#Sicuridamorire: che fare?

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Edilizia scolastica ­ Che fare? Vademecum della campagna nazionale per l’edilizia scolastica a cura dell’Unione degli Studenti ­ il sindacato studentesco Hai sempre sentito parlare di edilizia scolastica ma non hai mai visto cambiamenti tangibili? Nel tuo istituto hai dovuto rinunciare a un tuo diritto per via della mancanza di spazi? Nella tua scuola si sono verificati crolli più o meno gravi che hanno messo in pericolo gli studenti? Vuoi sapere quando la tua scuola può essere definita sicura? Sei anche tu in una classe pollaio e non sai più come fare? ...per queste e tante altre domande il vademecum può aiutarti nel fornirti le risposte che hai sempre cercato ma che non hai mai osato chiedere!

LEGGI E DIFFONDI IL VADEMECUM! INVIACI FOTO, TESTIMONIANZE E VIDEO DELLA TUA SCUOLA. FORMATI, INFORMATI ED AGISCI! INDICE: 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7.

Edilizia scolastica: uno spot mediatico o un’ emergenza nazionale? Come sono ridotte realmente le nostre scuole? Alcuni dati significativi Dimmi la tua città e ti dirò la condizione dell’edilizia scolastica Sfide da cogliere per una scuola davvero innovativa Edifici sicuri e a norma, si può fare di più! Che fare? Pratiche e informazioni utili per attivarsi Aule pollaio, che disastro!


1. EDILIZIA SCOLASTICA: UNO SPOT MEDIATICO O UN’EMERGENZA NAZIONALE? Negli ultimi anni ​ non c’è stato Governo che non abbia parlato dell’edilizia scolastica come di una spinosa emergenza nazionale da inserire tra le priorità della propria agenda politica. Alcuni cenni storici possono essere funzionali a comprendere meglio l’attuale situazione edilizia delle scuole italiane e le ragioni per cui i tanti buoni propositi governativi non sono stati perlopiù seguiti dai fatti. Già ai tempi del Ministro della Pubblica Istruzione Michele Coppino si riconobbe la necessità di un intervento diretto dello Stato per favorire la costruzione di nuove scuole. A ciò fece seguito l’approvazione nel 1878 del Disegno di Legge “​ Disposizioni per agevolare ai comuni la costruzione di edifici scolastici necessari per adempiere alla Legge del 15 luglio 1877​ ” (inerente, tra le tante cose, l’obbligarietà della scuola elementare completamente gratuita e l’abolizione dell’insegnamento religioso, sostituito dallo studio delle “​ prime nozioni dei doveri dell’uomo e del cittadino​ ”). Nonostante la volontà politica, ​ la costruzione di nuove scuole non fu adeguata ad accogliere la nuova popolazione studentesca nella sua interezza. Per questo motivo già a partire da allora l’edilizia scolastica assunse i connotati di emergenza nazionale. Un altro cenno storico utile da citare è l’approvazione della Legge 11 gennaio 1996, n.23 (​ Norme per l’edilizia scolastica​ ) e della Legge 3 maggio 1999, n.124 (​ Misure urgenti di personale scolastico​ ), grazie alle quali ​ le competenze in materia di scuola (edilizia e personale ATA­amministrativo, tecnico e ausiliario­) sono state suddivise in maniera particolarmente caotica tra gli enti locali. ​ Per quanto riguarda le scuole secondarie di secondo grado, infatti, i licei classici, gli istituti d’arte e i professionali sono diventate di competenza e di proprietà dei Comuni, mentre i licei scientifici e tecnici delle Province. ​ Oggi, invece, le scuole dell’infanzia, le primarie e le secondarie di primo grado sono di competenza dei Comuni, mentre le scuole secondarie di secondo grado sono di competenza delle Province. Il Governo Renzi, ancora prima che venisse resa pubblica “La Buona Scuola”, aveva già annunciato che il risanamento dell’edilizia scolastica sarebbe stato il suo cavallo di battaglia tra i tanti provvedimenti da mettere in campo per l’istruzione e ha suddiviso il suo Piano in tre progetti denominati: #ScuoleNuove, #ScuoleBelle, #ScuoleSicure. La sua tabella di marcia, però, si è discostata nella realtà dai tempi e dai finanziamenti previsti: ​ i cantieri che sarebbero dovuti partire dallo scorso luglio con 1 miliardo di risorse sono invece partiti a singhiozzo avendo a disposizione solo 748 milioni di euro. ​ Si è ipotizzato di svincolare i Comuni dal patto di stabilità per liberare risorse già in loro possesso per la costruzione di nuovi edifici scolastici o per la realizzazione di rilevanti manutenzioni, ma ​ è ancora lontana la prospettiva di delineare una programmazione di ampio respiro che dia il via a una serie di interventi


