l'area protetta del Marecchia - volume 0

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Il Piano Strategico di Rimini e del suo territorio

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“L’AREA PROTETTA DEL MARECCHIA”

Volume

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Inquadramento del tema e stato dell’arte


La qualitĂ di un territorio ricomposto e coeso

Associazione Forum Rimini Venture

Direzione del Piano Strategico di Rimini Palazzo del Turismo, Piazzale Fellini 3 47921 - Rimini Telefono: 0541 704377 Fax: 0541 704632 E-mail: piano.strategico@comune.rimini.it sito: www.riminiventure.it Foto di Franco Boarelli

Giugno 2012


COMPOSIZIONE DEL LABORATORIO

Portavoce Franco Boarelli Coordinamento Maurizio Ermeti Coordinamento Tecnico Valentina Ridolfi Partecipanti Anconetani Stefania (Ord. Agronomi) Belluomini Carlo (WWF) Brandi Antonio (Forum Ambiente) Bruschi Lorenzo (wwf Emilia Romagna) Cardacci Loris (Collegio Geometri) Carlini Massimiliano (GruppoHera) Casalboni Alex Croatti Gabriele (Pedalando) Galeffi Loris (Ord. Geologi) Pompili Enzo (Ord.Arch.) Re Fabio Rossi Gianfranco (Pedalando) Sacchetta Leonardo (Provincia Rn) Santolini Riccardo (Uniurbino) Ugolini Massimiliano (Marecia Mia) Valloni Renzo (Marecia Mia) Venturelli Onide (Forum Ambiente)


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INDICE

1.MANDATO RICEVUTO DAL PIANO.........................................................4 Contenuti specifici elaborati all’interno del piano 1.1 Il Piano Strategico e il laboratorio L9.......................................................................5 Gli ambiti e le azioni che il laboratorio intercetta

1.2 Strategia e contenuti specifici..................................................................................5 Approfondimento dell’ipotesi di creazione di un’Area Protetta della Valmarecchia

2.ISTRUTTORIA DI PROGETTO..........................................................................8 Riconferma delle priorità individuate e aggiornamenti sui lavori in essere

2.1 Il territorio e le progettualità esistenti.......................................................................9 Ricognizione dello stato dell’arte del territorio e delle progettualità esistenti.

3.OBIETTIVI, STRATEGIE E PROPOSTE PROGETTUALI............................20 Prima fase di lavoro

3.1 Il progetto parco ...............................................................................................21 Messa a punto di un progetto di Parco . Presentazione alla Provincia di un’ipotesi intermedia di trasformazione delle attuali aree SIC in ZPS e di estensione dei perimetri delle Aree Protette in continuità lungo l’asta del fiume

3.2 I servizi ecosistemici........................................................................................Vol.1 Redazione di un quadro economico per supportare la proposta di parco: Idee per un fiume (Vol.1)

4.PROSSIME ATTIVITA’.........................................................................27 4.1 Verifica di fattibilità del progetto con gli enti locali del territorio....................................27 4.2 Allargamento della partecipazione e dell’informazione sul progetto.................................27


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MANDATO RICEVUTO DAL PIANO

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1.1 Il Piano Strategico e il laboratorio L9 Il progetto “Area protetta del Marecchia” nasce nel quadro del Piano Strategico di Rimini e del suo territorio; in particolare, il riferimento è l’ambito strategico n.4, denominato “La qualità di un territorio ricomposto e coeso”. La necessità di preservare, anche valorizzandola adeguatamente, l’intera asta fluviale del

Marecchia viene posta in relazione al più generale obiettivo di creare un sistema di trame verdi a livello territoriale capaci di ricucire le eccellenze ambientali, mettendole in continuità e tutelandole.

1.2 Nello specifico caso della Val Marecchia, questa esigenza si associa inscindibilmente all’opportunità di mettere in valore un patrimonio di estrema ricchezza e di fascino indiscusso. Dopo decenni di marginalità, il crinale appenninico e le vallate che lo attraversano vengono oggi da più parti riconosciuti come un capitale territoriale di eccellenza e, in tal senso, sempre più frequentato da chi pratica forme di turismo “lento” e non massificato, a contatto con la natura, con la storia, con le tradizioni, con i prodotti enogastronomici ed artigianali locali. Se ciò vale, in generale, per tutte o gran parte delle nostre direttrici montane, nel caso della Val Marecchia il potenziale appare ancora più evidente. Da un lato la ricchezza e la diversità dell’ambiente naturale - a cominciare dallo stesso fiume dall’altro la complessità delle vicende storiche e sociali e la progressiva stratificazione dei segni delle epoche nel territorio – dai singoli manufatti di pregio o valore testimonialeidentitario fino ai borghi e agli insediamenti storici - rendono, infatti, il sistema di risorse di questa vallata del tutto peculiare. Proprio in nome di tale specificità e compresenza di valori eccezionali, si ritiene che la Val Marecchia si presti in maniera particolare a divenire un ambito in cui perseguire politiche e pratiche

