiali naturali ornati da perline... comunque le scarpe a punta sembra che siano ancora “in”, ma ciò vale solo ed esclusivamente per gli stivali, un “must” con i gonnelloni floreali per un look folk.
di Gabriella Bernasconi
CONTROCORRENTE CHESTERFIELD DA ARROTOLARE
Rauchen gefährdet die Gesundheit. Nuit gravement à la santé. Fumare mette in pericolo la salute.
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TRAVEL REPORT
di Tanica
New York
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II margine ad un città implicita E’ dove il tempo arriva prima, è dove nevica con il sole, è dove si addormentano in metropolitana, è dove anche i sessantenni hanno un paio di cuffie nelle orecchie, è dove molti arrivano al capolinea mentre altri sono solo all’inizio, è dove anche uno svizzero si può stancare, è dove nuotano nelle pareti, è dove “sono il miglior playmaker della lega” anche se la sua squadra è in fondo alla classifica, è dove le bandiere coprono anche dal freddo, è dove i nomi si leggono sui muri, è dove 3 t-shirts a 10 dollari, è dove ti prendi sicuramente il raffreddore, è dove anche l’off è in, è dove la maggioranza sono democratici, ma hanno votato un sindaco repubblicano, è dove il verde diventa arancione. E’ New York.
Woolworth Building. Ora ci sono davanti, a quello che è stato il primo skyscraper di New York nel 1913. Anche se da tempo ha perso il suo primato, lo slancio neogotico della sua architettura lo rende una cattedrale laica, una guglia della civiltà. E per me che sono uno straniero, rimane un punto di riferimento, uno spazio-tempo che mi indica una strada, la via di ritorno verso Park Row. Pensiamoci, al nostro paese non ci orientiamo guardando verso l’alto. Qui a New York invece capita spesso. Sarà il succo della Grande Mela, sarà Downtown + Midtown + Uptown + Bronx e Brooklyn, ma non mi sono mai sentito un disperso, mai un foglio di giornale trascinato dal vento. Ho provato anche ad abbandonare me stesso, ma non ci sono riuscito. Ed è anche la sensazione dei milioni di immigrati dall’Europa che sono prima passati da Ellis Island, diventata museo e centro congressi, per poi stabilirsi sulla penisola di Manhattan. Rimaniamo un po’ sull’Hudson River, e godiamoci lo skyline che ci occupa l’orizzonte. Il traghetto che ci porta alla Statue of Liberty è una crasi di lingue e profili diversi, profili da turista, certo, ma che liberamente hanno deciso di rendere omaggio. A New York la libertà non ha mai avuto così tante sfaccettature, alcune molto luminose, altre meno. Anche quella signora di 45 metri ne mostra una, e deve proprio significare molto per i newyorchesi - poiché è pur sempre un regalo dei francesi. Non c’è da stupirsi allora se l’amministrazione Bloomberg
vuole rendere ufficiale ciò che le generazioni di immigranti a New York hanno sempre saputo: this city is the world’s second home. Questa frase – “The world’s second home” - è in corso di registrazione negli elenchi dei trade mark, perché NY ne vuole i diritti esclusivi per promuovere il turismo, lo sviluppo economico e anche i tappetini per il mouse. A proposito di città promozionali, cosparse di banner, di affissioni e manifesti: durante la seconda metà di febbraio New York ha concesso il suo polmone verde al genio (?) dell’impacchettatore ufficiale della comunità degli artisti: Christo. Arrivando dalla piazza davanti all’Hotel Plaza il colpo d’occhio su Central Park risulta effettivamente spettacolare; sentieri arancioni - The Gates - lo attraversano investendolo di una luce innaturale che per un momento si accaparra dei tuoi occhi, riscaldandoli e spingendoli lontano. Poi ti accorgi della folla di gente che ci sta passando attraverso, a questi filari di cancelli. E incantato segui la scia, e ti ci butti dentro cercando il particolare che muoverà lo stupore. Ma non lo trovi. Ti vengono in mente solo delle grosse tende per la doccia, una in fila all’altra. Le tocchi per capire se sono anche impermeabili. Quanto ne vorresti una. Neanche a volerlo. Vieni a sapere dal New York Times del giorno dopo che uno dei “guardiani” dei cancelli di Christo, ha usato uno dei pali arancioni per tirare fuori dal lago ghiacciato del Parco un terranova che ci era finito dentro mentre rincorreva un altro suo simile. A New York succede anche questo. Preso da entusiasmo, improvviso un fuori programma e rifiuto di seguire i miei due amici allo Yankee Stadium. “Ci vediamo direttamente a casa” gli dico, “devo vedere un paio di posti a Soho”. Allora mi incuffio e mi infilo nella Subway. Il numero di auricolari bianchi aumenta ad ogni fermata - stand clear from the closing door, please. Di tutte le età, di tutti i colori, sotto la giacca, in mano, in tasca, appoggiato sulle gambe. Prince Street. Quasi mi dimentico di scendere. Un altro entra, colpendomi la spalla. Sorry. Ma sorry cosa... anche io sono uno di voi! Per strada mi metto a fissare le orecchie della gente, e tengo il conto. In molti mi guardano strano. Ne ho contati 67. In 40 minuti. I-pod happens in New York. Un oggetto che da noi è culto, qui è già diventato routine. Mentre mi dirigo all’Apple store - ormai sono sotto incantesimo - inizio a vedere in shuffle. Life is random, but not in New York.
CROSS COUNTRY STREET. DISPONIBILE PRESSO RIVENDITORI SPECIALIZZATI SELEZIONATI. MILLIPIEDI NON INCLUSI.
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REPORT
e h t f o g n i K “
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g n i t e e m e l y t s e e r f g n i w e t Ki erlechner foto di Georg Ob
i Jasna in Sloltezza e la ni sciistiche d g of the Wing. o zi a st e la bellezza, l’a lo sloveno ll ce ne ve io in in K ra è b ll b u k B fe ic vittoria del a Best Tr Tra il 12 e il 19 a la prima edizione del Redal kitewing freestyle a Nella categori del gesto che ha sancito la Contest, dove (purlt o to a sv ic è re ed la si d a vo ki a ng va spettacolarità Terza disciplina lo Speedosizione) ad imporsi è a principale er tacolare meeti In questo spet ato l’élite mondiale, il tem edibili piroette aeree Patrick Pollak. troppo debole vento a disp con 47.3 Km/h. cui ha partecip tacolo, spericolatezza, incrancati. troppo con un finlandese Andreas Laurent ntest è stato dunque sulla neve.Spettacolari non sono davvero m stato ancora il finale incoronato Re del cotrick Pollak e terzo e cadute spet e Jump lo S o ll Nella classificant, secondo qualificato Pa ers: ne d ri lo i o a d su l te a a d nt ti a lo stesso Laure ibile sollev cipline affro Ecco le tre dis iettivo è restare il più possurent con un volo di ben Lukasz Ceran. i ob a reas La m nd , o A e rz ping, il cu te es nd to a a iv nl to il fi n è arr com a vincere è stai sci. Il polacco Lukasz Cera snowboard ha stabiliwww.kitewing. no gl u i su d ri ie p i a n 253 met co o ato il salt ri. avendo affrontcord mondiale con 214 met re to un nuovo
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HI.TECH
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Paura per il commercio on-line
di Alessio Cassis
Già all’epoca del primo boom di Internet, una delle opportunità maggiormente enfatizzate da media e imprese, era la possibilità di fare acquisti on-line, seduti comodamente nella poltrona di casa. Furono in molti a pensare che lo shopping telematico avrebbe rimpiazzato quasi totalmente il classico commercio in negozi e super-market. E furono molti coloro che investirono grandi cifre nella creazione di società dedicate a questo promettente mercato, spesso sopravvalutandone le possibilità. Fu così che tra la moltitudine di start-up nate all’inizio degli anni novanta, poche sopravvissero alla crollo della new-economy ed alcune non arrivarono nemmeno a vederne l’inizio.
Passata la grande crisi, la tecnologia su cui poggiava il commercio elettronico maturò, diventando accessibile anche per le piccole aziende e non più solo per giganti quali Amazon o eBay. Le aspettative si ridimensionarono naturalmente, lasciando tuttavia presagire una crescita di pari passo con la diffusione di Internet tra la gente di ogni età e ceto sociale. Le previsioni sembravano ragionevoli e, seppur più contenuta, l’espansione del mercato appariva sicura, se non che la fiducia dei consumatori si fece difficile da conquistare. Complici le incursioni di pirati da una parte e lacune amministrative dall’altra, i casi di frode on-line divennero sempre più frequenti, allontanando i potenziali utenti dal commercio on-line, fino ad arrivare all’attuale stato epidemico di casi di truffe telematiche. Questi reati sono commessi grazie a quello che in gergo viene definito un “furto di identità”, vale a dire quando un criminale viene in possesso dei dati personali relativi a carte di credito, o altro, servendosene in seguito per attività illecite. Recentemente il giornale U.S.News & World Report ha pubblicato le cifre relative alle perdite subite dalla popolazione statunitense in seguito a tali crimini. Nel solo 2004 nove milioni di americani sono stati vittime di furti di identità, causando danni all’economia per 53 miliardi di dollari, costringendo i malcapitati ad accumulare 260 milioni di ore al telefono. Ammonta invece a 28 milioni il numero di persone colpite negli ultimi cinque anni. Non sono stati pubblicati finora dati relativi al mercato europeo ma, considerando le debite proporzioni, si può immaginare che le cifre siano grosso modo le stesse. Gli stessi utenti che mal volentieri fanno uso di Internet per i propri acquisti sono spesso responsabili delle proprie sventure. Password troppo semplici e quindi vulnerabili sono tra le principali cause dei furti di identità. Molte persone utilizzano nomi di figli e animali per proteggere le proprie informazioni e chi sceglie una password complicata, spesso
e volentieri, l’annota su un foglietto in bella vista sulla scrivania o in un semplice file di testo all’interno del computer. È consuetudine anche utilizzare la stessa password per tutti gli account di cui ci si server. Risulta chiaro quindi che con queste premesse non ci si può attendere alcuna sicurezza. Altri pericoli sono rappresentati dalla gestioni dei dati personali dei consumatori da parte delle aziende. Aziende che raccolgono ogni genere di informazioni in apposite banche dati, ma a cui non dedicano le attenzioni necessarie per assicurarne l’integrità. Succede così che Bank of America perde i nastri con le copie dei dati di 1.2 milioni di clienti, o ancora, che la società ChoicePoint dia erroneamente informazioni su 7’000 ad alcuni delinquenti nigeriani, capaci in seguito di effettuare spese per un milione di dollari. Furti di identità a parte, v’è un altro fenomeno che a preso piede negli ultimi anni: si tratta del cosiddetto phishing. E-mail inviate apparentemente da banche e istituti di credito contengono link verso siti confezionati ad arte per sembrare gli originali. Su questi siti verrà chiesto immancabilmente di inserire il proprio nome utente e password che serviranno ai malintenzionati per alleggerire gli averi dei malcapitati. Per l’utente medio, questo genere di truffe può risultare ostico da individuare, tuttavia esistono strumenti per proteggersi, come la toolbar scaricabile gratuitamente da www.netcraft.com. Nel futuro prossimo le strutture attive nell’e-commerce e nell’e-banking dovranno trovare dei nuovi strumenti per l’identificazione dei clienti. La combinazioni di chiavi fisiche unite a codici sembra la più efficace, soluzione peraltro già sfruttata dai grandi istituti di credito. E probabilmente anche la biometria troverà applicazione in questo campo. Nel frattempo però, quasi la metà dell’utenza preferisce non utilizzare la propria carta di credito per gli acquisti on-line, per paura di subire delle perdite.
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Yahoo! i 10 anni che hanno rivoluzionato il web Il capostipite di tutti i motori di ricerca festeggia il suo decennale.
Yahoo!, uno dei brand storici di Internet, compie dieci anni. E lo fa con una pagina speciale, quasi un museo virtuale per celebrare il decennio della webrevolution. Yahoo!, che all’inizio si chiamava “Jerry’s Guide to the World Wide Web” ed era una semplice lista di siti segnalati da Jerry Yang, un giovane ingegnere di origini taiwanesi al tempo appena 27enne, puntò da subito sui profitti. Nato ufficialmente nel 1995 il 2 marzo da questa semplice idea, Yahoo! si è trasformato ben presto in uno dei marchi più conosciuti online, e nel mondo conta più di 345 milioni di utenti singoli. Yahoo!, superata negli anni scorsi la crisi delle aziende legate al web, gode oggi di ottima salute. L’anno scorso il fatturato del gruppo ha raggiunto i 3,6 miliardi di dollari e l’azienda ha 7.600 dipendenti in tutto il mondo. Erano soltanto una cinquantina nel 1996. “In solo una decade, Internet ha cambiato il modo di agire dei consumatori. E’ stata una esperienza eccezionale e meravigliosa”, dice Jerry Yang. “Attraverso quest’avventura volevamo creare prodotti in grado di soddisfare esigenze e bisogni dei nostri utenti ma è si è trasformata in molto di più, in quanto permette a ognuno di noi di scoprire, fare, condividere e interagire”. Il speciale minisito Birthday.yahoo.com ideato da Jonathan Harris (già ideatore del noto sito d’informazione indipendente 10x10 - www.tenbyten.org) è a disposizione degli utenti per ripercorrere gli ultimi dieci anni di storia del mondo Internet, mettendo sotto la lente i cento fatti più significativi della storia della rete, dalla fondazione dello stesso Yahoo! fino alle sfide del futuro, passando dal boom delle dot.com al fenomeno Napster, dai nomi resi celebri del web all’esplosione della bolla della Net economy. Con una sola omissione: Google, il rivale che a tolto a Yahoo! il trono del sito più usato per le ricerche online. L’avventura non è finita, e il progresso porterà ad altre innovazioni informatiche. State sicuri che I tipi di Yahoo! non se le lasceranno sfuggire.
CYBERFLASH Da IBM 100 bigliettoni per Linux La fiducia di IBM nei confronti del pinguino è grande come non mai, tanto da indurre il colosso informatico a pianificare un investimento di cento milioni di dollari per i prossimi tre anni. Il malloppo servirà a promuovere Linux sia nel campo di ricerca e sviluppo, sia nel supporto e marketing per i clienti. Elemento chiave dell’investimento sarà l’aumento di compatibilità e supporto dei sistemi Workplace basati su Linux. I dirigenti della IBM hanno motivato la loro scelta con l’elevata percentuale di clienti che hanno scelto Linux come sistema operativo per i loro prodotti hardware e software. Novità Microsoft Microsoft ha dato annuncio in questi giorni di alcune succulente novità. La prima riguarda l’uscita in aprile delle versioni a 64 bit di Windows XP e Windows Server 2003. La rivale di Intel, AMD già da tempo offre processori con architettura a 64 bit, mentre Intel comincia ora ad entrare nel mercato dei processori con il supporto a questa tecnologia. Altra novità è rappresentata dall’arrivo, previsto per quest’estate, di una versione beta di Windows 2003 Cluster Edition. I sistemi cluster permettono di eseguire grandi operazione di calcolo dividendo il carico di lavoro su più computer collegati tra loro. Questa tecnologia ha permesso negli ultimi anni la creazione di super computer, utilizzando hardware relativamente economico. L’ingresso di Microsoft nel mercato dei cluster è un importante cambiamento e la sfida con i prodotti open-source, molto forti in questo settore, si preannuncia serrata. SHA-1 meno solido del previsto Un gruppo di studiosi cinesi dell’Università di Shandong ha scoperto un difetto in uno dei sistemi hashing più utilizzati al mondo. I ricercatori cinesi hanno scoperto una falla nel Secure Hashing Algorithm-1 che ridurrebbe notevolmente il tempo necessario per violare questo sistema di codifica. La scoperta ha fatto scalpore in un primo momento poiché SHA-1 è il sistema utilizzato in software come PGP e SSL, quest’ultimo è utilizzato correntemente per le connessioni sicure per i programmi di pagamento online. Esperti di tutto il mondo hanno tuttavia assicurato che SHA-1 rimane comunque sicuro e che il suo abbandono era già previsto per il 2010.
di Alessio Cassis
Si spera ancora per Star Trek In seguito alla decisione della Paramount di non finanziare una nuova serie di Star Trek, i fan di tutto il mondo si erano organizzati nel disperato tentativo di raccogliere fondi a sufficienza per ridar vita alla più popolare serie sci-fi. Recentemente è giunto in aiuto dei fan di Star Trek J. Michael Straczynski, già creatore di Babylon 5 e Jeremiah. Sembra che Straczynski abbia già scritto alcuni episodi per una futura serie, ma la Paramount avrebbe rifiutato l’offerta di collaborazione dell’autore. Nell’ambiente della Federazione si continua a sperare ma la possibilità che Paramount torni sui suoi passi, ridando pace e prosperità alla serie, sembrano poche. Nuovo sottomarino USA con “orecchioni” on board Non si tratta di un’epidemia a bordo di un sottomarino, ma della tecnologia di cui è equipaggiato il nuovo sommergibile, classe Seawolf, di cui si è dotato l’esercito USA. Costato la bellezza di 3.2 miliardi di dollari, l’USS Jimmy Carter è dotato di un nuovo sistema di intercettazione delle telecomunicazioni. Questo giocattolino è in grado di agganciarsi letteralmente ai cavi posati sul fondo dell’oceano e intercettarne così le comunicazioni, siano esse dati o voce. Secondo lo stesso ex-presidente Carter, “offre qualità eccezionali, proteggere il nostro paese e per tenere alta la bandiera dei diritti umani nel mondo”. Premio Turing per i padri del TCP/IP La Association for Computery Machinery conferirà ai padri del TCP/IP, Robert Kahn e Vinton Cerf, il prestigioso premio Turino, considerato da molti l’equivalente del Nobel per la tecnologia. Risale ormai al lontano 1973 l’idea di due giovani scienziati di creare un meccanismo per permettere ai computer di dialogare tra loro. Da quel progetto nacque così lo standard TCP/IP che tutti noi utilizziamo inconsapevolmente in ogni tipo di comunicazione che compiamo su Internet. La Association for Computery Machinery intende così premiare quei pionieri che all’alba della scienza informatica, hanno gettato le basi per la nascita di Internet.
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HI.TECH
WEBCORNER
di alessio cassis
www.scaruffi.com
www.undergroundfilm.org
www.arcoiris.tv
www.swampmonster.org
Laureato in matematica all’Università di Torino, Piero Scaruffi detiene un curriculum vitae di tutto rispetto, vantando esperienze sia per conto di grosse aziende che nella ricerca. I suoi interessi non si limitano tuttavia alla sola tecnica, ma includono un po’ tutti i generi di arte, come musica, cinema e letteratura. Da questo suo interesse per l’arte nasce quindi scaruffi.com, un’immensa banca dati contenente informazioni su opere ed autori. Non fatevi ingannare dalla grafica anni novanta del sito, perché scaruffi. com è tenuto sempre aggiornato e i suoi articoli sono redatti in maniera impeccabile.
Undergroundfilm è un’organizzazione non-profit che si prefigge di creare una vasta libreria digitale di film, facilitare la distribuzione di opere di nicchia e aiutare registi e produttori nella distribuzione delle loro opere su Internet. Undergroundfilm. org raccoglie la bellezza di 672 video, per gran parte cortometraggi in inglese, completi di informazioni sugli autori e di forum per la discussione sulle opere. Tra le opere che hanno destato il mio interesse v’è “Disinformation” di Joshua Backer, regista che ha avuto la possibilità di girare questo documentario nella sede super segreta del gruppo hacker “The cult of the dead cow”.
Arcoiris.tv si propone come rete televisiva italiana indipendente, gratuita e accessibile da Internet. Come ben descritto sul sito stesso: A differenza di una Tv tradizionale lo spettatore può decidere cosa vedere in qualsiasi momento, senza più vincoli d’orari e palinsesto. L’offerta di titoli è costantemente aggiornata e proviene sia da filmati che giriamo noi direttamente che da contributi esterni. Per coloro interessati a nuove fonti di informazione esterne ai circuiti classici dei media, arcoiris.tv offre alcuni documentari molto interessanti, sia di carattere internazionale che nazionale. Arcoiris è un poco anti-berlusconiana: membri di Forza Italia astenersi.
Swampmonster.org è il sito web in cui l’artista David Sullivan presenta parte dei suoi lavori. Prediligendo particolarmente il mezzo digitale, Sullivan crea col suo computer immagini, 2d e 3d, animazioni e opere interattive. L’ultimo lavoro, reperibile all’indirizzo www.swampmonster. org/new/egoMachine.htm, è senz’altro tra i più interessanti. Si tratta di Ego Machine: un programma scansiona Google del nome di David Sullivan, ringiovanendo o invecchiando l’immagine della pagina a seconda di quante volte è riportato il nome sul motore di ricerca. Dato che i cambiamenti risultano essere minimi nel corso delle settimane, il visitatore può interagire direttamente con l’immagine dell’autore.
WEBFLASH Fotolog Immagini online www.fotolog.net
Fotografare che passione. Ed ora, con le nuove apparecchiature digitali, fotografare e condividere il frutto della propria passione è ancora più facile e divertente.
