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VADEMECUM OCCUPAZIONI “Nessuno educa nessuno, nessuno si educa da solo, gli uomini si educano insieme, con la mediazione del mondo.” Paulo Freire
Troppo spesso le nostre scuole sono già “occupate”, occupate da presidi autoritari che ignorano i nostri diritti, occupate da professori chiusi al dialogo che si credono l’unica fonte inesauribile della conoscenza, occupate da barriere insormontabili, occupate da tasse e costi insostenibili, occupate da chi non ci vuole lasciare la possibilità di esprimerci democraticamente e liberamente, e di rendere la scuola uno spazio all’altezza dei nostri bisogni e dei nostri sogni. L'occupazione e l'autogestione di una scuola possono rappresentare in questo senso pratiche veramente radicali per liberare le persone e le scuole da modelli di stampo fortemente autoritari. Fin troppo spesso esse vengono accusate di essere perdite di tempo, una scusa come un'altra per perdere giorni di scuola, ciò che invece occupazioni e autogestioni possono significare dipende dai contenuti che riusciranno ad attraversare i corsi alternativi, le assemblee studentesche che si organizzeranno in quei giorni, dipende dai circuiti di partecipazione che questi momenti riusciranno ad attivare . In definitiva l’occupazione così come ogni altra forma di protesta può dirsi riuscita se coinvolge tante persone, se le fa riflettere, se le coinvolge, se le fa diventare coscienti e protagoniste di ciò che accade quotidianamente nei luoghi della formazione così come nella società in generale.
COME OCCUPARE Primo passo: la discussione E’ ovvio che la decisione di occupare una scuola (discussa nei collettivi delle scuole, nei comitati studenteschi…) va presa nel corso di un’assemblea d’istituto, ordinaria o straordinaria. La cosa migliore da fare è quella di coinvolgere al massimo gli studenti della scuola, renderli realmente protagonisti: è ovvio che bisogna procedere con un voto che espliciti la volontà di tutti. Importante sarà stendere una sorta di programma delle iniziative possibili da poter fare durante l’occupazione. Solo a quel punto l’occupazione può davvero partire. Secondo passo: l’azione! 1) Quando l’assemblea avrà deciso se occupare o meno la scuola, sarà necessario capire COME. La cosa migliore è quella di mandare una delegazione di studenti, inclusi i rappresentanti d’Istituto, ad informare la preside della scelta dell’assemblea. Attenzione! Se la preside sarà civile, accetterà la volontà dell’assemblea. In caso contrario, vi potrebbe negare la possibilità di occupare. Tenete presente che eventuali minacce del preside o, ad occupazione fatta, della polizia tipo “vi denuncio, vi sbatto in galera”, sono del tutto ovvie. Quindi non fatevi intimorire: cos’altro potrebbero dirvi? Quindi evitate anche di innervosirvi troppo con il vostro Preside se rifiuta di concedervi l’occupazione. Ha
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perfettamente ragione, non è una cosa che si riceve, la si fa e basta. Se il vostro preside minaccia di non lasciare la scuola, non preoccupatevi, anzi invitatelo a cena nel corso della prima notte: o si convincerà delle vostre ragioni oppure verso mezzanotte preferirà al sacco a pelo il caldo letto di casa. Ovviamente prendete una copia delle chiavi delle scuole (saranno utilissime alla sera quando vorrete dormire tranquilli e chiuderete l’ingresso!).
Se il mattino seguente la situazione non sarà cambiata, occorrerà alzare i toni, e passare alla disobbedienza civile, consci che si sta trasgredendo, anche se legittimamente, la legge: barricate le entrate. Negli ultimi anni la repressione si è fatta via via più forte, con sgomberi anche forzati. Non fatevi intimorire: costruite piccole barricate alle porte per renderle impossibili da aprire all’esterno. ATTENZIONE! Non negate mai il dialogo con il preside: se vi vuole far sgomberare, in qualche modo riuscirà prima o poi a farlo. Tenetevi dunque sempre in contatto con lui e cercate una mediazione. Ricordatevi sempre che siete voi dalla parte del giusto, e che lui sta provando a schiacciare una scelta democratica degli studenti, e non fatevi ingannare: la discussione faccia a faccia la si fa o fuori dall’edificio, oppure tramite telefono. ATTENZIONE: non concedere l’accesso alla struttura e lo svolgimento delle lezioni significa interrompere il pubblico servizio. Diversamente, se si concede l’accesso e lo svolgimento delle lezioni, ma la scuola al tempo stesso viene autogestita o occupata, il reato non sussiste.
