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Comprendere, indignarsi, voler cambiare, poter cambiare, praticare l'alternativa. “Noi non vogliamo più una scuola in cui si impara a sopravvivere disimparando a vivere” Avviso agli studenti, Raoul Vaneigem
La scuola che oggi frequentiamo non fa per noi. E’ una scuola che è più simile a una catena di montaggio. La didattica è frontale e nozionistica, i programmi molto spesso non badano alla realtà che cambia, la valutazione non è funzionale a valorizzare e accompagnare ma fa rima esclusivamente con punizione, la democrazia è una patina di belle parole ma sostanzialmente decide tutto il Dirigente Scolastico, gli spazi interni assomigliano più a un carcere che a un luogo che dovrebbe stimolare la creatività e il desiderio per il sapere. Ogni giorno la scuola italiana tenta di espellerci. Lo fa tramite i voti, i contenuti mai aggiornati, i voti in condotta, il limite delle 50 assenze, l’autoritarismo dei docenti, le manie di potenza dei Dirigenti Scolastici, l’inesistenza di diritti effettivi per gli studenti. Lo fa soprattutto con i costi sempre più alti per poter accedere all’istruzione, per l’inefficacia del sistema di diritto allo studio a livello regionale e nazionale e l’inesistenza di un complesso di politiche volte a tutelare il welfare studentesco. La scuola potrebbe essere invece una comunità educante, fondata sulla partecipazione e la democrazia, in grado di autogovernarsi, di rispondere ai bisogni e alle aspirazioni degli studenti. Una scuola al centro del territorio, aperta, in grado di promuovere un diverso modello di cultura e socialità. La riforma del Governo, la Buona Scuola, ha confermato le tendenze negative degli ultimi vent’anni sul campo dell’istruzione e ha inferto un colpo alla scuola pubblica e di massa in favore di un’idea di scuola-impresa che riproduce le disuguaglianze, fondata sulla valutazione quantitativa degli Invalsi, sulla “prestazione”, sulle scelte del preside-manager procacciatore di investimenti privati, piegata alle esigenze dell’azienda della porta accanto. La riforma è stata votata, nonostante una mobilitazione imponente durata un anno intero, capace di coniugare contestazione e proposta alternativa. Le nostre proposte le abbiamo fatte, individuando 7 priorità contenute all’interno de l’Altra Scuola (clicca QUI): un nuovo diritto allo studio col fine di raggiungere la piena gratuità dell’istruzione; un’alternanza scuola-lavoro finanziata e qualificata; finanziamenti per il rilancio della scuola pubblica; una riforma della valutazione in chiave democratica; investimenti sostanziosi sull’edilizia scolastica; un ripensamento radicale dell’autonomia scolastica; una riforma dei cicli scolastici, dei programmi e della didattica. Non siamo stati ascoltati, ma non ci rassegnamo, perché nei palazzi si può votare di tutto, ma se chi vive realmente i problemi e la quotidianità non è d’accordo con quanto si vota, allora esiste ancora la possibilità di cambiare. Di qui l'esigenza di costruire un manuale per fare di ogni scuola una scuola ribelle. Vogliamo riprenderci le scuole, conquistare nuovi spazi di democrazia e autogovernarle con la partecipazione di tutte le componenti. Non è più tempo di aspettare: è arrivato il momento di prenderci le nostre responsabilità e costruire dal basso un'alternativa concreta e credibile. Nelle pagine seguenti troverete: un’analisi di tutta la legge votata dal Governo, perché negli ultimi mesi purtroppo tante cose sono sfuggite, ed è giusto informarsi; una cassetta degli attrezzi di buone pratiche e ordini del giorno da far votare nei Consigli d’Istituto per fare della nostra scuola una scuola ribelle, un’Altra Manuale per la scuola ribelle a cura dell'Unione degli Studenti, il Sindacato Studentesco – aderisce alla Rete della Conoscenza www.unionedeglistudenti.net unionedeglistudenti@gmail.com - Tel. 06/69770332
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Scuola che pratica dal basso la possibile alternativa; una serie di buone pratiche per contestare e creare, per ridare vita alle nostre scuole e alle nostre città. Questo manuale, scritto da un gruppo di studenti provenienti da tutte le parti d'Italia, è indirizzato a tutte le studentesse e a tutti gli studenti del Paese, perché alla nostra età è ancor più facile comprendere, indignarsi, voler cambiare, poter cambiare, praticare l'alternativa. Fortunatamente non siamo abituati ad arrenderci alla paura, ma coltiviamo la speranza. È arrivato il momento di metterci in gioco! Buona lettura!
Entra in contatto con migliaia di studenti in lotta in tutta Italia, segnalaci le iniziative che porti avanti, comunicaci i problemi che vivi nella tua città e nella tua scuola. Invia una mail a unionedeglistudenti@gmail.com, chiama allo 06 69 77 0332 o entra in contatto con i responsabili nazionali dell'Unione degli Studenti > http://www.unionedeglistudenti.net/sito/nazionale/
Sommario: La Buona Scuola: analisi critica di tutta la legge, comma per comma > pag 4/14 Come costruire una scuola...ribelle > pag 15 Pratichiamo dal basso un'altra valutazione > pag 16 La didattica è vecchia e nozionistica? Pratichiamo la didattica alternativa da subito > pag 18 Alternanza scuola-lavoro sfruttamento? Rovesciamo il modello del Governo in ogni scuola > pag 21 Scuola autoritaria? Ribaltiamola con i referendum studenteschi > pag 26 Diritti calpestati? Piccolo prontuario per la difesa dei dei propri diritti > pag 28 Cosa si studia nella nostra scuola? Decidiamolo anche noi con la commissione paritetica > pag 31 Privati che finanziano le scuole? No, grazie. > pag 33 Facciamoci spazio: apriamo aule autogestite in ogni scuola > pag 34 Caro-libri? Lottiamo per il comodato d'uso dei libri di testo > pag 38 Dove vanno a finire i nostri soldi? Come analizzare e rendere partecipato il bilancio scolastico > pag 41 Contributo scolastico altissimo? Non lo vogliamo pagare: come difendersi dalle ritorsioni e dalle minacce > Pag 45
Contestare e creare: pratiche di lotta per trasformare ogni scuola in una scuola ribelle > pag 46 Coordinamenti della e per la scuola pubblica > pag 46 Occupazioni > pag 46 Autogestioni > pag 47 Riappropriazione di laboratori, palestre, aule inutilizzate > pag 48 Contestazioni alle lezioni > pag 49 Assemblee e laboratori didattici > pag 49 Manifestazioni culturali serali > pag 50 Assemblee in piazza > pag 51 Occupazioni di spazi culturali e abbondonati > pag 51 Presidi e cortei > pag 52
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LA BUONA SCUOLA: analisi critica di tutta la legge
Finalità della legge - comma 1-4
I “buoni” propositi dei primi commi della legge sono degli specchietti per le allodole: si presenta la necessità di porre al centro la scuola come elemento di innovazione e avanzamento per la società, si dice di voler “garantire” la partecipazione delle componenti della scuola alle decisioni, si parla di un’ipotetica apertura della scuola al territorio. Insomma dall’introduzione alla riforma pare ci si ponga l'obiettivo di una scuola di qualità con tante belle parole, senza dare peraltro una grande centralità al diritto allo studio. Le disposizioni contenute in questi commi individuano le finalità complessive della legge che si possono sintetizzare come segue: affermazione del ruolo centrale della scuola nelle società della conoscenza; innalzamento dei livelli di istruzione e delle competenze degli studenti; contrasto a le disuguaglianze socio-culturali e territoriali; prevenzione e recupero dell’abbandono e della dispersione scolastica; realizzazione di una scuola aperta; garanzia del diritto allo studio, delle pari opportunità di successo formativo e di istruzione permanente dei cittadini attraverso la piena attuazione dell’autonomia delle istituzioni scolastiche, anche in relazione alla dotazione finanziaria. Si individuano, per concretizzare gli obiettivi dell’autonomia scolastica (ovviamente per come la intende il Governo), i seguenti obiettivi: l’articolazione modulare del monte orario annuale di ciascuna disciplina, ivi compresi attività e insegnamenti interdisciplinari; il potenziamento del tempo scolastico anche oltre i modelli e i quadri orari, nei limiti della dotazione organica dell’autonomia; la programmazione plurisettimanale e flessibile dell’orario complessivo del curricolo e di quello destinato alle singole discipline, anche mediante l’articolazione del gruppo della classe. Su questi 4 commi c’è poco da riflettere, se non dire che sono dei principi generali che lungo tutta la legge non trovano spazio se non in maniera distorta.
Autonomia Scolastica e offerta formativa | commi 5-27
Con il comma numero 5 della legge 107 si istituisce l’organico dell’autonomia, funzionale alle esigenze didattiche, organizzative e progettuali della scuola, esigenze che verranno individuate entro il mese di ottobre e che avranno valenza triennale. Nel piano triennale dovranno essere inclusi il fabbisogno comprendente i posti dei docenti e ATA e le attrezzature fini a rendere operative le attività curricolari ed extra. Esso si potrà modificare annualmente entro e non oltre il mese di ottobre. Il piano sarà elaborato dal collegio docenti ed approvato dal consiglio d'istituto sull'indirizzo delle linee guida impartite dal D.S. La legge sostiene che con l'organico dell'autonomia si effettuerà un potenziamento dell'offerta formativa e si realizzerà pienamente l'autonomia scolastica: tutto ciò è falso. Innanzitutto perchè una volta coperti i posti per il funzionamento ordinario della didattica, dei docenti adibiti al potenziamento dell'offerta formativa rimane poco o nulla dato che si prevede il divieto di assunzione di personale supplente sui posti del potenziamento. Inoltre, l'organico dell'autonomia non sarà in grado di perseguire gli obiettivi (18) individuati dal Ministero in quanto ci sarebbe bisogno di ripensamenti dei cicli, degli ordinamenti e dell'organizzazione. Manuale per la scuola ribelle a cura dell'Unione degli Studenti, il Sindacato Studentesco – aderisce alla Rete della Conoscenza www.unionedeglistudenti.net unionedeglistudenti@gmail.com - Tel. 06/69770332
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Questi 18 obiettivi non saranno perseguibili anche perchè l'organico dell'autonomia dovrà in primis essere utilizzato per coprire le assenze a discapito dell'offerta formativa aggiuntiva. Infine, l'accentramento dei poteri in mano ai presidi costituisce uno scoglio alla reale attuazione dell'autonomia in quanto essi detteranno gli indirizzi generali dai quali gli organi collegiali non potranno distanziarsi. Ci chiediamo anche come sia possibile immaginarsi di migliorare l'offerta formativa con un taglio previsto dalla legge di stabilità 2015 di circa 2.020 ATA. Tutto ciò avviene in un ottica di mancato finanziamento da parte statale; ricorre spesso la frase “senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica” in merito ad attività di miglioramento dell'offerta formativa. Questo spingerà il dirigente a promuovere rapporti con enti locali e realtà imprenditoriali del territorio per ricevere quei fondi privati che vanno a sopperire la mancanza di fondi pubblici. Altro che “totale compimento autonomia scolastica”, la legge 107 prevede al contrario, un percorso di “aziendalizzazione” del mondo della scuola che rischia di ricadere sulla didattica e più in generale sulla qualità dell'istruzione. L'idea di autonomia scolastica promossa dal Governo Renzi prevede l'abbandono finanziario dello Stato nei confronti delle scuole con annesso accentramento dei poteri nella mani di un preside che assumerà i ruoli di un vero e proprio manager. La nostra idea di autonomia scolastica è quella di una scuola che diventa centrale nel territorio partendo dai suoi bisogni cogliendone allo stesso tempo le sue potenzialità. Una scuola che sappia in questo modo dettare lo sviluppo sociale e culturale del territorio modificandone in maniera propositiva i contesti nei quali è inserito. Il ruolo della scuola dev'essere quello di mettere a disposizione del territorio i saperi e le competenze degli studenti per migliorarlo, e non viceversa (come si legge nel DDL), creare un rapporto di sottomissione della scuola nei confronti delle imprese.
Percorso formativo degli studenti | commi 28-32
Per quanto riguarda il percorso formativo degli studenti, il DDL parte da un progetto di per sé lodevole: l’inserimento di insegnamenti opzionali ulteriori rispetto a quelli obbligatori che costituiscono il piano orario. La strutturazione di questa proposta è però declinata in un’ottica deleteria. Con il comma 28 si introducono infatti nel secondo biennio e nell’ultimo anno delle superiori gli insegnamenti opzionali. Questi vengono inseriti nel “Curriculum dello studente”, di cui bisogna individuare il profilo e che va associato a un’identità digitale, raccogliendo anche “tutti i dati utili ai fini dell’orientamento e dell’accesso al mondo del lavoro, relativi al percorso degli studi, alle competenze acquisite, alle eventuali scelte degli insegnamenti opzionali, alle esperienze formative anche in alternanza scuola-lavoro e alle attività culturali, artistiche, di pratiche musicali, sportive e di volontariato, svolte in ambito extrascolastico”. La legge però riserva di fatto al solo dirigente scolastico, come ennesima delle sue antidemocratiche funzioni, il compito di individuare i docenti che costituiranno il coordinamento degli insegnamenti opzionali, i quali vanno comunque a far parte di un Curriculum già all’insegna della disparità e dell’esclusione. Come infatti per i crediti scolastici, le attività extrascolastiche che la “Buona scuola” prevede anche per il curriculum, svolte in scuole di musica private, società sportive, gruppi teatrali, sono ovviamente accessibili solo a chi ha le disponibilità economiche che permettano il pagamento delle quote, nonché ad esempio Manuale per la scuola ribelle a cura dell'Unione degli Studenti, il Sindacato Studentesco – aderisce alla Rete della Conoscenza www.unionedeglistudenti.net unionedeglistudenti@gmail.com - Tel. 06/69770332
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esclusivamente a chi vive in un territorio che preveda questo tipo di offerta culturale. Al netto della retorica meritocratica, dunque, si dividono ancora gli studenti in base al reddito, sfavorendo ulteriormente chi si trova in situazioni di difficoltà economiche o in un territorio svantaggiato. In questo modo si attacca indirettamente il valore legale del titolo di studio, legandolo alle condizioni sociali ed economiche di partenza! Il comma 29 rilancia brevemente sul tema dell’orientamento, invitando a valorizzare un presunto merito (in un’ottica di valutazione che sappiamo essere distorta) e sottolineando inoltre che “possono essere utilizzati anche finanziamenti esterni”. È infatti da non tralasciare che per tutte le richieste contenute nei commi sul percorso formativo studentesco non si preveda il benché minimo finanziamento pubblico ulteriore. Anzi riappare, al comma 32 (preceduta da un fuorviante, brevissimo periodo sul sostegno degli studenti di origine straniera) una formula ripetuta pressoché alla lettera quasi trenta volte nel testo del DDL: “senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica”. Ecco dunque, presentato in questa formulazione ingannevole, il taglio ad un’istruzione pubblica che ancora una volta può solo rivolgersi a privati per finanziare i propri progetti, il proprio orientamento, le proprie attività opzionali. Su queste ultime, inoltre, il comma 30 appare quanto mai vago: si afferma che “nello svolgimento dei colloqui la commissione d’esame tiene conto del curriculum dello studente", senza specificare in quale modo né in quale misura. Non è chiaro poi se la pubblicazione di questo curriculum avverrà durante il percorso di studio, con aggiornamenti periodici, oppure al termine.
Alternanza Scuola Lavoro e Istruzione Tecnica e Professionale | comma 33-44
Con l'approvazione de La Buona Scuola all'interno degli istituti tecnici professionali verranno apportate molte modifiche. Campo principale é senza dubbio quello dell'alternanza scuola lavoro che ora viene ampliata non solo agli istituti tecnici professionali ma anche nei licei e ne viene aumentato il monte orario che passa da 400 ore per gli istituti tecnici e professionali e 200 ore per i licei, con la possibilità di svolgere queste ore anche durante il periodo estivo aprendo le porte a un percorso non formativo ma di puro sfruttamento con la cessione di manodopera gratuita, questo ad esempio soprattutto nel settore alberghiero e dei servizi. Anche rispetto al tema dei diritti e delle tutele si fanno pochissimi passi avanti e per nulla sostanziali. Manca totalmente un discorso sulle aziende in cui si effettuano questi percorsi, affinché gli studenti non vadano a fare esperienze di alternanza scuola lavoro in aziende che non rispettano i diritti dei lavoratori, che hanno una gran parte del personale precario, quindi inadatto alla formazione, aziende che devastano l'ambiente o che hanno noti legami con la criminalità organizzata. Per questo all'interno delle scuole proponiamo l'approvazione di uno statuto degli studenti in alternanza scuola lavoro che preveda anche un codice etico per le aziende e una commissione paritetica in cui studenti e docenti stabiliscano i progetti di alternanza scuola lavoro con le aziende (nelle pagine successive troverete lo statuto e l'ordine del giorno per la commissione paritetica). In ultima istanza il tema del finanziamento di questi progetti é fondamentale in quanto i cento milioni stanziati in legge 107, seppur un avanzamento rispetto agli anni scorsi, non riusciranno a garantire a tutti gli studenti la possibilità di frequentare questi percorsi. Come è particolarmente inquietante il fatto che i corsi di sicurezza per gli studenti verranno effettuati solamente qual'ora ve ne siano i fondi. Manuale per la scuola ribelle a cura dell'Unione degli Studenti, il Sindacato Studentesco – aderisce alla Rete della Conoscenza www.unionedeglistudenti.net unionedeglistudenti@gmail.com - Tel. 06/69770332
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Innovazione digitale | comma 56-62
I commi de La Buona Scuola inerenti l'innovazione digitale si rivelano in primo luogo troppo generici ed inconsistenti, per un tema che sta acquisendo un importanza sempre più fondamentale dal momento che l'istruzione non può fare a meno di adeguarsi all'informatizzazione che investe la società contemporanea. A tal proposito, i commi 56 e 57 si esauriscono in una sequela di “buoni propositi” manchevoli di ogni indicazione riguardante la loro realizzazione pratica.(“migliorare le competenze digitali degli studenti e rendere la tecnologia digitale uno strumento di costruzione delle competenze in generale”). Il comma 59 presenta un ulteriore motivo di criticità: esso infatti, stabilisce l'individuazione di docenti idonei al coordinamento delle attività volte a potenziare le competenze informatiche degli studenti; al tempo stesso, però, queste figure professionali si ritroveranno con ogni probabilità prive di qualsivoglia retribuzione, considerato che il testo stesso esige che dal loro impiego “non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica”. Invece, partire dal comma numero 58, risulta evidente il fatto che questa legge preveda l'impiego sistematico di finanziamenti privati nell'ambito della scuola pubblica, posizioni ribadite nei primi due punti del comma 60. Difatti in questo comma, per favorire lo sviluppo della didattica laboratoriale, si dice che le istituzioni scolastiche, anche attraverso i poli tecnico-professionali, possono dotarsi di laboratori territoriali per l’occupabilità attraverso la partecipazione, anche in qualità di soggetti cofinanziatori, di enti pubblici e locali, camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, università, associazioni, fondazioni, enti di formazione professionale, istituti tecnici superiori e imprese private, per il raggiungimento dei seguenti obiettivi: 1. orientamento della didattica e della formazione ai settori strategici del made in Italy, in base alla vocazione produttiva, culturale e sociale di ciascun territorio; 2. fruibilità di servizi propedeutici al collocamento al lavoro o alla riqualificazione di giovani non occupati; 3. apertura della scuola al territorio e possibilità di utilizzo degli spazi anche al di fuori dell’orario scolastico. L'Unione degli Studenti ribadisce la sua ferma contrarietà a questo proposito, dal momento che le finalità di una scuola laica, inclusiva e partecipativa sono in evidente contraddizione con gli interessi dei privati e con le diseguaglianze tra istituti collocati in zone “ricche” e quelli collocati in zone “povere” che il loro intervento provocherebbe. Orientare la didattica in base alle esigenze produttive del territorio significa riprodurre anche le distorsioni dell’attuale modello di sviluppo. Ad esempio, come ci si può allineare alle esigenze delle imprese del territorio se queste ultime hanno distrutto l’ambiente e sfruttato i lavoratori? Perché delegare le strategie di abbattimento della dispersione al contributo dei soggetti privati? Infine sarebbe bene puntare maggiormente sul garantire un’efficace sistema di diritto allo studio finanziato con risorse pubbliche, invece di costruire unicamente dei canali di “recupero” allineati alle esigenze produttive del territorio. Nel 2015 non ci si può accontentare di imparare un mestiere: è importante invece sapersi reinventare, coniugare al meglio sapere e saper fare, essere in grado di padroneggiare il lavoro che si fa.
