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06/2006
mensile gratuito della Svizzera italiana per le nuove tendenze: musica sport moda hi-tech eventi cinema letteratura arte www.resetmagazine.ch
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editoriale Eccoci al numero estivo di re.set, fresco, pieno di spunti e segnalazioni per il vostro tempo libero. Come la stagione impone abbiamo dato molto spazio alle manifestazioni ed agli open air che infuocheranno questa estate. Anche quest’anno re.set mette in palio dei biglietti per festival ed open air, tra i quali spiccano otto preziosissime entrate VIP per il Montreux Jazz Festival, una delle manifestazioni musicali europee più importanti e della quale siamo onorati di essere stati scelti come media-partner per il Ticino.
Se vi siete chiesti il significato della copertina di questo mese ricordiamo che l’immagine che vedete è l’opera di Luca Sciaroni, il vincitore del concorso artistico Being Christo & Jeanne-Claude organizzato da re.set in collaborazione con il Museo d’Arte Moderna di Lugano, un’iniziativa che ha avuto successo e della quale troverete leggere a pag. 42. Questi concorsi sono sempre seguiti con interesse, e ci rende orgogliosi constatare tale partecipazione! Concludiamo augurandovi una buonissima estate, visto che ci rivedremo a settembre.
Difatti a luglio ed agosto re.set non uscirà: dopo quattro anni d’intensa attività ci prenderemo un po’ di meritata vacanza, parte della quale sarà dedicata ad un piccolo rinfresco della linea editoriale, ed a raccogliere tante notizie e approfondimenti per la stagione autunnale. Ringraziamo fin d’ora i collaboratori che c’aiuteranno nell’impresa. Ci ritroveremo dopo l’estate, quindi, rigenerati e con rinnovato entusiasmo. Intanto, voi lettori non mancate i tenerci informati sui vostri progetti, ci contiamo! A presto.
La redazione
rachele masetti
Spazio a disposizione di illustratori e comunicatori visivi. Per informazioni: marco@resetmagazine.ch
SUM RES P M I
TREND.SETTERS
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REPORT - Classico! + Tivoli Audio + Lo trovate da... REPORT - Alternate Reality Game RE.SET FOR THE PLANET - La natura in città LONDONFOCUS + REPORT - Espérance FREEY.STYLE
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REPORT - Streetluge + Hot freestyle HI.TECH
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WEBCORNER GAMES - E3 - La guerra è cominciata! GAMES - Guitar Hero RE.PLAY
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DISCHI - Recensioni DISCHI - The Raconteurs - Only for fun DISCHI - Sonic Youth + INFORMER DISCHI - Natacha Atlas + “SMALL TALKS” MONDO PUNK - Death&Sorrow REPORT - Darling, I need a french touch! AS LOUDER AS YOU CAN LIVE - Piazza Blues LIVE - Jazz Ascona + Il Living in piscina LIVE - Motoguzzi Records party + Madball + Vallemaggia Blues LIVE - Musica in Campo + Montreux Jazz Festival LIVE - Air Festival LIVE - Open Air RE.VISION
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CINEMA - La casa sul lago del tempo + The Omen 666 CINEMA - The Road to Guantanamo + America Dreamz DVDMANIA + NEXTSCREEN RASSEGNE - tiKINÒ
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RE.AD
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LIBRI - Ad alta tensione + L’avversario RE.ART
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GALLERY - Concorso Being Christo - I vincitori AGENDA MOSTRE - 100+3 manifesti svizzeri + Henri Matisse
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ABBONAMENTO
stampa
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TREND.SETTERS
REPORT
Classico!
Tivoli Audio
La parola d’ordine della moda dell’autunno prossimo è “classico”, cioè quello stile che nella sua semplice versalità è adatto sia di giorno sia di sera. L’ispirazione classica si pone in diverse maniere: un capo elegante come la giacca o la camicia diventano informali con un paio di jeans, altrettanto gli accessori, come le cravatte per gli uomini, e per le donne le borse d’ispirazione retrò tanto di moda quest’anno od i guanti di pelle ed i foulard di tendenza anni ’50. Classico di giorno in ufficio oppure di sera ad una cena: a fare la differenza in questo caso sono gli accessori come gioielli o scarpe particolarmente raffinati. Anche i colori seguono la linea: nero, bianco, cammello e grigio per la maglieria e la confezione, con accessori abbinati o nei toni del rosso, da quello più acceso al bordeaux. A completare il look il cappotto in lana a tre/quarti; per le donne meglio se sagomato sulla figura. Al trendsetter più attento spetta la scelta su questo stile: classico che più classico non si può, oppure classico con un tocco di follia. Dipende solo dall’estro.
iSongBook
Tivoli Audio presenta l’iSongBook, il suo ultimo lettore radiofonico dotato di un dock/caricatore speciale per l’iPod della Apple. La stazione “flipdown” s’adatta per l’ascolto di tutti i modelli iPod ed è in grado di ricaricarli d’energia. Il telecomando che viene fornito con il prodotto è stato adattato per far funzionare sia l’iPod sia l’iSongBook. Quest’ultimo è dotato di un sintonizzatore AM/FM numerico molto sensibile, ideale per una ricezione chiara e precisa, ed appropriata per l’ascolto delle innumerevoli stazioni radio del mondo. Le stazioni possono essere regolate manualmente oppure memorizzate per una comoda ricerca automatica. Le sue dimensioni sono compatte - 157 mm d’altezza x 279 mm di larghezza x 55 mm di profondità - e il peso è light, cioè un chilo e mezzo circa. Un prodotto innovativo con un design moderno e dotato di una qualità tecnica elevata, come si addice all’azienda americana Tivoli Audio, marchio che in quarant’anni di ricerca nel campo della radiodiffusione ha raggiunto risultati strabilianti, producendo modelli stilosi e soprattutto durevoli.
Modern Classic su www.hm.com
lo trovate da... via ariosto 6 / lugano / +41 91 921 26 70 Un “cestino” per la carta con un’identità tutta sua: Bin Bin - questo il nome - sembra proprio come il suo contenuto, cioè carta stropicciata, ma è un’illusione ottica giacché è in poliuretano, resistente ed impermeabile. Bin Bin è stato disegnato per la azienda danese Essey da John Brauer, un creativo che con questo prodotto ha conseguito diversi premi, tra cui il primo premio al Good Design Award ‘05 in Giappone. Equilibrio ed originalità, questi i segni di riconoscimento del designer danese, elementi che si ritrovano in un altro suo prodotto, Illusion, un tavolino che appare come un velo appoggiato sopra un inesistente supporto rotondo. Illusion è in acrilico trasparente spesso tre millimetri, è alto 45 centimetri con un diametro di 31, è leggero e delicato alla vista, ma è stabi-
le e resistente al tatto, difatti può portare fino a venticinque chili di peso. Bin Bin e Illusion sono oggetti di design disponibili in varie tinte e sfumature, e possono essere combinati con qualsiasi stile d’arredamento. Statene certi che attrarranno lo sguardo di tutti i vostri ospiti, grazie all’elegante armonia estetica che trasmettono. (www.essey.com)
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TREND.SETTERS
REPORT
Alternate Reality Game La finzione e la realtà non sono due rette parallele. E’ scomparso il Receba Cube dal Perplex City Academy Museum. Un oggetto di valore inestimabile. Il direttore del museo non ha perso tempo e ha chiesto soccorso a persone di tutto il mondo sfruttando la rete internet per le sue richieste d’aiuto. Ancora oggi, dopo 14 mesi dal furto, il Receba Cube non è stato trovato... Potrebbe essere la trama di un film o l’inizio della nuova spy story di Scott Turow. In realtà si tratta di un gioco, un’intricata caccia al tesoro multimediale che sta tenendo con il fiato sospeso migliaia di persone che hanno deciso di farne parte. di Martino Lapini
Perplex City è molto più di una forma di divertimento, è un’avventura totalizzante dove realtà e finzione si intrecciano continuamente. Tutto è cominciato da Perplexcity.com, sito che sta sfiorando i 30.000 utenti iscritti al gioco, all over the world, e che rappresenta la matrice degli indizi e degli aggiornamenti per risolvere questa incredibile hunting. Tuttavia, come accade per quasi tutti gli Alternative Reality Game (ARG), internet è solo il principio. Un vero gioco di realtà alternativa raggiunge l’obiettivo quando il gioco stesso esce dalla sua dimensione virtuale, chiamando i giocatori a svolgere determinati compiti, da soli o in gruppi, all’interno del mondo reale. Come se la finzione calata nella realtà rendesse l’esperienza ancora più vera. Non allontanandosi da Perplex City, il furto del Receba Cube nasconde un mistero che appartiene alla fantascienza: un preziosissimo manufatto alieno disperso sulla Terra. I player devono ritrovarlo risolvendo gli enigmi presenti in speciali card distribuite in alcuni negozi e, parallelamente, cogliendo i particolari sempre nuovi forniti dagli organizzatori attraverso email, siti web o telefonate. In palio per il vincitore un premio di 200.000 dollari. Entrare in un ARG è vivere una realtà parallela che ha delle intersezioni con il mondo reale. In fondo è come vivere due volte. Due vite che sono costrette ad avere qualcosa in comune, altrimenti meglio restarne fuori. Mentre si cammina per strada bisogna essere sempre sull’attenti, perché all’interno di un manifesto può esserci nascosto un indizio che ti farà salire in classifica. Oppure capita che ricevi una telefonata, un uomo ti descrive un luogo e un obiettivo e ti comunica che anche tu sei un ricercato. Se accetti l’incarico non puoi compiere un passo falso perché potresti essere eliminato - dal gioco si intende. La perfetta immedesimazione con un ruolo e con una storia creata dagli ARG non è passata inosservata dagli esperti di marketing che hanno fatto in fretta a creare ARG appositi per promuovere o lanciare determinati prodotti sul mercato, definendone anche i
contorni valoriali e di commitment. Come nel caso di Mr. Cougher, l’uomo che tossisce sempre, inventato per promuovere le nostre amatissime caramelle Ricola. Negli USA infatti è stata lanciata una caccia al testimonial molto originale, con un premio di un milione di dollari. Nelle strade, nei parchi e nei luoghi più affollati di alcune città statunitensi Mr. Cougher, un attore professionista, si metterà a tossire pesantemente. I cacciatori iscritti al gioco tramite il sito www.ricolathanksamillion.com, devono, seguendo le segnalazioni inviate loro per posta, trovare il tossitore misterioso e, entro 60 secondi dall’emissione del colpo di tosse, offrirgli una Ricola. Una vera e propria campagna virale che sicuramente avrà fatto bene alla gola di molti e alle tasche della Ricola. Anche il mondo del cinema ha prodotto i suoi casi eclatanti; l’ARG di maggior rilievo è stato finora “The beast”, per la promozione di Intelligenza Artificiale di Spielberg, lanciato nel 2001 con quella che Usa Today definì “la più brillante e coinvolgente campagna di marketing dai tempi di The Blair Witch Project”. Anche in quel caso i navigatori erano sfidati a investigare su misteriose sparizioni e identità segrete e, guarda caso, la società di produzione era Warner Bros. Gli ARG hanno mietuto recentemente vittime anche nel fashion marketing. Chi avesse acquistato una maglietta EDOC Laundry, marca di abbigliamento di Seattle, dovrebbe fare attenzione quando la indossa: qualcuno potrebbe fermarlo e cominciare ad esaminare attentamente i disegni e le trame della T-shirt, dato che lì si nasconde un indizio per un nuovo ARG promozionale. In molti hanno identificato nei giochi di ruolo i precursori degli ARG. Ma c’è qualcosa che rende unici gli alternate reality game ed è la loro capacità di superare i limiti, di fuoriuscire dallo schermo ed espandersi nella realtà. I giocatori sanno di prendere parte a una ben orchestrata simulazione, ma non ne sono così certi. Altrimenti che divertimento ci sarebbe? Se non ci credete fatevi un giro nel network degli ARG: www.argn.com
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TREND.SETTERS
La natura in città
Il 10 giugno scorso il Caffé della Cultura di Lugano ha organizzato una conferenza con l’esperto di Pro Natura Ticino Nicola Schonenberger. Il tema proposto ci ha molto incuriositi: che rapporto c’è tra natura e città, come si è sviluppato? di Renato Cassis
Si pensa sempre che la città e la natura siano concetti contrapposti e che si escludano a vicenda. Durante la conferenza del dottor Schonenberger abbiamo scoperto che non è affatto così, la natura penetra in città sfruttando una grande densità di microambienti molto variati e bastano davvero pochi accorgimenti per favorire questa convivenza. Dalle fessure nei selciati, passando dai tetti e le corti umide, fino ad arrivare alle spiagge soleggiate lungo il lago scopriamo che in città hanno trovato spazio molte specie sia animali che vegetali, addirittura rare e protette. Per addentrarci al meglio nel tema abbiamo posto qualche domanda al relatore. La natura di solito non si studia in ambienti più... naturali? In effetti è un nuovo trend in Svizzera, da qualche anno il mondo universitario studia e fa censimenti negli ambienti urbani. Alcune città come Zurigo e Friborgo hanno già pubblicato dei libri dove sono raccolte ed illustrate tutte le specie vegetali che hanno trovato il loro habitat in città. Queste ricerche hanno dato risultati impensati e sorprendenti, in molti casi la biodiversità della città è addirittura maggiore di quella presente nelle campagne circostanti. E questi studi cosa hanno portato? Sicuramente maggiore sensibilizzazione e co-
gnizione di causa. In alcune città è stato deciso di falciare molte aree solo a fine estate e non più due, tre volte l’anno. All’inizio c’era molta reticenza da parte della popolazione, ma quella che all’inizio era vista come una mancanza di cura si è capito che in realtà ha poi portato un impatto ambientale positivo in termini di qualità della vita. Altri eco-accorgimenti? Spesso bastano semplici misure, per esempio le reti anti piccione, usando delle maglie più grosse i pipistrelli potranno passare. Lasciare dei passaggi nelle siepi, le classiche solette in cemento con la ramina impediscono l’accesso ai ricci nelle loro migrazioni notturne, poi parlando di siepi è preferibile usare le specie indigene perché accoglieranno meglio farfalle ed uccelli. Evitare di cementare le fessure nei muri, di asfaltare gli spartitraffico. Più in generale avere un occhio di riguardo quando si studiano gli interventi di pianificazione urbanistica, come è stato fatto ad esempio per il nuovo progetto della foce del Cassarate a Lugano. Ci parlavi anche di economia? Ci sono molti modi per favorire la biodiversità e la natura in città in generale, quello che è interessante notare è che quasi sempre questi accorgimenti risultano essere anche vantaggiosi economicamente.
Pensiamo ai costosi sistemi di drenaggio dei posteggi e delle supercifi asfaltate in genere. Pensiamo ai costi ed all’impatto negativo dei diserbanti. Un posteggio in ciottolato o in ghiaia ha la capacità di assorbire tranquillamente le piogge, evita il surriscaldamento dell’ambiente circostante d’estate e da la possibità a parecchie specie vegetali di crescere. In Svizzera c’è un istituzione in possesso di tutti gli studi a riguardo, si chiama Natura & Economia (www.naturundwirtschaft.ch) ed offre consulenze alle imprese rilasciando anche un “marchio di qualità”. Le soluzioni che propongono fanno risparmiare molti soldi ed aumentano la qualità della vita. Ci sono punti d’interesse comuni tra ecologia ed economia, applicando un po’ di buon senso si ottene un beneficio per tutti. Ringraziamo Nicola per la sua disponibilità, nella sua relazione ha presentato anche molti interventi e soluzioni ecocompatibili per le abitazioni private. Tutti nel loro piccolo possono apportare un contributo con semplici accorgimenti ed è giunto il momento di aggiornare la nostra “cultura edilizia”. Per ottenere maggiori informazioni:
www.pronatura.ch/ti pronatura-ti@pronatura.ch Tel: 091 835 57 67
REPORT cronache by sam
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Espérance ha conclu-
>>> Sammy gets laid Lunedì ho pensato alle gioie della vita moderna, ero partito con milioni di dubbi e me ne è rimasto solo uno: è il mondo che è una merda o sono io il problema? Martedì alle edizioni deluxe dei Jesus and Mary Chain: l’inizio della storia ad un concerto londinese di 10 minuti, con il batterista preso a calci nel culo dagli altri tre, e la fine ad un concerto losangelino di 9 minuti, con il cantante preso a calci nei coglioni dal fratello. Mercoledì ho pensato all’inizio e la fine di ogni cosa, soprattutto se quest’ultima è più breve. Giovedì al passato e al futuro, soprattutto se mi rimane qualcosa da dire. Venerdì all’accento texano in Brokeback Mountain: riuscire a dire “It ain’t got time to put my bollocks around a little chick” senza aver detto realmente niente. Sabato per gli aiuti umanitari e la lotta alla disoccupazione: l’Ufficio di Presidenza della Liberia ha 52 idraulici ma non c’è acqua corrente dal 1990. Domenica penserò agli esseri viventi: non ne vedo uno da così a lungo che me ne andrò a Burgess Park a far divertire i piccioni.
