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Mercoledì 17 Novembre 2010
Lo sciopero dei soggetti in formazione
Flickr/ rofi
Monica Usai
Giornata di mobilitazione studentesca internazionale. In Italia cento piazze contro la finanziaria e le riforme della distruzione pubblica. E il governo nel frattempo cade... Il governo è precario: licenziamolo Lorenzo Zamponi Fermare il baratto, mandare a casa il governo. Sono queste le parole d’ordine del movimento contro il ddl Gelmini, la riforma dell’università finita al centro della crisi della maggioranza parlamentare. Il governo precario guidato da Silvio Berlusconi, infatti, si sta disperatamente aggrappando alla riforma per portare a casa, prima di cadere, almeno un risultato per i propri referenti sociali, dai baroni della Crui, a cui il ddl conferirebbe di fatto il potere assoluto, a Confindustria, a cui verrebbero spalancate le porte dei consigli di amministrazione degli atenei. continua a pagina IV
Mobilitazione
II
Le associazioni italiane e francesi lanciano l’appello europeo al grido di: Let’s stand up together! No alla crisi che taglia la spesa sociale e mercifica il sapere, mobilitiamoci per una vera società della conoscenza più libera e più giusta.
Francia
III
Da circa un mese studenti e lavoratori uniti nella lotta alla riforma delle pensioni di Sarkozy. Il governo alle strette prova ad uscire dalla crisi con un rimpasto ma le mobilitazioni continuano contro la precarietà e i tagli alla spesa pubblica
Finanziaria In discussione l’ennesima finanziaria che taglia ai poveri per dare ai ricchi. Blitz del governo sulle scuole private, restituiti cento milioni al clero. Ancora tagli al diritto allo studio e all’edilizia scolastica..
V
Sono oltre 100 i cortei che gli studenti hanno annunciato per il 17 novembre, giornata studentesca mondiale, e le iniziative si annunciano partecipate a considerare dal clima di questi giorni in scuole e università. Quasi la totalità delle scuole sono occupate a Genova e Trieste e autogestioni sono state proclamate dagli studenti in decine di scuole italiane. Assemblee straordinarie, periodi di didattica alternativa nelle scuole, blitz degli studenti universitari nelle mense per denunciare I tagli: sono tante le iniziative che negli ultimi giorni hanno caratterizzato la protesta studentesca. “Chiediamo investimenti per l’edilizia scolastica, una legge nazionale sul diritto allo studio, innovazione nei metodi didattici, maggiore democrazia e partecipazione nei processi decisionali nelle scuole, ma soprattutto, vogliamo un modello radicalmente alternativo di scuola che già stiamo praticando dal basso nelle scuole in mobilitazione e che rivendichiamo in maniera organica nel progetto di Altrariforma.” afferma l’Unione degli Studenti. “Abbiamo già smascherato il taglio dei fondi sul diritto allo studio che lascerà a casa 150.000 borsisti” – fa eco LINk Coordinamento Universitario, “ma siamo preoccupati anche per la discussione in parlamento del ddl Gelmini, che rappresenta l’atto finale di distruzione delle nostre università” “Affiancheremo le nostre iniziative a quelle di tanti studenti in Europa che il 17 novembre si faranno sentire per veder garantito e ampliato il diritto allo studio per tutti”, dichiara la Rete della Conoscenza. “Manifestiamo il 17 Novembre, in Italia come in tutto il mondo, perchè siamo convinti che la conoscenza sia strumento di liberazione di tutti e tutte, perchè crediamo che puntare su una scuola, un’università e una ricerca pubblica significhi riconoscerne lo straordinario valore sociale, l’unica possibilità per immaginare un’uscita da tutte le crisi tesa al miglioramento delle condizioni di vita di ognuno”, conclude la Rete. continua a pagina IV
II
Mercoledì 17 novembre 2010
International
www.retedellaconoscenza.it
L’appello
L’appello La Rete della Conoscenza e i francesi dell’UNL/UNEF rilanciano una grande mobilitazione globale nella giornata internazionale degli studenti. In piazza tutto il mondo contro la precarietà e la mercificazione del sapere.
Let’s stand up together!