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Organico dell’autonomia per l’attuazione dei piani triennali dell’offerta formativa | comma 66-77
A decorrere dal 2016/17, con decreto MIUR/MEF, l’Organico dell’Autonomia, con cadenza triennale, è ripartito tra le regioni, in relazione al numero delle classi per i posti comuni, al numero degli alunni per i posti di potenziamento e al numero degli alunni disabili per i posti di sostegno. In questo processo di ripartizione si tiene conto delle caratteritiche della popolazione scolastica, della prossimità delle istituzioni scolastiche, delle specificità delle zone interne, della presenza di scuole nelle carceri o di altre situazioni o esperienze territoriali già in atto. I docenti dell’organico dell’autonomia concorrono alla realizzazione del piano triennale dell’offerta formativa con attività di insegnamento, di potenziamento, di sostegno, di organizzazione, di progettazione, di coordinamento. Agli uffici scolastici regionali viene inoltre richiesto di promuovere la costituzione di reti tra istituzioni scolastiche del medesimo ambito territoriale senza nuovi o maggiori costi per la finanza pubblica. Come si può vedere la costituzione delle reti è un processo imposto ed è l’ennesimo attacco all’autonomia delle singole istituzioni scolastiche anche perchè le attività che dovrebbero realizzare sono già previste dall’attuale Regolamento dell’Autonomia.
Competenze del Dirigente Scolastico e chiamata diretta | commi 78 - 94
Con questa riforma la figura del Dirigente scolastico assumerà un ruolo da protagonista nella costruzione della scuola-azienda. Avrà infatti piena autonomia sulla gestione delle risorse umane, finanziarie, tecnologiche e materiali. Avrà compiti di direzione, gestione, organizzazione e coordinamento. Il dirigente scolastico potrà scegliere fino al 10% dell'organico dell'autonomia per essere affiancato in ambito organizzativo e didattico. Potrà inoltre utilizzare i componenti di questo gruppo per le supplenze inferiori ai 10 giorni. Come tutti i manager, il preside avrà la possibilità di scegliere chi lo affiancherà nella sua scuola. Infatti potrà selezionare personalmente i professori adatti al suo progetto, e fare così le domande necessarie per coprire i posti disponibili. Questo avverrà in contemporanea al rinnovamento del POF, ogni 3 anni. Il preside potrà assegnare ai docenti incarichi diversi dalle classi di concorso per i quali sono abilitati, purché abbiano il titolo di studio necessario all'insegnamento della disciplina. Dei docenti che non riceveranno proposte o che rifiuteranno quelle ricevute se ne occuperà l'Ufficio Scolastico Regionale. Come ogni azienda, anche la scuola di Renzi, dovrà produrre dei risultati. Il ministero dell'istruzione sistemerà i dirigenti scolastici sempre con un piano triennale e stipendierà essi in base ai risultati, verificati dal raggiungimento di obiettivi stabiliti dall'incarico triennale, efficenza ed efficacia dell'azione dirigenziale, apprezzamento del proprio operato da parte della comunità professionale e sociale, contributo al raggiungimento del successo formativo (stabilito tramite processi di autovalutazione e valutazione come le invalsi).
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Piano Assunzioni |commi 95-114
“Per l’anno scolastico 2015/2016, il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca è autorizzato ad attuare un piano straordinario di assunzioni a tempo indeterminato di personale docente per le istituzioni scolastiche statali di ogni ordine e grado, per la copertura di tutti i posti comuni e di sostegno dell’organico di diritto…” Così inizia il primo dei venti commi riguardanti il piano assunzioni per l’anno scolastico 2015/2016 (le 100.000 immissioni in ruolo tanto decantate da Renzi). La stabilità dei docenti è essenziale per ottenere quella continuità didattica che permetterebbe alla Scuola italiana di raggiungere un livello di qualità superiore. Per quanto riguarda le assunzioni a tempo indeterminato la situazione non viene certo gestita nel migliore dei modi. Con la fase B del piano di Renzi, si sta avverando ciò che si temeva fin dalla presentazione della legge, ovvero l’esodo di docenti del sud costretti a fare centinaia di km per una cattedra. Il piano assunzioni si divide infatti in diverse fasi, così stabilite nei commi 95-114 del testo di legge: Una prima parte in scadenza il 31 agosto 2015, la cosiddetta fase zero che coinvolge gli inclusi a pieno titolo nelle GAE e nelle graduatorie dei concorsi sia 2012 che precedenti. I posti disponibili sono 21.880, dovuti al turn-over (pensionamento) e 14.747 di sostegno stabilizzato. Una seconda parte che si suddivide a sua volta in 3 fasi A, B e C. I posti disponibili sono quelli liberi dell’organico di diritto: 10.849 (posti liberi già negli anni precedenti) a cui si aggiungono tutti quelli non assegnati con le “normali” assunzioni: FASE A: nei limiti dei posti liberi nell’organico di diritto i destinatari vengono assunti nella loro provincia (o provincia della regione per il concorso) entro il 15 settembre 2015 con le attuali procedure (50% e 50%); FASE B: quelli che non trovano posto nella fase A, vengono assegnati successivamente sulle cattedre rimaste libere nelle varie province a livello nazionale (i docenti devono indicare le province in ordine di preferenza) ed assunti con decorrenza giuridica 1 settembre 2015; FASE C: quelli che non trovano posto neppure nella fase B vengono assegnati all’organico aggiuntivo delle varie province a livello nazionale (sempre in base alla stessa domanda).
Valorizzazione del merito per i docenti | commi 126-130 Mentre la scuola di oggi ha bisogno di riqualificare la figura del docente e garantire maggiore libertà d’insegnamento ripensando alle forme di didattica da sperimentare, questa legge istituisce un nuovo organo collegiale, di cui il dirigente scolastico fa parte, che dovrà stabilire dei criteri su cui lo stesso si baserà per distribuire a sua totale discrezione dei bonus ai docenti “meritevoli”. Il dirigente, ricevuti i criteri per la valutazione dell’organico scolastico, ha la totale libertà di distribuire i bonus senza alcuna norma che gli imponga di tener fede ai criteri scelti dal comitato, senza alcun organo di controllo e senza alcuna approvazione da ottenere. Il bonus è una somma di Manuale per la scuola ribelle a cura dell'Unione degli Studenti, il Sindacato Studentesco – aderisce alla Rete della Conoscenza www.unionedeglistudenti.net unionedeglistudenti@gmail.com - Tel. 06/69770332
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denaro che viene definita dal dirigente scolastico e costituisce lo strumento con cui i docenti saranno premiati in base a criteri di merito. L’organo che viene istituito è il Comitato per la Valutazione dei Docenti, che sarà formato da: il dirigente scolastico, tre membri del personale docente, di cui due eletti attraverso il collegio dei docenti e uno attraverso il consiglio d’istituto, un componente esterno individuato dall'ufficio scolastico regionale tra docenti, dirigenti scolastici e dirigenti tecnici, infine un rappresentante dei genitori e uno degli studenti. Il comitato stilerà i criteri sulla base: a) della qualità dell'insegnamento e del contributo al miglioramento dell'istituzione scolastica, nonché del successo formativo e scolastico degli studenti; b) dei risultati ottenuti dal docente o dal gruppo di docenti in relazione al potenziamento delle competenze degli alunni e dell'innovazione didattica e metodologica, nonché della collaborazione alla ricerca didattica, alla documentazione e alla diffusione di buone pratiche didattiche; c) delle responsabilità assunte nel coordinamento organizzativo e didattico e nella formazione del personale. Questi tre punti non solo sono imprecisi e lasciano spazio a incomprensioni, ma sono la prova puntuale della direzione verso cui il governo sta conducendo la scuola italiana: gli insegnanti saranno giudicati sotto ogni punto di vista, togliendo loro la libertà di ampliare l’offerta formativa per gli studenti; non sono minimamente prese in considerazione le condizioni socio-economiche di partenza degli ultimi e non si prevede una caratterizzazione dei punti per le diverse aree geografiche e le derivanti disponibilità di spazi culturali, di socialità e di formazione esterni alle scuole. La valorizzazione del merito per i docenti veniva già garantita nel vecchio Contratto, in cui le risorse destinate a compensare il maggiore impegno del personale erano invece oggetto di contrattazione con la Rsu. La legge stanzia un fondo di 200 milioni di euro per la valorizzazione del merito per i docenti, la somma che avrà a disposizione ogni dirigente è di 20.000 euro lordi, è evidente come questa non riesca a soddisfare l’obbiettivo per cui viene distribuita tra le scuole, basterebbe infatti per il 10-20% dell’organico d’istituto. Non solo, il preside può scegliere un numero di collaboratori tradotto in percentuale pari più o meno al 10% dei docenti totali di un istituto, ed è logico pensare che il bonus andrà a loro. È fondamentale anche analizzare la modalità con cui questo bonus viene elargito: è l’unico caso fra tutti i rapporti di lavoro dipendente, pubblici e privati, in cui i soggetti destinatari ed le entità dei compensi che costituiscono parte del salario sono decisi unilateralmente da una sola delle parti contrattuali. È chiaro quindi che anche questa parte della riforma va a ledere fortemente la libertà d’insegnamento dei docenti, mina la collegialità e la cooperazione tra questi mettendoli in competizione, favorendo l’individualismo, creando un costante clima di tensione che impoverirà lo scambio di idee, il numero di progetti fra più insegnanti e la condivisione e lo scambio di pratiche didattiche innovative.
Divieto dei contratti a tempo determinato e fondo per il risarcimento (Precari per 36 mesi) | commi 131-132
Con la nuova legge a decorrere dal 1 settembre 2016 i contratti di lavoro stipulati con il personale docente, educativo ed ATA presso le istituzioni scolastiche, per la copertura di posti vacanti e disponibili, non potranno superare la durata di 36 mesi anche non continuativi. Questo evidentemente creerà non pochi problemi, non solo per gli insegnanti che si ritroveranno ad avere Manuale per la scuola ribelle a cura dell'Unione degli Studenti, il Sindacato Studentesco – aderisce alla Rete della Conoscenza www.unionedeglistudenti.net unionedeglistudenti@gmail.com - Tel. 06/69770332
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un futuro incerto, ma anche per gli studenti a cui non verrà garantita la continuità didattica per concludere il percorso di studi con lo stesso docente. E’ anche palese come il Miur sappia benissimo di essere nel torto con questa misura avendo istituito preventivamente un fondo di dieci milioni di euro per il pagamento di eventuali risarcimenti in via giudiziale.
Open data e finanziamenti all’invalsi | commi 136-144
La Buona Scuola istituisce il Portale Unico dei Dati della Scuola che conterrà: i bilanci delle scuole; i dati pubblici del servizio nazionale di valutazione; l’anagrafe dell’edilizia scolastica e quella degli studenti; gli incarichi attribuiti ai docenti; i piani dell’offerta formativa; i dati dell'Osservatorio tecnologico, i materiali didattici e le opere autoprodotte dagli istituti scolastici e rilasciati in formato aperto, i dati, i documenti e le informazioni utili a valutare l'avanzamento didattico, tecnologico e d'innovazione del sistema scolastico; il curriculum studenti e docenti; la normativa, gli atti e le circolari. Per il 2015 è stanziato un milione di euro per la realizzazione del portale, mentre dal 2016 100.000 euro annui per la gestione e il mantenimento dello stesso. Dal 2016 al 2019 saranno stanziati 8 milioni annui per potenziare il Sistema di Valutazione delle scuole a favore dell’INVALSI. La spesa è destinata prioritariamente a rilevazioni nazionali (Invalsi) e internazionali (OCSE Pisa), autovalutazione e visite valutative alle scuole. Il Portale Unico dei dati della scuola non è di per sé un’idea negativa. Potenzialmente potrebbe rispondere alle necessità di trasparenza, diventa un pericolo quando invece è funzionale a creare classifiche e stimolare competizione, principalmente se guardiamo alla possibilità di pubblicare i curriculum degli studenti e dei docenti e i dati del servizio nazionale di valutazione. Si conferma, su quest’ultimo punto, l’indirizzo degli ultimi anni, ossia quello di ragionare escusivamente in termini di valutazione punitiva e quantitativa. Rifiutiamo le logiche dei test Invalsi e tutto l’impianto evidenziato, poiché puntano esclusivamente a creare classifiche, creando disparità e oltretutto usando l’ispezione come strumento di controllo.
School Bonus, ossia risorse private per la scuola pubblica| commi 145150
Con la Buona scuola viene inserito uno strumento che apre di fatto la scuola pubblica ai finanziamenti privati. Questi finanziamenti non risultano essere delle semplici donazioni alle istituzioni scolastiche, ma sono dei veri e propri investimenti che possono essere fatti da persone fisiche, enti non commerciali ed aziende, e che devono essere versati ad un fondo specifico nazionale. Nonostante il fondo sia comune, questi finanziamenti sono vincolati alla specifica scuola scelta dal privato. La particolarità di questi investimenti è che prevedono un “bonus” o “credito d’impresa” che lo Stato deve restituire al soggetto donatore attraverso sgravi fiscali oppure tamite compensazione. Gran parte della “donazione” risulta essere una sorta di prestito che il privato stipula con lo Stato, le percentuali di questo credito sono infatti altissime: verrà restituito fino al 65% per chi effettua un finanziamento entro il 2016 mentre il 50% per chi lo effettua dal 2017 in poi. Si tratta di agevolazioni vantaggiose che hanno l’obiettivo di stimolare le aziende ad avvicinarsi al mondo della formazione con pochissime spese e tanti margini di guadagno, se pensiamo a Manuale per la scuola ribelle a cura dell'Unione degli Studenti, il Sindacato Studentesco – aderisce alla Rete della Conoscenza www.unionedeglistudenti.net unionedeglistudenti@gmail.com - Tel. 06/69770332
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quanto il privato avrà possibilità di indirizzare il proprio finanziamento a seconda dei suoi interessi. Di fatto attraverso questo sistema il privato si sostituisce allo Stato nella scelta di quali scuole finanziare (sia in termini territoriali che rispetto ai corsi di studio) con soldi che sono in gran parte pubblici e che non appartengono esclusivamente al privato (data la restituzione del “bonus”). Questo meccanismo porta inevitabilmente ad una situazione in cui ci saranno scuole con tantissimi finanziamenti e scuole (pensiamo a quelle più periferiche situate in zone o quartieri non economicamente sviluppate) che saranno abbandonate, tanto dai privati e tanto dallo Stato. E’ prevista infatti una ripartizione del 10% del fondo nazionale per le scuole con finanziamenti al di sotto della media nazionale, ed è evidente di come sia una somma irrisoria da distribuire su tutte le scuole non interessate da finanziamenti diretti da parte di privati su tutto il territorio nazionale. Il panorama dei prossimi anni è quello di una fortissima disuguaglianza tra le scuole italiane, incompatibile di per sè con il concetto di scuola pubblica e di massa, in cui l’obiettivo primario di ogni singola scuola sarà quello di trovare finanziamenti, come fosse un’azienda, piuttosto che pensare alla formazione di noi studenti. Il tetto massimo fissato per queste donazioni è altissimo, un privato potrà contribuire ad una scuola con un finanziamento fino a 100 mila euro, assumendo di fatto, nonostante non sia scritto in nessuna norma, un potere contrattuale altissimo rispetto alle scelte che dovrà prendere la scuola. Lo “school bonus” inoltre non è riservato alle sole piccole aziende locali: attraverso il Patto di Stabilità è stato infatti eliminato il vincolo che prevedeva che le aziende che istituivano un credito d’onore con lo Stato avessero un fatturato inferiore ai 500 mila euro annui, in questo modo, qualsiasi azienda che sia locale, nazionale o multinazionale, potrà dirigere gli investimenti della scuola pubblica statale italiana.
Detrabilità fiscale per le spese per la frequenza scolastica delle scuole private | commi 151-152
Per quanto riguarda le scuole paritarie la Buona Scuola non determina un aumento dei finanziamenti provenienti dallo stato, che tuttora pesano sul bilancio del MIUR, ma introduce la detraibilità fiscale fino al 19% per le famiglie che iscriveranno i propri figli ad una scuola paritaria con un importo massimo di 400€ uno strumento indiretto per favorire la crescita di un modello di istruzione che punta sempre più ad indebolire la scuola pubblica aprendo la strada ad un rafforzamento del modello paritario. Per quanto sia previsto un rapporto annuale del ministro dell'istruzione al parlamento rispetto a tale questione, nei fatti sfugge al monitoraggio del ministero, in quanto Il DDL non fa chiarezza circa i requisiti necessari per rientrare nell'ambito dell’istruzione paritaria. Inoltre il MIUR si troverà ad intervenire in questo contesto attraverso una legislazione di tipo "secondario" e, il controllo indiretto da parte del Ministero favorirà in più contesti l'accrescere di diseguaglianze tra i due modelli formativi: una scuola pubblica statale sempre più indebolita ed asservita alle logiche privatistiche e sotto lo scacco di una scuola paritaria che punta alla libera competizione. Non prevedendo interventi reali di controllo di tale fenomeno, si agevolano quelli istituti conosciuti come “diplomifici” in cui basterà pagare ingenti somme d’iscrizione per avere un titolo di studi, delegittimando il ruolo della scuola pubblica come motrice di un’educazione di qualità.
