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NON C’E’ PIU’ TEMPO! Mai più senza borsa di studio! 10 proposte per il Diritto allo Studio! Mettici la firma! Abbiamo più volte ribadito come il diritto allo studio universitario in Italia soffra sempre più il problema di insufficienza delle risorse finanziarie e dell’ inadeguatezza del sistema di finanziamento. Questo comporta da un lato una limitata platea di aventi diritto al sistema delle borse di studio , pari al 10% nel 2010/11 sul totale degli studenti iscritti, (rispetto a paesi come la Francia e Germania in cui risulta del 26 e 30%) dall’altro, l’esistenza della figura dell’idoneo non beneficiario, ovvero dello studente che corrisponde ai criteri previsti dal bando, ma non riceve la borsa di studio a causa della scarsità dei finanziamenti. Nell’anno 2010-2011 gli idonei non beneficiari sono stati 45mila, per quest’anno si prevede un raddoppio di questa cifra. In questi ultimi mesi sono state diverse le proteste degli studenti e delle studentesse in molte regioni d’Italia sul tema del diritto allo studio: Lazio, Piemonte, Veneto, Puglia e Campania sono state protagoniste di battaglie per la copertura totale delle borse di studio. Riteniamo che una delle priorità del prossimo Governo, di fronte ad una riduzione delle iscrizioni all’università pari al 17% dal 2004, debba essere quella di mettere una radicale inversione di tendenza rispetto alle politiche in materia di diritto allo studio.

Gli effetti degli ultimi tagli Ricapitoliamo brevemente cosa è avvenuto al Fondo Integrativo Nazionale (che secondo la legge 390/91 è il fondo nazionale destinato alla ripartizione dei fondi regionali per le borse di studio). Nel 2009/10 il Fondo fu eccezionalmente di 246 milioni di euro, grazie al decretolegge “Disposizioni urgenti per il diritto allo studio, la valorizzazione del merito e la qualità del sistema universitario e della ricerca” che il Ministro Gelmini approvò velocemente, per dare una timida risposta alle forti mobilitazioni del movimento dell’Onda. Successivamente il fondo è stato decurtato nel seguente modo:

N.B.: Per il 2011 e per 2012 l'entità complessiva del fondo statale avrebbe dovuto essere inferiore, a causa di una serie di tagli contenuti nella Finanziaria del 2010 che aveva decurtato il Fondo Integrativo Nazionale dell’89,54% . Tali fondi sono stati annualmente parzialmente reintegrati. idem per il 2013 con la reintegrazione del fondo di 90 mln contenuto nella Spendind Review. Proprio un mese fa abbiamo denunciato l’ultimo taglio al Fondo Nazionale integrativo: all'interno del documento "Stato di Previsione del Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca" nel prospetto degli stanziamenti è possibile leggere un taglio al Fondo Integrativo nazionale delle borse di studio pari al 92% nel 2015 rispetto ad oggi. Infatti ad oggi sono previsti per i prossimi anni i successivi stanziamenti:


Ecco come hanno inciso questi tagli nel tempo rispetto alla percentuale di copertura media in Italia delle borse di studio:

I tagli al Fondo Integrativo Nazionale hanno avuto delle ripercussioni sulla copertura delle borse di studio che le singole regioni sono state in grado di garantire. Le fonti di finanziamento del DSU sono tre: il Fondo statale integrativo, la tassa DSU e le risorse regionali. L’ammontare del Fondo resta ignoto ed è stabilito di volta in volta dalle finanziarie, frutto di contrattazioni tra il MIUR ed il MEF. L’importo della tassa regionale - che fino all’anno passato era fissata autonomamente entro un range nazionale (tra i 62 e i 133 euro) - è aumentata a 140 euro per tutti oppure è prevista una suddivisione in tre fasce 120, 140, 160 (elevabile fino a 200 euro) in base all’ISEE (Decreto 68, Profumo). Le risorse regionali sono pari ad almeno il 40% dell’assegnazione relativa al fondo statale. C’è solo un particolare: nessuno sa come calcolare le risorse regionali. Le regioni, ad esempio, ritengono che si debba comprendere nel computo delle risorse anche la spesa per gli alloggi e la ristorazione. Ecco come hanno inciso i tagli al Fondo Nazionale delle borse di studio rispetto alla differente copertura garantita dalla regioni nel 2011-2012. Si evidenzia uno squilibrio tra le diverse regioni impressionante, accentuato dalle differenti politiche messe in campo dalle diverse giunte regionali (ex. Il Piemonte è passato con la Giunta Cota dalla copertura totale al 30%, pensiamo inoltre allo scandalo dello spreco di fondi pubblici che ha investito la Giunta Polverini nel Lazio).


