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04/2006
mensile gratuito della Svizzera italiana per le nuove tendenze: musica sport moda hi-tech eventi cinema letteratura arte www.resetmagazine.ch
EVERYDAY IS A SUNDAY
5-
CHF
IN MOST KIOSKS AND PETROL STATIONS FOR A LIMITED TIME ONLY
editoriale Finalmente! La primavera è arrivata con tutta la sua energia, e bussa con insistenza alle nostre porte per risvegliarci dalla letargia di un inverno lungo e pesante. E’ ora di uscire dalle tane, di scrollarsi di dosso quella spessa coltre d’inedia che inevitabile ha ricoperto tutti noi. Primavera vuol dire rinascita e rinnovo, e quindi - come fanno tutte le brave massaie - tirate fuori il battipanni ed eliminate quella polvere soffocante dalle vostre menti, che è il momento di darsi da fare, di costruire, di liberare la creatività. Al proposito vi ricordiamo il nostro concorso legato alla mostra di Christo e Jeanne Claude attualmente in scena al Museo D’Arte Moderna di Lugano: basta solo una piccola idea da “impacchettare” ed il gioco è fatto. Il bando di concorso, che scade il 28 aprile, lo trovate a pagina 37.
Intanto con questo numero vi proponiamo tante idee per trascorrere il mese d’aprile sotto la bandierà della novità. Cinema, musica, letture e poi sport, arte, nuove tecnologie e games... di tutto un po’ per rimettere in marcia i neuroni cerebrali che non aspettano altro d’essere stimolati.
Noi siamo convinti - a differenza d’alcuni “saccentoni” che persistono a considerare la maggioranza dei giovani ticinesi come
free-time pocket magazine / svizzera italiana e dintorni
E’ arrivato Boiler, il nuovo pocket-agenda da tenere sempre con sé per non perdersi il meglio.
In uscita ad ogni inizio mese.
degli zombies senza arte né parte - che i nostri lettori hanno delle risorse infinite, in grado di esprimere tanta fantasia e partecipazione attiva. Infatti sono molti, ma veramente moltissimi, coloro che condividono con la nostra redazione idee, progetti e risultati. Non è semplice dare un ampio spazio a tutti (lo spazio a disposizione è quello che è) ma noi ci proviamo, tenendo sempre in alta considerazione la propositività e il coraggio di mettersi in gioco di chi ci contatta. Noi siamo qui, nel nostro piccolo ufficio, alle prese con bozze e progetti per il futuro, ma non ci sentiamo soli, no, perché sappiamo che là fuori ci siete voi, che ci sostenete e ci seguite con affetto... grazie gente! E buona primavera a tutti.
La redazione
SUM RES P M I
RE.AD
editoreik sagl Mediat CP 463204 Lugano h CH - 69 etmagazine.c s www.re eting o e, mark direzioncità per il ticin li b b h e pu Cassis azine.c Renato g@resetmag5 in market /+91/970 24 4 6 tel +41 /+91/970 24 4 buying fax +41 e e art n io z a d abile re respons a Bernasconi zine.ch a ll ie Gabr ne@resetmag 1 9 io z 4 a 3 d 7 e r +91/96 i tel +41/ strazion ca e illu fi a r g , t layou assino Marco Ciatik Sagl e.ch per Med resetmagazin @ o marc zione distribu Sagl, Lugano ik t Media Svizzera à per la Zurigo it c li b b , pu ox Print Mediab Proietto h o Sandr @mediabox.c o t 0 t 2 ie 0 o 5 r p liato +1/205 tel +41/ agazine è affiol o m P t re.se box Jugend a Media trati ti e arre n e m a n abbo agazine re.set m CP 463204 Lugano 5 CH - 69 +91/970 24 4 h tel +41/setmagazine.ch info@re etmagazine.c s www.re ioni TIK ediz zione sono A I D E M u e © 2006iritti di riprod non s’assum e d n i i io n t z a no Tut teriale i. La red riservatabilità per ma redazione. s respon o pervenuto in richiest a di copertinassino c o c r a m
LIBRI COMICS - Joe Sacco - Fumetti e reportage
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TREND.SETTERS
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Lo trovate da... LONDONFOCUS FREEY.STYLE
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REPORT - Cresciano, mecca del boulder HI.TECH
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GAMES - The Elder Scrolls IV: Oblivion CYBERCORNER - Dieci invenzioni che cambieranno la nostra vita WEBCORNER RE.PLAY
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DISCHI - Recensioni SWISS SOUND DISCHI - Ben Harper + Yeah Yeah Yeahs DISCHI - Morrissey DISCHI - “SMALL TALKS” + Mudhoney MONDO PUNK INFORMER LOCALCORNER - Pulver & Asche + Rapists & The Leeches LOCALCORNER - The Paso’s Family LIVE - Golden Mt. Zion Post-Rock Festival LIVE - Pippo Pollina LIVE - Ti On the Mic + Le Iene V LIVE - Moon & Stars + Steps RE.VISION
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CINEMA - Ogni cosa è illuminata + NEXTSCREEN CINEMA - Cinemino + Un po’ di cinema svizzero CINEMA - A casa con i suoi + Inside man
RE.ART
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GALLERY - Claude Kuhn + Roberta Savelli CONCORSO AGENDA
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ABBONAMENTO
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TREND.SETTERS
lo trovate da... via ariosto 6 / lugano / +41 91 921 26 70
Takumi Shimamura è un giovane designer giapponese che in passato ha già dimostrato le sue peculiarità presso la Subaru, come designer d’automobili e dei loro interni. Nel 2005 ha fondato la propria azienda di design, la Qurz Inc., con la quale produce oggetti per la casa e altro, e continua a fornire la sua consulenza per costruttori di mezzi di trasporto. La Monacca Bag è una delle punte di diamante della sua creatività. E’ fatta in legno di cedro giapponese, scelto dal designer stesso, che opta per l’utilizzo di materiale dalla grana fine, con lo scopo di completare l’estetica del pro-
Display in crazy look anni 80. Nella MINI intriganti interni Seven. Un punto per tutt’e due.
Ruote? Latitanti. Un chiaro punto a favore dei cerchi in lega della MINI Seven.
dotto. Considerato che il legno naturale di cedro è complicato da lavorare, avendo un’alta varietà di consistenza in ogni sua fibra, il designer non può usare le apparecchiature meccaniche di falegnameria, così le borse vengono accuratamente rifinite a mano, una per una. L’impugnatura è in cuoio, a complemento del look naturale, e resistente al peso. Le dimensioni sono ideali: larghezza 45 cm, profondità 10,5, altezza 30,5. Infatti uno dei punti a favore di questa borsa è che può contenere vari modelli di labtop 17 inch, proteggendoli con la sua robustezza da urti e pressioni. Naturalmente ci sono altri modelli dalle dimensioni
più contenute (per esempio quello più piccolo potrebbe fungere da beauty-case). L’interno di queste borse-bauletto è ricoperto con della resistente tela, ed è provvisto di tasche nelle quali si possono infilare agevolmente cd disk e tant’altro. Inoltre, altro vantaggio, la Monacca Bag aperta sta stabilmente in piedi, senza perdere l’equilibrio anche se si sono riempite le tasche unicamente da un lato. Una valigetta unica, per tutte le vostre cose, con il profumo fresco del cedro giapponese... per festeggiare l’arrivo della primavera, perché no? (www.monacca.com)
16 lampadine. Ma niente abbaglianti. Punto per la MINI Seven.
Ogni partita si paga. Con la MINI Seven almeno il test drive è gratis. Un punto (scarso) per la MINI Seven.
MINI Seven batte flipper 7 a 3.
TREND.SETTERS
cronache by sam
>>> Sammy gets laid Il 67 di Chancery Lane sembra una tipica casa vittoriana ma se fai un sacrificio con qualche sterlina ti fanno entrare: fu questa la dimora di uno dei primi satanisti professionali, con gli scheletri, il corvo domestico e tutto il resto. Diceva qualcosa tipo “Satana prendi il mio corpo!”, ma quello non ne voleva sapere: distrutto dal dolore s’è strafatto di eroina e per punizione è finito nel girone della vita eterna. Ai concerti dell’”Underworld” ogni sabato sera arrivano tutti i satanisti professionisti a prendersi sul serio, si fanno un viaggio in acido e se ne tornano nei quartieri pop. Parlano di bardi, skardi, morti che cavalcano contro la processione dei Dei Pagani. Si tatuano un angelo che sodomizza una cozza con l’assegno di disoccupazione e mi guardano di traverso perchè sopravvivo a un altro giorno.
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Il lato orientale di Camden Town è diventato una landa norvegese: grandi sacerdoti black pisciano all’albero di Frigga per delimitare il territorio contro l’invasione dei cani dei punk. Da quando mi sono trasferito a sud un po’ mi mancano tutti quei derelitti: alla sera da Rathara non succede mai nulla, passano erba, reggae e femmine alternative, ci sforziamo di sembrare intelligenti e cantiamo tutti insieme “Is this love?” – poi bussano alla porta ed era un nero venuto a pisciare il territorio. Mi piacciono i derelitti perchè quando toccano il fondo ci assomigliamo, tra tutte le sofferenze del mondo ci scordiamo perchè abbiamo fallito: all’esterno del 67 di Chancery Lane un vecchio mantiene un cartello con su scritto “It’s gonna get worse” ma vengo a sapere che sono oramai anni che è lì ad aspettare che le cose peggiorino.
Alla sera con tutte queste brutte compagnie preferisco stare solo, mi affaccio sul Tamigi e vedo se cado, ogni tanto mi fa compagnia Khaled e siccome non ci intendiamo ci troviamo benissimo: non capisco mai nulla di quello che dice però mentre mi racconta a gesti della guerra irachena gli faccio dimenticare che era venuto per buttarsi nel fiume.
Lampeggianti bianchi molto fashion. Ma il flipper ne ha anche di verdi e blu. Un punto per il flipper.
Grazie al climatizzatore nella MINI Seven si sta sempre al fresco. Smanettando al flipper invece la temperatura sale in fretta. Un punto per la MINI Seven.
Coprispecchietti retrovisori esterni laccati ultralucidi. Il flipper non sa neanche cosa sono. Malgrado ciò un punto per uno: paragone sleale.
Elegante e discreto: il logo Seven. Flipper solo con enorme scritta un po’ pacchiana. Punto per la MINI Seven.
Divertimento e design difficili da eguagliare. Il nuovo modello speciale MINI Seven. Quanto costa tanto styling? Puoi star sicuro, anche il prezzo ti entusiasmerà. Fissa già oggi un test drive. Più info su MINI.ch Let’s MINI.
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FREE.STYLE
REPORT
Cresciano, mecca del boulder Arrampicarsi sui sassi in piena sicurezza Testo di Orlando Vianello / Foto di © Glauco Cugini
Cresciano è senza dubbio famosa in tutto il mondo grazie a Cresciano Boulder che nasce intorno agli anni Ottanta. L’arrampicata si svolge su massi granitici (gneis) di ottima qualità, che propongono una grande varietà di stili, passando dalle placche agli strapiombi senza dimenticare i muri a tacchette. Ma vediamo di saperne di più grazie ad uno specialista della disciplina, Nicola Voranburg, uno dei redattori della guida Cresciano Boulder che conosce tutti i passaggi meglio del contenuto delle sue tasche.
In cosa consiste il boulder? In parole povere significa arrampicarsi sui sassi, nello scoprire dei passaggi, delle linee, ricercare delle possibilità per raggiungere la cima di questi sassi in tutta sicurezza senza ricorrere a stratagemmi particolari, utilizzando solamente gli appigli naturali che offre la roccia. Perchè Cresciano è rinomata nel mondo intero per la pratica del bouldering? Le caratteristiche che hanno fatto sì che Cresciano diventasse una piccola mecca del boulder sono due. Innanzitutto il fatto che si trova in un bel bosco aperto, pianeggiante e di facile accesso, di posti con queste caratteristiche non ce ne sono molti. Inoltre la caratteristica fondamentale è la roccia, di tipo granitico che è una delle rocce che si presta meglio alla pratica di questo sport. Il problema del granito è che di solito è molto liscio e privo di grandi
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Le idee ci portano avanti.