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Edilizia Scolastica | commi 153-179
Fin dall’annuncio di una nuova riforma della scuola, la questione dell’edilizia scolastica è stata uno dei principali baluardi della retorica renziana, così come lo è sempre stato nel corso dei governi degli ultimi anni. Ne La Buona scuola si prevede un piano di recupero di risorse per manutenzioni e nuove costruzioni attraverso l’impiego dei mutui Bei (Banca europea d’investimento per imprese) per cui il ministero ha previsto di ottenere complessivamente 200milioni di euro all’anno. I mutui sono ripagati dallo Stato, dalla Cassa depositi e prestiti spa e dalle regioni. Inoltre è prevista la possibilità di recuperare fondi non ancora spesi da vecchi programmi per l’edilizia scolastica e riabilitabili dalle regioni, a cui sono attribuiti i canoni d’investimento e di assegnazione di fondi, sulla base dei dati inseriti nell’Anagrafe dell’edilizia scolastica. Le legge programma un concorso a scadenza per selezionare i progetti di scuole innovative tramite fondi INAIL, 300 milioni per il triennio 2015-2017. In aggiunta, per il 2015 è autorizzato un cofinanziamento di 40 milioni di euro da parte degli enti locali proprietari, sempre sulla base dei dati dell’Anagrafe, per interventi di messa in sicura degli edifici e di prevenzione di eventi di crollo. Viene istituito un Osservatorio per l’edilizia scolastica che, senza ulteriori oneri da parte della finanza pubblica, si occupi dell’indirizzo e della programmazione degli interventi e di diffondere la cultura della sicurezza. Alle sedute dell’Osservatorio è consentita la partecipazione, solo su specifiche tematiche, delle organizzazioni civiche. Inoltre è stata istituita una Giornata nazionale per la sicurezza nelle scuole. Anche parte delle risorse dell’ 8x1000 sono destinate all’edilizia scolastica e riservate ad eventi eccezionali ed imprevedibili, individuati dal Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, e su base dell’Anagrafe. La questione dell’edilizia scolastica non si riduce però ai finanziamenti, infatti è collegata anche a problematiche riguardanti la didattica: ad oggi i laboratori non sono a norma, non vengono utilizzati e questo provoca una profonda carenza dell’offerta formativa; l rapporto alunni-docente per aula è elevato ripercuotendosi sulla qualità delle lezioni, oltretutto sempre più di tipo frontale. E’ necessario riflettere anche su quanto il tema dell’edilizia scolastica incida su quello dei diritti: la mancanza di spazi negli istituti non permette agli studenti l’utilizzo di aule autogestite, le assemblee d’istituto devono essere tenute in aule circoscritte e non a norma o addirittura i rappresentanti devono essere ospitati oppure pagare l’affitto di uno spazio esterno alla scuola. Per migliorare la didattica, ad esempio, potrebbero essere creati nuovi plessi polivalenti in cui gli studenti possano vivere la scuola non solo come uno spazio grigio in cui passare le ore mattutine. Per ciò proponiamo anche pratiche artistiche alternative all’interno delle scuole (murales, riqualificazione dei cortili ecc…) grazie alle quali si potrebbe riattivare il protagonismo studentesco. Inoltre come Unione degli Studenti rivendichiamo la ricoversione in scuole di edifici dismessi e beni confiscate alle mafie, laddove è possibile, per evitare un’ulteriore costruzione di edifici.
Deleghe in bianco | commi 180-191
La Buona Scuola è passata ma il processo di cambiamento – in termini autoritari e antidemocratici – non è finito con la fase di assunzione dei docenti in estate. La finta consultazione ha dimostrato Manuale per la scuola ribelle a cura dell'Unione degli Studenti, il Sindacato Studentesco – aderisce alla Rete della Conoscenza www.unionedeglistudenti.net unionedeglistudenti@gmail.com - Tel. 06/69770332
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quanto ipocrita sia questo governo, e le NOVE deleghe in bianco che si è autoassegnato nel ddl confermano le nostre denunce di antidemocraticità. Questo disegno di legge criminale redatto da un governo illegittimo, dai commi 180 al 191 varca le soglie dell’incostituzionalità: si andrà a riformare il mondo della formazione e il tutto avverrà senza aver definito principi e criteri specifici da seguire. Troppi i temi delegati e nessun confronto con le parti sociali coinvolte. Per la Legge Nazionale sul Diritto allo Studio, nostra storica rivendicazione e unica nota “positiva” del ddl, difficilmente verranno accolte le istanze degli studenti e delle studentesse che hanno manifestato in questi anni, e soprattutto nell’ultimo, nelle strade e nelle piazze; la stessa cosa vale per la delega sul sistema di reclutamento e immissione del personale docente per la scuola superiore, per la delega sull’adeguamento della normativa in materia di valutazione, per la delega sul riordino del Testo Unico delle disposizioni legislative in materia di istruzione. Insomma, il Governo avrà la possibilità, attraverso le deleghe in bianco, di legiferare su materie importantissime come il diritto allo studio e la valutazione attraverso uno strumento, i decreti legislativi, che non prevedono alcun confronto parlamentare e ancor meno un confronto con le parti sociali.
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COME COSTRUIRE UNA SCUOLA… RIBELLE Con la Buona Scuola vengono chiusi gli spazi di partecipazione e di democrazia, anche solo formali, presenti all’interno delle nostre scuole, a vantaggio di una più agevole “decisionalità” da parte della dirigenza che, tradotto, significherà una gestione privatistica dell’istituzione scolastica da parte del Preside e dei finanziatori che riuscirà a reperire sul territorio. Se il Consiglio d’Istituto rappresentava l’organo decisionale sovrano per quanto riguarda la vita scolastica esso d’ora in poi sarà declassato a semplice ruolo consultivo e di indirizzo. Gli organi di rappresentanza pur restando inalterati vengono tuttavia svuotati del proprio senso e della propria funzione. Cosa ci rimane quindi? Ci rimane di riuscire a costruire modelli di partecipazione e di autogoverno nelle scuole che strappino il potere dalle mani del preside e lo riconsegnino a chi la scuola la vive, studenti, docenti e personale ATA. Riuscire a conquistare la rappresentanza resta comunque un primo passo nonché strumento fondamentale per noi per riuscire a realizzare i nostri obiettivi. Una rappresentanza che deve essere costruita da un reale protagonismo studentesco fatto da momenti e luoghi di costruzione di proposte e progetti nonché da poter interrogare sulle scelte della dirigenza. La rappresentanza deve essere una vera e propria spina nel fianco del preside, riuscendo a svolgere un’azione di controllo continuo sul suo operato e un’azione di pressione per determinare le decisioni. Per farlo è necessario riuscire a legarsi strettamente con il corpo docenti nonché con tutto il personale ATA. Gli insegnanti saranno coloro che vivranno sin da subito l’espansione dei poteri del preside, avendo egli potere di assumerli, licenziarli e una notevole influenza per gli scatti meritocratici dei loro salari. Se l’intento è appunto quello di una competizione sfrenata tra gli insegnanti per ingraziarsi i favori della dirigenza a questa noi dobbiamo riuscire a rispondere mostrando il valore della cooperazione e della collaborazione tra docenti, come tra docenti e studenti. Sottrarsi al giogo e al ricatto è possibile solo con un fronte unito e compatto. Costruire una rappresentanza dei docenti, del personale ata e - perché no - anche dei genitori, all’interno dei Consigli d’Istituto può essere un ottimo metodo per riuscire a costruire un’alterità a questo modello di scuola per costruire, appunto, spazi di partecipazione e di decisionalità orizzontali e inclusivi. Immaginarsi delle assemblee con tutti i nostri docenti e il personale ata per parlare dei problemi che vive la scuola e il territorio e provare a costruire dei laboratori che offrano delle risposte praticabili. Inoltre con l’introduzione dei Comitati di Valutazione, si prova a istituzionalizzare una malata idea di meritocrazia, un mezzo per schedare e classificare docenti e studenti. In essi noi dobbiamo riuscire a svolgere un’azione di boicottaggio di questi strumenti per imporre invece che di valutazione si parli in altro modo, non come arma di punizione bensì come mezzo per migliorare il processo formativo. Trasformare i comitati in commissioni che discutano di didattica e valutazione che provino a sperimentare un altro modello di fare scuola. Replicare dei momenti del genere classe per classe dove insegnanti e docenti possano discutere di cosa e come insegnare e come si viene valutati. In generale sarebbe opportuno boicottare questi comitati, stravolgendone l’operato, demandando gli eventuali compensi accessori alla contrattazione. E’ fondamentali sensibilizzare anche i docenti e lavorare congiuntamente a loro.
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Pratichiamo dal basso un'altra valutazione
I vari governi che si sono susseguiti in questi anni, sia di destra che di sinistra, hanno fatto sì che l’intero sistema scolastico venisse sottoposto alle leggi aziendalistiche del mercato, pensando che in questo modo la scuola potesse divenire più efficiente. La retorica esasperata della necessità di parametri scientifici che vadano a verificare le nozioni di studenti di scuole in cui i programmi didattici sono differenti oltre che a fallire nel proprio intento, soffoca la didattica, le attitudini e le capacità individuali. É infatti vero che il tallone d'Achille delle scuole italiane è rappresentato proprio dal sistema valutativo. Lo studente è abituato a subire passivamente un numero, considerato come voto, che non costituisce mai un incentivo alla personale crescita dell'individuo, poichè i parametri di valutazione adottati sono letteralmente imposti allo studente il quale non viene interpellato nè coinvolto nella discussione relativa alla scelta dri suddetti parametri. Il voto dovrebbe costituire un momento costruttivo per lo studente, aiutandolo a migliorarsi tramite una valutazione trasparente, inclusiva e diacronica. I tradizionali metodi di valutazione vanno migliorati e concepiti sotto un nuovo punto di vista che deve avere alla basse un'interazione positiva tra studenti e docenti. La soluzione per un altro sistema valutativo è rappresentata dalla valutazione narrativa che prevede tre momenti fondamentali: - Valutazione del docente vero lo studente; -Autovalutazione dello studente; -Valutazione dello studente verso il docente. É necessario avviare grandi assemblee composte composte da studenti, docenti e genitori dove si scambino opinioni, critiche e proposte riguardo il sistema scolastico. Non ci serve il presidemanager di stampo renziano che prende vita dalla distruttiva "Buona scuola" per selezionare il docente secondo metodologie poco chiare. É tempo di un netto cambio di rotta, di una discussione inclusiva e partecipata che deve essere portata avanti da chi la scuola la vive ogni giorno e ne conosce davvero bene pe criticità. Partire da una seria riforma del sistema valutativo significa spianare la strada per il miglioramento dell'intero tessuto sociale. Tocca a noi riprenderci i nostri spazi! Obiettivi: Scardinare il modello della valutazione-sentenza e ripensare a questa come ad un processo che vede cooperazione e maggiore orizzontalità tra docente e studente Delegittimare l’uso delle verifiche a sorpresa. Sperimentare un modello di valutazione in grado di considerare conoscenze, competenze e attitudini del singolo e del gruppo-classe. Affiancare alla valutazione del docente verso lo studente elementi di autovalutazione dello studente, elementi di autovalutazione del docente ed elementi di valutazione dello studente verso il docente. Strumenti: Inserire il tema della valutazione nel più ampio contesto di un Progetto didattico che, come nel caso della didattica alternativa, sappia farsi megafono di tutte le idee, le critiche e le proposte degli studenti. Proporre ai singoli docenti, al Consiglio di classe o al Collegio docenti tutto l’adozione di griglie di valutazione condivise con gli studenti (ad. es. attraverso una commisione Manuale per la scuola ribelle a cura dell'Unione degli Studenti, il Sindacato Studentesco – aderisce alla Rete della Conoscenza www.unionedeglistudenti.net unionedeglistudenti@gmail.com - Tel. 06/69770332
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paritetica) che spieghino e integrino il voto numerico. Proporre al collegio docenti o al consiglio d’istituto d’istituire un incontro bimestrale tra studenti e docenti che permetta di sperimentare la costruzione vera e propria della valutazione Modello di Ordine del Giorno da far approvare in Consiglio d’Istituto all’attenzione del Consiglio di Classe all’attenzione del Collegio Docenti all’attenzione del Consiglio d’Istituto Oggetto:valutazione narrativa Se la finalità della scuola è quella di fornire i mezzi, e non quella di operare selezione sociale tra chi è adatto allo studio e chi no, il voto non può avere altro ruolo che quello di monitorare il percorso di apprendimento in modo da dare la possibilità di correggerlo ove necessario. Pensiamo a una maggiore interrelazione tra studente e insegnante anche nel momento di attribuzione della valutazione, la “valutazione partecipata” è sicuramente lo strumento adatto per spogliare il voto dalla sua concezione attuale. Il modo materiale in cui il voto è espresso, ovvero se con sistema numerico oppure con un giudizio letterale, poco importa se alla base dell’espressione di quella dicitura vi è un rapporto aperto e diretto . Rendere partecipe lo studente del proprio processo valutativo gli consente davvero di interpretare il voto come uno strumento a suo vantaggio per capire se sta o meno affrontando gli studi nella maniera giusta e soprattutto dove e come può migliorare. Per questo una valutazione completa non può essere espressa solo due volte all’anno ma deve essere un qualcosa di più continuo, più vicina alle esigenze di recupero dello studente e più in grado di dargli una visione “in itinere” del proprio stato. In questa ottica di valutazione partecipata assume grande rilievo formativo anche la capacità dello studente di autovalutarsi; dopo una interrogazione o un compito riuscire ad esprime un giudizio sulla propria prova è importante oltre che essere un ottimo strumento per rafforzare l’interrelazione studente-docente e fornire più elementi al docente stesso per esprimere una corretta valutazione: un “6” preso avendo studiato molto e un “6” preso avendo studiato poco hanno un significato profondamente diverso. Pertanto noi studenti dell’Istituto d’Istruzione Superiore.................di................................. proponiamo che venga sperimentato all’interno della comunità scolastica un sistema di valutazione bimestrale a partire dall’anno prossimo. Pensiamo ad una valutazione espressa mediante un colloquio aperto docente-studente. Grazie a questi momenti più ravvicinati e più diretti noi studenti avremmo la concreta possibilità di monitorare costantemente il nostro livello di preparazione e nel caso sia insufficiente porvi immediatamente riparo, concentrando il recupero su gli argomenti di quel bimestre e non su tutti quelli affrontati in un intero quadrimestre (o peggio anno scolastico) come avviene oggi.