Strategia e contenuti specifici

sperimentali di programmazione e governo del territorio. Politiche e pratiche che mirino segnatamente a far sì che il patrimonio ambientale, paesaggistico e storico, con i suoi valori materiali e immateriali, possa tradursi in una possibilità di reale arricchimento per questi territori che, fino a poco tempo fa, hanno goduto di scarso appeal, soprattutto nel raffronto con il grande attrattore turistico rappresentato dalla costa e dall’area gravitante attorno al capoluogo. Questo obiettivo pare ulteriormente sostanziato dal fatto che l’attuale crisi economica impone di rivedere radicalmente lo stesso modello di sviluppo che fino a ieri ha orientato le politiche regionali e locali nel senso della crescita quantitativa e dello sviluppo immobiliare, ricercando modelli nuovi ed innovativi per orientare e accompagnare lo sviluppo dei nostri territori nel segno di un nuovo equilibrio. In sintesi, la proposta dell’Area Protetta del Marecchia rappresenta l’opportunità per sperimentare concretamente l’approccio proposto dal Piano Strategico nel promuovere, a tutto campo, una nuova attenzione al paesaggio ed un sostanziale rovesciamento del modo di trattare il territorio: da una risorsa da sfruttare e mettere a reddito attraverso l’edi-

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ficazione, ad un bene collettivo da preservare e da valorizzare attraverso strategie di sviluppo socio-economico basate sulla sostenibilità ambientale, sociale ed economica. In questo senso e con questa visione, tra i progetti prioritari individuati dal Piano Strategico si inserisce infatti la prosecuzione del Parco Marecchia e la tutela dell’intera asta fluviale a partire dal primo passo della costituzione di un’area protetta, per poi verificare la possibilità di sviluppare un vero e proprio progetto di parco, con interventi a tutela della biodiversità e di rinaturalizzazione delle aree antropizzate e degradate. Un progetto che sarà, inoltre, occasione di altre riconnessioni: da un lato, con l’“anello verde” della città; dall’altro, con i corsi d’acqua minori per incrementare ulteriormente il corridoio ecologico. Con questa proposta, peraltro, il Piano Strategico recepisce le linee espresse nel PTCP della Provincia di Rimini, nel quale si affer-

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ma chiaramente l’intento di cambiare rotta rispetto al vecchio modello di sviluppo basato sul “consumo di territorio”. Il progetto dell’area protetta del Marecchia non può essere portato avanti al solo livello comunale ma deve riferirsi al territorio allargato e riguardare tutto il percorso del fiume, dall’ambito urbano a quello a più ampia valenza naturalistico-ambientale. A questo scopo si è ritenuto opportuno fin da subito lavorare assieme alla Provincia per verificare la fattibilità del progetto e in questo modo ha operato il laboratorio che ha sviluppato questo mandato ricevuto dal piano strategico.


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ISTRUTTORIA DI PROGETTO SVOLTA

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2.1 La prima fase di lavoro del laboratorio ha comportato un’ampia ricognizione, di seguito sinteticamente riportata, sui seguenti punti, approfonditi con il concorso dei diversi partecipanti al tavolo di lavoro. Si tratta di temi importanti per lo sviluppo dell’area e dei quali tenere conto nella fase di confronto con tutti gli stakeholders presenti sul territorio. I punti approfonditi sono i seguenti: 1. stato idraulico del fiume e della falda nella bassa Val Marecchia 2. il fiume Marecchia: un grande acquedotto naturale 3. strada di Gronda 4. ex Bucci-Unicem 5. il Marecchia, corridoio di biodiversità 6. piano energetico provinciale e prima ricognizione regionale delle aree e dei siti per l’installazione di impianti di produzione di energia elettrica mediante l’utilizzo della fonte energetica rinnovabile solare fotovoltaica 7. azioni in corso da parte dei settori pubblico e privato I contenuti discussi vengono riportati nelle sottostanti sintesi.

Stato dell’Arte 1. Stato idraulico del fiume e della falda nella bassa Valmarecchia 1 - Nei diciassette chilometri terminali del proprio corso il Marecchia ha costruito la sua nota Conoide che consiste di un corpo alluvionale esteso nel sottosuolo che planimetricamente può essere diviso in due parti: la prima (apice della Conoide) si sviluppa sul fondovalle del tratto collinare, lungo nove chilometri circa, che va dalla stretta Verucchio -Torriana alla trasversale Vergiano-San-

Il territorio e le progettualità esistenti

tarcangelo; la seconda, (Conoide sensu strictu), si sviluppa nel tratto di pianura e termina con una frangia che si estende per due km nel sottofondo del Mare Adriatico. Nel passaggio dal primo tratto (intercollinare), al secondo tratto (di pianura), la struttura fisica della Conoide subisce una forte trasformazione. Dall’altezza di Santarcangelo, la giacitura del substrato impermeabile su cui appoggia il corpo di Conoide muta notevolmente impennandosi verso il basso. Gli spessori della Conoide che nel primo tratto di apice variano da 1 a 10 m si espandono progressivamente verso nord fino si raggiungere profondità di 250-300 m sulla verticale della linea di costa. Si determina così un gigantesco corpo di sedimenti alluvionali contenente spessi livelli di ghiaie e sabbie sature d’acqua dolce a costituire più falde sovrapposte dalle quali si effettuano prelievi annui dell’ordine dei 30 Mmc, un volume equivalente al’invaso di Ridracoli. Se si potesse trattare del Marecchia come di un fiume fisicamente integro si avrebbe a che fare con un largo alveo di ghiaie e sabbie contenente diversi canali poco profondi dal percorso intrecciato. Dal punto di vista idraulico le acque in scorrimento nell’alveo fluviale del primo tratto intercollinare si infiltrerebbero nel materasso alluvionale saturandolo per poi scorrere verso nord come falda di subalveo. Al di la di questo scenario, le acque che scorrono in alveo e nella falda di subalveo, giunte all’altezza di Santarcangelo vengono comunque iniettate nelle diverse falde sovrapposte della Conoide che si espande nel sottosuolo verso nord.