TREND.SETTERS
so tutte le attività di aiuto che si era preposta per il 2006 in Vietnam: tutti i progetti sono stati realizzati come preventivati e senza intoppi grazie alla collaborazione di tutti i volontari che dallo scorso novembre erano presenti in Indocina. Sono molti i progetti portati a termine dall’associazione ticinese: per esempio sono state costruite le nuove scuole/asilo Espérance nel villaggio di Tra On, (Vietnam del Sud) e di Dong Phu, (a 250 chilometri a sud di Saigon). Due strutture organizzatissime e capienti, nonché utili, grazie a tutte le infrastrutture necessarie, a centinaia di bambini delle regioni circostanti. Tra altri risultati conseguiti dai fondi raccolti e dall’attivismo di Espérance ci sono le centosedici operazioni alla cataratta che si sono svolte in due momenti distinti all’ospedale militare di Ho Chi Minh City. Tutte le persone operate sono state invitate dall’associazione stessa e sono provenienti dai villaggi dove è stato portato aiuto nel 2005 e nel gennaio ‘06. Inoltre da non dimenticare le decine di pozzi ed i due ponti che Espérance ha fatto costruire in varie regioni del paese. Tra i prossimi progetti c’è quello sostenuto dalla seconda edizione di Espérance in Musica, svoltasi lo scorso dicembre al Palapenz di Chiasso, i cui proventi, circa quattordicimila franchi, saranno utilizzati per la costruzione di un nuovo edificio scolastico in Indocina nel 2007. Insomma complimenti ammirati dalla redazione di re.set all’associazione Espérance, che tanto si dà fare in queste aree piene di problemi che si rivelano sormontabili grazie alla sua costante volontà umanitaria. Per ulteriori informazioni e contributi rivolgersi a www.esperance-acti.org
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In palio 4 biglietti per la Coppa del Mondo FIFA 2006™, 2 notebook Qosmio di Toshiba Computers e 11 carte di credito MasterCard della Cornèr Banca per un valore complessivo di 30’000 Fr. Informazioni e condizioni di partecipazione sul sito www.zweifel.ch
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FREE.STYLE
REPORT
Hot freestyle
Streetluge
Proiettili umani
Niente di più adrenalinico dell’affrontare la gravità a tutta velocità: questo lo spirito di molti riders, come coloro che praticano lo streetluge, una disciplina estrema che ha raccolto fan in ogni angolo del pianeta, anche nelle nostre regioni. di Gabriella Bernasconi
Lo streetluge, che in italiano significa “slitta da strada”, è nato negli Usa quale via di mezzo tra lo skateboard e gli slittini che fanno parte dei giochi d’infanzia. Il mezzo utilizzato in questa disciplina è lungo al massimo due metri e mezzo in quanto deve ospitare il corpo del rider completamente sdraiato che “sfreccia” a tutta velocità a soli cinque dita dall’asfalto (la distanza tra la testa e il suolo non deve mai essere superiore a dieci centimetri ed inferiore a cinque). Lo slittino dispone di due trucks (carrelli), uno sotto il poggiatesta del rider ed un altro, doppio con quattro ruote, appena più sotto del fondoschiena. La parte che ospita il rider è dotata di due maniglie alle quali il pilota fa presa per facilitare gli spostamenti del corpo con i quali curvare. In fondo al mezzo ci sono i poggiapiedi per i rettilinei, ed una protezione in caso di contatto con altri rider. Questi i dettagli sono dettati come linea generale, ad ogni modo i riders professionisti di streetluge hanno degli slittini customizzati appositamente per le loro peculiari esigenze fische e sportive. Questi mezzi possono raggiungere fino a 130 chilometri all’ora, ma non è assolutamente necessario che ci si lanci subito a certe velocità. Già a basse velocità lo streetluge può essere fonte di divertimento, anche se occorre ricordare sempre che la posizione di guida completamente sdraiata, il sistema di frenatura (i freni a disco non sono consenti-
ti, quindi per rallentare a fine discesa è necessario frenare con la suola delle scarpe) e le alte velocità raggiungibili a seconda della pendenza del tracciato classificano il mezzo nella categoria degli sport estremi, ovvero quelle discipline che richiedono molta attenzione alla sicurezza personale e degli altri, e soprattutto richiedono un sostegno professionale per apprenderli con cognizione di causa. E’ inoltre di vitale necessità dotarsi di un abbigliamento adeguato con tanto di casco integrale, tuta in pelle e protezioni varie. I luoghi dove si svolgono le discese in genere sono zone di montagna dove trovare tracciati in discesa, meglio se già adattati agli sport “downhill”. Per la sicurezza degli atleti in caso di sbandate ai lati dei tracciati vengono allineate delle balle di paglia. Uno sport estremo che ha preso piede, come si diceva nell’introduzione: nella Svizzera Italiana un manipolo di giovani streetlugers ha fondato un’associazione ad hoc ed organizza delle trasferte sportive. L’associazione di nome Gioasteka mette a disposizione la sua rodata esperienza per tutti coloro che vogliono avvicinarsi a questa disciplina; l’occasione giusta si presenterà il 26 e il 27 agosto prossimi quando Gioasteka organizzerà un freeride-skate lungo tre chilometri e con una pendenza dell’11% nella zona di San Bernardino, precisamente tra Pian San Giacomo e Mesocco, dalle 9.30 alle 16.30. Maggiori ragguagli sul sito www.gioasteka.ch
Live Music Circus - FMX Freestyle Motocross con Back Flip, dal 28 giugno al 1 luglio all’ex campo militare di Bellinzona: per la prima volta approda in Ticino, all’ex campo militare di Bellinzona, il Live Music Circus. Questa formula, originaria degli Stati Uniti, prevede, in un atmosfera frizzante, gare di moto con i più grandi esperti di motocross freestyle. Per l’occasione verrà posato un capannone circolare dalle ragguardevoli dimensioni (1500 metri quadrati) all’interno del quale verrano installati diversi bar addobbati in modo caratteristico al fine di creare un’atmosfera speciale. L’appuntamento principale, in programma il primo luglio, prevede l’esibizione dei protagonisti internazionale della FMX (freestyle motocross) in acrobazie mozzafiato, al termine mega party. (www.demamusic.ch)
Cliff-Diving World Championship, 21 e 22 luglio a Brontallo: Il cliff-diving è una disciplina sportiva originaria delle Hawaii, che prevede tuffi in acqua combinando performances estetiche e atletiche in un scenario naturale. La pratica richiede fiducia nelle proprie capacità e una grande concentrazione. A Brontallo si trova uno splendido bacino naturale dove le rocce a strapiombo costituiscono la cornice ideale per un evento sportivo estremo di straordinaria originalità. Venerdì 21 luglio giornata dedicata agli allenamenti e sabato 22 luglio si gareggia. (www.whdf.com)
Flugtag Red Bull, 19 agosto a Locarno: utilizzando curiosi e improbabili oggetti volanti “fatti in casa”, degli audaci piloti si lanceranno su una rampa di decollo alta sei metri per atterrare nelle tiepide acque del lago Maggiore. Questi piloti dilettanti al comando dei loro mezzi avranno la possibilità di dimostrare tutta la loro inventiva del loro coraggio, dando anche la possibilità agli spettatori di toccare il cielo con un dito. (www.flugtag.ch)
Rauchen ist tรถdlich. Fumer tue. Il fumo uccide.
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HI.TECH
WEBCORNER
www.virtualfestivals.com
www.sor-b.ch
www.guimp.com
Tempo d’estate, tempo di open-air! Vi piacciono i festivaloni e vorreste finalmente viverne uno veramente megagalattico come il Glastonbury Festival o il Reading, dove suoneranno i più grandi del rock e del pop? Andate su virtualfestivals.com, è il sito che fa per voi. Ci trovate le informazioni necessarie su tutti i più grandi festival estivi europei. A disposizione anche molte date di concerti singoli cha avranno luogo in questa stagione. I paesi presi in considerazione su questo portale sono Danimarca, Francia, Irlanda, Serbia, Spagna, Inghilterra e addirittura il Giappone. Tenendo d’occhio virtualfestivals.com, quest’estate potreste organizzare un itinerario da festival a festival... perché no? C’è solo l’imbarazzo della scelta.
sor-b.ch è un sito svizzero tedesco rivolto agli appassionati di elettronica nelle sue molteplici forme, con un occhio di riguardo per la scena techno. Ci trovate il calendario che indica le date dei party più esclusivi ed interessanti nella Svizzera oltre-Gottardo, nonché accurate recensioni di novità discografiche elvetiche ed internazionali. Sempre up-to-date (aggiornato quasi quotidianamente), questo portale ha raggiunto una diffusione capillare grazie ad una newsletter mensile che oltre ad informare l’utente, costituisce un’ampia rete che riunisce le varie realtà electro del nostro paese. Portale senza tanti fronzoli e no-profit (senza pubblicità), sor-b.ch si consulta con agilità e rapidità. Da mettere tra i preferiti.
I siti più piccolini del mondo di utilità ne hanno ben poca, ma sono considerati dei veri e propri record dagli addetti del settore. www.guimp. com è di 22x22 pixel. Al suo interno si trovano giochi in flash, link, menu e addirittura delle news. Il sito occupa 300 kb: un peso piuma insomma. Ha un successo diffuso; vende pure dei gadgets presso www.cafeshops.com/guimp. Poi c’è http://little.kosmann.com, 100 pixel di lato. E’ il pioniere dei mini-siti, ora ampiamente superato. Si “estende” in un pop-up. Da citare anche www.onepixelwebsite.com, l’estremo della tendenza, nato per battere il record dei record. Solo un pixel di dimensione. Pulite lo schermo, che potreste confonderlo con la polvere. www.abf-soft.com/lens-magnifying-glass.shtml: per visionare i mini-siti avete bisogno di una lente d’ingrandimento virtuale, e qui la trovate in versione freeware.
www.phoons.com
www.korovabar.it
Mettetevi in posa, nell’atto di correre, davanti uno scenario mozzafiato, oppure in un ambiente raccolto ma originale, scattate la vostra foto ed inviatela a phoons.com, un sito dove si trovano innumerevoli immagini “phooning” invite da tutto il mondo. Racconta l’ideatore del sito: “Nel 1980 ho assunto una posa strana in parecchie foto di vacanza della famiglia e le ho dato il nome di “phoon” (pronunciato “foon”). Per me era soltanto un suono. Una sera del 1999 qualcosa mi ha ricordato le foto del phoon di quasi vent’anni prima e ho pensato che sarebbe stato divertente fare il phoon in un’altra foto, in onore dei vecchi tempi. Non dovette passare molto prima che scavassi fra le vecchie foto, le tirassi su con lo scanner e le mettessi in una pagina web. Ho detto ad altri della pagina e li ho invitati a mandarmi le loro foto. Subito ho cominciato ricevere immagini da tutto il mondo.” Nel sito phoons.com trovate tutto tradotto in italiano: la storia, le istruzioni per fare un corretto phoon, le indicazioni per inviare l’immagine; e un ricco elenco di tutti i phoon raccolti finora: sono più di 1’100! Un giro del mondo “al passo di corsa” in una sorta di continuità simpatica e davvero originale. Curiosando tra i sottocapitoli di questo portale frequentatissimo, abbiamo scoperto la sezione “Switzerland”, un po’ scarna a dire il vero. Che ne dite di aumentarne le fila d’immagini? Un’immagine proveniente dal Ticino c’è già, postata tre anni fa, da parte di quattro mattacchioni nella SUPSI Electronics Lab di Manno. Ma una è ben poco, no? Spiccate anche voi un balzo.
In rete ci sono numerosi siti che permettono agli artisti di pubblicare immagini delle proprie creazioni e condividerle con altri. Fino a qualche tempo fa, le community online hanno offerto un servizio sostanzialmente di tipo specialistico, limitando il proprio campo di interesse ad un determinato strumento comunicativo o espressivo: forum, blog, fotografia, scrittura, musica. Ultimamente sviluppatori e fruitori della rete, si muovono verso una soluzione in grado di raccogliere e coordinare al meglio la maggior parte di questi strumenti, per dar vita ad una realtà più completa, multimediale e multimodale, in cui la creatività abbia modo di spaziare in ambiti unitari, meno settoriali. Sulla base di questa filosofia nasce KorovaBar, una community artistica che offre agli agli iscritti la possibilità di pubblicare gratuitamente disegni e immagini delle proprie creazioni, testi in prosa e in forma poetica, articoli e saggi, tesi e tesine, e inoltre fotografie artistiche e personali, curare un blog, discutere su un forum e tante altre cose ancora. Fa sapere la redazione: “attualmente stiamo lavorando ad una webzine curata dagli utenti. Raccoglierà articoli, saggi, e darà visibilità ai migliori pezzi e vignette presenti sul sito”. E’ proprio l’interazione tra gli iscritti a nostro avviso a rappresentare il punto forte di korovabar: tramite un sistema di messaggistica pubblico o privato a seconda delle esigenze viene incoraggiata la comunicazione e la conoscenza interpersonale.
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HI.TECH
GAMES
E3 La guerra è cominciata! Circa un mesetto fa si parlava di quante aspettative fossero riposte in questa edizione del 2006 della più importante manifestazione mondiale sulle novità della prossima stagione in ambito videoludico. L’Electronic Entertainment Exposition di Los Angeles comunemente chiamata E3. Vediamole insieme.
L’anno precedente erano state presentate le nuove consoles che avrebbero invaso le nostre case nel anno a venire. Beh il momento è arrivato e lo scontro tra Nintendo, Sony e Microsoft è appena cominciato. Direi che “tantissimo” è l’aggettivo che più riesce a trasmettere la quantità e la varietà di giochi presentati per tutte le piattaforme di gioco, compreso anche il PC e tutta la costellazione di consoles portatili. Cominciamo parlando della Playstation 3. Innanzitutto è stata annunciata l’uscita in contemporanea mondiale della consoles per la fine di novembre di questo anno, ad un prezzo oscenamente proibitivo. Pensate che comprando sia la Xbox360 sia la nuova consoles Nintendo risparmiereste ancora soldi che acquistare il modello di lusso della Ps3. Esatto, come fece l’anno scorso la Microsoft propinando una versione economica della Xbox360, anche la Sony adotta questa politica fornendo un apparecchio dal costo più contenuto, ma anche dalle prestazioni nettamente inferiori alla versione più cara. La Ps3 si appresta ad essere il nuovo punto di riferimento per le consoles da casa, con una potenza superiore alle
sue concorrenti e ad una fama che le permetteranno di avere un generoso gruppo di sviluppatori a disposizione. Non si conosce ancora il numero esatto di giochi disponibili per l’uscita di novembre, ma alcuni titoli all’E3 sembravano già in fase avanzata di sviluppo. A proposito, ci sono state diverse presentazioni, alcune strabilianti e altre piuttosto deludenti. Citerei il consueto e sempre emozionante Metal Gear Solid 4, con uno Snake sorprendentemente invecchiato, in un futuro prossimo in cui le corporazioni militari si gestiranno potere e territori; Heavenly Sword, un gioco di azione erede di God’s of War e Devil May Cry ha mostrato i muscoli per quel che riguarda la grafica e la sorpresa dell‘E3: Assassin’s Creed, che vi vedrà vestire i panni di un assassino durante il periodo delle crociate. Assolutamente sbalorditivo dal punto di vista della programmazione, promette di poter usufruire al massimo dello scenario per acrobazie degne del miglior action movie. Infine, il joy-pad della Ps3 sarà munito di giroscopio in modo da poter avere una nuova modalità di gioco. Direi che siamo sulla soglia del plagio nei confronti della Nintendo. Ma ogni cosa a suo tempo. Passiamo a parlare della Microsoft e della sua Xbox360, ormai da un anno sul mercato nei confronti dei suoi concorrenti.
Quello che è emerso dall’E3 è uno strabiliante numero di giochi in via di sviluppo, alcuni dei quali assolutamente strabilianti e una grande importanza al settore Xbox-live. In fin dei conti niente di veramente nuovo, ma titoli come Gears of War e Bio Shock sono da bava alla bocca e sfido chiunque a guardare il lancio di Halo 3 e non emozionarsi. Imperdibile. Ed eccoci finalmente a casa Nintendo, dove dopo tanto mistero finalmente la nuova console Wii si è svelata e ha mostrato le sue carte. Se dal punto di vista tecnologico non sembra essere all’altezza dei suoi avversari, Wii ha proiettato tutti i suoi sforzi per creare una vera e propria “rivoluzione” dal punto di vista della giocabilità. Il joy-pad è apparentemente un telecomando provvisto di due giroscopi che permettono di manovrare gli oggetti su schermo muovendo fisicamente il joystick stesso. A questo telecomando sarà possibile aggiungere dei supporti per garantire stili di gioco diversi tra loro. Uno di quelli mostrato consentiva di usare il joypad come l’impugnatura della propria mano proiettata su schermo. La Ps3 ha cercato di implementare questa nuova tipologia di gioco sulla sua console, ma a me è persa una manovra un po’ affrettata. Anche Wii dovrebbe uscire entro fine di questo anno, con i soliti cavalli di battagli quali Mario, Metroid e Zelda e qualche nuova gradita sorpresa, tra cui su tutti spicca il gioco Red Steel che promette di cambiare il modo di giocare gli sparatutto in prima persona. Vedremo. Che dire di più: di carne al fuoco finalmente si abbonda. A voi scegliere la vostra pietanza preferita e... bon apétit! di Michael Bartolotti
HI.TECH
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GUITAR HERO Musicisti si nasce?
Redoctane. Vi dice qualcosa? Se la risposta è negativa vuol dire che non avete ancora provato questo gioco che sta letteralmente sconquassando l’ambiente dei games da un mesetto a questa parte. Trattasi semplicemente di un simulatore di chitarra elettrica, provvisto per l’appunto di un controller che potrebbe assomigliare proprio a tale strumento, se non fosse per i cinque pulsanti colorati sulla tastiera, che ricordano, con non poco imbarazzo quei bei giochini della Chicco che si danno ai neonati per sfogare i loro desideri musicali. Vi starete chiedendo giustamente per quale folle ragione sto parlando di questo prodotto assolutamente estraneo ad ogni minimo senso del decoro e del rispetto di sé stessi... Sarò breve: provate a metterci le mani sopra e non solo dovranno spararvi sedativi da cavallo per staccarvi da cotal giocattolo; ma addirittura dovrete sottoporvi a rigorose sedute psicanalitiche per riuscire a
di Michael Bartolotti
convincervi che non siete veramente voi a suonare uno tra i 56 strepitosi brani presenti nel gioco, ma state solo simulando il tutto. Guitar Hero è una vera e propria rivelazione: il sistema di comandi è straordinariamente intuitivo e una volta imparato il semplice meccanismo, tipico dei videogiochi musicali - vale a dire premere il pulsante giusto su una griglia a scorrimento andando ovviamente a tempo del brano selezionato - scoprirete quanto sia appagante cercare di imitare ed emulare le gesta dei grandi chitarristi che hanno segnato la storia del rock’n roll e del heavy metal. Il ventaglio di canzoni a disposizione è abbastanza vario ed è possibile acquistare altre canzoni, oltre a quelle presenti nella modalità “carriera”, ottenendo buoni risultati durante le sessioni di gioco, in modo da guadagnare soldi che permetteranno oltre che a sbloccare brani inediti, di svelare due personaggi nascosti e poter visionare i filmati sulla realizza-
zione del videogioco stesso. Va premessa comunque una doverosa precisazione. Anche se il sistema è intuitivo aspettatevi pane per i vostri denti, perché questo gioco è veramente arduo, e riuscire ad eseguire brani come Bark At the Moon di Ozzy Osbourne a livello “difficile” o addirittura “esperto”, equivale quasi ad un’esperienza di trascendenza mistica. Insomma ogni canzone ve la dovrete sudare per benino. Fattore questo che aumenta ulteriormente la già longeva vita di Guitar Hero. Se oltre a questo aggiungete anche la possibilità di sfidare un amico in combattimenti all’ultimo accordo, converrete con me che ci troviamo davanti ad un prodotto da non lasciarsi sfuggire assolutamente. Un must per ogni possessore di PS2 e sicuramente un buon sistema per far conoscere un pizzico di storia musicale a chiunque entri in contatto con questo prodotto.
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The Raconteurs Only for fun
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RE.PLAY
DISCHI
Paul Simon Surprise Warner Bros
Pet Shop Boys Fundamental Emi
Black Heart Procession The Spell Touch & Go
The Submarines Declare A New State Nettwerk Records
Chi glielo fa fare? Paul Simon è talmente famoso e le sue canzoni, soprattutto quelle scritte con l’ex compagno d’avventure Art Garfunkel, sono talmente immortali, che se volesse potrebbe ritirarsi nelle sue proprietà e nessuno se ne accorgerebbe. Gli basterebbe fare un live ogni tanto per rinfocolare quella fiammella che anima la sua stella, e finita lì. Invece no, Simon non ce la fa a stare con le mani in mano, e a 64 anni suonati continua ad essere interessato alla musica, quella che ha originato il suo successo, difatti nei negozi troviamo il suo nuovo album, Surprise, per il quale si è avvalso della collaborazione di un pezzo grosso, Brian Eno. Il maestro della musica ambient contribuisce parecchio al quadro sonoro di queste undici canzoni che hanno come riferimento le radici americane. Ebbene sì, dopo i viaggi musicali oltreoceano di Simon partiti dallo splendido ed africaneggiante Graceland del 1986, qui c’è un ritorno alle origini, alle radici. Ciò si sente bene in pezzi come Sure Don’t Feel Like Love, un funk con ritmiche in stile stomp-New Orleans, e nel pop-rock di Outrageous, mentre il sopraffino lavoro electro di Brian Eno risalta particolarmente nel folk-roots di Another Galaxy. Elettronica qua e là, dunque, dietro la quale emergono cristallini i testi di Simon che s’interrogano sul concetto di famiglia e sul mondo assurdo che stiamo vivendo. Domande alle quali Simon non vuole dare risposte definitive, lasciando che sia la musica, la melodia, e l’emozione a parlare per lui. Uno che non dorme sugli allori.