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La didattica è vecchia e nozionistica? Pratichiamo la didattica alternativa da subito
La didattica nelle nostre scuole Da anni ormai contestiamo il muro frontale, isolante e nozionistico della didattica italiana. Durante ogni nostra contestazione, emerge sempre il malessere degli studenti nel non essere trattati come soggetti in formazione, ma come vittime sacrificali di un sistema scolastico obbligato solo a sfornare ragazzi e ragazze pronti al globalismo, alla competitività ed frammentazione sociale. Noi crediamo che la didattica italiana non si debba fermare alla banalità della spiegazione totalmente spersonalizzata e alle classiche interrogazioni a tappeto che tendono solo ad aumentare l’odio e la paura che gli studenti e le studentesse del nostro paese hanno verso un’istituzione che dovrebbe invece essere allettante e all’avanguardia. Ciò è dovuto, rispetto ai livelli europei, ad una scarsissima preparazione riguardo la conoscenza delle scienze dell’educazione che i nostri docenti hanno. Dunque un radicale cambiamento può avvenire solamente con una diversa preparazione degli stessi, una formazione che unisca in prima parte la conoscenza di alcune discipline sociali (psicologia, pedagogia e sociologia) e in seconda parte una preparazione completa e riguardo la disciplina che si vuole insegnare; ponendo entrambi gli studi sullo stesso piano. Noi infatti contrapponiamo l’ottica ancora gentiliana finalizzata esclusivamente al lavoro ad una maggiore acquisizione di coscienze critiche e quindi ad un’emancipazione reale delle classi subalterne; in modo tale che anche il docente possa finalmente smettere di vedere il suo lavoro come la banalità del ripetere per decenni le stesse cose senza la possibilità di variare il suo approccio, obbligato dalla cosiddetta ‘’lezione frontale’’; la quale è un altro punto sul quale l’Unione degli Studenti si è sempre schierata contro. Cos’è la lezione frontale? E’ possibile un altro tipo di didattica? Queste sono le domande che ci siamo posti e a cui crediamo di aver dato delle risposte concrete e tangibili. La lezione frontale rappresenta l’unilateralità del messaggio che lo studente o la studentessa vuole recepire e questo rende, in modo ancora più evidente, la verticalità che la scuola pubblica ha in maniera quasi innata ma che non dovrebbe possedere assolutamente. E’ stato dimostrato inoltre che una lezione aberrante come quella frontale riduce la capacità di attenzione di uno studente medio da 45 minuti l’ora a meno di 25. Per evitare tutto ciò i docenti dovrebbero flessibilizzare il loro approccio in base allo studente che presenzia in classe, e non il contrario, caratterizzando e singolarizzando le loro capacità, senza abbandonare però il principio collettivo della scolarizzazione. Un altro prodotto errato di questo metodo è sicuramente la creazione di scuole di serie A e scuole di serie B; distinguendo i licei da tutte gli altri indirizzi scolastici. Un’altra frammentazione è quella dovuta alla creazione di classi ‘’pollaio’’: le quali non possono garantire la compattazione di un unico gruppo omogeneo ma si dividono nella creazione dei classici gruppetti, nei quali si perde il principio di cooperazione e il risultato è che il ragazzo con meno possibilità viene lasciato indietro ed il gruppo docente continuerà a rapportarsi solo con i più preparati, che nella stragrande maggioranza dei casi sono gli studenti che iniziano il loro percorso formativo partendo da una condizione sociale o economica migliore. Tutte queste problematiche si possono risolvere semplicemente con una piccola ma rivoluzionaria rivalutazione del compito del Manuale per la scuola ribelle a cura dell'Unione degli Studenti, il Sindacato Studentesco – aderisce alla Rete della Conoscenza www.unionedeglistudenti.net unionedeglistudenti@gmail.com - Tel. 06/69770332
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docente. Bisogna tornare al ruolo di educatore ridando dignità a questo lavoro, aumentando gli stipendi, aggiungendo a ciò una continua messa in campo delle capacità e competenze dell’insegnante con formazione sistemica che non può cessare con un insignificante corso d’aggiornamento. Altri metodi di didattica: • Lettura dei testi: il docente fa leggere un testo, dopo la lettura questo viene commentato. Solitamente il commento non è fatto solo dall’insegnante, bensì è la cooperazione tra docente e studente fa emergere il commento. • Lezione dialogata: la lezione si basa sul dialogo, la trasmissione del sapere non avviene in modo dogmatico. Il dialogo diventa lo strumento per la trasmissione del sapere. • Tempesta di idee: questo tipo di lezione è probabilmente il più efficace. Si parte dall’argomento di discussione, gli studenti esprimono ciò che pensano rispetto al tema della discussione e il docente, dopo aver ascoltato gli studenti, fa partire la propria spiegazione dagli elementi emersi da quello che è stato espresso dagli studenti. Lo studente si sente parte attiva dalla lezione e partecipa con voglia. L’apprendimento è facilitato dalla partecipazione. • Discussione tra studenti: il docente dà la possibilità agli studenti di confrontarsi e discutere di ciò che si sta spiegando. • Discussione insegnante e studenti: la spiegazione non è dogmatica. Non è rappresentata da ciò che è già scritto sui libri, bensì si basa sulla discussione critica tra l’insegnante e gli studenti. • Istruzione programmata: si fa uso del computer, di slide, di materiali, di ricerche. • Uso di laboratori: l’utilizzo dei laboratori è prioritario per le discipline scientifiche. Per le materie scientifiche, il discorso è particolare, perché si deve partire dalla lezione; poi la parte teorica deve essere accompagnata sempre dalla parte pratica. • Circole time: si supera la classica disposizione dei banchi, gli studenti si dispongono in modo circolare e il docente, che non ha una posizione gerarchica in quanto fa parte del cerchio, fa lezione insieme agli studenti. Obiettivi: Rendere la didattica più inclusiva è necessario in una scuola che vuole guardare alla qualità. Per fare questo c’è bisogno di un rinnovamento dei metodi, essi infatti devono puntare sulla cooperazione per non lasciare indietro nessuno. Coniugare una didattica più interattiva, in cui lo studente sia partecipe e non solo una scatola vuota da riempire, alla complessità dei contenuti non è difficile. E’ importante a tal proposito che gli studenti si sentano coinvolti de ciò che devono studiare e che abbiano la possibilità di svolgere approfondimenti anche in relazione ai loro interessi. Strumenti per una didattica cooperativa: Inserire l'educazione fra pari, l'autoformazione, l'indagine a partire da strumenti multimediali e mediatici, la propositività degli studenti tra le pratiche quotidiane in ogni parte d'Italia. Crediamo anche, che in una fase in cui la rigida demarcazione fra conoscenze non dà più i suoi frutti, diventi importante la costruzione di ore dedicate ad ambiti multidisciplinari come pratica costante durante l'anno; Promuovere la scrittura collegiale del POF attraverso la discussione all’interno di Commissioni Paritetiche; Manuale per la scuola ribelle a cura dell'Unione degli Studenti, il Sindacato Studentesco – aderisce alla Rete della Conoscenza www.unionedeglistudenti.net unionedeglistudenti@gmail.com - Tel. 06/69770332
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Programmare collegialmente le attività complementari, creando raccordo tra territorio e scuola e tra curricolare ed extracurricolare. Valorizzare l’associazionismo presente sul territorio e le competenze individuali degli studenti; Ripensare il tempo della scuola come qualche cosa di flessibile e individuale (D.P.R. 567/96): dotarsi di strumenti come periodi sabbatici per valorizzare e dare spazio alle attività extrascolastiche, che nella scuola devono trovare riconoscimento e raccordo; Chiediamo di costruire una didattica basata sulla valorizzazione delle differenze culturali, sessuali, comportamentali, cognitive; Attivando risorse economiche ed umane straordinarie per l'inserimento degli studenti appena arrivati nel nostro paese, garantendo corsi di lingua italiana unitamente alla possibilità di continuare a studiare la propria lingua; Portando gli studenti immigrati ad un primo approccio alla lingua italiana, utile a raggiungere livelli minimi di conoscenza che rendano possibile anzitutto l’interazione attiva con la società, andranno aggiunti corsi di italiano di secondo e terzo livello che si concentrino anche sulla terminologia specifica delle diverse discipline; Sperimentando l’introduzione di testi bilingue da fornire gratuitamente agli studenti Ordine del Giorno da far approvare nei Consiglio di Istituto all’attenzione del Consiglio di Classe all’attenzione del Collegio Docenti all’attenzione del Consiglio d’Istituto
Oggetto: settimana della didattica alternativa La didattica utilizzata nella scuola di oggi è un po’ datata. Mentre la pedagogia è progredita e ha individuato sistemi di insegnamento e apprendimento nuovi, le nostre scuole rimangono ancorate alla lezione frontale. L’individuare come unica modalità di apprendimento la lezione frontale rispecchia una visione univoca e limitata di trasmissione dei saperi che dal docente devono essere “collocati” nello studente. Noi crediamo che questa visione non solo mortifichi lo studente in quanto lo riduce a contenitore da riempire di nozioni, ma anche il ruolo stesso del docente che si limita a una trasmissione sterile di conoscenze. Riuscire a cambiare il rapporto studente-docente esistente oggi, facendo in modo che attraverso modalità di lezioni partecipate ci sia uno scambio reciproco e non univoco di conoscenze, non significa svilire la figura del docente, ne togliergli autorità ma al contrario significa esaltarne realmente la funzione formativa. La lezione frontale è certamente un momento importante ma non può essere l’unico momento ne l’unico strumento a disposizione degli insegnanti per favorire l’apprendimento. Per noi studenti riuscire a acquisire conoscenze e non solo nozioni significa acquisire un metodo di studio efficace, la capacità di mettere in relazione le varie materie e le materie con tutto quello che succede ogni giorno intorno a noi. La stessa divisione classica tra materie dovrebbe essere superata, sarebbe più interessante e sicuramente più produttivo analizzare contemporaneamente un periodo storico con un docente di storia, uno di italiano e uno di storia dell’arte oppure studiare il funzionamento di un macchinario insieme a un docente di fisica che ne spieghi le leggi che ne permettono la costruzione. Manuale per la scuola ribelle a cura dell'Unione degli Studenti, il Sindacato Studentesco – aderisce alla Rete della Conoscenza www.unionedeglistudenti.net unionedeglistudenti@gmail.com - Tel. 06/69770332
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Pertanto gli studenti propongo di inserire nel Piano dell'Offerta Formativa per l'anno ……………………... dell’Istituto...................di....................., una settimana di didattica alternativa da svolgersi in orari curriculari in cui studenti e docenti si impegnino insieme a applicare e sperimentare modi e metodi nuovi di fare lezione quali la lettura di testi, la lezione dialogata, la tempesta si idee o brainstorming, la discussione tra studenti, la discussione insegnantistudenti, l'istruzione programmata, l'uso di laboratori, il circole time, i giochi di ruolo, la scrittura creativa e le mappe concettuali.
Alternanza scuola-lavoro sfruttamento? Rovesciamo il modello del Governo in ogni scuola
L'alternanza scuola-lavoro è stata uno dei principali cavalli di battaglia per promuovere la Buona Scuola, ma è stata intesa non come un strumento utile ad accrescere le competenze trasversali dello studente, bensì come un ingresso anticipato al lavoro. Questo evidenzia volontà del Governo di riprodurre il modello tedesco di alternanza, il quale comporta la trasmissione di conoscenze specifiche utili soltanto all'azienda interessata ed è difficilmente riproducibile in in un Paese come l'Italia, dove le condizioni del modello di sviluppo sono notevolmente differenti. Alle aziende interessate all'alternanza non viene indicato nessuno requisito di carattere formativo, ambientale o legato ad un generico codice etico. Senza badare al territorio e ai diritti dei soggetti in formazione, l'esperienza di lavoro troppo spesso diventa inutile, se non una mera mansione non retribuita. Per evitare che l'alternanza scuola lavoro presenti i limiti sopra citati, sarebbe necessario che il Governo ascoltasse maggiormente le rivendicazioni delle studentesse e degli studenti, aprendo un confronto reale e non solo di facciata sullo statuto delle studentesse in Stage. Non sembra esserci, però questa volontà, dunque è oggi necessario rispondere scuola per scuola, approvando delle commissioni paritetiche utili a mettere in esame le scelte che la scuola intenderebbe attuare su questo tema. Tali commissioni dovrebbero essere composte da docenti e studenti e dovrebbero avere la responsabilità di individuare le aziende migliori. Oltre alla scelta, si occuperebbe anche di redigere i concordati tra scuola e impresa, utili a garantire la tutela del territorio e dei diritti dello studente attraverso un codice etico contro la devastazione ambientale e la corruzione. Strumenti: far approvare uno statuto dei diritti delle studentesse e degli studenti in stages attivare un progetto di sportello-lavoro nelle scuole della città in collaborazione col sindacato far approvare la commissione paritetica per la definizione dei concordati di alternanza scuola lavoro Rendere capillare la campagna Mettiamoci al Lavoro
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Statuto delle studentesse e degli studenti in stage da far approvare nei propri Consigli d'Istituto all’attenzione del Consiglio di Classe all’attenzione del Collegio Docenti all’attenzione del Consiglio d’Istituto Oggetto: statuto delle studentesse e degli studenti in stage Preambolo Il presente Statuto ha la finalità di riorganizzare la materia degli stages che, anche alla luce del prindipio costituzionale dell’autonomia scolastica, devono essere pensati e costruiti per lo studente e con lo studente, al fine di soddisfare le esigenze di ogni ragazzo e consenendo a questi di interagire con i soggetti del c.d. “mondo del lavoro”: azienda, sindacato, ecc… Questo Statuto è rivolto a tutti gli studenti inseriti in percorsi di Terza Area e Alternanza Scuola-Lavoro. Art.1 Tempistica Lo stage deve essere elemento del Pof e, in quanto tale, progettato dalla scuola. In quanto esperienza formativa, il periodo di stage deve essere limitato nel tempo e in alcun caso può superare i 30 giorni rispetto al curricolo annuale. I giorni di stage, quando il tirocinio avviene all’interno del calendario scolastico, non devono essere recuperati e devono essere considerati parte integrante del curricolo. Art.2 Coinvolgimento dello studente Lo studente deve essere coinvolto nell’attuazione dei progetti deliberati dagli organi collegiali della propria istituzione scolastica secondo i canali di partecipazione e coinvolgimento degli studenti sanciti dallo Statuto delle Studentesse e degli Studenti (D.P.R. 249/98). Art.3 Informazione dello studente Lo studente deve essere informato svolgere all’interno dell’azienda.
preventivamente
delle
mansioni
che
dovrà
Art.4 Copertura assicurativa Allo studente che parteciperà allo stage, dovrà essere garantita, da parte dell’istituzione scolastica di appartenenza idonea copertura assicurativa contro gli infortuni presso l’INAIL nonché per responsabilità civile. Art.5 Informazione dello studente Allo studente deve essere garantita la frequenza di un corso di formazione preliminare su diritti e tutele nel mondo del lavoro nelle ore di insegnamento della/e materia/e professionali coinvolte nello stage. Art.6 Tutoraggio L’istituzione scolastica deve individuare all’interno del corpo docente la figura di un tutor cui affidare lo studente che partecipa allo stage. Altresì l’azienda deve induviduare un tutor al quale viene affidato lo studente e che, in coordinamento con la figura del tutor scolastico, deve facilitare Manuale per la scuola ribelle a cura dell'Unione degli Studenti, il Sindacato Studentesco – aderisce alla Rete della Conoscenza www.unionedeglistudenti.net unionedeglistudenti@gmail.com - Tel. 06/69770332
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l’inserimento di questi nell’azienda. Per comprovate violazioni degli obiettivi didattici dei tirocini la scuola si farà garante nel richiedere la sostituzione del tutor aziendale e, per casi di estrema gravità, di interrompere ogni rapporto con l’azienda in questione. Art.7 Confronto studente-scuola-azienda Si devono prevedere incontri periodici di confronto tra lo studente, il tutor scolastico e il tutor aziendale sull’andamento dello stage (uno obbligatorio a metà del periodo di stage). Altresì deve essere garantito il diritto di assemblea tra gli studenti della medesima classe per confrontarsi sull’andamento dei tirocini. Questi incontri, da svolgersi durante il periodo di svolgimento degli stage, avranno l’utilità di prendere coscienza del proprio percorso formativo. Art.8 Valutazione del periodo di stage Al termine del periodo di formazione l’azienda deve fare una relazione, da presentare in duplice copia, una allo studente e l’altra al consiglio di classe di riferimento, sul periodo di formazione svolto dallo stagista. Entro la medesima data lo studente tirocinante deve presentare relazione dettagliata, in duplice copia, sul periodo di formazione svolto in azienda. Art.9 Copertura costi Durante il periodo dello Stage allo studente deve essere garantita, a carico dell’azienda, un compenso minimo a copertura parziale delle spese sostenute dallo studente, che può, altresì, essere convertito in servizi. Art.10 Valutazione dello studente Il periodo di stage deve essere valido ai fini della valutazione complessiva dello studente. Art.11 Riequilibrio didattico delle materie non-professionalizzanti La scuola si impegna, al rientro a scuola dello studente inserito in un percorso di stage, a metterlo in condizione di recuperare le sopravvenute carenze nelle materie non coinvolte negli obiettivi didattici dell’alternanza scuola lavoro. Art 12 Commissione paritetica per la definizione dei progetti dell’alternanza scuola lavoro. Viene istituita una commissione paritetica composta in egual numero da studenti e da docenti che si occupi di redigere i progetti per l’alternanza scuola lavoro. Art.13 Codice etico su corruzione e devastazioni ambientali Ogni azienda si impegna a firmare un codice etico in cui si certifica la totale estraneità a legami con la criminalità organizzata e l’estraneità da fenomeni di inquinamento del territorio. Art.14 Formazione dei lavoratori Manuale per la scuola ribelle a cura dell'Unione degli Studenti, il Sindacato Studentesco – aderisce alla Rete della Conoscenza www.unionedeglistudenti.net unionedeglistudenti@gmail.com - Tel. 06/69770332
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Nella scelta delle aziende presso cui effettuare esperienze di alternanza scuola lavoro vengono predilette le aziende che effettuano formazione permanente ai lavoratori e che hanno un basso numero di ctd.
Progetto sportello lavoro da far approvare nelle scuole della città all’attenzione del Consiglio di Classe all’attenzione del Collegio Docenti all’attenzione del Consiglio d’Istituto Oggetto: progetto sportello lavoro a scuola Considerato che all’interno degli istituti tecnici e professionali di Stato sempre più studenti prendono parte ad iniziative di alternanza scuola-lavoro, che molti ragazzi in età scolare iniziano a lavorare, che il mondo del lavoro, le forme contrattuali, diritti e doveri del lavoratore sono sempre meno conosciuti dagli studenti, proponiamo delle ore di formazione nelle scuole delle nostre città. Nello specifico l'istituto........................ di........................... si impegnerà a sostenere un progetto di sportello lavoro. Le ore di formazione saranno svolte da studenti ed esperti, con la collaborazione di un insegnante di diritto per un gruppo di allievi provenienti dalle classi quarte e quinte e con esponenti del mondo sindacale. Questi, a loro volta, saranno chiamati a svolgere nelle classi prime, seconde e terze lezioni di peer tuotoring e peer education con il fine di creare, mediante laboratori ed attività formative, consapevolezza attorno ai principali temi legati al mondo lavorativo, come la lettura e comprensione di un contratto, le forme contrattuali più comuni proposte ai giovani (apprendistato e voucher), diritti e doveri di uno studente i stage. Il gruppo formatosi sarà, inoltre, punto di riferimento per gli altri ragazzi della scuola, che anche dopo le lezioni di peer education , potrebbero incontrare difficoltà negli stage o sul poso di lavoro.
Ordine del Giorno per la creazione di una commissione paritetica per la definizione dei concordati dell'alternanza scuola lavoro. All’Albo dell’Istituto A tutti gli Studenti e ai loro Genitori Ai Docenti dell’Istituto A tutto il personale ATA dell’istituto Al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca All’Ufficio Scolastico Regionale Alle Organizzazioni Sindacali Territoriali per il tramite delle Sedi Periferiche Oggetto: Ordine del Giorno per la creazione di una commissione paritetica per la definizione dei concordati dell'alternanza scuola lavoro. Anno scolastico ....../...... Ci ritroviamo sempre più spesso davanti ad esperienze di alternanza scuola lavoro che non costituiscono un reale momento formativo per gli studenti, Manuale per la scuola ribelle a cura dell'Unione degli Studenti, il Sindacato Studentesco – aderisce alla Rete della Conoscenza www.unionedeglistudenti.net unionedeglistudenti@gmail.com - Tel. 06/69770332
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troppo spesso queste esperienze si tramutano in momenti di lavoro a tutti gli effetti, completamente gratuito. Inoltre spesso le aziende in cui conduciamo queste esperienze sono le stesse che ogni giorno non dimostrano alcun rispetto per il territorio che ci circonda. In questo processo noi studenti non abbiamo voce in capitolo, non possiamo decidere in quali aziende andiamo a compiere le esperienze di Asl ne con quali regoli e quali diritti. Pertanto chiediamo di avere finalmente voce in capitolo in queste decisione per mezzo di una commissione paritetica composta da docenti e studenti che si occupi di scegliere le aziende e di redigere i concordati tra scuola e impresa in modo tale da poter determinare queste decisioni e avere uno spazio in cui rivendicare dirittti e tutele. Questo diritto viene sancito dallo stesso Statuto degli Studenti e delle Studentesse in quanto, nel D.P.R. 249/98 all’ART. 2 comma 4 si legge: “Lo studente ha diritto alla partecipazione attiva e responsabile alla vita della scuola. I dirigenti scolastici e i docenti, con le modalità previste dal regolamento di istituto, attivano con gli studenti un dialogo costruttivo sulle scelte di loro competenza in tema di programmazione e definizione degli obiettivi didattici, di organizzazione della scuola, di criteri di valutazione, di scelta dei libri e del materiale didattico. Lo studente ha inoltre diritto a una valutazione trasparente e tempestiva, volta ad attivare un processo di autovalutazione che lo conduca a individuare i propri punti di forza e di debolezza e a migliorare il proprio rendimento.” Pertanto il Consiglio di ........................................................................... .................................................. delibera la costituzione della commissione paritetica per la definizione dei concordati dell'alternanza scuola lavoro diventando un organo collegiale a tutti gli effetti, come il Consiglio d’Istituto e il Collegio dei Docenti, modificando il proprio Regolamento d’Istituto. La modifica al regolamento sarà a sua volta redatta da una commissione paritetica temporanea eletta democraticamente dagli organi di rappresentanza delle varie parti e poi ratificato dal Consiglio d’Istituto. La Commissione Paritetica sarà dunque un organo costituito da egual numero di studenti e docenti dove si esaminano le varie proposte pervenute dalle aziende disponibili ad ospitare esperienze di alternanza scuola lavoro e si stabiliscono i criteri minimi di tutele e diritti per gli studenti.