2 - La realtà del Marecchia è notoriamente molto diversa. Il prelievo intensivo di inerti direttamente dall’alveo del fiume, continua-

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to fino agli anni ottanta, ha rappresentato la causa principale dell’erosione del materasso alluvionale. Dopo una fase di progressivo abbassamento erosivo dell’alveo fluviale, l’incisione del substrato limoso è stata molto rapida ed ha generato un profondo canale diritto, detto ‘canyon’, profondo anche più di 10 m che inizia poco a valle del ponte di Verucchio e termina all’altezza dello stabilimento Buzzi-Unicem di Santarcangelo per una lunghezza di 5 km circa. La canalizzazione del Marecchia su gran parte del tratto intercollinare della sua Conoide costituisce un grave dissesto idrogeologico con danni, sia sul versante idrologico, sia su quello ecologico, sintetizzabili come segue: -- perdita della funzione alimentante del fiume a causa dell’effetto drenante del ‘canyon’ per cui la falda del materasso alluvionale residuo cede acqua al fiume canalizzato anziché ricevere acqua dallo stesso per dispersione nel subalveo; -- alterazione degli habitat e modificazione del paesaggio vegetale della piana di fondovalle intercollinare a causa della suddetta azione drenante del fiume con conseguente abbassamento della falda nel fondovalle; -- limitazione dell’azione di ricarica delle falde del tratto di pianura della Conoide, sia per il suddetto disseccamento del materasso alluvionale, sia per l’aumentata velocità di smaltimento dei deflussi fluviali che riduce l’infiltrazione efficace nella Conoide sepolta più a nord; -- mancata autodepurazione per filtrazione nel subalveo delle acque che invece scorrono canalizzate e che per questo possono infiltrarsi nelle falde profonde della Conoide più a nord direttamente dal corpo superficiale; -- eccesso di fango apportato alla costa du-

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rante le piene per erosione del substrato nel tratto canalizzato con effetti negativi sulla qualità ecologica dei fondali di retroscogliera e del litorale in generale di Rimini-nord.

3 - Ai fini della protezione idrogeologica della Conoide del Marecchia, che a buona ragione può essere definita una ‘fabbrica naturale d’acqua’, si dispone oggi di un elaborato tecnico-scientifico che costituisce un grande avanzamento delle conoscenze unito ad un alto dettaglio di rappresentazione del territorio. Si tratta della Carta Geologica d’Italia alla scala 1:50.000 - Foglio 256 Rimini e foglio allegato Geologia del Sottosuolo (RER 2005 e 2005a). Lo stralcio di carta riportato a fianco rappresenta la geologia di sottosuolo e illustra un buon tratto della Conoide intervalliva.

L’ampia fascia a tratteggio trasversale è la cosiddetta “Area di Amalgamazione delle Ghiaie” che sostanzialmente coincide con l’area di ricarica della Conoide. Va da sé che la pianificazione territoriale dovrà adeguarsi a tale vincolo idrogeologico anche per ottemperare alla direttiva EC/2000/60 che obbliga gli Stati membri a impedire l’ulteriore deterioramento, proteggere e migliorare lo stato degli ecosistemi acquatici.


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Bibliografia - GUMIERO B., 2006. Il Marecchia: Un fiume inciso. Atti Tavola Rotonda sul tema: Progetti di Centrali Idroelettriche nella Bassa Valmarecchia. Giornata di Studio sul Fiume Marecchia, Rimini, Centro Congressi SGR, 24 Novembre 2006. AIPIN - Sezione Emilia-Romagna, 17-18. - PELLEGRINI M., TONI G., 1982. Sugli abbassamenti in alveo dei principali corsi d’acqua emiliano-romagnoli. In: Guida alla geologia del margine appenninico padano (a cura di G. Cremonini e F. Ricci Lucchi). Soc. Geol. It., Guide Geologiche Regionali, Bologna, 1° Centenario della SGI, 17-46. - RER (Regione Emilia Romagna - Servizio Geologico Sismico e dei Suoli), 2005. Carta Geologica d’Italia alla scala 1:50.000: Foglio 256 Rimini e foglio allegato Geologia del Sottosuolo. APAT, Dipartimento Difesa del Suolo - Servizio Geologico d’Italia, S.EL.CA. Firenze. - RER (Regione Emilia Romagna - Servizio Geologico Sismico e dei Suoli), 2005a. Note illustrative della Carta Geologica d’Italia alla scala 1:50.000. APAT, Dipartimento Difesa del Suolo - Servizio Geologico

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d’Italia, S.EL.CA. Firenze, 143 pp. - SEVERI P., 2001. La Conoide del fiume Marecchia: Ricostruzione geologica di sottosuolo e programma di studi per la corretta gestione della risorsa idrica. Atti Convegno Rischio Idrogeologico nel Riminese, Ind. Grafiche Labanti & Nanni, Bologna, 35-37. - TONI G., ZAGHINI M., 1988. Idrogeologia e geotecnica del Conoide del Fiume Marecchia (FO). Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Forlì, Tipografia Moderna F.lli Zauli, Castrocaro Terme, 51 pp. - VALLONI R. 2009. Anatomia e ricarica dell’acquifero riminese. In: Amare la Valmrecchia (a cura di B. Montebelli). Quaderno del progetto realizzato dalle associazioni Insieme per la Valmarecchia, MarèciaMia, Pedalando e Camminando, Sportello Amico e Guide Appennino Romagnolo con il sostegno di Volontarimini, La Pieve Poligrafica Editore Villa Verucchio, 7-18.