La comunità più grande di fotologgers, ovvero quelli che pubblicano in uno spazio offerto da una piattaforma le proprie fotografie, è Fotolog.net. Qui una miriade di persone d’ogni parte del globo posta le sue immagini dando la possibilità agli altri utenti di commentare le immagini. C’è pure la versione in italiano: www.fotolog.it.
Questo è lo spazio ideale dove descrivere la propria vita non più solo a parole, ma anche con immagini che gli utenti iscritti possono pubblicare con pochi semplici passaggi. Partecipare all’iniziativa è piuttosto semplice. Accedendo alla home page, il visitatore può prendere visione delle ultime foto inserite e i fotologger più attivi e più visitati. Se poi l’utente decide di registrarsi basta compilare il breve modulo preposto e in pochi minuti sarà già possibile personalizzare la propria homepage con un saluto rivolto ai visitatori ed iniziare a pubblicare foto e commenti. Una volta effettuato l’accesso al sito attraverso l’apposito modulo di login, l’utente registrato, avrà a disposizione una barra di amministrazione che gli permetterà di gestire tutte le numerose funzionalità offertegli da Fotolog.it. Inoltre nell’ottica di promuovere la community che si sta formando intorno al blog fotografico, Fotolog.it, oltre alla possibilità di commentare le foto altrui dà la possibilità di seguire un fotolog di un amico virtuale. Si sceglie il nome dell’utente e, ogni volta che questo pubblicherà una nuova foto, un messaggio e-mail avviserà degli ultimi aggiornamenti. Più o meno valgono le stesse modalità per gli altri siti internazionali come www.buzznet.com e www.photoblogs.org. La fotocamera digitale e il blog, dunque, come aiuto per guardare il mondo e le vicende quotidiane con attenzione, con un occhio che via via si addestra e diventa più intuitivo; uno sguardo che muta quotidianamente, insieme alla realtà che ritrae.
PRODUCT Biciclette elettriche Grazie al progetto Vel2 un trend in aumento
guerra con Ipod è aperta, pensate che recentemente proprio all’interno della stessa casa di Redmond Bill Gates si è fortemente lamentato del fatto che troppi impiegati Microsoft tengono sulla propria scrivania un Ipod... Novation Speedio Sound professionale per tutti
Nel sito della Vel 2, l’associazione per la mobiità sostenibile, da qualche tempo potete trovare illustrati decine di modelli di biciclette elettriche, con specifiche tecniche e relativi indirizzi dei rivenditori ticinesi. Ce n’è per tutti i gusti e per tutte le esigenze, alcune bici necessitano la patente del motorino, metre altre sono assolutamente libere da licenza. Per ognuno dei modelli proposti, che vanno dai 1’500 ai 4’500 franchi la Vel 2 offre un contributo di 700 franchi sul prezzo di listino, un incentivo questo che ha reso possibile il divulgarsi di questi ecologici ed economici mezzi a due ruote. Il sistema è piuttosto semplice, le bici sono munite di batteria ricaricabile e motorino elettrico e mentre viaggiate potete ricaricare la batteria pedalando, se la batteria si consuma faticherete come con una bicicletta normale, ma almeno siete sicuri di non restare mai a piedi. Alle nostre latitudini a causa dei molti dislivelli la bicicletta non ha mai preso molto piede a confronto con le città degli altri cantoni, ma con questo sistema la bici diventa interessante anche per i ticinesi. Coraggio, provatela, faticando meno la bici oggi è più simpatica. www.vel2.ch Creative Zen Portable Media Center Ovvero l’avversario nr.1 di Ipod & Co.
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console alla rete, la seconda, che richiede però 2 unità, è quella di connettere due consoles a distanza per giocare contro un unico avversario. Questo modello è in grado di comunicare a 11 Mbps e soddisfa quindi le richieste tecniche richieste dalle consoles, il suo prezzo di circa 80 franchi inoltre lo rende oltremodo interessante perché è circa equivalente al costo di un lungo cavo ethernet. Per maggiori ragguagli tecnici: www.linksys.com PalmOne Treo 650 Il rivoluzionario telefonino debutto in Svizzera con Orange
Ecco finalmente un prodotto che soddisfa le esigenze di dj e musicisti ad un prezzo ragionevole. Questo modulo esterno della Novation vi permette di interagire senza perdita di qualità con il vostro computer, sia che lo usiate in uscita per i vostri dj set, sia che vogliate acquisire suoni da qualsiasi fonte esterna. Garantita la compatibilità sia con Mac che con pc. L’interfaccia compatta Speedio ha una dotazione di base completa di connessioni Audio e MIDI, per quella che rappresenta sicuramente una soluzione ottimale come rapporto tra prezzo e prestazioni, una scheda ‘all in one’ con protocollo USB senza necessità di ulteriore alimentazione esterna. Se la vostra esigenza è quella di lavorare in studio o con un sistema portatile, la ricca dotazione di ingressi e uscite, i due preamplificatori microfonici con connessioni da 1/4” Jack/XLR combi, l’alimentazione phantom disponibile indipendentemente per ogni ingresso e due preamplificatori ‘ultra low noise’ sono sicuramente delle specifiche difficilmente riscontrabili in prodotti della stessa fascia di prezzo. In vendita a circa 280 franchi, maggiori informazioni su www.novationmusic.com Linksys WGA11B connessione senza fili alla rete per PlayStation2, Xbox, GameCube
Questo oggetto è il lettore ultra-compatto di nuova generazione per l’intrattenimento audio e video. Al suo interno possono essere stoccati fino 20 GB di film, immagini e musica scaricabili da Pc su base Windows XP. La connessione è supportata dalla classica USB 2.0, ed i formati supportati sono Window Media Video (WMV) 7, 8 e 9 per la riproduzione video, mentre per l’audio sono Window Media Audio (WMA) ed MP3, mentre ricordiamo che con Window Media Player potete convertire file ASF, DVR-MS, AVI, MPEG1, MPEG2*, MPE, M1V, MPG, MP2, WAV, AU e SND. Lo schermo è un LCD retro illuminato da 3,8 pollici con risoluzione 320 x 240 Pixel. Per farvi un’idea di quello che potete portarvi appresso con questa “scatolina” di 14,4 x 8 cm pensate che al suo interno potete stoccare fino a 85 ore di film e fino a 9000 canzoni. La
HI.TECH
Il futuro delle consoles è sempre più indirizzato verso la rete, infatti le ultime generazioni di casa Sony, Microsoft e Nintendo sono fornite di una presa ethernet. Nondameno le case sviluppatrici di giochi offrono oggi un gran numero di giochi con la giocabilità via ethernet. Ecco quindi un gadget per risolvere un diretto problema che ne consegue: la connessione. La Linksys offre un semplicissimo sistema di connessione senza cavi che non richiede l’istallazione di driver o di software, l’attacchi e funziona subito! Questo strumento offre due funzionalità, la prima è quella di connettere la
Bel colpo per la Orange che dal mese di aprile sarà il primo fornitore di telefonia mobile in Svizzera a lanciare l’attesissimo Smartphone Treo 650. Solo fra qualche mese infatti Swisscom e Sunrise saranno abilitati a supportare la tecnologia di questo gioiello, annunciato come il più temibile avversario della Nokia e del suo Communicator. Il Treo 650 è un sofisticato telefono cellulare con tecnologia quad-band GSM/GPRS, è un organizer Palm OS con applicazioni di messaggeria (email, SMS e MMS) con funzionalità chat, è un lettore MP3 (che però necessita di una scheda di espansione venduta separatamente), è un browser Web e non poteva mancare le fotocamera digitale. Al suo interno ospita un processore Intel da 312 MHz, mica noccioline, che può tranquillamente gestire il pacchetto Microsoft Office e file HTML. Puo’ gestire fino a 8 account di posta elettronica IMAP o POP e interagire con altri apparecchi compatibili con l’ormai standardizzato sistema Bluetooth e con un kit aggiuntivo si può anche trasformare in un GPS satellitare. Il collegamento al sito web della Palm per il download di software è gratuito. La filosofia che piace molto al pubblico è che contrariamente a molti suoi concorrenti la Palm non riempe i suoi prodotti di funzioni che non si useranno mai appesantendo inutilmente la memoria, si potrà plasmare a seconda dei bisogni e a tal proposito sulla rete si possono trovare centinaia di software per tutte le esigenze. La batteria rimovibile agli ioni di litio permette 6 ore di autonomia per la conversazione e 12 giorni in standby. La memoria utilizzabile è di 21 MB, ma il Treo 650 ha anche uno slot per schede SD/MultimediaCard per l’aggiunta di applicazioni e la memorizzazione di file audio e video, in pratica un hard disk esterno. Più hi-tech di così non potrebbe essere. www.orange.ch
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GAMES
: 3 d i l o S r a e G l a t e M Snake Eater Il serpente torna a strisciare sulla console della Sony di michael bartolotti
Ogni volta che penso a Metal Gear Solid non posso non ricordare la spasmodica attesa che si era venuta a creare per l’uscita del secondo capitolo della serie, il primo tra l’altro per la PS2: Metal Gear Solid 2: Sons of Liberty. Quel giorno mi parve di assistere ad un evento simile a quelli visti negli Stati Uniti per l’uscita di un qualche film attesissimo. Una fila interminabile di pazienti ragazzi pronti a mettere le mani sul quel tanto agognato bottino, attesero quasi un ora l’arrivo del corriere di fronte al negozio. Cori, canzoni, balletti quasi a riecheggiare un clima da stadio pre-partita, fece da sfondo ad un inconsueto quanto divertente fuori programma per l’acquisto di uno dei videogiochi più attesi della storia.
L’altro giorno andando ad acquistare la mia copia del nuovo Metal Gear Solid 3: Snake Eater, devo ammettere di essere rimasto un po’ deluso dall’assenza di quel favoloso clima goliardico di cui feci involontariamente parte. Il secondo capitolo di uno dei giochi più apprezzati di sempre, sotto alcuni aspetti aveva deluso i suoi fan per alcune scelte opinabili in sede di trama e alcune licenze che il signor Kojima (il papà del gioco) si prese, tronfio del successo del primo episodio apparso nella ormai vetusta prima Playstation. La delusione di alcuni e la crescente quantità di concorrenti, come non da ultima l’apparizione di Sprinter Cell della UBISoft, probabilmente sono da considerare quali cause di questa quasi completa assenza di entusiasmo per l’uscita di un prodotto comunque di ottima fattura sotto diversi punti di vista. Questo terzo Metal Gear, trae molti spunti dalle gesta del prode Sylvester Stallone nel primo film di Rambo. Questa volta il nostro Snake si troverà a dover affrontare le pericolose insidie della giungla. Quindi i pericoli non saranno dettati solo dalla presenza dei nemici, ma anche da una natura ostile. Inoltre pur essendo rimasto sostanzialmente uno stealth-game in cui il non farsi vedere risulta la carta vincente, si è dato molto peso, vista l’ambientazione, alla capacità di mimetizzarsi del protagonista rispetto all’ambiente circostante e non più il semplice nascondersi dietro agli angoli come nei capitoli precedenti. Altro elemento nuovo che riecheggia le gesta della famosa pellicola sul veterano del Vietnam costretto suo malgrado a sopravvivere nella foresta è il dover trovare, cacciando, le fonti di sostentamento. Per dare poi quel pizzico di realismo in più, se questa volta verrete feriti dai nemici, non basterà prendersi le solite scatolette nutritive, ma bisognerà mettersi al riparo, bendarsi e aspettare che il fisico si riprenda. Questo sulla carta, perché in realtà, il processo è talmente semplice da non creare mai un vero problema, rovinando così una potenziale buona idea. Accennando a buone idee sfruttate male, anche il sistema di combattimento che teoricamente doveva dare nuovo spessore alla giocabilità alla fine risulta solamente un abbellimento al sistema di comandi noto a tutti gli appassionati della serie.
HI.TECH Il gioco risulta piuttosto divertente anche se spesso, si ha la sensazione di seguire un percorso pre-programmato e si perde il senso di libertà, votato anche alla rigidità della telecamera che a volte risulta frustrante in alcune sequenze del gioco. Tra i punti forti da annoverare uno è la grafica, che a parte qualche sbavatura mantiene gli ottimi standard del passato con qualche notevole finezza degna della Konami, un altro è il sonoro, che oltre ad un audio pulito e realistico possiede una delle colonne sonore dei videogiochi più belle mai realizzate e per ultimo una trama appassionante che vi spingerà ad andare avanti fino alla conclusione del gioco. A proposito di trama, se siete giocatori frenetici che odiano le sequenze di intermezzo tra una missione e l’altra, avete sbagliato gioco, perché qui la trama è una colonna portante del prodotto targato Konami ed è estremamente complessa e articolata. Di fatto il gioco è un lungo flashback che ripercorre le prime missioni del veterano dal nome in codice Snake, durante il periodo della guerra fredda tra USA e URSS con tanto di documenti storici ad infarcire la già non esile trama.
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Ma vedo che è ora di tirar le somme. Possiamo dire che ritroviamo ad avere un ottimo gioco che vorrebbe ambire all’olimpo dei capolavori, ma che comincia a risentire il peso di una formula che risulta essere ormai un po’ obsoleta nei confronti del tempo e della crescente concorrenza. Che aggiungere se non... provaci ancora Snake!
GAMEFLASH Star Wars: Knights of the Hold Republic 2 per Pc Cd-Rom, Xbox Obsidian/LucasArts
Mercenaries
Mario Power Tennis
per PS2, Xbox LucasArts
per Game Cube Nintendo
4/5 di: Marco Mascaro
4½/5 di: Marco Mascaro
4/5 di: Marco Mascaro
Ad alcuni anni di distanza dai catastrofici eventi che segnarono la fine del primo capitolo di questa saga dedicata all’universo di Guerre Stellari, un esperto Jedi perde la memoria in circostanze misteriose, ed è costretto a percorrere a ritroso il suo passato, finendo invischiato nelle vecchie vicende tra i Sith e la repubblica. Il titolo è un seguito diretto del primo capitolo e ne rimane molto legato, riprendendone la storia e molti degli elementi del gameplay, nonché il motore grafico. Questo però non è solo un punto di forza, soprattutto per gli appassionati, ma anche un discreto difetto, dato che alcuni problemi con l’interfaccia sono rimasti e la grafica non ha ricevuto miglioramenti degni di nota. In ogni caso questo Star Wars: Knights of the Old Republic 2 rimane un ottimo successore, dotato di una trama solida, appassionante ed aperta, capace di soddisfare qualunque amante di giochi di ruolo.
La trama dell’ultimo gioco d’azione con visuale in terza persona della LucasArts vede, in un futuro prossimo, il governo nord coreano entrare in crisi e isolarsi dal resto del mondo, al fine di prepararsi per un conflitto di scala globale. Le Nazioni Unite avviano una controffensiva ed a questo punto entrate in gioco voi: al comando di una squadra di mercenari deciderete le sorti di questo conflitto, completando le missioni che più vi aggradano. Grande novità di questo Mercenaries è di fatto la possibilità, visto la vostra affiliazione “al di sopra delle parti” di rifiutare le missioni, o i contratti, che non sembrano vantaggiosi. Oltre a ciò le forze schierate in campo vi aiuteranno o vi riconosceranno come nemici in base alle vostre scelte ed al vostro comportamento. Detto questo Mercenaries è uno sparatutto solido, con missioni ben costruite, la possibilità di pilotare veicoli di ogni sorta ed una buona dose di extra da scoprire. La grafica è molto curata ed è dotata di alcune tra le migliori esplosioni viste su console. In definitiva questo è uno dei migliori titoli usciti in questo primo trimestre 2005, sia sul sistema Sony, che su quello Microsoft.
Mario Power Tennis è l’ennesima dimostrazione che, nella maggior parte dei casi, la presenza dell’idraulico italiano in un gioco ne fa un capolavoro, qualunque sia il genere. Il gioco, come si evince dal titolo, è una sorta di simulatore di tennis. Certo, le tinte ed i personaggi sono quelli classici di casa Nintendo, ma non per questo si tratta di un titolo infantile. Infatti, nonostante sia semplice iniziare ad impratichirsi con Mario Power Tennis, in poco tempo vi accorgerete di trovarvi di fronte ad una sfida di un certo livello. Oltre a ciò la gran quantità di modalità aggiuntive saranno in grado di tenervi impegnati a lungo. In conclusione l’ultimo parto Nintendo è fortemente consigliato a chi cerca qualcosa di curioso, un po’ sopra le righe, e più in generale ai possessori di un Game Cube.
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Art. 10 OTab/TabV
Nuit gravement à la santé. Rauchen gefährdet die Gesundheit. Fumare mette in pericolo la salute.
The Kills
Due cuori e una capanna
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RE.PLAY
DISCHI
Bloc Party Silent Alarm V2
The Mars Volta Frances The Mute Universal
Tori Amos The Beekeeper Epic/Sony
Solomon Burke Make do with what you got Shout! Factory/ Sony
In una rappresentazione completamente surreale dell’attualità si sarebbe potuto pensare che durante l’ultima visita della rappresentativa Usa in Europa, un Bush preoccupatissimo abbia voluto incontrare il suo pari ruolo britannico Blair in via del tutto segreta. Ragione principale di questo urgente summit sarebbe stata una intercettazione da parte dell’intelligence americana di comunicazioni inerenti una nuova minaccia per la sicurezza degli Stati Uniti. Blair consapevole dell’enorme potenzialità della nuova ondata della British Invasion, avrebbe svelato al pubblico solamente la punta di diamante dell’armata della Regina, i Bloc Party. Questi londinesi, dopo mesi di anticipazioni e un primo Ep agguerritissimo e decisamente interessante, hanno finalmente raggiunto la maturità necessaria per scagliare oltreoceano il loro primo potentissimo album fresco di pubblicazione, Silent Alarm. Questa bomba energetica del nuovo millenio, pronta a mietere un enorme numero di vittime sul suolo Usa, è sicuramente quanto di meglio il team della Regina poteva regalare al panorama musicale. I Bloc Party infatti, nonostante le enormi aspettative su di loro riposte dai britannici, sono riusciti a sfornare un opera di raro fascino e intensità che troverà ben poche difese pronte a reggerre all’accattivante impatto di questo disco. Nella scia new wave o post punk che ultimamente le major stanno cercando di seguire, il rock di questi ragazzi di Londra, colpirà dritto nel cuore delle case degli americani che si ritroveranno inermi di fronte alla veemenza degli attacchi multilaterali sferrati da questi, nuovi, Bloody British. Attenti.
Mi ricordo perfettamente il giorno in cui, dopo una spasmodica attesa, ho avuto tra le mani DeLoused in Comatorium, il primo lavoro dei Mars Volta. Mi ricordo perfettamente la sorpresa, quella sensazione di completo sconcerto che mi aveva accompagnato durante i primi, lunghissimi ascolti. Mi ricordo inoltre, una volta assimilato completamente, il piacere e le emozioni che mi aveva regalato nelle notti passate in sua compagnia. Eccomi ora, dopo tre anni, a dover dare un opinione a Frances the Mute e di nuovo, lo sbigottimento è tale, da non permettermi una fedele trascrizione delle sensazioni che questo disco regala. Quasi avaro di soddisfazioni per coloro che non gli concederanno il tempo che merita, questo secondo lavoro dei Mars Volta difficilmente potrà essere percepito completamente durante i primi ascolti. Frances the Mute è infatti un concept album formato da cinque movimenti, una sorta di composizione d’immagini nere e pessimistiche che cercano di dare una propria interpretazione della nozione di madre quale unica origine della vita di ognuno di noi. Durante tutto l’album i rimandi al concetto di vita visto dal rapporto madre/figlio non cessano di tessere una rete di pensieri malinconici che regalano al disco un alone di tristezza direttamente collegato al concetto di abbandono, di solitudine e scoraggiamento. Come capirete ci troviamo di fronte ad un prodotto rock atipico, fortunatamente lontano anni luce da quanto l’industria musicale ci sta lentamente abituando ad assimilare. Se siete pronti anche voi ad allontanarvi dalla massa e fare questo passo lo potete sapere solo voi. Ricordate che Frances the Mute è una tappa obbligata in questo lungo e tortuoso percorso.
Eccolo! Finalmente è uscito il nuovo disco di Tori Amos. Per chi ancora non la conoscesse lei è quella che nel 1992 ha fatto il botto con l’album Little Earthquakes e che nel 1994 ha bissato con Under the Pink (in cui troviamo Cornflake Girl, il singolo che l’ha resa famosa al grande pubblico). The Beekeeper (l’apicoltore), ci accompagna in sei giardini vituali composti da diciannove brani, dove la cantante del North Carolina cerca di spiegarci il suo punto di vista su temi d’attualità, sulla creazione della vita e sull’eterno scontro tra donna e uomo, qui interpretati rispettivamente dal piano e dall’organo Hammond B3. In The Power of Orange Knickers c’è la collaborazione di Damien Rice, astro nascente del cantautorato irlandese, che però si rivela, in questo caso, una delusione. La sua voce purtroppo non arriva diretta all’anima (come ci aveva ben abituato in precedenza), ma resta piatta e monotona, quasi melensa. Nella sezione ritmica incontriamo Jon Evans e Matt Chamberlain (già con Tori Amos in alcuni dischi precedenti) in splendida forma, soprattutto quest’ultimo. Anche se ad essere onesto mi ha sempre colpito di più (per le idee ritmiche) Carlo Nuccio, batterista in Little Earthquakes e Under the Pink. Comunque la bravissima Tori non si smentisce e, ancora una volta, ci regala momenti intensi e carichi di pathos come in Mother Revolution o nel bellissimo singolo Sleeps With Butterflies, intervallati da brani dalle tonalità più funky come in Sweet The Stinge, Witness e General Joy. Nell’insieme è un ottimo disco, anche se, paragonato ad altre produzioni dell’artista rimane un po’ in ombra. In particolare risulta debole l’ultima parte dell’album. Con due o tre brani in meno sarebbe stato più snello e diretto.