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Scuola autoritaria? Ribaltiamola con i referendum studenteschi
La scuola dovrebbe essere una palestra di democrazia. Essendo un luogo per sua natura collettivo, tutte le decisioni dovrebbero essere trasparenti e collegiali. Invece troppo spesso queste vengono prese senza alcuna condivisione con la scuola tutta, in consigli di istituto che si limitano a ratificare decisioni già prese. Negli ultimi anni, inoltre, le diverse riforme hanno sempre di più accentrato il potere decisionale nelle mani del dirigente scolastico, sempre più un manager che, senza nessun ruolo formativo, gestisce la scuola come se fosse un azienda. Lo statuto delle studentesse e degli studenti dice chiaramente che quando una decisione influisce particolarmente sulla vita degli studenti, questi possono esprimersi attraverso una consultazione. Dobbiamo avere la capacita di riconquistarci i nostri spazi decisionali nelle scuole, e il referendum studentesco può essere uno strumento centrale in questo processo. La rappresentanza è uno strumento centrale per gli studenti nelle scuole, ma se non è capace di generare processi di partecipazione attiva e di decisione condivisa si riduce ad uno strumento di delega che non fa che rafforzare l’autoritarismo dilagante delle nostre scuole. La democrazia non è un fatto, ma è un fare. Non si costituisce solo di spazi e luoghi di confronto, che siano essi elettivi oppure no, ma si sostanzia di processi, di condivisione e di trasparenza. Ed è questo il ruolo di noi studenti: affermare a gran voce che la scuola è di chi la vive, contro l’autoritarismo e i presidi manager! Obiettivi: Dotare la comunità scolastica tutta di un elemento di democrazia reale che riequilibri i rapporti tra le componenti e legittimi i processi dal basso. Il quesito referendario più che dotarsi di strumenti d’attuazione è uno strumento in sè per sè; quanto da esso emerge permette o facilita l’attuazione di altri OdG, anche quelli che ad esempio hanno trovato ostacoli negli altri canali d’attuazione (in Consiglio d’istituto o in Collegio docenti). Strumenti: Ordine del Giorno per l'istituzione del referendum studentesco Assemblee d'istituto, di classe e pubbliche (nelle pagine seguenti un approfondimento)
Ordine del Giorno sul referendum studentesco da far approvare nei Consigli d'Istituto all’attenzione del Consiglio di Classe all’attenzione del Collegio Docenti all’attenzione del Consiglio d’Istituto Oggetto:referendum studentesco Gli organi collegiali, come strutturati oggi, rendono difficoltosa e spesso poco incisiva la partecipazione della comunità studentesca all’interno dei processi decisionali dell’istituto. Spesso le stesse riunioni del consiglio di istituto servono solo a ratificare decisioni già prese, sminuendo il ruolo della rappresentanza e facendo della democrazia soltanto un feticcio. Manuale per la scuola ribelle a cura dell'Unione degli Studenti, il Sindacato Studentesco – aderisce alla Rete della Conoscenza www.unionedeglistudenti.net unionedeglistudenti@gmail.com - Tel. 06/69770332
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Il poter ricorrere a un Referendum interno può avere effetti positivi non solo sulla partecipazione attiva, ma anche far si che la gestione della scuola sia davvero un processo collettivo e non limitato a un gioco di maggioranze e minoranze in un luogo ristretto e le quali discussioni spesso appaiono distanti dal vivere quotidiano della scuola. La stessa presunzione di voler delegare alle figure dei rappresentanti tutto l’onere e il potere dell’intervento nella gestione dell’istituto riflette un sistema poco in grado di aprire e di rendere partecipe la comunità scolastica tutta ai processi decisionali. Certamente la funzione della rappresentanza è fondamentale per non appesantire e burocratizzare in maniera eccessiva qualsiasi scelta ma pensiamo che, anche da un punto di vista formativo, la delega completa e l’impossibilità di intervenire per studenti, docenti e genitori che non siedono negli organi collegiali disabitui alla partecipazione attiva e abitui a un sistema in cui la democrazia vive solo nel momento del voto. Vediamo gli organi collegiali non solo come strumenti necessari per una gestione collettiva e partecipata del nostro istituto, ma anche come palestra di democrazia per le parti che in esso sono rappresentante; ed è per questo loro ruolo formativo che non possiamo accettare che siano ridotti a semplici passaggi burocratici che i dirigenti scolastici devono ratificare. Pertanto si propone che sia inserito all’interno del regolamento di istituto la possibilità di consultare la comunità scolastica in maniera vincolante in caso di parere non concordante come d'altronde previsto dal comma 5 dell'articolo 2 dello Statuto dei Diritti degli Studenti e delle Studentesse D.P.R. 249/98 il quale recita "Nei casi in cui una decisione influisca in modo rilevante sull'organizzazione della scuola gli studenti della scuola superiore, anche su loro richiesta, possono essere chiamati ad esprimere la loro opinione mediante una consultazione. (...)" Metodi e forme del Referendum Studentesco dovranno essere contenute in un regolamento di cui l'istituto.................................... di.......................... si dovrà dotare.
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Diritti calpestati? Piccolo prontuario per la difesa dei dei propri diritti
Con La Buona Scuola e la legittimazione dell’autoritarismo del dirigente scolastico sullo stampo aziendale, si rischia di perdere alcuni diritti fondamentali degli studenti. Per questo di seguito troverete un piccolo prontuario con i diritti principali tratti dallo Statuto dei diritti e dei doveri degli studenti e delle studentesse, dal testo unico del 94 e dal DPR 567 del 96. Per maggiori info sfoglia il manuale per la sopravvivenza a scuola! Prontuario dei diritti: Diritto di esprimere liberamente il proprio pensiero (artt. 1, comma 4 e 4, comma 4 dello Statuto): la libera espressione di opinioni che non sia lesiva della personalità altrui non può essere in alcun modo sanzionata; Diritto a una formazione culturale e professionale qualificata che rispetti e valorizzi, anche attraverso l’orientamento, l’identità di ciascuno e sia aperta alla pluralità delle idee (art. 2, comma 1 dello Statuto): dunque diritto al rispetto della propria individualità e peculiarità, in un ambiente aperto e accogliente, senza alcuna discriminazione basata su condizioni personali o sociali; Diritto di iniziativa didattiche autonome degli studenti, di formulare richieste e di sviluppare temi liberamente scelti (art. 2, comma 1 dello Statuto): gli studenti possono arricchire i propri programmi con attività autonome e possono formulare richieste specifiche sui programmi didattici; Diritto alla riservatezza (art. 2, comma 2 dello Statuto): è un diritto dello studente che non siano divulgate dalla scuola informazioni che lo riguardano senza il suo consenso (ad es., voti insufficienti nei tabelloni finali, situazione reddituale, ecc.); Diritto a essere informato sulle decisioni e sulle norme che regolano la vita della scuola (art. 2, comma 3 dello Statuto); Diritto a una partecipazione attiva e responsabile alla vita della scuola (art. 2, comma 4 dello Statuto): ad es., fondando associazioni, collettivi, organizzando attività extracurriculari, ecc.; Diritto di essere consultati dai dirigenti scolastici e dai docenti in riferimento alla programmazione e alla definizione degli obiettivi didattici, all’organizzazione della scuola, ai criteri di valutazione e di scelta dei libri e del materiale didattico (art. 2, comma 4 dello Statuto): è dunque previsto l’avvio un dialogo costruttivo e di un percorso educativo il più possibile condiviso; Diritto a una valutazione trasparente e tempestiva che permetta allo studente di individuare i propri punti di forza e di debolezza, avviando un processo di autovalutazione (art. 2, comma 4 dello Statuto): le valutazioni devono essere riferite allo studente immediatamente, o comunque in tempi brevi, e il docente non può rifiutarsi di riferire il voto di un compito o di un interrogazione, in quanto essenziale per permettere allo studente di studiarsi e migliorarsi; Diritto alla consultazione su materie di interesse rilevante per la scuola (art. 2, comma 5 dello Statuto): gli studenti hanno diritto, anche su loro richiesta, ad essere chiamati ad esprimere la propria opinione con un’apposita consultazione referendaria su decisioni che influiscano in maniera rilevante sull’organizzazione della scuola; Diritto alla libertà di apprendimento e alla scelta autonoma tra attività curriculari Manuale per la scuola ribelle a cura dell'Unione degli Studenti, il Sindacato Studentesco – aderisce alla Rete della Conoscenza www.unionedeglistudenti.net unionedeglistudenti@gmail.com - Tel. 06/69770332
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integrative., ad es. gite) e tra attività aggiuntive facoltative (ad es. corsi pomeridiani) offerte dalla scuola (art. 2, comma 6 dello Statuto): gli studenti non possono dunque essere costretti (come spesso avviene da parte di alcuni docenti) a frequentare i corsi pomeridiani, che devono comunque essere organizzati rispettando i ritmi di apprendimento e le esigenze di vita degli studenti; Diritto degli studenti stranieri al rispetto della loro vita culturale e religiosa e all’integrazione (art. 2, comma 7 dello Statuto): la scuola ripudia ogni forma di discriminazione etnica, culturale e religiosa (vedi anche l’art. 1, comma 4 dello Statuto), promuovendo l’integrazione degli studenti stranieri, ad es., organizzando attività interculturali e corsi di lingua italiana per stranieri; Diritto al recupero (artt. 2, comma 8 e 1, comma 2 dello Statuto): gli studenti hanno diritto a essere destinatari di iniziative organizzate dalle scuole finalizzate al recupero delle situazioni di ritardo e di svantaggio (ad es. corsi di recupero, attività in itinere, ecc.); Diritto alla sicurezza e alla salubrità degli ambienti, che devono essere fruibili anche da studenti portatori di handicap, promuovendo l’abbattimento delle barriere architettoniche (art. 2, comma 8 dello Statuto); Diritto ai servizi di sostegno e promozione della salute e di assistenza psicologica, attraverso appositi sportelli (art. 2, comma 8 dello Statuto); Diritto di assemblea (artt. 12-14 del Testo Unico e art. 2, comma 9 dello Statuto): il diritto di riunione è garantito agli studenti a livello di classe, di corso e di Istituto, nonché il diritto di riunione del comitato studentesco, i cui componenti sono i rappresentanti di classe (art. 13, commi 4 e 5 del Testo Unico, ma vedi anche il DPR 567/96 sulle attività integrative degli studenti); Diritto di associazione e di riunione nei locali (art. 2, comma 10 dello Statuto): gli studenti hanno diritto di organizzarsi in associazioni con fini specifici e di riunirsi nei locali della scuola; Diritto per gli studenti e per le loro associazioni di organizzare attività e iniziative (sia culturali che ricreative) all’interno della scuola, e per gli ex studenti di mantenere un legame con l’istituto di provenienza (art. 2, comma 10 dello Statuto): diritto dunque a poter fruire di spazi durante e dopo le lezioni e di gestirli in piena autonomia (aula autogestita, vedi anche l’art. 2 del DPR 567/96); Diritto al sostegno per gli studenti con disabilità certificate: gli studenti con disabilità hanno diritto ad avere assegnato del personale specialistico che li agevoli nell’integrazione e nell’apprendimento; Diritto di accesso agli atti amministrativi della scuola (artt. 22 e seguenti della legge 241/90 sulla trasparenza dell’attività della Pubblica Amministrazione); Diritto alla rappresentanza: gli studenti hanno diritto ad avere una rappresentanza al consiglio di classe e di istituto (artt. 5 e 10 del Testo Unico) e alla Consulta Provinciale degli Studenti (CPS; art. 6 del DPR 567/96); Diritto di impugnare all’Organo di Garanzia interno e, in seconda istanza, a quello regionale i provvedimenti a proprio carico reputati illegittimi, presentando apposite memorie (art. 5 dello Statuto); Contro le sanzioni disciplinari è possibile fare ricorso entro quindici giorni dalla comunicazione della loro irrogazione, ad un apposito organo di garanzia interno alla scuola, istituito e disciplinato dai regolamenti delle singole istituzioni scolastiche, del quale fa parte Manuale per la scuola ribelle a cura dell'Unione degli Studenti, il Sindacato Studentesco – aderisce alla Rete della Conoscenza www.unionedeglistudenti.net unionedeglistudenti@gmail.com - Tel. 06/69770332
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almeno un rappresentante eletto dagli studenti. Diritto alla conversione dei provvedimenti disciplinari in attività a vantaggio della comunità scolastica (art. 4, comma 5 dello Statuto). Infine, gli studenti maggiorenni sono pienamente autonomi (ad es. possono firmare la giustificazione delle loro assenze) ed è possibile anche vietare le comunicazioni della scuola sul proprio andamento scolastico alla famiglia, a tutela della propria riservatezza.
Riferimenti alle leggi: Lo Statuto delle studentesse e degli studenti (DPR 249/98, modificato dal DPR 235/2007), elaborato sul modello dello Statuto dei Lavoratori, rappresenta il culmine di un processo che ha portato gli studenti ad avere un testo organico che li riguardi e chi li riconosca pienamente come soggetto sociale. Esso rappresenta la Carta fondamentale degli studenti, stabilendone diritti, doveri, obblighi disciplinari e indicando i principi che devono orientare l’operato delle scuole. Il “Testo Unico delle disposizioni legislative in materia di istruzione” (D. Lgs. 297/94 e successive modifiche ed integrazioni): il testo coordinato che disciplina l’ordinamento delle scuole di ogni ordine e grado, le funzioni degli organi collegiali (Consiglio di istituto, Consiglio di classe, Collegio dei docenti, Giunta esecutiva), il diritto di assemblea degli studenti e dei genitori, la struttura amministrativa locale e centrale, le scuole italiane all’estero; e più in generale tutto ciò che riguarda il sistema scolastico italiano. Il testo riprende quasi del tutto i precedenti decreti delegati della scuola del 1974, nati sull’onda del clima di rinascita culturale successivo al 1968. Il DPR 567/96 (“Regolamento recante la disciplina delle iniziative complementari e delle attività integrative nelle istituzioni scolastiche” e successive modifiche e integrazioni): un decreto che prevede l’istituzione delle Consulte Provinciali degli Studenti, la creazione di un fondo per le attività studentesche integrative gestito direttamente dal Comitato Studentesco e l’apertura delle scuole il pomeriggio per le attività culturali e ricreative organizzate autonomamente dagli studenti, con la predisposizione di almeno un locale adibito a tale scopo al termine delle lezioni (una vera e propria aula autogestita). Altri riferimenti normativi da conoscere: legge 15 marzo 1997, n. 59, decreto legislativo n. 59 del 6 marzo 1998, D.P.R. n.275 dell'8 marzo 1999 (provvedimenti sull’autonomia scolastica), legge 62/2000 (legge sulla parità scolastica), legge 30/2000 (riforma Berlinguer, oggi abrogata), legge 53/2003 (riforma Moratti, anch’essa abrogata), legge 169/2008 (riforma Gelmini).
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Cosa si studia nella nostra scuola? Decidiamolo anche noi con la commissione paritetica
La commissione paritetica non ha ancora una legge alla base che la sancisce (es. il referendum studentesco) ma una proposta già portata avanti e accettata da diverse scuole in Italia. Consiste in un organo collegiale all’interno della scuola composto idealmente dai quattro rappresentanti degli studenti (oppure da altri studenti democraticamente scelti dal comitato studentesco o dalla totalità della scuola), 3 professori e il preside (oppure 3 studenti, 2 professori e il preside in scuole con meno di 500 alunni) nel quale gli studenti potranno esporre le loro necessità democraticamente e senza dunque l’enorme differenza di voti che la componente professori ha in più rispetto a quella studentesca in C.d.I. La commissione, purtroppo, non può che avere valore consultivo all’interno della scuola, ma si pone comunque come un forte strumento che gli studenti hanno per imporre il dialogo ad una scuola che altrimenti potrebbe non accettarlo e quindi facilitare la realizzazione delle altre campagne ed eventuali altre vertenze. Un avanzamento che le commissioni dovrebbero avere è quello di essere realmente una prassi per la stesura del Piano dell’Offerta Formativa di una scuola che, ad oggi poco risponde alle esigenze degli studenti in quanto deciso nella sua quasi totalità dagli insegnati e dal preside. La commissione ha il forte ruolo di essere l’organo più democratico di una scuola nel rapporto tra insegnati, preside e studenti quindi ogni Commissione si deve dotare di un regolamento da rispettare su determinate questioni che rispettando il parere del Comitato Studentesco e del Collegio Docenti. Obiettivi: Colmare il gap della sotto-rappresentanza degli studenti in Consiglio di Istituto che spesso impedisce alle proposte presentate dagli studenti di venire anche solo prese in considerazione, prima che approvate. Dare agli studenti il tempo e un luogo nel quale far emergere e far pesare le proprie ragioni sulla didattica, la valutazione, la vita democratica della scuola e in definitiva il Piano dell’Offerta formativa attraverso il confronto costruttivo e paritetico a docenti e studenti. Strumenti: Avanzare la proposta al Collegio docenti e al Consiglio d’istituto d’integrare tra gli Organi Collegiali una Commissione Paritetica, composta da un egual numero di studenti e docenti, dotata di un proprio regolamento e parere vincolante in merito alle questioni riguardanti la didattica sollevate dai suoi membri, previo parere del Collegio Docenti e Comitato Studentesco. Costruire l’ampio percorso di legittimazione democratica necessario all’approvazione di questo fondamentale organo collegiale lavorando su entrambe le parti in causa, quindi favorendo i momenti d’incontro tra collettivo/comitato studentesco e collegio docenti e/o costruendo un’assemblea d’Istituto congiunta corpo docenti-studenti.