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Stato dell’Arte 2. Il fiume Marecchia: un grande acquedotto naturale E’ fondamentale essere consapevoli che la qualità di un territorio, la qualità dell’economia e la qualità della vita sono strettamente collegati. Occorre perciò saper valutare l’importanza di una porzione di territorio ad alto valore naturalistico, culturale, ambientale, storico e sociale come l’intera vallata del fiume Marecchia. Non è superfluo osservare che si tratta di un fattore chiave anche per la sostenibilità dell’enorme flusso di turisti che caratterizza la riviera riminese nel periodo estivo. Le falde del Marecchia contribuiscono, infatti, a preservare il territorio dalla siccità, proprio nel periodo caratterizzato da minori precipitazioni e da maggior consumo. Gran parte delle riserve idriche primarie interne, attualmente utilizzate nel territorio riminese per la produzione di acqua potabile, sono le acque di falda. Lo sfruttamento delle falde ha raggiunto negli ultimi anni valori prossimi ad una soglia critica, oltre la quale è elevato il rischio di una compromissione degli equilibri idrici tra emungimento e ricarica della falda, ciò comporta il pericolo di elevati danni ambientali. La stima della disponibilità di risorse idriche sotterranee realizzata nel Piano di Ambito approvato nel 2008, fissa valori di soglia pari a: -- 22,5 milioni di m3/anno (soglia di sicurezza); -- 26,0 milioni di m3/anno (equilibrio normale); -- 30,0 milioni di m3/anno (soglia di criticità). Dal 2000 lo sfruttamento della falda ha superato la soglia di equilibrio e, nel 2002 e

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2007, la soglia di criticità. Risulta pertanto indifferibile l’attuazione delle necessarie iniziative gestionali (contenimento dei consumi, riduzione delle perdite di rete, differenziazione delle fonti) ed organizzare per tempo lo sviluppo di nuove risorse. Un supporto, per limitare un eccessivo uso della risorsa idrica di falda, è dato dalla presenza della diga di Ridracoli. Tuttavia si deve notare che tale apporto è valido soprattutto in annate normali, mentre i periodi siccitosi mettono in evidenza una certa autonomia del territorio riminese. I dati citati nel Piano di conservazione della risorsa idrica del 2008 pubblicato da ATO, evidenziano, nel riportare le riserve disponibili differenziate per origine, che mentre le falde garantiscono un volume medio annuo di 30 milioni di metri cubi sia nelle annate siccitose che in quelle normali, per Ridracoli si hanno valori che passano da 11 milioni di metri cubi in annate normali a 8 milioni di riserva nelle annate siccitose. Le riserve evidenziano ancora di più questa carenza, infatti nei mesi estivi si valuta il volume di riserva per le acque di falda pari a 16,7 milioni di metri sia in annate siccitose che normali, la disponibilità di Ridracoli invece passa da 3,7 milioni di metri cubi a 2,9 nei periodi siccitosi. Proteggere nel modo più efficace questo bene dovrebbe essere un dovere di tutti i cittadini rispettosi del proprio patrimonio, questo perché il rispetto per l’ambiente nasce da cultura ed etica e la cultura si fonda sulla conoscenza, ma ha valore solo se associata al rispetto. Dobbiamo renderci conto, che tutta una serie di nostre azioni, incidono in modo diretto sullo stato di qualità del nostro fiume sia da un punto di vista qualitativo che per quanto attiene la parte quantitativa.


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-- L’intensità abitativa con conseguente continuo incremento delle superfici impermeabilizzate, -- Gli interventi di artificializzazione delle rive fluviali, -- L’uso eccessivo di risorsa idrica pregiata (acque di falda) (uso privato indiscriminato), -- Il mancato utilizzo di risorsa di minore pregio (acque bianche e reflui trattati), -- La superficie utilizzata a scopi agricoli, -- La mancata gestione delle acque meteoriche. Una conferma del peso ambientale determinato è data dalla qualità delle acque del nostro corso d’acqua. Infatti nei rapporti periodici pubblicati dalla Provincia di Rimini (aggiornati al 2009) si può notare che procedendo da monte a valle la valutazione delle caratteristiche ambientali peggiora. Una nota che può mettere in evidenza la sensibilità in tema di rispetto dell’ambiente attuata nel nostro territorio: un punto di campionamento sul fiume Marecchia è posto a monte della cascatella di Via Tonale, è il punto peggiore relativamente alla classificazione ambientale. Il giudizio negativo è dato anche dalla presenza dello scarico dell’Impianto di depurazione che era posto a monte del punto di campionamento. Il punto di immissione del depuratore è stato spostato a valle della cascatella, con uno scarico a raso posto in argine destro in una porzione di fiume con caratteristiche di acqua salmastra non campionabile. E’ quindi di vitale importanza mettere in campo una serie di azioni che servano a tutelare le caratteristiche quali-quantitative del nostro fiume, ancora più rilevante è la possibilità di rendere cogenti le scelte programmatiche da