Ogni mese mi si presenta sempre lo stesso dilemma: quale musica nuova mettere in sottofondo durante le mie serate in dolce compagnia. In questi casi ho bisogno di calore, seduzione, morbidezza e anche un tocco di emozione. Le voglio trattare bene le mie pollastre! La mia scelta cade sul nuovo di Salomon Burke, Make do with what you got. Perché Solomon, questo grande e grosso black dalla voce ammaliante, prorompente, ricca, sa come fare stare a loro agio le mie biondine. Sessantacinque anni suonati, il Bishop ci presenta una compilazione di brani altrui magistralmente interpretati. Via libera quindi alle rivisitazioni di What Good Am I di Bob Dylan, di It Makes No Differences di Robbie Robertson, I Got The Blues dei Rolling Stones, Wealth Won’t Save Your Soul di Hank Williams... Non mancano i pezzi da Burke autografati, come la title track o At The Crossroads, i brani meglio riusciti, più personali. A differenza del suo ultimo acclamatissimo Don’t Give Up On Me, il cui il producer era un coinvolgente Joe Henry, al mixer c’è un (troppo) professionale Don Was. Forse fin troppo laccato, precisino, ordinato. E qui cade una parte di fascino che era proprio dell’ultimo lavoro di Burke, il calore del suono. Ma non è grave, un dettaglio che non intacca la sostanza, visto che il Nostro con la sua voce sa come rendere un atmosfera. Ecco, questo è il disco giusto: frizzante, partecipato, molto spiritual e soul. Combinazione micidiale, candida all’apparenza, che mette in pace e rassicura. Proprio l’ideale per le mie attività amatorie. Metto su questo disco, aspetto che lei diventi fiduciosa e tranquilla, eppoi.... zac, divento un satiro! Grazie Solomon, per questo mese sono servito, e seguirò il tuo consiglio... lo farò con quello che ho.
naca
4/5
naca
4/5
cheu
3½/5
the professor
3½/5
RE.PLAY
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Amon Tobin Chaos Theory Ninja Tune
Daft Punk Human After All Emi
Moby Hotel Mute
Crowbar
Per chi ancora non lo sapesse Amon Tobin è una delle punte di diamante della Ninja Tune, una di quelle label che negli ultimi anni hanno dettato le regole nella sperimentazione dell’elettro jazz e della drum’n’bass. A tal proposito per capire cosa intendo vi consiglio caldamente di recuperare Bricolage (1997). Posta questa premessa avventuriamoci, è il caso di dirlo, in Chaos Theory, che oltre ad essere il nuovo album di Amon Tobin è anche la colonna sonora del nuovo videogame Splinter Cell, una forma di promozione questa che vari gruppi di elettronica usano più o meno dal 1989 quando i Bomb The Bass composero la soundtrack del mitico Xenon 2 Megablast. La sfida di comporre una la colonna sonora di un videogame non è delle più semplici, tutti i brani devono avere una struttura simile, ovvero molto variati perché possano seguire i repentini cambiamenti del gioco e molto diversi tra loro per adattarsi ai vari scenari mantenendo però una traccia riconoscibile... insomma deve essere tutto uguale e tutto diverso allo stesso tempo. Non è certo questo un problema che può intimidire uno come Amon Tobin, abituato da sempre agli esercizi più impossibili, e a conciliare in modo sublime formule musicali molto diverse tra loro. Da questo punto di vista dieci e lode per questo lavoro per il quale senza risparmiarsi ha attinto da tutta la sua esperienza. Un lavoro impegnato quindi, oscuro, percussivo, abrasivo e super processorato. Un avventura nell’arte di Amon Tobin, che per questa volta ha deciso di giocare in tutti i sensi, riuscendo a fare qualcosa di nuovo senza veramente fare qualcosa di innovativo. Va bene così, e andrà bene sicuramente a lui visto che questa sua performance è destinata ad incrementare di brutto i suoi fan in tutto il mondo.
Daft Punk, dopo Homework (il primo album del 1997 che ha venduto tre milioni di copie nel mondo) e l’album Aerodynamic uscito nel 2001, hanno da poco riempito i negozi con il nuovo album Human After All. Il travolgente duo francese costituito da Thomas Bangalter e Guy-Manuel de Homem Christo ha registrato il materiale nei mesi scorsi, presso il suo studio parigino. In solo sei settimane, dichiarano i due. Informazione importante questa, che per me significa inevitabilmente poche parole: lavoro di maniera e probabilmente noioso. Questo il pregiudizio. L’ho ascoltato per eventualmente ricredermi, e sinceramente non riesco ad estirpare questo senso di deja-vu, di già masticato e digerito. Non è male, intendiamoci, i due sanno come maneggiare i loro turbolenti ammenincoli, e sanno perfettamente dove andare a parare, è sempre un lavoro targato Daft Punk, ossia musica potente, sanguigna, dall’appeal immediato. Qui troviamo pezzi house pesanti e rumorosi, poi il classico daft-techno dall’impronta inconfondibile, qualche sperimentazione e, last but not least, il loro tipico suono d’alta classe, marchio di fabbrica. Però a rendere il tutto un po’ cheap è l’uso esagerato di filtri, vocoder e altre invenzioni, quanto le troppe chitarre elettriche che paiono un facile escamotage per attrare il pubblico rock. E’ innegabile, dei Daft Punk oggi come oggi sono da gustare soprattutto i loro concerti, forse la dimensione ideale per assaporarne al 100% le sonorità cybernetiche, coadiuvati dall’immancabile show multimediale. Intanto questo resta un album che non farà il botto, almeno non a casa mia, e che si merita lo spazio che gli si riserva: gli scaffali dei megastore dei dischi.
Benvenuti nell’hotel di Moby. Come dichiarato esplicitamente all’interno del booklet in questo suo nuovo album la fonte d’ispirazione viene proprio dalle anonime stanze d’hotel, anonime ma piene di vissuto, dove la gente inizia o termina una relazione, dove litiga o fa l’amore, dove quando arriviamo tutto è pulito e sterilizzato e abbiamo paradossalmente l’impressione di essere i primi a metterci piede. Tutti bene o male sono stati in una camera d’hotel e quindi potete intuire quale tipo d’intimità Moby voglia trasmettere, perchè sì, questo album è intimo, focalizzato su un particolare mood e dolcemente malinconico. Moby sta li, dietro la finestra, ad accompagnarti quando ti fermi, quando torni dalla discoteca, quando sei solo in macchina, oppure la domenica mattina mentre aspetti che salga il caffè e guardi fuori dalla finestra... segue il tuo stato d’animo con discrezione. Se cercate un seguito a quella pietra miliare della musica che è l’album Play, lasciate perdere, Hotel non è quello, anche se la sua famosa seduzione sa ancora esprimerla. Questo disco varia tra puri momenti d’atmosfera e canzoni che si rifanno prevalentemente alla new wave e alla guitar music degli anni ‘80, con basici synth e sequencer, tanta chitarra e qualche innesto di pianoforte. La voce Moby è onesta e profonda, a dargli il cambio o a sovrapporsi a dipendenza, quella di Laura Dawn capace di portare al disco anche un tocco di calore che non guasta, anzi. L’album intero manco a dirlo è prodotto con i controfiocchi, tutto perfetto, tutto ben calibrato, pulito, come una stanza d’hotel. Moby riesce sempre a trasmetterci quello che vuole.
Quando si dice che il suono è direttamente proporzionale alla stazza dei musicisti che lo producono... Provenienti da New Orleans, Louisiana, i Crowbar sfornano in questi giorni il loro nuovo album Lifesblood for the downtrodden per la Candlelight, dopo quattro anni di silenzio. Da mettere nello stesso paniere con band come i Cathedral, i Candlemass e i Saint Vitus, questi grassoni del sud hanno sempre ammiccato ad un certo sperimentalismo hardcore alla Black Flag che li ha contraddistinti dagli altri. D’obbligo la menzione dell’album d’esordio, Obedience Thru Suffering (1992), forse il loro capolavoro, imperdibile per gli amanti del genere. Il punto di forza della band è la potente voce gloom e doom del cantante Kirk Windstein. Phil Anselmo, vocalist dei Pantera, è uno dei loro fans più focosi, difatti ha formato con Windstein (qui alla chitarra) un progetto collaterale di doomcore, i Down, che include inoltre alcuni membri dei Corrosion of Conformity e degli Eyehategod. Ma torniamo ai Crowbar. Definiti, grazie al loro inconfondibile stile pesante e ossessivo, come i “Black Sabbath alla codeina”, già ebbero a dire: “Per essere heavy il rock non deve andare per forza a trecento all’ora. Ce lo hanno insegnato i Black Sabbath e noi abbiamo riportato quella lezione alla realtà sonora di oggi.”. Una lezione che prosegue con Lifesblood For The Downtrodden, un disco che congloba i tipici stilemi del marchio Crowbar: riff sludge carnosi, globulari, gocciolanti grasso, e poi un drumming elefantiaco frammisto a masse di melma sbattutte in faccia e muri sonori invalicabili. Un monolite enorme che farà la gioia dei fan. Forse il 23 marzo saranno in Italia in concerto con gli Hatebreed. Per la conferma tenete d’occhio il web... e intanto fateci un pensierino.
taunus
4/5
mr. loop
2/5
nobody
Lifesblood for the downtrodden
Candlelight
3/5
iggi
3/5
24
RE.PLAY
DISCHI
Sage Francis A Healty Distrust Epitaph
Lemon Jelly ‘64 -’95 XL / Beggars Banquet
Trevor Dunn’s Trio Convulsant Sister phantom owl fish Ipecac
Daniele Luttazzi Money For Dope Emi
Mi avevano già entusiasmato con il loro Lost Horizons, il loro ultimo album del 2002, e ora lo fanno di nuovo. Hanno genio e stile in tutto quello che fanno. Se per il loro primo disco avevano optato per il vinile e la grafica, per promuovere questo ‘64 - ‘95 hanno usato un Dvd e la forma del video, con grande creatività. La musica che propongono è progressiva, psichedelica, downtempo ipnotica e intrisa di azzeccati campionamenti strumentali (per altro citati all’interno della custodia) e di dance beats. Ascoltiamo in successione. In ‘88 AKA Come Down On Me c’è acid music inglese e campionamenti di synth pop fine anni ‘80. ‘68 AKA Only Time è piuttosto easy listening con chitarra acustica, percussioni. ‘93 AKA Don’t Stop Now è un lungo crescendo ipnotico di hip house con una voce soul ripetuta. ‘95 AKA Make Things Right ci porta verso il trip hop, ancora chitarre acustiche, voci femminili dolci e pop, basso elettrico portante e complessi intrecci. ‘79 AKA The Shouty Track ci riporta un po’ di power, un grande pezzo di ispirazione glam rock-punk. ‘75 AKA Stay With You ci trascina nel passato alle origini della disco music funkedilica, l’elemento anomalo è lo scratch di una voce alla Donna Summer. ‘76 AKa The Slow Train comincia a cappella alle voci vengono poi sovrapposti ritmi breakbeat e percussioni esotiche. ‘90 AKA A Man Like è un intreccio complesso che non mi azzardo a definire. Chiude ‘64 AKA Go dove su una base loungin’ e atmosferici synth troviamo lo spoken word di William Shatner (aka TJ Hocker) concluso da un giro di chitarre elettriche da pelle d’oca. Album d’autore questo, per gourmet.
Collaboratore regolare di quel geniaccio di Mike Patton, il bassista Trevor Dunn ha pubblicato a fine 2004 per la Ipecac un album che accontenterà i fan della musica improvvisata, soprattutto di quella che sa evolversi oltre agli schemi “canonici” del jazz. I più ricorderanno Dunn per suoi i fuorvianti collage jazz rock nei Mr. Jungle e per la sua militanza negli imprevedibili Fantômas. Ma Dunn è soprattutto un creativo che annovera diverse ispirazioni: da Ahmad Jamal a Duke Ellinghton, dalla wave degli ’80, all’indus dei Trobbing Gristle e Swans, fino alle sonorità sabs-stoner dei Melvins. Ha inoltre collaborato con il Rova Saxophone Quartet e con gli Electric Masada di John Zorn. Influenze e collaborazioni queste che l’iperbolico Dunn, al basso e alla composizione, con Mary Halvorson alla chitarra e Ches Smith (dei Theory Of Ruin) alla batteria, ovvero il Trio Convulsant, si sono tradotte in un diretto fuck! stravolgendo così la monocultura e classica dell’avanguardia rock: qui non è raro sorprendersi per gli assalti che tutt’ad un tratto irrompono in mezzo ad una dolce melodia jazz o tra le note cristalline di un arpa classica. L’effetto nell’insieme è assai straniante ma non per questo non ricco di fascino ed inventiva. Il punto di partenza è il jazz nelle sue varie declinazioni, il punto d’arrivo... qualcosa dai contorni confusi, ma che di sicuro, in una prossima occasione, saprà delinearsi con più decisione. Non un album fondamentale, forse un po’ colmo d’intenzioni non sempre risolte in idee solide, ma interessante e ricercato, quanto lo è la sorprendente Mary Halvorson, una chitarrista jazz già impegnata in passato con Anthony Braxton. Un nome, questo, da tenere d’occhio.
Bandito, anzi censurato, dai canali televisivi, personaggio provocatorio e provvisto di una sottile e crudele vena sarcastica, pensatore sagace che non è ancora uscito dagli anni ’80, Daniele Luttazzi, in questo suo momento di pausa dai set televisivi, pubblica un sogno a lungo accarezzato: un Cd. Chi l’avrebbe mai detto? Luttazzi cantante. Non essendo sua grande conoscitrice, a parte qualche sua gag vista in tivù, non sapevo di questo suo lato canoro. Ma pare che Luttazzi sia un cantante per hobby già da una ventina d’anni a questa parte... un cantante per passione, ora cantante di professione? Non si sa quali siano gli sviluppi di questa nuova attività, ad ogni modo ci ritroviamo tra le mani un lavoro spiazzante, e davvero sorprendente. Luttazzi grande crooner d’eccezione in dieci brani uniti da un filo rosso, la storia di un’amica morta d’overdose alla fine degli anni ‘70. E a raccontare il contesto storico e le circostanze di questo dramma, abbiamo un Luttazzi fenomenale, che di primo acchito fa sorridere per l’improbabilità della sua voce, ma che immediatamente ammalia proprio per questa peculiarità, immergendo l’ascoltatore in un mondo sonoro che rimanda alle atmosfere jazz e swing proprie dei musical di Broadway. Un musical orchestrale quindi, nel quale Luttazzi si muove con eleganza e scioltezza. Mi ripeto: sorprendente! A tratti sembra perfino, con quella sua voce dai toni alti, tremula ma agile, Jon Anderson degli Yes in versione Frank Sinatra. Assurdo vero? Giù il cappello ad una classe incomparabile.
stoner
4½/5
iggi
3/5
gabi
4/5
Big respect per Sage Francis, uno di quegli hip hoppers che hanno fatto la vera gavetta, tra battles, contest di urban poetry e centinaia di concerti nei locali più piccoli conquistando uno ad uno la sua foltissima schiera di fan. Lui non è il “solito” rapper, per cominciare è bianco e non scimiotta tra bitches e limousine. Sage è impegnato nell’attivismo, nella polemica politica, lotta contro il declino culturale americano, è introspettivo e dà voce alle insicurezze, ai punti nodali dell’esistenza con coerenza, accompagnato da uno stile eccezionale.
taunus
4/5
Guinea Pig Guinea Pig Psychotica Records Una bella novità dall’Italia, i Guinea Pig di Iesolo. Oscillanti tra la Blues Explosion dei giorni nostri, i Contorsions di James Change dei mitici ’80 della no-wave newyorchese, e la schizofrenia di Capt. Beefheart, qui abbiamo un totale di 25 minuti suddivisi in sette tracce impregnate d’adrenalina pura, assoli nevrotici e ubriachi, e sprazzi pressoché mathrock. Sarebbe ora che nella penisola qualcuno si desse una mossa a promuovere con più convinzione queste ottime band all’esetro. Noi nel nostro piccolo facciamo quel che possiamo, voi intanto fatevi un giro sul sito della Psychotica Records, ne vale la pena. (www.psychoticarecords.com) iggi
3/5
RE.PLAY
25
Rilo Kiley
Dälek
Johnny Colon
Iggy And The Stooges
Brute Beaute
Ipecac
Vampisoul
Skydog
More Adventurous
Absence
E’ indiscutibile, a volte un dischetto anonimo come quello dei Rilo Kiley, arrivato in redazione in promozione, può far meravigliare per la qualità musicale pontenziale che certe band sconosciute offrono al pubblico. La voce di Jenny Lewis è quanto di più perfetto per far innamorare di queste tracce sospese tra i Bright Eyes e la indie dei ’90. Ancora ancorati ad un’etichetta indipendente, la Brute Beaute, questi ragazzi del Nebraska sono i candidati perfetti per un contratto con una major. Sono convinto però che la qualità non ne verrebbe intaccata, anzi. “Mike, I’ll teach you to swim, if you turn the bad in me into good again...”. Adorabili. owen
4/5
Boogaloo Bluesman
Quando l’hip hop si fa sperimentale, oscuro, industriale; quando un disco esce dall’etichetta di Mike Patton, allora fate attenzione, perché vi trovate di fronte ad un album che potete solo amare o odiare. Chiaro, io lo amo. Il secondo disco di Dälek supera le aspettative che avevo con dieci tracce di devastante bellezza. Rime rap taglienti, apocalittici tappeti post industriali, elettronica sperimentale, beats profondi, scratch stereofonici e suono paurosamente spaccoso. Absence ripropone i canoni dell’hip hop americano. ma con un’inedita miscela. Masterwork. stoner
5/5
Metallic KO
Importante ristampa per l’etichetta Vampisoul, questo disco leggendario è la summa di quel genio di Johnny Colon, trombonista, chitarrista, bassista boogaloo degli anni Sessanta, grande trascinatore e adulatore, venerato soprattutto dalla comunità latina e chicana, ma anche dai grandi del jazz. Scarno, minimalista, ultra cool, senza tempo, impareggiabile, elegantissimo. Disco culto per gli amanti della salsa bianca, quello che ha fatto la differenza tra la classe e il commerciale.
gabi
5/5
L’ultimo indimenticabile concerto di Iggy con gli Stooges, nel 1974, uscito in versione in doppio Cd con un altro live del 1973. Ristampa rimasterizzata, ma come se non lo fosse... e per fortuna, dico io facendo un sospiro di sollievo. Il rock’n’roll e il garage non si possono ripulire! Album storico, che riporta quel momento unico (e terribilmente rock) mentre la band eseguiva il mitico brano Louie Louie: in sottofondo il sibilo di alcuni proiettili e l’urlo del pubblico che sale sul palco per aggredire i musicisti. Il canto del cigno, quello più straziante.
gabi
4/5
Patrick Wolf Wind in the wires Tomblab
John Schooley and his one man band John Schooley and his one man band
The Primitives Thru’ the flower: The Anthology Castle/Sanctuary
The Karelia Divorce At High Noon Roadrunner
Continua la carriera di Patrick Wolf, il giovane lupo britannico che abbiamo promosso l’anno scorso grazie al suo formidabile album Lycantrophy. Ora è il momento di Wind in the wires, il nuovo lavoro di questo caleidoscopico e promettente artista. Un disco di transizione, e sembra starno dirlo di una seconda opera, ma quanto nel primo Wolf era irriverente e travolgente, tanto qui si è fatto riflessivo e pacato. Non è un male, solo un passo avanti di uno cui sentiremo ancora parlare. Messa da parte l’electro minimale, qui Wolf, con la partecipazione del padre all’ukulele e la sorella alla viola, ci offre freschi ed intensi momenti britfolk-pop. Un nome da seguire.
Proveniente da Austin, Texas, John Schooley è un’autentico e irripetibile fenomeno. Scovato e prodotto dall’ormai leggendaria etichetta bernese Voodoo Rhythm, John suona tutto da solo e contemporaneamente: chitarra, batteria, armonica e voce. Quando lo senti non ci credi! Ruvido e selvaggio, ai limiti tra il rock’n’roll e il blues trash, quest’uomo è attitudine pura. Ripropone il vecchio blues tra Elmore James e Robert Johnson con 5 brani propri e 7 altri standard stravolti a sua immagine e somiglianza. The one-man blues trash primitive rock’n’roll orchestra!