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appigli, invece a Cresciano non è proprio un granito puro da un punto di vista geologico, è gneis, che ha la particolarità di essere abbastanza ricco d’appigli. L’altro fattore basilare è che nella regione scarseggiano luoghi per la pratica di questo sport, in tutto il nord Italia si contano sulle dita di una mano e comunque nel mondo non sono poi molti i posti paragonabili a Cresciano. Quale è la filosofia che accomuna chi pratica questo sport estremo? La filosofia del boulder è quella di poter ricercare il proprio limite nella difficoltà pura, in piena sicurezza. Il boulder è una specie di laboratorio del gesto dove sperimentare equilibri, sensazioni e tutto quanto serve a risolvere il passaggio, nel pieno rispetto della natura (gli appigli che la natura ci ha dato bisogna farseli bastare, non si creano, scavando nella roccia, a proprio piacimento). Il
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boulder si può praticare in tanti, è più rilassato come approccio e sicuramente la voglia di stare in mezzo alla natura divertendosi senza particolari stress emotivi legati al rischio. Cresciano Boulder è una guida dedicata alla pratica di questa disciplina. Com’è nata? Noi in Ticino abbiamo sempre avuto l’idea di non pubblicare, visto che il nord Italia è un bacino d’utenza più grande confronto al nostro, quindi abbiamo sempre avuto un po’ il timore di trovarci con la massa e tutti i problemi che può comportare, e per anni siamo andati avanti così tenendo un po’ nascosta le cosa. C’è stata però una casa editrice un po’ più furba delle altre che è entrata in possesso d’alcuni nostri fogli con rilievi e appunti vari, e ci hanno chiesto se eravamo d’accordo ad una pubblicazione. Nonostante il nostro rifiuto hanno pubblicato una guida lo stesso. Un po’ di tempo abbiamo cominciato a fare un censimento dei vari passaggi per tenere una piccola memoria storica su quello che era stato fatto finché abbiamo saputo che la stessa casa editrice stava lavorando ad una nuova guida sul boulder, allora è stata una corsa contro il tempo. Loro hanno fatto la loro ma non conoscendo così bene il posto è risultata incompleta e piuttosto incasinata. In cantiere ora abbiamo pure una nuova guida sulla regione di Chironico/San Gottardo che uscirà nei prossimi mesi. Chi è interessato ad avvicinarsi a questa pratica sportiva cosa deve fare? Il consiglio è di andare sul posto con un po’ di “tolla” e farsi dentro, sul posto c’è sempre gente molto disponibile a dare una mano o un consiglio, oppure si possono frequentano quei due o tre corsi che vengono organizzati annualmente e proposti anche dal Cas, ma è più semplice andare a dare un occhiata anche solo facendo una passeggiata nel bosco e si può provare anche senza disporre del materiale specifico, eventualmente se proprio si vuole e se si ritiene necessario si trova sempre qualcuno disposto a prestare un materasso di protezione e un po’ di magnesite. Per info: www.crescianoboulder.ch
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HI.TECH
GAMES
The Elder Scrolls IV: Oblivion
PC DVD-Rom, X-Box 360 Bethesda Softworks
In un giorno che passerà alla storia nelle terre di Tamriel, l’imperatore Uriel Septim VII ed i suoi tre figli vengono assassinati da forze sconosciute, lasciando il regno senza un comandante, ed il mondo sull’orlo dell’apocalisse. Qual è il vostro ruolo in tutto ciò? In che modo può un criminale reietto, che il fato ha voluto ironicamente liberare della sua prigionia, avere una qualunque influenza su vicende molto più grandi di lui? Solo a voi spetta deciderlo. di Marco Mascaro
Dopo quattro lunghi anni di lavorazione, l’ultima fatica dei programmatori di Bethesda Softworks, raggiunge finalmente gli scaffali dei negozi di tutto il globo. The Elder Scrolls IV: Oblivion si presenta come seguito diretto del suo predecessore, Morrowind, per quanto riguarda la storia narrata e le meccaniche di gioco. Gli sviluppatori, mantenendo quasi tutte le promesse fatte in fase d’anteprima, ci propongono una formula molto simile al passato, ma ampliata e sviluppata sotto ogni punto di vista, regalandoci così una delle migliori avventure degli ultimi anni. The Elder Scrolls IV: Oblivion è un gioco di ruolo in single player, con inquadratura in prima o terza persona, dove, vestendo i panni di un personaggio di nostra creazione, saremo chiamati a risolvere i guai di un regno il quale, in assenza di un Re e apparentemente di qualunque erede, sembra vivere l’avverarsi di una profezia quando armate di demoni iniziano a camminare sul territorio imperiale. Tutti i fan della serie sanno che l’esperienza di gioco non si conclude qui, infatti, ricalcando le orme dei precedenti capitoli, anche questo Oblivion offre all’utente un gigantesco territorio, dall’estensione di circa sedici miglia quadrate, da esplorare di propria iniziativa, senza necessariamente rimanere legati all’obiettivo principale imposto dalla trama. La provincia di Cyrodil, com’è battezzata la regione che ospita le vostre scorribande, è costellata di innumerevoli luoghi d’interesse quali città, villaggi, caverne e rovine da scoprire e setacciare. Avrete la possibilità di farvi un nome, nel bene o nel male, aggregandovi a diverse organizzazioni, quali per esempio la gilda dei guerrieri, o la confraternita oscura, e lavorare per loro conto. Potrete altresì compiere le missioni che vi verranno affidate da svariati personaggi in cerca d’aiuto. Con il
tempo, diventerete un difensore dei giusti o un inaffidabile poco di buono, a seconda delle scelte fatte durante il corso dell’avventura. Le novità per quanto riguarda il gameplay sono numerose e molto importanti. In particolare, il sistema di combattimento è diventato molto più dinamico. La parata, portata con l’arma o con uno scudo, ha un ruolo fondamentale nel determinare il vincitore di uno scontro. Inoltre, con il migliorare delle proprie capacità, il vostro alter ego sarà in grado di utilizzare nuove mosse, come schivate o tentativi di sbilanciamento. Uno dei peggiori difetti riscontrati in Morrowind era la staticità dei personaggi non giocanti che abitavano le città del precursore di Oblivion. Buona parte degli individui in cui ci si imbatteva sembrava non avere nulla da fare, non disponeva di alcuna personalità e, sebbene avesse una dimora, non ne faceva uso dal momento che occupava pressappoco la stessa posizione a qualunque ora del giorno. Questa volta il problema è stato risolto grazie all’uso di una routine di Intelligenza Artificiale chiamata Radiant A.I.: grazie ad essa ogni abitante del mondo di Tamriel possiede un’occupazione, una casa, dei contatti, svolge diverse attività nell’arco della giornata, ogni tanto intraprende dei viaggi verso altre città, e ha un rapporto diverso nei vostri confronti, basato sugli eventi passati. Tutto ciò rende più immersiva e coerente l’esperienza di gioco, e vi da la capacità di sfruttare, per esempio, l’orario di lavoro di una particolare persona per intrufolarvi indisturbati nella sua proprietà. Dal punto di vista tecnico ci troviamo di fronte al paradigma attuale per quanto riguarda il panorama videoludico. L’aspetto grafico è quanto di meglio il mercato possa offrirci attualmente, e credo che difficilmente altri titoli, nel prossimo futuro, saranno in grado di raggiungere la stessa qualità. Il motore grafico usato è in grado di ricostruire le varie lo-
cazioni che ospitano gli eventi di gioco in maniera assolutamente realistica. Oltre a ciò, la resa visiva degli spazi aperti è semplicemente inequiparabile, grazie alla dettagliatissima rappresentazione della flora, ed alla distanza di disegno praticamente infinita. L’audio, anch’esso molto curato, mescola ottimi effetti sonori a tracce audio composte da Jeremy Soule, musicista famoso nel campo dei videogiochi per altri lavori a carattere fantasy medeviale, come per esempio le colonne sonore di Guild Wars ed Ice Wind Dale. I dialoghi, numerosi e talvolta abbastanza corposi, sono stati doppiati da attori Hollywoodiani del calibro di Patrick Stewart (il capitano Jean-Luc Picard di Star Trek), Sean Bean (Il Signore degli Anelli), Terence Stamp (il generale Zod di Superman 2), Lynda Carter (Law & Order) e molti altri. Fatta eccezione per alcune marginali differenze nell’interfaccia utente, si può tranquillamente affermare che le versioni PC e X-Box 360 di questo titolo sono pressoché identiche. In conclusione, nonostante non sia esente da difetti, The Elder Scrolls IV: Oblivion, è un capolavoro di dimensioni epiche, che con le sue duecento ore di gioco sarà in grado di soddisfare tutti gli amanti del genere. Credo vada consigliato anche a chi non mastica molto i giochi di ruolo, che potrebbe scoprire una nuova passione nella giocabilità profonda ed impegnativa offerta da questo sicuro candidato al titolo di gioco dell’anno 2006.
Il Pianeta Parisienne sferruzzato da te. Oggi: il cervelat. Materiale: lana marrone e lana rosa, 2 ferri. Avviare: 24 m. marrone. Lavorare 1 riga a rov., 1 riga a dir. Nella riga lavorata a dir. raddoppiare ogni 6.m. (=28 maglie). 1. punta: Alla fine della riga lavorata a dir. aggiungere 9 m. con la lana rosa. La punta viene lavorata con queste m. rosa e 7 m. marrone. **2.-6. riga lavorare diritto. Nella parte rosa, nella 7. / 9. / 11. / 12. riga lavorare insieme le 3 m. centrali. Nella parte marrone, nella 9. / 11. / 12. riga lavorare insieme le 3 m. centrali. Tagliare i due fili, far passare il filo rosa attraverso le 2 m. rimanenti e quindi cucire la punta (lasciare un’apertura per l’imbottitura).** 2.-4. punta: Con il marrone lavorare la 15.-21. / 8.-14. / 1.-7.m. del primo avvio; con la lana rosa dell’avvio della 1. / 2. / 3. punta riprendere 5 m. e aumentare ancora di 4 m. Nella 4. punta riprendere la m. rosa della 3. e della 1. punta. Da ** a ** lavorare come per la 1. punta. Voltare il lavoro e dall’avvio riprendere di nuovo 24 m. con il marrone. Salsiccia: 7 righe diritto. ++ Prossima riga: 16 m.d., voltare, accavallare 1 m., 7 m. a rov., voltare, accavallare 1 m., 15 m. a dir. 3 righe diritto. Prossima riga: 19 m. diritto, voltare, accavallare 1 m., 13 m. a rov., voltare, passare 1 m., 18 m. a dir. 3 righe diritto. ++ A seconda della lunghezza desiderata della salsiccia lavorare da 2-5 volte da ++ ++. 4 righe diritto. Quindi lavorare le altre punte. Confezione: Fermare i fili. Imbottire le punte. Nella sezione trasversale delle punte fissare un filo dall’interno, chiudere in cerchio e tirare affinché la sezione trasversale non venga spinta verso l’esterno durante l’imbottitura. Imbottire la salsiccia e cucire sul lato superiore e cuocerla sulla brace lavorata a maglia.
Rauchen fügt Ihnen und den Menschen in Ihrer Umgebung erheblichen Schaden zu. Fumer nuit gravement à votre santé et à celle de votre entourage. Il fumo danneggia gravemente te e chi ti sta intorno.
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HI.TECH
CYBERCORNER
TOP TEN Le dieci invenzioni che cambieranno la nostra vita. di Gabriella Bernasconi
Ci sono invenzioni che hanno facilitato la vita all’uomo, mentre altre hanno addirittura cambiato il corso della storia. Prendiamo ad esempio il forno a microonde, l’asciugacapelli, la macchina del caffé, la lavastoviglie... tutte invenzioni utili, ma in ultima analisi se non ci fossero non farebbero poi questa gran differenza. Stesso discorso dicasi per i gadget più sofisticati, dei quali proprio non si sentiva la necessi-
tà se non per futili motivi d’intrattenimento, come, per citare i più attuali, l’iPod e la console Xbox. Mentre le invenzioni che hanno avuto un impatto determinante sulla società sono il telefono, l’automobile, il treno e l’aeroplano, che hanno effettivamente rielaborato il nostro concetto di spazio e tempo, oppure i frigoriferi ed i congelatori che hanno permesso la lunga conservazione del cibo, o ancora i micro1. Batterie ad idrogeno:
in grado di convertire in energia elettrica la reazione tra idrogeno e ossigeno, le batterie ad idrogeno sono ricaricabili all’infinito e non inquinanti. Adatte a cellulari, veicoli ed elettrodomestici. 2. Terapia genetica:
scoperta che sta facendo molto discutere per motivi etici e religiosi. Iniettando cellule con i geni sani in un individuo affetto da malattie genetiche, si potrebbero combattere malattie come l’emofilia e prevenire malattie ereditarie come la sindrome di Down e le malformazioni cardiache. 3. Internet 2° generazione:
una rete in fibra ottica che opererà a una capacità di 10 Gb/sec, grazie alla quale l’utente potrà navigare da cento a mille volte più velocemente rispetto all’attuale connessione, permettendogli così d’effettuare rapidamente download di pacchetti di dati complessi, e facilitandogli le applicazioni p2p e di videoconferenza. 4. LifeStraw: LifeStraw è una speciale
cannuccia sviluppata nella sede svizzera di un’azienda danese, la Vestergaard Frandsen. E’ ricoperta da una potente resina che, a contatto con liquidi non potabili, è in grado di eliminare i batteri e di depurare l’acqua. L’invenzione è riutilizzabile e costa circa 4 dollari al pezzo. 5. MRAM:
Magnetoresistive Random Access Memory è la memoria del futuro. Sei volte più veloce della DRAM attualmente in commercio e meno soggetta al degrado nel tempo, la MRAM utilizza il magnetismo per memorizzare i dati e permetterà di avere dispositivi più efficienti a costi minori.
chips, i computer, la nanotecnologia, le scoperte scientifiche come gli antibiotici... la lista è lunga. La rivista americana Forbes si è chiesta quali saranno le dieci invenzioni attuali o in fase di studio che avranno una gran rilevanza sociale ed economica nel prossimo futuro e che (presumibilmente) avranno un impatto sulle nostre condizioni di vita. Vi riportiamo la classifica stilata dagli esperti. 6. Laptop anti digital-divide: un pc portatile completamente funzionale e ricaricabile a manovella sviluppato dal MIT, venduto al prezzo di soli cento dollari. Lo scopo è quello di permettere ai paesi in via di sviluppo l’accesso ad Internet e l’utilizzo di nuove tecnologie a costi ridotti. 7. Tecnologie sensoriali:
Permetteranno di “sentire” la forma e la consistenza d’oggetti virtuali, con importanti applicazioni in ambiente militare e medico. I medici, ad esempio, potranno effettuare diagnosi a distanza visitando virtualmente il paziente. 8. VoIP: Il protocollo Voice-over-Inter-
net consente di telefonare attraverso il web. Il costo è significativamente minore rispetto a quello delle compagnie di telefonia tradizionali perché la voce viene trasmessa tramite Internet, anziché le esclusive reti telefoniche. 9. WiMAX:
E’ lo standard d’interoperabilità per le comunicazioni wireless. Permette di telefonare e accedere ad Internet con connessione a banda larga in un’area di quaranta chilometri dall’antenna che diffonde il segnale. Non sono necessari cablaggi. 10. Petrolio al costo di 200 dollari
per barile: “Non è un invenzione, ma potrebbe avere effetti devastanti sulla vita di ognuno”. Così la rivista Forbes spiega l’inserimento del caro-petrolio nella topten. E’ innegabile, l’aumento radicale del costo del petrolio avrà un impatto drammatico sull’economia globale e sulla società.
WEBCORNER
HI.TECH
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bazarmagazine.ch
themeatrix.com
inforadio.ch
brutti.com
Bazarmagazine è la prima rivista interculturale online in Svizzera, nata in Ticino come strumento d’integrazione e di comunicazione. La rivista vuole anche essere luogo d’incontro: un bazar non solo evocante profumi e spezie, ma dove realmente cercare ciò che non si trova facilmente. Edita da Chiasso, culture in movimento su mandato della Commissione per l’integrazione degli stranieri e la lotta contro il razzismo del Cantone Ticino, la webzine ha tra gli obiettivi prioritari la creazione di una comunità aperta al dialogo e disponibile alla conoscenza reciproca, per dare voce così a chi voce non ha, e per creare un laboratorio di memoria su cui costruire il futuro di tutti noi, perché in fondo siamo tutti migranti. Oltre ad interviste ed approfondimenti, Bazarmagazine propone diversi contributi sulla musica, il teatro, le arti e la recensione di libri di recente pubblicazione. E’ online il terzo numero della rivista, il cui filo conduttore è la memoria come espressione dell’identità e del vissuto d’uomini e comunità.
Nel 2003, la Free Range, una delle società di web design americane più all’avanguardia, invitava centinaia di organizzazioni no-profit a partecipare ad un concorso per la produzione a titolo gratuito di un’animazione in formato Flash. L’assegnazione è andata al GRACE (Global Resource Action Center for the Environment). Il GRACE opera per mettere fine alle pratiche pericolose e distruttive dell’allevamento su scala industriale e promuovere l’agricoltura sostenibile, un obiettivo molto a cuore anche alla Free Range. L’animazione che n’è risultata s’intitola The Meatrix - incastro tra il termine “meat” (carne) e il titolo del sequel cinematografico The Matrix - ed è una denuncia sui disastri dell’agricoltura e dell’allevamento di bestiame industriale. Quando la gente s’interroga sulla sicurezza alimentare strumenti come The Meatrix presentano valide alternative all’informazione specializzata. Online la nuova puntata dell’animazione con a scelta i sottotitoli in tutte le lingue.
E’ online, con una nuova veste, il sito inforadio.ch, dedicato alla realtà radiotelevisiva insubrica. Nato il nell’ottobre del 2000, oggi si presenta ai lettori con una struttura più agile e professionale che garantirà aggiornamenti costanti e in tempo reale. L’obiettivo del sito, del tutto amatoriale, è quello di tenere costantemente informati gli addetti ai lavori, e non solo, su tutto quello che avviene nel panorama radiotelevisivo nella Regione Insubrica. All’interno troverete articoli, interviste, segnalazioni editoriali, sondaggi, indirizzi e dati delle varie emittenti, tabelle delle frequenze radio/tv, recensione di siti internet, link e guestbook. Fra gli articoli pubblicati recentemente troverete informazioni sulla chiusura di Radio Campione International, sulla conferma di Filippo Lombardi alla testa di Telesuisse e sulla partenza di Remigio Ratti dalla direzione regionale della RTSI, inoltre interviste a Alberto Davoli (passato da Reteotto a R101) e a Sergio Gadda (da Radio Campione International a RTL 102.5).
Volete spedire una brutta cartolina a qualcuno? Tutti su Internet offrono la possibilità di inviare belle cartoline. Ma soltanto Brutti.com permette di inviare una cartolina brutta. Infatti Brutti.com è il portale interamente dedicato agli “orridi”. “Va bene essere brutti, ma questi qui se ne approfittano”: con queste parole si viene introdotti in una raccolta di foto che immortalano donne, uomini, coppie brutte, tanto brutte da consigliare la visione del sito solo “ad un pubblico immaturo o per interessi di tipo antropologico”. Esiste pure una sezione dedicata alle celebrità. Tra queste Monica Lewinsky e Michael Jackson come appare oggi, deturpato dai troppi interventi di chirurgia plastica. Inoltre c’è uno spazio dedicato alle brutte cose (divani fiorati e improbabili lampadari), ma per ora è popolato soprattutto da esemplari d’orribili automobili, più o meno di tutte le marche. Un sito che ci rassicura: non disperiamo, c’è sempre qualcuno più brutto di noi.