assumere per preservare l’ambiente fluviale. Nell’ambito delle opzioni possibili, per cercare di contenere l’impatto antropico sulla qualità fluviale, sarebbe opportuno rendere obbligatorio installare un contatore su ogni singola utenza di acque emunte dalla falda. Vista la natura pubblica del bene acqua, è necessario che chi utilizza una matrice così preziosa paghi per questo utilizzo. Misure obbligatorie, da attuare al momento della progettazione di insediamenti abitativi, industriali e di servizio, per ridurre i volumi di reflui che recapitano nel sistema fognario, con una doppia finalità: ridurre i consumi ricircolando le acque grigie e diminuendo i volumi di acque che recapitano negli impianti di depurazione attraverso le reti fognanti.

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Stato dell’arte. 3 Strada di Gronda Nella pianificazione della provincia di Forlì Cesena e di quella di Rimini troviamo una importantissima novità viabilistica, che è lo spostamento della via Emilia ed il suo ricongiungimento con la nuova ss16. Vi sono previsioni di alleggerimento della pressione esercitata dal traffico sugli abitati di Borghi (in progetto) e Masrola (realizzati); opere realizzate in sponda destra (la tangenziale di Corpolò), che hanno reso più fluido e meno impattante il traffico della Marecchiese. Si auspica che venga preso in considerazione il potenziamento dei tre assi di penetrazione nella vallata, Marecchiese, Santarcangiolese, P.le Uso, evitando il convogliamento di tutta la viabilità sulla Santarcangiolese. Il progetto una “strada per lo sviluppo” o “strada di Gronda”, tra l’altro, disegna a Santo Marino la tipica struttura di una strada urbana: incroci a raso, passaggi pedonali, imponendo poi, di fissare la velocità massima a 50 chilometri orari. Le aree interessate dalle nuove progettazioni, nel rispetto del PTCP, non devono coinvolgere le preziose perimetrazioni di ricarica della falda, nell’eventualità di un potenziamento della viabilità di vallata si rilevano ampi spazi in destra idrografica del Fiume Marecchia. Occorre verificare attentamente l’impatto della cosiddetta “strada di gronda” sull’ambiente e sulla qualità della vita, per il prevedibile aumento del traffico pesante e gli effetti provocati da inquinamento e consumo di suolo. I gravi problemi del traffico, di non facile soluzione, impongono politiche nuove per limitare il trasporto privato su gomma e, al tempo stesso, rendere maggiormente attrat-

tivo il trasporto pubblico. L’unico intervento oggi veramente necessario è quello di mettere in sicurezza la viabilità esistente. Realizzare sulla sponda sinistra del fiume una rete di piste ciclo-pedonali di collegamento con Santarcangelo e con i percorsi costa-entroterra, valutando concretamente la possibilità di recuperare all’uso pubblico il vecchio percorso ferroviario Santarcangelo-Urbino. Sorprende non poco, infine, il mancato riferimento ad uno dei temi più caldi in materia di viabilità: il traffico pesante per cave e discariche. Non è credibile che un polo di attrazione così significativo del traffico dell’intera provincia (con veicoli pesanti provenienti da tutto il territorio riminese, forlivese, sanmarinese ed in futuro certamente anche da altre parti d’Italia), possa essere omesso da ogni valutazione o misura se si parla di viabilità di vallata.

Stato dell’arte. 4 Ex Buzzi-Uniem L’area è centrale rispetto alla valle ed occupa una posizione di raccordo fra costa ed entroterra Lo stabilimento si trova, infatti, al centro di un territorio omogeneo che, pur consumato e abusato, conserva caratteri peculiari e preziosità uniche, uno scrigno di bellezza e di risorse ambientali, una ricchezza di tradizioni, storia e saperi, arte e cultura, una terra da sempre luogo di incontri e di accoglienza. Va restituito al fiume ciò che gli è stato tolto, lo stabilimento può diventare il centro di elaborazione e fermento di una nuova visione fra il fiume, la natura e l’uomo. L’ingresso in provincia di Rimini dei Comuni dell’alta valle, aggiunge notevoli valori ambientali e culturali, che necessitano anche di luoghi e momenti d’incontro, per ricostruire

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un senso di appartenenza non solo amministrativa. Il recupero dello stabilimento dismesso rappresenta un’occasione straordinaria per valorizzare e riqualificare questa enorme risorsa in una visione coordinata e complessiva di futuro desiderabile e sostenibile per tutta la vallata. Tra l’altro consentirebbe risposte più avanzate ai bisogni diffusi sul territorio, favorendo processi di riorganizzazione dei servizi esistenti, con il superamento dei confini comunali. Progettare un insediamento di grande qualità urbana ed edilizia Occorre cercare un futuro diverso, un nuovo “motore” capace di valorizzare e conservare le pregiate risorse naturali del Marecchia. L’innovazione tecnologica, l’integrazione e l’offerta di nuovi servizi turistici, basati sulla qualità ambientale, sono le opportunità e le sfide da affrontare. Il carattere strutturale della crisi economica, che è anche alla radice della dismissione dello stabilimento Buzzi Unicem, i nuovi insediamenti produttivi già previsti da PTCP e PSC in aree ecologicamente attrezzate (il noto Triangolone), l’esigenza di nuovi servizi e una diversa qualità e organizzazione della vita sociale, rendono improponibile la vecchia coabitazione tra aree residenziali e aree produttive. L’area Buzzi Unicem va integrata con le frazioni di San Michele e Sant’Andrea, favorendo la crescita della qualità urbana ed architettonica, l’alta efficienza energetica, l’uso di tecniche e materiali della bioedilizia. Vi si potrebbero insediare attività economiche (es. commercio di vicinato), svolgere funzioni sociali (es. piazza), offrire servizi di vallata (es. oasi attrezzata per il benessere e lo sport), ma soprattutto spazi per esprimere cultura, arte e bellezza. In sostanza una “fabbrica” nuova di servizi e saperi.