“Se la c.d. "occupazione" della scuola da parte degli studenti avviene senza modalità invasive, e cioè consentendo lo svolgersi delle lezioni e l'accesso degli addetti, non è configurabile il reato di interruzione di pubblico servizio , neanche se l'attività didattica si svolge con difficoltà ed in mezzo a confusione. Tribunale Siena, 29 ottobre 2001”.
La Cassazione penale si è espressa di nuovo nel 2007 e nel 2016, affermando che l’occupazione, laddove lede gli interessi costituzionalmente garantiti, viene considerata illegale: “l’occupazione temporanea di una scuola, sebbene per motivi sindacali, integra gli estremi della fattispecie di cui all'art. 340 c.p. quando le modalità di condotta, volte ad alterare il normale svolgimento del servizio scolastico, esorbitano dal legittimo esercizio dei diritti di cui agli artt. 17 e 21 Cost., ledendo altri interessi costituzionalmente garantiti.” (Cassazione penale , 03 luglio 2007 , n. 35178.) “I Giudici di merito non hanno affatto negato al ricorrente la titolarità del "diritto di sciopero" [...] di riunione o di manifestazione dei pensiero; hanno chiaramente affermato - in aderenza alla giurisprudenza di questa Corte (Cass., n. 12464 dei 2.7.1980) - che lo stesso esercizio di diritti fondamentali, quali quello di sciopero, riunione e di manifestazione del pensiero, "cessa di essere legittimo quando travalichi nella lesione di altri interessi costituzionalmente garantiti" (Cassazione Penale, 16 ottobre 2015 – 23 febbraio 2016, n. 7084
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Rispetto alle responsabilità dei docenti, è d’obbligo sapere che il Consiglio di Stato ha così statuito: “situazioni di c.d. occupazione di un Istituto scolastico per lo stato di agitazione degli studenti non esplicano un effetto esonerativo o di attenuazione degli obblighi di presenza, intervento e controllo del corpo del personale docente ed amministrativo della scuola, che tanto più devono garantire la loro presenza per evitare degenerazioni delle iniziative assunte dagli studenti all'interno dell'istituzione scolastica” (Cons. Stato, Sez. VI, 17/10/2006, n.6185). Pertanto, anche in caso di occupazione, continua a gravare sui docenti l'obbligo di presenza, intervento e controllo esistente anche in situazioni di normale svolgimento delle lezioni.
Se si vuole occupare bisogna tener conto, in termini legali, anche degli articoli 633, 634 e 639 bis del codice penale. Tutti i tre articoli afferiscono all’occupazione di spazi pubblici o privati. Il primo ricorda che si procede d’ufficio nel caso in cui l’occupazione sia portata avanti da più di 10 persone, il secondo che l’occupazione ha una pena ulteriore se si esercita una violenza o si minaccia il proprietario e che, in ogni caso, se si occupa in più di dieci persone il fatto viene considerato come un gesto violento. Il 639 bis, invece, esplicita che si prosegue d’ufficio se l’occupazione riguarda spazi pubblici o dedicati all’uso pubblico.
2) Non appena viene lanciata l’occupazione scrivete un appello con le motivazioni che vi spingono a fare la mobilitazione da far girare su ogni canale comunicativo come giornali, Facebook e da dare ad ogni esterno che entra a scuola durante i giorni di occupazione. Occupare o a autogestire vuol dire innanzitutto che prof. e preside devono interrompere le loro attività quotidiane: evidentemente, però, se intendono farlo, possono prender parte alle iniziative che vogliamo mettere in campo. Anzi, per noi sarebbe un risultato importantissimo. Il preside deve comunicare quello che avviene alla polizia o ai carabinieri, che, può capitare, arrivano quasi subito, per verificare cosa succede, che consistenza ha la cosa.