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Morrissey
“Nobody knows what human life is”
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RE.PLAY
DISCHI
David Gilmour On An Island Capitol/EMI Music
Circo Fantasma I Knew Jeffrey Lee Lain
Gotan Project Lunatico Ya Basta!
Archie Bronson Outfit Derdang Derdang Domino
Atmosfere folk, jazz, orchestrali e naturalmente rock. La copertina del terzo album di David Gilmour esprime bene ciò che vi troverete: meditazione e contemplazione, e nessuna fretta. Beneficiato dalle orchestrazioni del compositore polacco Zbigniew Preisner, e di una produzione con i fiocchi, in parte per merito di Phil Manzanera, chitarrista dei Roxy Music, il disco propone alcune collaborazioni di tutto rispetto: Crosby e Nash presenti nei cori, Robert Wyatt alla tromba, Caroline Dalle al violoncello, e Alasdair Molly all’armonica in vetro. Inoltre Richard Wright, tastierista dei Pink Floyd, suona la tastiera Hammond. I testi delle canzoni, molto riflessivi e per niente pretenziosi, sono scritti per la maggior parte dalla moglie di Gilmour, la giornalista Polly Samson, suggellando così la collaborazione partita dalla stesura dei testi dell’ultima opera dei Pink, The Division Bell. Le canzoni evocano esperienze in comune e sono il riflesso di una serie di sensazioni: dalle emozioni dolci e pacate della title-track (brano in cui Gilmour suona per la prima volta il sassofono) di The Blue e di A Pocketful Of Stones, fino al rock/blues lievemente più sostenuto di Take A Breath e This Heaven. On A Island è un opera coerente con il personaggio: la sua chitarra magica e lirica, abbinata alla sua bella e riconoscibile voce, funge da collante tra i brani, creando così una sorta di continuità molto rassicurante.
E’ il 1986 quando Jeremy Gluck dei Barracudas, R. S. Howard dei Birthday Party, Nikki Sudden ed Epic Soundtracks delgi Swell Maps e il grande Jeffrey Lee Pierce dei Gun Club si ritrovano in uno studio per registrare I Knew Buffalo Bill, definito da tutti come un capolavoro della scena del rock indipendente ed alternativo. Proprio questo disco rappresenta il punto di partenza del nuovo album dei Circo Fantasma, I Knew Jeffrey Lee. I Circo Fantasma sono attivi dal 1997, anno di pubblicazione del loro primo Ninna Nanna per la Classe Operaia (Az/Bmg) con il quale ottennero ottimi riscontri di critica e pubblico. Nel 1999, pubblicano Tempi Migliori (Az/ Bmg) che vede la partecipazione di Luca Talamazzi (Santa Sangre), Raffaella Destefano (Madreblu) e degli Yo Yo Mundi. Segue nel 2002 Ad un passo dal vuoto (B&B/ Edel), prodotto da Giorgio Canali (CSI/PGR/Rossofuoco). Una band tutta da scoprire, soprattutto ora che è uscito questo nuovo progetto che si avvale della partecipazione di Manuel Agnelli, Cesare Basile, Amaury Cambuzat, Emidio Clementi, Mauro Ermanno Giovanardi, Nikki Sudden (purtroppo deceduto a fine marzo) e Steve Wynn. Un album di cover in inglese dedicato al blues sporco e graffiante di Jeffrey Lee e della scena di cui era maestro, costruito con devozione ed attendibilità. Splendide Bad America (Agnelli al massimo delle sue capacità) e My Dream (Basile alla fisarmonica e Giovanardi alla voce): due canzoni di Lee riprese in maniera talmente brillante che da sole valgono l’acquisto dell’album.
Gotan Project è il trio francoargentino costituito dal produttore Philippe Cohen Solal, il compositore Christop H. Müller e il chitarrista argentino Eduardo Makaroff che già tanto fecero parlare di sé alla pubblicazione de La Revencha del Tango (2002) un’opera che fece infiammare le radio ed i dancefloor di tutto il mondo. Tango moderno, ovvero tradizione miscelata con la musica elettronica, una fusione che senza dubbio si è rivelata azzeccata. Ora il trio ritenta il colpaccio con Lunatico, un lavoro che non si discosta dalla formula, ma questo non è un male, anzi. Le danze si aprono con Amor Porteno, ballata sinuosa che vanta la partecipazione dei Calexico: fisarmonica e ritmi electro, e la voce sensualissima di Cristina Villalonga (che ha già partecipato sul primo album). Segue Notas con il cantante Juan Carlos Caceres che ribadisce le lontane origini africane del tango. Poi un colpo alla tradizione con il brano Lunatico che si dedica all’arte del più grande del tango Carlos Gardel (Lunatico era il nome del suo cavallo), ed uno all’attualità con Mi Confession, pezzo elaborato sulle rime dei rappers Koxmoz che sicuramente farà innamorare chi ama le contaminazioni più stravaganti. Ci sono altri omaggi: al percussionista Domingo Cura con Domingo, arricchito dalla partecipazione del cantante afro-argentino Jimi Santos, ed al cinema americano, con Paris Texas, il brano che chiude l’album. Un lavoro elegante, raffinato, e d’ampio respiro... naturale evoluzione di chi mette i propri slanci avanti tutto, senza guardare alle mode.
Interferenze dark in un mare d’elettricità e buone vibrazioni: Anarchy in your brain. Non mi va neanche più di parlare del tempo con le vecchiette per strada da quanto mi nausea la realtà a volte. Sono fuso ma fuori è peggio dell’inferno. Ordinata e grigiastra Sylicon Valley del nulla, immenso buco vuoto sull’orlo d’implodere. Mi lancio verso lo stereo che ha dentro tutti e tre gli Archie Bronson Outfit stretti stretti in attesa di suonare quella cazzo di stupenda marcia che risponde al nome di Kink. Si, fateglielo il culo a strisce ai Kings Of Leon. Il garage rock non è un opinione. Non lo è mai stata e mai lo sarà. E’, piuttosto, una sensazione lampante. Make Or Break: l’attimo in cui capisci che la tua vita forse poteva andare meglio. Qua dentro continui a sentirci i Rolling Stones e sei comunque grato a Dio (e a Keith Richards) che ancora non sei schiattato in malo modo. Era tanto che una chitarra elettrica non ti faceva galleggiare il pancreas in questo modo. Torni ai tuoi appunti di bestia rinchiusa (dovresti vomitare). Inviluppo del cervello: in matematica è molto complicato identificare con precisione una curva, in compenso è più semplice costruire con precisione una retta (non temete, Dead Funny vi aiuterà). Cercate un grasso rapporto differenziale o accendete lo stereo e ricostruite il continuum dell’esperienza shoegazer accompagnati dalla stupenda psichedelia di questo punk da urlo. Fatelo a partire dal vostro posacenere stracolmo. Nota a margine: buon fuzz, stay buzz!
the professor
3½/5
iggi
4/5
mr. loop
4/5
giovanni venditti
4/5
RE.PLAY
17
Neil Diamond 12 Songs Sony/BMG
Lola Lafon & Leva Grandir à l’envers de rien Bleu Electric
Roots Manuva Alternately Deep Big Dada
Ghostface Killah Fishscale Def Jam
A volte non serve nemmeno conoscere la domanda per arrivare alla risposta, basta una sensazione istintiva, di quelle capaci di regalarci una certezza particolare. Già dalle prime note della commovente ballata introduttiva del disco - Oh Mary - ho maturato questa sensazione, forse per il sempiterno fascino della chitarra acustica, oppure per l’hammond sullo sfondo in lontananza, ma più probabilmente per l’emozionante voce di Neil Diamond generosamente elargita con un calore unico, forte e limpido come un whisky invecchiato. 12 Songs è speciale al punto che mi sento di azzardare l’ipotesi di un piccolo capolavoro, anche perché è un disco che si muove tra lievi contrasti: intimo, malinconico, profondo, deciso ed allo stesso tempo vitale, pulito, riconciliante. Molto di questo risultato si deve all’intelligente produzione di Rick Rubin, non nuovo del resto a questo genere d’operazioni avendo curato in passato l’indimenticabile American Recordings di Johnny Cash. Rubin, difatti, ha alleggerito intelligentemente la sezione ritmica, contornando la musica di Diamond di pochi elementi (pianoforte organo, chitarre, archi, raramente fiati), ponendo dunque in primo piano la componente più importante di questa musica, ovvero la voce del songwriter americano, profusa con grande carica emozionale sentita dalla prima traccia a quella conclusiva. Quest’ultima tra l’altro - Delirious Love - merita una menzione particolare per la presenza di Brian Wilson, che nostalgicamente fa rimpiangere tempi ormai lontani.
Lola ha lasciato la Romania che era una ragazzina, è andata a Parigi, dimenticato Ceausescu, scoperto che anche in Occidente non è tutt’oro quel che luccica. Lola è cresciuta, ha frantumato il guscio, percorso mille strade, fatto delle scelte, alcune giuste, altre sbagliate. Lola ha incontrato i no-global e quello che molti chiamano estremismo, forse non vivendolo come tale nel guardare alla cupidigia delle multinazionali e alla violenza neofascista. Ascolto questo disco e mi sembra di vederla percorrere questa strada impervia con la testa alta, con un briciolo d’ingenuità, con giovane fierezza e molto coraggio, il coraggio delle idee sempre più rare in questi tempi di arida concretezza. Canta Lola, canta, facci sentire che esistono ancora persone che credono in qualcosa, che non hanno paura di dirlo agli altri. Canta Lola, canta, facci vibrare con questi strani e affascinanti miscugli musicali tra est ed ovest, dai Balcani alle banlieue parigine. Canta Lola, canta insieme ai tuoi compagni di viaggio che fra Belgio, Macedonia, Francia, Serbia, Bielorussia costituiscono un piccolo melting-pot europeo, più autentico di quelli improntati solo al calcolo del rapporto deficit/pil. Suonano le chitarre acustiche, unendosi a pianoforte, fisarmonica e campionamenti, divenendo uno sfondo per parole granitiche che con trasporto Lola interpreta come un delicato usignolo. La sua voce lieve non sembra un grido d’indignata protesta, ma s’insinua nel cuore e arriva nello stomaco, divenendo così un grimaldello per le coscienze.
Già un nuovo album per Roots Manuva? Non è proprio così, Alternately Deep è il seguito di Awfully Deep, uno dei dischi dell’anno 2005 per quanto riguarda la scena hip hop inglese. Un album per il quale il prolifico Roots Manuva aveva raccolto una tale mole di materiale di qualità da giustificare ampiamente questo secondo capitolo. C’è chi già grida al secondo miracolo, c’è chi dice che questa versione alternativa del disco sia addirittura migliore della precedente, e costa anche di meno! Hanno ragione, Awfully Deep è talmente intenso, profondo e lavorato nel suono da richiedere una concentrazione ed una cultura d’ascolto notevoli. Tutti riconoscono che sia un capolavoro, lo straordinario livello produttivo con il suono è divenuto immediatamente fonte d’ispirazione e riferimento per molti produttori, non tutti hanno però in verità lo stomaco abbastanza forte da assorbirlo tutto, perché è spinto e supera la soglia del dolore. Questo Alternately Deep è una versione invece più fruibile ed accessibile del mostruoso lavoro di Roots Manuva. Dal precente Awfully Deep troviamo solo un brano, una versione alternativa di Colossal Insight, mentre dall’ ep Awfully De/Ep una nuova Seat Yourself (la terza versione pubblicata fin’ora). Le rimanenti dieci tracce sono nuove di zecca, o meglio sono gli scarti dell’album precedente, alla faccia! Le origini jamaicane di Roots Manuva si fanno sentire ed in particolare è l’elemento dub ad emergere, anche in versione asian con la bellissima Mean Street. Attualmente l’hip hop made in Uk più massiccio in circolazione.
L’attesa non è stata vana per il quinto album solista dell’ex WuTang Clan Ghostface Killah. C’era una certa diffidenza, sono infatti anni che dalla mitica crew di New York non esce un disco entusiasmante. Il momento del grande ritorno è arrivato e ad assumersene l’onere è Ghostface Killah. Tornano quindi le saghe da telefilm polizieschi, i mafiosi, le storie urbane dei pusher (Fishcale è il termine slang per indicare la cocaina pura per il taglio e all’interno del booklet Ghostface apre la pancia di un pesce ripiena di pacchetti incellofanati). Ma veniamo ai punti forti di questo disco, iniziando con 9 Milli Bros., l’unico brano a presentare un Featuring Wu-Tang Clan (ODB incluso!), musica degna dei tempi migliori, ma con un valore aggiunto in più, alla produzione troviamo infatti MF Doom, che impreziosisce anche altre quattro tracce dell’album. Sicuramente la collaborazione più degna di nota presente in Fishcale, assieme a quella del mitico Pete Rock. Presente anche il massiccio Raekwon che ritroviamo come MC principale in R.A.G.U. e in Kilo, due grandi pezzi in classico stile noir. Braccia alzate e flow travolgente per The Champ, dove Ghostface ribadisce il suo grande ritorno come un boxer prima della sfida per il titolo. A chiudere l’album la tragica Three Bricks che vede in coppia The Notorious B.I.G. e ancora Raekwon. Non la solita minestra riscaldata, c’è sì il meglio del passato Wu, ma sono tracciate nuove collaborazioni e sensazioni che rendono questo disco apprezzabile anche per chi vive nel presente. Wu-Tang 4ever!
kovacs
4½/5
kovacs
4/5
taunus
4½/5
taunus
4/5
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RE.PLAY
DISCHI
Skye Mind How You Go Wea
Liars Drum’s Not Dead Mute
Delta V Pioggia Rosso Acciaio Emi
Adam Green Jacket Full of Danger Rough Trade
Mind How You Go inaugura l’esordio di Skye da solista, dopo una lunga e fortunatissima carriera come vocalist dei Morcheeba, il gruppo di cui apice è stato raggiunto nel 1998 con l’uscita dell’album Big Calm. In questo nuovo disco Skye si riappropria delle sue ottime qualità di compositrice, regalandoci dei momenti delicati e sinuosi, di facile acchito. Mind How You Go è tutto da ascoltare, anche grazie all’eccellente collaborazione di Pat Leonard e Daniel Lanois, produttori d’artisti del calibro di Madonna e U2.
Il titolo del nuovo lavoro dei Liars parla chiaro: in un’intervista la band ha dichiarato che l’album è stato registrato a Berlino anche perché l’intenzione era di dimostrare ai freddi cultori teutonici della drum machine che le batterie “vere” (i Liars ne hanno due) sono ancora in grado di esprimere una “trance sonora” profonda e viscerale. Perfetti per chi ama realtà musicali come gli Einsturzende Neubauten o il kraut-rock, i Liars ci servono un capolavoro a cui dedicare un attento ascolto prima di rimanerne inesorabilmente stregati.
I Delta V festeggiano dieci anni di carriera con il ritorno nell’organico della brava Francesca Tourè, la prima cantante del gruppo. Pioggia Rosso Acciaio conta la collaborazione di alcuni artisti della scena italiana come Ugo Nativi, già batterista dei Malfunk, e Pierfunk, il bassista dei Motel Connection. Un album più asciutto e nervoso dei loro precedenti, difatti qui le chitarre primeggiano con carattere, e le canzoni sono più dirette, nei testi e nelle musiche. Lavoro efficace, che dimostra una positiva evoluzione di questa band. Era ora.