Ecco invece come hanno inciso i tagli degli ultimi anni al Fondo Nazionale in alcune delle regioni in cui siamo presenti e che maggiormente si sono occupate delle vertenze sul diritto allo studio: Grazie alla campagna sul diritto allo studio portata avanti dai compagni e le compagne della Rete della Conoscenza Puglia, la Regione Puglia ha incrementato ulteriormente il fondo regionale destinato al diritto allo studio, con lo stanziamento di nove milioni di euro. Di questi fondi aggiuntivi assegnati all’A.Di.S.U. Puglia, 4 mln sono stati destinati esclusivamente all’assegnazione di borse di studio in favore degli studenti iscritti al primo anno nell’A.A. 2012/2013, per colmare la differenza con la copertura riguardante gli idonei di anni successivi al primo. Dei restanti 5 mln, derivanti da risorse proprie della Regione, tre mln riguardano il corrente A.A., 2 mln sono stati stanziati per l’A.A. 2013/2014. A Padova, grazie alle proteste dei compagni e le compagne de Il Sindacato Degli studenti la Regione Veneto ha sbloccato i 3 mln di euro statali e l’Ateneo di Padova ha confermato lo stanziamento di 2 mln necessari per coprire al 100% le borse di studio dell’anno 2010/2011. Per quanto riguarda il Piemonte, va precisato che nel bando EDISU di quest’anno accademico è stato inserito il criterio della media ponderata dei voti non inferiore al 25, per cui sono stati esclusi degli studenti che in base al requisito di merito ed economico del DPCM 2001 avrebbero avuto diritto alla borsa. Se nel computo si includessero anche questi, allora la copertura passerebbe da 63% al 52%.


Siamo convinti che non ci sia più tempo! E’ necessaria un’immediata contro tendenza nelle politiche in materia di diritto allo studio e welfare studentesco, per contrastare l’abbandono universitario e il calo delle immatricolazioni, fenomeno che cresce con il peggiorare della crisi. Per questi motivi abbiamo elaborato una proposta nazionale complessiva sul diritto allo studio che garantirebbe un miglioramento delle condizioni d’accesso all’università per migliaia di studenti e studentesse del nostro Paese. Lanciamo una raccolta firme su questi 10 provvedimenti che potrebbero davvero migliorare le condizioni materiali di tantissimi studenti e studentesse del nostro Paese.

10 Proposte per il Diritto allo Studio. Mettici la firma! 1. Bando Unico per il diritto allo studio Nei nostri territori sono state diverse le vertenze regionali che abbiamo portato avanti sul tema del diritto allo studio, ma è evidente che è necessario provare a sistematizzare le rivendicazioni locali all’interno di una proposta nazionale specifica che possa contrapporsi al Decreto sui Lep, che il Ministro Profumo non è riuscito a far approvare prima della fine della legislatura. Siamo convinti che sia necessario un Bando unico per il diritto allo studio, costruito tenendo conto dei LEP (Livelli Essenziali delle Prestazioni) su un livello macroregionale, una riforma a costo zero con dei benefici enormi per gli studenti e per gli stessi enti del diritto allo studio. Uno dei problemi fondamentali, infatti, è lo squilibrio interregionale rispetto alle prestazioni: se in Francia, Germania ed Inghilterra le condizioni del diritto allo studio sono identiche, in Italia ci sono tanti bandi quante sono gli enti/agenzie/uffici DSU, addirittura se ne contano più di 50. Siamo convinti che debba esistere un bando unico che vincoli le Regioni a garantire delle prestazioni minime che può soltanto migliorare e non peggiorare, rispetto alle linee guida nazionali.