1988, il noisy-pop, ovvero il tentativo di fondere i Jesus Mary Chain con i Blondie. Coetanei dei Transvision Vamp, The Primitives sono forse la band che più ha incarnato questo stile romantico ma agrodolce, sbieco ma melodico, intenso, e fatalmente di nicchia. Un’antologia emblematica di una scena attualmente in fase di rivalutazione (sic!). Sicuramente uno dei filoni “underground” a cui attingeranno le future band emergenti. Noi intanto ne studiamo la storia, diligentemente.
Vi piacciono i Franz Ferdinand, ma tanto tanto? Allora non potete perdervi questa ristampa, offerta in low price tra l’altro, del debut album dei The Karelia, la prima band di Alex Kapranos (oggi conosciuto come Alex Huntley) dei Franz Ferdinand. Divorce at high noon è stato pubblicato originariamente nel 1997 e vede Alex alla voce e alla chitarra. La nuova versione del disco conterrà come bonus tracks Divorce At High Noon in french version, e il video di Love’s A Cliché video. Ecco qualcosa da far sentire agli amici scettici per dimostrare che Kapranos non è venuto dal nulla... ma c’è qualcuno che lo dubita ancora?
owen
Voodoo Rhythm
3/5
stoner
4/5
gabi
4/5
gabi
3/5
26
RE.PLAY
DISCHI
Dai The Kills che cos’è che vogliamo? Che Vv sul palco dimeni i fianchi sbattacchiando un fallo di gomma come l’illustre collega Peaches? E che Hotel si trascini tra i cavi come un animale tarantolato con la bava alla bocca? È davvero questo che gli chiediamo?
Michigan. Una casetta in zona campagna. Poco traffico fuori, inesistente il rumore tracimante della città. Aria fresca, campi di grano. La strada principale è l’unica possibile, il resto sono solo sentieri. Qui due persone, due “musicanti”, stanno nella casetta al bordo della l’unica via, in esilio, fregandosene di tutte le aspettative di chi sta fuori. Nessun intruso, loro soli, loro due. Due che parlano e parlano ancora, litigano e litigano, urlano e sbraitano. Porte sbattute. Passione. E poi l’amore, la pace, poi subito al lavoro. Due meningi che si scontrano, formandone un’unica, che non ammette estranei. Una passeggiata all’aria, ossigeno, ed improvvise, folgoranti idee. Di corsa a casa, e note, parole, musica, chitarre, e poi ancora l’amore, e poi di nuovo discussioni per un giro di chitarra, a lui la barba cresce a vista d’occhio, a lei sono venuti gli occhi cisposi. Tante sigarette, centinaia, mozziconi per terra. Ricordarsi alle quattro del mattino che non si è mangiato niente per tutto il giorno. E giù ad ingozzarsi di pane e burro alle arachidi. E poi l’amore, nonostante le briciole.
E il telefono che squilla e nessuno risponde, e la bottiglia del latte che al mattino tintinna con le altre dimenticate fuori dalla porta. E musica, chitarre, canzoni. Stremati sul divano, intrecciati con le gambe a guardare un film di Lynch. Alito pesante, lingua impastata, e qualche bottiglia di liquore vuota che rotola sul pavimento, tra fogli pieni d’appunti e i gomitoli di polvere. È giorno? È notte? Sentirsi tutt’uno, e fanculo tutti gli altri, là fuori. Che nessuno s’impicci. Che cazzo vogliono da noi? Io ho te, tu hai me. Non abbiamo bisogno di nessuno, noi. Pochi mezzi, chitarre sature, un sogno in comune: il moog. Non possiamo prendere un moog, honey... Allora straziamo le chitarre, facciamogli venire il tetano. E l’elettronica... tu sei quella blues, ma io sono quello inglese, tossico e radicale. Voci acide, rancorose, i cuori messi a nudo, occhi negli occhi. Azione diretta senza alcuna mediazione. Vivere la musica, azzannarla, e soffrire come un gatto che si morde la coda. Un percorso oltre, introverso, istintivo, claustrofobico, misantropo. No Wow, nessuna maraviglia. E’ tutto qua, nudo e crudo. Niente di nuovo, solo sporco e genuino blues-rock’n’roll. Minimale, scarno, sporco. Roba senza troppe pretese, roba che viene dal cuore. Come quello della Blues Explosion, come quello low-fi di PJ Harvey. Come piace a noi, noi che abbiamo ancora voglia d’emozionarci.
The Kills
No Wow Domino
RE.PLAY
27
Bentrovati nello spazio dedicato alla musica made in Switzerland. E’ un dato di fatto, in questi ultimi anni gli artisti svizzeri riescono a confrontarsi al mercato estero con continuità, e noi, come sempre, scegliamo dal (ricco) mazzo di Cd quelli che più riteniamo significativi. Non lasciateveli scappare, fateli vostri. Vi assicuro che ne resterete piacevolmente sorpresi.
AAVV Ich möchte ein Eicher sein Gentlemen Records Posizionato tra passato e presente Ich möchte ein Eicher sein, è un tributo ai due fratelli Stephan e Martin Eicher. Negli anni ottanta gli Eicher sotto il nome Grauzone pubblicavano un singolo di successo planetario dal titolo Eisbaer, il cui ritornello era “Ich möchte ein eisbaer sein...”. La raccolta è curata da Kid Chocolat, uno dei nomi nuovi della scena electro svizzera. In scaletta troviamo diciassette brani rivisitati in chiave elettronica e rock dei maggiori successi degli Eicher interpretati dallo stesso Kid Chocolat, Seelenluft (attualmente l’artista svizzero di punta nell’elettronica), Balduin (che come gli Eicher bros. ha recentemente trovato fortuna a Berlino), Polar, Water Lilly, Octet, Avril, Love Motel, Velma, Staubsauger, Bazooka, Nu Wave Hookers, Bellwald, Tweak, Magicrays, Readymade fc e Mlle Shalala & The Knacke. Questa compilation è un tributo per i fratelli Eicher, ma è anche un’attestazione di merito per gli artisti chiamati a parteciparvi.
AAVV The Now Factor Ish Da circa due anni c’è una nuova label indipendente basata a Zurigo, la Ish Records. Questa etichetta è stata fondata dai navigati musicisti della scena hip hop svizzera Oliver Fitze, Michel Jaques (alias En Sayne) e dal grafico Markus Hammer con l’intento di produrre, promuovere ed offrire una piattaforma ad uno stile e approcio musicale non ancora esplorato a livello di produzione in Svizzera, quello dell’elettro-hip hop strumentale e del glitch. Per capire di cosa stiamo parlando vi cito alcune etichette pionieristiche di riferimento come Outcast, Big Dada, Definitive Jux e Battle Axe. La Ish propone quindi uno dei generi più nuovi del momento e lo fa con l’etichetta, con il proprio music shop di Zurigo (www. humrecords.ch) e con questa raccolta che ospita artisti esteri e di casa nostra e che ci ha lasciato veramente di stucco, un grande disco che è già tra i preferiti della redazione di re.set. CH is now up to date with the Now Factor! www.checkmyish.com
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RE.PLAY
DISCHI
Fragili e riservati di Francesco Piersimoni
Conor Oberst e Lou Barlow sono due musicisti accomunati da un’ ispirata sensibilità artistica e dall’appartenenza alla medesima scena indipendente americana. Tuttavia vent’anni li dividono e in questo mondo così veloce, tanti anni sono un’enormità, anche per due animi affini come i loro. Lou Barlow, classe ’66, si affacciò sulla scena Indie nella metà degli ‘80, come bassista dei Dinosaur Jr. Allora appartenere a quella corrente voleva dire avere un giro di vendite quantificabile in poche migliaia di copie. Conor Oberst (alias Bright Eyes), appena ventenne, sta vivendo la sua esperienza indie in un mondo musicale completamente differente da quello di allora. Oggi, volenti o nolenti, i Bright Eyes sono il trend e il “sistema” che li sta giustamente spingendo ai vertici delle classifiche. Conor al numero uno nelle classifiche di Billboard... strano per un ragazzo riluttante alla popolarità e così riservato. Già, la riservatezza, ecco un’altra cosa che accomuna Barlow e Oberst. Il primo incide dischi da anni, ma solo oggi sulla soglia dei quaranta ha deciso di firmare il suo ultimo Emoh (“home” al contrario), con il suo vero nome. Il secondo, Conor, come il collega più anziano non sembra ancora motivato ad apporre il suo sigillo sui propri dischi e, a vederlo, parrebbe addirittura troppo fragile per lo showbiz. Tanto è vero che al recente “Vote For Change” sua guardia del corpo fu Bruce Springsteen. Infine, entrambi hanno un look più adeguato alle domeniche pomeriggio casalinghe che ai cliché del rock’n’roll. Due animi simili dunque, ma due esperienze diverse, rese tali dal gap ventennale che li divide. L’ex Sebadoh (Low Barlow) inventore per necessità del lo-fi, amò tale genere, sperimentò la registrazione in studio e oggi, deluso, è tornato all’ home-recording. Infatti parte dei pezzi folk cantautorali di Emoh sono stati registrati nel bagno di casa sua. Conor al contrario, nonostante la giovanissima età, ha già sul curriculum una casa discografica a suo nome, un trasloco a
Irriducibile
Il complesso di Jimmy Chamberlin di Bruno De Rivo
Così, da buon fan degli Smashing Pumpkins decido di prendermi il disco da solista dell’ex batterista, Jimmy Chamberlin che con suo complesso ha debuttato da poco sulla scena discografica mondiale. Quando questo pacchetto in rigorosa busta gialla a bolle ha bussato alla porta scorrevole della mia vita l’ho accolto con lo scetticismo di chi comprerebbe un disco di Stewart Coopeland solo perché non riesce a dimenticare il suo tocco di polso ai tempi dei Police. Sempre con lo stessa smorfia sul viso lo apro e lo metto su, così, senza nemmeno leggere il booklet. La vita ricomincia, recita il titolo. Porte scorrevoli che si aprono e chiudono entrando in vari ambienti: un ampio ingresso riempito da un suono jazz, arredo a tinte forti, condite dalla riconoscibilissima batteria di JC e dal suono del Fender Rhodes, una sorta di tastierina che suona come una chitarra elettrica. Il sound pieno (Streetcrawler) e freejazz si percuote sulle pareti purpuree in stucco veneziano dell’ingresso. Poi la porta si chiude e si apre su un luminoso ed ampio soggiorno. Un suono quasi prog-rock si apre sul primo brano cantato (Life Begins Again), la voce mi ricorda qualcosa di lontano, non vorrei bestemmiare ma mi sembra il tizio dei Catherine Wheel. Un soggiorno con arredi classici moderni tipo Mies Van Der Rohe. La vita comincia di nuovo, più luce a questi spazi, queste pareti bianche con quadri tipo Andy Warhol mi mette allegria, non male questo brano. Ho verificato, la voce è davvero quella dei CW, Rob Dickinson. Dopo un disimpegno, strumentale anch’esso (PSA), molto buio e cupo, faccio scorrere la porta della cucina (Loki Cat) che ha un gusto antico: la voce di Billy Corgan.
New York e, di recente, addirittura una doppia uscita: I’m wide awake, it’s morning e Digital ash in a digital urn. Il primo di natura folk, il secondo più elettrico. Esempi nitidi delle possibilità che ha a disposizione chi fa musica oggi e chi la faceva ieri. Lou e Conor entrambi icone indie ma rappresentanti di epoche diverse, quindi; portabandiera di altre realtà simili. A Barlow potremmo affiancare tanti musicisti che hanno fatto la storia indie e che oggi suonano in proprio, tra gli altri Malkmus e Kennenberg (ex Pavement) e Robert Pollard (ex Guided By Voices). Altri golden boys con un occhio ai passi di Conor e con l’altro focalizzato sui fratelli maggiori potrebbero essere Patrick Wolf, Jens Lekman e Gravenhurst. Come dire, piccoli geni crescono “sulle spalle di giganti”.
Bright Eyes I’m wide awake, it’s morning Saddle Creek & Digital ash in a digital urn Saddle Creek
Lou Barlow Emoh Merge/Domino
Gli occhi si fanno umidi quando quest’uomo sinusitico decide di cantare col suo vecchio amico e mi prende una malinconia del passato lontano quando secondo le zucche avrei dovuto “disarmarmi con un sorriso”. Questo ambiente cucina è dunque un classico, evoca sapori lontani, semplici, senza tutte quelle salsine francesi, e un buon vino, un pinot nero. Cerco il bagno, lo trovo aprendo l’ennesima sliding door, ma più che un bagno mi sembra un dantesco girone infernale con tutte quelle piastrelline a mosaico rosse fuoco (Cranes Of Prey). Un suono tipo Tool mi accoglie con un intermezzo bristol sound. Ci sarebbe stata bene una voce tipo James Maynard Keenan, peccato non averlo coinvolto. Torno in soggiorno e riecco la voce di Rob Dickinson, (Love Is Real) ed una classica rock song. Certo che questo disco è strano, c’è dentro di tutto. Giro e rigiro in questa casa fatta di porte scorrevole che danno su ambienti sempre diversi. Sembrano progettate da architetti diversi. Mi perdo via, ma dove avrò posato il booklet? Ah, ecco, qui, in cucina. Ma non l’ho già sentita questa? Ah, già è la ripresa di quella con Billy.... Esco dalla casa. Ho ascoltato un disco strano, d’altronde si sa i batteristi sono un po’ fuori di testa e non sono mai loro gli inventori di un gruppo. Un disco impegnativo, ricchissimo di suoni e spunti, il meglio di sé lo da con dei fantasmi dal passato prossimo (Corgan) e remoto (Dickinson). Scorrevole. The Jimmy Chamberlin Complex Life begins again Sanctuary
INFORMER /// Il terzo album dei Black Rebel Motorcycle Club
verrà pubblicato in estate. La band losangelina ha trovato un accordo con la Echo (label di Feeder, Moloko, Ray LaMontagne), per la distribuzione europea del nuovo album provvisoriamente intitolato Americana LP. Turner: “Non sarà certo un album acustico, ma dobbiamo dire che alcune canzoni sono nate più calme rispetto ai precedenti dischi. C’è un brano che ricorda il primo Johnny Cash, altri due ci fanno venire in mente il Dylan dei primi due tempi...”. Cash ormai non può più esprimersi, ma Bob Dylan ha già un suo parere in merito... leggete la notizia qui sotto.
/// Bob Dylan ha deciso di esprimere il suo giudizio sulla musica contemporanea, in particolar modo sui gruppi moderni indicati come salvatori del rock. Non è dato sapere cosa ha scatenato le parole di Bob, ma queste sono le sue dichiarazioni comparse nella cartella stampa del suo ultimo tour americano: “Ci sono gruppi in cima alle classifiche che vengono considerati coloro che salveranno il rock’n’roll. Ma non sono altro che dilettanti! Non hanno idea da dove provenga la musica. Se fossi nato in questo periodo storico non avrei mai neanche immaginato di diventare un musicista!”. Insomma Bob è scocciato. Forse che i continui paragoni dei newcomers con la sua musica l’abbiano contrariato? Onestamente, come dargli torto?
/// Dopo quindici anni si sono riuniti i padri fondatori dell’heavy metal: i Judas Priest, che hanno pubblicato il nuovo album Angel of Retribution alla fine di febbraio. La release sarà seguita da un tour mondiale. Il ritorno della formazione originale della mitica band heavy, con il rientro nei ranghi del leggendario vocalist Rob Halford, era molto attesa dai fans di tutto il globo. Angel of Retribution è un album fedele alla linea, che vuole dimostrare che la classe non ha età, e che la leggenda, in quanto tale, non muore mai. Il cd, prodotto da Roy Z e dagli stessi Judas Priest, è costituito da dieci “nuovi classici” della band, tra i quali spiccano Judas Rising, Deal With the Devil, Revolution, Worth Fighting For e Hellrider.
/// Il 22 febbraio la Too Pure ha pubblicato la ristampa dell’album Switched On degli Stereolab. Il collettivo elettronico ha però in serbo numerose altre pubblicazioni per tutto il 2005. L’8 marzo è già uscito A Few Steps More, secondo album del side-progect Monade, mentre nei prossimi mesi saranno pubblicati almeno tre Ep in attesa di un nuovo album che vedrà la luce ad inizio 2006. Ma non è tutto: entro la fine di aprile sarà disponibile nei negozi Oscillons From The Anti-Sun, box contenente tre Cd e un Dvd che raccoglie il meglio della produzione degli Stereolab.
/// Il nuovo doppio album dei Foo Fighters che uscirà ad inizio estate non mancherà di riservare alcune sorprese. In una recente intervista, Dave Grohl ha spiegato che il prossimo lavoro della sua band includerà la collaborazione di artisti illustri. Fra i nomi, spiccano quelli di John Paul Jones dei Led Zeppelin e Norah Jones. “Abbiamo registrato oltre 40 canzoni per questo disco”, ha rivelato Chris Shiflett, chitarrista dei Foo Fighters “Naturalmente nella tracklist finale ce ne saranno di meno. Ma siamo molto felici del risultato finale e degli artisti che siamo riusciti a coinvolgere”. E intanto se la ridono...
/// Intervistato da MTV USA in occasione dei Grammy Awards lo scorso mese a Los Angeles, il rocker di Detroit Jack White dei White Stripes ha dichiarato che con Meg ha iniziato le registrazioni del seguito di Elephant. Jack ha anche aggiunto che il nuovo album sarà pronto prestissimo, presumibilmente per l’autunno. Dopo il Grammy ricevuto nel 2004 con Elephant, anche quest’anno il chitarristacantante è stato premiato con una prestigiosa statuetta per la produzione dell’album Van Lear Rose dell’icona del country Loretta Lynn.
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/// Il revival degli anni Ottanta ha portato al ritorno dei grandi dinosauri del periodo. Questa volta è il turno degli Echo And The Bunnymen capitanati dal poliedrico Ian McCulloch che stanno assemblando il loro nono album. Il gruppo di Liverpool nato nel ‘78 ha recentemente rivissuto un rigurgito di popolarità grazie al film Donnie Darko, nella cui colonna sonora è inserito un loro brano. Galvanizzata dalle nuove attenzioni ora la band britannica è al lavoro in compagnia del produttore Hugh Jones per concludere gli ultimi dettagli della pubblicazione. L’uscita del nuovo album, ancora senza titolo, è programmata a maggio e sarà accompagnata da un tour mondiale.
/// Quando l’ironia e la simpatia fanno parte dei giochi su Internet, allora nascono cose speciali e carine. È il caso di Moby che ha varato il sito Mobyhotel. com dove si scopre tutto sul suo prossimo album d’imminente uscita. All’entrata nel sito si avrà a disposizione una stanza personale dell’Mobyhotel dove si possono lasciare illustrazioni e disegni per decorarla. E presto on line esclusive chicche dall’album, più giochi e premi. Con questo sito, degno del sito personale di Moby, Moby.com, l’artista newyorkese si conferma il più patito di web nel panorama musicale internazionale.
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LIVE
Queens Of The Stone Age
Transilvania - Milano 14 febbraio
Un San Valentino particolare, come minimo, quello passato in compagnia dei Queens Of The Stone Age al Transilvania di Milano. Il concerto, quasi a sorpresa, della band californiana ha infatti mobilitato le grandi masse di “innamorati sbadati” della musica, che confluiti di fronte al minuscolo locale, si sono lanciati in una frenetica corsa, senza speranze, all’ultimo biglietto disponibile. di Naca
Minuscolo si, ma intimo, come dichiarato dallo stesso Josh Homme, per rendere unica l’esperienza di tutti i veri amanti della band californiana, che in nessun modo si sarebbero lasciati scappare l’occasione di vedere i propri beniamini sul palco. All’interno, infatti, la bolgia umana trasudava passione da tutti i pori, sia per il caldo quasi insopportabile, ma soprattutto per il rock “fuoco e fiamme” dei Queens Of The Stone Age. L’alternanza di pezzi storici e quelli nuovi presi dal imminente Lullabies to Paralyze hanno reso la serata un vero successo malgrado l’aspettata assenza di Nick Olivieri. La partenza del bassista originale della band, allontanato per incomprensioni con Homme, aveva infatti gettato qualche ombra sull’esito delle loro esibizioni live. Malgrado tutto questo i Queens Of The Stone Age, orfani di un personaggio di fortissima presenza scenica come Olivieri, ma sempre con l’asso della voce di Mark Lanegan da giocare, non hanno subito nessun tipo di contraccolpo, muovendosi con una sconcertante serenità tra i pezzi più importanti della loro discografia.