Nei trenta minuti di Jacket Full of Danger Adam Green prosegue per la sua strada di crooner folk/alternativo: tanta orchestra con viole e violini in sottofondo, e poi organetti, tastiere hammond e chitarre per canzoni very cool che omaggiano stelle intramontabili come Cole Porter e Dean Martin. Ma Adam non è da prendere troppo sul serio, giacché un retrogusto ironico compare qua e là. Ad ogni modo, che ci faccia o ci sia, Green è indiscutibilmente un ottimo songwriter. Disco da metter durante serate all’insegna della seduzione.
iggi
3/5
4/5
iggi
lorenzo riva
3½/5
owen
3½/5
di Stoner
SHAKEDOWN / Spellbound / Muve
CHAKAL / Chakal & co / Severly ill
Shakedown è un nome che probabilmente non vi dirà nulla, sicuramente il nome Dj Mandrax sarà più familiare alle vostre orecchie. Dj di primo piano in Svizzera ed in Europa, nel 1992 decide di installarsi a New York dove fonda le etichette Liquid Groove e Boombastic. Nel 1999 torna a Losanna dove ritrova il fratello Seb K, anch’esso rimpatriato in Svizzera dopo tre anni vissuti a Londra dove ha studiato e lavorato come ingegnere del suono, mentre come produttore ha trovato il successo con il Bel Air Project e in particolare con il singolo-bestseller Jazz With Attitude. I fratelli Kohler iniziano quindi nel 2000 a lavorare sul nuovo progetto Shakedown, e già nel 2002 riescono a sfondare con il singolo “At Night” con oltre 130’000 copie vendute (!). Seguono collaborazioni di alto livello con la Wall of Sound records, Mousse T, Les Rhythmes Digitales, Royksopp... Insomma, i due losannesi sono riusciti a togliersi qualche soddisfazione e oggi escono con il loro primo concept album. Spellbound è un’immersione nella subkultura elettronica della seconda metà degli anni ‘80, o meglio nella cold-wave. Tastiere sferiche, beat che frustano, linee di basso progressive, songwriting malinconici con l’apporto delle ottime voci ospiti Dacia Bridges, Mark Kelly e Terra Deva. Il disco suona molto derivativo per chi ha cultura del genere, il riferimento più palese è in Lonely Road dove sentiamo echi di depechemodiana memoria, continuando con arrangiamenti alla Dead Can Dance, la scuola di Ennio Morricone, qualche classico ritmo dancefloor e molto altro ancora. Un buon disco, fatto di memorie musicali che si ritrovano, e dal quale non ho dubbi uscirà un singolo che finirà nella playlist di molti dj nel mondo.
Seguito dal successo riscosso con il suo primo album da solista Pa Mi Gente, Chakal ritorna per affermarsi come artista di punta della scena svizzera hip hop con un disco assolutamente straordinario che parla chicano, francese e inglese. Per la realizzazione di Chakal & co l’artista d’origini venenzuelane ha viaggiato tra Londra, Parigi, America del Sud e Miami, dove è stato girato anche il primo video dell’album, Me To Ca Mi. Chacal parte da Ginevra con la sua per un progetto internacional accompagnato da nomi importanti della scena svizzera come Stress, Nega e la cantante hip hop-dancehall Namusoke. La qualità delle partecipazioni internazionali è di prim’ordine: Havoc dei Mobb Deep, Raekwon e Eslam dei Wu Tang Clan, Juju dei Beatnuts, M1 dei Dead Prez, Aphletic e Queen Ebony da Londra, dal suo paese d’origine gli Area 23 per finire con il jamaicano Alozade. Mai prima d’ora una produzione made in CH aveva ospitato collaborazioni così importanti. Ciò che eleva questo lavoro è la capacità di miscelare gli styles , maestria, maturità e cultura musicale degni di lode che permettono al progetto di superare in confini musicali partendo dalla sua salsa latina viaggiando in scioltezza dalla west coast al uk style. Chakal con la sua crew ha decisamente le idee in chiaro oltre ad avere un invidiabile arsenale di beat. Il suono sfonda i woofer, il flow uccide ed il disco suona internazionale sotto tutti i punti di vista. Anche nei testi, critici ed intelligenti, taglienti come una lama di rasoio. A parere mio siamo di fronte ad un disco epocale per la scena hip hop svizzera, di quelli che escono ogni dieci anni per intenderci, che alzano l’asticella e con i quali tocca confrontarsi. Big respect per Chakal & co!
RE.PLAY
Ben Harper Dualismo musicale
Il doppio Cd Both Sides Of The Gun di Ben Harper potrebbe stare benissimo su un Cd unico, ma l’artista ha voluto distinguere le due parti: la prima porta nove ballate, mentre la seconda contiene nove brani orientati su sonorità funky e anni ‘70. di Gabriella Bernasconi
Per registrare il suo nuovo lavoro Harper si è circondato dai suoi musicisti abituali, ossia la band The Innocent Criminal, e d’alcune figure del circuito jazz losangelino. In molti brani il cantautore ha suonato tutte le parti, ma questo non dovrebbe sorprendervi: cresciuto a Claremont, in California, Ben ha passato l’infanzia nel negozio di musica dei suoi genitori, quindi tanti strumenti non hanno segreti per lui; ciò spiega l’eclettismo delle sue scelte sonore. Il camaleontismo di Harper si rivela in tutta virulenza in un brano come Engraved Invitation, dove c’è puro rock, qui tradotto in un sound tipicamente rollingstoniano. Mentre memore della collaborazione con i Blind Boys Of Alabama con cui ha registrato There Will Be A Light nel 2004 Harper ha conservato un lato gospel evidenziato nel toccante brano Garther ‘Round The Stone. Nel frizzante omaggio al blues del Delta di Please Don’t Talk About Murder While I’m Eating il Nostro propone un classico blues ritmico con l’immancabile slide-guitar appoggiata sulle ginocchia, una sua specialità. Intimità soffiata dall’inconfondibile calda voce con Morning Yearning, malinconia con la bella ballata Picture In A Frame, e tanto romanticismo in Happily Ever After in Your Eyes. Da citare pure Black Rain, una canzone scritta subito dopo il passaggio dell’uragano Katrina in Alabama e Mississippi in cui Harper si rivolge direttamente al governo americano senza mezzi termini: “This governement business/ Is straight up sadistic/ You don’t fight for us/ But expect us to die for you...”, e la title-track in cui i toni sono gli stessi: “Politics, it’s a drag/ they put one foot in the grave/ and the other on the flag...”. Un doppio-album davvero piacevole, forse non brillantissimo come lo furono i primi di Harper, ma ad ogni modo pervaso da una seria e grintosa maturità d’intenti. Ognuno di noi ci troverà alcune canzoni da prediligere, magari da risentire dal vivo, quando Ben Harper, il 15 luglio, suonerà in Piazza Grande a Locarno. Ben Harper Both Sides Of The Gun Virgin
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Yeah Yeah Yeahs Garage! Funky! Rock and Roll!
Ecco come si presenta il nuovo disco degli Yeah Yeah Yeahs. E piace subito, dai primi giri. di Bruno de Rivo
Il combo newyorkese guidato da Karen O (voice) con Nick Zinner
alla chitarra e Brian Chase alla batteria esce sul mercato con un prodotto convincente, uscito dal mitico studio Squeak & Clean e mixato dall’uomo che trasforma in oro ogni cosa che tocca: Alan Moulder. Il kickstart di Show Your Bones è a presa rapida: Gold Lion comincia esattamente come una ventina di canzoni che vanno dai Velvet Undergorund ai White Stripes, prima la batteria, poi la voce e la chitarra acustica e sul chorus un bel power chord. Poi c’è Way Out il cui ritornello ti rimane in testa anche molto dopo aver spento il lettore. Ma il capolavoro è Phenomena, che ricorda i Red Hot Chili Peppers di Uplift Mofo Party Plan quando c’era ancora Hillel Slovak alla chitarra: un brano funky, con la voce distorta che ripete all’unisono con la chitarra “Something like a phenomenon/ You’re something like a phenomenon”... Mentre scorrono i brani nel lettore si avverte un senso di nuovo e di antico: Cheating Hearts parte come Pretty Vacant dei Sex Pistols, trasformandosi poi in una love-song. Più gira e più piace. Il suono è cristallino, la batteria suona un po’ sorda come piace a Steve Albini. La voce di Karen O è come un bicchiere sul cui bordo si fa girare il dito ed il rumore lo senti lungo la schiena. La chitarra è funky, fuzzy, noisy, punky... In un certo senso questo disco è lontano dall’esordio Fever To Tell nel suo essere raffinato ed elegante. Mai poi scopri che lo balleresti sui tavoli dei peggiori locali di Caracas. E’ come un bel vestito di lino: non l’hai finito di indossare che già è stropicciato. Sporchevole. Yeah Yeah Yeahs Show Your Bones Interscope
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RE.PLAY
DISCHI
di Bruno De Rivo
Morrissey “Nobody knows what human life is/ Why we come, why we go/ So why then do I know/ I will see you/ I will see you in far off places?”
Con un quesito esistenziale si apre l’album Ringleader Of The Tormentors. E ancora una volta il Moz riesce a non essere banale, scontato, scalfito dal passare del tempo, quell’arco temporale molto ridotto rispetto all’uscita precedente, l’ottimo You Are The Quarry. Quando lo immagini in declino, lui che vive tra la California dove risiede e Piazza del Popolo a Roma dove sembra ispirarsi, ecco rispunta fuori il vecchio artista, con le sue liriche insuperabili e la sua voce suadente. Dopo il roboante inizio di I Will See You In Far Off Places, un momento intimo di preghiera, come se il vivere nella città eterna lo avvicinasse alla religione, in Dear God, Please Help Me: “I am walking through Rome/ With my heart on a string/ Dear God, please help me/ And I am so very tired/ Of doing the right thing/ Dear God, please help me.”. Quando con gli occhi umidi arriva You Have Killed Me si riscopre la classica pop-song dal gusto antico, ancora italian-inspired: “Pasolini is me/ Accattone you’ll be/ I entered nothing and nothing entered me/ ‘Til you came with the key/ And you did your best but/ As I live and breathe/ You have killed me...” Un senso d’incredulità ci accompagna lungo le tracce di questo disco da “leggere”, già con le lyrics a portata di
mano per quelli che meno masticano l’inglese, per altro ben scandito dall’artista. Come può quest’uomo avere ancora tutte queste cose da dire? Lo fa in tutti i modi, dalle splendide copertine che sa inventarsi tutte le volte (da segnalare quella del singolo You Have Killed Me con la testa sul binario mentre guarda l’orologio in attesa che gli passi sopra il treno) alle cose che dice, a come le dice, alla musica che sceglie di cesellare sulle sue parole. Per fare questo Morrissey ha scelto Tony Visconti per la produzione del disco che esce sotto l’ottima etichetta Attack, appena ristrutturata. E quando ci si distrae ad ascoltare la musica, la produzione, il basso e la chitarra ecco che ci stupisce con la sua proverbiale irriverenza e sarcasmo: “And when the Palmist said/ ’One Thursday you will be dead’/ I said: No, not me, this cannot be,/ Dear God, take him, take them, take anyone/ The stillborn,/ The newborn/ The infirmed,/ Take anyone/ Take people from Pittsburgh, Pennsylvania/ Just spare me “ (On The Streets I Ran). Il disco si conclude con At Last I’m Born che ammicca al glam e presenta cori di voci bianche, già sentite in altre parti del disco. La testimonianza di come l’artista si senta rinato: “It took me a long, long time/ But now I am born/ I once was
a mess of guilt because of the flesh/ It’s remarkable what you can learn/ Once you are born, born, born”. Inossidabile! Morrissey Ringleader Of The Tormentors. Attack
Telefonare gratis dalle 20 alle 6. Xtra-liberty. L’abbonamento per gli under 26.
RE.PLAY Dr. Naca and Mr. Raba’s
“SMALL TALKS” Dr.Naca: Raba, non vorrai ricominciare a bombardarmi con la Giamaica, vero? Iniziamo dicendo ai lettori dove siamo esattamente seduti? Mr.Raba: Kingston? No dai scherzo, siamo ad Union Square, Broadway e 14esima. Dr.Naca: New York City baby. Mr.Raba: Si, la grande mela, la città di Lou Reed e i Velvet Underground. Dr.Naca: Sonic Youth e Beastie Boys. Oggi direi Interpol e Tv On The Radio, ma c’è anche tutta Brooklyn che brucia musicalmente, esempio il concerto dei Les Savy Fav venerdi scorso al Warsaw proprio a Brooklyn, pazzesco. Mr.Raba: Beastie e Sonic ok ma gli altri fra vent’anni chi se li ricorda? Pensa ai vari Bob Dylan e Bruce Springsteen, i concerti all’Apollo di Harlem di Aretha Franklin e James Brown? Cosa mi dici? Pietre miliari. Dr.Naca: Effettivamente oggi l’industria musicale è fatta spesso delle cosidette meteore, gente che sforna un disco decente e viene catapultata dai media come se fossero i nuovi salvatori, e invece dopo poco tempo vengono inghiottiti nell’oblio. Mr.Raba: Ora mi hai fatto venire voglia di riascoltare “Coney Island Baby” e “New York City Serenade”. Dr.Naca: A me viene in mente “Brooklyn’s Finest, from Marcy to Madison Square”. Mr.Raba: Se è per questo allora “Don’t Sleep till Brooklyn”? E i Run Dmc? Dr.Naca: No, troppo facile i Beastie. Allora cosa ne dici di “New York State of mind”. Mr.Raba: Se penso al raggae io NYC purtroppo l’associo a Bob Marley perché pochi mesi prima della sua morte ebbe un malore mentre faceva jogging a Central Park, fu l’inizio della fine. Dr.Naca: Torna musicalmente a New York, non mi dirai che ‘sta città non risveglia tutti i tuoi sogni da ragazzino? Mr.Raba: Scorsese? Woody? Caruccio lo show al Carlyle l’altra sera, vero Naca? Spike Lee? Le biografie di Springsteen? Rockaway Beach dei Ramones? Tanti anni sono passati, ad Harlem oramai ci potremmo pure abitare, ma l’aria che respiri è sempre quella. Dr. Naca: La città è proprio magica, mi ricordo un tardo pomeriggio in macchina sulla sesta con un amico ascoltando “Gimmie Shelter” degli Stones, da brividi. Mr.Raba: E i Velvet? Non possiamo dimenticarci, di Andy Wahrol. Prova ad ascoltare “Waiting for the Man”. Dr.Naca: Troppo New York il loro primo disco, trasuda questa città da ogni solco. Mr. Raba: Naca hai visto come mi ha sorriso quella? Dr.Naca: Provaci! Mr.Raba: E vabbé non sono venuto per questo! Dr.Naca: E per cosa sei venuto? Mr.Raba: Per trovare te e per vedere i Pistons. Dr.Naca: Grandi. Mr.Raba: Appena vedo un’uscita dai blocchi di Hamilton sarò felice per un anno, almeno.... New York playlist:
Lou Reed - Coney Island Baby Sonic Youth - Teen Age Riot Beastie Boys - Dont Sleep Till Brooklyn Interpol - NYC Tv On The Radio - Staring at the Sun Simon & Garfunkel - The Only Living Boy in New York Bob Dylan - Just like Tom Thumb’s Blues Bruce Springsteen - New York City Serenade Jay Z (feat. Notorious Big) - Brooklyn’s finest NAS - New York State of Mind Rolling Stones - Gimmie Shelter Velvet Underground - Waiting for the Man The Ramones - Rockaway Beach Run Dmc - It’s Tricky Beastie Boys - Open Letter to NYC.