strutturali. I Comuni, inoltre, sono in grande difficoltà a mettere a disposizione risorse sufficienti per la manutenzione straordinaria degli edifici scolastici. È stato, infatti, registrato un calo di investimenti dal 2012 al 2013 in media per ogni singolo edificio di circa 22mila euro​ , così come per la manutenzione ordinaria, che vede in media per ogni singolo edificio restringersi di quasi 2mila euro l’esigua cifra di 8.808 euro dello scorso anno. Allo stesso tempo, però, si pone il problema delle scuole superiori la cui competenza, come è stato già detto, rimane anche dopo il riordino amministrativo alle province, enti che hanno subito tagli molto ingenti dalla finanziaria e per i quali non sono previste deroghe dal patto di stabilità. Risorse insufficienti, tempi dilatati, gestione centralistica degli interventi, i vincoli del patto di stabilità, anni di tagli agli stanziamenti da utilizzare per gli investimenti di carattere strutturale sono alcuni dei motivi principali per cui lo Stato non è ancora riuscito a fornire soluzioni a questo annoso problema. A un anno di distanza da annunci e dalla prima tranche di investimenti a pioggia, a cadere è l’impalcatura mediatica del Governo, partendo dagli effetti del decreto Milleproroghe. Il decreto Milleproroghe rimanda al 31 dicembre 2016 la messa a norma degli edifici, attualmente coperti da una normativa del 1992. I fondi non utilizzati, inoltre, saranno assegnati tra un anno. Ad aggravare il quadro vi è la proroga dell’Osservatorio per l’edilizia che slitterà a febbraio 2016, così come sono prorogati i fondi per “Scuole Sicure”, totalmente insufficienti i 40 milioni per le norme antisismiche. Una situazione limite, se pensiamo ai dissesti idrogeologici causati dalle forti piogge e alluvioni che hanno colpito il nostro paese negli ultimi mesi, e che evidenziano quanto l’abusivismo e la speculazione edilizia siano pericolosi per la vita delle persone. L’ inconsistenza dei provvedimenti presi dal Governo in materia di Edilizia scolastica, non ultima la delibera sui mutui BEI, stanno causando non solo un ritardo nei lavori di messa in sicurezza, ma anche un aumento del debito pubblico. A giugno 2015 il Governo Renzi, dopo anni di pressioni da parte di numerose associazioni, ha pubblicato l’Anagrafe dell’ Edilizia scolastica​ . Questa, pur confermando molti dei dati più vole denunciati da varie ricerche circa la condizione edilizia delle scuole italiane, risulta ancora poco attendibile inquanto poco chiare sono le fonti e l’elaborazione degli stessi dati. Rispetto a questo chiediamo: ­ Che l’ Anagrafe, con dati aggiornati, sia completata e che in base alla situazione rilevata vengano tsanziati finanziamenti mirati con priorità per gli edifici che necessitano di manutenzioni urgenti; ­ Che si individui omogeneità metodologica e contemporaneità dei dati a cui le regioni devono dipendere una volta che l’anagrafe sarà pubblicata;


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Che gli interventi in ambito di edilizia scolastica non siano lasciati alla capacità degli enti di riferimento o ai soggetti proprietari degli istituti;

2. COME SONO REALMENTE RIDOTTE LE NOSTRE SCUOLE? ALCUNI DATI SIGNIFICATIVI Oggi in Italia sono presenti ​ 41.383 edifici scolastici​ , che appaiono perlopiù antiquati e malmessi. Secondo il rapporto “ecosistema scuola” realizzato ogni anno da Legambiente, il 39% di questi necessita di interventi di manutenzione urgente e il 29,3% è in aree a rischio sismico. Il ​ 6,3% ​ degli edifici