2. La soglia ISEE All’interno del nostro Paese vi sono differenti condizioni di accesso alla borsa: la soglia ISEE per ricevere la borsa di studio varia da regione a regione (tra i 14.697€ ed i 19.596€ nel 2011/12), nonché gli importi di borsa sono diversi, anche in base alle diverse detrazioni per alloggio e vitto (quando) applicate. Sarebbe necessario stabilire una soglia dell’ISEE di 21000 euro in tutte le regioni e un importo minimo della borsa di studio su base nazionale e con importi massimi valutati sulla base dei costi della vita locale. La soglia ISEE che proponiamo è un obiettivo che finalmente potrebbe avvicinare l'Italia alle percentuali di borse di studio sulla popolazione studentesca degli altri Paesi europei: ricordiamo che da noi questa percentuale è ferma al 5%, mentre in Francia e in Germania supera la soglia del 25%. Il nostro riferimento, però, è l'attuale metodo di determinazione dell'ISEE, che da tempo da più parti si vuole rivedere: le ipotesi di riforma vanno nella direzione di assegnare maggior peso a parametri che adesso risultano più leggeri. Se non vengono correttamente adeguati i criteri per accedere a servizi essenziali, come quelli del diritto allo studio rischiamo di escludere da questi soggetti che adesso ne hanno diritto e che non muterebbero la propria condizione economica. La soglia massima ISEE, quindi, dovrà necessariamente essere rivista e ridiscussa a seguito della riforma dell'ISEE.

3. Posti alloggio e le politiche abitative Rispetto ai dati 2010/11 i posti letto gestiti dagli enti regionali sono circa 43.000 a fronte di 85.000 aventi diritto fuori sede: in media, uno su due si assicura l’alloggio. Sul totale studenti, la percentuale che beneficia di posto letto è del 3%: in base ai dati Eurostudent, su 23 paesi europei siamo gli ultimi, seguiti solo dalla Svizzera (con il 2% di iscritti domiciliati in una residenza universitaria). Crediamo che garantire il diritto all’abitare degli studenti sia necessario e fondamentale. In tal senso crediamo che: ●

E’ necessario rispettare e utilizzare la normativa prevista dalla legge 338/00 che cofinanzia la realizzazione di nuovi studentati; nel 2011 è stato emanato il terzo bando per selezionare i progetti da co-finanziare. E’ necessario che tra i criteri di scelta dei progetti il MIUR tenga conto della vicinanza dello studentato rispetto alla sede del corso di studio e che ci sia annualmente una relazione ministeriale che informi sui posti letto che verranno creati (o mantenuti) e sullo stato di avanzamento dei lavori. E’ fondamentale una verifica/controllo indiretto da parte degli studenti presenti all’interno del Cnsu e dell’Osservatorio Nazionale per il Diritto allo Studio.

Le amministrazioni devono una parte delle loro risorse nella lotta all’evasione e alla tutela degli studenti che decidano di denunciare le situazioni di affitto in nero, anche attraverso l’istituzione di un Fondo Regionale per l’Assistenza Legale a tali studenti. Inoltre sarebbe necessario che le Regioni si costituiscano parte civile in caso di denuncia da parte dello studente di un proprietario che affitta in nero. Riteniamo che questa opportunità debba essere pubblicizzata anche mediante una campagna pubblica informativa da promuovere negli atenei.