Gestione organizzativa.
Organizzatevi per dormire a scuola: sacchi a pelo, scorte di cibo e di caffè. E’ un po’ scomodo, ma sarà un’esperienza che vi porterete dietro, e forse potrà contribuire a far sentire la nostra voce e spiegare le nostre ragioni.
Organizzate un servizio d’ordine giorno e notte che registri gli ingressi degli esterni e un servizio di pulizie che mantenga l’ordine. Intanto evitate di voler parlare TUTTI con quelli che arriveranno, meglio che qualcuno tenga i rapporti con la polizia per poi riferire a tutti gli altri. Non allarmatevi se qualche volante fa di tanto in tanto un giro della scuola, ne se un poliziotto bussa alla porta della scuola per avere informazioni. Se dovessero entrare poliziotti nella scuola, cercate sempre di filmare quello che succede, non è il caso di allarmarsi sin d’ora, però qualche precauzione fa sempre bene! Unione degli Studenti, il Sindacato Studentesco – aderisce alla Rete della Conoscenza
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E’ possibile essere denunciati per aver occupato la propria scuola? Spesso capita che le forze dell’ordine minaccino, durante le occupazioni delle scuole, di denunciare gli studenti per il reato di occupazione e invasione e di interruzione di pubblico servizio. Tuttavia la corte di cassazione, le cui sentenze hanno valore di legge, si è espressa in maniera chiara sull’occupazione con la sentenza del 30 marzo del 2000 affermando che non è applicabile l’art. 633 del codice penale (occupazione di suolo pubblico) in quanto la scuola non è un edificio estraneo agli studenti e che essi non sono semplici frequentatori ma soggetti attivi della comunità scolastica e pertanto non si ritiene che sia configurato un loro limitato diritto di accesso all'edificio scolastico nelle sole ore in cui è prevista l'attività scolastica in senso stretto. Anche per il reato di interruzione di pubblico servizio si è espressa la corte di cassazione affermando che tale reato non sussiste a patto che gli studenti non impediscano a docenti, amministrativi, personale Ata di entrare all’interno della scuola.
Cosa realizzare nel corso dell’occupazione?
Una scuola occupata è una scuola che deve dimenticarsi di come avviene durante tutto il resto dell’anno. Tutti decidono tutto, non ci sono insegnanti ma solo facilitatori, i tempi sono quelli necessari a tutti e non sono imposti da nessuno. Durante l'occupazione oltre alle assemblee che approfondiranno i motivi della mobilitazione si possono tenere corsi e seminari alternativi sui temi inerenti alla scuola o all'attualità. Per coinvolgere tutti è meglio dividere gli studenti della scuola in piccoli gruppi, di 15-20 persone. I vari seminari devono essere svolti in maniera orizzontale, decostruendo la frontalità delle lezioni in classe, essi possono trattare in maniera alternativa le materie ordinarie di studio (letteratura, filosofia, matematica, etc...) o introdurre questioni d'attualità riguardanti la scuola, il Paese, il contesto internazionale o qualsiasi altro argomento di cui le lezioni tradizioni raramente si occupano. Ogni gruppo di lavoro deve avere del materiale di studio, con schede tecniche e articoli di giornale per facilitare la comprensione dei temi e fare in modo che tutti siano già informati sulle conoscenze di base.per questo i seminari possono e devono essere delle sperimentazioni di forme di didattica alternativa.
Lo schema base che ogni seminario dovrebbe provare ad avere vedere vede una prima fase, in cui fare informazione sulla tematica del gruppo di lavoro, raccogliere i pareri e fare una sintesi dell’analisi emersa, la seconda in cui invece concentrarsi per far emergere delle proposte da mettere in campo nella propria scuola, fare una lista delle sperimentazioni sulle varie tematiche e quindi costruire un’alternativa reale alla scuola che ci viene quotidianamente imposta. Fate un report dei gruppi di lavoro dicendo i metodi usati, allegando i materiali usati, scrivendo le proposte.