è stato ​ costruito prima del 1900

Il ​ 14,2%​ degli edifici

è stato ​ costruito tra il 1900 e il 1940

Il ​ 44,8%​ degli edifici

è stato ​ costruito tra il 1941 e il 1974

Il ​ 27,5%​ degli edifici

è stato ​ costruito tra il 1975 e il 1990

Il ​ 4,5% ​ degli edifici

è stato ​ costruito tra il 1991 e il 2014

In media ​ una scuola su quattro ha necesità di interventi urgenti e questa percentuale è destinata a innalzarsi ​ al Sud​ , dove si attesta al ​ 43%​ . Un altro dato di partenza da cui non possiamo prescindere è la necessità di adeguamento normativo: basti pensare che il 58% delle scuole è stato costruito prima della normativa antisismica. Ulteriori preoccupazioni destano le scuole costruite su territori caratterizzati da fragilità e vulnerabilità. Infatti di queste: aree

a

rischio ​

Il ​ 9,8% ​ degli edifici

è localizzato in idrogeologico

Il ​ 41,2% ​ degli edifici

è localizzato in aree a ​ rischio sismico

L’​ 8,4% ​ degli edifici

è localizzato in aree a ​ rischio vulcanico

Come si può evincere anche solo considerando questi dati, ​ oggi la sicurezza dovrebbe essere prioritaria in termini di investimenti​ . A conferma di ciò, è utile sapere che solamente ​ il 53% delle scuole possiede il certificato di agibilità ​ e ​ il 58,1% delle scuole possiede la certificazione igienico sanitaria.


Inoltre, le scuole sono spesso inaccessibili per gli studenti con disabilità: in moltissime, dall’accesso nell’edificio agli spazi interni, non c’è luogo che non presenti barriere architettoniche. ​ Solo nell’8,7% delle scuole sono stati fatti interventi per l’abbattimento delle barriere architettoniche​ . Nel ​ 23%​ delle scuole

l’ingresso nell’edificio è difficoltoso per la presenza di gradini

Nell’​ 87% ​ delle scuole

c’è l’ascensore, ma nel 26% dei casi non funziona o non è abbastanza largo da consentire l’ingresso di una carrozzina

Nel ​ 50%​ delle scuole

non ci sono banchi adatti

Il ​ 21%​ delle aule

non può accogliere un disabile a causa della dimensione della classe

Nel ​ 33% ​ delle scuole

mancano bagni per i disabili

La gravità delle condizioni edilizie delle nostre scuole è persistente. Non basta farsi promotori di interventi estemporanei e tampone perchè da anni notiamo come questi non abbiano portato a un miglioramento qualitativo complessivo del patrimonio edilizio scolastico. Sarebbe piuttosto necessario fare in modo che la Legge 23/96, denominata Legge Masini, non venga più a lungo disattesa e che lo strumento di rilevamento e monitoraggio dello stato delle nostre scuole, l’Anagrafe scolastica, entri definitivamente in funzione. 3. DIMMI LA TUA CITTÀ E TI DIRÒ LA QUALITÀ DELL’EDILIZIA SCOLASTICA Nel Rapporto “Ecosistema Scuola” si può visionare una ​ graduatoria dei Comuni italiani più virtuosi in edilizia scolastica​ . Analizzandola, ci si accorge che le prime dieci posizioni sono occupate da città medie e piccole del centro nord, come Trento, Forlì e Bolzano. L’impossibilità da parte delle città del meridione di poter scalare la classifica è dettata dalla mancanza di monitoraggio dello stato delle scuole e dell’ambiente circostante. Lo confermano l’invio di dati incompleti, la difficoltà e la trascuratezza del Governo, e la gestione complessiva del patrimonio edilizio scolastico.