Per taluni sono la migliore popband degli ultimi vent’anni, per altri i Pet Shop Boys sono quanto di più kitsch ci sia in circolazione. La realtà probabilmente sta nel mezzo, anche se è innegabile: l’influenza esercitata dal duo ha seminato non pochi cloni. Tennant e Lowe tornano con un lavoro che - se mi lasciate passare l’azzardo - è una cura di ringiovanimento, un lifting insomma. Ma non uno di quelli che tirano il viso come una maschera grottesca, bensì un lifting invisibile, eseguito ad arte. Fundamental snocciola dodici brani di cui la maggioranza sono candidati ad essere delle prede per ogni remixer che si rispetti: cito il brano Minimal, che rende omaggio ai Kraftwerk in versione “onirica”, poi Psychological, il brano d’apertura, che è la quintessenza del suono dei PSB (ci sono un’arpa, ampie orchestrazioni, ed un sample tratto da Svete Tikhiy di Tatiana Melentieva, disco che forse è il caso di scoprire), infine The Sodom and Gomorrah Show che rimembra in maniera massiccia il tiro della mitica Welcome to The Pleasure Dome. Sound a parte, questo è un disco dai testi impegnativi. Prendiamo ad esempio Twentieth Century dove Tennant s’immedesima in un iracheno: “I bought a ticket to the revolution and cheered when the statues fell/ Everyone came to destroy what was rotten but they killed off what was good as well”. Ma non manca l’ironia, come in Casanova In Hell, dove si enuncia, riferendosi al seduttore veneziano, che “his erection will live in history”. Una frase scaramatica? Sicuro è che i Pet Shop Boys non si sono ancora ammosciati.
Oscurità, deserto, fantasmi, ragnatele, un luogo ai confini del mondo: ecco lo scenario virato in color seppia offertoci dal nuovo album dei Black Heart Procession, intitolato The Spell. Il genere dei BHP è chiamato alt-rock, una definizione che dice tutto e nulla, ne converrete. Chiamiamola buona musica, che si fa prima, va là. Qui troviamo emotività e dolore, forse troppo per gli animi sensibili, ai quali consiglierei di astenersi dall’ascoltare questo disco, potrebbe rendervi ancor più cupi soprattutto se vi siete lasciati fuorviare dall’ultimo Amore del Tropico (Touch and Go, 2002) in cui i BHP si erano lasciati andare a derive addirittura “happy-people”. No, questo album è decisamente un riappropriarsi delle intenzioni d’inizio carriera, crepuscolare ed “invernale” (uscito fuori tempo massimo dunque), e profondamente emotivo, fin da dai primi tre brani, Tangled, The Spell e Not Just Words. In ogni brano a farla da padrone è l’intenso pianoforte di Tobias Nathaniel, sentimentale e trascinante quanto basta, non una nota di troppo. Eppoi i violini, le chitarre, la sezione ritmica, i cori, la resa sonora... tutto come si deve. Un gruppo che per alcuni versi ricorda l’arte di Jeffrey Lee Pierce ed i suoi Gun Club, oppure i Thin White Rope, o meglio - per stare sull’attuale - i 16 Horsepower di David Eugene Edwards. Quasi, quasi vien voglia di riascoltare Black Heart Procession II, splendido album che lanciò questa band nell’olimpo dell’indie-rock, e a questo punto si può tranquillamente affermare che con il presente The Spell è ben decisa a restarci.
Wow! Colpito ed affondato al primo colpo. Sono già innamorato della voce di Blake Hazard e delle sue trecce bionde. Ed anche il titolo del disco è così cool “Dichiara Un Nuovo Stato”... così. L’altra metà della coppia (musicale e nella vita) in questione è John Dragonetti; stavano insieme in band diverse, si erano lasciati e poi rincontrati ed avevano registrato a tempo perso le dieci tracce di questo disco. Peace and Hate inizia come una qualunque canzone degli Electric President o dei Notwist, la voce svaccata e distorta di Dragonetti su di un layer elettronico delicato, per il refrain poi si incontra per la prima volta la voce di Blake nella lontananza, poi entra magica e la canzone cresce sempre di più in un tripudio di chitarre reminescenti dei Rentals e a questo punto stiamo già saltando sulla sedia. Ma non contenta Blake e le sue trecce bionde ci trapassa con uno sloganeering inarrestabile prima della conclusione. Wow! Clouds è già un momento di pausa, la scena tutta per Blake e le sue trecce bionde, una filastrocca delicata “but don’t cry my baby, there’s blue skies for you...I still want you near me” con le parole tirate lunghissime e ariose, un incedere da brividi. In Brighter Discontent ora mi sembra di sentire Liz Phair. In Ready Or Not conosciamo un’altra Blake, pensierosa, corrucciata ma sempre con tantissima classe più della biondina dei Cardigans. Modern Inventions ha un gusto sixties, come le orchestrazioni degli Spiritualized. Pop perfetto e fresco come il loro amore evidentemente. Quando le cose succedono perché devono succedere.
lorenzo riva
3½/5
lorenzo riva
3½/5
taunus
4/5
loris
5/5
RE.PLAY
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Gnarls Barkley St. Elsewhere Wea
Ellen Allien & Apparat Orchestra Of Bubbles Bpitch Control
Dabrye Two/Three Ghostly International
Nouvelle Vague Bande A Part Pias
Ecco uno dei dischi più “nuovi” di questa prima metà dell’anno. Gnarls Barkley è il progetto nato dall’incontro tra il super produttore Danger Doom con il rapper Cee Lo Green. Ci troviamo ad Atlanta, città degli Outkast, un nome che non cito a caso. Tra Andre 3000 e Cee Lo Green c’è infatti un punto in comune centrale per affrontare questo disco, oltre arrivare dalla stessa città sono artisti della scena hiphop che si sono in discussione, non solo stilisticamente, ma intimamente e nel profondo senso del messaggio musicale. La black music, in particolare r&b e hip hop, è ad un punto fermo e sta girando su se stessa in un vorticoso giro d’affari, non è una novità e ci sono molte illustri dichiarazioni a tal proposito. C’è chi però guarda avanti e come Andre 3000 degli Outkast e Cee Loo Green sta proponendo un nuovo modello, una nuova identità di riferimento per il musicista black. Non è un caso che Cee Loo abbia scelto un produttore cult della scena indie come Danger Doom e non è un caso che sia gli Outkast che Gnarls Barkley ripropongano oggi elementi funk freak misti al soul con una spontaneità ritrovata nel fare musica. St. Elsewhere va contro tendenza che scaturisce sia dalla scena “underground cool” che dalla rimessa in discussione del “commercial”. E’un disco che incita ad uscire dall’oscurantismo generato dell’ego black e che predica verità. Già, è un Cee Loo Green reverendo predicatore quello che troviamo con l’estroso Danger Doom, il quale non esita a miscelare motown, flamenco, funk, dub e drum’n’bass in composizioni dal sapore classico. La scena di Atlanta torna a stupire con un disco che è già un cult.
Esseri dotati di arti superiori che, per una volta almeno, avete tenuto alte le mani a palme aperte, in estasi, nel buio di un dancefloor. Nostalgici di notti sudate e condivise, davanti ad un dj. In estatica empatia. In un club, un rave, un party, una stanza. Ovunque. Ad occhi chiusi. Osservando massivi pattern tagliati coi bisturi. Questo è per voi. Per chi vuole sintonizzarsi sulle magnifiche sorti e progressive della scena electro-tecno-IDM o come diavolo preferite chiamarla. Perché questa Orchestra suona gioiosa, danzante eppure pensante. E produce bolle che contengono passato, presente e futuro di molti dei suoni realizzati con strumenti digitali. Bolle cangianti che possiedono risonanze di Kraftwerk, Aphex Twin, Carl Craig, Faithless... Bolle che forse solo a Berlino potevano nascere. Dove la musa Ellien “Berlinette” Allien sussurra e ammalia da parecchio tempo. E la sua voce si adagia perfetta sull’Apparato tecno-costruttivo di Sascha Ring. Accoppiata riuscita per un disco consistente, eclettico e cosa rara, mai noioso. Tracce minimali, breakbeat inusuali e tendenza a sorprendere. Almeno 4 gioielli: Way Out permeata da uno spleen dream-pop di cui i Royksopp farebbero carte false. Bubble placida e sensuale, dove la voce della nostra eroina evoca desideri insondabili. Metric fatta di groove obliqui e accidenti sonori che la rendono ideale per una spystory. Floating Points dall’incedere quasi industriale che forse non dispiacerebbe ai reduci di Pankow e Front 242. Nel cuore di quella che chiamiamo Europa pulsa un battito nerboruto e fascinoso. Un battito che unisce corpo e mente. Hypnotic electech pop è il nome del battito, per chi voglia gradire.
MF Doom, Vast Aire (Cannibal Ox), Wildchild (Stones Throw), Jay Dee, Phat Kat, Beans (Antipop Consortium). Partiamo da qui, da alcuni illustri ospiti del panorama underground che troviamo in Two/Three, il secondo capitolo della trilogia iniziata con One/Three da Dabrye. E già si parte bene, cioè dalla crema dell’underground hip hop. Poi veniamo all’etichetta culto Ghostly International, una garanzia di qualità nell’elettronica e nella techno minimale d’avanguardia. Insomma, questa è roba che scotta, roba deep in the underground. Il produttore che in questo progetto avant hip hop si presenta col nome di Dabrye è conosciuto nella comunità IDM con il nome di Tadd Mullinix, viene dalla scena di Detroit, è stato sulle copertine delle più importanti riviste di settore ed è stato promosso da Gilles Peterson, una vera e propria autorità radiofonica in BBC. Con le credenziali decisamente ci siamo. Veniamo alla struttura del disco, innanzitutto sulle venti tracce sette sono strumentali. Poi si può dire che quelle che suonano più immediate ed impattose nell’accezione hip hop del termine sono tre:The Stand (feat. Wildchild), Air (feat. Doom) e Game Over (feat. Jay Dee and Phat Kat). Il resto scopritelo da voi, Two/Thre è uno di quei dischi che si svela sull’arco di più ascolti perché ricco di sfumature, composizioni complesse ma non esibizionistiche e soprattutto è bilanciato nel suo insieme, quindi godibile interamente senza rischio indigestione. E’un album artistico come nel design curato dal leggendario artista di stada newyorkese WK Interact, per questo e perché i dischi dell Ghostly suonano da panico, l’acquisto in vinile (2xLP) è consigliato.
Ci avevano deliziato con il loro disco di debutto, l’idea di riproporre i classici della punk - new wave anni 80 in arrangiamenti bossanova con la voce di cantanti brasiliane aveva sorpreso tutti. Ottima la scelta dei brani e ottima la realizzazione. Oggi i Nouvelle Vague si ripresentano con Bande A Part, titolo che rievoca il film cult di Jean-Luc Godard della (appunto) nouvelle vague francese. Squadra che vince non si cambia e quindi la formula usata in Bande A Part rimane la stessa del primo album. I gruppi presi in causa però cambiano: Echo & The Bunnymen, The Buzzcocks, The Lords Of The New Church, Yazoo, Billy Idol, Blondie, The Wake, New Order, The Cramps, Bauhaus, The Sound, Heaven 17, Visage, Blancmange, Grauzone e nella versione limited edition anche The Smiths, A Certain Ratio e Siouxie & The Banshees. A parte il fatto che questa volta manca l’effetto sorpresa, è l’intero lavoro ad essere meno brillante rispetto al primo. Ho a disposizione solo 14 brani sui 18, ovvero quelli presenti nel promo, di questi di veramente riusciti ne trovo tre, Ever Fallen In Love (The Buzzcocks), Human Fly (The Cramps) e Bela Lugosi’s Dead (Bauhaus) unico vero lampo di genio di queste rivisitazioni. Tutto il resto risulta assai normale, e forse anche un po’ scontato, come le voci delle cantanti, troppo impostate. Anche gli arrangiamenti non brillano come il lavoro precedente e manca quell’irriverenza verso le versioni originali che tanto mi era piaciuto. Disco comunque piacevole e che si lascia ascoltare, più discreto e decisamente meno protagonista.
stoner
4½/5
gabriele fantuzzi
4/5
taunus
4/5
stoner
3/5
22
RE.PLAY
DISCHI
Xlover Pleasure and romance International Deejay Gigolo
City Hippy Compiled and mixed by Pathaan Globetronica
The Zutons Tired Of Hanging Around Deltasonic
Gazzara Brother and sister Ritmica
Pleasure and romance dei debuttanti Xlover è un progetto preso sotto l’ala di Dj Hell e la sua nota etichetta International Deejay Gigolo. Disponibile sia in versione 2x12” che in formato compact-disc, l’album contiene tredici tracce dal sapore electro, ma influenzate dal rock. Da citare la cover di Aneurysm, un pezzo dei Nirvana che ricalca l’impronta electro-punk cara alla band. Da tenere d’occhio pure un’altra recente uscita della International Deejay Gigolos, la Compilation 8, per la quale si è selezionata la crème de la crème dell’etichetta (Tiefschwarz, Paul Play dei Daft Punk, Canzian). Pump up the volume, and
Scoperto da David Bowie nel 1997, vincitore dell’Ibiza Dj Award come “innovator of the year” Pathaan ha in seguito lanciato la propria label Stoned Asia Music ed il progetto Orchestral World Groove. Oltre che produttore, è stato autore di pregevoli compilation di world e asian vibes, proprio come questa. E’ il primo disco in assoluto della Globetronica, un doppio album (versioni originali/remix) eclettico e ricco di cool vibrations, reggae, funk, dance, ambient e naturalmente tanta india. Relax yourself.
Tra i newcomers inglesi dello scorso anno, lo scousers-rock dei Zutons era quello che mi era decisamente più simpatico (scousers = di Liverpool). Il disco si intitolava Who Killed the Zutons e trasmetteva un’attitudine ed una passione che faceva passare in secondo piano le carenze tecniche della giovane band. In concerto sono micidiali ed è li che probabilmente hanno dato il meglio di sé. Il nuovo disco è sicuramente più maturo e ben costruito, ma non riesce ad esprimere le emozioni che gli Zutons sanno dare e purtroppo non gli rende onore. Onesto pop rock.
Il trentenne Francesco Gazzara è un valente tastierista romano che miscela con gusto il soul, il jazz, il funk e il pop. Brother and Sister è il suo quarto album. Una band efficiente e le vocalist di Chicago, Desirée Mohammad e Wendy Lewis, nonché la star jazz brasiliana Ithamara Koorax e l’italo-turca Yasemin Sannino, accompagnano Gazzara con destrezza in quest’avventura musicale tra nostalgia e contaminazione. Collaborano il sax tenore del maestro cubano Eduardo Piloto Barreto, e il contrabbasso di Luca Fogagnolo, entrambi colorando il disco di un graditissimo sottofondo latin jazz. Cool.
mr. loop
3/5
3½/5
jamantica
taunus
3/5
mr. loop
3½/5
di Stoner
SIGURD Doppel Gänger Gentlemen
P.M.T Topping from below Muve
HIGHFISH Suck Push Bang Blow Little Jig
La Gentlemen Records è un’etichetta indipendente nata a Losanna nel 2001. In questi mesi la cronaca nazionale si è interessata a loro in quanto hanno ricevuto un aiuto di 50’000 franchi dal Percento Culturale Migros nel quadro di uno stanziamento a sostegno delle giovani label svizzere. La direzione stilistica della Gentlemen è incentrata soprattutto nel post rock e dintorni, e questo primo disco dei Sigurd non fa eccezione. Interessante notare che Mathieu Urfer e Sébastien Altevogt sono due ex-Chewy, band considerata tra le migliori formazioni rock elvetiche di sempre. Il disco è in parte strumentale e in parte cantato e spazia nell’universo rock, ma senza precisi riferimenti. Sul sito si può leggere “for fans of Shellac & co.” (www.gentlemen.ch)
E’ da parecchio che i romandi P.M.T ci danno dentro, nel 2001 arrivarono anche al C.S.O.A di Canobbio dove si esibirono con i Maja. I P.M.T sono il gruppo nu metal svizzero numero uno (almeno sulla carta). Sono quasi sempre loro ad aprire i concerti svizzeri di gruppi come Korn, Machine Head, Soulfly, inoltre hanno supportato un mini tour europeo dei Clawfinger. Topping From Below è il loro terzo album ed esce per la zurighese Muve Recordings. Come note interessanti vediamo che il mixaggio è stato eseguito da Jay Baumgardner (Evanescence, Korn, Papa Roach), mentre al mastering spicca il nome di Ted Jensen. Da LA a NY quindi per finalizzare un disco che ha l’ambizione di varcare i confini svizzeri (www. pmt1.com)
Con gli Highfish ci troviamo nell’esuberante scena lucernese, che come abbiamo già enunciato in passato è la più rock’n’roll della Svizzera. Suonano assieme da dieci anni e Suck Push Bang Blow è il loro primo album che esce dopo la pubblicazione di due Ep. Per intenderci il genere che propongono è power rock americano alla Foo Fighters ma nel loro sound c’è anche quel qualcosa di indie ed anche un po’ di stoner. Questo trio ha compattezza, energia e freschezza da vendere ed è un degno rappresentante della scena dalla quale provengono. Lucerna merita attenzione ed una visitina a questo disco è consigliata, dove troverete anche un video clip in .mpeg. Swiss rocks. Per info (www.highfish.com)
DISCHI
RE.PLAY
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The Raconteurs Broken Boy Soldiers Beggars Banquets
The Raconteurs Only for fun
Mega tam-tam su questo nuovo gruppo capitanato in tandem da Jack White dei White Stripes e dal cantautore Brendan Benson. La curiosità era tanta, anche se le aspettative non altrettanto fiduciose: in genere quando si tratta di “supergruppi” la delusione è sempre all’agguato dietro all’angolo. Ma non è questo il caso: The Raconteurs hanno sfornato la loro prima opera intitolata Broken Boy Soldiers, un disco brillante e robusto, destinato a reggere con il passar del tempo. di Iggi
Qual è il nostro problema, di noi sfegatati della musica? Trovare l’originalità a tutti costi. Ma di questi tempi, dopo mezzo secolo di musica “giovane” in cui tutto è già stato suonato e cantato, l’originalità è merce rara. Allora che ci resta? Ci resta lo “spirito”. Pensateci bene: quali sono le band che ultimamente ci sono piaciute di più? The Libertines, Franz Ferdinand, The Arctic Monkeys, Kaiser Chiefs, Interpol, tanto per citarne alcune del filone “revival”, non esprimono niente d’innovativo, ma hanno dalla loro parte una spiccata attitudine in grado di infondere alla loro musica quel nonsoché. Stesso dicasi per Jack White e il suo duo White Stripes. Però piaccia o no il personaggio bisogna ammettere che White è uno di quei pochi che oltre all’attitudine ha anche una spiccata devozione, intesa proprio in senso “religioso”. Un sacerdote del rock, totalmente dedito a questa passione, senza requie(m). Ed è proprio all’altare del rock che ha concepito, in un “virtuale” amplesso con l’amico cantautore di Detroit Brendan Benson (di
cui consiglio l’ascolto del recente The alternative to love), il progetto The Raconteurs, messo alla luce con l’aiuto della sezione ritmica dei misconosciuti garage-rockers Greenhornes, Jack Lawrence al basso e Patrick Keeler alla batteria. Vediamo assieme la liturgia di Broken Boy Soldiers: dai Led Zeppelin (la title-track Broken Boy Soldiers), ai Beatles (Together), poi del folk ritmico (Yellow Sun) e del dark-soul (Blue Veins), un singolo acchiappa-fan a “strisce bianche e rosse” (Steady As She Goes), infine reminiscenze nemmeno tanto dissimulate dei Kinks e degli Who, senza scordare i Rolling Stones in sottofondo, e del vigoroso garage-rock made in USA in primo piano. Un compendio enciclopedico del rock, quindi, ma non tedioso come si potrebbe suppore, anzi... forse retrogrado nel suo power-pop vintage, ma provvisto di un’identità e di un’aura rosso-sangue e nero-carbone che lo rendono unico. L’acidità anni ‘60 necessaria a rendere incendiario il tutto la infonde Jack White, ma
per il lato pop e per gli arrangiamenti di classe il merito è del co-autore delle canzoni Brendan Benson. E qui si arriva al nocciolo della questione: questa nuova coppia, che tra l’altro è anche autoproduttrice dell’album, è quanto di più interessante uscito quest’anno nel panorama musicale. Allungate l’orecchio e v’accorgerete che Benson è riuscito nella non indifferente impresa di contenere il noto egocentrismo di White: in alcuni passaggi si fa fatica a distinguere le due voci, anche perché il buon White ha da tempo smesso di fumare ed ora riesce a raggiungere vette vocali impensabili in passato; inoltre le loro chitarre si divertono a gareggiare sotto il segno del reciproco rispetto attestando così la già raggiunta maturità di questo sodalizio. Una fusione perfetta tra i due, dunque, un’idra a due teste potentemente sostenuta dall’imponente pattern ritmico di Lawrence e Keeler, e, dulcis in fundo, da un suono da paura. Impossibile catalogare questo disco (che oserei definire epico anche se nato “only for fun” come gli stessi Raconteurs hanno ammesso) quale semplice side-project. La mia convinzione è che l’amicizia, lo slancio, la volontà di raccontare e di raccontarsi (da qui il nome francese della band) che traspaiono dai solchi di Broken Boy Soldiers non siano casi isolati. Questo è un gruppo nato per durare, per stupire, per innamorarsene. Davvero una sorpresa.