Fate entrare la vostra città nelle scuole occupate!
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Una cosa importante da tener presente è che le scuole occupate devono diventare spazi aperti il più possibile per la città: provate a coinvolgere i docenti e i genitori, ma anche associazioni, sindacati e, perché no, anche il mondo “istituzionale” (il sindaco della vostra città, l’assessore,…). Sarebbe importantissimo provare a costruire con loro assemblee, gruppi di lavoro, tematici (tipo le assemblee sul rapporto tra la riforma della scuola e quella del lavoro, magari con esponenti del sindacato, lavoratori,…) o magari di denuncia sullo stato in cui versa la vostra scuola. Il pomeriggio la scuola può diventare un luogo di aggregazione e socialità per tutta la città, creando momenti di dibattito, facendo ludoteche per i bambini del quartiere, attivando cineforum e bookcrossing
Proposta di seminari 1. Antimafia 2. Ambiente 3. Immigrazione 4. Software libero 5. Questione arabopalestinese 6. Memoria storica 7. Questione di genere 8. Riordino dei cicli 9. Didattica 10.Valutazione 11.Autonomia scolastica 12.Organi collegiali 13.Diritto allo studio 14.Formazione Professionale: terza area e stages 15.Partecipazione 16.Laicità 17.Multiculturalità 18.Mobilità e trasporti 19.Scuola europea 20.Gruppi di studio, corsi di recupero autogestiti
Parole chiave 1. Dormire a scuola 2. Servizio d’ordine per controllare gli esterni 3. Servizio di pulizia 4. Un gruppo comunicazione e relazioni stampa 5. Gruppi di lavoro 6. Materiale di studio 7. Stilare un report con le proposte 8. Un solo referente per parlare con la polizia
Comunicazione
La comunicazione è importantissima sia all’interno della scuola sia verso la cittadinanza e i giornali. Per questo ogni attività dell’occupazione deve essere conosciuta da tutti gli studenti della scuola. Il modo migliore è coinvolgere tutti nelle decisioni, in secondo luogo bisogna utilizzare al meglio la comunicazione tramite i cartelloni, un giornalino interno e facebook. Spesso i giornali e i media che non ci conoscono, tendono a dipingere le nostre occupazioni come momenti di bivacco e vandalismo. Noi dobbiamo dimostrare loro che non è così, ma che occupiamo la scuola per delle ragioni serie, e che dentro la scuola ci vogliamo costruire dei momenti di “scuola alternativa”, dove si studia e discute. Perciò invitate i giornalisti, la tv, spiegate loro le vostre ragioni e dimostrategli che l’occupazione non è né bivacco, né vandalismo. Questo vi aiuterà a dimostrare la vostra serietà. Ogni giorno è giusto mandare comunicati stampa per dire quello di cui si è discusso e quello che è in programma per i giorni successivi. Unione degli Studenti, il Sindacato Studentesco – aderisce alla Rete della Conoscenza
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Per coordinare meglio tutto questo è necessario costituire un gruppo permanente che si occupi di comunicazione e tenga le relazioni con la stampa.
Come concludere le occupazioni
L’occupazione deve essere un trampolino per la partecipazione e la proposta studentesca. Per questo dall’occupazione dovrà uscire un documento che raccolga tutto il materiale prodotto durante quelle giornate: l’appello iniziale con le motivazioni dell’occupazione, tutti i report dei gruppi di lavoro, tutti gli articoli e le foto usciti a proposito dell’occupazione.
Le proposte di questo documento devono essere votate dalla scuola. Se chiediamo democrazia nelle scuole dobbiamo portare la democrazia per primi. Queste proposte dovranno essere il faro verso cui dovrà tendere tutta la scuola, l’occupazione diventerà, quindi, la base per la costruzione di una scuola diversa
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