T
he 17th of November is the International Day of Students. Since 2004, in this day students all over in the world fight for their rights and ask to politics and institutions to recognize the role of education in the society. Nowadays political, economical, environmental and social crisis causes a need of prioritysetting amongst decision-makers. All over in Europe governments are cutting the welfare states reducing public grants to unemployment benefit systems, social security, education, health care, environmental protection, etc. In the economic and financial systems greed and speculation is the order of the day, wherever there are neoliberal chains of production in the five continents, there is going to be precariousness. The results are the reduction of rights, the rise of inequality and the growth of precarious jobs and and precarious lives, especially for students and youths. They’re stealing our future! We demand the right to study, to work and to live in social and economic good conditions for everyone in the world. We demand to recognize Education and knowledge as the key to ensure democracy and social, cultural and economic development of our countries. We demand the growth of public founding on schools, universities and research and we demand to guarantee students the right to social autonomy, constituted primarily in economic relieves and safety mechanisms. We demand the invol-
Flickr/paolovalde
vement of students in any decision-making processes concerning them. It is up to us to make this reality and make our demands heard. In the history students have been playing a fundamental role for the development of democracy, for human rights, for global challenges. Now we can play again this role and we can involve our selves not only for better students’
conditions but also for a better society as a whole. We call for students all around the globe to an international day of action on the 17th of November, the International Day of Students. We call for demonstrations for free access to high quality education, for the recognition of students’ rights, for pretending our future, but above all our present. Let’s stand up together!
Uds - unione degli studenti Link - coordinamento universitario UNL - Union nationale Lycéen UNEF - Union nationale des étudiants de France
su www.retedellaconoscenza.it la mappa della protesta in tutto il mondo
Saperi La conoscenza, atto politico Saperi Il senso dell’impegno nel movimento studentesco. Ripartire dalla conoscenza libera per cambiare le scuole, le università e la società tutta
Piero Lo Monaco
C
osa succede quando decine se non centinaia di migliaia di studenti in tutta Italia decidono di riempire le piazze delle loro città, di occupare le proprie scuole costruendo un’idea di riforma alternativa, di riunirsi in gruppi di lavoro e di discussione mettendo in pratica lo strumento indispensabile della condivisione e dell’orizzontalità democratica, di stabilire una fitta rete di informazione sul piano nazionale e, spesso, a livello territoriale? Finché tutto ciò si risolve con manifestazioni di piazza organizzate durante quelle che dovrebbero essere le ore di lezione, l’effetto immediato ed evidente è un rallentamento l’attività didattica. Niente di me-
glio per il regime dell’ignoranza contro cui le manifestazioni sono indirizzate. Ma se quelle manifestazioni diventano non l’ultimo effetto passeggero della naturale tendenza ribelle insita nei giovani, passionale, istintiva, quasi ingenua, per trasformarsi in passi singoli di un progetto organico, insomma se il corteo diventa uno strumento da sfruttare al massimo anziché un fine da perseguire, il regime trema. Se in quelle assemblee si fa informazione, un’informazione vera, non distorta dalle lenti del potere ma generata dalla volontà di chi è protagonista dei fatti raccontati di comunicare, di descrivere oggettivamente, di sfuggire agli strumenti del “quarto potere” ufficiale, il regime trema. Se in quei dibattiti ci si rende con-
to che il primo passo per superare la crisi economica globale e il sistema che l’ha prodotta non può che essere quello di “produrre cultura”, si forgia l’arma che meglio di tutte le altre può essere usata contro il regime dell’ignoranza, e il regime trema. Se in quelle riunioni si elaborano strategie di lotta nuove e idee nuove per costruire non solo una scuola diversa ma una società diversa, alternativa a quella esistente, lontana dalle disparità, dalle disuguaglianze e dalle discriminazioni, il regime trema. Ci vuole più informazione, più responsabilità, più attaccamento folle a ogni singolo possibile frammento di cultura esistente nel nostro Paese, da parte di ciascuno di noi, da parte di tutti. Quello che vo-
gliamo non si ottiene soltanto con la doverosa partecipazione a manifestazioni di piazza ma in definitiva con la scelta di uno stile di vita che sia conforme ai valori che abbiamo deciso di abbracciare. Il sapere in sé non ha un colore politico, eppure in una società che premia l’ignoranza, l’apparire e la corruzione piuttosto che la cultura, l’essere e la legalità, la conoscenza un colore politico ce l’ha: chi è onesto e consapevole dei propri diritti non può sostenere queste politiche governative di disfacimento dell’apparato scolastico e universitario italiano, questa politica dei privilegi, della disinformazione e del personalismo. La storia ci sta chiamando: sentiamola e rispondiamo con tutte le nostre forze. La conoscenza è un atto politico.
Il 17 novembre 1939 gli occupanti nazisti uccisero 9 studenti dell’Università di Praga e i loro insegnanti. Il 17 novembre 1973 un carro armato abbatté il cancello del Politecnico di Atene per reprimere la rivolta studentesca contro la dittatura militare. Il 17 novembre 1989, in Cecoslovacchia, la commemorazione del 1939 divenne una protesta contro il regime repressa della polizia.
Nel Social Forum Mondiale di Mumbai, nel 2004, l’assemblea studentesca mondiale rilanciò il 17 novembre, già International Students’ Day, come giornata internazionale di mobilitazione studentesca.