Le amministrazioni devono favorire politiche abitative per il riutilizzo e la riconversione di edifici di proprietà degli enti pubblici che possano essere destinati ad abitazioni per studenti a canone calmierato, in modo da fare concorrenza al canone di libero mercato


Lo Stato deve garantire, anche attraverso sgravi fiscali, la possibilità che proprietari di immobili sfitti li mettano a disposizione a canone calmierato agli studenti, attraverso appositi contratti.

Le amministrazioni locali dovrebbero promuovere l’istituzione di Agenzie Affitti, come filtro e collegamento tra gli studenti e i proprietari di immobili, esclusivamente per quelli che praticano contratti con canoni calmierati e che sia anche centro di informazione per gli studenti. Riteniamo che per garantire il funzionamento di tale Agenzia sia indispensabiile coinvolgere le associazioni studentesche che si occupano di diritto all’abitare.

Favorire esperienze di co-housing e social housing, che sono risultate positive in molti paesi europei e che potrebbero svolgere un ruolo anche nel recupero di aree della città in stato di degrado.

Riteniamo che il Miur, in collaborazione con le Regioni e gli atenei, proprio per la centralità e la complessità del tema dell’abitare, debbano favorire e finanziare la creazione di dottorati di ricerca da promuovere nelle università pubbliche, finalizzati a ripensare l’abitare per gli studenti e le studentesse.

4. Borse di studio e abolizione della figura dell’ “idoneo non beneficiario” Stando alla situazione dell’anno accademico 2010-2011, tenuto conto dei circa 180.000 studenti idonei quell’anno, per raggiungere la copertura totale delle borse di studio occorrono in media 600 milioni totali all’anno, suddivisi rispetto alla ripartizione del Fondo Integrativo Nazionale e i fondi delle regioni. Se tutte le regioni applicano una tassa di 140 euro, il contributo della tassa regionale a livello nazionale sarebbe circa di 232 milioni, rimarrebbero coprire circa 350 milioni, ad oggi non previsti dagli stanziamenti del Miur. La mancanza di finanziamenti nazionali determina l’aumento dei cosiddetti “Idonei non beneficiari”, studenti che rientrano nei criteri previsti per l’erogazione della borsa di studio, ma che non la ricevono. Rispetto a queste stime risulta evidente che ad oggi sia necessario aumentare gli stanziamenti al Fondo Integrativo Nazionale, in quanto nel Bilancio dello Stato sono previsti ad oggi 103 milioni per il 2013 e 15 milioni per gli anni 2014, 2015. E’ necessario che il Miur sia in grado di mettere in campo una pianificazione almeno triennale del finanziamento al Fondo Nazionale Integrativo, non è pensabile continuare a finanziarlo con misure di emergenza e residuali. E’ necessario inoltre, stabilire una quota di finanziamento fissa a carico delle regioni affinché venga assicurata la borsa alla totalità degli idonei e che essa non dipenda da ulteriori innalzamenti della tassa regionale. Considerata pari a 100 la spesa per borse, una parte pari ad un tot per cento 80%, dovrebbe essere a carico del Fondo statale e la restante parte 20% a carico delle regioni (al netto della quota coperta dalle entrate da tassa DSU). Proponiamo inoltre l’abolizione formale della figura dell’ “idoneo non beneficiario” all’interno dei bandi redatti dalle Regioni sul modello del Bando Unico, proposta di civiltà su cui ovviamente serve fare un lavoro serio di analisi e di recupero delle risorse oltre ché un lungo lavoro politico. Rispetto agli importi crediamo che sia opportuno fissare a livello nazionale i diversi importi tra studente fuorisede (di un minimo di 5.500,00 €) pendolare (di un minimo di 2.750,00 €) e in sede (di un minimo di 2.200,00 € ), limiti riconosciuti in tutte le regioni, con la possibilità di


intervenire in base al costo della vita. Considerata la notevole eterogeneità del sistema di trasporti locali, strumento essenziale per gli studenti pendolari, riteniamo che un intervento serio alla definizione della tipologia di studente passi non da la definizione di criteri forfettari per Km e minuti di percorrenza. Riteniamo, perciò, che sia necessario analizzare il fenomeno del pendolarismo e le reti di trasporto, tale da riuscire a definire criteri di reale riconoscimento delle tipologie di studente, aggiungendo ai due già presenti, quello della frequenza dei mezzi di trasporto. E’ necessario inoltre ridurre le detrazioni relative al servizio di ristorazione e posto alloggio ad un massimo di 160 € (il decreto Profumo prevedeva 240€ di detrazione al mese previsti dal decreto Profumo per il posto alloggio, questa cifra è troppo alta.)