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Mudhoney Fenice incendiata di Giovanni Venditti
L’ultimo lavoro dei Mudhoney, mitica fenice incendiata che risorge dalle ceneri del grunge, prende vita sotto miliardi di soli cocenti. I Mudhoney sono la peggiore condanna a morte per tutti i condomini silenziosi e Under A Billion Suns rispecchia in pieno la voglia di casino di una band da sempre strafatta di rock’n’roll. Mark Arm ha ancora una discreta faccia da eroinomane pazzo e la grinta di una tigre. Il blues protowestern di Endless Yesterday dimostra una certa voglia di rinnovare un sound storico, conosciuto prevalentemente per il fatto di far tremare paurosamente il basso ventre ai coccodrilli. La semplicità di un riff grunge e la carica punk degli Stooges fanno di questo disco la “nuova” buona novella per gli amanti del genere. In Hard On For War sembra che a cantare sia Joe Cardamone (vocalist degli Icarus Line) e a violentare una fender quel truzzone di Dave Navarro (quello dei bei tempi, senza troppi “infighettimenti”). In Search Of è la perfetta invasione psichedelica da far suonare al vostro funerale. Balenano i Soundgarden. Spariscono i Soundgarden. Spengo il lettore, guardo fuori dalla finestra e già so cosa mi aspetta: traffico, smog, sporcizia, cacche di cane, gatti spavaldi e vecchi ipnotizzati. Mi giro di nuovo, riaccendo il lettore, indeciso se prepararmi una tazza di niente al limone, o spaccare una sedia.
Mudhoney Under A Billion Suns Sub Pop
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RE.PLAY
y nd tA a F di
Spring Flowers Ecco finalmente giungere pian piano la primavera che, oltre a portarci finalmente un po’ di caldo, ci porta, e non possiamo che esserne contenti, una carrellata di dischi nuovi.
(Dancing for decadence). Il sound s’ispira molto agli Against Me, forse il gruppo di maggior successo della label di Mike degli ultimi anni. Ineccepibile la qualità del disco di tutte le band citate, potenti, conditi di quel sano punk/hardcore tipicamente della East Coast. Sicuramente band che vedremo molto presto in tournée con le vecchie guardie della Fat. I Matchbook Romance tornano alla ribalta dopo Stories and alibis con Voices, album molto intenso ma anche molto difficile per uno che ami questa band. Il gruppo ha cercato di lasciarsi alle spalle disperatamente - come d’altronde stanno facendo quasi tutti i loro coetanei - quella vena emocore dando invece più spazio alla scopiazzatura di band d’oltreoceano come Placebo e Muse. Se vi piace Absolution dei Muse correte a comperarvi questo disco. Quelli che invece apprezzavano il gruppo per quello che era, siate aperti musicalmente. Gli Hawthorne Heights qui ancora pressoché sconosciuti escono per la Victory con un disco che, a differenza del primo The Silence in Black and White (che ha avuto un grande successo in America), cerca ora di lanciarli a livello internazionale. If only you were lonely è molto bello e variato rispetto il loro debut. Il tema principale del disco, anche se poco si discosta dalle tematiche emo, cerca di dare maggior risalto alla parte vocale rispetto alla parte strumentale dando l’idea di una maturità forse troppo precoce, per il genere proposto dalla band ma che non mancherà comunque di affascinare i fan del genere. Se il singolo di maggior successo dell’album precedente era Ohio Is For Lovers, su questo decisamente susciterà scalpore We Are So Last Year. I From First to Last, capitanati dal giovanissimo Sonny, è sicuramente uno dei gruppi su cui la label di Brett Gurewitz, l’Epitaph, sta puntando da ormai un paio d’anni a questa parte. Dopo neanche due anni dall’uscita di Dear Diary(...) partoriscono Heroine. Un disco certamente fresco ma che dà anche l’idea di essere stato fatto in fretta e furia, fiutando molto probabilmente il momento “sì” di queste band. L’album s’inoltra in territori post hardcore molto sperimentali, dando comunque qualche cosa d’interessante d’ascoltare. A deathgrip on yesterday (Victory) dei grandi Atreyu segna una svolta per quanto ririne
Partiamo subito alla grande con i Nofx che tornano con un ep Never trust a Hippy che precede di un mese il nuovo disco Wolves in wolves’ clothing. Dopo un breve ascolto dell’ep ci si accorge subito di quanto sia presente la nostalgia dei primi dischi, nulla di nuovo ma sicuramente un classico che rimarrà nel vostro cd player per un bel po’. Molto belle ed azzeccate I’m Going To Hell For This One (dove c’è una parte divertentissima del testo che fa “Jesus Christ is coming back, and wants to kick Mel Gibson’s ass”... ahahha), e You’re Wrong, dove abbiamo un Fat Mike solista alla chitarra acustica. Ci sono poi anche diverse uscite su Fat Wreck che vale la pena d’ascoltare: The Loved Ones (Keep your heart), The Lawrence Arms (Oh! Calcutta!), Love Equals Death (Nightmerica) e The Sainte Cathe-
guarda il suono che li ha resi famosi, non tralasciando però la potenza vocale del cantante Alex e del batterista Brandon Saller. La band ci propone pezzi più melodici rispetto ai precedenti dischi e Ex’s And Oh’s ne è sicuramente uno splendido esempio senza tralasciare Her Portrait In Black apparsa recentemente sulla colonna sonora del sequel di Underworld.
Ultimamente sono stato ad un paio di concerti abbastanza interessanti. All’Abart di Zurigo il 13 febbraio: geniali gli I Am The Avalanche di cui ero particolarmente curioso di sapere come fossero dal vivo, conoscendo molto bene il gruppo che il cantante Vinnie aveva prima, i mitici Movielife. Bravi i Matches, un gruppo che si è meritato davvero tutti gli applausi del pubblico presente. Non così coinvolgenti purtroppo gli Mxpx, Tom il chitarssista era assente, lasciando il posto ad un altro purtroppo non all’altezza, mettendo così discussione l’esecuzione stessa dei pezzi. Peccato! Gli Alkaline Trio hanno invece suonato il 17 sempre dello stesso mese al Transilvania di Milano. Bel concerto, grande pubblico accorso, e pezzi proposti da un po’ tutto il repertorio del gruppo: Stupid Kid, Private Eye, We’ve Had Enough... Bel concerto! Infine ero davvero eccitato nel poter finalmente rivedere gli Avenged Sevenfold al Rainbow di Milano il 28 febbraio. Prima volta per loro in Italia e potentissimi dal vivo, forse un po’ troppo Guns’n’Roses per i miei gusti ma eccezionali musicisti che hanno cercato di accontentare il pubblico con i loro classici tra cui Charter Four e Burn It Down, finendo alla grande con Bat Country.
INFORMER /// L’ex-ex-chitarrista dei Limp Bizkit Wes Borland ha formato un nuovo gruppo chiamato Black Light Burns con il quale pubblicherà il primo album Cruel Melody, per la Geffen ad inizio della prossima estate. “In questo momento non ho in progetto di suonare nuovamente con i Limp Bizkit” così scrive Borland sul blog della sua nuova band (myspace.com/ blacklightburns) “Il mio futuro è stato interamente assegnato ai Black Light Burns e ad altri progetti.” A proposito di una reunion dice che: “Tutto è possibile ma in questo momento non sono sul mio radar. Limp Bizkit è il mio passato e adesso m’importa solo dei Black Light Burns, che sono il mio futuro”. Quel che si dice aver le idee in chiaro.
/// Odd Nosdam, Rahzel, Dan The Automator, Amon Tobin, Kool Keith, Jel, Massive Attack, Bebel Gilberto, Kid Koala, Doseone, Norah Jones e Dub Trio: questo il parterre di ospiti che hanno collaborato con l’eclettico Mike Patton - alias Peeping Tom - sul suo nuovo album (probabilmente) omonimo, la cui uscita è prevista per il 30 maggio sulla sua etichetta Ipecac. Come racconta Dale Crover dei Melvins - che suona la batteria in alcuni brani - è un album su cui c’è di tutto, dai cori alla Beach Boys all’hiphop, molti i beats, samples, e le drum machine furiosamente mixate con le batterie, e così via. Dice Patton, confermando l’eterogenità del progetto: “Non ascolto la radio, ma se lo facessi, vorrei che suonasse così”.
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/// Exit music: track by track/AM è il titolo dell’album prodotto dall’etichetta BBE che contiene i grandi successi dei Radiohead. Le canzoni della band di Oxford inserite nella compilation sono state trattate da Shawn Lee, Mark Ronson & Alex Greenwa, Rjd2, Matthew Herbert & Mara Carlyle, Randy Watson Experience, SA-RA, Pete Kumza & Bilal, The Bad Plus, Osunlade, e la Cinematic Orchestra. Intanto la manifestazione elvetica Rock Oz’Arenes di Avenches (Vd) ha annunciato il sold out per il concerto dei Radiohead previsto per il 15 agosto: i biglietti sono stati venduti in mezz’ora. La manifestazione (www.rockozarenes. com) compie 15 anni e con questa band si concede un gran bel regalo.
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LOCALCORNER
Pulver & Asche Una nuova label ticinese disco di Mr.Henry co-prodotto dalla Pulver & Asche e dall’italiana Suiteside.
Nata nella seconda metà del 2005 con la pubblicazione del mini album Geneva in Neve, la Pulver & Asche è una nuova etichetta discografica fondata dal musicista Luca Viviani, un personaggio già conosciuto nel circuito indie/post-rock nostrano come organizzatore di concerti con l’associazione Haru Urara, la quale ha avuto il merito di organizzare diversi festival e serate dedicate a generi musicali alternativi presso lo Zion di Morbio Inferiore. Circa tre-quattro anni fa il fratello Vasco Viviani aveva aperto a Chiasso il Fargo, un negozio di dischi costretto a chiudere dopo poco tempo d’attività e che sicuramente qualcuno di voi si ricorderà. Da questo background d’esperienze nascono quindi anche le fondamentali collaborazioni e sinergie che hanno portato la nascita di questa etichetta e del nuovo
Mr.Henry è il progetto del musicista varesino Enrico Mangione. Un interessante lavoro che più lontano dalla canzone italiana non si può. Il titolo dell’album & The Hot Rats è allo stesso tempo un omaggio al genio di Frank Zappa ed un modo per citare i musicisti Francesco Scalise e Paolo Grassi dei Midwest che completano la band nelle esibizioni dal vivo. Ma veniamo al senso di questo disco, o meglio al nosense, poiché il Mister canta in inglese, ma tutti i versi sono assolutamente privi di senso. La voce rauca e profonda, gli sbraiti sussurrati e gli slanci visionari, il lamento malinconico, il grottesco, il caos, il surreale: sentendo questo disco il primo riferimento che viene alla mente è quello illustre di Tom Waits e di quel cantautorato americano, grezzo, polveroso e solitario - o meglio borderline - che riesce a scoprire i nostri lati più segretamente inconfessati. & The Hot Rats porta in modo onesto questo trademark. Musicalmente è un disco capace anche di spaziare a largo
spettro, nonostante i “soli” 30:57 di durata: garage trash, folk a base di banjo, litanie eteree. Insomma: amore per la musica ed autenticità nel proporla... quanto di più intrigante.
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Rapists & The Leeches Sono due le recenti uscite per la rampante label ticinese Nextpunk. di Iggi L’atteso cd dei Rapists soddisfa pienamente i molteplici fan che la band ha raccolto in Ticino durante i suoi infuocati concerti. Dopo mesi di sforzi e sacrifici, il lavoro intitolato Wanna be screwed è stato portato a termine al Black Dog Studio di Rivera e contiene ben undici canzoni più una ghost track. Streetpunk’n’roll con tanta attitudine e la giusta furia, roba che promette bene per il futuro. I ragazzi ci sanno fare, gettando così le basi per una carriera onorata che gli auguriamo si sviluppi non solo dalle nostre parti. Band da tenere assolutamente d’occhio, cominciando dall’ascolto di questo simpaticissimo disco. Non ne sarete delusi. Analogo discorso per il cd Fun is dead dei The Leeches che esce dopo un cd-split d’esordio (realizzato con i Good Ol’Boys). La band comasca con quest’album sta riscuotendo un grande consenso nella vicina penisola. Una ventata fresca
nella scena punk insubrica che da tempo languiva per ripetitività ed assenza d’idee. Ironia e follia a go-go combinate a tanta stoffa ed energia da vendere al chilo: dal vivo sono decisamente esplosivi, e su disco... altrettanto. Detto papale papale: questi spaccano il culo!
Per concludere non mi resta che complimentarmi con l’etichetta discografica che più cresce, più ci sforna delle valide chicche. Lunga vita alla Nextpunk! ----------------------------------www.nextpunk.ch
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Tony Coleman Photo©EnricoBütikofer
The Paso’s Family
Sono incuriosito e stimolato, mentre guido in autostrada in direzione di Bellinzona-Gorduno, dal personaggio che sto per conoscere. Di lui mi hanno detto che è una persona che ama intrattenersi con gli altri, che ha molto da raccontare e che lo sa fare bene. Quello che so è che da più di 20 anni il suo grotto è luogo di riferimento per gli amanti della musica live. Il Grotto è il Pasinetti, lui è Pier Robbiani, un omone davvero cordiale. Ci sediamo ad un tavolo del “Paso” per condividere qualche stralcio di storia... della sua storia:
Nel 1983 mi sono trovato disoccupato, lavoravo nell’industria orologiera e c’era stata la crisi, era appena nato il primogenito e si trattava di fare qualcosa. Il Grotto Pasinetti era abbandonato da 9 mesi, nessuno se ne occupava più, era davvero fatiscente. Lo stabile doveva venir demolito per la costruzione del ponte, quello su cui si transita attualmente. Io riuscii a ritirarlo con la clausola di uscire appena sarebbero cominciati i lavori. Con il passare del tempo però mi resi conto che, dal delta fino alla foce, non esistevano altri posti pubblici appartati dove organizzare un certo tipo d’attività senza avere i classici problemi di disturbo della quiete pubblica. Iniziammo così una raccolta di firme contro la chiusura, smuovemmo le pedine giuste, quelle della nostalgia, e così riuscimmo a far spostare il ponte e a salvare il grotto. E ora la famiglia si rinnova! Avere bettola, se hai passione, è bellissimo! Ci vuole nuova linfa ora, è giunto il momento di passare il testimone. Senza voler esagerare questo posto ha fatto la storia della musica live in Ticino, per questo è bello poter passare il testimone ai figli Lucio e Pietro. Anche Come ha avuto inizio la tua avventura?
gli spazi del Paso sono stati rinnovati, oggi infatti accoglie i suoi avventori in una nuova veste di cui non vogliamo anticiparvi nulla... Cerchiamo di punta-
re anche sull’innovazione tecnologica, abbiamo un collegamento internet wirless che copre l’intera area del locale e abbiamo acquistato un mixer e una videocamera digitale con presa audio per avere la possibilità di registrare i concerti. Parlaci del tuo pubblico e degli artisti. Il nostro è un pubblico “istruito” nei confronti del blues, ma mi piace soprattutto perché apprezza anche le bands non così sofisticate, apprezza chi si sa “dare” anche senza avere qualità così eccelse musicalmente parlando. Perché principalmente musica blues? Ti confesso che la musica mi piace a 360 gradi, abbiamo iniziato con il jazz con Danilo Moggia, con il chitarrista Giorgio Meuwly, Ambrosetti, Laura Fedele, finché non si è presentato un personaggio che ha richiesto un po’ di blues... perché no? Ed è stato un successo! E’ più a pelle, più fruibile, così è venuto naturale continuare finché non ci hanno messo l’etichetta di “Tempio del blues”, però ci tengo a ribadire che facciamo e abbiamo fatto anche salsa, regge,
rock, jazz. Da questo successo abbiamo fondato il Conga Club che si occupava di tenere vivo l’interesse nel mondo musicale e che con i suoi 470 membri era il più grande club musicale di tutta la Svizzera. Sull’onda del successo del Conga Club ci siamo spostati in piazza, a Bellinzona, e abbiamo iniziato “Piazza Blues”, era il 1989. Raccontami la tua “Piazza Blues”. Ora è uno dei più grandi appuntamenti blues della Svizzera, e pensare ai primi anni, quando c’erano 2-3 mila persone... ora manca un po’ quella aria di intimità, ma è il normale evolversi delle cose, non si può certo tornare indietro. Come sarà la prossima edizione di “Piazza Blues 2006”? Sarà un’edizione che non ci vai perché sai che c’è il “grande nome” ma ci vai perché sai che ascolterai della buona musica, che magari non ti aspettavi di ascoltare. Vogliamo anche continuare la tradizione di presentare ad ogni serata un gruppo svizzero. In concreto eccovi alcuni nomi da non perdere: La T Model Ford, band che vive nella tradizione. Watermelon Slim un nome poco conosciuto ma che saprà sicuramente farsi apprezzare e divertire, e Big George Brock, ex pugile dalla stazza enorme che pare abbia una 50ina di figli riconosciuti. Quali sono i tuoi ricordi più belli di questi venti e più anni? Non è una risposta facile: parlare con personaggi del calibro di Karl Potter mi aveva fatto tantissimo piacere... ti siedi e lui comincia a raccontare, hai la possibilità di conoscere l’uomo-artista. Inoltre a me piacciono tantissimo le percussioni, quando ti arrivano i maestri cubani ti lasciano con la “giepa” così! Sono sicuramente dei ricordi indelebili. Cosa ti rende maggiormente orgoglioso? Non essersi mai voluti omologare a quello che deve essere l’ambiente che “tira”, il classico locale live alla moda, di quelli che trovi un po’ ovunque e che si assomigliano un po’ tutti. Un’altra grossa soddisfazione in tutti questi anni d’attività è che senza tanti aiuti o protezioni siamo arrivati fino a qui, grazie soprattutto alla famiglia, all’onestà, al rispetto per il prossimo e per il lavoro.