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Sviluppare un nuovo rapporto dell’urbanizzato con il territorio e il fiume L’uso sconsiderato del suolo impone una crescita fondata sulla tutela della terra, la nostra risorsa più preziosa, con il riuso intelligente dell’edificato. Occorre ridurre l’area edificabile applicando gli indici di Piano Strutturale nella misura minima, anche perché l’area in buona parte rientra negli ambiti di ricarica della falda. Il nuovo edificato va quindi limitato all’area già occupata dai vecchi capannoni dismessi a lato dell’edificato esistente. Necessita assegnare al patrimonio pubblico le aree private lato fiume per realizzare percorsi naturalistici, pista ciclabile, museo all’aperto del fiume. Anche su questo tema devono vertere le verifiche sulla possibilità di attingere a finanziamenti, di cui al punto 4.2 del documento.

Stato dell’arte. 5 Il Marecchia, corridoio di biodiversità Quella del fiume Marecchia è sicuramente una delle aree più importanti dal punto di vista naturalistico e paesaggistico della Provincia di Rimini, inoltre le sue caratteristiche la rendono estremamente importante anche sotto il profilo ornitologico. L’area fluviale non è solo considerata un sito importante per la riproduzione e sosta per numerose specie di uccelli, ma determinante per i consistenti flussi migratori che la interessano durante i periodi di migrazione. La sua collocazione morfologica, disposta in maniera ottimale lungo le direttrici di passo dei contingenti migratori di avifauna provenienti dal nord/nord-est dell’Europa, la rendono una importante rotta di migrazione, come riconosciuto da sempre dall’Istituto Superiore Protezione e Ricerca Ambientale


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(I.S.P.R.A. ex I.N.F.S.). La legge nazionale 157/92, accogliendo le disposizioni delle direttive Europee sulla tutela della Fauna selvatica migratoria, impone l’obbligo alle amministrazioni locali di mettere in atto tutte le forme idonee di protezione degli habitat, conformemente alle esigente ecologiche dell’avifauna, prioritariamente su tale corridoio ecologico.)

Stato dell’arte 6. Piano energetico provinciale e prima ricognizione regionale delle aree e dei siti per l’installazione di impianti di produzione di energia elettrica mediante l’utilizzo della fonte energetica rinnovabile solare fotovoltaica In attuazione della L.R. 23/12/2004 n. 26 recante “Disciplina della programmazione energetica territoriale ed altre disposizioni in materia di energia” e del conseguente Piano Energetico Regionale (P.E.R.), le Province hanno il compito di redigere un piano-programma (P.E.P.) per la promozione del risparmio energetico e dell’uso razionale dell’energia, la valorizzazione delle FER (fonti rinnovabili), l’ordinato sviluppo degli impianti e delle reti di interesse provinciale, anche attraverso l’adeguamento e la riqualificazione dei sistemi esistenti. Il processo di elaborazione del Piano Energetico della Provincia di Rimini ha preso avvio nel 2010 con un percorso di concertazione e partecipazione con gli EELL e le realtà produttive e dell’associazionismo. Con un’apposita delibera è stato inoltre assegnato ad Arpa il compito di supportare la Provincia nell’elaborazione del Piano di Azione provinciale per la promozione del risparmio energetico e delle fonti

energetiche rinnovabili (P.A.R.F.E.R.), che si configura come il principale documento di programmazione energetica a livello provinciale. Nella primavera 2011 ha preso inoltre avvio una serie di seminari tematici atti ad approfondire problematiche quali: l’efficienza energetica in edilizia, la mobilità sostenibile, il corretto inserimento degli impianti nel paesaggio. Nel frattempo, con DGR 46 del 17/01/2011, la Regione ha declinato alla scala territoriale le Linee guida nazionali per l’autorizzazione degli impianti per le energie rinnovabili (settembre 2010) e attuato la deliberazione dell’assemblea legislativa del 6 dicembre 2010, n. 28 (“Prima individuazione delle aree e dei siti per l’istallazione di impianti di produzione di energia elettrica mediante l’utilizzo della fonte energetica rinnovabile solare fotovoltaica”) operando una prima ricognizione delle aree per il territorio regionale. Un’ulteriore prima ricognizione specifica per i sette Comuni dell’alta Val Marecchia, comprensiva approvazione “a fini meramente ricognitivi” di un elenco dei beni paesaggistici localizzati in questo territorio e di una “Carta unica dei criteri generali localizzativi degli impianti fotovoltaici”, è stata successivamente approvata con DGR 926 del 27/06/2011 (cfr. documenti in piattaforma Google Site dedicata al laboratorio Parco Marecchia).