5. Criteri di merito Il principio su cui si fonda l'intervento del sistema del Diritto allo Studio Universitario è il dettame costituzionale che sancisce la garanzia della possibilità per "i capaci e i meritevoli anche se privi di mezzi" di accedere ai più alti gradi dell'istruzione. Secondo questa impostazione, la funzione dei criteri di merito per l'accesso ai servizi del DSU non può che essere quella di attestare lo stato di attività dello studente durante il periodo di beneficio, non di attuare una selezione di "più meritevoli" in termini di eccellenza nell'accesso a detti servizi. Siamo perciò contrari ad un inasprimento dei criteri di merito, perché corrisponderebbe ad una contrazione del numero di idonei a beneficiare dei servizi del diritto allo studio e, conseguentemente, ad un minore sforzo economico per la copertura della totalità degli stessi e un sostanziale disinvestimento da parte del Pubblico nel sistema di diritto allo studio. Analizziamo i criteri di merito previsti dal DPCM 2001 rispetto a quelli che sarebbero stati introdotti dal nuovo decreto Profumo (che non è stato approvato).

Considerando l’autonomia didattica degli Atenei, sono i Corsi di laurea a definire il volume di crediti per esame, il calendario didattico (numero di esami per A.A.), nonchè la disposizione per semestre in relazione alle lezioni, dobbiamo rilevare che: * il singolo esame è variabile mediamente da 3 ≤ E ≤ 12 CFU. Per stimare la soglia di merito più adeguata e quindi il consecutivo numero di esami necessario a raggiungere, entro il 10 Agosto, i requisiti di merito ed essere così eleggibile, standardizziamo il volume di crediti di un esame a 8 CFU. Si deve rilevare un’asimmetria nell’organizzazione della didattica tra i diversi corsi di studio (volume CFU, calendario didattico, laboratori, tirocinio, blocchi d’esame, ecc.) e una simmetria nei criteri di merito per l’eleggibilità agli anni successivi al primo con il sistema di “bonus” definiti nel DPCM 9 Aprile 2001. Il criterio aumenta


progressivamente con l’andamento degli studi nella triennale. Tale rilevazione ci costringe ad osservare che il parametro di merito non può essere discrezionale (non progressivo) e rigido (privo di bonus). Se analizziamo, invece, i requisiti che erano stati definiti nel “Decreto Profumo”, rileviamo che il parametro di merito diventi rigido discrezionale e restrittivo. Riteniamo ad oggi utilizzare come riferimento i criteri di merito previsti dal Dpcm 2001.

6. Contributo di mobilità internazionale Include tra le finalità “la promozione di interventi e strumenti di valorizzazione e informazione delle opportunità offerte, in particolare dall’UE, per favorire l’internazionalizzazione delle esperienze di studio” (art. 2, co. 5). La mobilità internazionale è fortemente influenzata dalla condizione sociale familiare: il 9% circa dei figli di laureati ha effettuato un’esperienza di studio all’estero contro il 3% circa di figli di genitori con istruzione medio-bassa (dati Eurostudent). Siamo convinti che la possibilità di soggiornare per un periodo all’estero è un’opportunità che non può essere appannaggio soltanto di coloro che possono sostenere autonomamente le spese di viaggio e di vita in un altro Paese. Dunque riteniamo indispensabile che vi sia un aumento dei finanziamenti e che in tutte le regioni si garantisca il contributo per gli studenti in Erasmus o che svolgono ricerca tesi all’estero, garantendone l’erogazione in concomitanza con il periodo di soggiorno all’estero dello studente.