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RE.PLAY
DISCHI
Sonic Youth Qualcuno potrebbe dire, con sufficienza, che i Sonic Youth sono diventati “pop”. E siccome pop, è risaputo, è spesso sinonimo di scialbo, scipito, addirittura commerciale, beh, si arriva facilmente alla conclusione che i Sonic Youth sono diventati un gruppo che farebbe meglio a fare festa: dinosauri, obsoleti, vecchi, stantii. E quando mai il rock è stato per i vecchi? Attenzione, attenzione alle apparenze. di Lorenzo Gambacorta
Quella che i Sonic Youth hanno intrapreso, oltre che una conseguenza degli ultimi album, tanto delle morbide atmosfere di Murray Street quanto del compresso compendio carrieristico di Sonic Nurse, è anche una delle possibili evoluzioni logiche della loro carriera: se nacquero con l’intento di negare (e poi ricostruire) i canoni del rock, cogliendo perfettamente il loro tempo di negazione di ogni certezza in quanto tale, era certo lecito aspettarsi che il loro percorso sarebbe arrivato alla negazione della
negazione, cioè di loro stessi: ed ecco dunque dopo 20 anni che i Sonic Youth approdano alla forma canzone; non che avessero mai abbandonato il concetto di “tema”, sempre portante (giacchè è portante prima di tutto per la percezione umana della musica), ma il tema era ogni volta centrifugato, annichilito, appunto negato, mentre il perdersi in suoni, ritmi e tempi non leciti diventava lecito. Questo adesso non c’è, per questo sono tornati alla forma canzone: il tema non viene negato, ma anzi sviluppato, cambia, muta, ma viene ammessa la necessità del suo esistere. Forse ammissione dei propri limiti, forse semplicemente umiltà. Ma se fosse il primo caso, sarebbe stato un disco probabilmente torbido e cupo, probabilmente brutto o forse curioso nella sua rabbiosa ammissione di inutilità. Invece i Sonic Youth non perdono sé stessi, negano sé stessi, sì, ma come sempre hanno fatto ancora una volta riescono a ricostruirsi: per questo non esiste ombra di banalità, per questo oltre a un percorso artistico che ribadisce la sua vitalità per l’artista, e dunque trova sempre un significato al significante, i Sonic Youth riescono anche a dare ancora un senso al loro significante: mai come adesso i Sonic Youth sono efficaci nel descrivere e costruire un mondo che è caos, proprio perchè ogni canzone, in quanto tale, è adesso in sé caos. E d’altronde cos’è più difficile? Distruggere la forma stessa del rock per ammettere che non esiste forma possibile (se non il caos), o rimanere legati a questa stessa forma e riuscire invece a maggior ragione a costruire il caos? Perciò l’unica ombra di vera routine che traspare è quell’accenno in mezzo alla bellissima Tourquoise Boy di divagazione sonora. L’unico vero accenno di Sonic Youth che furono come stilema, non come espressione. Ma con rara intelligenza quell’accenno accenno rimane. Nessun tempo dilungato, nessun rumorismo riverberato e tribaleggiante, nessuna euforia dionisiaca eppure industriale. I Sonic Youth alla loro astrazione, forse più biecamente esistenziali di un tempo, ma paradossalmente allo stesso tempo più incisivi che mai nel loro intento metafisico. Cambiare, dopotutto, è una necessità. Ed è questo che conta. Sonic Youth / Rather Ripped / Geffen
INFORMER
/// Che fossero furbetti già lo sapevamo, quindi non ci meraviglia il polverone che si è levato attorno ai Red Hot Chili Peppers ed al loro singolo - Dani California - utilizzato per lanciare il nuovo album Stadium Arcade. Pare che sia un caso di plagio, difatti i conoscitori avranno già captato delle somiglianze più che evidenti tra Dani California e Mary Jane’s Last Dance, un brano di Tom Petty d’inizio anni ‘90. Stesso giro di chitarra (strumentale quello di Petty, più rockeggiante quello dei Red Hot...) e stesso ritornello. Ad aggravare il dubbio di plagio è la presenza del produttore dei R.H.C.P., Rick Rubin, il quale è stato anche collaboratore di Petty all’epoca di Mary Jane’s Last Dance...
/// A soli diciotto mesi da Guero uscirà il suo nuovo disco di Beck. Le registrazioni sono terminate ad inizio giugno; Beck è stato aiutato dal produttore di fiducia Nigel Godrich, già responsable del sound di Guero e Sea Change e collaboratore pure di Radiohead e dell’ultimo disco di sir Paul McCartney. Staremo a vedere cosa ci proporranno anche questa volta la fantasia frizzante e il talento indiscutibile di Beck. Maggiori indizi si possono trovare nei forum del fan, come ad esempio una provvisoria lista di canzoni recentemente eseguite dal vivo: Nausea, One Thousand Beats Per Minute, Elevator Music e Soldier Jane.
/// Ufficiale l’uscita dell’album solista di Thom Yorke. Niente panico, i Radiohead continueranno ad essere compatti, ma il frontman accarezzava da tempo il desiderio di pubblicare le nove canzoni su cui ha lavorato da solo. Il disco - The Eraser - che sarà pubblicato a suo nome, uscirà il 10 luglio per l’etichetta XL Recordings. I brani sono stati composti e suonati interamente da Yorke sotto l’orecchio vigile dell’onnipresente produttore Godrich. L’artwork del disco è stato curato da Stanley Donwood, autore di altre storiche copertine della band, che ha realizzato appositamente per l’album il progetto London Views, ora in esposizione nella sua interezza a Londra, a Lazarides (Greek Street). Altre info su www.theeraser.net
RE.PLAY
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Natacha Atlas
Nuovo album di Natacha Atlas, un viaggio tra veli, incenso e kajal. di Apache
Natacha Atlas è un’artista d’origine egiziana, nata in un quartiere arabo di Bruxelles. Dopo aver vissuto in Inghilterra, dove nei primi anni ‘90 è entrata a far parte dell’esplosiva band multiculturale dei Transglobal Underground con la sua voce fenomenale e ballando la danza del ventre nelle performance live, si è trasferita a Cairo per concentrarsi sulla sua carriera
personale. Il suo debutto come solista è del 1995, con l’album Diaspora uscito per la Beggars Banquet, seguito da altri cinque lavori tra cui cito il bellissimo Gedida (Beggars Banquet, 1999), il suo lavoro forse più emblematico e di successo. Fautrice di un trascinante world-sound contaminato dall’elettronica e dalla trance, senza dimenticare gli stilemi delle tradizioni musicali del suo paese d’origine, la Atlas – che potremmo definire come la “regina del pop arabo - produce la sua musica senza farsi influenzare dai trend vigenti nel business musicale. Forse questa sua intransigenza è il motivo per cui i giornali specializzati poco s’occupano della sua lunga e ricca carriera, dedicandole ad ogni sua uscita discografica solamente il doveroso trafiletto recensorio. Peccato, perché quesa poliedrica artista - ricercata ed ammirata dai suoi colleghi - meriterebbe più visibilità, come la merita il suo nuovo album Mish Maoul, un superbo concentrato dell’arte della cantante. La sua voce evocativa e spettacolare è
il fil rouge che si snoda lungo i dieci brani del disco, di cui sei prodotti con i sodali collaboratori Temple Of Sound, e tre con le affascinanti corde della Golden Sounds Studio Orchestra del Cairo. Tra i collaboratori pure Tim Whelan, alla chitarra e al basso in tre brani, nonché le voci di Princess Julianna e Sofiani Saidi, il rap di Cloitaire K, e il magico oud di Yazid Fentazi. Un lavoro autentico, maturo, trascendentale, ricco di sfumature e di timbri musicali magici, che consiglio soprattutto a chi piace solcare i mari con la mente. Buon viaggio. Natacha Atlas Mish Maoul Mantra Records
Dr. Naca and Mr. Raba’s
“SMALL TALKS”
Mr. Raba: Allora Naca, come va la febbre Pearl Jam? Dr. Naca: Crescente, anche se potrei darti una tregua se cancelli Kingston dal tuo mappamondo. Mr. Raba: Mai, anzi il mappamondo è stato ceduto al miglior offerente per una cartina dell’amata Giamaica. Dr. Naca: Comunque preparando la serata “Never Forget the ‘90s” ho rinfrescato la memoria rispolverando i classici che rendono i novanta un decennio indimenticabile. Mr. Raba: Sì, anche se anagraficamente sono più legato agli anni ‘80, i ‘90 li sento più miei. È in quel periodo che mi sono affezionato ad alcuni gruppi e generi emergenti: siam cresciuti insieme! Come dimenticare l’amore a prima vista per l’hip-hop, il trip-hop e il brit-pop??! Dr. Naca: Si, colgo l’occasione per ringraziare tutti coloro che hanno apprezzato la serata al Living anche se noi volevamo riuscire a condensare meglio la decade, peccato che il mojito ha preso il sopravvento, vero Raba? Mr. Raba: Oops, troppi mojitos ammetto, però sono fiero di aver passasto The Power degli Snap, i KLF e MC Hammer, roba che non mi ero mai sognato di poter mettere. Dr. Naca: Anch’io non posso negare che ho viziato qualche palato fine con i Kriss Kross, Litfiba ed Elio & le Storie Tese. Grasse risate. Mr. Raba: Parliamo però dei punti deboli: ci sono alcuni classici che non sopporto più ma che però in una serata così temporalmente limitata non potevano certo mancare. Dr. Naca: Dai, facciamo i nomi? Bene, direi che un Smells Like Teen Spirit ci sta tutto, e anche Song 2 dei Blur comincia a snervarmi. Mr. Raba: Concordo sulle due e personalmente rilancierei con una scala d’assi formata da Give It Away dei Red Hot Chili Peppers, Hey Boy Hey Girl dei Chemical Brothers e un paio dei Prodigy. Dr. Naca: Durissima inserire certi capolavori nella lista nera, ma voglio chiarire che è proprio perché sono diventati degli inni che noi Dj ci siamo veramente rotti di doverle
passare per vedere la solita reazione del branco. Amore e odio insomma. Mr. Raba: Bravo Naca, amore e odio, amore perché sono pezzi storici e indimenticabili, odio perché sai che funzionano, sono dei riempipista che non deludono mai e pensi di non poterne fare a meno. Dr. Naca: Got you, ma non è che abbiamo finalmente trovato l’argomento che ci mette d’accordo? Comunque io mi son rotto di dover mettere i soliti cinque pezzi per vedere la gente allontanarsi dal bancone, e per fortuna che Hey Ya! è del 2003 e possiamo ancora permetterci di apprezzarla nella sua quasi verginità. Mr. Raba: A proposito di Outkast, la conferma dell’influenza anni sessanta sulla canzone sta tutta nel video, insomma, una Twist and Shout del nuovo millenio! Ammetto che se non era per il rock n’roll e il soul anni ’60, quest’anno non avrei trovato le giuste motivazioni per continuare a fare serate. Dr. Naca: E la Giamaica? Mr. Raba: Ya Man, soprattutto il reggae! Dr. Naca: Io invece le motivazioni le sto cercando nei computer e nell’elettronica, completamente trascinato dalla DFA, l’etichetta di James Murphy leader degli LCD Soundsystem. La nuova scena newyorkese, niente da fare, linfa per le mie stanche orecchie. Mr. Raba: Non vedo l’ora di sentirti “selezionare”, perché è di questo si tratta. Io mi considero un selector più che un classico Dj che mixa a tempo. Insomma per me sono fondamentali la scelta e la sequenza dei pezzi. Dr. Naca: Lo stesso vale per me, in Giamaica mi chiamerebbero Selecta, giusto? Comunque mi piacerebbe mixare a tempo, imparerò, così da poter scegliere tra le due opzioni. Eclettico. Ecco la parola fondamentale. Mr. Raba: Ammetto che la sfida della pista mi motiva sempre, però il mio territorio preferito resta la musica proposta durante un programma radiofonico o ancora meglio in locali senza pista da ballo, libertà totale insomma. Dr. Naca: A quando la nostra trasmissione?
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RE.PLAY di Fat Andy
Death&Sorrow warming up your life
to, guardo con orgonello stereo, sono eccita Afi gli de co dis o ov nu il ani pensieri. Mi rendo Sto per mettere o a loro e mi sfiorano str pri pro ati dic lio di capelli; de ggi ua glio i miei tat deve avere un nuovo tag nd ba lla de nte nta ca il cato attraverso i conto che primo: Davey, quistano un nuovo sig nifi ac za en fer sof la e rte ano nell’ascoltatore e secondo: che la mo dei risvolti cupi che cre con do fon pro di a cos he loro occhi, qualc ssimistica della vita. una visione ancor più pe
Decemberunderground (Interscope-Geffen) esce in concomitanza con il “dì della bestia”, il 06.06.’06 ! trovata pubblicitaria penserete? Forse si! Ma il bello della band di Davey Havok è proprio questo: affascinare, stupire, capaci di ricaricare le pile di album in album senza mai stancare, proponendo sempre qualche cosa di nuovo e spettacolare. Abili a rimettersi in gioco ogni volta, non solo a livello musicale ma anche sul piano “fashion”, dimostrando di stare sempre un passo davanti a tanti loro colleghi. Insomma non stavo più nella pelle all’idea di un nuovo disco degli Afi e dopo vari rinvii e ormai tre anni di assenza con solo qualche concerto qua e là, sono stato finalmente ripagato della lunga attesa, quando qualche mese fa Rabbits Are Road Kill On Route 37 - scartata dal precedente Sing the Sorrow - faceva il suo debutto su myspace.com. Bella melodia che mi ha però dato motivo di riflettere su come sarebbe stata la direzione musicale di questa band ormai giunta al settimo disco. Mi sembra futile dire di essere rimasto piuttosto sorpreso da questo lavoro perché ricorda sì i vecchi Afi ma dimostra anche qualcosa di diverso da ciò che mi aspettavo o immaginavo. L’intro Prelude 12/21, molto cupa e dolce, annuncia una tempesta di suoni assai dura, ed anche se il primo singolo Miss Murder è piuttosto lento e neppure tanto bello (sembra una b-side di American Idiot dei Green Day). Non mi sono abbattuto perché il resto del disco è veramente tutto da scoprire, ed il classico sound non tarda a farsi sentire già da Kill Caustic seconda traccia dell’ellepì. La voce di Davey è diventata più cattiva
con gli anni e a tratti sembra d’ascoltare un pezzo post hardcore di un qualunque gruppo di moda, ma è proprio qui che sta il bello di Jade, Hunter, Adam e Davey, sono coscienti di quello che stanno facendo, dando alla cosa più banale quel tocco che fa diventare un classico qualsiasi loro pezzo. I testi diventati più introspettivi fanno da cornice ai cupi lamenti che si susseguono per tutta la durata dell’album, a tratti forse condito da un po’ troppa elettronica e un po’ meno punk furioso, creando comunque una perfetta omogeneità tra i pezzi. Degna di nota è sicuramente Love Like Winter che sicuramente diventerà un classico da cantare a squarciagola durante i loro concerti! Per concludere, il disco è davvero bello, va sicuramente ascoltato più volte per capirlo a fondo ma farà guadagnare a questa band sicuramente nuovi fan non dimenticandosi di quelli vecchi! Passiamo ai Bouncing Souls. Per diversi mesi sul loro sito appariva questa scritta: “Here is wisdom. Let him that hath understanding count the number of the beast: for it is the number of a release; and it’s number is Six hundred and sixty six”. Noto subito (ne saranno contenti quelli della pagina metal) che anche il quartetto del New Jersey ha preso in simpatia il giorno dell’anticristo. Il nuovo lavoro comunque con Satana ha poco a che fare. The Gold Record (Epitaph) rappresenta per i Bouncing Souls il settimo disco e posso tranquillamente affermare che di musica ne capiscono senz’altro ancora, diventando così uno dei gruppi alquanto longevi in questa scena. Senza mezzi termini questo loro nuovo capitolo rappresenta uno dei dischi più belli della loro carriera. Il produttore Ted Hutt
(Flogging Molly) ha saputo tirare fuori tanto da una band ormai all’attivo da quindici anni rendendo il sound fresco, nuovo, non tralasciando però ciò che li ha resi famosi nella scena punk rock di tutto il mondo. Le lyrics sono sorprendentemente intense, passando dall’amore all’ odio, dagli amici persi a quelli trovati. La title track The Gold Song ha il classico sound della band dove melodia e potenza si contrappongono grazie allo splendido lavoro svolto della band assieme al produttore. Meno ovvio dell’ultimo Anchors Aweigh, l’album si caratterizza soprattutto per la varietà di pezzi diversi tra loro come The Pizza Song che rappresenta appieno la maturazione musicale della band. Si torna poi al classico B-Souls style con Letter From Iraq e Midnight Mile. Un bel disco che forse non piacerà a tutti i fan della band, ma che si farà apprezzare d’ascolto in ascolto. Dopo queste due recensioni voglio parlarvi brevemente del mio viaggio che ho fatto assieme ai Gimme Gimmes il mese scorso, accompagnando la band da Colonia fino a Londra. Un paio di giorni interessanti ed intensi. La tournée che ha toccato purtroppo solo alcune parti dell’Europa, era per recuperare le date dell’anno scorso, e per presentare il nuovo disco in uscita in ottobre che avrà la country music come tema portante. Queste persone diventano più belle di anno in anno ed i cocktails preparati da alcuni di loro lo dimostrano eccome. Amsterdam ha avuto picchi di simpatia non da poco: il film sulla vita di Charles Bukowski che sono andato a vedere con Joey, la bacchetta della batteria che Fat Mike si è passato sui testicoli sudati prima di darla ad un fan scatenato, e la scandalosa cena a base di sushi hanno fatto di quei giorni un bel ricordo. Gimmez forever! Concludo purtroppo con una nota dolente: il mese scorso si sono sciolti Hot Water Music e con dispiacere anche i grandissimi Suicide Mashine, dopo un ultimo spettacolare concerto al Troubadour di L.A!