Stato dell’arte. 7 Azioni in corso da parte dei settori pubblico e privato Piani territoriali di settore: Piano delle Acque, Piano Energetico Provinciale (cfr. allegato), Piano provinciale e regionale delle aree protette, Piano Provinciale della Mobilità, ecc.

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Azione delle associazioni ambientaliste L’associazionismo ambientalista da più di trent’anni è molto attivo nella provincia di Rimini ed ha operato in particolare in difesa della Valmarecchia, con attività di informazione e sensibilizzazione rivolte alle scuole ed alla popolazione in genere; con interventi e proposte di tutela presso le Amministrazioni locali, con denunce alla Magistratura contro abusi e progetti speculativi. Si è trattato di un’attività di puro volontariato, che si è avvalsa però spesso di specifiche e puntuali competenze tecniche e che ha avuto un peso importante nel frenare, e in alcuni casi bloccare, il degrado del territorio e dell’asta fluviale del Marecchia. Esempi significativi di questa attività possono essere considerate le denunce contro le Cartiere di San Marino e S.Arcangelo, che scaricavano direttamente sul fiume, o la proposta (Italia Nostra, Legambiente e WWF ), di istituzione dell’Oasi di Montebello, poi attuata dall’allora Circondario, per la quale sono state raccolte a Rimini e in Valmarecchia oltre 19.700 firme di cittadini interessati alla tutela. Ma soprattutto la denuncia del WWF contro il progetto del Provveditorato alle OO.PP. di Ancona – contro cui nulla avevano fatto le Amministrazioni locali – di canalizzare il Marecchia per tutto il territorio marchigiano (circa 20 Km di fiume). Il progetto è cosi stato bloccato attorno a Ponte S. Maria Maddalena dall’intervento di un magistrato attento e sensibile e il fiume ha potuto salvarsi. Altra battaglia decisiva per le sorti del fiume è stata, a fine anni 80, quella contro il progetto di diga sul Marecchia/Senatello che avrebbe sottratto acqua alla vallata per portarla nel pesarese e avrebbe bloccato anche l’arrivo al mare degli inerti necessari al ripascimento delle nostre spiagge. Sulla spinta degli ambientalisti si costituì allora un comitato cui aderirono poi

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tutti, dai Comuni all’ Associazione Albergatori, e il Marecchia si salvò ancora, anche dalla diga. L’azione delle Associazioni ambientaliste è stata in questi casi importante,quando non decisiva, per la salvaguardia del fiume contro progetti speculativi che avrebbero avuto un impatto devastante e lo avrebbero ridotto ad un semplice canale. Questa attività è continuata poi anche negli anni successivi e continua tuttora con iniziative e progetti coordinati a favore della Val Marecchia, con azioni tese a sensibilizzare amministratori e popolazione, sia riguardo ai rischi irreparabili dovuti al perdurare di uno sfruttamento sconsiderato del territorio, sia relativamente alle opportunità di sviluppo e benessere derivanti alle popolazioni locali dal perseguire la tutela dell’ambiente e del paesaggio. Valgano come esempi il lavoro attualmente in corso di analisi, giudizio e confronto riguardo a temi e progetti interessanti il territorio (strada di Gronda, area ex Buzzi-Unicem, progetti di eolico industriale a forte impatto ambientale) ed il progetto “Valmarecchia, valorizzazione e tutela per lo sviluppo”, il cui titolo è emblematico della volontà e capacità propositiva dei promotori, che ha visto per oltre un anno l’impegno comune delle associazioni della provincia. Questo lavoro, ha prodotto numerose azioni che hanno coinvolto oltre un migliaio di persone in visite al territorio, momenti di informazione e confronto sui temi del consumo del suolo, del rischio idrogeologico e delle innumerevoli opportunità economiche offerte da forme di turismo attirato dalla bellezza del paesaggio e dalla ricchezza di risorse naturali e culturali.


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Laboratorio

3.

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OBIETTIVI, STRATEGIE E PROPOSTE PROGETTUALI

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3.1 Sulla base delle ricognizioni precedenti e degli indirizzi strategici condivisi, nella prima fase di lavoro si è lavorato per la messa a punto del progetto di massima dell’area protetta del Marecchia, a partire da un prospetto

Il progetto parco

swot che evidenziasse le caratteristiche salienti dell’ambito considerato. Questi i contenuti di base e le proposte sviluppate nel lavoro.

Criticità e opportunità nel territorio della Val Marecchia Punti di forza Criticità 1. Patrimonio culturale, urbano, architettoni- 1. Territorio già compromesso e sfruttato co. 2. Falda 2. Patrimonio naturale, ambientale e paesaggi- 3. Gestione idraulica inappropriata del fiume stico: peculiarità geomorfologia (falda frea- 4. Inquinamento del fiume tica, geositi, sorgenti e fonti), valenza bio- 5. Scarico di materiali di risulta geografica, importanza botanica e faunistica 6. Disturbo derivante da attività di fruizione scorretta (biodiversità), capitale orografico, visuali del territorio (motocross, quad, ecc.) paesaggistiche. 3. Identità storico-sociale (tradizioni, manufatti, produzioni tipiche, paesaggi rinascimentali)

1. 2. 3. 4.