Tuttavia il dato più preoccupante è quello che riguarda la disparità degli investimenti: su 100 euro di finanziamenti solo 17 euro vanno alle scuole del sud, la restante somma va al Nord. Un’altra forbice evidente è quella fra la qualità strutturale delle scuole nelle grandi città e nelle città medio piccole. Riportiamo di seguito alcuni dati che riteniamo particolarmente degni di considerazione al fine di avere chiaro il quadro nazionale: ● Assistiamo a un ​ restringimento negli anni dei fondi dedicati alla manutenzione ordinaria. ​ Dal 2009 ad oggi diminuiscono sensibilmente anche in regioni storicamente virtuose come l’Emilia Romagna e il Piemonte che tornano a dichiarare interventi di manutenzione urgenti rispettivamente in circa il 20% e il 34% in più di scuole rispetto al 2009; ● Non considerare l’anagrafe dell’edilizia come uno strumento indispensabile ai fini dei finanziamenti ha portato finanziamenti “a pioggia” senza criteri reali che indirizzassero gli interventi e la loro entità; 4. SFIDE DA COGLIERE PER UNA SCUOLA DAVVERO INNOVATIVA Appianare le divergenze tra Nord e Sud, mettere a sistema il monitoraggio dello stato delle scuole e dell’ambiente circostante e stanziare fondi dedicati all’edilizia scolastica non sono però operazioni sufficienti a fare dei nostri istituti ambienti virtuosi in cui bisogni strutturali, educativi e ambientali non collidano tra loro. ​ Siamo convinti che questi bisogni debbano vivere di un rapporto sinergico e che obiettivi di miglioramento strutturale e funzionale delle nostre scuole debbano essere necessariamente definiti all’interno di un tavolo di lavoro che veda il più ampio coinvolgimento dei soggetti della società civile che si sono interessati alla qualità dell’edilizia scolastica e degli ambienti di apprendimento. Immaginiamo la scuola al centro del territorio e dello sviluppo territoriale, in grado di incidere sui contesti nei quali è inserita, di modificarli positivamente e di ripensare radicalmente l’attuale modello di sviluppo. ​ Proprio a partire da queste considerazioni, non possiamo che giudicare positivamente l’attenzione riservata all’efficienza energetica degli edifici scolastici. Dal 2009 ad oggi, grazie a bandi orientati all’erogazione di fondi per dotare le scuole di impianti da fonte rinnovabile, si è ottenuto che ​ il 13,6% delle scuole nella media nazionale producono energia pulita ​ (il 30% degli edifici nelle isole). ​ Fa riflettere come il dato sia rimasto invariato negli ultimi due anni in cui sono venuti meno gli incentivi per le scuole che dimostravano questo genere di sensibilità. ​ Sarebbe utile​ , pertanto, che il Governo vincolasse i prossimi


finanziamenti alle amministrazioni destinandoli a progetti che tengano insieme il piano della messa in sicurezza della scuola e quello dell’abbattimento dei consumi energetici del 50% rispetto ai consumi di partenza della scuola. Oggi sempre più scuole adottano uno stile di vita ecocompatibile: ​ la raccolta differenziata è in aumento e in più del 65% delle scuole viene utilizzata l’acqua di rubinetto​ . Queste esperienze virtuose se sostenute da un adeguato stanziamento di risorse incidono positivamente sulla formazione dello studente. E’ evidente che i tagli all’offerta formativa presenti nella finanziaria ci allontanano sensibilmente dalla possibilità di praticare questo obiettivo. 5. EDIFICI SICURI E A NORMA, SI PUò FARE DI PIU’! Spesso si ha la percezione che affrontare il tema dell’ edilizia scolastica significhi limitarsi a chiedere la messa in sicurezza o la messa a norma degli edifici scolastici (per quanto anche questo sia un baluardo di civiltà da cui non intendiamo prescindere). Eppure, ​ siamo convinti che parlare di edilizia scolastica voglia dire anche esigere edifici scolastici realmente inclusivi, un miglioramento sensibile dell’offerta formativa e della didattica, nonchè innescare meccanismi di riappropriazione dell’ambiente scolastico e di riqualificazione territoriale. ● Per una didattica e un’architettura a misura di studente Recenti studi INDIRE dimostrano come “architetture” innovative degli spazi interni ed esterni riscontrate in alcune città europee favoriscano l’introduzione di nuovi modelli di organizzazione della didattica e degli apprendimenti. Di fronte alla continua evoluzione dei sistemi educativi sono stati elaborati spazi modulari, polifunzionali e facilmente configurabili. Scale pensate per favorire la socialità, strutture e arredi mobili, palestre suddivisibili, mense che diventano spazi informali di incontro e di studio fuori l’orario dei pasti, continuità tra spazi chiusi e aperti, tra spazi formali e informali, postazioni con pc messe a disposizione degli studenti, aree in cui svolgere attività didattiche di gruppo sono solo alcune peculiarità degli istituti presi in considerazione dall’INDIRE. ​ Nel nostro Paese, invece, il rapporto alunni­docenti per classe è ancora molto elevato e ciò si ripercuote negativamente sulla qualità della didattica, che si limita di fatto al modello di lezione frontale o cattedratica, e sulla possibilità di rispettare i diversi tempi di apprendimento. Le architetture sovracitate degli altri Paesi europei, al contrario, dimostrano di essere importanti alleate nella pratica di una didattica alternativa e a misura di studente.