DayofStudents studenti contro le tasse Per saperne di più sulle mobilitazioni irlandesi, intervistiamo Suzanne Lee, militante del coordinamento universitario FEE, Free Education for Everyone. Quali sono le ragioni della vostra protesta? In Irlanda abbiamo una tassa d’iscrizione, più che una vera propria tasse universitaria, fissata a 1500 euro. Il governo ha proposto di alzarla a 3000. Per questo, la Union of Students Ireland (USI) ha deciso di convocare un corteo di protesta, mentre alcuni studenti più radicali hanno deciso di seguire parzialmente il corteo. Il principale obiettivo della nostra protesta è l’abolizione della tassa d’iscrizione e un migliore sistema di borse. Che metodi di lotta usate? Crediamo nell’azione diretta. L’unico modo in cui governo corretti si renderanno conto della protesta è questo, piuttosto che i comizi. Il giorno della protesta abbiamo organizzando un’occupazione pacifica (da parte nostra) del Dipartimento delle Finanze, e un sit-in di fronte al parlamento. State riuscendo a raggiungere i vostri obiettivi? Ci stiamo lavorando. In Irlanda gli studenti non sono molto politicizzati e così è molto difficile fare qualcosa. Ciononostante, nell’ultimo periodo le cose sembrano essere cambiate, e così speriamo di poter vedere un miglioramento. Il movimento studentesco è unito? A sinistra il movimento studentesco lavora bene insieme. Abbiamo socialisti, anarchici e repubblicani irlandesi che lavorano tutti insieme. D’altra parte è molto difficile lavorare con la leadership dell’USI, che sembra preferire l’immagine all’azione e molte volte ha provato a fare in modo che gli studenti non protestassero. Utilizzerete la commemorazione del 17 novembre come occasione di mobilitazione? Con gli strascichi della protesta, è stato molto difficile per noi organizzare qualsiasi cosa. In ogni caso faremo qualcosa il 24, in contemporanea con la mobilitazione in Inghilterra. Inoltre faremo uno spezzone studentesco al corteo sindacale del 27, che stiamo organizzando in questo momento.
III
Welfare
Welfare La riforma delle pensioni è stata piuttosto la scintilla che ha fatto esplodere un malessere sociale che già covava da tempo.
Francia: Non è che l’inizio
flickr/cudmore
Irlanda
Mercoledì 17 novembre 2010
www.retedellaconoscenza.it
Federico Bassi
L
a riforma del sistema pensionistico francese, che con la scusa di adeguarsi alle direttive europee allunga l’età pensionabile da 65 a 67 anni e aumenta gli anni di contributi da 40 a 41,5, sta monopolizzando il dibattito pubblico. L’allungamento delle speranze di vita, l’indebolimento delle casse
Diritti
statali a seguito della recessione economica e un mercato del lavoro che è sistematicamente in crisi hanno convinto il governo a riformare il sistema per intero. Naturalmente i sindacati dei lavoratori non si sono fatti aspettare e hanno chiamato allo sciopero ed alla piazza, accompagnati dai sindacati studenteschi che hanno garantito una presenza costante di studenti medi ed uni-
versitari al fianco dei lavoratori stessi. A più di due mesi dall’inizio del movimento di protesta contro la riforma, il bilancio è controverso: se da una parte due mesi di proteste non sono bastati a far ritirare il progetto di riforma che anzi, è diventato legge, dall’altra il movimento non sembra particolarmente scosso da questa situazione. Certamente non manca un certo senso di frustrazione e disillusione per aver sperato in un risultato positivo, tuttavia sindacati e lavoratori non sembrano intenzionati a mollare, e sebbene la frequenza di scioperi sia notevolmente calata, l’ultima manifestazione, pur registrando numeri inferiori anche a causa del maltempo, ha dimostrato una posizione ferma e un desiderio comune di continuare a scendere in piazza. È stata così posta una sfida ai sindacati che dovranno prima o poi interrogarsi su come trovare una via d’uscita dal movimento senza però disperderlo, riuscendo così a mantenere una partecipazione ed un’attenzione costanti in vista delle prossime battaglie sociali. Va detto che un calo della partecipazione è fisiologico dopo due mesi di scioperi generali ad oltranza, blocchi dei rifornimenti di carburante, servizi pubblici chiusi o pesantemente rallentati, iniziative e cortei, specialmente quando poi i risultati parlamentari non rendono merito ad un movimento sociale così forte, tenace e generale. Sorprendentemente la partecipazione è stata così elevata da superare persino il record storico del 2006 in occasione delle mobilitazioni contro il CPE, registrando
sistematicamente dai 3 ai 4 milioni di manifestanti in piazza. Se allora però la presenza giovanile per strada era più che giustificata, in quanto si trattava di un provvedimento che andava a colpire direttamente le nuove generazioni, questa volta la partecipazione studentesca poteva risultare quanto meno spiazzante, poiché si tratta invece di una riforma che non coinvolge direttamente gli studenti se non nel lunghissimo termine.Viene allora da pensare che questa riforma sia stata piuttosto una scintilla che ha fatto esplodere un malessere sociale che già covava da tempo e che è cresciuto sempre di più negli ultimi mesi in seguito ai provvedimenti di espulsione ai danni dei rom, alla legge sul divieto del velo integrale nei luoghi pubblici, agli scandali riguardanti il governo francese. Questa esplosione ha avuto il merito di convogliare tutte le fasce sociali in un movimento di protesta contro l’intero operato del governo. Purtroppo la legge è stata votata, ma come andrà a finire è tutto ancora da vedere. Difficilmente questa mobilitazione finirà nel dimenticatoio. Se una cosa è certa è che questi due mesi hanno rappresentato un punto di svolta per le sorti del dibattito politico francese, dimostrando da un lato un’evoluzione, a seguito della crisi, dei rapporti di forza in favore dei lavoratori e dall’altro la testardaggine di un governo che non ha più i numeri e che rimane intrappolato in un braccio di ferro incomprensibile e capriccioso che sta aprendo squarci interni interessanti in vista delle prossime elezioni.