REPORT
RE.PLAY
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Darling, I need a french touch! Novità “scottanti” dall’Esagono
Forse in Ticino la notizia tarda ad arrivare, ma la Francia ha deciso di abbandonare paillettes e cabarets Belle Epoque per entrare a tutti gli effetti nella rude arena del rock. Finito con gli stereotipi del musicista, basco calato sul viso, sulla collina di Pigalle. I miti ora sono rappresentati da giovani pieni di energia e tanta voglia di cambiamento... insomma, “un coup de balai” e la scena rock si riempie di luminosissime stelle che regalano momenti di grande emozione. di Muriel Del Don
Picchiami... ma con un fiore!
Nel firmamento di queste stelline scatenate un gruppo si discosta dalla massa. La sua caratteristica è quella di nascondere, dietro un’apparente tranquillità, delle armi potentissime. Come non citare gli ormai mitici Louise Attaque che grazie ad un aiutino dalla parte del grandissimo Gordon Gano sono riusciti in pochi anni ad imporre delle melodie travolgenti, un misto di folk rurale e filastrocche inquietanti accompagnate dalla voce sensuale di Gaëtan. Oppure, nella stessa corrente, non possiamo dimenticare Mickey 3D o Sinsemilia che lanciano il loro inno di protesta anti capitalista al ritmo di una musica potente e senza concessioni. La loro rabbia è però sempre positiva e mai autodistruttiva, un po’ come un cake alle fragole farcito di polvere da sparo. I songwriters non mancano certo all’appello e la voce acuta ed inquietante di Emilie Simon o ancora l’universo sonoro da favola gotica di Keren Ann non possono che incantarci. Queste dame sono accompagnate nella loro corte da paggi intriganti come Cali, Raphael o ancora Corneille che, pur se maggiormente conosciuti dal grande pubblico, continuano a restare fedeli a sé stessi e a proporre delle ballate sensibili ma mai mielose. Sempre in questa corrente bisogna ricordare Tété, giovane scoperta che da un paio d’anni ci incanta con la sua “cool attitude” e la sua sensualità... insomma, un misto tra Ben Harper e Marvin Gaye, e scusate se è poco! All’interno del panorama francofono permettetemi pure di citare il duo Amadou&Mariam arrivati direttamente dal Mali. Un’altra perla dal continente africano si chiama Tiken Jah Fakoly con i suoi inni in favore di un’Africa libera e orgogliosa.
Fiori velenosi
Un’altra costellazione si disegna all’orizzonte transalpino, è più agressiva e provocante rispetto alla precedente. Uno dei capisaldi di un rock languoroso, e molto ma molto glamour, è rappresentato dai sempre oscuri Indochine. Il loro sound non può che ricordare i tempi d’oro di David Bowie quando dominava le scene con la maschera di Ziggy Stardust. Non lasciamoci però ingannare, l’universo di Indochine è unico, inconfondibile; i loro testi ci fanno entrare in un mondo dove anche il cappellaio pazzo di Alice sembra avere i piedi per terra, ed il loro ultimo lavoro Alice & June non fa che rinforzare la tendenza. I “giovinastri” non mancano certo all’orizzonte ed allora ecco apparire due gruppi che sulla scena sanno far esplodere fuochi artificiali. Parliamo ovviamente di Luke e Deportivo che con le loro chitarre agressive e le loro scariche di adrenalina sono diventati i capisaldi della nuova “rock generation” francese. Questi due gioielli hanno un fratellino che abita nel vicino Belgio di nome Ghinzu, misto perfetto di sensualità e ritmi ipnotici... i loro video clips sono tutto un programma! Per concludere con questo viaggio al cuore del panorama musicale dei nostri vicini dobbiamo assolutamente citare Daniel Darc (ex Taxi Girl) che si piega ma non si spezza mai, o ancora Saez, giovane compositore di ballate ciniche e lascive che non manca mai di scioccare le anime più sensibili... sublime! Insomma, piombatevi dal vostro discaio e regalatevi pure voi un intenso “french kiss”!
Dischi “made in France” straconsigliati: Louise Attaque - A plus tard crocodile (2005, Atmosphérique) / Mickey 3D - Matador (2005, Virgin) / Sinsemilia - Résistance (1998, Double T Music) / Emilie Simon - Végétal (2006, Barclay-Universal) / Keren Ann - Nolita (2005, Blue Note) / Amadou&Mariam - Dimanche à Bamako (2005, Wea Int.) / Tiken Jah Fakoly - Coup de gueule (2005, Barclay-Universal) / Indochine - Paradize (2002, Columbia) / Luke - La tête en arrière (2004, Rca) / Deportivo - Parmi eux (2004, Select) / Ghinzu - Blow (2004, Atmosphérique) / Daniel Darc - Crêvecoeur (2004, Mercury) / Saez - Jours étranges (1999, Island)
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RE.PLAY
Roadrunner united The all star sessions (Roadunner)
Per festeggiare l’onorevole traguardo dei 25 anni di attività, Roadrunner Records ed il suo rooster hanno pensato bene di realizzare un cd che ripercorre l’intera carriera dell’etichetta, un booklet ricco di foto ed info sulla label e su ogni artista che ha partecipato, inoltre un Dvd contenente il making of Roadrunner united. Una sfilata di artisti leggendari come King Diamond (Mercyful Fate), Max Cavalera (Sepultura e Soulfly) e nuove leve promettenti, come Matthew K. Heafey (Trivium)... Attenzione. Non si tratta di una compilation, ma di un vero e proprio album, con 4 capitani, 55 artisti e 42 bands coinvolte! Ebbene sì, questa è proprio una big session, pezzi ognuno con la propria line-up ed il proprio capitano... con un sound UNICO. Dal metal core nu school al death, black, punk, grunge... fino all’heavy classico. Insomma ce n’è per tutti, ma non aggiungo altro, un po’ per non privarvi del gusto di andare a scoprire che altro si cela tra le tracce di Roadrunner united, un po’ perchè ormai dovrebbe essere chiaro che questo cd è un must per chi ha apprezzato questa etichetta e le bands sotto la sua ala, ma anche per chi volesse approfondire la conoscenza di una delle più rappresentative etichette nell’attuale panorama metal... Uomo avvisato... (di K.W.N)
Opeth
Lamentations / Dvd (Music For Nations, 2004) Che dire degli Opeth? Beh, molto semplicemente che esistono bands in grado di assorbire a pieno i punti cardine di un genere e renderli propri, allo scopo di uscire proprio dal genere assorbito. Questi sono gli Opeth, signori. Una band che parte dal death metal svedese e, a suon di dischi dal livello artistico straordinario, si trova ad essere oggi una band di culto. Questo Lamentations è un Dvd del 2004 di buona fattura, diviso in due sezioni. Nella prima parte troviamo un live suddiviso in una sezione acustica di incantevole bellezza. La seconda sezione del live ci restituisce invece una band di origine death metal che suona estremamente bene. Si cambia registro passando al secondo grande capitolo del Dvd. Cioè una band in studio che deve inizialmente lottare contro due produttori abbastanza... assenti, che spingono i Nostri a fare le valige e optare per Mr. Wilson, un produttore con la “P” maiuscola, che produce Deliverance ed il mai troppo acclamato capolavoro Damnation, oltre ad un paio di trucchetti che ogni amante della tecnica del suono noterà. Vediamo qui una band che lavora con il proprio produttore, come se il produttore fosse il quinto elemento della band. E cosi dovrebbe essere. Dvd dunque valido, a tratti anche toccante. le riprese di Ackerfeld durante le registrazioni di voce “clean” svelano quanto questo artista sia un grande. Stessa cosa per tutta la band. Una sola nota negativo-comica: ragazzi degli Opeth... vi prego, mandate Martin Mendez (il bassista) a scuola di inglese. E’ terrificante!! di N.B.Rocker
Cult: Sepultura Fondati nel 1983 da Max e Igor Cavalera a Belo Horizonte, incidono i loro primi quattro brani sotto il label indipendente Cogumelo Records. Nel 1985 viene rilasciato il loro primo Lp Bestial Devastation, seguito l’anno dopo da Morbid Visions. Due anni più tardi Schizophrenia - dando prova di grande evoluzione - attira l’attenzione di Roadrunner Records portando la band alla conclusione di un contratto. Stabilitisi a Phoenix nel 1989, compongono con l’aiuto di Scott Burns Beneath the Remains che da subito si rivela un successo. Due anni dopo vede il giorno Arise, il cui tour mondiale spinge le vendite dell’album fino al disco di platino. Un tale successo permette a Roadrunner Records di ottenere una co-distribuzione con Epic Records. Nel 1993 Chaos A.D, con forti riferimenti a fenomenti sociali (in particolare inerenti il Brasile) solidifica ulteriormente l’immagine di Sepultura, preparando così il terreno per Roots registrato tre anni dopo. Quest’ultimo si rivela essere la produzione più ambiziosa della band: con l’introduzione di stili musicali e percussioni propri ai nativi brasiliani e l’aggiunta di massicce chitarre ritmiche Roots è stato da alcuni definito il capolavoro della heavy-metal world music. Nel 1996, poche ore prima di salire sul palco in occasione del Donington Monsters of Rock (UK) Max viene informato della morte del figlio di sua moglie (e manager della band) Gloria Bujnowski. Il pubblico assisterà ad una performance della band scioccata e privata del front man partito immediatamente per gli USA. Una confrontazione diretta segue qualche mese dopo tra Max ed il resto del gruppo che annuncia la sua intenzione di cambiare management. Max Cavalera - interpretando questa decisione come un alto tradimento da parte dei suoi compagni - abbandona così la formazione per fondare Soulfly, mentre Sepultura proseguono da allora con Derrick Green nativo di Cleveland. Significativo il fatto che il successivo album di Sepultura, Against, venderà la metà delle copie rispetto al primo album di Max Cavalera con Soulfly... di Pat
LIVE
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Piazza Blues 21 - 24 giugno / Bellinzona - Giubiasco
Pronta a partire la diciottesima edizione di Piazza Blues a Giubiasco e a Bellinzona. Trentamila persone seguono ogni anno il festival: in onore di questi e per festeggiare la raggiunta “maggiore età” l’omonima associazione organizzatrice di Piazza Blues ha allestito un ricco programma, pieno di nomi da scoprire e di spicco, come ad esempio Bettye LaVette e Otis Clay, grandi soul singers. Bettye Lavette è una delle migliori vocalist di blues e soul viventi, per molti esperti la migliore in assoluto ora che altre regine della black music hanno intrapreso differenti percorsi, discostandosi dal classico sixties-soul, mentre Otis Clay è una leggenda vivente del rhythm and blues, uno dei pochi rimasti a saperlo interpretare con sincera genuinità. La novità di quest’anno è una partnership con il Rootsway Blues and Food Festival di Parma: forte di questa collaborazione Piazza Blues potrà proporre musicisti davvero speciali: quest’anno è
sabato 24 giugno 2006
SWIM’N’SKATE Swimming Pool Party! • • • •
starts in the morning, ends at night skate tricks show Swimming Pool skate game Afternoon dj set by RABA (ReteTre) reggae, ska, surf in «La Cava»: • grigliata • «MALARIA» SAFARI skateboard Film Premiere • Dance Party by ALEXXIO (dj set, ReteTre) reggae, ska, surf and more
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SKATEBOARD - SNOWBOARD - MUSIC LUGANO
la volta di T-Model Ford, artista carismatico del panorama USA raramente visto in Europa. Altri artisti che vi consigliamo di seguire con attenzione sono Watermelon Slim And The Workers, un gruppo carico di passione, emotività ed adrenalina che non dimenticherete, oppure la grande Diunna Greenleaf, donnona carismatica dalle capacità vocali strabilianti. Tenete a portata d’orecchio anche la Reverend Peyton’s Big Damn Band, definita come la miglior white hard blues band del mondo: gente scatenata, “che fa un casino della madonna” come scrivono sul sito di Piazza Blues. E sono solo in tre, Peyton, la moglie e il fratello minore! Incuriositi? Che aspettate, Piazza Blues vi aspetta con tanti concerti ed eventi collaterali. Non dimenticate queste date: il 21 giugno in piazza Grande a Giubiasco, il 22 e 23 in piazza Governo a Bellinzona. Entrata libera al 21 e 22 giugno, 15 franchi al 23 e 24 giugno. www.piazzablues.ch
21 giugno - Giubiasco
Piazza Grande Rootsway Band, Petra Bör-
derova feat. Benkö Zsolt Bar Birilli apero-afterhour con Fieldman of The Blues 22 giugno - Bellinzona
Piazza Governo J.C. Harpo Blues Band &
special guest, Watermelon Slim & The Workers, Bettye LaVette 23 giugno - Bellinzona
Piazza Governo Philipp Fankhauser, Richard
Johnston, Big George Brock, T- Model Ford, Diunna Greenleaf Paso Music Gorduno afterhour con Marco Pandolfi & The Jacknives 24 giugno - Bellinzona
Corte del Municipio Blues al Mercato
(dalle 10.00)
Piazza Governo Crossfire Blues Band feat
Ronnie Jones, Rev. Peyton’s Big Damn Band, Otis Clay, Philip Walker Big Band Paso Music Gorduno afterhour con The Flag
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RE.PLAY
LIVE
Jazz Ascona New Orleans & Classics dal 23 giugno al 2 luglio I concerti del Jazz Ascona New Orleans & Classics che avranno luogo nelle piazze di Ascona spazieranno dal jazz tradizionale di New Orleans a quello di Chicago, dallo swing al mainstream, senza dimenticare il ragtime, il gospel, il blues e il r&b. Circa sessanta tra band e artisti chiamati sui palchi allestiti negli angoli della cittadina che s’affaccia sul Verbano. Impossibile citare tutti i nomi in questo piccolo spazio, suggeriamo comunque di tenere a portata d’orecchio personaggi come Uncle Lionel Baptiste, vecchio “zio” di New Orleans che può fare cose incredibili con una grancassa e un piatto. Oppure come Big Al Carson, beniamino del pubblico del festival dalla
voce poderosa e dotato di una straordinaria presenza scenica. O ancora come il violino indiavolato dell’australiano George Washingmachine, uno dei pochi artisti a tramandare la tradizione del violino jazz. Inoltre da non mancare le voci da brivido di Lillian (nella foto) e Tanya Boutté, zia e nipote, che metteranno a confronto le loro generazioni a colpi r&b, gospel e classici standards jazz. Si preannuncia una coinvolgente kermesse che si concatena ad un’atmosfera festante ed accogliente, grazie anche alle possibilità
di ristoro, allestite con originale ambientazione “vacanziera”. Nel Collegio Papio da visitare One year after Katrina, mostra fotografica presentata da Swissjazzorama, il museo del jazz svizzero di Uster. www.jazzascona.com
Il Living in piscina Per il periodo estivo il Living room si trasferisce nuovamente alla piscina di Carona dove gestirà la ristorazione della piscina comunale (chiosco take-away e ristorante self-service). Oltre alla gestione del disco bar La Cava, situato accanto alla piscina, il Living room quest’anno amplia la sua offerta con il Lounge Bar, aperto tutti i giorni durante l’apertura della piscina, un luogo per aperitivi accarezzati da un’imprendibile tramonto e musica d’ambiente, dove rinfrescarsi e rilassarsi e dove inoltre saranno visibili tutte le partite del pomeriggio dei Campionati mondiali di Calcio FIFA ‘06. Mentre venerdì, sabato e prefestivi fino alle 04.00 del mattino si rinnova un appuntamento presso La Cava, luogo incantevole scavato nella roccia di porfido rosa caratteristico di Carona, lontano dalla canicola cittadina. E’ qui che il Living room organizzerà le sue serate con dj set e concerti sotto una terrazza ve 16.06 sa 17.06 ve 23.06 by c/o piscina comunale di Carona www.livingroomclub.ch
MONDIALI DI CALCIO SU GRANDE SCHERMO E GHIOTTE GRIGLIATE ! durante i mondiali di calcio «La Cava» è aperta tutti i giorni! Orari d'apertura: Do-Gio 17:30 - 01:00 Ve-Sa e prefestivi 17:30 - 04:00 In Piscina visione delle partite con inizio alle ore 15:00 / 16:00 / 17:00 In Cava visione delle partite con inizio alle ore 18:00 e 21:00
A.S. CARONA
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coperta (le serate avranno luogo con qualsiasi tempo). In occasione dei Mondiali di calcio, La Cava rimane aperta tutti i giorni e le serate saranno accompagnate da ghiotte e simpatiche grigliate. Confermata anche la grande festa di fine agosto con Moonrise 2006, degustazione di vini, cena, dj set e naturalmente bagno in piscina. Ma non sarà l’unica festa in programma, per questo vi invitiamo a seguire gli aggiornamenti su www.livingroomclub.ch Living room - c/o Piscina di Carona - tel 091-6493022
BASSLOVAZ (drumnbassticino.com) feat. resident duo SNOOZE & N.E.P. - breaks to d'n'b HEADCANDY "Rock compilation" - from the '60ies up to now ELECTRONIC WAVE @ Living room feat. LEE'n'PEE and EFFE (dj set) - www.fratellidellanotte.com
sa 24.06 SWIM'N'SKATE - Swimming Pool Party! - starts in the morning, ends at night - skate tricks show - Swimming Pool skate game - Afternoon dj set by RABA (ReteTre) reggae, ska, surf in «La Cava»: - grigliata - "MALARIA" SAFARI skateboard Film Premiere - Dance Party by ALEXXIO (dj set, ReteTre) reggae, ska, surf and more www.thejokershop.ch - www.safariclothing.ch me 28.06 MAFFIA SOUND SYSTEM featuring DJ ROCCA (maffia.it, Reggio Emilia, I ) - dj set PREFESTIVO resident guest dj @ Livingroom - djrocca.it electro, breakbeat, d'n'b gio 29.06 "KINÓ" - ore 20:30 Uno spazio che da la possibilitá a chiunque di proiettare le sue opere. Dettagli vedi tikino.ch ve 30.06 "SOUNDCLASH" by WHITEMOON (St. Gallen, dj set - dubclub.ch) ElectroDubClashAcidHouseProgressiveTechRockBreakz sa 01.07 Live! FIJI (Bern) electropop - smartship.ch + ALEXXIO (ReteTre, dj set), breakbeat ve 07.07 La Cava rimane chiusa sa 08.07 La Cava rimane chiusa - Il Lounge Bar della piscina è aperto. MONDIALI DI CALCIO - Proiezione della finale per il 3° Posto do 09.07 MONDIALI DI CALCIO - Proiezione della Finale ve 14.07 Live! BASSISTINTI (I, bassistinti.it) giamaican sound + RABA (dj set, ReteTre) reggae, ska sa 15.07 ELECTRONIC WAVE @ Living room featuring LEE’n’PEE and EFFE (dj set) - www.fratellidellanotte.com