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LIVE
Golden Mt. Zion Post-Rock Festival 28-29 aprile / Zion - Morbio Inferiore
La neonata associazione Universomusica ha deciso di “scendere in campo” ed organizzare un festival dedicato al post-rock, il Golden Mt. Zion Post-Rock Festival, previsto per il 28 e il 29 aprile presso lo Zion di Morbio Inferiore. Venerdì 28 le formazioni sul palco saranno i Far From The Madding Crowd di Lugano seguiti dai varesini Hormiga, band emergenti ma già provviste d’affilate armi musicali, ed i Larsen di Torino, gruppo di spicco nel panorama alternativo italiano, qui in compagnia dell’americana Baby Dee, un’eccentrica musicista d’arpa, e non solo, già collaboratrice di Antony And The Johnsons. Davvero un personaggio intrigante e particolare: in passato Baby Dee si è pure prodotta in vari circhi, come con il noto Kamikaze Freak Show (www. babydee.org - www.kamikazebigbigfun.com). Sabato 29 sarà la volta dei luganesi Kovlo, una band meritevole della scena locale (e oltre), degli The Evpatoria Report di Losanna, eccellenti fautori di
un post-rock strumentale denso e oscuro, ed infine dei Giardini di Mirò, uno tra i migliori gruppi della scena italiana: otto musicisti, una dozzina d’anni d’esperienza dal vivo, collaborazioni eccellenti, e musicalmente nulla da invidiare alle acclamate band internazionali post-rock. Senz’altro un festival stuzzicante che saprà regalarvi momenti superbi. Dalle 21, entrata 15 chf il venerdì e 18 chf il sabato (due serate 30 chf). www.universomusica.com
Giardini di Mirò
Alcune domande a Corrado Nuccini, uno dei chitarristi e membro fondatore della band di Reggio Emilia.
Sul vostro sito (giardinidimiro.com) leggiamo che siete impegnati nelle registrazioni del vostro terzo album. Puoi anticiparci il titolo ed eventuali collaborazioni? Il titolo ancora non c’è. Stiamo pensando però a qualcosa che metta insieme la l’imponenza e la solennità “dell’empire” e la sua enorme fragilità. Collaborazioni: Glenn Johnson dei Piano Magic, Apparat ed altri... Alla vostra musica sono state date svariate etichette: indie, post-rock, noise. Il vostro nuovo album che direzione musicale prenderà? Speriamo possa essere al contempo la chiusura di un ciclo e la riapertura di un altro. Poi le definizioni vengono ex post, quindi aspettiamo e si vedrà. La scena post-rock sta vivendo un momento d’oro. Quali album fondamentali consiglieresti ai lettori di re.set per avvicinarli a questo movimento musicale? Credo che il periodo d’oro del post rock si sia concluso dal giorno dopo in cui i Godspeed You Black Emperor hanno preso la copertina su NME. Nel 1999. Quello è stato l’apice. Il post rock rappresentava, nelle forme meglio riuscite, l’inquietudine di fine secolo. La definizione “post” di per sé è una parola-ombrello che significa tutto e niente. Io credo nella funzione illuminante dell’espressione artistica, ovvero nella sua innata capacità di interpretare ciò che accadrà grazie a delle semplici intuizioni. Se prendi il primo disco dei Godspeed You Black
Emperor che è del 1998 e ascolti quella voce profonda che preannunciava l’apocalissi e la usi come colonna sonora dei principali fatti storici del nuovo millennio, dall’attacco alle Twin Tower alle guerre in Afganistan e Iraq, alle facce inquietanti di George Bush, Berlusconi, se lo metti sulle immagini della tragedia di Beslan, al G8 o alle recenti manifestazioni popolari a Parigi, ecco che comprendi quanto il processo artistico sia nella sua natura assolutamente rivelatore. La funzione che più si avvicina a quella politica dell’arte è quella di svelare e non di spiegare. Stimolare la percezione e non fare propaganda. Ma non credo m’avessi chiesto questo, eh eh... Comunque... consiglio assolutamente tutta la discografia di GYBE, il primo disco dei Sigur Ros, Rock Action dei Mogwai. Ma anche cose precedenti come Loveless dei My Bloody Valentine e Nowhere dei Ride. Arrivederci dunque il 29 aprile allo Zion di Morbio Inferiore. Conoscete il pubblico svizzero? Abbiamo suonato parecchie volte sia nella Svizzera italiana che in quella tedesca. La percezione è strana. Quelli del Canton Ticino sono italiani “demediterraneizzati”. Una strana sensazione. Siamo però assolutamente contenti di tornare e di portarvi tutta l’energia accumulata in questi mesi di stop forzato dall’attività live. Attendetevi molta energia.
25 aprile / Teatro Sociale - Bellinzona
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Pippo Pollina Spirito autentico L’Associazione per l’Aiuto Medico al Centro America ha il piacere di presentare un concerto di gala con il cantautore siciliano Pippo Pollina, il 25 aprile al Teatro Sociale di Bellinzona.
Artista cangiante e caleidoscopico perfettamente a suo agio con la canzone d’impegno civile sudamericana, la canzone francese d’autore, il miglior cantautorato italiano, la tradizione multietnica, i suoni ancestrali della sua Sicilia e le contaminazioni di stampo jazz, Pippo Pollina rappresenta una parabola esemplare nel panorama della canzone d’autore europea. Il cantautore siciliano, e svizzero d’adozione artistica, ha una cultura musicale ed umana che ha sempre dimostra una sensibilità ed un impegno fuori dal comune. Non a caso Pollina ha collaborato con grandi artisti del calibro di Franco Battiato, George Moustaky, José Feiliciano, Charlie Mariano, Linard Bardill, Lorenzo Jovanotti, Matt Clifford, Angelo Branduardi, Nada, Agricantus e gli Inti Illimani, esperienze che ha poi saputo - con innata modestia ed autenticità - assimilare nel suo già di per sé ricco bagaglio musicale, e spartire con altri musicisti, come la Palermo Acoustic Band con cui si è esibito in molteplici tournée europee. Forte di uno spirito poliglotta a tutto tondo, di venticinque anni di musica, di dodici album e di diverse pubblicazioni letterarie, Pollina approda il 25 aprile al Teatro Sociale di Bellinzona per proporre un distillato del suo canzoniere attraverso un recital solista: la sua voce profonda e carismatica, la sua chitarra vibrante e un solitario pianoforte acustico, al servizio di canzoni d’oggi e di ieri che delineano il suo esemplare percorso artistico, dalle origini in Sicilia con gli Agricantus, fino alle collaborazioni prestigiose maturate oltralpe, intercalate da aneddoti e storie di vita che costituiranno “il filo di Arianna” nel suo labirinto musicale. Nella seconda parte del concerto, sarà accompagnato dalla partecipazione straordinaria di uno dei suoi musicisti di maggior bravura, il chitarrista Enzo Sutera, già compagno di palco in anni di concerti. Un concerto che consigliamo per approfondire un personaggio interessante e generoso, e per sostenerne il lodevole scopo benefico: l’intero incasso dello spettacolo sarà difatti devoluto all’Associazione per l’Aiuto Medico al Centro America che opera in numerosi progetti sanitari a Cuba ed in Nicaragua. Dalle 20.30, entrata 25 chf, ridotti 15 chf. Prevendita: Ente del Turismo Bellinzona tel. 091-8254818.
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Ti On the Mic 22 aprile / Espocentro - Bellinzona
Ti Music Contest è un concorso musicale ticinese che sfocerà in una finale durante il Ti Music Meeting, fiera dedicata alla musica prevista per il prossimo autunno. In gara le categorie alternative-rock, rock pop/ blues e hip-hop. Proprio per le selezioni di quest’ultimo genere musicale gli organizzatori (il Cave Studios di Riva San Vitale) hanno pensato ad una lungo party, il 22 aprile presso l’Espocentro di Bellinzona con tanto di freestyle contest finale. Ti On the Mic partirà dalle 13.00 quando inizieranno le esibizioni in concorso; dalle 20.30 sarà la volta dello show con i Clubdogoche che presenteranno il loro nuovo disco, poi seguiranno i Metrostars (Maxi B. & MIchel), i Lexico, i MelloYeiyo e Dj Jay-K. Ma non è finita! Durante la serata si svolgerà un freestyle contest e se il puro divertimento non è un motivo sufficiente per farsi avanti, beh, che ne pensate del premio di 1’500 franchi in contanti? Non male vero? Sarà una serata torrida! Info su www.cavestudios.net Un’entrata in omaggio a Ti On the Mic ai primi dieci lettori che scriveranno un email a redazione@resetmagazine.ch, indicando l’intestazione “Ti On the Mic” e il proprio nome e cognome.
Le Iene IV 15 aprile / Garage Music / Castione
Parata tutta ticinese sul palco sopraelevato del Garage Music di Castione, in occasione del festival Le Iene giunto alla sua quarta edizione ed organizzato dalla Goodshotevent di Bellinzona. Per gli amanti del rock, dell’alternative e del punk c’è da leccarsi i baffi: il 15 aprile dalle 21.00 suoneranno i Blend 71 (nu-metal), i Mossow (alternative-rock), i Marchio Registrato (ska-punk), i Ledh Katrhrien (indie-rock), gli Skiamazzi Notturni (rock-grunge) ed infine i redivivi Protoval (punk-rock). Ticino rocks! Info e prevendite su www.biglietteria.ch
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Moon & Stars Operazione nostalgia
Grand’attesa quest’anno da parte degli amanti del pop-rock anni ’70-’80 per la rassegna di concerti Moon & Stars in piazza Grande a Locano. Gli organizzatori - la Good News di Zurigo - hanno ufficializzato il calendario con nomi eccellenti della scena rock internazionale che s’intercaleranno nel corso della seconda settimana di luglio. Lunedì 10 fuochi d’artificio d’apertura con i Depeche Mode, da cui sapete che aspettarvi se avete letto la recensione del loro concerto di Ginevra pubblicata sullo scorso numero di re.set. Oltre alle loro canzoni storiche, Gahan, Fletcher e Gore suoneranno i brani degli ultimi album di successo, Ultra, Exciter e Playing The Angel. Martedì 11 esclusivo concerto con la leggenda “Slowhand” Eric Clapton, presente a Locarno per una data unica in Svizzera. Il concerto sarà preceduto dall’esibizione del bluesman Robert Cray. Mercoledì 12 è la volta del sentimento italianstyle con il sempiterno romanticismo di Eros
Steps
Simply perfect
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Il concetto di Steps - festival della danza patrocinato da Percento culturale Migros - si basa sull’organizzazione di tournée per rinomate compagnie di danza internazionali in varie città, come in località più decentrate, della Svizzera. -----------------------------------------------------------
L’edizione di quest’anno del festival di danza Steps avrà luogo tra il 27 aprile e il 18 maggio in venticinque diversi spazi teatrali sparsi per la Svizzera. Sotto il titolo Simply Perfect (cit. “il corpo danzante è semplicemente perfetto”) saranno dodici le proposte di danza: dalla compagnia cinese Jin Xing Dance Theatre al Pilobus Dance Theatre del Connecticut (Usa), o dalla Batsheva Dance Company di Tel Aviv alla compagnia di Louise Lecavalier di Montreal, e poi Raimund Hoghe (Germania), Alex Waterman (USA), Philippe Saire (Svizzera)... la lista completa degli artisti che saranno in tournée si trova sul sito www.steps.ch. Vediamo ora in particolare le date previste in Ticino. Tre gli appuntamenti: al Teatro Dimitri di Verscio, nell’ambito di Chiassodanza, e al Palazzo dei Congressi di Lugano. Al Teatro Dimitri sabato 29 aprile si esibirà la compagnia zurighese Mafalda: la coreografa argentina Teresa Rotemberg ha ideato lo spettacolo su frammenti di testi di Agota Kristof, affacciandosi così sulla dimensione drammatica e filosofica dell’ignoto. Mentre presso il Cinema Teatro di Chiasso, sabato 6 maggio si terrà lo spettacolo con la compagnia canadese di Louise Lecavalier, che presenterà, insieme ad altri danzatori, il risultato della sua collaborazione con Tedd Robinson, coreografo canadese d’ispirazione Zen. Nella seconda parte della serata Lecavalier si esibirà nell’assolo I is Memory, ideato espressamente per lei dal careografo Lachambre. A concludere la rassegna in Ticino, lunedì 8 maggio al Palazzo dei Congressi in scena la spettacolare compagnia statunitense Pilobolus Dance Theatre: con acrobazie e leggiadria gli elementi della compagnia sfidano la forza di gravità ed impersonano irruenti forze della natura. Tre spettacoli che presentano tre differenti modi di vivere la danza con un denominatore comune, ovvero un’inesauribile, travolgente passione. Per la prevendita dei biglietti d’entrata vedere su www.starticket.ch
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Giovedì 13 è il turno del frizzante pop-rock d’annata dell’evergreen Brian Adams. Venerdì 14 il miglior rock degli anni ‘70 con The Who, ovvero Roger Daltrey e Pete Townshed che proporranno al pubblico i loro successi maggiori, come My Generation, Who Are You e Won’t Get Fooled Again. Venerdì 15 Ben Harper presenterà i brani del suo nuovo splendido doppio album che sta riscuotendo il consenso generale, Both Side Of The Gun. Sabato 16 gran finale con Roger Waters, che assicura un concerto completo di scenografie mozzafiato e brani struggenti per chi ha amato incondizionatamente i Pink Floyd. Un cast d’eccezione, dunque, forse un po’ datato - escludendo Ben Harper - per i giovanissimi, ma d’indubbio interesse per i nostalgici irriducibili. Ardua la scelta per chi vorrebbe partecipare, anche perché i prezzi dei biglietti d’entrata sono piuttosto onerosi, infatti costano da 115 a 70 franchi. Affrettatevi a prenotare il vostro! Prevendita presso Ticketcorner, tel. 0900 800 800 (1,19 chf/min.) o sul sito www. ticketcorner.com, nei negozi Manor e SBB e negli altri punti vendita Ticketcorner. Ramazzotti.