Diritti Il processo di Bologna ha determinato un aumento dei costi dell’università ed ha duramente colpito il diritto allo studio
Spagna contro Bologna S Nicola Tanno
Se è vero che la crisi economica ricade soprattutto sui giovani, la Spagna ne è la manifestazione esemplare. Disoccupazione ai massimi livelli europei, precarizzazione crescente, aumento delle tasse universitarie: il sogno socialdemocratico della Spagna di Zapatero si avvia alla conclusione per via di una crisi che ha mandato a fondo, oltre all’economia spagnola, anche le illusioni di quella sinistra europea che vedeva nel politico di Valladolid un leader di riferimento. A soli due anni dai giorni in cui la Spagna reclamava il suo ingresso nel G8 e in cui annunciava orgogliosa il superamento del suo pil procapite su quello italiano, gli iberici vivono oggi una crisi profonda che colpisce duramente il lavoro e la condizione dei giovani. La Spagna del 2010 è il paese UE con le peggiori performace ri-
spetto alla condizione degli under 35 detendendo, infatti, il più alto tasso di disoccupazione giovanile, con il 40,9 %, il doppio della media europea, il tasso di disoccupazione di lunga durata tra i giovani all’11,3% e una percentuale del 32,9% di contratti di lavoro a tempo indeterminato. In questo contesto, di fronte alle ultime misure adottate dal Governo (tagli del 5% dello stipendio dei lavoratori del settore pubblico e facilitazione per le imprese a licenziare), la reazione dei sindacati dei lavoratori e degli studenti è stata durissima. Il 29 ottobre scorso i principali sindacati, CCOO e UGT, hanno convocato uno sciopero generale contro il Governo che ha visto una enorme partecipazione da parte dei lavoratori e dei giovani spagnoli, sia lavoratori che studenti. “La riforma congela le pensioni, colpisce i più poveri e i diritti dei lavoratori. Nulla è stato fatto per combattere l’evasione fiscale
e l’economia sommersa” afferma Lara Saiz, dell’ Associació d’Estudiants Progressites, sindacato studentesco catalano “una riforma ancora più assurda se si pensa che nasce da un partito che si definisce ‘operaio’ e ‘socialista’”. Questo contesto di crisi economica sta determinando conseguenze anche su scuola e università, già oggetto di profonde riforme negli ultimi anni. La Spagna, infatti, è da 10 anni teatro delle proteste degli studenti contro l’applicazione del processo di Bologna, il piano approvato dai ministri dell’università nel 1999 e finalizzato a creare lo Spazio Europeo della Conoscenza. “Il Plan Bologna non ha affatto costruito lo spazio europeo comune visto che ogni Stato lo ha applicato in maniera differente; piuttosto ha determinato un aumento dei costi dell’università ed ha duramente colpito il diritto allo studio” aggiunge Lara. La crisi ha peggiorato la situazio-
ne: l’AEP e il Sindacat dels Estudiants dels Països Catalans denunciano infatti un processo di elitizzazione dell’Università che si manifesta attraverso l’incremento delle tasse universitarie, l’aumento del 300% delle tasse di immatricolazione di dottorato e fino al 25% per l’iscrizione all’università. Per queste ragioni i sindacati studenteschi hanno richiamano gli studenti alla mobilitazione e il SEPC ha convocato a Valencia una manifestazione contro le politiche governative nel campo economico e universitario utilizzando uno slogan non dissimile da quelli lanciati a Roma o a Parigi, “Bologna+Crisi=Precarietà”. “La cosa inaccettabile è che i media ci dipingano come una generazione che non ha voglia di fare niente” conclude indignata Lara Saiz “Si dimenticano che saremo la prima generazione in condizioni economiche peggiori dei propri genitori”.