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Ordine del Giorno per far approvare la commissione paritetica nel proprio Consiglio d'Istituto all’attenzione del Consiglio di Classe all’attenzione del Collegio Docenti all’attenzione del Consiglio d’Istituto Oggetto: Commissione paritetica Nelle scuole superiori italiane la didattica è vecchia e inadeguata, incapace di coinvolgere gli studenti e rispondere alle sfide che la scuola dovrebbe vincere per essere un’istituzione fondante della cittadinanza, non separata e distante dalla società. Ad oggi la didattica è sotto completo controllo dei docenti, lo stesso Piano dell’Offerta Formativa (P.O.F.) viene redatto esclusivamente dal Collegio dei Docenti e solo successivamente sottoposto all’approvazione del Consiglio d’Istituto. Questo monopolio va rotto per riuscire a dare nuovo slancio alla scuola italiana e un nuovo ruolo agli studenti. In virtù di questo crediamo che debba diventare impegno prioritario dell’istituto ……………………………………. dar vita a quelle pratiche di didattica partecipata che possano superare questa idea di scuola e di insegnamento. D’altronde anche lo stesso Statuto degli Studenti e delle Studentesse prevede questa che più che una possibilità è una necessità infatti, nel D.P.R. 249/98 all’ART. 2 comma 4 si legge: “Lo studente ha diritto alla partecipazione attiva e responsabile alla vita della scuola. I dirigenti scolastici e i docenti, con le modalità previste dal regolamento di istituto, attivano con gli studenti un dialogo costruttivo sulle scelte di loro competenza in tema di programmazione e definizione degli obiettivi didattici, di organizzazione della scuola, di criteri di valutazione, di scelta dei libri e del materiale didattico. Lo studente ha inoltre diritto a una valutazione trasparente e tempestiva, volta ad attivare un processo di autovalutazione che lo conduca a individuare i propri punti di forza e di debolezza e a migliorare il proprio rendimento.” Pertanto il Consiglio di Istituto del…………………………………………., delibera affinché la commissione paritetica diventi un organo collegiale a tutti gli effetti, come il Consiglio d’Istituto e il Collegio dei Docenti, modificando il proprio Regolamento d’Istituto. La modifica al regolamento sarà a sua volta redatta da una commissione paritetica temporanea eletta democraticamente dagli organi di rappresentanza delle varie parti e poi ratificato dal Consiglio d’Istituto. La Commissione Paritetica sarà dunque un organo costituito da egual numero di studenti e docenti che nel livello scolastico complessivo elabori e scriva il P.O.F. dopo un percorso di consultazione che coinvolga anche l’assemblea d’istituto e il comitato studentesco e che poi si ricrei anche a livello di singole classi per ridelineare in base al P.O.F. concordato e approvato i programmi dell’anno scolastico. La commissione paritetica deve essere quindi il laboratorio di sintesi, confronto e cooperazione tra il collegio dei docenti e il comitato studentesco, così da aprire nuovi spazi di partecipazione e crescita per gli studenti della scuola rimodulando la democrazia nelle scuole.
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Privati che finanziano le scuole? No, grazie.
Con la Buona scuola viene inserito uno strumento che apre di fatto la scuola pubblica ai finanziamenti privati (vedi capitolo sullo School Bonus a pagina…..). Noi non ci possiamo rassegnare alla legittimazione delle disuguaglianze e alla fine della scuola pubblica di massa. Strumenti: Ordine del Giorno politico in Consiglio d’Istituto e assemblee
Ordine del Giorno per il rifiuto delle erogazioni liberali in denaro derivanti da reddito d'impresa all’attenzione del Consiglio di Classe all’attenzione del Collegio Docenti all’attenzione del Consiglio d’Istituto Oggetto: rifiuto d’impresa
delle
erogazioni
liberali
in
denaro
derivanti
da
reddito
Con la legge 13.7.2015 n.107 viene introdotto un credito d'imposta per erogazioni liberali in denaro alle scuole statali e paritarie volte a sostenere la costruzione di nuove strutture scolastiche, la manutenzione degli edifici e interventi per l'occupabilità degli studenti. Dal 1 gennaio 2015 il credito, ripartito in tre quote di pari importo e per un tetto massimo di 100mila euro per ciascun periodo di imposta, è pari al 65% delle erogazioni effettuate per i primi due anni. Dal 2017 si riduce al 50% dell’importo versato. Le donazioni affluiscono a un apposito capitolo del bilancio statale e costituiscono un fondo gestito dal MIUR: una quota pari al 10 per cento delle somme complessivamente erogate è assegnata alle istituzioni scolastiche che risultano destinatarie delle erogazioni liberali per un ammontare inferiore alla media nazionale. Il Consiglio d’Istituto del…………………………………………. di…………………………………. riconoscendo il rischio che porterebbe tale meccanismo, ossia in primo luogo all’inasprimento della disuguaglianza tra le scuole italiane, incompatibile di per sè con il concetto di scuola pubblica e di massa, si impegna a rifiutare future erogazioni liberali in denaro derivanti da reddito d’impresa.
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Facciamoci spazio: apriamo aule autogestite in ogni scuola
Le scuole che siamo costretti a vivere vedono gli studenti come utenti passivi di un servizio. L’impostazione frontale delle lezioni, l’autoritarismo dei presidi, il blocco delle attività extrascolastiche seguite ai tagli del 2008, la burocrazia che spesso invade i pochi luoghi di discussione rimasti aperti neutralizzano l’interesse e la partecipazione attiva degli studenti, sempre più spettatori passivi di scuole chiuse al confronto e incapaci di recepire i loro bisogni. La scuola è ad oggi incapace di costituirsi come luogo di socialità oltrechè formativo, di stimolare un sentimento di appartenenza ad una comunità per i propri studenti. In molti casi infatti le scuole sono vissute solo e soltanto nella loro ordinarietà e formalità, dalle lezioni mattutine ai corsi pomeridiani nella migliore delle ipotesi, senza che gli studenti vivano l'istituto come un spazio che sentano realmente proprio. Si esclude l'importanza della formazione extrascolastica, pertanto nei nostri plessi sono assenti luoghi di aggregazione, spazi per ospitare le attività integrative autogestite dagli studenti . L'aula autogestita può essere a tal proposito una soluzione parziale ma importante per cambiare la situazione; un'aula in cui gli studenti della scuola possano ritrovarsi dopo gli orari scolastici o durante le ore di astensione dalle lezione (per esempio l'ora di religione) nella quale si svolgano le attività autogestite dagli studenti previste o meno dal P.O.F., come una biblioteca degli studenti, uno spazio studio o per dei gruppi di recupero formati dagli studenti, uno spazio di free wireless in cui connettersi per ricerche, studio o approfondimento, un spazio in cui organizzare letture collettive, laboratori di disegno, corsi musicali, e laboratori e spazi di discussione di qualsiasi tipo. L’articolo 1 comma 2 del decreto del Presidente della repubblica 567 prevede che l’istituzione scolastica aprendosi alla progettualità studentesca, alle associazioni studentesche e a quelle dei genitori, ponga in essere tutto ciò che è nelle proprie facoltà per la realizzazione di attività integrative e non, avendo come principio fondamentale quello di ripartire dalla partecipazione attiva di tutte le componenti scolastiche. Sulla base di questo il Consiglio di Istituto si impegna ad accogliere la proposta di aula autogestita presentata attraverso il progetto portato dai rappresentati degli studenti in C.d.I. in modo da dare agli studenti la possibilità agli studenti di avere uno spazio di aggregazione in cui organizzare le proprie attività nei modi e nei tempi descritti dal relativo regolamento.
Modello di progetto da far approvare nei consigli di istituto per ottenere un’auletta autogestita PROGETTO: Aula autogestita Premessa Attualmente la scuola viene spesso vissuta dagli studenti come il luogo in cui passivamente giorno dopo giorno si è chiamati ad essere spettatori del proprio percorso educativo, senza la possibilità di prendere parte attiva al processo cognitivo e di crescita. Di fatto la scuola che dovrebbe essere il luogo principale in cui acquisire i saperi di cittadinanza non solo attraverso il percorso educativo formale, ma anche attraverso un contesto generale che promuove la partecipazione democratica, diventa troppo spesso il luogo da cui si vuole fuggire, perché troppo lontano dalle proprie aspettative, troppo avulso Manuale per la scuola ribelle a cura dell'Unione degli Studenti, il Sindacato Studentesco – aderisce alla Rete della Conoscenza www.unionedeglistudenti.net unionedeglistudenti@gmail.com - Tel. 06/69770332
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dal mondo dinamico che vive al di fuori delle mura scolastiche e perché troppo spesso incapace di creare quei collegamenti necessari tra materie di studio e attualità. E’ per questo motivo che è necessario oggi più che mai ricercare nuove forme con cui potenziare e incentivare la cooperazione tra la diverse componenti della comunità scolastica, valorizzando particolarmente le pratiche per una buona qualità della relazione docente-studente. Una scuola nuova, moderna capace di cooptare la miriade di necessità e nuove esigenze che lo studente ha, valorizzando le inclinazioni personali e la progettualità autonoma deve essere capace anche di accogliere le idee e le proposte degli studenti. Il problema e il soggetto di riferimento; “Gli istituti di istruzione secondaria di primo e secondo grado predispongono almeno un locale attrezzato quale luogo di ritrovo per i giovani dopo la frequenza delle lezioni.” articolo 2 comma 1 d.p.r. 567/96 Quello che il seguente programma intente proporre, coerentemente con quanto l'articolo sopracitato garantisce, è l'affidamento permanentemente agli studentidi un'aula dell'istituto, per l’autogestione di varie attività didattiche integrative informali e non formali. Si tratta di costruire uno spazio materiale e immateriale in cui gli studenti possano esprimere la propria creatività, mettere in campo il proprio sapere fare, spronare il proprio estro lavorando insieme ad altri studenti, ricostruendo una dimensione collettiva e di condivisione che è fondamentale anche per lo sviluppo di modelli di partecipazione e per l’acquisizione dei saperi di cittadinanza anche al di fuori di un contesto formale curriculare. Dare spazio alla progettualità significa soprattutto credere nell’efficacia delle cose proposte dagli studenti, valorizzando appunto anche l’aspetto educativo autodidatta facendo mettere sapere, conoscenze e competenze acquisite in contesti diversi da quello prettamente scolastico. Indicatori di realizzazione (cosa si svolge, come, quando, dove) Le attività da svolgersi nel locale detto aula autogestita sono di vario tipo e ricalcano nel complesso la dimensione sociale e aggregativa caratterizzata comunque da un processo educativo. Si organizzano ad opera del collettivo studentesco integrato ai rappresentanti di istituto e ai rappresentanti di consulta le seguenti attività, con tempistica (giorni e ore pomeridiane) da definirsi in corso d’opera anche in base alle esigenze dei partecipanti e alla concomitanza con altre attività integrative e formative che si svolgono all’interno della scuola e che possono essere di interesse comune: Sede permanente della redazione del giornalino d’istituto. Riunioni settimanali del collettivo studentesco dell’istituto, principale strumento di democrazia e di partecipazione collettiva. Laboratorio artistico permanente, per ricostruire la dimensione aggregativa attraverso un attività formativa generalmente non contemplata nei piani del’offerta formativa, ma che permette invece di mettere in campo estro e creatività, di sviluppare tutta un serie di abilità pratiche comunque fondamentali per unire il sapere concettuale alla pratica. Rassegna cinematografica con dibattito, proiezione di una filmografia Manuale per la scuola ribelle a cura dell'Unione degli Studenti, il Sindacato Studentesco – aderisce alla Rete della Conoscenza www.unionedeglistudenti.net unionedeglistudenti@gmail.com - Tel. 06/69770332
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scelta tematica (mafie, disagio studentesco e giovanile, percorso storico, … etc.) direttamente scelta dagli studenti che possa essere percorso complementare rispetto alle materie studiate in orario curriculare per lo sviluppo della coscienza critica, attraverso la richiesta di produrre un sistema di pensieri complesso con cui valutare, esprime re parere e commentare dei film. Assemblee con dibattito, momenti di confronto su varie tematiche decise in maniera contingente dal comitato studentesco e dal collettivo di istituto. Aula studio e di “mutuo recupero”, spazio in cui dare la possibilità agli studenti di fermarsi a studiare con la possibilità di confrontarsi con altri studenti su appunti, possibilità di scambio di materiali didattici e di “mutuo soccorso”, ogni studente può aiutare un altro in base alle proprie possibilità e inclinazioni personali. Punto internet, dare la possibilità di scaricare materiale di ricerca e di studio a tutti gli studenti al di là delle single possibilità economiche di partenza, creando un punto di accesso alle nuove tecnologie a tutti gli studenti. Spazio a disposizione degli studenti anche nelle ore diurne per: coloro i quali si avvalgono dell’esonero dall’insegnamento dell’IRC, coloro i quali vogliano attendere l’inizio posticipato delle lezioni (entrata alla seconda ora) ed usufruire dello spazio per studiare, fare ricerche. Biblioteca autogestita, raccolta di libri per attività di “book sharing” e cineteca a disposizione di tutte le componenti della scuola;
Strategia, lavoro di rete e modello di intervento Come già precedentemente accennato si predilige il lavoro di rete e di gruppo, volto a promuovere la dimensione didattica della aggregazione e del lavoro collettivo. E’ importante che siano gli studenti a cooperare attivamente tra loro per la realizzazione di tutte le attività previste, creando modelli di cooperazione dove ognuno riesce ad essere parte determinante sia del processo decisionale, che della realizzazione pratica delle attività. Il modello di intervento sarà dunque basato sulla progettazione partecipata di tutte le attività e la stesura di un programma dettagliato dove eventualmente per questioni specifiche saranno anche indicati esecutori diretti, particolare responsabili o coordinatori di attività specifiche. Le reti di lavoro un’ attività specifica da svolgersi nell’aula autogestita dovranno essere realizzate laddove necessario anche con gli insegnanti, in un modello di intervento che partendo dalla progettazione e attuazione partecipata della attività dovrà necessariamente basarsi su una relazione educativa tra pari. Finalità e obiettivi generali Le finalità e gli obiettivi generali del progetto riguardano: Lo sviluppo e la valorizzazione delle inclinazioni personali degli studenti attraverso la messa in campo della progettualità autonoma; Sviluppare modelli di cooperazione didattica che possono essere riproposti in orario curriculare; Stimolare lo sviluppo della coscienza critica da parte degli studenti in attività in cui sono pienamente coinvolti da registi e attori; Manuale per la scuola ribelle a cura dell'Unione degli Studenti, il Sindacato Studentesco – aderisce alla Rete della Conoscenza www.unionedeglistudenti.net unionedeglistudenti@gmail.com - Tel. 06/69770332
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Sperimentazione di modelli di partecipazione e attività che possono fungere da elemento ;cardine per un ambiente scolastico sano e ottimale per la formazione e crescita delle persone a 360 gradi. Acquisire competenze e conoscenze riutilizzabili anche in abito didattico e curriculare; Forme di riflessione in corso d'opera, forme di riproducibilità e replicabilità Le varie attività saranno rimodulate di volta in volta in corso d’opera attraverso dei questionari somministrati ai partecipanti alle attività (con la frequenza di uno al mese), con i quali sarà rilevato il riscontro reale rispetto agli obiettivi previsti; sarà inoltre installato un box permanente i cui raccogliere suggerimenti e critiche che potranno essere raccolte e utilizzate ai fini del miglioramento delle attività. L’aula autogestita può diventare un laboratorio permanente di attività studentesche, un vulcano di idee in movimento, che di anno in anno trova le forme per rigenerarsi e trovare nuove forme di espressione, in base alle rinnovate esigenze degli studenti. Comunicazione e diffusione dei risultati A fine anno si prevede in concomitanza alla giornata dell’arte e della creatività studentesca (dpr 567/96) la diffusione attraverso mostre, banchetti informativi e altro delle attività svolte dagli studenti nell’aula autogestita. Oltre ad un lavoro divulgativo e informativo delle attività e delle iniziative svolte, sarà somministrato un ulteriore questionario valutativo, volto a identificare punti di forza e di debolezza, delle attività svolte, sia sulle tematiche scelte sia sulle modalità di attuazione, e saranno inoltre fatte delle domande specifiche sulle attività che possono essere proposte per l’anno scolastico successivo. Bilancio preventivo: Sedi, attrezzature e forniture necessarie Una sede permanente, deve essere ad ogni modo la parte fondamentale del progetto. Per l’individuazione di questa, sarà necessario uno studio attento da parte del c.d.I. degli spazi e delle aule. L’ “auletta autogestita” deve predisporre inoltre delle seguenti attrezzature: Postazione informatica: un PC con connessione WEB, accessibile soprattutto dagli studenti; Una stampante a colori; Una o due scrivanie (o più banchi); Un armadio con cassetti ed una libreria; Una bacheca o espositore per affiggere avvisi, orari, programmi ecc
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Caro-libri? Lottiamo per il comodato d'uso dei libri di testo
Il libero accesso al sapere per tutt* è la chiave per l’emancipazione degli individui. In una società come la nostra dove la conoscenza è un elemento indispensabile all’interno del sistema produttivo, la possibilità di rimuovere gli ostacoli di natura economica e materiale dei soggetti in formazione diventa lo strumento chiave per garantire pari possibilità di emancipazione degli individui all’interno della nostra società, pari possibilità di combattere un sistema di assoggettamento alle logiche del capitale capaci di determinare ad oggi un sistema diffuso di precarietà esistenziale. A questo principio s’ispirano le battaglie per il diritto allo studio che da anni ormai combattiamo nelle nostre scuole e regioni rivendicano fondi per il comodato d’uso dei libri, sconti reali per i trasporti e per l’accesso a cinema e teatro, l’erogazione di borse di studio e di carte-studenti. Se in Italia tutti i diritti (da quello al libero pensiero fino al diritto alla salute) sono diventati nell’ultimo ventennio un lusso, il diritto allo studio lo è da sempre. Il comodato d’uso dei libri di testo è pertanto solo uno dei tanti strumenti che rivendichiamo per poter garantire a tutt* il diritto a studiare e formarsi lungo tutto l’arco della vita, ma non di certo il meno importante. Il caro-libri infatti, ogni inizio anno scolastico, mette spalle al muro migliaia di famiglie: se le scuole stabilissero un fondo apposito per comprare i libri e prestarli in comodato d’uso agli studenti sicuramente si aggirerebbe uno dei tanti ingiustificati ostacoli di natura economica che lo stato promette di rimuovere e invece ignora. Obiettivi: combattere il fenomeno del carolibri; relizzare il libero accesso ai saperi e il diritto allo studio; contrastare la dispersione scolastica; diminuire l’impatto ambientale nelle produzione annuale di libri cartacei; Funzionamento: Il comodato d’uso non è altro che una fornitura, parziale o totale, gratuita dei libri di testo che lo studente riceve all’inizio dell’anno. Lo studente è tenuto dunque a restituire i testi a fine anno scolastico - in tempo perchè possano essere riutilizzati l’anno successivo - in buono stato, senza danni o sottolineature indelebili, in modo da essere utilizzati il più possibile. La scuola quindi, in seguito all’indicazione dei libri di testo da parte dei consigli di classe, organizza gare d’appalto per l’acquisto dei libri. La mancata restituzione dei testi o la restituzione in cattivo stato comporta una penale sul singolo libro. L’applicazione del comodato da parte delle scuole, deve necessariamente essere accompagnato da un “controllo” dei testi adottati nei consigli di classe in modo che non siano sostituiti ogni anno da inutili nuove edizioni in cui cambia solo l’ordine delle pagine e degli esercizi nel libro. Ogni scuola si dota di un fondo per il comodato d’uso per l’acquisto dei libri; il fondo, in base al contesto, può essere autofinanziato dalla scuola attraverso reperimento risorse specifiche recuperate attraverso, ad esempio, l’utilizzo del sotware libero, dai fondi regionali o statali. In caso di insufficenza del fondo a coprire la totalità dei richiedenti assegna priorità sulla base della sistuazione reddituale ISEE degli studenti. Il comodato d’uso è stato istituito nei singoli istituti a partire dal 2007, sostenuto dalla circolare ministeriale del 12 dicembre, protocollo n. 2491 e n. 2471.