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LIVE
Motoguzzi Records release-party 8 luglio / Loremareal - Lugano Gli eventi organizzati presso il Loremareal sono sempre unici e speciali. A dar vita a questo spazio di libertà, incontri, happening creativi è il Lorem Kollektiv, un gruppo che dal nulla a saputo creare delle preziose sinergie con la scena underground svizzera ed in particolare con Zurigo. Dopo l’ultimo Fred For Freaks party questa è la volta del Motoguzzi Records release-party, una serata organizzata in collaborazione con l’etichetta ticinese Invisible Recordings, la quale ha invitato la nuova label zurighese Motoguzzi a presentarsi al pubblico ticinese. Questa etichetta è legata ad Audioasyl, una webradio rispettatissima in Svizzera (www.audioasyl.net) e sbarca a Lugano con un’importante rappresentativa della scena minimal zurighese. Il programma prevede tre live con Wandler, Cosili, Animatek ed un dj set di Andaloop. A rappresentanza della scena locale troviamo i prolifici Fratelli della Notte con i dj set di Lee’n’pee e Pol Wise. E’ inoltre previsto un secondo spazio chill out. Niente dress code, niente orari, ma spazio alla spontaneità freak ed al gusto di ritrovarsi in uno spazio libero dagli stereotipi con musica di qualità. Semplicemente imperdibile. Loremareal - via privata delle scuole, lugano/pregassona - Entrata sfr 10.- Inizio 22.30
Madball 27 giugno / Garage Music - Castione Tutti gli appassionati di musica hardcore non possono perdersi questo appuntamento con i newyorchesi Madball. La band arriva direttamente dalle strade di Brooklin, e sin da fine anni Ottanta è riconosciuta come una vera e propria leggenda nell’ambito dell’hardcore. Nati nel 1989 come side project dei leggendari Agnostic Front (il frontman dei Madball è Freddie Cricien, il fratello del cantante degli Agnostic Front Roger Miret) i Madball sono tra i precursori, ideatori e promotori (assieme ai Sick Of It All e Biohazard) del hardcore “N.Y. style”, cioè di quel sound pesante, grezzo, stradaiolo, tuttavia elaborato e raffinato. Questi quattro brutti ceffi, facce da galera che mai sognereste di incontrare da soli in qualche vicolo isolato, vi faranno pogare di brutto grazie ad un concerto aggressivo e fulminante, un delirio unico nel suo genere che, ve lo assicuriamo, non mancherà di mettere sottosopra il Garage Music. Non scordate di portarvi dietro la vostra mazza da baseball! Entrata in prevendita a 25 franchi su www.ti-cket.ch
Vallemaggia Magic Blues dal 27 giugno al 27 luglio Parte la quinta edizione del Vallemaggia Magic Blues, il festival dedicato alla “musica del diavolo” che ha saputo ottenere, con perseveranza e tanta professionalità, un posto di rilievo tra le manifestazioni musicali dell’estate ticinese. L’ambiente esente da formalismi a stretto contatto con gli artisti internazionali chiamati a suonare, il martedì, il mercoledì e il giovedì, nelle varie piazze e nei grotti dei comuni sparsi per la Vallemaggia, coinvolge tutti - pubblico, organizzatori, musicisti - in una formula che ha permesso al festival d’evolvere con continuità ed innovazione. Difatti in cartellone c’è un programma musicale d’alto spessore, con nomi come quello di Big Bill Morganfield (nella foto), figlio del leggendario Muddy Waters. Nel lotto anche Ronnie Baker Brooks (figlio di Lonnie Brooks) e Jimmy D. Lane (figlio di Jimmy Rogers), poi il chitarrista e percussionista Eugene “Hideaway” Bridges, il cantante e chitarrista Nick Moss, il sassofonista Sax Gordon e il pluri-artista Ronnie Jones. Per le voci femminili si annovera la presenza di Sydney Ellis, Toni Lynn Washington e Ptah Brown. Infine vecchie e nuove conoscenze dall’Italia: Fabio Trevers, la Gnola Blues Band, Oracle King, Max De Bernardi, Fabrizio Poggi, Dr. Faust, Marco Pandolfi e Angelo “Leadbelly” Rossi. Dalle 21.30, entrata libera nei grotti, e 10/15 franchi in piazza. Programma completo su www.magicblues.ch
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Musica in Campo Torna Musica in Campo, festival valsoldese di musica giovane in programma il 21 e 22 luglio
Accanto a nomi di maggior richiamo, Musica in Campo ha anche il pregio di aver proposto, nelle tre edizioni già svoltesi, una trentina di gruppi emergenti, distribuiti tra Valsolda, Porlezza, lago di Como, Valtellina e Ticino. Quello della scoperta e valorizzazione di realtà musicali locali è un obiettivo irrinunciabile del festival valsoldese. Quest’anno la novità è una doppia giornata (i concerti iniziano nel pomeriggio) con 17 concerti in totale. Al momento della stesura di questa presentazione, il “cast” dei gruppi emergenti che suoneranno sul palco (presso il Campo sportivo di
Loggio Valsolda) è ancora in allestimento, mentre quello degli ospiti finali è ufficiale: il 21 luglio ci saranno come headliner Caparezza, il noto cantautore-mattatore barese, e i salentini Après La Classe che si produrranno in un concerto travolgente con la loro “punkchanka”. Il 22 luglio invece si vedranno sul palco i punk-rollers veneti Love In Elevator, i pugliesi ska-rockers Jolaurlo e l’irrefrenabile Davide Van De Sfroos. Un’edizione ricca d’interesse in un ambiente accogliente all’insegna della condivisione musicale. Entrata 5 euro, info su www.musicaincampo.it
MDH Club @ Montreux Jazz Festival Nuovo spazio presso la Miles Davis Hall
Quest’anno la novità della più importante kermesse musicale d’Europa si chiama MDH Club, ovvero Miles Davis Hall Club. E’ un nuovo spazio gratuito da seicento posti che fungerà da warm-up (dalle 19.00 alle 21.30) e da after-club (dalle 24.00 alle 4.00) alla programmazione della Miles Davis Hall. Spazio dunque alla musica attuale e futurista, con un club che come il marchio Montreux Jazz impone proporrà una qualità di ascolto e visione eccezionali. Il MDH Club è dedicato al pubblico giovane, esigente ed attento nelle nuove tendenze e presenta un programma che coinvolge sia i newcomers che i gruppi faro della musica attuale. Le serate sono tematiche e seguono i generi proposti dalla Miles Davis Hall: hip hop, world music, reggae roots, pop melodico, rock alternativo, metal, electro e minimal techno. Da notare che in caso di sold out al Miles Davis Hall gli sfortunati potranno assistere ai concerti sullo schermo gigante del club. L’impostazione della programmazione del nuovo club è molto particolare: agli artisti coinvolti è stata data carta bianca, spazio dunque alla creatività, agli incontri inediti ed alle sorprese che certamente non mancheranno poiché l’aspetto di “laboratorio musicale” è da sempre uno dei punti di forza del festival sul Lago Lemano. Questo nuovo spazio rafforza inoltre l’offerta della parte gratuita della manifestazione affiancandosi al Montreux Jazz Café ed agli oltre duecento concerti dell’Under The Sky
Festival. Divertimento ed emozioni a profusione per tutti quindi, anche per chi non ha il biglietto degli eventi principali. Montreux ancora una volta dimostra un’apertura ed una filosofia che ne fanno un punto d’incontro e di riferimento irrinunciabile della Cultura musicale con C maiuscola. GRANDE CONCORSO VIP
re.set ha l’onore di presenziare in qualità di media partner a due serate presso la Miles Davis Hall: l’11 luglio con Morrissey ed i Sons & Daughters, ed il 12 luglio con Mogwai, Deus e Venus. Per queste due serate d’eccezione il Montreux Jazz festival offre ai lettori di re.set 8 accrediti VIP (2 x 2 biglietti per ogni serata). Questi accrediti speciali oltre al concerto comprendono l’accesso al backstage ed una drink card!I biglietti saranno assegnati con l’estrazione a sorte dei tagliandi che perverranno in redazione entro il 5 luglio. NOME COGNOME INDIRIZZO POSTALE COMPLETO SERATA SCELTA (indicare con una crocetta) 11 luglio 12 luglio
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LIVE
Air Festival La scena svizzera della minimal techno/minimal house si da appuntamento a Reconvilier
La scena svizzera della minimal techno/minimal house si da appuntamento a Reconvilier, nel canton Jura. A raggrupparla è la Imploz, un’agenzia di Ginevra nata nel 2002 che si occupa di label management ed event organisation. Il punto di forza del festival è proprio quello di essere il luogo d’incontro che favorisce l’interscambio di una scena che condivide la medesima visione musicale (per approfondire quest’aspetto vi invitiamo a scoprire la community di www.sor-b.ch). Questo a livello svizzero ma anche internazionale, infatti alcuni artisti provengono da Spagna, Germania, Usa, UK, Italia e Francia. Non è un festival di grossi nomi, non ci sono headliner e questa è una scelta voluta: l’Air Festival non è un festival di massa, ma un festival di genere dedicato soprattutto a chi ama ballare e sentire musica di qualità. A questo proposito va specificato che l’impianto audio è da favola. Il festival è concepito per accogliere circa duemila persone, ha inizio alle 14.00 di sabato e termina alle 15.00 di domenica con 24 ore di musica non-stop. C’è una scena principale dove si alterneranno cinque dj ed otto live act ed una più piccola con musica chill out. A completare l’offerta video proiezioni, decorazioni, lounge bar, food & drinks, camping area, stand ed altro ancora da scoprire. Il biglietto costa 45 franchi, 39 in prevendita. Per maggiori info: www.imploz.com re.set mette in palio 2 x 2 biglietti d’entrata! Per partecipare invia una mail a redazione@resetmagazine.ch con l’intestazione “Air Festival” indicando nome e cognome. I biglietti verranno estratti a sorte.
OPEN AIR
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Quando, dove e chi quest’estate in Svizzera: open-airs musicali per tutti i gusti, ad un tiro di schioppo dal Ticino. Sacco a pelo d’obbligo. 23 - 24 giugno Bex Rock (Bex)
12 - 23 luglio Live at Sunset (Zurigo)
Redwood, N&SK, Package, The Servant, Uncommonmenfrommars, Simple Minds, Trib-U, Crystal Dusk, Patatas Chipas Club, The Rasmus, P.M.T, Bloodhound Gang, Café Bertrand, Sinsemilia, Rootõsystem (www.bexrock.ch)
Simply Red, Mel C, BB King, Ian Anderson, Craig David, Jamie Cullum, Juanes, Joe Sample trio, Patent Ochsner, Ronan Keating (www.liveatsunset.ch)
23 - 25 giugno Open Air Frauenfeld (Frauenfeld)
Dog Eat Dog, Kelis, Wir Sind Helden, Sa•En Supa Crew, Cunninlynguists, Core 22, Open Season, Radio 20000 Feat. The Loops, Baze, Joy Denalane, Double Pact, Gleis Zwei, Bloodhound Gang, Girma, Wurzel 5, Breitbild, Blackalicious (openair-frauenfeld.ch) 30 giugno - 2 luglio Blues On Jazz (Rapperswil)
Cross-Fires, Jimmy D. Lane, Joyce Yuille 5th, Paul Camilleri, Ronnie Jones, Sharrie Williams, Ten Years After (www.bluesnjazz.ch) 30 giugno - 2 luglio Open Air St-Gallen (San Gallo)
Coheed & Cambria, Eels, Massive Attack, Franz Ferdinand, Maximo Park, Luut & Tÿÿtli, Remexx, Cedric & Luc G, Fucking Stupid Idiots, Tiefschwarz, Round Table Knights, Oezlem & Band, William White, U-Bahnkontrollöre in Tiefgefrorenen Frauenkleidern (www.openairsg.ch)
13 - 16 luglio Gurten Festival (Berna)
21 - 28 luglio Blue Balls Festival (Lucerna)
Billy Idol, Randy Newman, Saybia, Nek, Willy DeVille, Gary Moore, Joe Jackson, John Butler Trio, Roger Hodgson, Jeff Beck, Angelique Kidjo, Tracy Chapman, Sophie Zelmani, Lizz Wright, The Cat Empire, Stephan Eicher, Paul Hofer, Zorg (www.blueballs.ch) 21 - 22 luglio Open Air Lumnezia (Degen)
Ames Blunt, Billy Idol, Xavier Naidoo, Manu Chao Radio Bemba Sound System, David Gray, Jamie Cullum, Mattafix, Flogging Molly, Wir Sind Helden, Sportfreunde Stiller, Bela B. y los Helmstedt, Fettes Brot, Joy Denalane, Zero 7, Editors, Gogol Bordello, Danko Jones, Kaizers Orchestra, Coldcut, Laurent Garnier & Bugge Wesseltoft, Godessa & guests, Los de Abajo, Negramaro, The Sounds, Dada Ante Portas, William White, Breitbild, Wurzel 5 (www.gurtenfestival.ch) 18 - 23 luglio Paléo (Nyon)
Pixies, Dionysos, Rhesus, Celyane, Katerine, Polar, Anais, Marc Aymon, Kocani Orkestar, Depeche Mode, Goldfrapp, Marvin, Superstrings, Ziggy Marley, Dub Incorporation, Gogol Bordello, The Who, Louise Attaque, Les Wampas, Da Silva, Charlotte Parfois, Goran Bregovic, Tracy Chapman, Amadou et Mariam, Cali, Editors, The Rakes, We are Scientists, Jack the Ripper, Fleuve Congo, Placebo, Feeder, Elkee, Benabar, Arthur H, DIAM’S, Psy 4 de la Rime, Joseph Arthur, Zita Swoon, MXD, Raphael, Parno Graszt... (www.paleo.ch)
Skyward, Slunt, Breitbild, Beverley Knight, Skin, Molotov, Unused Pawnshop, Liricas Analas, Oropax, Curse, Patent Ochsner, Mattafix, Kosheen, Silbermond Mell, Les Wampas, Marcel et son orchestre, Yann Tiersen, Aston Villa, Dub Incorporation,Celyane, Fleuve Congo (www.openair-lumnezia.ch) 28 luglio - 1 agosto Estivale (Estavayer)
Archive, Carnation, Core22, Sesto Senso, Elkee, Zedrus, Thierry Romanens, Bertrand avec D, Jamait, Oskar, Bénabar, Celyane, Carpak North, The Bliss, William White, Toto, Babylon, Sergent Garcia, Johnny Clegg (www.estivale.ch) 11 -13 agosto Heitere Open Air (Zofingen)
Xavier Naidoo, Reamonn, Simple Minds, Gentleman, The Rasmus, Fettes Brot, Silbermond, Opeth, Clawfinger, Stereo MCs, Blues Caravan, Lovebugs, Breitbild, Patricia Vonne, Revolverheld, Puppetmastaz, Gleis 2, Blues Caravan, Karaoke from Hell, Stop the Shoppers, The Delilahs, Migou, Sugarplum Fairy, Sam Raga (www.heitere.ch)
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RE.VISION
CINEMA
La casa sul lago del tempo Undici anni dopo il film d’azione Speed, Sandra Bullock e Kenau Reeves si ritrovano per interpretare La casa sul lago del tempo, un film in chiave romantica.
inizia uno scambio epistolare con la dottoressa, e se ne innamora irrimediabilmente. Purtroppo l’intervallo di due anni impedisce che quest’amore venga consumato, nonostante sembra che i due protagonisti vivano “contemporaneamente” nella stessa casa...
L’architetto Alex Burnham (Keanu Reeves) prende possesso di una bella casa alla riva del lago, che fu progettata da suo padre, anch’egli architetto. Il protagonista trova nella cassetta delle lettere un biglietto della vecchia proprietaria, Kate Forster (Sandra Bullock), che è una dottoressa solitaria trasferitasi in città, a Chicago, per questioni professionali. Ma c’è un mistero: il biglietto è datato dicembre 1999, mentre il nuovo proprietario della casa sta vivendo nel 1997. Intrigato dall’arcano temporale, Alex
Remake del film coreano Il mare di Hyun-seung Lee (2000), questa pellicola di produzione americana (Warner) e diretta egregiamente dal regista argentino Alejandro Agresti mette in scena una storia drammatica ed appassionata, in cui trovano spazio importanti scelte personali ed accesi conflitti familiari (tra Alex e suo padre, per esempio). Il plot è vincente, il cast è d’eccezione (oltre ai protagonisti ci sono Christopher Plummer e Dylan Walsh), e la lacrima è assicurata... riuscirà La casa sul lago del tempo a conquistare il cuore del pubblico come hanno fatto le pellicole in tema Kate e Leopold (con Meg Ryan e Hugh Jackman) oppure Ovunque nel tempo (con Christopher Reeve e Jane Seymour)? La risposta definitiva può essere formulata solo dagli appassionati di cinema, a partire dal 23 giugno, data da cui questo il remake verrà proiettato nelle nostre sale. La Warner mette i palio vari gadgets del film La casa sul lago del tempo (borse, agende in pelle e altro) ai primi 15 lettori che scriveranno un email a redazione@resetmagazine.ch con l’intestazione “La Casa” e il proprio indirizzo personale.
The Omen 666 La Bestia è tornata!
In uscita nei nostri cinema il remake del celebre Omen - Il presagio (del ‘76, diretto da Richard Donner). The Omen 666 ripropone il tema dell’Anticristo reincarnato in un ragazzino nato alla sesta ora del sesto giorno del sesto mese. Sua madre è morta durante il travaglio, quindi il parroco della clinica ha l’idea d’affidarlo ad una coppia - Kathryn e Thorn (ovvero gli attori Julia Stiles e Liev Schreiber) - che ha appena perso il proprio figlio durante il parto. La madre sostitutiva non è a conoscenza dello scambio, ma il padre, un ambasciatore statunitense di stanza a Roma, invece sì, e ben presto si pentirà di questa scelta avventata. Difatti, sei anni dopo, certi avvenimenti inquietanti collegabili a Damien dimostrano che non è un bambino come gli altri... Questo
film diretto da John Moore (Dietro le Linee) vede pure la partecipazione straordinaria (e simbolica nel ruolo della baby-sitter) di Mia Farrow (ricordate la sua efficace interpretazione nel leggendario Rosemary’s Baby di Roman Polansky?), mentre il bambino è il piccolo attore Seamus Davey-Fitzpatrick, uno dallo sguardo ingannevolmente angelico. Una bella botta di terrore, arricchita da minacciosi effetti speciali. In omaggio gadgets in stile Omen 666 (capellini, t-shirts e portachiavi con crocifisso) ai primi dieci lettori che invieranno un mail a redazione@resetmagazine.ch con l’intestazione “Omen” e il proprio indirizzo postale.