IV
In movimento
Mercoledì 17 novembre 2010
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flickr/Oxfam Italia
Monica Usai dalla prima
Lorenzo Zamponi dalla prima Pur di ottenere il risultato, il governo ha ceduto su tutta la linea alle richieste di Fini: Tremonti, che per mesi ha ricattato gli atenei sostenendo che il reintegro dei fondi tagliati dall’FFO sarebbe arrivato solo dopo l’approvazione del ddl Gelmini, ha perso il braccio di ferro con il presidente della Camera, e la riforma è stata calendarizzata dopo la finanziaria. In questo modo, Fini può cantare vittoria: ha strappato al governo un investimento tale da tener buoni i rettori e da spaccare i ricercatori, soprattutto ha dimostrato di avere saldamente in mano l’agenda legislativa. Per chi ha l’obiettivo di sostituire Berlusconi come referente politico affidabile dei settori sociali più conservatori, una manna dal cielo. Si tratta di una partita tutta politica, che cambia gli equilibri nella maggioranza ma ignora, nei fatti, le richieste del movimento. Gli stanziamenti che Tremonti promette di inserire nel maxiemendamento alla finanziaria dovevano essere un miliardo, poi sono scesi a 800 milioni e poi, forse, a 700. Se si pensa che all’interno di questa somma devono trovare posto sia il rein-
Queste le principali considerazioni che si evincono anche dall’appello nazionale per la giornata di mobilitazione internazionale studentesca. Di fatto si avranno decine di mobilitazioni a livello internazionali a partire dagli studenti di Francia e Inghilterra che si stanno mobilitando sempre per provvedimenti ingiusti e iniqui da parte dei loro paesi. Vogliamo essere protagonisti del nostro tempo, liberi dai condizionamenti sociali e familiari, perciò rivendichiamo un nuovo welfare universale che ci liberi dalla precarietà, un reddito di formazione e di cittadinanza che tramite servizi pubblici e forme di sostegno, sia in grado di garantirci l’autonomia che meritiamo nelle nostre scelte e nella determinazione dei nostri percorsi di vita. In Italia come in tutto il mondo, perché siamo convinti che la conoscenza sia strumento di liberazione di tutti e tutte, a partire da scuola e università pubblica riconoscendone il valore sociale, e la porta di una via di uscita da tutte le crisi tesa al miglioramento delle condizioni di vita di ognuno. “Scendiamo in piazza, e chiediamo a tutti i cittadini di fare lo stesso, perché questa non può essere solo la nostra battaglia ma al contrario, è la battaglia di chi crede che un’alternativa all’Italia del declino sia possibile anzi necessaria” dall’appello della Rete della Conoscenza.
Il governo è precario Licenziamolo tegro del fondo per il diritto allo studio, dopo la denuncia di LINK-Coordinamento Universitario, sia il concorso pensato per spaccare il movimento dei ricercatori, ciò che resta è meno di metà di quanto tagliato dal governo, come spieghiamo nel dossier a pagina 5. Insomma, una truffa in piena regola: i fondi per l’università, di fatto, scendono, ma Tremonti e Fini possono vantare di averli aumentati. Il vero obiettivo di questa manovra è placare le già scarse resistenze dei rettori e agevolare il passaggio parlamentare del ddl Gelmini, che i finiani avevano appunto legato a maggiori stanziamenti. Quella che inizia oggi è la settimana decisiva: la riforma dovrebbe approdare in aula alla Camera entro lunedì, e la
maggioranza sembra essere ormai compatta nel sostenerla. Gli unici a fermarla possono essere studenti, dottorandi, precari, ricercatori, quel vasto fronte di movimento attivo ormai da mesi contro lo smantellamento dell’università. Dalle piazze del 17 novembre parte una settimana di mobilitazione straordinaria, con l’obiettivo di mandare a casa questo governo prima dell’approvazione del ddl Gelmini, che a quel punto finirebbe su un binario morto. Le sponde istituzionali sono esaurite, ora tocca a noi: occupiamo le università, blocchiamo la città, mandiamo a casa Berlusconi e iniziamo, tutti insieme, a costruire l’alternativa per cambiare l’università e la società.
Territori in mobilitazione
D
Welfare I tagli alle Regioni aggravano la situazione, già pesante, del diritto all studio. In tutta Italia si susseguono lotte e vertenze territoriali. La sfida: un nuovo welfare per la cittadinanza studentesca.