Uno spettacolo per le orecchie di tutti gli amanti del rock “vecchia maniera” dove, in barba a tutte le tecnologie, contano solamente le capacità musicali di chi interpreta la focosa passione di un genere musicale che ci sta lentamente salutando. Il nuovo disco dei Queens Of The Stone Age, Lullabies To Paralize, è in uscita imminente, prevista per la fine di questo mese. Come ben sappiamo tutti, online sta girando una versione “ufficiosa”, una furba operazione di marketing che ha fatto scatenare una serie di rumors sui brani che saranno pubblicati, che ha valso inoltre alla band capitanata dal rosso Josh Homme le copertine delle riviste specializzate di questo mese, e che ha forrnito il battage pubblicitario da sottofondo alla tournée che in questi giorni la band sta svolgendo in Europa. Noi della redazione di re.set abbiamo sentito tutti i brani che stanno circolando in rete, ma convinti che un disco debba essere recensito nella sua veste ufficiale, soprattutto per poterne giudicare la qualità di suono, e non da meno per etica nei confronti di voi lettori, abbiamo deciso di recensire questo album con più calma il mese prossimo, quando tutto questo polverone si sarà abbassato. Restate sintonizzati. (la Redazione)
(LIVeTOUR )
SVIZZERA
ITALIA
» Da non mancare il concerto dei Trail Of Dead che presenteranno il loro nuovo album al Rohstofflager di Zurigo il 12 marzo. » Concertone dal sapore emozionale quello con gli svizzeri Favez ed i britannici Wedding Present, al Sommercasino di Basilea il 19 marzo.» Al BOA Kulturzentrum di Lucerna un ritorno alquanto gradito, gli Urge Overkill in scena il 26 marzo. » Una serata al fulmicotone con il grande Roots Manuva, il 19 marzo alla RoteFabrik di Zurigo. » Grande hip-hop americano a Zurigo con i NAS, all’X-TRA, il 27 marzo. » Non è uno scherzo: il 1° aprile Tori Amos ci delizierà con le sue nuove canzoni al Fri-Son di Friborgo. » Assolutamente da non mancare il live di una delle band più abrasive in circolazione nella scena internazionale, The Dillinger Escape Plan, sempre al Fri-son di Friborgo il 2 aprile. » Al KiFF di Arau è la volta degli Stereo Total che offriranno la loro accattivante dance-elettronica il 3 aprile.
» Consigliatissimo il concerto del 12 marzo al Rainbow di Milano con le positive sequenze dei Death In Vegas. » I Keane arrivano in Italia in compagnia di Rufus Wainwright per due concerti al Velvet di Rimini il 16 marzo e all’Alcatraz di Milano il 17 marzo. » Reggae e dub di alta classe con Horace Andy e Mad Professor, il 19 marzo a Milano al Rainbow. » Sempre al Rainbow, il 23 marzo, serata di sicuro spessore e potenza con i Converge e i Planes Mistaken For Stars. » Xiu Xiu, una band di culto da non mancare all’esibizione del 30 marzo al Velvet di Rimini. » Elettronica di gran classe quella di Laurent Garnier il 31 marzo a Milano allo Spazio Piranesi. » Concerti previsti dall’agenzia Indipendente (www.indipendente.com), e per i quali consigliamo l’acquisto immediato dei ticket d’entrata: Lost Sounds il 6 aprile a Torino (Antidox) e il 7 aprile a Bologna (Covoclub); Interpol + Spoon il 15 aprile a Mestre (Palasport), il 16 a Firenze (Teatro Saschall) e il 17 a Nonantola (Vox Club); Bloc Party il 25 aprile a Milano (Transilvania Live).
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Mlada Fronta
intervista di Chriszodiac
Un folletto elettronico, padrino dell’electro-industriale, conosciuto mondialmente per i lavori sin qui prodotti... Mlada Fronta aka Rémy Pelleschi, oltre ad esibirsi in un live set multimediale d’eccezione al Living Room di Lugano il 18 marzo, in prima nazionale presenterà il suo nuovo Dvd Dioxydes. Abbiamo fatto due chiacchiere a Nizza dove risiede e questo è quanto ne è scaturito:
18 marzo / Living Room club - Lugano
Live set con Mlada Fronta (Parametric/Francia) + presentazione del Dvd Dioxydes + Dj set con Chriszodiac (Urgence Disk Records/Ginevra) + Dj set con Herr Liebe (Urgence Disk Records/Ginevra) www.resetmagazine.ch, www.livingroomclub.ch - entrata Chf 10.-
Il Living Room torna ancora una volta a sorprenderci. Howie B è uno dei protagonisti indiscussi della musica degli anni novanta, per citare solo le collaborazioni più importanti questo genio delle sonorità elettroniche ha prodotto brani per Madonna, Björk, U2 ... Una serata di un livello qualitativo siderale, imperdibile, da trascrivere subito nella vostra agenda.
al Living Room
HowieB
Buongiorno Rémy, potresti presentarci Mlada-Fronta ritracciando la tua carriera sino ad ora? Posso dire che la mia carriera è iniziata con Mlada Fronta e continua con esso, prima di questo non sono state che piccole esperienze con persone poco serie e poco motivate, con Mlada le cose serie sono finalmente cominciate e ho potuto nel corso degli anni affinare la mia musica e soprattutto sviluppare la mia personalità artistica con il fine di evitare a tutti i costi gli stereotipi e i clichés già esistenti. Sei anche il fondatore dell’etichetta electro-sperimentale Parametric, come mai questa scelta? Ai giorni nostri e soprattutto nella musica elettronica tutto è cambiato: molti musicisti producono il loro lavoro dalla A alla Z e chiedono solo un supporto di promozione e distribuzione; Parametric ad esempio mette in gioco tutte le sue possibilità per supportare al massimo i suoi artisti, ma una cosa che non possiamo fare per loro è suonare! Troppi si limitano a far uscire un disco e poi più niente, il live è la miglior promo per un artista, un gruppo o un musicista che non si esibisce non esiste.
Il tuo precedente Oxydes era un doppio cd,il tuo nuovissimo Dioxydes è un Dvd, spiegaci questo cambiamento di rotta, perché”vedere la tua musica”? In effetti è dall’uscita di Fe203 (per la parigina Mtronic) nel 2001 che pensavo al supporto Dvd per lasciar immergere gli uditori in universi singolari... posso affermare che Dioxydes è la prima produzione che mi gratifica al 100%, artisticamente parlando; esso è un film sperimentale, un viaggio visivo e sonoro dove la musica è inscindibile dalle immagini che descrivono universi particolari; ho affrontato il tema del movimento, della direzione, del senso. Durante tutti i 65 minuti del Dvd ci si sposta verso orizzonti nuovi senza sapere veramente dove e perché, posso affermare che Dioxydes è un road movie sperimentale. Quando ci siamo incontrati la prima volta all’Usine di Ginevra proponevi un oneman show, adesso mi sembra di capire che ci siano dei cambiamenti sotto questo aspetto... D’ora innanzi presenterò uno spettacolo focalizzato su suono e immagine. E’ un trip visivo e sonoro che permette al pubblico d’immergersi in un universo singolare, niente laptop sul palco, le percussioni sono suonate live e anche i video sono inviati dal nostro tecnico con buona intraprendenza. Ho il piacere di riscoprire il rischio quando mi esibisco. E sarà un piacere per noi essere presenti a questa serata electro-experimental-indus che promette una trascinante performance. Il resto dell’intervista, di cui vi consigliamo la lettura per approfondire l’argomento, la potete trovare sul sito www.resetmagazine.ch.
(25 franchi incl.cons. / tessera hi-fi 20 franchi incl.cons. - info e prenotazioni: www.livingroomclub.ch /ulteriori dettagli sul prossimo numero di re.set)
Suono ed immagine
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16 marzo LivingRoom Lugano Dj set con HOWIE B
(UK, electrobeatz)
Supporting Dj set con Ultracore
(TI, breakbeat, electro, tekhouse)
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LIVE
IZUL ///
La band funk-rock svizzera più accreditata del momento, sopratutto grazie alle sue travolgenti performance cariche di contagiosa energia funk e rock’n’roll arriva alle nostre latitudini per un mini-tour insubrico. (red.)
>>> Gli Izul si sono già esibiti varie volte in Ticino riscuotendo sempre un grande successo, sono infatti molti i loro estimatori nella zona. Il loro arrivo coincide con l’uscita del loro nuovo album Discovery On Pink Planet, è il secondo per questo gruppo di Bienne. Lo stile proposto da Izul è un fusion-rock composto su tappeti di groove funky e hammond beat, i cui riferimenti rimandano ai Red Hot Chili Peppers e a Lenny Kravitz. Ma in questo disco c’è spazio anche per un brano r’n’b e delle ballads romantiche come la cover di Neil Young The Needle And The Damage Done. Un album emozionale, con momenti festaioli, scherzosi, sexy e, nell’impattosa Bull Shit anche di forza pura alla Rage Agaist the On Pink Planet Tour Machine. Un gruppo genuino, diretto e superfresh! Buona musica e invidiabile attitudine. (info: www.resetmagazine.ch - www.izul.net) re.set presenta: On Pink Planet Tour - Live con Izul 26 marzo
CSOA Il Molino - Lugano
ELECTRO SOUP In collaborazione con il Centro Culturale LaRada di Locarno, il Gruppo Nuove Proposte Culturali (NPC) è lieto di proporvi una serie di serate intoduttive. In attesa dell’avvento di una seconda tappa del Festival di Arte Elettronica (FAE) e allo scopo di tener vivo lo spirito, il collettivo Nuove Proposte Culturali ha pensato di presentare una piccola ma intensa serie di appuntamenti mensili ad esprimere le tendenze e le variazioni di una cultura elettronica in piena evoluzione, spaziando dalla ricerca tecnico-espressiva alla musica contemporanea, completando il tutto con un necessario apporto visual. Presso il Centro Culturale LaRada di Locarno si presenteranno, quindi, ogni secondo week end del mese, il lavoro di giovani artisti ticinesi, svizzeri ed internazionali operanti nei campi più disparati dell’espressione elettronica.
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Transilvania - Lipomo/Italia
La connivenza tra musica elettronica e arti visive saranno le protagoniste del secondo appuntamento della rassegna che ospiterà, sabato 11 marzo a partire dalle ore 22, creativi e dj’s di alto livello. In particolare segnaliamo il lavoro di Exteenager&Braian: due artisti ticinesi che da qualche anno risiedono e lavorano a Ginevra; il loro sofisticato live set è stato presentato in anteprima il 9 marzo all’Espace d’Arts Contemporains Duplex di Ginevra. Exteenager&Braian si prodigheranno alla Rada in una coinvolgente micro-performance in bilico tra fiction e reality-show con una spruzzatina di minimal chic style. Alcune video installazioni degli visualartists ticinesi Barbara Lehnhoff e Andreas Gysin completeranno l’evento. Segnaliamo anche la serata del 25 marzo, un’extra originalmente intitolato Lo zucchino d’oro organizzato dal Gruppo Nuove Proposte Culturali, presso lo spazio autogestito CSOA Il Molino di Lugano, dove si presenterà il live set di Solarium di Zurigo, il quale sarà accompagnato da quelli di Sor-
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Paso Music - Gorduno
genkind e Polwise, due artisti ticinesi di sicuro interesse. Due appuntamenti da non perdere, questi, ideali per tastare il polso agli electromanipolatori elvetici. 12 marzo / Electro Soup
Centro culturale La Rada/Ex-scuole comunali Locarno Dj set con Frankino (TI) + Exteenager&Braian (live & visuals, GE) + Effe (TI) Video installazioni di Barbara Lehnhoff + Andreas Gysin 25 marzo / Lo zucchino d’oro
Bambini strani con scatola di suoni Spazio autogestito CSOA Il Molino/Ex-Macello Lugano Live set con Solarium (Spezialmaterial/7B, ZH) + Sorgenkind (TI/ZH) + Dj set con Polwise (TI)Video installazioni di Barbara Lehnhoff + Andreas Gysin www.nuoveproposteculturali.ch
LOCALCORNER
Demotape Clinic per le band emergenti Quest’anno la settima edizione della Demotape Clinic (DTC) del festival m4music avrà luogo per il sostegno della scena musicale pop svizzera dal 22 al 23 aprile presso il Toni Areal di Zurigo. La Demotape Clinic è una conferenza organizzata da Percento Culturale Migros inserita nell’annuale fiera della musica svizzera m4music durante la quale alcune prescelte band emergenti svizzere presenteranno il loro lavoro musicale di fronte a degli addetti ai lavori del mondo discografico musicale elvetico. La giuria, formata da giornalisti, esponenti della radio e discografici, valuterà pubblicamente la musica presentata (non dal vivo, ma tramite la diffusione delle registrazioni) con lo scopo di fornire una critica ed un confronto costruttivo atti a fornire le “armi” basilari per muoversi nella giungla della musica. Un’occasione unica per far conoscere la propria musica e verificarne immediatamente i punti di forza o debolezza assieme a degli esperti del settore. Le categorie di valutazione sono Pop/Rock (pop, rock, punk, metal, singer/songwri-
DRUMS CLINIC
« Doctor » Ian Paice alla SMuM Un evento senza pari quello che si prepara a Lugano il prossimo 19 marzo dalle 15. 30 presso la SMuM (Scuola di Musica Moderna). Sarà ospite un musicista che non ha bisogno di alcuna presentazione, si tratta infatti di una vera icona del rock: Ian Paice ! Il leggendario batterista inglese, membro fondatore e tuttora batterista dei Deep Purple , terrà una clinic in un incontro aperto al pubblico allo Studiofoce presso la sede della SMuM situata in via Foce 1. L’evento in esclusiva per la Svizzera è patrocinato dalla compagnia d’assicurazione La Ginevrina, e si caratterizza fra i più incisivi seminari della stagione proposti in Ticino. Ian Paice si può definire uno dei padri della batteria rock, e fondamentali nella storia della musica giovane sono i di-
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ter, ecc.), Electronics (house, electro, drum’n’bass, techno, ecc.) e Urban (hip hop, soul, funk, reggae, ragga, ecc.). Tra le demo pervenute verranno scelte dieci band di tutta la Svizzera che saranno invitate a presentare il loro lavoro durante la conferenza Demotape Clinic, mentre quelle che avranno superato solo la prima “scrematura” ma non saranno selezionate per il giudizio finale, riceveranno una Wild-card che gli permetterà di partecipare alla conferenza e di eventualmente proporre il proprio lavoro ai discografici ed esperti presenti durante i due giorni della fiera. La novità di quest’anno è un premio in palio offerto da Adcom (AdcomAward): la migliore tra le band che saranno sottoposte alle valutazioni degli esperti durante la conferenza vincerà 2’500 franchi per finanziare la produzione di un Cd (1’000 esemplari con booklet in quadricromia). Le band ticinesi interessate hanno tempo fino al 19 marzo (fa fede il timbro postale) per inviare la propria candidatura e la demo. Sul sito www.m4music.ch si trova il formulario d’iscrizione che è da scaricare, compilare ed allegare alla demo. All’incarto aggiungere una breve biografia ed una foto. Su, coraggio, non perdete quest’occasione! Demo da inviare a: Demotape Clinic - c/o Maximum Respect Kanzleistrasse 127 - 8004 Zürich
schi In rock, Machine Head, e il celeberrimo e vendutissimo Made in Japan, tutti e tre targati Deep Purple. Oltre che con i Deep, Paice ha suonato con Gerry Moore e i Whitesnake, mentre nel 1999 nel disco di Paul Mc Cartney Run Devil Run a fianco di David Gilmoure dei Pink Floyd. Come dire... uno che le ha suonate a tutti! Mitico! Siamo sicuri che questo evento desterà l’interesse di molti musicisti della zona. Fossimo in voi non mancheremmo per niente al mondo questa possibilità di conoscere e vedere dal vivo - addirittura con la possibilità di interagire - un musicista che ad ogni suo tocco di batteria ha segnato e ancora segna la storia del rock. 19 marzo ore 15.30 Scuola di Musica Moderna (SMuM) - Nuovostudiofoce/Lugano Drums Clinc con Ian Paice entrata Fr. 15 per informazioni : smum@smum.ch / www.smum.ch tel. 091 970 10 35 opp. 079 686 32 84
(Ticino On Stage)
» »Invasione punk il 25 marzo al Palabasket di
»
Bellinzona, per la serata Le Iene Party durante la quale si esibiranno Those Fourios Flames, gli italiani L’Invasione Degli Omini Verdi, Beansidhe, Pantera Tribute, Skandal Spreaders e Soul Line. Sintonizzatevi su www.nextpunk.ch per i dettagli in merito. » Serate dedicate alla musica ticinese al Garage Music di Castione: in previsone le ultime due serate del concorso ExtraMusic il 12 marzo con in lizza le cover band Sgaffy e Marmelade Sky, mentre per il 19 è il turno di Trestato, Nobody e High Pigeons. Auguri alle band! Sempre al Garage di sicuro interesse anche la seratona Good Rock News From Ticino con due delle band più potenti che ci siano in giro, Plain e Imperial, prevista il 25 marzo. (www.garagemusic.ch) » I Gone Overses si sono separati, per ragioni di lavoro. Peccato: era una band che ci aveva fatto ben sperare.
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»» Il punk/hc sempre più protagonista a queste
latitudini, ben rappresentato in concerto il 12 marzo: sul palco del Metrò di Lugano i Vomitiors si esibiranno in compagnia dei milanesi NoOne e i varesini Pay. Una serata da non mancare, all’insegna dell’irriverenza ed energia. » Sempre al Metrò, il 25 marzo, Il Ritorno Della Grande Notte Rap, con i live act di Fabri Fibra e Dj RudiB Nesli per la sezione ospiti dall’Italia, mentre per la parte Ticino è la volta di Kaso e MaxiB, che presentano il loro nuovo album Tangram + Michel, che presenta la sua nuova compilation (vedi articolo in questa rubrica) con Misha as special guest e DjSice alla console. » Motivo di grande orgoglio per i VadVuc la dedica sulla targa Espérance ACTI affissa ad una scuola costruita in Vietnam con i soldi raccolti il 23 dicembre 2004 durante il loro concerto al Palapenz di Chiasso. (www.vadvuc.ch). Ci complimentiamo con la band!
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LOCALCORNER
STENDECK Can You Ear My Call?
C’erano grandi aspettative per l’uscita di questo disco e mi fa molto piacere annunciarvi che sono state mantenute in pieno. Dopo il demo album A Crash in Another World del 2002, Alessandro Zampieri alias Stendeck è riuscito infatti nel compito di dare continuità alla sua ricerca compositiva e nella non facile impresa di farsi notare e suscitare l’entusiasmo di un’etichetta d’oltre oceano, la canadese Geska Records. Questo album è stato prodotto da Zampieri nel suo studio privato, a Torricella, per poi essere finalizzato in un mastering studio di San Francisco. L’approcio di Stendeck verso la musica è quello dei cosiddetti isolazionisti, che in un viaggio introspettivo nella zona d’ombra, ricercano l’espressione di sentimenti astratti, a volte ancestrali, inducendo particolari stati di coscienza. Lo stile di questo disco è indirizzato verso l’elettronica ambientale e di matrice post-industriale, ci sono tipiche sonorità usate nei primi anni novanta
MICHEL
Catalizzatore di vibes
Dj e Mc veterano della scena hip hop ticinese, già nei leggendari Momo Posse, catalizzatore musicale deciso e prolifico che produce e collabora con un sacco di artisti rap svizzeri ed italiani... questo è Michel, che torna ora, con il suo secondo album “... Da lontano” per la label Luke Dizu Production, ai beat a fianco di ottimi mc’s e dj’s della scena insubrica. Un lavoro che rispecchia lo sviluppo di una scena che sta macinando musica rap da anni: 21 tracce per più di un ora di musica che vi faranno respirare la strada, il fumo dei clubs, le groopies, la weeda... il mondo dell’hip hop, insomma. Parliamo del disco. Pronti? Si parte con un breve intro, E’ pronta, in cui Michel esordisce con il benvenuto: “Pronto all’impatto, per chi si è fatto in quattro, e per chi si è fatto per quattro, per i soliti quattro amici veri che abbraccio...”, poi si passa al simpatico groove-funk di Non Stop con un accativante Meda. Arriva in seguito MaxiB che le canta di santa ragione al Pusherman, e si prosegue con Cockdee che in Fuori di qua racconta le avventure di un Dj in un club (“più le suono più la gente si spezza”). Intanto un mellifuo Inoki scambia “contanti come un ufficio cambi” in Cash Dream; i Cdb con Espira scandiscono lo scorrere del tempo donando “cinque minuti di flow denso”; poi arrivano i bei colori reggae-ska con Bella (Clap you hand) featuring El Prez (il singolo attualmente in rotazione sulle radio). A questo punto è il turno di Michel, che con adulatore sottofondo lounge-jazzy rinuncia alle Vacanze al mare perché “questa volta
per quanto riguarda i sintetizzatori, percussioni elettroniche distorte molto attuali, ma anche pianoforte e violino registrati in presa microfonica. Can You Ear My Call? è interamente strumentale e l’attitudine con la quale si presenta è da colonna sonora, una musica molto cinematica quindi, che passa da momenti ambientali, intimi e lineari ad altri invece più sperimentali e caotici dando all’ascoltatore l’impressione di osservare... ed è probabilmente questa la miglior chiave per interpretarlo. Mi ha particolarmente sorpreso la qualità e la ricchezza del suono, caldo per essere un lavoro di elettronica, ma ben dilatato, come giusto che sia in questo tipo di lavoro che per essere goduto appieno necessita di un buon impianto stereo: l’immagine sonora e lo spettro delle frequenze sono infatti talmente ampi da meritare assolutamente l’ascolto in alta fedeltà. Questo è un album di respiro internazionale che ha certamente i numeri per trovare delle soddisfazioni nella sua nicchia di mercato. (rc) Stendeck Can You Ear My Call? Geska L’album lo trovate pressi i negozi di dischi del cantone oppure tamite il sito www.stendeck.com. Il 12 marzo al Living Room di Lugano ci sarà la presentazione ufficiale del disco, in questa serata Stendeck farà il suo primo concerto dal vivo. Siete tutti invitati!