● Per un’offerta formativa di qualità Da un’analisi accurata dell’edilizia scolastica si può evincere anche la situazione tecnica delle dotazioni dei laboratori. ​ È raro trovare scuole pubbliche in cui i laboratori siano ben forniti oppure a norma. ​ Questo è un problema che riguarda perlopiù la qualità dell’offerta formativa degli studenti che frequentano istituti tecnici e professionali, che sono spesso oggetto di una didattica prevalentemente teorica nel loro corso di studi proprio a causa di una strumentazione poco adeguata o per mancanza di laboratori rispondenti alle loro esigenze. Il percorso formativo professionale dovrebbe caratterizzarsi per l’esercitazione pratica, che dovrebbe essere l’elemento arricchente e non sacrificabile che l’istituto dovrebbe offrire. ● Per una scuola aperta e fruibile dagli studenti Un’altra connessione che non deve passare inosservata riguarda l’edilizia scolastica e i diritti. Quante volte siamo stati costretti a fare assemblea d’istituto in aule che non riescono ad ospitare tutti gli studenti del nostro istituto? Quante volte l’assenza di spazi adeguati ci ha messo nostro malgrado nella condizione di dover rinunciare ad alcuni nostri diritti? ​ La nostra idea di scuola a misura di studente prevede che tutti i nostri diritti vengano rispettati, e possibilmente ampliati, a cominciare dalla messa a disposizione degli studenti di aule autogestite e dall’apertura delle scuole in orario scolastico, come sancito nel D.P.R. 567/96. ​ Queste misure non devono essere in alcun modo sottovalutate in quanto implementano la partecipazione studentesca e abbattono la dispersione scolastica. ​ La scuola non può essere aperta in orario extra curriculare solo quando gli organi collegiali hanno necessità di riunirsi, ma deve diventare un presidio di democrazia e cittadinanza reale, in cui accogliere interessi, passioni e creatività, nonchè praticare attività mutualistiche e modalità di didattica alternativa. ● Per una scuola che educhi al rispetto dell’ ambiente All’interno della nostra scuola trascorriamo una percentuale considerevole delle nostre giornate. Spesso, però, viviamo con scarsa serenità la nostra permanenza all’interno delle mura dell’istituto non soltanto per via della monotonia della didattica frontale, ma anche per l’aspetto dell’edificio. Inospitali aule grigie e corridoi ospedalieri contraddistinguono la gran parte delle nostre scuole. Fortunatamente, ci sono soluzioni facilmente praticabili per contrastare la monotonia degli spazi. Alcuni esempi possono essere il ​ guerrilla gardening ​ (giardinaggio libero d’assalto), momenti pensati per