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The Road to Guantanamo “Quello che sappiamo, è che queste persone sono cattive...” (George W. Bush)
Guantanamo: luogo tristemente alla ribalta a causa dei noti campi di detenzione americani, in cui sono rinchiusi i prigionieri ritenuti terroristi di Al-Qaeda. Siamo tutti a conoscenza delle polemiche sorte sul trattamento disumano riservato ai detenuti di Guantanamo, e a tutti è rimasta impressa l’immagine di questi in tuta arancione, incatenati, imbavagliati ed incappucciati.
The Road to Guantanamo, docu-film dell’inglese Michael Winterbottom, è basato sulla storia vera di tre britannici/pakistani (Shafiq Rasul, Ruhel Ahmed e Asif Iqbal, nel film interpretati da tre attori) detenuti nella base Usa a Cuba per più di due anni. La loro storia inizia nel settembre 2001, quando partono per il Pakistan, destinazione Karachi. Dopo aver sentito la predica
di un imam, che cercava volontari disposti a partecipare ad attività umanitarie in Afghanistan, decidono di andare a dare una mano. Però, quando gli Usa dichiarano guerra al regime talebano, i tre si trovano intrappolati in Afghanistan e vengono in seguito catturati dalla Alleanza del Nord e consegnati agli americani. Finiscono a Guantanamo senza un’accusa precisa, per poi essere liberati circa due anni dopo, ma non senza aver subito brutali torture psicologiche e fisiche durante la loro dentenzione. Dopo il rilascio di questi tre giovani le autorità statunitensi non hanno ammesso il loro errore, ed i ragazzi non sono mai stati discolpati completamente. Commissionato da Channel 4, il film è stato girato in Afghanistan, Pakistan e Iran, ed è stato presentato all’ultima edizione della Berlinale. Qui non ci trovate divertimento ed intrattenimento: è un film da vedere per discuterne, e per riflettere sull’abuso del potere militare statunitense e britannico, purtroppo sempre più ingerente che mai.
America Dreamz Il tramonto del sogno americano
to (Willem Dafoe) e supportato dalla First Lady (Marcia Gay Harden). Però c’è un inghippo: il presentatore non ha calcolato che tra i finalisti della gara è presente l’immigrato Omer, un timido partecipante adorato dal pubblico, ma in realtà terrorista con l’ordine di far scoppiare una bomba proprio in quest’occasione, con lo scopo di sopprimere il presidente americano e di attuare un simbolico colpo all’edonistica cultura americana.
America Dreamz è un concorso canoro televisivo per dilettanti ideato dal presentatore Martin Tweed (Hugh Grant). Costui è costantemente alla ricerca di una nuova celebrità del momento da sfruttare
per alzare l’audience, difatti per l’ultima puntata del concorso ha deciso d’invitare come giudice di gara l’attuale presidente degli Stati Uniti Joe Staton (Dennis Quaid) accompagnato dal suo segretario di Sta-
Diretto da Paul Weitz, regista di American Pie e About a Boy, il film America Dreamz è una satira sul ruolo che i sogni e le aspirazioni hanno nella cultura statunitense, focalizzandosi in particolare sull’ossessione degli americani per il loro star-system. Considerato lo stile rodato del regista, qui si ha in scena una via di mezzo tra la commedia leggera inglese e quella grottesca made in USA: dialoghi azzeccati, caratterizzazione realistica dei protagonisti e battute d’effetto. Commedia scorrevole e brillante.
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RE.VISION DVDMANIA
Uscito il film vincitore dell’Oscar di Ang Lee, in Dvd per la 01Distribu*zione. Brokeback Mountain è la nota storia di passione tra due cowboy - interpretati da Heath Ledger e Jake Gyllenhaal - che ha suscitato una globale commozione nelle platee dei cinema, emozione trasmessa non solo dalla trama, ma pure dalla scenografia mozzafiato e dalla colonna sonora azzeccata. Un film da rivedere, preferibilmente in widescreen. Geum-ja è una ragazza che ha trascorso in prigione tredici anni della *propria vita per avere procurato la morte di un bambino di sei anni. Ac-
cusata ingiustamente, la protagonista, scontata la pena, si vuole vendicare con il vero autore del misfatto. Lady Vendetta è il terzo episodio della trilogia della vendetta del regista Park Chan-wook (Mr. Vendetta e Old Boy). Ironico, surreale, drammatico, violento, un film con mordente che scorderete difficilmente. In Dvd per la Medusa. Achille De Bellis, top manager di un’importante catena alberghiera *di proprietà di sua moglie e di suo cognato, sembra avere tutto ciò che
un uomo desidera dalla vita: una bella casa, un buon matrimonio e una solida posizione sul lavoro. Ogni certezza viene travolta dall’incontro con Orfeo, 23 anni, un ragazzo che vive in borgata a Roma e non coltiva grandi ambizioni, ma si trascina in un’esistenza precaria e senza futuro. Orfeo incontra anche la figlia di Achille, e qui cominciano i guai... Il Mio Miglior Nemico è una commedia all’italiana del 2005 ora in circolazione su Dvd per la DNC Home Entertainment. Interpretano un grande Carlo Verdone e l’esordiente col botto Silvio Muccino, un’accoppiata indovinata. Un rilancio alla grande di quella particolare e caciarona “arte del ridere” propria del cinema italiano.
In The Libertine Johnny Depp interpreta John Wilmot, conte *di Rochester e poeta satirico del 1660, altresì amico e confidente di re
Carlo II. In un’epoca in cui si stavano facendo rapidi progressi nel campo della scienza, della letteratura e delle arti, il Conte scandalizzò la buona società londinese per i suoi poemi audaci e il suo stile di vita lascivo. I co-protagonisti di Depp in questo film spumeggiante di Laurence Dunmore distribuito in Dvd da Medusa, sono Samantha Morton e John Malkovich, quest’ultimo nella parte di re Carlo.
NEXTSCREEN
Chi ha sui quarant’anni ricorderà certamente Kung Fu, telefilm con David Carradine nel ruolo del monaco shaolin Kwai Chang Caine, che vaga per gli Stati Uniti dopo essere fuggito dalla Cina. Il monaco era un saggio con i buoni, ed un punitore implacabile, grazie alle sue arti marziali, dei cattivi. Un telefilm di buoni sentimenti e (spicciola) filosofia taoista che ebbe un grande successo. Ora la Warner Bros si è messa in mente di farne un film per il grande schermo, ma Carradine - che abbiamo rivisto ultimamente in Kill Bill di Tarantino nel ruolo dell’antagonista della Sposa - non ha più il fisico per interpretate il giovane monaco, anche se c’è chi sta spingendo perché abbia comunque il ruolo come il maestro Shaolin del protagonista. Staremo a vedere, intanto se vi capita l’occasione - in un qualche programma notturno - vi consigliamo di ri-vedere qualche puntata del Kung Fu originale.
Il protagonista del film vincitore dell’Oscar Brokeback Mountain Heath Ledger è ufficialmente entrato a far parte del cast di I’m Not There, film biografico su Bob Dylan. Todd Haynes, il regista, e Oren Moverman, lo sceneggiatore, hanno intenzione di raccontare i diversi aspetti della vita di Dylan facendo interpretare ognuno di essi da un attore diverso. Sono sei le parti e per il momento sono cinque gli attori scritturati: oltre a Ledger ci sono Christian Bale, Richard Gere, Ben Whishaw e Cate Blanchett (proprio così, una donna, ma non ci è dato sapere in che veste). Nel cast pare ci siano pure Julianne Moore, Charlotte Gainsbourg e Michelle Williams. Le riprese dovrebbero cominciare a luglio e il debutto nelle sale dovrebbe avvenire entro la fine di quest’anno.
Blade Runner:
Bruce Willis torna a indos-
sare i panni dell’agente di polizia John McClane. Dopo undici anni, l’attore parteciperà ad un nuovo capitolo diretto da Len Wiseman. Continua quindi la tradizione del Willis eroe duro e puro, iniziata con Trappola di cristallo, 58 minuti per morire e i vari Die Hard. Secondo a quanto riportato dall’Hollywood Reporter, il regista porterà sul grande schermo una storia scritta da Doug Richardson e Mark Bomback. Tutto ruota attorno a dei crimini informatici commessi da una fantomatica organizzazione terroristica, e naturalmente il nostro eroe - dopo le consuete peripezie sull’orlo del rasoio - salverà il mondo dal disastro preannunciato. O no?
la Warner, per festeggiare il 25mo anniversario del suo debutto, l’anno prossimo distribuirà nei cinema la versione The final cut del film diretto da Ridley Scott e interpretato da Harrison Ford, Rutger Hauer, Sean Young, Daryl Hannah ed Edward James Olmos. The Final Cut sarebbe ancora in lavorazione; una volta ultimato potremo vedere tutte le scene, il montaggio e il materiale che Scott avrebbe sempre desiderato di poter inserire nella pellicola ma che da sempre gli è stato impedito di fare. Quest’operazione ha niente a che vedere con il Blade Runner Director’s Cut uscito nel ‘92, che fu un’operazione prettamente commerciale con la quale il regista ebbe poco a che fare. In programma pure un Dvd con tutte le versioni del film: oltre alle due già menzionate, incluse la versione americana e quella internazionale dell’82.
RASSEGNE
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tiKINÒ
Da poco più di un anno è nato nella Svizzera italiana tiKINÒ, un appuntamento mensile che permette ai giovani registi ticinesi di proiettare i loro cortometraggi e al pubblico di scoprire il sorprendentemente vivo mondo del cinema underground ticinese. Il comitato promotore di tiKINÒ è formato da Thierry Moro, Erik Bernasconi, Fabio De Luca, Alessandro Marcionni, Mauro Boscarato, Daniel Bilenko e Tobia Botta, ma i filmaker coinvolti sono molti di più come Niccolò Castelli, Pilar Köller, Patrick Soergel, per citarne alcuni. Ne abbiamo parlato con il “presidente del mese”, Tobia. Prima di tutto cos’è tiKINÒ? tiKINÒ è la cellula ticinese di “kinò”: una sorta di “gioco del cinema” nato in Canada. La cellula madre è il “kinò00” del Quebec e attualmente vi sono oltre 50 cellule al mondo: Losanna, Parigi, Amburgo... L’intento è quello di creare una rete mondiale: capita di proiettare a Lugano cortometraggi fatti nel resto del mondo oppure che, ad esempio, nella proiezione “Planete Kinò” di Bruxelles vi siano dei cortometraggi ticinesi. Spiegaci un po’ le regole di questo “gioco”. Il motto di kinò è “faites bien avec rien, faites mieux avec peu, faites-le maintenant!”. Ogni mese viene dato un tema (p.es. “tentazioni”, “lo specchio”, “on the road”) e chiunque può cimentarsi nella produzione di un cortometraggio della durata massima di 8 minuti che viene proiettato nella serata dedicata a quel tema. In teoria. Perché in teoria? Alle nostre serate vengono proiettati regolarmente cortometraggi in ritardo di qualche mese che non sono stati terminati in tempo o addirittura, come è capitato l’ultima serata, di proiettare un corto sul tema del mese che verrà. Una menzione speciale va a Mauro che ha consegnato il suo corto sul tema “sacrificio” il mese giusto ma dell’anno dopo. Dove si svolgono queste serate? Al Living Room di Lugano con la sola eccezione dei mesi estivi, giugno e luglio, dove il tutto si sposta all’aperto nella splendida cornice delle piscine di Carona. Che è poi la sede estiva del Living Room. Oltre agli appuntamenti mensili abbiamo cominciato ad organizzare in giro per il Ticino delle serate “best of” in cui proponiamo una selezione di quanto prodotto l’anno scorso: siamo reduci da una bellissima serata alla Fabbrica di Losone e dopo l’estate sarà la volta del Mendrisiotto. Ci tengo a sottolineare che tutte le serate di tiKINÒ sono aperte a tutti e che l’entrata è gratuita. L’anno scorso
eravate anche al Festival Internazionale del film di Locarno... Anche quest’anno saremo al Festival con un altro Kabaret Kinò. Ogni tanto, nel corso dell’anno, una cellula di KINÒ contatta le altre cellule sparse in tutto il mondo comunicando che in un certo periodo, che può durare da 3 a 7 giorni, viene organizzato un Kabaret Kinò, di solito nell’ambito di Festival ma non necessariamente, nel quale ci si ritrova registi, tecnici, musicisti e attori a collaborare a scrittura, riprese, musica e montaggio di cortometraggi, a partire da un tema dato all’ultimo momento sul posto, che vengono proiettati l’ultimo giorno. Bilancio dopo il primo anno di attività? Oltre ogni aspettativa, sia per quanto riguarda il pubblico che ci segue, che per i molti filmaker che partecipano attivamente, e basta una visione del programma “best of” dell’anno scorso per rendersi conto della qualità dei lavori prodotti. Un’altra piacevole sorpresa è stata la rete di conoscenze e collaborazioni che tiKINÒ a saputo creare. L’unico inconveniente era dettato dall’altalenante numero di corti proposti vista la natura imprevedibile del “gioco” (abbiamo avuto serate con 3 corti ed altre con 13). Per garantire al pubblico una proiezione sempre ricca, abbiamo deciso di aggiungere ad ogni serata un programma collaterale di ca. 30 minuti nel quale ogni “presidente (a rotazione) del mese” può proporre quello che vuole (corti premiati ai Festival, corti di altre cellule kinò) oltre ai corti sul tema del mese. Nel mio caso, per i due mesi estivi, sto preparando due serate monografiche su due giovani registi ticinesi: Riccardo Bernasconi e Jasmina von Büren. Parlaci un po’ di loro... Riccardo Bernasconi abita a Mendrisio e attualmente sta frequentando una scuola di cinema a Milano. Lo seguo da un paio di anni, da quando ho avuto la sorpresa di vedere il suo geniale Boffer bings.
Di lui mi ha subito colpito l’ironia, l’oggettistica kitsch, le luci luna-park e il linguaggio contaminato da stili, formati e supporti differenti, dal super8 al digitale passando attraverso l’animazione disegnata a mano. Se il talento si misura in premi allora Riccardo ne ha già molto perché i suoi cortometraggi hanno ottenuto numerosi riconoscimenti in tutta la Svizzera e in Italia. Il mese scorso la giuria del Festival Svizzero del cinema giovane di Zurigo l’ha premiato per l’insieme delle sue ultime opere. Ed è giovanissimo, solo 22 anni. E Jasmina. Jasmina von Büren ha terminato da poco i suoi studi in comunicazione visiva alla SUPSI di Lugano, si occupa di grafica ed è autrice di numerosi videoclip musicali di band del calibro dei Maja e dei Blend 71. I suoi lavori passano regolarmente su emittenti televisive musicali come Viva ed hanno partecipato, con successo, a concorsi di video musicali in Italia. Attualmente, mentre sta organizzando le riprese di nuovi video e cortometraggi, tra un lavoro di grafica e l’altro, frequenta una scuola di sceneggiatura a Milano. L’ho conosciuta l’anno scorso al Kabaret Kinò di Locarno e mi ha subito colpito l’eleganza del suo montaggio e la grazia con la quale fa danzare deliziosamente le immagini. (www.tikino.ch) -------------------------------------Prossime visione tiKINÒ
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+ i corti sul tema del mese: “il sesto senso” dalle ore 21.00, entrata gratuita -------------------------------------20 luglio / La Cava - Piscine di Carona Jasmina Von Büren
+ i corti sul tema del mese: “mundial” dalle ore 21.00, entrata gratuita --------------------------------------
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RE.AD
LIBRI
di Stefano Kirk
Ad alta tensione Questo mese stiamo sul leggero, gicché arriva l’estate che offre l’occasione di una bella sdraio, un ombrellone e tempo per lasciarsi andare con un thriller da cui non staccarsi finché non lo si è terminato. Approfittiamo dunque delle recenti uscite di romanzi per la collana editrice Nord, leader in Italia del genere “alta tensione”. di Stefano Kirk
James Patterson è un nome conosciuto dagli amanti di thriller di tutto rispetto. Prolifico scrittore americano, Patterson è un abile costruttore di trame che si dipanano immancabilmente sul filo del rasoio. Con Maximum Ride - L’esperimento Angel l’autore ci racconta le vicende di sei ragazzi apparentemente normali, ma che in realtà nascondono un segreto: sono al 98 per cento umani e al 2 per cento uccelli. Sono cresciuti in un laboratorio, e hanno vissuto gran parte della loro vita come topi in gabbia, ma adesso sono liberi. Con l’aiuto di Jeb, un adulto dal passato misterioso, si sono nascosti in una casa-rifugio, dove hanno istituito una comunità della quale il capo è Max, una coraggio-
sa sedicenne. Dal giorno della loro fuga, però, gli Eliminatori hanno catturato la più piccola del gruppo, Angel... Colpi di scena, scrittura sciolta e caratterizzazione dei personaggi convincente: Patterson, ed è proprio il caso di dirlo - vi farà “volare” il tempo. Altrettanto lo faranno P. J. Tracy, alias dietro al quale si nascondono le autrici madre e figlia P.J. e Tracy Lambrecht di Northfield, Minnesota. La coppia è alla sua prima pubblicazione è già sta dimostrando d’avere le doti necessarie per entrare nel cuore dei lettori più avidi. Vuoi giocare è un giallo che narra di un serial killer che uccide ispirandosi ai capitoli di un gioco virtuale non ancora in commercio. Gli inquirenti, ovvero i simpaticissimi e tormentati detective Magozzi e Roselth, sospettano gli sviluppatori del gioco, membri della società Monkeewrench, in quanto ognuno d’essi ha un passato pieno d’ombre. Ma la soluzione del caso è più lontana e allo stesso tempo vicina, se ne accorgerà il detective Mangozzi che nonostante sia in missione s’innamorerà della coordinatrice del gruppo di sviluppatori, Grace McBride. Mistero, delitti trucidi, alta tecnologia, ed un pizzico di romanticismo: le autrici sanno dove andare
L’avversario
a parare, rischiando così di farvi prendere una scottatura sulla sdraio. Per il lato misteri insoluti sull’onda del gran successo del Codice da Vinci, la Nord propone un romanzo di Elizabeth Peters, L’enigma della piramide nera. La Peters (alias di Barbara Louise Gross Mertz) è una scrittrice ingelse autrice di decine di romanzi gialli molti dei quali hanno come protagonista Amelia Peabody, archeologa. In questo capitolo la Peabody e suo marito Radcliffe Emerson dopo lunghe trattative riescono ad avere l’autorizzazione di studiare la camera mortuaria della mitica Piramide Nera, a Dahsur, in Egitto. Ma già al loro arrivo al Cairo, gli archeologi hanno la sensazione che qualcuno voglia approfittare del loro lavoro per appropriarsi illegalmente di reperti preziosissimi. Fantasmi e segreti mai rivelati, il tutto ambientato a fine Ottocento nonché nel fascinoso mondo dell’antico Egitto. La Peters è un’autrice dalla vena tipicamente british, con spiccato sense of humor altresì non violenta o sanguinaria... insomma questo è un romanzo giallo per tutti. Buona lettura e buona estate.