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Proposta di regolamento per il comodato d'uso da far approvare nelle scuole Oggetto: Regolamento per la Fornitura di libri di testo in comodato gratuito
vista a legge 23 dicembre 1998, n. 448 ed in particolare l’articolo 27 relativo alla fornitura gratuita, totale o parziale, dei libri di testo a favore degli alunni meno abbienti delle scuole dell’obbligo e secondarie superiori vista la legge finanziaria 2006 – art. 68, c. 6 facendo seguito alla circolare ministeriale del 05 dicembre 2007 prot. 2741, avente per oggetto azioni di sostegno al nuovo obbligo scolastico con la previsione della fornitura di libri di testo in comodato gratuito a studenti che frequentano la scuola secondaria superiore considerata C. M. n° 16 del 10 febbraio 2009 - MIURAOODGOS prot. n. 1236 /R.U./U che ha per oggetto “Adozione dei libri di testo per l'anno scolastico 2009/2010” e che prevede espressamente al punto 4 la possibilità per le Istituzioni scolastiche, nell’ambito della propria autonomia, di concedere, in relazione ai fondi resi disponibili, in comodato d'uso gratuito i libri di testo agli studenti (e se presenti norme regionali) Visto l'articolo X comma Y della Legge Regionale sul Diritto allo Studio;
il Consiglio di Istituto del ...................................... approva il seguente regolamento Regolamento per la Fornitura di libri di testo in comodato gratuito Art. 1 Il comodato d'uso (prestito gratuito) dei libri di testo ad uso annuale o pluriennale adottati dall'Istituto è un servizio offerto a tutti gli studenti che soddisfano i requisiti indicati dall'art. 2. Art. 2 I beneficiari del comodato d'uso sono individuati sulla base della graduatoria formulata tenendo conto dell'Indicatore della situazione economica equivalente (ISEE) valido fino a coprire la disponibilità dell'Istituto. Art. 3 Gli studenti e le famiglie interessate presentano la domanda per l'anno successivo in segreteria entro e non oltre la fine dell'anno in corso, allegando il modulo ISEE di cui all'art. 2. Art. 4 La mancanza del modulo ISEE determina il posizionamento automatico al termine della graduatoria. Gli studenti posizionati al termine della graduatoria per mancata consegna del modulo ISEE sono ricollocati tra loro su criteri di merito nel rendimento scolastico. Art. 5 La graduatoria dei beneficiari è pubblicata dalla scuola subito di seguito alla pubblicazione dei testi adottati dai consigli di classe. Art. 6 I libri sono distribuiti agli studenti a seconda dell'organizzazione predisposta annualmente dalla Commissione Comodato (di cui segue spiegazione all'art. 11) presso la biblioteca di istituto secondo il regolamento della suddetta biblioteca approvato dal C.d.I. in data __/__/____. Manuale per la scuola ribelle a cura dell'Unione degli Studenti, il Sindacato Studentesco – aderisce alla Rete della Conoscenza www.unionedeglistudenti.net unionedeglistudenti@gmail.com - Tel. 06/69770332
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Art. 7 I libri ad uso annuale sono concessi in comodato d'uso per un anno scolastico. I libri ad uso pluriennale sono concessi in comodato d'uso per l'intera durata dell'utilizzo e/o dell'adozione. Art. 8 In caso di promozione alla classe successiva, i libri ad uso annuale, devono essere restituiti all'Istituto entro la conclusione dell'anno in corso in data predisposta annualmente dalla Commissione Comodato (di cui segue spiegazione all'art. 11). In caso di non promozione alla classe successiva deliberata negli scrutini del mese di giugno, i libri ad uso annuale e/o pluriennale devono essere restituiti all'Istituto entro la conclusione dell'anno in corso in data predisposta annualmente dalla Commissione Comodato (di cui segue spiegazione all'art. 11). In caso di non promozione alla classe successiva deliberata successivamente (studenti con il "giudizio sospeso"), i libri ad uso annuale e/o pluriennale devono essere restituiti all'Istituto nella data immediatamente successiva alla promozione. In caso di trasferimento in corso d'anno dello studente ad altro istituto, i libri devono essere restituiti contestualmente al rilascio del nulla osta. In caso di ritiro dalle lezioni, i libri devono essere restituiti entro 5 giorni dalla cessazione delle frequenza. Art. 9 Gli studenti e le famiglie sono responsabili del buon uso dei libri. Considerato che i libri possono essere concessi in uso negli anni scolastici successivi, devono essere restituiti senza sottolineature indelebili, abrasioni o danneggiamenti tali da compromettere, anche parzialmente, l'uso da parte di altri studenti. In caso di inutilizzabilità anche parziale dei libri, il beneficiario è tenuto a risarcire l'istituto versando nel c/c bancario dell'istituto il valore di copertina del libro con la causale "risarcimento per prestito libri" ai sensi del C.C. art. 1803 e successivi ,addebiterà allo studente e alla sua famiglia (a titolo di risarcimento) una quota pari all’intero prezzo sostenuto dall’Istituto al momento dell’acquisto per il primo anno di vita del libri, al 50% per il secondo anno, al 30% per il terzo anno, al 10% per i successivi. Sarà predisposta una scheda per ogni allievo in cui verranno annotati i testi dati in comodato, contraddistinti da un codice, le date di consegna e di restituzione, con le relative firme degli studenti. unita alla dichiarazione di assunzione di responsabilità relativa alla corretta conservazione dei testi sottoscritta dai genitori. Tutti i testi saranno inseriti in apposito Registro. Art. 10 Viene istituito pertanto il Fondo di Istituto per ilComodato d'Uso dei Libri Scolastici Art. 11 Viene istituita annualmente la Commissione Comodato. Il servizio di comodato sarà gestito dalla Commissione col supporto del Direttore dei Servizi Generali e Amministrativi o Assistente Amministrativo (designato dal D.S.G.A.). a) La Commissione Comodato dei libri di testo così costituita: • Delegato del D.S. con compito di presidenza e coordinamento (designato dal D.S.); • un docente (designato dalla componente docente in C.I.); • un rappresentante della componente genitori (designato dalla componente Manuale per la scuola ribelle a cura dell'Unione degli Studenti, il Sindacato Studentesco – aderisce alla Rete della Conoscenza www.unionedeglistudenti.net unionedeglistudenti@gmail.com - Tel. 06/69770332
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genitori in C.I.); • un rappresentante della componente studenti (designato dal C.I.); b) Competenze della commissione: • coordina le procedure per l’erogazione del comodato attraverso la compilazione della graduatoria degli alunni aventi diritto; • elabora il Piano attuativo da presentare al Consiglio di Istituto anche in riferimento alle disponibilità finanziarie; • elabora i dati per la valutazione finale; • su segnalazione del Gruppo di Riferimento (di cui al comma c) valuta la non corretta conservazione dei testi per l’applicazione della penale di cui all'art. 9. c) In Segreteria sarà attivato un Gruppo di riferimento, coordinato dal DSGA con la collaborazione del Docente membro della Commissione e del personale ATA, con i seguenti compiti: • distribuzione dei testi; • compilazione degli elenchi; • ritiro dei testi entro i termini previsti; • verifica dello stato di conservazione dei testi e sottopone alla Commissione quelli danneggiati per l’eventuale avvio della procedura risarcitoria. Art. 12 Le risorse economiche derivanti da risarcimento per danneggiamento verranno destinate al Fondo di Istituto per ilComodato d'Uso dei Libri Scolastici.
Dove vanno a finire i nostri soldi? Come analizzare e rendere partecipato il bilancio scolastico Quante volte abbiamo provato a proporre dei progetti nei Consigli d’Istituto delle nostre scuole e il Dirigente Scolastico, magari col sostegno dei professori, ci ha risposto con un “non ci sono i soldi” e ci ha riempito di norme, articoli e leggi per farci desistere? Molto spesso non si trovano risposte perché non si conosce il bilancio della scuola o magari, pur prendendone visione, non si è in gradi analizzarlo. Proviamo a capirne qualcosa di più. Con la legge n.59 del 15 marzo 1997, le scuole hanno assunto una propria autonomia didattica, organizzativa e finanziaria. In particolare da quando è stato emanato il D.M. 1° febbraio 2001, n. 44, avente per oggetto un “Regolamento concernente le istruzioni generali sulla gestione amministrativa-contabile delle istituzioni scolastiche” le scuole provvedono “all’autonoma allocazione delle risorse finanziarie derivanti da entrate proprie o da altri finanziamenti dello Stato, delle regioni, di enti locali o di altri enti, pubblici e privati, sempre che tali finanziamenti non siano vincolati a specifiche destinazioni.” Ciò significa che ogni scuola può decidere in buona parte come meglio indirizzare le risorse pervenute. Con l’art.2 dello stesso D.M. è stato introdotto il programma annuale che ha sostituito il vecchio bilancio scolastico. Mediante questo tutte le scuole indicano entrate, spese e programmazione dell’attività didattica e organizzativa che si intende portare a termine nel corso dell’esercizio finanziario (entro il 31 dicembre). Il programma annuale, o documento contabile annuale, è in Manuale per la scuola ribelle a cura dell'Unione degli Studenti, il Sindacato Studentesco – aderisce alla Rete della Conoscenza www.unionedeglistudenti.net unionedeglistudenti@gmail.com - Tel. 06/69770332
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sostanza la traduzione in costi di tutti i progetti e attività che la scuola mette in campo nel corso dell’anno. Nient’altro che un bilancio di previsione dunque. Perché è importante saper leggere il programma annuale? Per riuscire a capire dove vengono destinate le entrate e provare ad incanalare parte di queste al finanziamento dei progetti studenteschi e in più in generale al miglioramento dell’offerta formativa. Inoltre – cosa non meno importante – saper leggere il programma annuale è utile per evitare che i soldi dell’eventuale contribuzione volontaria vadano a finire nel funzionamento ordinario della scuola invece che essere giustamente destinati al miglioramento dell’offerta formativa. Ma non possiamo fermarci qui: dobbiamo provare a determinare veramente le scelte del Consiglio d’Istituto in merito alla destinazione degli investimenti. Ciò lo possiamo fare solamente se il bilancio scolastico, o programma annuale, è trasparente e comprensibile a tutti. Attraverso l’inserimento all’interno del POF del progetto sul bilancio partecipato potremmo far sentire la nostra voce e indirizzare gli investimenti della nostra scuola sui progetti studenteschi. Guida all'analisi del bilancio scolastico QUI
Modello Progetto "Bilancio partecipato" Premessa Molto spesso le scuole italiane decidono di investire gli esigui fondi del Programma Annuale senza coinvolgere la componente studentesca. È opportuno invece che gli studenti siano parte attiva nelle scelte che riguardano la comunità scolastica. Nello specifico lo "Statuto delle studentesse e degli studenti della scuola secondaria” dice nei commi 3,4 e 5 dell'art.2: "3. Lo studente ha diritto di essere informato sulle decisioni e sulle norme che regolano la vita della scuola. 4. Lo studente ha diritto alla partecipazione attiva e responsabile alla vita della scuola. I dirigenti scolastici e i docenti, con le modalità previste dal regolamento di istituto, attivano con gli studenti un dialogo costruttivo sulle scelte di loro competenza in tema di programmazione e definizione degli obiettivi didattici, di organizzazione della scuola, di criteri di valutazione, di scelta dei libri e del materiale didattico. Lo studente ha inoltre diritto a una valutazione trasparente e tempestiva, volta ad attivare un processo di autovalutazione che lo conduca a individuare i propri punti di forza e di debolezza e a migliorare il proprio rendimento. 5. Nei casi in cui una decisione influisca in modo rilevante sull'organizzazione della scuola gli studenti della scuola secondaria superiore, anche su loro richiesta, possono essere chiamati ad esprimere la loro opinione mediante una consultazione. Analogamente negli stessi casi e con le stesse modalità possono essere consultati gli studenti della scuola media o i loro genitori." E la direttiva del 16 ottobre 2006 concernente le “linee di indirizzo sulla cittadinanza democratica e legalità” afferma nel comma 2 dell'art.1: “1.2
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dell’apprendimento di ciascuno studente e informare il suo operato alle regole della trasparenza, della partecipazione e del rispetto dei singoli per sviluppare o rafforzare in ognuno dei suoi attori - dal dirigente scolastico al personale amministrativo, dai docenti agli alunni e alle loro famiglie – il senso dell’appartenenza ad una comunità in rapida evoluzione che richiede a tutti i cittadini e segnatamente ai giovani capacità di ascolto e di intervento, nel rispetto della libertà di tutti, in una dimensione locale, nazionale ed internazionale, come luogo di relazioni e conoscenza, di incontri culturali, di pratiche sociali, di solidarietà." In riferimento a tali normative la scuola dovrebbe favorire tutte le condizioni affinché si pratichi la democrazia per adempiere pienamente al suo compito. Ciò gioverebbe inoltre al clima di reciproca collaborazione fra le componenti attive all'interno dell'istituzione e creerebbe un maggior senso di appartenenza al contesto in cui si vive ogni giorno. Il bilancio partecipato, ossia la possibilità per gli studenti di prendere parte alle decisioni inerenti la gestione finanziaria della scuola, può essere un utile strumento per adempiere alle indicazioni dello Statuto delle studentesse e degli studenti e della direttiva promulgata dal MIUR. Finalità 4. 5. 6. 7. 8.
favorire la partecipazione attiva alla vita della comunità scolastica promuore la legalità all'interno della scuola favorire la cittadinanza attiva promuovere un dialogo costruttivo fra le componenti della scuola favorire l'acquisizione di competenze tecniche da parte degli studenti per l'analisi di documenti contabili
Partecipanti al progetto tutti gli studenti dell'Istituto Superiore................................................
d'Istruzione
Tempi e modalità Gli studenti avranno la possibilità di esprimere, con potere consultivo, le loro necessità indirizzando le scelte del Consiglio d'Istituto nella programmazione e alloccamento delle risorse presenti nel Programma Annuale. Esso prevede le seguenti fasi: Informazione: il Dirigente Scolastico e il direttore s.g.a., una volta redatta una bozza del Programma Annuale, la sottopongono a tutta la comunità scolastica, attraverso la pubblicazione nell'albo della scuola o nel sito web. Assemblee: il Comitato Studentesco, una volta visionato il programma annuale, in collaborazione con il Dirigente Scolastico, organizza un'assemblea d'istituto per presentare la bozza di bilancio. Gli studenti in questa occasione dovranno presentare anche eventuali progetti volti ad ampliare l'offerta formativa. L'assemblea fa parte del progetto e non è da conteggiare nelle assemblee d'istituto mensili regolate dal Decreto del Manuale per la scuola ribelle a cura dell'Unione degli Studenti, il Sindacato Studentesco – aderisce alla Rete della Conoscenza www.unionedeglistudenti.net unionedeglistudenti@gmail.com - Tel. 06/69770332
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Presidente della Repubblica n. 416 del 1974, Decreto legislativo n,. 297/1994, artt. 12, 13, 14 e dalla Circolare ministeriale 312/1979, par. I . Somministrazione del referendum: il Dirigente Scolastico, in collaborazione con il Comitato Studentesco, redige un questionario referendario dove si pongono in votazione i possibili indirizzi dei finanziamenti disponibili non vincolati che il Consiglio d'Istituto dovrà destinare entro il 15 dicembre. Risultati: i Rappresentati d'Istituto, in collaborazione con il Dirigente Scolastico, analizzano i dati del referendum e pubblicano i risultati sull'albo scolastico e nel sito web della scuola entro il 15 dicembre. Costi Il progetto “Bilancio Partecipato” non presenta costi fuorché l'utilizzo della carta per la stampa dei questionari referendari, della presentazione della bozza del Programma Annuale e dei risultati del referendum.
Di seguito un esempio di questionario referendario da adattare a seconda delle esigenze: Bilancio partecipato a.s. ...../..... Compilare in ogni parte il questionario. A quale attività o progetto destineresti le risorse non vincolate?
Funzionamento amministrativo generale Funzionamento didattico generale Spese di personale Spese di investimento Progetto “Educazione alla sessualità” Progetto “Aula autogestita” Progetto “Ambiente sostenibile”
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Contributo scolastico altissimo? Non lo vogliamo pagare: come difendersi dalle ritorsioni e dalle minacce.
Dirigenti scolastici e professori autoritari che impongono il pagamento del contributo scolastico? Non una rarità ma la triste quotidianità delle scuole del nostro Paese. Il più delle volte gli studenti vengono minacciati dicendo che non li sarà permesso iscriversi alla classe successiva, o molto spesso che non li sarà consegnata la pagella. Delle volte invece viene spacciato come tassa di iscrizione, cosa assolutamente illegittima per vari motivi. L'anno scorso abbiamo somministrato un breve questionario per portare alla luce i casi di minacce e ritorsioni: secondo i dati circa il 90% degli studenti non sapevano che il contributo è volontario e dove vengono destinati i fondi derivanti dal pagamento dello stesso. Le cifre richieste talvolta superano i 120/130€, non facendo altro che confermare tristemente il grande ruolo che hanno le famiglie italiane nel sostentamento della scuola pubblica. Nonostante i fondi derivanti dalla contribuzione volontaria debbano essere indirizzati unicamente all’ampliamento dell’offerta formativa, e ciò attraverso un gestione trasparente dei fondi, quotidianamente vengono destinati al funzionamento ordinario delle scuole. Questo è il drammatico risultato di anni di tagli alla scuola e ad una sua privatizzazione de facto, riscontrabile nei costi sempre più elevati di accesso e nell'incapacità di sostentarsi autonomamente senza dover affidarsi a privati. Non possiamo accettare che l'emergenza possa divenire normalità, siamo ben consapevoli di quanto dietro i tagli e la dequalificazione dell'istruzione pubblica vi siano precise volontà politiche. Soprattutto oggi, con la crisi economica che impoverisce sempre più, non possiamo permettere che studenti vengano minacciati o subiscano ritorsioni per non aver voluto o potuto pagare il contributo "volontario". L'istruzione pubblica e il diritto alla studio vanno rifinanziati e non si possono continuare a coprire anni di tagli con contributi imposti alle famiglie. Lo diciamo chiaramente: vogliamo l'istruzione gratuita! La campagna "No al contributo volontario" con tutte le info utili. Clicca QUI.