dipingere le pareti delle nostre aule​ , ​ spazi dedicati a murales fatti da studenti​ , la costruzione di panchine o altri elementi di arredamento​ ,... Inoltre, anzichè procedere con la costruzione di nuovi edifici da adibire a scuole, in alcune città sono presenti locali dismessi o beni confiscati alla mafia che potrebbero essere, ove possibile, riconvertiti in scuole. 6. CHE FARE? PRATICHE E INFORMAZIONI UTILI PER ATTIVARSI Abbiamo descritto nelle pagine precedenti lo stato in cui versa l’edilizia scolastica oggi nel nostro Paese, presentando alcuni dati significativi a sostegno della nostra analisi, e abbiamo provato a considerare questa tematica andando oltre la rivendicazione della messa a norma e della messa in sicurezza degli edifici, evidenziando le implicazioni che lo stato delle singole scuole ha su altri fattori come la didattica, l’apprendimento, la pratica dei diritti, l’ampliamento dell’offerta formativa e il rapporto con il territorio in cui la scuola è inserita. Questo vademecum nasce per far sì che ogni studente possa informarsi su come verificare il livello di sicurezza del proprio istituto, possa denunciarne le mancanze e i rischi e possa conoscere con precisione come sono divise le responsabilità per quanto riguarda la salute e la sicurezza a scuola così da aver chiaro a chi rivolgersi in ogni eventualità. Per raggiungere questo livello di consapevolezza procediamo rispondendo ad alcune domande comuni in materia di edilizia scolastica che ci si potrebbe porre: ● “Quando la mia scuola può essere considerata sicura?” Nel 1994 è stato emanato il D. lgs 626 di valenza europea, risultato di otto Direttive comunitarie, che fissa i requisiti minimi di sicurezza e detta le regole per un’organizzazione della sicurezza nell’ambiente di lavoro, compresi gli ambienti scolastici, come specificato nel Decreto ministeriale 382 del 1998. L’ultima modifica apportata al decreto 626 è il Decreto legislativo n.81 del 2008, il Testo Unico in materia di salute e sicurezza nell’ambiente di lavoro​ >>​ http://goo.gl/Vlmub8 L’approvazione del Testo Unico segna un significativo passo in avanti per la sicurezza nei luoghi di lavoro e nei luoghi della formazione. Nell’articolo 15 di tale decreto vengono decretati gli obblighi fondamentali: sintetizzando, una scuola per poter essere decretata sicura dovrebbe provvedere alla regolare manutenzione di strutture, attrezzature e impianti, fare un’adeguata formazione e informazione, individuare le misure di emergenza, programmare la prevenzione e adopersarsi per eliminare, o almeno ridurre, i rischi.


● “Che cos’è il documento della valutazione dei rischi? Dove lo posso trovare?” Lo strumento mediante cui il dirigente scolastico individua le forme di prevenzione e pianificazione degli interventi è la valutazione del rischio, cioè il procedimento per valutare le conseguenze del rischio di salute e sicurezza, le fonti di pericolo, ecc… Una volta effettuata la valutazione, è obbligo del dirigente scolastico redigere un apposito documento: il documento della valutazione dei rischi, che dovrà essere presente in ogni scuola e dirà quali sono le fonti di pericolo e i rischi presenti nell’edificio. ​ Questo viene redatto entrando nella scuola e compiendo osservazioni, analisi e misurazioni per valutare l’entità dei possibili rischi e pericoli. Per legge all’interno del documento di fondamentale importanza dovranno anche essere presenti: 1) le procedure da svolgere per attuare le misure individuate per la messa in sicurezza, 2) l’individuazione dei soggetti addetti a svolgere tali procedure, 3) l’indicazione del rappresentante dei lavori per la sicurezza (RLS), 4) l’indicazione del medico competente, 5) l’indicazione delle mansioni che espongono ad un rischio specifico, 6) le misure di prevenzione e il programma per la loro attuazione. Il documento di valutazione dei rischi non è un documento statico e definitivo! ​ Questo dovrà contenere la data esatta di stesura e la firma di coloro che sono stati individuati per scriverlo. Tale documento dovrà essere modificato in vista di eventi o mutamenti di un certo peso sul piano della sicurezza (infortuni causati da macchinari o da lavori di ristrutturazione, o quando la sorveglianza sanitaria ritiene importante una modifica a causa di nuovi o non valutati rischi). Ricorda: il piano di emergenza è contenuto nel documento di valutazione dei rischi. Il documento della valutazione dei rischi, secondo il D.M. 26/08/1992, è obbligatorio, deve essere presente in ogni scuola e deve essere redatto dal dirigente scolastico con la collaborazione del responsabile del servizio di Prevenzione e Protezione e, dove presente, dal medico competente, come previsto dal D.lgs 81/08. ● “Chi dovrebbe occuparsi di cosa…?” Gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria sono di competenza degli ​ enti locali​ , mentre è obbligo del ​ Dirigente scolastico​ richiedere gli interventi necessari. Se per le scuole dell’infanzia, per le primarie e per le secondarie di primo grado l’ente competente è il ​ Comune​ , per le scuole secondarie di secondo grado è la ​ Città metropolitana. Il comune e la provincia provvedono alle spese di ufficio, di arredamento, alle utenze elettriche e telefoniche e spetta a loro dare parere obbligatorio sull’adeguatezza del materiale didattico e scientifico e sull’adeguatezza degli impianti.