non mi muovo di qui/ basta che ci sei qui tu”. Ed ecco che irrompe Dj Kay che scratcha con stile in Quando suono così, precedendo Kaso e Maxy B che offrono il brano Amo/tradisco/perdono tratto dal loro nuovo album Tangram. Si continua con Megalopoli suono con alla voce i tipi del Club Do90, un brano rabbioso e hardcore dove ” vivo la civiltà dell’odio, in casa mia si chiama democrazia, ma è una bugia”. Cambio di registro con i Massakrasta nella scanzonata Bling Bling, dove si rivolgono ad un banchiere (“conta quanto vuoi, tanto non sono tuoi, daccene un po’ a noi, te li daremo poi” ). Il Cd prosegue di nuovo Michel che con Majors dà una lucida descrizione dell’industria discografica, e con Miguel che con You know sfodera rime in uno sfacciato rap anglo-chicano. Seguono Bless e Dj Jay K. che ne L’Offensiva sono soldati incazzati (“clack clack scatta la lama del coltello”), comunque con Nell’aria rmx (qui il contributo di Nesi, MaxiB, El Coltivador e Dj Sice) si passa subito ad uno scenario più rilassato e groove. Conclude magistralmente l’album Scaldala in cui Mastino butta “rime come un mantra” e non può “stare fermo quando il pubblico si agita”. L’outro Made in Swiss, è un breve siparietto dove un estratto della colonna sonora del cartoon Heidi (“tenera, piccola con un cuore così”) saluta nel finale l’ascoltatore. Un viaggio all’interno di suoni, beat, scratches, rime e tinte, durante il quale vengono affrontati vari stili rap, naturalmente con quel gusto raffinato che è proprio di Michel, contaminato da campionamenti funk soul anni ’70 e dal sound east coast, dall’underground più marcio, dalla melodia e dalle atmosfere clubbin’... Caleidoscopica e poliedrica, questa raccolta è il miglior biglietto di visita che il rap insubrico potesse presentare al pubblico. (gb) Michel ...Da lontano Luke Dizu Production per info: michel@raprat.com
foto Sestito
RE.PLAY
NOVA
Classica e jazz per la rinascita Nova è un nuovo lavoro musicale prodotto da un duo composto da Alessandro del Fiore al piano e Giovanni Falbo al sax. Le coordinate di questo nuovo Cd spaziano da dalla musica classica vista con un’ottica contemporanea a tratti jazz. Interessante progetto, su cui colmiamo la curiosità con Del Fiore, un musicista dalla lunga storia:
La musica è sempre stata una delle tue più grandi fonti d’ispirazione. Sono tanti anni che suoni. Raccontami il tuo percorso. Da 10 a 18 anni ho preso lezioni di piano di musica classica con Mario Patuzzi. A 20 anni ho incominciato a fondere musica classica con musica anni ‘70. Suono in un gruppo rock e in uno reggae.
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A 25 anni ho studiato la chitarra elettrica e le percussioni (tamburi, djembé, gong, sassi, ecc.) da autodidatta, ed ho suonato in gruppi metal, etno-rock, psichedelici e di musica primordiale. A 30 anni ho scoperto la musica elettronica e i sintetizzatori analogici, integrandoli nelle mie composizioni. Ho suonato in spettacoli con ballerine, attori teatrali, ceramiste e fotografi. Ora sto imparando il violino e compongo col piano in un gruppo di rock sperimentale, e con Giovanni Falbo. Le musiche delle tracce sul Cd Nova sono composte da te e Giovanni Falbo. Quando e come è nata questa collaborazione? Una sera ci siamo conosciuti tramite amici. In quei giorni avevo pubblicato un’annuncio per la ricerca di un musicista. La sera dopo mi telefona un sassofonista che voleva suonare con me: è stato divertente perchè ho scoperto che era sempre lui. Una coincidenza, quindi, una predestinazione... Nova, il nome del vostro duo suggerisce il termine ‘rinascita’, che è confermato dalla dedica all’interno del Cd. Una vittoria sulla malattia, quindi, ed un Cd per celebrarla. Nova anche come stella che sta per diventare supernova. Rinascita... io ero in un periodo di grave malattia, Giovanni doveva affrontare un lutto in famiglia. La musica che abbiamo composto è il risultato del passaggio dal buio più profondo alla rinascita. Quali sono i vostri progetti futuri? Ci sono in vista altri generi di collaborazioni con altri strumentisti? Concerti e collaborazioni con altri artisti, inoltre il nostro progetto è quello di musicare film, filmati, documentari o teatri. Chi fosse interessato come può reperire il Cd e contattarvi? Presso il City Disc a Lugano e Mendrisio, e l’Alambra Music a Lugano. Contattateci senza indugio all’e-mail nova@ticino.com. (gb)
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RE.VISION
CINEMA
Berlinale esplicita di Eric Bouzigon
Si è conclusa il 20 di febbraio la 55esima edizione del Festival del Film di Berlino. Ha vinto nella sorpresa generale il film sudafricano, U-Carmen di Mark DornfordMay, primo film di quel paese a vincere l’Orso d’oro. Malgrado ciò, quello di cui tutti hanno parlato, dai critici al pubblico, dai professionisti del ramo ai giornalisti, non sono state le tematiche politiche di certi film, nè i contenuti stilistici dei film presentati. Ciò di cui tutti parlavano erano i film a contenuto sessuale, presenti in massa durante tutta la Berlinale. Questo tema non è una grande novità a Berlino ma quest’anno è stata ben rappresentata. Le tematiche dei film “sessuali” di quest’anno sono state principalmente due: “la nuova frontiera sessuale” e “l’omaggio ai pionieri del sesso”. In queste categorie hanno fatto il loro effetto due film americani, That Man: Peter Berlin di Jim Tushinski e Inside deep throat di Randy Barbato e Fenton Bailey. narra la storia di quello che è considerato il primo grande esibizionista omosessuale. Nato in Germania durante la seconda guerra mondiale a Berlino, Peter, che in realtà si chiama Armin, si scopre omosessuale già durante l’adolescenza. Appena arrivato negli Stati Uniti, a New York prima e a San Francisco dopo, in pochissimo tempo comincia a vestirsi di pelle attillattissima (soprattutto in zona basso ventre) e ad andare in giro quasi a torso nudo, rigorosamente rasato. Vera star della moda, la sua genuinità fisica e le sue misure lo imporranno molto rapidamente come sex symbol e manifesto di quella cultura omo, prima timidamente nascosta ed ora orgogliosamente rivendicata. That Man: Peter Berlin
Il secondo documentario storico è Inside Deep Throat. Come indica il titolo, questo documentario narra, grazie al raccondo del regista del film originale, la genesi della mitica pellicola girata nel 1972 (Gola profonda il titolo in italiano), il suo
immediato successo, i problemi con la censura, la prigione e i problemi di alcool dell’attore, la depressione dell’attrice e naturalmente il problema della legalizzazione della pornografia. Da notare che uno degli esperti intervistati è il regista Wes Craven (Freddy Kruger, Screem), lui stesso regista, sotto falso nome, di un film porno girato in quegli anni. Ma il film che più ha fatto discutere è senza dubbio Wayward Cloud del taiwanese Tsai Ming-Liang, lungometraggio che narra l’amore tra una coppia che vive nello stesso squallido palazzo. Lei non sa che l’amato è in realtà un attore porno che gira film proprio sopra il suo appartamento. Il film inizia in un set di un film porno, dove un’attrice tiene un anguria tra le gambe. Il protagonista-attore non trova niente di meglio che leccar(l)e l’anguria, atto che procurerà immediata soddisfazione alla partner (la scena dura quasi quindici minuti). E via dicendo con scene di questo tipo per quasi due ore. Il film si concluderà (finalmente?) con una rapporto orale tra i protagonisti, finalmente riuniti. Film mal girato ed intellettualmente penoso che ha fatto gridare allo scandalo alcuni o al quasi-capolavoro talaltri. In realtà il regista avrebbe voluto fare un film porno d’autore, ma in realtà non ha avuto il coraggio di mostrare nulla. Tutte le scene presunte calde, sono tagliate o nascoste da oggetti che si trovano lì proprio per nascondere quello che il regista vorrebbe mostrare al pubblico. Questa stupidaggine, che è comunque riuscita a vincere dei premi, è il simbolo di un nuovo tipo di cinematografia in bilico tra narrazione e sesso che probabilmente sarà sempre più presente nel prossimo futuro sugli schermi dei festival e dei nostri cinema.
RE.VISION
di The Professor
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Ingannevole è il cuore più di ogni cosa
Infanzia violata
su una strada senza ritorno. Un ambiente tremendo che porterà inevitabilmente alla totale deriva quest’infanzia violata sul freddo cemento della strada. Il protagonista reale di questa vicenda, JT Leroy, ha iniziato a scrivere il romanzo dietro suggerimento del suo psicanalista, e l’ha idealmente rivolto a tutte quelle persone, come gli assistenti sociali, che non l’hanno saputo ascoltare nel momento in cui avrebbero, forse, potuto salvarlo.
Oltre a dirigere il film, girato negli squallidi sobborghi del profondo Sud degli Stati Uniti, Asia Argento si è calata nello sfaccettato ruolo della borderline Sarah, la madre-bambina cresciuta troppo in fretta per sfuggire ad una famiglia di violenti e fanatici religiosi (interpretati da una rigida Ornella Muti e da un mirabile Peter Fonda). Jeremiah, il figlio, si ritrova così sulla strada al seguito della madre sfrenata, vivace ed impulsiva che per forza di cose si prostituisce ai camionisti nei posteggi delle aree di servizio, nei motels, nei club di strip-tease, costretto così a crescere velocemente tra pasticche, alcool, motel, e perversioni di amanti improbabili (Marilyn Manson nella parte di uno di questi)... Una madre snaturata, che cresce (se così si può dire) il fragile figlio a sua immagine e somiglianza, deragliando fatalmente sui binari della follia finale, quella che porterà il ragazzo
poco di “esibizionismo”. La Argento ha buone potenzialità, e qui, finalmente, le dimostra alla grande. Potenzialità che m’auguro possano esplodere in una futura pellicola, guidate da una mano alla regia più esperta della sua. È un film d’urto emozionale alquanto tosto. Difficile per noi, comodamente seduti nelle poltrone dei multisala delle nostre piccole ed ordinate città, accettare che esistano davvero delle periferie dove le
Ingannevole è il cuore più di ogni cosa, è la storia di un’infanzia rovesciata, vista dagli occhi di un bambino, Jeremiah, e di sua madre. Questo romanzo scritto da JT Leroy è stato ora tradotto su pellicola da Asia Argento.
Nel film della Argento, l’assistente sociale è interpretato da una distratta Wynona Rider, mentre nel determinante ruolo di Jeremiah, la parte è stata divisa fra tre ragazzini: il piccolo Jimmy Bennett nella prima parte del film e, nel resto della pellicola, i bravissimi gemelli Dylan e Cole Sprouse, che si sono alternati nell’interpretazione delle parti più difficili e pesanti della storia, quelle della “devianza” definitiva. A queste scene, per rispetto dell’età dei piccoli attori, le frasi e parole più scabrose sono state espresse solo in fase di doppiaggio. Infine c’è lei, Asia Argento, che oltre a comporre un cast d’eccezione per il film, offre qui un’ottima interpretazione, anche se in alcuni momenti (pochi a dire il vero) pecca un
esistenze sono così crudamente messe alla prova. E’ pure difficile capire questo perverso rapporto madre-figlio, pregno di odio ma contemporaneamente forte di un attaccamento morboso, viscerale ed indissolubile. Un rapporto inestricabile, che nessuno sa, o ha la volontà, di sciogliere, dove la fame d’amore si nutre di sguardi e gesti distratti, di forme d’affetto perverse e totalitarie, di assenze e silenzi, di attese e di alcuna luce di speranza. La mamma è sempre la mamma, si dice... provate a chiedere a JT Leroy che ne pensa. In questo road movie, dove un panorama allucinato ed in fiamme fa da sfondo a questa discesa negli inferi, ognuno di noi lascerà una parte di sé.
Festival del Cinema di Locarno 2005 Le anticipazioni
Orson Welles sarà il protagonista della retrospettiva della 58/a edizione del Festival del Cinema di Locarno previsto dal dal 3 al 13 agosto prossimi, rendendogli così omaggio nel novantesimo anniversario della nascita. Lo ha annunciato alla Berlinale la direttrice Irene Bignardi. Stefan Droessler e Bernard Uhlmann cureranno la sezione che conterà circa 70 titoli, tra cui le pellicole incomplete del regista, i film restaurati, le interpretazioni per il cinema e per la tv. I film completi diretti da Orson Welles verranno proposti al pubblico in copie nuove mentre di Chimes at Midnight si vedrà una nuova versione restaurata. All’inglese Jeremy Thomas andrà il Premio Raimondo Rezzonico come il produttore indipendente. Inoltre il festival renderà omaggio al fotografo Vittorio Storaro: Locarno s’illuminerà delle luci e dei colori pensati e studiati
da Storaro nell’ambito del suo progetto illuminotecnico per i monumenti della città, realizzato in collaborazione con la SES, Società Elettrica Sopracenerina. In questa occasione verranno proposti al pubblico alcuni dei film più belli realizzati da Storaro come “autore della fotografia”, tra cui Dick Tracy di Warren Beatty, Giordano Bruno di Giuliano Montaldo, Tango di Carlos Saura e Strategia del ragno di Bernardo Bertolucci. Presente anche il cinema proveniente dalla Tunisia, dal Marocco e dalla Algeria, al centro della sezione Open Doors. La direzione artistica ha segnalato inoltre la forte presenza africana tra i Pardi di Domani con una selezione di cortometraggi firmati da filmakers di Egitto e Sud Africa. Novità del 2005 il concorso per sceneggiature di cortometraggi Cortopardo. Il primo film, tratto dai tre script finalisti, sarà proiettato durante la kermesse. (www.pardo.ch)
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RE.VISION
CINEMA
di ado bader
Be Cool
John Travolta torna nei panni di Chili Palmer nel sequel di Get Shorty. In occasione dell’uscita di Be Cool la Metro Goldwin Mayer offre gadget e biglietti per la visione del film ai primi cinque lettori che risponderanno esattamente alla seguente domanda: in quale altro film John Travolta e Uma Thurman hanno recitato assieme? Inviate un email (completo di nome, cognome e indirizzo) con l’intestazione “Be Cool” a redazione@resetmagazine.ch.
Vi ricordate Chili Palmer (John Travolta), il malavitoso “recupera crediti” di Miami con la fissazione per il cinema visto in Get Shorty? Dopo l’ultimo incarico a Hollywood e abbandonata la mecca del cinema Chili dovrà ora muoversi in un settore a lui nuovo: l’industria musicale. Un mondo dove si annidano esponenti della mafia russa e “gangsta rappers” e dove Chili scoprirà la sua nuova “vocazione”. Affascinato dal music business l’esperto manipolatore piomberà così in studi di registrazione, passando per un concerto degli Aerosmith fino, addirittura, agli MTV Music Awards. Non mancano neanche le “cotte”: Chili si innamorerà di una seducente vedova (Uma Thurman) di un manager musicale che gli svelerà i segreti e i meccanismi del settore.
Get Shorty, oltre che un grande successo, è stato indubbiamente una delle interpretazioni più memorabili di John Travolta. La lunga attesa del pubblico è ormai agli sgoccioli, dopo dieci lunghi anni di attesa. Be Cool è sequel geniale che con la sua vena dissacrante non risparmia nessuno. E naturalmente il cast è di quelli memorabili: accanto a Travolta e alla Thurman - che in una divertente scena del film ballano al ritmo di hip-hop con i Black Eyed Peas - ci sono Danny De Vito (che riprende il personaggio del primo film), Harvey Keitel, Vince Vaughn (Dodgeball) e il mitico The Rock (Il Re Scorpione). Appuntamento al cinema il 15 aprile prossimo!
Nel meraviglioso mondo dei Robots
Provate a immaginare un mondo fantascientifico popolato interamante da automi. Robot City è un’immensa metropoli metallica dominata da robot ultra moderni. Non tutti in città vivono però alle stesse condizioni. I meno fortunati sono una serie di strani personaggi: sgangherati robot che utilizzano rottami di fortuna come pezzi di ricambio. Uno di questi è Rodney, un piccolo ma geniale robot con il pallino per le invenzioni. Con l’aiuto di una figlia di un aspirapolvere e dell’amico Fenper, il robottino Rodney si ritroverà a condurre una gigantesca rivolta
contro lo strapotere dei robot dominanti. Dopo averci divertito con il mondo “sottozero” de L’Era glaciale, il regista Chris Wedge e Fox Animations Studios e Blue Sky Studios tornano per deliziarci con una nuova avventura “digitale”. A prestare la voce (nella versione originale) sono scesi in campo attori come Ewan McGregor (Rodney), Halle Berry, Mel Brooks e Stanley Tucci. Se anche voi volete unirvi ai Robots per una strabiliante avventura, l’appuntamento è al cinema il 23 marzo prossimo!
In occasione dell’uscita di Robots la 20th Century Fox offre due biglietti omaggio del film ai primi cinque lettori che invieranno un email (completo di nome, cognome e indirizzo) con l’intestazione “Robots” a: redazione@resetmagazine.ch
NEXTSCREEN
RE.VISION
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Colin Farrell è l’inter-
prete principale di The new world, il nuovo film di Terrence Malik, il regista culto di film come La sottile linea rossa e I giorni del cielo. Il film ripercorre le gesta degli esploratori del Nuovo Mondo durante i loro primi contatti con gli Indiani d’America, in particolare riprendendo la storia di Pocahontas, la principessa indiana già raccontata nella “fiaba” di produzione Disney. Farrell sarà quindi John Smith, che si contenderà l’attenzione della bella indigena (interpretata dalla quindicenne Q’Orianka Kilchner, cantante tedesca) con l’avversario John Rolfe (Christian Bale). Il lungometraggio è stato girato nella più totale segretezza, giacché Malik, il regista, odia essere fotografato durante la lavorazione e non concede mai interviste. Tutta questa concentrazione non può che dare dei buoni risultati, come già dimostrato.
Valeria Golino, è nelle sale con 36, Quai des Orfèvres di Olivier Marchal nel quale recita accanto a due grandi del cinema transalpino come Gerard Depardieu e Daniel Auteuil. Il film, che in Francia ha avuto uno strepitoso successo, racconta la sanguinosa e violenta rivalità tra due grandi poliziotti innamorati della stessa donna, ed in lotta pure per la conquista del posto di massimo dirigente. Una donna contesa quindi, anche in ambito lavorativo. Difatti è un periodo intenso per l’affascinante Valeria: da gennaio è sul set di Texas dell’esordiente Fausto Paravidino e presto uscirà anche Shad-Sky, titolo provvisorio del film di Antonio Captano in cui ha indossato i panni di una donna napoletana che prende in affido un bimbo.
Hitch -Lui sì che capisce le donne, a regia di Andy Tennant, è la storia di un esperto in corteggiamento i cui metodi funzionano alla grande per i suoi clienti ma che falliscono inesorabilmente con la donna che gli interessa (interpretata da Eva Mendes). Will Smith inaugura così la sua prima volta in una commedia romantica piazzandosi in testa al botteghino statunitense e conquistando il record come più alto incasso di sempre per un film di questo genere: nel primo weekend di programmazione ha incassato 45,3 milioni di dollari, diventando il miglior esordio di sempre per una commedia romantica.
Le quattro maggiori organizzazioni di stuntmen di Hollywood hanno inviato una petizione congiunta alla Academy perché riconoscano con un Oscar i loro meriti. Giustamente gli stuntmen dichiarano nella petizione che loro sono “... gli unici nella industria cinematografica a rischiare letteralmente la vita per la loro arte. Il talento e la esperienza richiesti per effettuare in modo creativo e sicuro le scene più emozionanti dei film meritano un riconoscimento da parte degli Oscar”. La richiesta ha il sostegno di registi come Steven Spielberg e Martin Scorsese. La Academy ha fatto sapere che prenderà in considerazione la richiesta, però di essere riluttante ad aggiungere nuove categorie alle 24 già ufficialmente riconosciute. Ad ogni modo se ne riparlerà l’anno prossimo.
DVD Certamente il cinema ha il suo fascino intramontabile, ma il Dvd offre sempre qualcosa oltre, sopratutto per quelli che vogliono sapere ogni dettaglio sul film che stanno vedendo. Gli extra nei Dvd sono quindi quel must in più, dunque perché non rivedere alcuni film, scoprendo così quei trucchi, quelle idee, quelle follie che stanno alla base di ogni pellicola? Eccovi una panoramica di Dvd appena usciti, pronti per essere gustati in ogni particolare, nella tranquillità della vostra abitazione...