Federico del Giudice
al 2001, con la riforma del Titolo V della Costituzione, le Regioni hanno acquisito competenze forti su diritto allo studio e mobilità. Con i tagli delle risorse alle Regioni, l’anno scolastico e accademico si è aperto con aumenti dei prezzi di biglietti e abbonamenti in molte regioni d’Italia e una riduzione della quantità e della qualità dei servizi. Le proteste sono partite a fine agosto a partire dalla Sardegna, in cui si è creato subito un movimento che ha coinvolto studenti e lavoratori per protestare contro gli aumenti dei prezzi. Nel mese di settembre Puglia, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Campania hanno visto un brulicare di iniziative diffuse di contestazione e rivendicazione per nuove tariffe e facilitazioni a livello locale e regionale. Le voci che si sono alzate non si sono perse nel vento: a Padova sono state aumentate le corse e le agevolazioni per studenti con difficoltà economiche mentre in Campania gli studenti stanno partecipando ai tavoli di trattativa. Ovunque nelle restanti regioni, si susseguono attività di sensibilizzazione. Il disagio degli studenti per dover pagare ogni anno costi altissimi per tasse scolastiche e universitarie, libri di testo e qualsiasi consumo culturale collaterale non trova risposta nelle politiche dei governi locali. La Calabria, il Friuli e il Molise le leggi regionali per il diritto allo studio sono vetuste, spingendo gli studenti a chiedere a gran vo-
ce nuove normative regionali sul tema. A Campobasso e Trieste sono state già presentate alle giunte regionali proposte di legge scritte dalle scuole e università aprendo uno spiraglio per un miglioramento delle condizioni di vita e di studio per migliaia di studenti. In Puglia, dove la legge regionale sul diritto allo studio è stata approvata l’anno scorso dopo una vasta stagione di lotte per la riforma complessiva del welfare studentesco tenendo insieme le rivendicazioni su spazi, mobilità, borse di studio e abitare. L’assenza o rarità di politiche abitative in molte città hanno spinto molti centri universitari a dare battaglia per garantire la vivibilità per gli studenti fuori sede. Vertenze per case dello studente, affitti calmierati e mense si contano a Taranto, Foggia, Roma, Padova e Siena. Il 17 novembre e quel che ne seguirà sarà una data centrale per arginare la volontà di restringere la libera circolazione del sapere. Il mosaico che si sta venendo a comporre lungo il corso della penisola potrà trovare la sua continuità e unitarietà solo con la capacità di ricomporre nell’analisi quelle che sono volontà transnazionali con le politiche locali e tradurre rivendicazioni territoriali in conflitti globali. La cittadinanza studentesca risulta essere un fattore centrale nelle politiche di welfare per minare la situazione di precarietà cronica di cui è affetto il paese, scuole ed università assumono sempre più un ruolo nell’emancipazione della società.
DDL Gelmini Tra pochi giorni tornerà alla Camera la riforma dell’università. Tremonti trucca i conti per far contento Fini e spaccare il movimento. L’unica soluzione? Mandarli a casa.
Sostengono il 17 Novembre Erri de Luca (Scrittore), Toni Servillo (Attore), Ettore Scola (pres. Onorario fond. Cinemovel), Moni Ovadia (Artista), Ascanio Celestini (Artista), Caparezza (Musicista), Andrea Rivera (Artista), Paolo Flores d’Arcais (direttore Micromega), Nando dalla Chiesa (pres. onorario Libera), Vittorio Cogliati Dezza (pres. nazionale Legambiente), Paolo Beni (pres. nazionale Arci), Flavio Lotti (Coordinatore Tavola della Pace), Paolo Patanè (presidente Arcigay), Alex Zanotelli (missionario comboniano), Giulio Marcon (portavoce Campagna Sbilanciamoci), Gabriella Stramaccioni (coordinatrice nazionale Libera), Domenico Pantaleo (Segr. Gen. Flc/Cgil), Maurizio Landini (Segr. Gen. Fiom/Cgil), Fernando D’Aniello (segretario Associazione Dottorandi e Dottori di Ricerca Italiani), Alessandro Ferretti (ricercatore Rete 29 Aprile), Marco Bersani (Attac Italia), Roberto Morrione (direttore Liberainformazione.org), Peppe Ruggiero (co-autore Biutiful Cauntri, giornalista) Sullo scorso numero di Rete della Conoscenza abbiamo lanciato un appello a studenti, lavoratori e alla società civile tutta. In tanti hanno risposto al nostro invito sostenendo la giornata di mobilitazione internazionale studentesca del 17 Novembre: intellettuali, esponenti della cultura, del sindacato e dell’associazionismo. L’appello completo su www.retedellaconoscenza.it
L’analisi
Rete della Conoscenza
Mercoledì 17 Novembre 2010
V
Finanziaria La settimana prossima Sbilanciamoci presenterà la consueta analisi della manovra di bilancio, con le proposte alternative della società civile. Anticipiamo una sintesi dei contenuti su scuola e università.