In definitiva, gli enti locali hanno il compito di garantire la manutenzione ordinaria e straordinaria degli edifici scolastici, di effettuare i lavori edilizi, gli interventi strutturali e gli adeguamenti dell’impianto elettrico, termico, ecc…, nonchè di rilasciare i certificati di idoneità, conformità e agibilità. Il ​ Dirigente scolastico ​ è il soggetto destinatario degli obblighi di sicurezza ed è chiamato a garantire la salute e la sicurezza degli studenti. Egli dovrà occuparsi di formare e informare gli studenti riguardo le misure di sicurezza e l’utilizzo degli impianti, di predisporre i piani di emergenza e designare una squadra addetta all’emergenza. Richiede agli enti locali gli interventi necessari, sospende le lezioni in caso di grave o imminente pericolo, individua il responsabile del servizio di protezione e prevenzione. Le situazioni di rischio riguardanti le palestre, le mense e i laboratori, se riconducibili a fattori strutturali, rientrano negli obblighi dei proprietari degli immobili; se invece concernono le attrezzature, le macchine e le apparecchiature sono responsabilità del Dirigente scolastico. Il ​ Responsabile del servizio di prevenzione e protezione ​ è un tecnico interno o esterno e svolge attività di consulenza e assistenza tecnica al Dirigente scolastico per la valutazione dei rischi, l’individuazione delle soluzioni, la programmazione degli interventi, l’organizzazione dei controlli, la formazione e l’informazione e le richieste agli enti locali. Il ​ Rappresentante dei lavori per la sicurezza (RLS) è nominato sulla base di accordi sindacali. Deve essere consultato per l’individuazione, la programmazione e la prevenzione dei rischi. La ​ squadra di emergenza ​ è composta da persone nominate dal Dirigente scolastico all’interno della scuola incaricate per il Primo soccorso e per la prevenzione incendi. Gli addetti alla prevenzione incendi, quindi antincendio ed evacuazione, hanno il compito di: collaborare nelle attività di prevenzione incendi, intervenire in caso di emergenza, aggiornare il piano di emergenza, controllare l’efficienza degli estintori, i sistemi di allarme, le uscite, la segnaletica, ecc… Gli addetti al Primo soccorso dovranno: somministrare farmaci e intervenire in caso di infortunio. Il ​ medico competente ​ ha il compito di collaborare con il Dirigente scolastico per la predisposizione e l’attuazione delle misure per la tutela della salute e dell’integrità psicologica dei lavoratori, collabora alla stesura del documento della valutazione dei rischi ed effettua i controlli sanitari. Il Dirigente scolastico, però, non è obbligato a nominare un medico competente, per cui per la somministrazione dei farmaci durante l’orario scolastico può individuare personale docente o non­docente che abbia effettuato i corsi di formazione presso la Asl. Esiste inoltre un ​ Osservatore nazionale paritetico per la sicurezza che ha il compito di coordinare gli ​ Osservatori territoriali ​ e formulare proposte in relazione alla normativa per la sicurezza e la salute da portare agli organi competenti.


● “...e per quanto riguarda le assicurazioni, gli infortuni e l’accessibilità ai documenti sulla sicurezza?” Per quanto riguarda l’​ assicurazione obbligatoria e l’​ assicurazione secondaria​ , ogni scuola è obbligata a sottoscrivere una polizza assicurativa con l’INAIL per ogni alunno, in quanto gli alunni sono considerati come lavoratori. Tale polizza però garantisce una copertura assicurativa solamente per gli infortuni nel corso di attività laboratoriali e di educazione fisica. Pertanto, la maggior parte delle scuole sottoscrivono una seconda polizza assicurativa con maggiori coperture che fa pagare alle famiglie attraverso il contributo volontario. Per quanto riguarda gli infortuni​ , le responsabilità relative agli infortuni degli alunni non ricadono più sugli insegnanti se avvenute fuori dall’orario scolastico (sentenza della Corte di Cassazione n.17215/2010). Specificatamente rispetto agli infortuni avvenuti durante le ore di educazione fisica (sentenza 9325), gli studenti dovranno essere risarciti dal Miur (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca). Viene anche sancito (sentenza 5067) che va pagato il danno morale all’alunno che si fa male durante l’orario scolastico. Per quanto riguarda i ​ documenti sulla sicurezza​ , questi sono accessibili a tutti. Studenti maggiorenni, genitori, insegnanti, personale non­docente possono fare richiesta per prenderne visione. Il diritto di accesso ai documenti amministrativiè un diritto riconosciuto al cittadino per garantire la trasparenza della Pubblica Amministrazione. ● “Dove si trovano il Piano di emergenza e il Piano di evacuazione e a che cosa servono?” Il Piano di emergenza è contenuto nel documento di valutazione del rischio, deve essere presente in ogni scuola e deve essere predisposto dal Dirigente scolastico. Ha lo scopo di informare tutte le componenti della scuola sul comportamento da tenere in caso di emergenza. ​ La funzionalità di tale Piano di emergenza verrà verificata, secondo il D.L. 577/82, ​ almeno due volte l’anno tramite le “prove di evacuazione”, che avranno come fine anche il controllo della comprensione da parte di tutte le componenti della scuola del comportamento da avere nei casi di emergenza. 7. AULE POLLAIO, CHE DISASTRO!


