Torniamo in edicola su Terra il 22 ottobre con il dossier “Diritto allo studio”
I buoni maestri
Venerdì 8 Ottobre 2010
insieme perchè
© Bovo/LaPresse
Roberto Iovino
studenti per l’altrariforma
Sped. in Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 DCB - Roma
Stefano Vitale Da Milano a Palermo passando per Genova, Trieste, Torino, Bologna, Roma, Napoli, Bari e tanti capoluoghi piccoli e grandi. Sono oltre ottanta i cortei che vedranno gli studenti prendere la parola per ribadire ancora una volta la necessità di cambiare registro. Chiediamo una scuola aperta all’innovazione e al futuro, perchè si comprenda pienamente che il sapere non è una voce di spesa da tagliare, ma un volano indispensabile per determinare il progresso culturale, sociale ed economico della nostra società. Chiediamo una scuola aperta alle esigenze di apprendimento di noi giovani, che sappia innovarsi in ciò che si studia e in come lo si studia, perchè la società di oggi corre veloce ma la nostra scuola sembra non accorgersene. Vogliamo una scuola aperta a tutti, perchè la dispersione scolastica italiana è un’emergenza sociale che passa inosservata nonostante i dati ci dicano che sono190.000 i ragazzi tra i 14 ed i 19 anni - su circa 615.000 iniziali - che hanno gettato la spugna, che non figurano nemmeno tra i ripetenti (dati MIUR 2010). Segue a pagina 2
Ottanta cortei in tutta Italia. Scuole e università ferme, penisola bloccata. Comincia un autunno che si preannuncia bollente. E il Ministro dell’istruzione Gelmini trema.
L’AltraRiforma Le ragioni della protesta. Investimenti ridotti al minimo, tasse in aumento, strutture fatiscenti e gli studenti lanciano L’AltraRiforma
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Università La Gelmini va avanti sul DDL, ricercatori e studenti sulle barricate, possibile differimento dell’anno accademico. E’ partito l’autunno caldo
Intervista
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A dialogo con il sociologo Luciano Gallino su precarietà e lavoro. per un nuovo welfare contro la crisi basato su autonomia e libertà.
L’appello
Non basta: tutti a Roma il 16 ottobre
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ggi non siamo scesi in piazza solo per un’idea alternativa di scuola e università, siamo quì, nelle piazze e nelle strade per una società totalmente diversa, inclusiva e libera dagli sfruttamenti. Oggi abbiamo lanciato un’evasione collettiva. Data l’incapacità evidente del governo di disegnare un futuro per il nostro paese in questa fase di crisi, i conflitti non mancano: dalle persone chelottano per l’acqua pubblica agli operai che si oppongono alla svendita dei diritti, dai ricercatori che rivendicano un ruolo nelle univer-
sità ai precari che rivendicano un nuovo welfare universale. Per questo riteniamo fondamentale che le piazze di oggi, con tutte le scuole che hanno partecipato,con tutte le persone che hanno gridato il loro dissenso, debbano ritrovarsi nella manifestazione disabato 16 Ottobre proclamata dalla Fiom e nell’assemblea che si svolgerà il 17 alla Sapienza percostruire una pagina nuova nella storia del paese, per proporre i saperi come uscita dalla crisi, per riprenderci il nostro presente e costruire il futuro.
Cosa hanno in comune uno studente diciassettenne di un istituto tecnico e un dottorando ventiseienne? Pagano la crisi nello stesso medesimo modo, vivono l’incertezza per il fututo nello stesso medesimo modo, sono condannati alla stessa medesima precarietà esistenziale. Per questo abbiamo dato vita alla Rete della Conoscenza, un’associazione di associazioni che raccoglie più centoventi organizzazioni studentesche locali. Studenti e studentesse delle scuole superiori, delle università, dei conservatori e delle accademie, uniti nella convinzione che l’attacco ai nostri diritti di cittadinanza sia totale, uniti nella convinzione che solo insieme possiamo rispondere all’offensiva dei tanti governi che negli ultimi anni hanno ridotto le nostre esistenze a merce. Abbiamo deciso di presentarci in grande stile, con uno spazio autogestito di cinque pagine che ogni primo e terzo venerdì del mese racconti il dramma delle nuove generazioni in Italia, che racconti la necessità di costruire insieme un’alternativa alla fuga da un paese che non offre altro che precarietà e sfruttamento. Queste pagine saranno uno spazio aperto, un megafono altisonante, getto d’inchiostro senza filtri o censure per scrivere un racconto autentico scevro dalle rappresentazioni mediatiche. Riprendiamo il filo del discorso: lo studente diciassettenne è costretto a lavorare, il weekend consegna pizze a domicilio, nessuna borsa di studio e il papà in cassaintegrazione, la mamma è collaboratrice domestica, sei euro all’ora a nero. Anche il ventiseienne dottorando lavora, ama lo studio e la ricerca ma non è riuscito ad accedere alla borsa, solo uno su due ci riesce. Deve pagarsi l’affitto, le bollette, la benzina nel motore, ogni tanto si permette una birra con la ragazza ma la cosa che non tollera, tra le tante, è dover pagare anche le tasse all’università. Qualcuno potrà pensare: perchè una persona che fa ricerca pubblica per l’università non riceve un rimborso ma anzi è costretto a versare l’intero importo delle tasse? E’ una domanda che ci facciamo da anni. La risposta sembra facile quanto scontata: sono i costi della crisi. Sono i costi di un paese, l’Italia, che a differenza dell’intera Europa sta gradualmente, da circa vent’anni, smantellando tutto il sistema pubblico di istruzione e ricerca. Segue a pagina 5