Controfinanziaria, le nostre proposte D
in generale. Ovviamente nella voce riduzione della manovra correttiva non compare la voce scuole private. Sono invariati i finanziamenti deliberati con il via libera della conferenza unificata di circa 130 milioni di euro per il 2010, 10 milioni in più del 2009, che arriveranno dallo scudo fiscale. I fondi alla legge 440/97 che finanzia l’offerta formativa e l’alternanza scuola lavoro vengono ulteriormente diminuiti nella finanziaria da i 140,5 milioni del 2009 ( già 120 milioni in meno rispetto alle risorse stanziate nel 2001) ai 128,9 milioni di euro (1,3 di questi milioni sottratti alla 440/97 sono dirottati sulle cosiddette “Missioni di pace) e non rappresentano quindi ulteriori riduzioni nella manovra correttiva.
al taglio alla Mannaia. Il mondo della Conoscenza sotto attacco. La crisi che attraversiamo colpisce i luoghi della formazione devastandoli. L’assenza di investimenti pubblici in scuola, università e ricerca è il segno della miopia di un Governo che fa una chiara scelta politica: far pagare la crisi a tutto ciò che è pubblico, il welfare, le politiche sociali, la scuola, l’università, la sanità, colpendo gli strati sociali più deboli della popolazione. Questo schema trasforma la crisi in un grimaldello per realizzare un chiaro progetto politico che, dagli accordi GATS. del WTO alla direttiva Bolkestein dell’Unione Europea, ha svenduto l’idea dei servizi e delle politiche sociali al soldo del mercato con un unico risultato: abbassare le tutele e i diritti di ognuno e favorire la speculazione dei privati, come nel caso dell’acqua, della sanità e proprio l’istruzione a tutti i livelli. Ma se negli altri Paesi il taglio alle risorse pubblico è pur presente, nessun paese d’Europa ha pensato di tagliare una risorsa strategica per il futuro di tutti i sistemi produttivi come l’istruzione, l’università e la ricerca.
Il fondo per il diritto allo studio dal 2001 al 2013 250000 246459
200000 177000 166871 147092
150000
151986 129114
100000 100014
50000
0
25731 25773
2001
2005
2006
I finanziamenti all’università Le principali voci di entrata dei bilanci delle università italiane sono costituiti da: FFO (Fondo di finanziamento ordinario), diverso tra i vari atenei, che copre circa il 60-70% delle entrate di ogni università, incassi per attività di ricerca e attività commerciali, compresi tra il 20 e il 30%, e la contribuzione studentesca, che fino all’ultimo anno si attestava mediamente tra il 10 e il 15%. La legge 133/08 approvata dall’attuale governo determina un taglio di 1,5 miliardi di euro al FFO in 5 anni. Inoltre nel 2010 scade il patto Mussi–Padoa Schioppa del 2008, che prevedeva 550 milioni all’anno per tre anni. Il finanziamento alle università nel 2011 preventivato sulla base della legge 133 e della fine del patto Mussi - Padoa Schioppa è di 6,1 miliardi di euro, assolutamente insufficienti anche solo per il pagamento degli stipendi del personale di ruolo (tenendo conto degli aumenti stipendiali degli ultimi anni), ma anche e soprattutto per dottorati, assegni di ricerca, contributi Erasmus, servizi ai disabili, ecc. Inoltre molti atenei per compensare i tagli al FFO puntano ad aumentare il prelievo sugli studenti, aumentando le quote di contributi studenteschi all’università. Già oltre 25 atenei non rispettano il limite massimo previsto per la contribuzione studentesca (il 20% del FFO ricevuto). A ciò bisogna aggiungere la situazione del fondo ministeriale grazie al quale le Regioni offrono i servizi di diritto allo studio (borse di studio, mense, alloggi, ecc.), passato dai 246 milio-
La distruzione pubblica Dalla legge 133/2008 ad oggi si registra ancora un totale disinteressamento agli investimenti sulla scuola e un’incapacità generalizzata di considerare le politiche di accesso ai saperi nel loro quadro d’insieme comprendendo lo stretto legame e interazione che esiste tra scuola ed università, e le necessità di investire massicciamente sulla scuola per dare valore ad un percorso di formazione continua. Al ministero dell’istruzione verranno ridotti gli investimenti su base triennale (2011 – 2012 – 2013) di 8,970 miliardi all’anno. Una politica economica che ha dietro di sé un chiaro progetto politico, quello di snaturare e decostruire totalmente l’istruzione pubblica. Non si parla di diritto allo studio, non vi sono accenni sulla vivibilità della “scuola”, quindi all’edilizia scolastica e ai finanziamenti per garantire quantomeno piena attuazione dell’obbligo scolastico; nulla di scritto sull’autonomia didattica e amministrativa delle scuole; oltre all’assenza totale di accenni sulle riduzioni per i consumi culturali per gli studenti e alla messa in campo di politiche per garantire l’accesso ai saperi
8,970 sono i miliardi di euro tagliati per 3 anni sull’istruzione pubblica dal 2011 al 2012 ni di euro nel 2009 ai 100 milioni nel 2010, con la previsione di scendere ancora nel 2010, fino a 100 milioni di euro. La finanziaria oggi in discussione ha ulteriormente decurtato questo fondo, portandolo per il 2011 a 25.731.000 euro, con una previsione di 25.774.000 euro per il 2012 e di 12.939.000 euro per il 2013. Un taglio dell’89,54% in 2 anni e del 94,7% in 4 anni, che espellerebbe di fatto dal sistema universitario i quasi 200 mila studenti che ricevono ogni anno una borsa di studio.