Lo scorso anno il Governo ha inviato una nota alla stampa contenente alcune novità legate alla riforma della Scuola. Tra queste ne figurava una relativa alle classi pollaio, vale a dire le classi con oltre venticinque allievi. Già qualche tempo fa alcune dichiarazioni del Ministro Giannini avevano fatto pensare a un possibile utilizzo dell’organico funzionale per ridurre il numero di alunni per classe. Queste indiscrezioni sono state confermate anche in occasione del Consiglio dei Ministri del 12 marzo 2015, in quanto verrebbe data ai presidi la possibilità di disporre in modo flessibile dell’organico funzionale. La soluzione prospettata dal Governo non è però soddisfacente: non è sufficiente aumentare il numero dei docenti per aumentare automaticamente le competenze degli alunni e diminuire il numero di alunni per classe. Ora più che mai è prioritaria l’eliminazione dell’art.64 della legge 133/2008 che ha previsto l’innalzamento del numero di alunni per classe con effetti devastanti. ● “Ma cosa prevedono oggi le norme per la formazione delle classi?” Nella scuola secondaria di secondo grado il decreto attuativo per l’innalzamento di studenti per classe prevede:

Numero minimo

Numero massimo

Prima del decreto

20

29

Dopo il decreto

27

30

Ma esiste un’altra norma che definisce come numero massimo di persone in un’aula 25 alunni e un professore (​ Norme relative alla prevenzione degli incendi, art. 5 D.M. 26/08/1992​ >>​ http://goo.gl/FtDK3M ). ​ Se questa norma non viene rispettata, decadono il certificato di agibilità e il certificato di prevenzione incendi​ , poichè basati sulla planimetria e sulle dimensioni delle aule e della scuola. Lo spazio vitale per ogni studente nella scuola secondaria di secondo grado è di 1,96 mq netti e l’altezza delle aule non può essere inferiore ai 3 metri. ​ Secondo il D.M. del 18/12/1975 il mancato rispetto di tale norma comporta danni alla salute per la difficoltà del ricambio dell’aria. Il sovraffollamento è un problema gravissimo, non solo per la vivibilità quotidiana di ogni singolo studente, ma anche per le situazioni di emergenza. Per evitare classi sovraffollate è necessario che il Dirigente scolastico formi le classi sulla base delle dimensioni delle aule, assumendo come numero massimo 25 studenti (o 20 nel caso nella classe sia presente uno studente disabile).


Cittadinanzattiva ti fornisce un metodo per controllare tu stesso se la tua aula è sovraffollata: 1) Misura con un metro la superficie moltiplicando la lunghezza per la larghezza; 2) Dividi la superficie dell’aula per il numero degli studenti presenti; 3) Confronta il numero ottenuto con quello standard di spazio vitale previsto. ● “Cosa posso fare se la mia aula è sovraffollata?” Se la tua aula è sovraffollata puoi porre il problema all’attenzione del Dirigente scolastico. Nel caso non prenda provvedimenti e non ne programmi alcuno si può costituire un comitato assieme ai genitori e inviare un reclamo al Dirigente, all’Ente proprietario e all’Ufficio Scolastico Ragionale. L’esposto si può inviare anche ai Vigili del Fuoco e alla Protezione Civile. Può anche essere inviata una richiesta di ispezione dopo aver richiesto la visione al Dirigente scolastico delle certificazioni obbligatorie sulla sicurezza per gli edifici scolastici.


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