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CINEMA
Ogni cosa è illuminata Nelle sale è in visione Ogni cosa è illuminata, film tratto dall’omonimo romanzo d’esordio e di gran successo del giovane autore Jonathan Safran Foer. di Apache
Jonathan è un giovane americano ebreo monomaniaco per la collezione di cimeli di famiglia. L’ultimo che ha trovato è una vecchia foto di suo nonno, morto quando lui era bambino, ritratto assieme ad una sconosciuta. E’ come un segnale, un richiamo: il giovane intraprende quindi un avventuroso viaggio in Ucraina per cercare questa donna, che durante la seconda guerra mondiale ha salvato la vita a suo nonno, nascondendolo dall’esercito nazista. Nella sua ricerca viene aiutato da un suo coetaneo di Odessa, Alex, che parla un inglese sgangherato, e dal nonno di quest’ultimo, il quale afferma di essere cieco pur avendo un’ottima vista. Il neo-regista Liev Schreiber (già noto come attore per The Manchurian Candidate) ha cavato dal romanzo Everything is Illuminated di Safran Foer un prodotto cinematografico che si snoda con scioltezza, in un stile eclettico a cavallo tra commedia e dramma. Difatti nella prima parte del film si ride, mentre per il resto si consiglia un fazzoletto a portata di mano. Punto a favore è la splendida fotografia che esalta i paesaggi di campagna, non da meno la buona recitazione degli attori che vi resteranno impressi nonostante siano ignoti, tranne Elijah Wood nella
NEXTSCREEN
è “la donna più sexy del mondo”. La nuova musa di Woody Allen guida la top 100 stilata dalla rivista FHM. “E’ un grande complimento” ha detto la giovanissima attrice. A 21 anni ha battuto la “regina” dello scorso anno Angelina Jolie (ora seconda) e concorrenti come Jessica Alba, Jessica Simpson, Keira Knightley, Halle Berry, Jenny McCarthy, Maria Sharapova, Carmen Electra e Teri Hatcher. Attualmente impegnata sul set del nuovo film di Woody Allen, Scoop, la Johansson ha in cantiere numerosi progetti: The Prestige di Christopher Nolan e lo storico Borgia diretto da Neil Jordan e interpretato anche da Colin Farrell. Scarlett Johansson
parte del protagonista. In particolare vi colpirà Alex, il ragazzo ucraino, interpretato da Eugene Hutz, al suo esordio alla recitazione. Nell’underground musicale Hutz è noto come il carismatico leader dei Gogol Bordello, band rock-folk newyorchese con spiccate influenze balcaniche. E qui arriviamo alla colonna sonora, deliziosa ed azzeccata, dove appunto si trovano alcuni brani degli stessi Gogol Bordello. Non è stato sviluppato fino in fondo il tema della persecuzione nazista nei confronti degli ebrei ucraini, che rimane argomento di sottofondo, ma sta a voi giudicare, secondo la vostra sensibilità sulla questione, se questa è una carenza ingiustificabile oppure no. Una storia sulla memoria, sul timore di perderla o ritrovarla - sono agli opposti gli occhiali neri del vecchio che si finge cieco perché non vuole ricordare, e gli occhiali da vista a lenti spesse del protagonista che spalanca gli occhi perché invece vuole “vedere” - come pure sull’anima intrinseca degli oggetti che rispecchiano chi li ha posseduti e chi poi li conserva, illuminando così il tortuoso percorso tra passato e presente.
Leonardo Di Caprio ha chiesto la col-
laborazione di Michael Horowitz, padre di Winona Rider, per la realizzazione della pellicola sulla vita dell’attivista per la liberalizzazione delle droghe Timothy Leary. Horowitz fu amico e fedele archivista di Leary. Quest’ultimo fu uno dei massimi sostenitori dell’Lsd come sostanza benefica nella cura di psicosi e altre malattie mentali. Il fascino per il personaggio da parte di Di Caprio non è casuale: “Mio padre frequentava artisti di fumetti pazzi come R. Crumb e Robert Williams, e a casa nostra girava gente come Charles Bukowski, Allen Ginzberg, Timothy Leary: sono cresciuto intorno a loro... Anch’io sono più hippie, dentro di me, di quel che la gente crede”.
Sarà Benicio Del Toro il protagonista de L’uomo lupo, remake del film del 1941 di George Waggner. La pellicola, la cui sceneggiatura è stata scritta da Andrew Kevin Walker, vedrà l’attore portoricano anche nella veste di produttore. The Wolf Man sarà ambientato nell’Inghilterra vittoriana e racconterà la storia di un uomo che dopo essere stato morso da un lupo diviene vittima di una mostruosa metamorfosi ogni volta che si trova davanti alla luna piena. L’inizio delle riprese è fissato per il 2007, non appena Del Toro avrà terminato di girare Guerrilla, film incentrato sulla figura di Che Guevara e diretto da Steven Soderbergh.
RE.VISION ---------------------------------------------------
Cinemino
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Passione da condividere
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Sono due le nuove uscite editoriali prodotte dall’associazione culturale Thermos. Innanzitutto il quarto numero della rivista Cinemino, che presenta un articolo sul ritorno del cinema noir e interviste esclusive a Massimo Carlotto, noto autore italiano dal cui romanzo Arrivederci amore, ciao è stato tratto l’omonimo film diretto da Michele Soavi in uscita nelle sale cinematografiche italiane, e a Sandrone Dazieri, l’autore del romanzo La cura del Gorilla, da cui è stata tratta la sceneggiatura del film omonimo attualmente in circolazione. A complemento della rivista un articolo scritto dal regista d’animazione italiano Mario Verger che traccia il percorso artistico del pioniere del cartone animato italiano Francesco Maurizio Guido, in arte Gibba; inoltre la seconda puntata del viaggio nel giallo all’italiana anni ‘70, una rilettura in chiave psicoanalitica di The Innocents di Jack Clayton, ed infine le consuete rubriche sul cinema in sala e sull’home video. La seconda pubblicazione invece è tutta incentrata sulla figura del regista americano Albert Maysles, l’autore del primo documentario statunitense sui Beatles e di una serie di documentari che descrivono la nascita e la realizzazione delle opere di Christo e Jean-Claude (di cui ricordiamo l’esposizione attualmente in scena presso il Museo d’Arte Moderna di Lugano). Questo numero monografico, realizzato con la collaborazione dello stesso Maysles, contiene un’intervista esclusiva realizzata durante il festival di Locarno dello scorso anno, nel quale il regista racconta il suo particolare approccio al documentario e le sue collaborazioni con artisti come Marlon Brando, Truman Capote, Godard e altri. Un’edizione preziosa questa, in quanto è l’unica monografia attualmente esistente in italiano su Maysles. Un punto d’onore per un’associazione fermamente convinta delle sue passioni, e generosa nel condividerle con il pubblico. Per informazioni sulla distribuzione delle due pubblicazioni vedere su www.thermos.org/cinemino
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Un po’ di cinema svizzero ---------------------------------------------------------------
Una carrellata nel cinema contemporaneo svizzero: questo il programma di Un po’ di cinema svizzero presentato dai cineclub del Cantone, tra la fine d’aprile ed inizio maggio. Documentari e film diretti da registi svizzeri emergenti o già affermati che spaziano tra diversi argomenti, ma con un punto in comune: la profondità di uno sguardo che indaga su vicende e storie ambientate in terre lontane come la Colombia, l’Iraq, l’Afghanistan. Protagonisti il deserto - geologico ma anche morale - e poi la “lontananza”, l’incomunicabilità umana e l’inesorabilità del destino. Sono pellicole queste che difficilmente avremmo visto, se non fosse per la lodevole volontà espressa dal circolo dei nostri cineclub di renderci partecipi agli interessanti sviluppi della cinematografia svizzera. www.cicibi.ch --------------------------------------------------------------LUGANOCINEMA 93 - CINEMA IRIDE LUGANO --------------------------------------------------------------20 aprile (20.30) Terra incognita di Peter Volkart + Melodias di François Bovy 25 aprile (20.30) Katzenball di Veronika Minder
27 aprile (20.30)
The Giant Buddhas di Christian Frei
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--------------------------------------------------------------CIRCOLO DEL CINEMA - CINEMA FORUM 1+2 BELLINZONA --------------------------------------------------------------25 aprile (20.30) Terra incognita di Peter Volkart + Melodias di François Bovy 29 aprile (18.00) Le souffle du desert di François Kohler 2 maggio (20.30) The Giant Buddhas di Christian Frei 4 maggio (9.00) Gambit di Sabine Gisiger --------------------------------------------------------------CIRCOLO DEL CINEMA - CINEMA MORETTINA LOCARNO --------------------------------------------------------------28 aprile (20.30) Terra incognita di Peter Volkart + Melodias di François Bovy 5 maggio (20.30) The Giant Buddhas di Christian Frei
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RE.VISION
CINEMA
A casa con i suoi Quando il figlio non vuole smammare
Avvenente, ricco e simpatico: il trentacinquenne Tripp dovrebbe rappresentare il classico scapolo d’oro se non fosse che abita ancora con i suoi genitori. Un problema davvero grave per le donne della sua vita, ma anche per i suoi genitori, che, seppur amandolo, non ne possono più d’averlo tra le scatole. Ma Tripp ha i
suoi validi motivi per non lasciar la casa paterna, come tre pasti al giorno serviti, il servizio gratis di lavanderia, la stanza sempre riordinata... I genitori, esasperati si rivolgono a Paula, una professionista dello “smammamento” di “adultescents”, eterni scapoloni che hanno messo radici nelle case dove sono nati e non ne voglio-
no sapere di emanciparsi. Paula dovrà conoscere e sedurre Tripp fino a convincerlo a rendersi indipendente. Però - come ogni buona commedia esige - l’amore ci ficca il naso... Questo film girato da Tom Dey (Showtime) con Sarah Jessica Parker (Sex And The City) e Matthew McConaughey (da People definito l’uomo più sexy dell’anno) è stato campione d’incassi negli Stati Uniti, ma forse più per la presenza “hype” degli attori che per la trama, già sfruttata in altri film di successo come, per citarne uno recente, Hitch con Will Smith. Un argomento che forse poteva esser meglio sviluppato, connotando la pellicola in maniera più incisiva visto che il fenomeno degli “adultescents” sta dilagando in Occidente con le conseguenze sociali del caso, ma si sa, il cinema è soprattutto intrattenimento, quindi eccovi un film da vedere senza troppe aspettative, per un’ora e mezza spensierata. La Universal International Pictures offre in omaggio dei gadgets (t-shirts e portachiavi) ai primi 20 lettori che scriveranno un email a redazione@resetmagazine.ch con indicata l’intestazione “A casa con i suoi” e completo di indirizzo postale.
Inside man La “rapina perfetta” nel nuovo giallo di Spike Lee. de in ostaggio una cinquantina di persone in una banca di Wall Street, e quella di Madeline White (Jodie Foster), una misteriosa business-woman che s’intromette nella faccenda, chiedendo di poter avere un incontro a quattr’occhi con il capo della banda di malviventi. Si troverà la soluzione alla situazione di crisi che si è venuta a creare nella banca dove l’astuto Russell sta tenendo nel sacco ostaggi e polizia compresa? Un finale a sorpresa vi aspetta. Questo è il primo film dichiaratamente “commerciale” di Spike Lee, ma nonostante ciò è stato elogiato da più parti come la sua opera più matura. Dinamico ed agile, colmo di momenti ad alta tensione, e con una zampata d’acida polemica come solo Lee sa fare, Inside Man è un gran bel ritorno del regista, qui supportato da una recitazione superba (e non solo dei protagonisti) e da una trama superclassica, ma tuttavia molto intrigante e sviluppata in maniera originale e moderna. Jodie Foster, Denzel Washington, Clive Owen: tre grossi nomi per Inside Man il film di Spike Lee attualmente nelle nostre sale di cinema. Un thriller dichiaratamente ispirato a quelli degli anni ’70, quando sceneggiature su rapine e prese d’ostaggi hanno fatto furore: Lee al proposito cita sempre il mitico Un pomeriggio da cani, film che ha fatto scuola nel genere. Ricco di colpi di scena, Inside Man presenta tre principali figure attorno alle quali si snoda la trama: Keith Frazier (Denzel Washington), un detective trascinato in uno scandalo per corruzione, Dalton Russell (Clive Owen), un brillante criminale che con tre complici pren-
Cosa c’entra con il film il Sudoku digitale che vedete qui a lato? Non vi resta che scoprirlo andando al cinema ma intanto potreste allenare la mente con il gioco più in voga del momento, grazie all’Universal International Pictures che offre in omaggio questi gamessudoku ai primi 10 lettori che scriveranno un email a redazione@resetmagazine.ch con indicata l’intestazione “Inside man” e completo d’indirizzo postale.
_Accattivante! concept: www.variante.ch
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LIBRI Lester Bangs Deliri, desideri e distorsioni Minimum Fax Che cos’è la critica musicale? Fino a dove può spingersi? Esiste ancora una critica musicale in grado di essere incisiva ed imparziale? Potete giudicare voi facendo il confronto tra le recensioni che leggete sulle riviste specializzate e gli scritti di Lester Bangs, il famoso giornalista rock americano che ha fatto furore negli anni Settanta. Questo libro, edito da Minimum Fax, raccoglie una parte delle sue più sferzanti recensioni sui dischi leggendari che hanno fatto la storia del rock. Da Patti Smith a Bob Dylan, da Captain Beefhart ai Rolling Stones, e poi Miles Davis, Laurie Anderson, Ian Hunter, Bob Marley, e così via, tutti sotto la sua lente saga-
ce ed irriverente... e sono ben pochi che si sono salvati dalle sue bordate. Bangs non faceva sconti a nessuno, ed è proprio quest’intransigenza che l’ha reso grande, abbinata ad una capacità scrittoria fuori dal comune, spesso paragonata ai massimi autori americani del periodo. Lester era un critico musicale che sapeva riconoscere pubblicamente quando aveva preso una cantonata: il suo era un giornalismo umano, viscerale, istintivo, che ancor oggi fa riflettere sulla nostra ridotta, se non assente, capacità critica. Mai la musica rock è stata così amata, nel bene ma anche nel male, perché quando la passione è così infinita, non c’è perdono.
Francesco Abate Getsemani Frassinelli Un classico quartiere residenziale italiano: villette, prati curati e piscine, macchine eleganti nei garage, un centro commerciale e una minuscola banca. Getsemani è un agglomerato sardo che congloba i tanti vizi e le poche virtù di un’umanità superficiale e materialista sotto una parvenza di rispettabilità e normalità. Il romanzo inizia con un tentativo di rapina nella banca del quartiere con conseguente presa d’ostaggi per contrastare la polizia pronta ad intervenire; un banale fatto di cronaca nera che qui assurge a parabola per descrivere questa micro-società basata sull’apparenza e il possesso. Getsemani come tutti quartieri borghesi d’Europa, dove egoismo e chiusura sono le coor-
dinate principali, entro le quali è arduo sconfinare. Francesco Abate, con la sua scrittura scabra e dinamica riesce a scoperchiare la realtà di queste dinamiche con rigore, raccontando storie minime nelle quali non sarà difficile riconoscersi. Abate è giornalista professionista e pure affermato dj nei club della Sardegna col nome di Frisco. Come scrittore ha pubblicato nel 1998 Mister Dabolina, edito da Castelvecchi. Nel 2003 è la volta de Il cattivo cronista edito dalla casa editrice Maestrale, e nel 1999 vince il premio Solinas con il soggetto Ultima di campionato, che verrà pubblicato sotto forma di romanzo nel 2004, sempre da Maestrale. Un autore attuale e graffiante, da scoprire assolutamente.