Le nostre proposte: scuola Ripristinare i finanziamenti per il funzionamento didattico amministrativo, che negli ultimi anni hanno subito un taglio per 200 milioni. Riportare alla quota del 2001 anche i finanziamenti per la legge 440/97 sull’offerta formativa. Totale: 300 milioni. Finanziare il Fondo per il diritto allo studio di 632 milioni di euro, con la previsione del comodato d’uso dei libri di testo, agevolazioni sui trasporti e abolizione di qualsiasi tassa per l’iscrizione ai percorsi scolastici Abbattimento dell’IVA sui
Tab. 7.3 - Fondo di Finanziamento Ordinario assegnato alle universita’ statali e spese per il personale di ruolo (2001-2009) 2001 FFO assegnato alle università statali (in milioni di euro) Incremento annuale del FFO in termini nominali (%)
Incremento annuale del FFO in termini reali (%)
Spese per assegni fissi al personale di ruolo (in milioni di euro)
Rapporto fra assegni fissi al personale di ruolo e FFO (%)
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
6.042 6.165
6.215
6.516
6.896
6.903
7.052
7.203
7.265
x
0,81
4,85
5,83
0,10
2,16
2,14
0,86
x
2,04 -0,40
-1,65
2,86
4,12
-1,89
0,44
-1,09
0,26
4.912 5.167
5.315
5.461
5.864
6.075
6.301
6.465
x
81,3
83,8
85,5
83,8
85,0
88,0
89,4
89,8
x
Nota: i dati relativi al FFO non coincidono con quelli riportati nelle tabelle e nelle figure che seguono in quanto rilevati con criteri differenti. Per questa ragione sono differenti anche le variazioni annue nominali e reali. Fonte: elaborazioni su dati CNVSU e ISTAT
12939
2007
2008
2009
2010
consumi culturali Risorse per la carta “Io Studio” necessarie per la realizzazione di misure aggiuntive per garantire agli studenti l’accesso a tutto ciò che costituisce educazione non formale Fondo di almeno di 300 milioni di euro che devono servire a garantire il rispetto dell’innalzamento dell’obbligatorietà scolastica Portare i fondi per i per i progetti studenteschi del d.p.r. 567 ad una quota pari almeno a 9 euro per studente trasferiti dallo Stato alle scuole. Piano di finanziamento straordinario per l’edilizia scolastica di 10 miliardi di euro spalmati in 10 anni.
Le nostre proposte: università Abrogazione dei tagli previsti dalla 133 e un conseguente piano straordinario di investimenti che porti in 3 anni l’investimento in formazione, università e ricerca al 7% del PIL e in particolare il finanziamento dell’università da 8 026 a 11 512 dollari per studente (media Ocse). Ripartizione equa del FFO, sulla base dei costi effettivi. Copertura totale delle borse di studio attraverso uno stanziamento di 321 milioni di euro comprendenti il reintegro dei tagli contenuti nella legge di stabilità 2011. Ampliamento degli idonei, estendendo i criteri di reddito sulla base dei quali viene assegnata la borsa di studio. Fissare, come previsto dalla legge, i livelli essenziali delle prestazioni erogate dalle Regioni e in particolare l’entità minima garantita delle borse di studio.
Le nostre proposte: budget e welfare Tagli alla spesa pubblica, in particolare riferiti a: a) riduzione del 20% della spesa militare (risparmio di 4 miliardi), b) cancellazione dei sussidi alle scuole private (risparmio di 700 milioni a partire dal 2012), c) cancellazione dei finanziamenti alle grandi opere (risparmio di 1 miliardo e 700 milioni), d) chiusura dei CIE (risparmio di 240 milioni), e) avvio del passaggio della Pubblica Am-
2011
2012
2013
ministrazione all’Open Source (risparmio di 1 miliardo dal 2011). Allargamento ai precari delle misure di protezione sociale già previste per i lavoratori a tempo indeterminato (spesa: circa 4 miliardi e 500 milioni di euro) e ripristino del Reddito minimo di inserimento. Processi partecipativi tramite cui i territori possano avere potere decisionale in merito a cosa produrre e come, seguendo l’esperienza dei Nuovi Municipi. Restituzione al pubblico di spazi sociali aperti e culturali alle realtà attive della cittadinanza. Stanziamenti per l’istituzione dei Liveas (Livelli essenziali di assistenza) e una una legge quadro nazionale sul reddito di formazione, strumento di liberazione e autonomia oramai presente nella quasi totalità dei paesi europei.
Ultima manovra finanziaria: 10 milioni sulla legge 440/97, 130 milioni solo per il 2010 alle scuole private
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