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CONTESTARE E CREARE: PRATICHE DI LOTTA PER TRASFORMARE OGNI SCUOLA IN UNA SCUOLA RIBELLE COORDINAMENTI DELLA E PER LA SCUOLA PUBBLICA Perché? Negli ultimi anni troppo spesso i Consigli d’Istituto si sono trasformati in luoghi di semplice accettazione delle proposte provenienti dai Dirigenti Scolastici. Con la riforma del Governo si chiuderanno ulteriori spazi di decisionalità da parte delle componenti deboli del Consiglio. Occorre sempre più restituire un senso a questi luoghi, altresì però bisogna individuare delle strategie comuni a docenti e genitori affinché si possano individuare degli obiettivi condivisi per i quali lottare all’interno di tutti gli Organi Collegiali. Cosa fare? Una pratica nuova da mettere in campo nei prossimi anni è quella dei coordinamenti della e per la scuola pubblica. L’obiettivo di questi coordinamenti è principalmente quello di decidere collettivamente quali lotte intraprendere all’interno delle singole scuole, come agire all’interno dei Collegi dei Docenti e dei Consigli d’Istituto, come organizzare attività mutualistiche utili alle diverse componenti della scuola Ampliare La scuola non può essere slegata dal territorio. Se crediamo che i saperi debbano cambiare quest’ultimo, il modello di lavoro e la socialità, allora uno dei principali obiettivi dovrebbe essere quello di aprire i coordinamenti a tutta la cittadinanza. Su tanti temi sarebbe importante avere dei contributi esterni qualificanti. OCCUPAZIONI Perché? Troppo spesso le nostre scuole e i luoghi simbolo della formazione sono“occupati”da enti privati che sfruttano i saperi per aumentare i propri profitti, da presidi autoritari che ignorano i diritti degli studenti, occupati da metodi e contenuti didattici tradizionali che rendono sterili le lezioni, occupati dall'ossessione della competitività che rende impossibile il confronto e l'inclusione, occupati da barriere di ordine economico e sociali insormontabili ed escludenti. E' necessario “sgomberare” le scuole, le aule studio con orari d'apertura decurtati, le biblioteche inutilizzate, da logiche che vedono gli studenti come semplici utenti di servizi: gli studenti hanno sulle spalle la responsabilità di riprendersi quei luoghi per restituire loro senso. Cosa fare? Le occupazioni studentesche (permanenti, pomeridiane o simboliche che siano) possono rappresentare quindi pratiche veramente radicali per liberare le persone e la conoscenza da modelli autoritari di gestione delle relazioni e degli spazi. I corsi alternativi, i workshop di formazione, le lezioni cooperative, le assemblee di discussione così come quelle organizzative che si svolgono durante i momenti d'occupazione sono infatti sperimentazioni dal basso di modelli alternativi di Manuale per la scuola ribelle a cura dell'Unione degli Studenti, il Sindacato Studentesco – aderisce alla Rete della Conoscenza www.unionedeglistudenti.net unionedeglistudenti@gmail.com - Tel. 06/69770332
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società; esse trattano argomenti che vengono strumentalmente esclusi da quei luoghi e i metodi di discussione di cui si dotano hanno l'ambizione di essere quanto più orizzontali e democratici possibile. Ampliare Gli studenti che occupano simbolicamente un museo comprato da una banca, quella di una biblioteca inutilizzata non possono non cercare il dialogo con i lavoratori di quegli spazi, col quartiere in cui s'inseriscono; è necessario cioè che gli spazi in occupazione si lascino contaminare dal contesto che li circonda, intercettando le istanze che provengono dagli altri soggetti che abitualmente vi vivono e provando ad analizzare in maniera complessiva la situazione e lo spazio d'agibilità che la protesta può avere. Scarica il vademecum sulle occupazioni scolastiche QUI Scarica il documento con le norme e le sentenze per difenderci in caso di minacce per occupazioni scolastiche QUI AUTOGESTIONI Perché? Nelle nostre scuole troppo spesso gli studenti vivono una condizione di passività e indifferenza provocate da una scarsa possibilità di incidere nelle decisioni scolastiche. Inoltre nelle nostre classi non solo con le lezioni frontali la partecipazione viene mortificata, ma nell'offerta formativa mancano ore nelle quali noi studenti possiamo confrontarci sull'attualità, sulle crisi economiche e ambientali, sui provvedimenti governativi che incidono sulla nostra vita, sui diritti e su tante altre tematiche quotidianamente tralasciate. Dopo un'assemblea studentesca, si possono bloccare le lezioni, cercando un dialogo con gli insegnanti e convocando l'autogestione della scuola, comunicando la decisione al Dirigente Scolastico. Cosa fare? Nel corso dell'autogestione gli studenti organizzano dei gruppi di lavoro per discutere su tematiche che non vengono mai trattate durante l'anno scolastico. Parliamo dei nostri problemi, della difficoltà nell'accesso ai saperi dettata da un diritto allo studio inesistente, di guerre, razzismo, crisi economica, ambiente, questioni di genere. Ogni gruppo di lavoro produrrà dei report che saranno la dimostrazione di quanto le autogestioni non siano una perdita di tempo. Ampliare L'autogestione è lo strumento che ci permette di riappropriarci delle nostre scuole, di tornare protagonisti e di decidere dal basso cosa e come studiare. La sfida che ci poniamo è di farlo tutti insieme, compresi i docenti e la cittadinanza tutta. Le nostre giornate di autogestioni potranno dirsi riuscite soltanto se saranno in grado di aprirsi all'esterno, perché la scuola è di tutti. Scarica il vademecum per le autogestioni QUI
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RIAPPROPRIAZIONE DI LABORATORI, PALESTRE, AULE INUTILIZZATE Perché? La questione degli spazi nelle nostre scuole è un problema storico ma che ci troviamo a vivere tutti i giorni. Spazi che dovrebbero venire utilizzati per attività laboratoriali che non sono a norma e, di conseguenza, o sono resi inagibili, impedendo le attività necessarie per i programmi e le lezioni, oppure sono agibili ma presentano numerosi rischi e problemi di sovraffollamento, oltre alla mancanza dei materiali necessari per far sì che l'attività venga svolta al meglio. Inoltre vi sono gli spazi a cui gli studenti hanno diritto, diritto che viene costantemente negato o mascherato come concessione: aule autogestite in scuole e spazi aggregativi che dovrebbero essere di chi vive la scuola tutti i giorni. Dobbiamo rivendicare il nostro diritto a vivere, creare e costruire spazi di aggregazione che siano a tutti gli effetti degli studenti, nonostante continuino a negarceli da anni: entriamo in questi spazi, riappropriamoci delle aule che dovrebbero essere degli studenti nelle scuole e nelle università e rendiamoli dei veri spazi autogestiti. Cosa fare? Su questo tema non ci si può limitare alla contestazione, proprio perché si tratta di spazi necessari per gli studenti e devono cominciare a vivere realmente nelle scuole, nelle università e nelle città. Possiamo mettere in atto un blocco simbolico dei laboratori chiusi o non a norma durante le ore di lezione denunciando l'impossibilità a svolgere in una maniera decente le nostre attività laboratoriali, oppure portare fuori dai laboratori la lezione per mostrare che a causa della mancanza di fondi per l'acquisto dei materiali il laboratorio perde la sua funzione principale. La riappropriazione può essere fatta assieme ai docenti e ai tecnici di laboratorio, poiché loro vivono il disagio proprio come noi, poiché si trovano impossibilitati a svolgere parti di programma fondamentali. Riappropriandosi di un’aula autogestita dagli studenti il momento di creazione è essenziale per renderle realmente uno spazio di aggregazione degli studenti. Si possono programmare attività di diverso tipo: il mercatino del libro usato, i collettivi della scuola, il book sharing, il cineforum, la sala musica, corsi di approfondimento e ripetizioni, raccolta di appunti, aperitivi sociali aperti a tutti, ecc. Ampliare Il momento di ampliamento e di proposta è quello fondamentale, in quanto si può riuscire a far vivere questi spazi in una maniera differente, con pratiche alternative e innovative. Nelle aulette le iniziative possono essere aperte non solo agli studenti, ma anche ai docenti e al resto del personale della scuola o dell'università o anche agli esterni e possono avere una durata che va oltre l'orario di apertura della struttura.
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CONTESTAZIONE ALLA LEZIONE Perché? Le lezioni hanno un doppio problema: cosa si insegna e come lo si insegna. Serve organizzarsi come studenti per riuscire a porre il problema al professore e imporre lezioni diverse. Si può cambiare l'ordine dei banchi prima che entri il prof in classe, contestare la lezione frontale interrompendola (anche ripetutamente), farsi trovare fuori dalla classe e davanti ad un laboratorio nel caso si tratti di una materia in cui sarebbe necessario l'uso del laboratorio. Cosa fare? Dopo la contestazione dobbiamo promuovere momenti di discussione tra gli studenti (e con i docenti se disponibili) per pensare forme alternative di lezioni. Con l'obiettivo dell'insegnamento non frontale e apprendimento peer to peer dobbiamo ripensare i temi della lezione chiedendo un cambio del programma (teorie eterodosse in economia, la storia della seconda metà '900 a storia, ecc.) e un cambio nel metodo di insegnare. Amliare L'opera di contestazione della lezione e creazione di un diverso modo di fare la lezione non bastano se resta una discussione patrimonio di pochi. Promuoviamo assemblee con tutti gli studenti e le studentesse, facciamo lezioni all'aperto, in una piazza della città per sperimentare diversi modi di vivere l'apprendimento. Promuoviamo lezioni dentro teatri e musei e luoghi centrali nella trasmissione dei saperi perché anche il "dove si impara" è centrale per cambiare le nostre scuole e università. ASSEMBLEE/LABORATORI DIDATTICI Perché? La didattica di scuole e università soffre di 20 anni di riforme mancate, è dogmatica e frontale, modellata sull'idea di un travaso nudo e crudo di nozioni da un lato all'altro della cattedra; essa vede quindi gli studenti come spettatori passivi del processo d'apprendimento e scoraggia l'acquisizione critica di cosa e come si studia. In questo contesto s'inserisce la riforma dall'alto e a ritroso che ha comportato l'introduzione massiccia dei test INVALSI in ogni frammento dei percorsi formativi. I test standard provano a modificare infatti il DNA dell'insegnamento e dell'apprendimento in senso omologante e semplificato. Le uniche emozioni suscitate nelle aule sono dunque la noia e l'ansia, anziché la curiosità o l'interesse, è necessario ripartire da queste considerazioni per contestare gli strumenti di cui attualmente si serve la didattica italiana. Cosa fare? E' necessario che studenti e insegnanti rimettano in discussione insieme, tramite assemblee partiteticamente rappresentative e commissioni specifiche materia per materia, le modalità consolidate attraverso cui si insegna e s'apprende. La riflessione che c'è bisogno di costruire è metadidattica, essa non soltanto prende ad oggetto i contenuti e i metodi d'insegnamento ma è allo stesso tempo un momento formativo, una sperimentazione costruttiva di un'altra-didattica che non si lasci imporre dall'esterno i criteri attraverso cui essa verrà definita “spendibile” e Manuale per la scuola ribelle a cura dell'Unione degli Studenti, il Sindacato Studentesco – aderisce alla Rete della Conoscenza www.unionedeglistudenti.net unionedeglistudenti@gmail.com - Tel. 06/69770332
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“meritevole”. Le sfide sono numerose. Studi pedagogici più o meno recenti dimostrano che è molto più efficace condividere gli obiettivi formativi piuttosto che sottoporre verifiche a sorpresa, incoraggiare l'apprendimento attivo degli studenti piuttosto che addestrarli all'ascolto, è più stimolante dare un'impostazione cooperativa delle lezioni rispetto ad una competitiva, lasciando, all'interno di queste, ampio spazio al dibattito tra gli studenti e tra studenti e docenti. Ampliare Se si vuole trasformare i luoghi della formazione in laboratori dell'alternativa è necessario recuperare la lezione della pedagogia critica degli anni '70 ricollegandola con le ricerche moderne e con le sperimentazioni didattiche dal basso e a costo zero che in questi anni di mobilitazioni si sono prodotte nelle scuole e nelle università. E' necessario cioè provare a ristabilire dei legami tra queste esperienze didattiche positive, riaprendo spazi di discussione non soltanto nel mondo della ricerca ma anche e soprattutto all'interno delle singole scuole e delle singole università. MANIFESTAZIONI CULTURALI SERALI Perché? Quanti temi, quanti argomenti, quanti autori e soprattutto autrici non entrano mai nelle nostre aule? Nelle scuole gli ultimi decenni di storia, di letteratura e di filosofia non vengono mai trattati, argomenti come la sostenibilità ambientale e la crisi economica difficilmente trovano spazio. Inoltre i luoghi della formazione sono spesso impermeabili a forme di sapere diverse dalla lezione frontale o dalla conferenza, come il teatro, il cinema, l'arte. Bisogna superare la parcellizione del sapere e far entrare nelle scuole tutti i saperi che normalmente non entrano: l'economia non ortodossa, la storia sociale, le donne che hanno scritto e che sono state dimenticate, i beni comuni, ecc... Cosa fare? Creare momenti aperti non solo agli studenti e alle studentesse è un modo per affrontare temi nuovi e per far comprendere a tutta la cittadinanza il significato di una scuola e di un'università pubbliche. Conferenze su temi di attualità, incontri e seminari su temi esclusi dai luoghi della formazione, proiezioni di film, spettacoli teatrali, concerti, mostre e performance sono strumenti per presentare un altro sistema di istruzione. Ampliare Aprire alla cittadinanza è una prima forma di ampliamento, ma queste iniziative possono essere svolte anche fuori delle mura di scuole e università. Si possono fare concerti all'aperto, spettacoli di teatro nelle piazze e incontri in luoghi simbolici della città. Si possono sfruttare spazi di ogni genere, sperimentare il teatro di strada, fare lezioni in piazza, ecc...
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ASSEMBLEE IN PIAZZA Perché? Lo strumento delle Assemblee in piazza dà la possibilità di ampliare lo spazio della contestazione allargandola ad altri soggetti sociali delle nostre città, ma anche e soprattutto alla cittadinanza. Le assemblee potrebbero essere organizzate davanti ad edifici pubblici abbandonati o degradati o in luoghi dall'alta densità criminale uscendo dalla modalità classica dell'assemblea all'interno di un luogo fisico aprendola al coinvolgimento di cittadini e cittadine che difficilmente vengono intercettati quando restiamo nelle aule scolastiche o universitarie. Cosa fare? La lotta per la liberazione dei saperi è centrale per costruire un nuovo modello di sviluppo a partire dal territorio. Per questo ogni momento di lotta è buono per ampliare i temi di discussione (ambiente, diritti dei migranti, antifascismo, disagio giovanile, lotta alla criminalità, etc.) per riuscire ad analizzare insieme a lavoratori, associazioni, cittadini, ecc. quale dovrebbe essere il ruolo di scuole e università per la risoluzione dei problemi del territorio. Ampliare L'obbiettivo delle Assemblee di piazza non deve essere solo quello dello spostamento fisico del luogo di discussione, bensì il tentativo di uscire dai classici orizzonti studenteschi provando al contrario a restituire alle piazze quella funzione aggregante e propulsiva che consenta alla soggettività studentesca di fungere da collante delle varie rivendicazioni locali. Può essere utile stilare un documento sottoscritto dalle varie realtà associative (ma anche Comitati di quartiere e singoli cittadini) da consegnare alle amministrazioni locali (circoscrizioni, comuni, province) con l'obbiettivo di aprire vertenze ed interlocuzioni. OCCUPAZIONE DI SPAZI CULTURALI E/O ABBANDONATI Perché? La rivoluzione culturale che vogliamo compiere nelle scuole e nelle università trova naturale sponda in tutti quei luoghi in cui la cultura stessa ha trovato un habitat fertile. In questo senso i luoghi teatri, cinema, potrebbero rivivere mediante un'occupazione che provi ad evidenziare la desolazione che si determina a seguito della dismissione di uno spazio in cui si è prodotta a vario titolo cultura. L'azione conflittuale potrebbe essere condotta con l'aiuto di lavoratori dello spettacolo. Cosa fare? Far rinascere uno spazio culturale abbandonato vuol dire in primis riaprirlo alla cittadinanza cui è stato sottratto e, ovviamente, il modo migliore potrebbe essere l'organizzazione di un'assemblea in cui chiamare a raccolta tutte le associazioni del quartiere o della città denunciando l'abbandono e rimarcando il ruolo svolto da quello spazio negli anni precedenti. Ampliare Gestire lo spazio autonomamente, organizzarvi corsi di teatro, reading letterari, cineforum tematici, Manuale per la scuola ribelle a cura dell'Unione degli Studenti, il Sindacato Studentesco – aderisce alla Rete della Conoscenza www.unionedeglistudenti.net unionedeglistudenti@gmail.com - Tel. 06/69770332
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presentazioni di libri, dibattiti porterà nuova linfa al luogo consentendo agli occupanti di raggiungere l'obbiettivo del riutilizzo sociale. PRESIDI E CORTEI Perché? Il corteo, così come il presidio, è una pratica fondamentale per dar visibilità e peso al nostro dissenso. E' uno degli strumenti principali per esercitare pressione e la partecipazione, in particolare per il corteo, risulta essere fondamentale sia dal punto di vista del peso che si dà alle istanze che sono al centro della manifestazione, sia come impatto visivo e comunicativo. E' possibile manifestare lungo le strade della città, organizzare cortei che percorrano corridoi, facoltà, scuole per poi raggiungere i luoghi fisici relativi all'oggetto della contestazione o spazi in cui svolgere momenti assembleari. E' possibile organizzare picchetti davanti l'ingresso delle scuole, presidi di fronte la sede di svolgimento degli organi di governo, di Enti Locali, Assessorati. L'assedio, sonoro o meno che sia, ha un forte impatto se usato per delegittimare il contenuto o il protagonista di un dibattito, di una presentazione di un libro, e quant'altro e può essere usato per riprendere parola in determinati momenti e per far emergere, così, le nostre posizioni. Cosa fare? La manifestazione si pone l'obiettivo di portare all'attenzione della cittadinanza e del soggetto interlocutore le nostre rivendicazioni. La stessa va intesa come uno strumento e non come fine e, di conseguenza, va intesa come perno per l'avvio di una vertenza, il lancio di una proposta, magari costruita dal basso attraverso percorsi assembleari e pubblici. Per la natura dell'atto, che sia un presidio, un corteo o un assedio è importante considerare la potenzialità dello stesso a portare al centro del dibattito i temi protagonisti della manifestazione e, quindi, è particolarmente importante curare l'aspetto comunicativo. Allargare Questo tipo di contestazione parte dalla legittimità delle nostre rivendicazioni e si pone l'obiettivo di farla crescere. E' fondamentale, quindi, individuare forme e modalità che creino consenso. Come comunichiamo all'esterno e anche all'interno, attraverso un'opera di volantinaggio, di confronto con chi partecipa, con chi vogliamo che lo faccia e con il resto della cittadinanza è uno dei temi che devono essere al centro della nostra attenzione. Troviamo quindi forme creative per veicolare i nostri messaggi, che colpiscano chi ci osserva, che riescano a sensibilizzare chi vogliamo si mobiliti insieme a noi e creiamo una rete di contatti che abbia la capacità di espandersi giorno dopo giorno.
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