Da rivedere Mare Dentro di Amenabar e con uno strepitoso Javier Bardem che interpreta un teraplegico che vuole morire. Uscito per la Lucky Red, questo Dvd è completo di interviste e segreti del set. * The Corporation è un documentario, di Jennifer Abbott e Mark Achbar, in cui troviamo analisi critiche e documentate sulla vera natura delle multinazionali. Edito da Fandango, con le interviste a Noam Chomsky, Naomi Klein e Michael Moore. * In versione integrale il Dvd uscito per la Buena Vista di King Arthur - il film sulla leggenda di Artù, Lancillotto e Ginevra - di Antoine Faqua e con Clive Owen e Keira Knightley. Tra gli extra un finale alternativo. * Da riscoprire assolutamente Selvaggi di James Ivory, e con Sam Waterson e Kathleen Widdoes. Uscito in Dvd per la Dolmen, questo film culto del 1972 ha come soggetto una
tribù primitiva che viene a contatto con la società moderna a causa di una pallina di croquet piombata dal cielo. * Matt Damon è uno tra i mattatori della scorsa stagione cinematografica. Niente di meglio di The Bourne Supremacy per valutare appieno le capacità di questo attore. Edito dalla Universal, tra i ricchi extra ci sono gli speciali sulle scene eliminate, sugli effetti, sulle scene di combattimento, sugli inseguimenti di auto nel centro di Mosca. * Uscito in Dvd Io Robot, il film interpretato da Will Smith ed ispirato dal celebre racconto di Isaac Asimov. La Fox offre tra gli extra le quattro scene che sono state tagliate, e vari speciali dettagliati sulla lavorazione del film. * Uscito per la Medusa un cofanetto da non perdere dedicato a due film di Nagisa Oshima: Il cimitero e il sole (1960) e Racconto crudele sulla gioventù (1960). * E’ rivolto a tutti il bel film Due fratelli di JeanJacques Annaud uscito per la Medusa, e che racconta di due cuccioli di tigre, catturati da un esploratore, che dal loro habitat vengono inseriti in cattività. * Per chi non l’avesse ancora visto è l’occasione buona per approfittare della uscita del Dvd The Terminal (Universal). Straordinaria l’interpretazione di Tom Hanks nel ruolo di un turista che per dei disguidi burocratici rimane bloccato in un aereoporto. Extra con interviste e speciali sulla lavorazione. * Ufficialmente annunciata dalla Mondo Home Entertainment l’uscita a fine marzo in edizione Dvd della pellicola cult Donnie Darko di Richard Kelly. Extra composti da scene tagliate e un backstage.
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RE.VISION
RASSEGNE
Agnès Varda
Fisica di celluloide
TiKinò
L’associazione L’occhio delle donne propone quest’anno, sempre in collaborazione con i cineclub ticinesi, una rassegna dedicata alla filmografia della regista francese Agnès Varda.
Fisica di celluloide è una rassegna organizzata da alcuni cineclub del cantone, in specifico dal Circolo del Cinema di Bellinzona e dal Circolo del Cinema di Locarno in collaborazione con la Società ticinese di Scienze Naturali, che propone alcuni appuntamenti nel corso dell’anno, nell’ambito dell’Anno mondiale della Fisica. Si intende qui offrire l’accostamento della fisica con il cinema quale modo efficace per far riflettere sulla scienza al di là dei metodi tradizionali offerti dalla divulgazione scientifica.
Nato a in Canada nel 1999 Kinò è uno spazio che da la possibilità ai volonterosi artisti del video e del cinema, nonché a chiunque senza censura, di proiettare le proprie opere. Il suo motto è: fatelo bene con niente, fatelo meglio con poco, fatelo adesso!
L’avventurosa
Cinema e scienza
Dalla sua vasta opera sono state selezionate otto film, al fine di rappresentare in maniera esaustiva la cronologia e la qualità della regista. Agnès Varda (1928) è definita la pioniera della Nouvelle vague ed è considerata una figura di spicco nella storia del cinema. Il suo persorso come fotografa e cineasta la porta a sviluppare un suo concetto personale: la cinécriture, intendendo questo lo scrivere direttamente per il cinema, avendo già in mente la posizione delle cineprese e la posa degli attori; anche se i migliori momenti del cinema di Varda non hanno nulla a che vedere con un cinema programmato. Le bellezze, i sensi suggeriti, i saperi distillati nascono nel corso dei suoi film, durante la sua realizzazione. Iniziata a febbraio la rassegna propone le ultime cinque pellicole in programma durante la seconda metà del mese di marzo, in rotazione presso i vari cinema della regione. Un’occasione per conoscere a fondo la filmografia di questa cineasta creativa, coraggiosa per le sue scelte, che ha trovato la sua identità di donna e artista in una carriera originale e pioneristica. (www.cicibi.ch)
Il potente linguaggio dell’arte cinematografica è uno strumento per esprimere e indagare il significato della scienza e per contribuire a colmare il divario che separa il mondo dell’arte e delle scienze umane dal mondo della ricerca scientifica e della tecnologia. La rassegna toccherà vari aspetti che comprenderanno il potere dato all’uomo dalla scienza e la responsabilità che la gestione di questo potere comporta (I ragazzi di via Panisperna), il significato della scienza come impresa conoscitiva e di esplorazione dell’ignoto (Contact e 2010: l’anno del contatto) e il problema della scienza come affermazione della libertà di pensiero (Galileo) e delle capacità individuali nella ricerca (Les palmes de M. Schutz). Un appuntamento con la scienza per tutte le età che propone una maniera diversa ed originale per accostare dei temi che possono apparire ostici ed insormontabili. (www.cicibi.ch) 5 aprile Forum Bellinzona 8 aprile Morettina Locarno I ragazzi di via Panisperna di Gianni Amelio - Italia 1988 17 maggio Forum Bellinzona 20 maggio Morettina Locarno Contact Robert Zemeckis - USA 1997
Sans toit ni loi
Cinema Forum 1+2 Bellinzona 15 marzo Jacquot de Nantes 19 marzo Les glaneurs et la glaneuse 22 marzo Cinevardaphoto Cinema Morettina Locarno 14 marzo L’une chante l’autre pas 18 marzo Sans toit ni loi 21 marzo Cinevardaphoto Cinema Excelsior Chiasso 16 marzo Cinevardaphoto Cinema Lux Massagno 15 marzo Sans toit ni loi 17 marzo Jacquot de Nantes 22 marzo Les glaneurs et la glaneuse 24 marzo Cinevardaphoto
6 settembre Forum Bellinzona 9 settembre Morettina Locarno Galileo Liliana Cavani - Italia/Bulgaria 1968 25 ottobre Forum Bellinzona 28 ottobre Morettina Locarno 2010 - L’anno del contatto Peter Hyams - USA 1984 20 dicembre Forum Bellinzona Les palmes de M. Schutz Claude Pinoteau - Francia 1997
Giovani cineasti alla ribalta
Approdato alle nostre latitudini questo interessante progetto si è stabilito anche qui in Ticino, assumendo la denominazione TiKinò. Grazie alla propositività degli iniziatori Thierry Moro, Patrizia Pesko, Erik Bernasconi, Mauro Boscarato, Alessandro Marcionni e Fabio De Luca, TiKinò è diventato un appuntamento mensile preso il Livingroom di Lugano, e propone cortometraggi girati secondo alcuni parametri fissi (miniDV o DVD, durata massima di 8 minuti circa) e secondo un tema prestabilito. Si tratta di un’iniziativa che desidera radunare cineasti vogliosi di produrre pellicole in condizioni modeste ma allo stesso tempo creative e originali, e che vuole soprattutto metterli in relazione fra di loro, per un confronto costruttivo e stimolante. Si rivolge dunque a sperimentati o novelli registi, sceneggiatori, attori, fotografi, tecnici, spettatori... Tutti coloro, insomma, che potrebbero sentirsi coinvolti da questo lodevole progetto. Il 24 marzo presso il Livingroom di Lugano alle ore 21.30 verranno presentati i video sviluppati attorno al tema Sacrificio. Il tema scelto per aprile è Velocità, mentre quello maggio è Dipendenza. Chi fosse interessato a presentare i suoi lavori al comitato di TiKinò può contattare l’associazione all’indirizzo email info@tikino.ch. Fatevi sotto! Per ulteriori dettagli consigliamo un giro sul sito www.tikino.ch, dove si possono trovare in formato QuickTime i vari video già presentati nelle scorse edizioni.
LIBRI
Andrei Kurkov Picnic sul ghiaccio Garzanti/Elefanti
“Il mattino dopo Viktor fu svegliato da un rumore confuso di sparatoria che arrivava dalla strada. Si alzò sbadigliando e guardò l’ora: le otto. Si avvicinò alla finestra: da basso c’erano una jeep militare ed un’ambulanza. Sollevando lo sguardo Viktor notò che il cielo era azzurro e che i primi pallidi raggi di sole lambivano le moli grige dei grandi palazzi staliniani. Si preannunciava una bella giornata.” Siamo a Kiev, una delle capitali postsovietiche. Viktor, scrittore quarantenne immerso in una crisi cronica da loser, dopo l’abbandono dell’ultima fidanzata vive con un pinguino adottato quando lo zoo cittadino non era più in grado di garantirne il sostentamento. Un bel giorno Viktor
Sam Shepard Il grande sogno Feltrinelli
L’autore, nonché estimato attore e regista, Sam Shepard è oggi considerato l’erede del grande teatro americano, e come specifica la sua nota biografica, è “il solo drammaturgo capace di competere con O’Neill...”. Shepard è una grande personalità che sa tradurre, con occhio trasversale e attento, la quotidianità della frontiera americana. La forza di quest’autore è la facilità di passare dalla cultura alta a quella
Lilith Bernasconi e Elena Nuzzo Partecipazione e autodeterminazione Associazione Forum cantonale dei Giovani
Partecipazione e autodeterminazione, a cura di Lilith Bernasconi e Elena Nuzzo, è il primo contributo concreto che l’Associazione Forum cantonale dei Giovani vuole dare al dibattito in atto per la promozione delle politiche giovanili nel nostro cantone, nel tentativo di essere coerenti con la volontà e l’esigenza di rilanciare questo tema, cercando di dare voce alle aspettative dei giovani che hanno partecipato alle quattro edizioni del Forum. Quindi un libro scritto da giovani, edito con i giovani, voluto per i giovani, che offre un’ampia panoramica su quello che è “pensare” giovane sulla politica in Ticino. Come è ben specificato nel retro di copertina: “Giovani, cittadini come gli altri, che hanno molti doveri ma soprattutto il diritto d’esistere, di ottenere degli spazi di partecipazione e di espressione, da condividere e autogestire. Solo così avremo adulti re-
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riceve una proposta destinata a cambiare la sua vita. Dovrà scrivere quelli che in gergo editoriale si chiamano “coccodrilli”, ovvero i necrologi scritti in anticipo sugli “illustri” della città. Un lavoro nascosto e frustante perché i protagonisti dei suoi articoli continuano imperterriti a vivere, dunque gli articoli non vengono pubblicati. Fino al momento che Viktor s’accorge che i soggetti dei suoi “coccodrilli” cominciano a morire, uno dopo l’altro, in circostanze misteriose. Ma non è tutto: Misa, il suo pinguino, è ammalato e per salvargli la vita c’è bisogno di un trapianto di cuore, un cuore di un bambino in tenera età. E’ qui che subentrano dei “bravi ragazzi” , leggi “mafiosi”, che si offrono di pagare le cure per il pinguino, a patto di... Tra mafia, servizi segreti e disinformazione, con la compagnia del suo pinguino e di Sonja, una bambina figlia di un boss in fuga, Viktor è il fulcro di un vorticoso intrigo, che lo porterà a situazioni grottesche ed a tratti irresitibilmente comiche, anche se, sotto la patina irreale e scanzonata, questo è un giallo che mette in evidenza, con amaro realismo, il degrado sociale e la pericolosità di vivere nella Russia attuale. Un’ottima opera di Andrei Kurkov, uno scrittore ucraino, già autore di otto romanzi che hanno spesso protagonisti un animale. Una lettura diversa, dallo stile asciutto e scorrevolissimo, sagace ed appassionante.
popolare, shiftando il lettore in varie dimensioni umane dove il sesso e il rammarico, il divario di incomprensione tra uomini e donne, il burrone ancora più profondo che separa gli uomini da loro stessi, e, non da ultimo, la fragilità della frontiera, quella geografica tanto quella degli uomini, sono i veri protagonisti immersi ne Il grande sogno, ossia il “classico” e ambito grande sogno americano. Ammiccando alla commedia tanto al dramma, alla realtà e alla fantasia, Shepard tende a sradicare con questi diciassette racconti quel romanticismo che annebbia la vista di fronte alla realtà della periferia americana, come s’evince già dall’incipit del primo racconto, “L’uomo dei cavalli”: “E.V. lo diceva chiaro e tondo; lui non era certo uno che sussurrava ai cavalli. Lui i cavalli li sistemava. Sapeva rimettere in riga quei balordi, e una volta che li aveva rimessi in riga lui, non sgarravano più. Tutto qui. Non prometteva altro.”. Ed è proprio quello che ci offre Shepard, attraverso la sua lente, trasparente, nitida: nessun sussurro, molta sostanza.
sponsabili, che sapranno autodeterminarsi e convivere con gli altri.”. Un accurato lavoro questo di Lilith Bernasconi (1985, consigliere comunale di Chiasso per la lista “Unità socialista - I Verdi”, segretaria del Forum, nonché attiva nel servizio civile internazionale) ed Elena Nuzzo (1985, consigliere comunale di Barbengo per la lista “Vera Democrazia”, studentessa al politecnico di Zurigo, membro e cassiera di comitato del Forum), due autrici che hanno raccolto, ripreso e utilizzato testi scritti da giovani - ma anche quelli di chi ha scritto su o per i giovani - volendo dare la giusta importanza alle fonti, alle quali hanno integrato la loro esperienza, le loro idee ed aspirazioni in quanto partecipanti al Forum, ma sorattutto in quanto giovani e cittadine. Tra i capitoli trattati nella prima parte del volume troviamo argomenti d’interesse generale che introducono il lettore sui contesti giovanili, come le Politiche giovanili e partecipazione, Autodeterminazione: Utopia o realtà, e La partecipazione politica dei giovani. Mentre nella seconda parte del volume viene trattato a 360° il Forum cantonale dei Giovani, ripercorrendone la storia, la struttura organizzativa e le esperienze, fino a esporne i propositi e gli obiettivi futuri. Una lettura interessante e completa, che, citando il nostro presidente del Consiglio di Stato Gendotti che ha curato la prefazione al volume, “...si inserisce nella logica del dialogo fra mondo politico e una parte essenziale della società. Il dialogo è futuro.”. (www.forumdeigiovani.ch)
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LIBRI
Bob Dylan Raccontare Bob Dylan è un po’ come cercare di spiegare la Gioconda: un inutile esercizio. Perché Bob Dylan, molto di sè, lo racconta da oltre 40 anni scrivendo canzoni che hanno (qualcuna più, qualcuna meno) fatto la storia del folk e del rock americano. Non è un caso che molti testi scolastici riportino alcune delle sue liriche più note, che sono e restano i classici di più d’una generazione (da Blowin’ in the wind a The times they are a-changin’); probabilmente è un errore considerare i brani più recenti meno socialmente consistenti. Scrivere di massimi sistemi mondiali o di minime disillusioni personali in rapporto al mondo in cui si vive, ha più o meno la stessa valenza. Se gliela si vuole trovare...
Chronicles Volume 1 Feltrinelli
Bob Dylan s’è raccontato in musica, ma ora ha deciso di farlo anche con le parole senza accompagnamento: quelle che costituiscono il suo ultimo grande progetto, la trilogia libraria che, sotto forma di raccolta di episodi, cercherà di far luce sugli eventi che hanno segnato una così grande carriera. Chronicles volume 1 (Feltrinelli, pp. 270) è il primo tassello di questa sua nuova fatica. Cronache di una vita, appunto, narrate in prima persona, in ordine non cronologico e nemmeno d’importanza. Una scelta coraggiosa, se vogliamo, ma anche un po’ furba (quando ci vuole, va detto) che il “menestrello” di Duluth (Minnesota) ha scelto per affezionare i fans potenziali lettori alle sue storie. Che in questo “volume 1” sono particolarmente importanti, visto che il centro narrativo è legato al suo approdo a New York, il centro del mondo e della musica. E la periferia sono le personalità alle quali Robert Zimmerman, in attesa di diventare il mito che è da sempre, si è ispirato per creare le sue perle musicali. Grandissimi come Woody Guthrie; insospettabili come il trio Peter, Paul e Mary; autori sanguigni come Robert Johnson ma anche figure quali quelle di Bertold Brecht e Kurt Weil, autori dell’Opera da tre soldi, alla quale Dylan dedica una citazione sorprendente (ben quattro pagine descrivono la sua attrazione magnetica per la ballata “Jenny dei pirati”, la cui analisi ha aperto a Dylan una nuova dimensione autorale... Per noi, una pagina (31 righe, per la precisione) di Chronicles volume 1 ha un sapore particolare, unico. Il ricordo di un concerto, sotto il diluvio, in Piazza Grande a Locarno: era 5 ottobre 1987. Nel corso di quella tournée con Tom Petty, Dylan meditava una sorta di ritiro dalle scene (“...ormai i miei spettacoli erano una messa in scena, e i rituali mi annoiavano.”) e proseguiva di sera in sera ad esibirsi quasi senza stimoli. Finché, a Locarno, complice l’umidità, in lui scocca una scintilla. La voce non gli esce, non trova modo di iniziare a cantare, finché: “...fu come se un purosangue avesse sfondato i cancelli a passo di carica... Adesso l’energia mi veniva da cento angoli diversi... Era come se fossi diventato un artista nuovo...”. E chiude con un elogio più emozionale che realistico: “In più di 30 anni di concerti questo era un luogo che non avevo mai visto e in cui non ero mai stato. Se non esisteva qualcuno avrebbe dovuto inventarlo per me”. Tutto bello, anche se probabilmente i più, invece dei suoi ricordi in libertà, avrebbero preferito conoscere i misteri legati all’essenza dylaniana: le sue conversioni repentine, la storia del suo celeberrimo incidente in moto; i ricordi del suo periodo più nero in cui un’infezione al cuore lo ha quasi ucciso. Calma... ci sono altri due capitoli da scrivere e da leggere! di Alessandro Bertoglio (animatore Rtsi/Rete Tre)
LIBRI
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IN BREVE
Sergio Maistrello Come si fa un blog Tecniche Nuove
Paolo Roversi Bukowski: Scrivo racconti poi ci metto il sesso per vendere Stampa Alternativa/ Eretica
Stewart Home Marci, sporchi e imbecilli Castelvecchi
Aprire un blog con l’aiuto di una piattaforma automatica (Splinder, Iobloggo, Bloggers) non è un’impresa difficile. Tuttavia, per coloro che per la prima volta hanno intenzione di sperimentare questo strumento di comunicazione per il web e sentono la necessità di una guida, mi sento di consigliare la lettura di Come si fa un Blog, di Sergio Maistrello, ex redattore del mensile Internet News ed “editore” di un blog personale (www.sergiomaistrello.it). Interessante, funzionale e a tratti pure divertente.
Sulla figura letteraria e umana di Bukowski si è già scritto molto, ma il lavoro di Roversi è interessante e dà nuovi spunti sulla personalità di questo mitico scrittore. Redatto con passione il libro racconta la vita di Buk ricorrendo a brani di racconti, poesie, giudizi di chi l’ha conosciuto e letto, ricercando e annotando tutte le frasi a effetto del grande scrittore maledetto. Con un’intervista a Fernanda Pivano, che rivela quanto Buk sia stato colto e disciplinato nel suo lavoro, molto di più di quello che si possa pensare. Per i fan di quest’autore discusso questo libretto è un must.
Stewart Home è un fortissimo animatore della scena underground londinese, anticonformista musicale, romanziere e saggista, occultista, studioso di Hegel. In qualità di “terrorista culturale” ha portato a termine memorabili truffe ai danni dei mass-media. Chi meglio di lui poteva analizzare in profondità il fenomeno del “punk” londinese nato nel ‘77? Un saggio - tradotto in italiano dal collettivo Luther Blisset - che si legge con scorrevolezza e coinvolgimento come se fosse un reportage, e che non permette concessioni a fanatismi di alcun sorta.