Uscito recentemente il secondo volume della serie L’Avversario, sottotitolato Le Streghe di Julesburgh. La serie (una trilogia), edita in italiano dalla BD Edizioni, nasce in Belgio dalla collaborazione del sceneggiatore Thierry Robberecht con i disegnatori italiani Alberto Pagliaro e Cosimo Lorenzo Pancini, titolari dello studio Kmzero. Trattasi di un classico noir “alla francese” illustrato e colorato in maniera raffinatissima dai due autori italiani. La trama su cui si snodano i tre capitoli - ognuno una storia a sé anche se i protagonisti sono sempre gli stessi - s’indirizza al pubblico adulto amante dell’occulto. Già il titolo dà una precisa connotazione alla serie: l’Avversario, ovvero come si nominava Satana durante il Medioevo. Dietro la sceneggiatura inquietante e l’adattamento grafico moderno si celano misteriosi ed efferati omicidi che avvengono negli Stati Uniti dei giorni nostri. Un pool d’esperti viene incaricato di scoprire chi si cela dietro tanto orrore. Il secondo volume è ambientato in Texas, in una fantomatica cittadina di nome Julesburgh, azzeccata locazione per una contemporanea caccia alle streghe. La protagonista della serie, la procace Yasmine, si ritrova nel gorgo diabolico che coinvolge suo padre, Golias, ambigua figura invischiata con l’Avversario, e sua madre, Eleonora Giggs, vittima sacrificale di torbidi ricatti satanici. Yasmine è l’anello di congiunzione tra gli inquirenti e il mistero che aleggia attorno ai delitti, rappresentando la parte umana, quella un po’ ingenua, del racconto. Ma pure lei, suo malgrado, soccombe alle tentazioni... Una trilogia disegnata e poi elaborata digitalmente in maniera eccellente, tra scene dell’orrore e flash erotici, seguendo una sceneggiatura che non mancherà d’affascinare gli appassionati della suspence. Il primo volume s’intitola L’Avversario-Le mosche, e a breve ci sarà l’uscita del terzo e conclusivo volume, ossia L’Avversario-Demone. www.edizionibd.it Pagliardo, Pancini, Robberecht L’Avversario - Le Streghe di Julesburgh / BD Edizioni
la regione
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RE.ART
GALLERY
Concorso Being Christo and Jeanne-Claude I vincitori
Anche quest’anno è stata rinnovata la proficua sinergia tra re.set magazine ed il Museo d’Arte Moderna di Lugano, dove fino al 18 giugno è in programmazione la mostra dedicata alla celebre coppia Christo e Jeanne-Claude. La sfida proposta agli spiriti creativi della Svizzera Italiana - visitare l’esposizione, immergersi nel lavoro degli artisti e proporre un’opera ispirata alla loro produzione - è stata accolta con grande entusiasmo e molteplici adesioni. L’iniziativa culturale ha favorito il diretto coinvolgimento del territorio, del pubblico giovanile e del mondo accademico ticinese, proponendo interessanti proposte artistiche. Il 23 maggio si è svolta la premiazione ufficiale del concorso nella sala conferenze del Museo, dove tuttora sono esposti tutti i progetti partecipanti. Il vincitore del concorso è Luca Sciaroni il quale si aggiudica la copertina di re.set. Il suo lavoro è quello che ha risolto meglio la sfida lanciata da re.set: con i suoi Tubi sospesi sul lago ha proposto un’opera forte sia nell’estetica che nella parte concettuale. Nel modo in cui presenta il suo progetto d’intervento si riconosce inoltre lo stile ed il linguaggio usati da Christo e Jeanne-Claude, dimostrando così d’essersi immedesimato a fondo sul tema del concorso. Al secondo posto la coppia Carlo Barra e Elena Fornera, il loro lavoro è dedicato all’intenso rapporto tra città e lago. Una fila di vele si estende dalla città fino dentro al lago, un lavoro arricchito da immagini di storia lacustre, fra modernità e tradizioni. Al terzo posto troviamo il Gruppo Crocus (Antares Volger e Saul Savarino): da una struttura architettonica moderna (palazzo BSI di Lugano) parte una complessa figura di scivoli volanti e colorati che sfociano nel lago dal forte impatto estetico. Inoltre, una menzione speciale è stata riservata all’ironico progetto di Elisabeth Oppenheimer e Guido Loeckx, i quali inviano con un pacco postale il controverso progetto di Sala multiuso di Ascona alla rotonda di Piazza Castello a Locarno, una provocazione artistica che ci ha ispirato molta simpatia. Ringraziamo di cuore tutti i partecipanti per l’impegno profuso in questo concorso, dimostrando così serietà ed inventiva. Rinnoviamo quindi l’invito di tenere d’occhio re.set magazine: in autunno un nuovo concorso in arrivo... tenetevi pronti!
Primo posto - Luca Sciaroni
RE.ART
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Menzione speciale - Elisabeth Oppenheimer e Guido Loeckx
Secondo posto - Carlo Barra e Elena Fornera
Terzo posto - Gruppo Crocus
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RE.ART
AGENDA
fino al 22 giugno G Gallery - Lugano Rojo de sangre dipinti di Claudio Taddei
fino all’8 luglio New Orleans Club - Lugano Dust&Scratches fotografie e video-art
fino al 3 settembre Castello Sasso Corsaro Bellinzona Claude Kuhn - manifesti
fino al 23 giugno Galleria dell’Accademia Mendrisio Aires Mateus: Architteture progetti e immagini di Manuel e Francisco Aires Mateus
fino all’8 luglio Libreria del Tempo - Massagno Rosy Giadda Conti e Laura Pelegrinelli acquarelli e dipinti
fino al 10 settembre Museo Hesse - Montagnola Eccomi, pardon: approcci opere di Emmy Ball-Hennings
fino al 25 giugno CACTicino - Bellinzona Il gigante buono - Artisti dell’America latina opere di Teresa Margolles, Nils Nova e Tomàs Ochoa fino al 25 giugno Galleria d’Arte Fond. Patrizio Patelli – Locarno Soliloquio wall-installations di Linda Khatir Watson fino al 25 giugno Museo Casorella - Locarno Leggerezza nel contemporaneo dipinti e sculture di M. Asada, H. Fujita, K. Kurihara, A. Okazaki fino al 25 giugno Studiocristinadelponte - Locarno In Between opere di T. Ito, S. Matoba, R. Wada fino al 30 giugno Rist. Al Pontile - Ascona Stephan Troxler Sakt dipinti, sculture, ceramiche, bodypaintings fino al 30 giugno Pharmaton - Bioggio Valeria Bosco dipinti e disegni fino al 30 giugno Il Libraio - Mendrisio Magnetic Personalities sculture in argilla e ferro di Irène Frölich-Wiener fino al 2 luglio Museo Cantonale d’Arte - Lugano Che c’è di nuovo? Uno sguardo sulla scena artistica emergente in Ticino con opere di Al Fadhil, Davide Cascio, Umberto De Martino, Donato Di Blasi, Ivana Falconi, Luca Frei, Fabrizio Giannini, Prisca Groh, Andreas Gysin e Sidi Vanetti, Piritta Martikainen, Gian Paolo Minelli, Laura Solari, Una Szeemann, Matteo Terzaghi e Marco Zürcher
fino al 15 luglio Studio d’Arte Dabbeni - Lugano New Wall Drawing - New York on paper opere di David Tremlett fino al 15 luglio Biblioteca Cantonale - Lugano Di-segno con testo Opere grafiche e calligrafe di Orio Galli fino al 15 luglio Galleria all’angolo - Mendrisio dipinti di Dina Moretti fino al 19 luglio Centro I Grappoli - Sessa I qui e ora di ieri collettiva/dipinti dal 29 luglio all’8 ottobre Trii - Roveredo Openart 06 collettiva fino al 29 luglio Canvetto Luganese - Lugano Ad Oriente la luce splende fotografie di Pier Poretti fino al 29 luglio Galleria Balmelli - Bellinzona Mario Comensoli opere della collezione Robbiani fino al 31 luglio Galerie Reber - Ascona Artisti russi famosi dipinti di Alexej Jergov, Jurij e Valerij Iwanov, Sergei Smirnov e Ivan Solotchin fino al 13 agosto Museo Villa dei Cedri - Bellinzona Atelier simultané 1923-1934 opere di piccolo formato di Sonia Delaunay fino al 19 agosto Matasci Arte - Tenero Oltre la forma mostra collettiva fino al 30 agosto Fondazione Valle Bavona Cavergno Aurelio Dadò dipinti
fino al 15 settembre Banca Ubs - Lugano Marilyn immagini e collages di Omar Ronda
fino al 15 settembre Galleria Barbara Mahler - Pura Marilyn immagini e collages di Omar Ronda fino al 1° ottobre Museo Vela - Ligornetto Augustus Saint-Gaudens (18481907) scultore americano dell’Età d’Oro fino al 31 dicembre Museo Civico di Belle Arti Lugano opere di Matisse, Rousseau, Monet, e di alcuni protagonisti della pittura lombarda ‘800-’900
fino al 26 agosto Galleria Gottardo - Lugano I principi etruschi di Murlo
La committenza aristocratica nei reperti archeologici del Museo di Poggio Civitate La Fondazione per la cultura della Banca del Gottardo presenta fino al 26 agosto, una importante esposizione archeologica dedicata alla cultura etrusca. Poggio Civitate è uno dei numerosi siti della Toscana che da vari decenni catturano l’interesse degli archeologi. I lavori di scavo sono iniziati nel 1966 e hanno riportato alla luce uno dei più antichi edifici monumentali finora trovati in Italia. L’edificio, costruito attorno al 600 a.C. e distrutto nel 530 a.C. ca. fornisce un quadro molto completo dello sviluppo architettonico di un insediamento etrusco dalla metà del VII secolo fino a oltre la metà del VI secolo a.C., e permette di capire come i piccoli villaggi collinari funzionassero dal punto di vista sociale ed economico. Il motivo per cui Poggio Civitate venne distrutta e chi fu l’artefice di tale distruzione restano un mistero. Il sito è molto significativo perché permette, in vario modo, di capire meglio la cultura etrusca. Buona parte di ciò che si sa su questo popolo nel periodo che intercorre tra l’VIII e il VI secolo a.C. è stato estrapolato osservando i numerosi corredi tombali e i preziosi oggetti in essi custoditi. Questi oggetti, così lussuosi e rifiniti con cura, erano tuttavia quasi sicuramente doni cerimoniali di una classe sociale particolarmente agiata. Ben poco si sa invece della vita quotidiana degli abitanti dell’Etruria, di come fossero costruite le case di allora o quali oggetti utilizzassero gli etruschi giornalmente. Molti insediamenti etruschi di epoca remota giacciono sotto gli odierni villaggi e le città della Toscana, e risultano pertanto praticamente inaccessibili. In questo senso, il sito archeologico di Poggio Civitate permette, ed è cosa rara, di cogliere un aspetto poco noto della cultura etrusca. Visitare quest’esposizione, che mette in mostra buona parte dei reperti di Poggio Civitate, è un po’ come un viaggio nel tempo al cospetto di una cultura fiorente ed affascinante, ancor oggi avvolta dal mistero.
dall’8 giugno al 1° ottobre m.a.x.museo Chiasso
MOSTRE
RE.ART
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100 + 3 manifesti svizzeri Il m.a.x.museo di Chiasso comincia la sua attività espositiva con una mostra che raccoglie l’importante collezione di manifesti svizzeri appartenenti alla collezione di Siegfried Odermatt, egli stesso grafico e designer. La collezione è documento di un gusto, quello di Odermatt, che raccoglie “manifesti che mi piacevano e di cui lo stile mi sembrava convincente, anche se non corrispondevano per nulla al mio stile”. Per mettere insieme la sua collezione ha impiegato “più tempo e pazienza che denaro”, cercando in primo il contatto diretto con i diversi artisti, poi con gli altri collezionisti in vista di eventuali scambi, prima di ricorrere alle vendite all’asta. E quando ha raggiunto un numero convincente di lavori, non si è più accontentato di tenere per sé questa raccolta, ma ha voluto prima documentarla in un libro (il volume edito da Waser Verlag Zürich, 1998) e poi una serie di mostre fra le quali si inserisce ora questa al m.a.x.museo. Le opere proposte, cento in tutto più tre dello stesso Odermatt, raccontano l’avventura di designer-artisti come Max Bill, Hans Erni, Max Huber, Richard Paul Lohse, Jean Tinguely, Bruno Monguzzi, Niklaus Troxler e tanti altri (in totale sono 49 gli artisti-designer elvetici esposti). Nel lotto sono due le esponenti femminili, cioè Rosmarie Tissi e Mary Vieira. Con quest’ampia esposizione
s’intende illustrare la superiore e riconosciuta qualità di immagine della scuola grafica svizzera, fra le più importanti dell’Europa, fin dagli anni Trenta. La mostra 100 + 3 manifesti svizzeri resterà aperta fino all’1 ottobre, tutti i giorni, escluso lunedì e martedì, dalle 10.30 alle 18.30. Ingresso: adulti 8 franchi/5 euro. Ridotti 5 franchi. www.maxmuseo.ch
fino al 23 luglio Fondazione Beyeler - Riehen Figura Colore Spazio 160 opere di Henri Matisse
Henri Matisse Figura - Colore - Spazio
La Fondazione Beyeler espone fino al 9 luglio la prima grande retrospettiva su Henri Matisse in Svizzera negli ultimi venti anni. Presenta circa 160 pitture, sculture, disegni e stampe che ricoprono tutti i periodi di creazione dell’artista. Questa mostra ha per tema un fenomeno tanto rivoluzionario quanto affascinante riguardo a Matisse, quello della penetrazione e della ridefinizione dello spazio della rappresentazione attraverso la figura ed il colore, che finiscono del resto per trionfarvi. I quadri per la maggior parte mostrano figure di donne in un interno, la cui vista si apre sull’esterno attraverso una finestra o una porta. Figura, spazio interno e spazio esterno, rappresentati dai colori e da superfici colorate differenti, danno luogo ad una sorta di “protocollo sperimentale”, che Matisse non ha mai cessato di riprendere per tutta la durata della sua vita. Per questa eccezionale mostra, la Fondazione Beyeler è riuscita a mettere insieme un grande numero di prestiti provenienti da musei americani ed europei ma anche da numerosi collezionisti privati. Possiamo citare così il Centro George Pompidou di Parigi (orribile monumento all’arte moderna), il Museo di Arte Moderna della città di Parigi, la Tate, la Städtische Galerie nel Städelschen Kunstinstitut di Francoforte sul Meno, la Kunstsammlung Nordrhein-Westfalen di Düsseldorf, lo Stedelijk Museum di Amsterdam, lo Statens Museum del Kunst di Copenhagen, il Moderna Museet di Stoccolma, il Mu-
seo di Arte Moderna di New York, il Metropolitan Museum di Art di New York, il Baltimore Museum of Art, il Filadelfia Museum d’Arte, la Galleria Nazionale d’Arte di Washington, lo Hirshhorn Museum and Sculpture Garden di Washington, il Museo Nazionale dell’Ermitage di San Pietroburgo così come il Kunstmuseum di Basilea, il Kunsthaus di Zurigo ed il Kunstmuseum di Berna. Inoltre numerosi collezionisti ed istituzioni private, tra cui la Pierre e Maria-Gaetana Matisse Fondation Collection di New York e la Collection Maeght di Parigi, hanno ugualmente accettato di separarsi delle loro preziose opere per la durata della mostra. Un’esposizione da non perdere, per goderne la intrinseca vivacità e forza. L’arte di Matisse è un intenso toccasana. Fatevi contagiare dai suoi colori.
10 NUMERI A Frs. 27.( estero a euro 25 ) ABBONATI riceverai un CD in omaggio, scegli il tuo preferito, compila e invia il tagliando a: re.set magazine, cp 4632, 6904 Lugano oppure via fax al 091 970 24 46
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professione
1. Le donne fumano anche FRED. 2. Le personne che non fumano preferiscono FRED perché FRED le rispetta e la ama tanto 3. FRED non ha rimorsi Jean Claude fuma, non ama le FRED, ma resta un grande amico (solo un po meno di prima). 4. Benoit lavora da FRED. 5. Gaetano lavora anche da FRED e sua moglie si lamenta di non vederlo sufficientemente 6. Manu lavora anche da FRED. Viene de Zurigo e ha bisogno di trovare tanti nuovi amici.7. Claudio gli piacerebbe anche lavorare da FRED nel Ticino 8. ci sono delle ragazze che lavorano da FRED 9. Olivia e Caroline sono le nuove apprendiste da FRED 10. Fumare FRED rende meno stupidi (non sempre sfortunatamente ma puo aiutare !). 11. FRED e partner di Weetamix. 12. Weetamix e senza dubbio uno dei migliori club della svizzera 13. Le serate underground « Fred for Freaks » a Lugano diventeranno certamente una referenza musicale in tutta la svizzera. 14. Luke Solomon ha mixato nella serata « fred for freaks » a Ginevra 15. FRED sostiene Goin perché Goin è una persona simpatica 16. Goin è anche un artista
di talento, ambasciatore di questa generazione che presto sarà conosciuta come Warhol. 17. In tutta obbiettività FRED é senza dubbio la migliore sigaretta 18. Lei é anché la più simpatica 19. Benoit ha un problema, non riesce a pagare tutte le fatture 20. Nonostante le fatture da pagare Benoit é risciuto a tenersi ben stretta la macchina 21. La ragazza di Benoit non fuma ancora le FRED ma le piacerebbe cominciare 22. quindi Benoit deve cominciare ad offrirle le FRED, in modo che lei smetta di comprare le Philip Morris. 23. FRED é nata a Losanna, ma è anche innamorata di Ginevra, Lugano e Zurigo 24. FRED non ama la TV e lo dice nel suo pacchetto 25. FRED é innamorato e gli piacerebbe poterlo dire in italiano 26. FRED non ama il calcio e sopratutto i suoi tifosi 27. FRED organizzerà molte serate per la « coppa del mondo » e siete tutti invitati 28. FRED non è piu nociva delle altre sigarette, ma FRED contiene solo tabacco. 29. Fumare FRED é un piacere, sopratutto bevendo un cappuccino in Piazza Grande 30. FRED è piu cara delle altre marche di sigarette ma è consumata piu lentamente e dura di più 31. Dunque FRED è proporzionalmente meno cara delle altre marche 32. La nuove FRED juicy taste sono migliori che le vecchie FRED rose. 33. Kiosk AG non vuole distribuire FRED perché Kiosk AG e le grandi marche non amano FRED 34. FRED vorrebbe trovare un accordo, ma si rende conto che il rifiuto di dialogare è uno dei peggiori mali del nostro secolo 35. FRED è presente in tutti i chioschi indipendenti 36. FRED pensa che anche le minorità hanno il diritto di esistere senza doversi piegare alle regole dettate dai potenti 37. FRED è completemente indipendente e rigetta tutte le forme di corporatismo 38. FRED ama le persone per quello che sono, non per quello che vorrebbero essere 39. FRED ha molto ma molto meno denaro che i suoi concorrenti , ma ha delle idee migliori 40. I pacchetti Limited Edition FRED sono disponibili nei migliori bar/ristoranti/club Perchè un pacchetto di sigarette dovrebbe essere triste? 41. Lʼéquipe di FRED insegue i suoi sogni e non si addormenta in attesa che si realizzino. www.smokefred.ch
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