7. Prestiti Sempre all’interno della legge 390/91, viene riconosciuta alle Regioni la possibilità di disciplinare i prestiti d’onore. Negli ultimi anni sono stati stanziati complessivamente circa 50 milioni di euro su quattro differenti linee di azione messe senza alcun coordinamento: Fondo una tantum per la concessione di prestiti fiduciari (istituito con la Legge finanziaria 2004), il Finanziamento agli atenei per progetti sperimentali e innovativi per la concessione agli studenti di prestiti d’onore (DM 23 ottobre 2003), il Progetto DiamogliCredito (2007) del Ministero delle Politiche giovanili poi trasformato nel Progetto DiamogliFuturo (2010). Proponiamo l’abolizione del prestito d’onore e di far confluire gli stanziamenti previsti per DiamogliCredito e per Fondo per il Merito all’interno del Fondo Integrativo Nazionale per le borse di studio.

8. Mense E' necessario contrastare e invertire la tendenza all'esternalizzazione del servizio ristorazione da parte degli enti del diritto allo studio universitario. La gestione diretta è il primo tassello per pretendere dal Pubblico l'impegno a fornire un servizio di qualità per tutti gli studenti. E’, inoltre, premessa necessaria per proporre un sistema di tariffe agevolate per accedere al servizio ristorazione, esentando dal pagamento gli studenti che risultano idonei alla borsa di studio. Le tariffe devono restare a un livello accessibile e vantaggioso per i meno abbienti e in grado di incentivare l'utilizzo dei servizi mensa da parte di tutti gli studenti, è necessario stabilire una tariffa massima nazionale perché le tariffe applicate da alcuni enti per l’ultima fascia economica è spesso troppo alta e dissuade gli studenti dall’utilizzo del servizio mensa: come emerge dagli studi dell’Osservatorio Piemonte http://www.ossreg.piemonte.it sull’uso del servizio ristorativo, i fattori che incidono sull’utilizzo sono la tariffa e la vicinanza. - I costi di produzione del pasto non devono, infatti, essere coperti con il prezzo pagato quotidianamente dall'utenza per accedere al servizio, ma deve essere sostenuto tramite


finanziamento pubblico: in caso contrario viene meno l'imprescindibile obiettivo politico di mettere a disposizione degli studenti servizi mensa a costi accessibili e sostenibili. - E’ inoltre necessario che ogni ateneo sia dotato nei pressi delle sedi dell’Università di locali destinati ad ospitare una mensa universitaria, quindi occorre investire nella costruzione di nuove mense, soprattutto laddove esiste una forte presenza studentesca non coperta da un adeguato volume di servizi. - Proponiamo inoltre delle indagini di “customer satisfaction” che rilevino la soddisfazione degli studenti.

9. Tassa Regionale In seguito all’approvazione dell’ex decreto 437, ora legge 68/2012, che disciplina le norme sul diritto allo studio, quest’anno la tassa regionale è aumentata in tutte le regioni in maniera indiscriminata per gli studenti, a prescindere da qualsiasi criterio di reddito. Crediamo, a riguardo, che sia indispensabile: ● Non far pagare la tassa regionale, garantendone il tempestivo rimborso, agli studenti idonei a ricevere la borsa di studio ●

Estendere l’esonero dalla tassa regionale agli studenti con reddito inferiore ai 25.000 euro, che pur non potendo accedere alle borsa di studio, hanno redditi bassi e vanno sostenuti nella scelta di intraprendere e proseguire gli studi universitari

Valutare la possibilità di fasciare la tassa regionale, creando un sistema di progressività legato al reddito dichiarato dal singolo studente

10. Osservatorio nazionale DSU L’Osservatorio nazionale previsto dal d. lgs. 68/2012 dovrebbe essere attivato e messo in condizioni di svolgere le attività per cui è stato previsto.


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