PONTE MAGICO Scrivi una storia per bambini-bambini e per grandi-bambini Ponte Magico è il premio letterario indetto dal comune di Lavena Ponte Tresa, paese che si affaccia sulle sponde del Ceresio e che deve il suo nome al ponte che lo col lega proprio alla Svizzera. Ponte Magico come i ponti veri e propri, quelli architettonici, e come le parole necessarie a comunicare, avvicinare ed unire le persone. Il concorso, di cui Chiara Zocchi (giovane scrittrice prodigio del panorama letterario italiano) è la fondatrice e promotrice, si rivolge a tutti i “bambini” di età compresa fra i 17 e i 40 anni e, chiede di creare un breve racconto intitolato “io”. L’io che vedono gli altri, l’io che vediamo noi, l’io che non vedono né gli altri, né noi... e tanti altri tipi di “io”. È un buon baratto, tu dai un raccoonto a Ponte Magico e in cambio potresti vincere come primo premio 800 euro, secondo premio un abbonamento per una stagione al Piccolo Teatro di Milano, terzo premio un viaggio più soggiorno di una settimana in una città d’Italia, quarto premio un volo a/r per una capitale europea, quinto premio i seguenti volumi Zanichelli: Il dado e l’alfabeto, Mirabiblia, e Dizionario Enciclopedico di enigmistica e ludolinguistica. I premi in palio
La giuria La
prima selezione sarà giudicata da: Carlo Dentali, poeta (e medico) Viviana Faschi, poetessa dark, Michele Gazo, scrittore di storie avventurose, e Riccardo Raccis, scrittore noir. L’ultima selezione vedrà in giuria: Marco Castoldi (Morgan) cantautore e poetico scrittore,
Valeria Parrella, scrittrice premio Campiello 2004, Andrea Valente, l’illustratore che ha creato la “Pecora nera”, ed Antonio Rezza, attore, regista e scrittore. La serata di premiazione (con lettura dei cinque racconti finalisti) avrà luogo sabato 25 giugno 2005, alle ore 21, a Lavena Ponte Tresa (Va) nel piccolo anfiteatro di Piazza Sangiorgio. Bando di concorso: Gli elaborati dovranno pervenire entro il 20 aprile 2005 (farà fede il timbro postale). L’elaborato deve essere anonimo (non deve comparire la propria firma nel testo), inedito, in lingua italiana, lungo una (1) pagina (max 3.000 caratteri), in cinque (5) copie stampate e una (1) copia digitale (su dischetto o cd, con il testo in versione Word). L’elaborato può essere reso ancora più magico con delle illustrazioni, da allegare. Gli elaborati pervenuti non verranno restituiti. Da allegare all’elborato, inserire in busta separata i propri dati personali (nome-cognome, data di nascita, indirizzo postale, indirizzo e-mail, numero di telefono); una breve biografia; l’autorizzazione firmata con la dizione: “Autorizzo l’uso dei miei dati personali ai sensi di legge 675/96. In fede, Firma dell’autore” ; infine la dichiarazione firmata (dai genitori in caso di minorenni) di autenticità dell’elaborato e di cessione dei diritti per eventuale pubblicazione, rilasciata sotto la propria responsabilità dall’autore dello stesso, con la dizione: “Io sottoscritto (Nome Cognome) affermo di essere l’autore del racconto inedito “Io”di cui cedo al Premio Letterario “Pontemagico” in esclusiva i diritti per una eventuale pubblicazione. In fede, Firma dell’autore.”
Inviare a: Segreteria Ponte Magico c/o Comune di Lavena Ponte Tresa, via Libertà 28 - 21037 Lavena Ponte Tresa (I-VA) Informazioni su: www.pontemagico.it
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RE.AD
COMICS
SSHHHH! Silenzio, parlano le immagini di Kovacs
Dalla fredda Norvegia Jason racconta in silenzio l’uomo. A volte, non sempre, le parole sono davvero inutili, perché uno sguardo, un gesto, un silenzio, un’immagine possono essere mille volte più suggestivi. Il linguaggio della comunicazione è, infatti, fatto dai suoni, come dai movimenti, dai comportamenti che diventano veicoli per trasportare pensieri ed emozioni. Anzi spesso la parola senza il gesto perde significato e rischia di condurre all’incomprensione, da qui la bellezza e la difficoltà della scrittura. Talvolta, però, capita di dimenticarsene ed avere la convinzione che le parole abbiano un primato ineguagliabile. Assumiamo la convinzione che tutto possa essere tradotto in suoni, ma non è così. Leggere allora SSHHHH! di Jason potrebbe aiutarci a non dimenticarlo. L’onomatopea del titolo è abbastanza eloquente riguardo al contenuto assente di quest’opera. Si tratta, infatti, un fumetto silenzioso, senza “fumetti”, senza parole, ma capace ugualmente di raccontare intensamente delle storie, trasmettendo una gamma ricchissima di sensazioni, emozioni, sentimenti attraverso un uso sapiente del susseguirsi ritmico delle immagini. La logica prettamente visiva è affine al linguaggio cinematografico e già questo è un elemento sufficiente per accostarsi con interesse all’opera di questo autore norvegese. Ma motivi di ulteriore interesse risiedono in altre sue caratteristiche peculiari, costituite fondamentalmente dalla semplicità del linguaggio grafico utilizzato. Scarno, pulito, essenziale, lineare, non solo per la scelta del bianco e nero, ma anche per la composizione geometrica delle tavole, per l’assenza di sfondi elaborati, Jason costruisce dieci percorsi narrativi intensi, ritmici che catturano letteralmente il lettore dentro le pagine. Tratteggia, quindi, dieci piccole storie senza parole, riuscendo a dare profondità a temi del quotidiano dell’uomo, lasciando negli spazi vuoti tra le tavole uno strano senso di colpa che fuoriesce dal sottosuolo spirituale e dalle memorie del lettore. I personaggi che animano queste scarne tavole in bianco e nero disegnate da Jason, sono in realtà delle vere e proprie maschere teatrali. Sono animali antropomorfi, che presentano un’espressione fissa, immobile dinanzi agli accadimenti delle loro vite, che si trascinano in un abituale evolversi di storie in cui si intrecciano amore, morte, memoria, sogno, solitudine, alienazione, indifferenza. I registri espressivi sono spesso malinconici, amari, ma non manca lo spazio dedicato ad un sarcasmo acre e intelligente. Questi registri prescelti dall’autore norvegese si sposano spontaneamente con un linguaggio che, rigettando logiche naturalistiche, tende ad abbracciare la metafora e il surreale. Altra caratteristica interessante è, accanto all’assenza delle parole, la presenza discreta dei rumori del quotidiano, rappresentati da rare onomatopee che annullano di tanto in tanto il vuoto del silenzio. SSHHHH! non è un esordio per questo giovane disegnatore - classe 1965- che è attualmente considerato uno dei migliori autori norvegesi di tutti i tempi. Da tempo le sue opere vengono pubblicate negli Stati Uniti ed in mezza Europa, dai paesi scandinavi alla Spagna. In Italia aveva già esordito e sorpreso con Ehi Aspetta, sempre pubblicato dalla Black Velvet nel 2003, ma questa sua nuova opera sembra essere un ulteriore passo avanti nella sua ricerca stilistica e narrativa, perché si tratta di un’opera molto toccante e poetica, capace di parlare al cuore di ognuno di noi, ritagliandosi con naturalezza spazi importanti, quanto necessari, per riflettere sul significato di essere uomini.
GALLERY
RE.ART
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Jean-Michel Basquiat Enfant terrible
Dal 20 marzo al 19 giugno 2005 al Museo d’Arte Moderna di Lugano più di 70 opere provenienti da musei e collezioni private ripercorrono la folgorante carriera di Jean-Michel Basquiat, figura leggendaria del mondo dell’arte diventato in breve tempo il simbolo della cultura multietnica newyorkese degli anni Ottanta. Brown Spots (Portrait of Andy Warhol as a Banana) / 1984 - © The Estate of Jean-Michel Basquiat
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RE.ART
GALLERY
Jean-Michel Basquiat
China / 1984 - © The Estate of Jean-Michel Basquiat
Dopo le retrospettive dedicate a Georges Rouault (1997), Edvard Munch (1998), Amedeo Modigliani (1999), Ernst Ludwig Kirchner (2000), Marc Chagall (2001) ed Egon Schiele (2003), il Museo d’Arte Moderna della Città di Lugano ospita un’ampia antologica dedicata a Jean-Michel Basquiat (1960-1988), uno tra i principali protagonisti della scena artistica internazionale degli anni Ottanta. La retrospettiva (una cinquantina di dipinti, una ventina di disegni e alcune collaborazioni eseguite con Andy Warhol e Francesco Clemente ), che si configura come il più completo omaggio - il primo in Svizzera e uno dei più importanti a livello europeo - all’opera di Basquiat, ripercorre l’intero cammino artistico di questa figura leggendaria nell’intento di offrire al pubblico un’occasione nuova di confronto con i linguaggi contemporanei dell’arte del XX secolo. Martire del suo stesso fuoco interiore che ne bruciò l’esistenza all’età di soli 27 anni, Basquiat esordì nell’ambiente artistico con i celebri graffiti siglati SAMO (l’acronimo di “Same old shit”) e si impose come protagonista alla fine degli anni Settanta, assieme a Keith Haring, del movimento graffitista statunitense. Artista di strada, poeta di immagini libere e liberate, pittore di versi, animale notturno, Basquiat, che era di origini afroispaniche, ha vissuto poco, ma in modo intenso e sul filo del rasoio, in maniera rock’n’roll, diremmo noi giovani. Intelligente, curioso, pieno di voglia di vivere, egli ruppe con la tradizione ispirandosi alla sua vita dove droga, sesso, adulazione, oppressione e razzismo furono protagonisti. Nelle sue opere incorporò i simboli della cultura di massa, i riferimenti della mitologia jazz e la rappresentazione di eroi di colore divenuti famosi nello sport e nella musica, come egli stesso ammise: “Da quando avevo diciassette anni, ero certo di diventare celebre. Avevo delle idee romantiche sulla maniera di diventare celebre. Sognavo i miei eroi, Charlie Parker e Jimi Hendrix...”. In esposizione quindi le opere di questo sfaccettato personaggio, colme dei colori della strada e della città, al contempo accesi e sbiaditi, sovrapposti come i manifesti pubblicitari che lasciano apparire gli strappi. Il legame con Andy Warhol ebbe un’importanza fondamentale per Basquiat, e la scomparsa del maestro della pop art nel 1987 lascerà un vuoto incolmabile nella sua vita, un’esistenza dissipata che si concluderà l’anno dopo, nel’88, a causa, pare, di un overdose di stupefacenti. Una figura folgorante come una meteora luminosa, che ha lasciato nell’arte contemporanea un impronta profondissima ed inconfondibile. Mona Lisa / 1983 - © The Estate of Jean-Michel Basquiat
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RE.ART
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Tenor / 1985 - © The Estate of Jean-Michel Basquiat
CONCORSO
In palio due biglietti d’entrata alla mostra ai primi dieci lettori che invieranno un e-mail con l’intestazione “Basquiat“ e indirizzo postale a: redazione@resetmagazine.ch
dal 20 marzo al 19 giugno Museo d’Arte Moderna - Lugano Jean-Michel Basquiat www.museodartemoderna-lugano.ch
SABATO
APRILE - LIVING ROOM CLUB LUGANO - VIA TREVA
NO 89A
N SCHNABEL
* PROIEZIONE DEL FILM “BASQUIAT” DI JULIA
* DJ SET NO WAVE - ART ROCK REVIVAL
www.resetmagazine.ch www.livingroomclub.ch
Concorso di fotografia
Pop-art, musica, cinema, moda, graffiti, colori... tanta bellezza, e la vita presa a morsi. Questo era Jean-Michel Basquiat, un artista geniale e folgorante. Being Basquiat (“essere Basquiat”): questo il tema del nostro concorso di fotografia. Tu prova ad immaginare il mondo attuale visto attraverso i suoi occhi, e scatta la tua foto. La prima classificata sarà la copertina di re.set di maggio, le prime cinque verranno presentate in un servizio all’interno, e tutte quelle pervenute verranno esposte in occasione di una serata dedicata alla pop-art e a Basquiat presso il Living Room di Lugano (i cui dettagli saranno resi noti su re.set di aprile).
Manda la tua immagine e i tuoi dati personali entro il 18 aprile a: re. set magazine Redazione - Being Basquiat C.P. 4632 - 6904 Lugano Inviare immagini su carta, a colori o b/n, formato minimo 10,5x15, massimo tre immagini per concorrente, ammessi collages e fotografie dipinte e/o illustrate. Le immagini inviate non verranno restituite. La redazione non pubblicherà/esporrà le immagini ritenute offensive e/o di cattivo gusto. Infomail per dettagli: redazione@resetmagazine.ch
Andrej Tarkovskij - Luce istantanea
MOSTRE
RE.ART
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fotografie 1979 - 1984 fino al 3 aprile Museo Cantonale d’Arte - Lugano
Il Museo Cantonale d’Arte di Lugano torna ad occuparsi di fotografia presentando sessanta polaroid inedite del grande regista cinematografico russo Andrej Tarkovskij (1932-1986) scattate in due momenti decisivi della suo itinerario artistico ed esistenziale: l’ultimo periodo trascorso in Russia (partendo da una vecchia fotografia della casa della sua infanzia) e i successivi vagabondaggi dell’esilio italiano. Si entra così in un personalissimo diario dei luoghi e dei gesti quotidiani, in cui viene privilegiata la luce, elemento che origina le cose e ne rivela al mondo la bellezza. L’importanza dell’esposizione risiede sia nella rivelazione di un aspetto inedito dell’attività creativa di un artista universalmente riconosciuto come Tarkovskij sia nella fondamentale testimonianza che egli dà di un’unità profonda fra la visione orientale e quella occidentale dell’Europa. Le polaroid, inoltre, con i loro tagli di luce, le atmosfere remote e struggenti, i riferimenti pittorici guidano il nostro sguardo nella visione della produzione cinematografica del regista. Martedì 15 marzo alle 18.30 negli spazi del museo si terrà una conferenza di approfondimento del Professor Giovanni Chiaramonte, curatore della mostra, dal titolo Tra flusso e istante. Il tempo nell’opera di Tarkovskij. Ingresso libero. www.museo-cantonale-arte.ch In occasione della mostra avrà luogo una rassegna cinematografica, che propone tre capolavori di Andrej Tarkovskij presso il cinema Iride di Lugano: il 18 marzo L’infanzia di Ivan ( ore 20.30, ore 22.30), il 19 marzo Lo specchio (ore 20.30, ore 22.30) e il 20 marzo Stalker (ore 17.00, ore 20.30). Ingresso 10 franchi, ridotti 7 franchi.
Gabriele Basilisco - Scattered City fino al 30 aprile Studio Dabbeni - Lugano
Con Scattered City lo Studio Dabbeni propone la sua prima esposizione personale di Gabriele Basilico (Milano, 1944), uno dei più noti fotografi a livello internazionale impegnato da oltre venti anni nella ricerca del dibattito d’analisi sulla città e sul paesaggio contemporaneo. Il suo interesse è rivolto non tanto ai monumenti dell’architettura, quanto piuttosto alla “città media” e in particolare alle periferie dove “la qualità dell’ambiente urbano si diluisce fino a smarrirsi.” Attraverso sedici splendide fotografie in bianco nero - dieci di grande formato e
sei di medio formato - e una documentazione bibliografica sull’artista, l’esposizione presenta un viaggio nel paesaggio urbano delle periferie della città contemporanea. In occasione della mostra lo Studio Dabbeni pubblica un nuovo numero di Temporale, che include tra l’altro un’intervista di Hans Ulrich Obrist a Gabriele Basilico e un testo dello stesso Basilico. Inoltre, in contemporanea all’esposizione uscirà presso l’editore milanese Baldini & Castoldi un nuovo libro di Gabriele Basilico, intitolato anch’esso Scattered City. www.studiodabbeni.ch
Rosanna, Astrid, Peter e gli altri fino al 28 marzo Museo Nazionale Svizzero - Castello di Prangins
Il fotografo Michael von Graffenried, residente a Parigi, dopo 18 mesi di immersione nell’ambiente della droga, mostra ora in maniera realistica e sobria squarci della vita di alcuni consumatori di stupefacenti. Le sue foto mostrano momenti della vita privata di Bianca, Maya e Stefan, assidui frequentatori di rave nei club zurighesi, e di Andreas e Norbert, studenti incontrati a feste a Bienne, facendo così uscire dall’anonimato gli abituali consumatori di droghe illegali. Le foto panoramiche di
Michael von Graffenried sono di grande intensità e crudezza, scatti di un occhio indiscreto che fruga tra queste anime sempre in perenne ricerca di un paradiso artificiale. Testimonianze di vita quotidiana, sconvolgenti nella loro normalità. Il progetto è stato promosso dal Contact Netz Bern, che coordina le attività di sei istituzioni del Cantone di Berna attive nel campo dei servizi ambulatoriali per i giovani, i genitori e le persone con problemi di dipendenza. www.mvgphoto.com
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RE.ART
AGENDA
AGENDA /// dal 10 al 13 marzo
Palazzo della Permanente - Milano XVI Mostra del Libro Antico
/// fino al 13 marzo
Fondazione Pierre Gianadda - Martigny Jean Fautrier con oltre 120 opere, dipinti, disegni e sculture, in un’ampia retrospettiva del pittore Jean Fautrier (Parigi 1898 - Châtenay-Malabry 1964), considerato il padre dell’informale.
/// fino al 17 marzo
Galleria al Parco - Muralto Arte tessile patchwork-quilts di Bertha Fisher e Margherita Radner
/// fino al 18 marzo
Galleria Cons Arc - Chiasso Unichorno fotografie di Alberto Leonis e Stefano Ciannella
/// dal 18 marzo al 12 giugno
Fondation Pierre Gianadda - Martigny Felix Vallotton. Les couchers du soleil
/// fino al 22 marzo
La Fabbrica - Losone + Spazio culturale La Rada - Locarno Doppia personale di Izet Sheshivari tele ed interazioni
/// fino al 28 marzo
/// fino al 17 aprile
Zimmerfrei - Lugano fotografie di Shirana Shahbazi e Andro Wekua
/// fino al 17 aprile
Museo Civico delle Belle Arti - Lugano Arte in Ticino 1803-2003 Il superamento delle avanguardie 19532003
/// fino al 25 aprile
Società Promotrice delle Belle Arti - Torino Gli impressionisti e la neve con opere di Claude Monet, Courbet, Pissarro, Sisley, Caillebotte, Guillaumin, Manet, Gauguin, Bernard, van Gogh e altri + Much, Giacometti, Segantini + opere dalla Scandinavia, Russia, Est Europa, Paesi Bassi, Gran Bretagna, Germania, Svizzera e Italia.
/// fino al 30 aprile
Fondazione Galleria Gottardo - Lugano Jean-Pascal Imsand fotografie
/// fino al 1° maggio
Museo Villa dei Cedri Bellinzona Le figure, le cose personale di Emilio Tadini
/// dal 17 marzo al 7 maggio Galleria Palladio - Lugano personale di Marcel Dupertuis
sala Diego Chiesa - Chiasso Visarte Collettiva di opere di Fabiola Quezada, Raffaella Ferloni, Silvia Paradela, Alex Forlini, Klaus Oberer e Hanspeter Wespi
/// fino al 8 maggio
/// fino al 3 aprile
/// fino al 30 aprile
Museo d’Arte - Mendrisio Africa nera fotografie di Didier Ruef
/// fino al 3 aprile
Arengario - Milano René Burri retrospettiva 1950-2000 a cura di H-M. Koetzle
Villa Recalcati - Varese Cinque secoli di carta a carte scoperte di Gennaro, Scarabelli, Shafik, Spagnulo e Vicentini CACTicino - Bellinzona Coabitazioni Coatte/Compulsory Cohabitations installazioni di Mounir Fatmi, Fabrizio Giannini, Damir Niksic, Salis & Vitangeli E Akram Zaatari
/// fino al 22 maggio
Fondation Beyeler - Riehen/Basilea Blumen mythos - Van Gogh bis Jeff Koons con opere a tema “floreale” di Rosseau, Manet, van Gogh, Cézanne, Nolde, Ernst, Hockney, Koons, Penn, Mapplethorpe Beatriz Milhazes e molti altri
/// fino al 29 maggio
Museo Comunale d’Arte - Ascona Fuoco ad Arte! Artisti e fornaci. La felice stagione della ceramica a Roma e nel Lazio tra simbolismo, teosofia e altro (1880-1930)
/// fino al 29 maggio
Museo Nazionale svizzero - Zurigo La dolce lingua L’italiano nella storia, nell’arte, nella musica
/// fino a fine maggio
Fondation Beyeler - Riehen/Basilea Mark Rothko Rooms spazi e stanze ideate dall’artista
/// fino al 5 giugno
Civica Galleria d’Arte Moderna - Gallarate Da Balla a Morandi Capolavori della Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma
/// fino al 26 giugno
Palazzina di Caccia di Stupinigi - Torino Il male - Esercizi di pittura crudele con opere di Giovanni Bellini, Beato Angelico, Tiziano, Lorenzo Lotto, Caravaggio, Rubens, Francisco Goya, Fussli, Pellizza da Volpedo, Otto Dix, de Chirico, Viani, Sironi, Munch, Balthus.
/// fino ad ottobre
Pharmaton - Bioggio Spazio all’arte personale di Ivano Facchinetto
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10 NUMERI A Frs. 27.- (estero a euro 25) se sarai tra i primi ad ABBONARTI riceverai un CD in omaggio, scegli il tuo preferito, compila e invia il tagliando a: re.set magazine, cp 4632, 6904 Lugano oppure via fax al 091 970 24 46
02 / abbonamento
ABBONAMENTO the kills no wow
block party silent alarm
tori amos beekeeper
AAVV the now factor
sage francis a healthy distrust
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