Ubuweb E’ un mio dovere segnalarvi Ubuweb, un portale interessantissimo per chi è appassionato di poesia e letteratura. Una volta scoperto non lo si abbandona più, tanto è completo ed appassionato. E’ un’inesauribile fonte costantemente aggiornata di mp3 audio che propongono parole, poesia, letteratura, o meglio, concrete poetry pronunciata e recitata nelle lingue originali, talvolta con sottofondo musicale, da innumerevoli “pensatori” del nostro tempo e del secolo scorso: scrittori, poeti, attori, musicisti, compositori,
scienziati, filosofi... Scoprite il suo impressionante ed inesauribile archivio, tassativamente da mettere tra i vostri siti preferiti e da spulciare di tanto in tanto.
COMICS
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Joe Sacco Fumetti e reportage di Gabriella Bernasconi
Joe Sacco / Gorazde - Area protetta / Mondadori-Strade Blu 1992 - 1995: durante la guerra in Bosnia, l’opinione pubblica internazionale era pressoché all’oscuro di quello che avveniva nella regione orientale, dove si trovavano le cosiddette “zone protette”. Proprio in queste zone franche si sono verificate le stragi più efferate che le forze separatiste hanno perpetrato nei confronti della popolazione musulmana. Gorazde è l’unica enclave musulmana della Bosnia orientale sopravvissuta alla guerra, e questa è la sua storia scritta e disegnata da Joe Sacco, cartoonist-giornalista free-lance statunitense che ha visitato la città quattro volte, tra la fine del ‘95 e l’inizio del ‘96, durante il periodo incerto alla fine della guerra, vivendo tra le persone del luogo e cogliendo ogni particolare della loro difficile, stentata vita. Grazie all’amico Edin, un insegnante che gli ha fatto da guida, Sacco ha partecipato alla quotidianità del popolo di Gorazde, fatta di grandi tragedie ma anche di piccole cose per sorridere alla vita, nonostante tutto: una canzone, una sigaretta o un bicchiere in compagnia. Scopre anche la drammatica storia della città, raccogliendo testimonianze e andando a vedere di persona i luoghi dove durante il conflitto stavano i cecchini che sparavano a casaccio su donne e bambini, o dove avvenivano le sistematiche esecuzioni di massa di musulmani, di fronte a fosse stracolme di vittime. Sono in tanti a raccontare le loro storie tremende, tante
persone schiacciate dalla paura generata, oltre che dagli orrori della guerra, dall’eventualità di diventare merce di scambio nei trattati di pace in corso, nonché da un ormai inevitabile sentimento di vendetta nei confronti di compaesani ora diventati nemici. Sacco - protagonista nel fumetto egli stesso - pone molte domande, ma non ce ne sarebbe nemmeno bisogno: la gente di Gorazde ha bisogno di raccontare, di far sapere la sua verità. Gorazde - Area protetta è un libro d’obbligo per chi vuole approfondire l’argomento, ma avvicinarcisi non è semplice. Meticoloso nelle ambientazioni, che ben rappresentano la desolazione del paesaggio durante il conflitto, questo reportage-fumetto di Sacco è come un lungo documentario, su cui soffermarsi spesso, sia sui testi, sia sui disegni in bianco e nero, a tratti molto crudi. Alcuni passaggi richiedono concentrazione tanti sono i tasselli necessari allo svolgimento della vicenda; in aiuto ci sono cartine geografiche ed inserti informativi che ne delineano con precisione il contesto storico-politico. Una volta letto questo volume ed apprezzato lo spessore dell’autore, sarà un dovere procurarsi la prima opera del 2002 intitolata Palestina... Coraggioso, tenace ed onesto: Sacco racconta la Realtà con al “r” maiuscola, forgiandola nell’affascinante combinazione dell’arte del fumetto con il reportage di grande attualità. Micidiale.
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RE.ART
MOSTRE
I manifesti di Claude Kuhn La mostra dedicata a Claude Kuhn è la terza esposizione di manifesti proposta da Credit Suisse al Castello di Sasso Corbaro. L’istituto bancario inetnde così promuovere e valorizzare un’espressione artistica ancora poco considerata dagli operatori culturali.
fino al 3 settembre Castello Sasso Corsaro Bellinzona Manifesti di Claude Kuhn
Claude Kuhn, nato a Berna nel 1948, ha compiuto i suoi studi tra il 1964 e il 1972 alla Kunstgewerbeschule di Berna, presso l’Accademia statale delle Arti figurative di Stoccarda e alla Schule für Gestaltung di Zurigo. Dal 1972 lavora come libero professionista a Berna, dove collabora in veste di grafico con il Museo di Storia Naturale. Fino al 1989 ha insegnato alla Schule für Gestaltung della stessa città. Nel 1985, la locandina che creò per il Museo di Storia Naturale di Berna fu insignita dal Dipartimento Federale dell’Interno del premio quale miglior manifesto svizzero. Riconoscimenti come questo sono ormai divenuti quasi una consuetudine per Claude Kuhn, anche all’estero. I suoi cartelloni sono stati esposti a Lathi (Finlandia), Parigi, Essen, Varsavia, Toyama (Giappone) e Mosca. Due temi ricorrono regolarmente nelle opere di Kuhn: il pugilato e il mondo degli
animali. Le sue locandine sugli incontri di boxe si distinguono per la loro originalità e hanno contribuito a riportare alla ribalta questo sport. Nove cartelloni dedicati al “Boxing Day” (manifestazione annuale di pugilato) testimoniano il rapporto profondo di Claude Kuhn con questa disciplina. I manifesti di Kuhn sono riprodotti a tirature estremamente limitate e già oggi rappresentano ricercatissimi oggetti da collezione. Vengono realizzati esclusivamente attraverso la stampa serigrafica a cura di Albin Uldry, di Hinterkappelen (BE). Le creazioni di Kuhn sono ormai entrate a far parte integrante del nostro universo cartellonistico. Confrontandosi con i suoi lavori lo spettatore scopre nel grafico e artista Claude Kuhn un grande amante della natura e un inimitabile creatore di manifesti. (www.bellinzonaturismo.ch)
Non più bambini e non ancora ragazzi dal 5 maggio al 10 giugno / Galleria Doppia V - Lugano / Red book/green book / opere di Roberta Savelli
La Galleria Doppia V ha il piacere di presentare una giovane e promettente artista, segnalata tra le promesse della nuova figurazione italiana: Roberta Savelli.
Dal 5 maggio saranno in esposizione nella galleria una decina di tele di varie dimensioni Roberta Savelli. Il lavoro dell’artista è incentrato su ritratti di bambini e preadolescenti, agli impercettibili seppur fondamentali cambiamenti che intervengono in quell’età così difficile da definire e che viene così ben rappresentata nei suoi lavori. Un’età in cui i rivolgimenti, spesso tutti interiori, avvengono nel giro di pochi mesi, ed appaiono epocali. L’idea di un tempo in sospeso, allo stesso tempo lentissimo e rarefatto, vago, indefinibile, diventa il vero protagonista del lavoro e la riflessione dell’artista, che si riallaccia da un lato all’iconografia contemporanea e dall’altra a quella di stampo romantico-simbolista. La pittura di Roberta Savelli si basa spesso su fotografie scattate da lei stessa. La connessione tra arte ed esperienza di vita è la chiave di lettura del suo lavoro, del suo processo creativo in un’arte di continua ricerca: “Accumulo centinaia di post-it, ritagli, stampe. Poi un giorno scelgo quelle che mi hanno lasciato l’impressione più forte, più duratura”. Dopo i primi disegni a pennarelli su carta per studiare la figura, la composizione e i colori, l’artista passa alla tela, una garza lieve e impalpabile, su cui dipinge ad olio, diluito al massimo. Con poche pennellate, rapide e libere, la Savelli riesce a cogliere l’essenza delle persone rappresentate con sincerità e tenerezza, a fare emergere il carattere da uno sguardo, un dettaglio negli abiti. L’inaugurazione si svolgerà venerdì 5 maggio alle ore 18.00. Sarà presente l’artista. www.galleriadoppiav.com
Being Christo and Jeanne-Claude
CONCORSO ARTISTICO
in collaborazione con il Museo d’Arte Moderna di Lugano
“Immaginate un intervento su uno spazio pubblico Ticinese...” La sfida che si propone agli spiriti creativi della Svizzera Italiana è quella di visitare l’esposizione Christo e Jeanne-Claude in mostra fino al 18 giugno, immergersi nel lavoro degli artisti e proporre un’opera ad esso ispirata. Questo concorso, oltre a dare visibilità ai concorrenti che proporranno i lavori di maggior impatto, è un’iniziativa che ha quale scopo il coinvolgimento del territorio, del pubblico e del mondo accademico ticinese.
Bando
Il tema da svolgere consiste in un progetto d’intervento su un edificio od uno spazio presente sul territorio ticinese. Oltre alla valenza concettuale, la valutazione contemplerà la forza dell’immagine stessa e la creatività. Il lavoro può essere svolto con l’uso di tecniche miste, ma nella versione definitiva dovrà essere digitalizzato e fornito su supporto cd-rom accompagnato da una stampa su formato A4. Specifiche
Dimensioni: 22.5 cm verticale x 21cm orizzontale. Risoluzione immagine: almeno 300 dpi. Termine ultimo per la consegna: 28 aprile 2006 Premi
sponsor tecnico:
Il lavoro vincitore sarà pubblicato come copertina dell’edizione di giugno di re.set magazine. I lavori migliori saranno stampati in gigantografia ed esposti presso il Md’AM. I primi tre classificati riceveranno una copia del catalogo della mostra con una dedica speciale di Christo e Jeanne-Claude. La premiazione ufficiale è fissata per il 23 maggio 2006 presso il Museo d’Arte Moderna. Indirizzo per l’invio: re.set magazine - Concorso “Being Christo and Jeanne Claude” / CP 4632 - 6904 Lugano.
SA
Per ulteriori informazioni: redazione@resetmagazine.ch
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RE.ART
AGENDA
fino al 12 aprile Finter Bank Zurich - Chiasso Emilio Cinquini
fino al 1 maggio Ateneo del Vino - Mendrisio Quattro artiste di vino e pittura
opere in cartapesta
dipinti di Simona Veronesi, Ester Negretti, Thea Klein, Domnique Uny-Prieur
fino al 16 aprile Museo Plebano - Agno 30 anni fra la gente fotografie di Sigi Schumacher
fino al 22 aprile Biblioteca Salita dei Frati Lugano Edizioni Rizzardi arte e cultura
fino al 22 aprile Biblioteca Cantonale - Lugano Omaggio a Garcia Lorca opere di Nora Christen Caroli
fino al 23 aprile Pinacoteca Züst - Rancate Sorella Acqua fotografie di Fabiana Conti-Bassetti
fino al 23 aprile Pinacoteca Züst - Rancate Addio addio mio diletto figlio oli e disegni di Antonio Rinaldi
fino al 23 aprile Spazio Officina - Chiasso Nuovi soci attivi 2006 dipinti e sculture
fino al 28 aprile UBS - Locarno Laura Pellegrinelli dipinti
fino al 29 aprile Studio Dabbeni - Lugano José Devila arte architettonica dal Messico
fino al 30 aprile Galleria Fond. Patrizio Patella Locarno Beyond fotografie di Diritta Matikainen, Sabrina Montiglia, Zoe Moro, Geremia Tritten
fino al 30 aprile Museo Cantonale d’Arte - Lugano Massimo Cavalli disegni e tempere fino fine aprile Galleria all’angolo - Mendrisio Marco Gurtner dipinti fino al 1 maggio Sala Aragonite Confini collettiva di Antonietta Airoldi, Aline D’Auria, Aglaia Haritz, Natasha Malizia, Arrigo Nani, Ivana Taglioni, Daniele Broggini, Laura Sargenti Poretti
fino al 6 maggio Fondazione Galleria Gottardo Lugano Paradiso fotografie e video di Silvio Wolf
fino al 7 maggio Galleria Cons-Arc - Chiasso Inventario - Suite fotografica fotografie di Daniel Baudraz
Fino al 10 maggio UBS - Lugano From White to Black opere di Davide Nido, Roberto Coda Zabetta, Pablo Compagnucci, Leonida De Filkippi, Maura Donati, Erika Trojer
fino al 12 maggio Galleria Job - Giubiasco Stilleben fotografie di Francesco Girardi
fino al 15 maggio Fiduciaria De Vittori - Lugano Le donne di Liliana Ploner dipinti
Fino al 15 maggio Galleria Il cavalletto - Locarno Collettiva opere di Frans Hogerwaard, Willi Geiger, Johannes R. Schürch, Fritz Pauli, Gordon M. McCouch
fino al 12 maggio Galleria Mosaico - Chiasso Francois Bonjour dipinti
fino al 15 maggio Hostaria del Pozzo - Canobbio Edy Borradori dipinti
fino al 27 maggio Galleria Balmelli - Bellinzona Nicola De Silvestri sculture
fino al 10 giugno Museo in Erba - Bellinzona I cavalletti di Monet esposizione interattiva
fino al 18 giugno Museo d’Arte Moderna - Lugano Christo e Jean-Claude modelli, fotografie e progetti
fino al 30 giugno Pharmaton - Bioggio Valeria Bosco dipinti e disegni
fino al 30 agosto Fondazione Valle Bavona Cavergno Aurelio Dadò dipinti
fino al 16 aprile Sala Comunale - Comano fotografie di Renzo Chiaese
Immagini permanenti Se nella pittura all’artista è universalmente riconosciuta la possibilità di esprimere il proprio immaginario in forma non figurativa, la fotografia è invece generalmente considerata, anche per la sua caratteristica meccanica, lo strumento più idoneo per la rappresentazione oggettiva della realtà. Un’immagine è allora considerata valida se è fedele alla realtà, se ne coglie aspetti inconsueti o poetici, se denuncia uno stato di cose, facendosi traccia e memoria di una storia personale, sociale, politica. I cinquanta scatti ad opera di Renzo Chiaese esposti nella Sala comunale di Comano fino al 16 aprile escono da questo dispositivo tradizionale, esplorano le possibilità di creazione di forme estetiche autonome grazie all’uso di una delle peculiarità del mezzo fotografico: la capacità di fissare, in maniera permanente, immagini di fenomeni in movimento. Segni visivi non riconoscibili e destabilizzanti che sollecitano l’osservatore a proiettare sull’immagine il proprio universo emotivo e a individuarne un significato. Renzo Chiaese, architetto, si è diplomato alla Scuola Tecnica Superiore nel 1977. Nel 1980 ha ottenuto una licenza in urbanistica all’Università di Paris VIII, Parigi, dove ha seguito una formazione in filosofia, con un interesse particolare per la storia dell’arte, il cinema e la fotografia. Nel 1985 si è trasferito in Ticino dove all’attività professionale affianca l’uso creativo del mezzo fotografico. Vive e lavora a Comano. Apertura mostra da lunedì a ore 16-18, domenica ore 10-12 / 15-18
10 NUMERI A Frs. 27.( estero a euro 25 ) ABBONATI riceverai un CD in omaggio, scegli il tuo preferito, compila e invia il tagliando a: re.set magazine, cp 4632, 6904 Lugano oppure via fax al 091 970 24 46
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ABBONATI ! Ben Harper Both Sides Of The Gun
Gotan Project Lunático
Yeah Yeah Yeahs Show Your Bones
Roots Manuva Alternately Deep
Morrissey Ringleader of the ...
scegli il tuo cd, selezionalo (ev. anche una seconda scelta), ti sarà inviato con il numero 03/2006 di re.set, fino ad esaurimento scorte nome
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