Minacce Opportunità Sovrasfruttamento idrico. 1. Possibilità di gestione integrata della vallata (recente entrata 7 Comuni dell’Alta valle). Grandi infrastrutture viarie di nuova realizzazione (es. progetto nuova strada di gron- 2. Per l’Alta valle, in corso adeguamento PTCP ed elaborazione PSC associato. da). Urbanizzazione grandi aree dismesse (es. ex 3. Ricchezza di risorse: il Marecchia: un grande acqueBuzzi UNICEM) e previsione di nuove aree dotto naturale; il Marecchia, corridoio di biodiversità. 4. Prossimo Piano triennale delle aree protette (proposta industriali. Progetti di impianti industriali eolici e fotodella Provincia alla Regione). voltaici a terra che compromettono ulterior- 5. Sviluppo dei percorsi naturalistici per la fruizione mente la qualità del territorio e del paesaglenta e possibilità di raccordo con la Valconca (purgio. chè progettati nel rispetto della naturalità dei luoghi). 6. Utilizzare il territorio già compromesso dal punto di vista paesaggistico (es. installazioni di fotovoltaico sui capannoni industriali, sui tetti di hotel, stabilimenti balneari, ecc.). 7. Potenziamento e messa in sicurezza della viabilità esistente. 8. Integrazione con altri progetti del Piano Strategico (es. Tipicità, parco urbano Marecchia e ponte Tiberio).

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Proposte Parco fluviale del Marecchia -- Il bacino idrografico del fiume Marecchia, presenta una ormai innegabile valenza storico, naturalistica e culturale di livello internazionale. Una irrinunciabile risorsa “en plein air” da preservare e valorizzare per le giovani generazioni e per quelle che verranno. -- Le risorse culturali e naturali della valle (es. l’acqua) sono un bene della collettività. Alcune di queste sono indispensabile sostegno di economie territorialmente dislocate come il turismo costiero. -- Le attività agro-silvo-pastorali quando compatibili, sono strumento di conservazione delle funzioni ecologiche del territorio (es. produzione di acqua) e quindi passibili di riconoscimento economico. -- L’area si presenta come una grande opportunità per settori turistici in forte espansione (turismo slow e ambientale), che, opportunamente perseguite, costituirebbero anche l’occasione per il recupero e la riqualificazione paesaggistica per fini turistico-ricettivi di luoghi compromessi e degradati (cave, ecc.) e di integrazione con il sistema turistico della costa, tramite itinerari e circuiti culturali, enogastronomici, sportivi, per la didattica ambientale, ecc. A fronte di tutto ciò, le attuali modalità di gestione sono fortemente settoriali, territorialmente frammentate e non univoche negli obiettivi di conservazione delle risorse e di riqualificazione del territorio secondo la Convenzione Europea del Paesaggio. La gestione che si propone dovrà, invece, portare ad interventi volti alla tutela della biodiversità ed alla rinaturalizzazione delle aree antropizzate e degradate, nonché alla fruizione

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turistico-ricreativa. Si potranno così traguardare molteplici obiettivi finalizzati alla valorizzazione della vallata del Marecchia, anche nel rapporto con quelle dell’Uso e del Conca, e rappresentare un esempio sperimentale di un nuovo paradigma di sviluppo socio-economico territoriale. Scendendo più in dettaglio, stante l’oggettiva diversità in termini di antropizzazione, naturalità, ecc., si ipotizzano forme e gradazioni diverse di tutela, a partire dalle quali definire le linee di sviluppo del territorio. Ad esempio, per quanto riguarda le aree interessate dalla conoide del fiume e quelle di maggior pregio ambientale, la proposta del Parco fluviale del Marecchia è ritenuta l’unica modalità veramente efficace per la necessaria tutela. Diversamente, per altre aree più prossime agli ambiti urbanizzati e in particolare al capoluogo, si ritiene più naturale e utile lavorare a progetti di valorizzazione per favorire una maggiore e più diversificata fruizione, comunque nel rispetto dei principi di tutela ambientale e paesaggistica sopra richiamati. In sostanza, la proposta (peraltro già emersa dal Forum), prospetta la difesa del territorio, del paesaggio e della ricchezza che esso presenta in termini di risorsa idrica, di storia e cultura, di biodiversità, di produzioni tipiche, sapendo valorizzare tutto ciò in funzione dello sviluppo e del benessere delle popolazioni residenti. Il percorso amministrativo può partire dalla riorganizzazione dei confini delle attuali aree protette (SIC, ZPS, Oasi di protezione della fauna, Parco Regionale del Sasso Simone e Simoncello), considerando la necessità di mantenere una possibile connettività ecologica tra le aree ricomprendendo tutto l’ambito fluviale dell’alveo di piena ordinaria fino ai terrazzi di primo ordine, così come definito dall’Autorità di Bacino nella cartografia del


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Piano stralcio di bacino per l’assetto idrogeologico. In conseguenza di tutto ciò si ritiene che lo strumento più adatto a gestire queste esigenze sia un Parco dai connotati innovativi, legati alla gestione delle funzioni ecologiche, da inserire ovviamente nel piano triennale delle aree protette regionali. Le opportunità politico-amministrative definiranno se il Parco dovrà essere costituito ex novo oppure integrato al Parco Interregionale del Sasso Simone e Simoncello e Carpegna. In fase successiva, a seguito dell’indispensabile monitoraggio delle risorse ambientali e culturali messe in atto dall’Ente gestore (Parco), sarà possibile considerare una rivisitazione dei confini. L’azione di verifica dei confni offrirà l’opportunità di identificazione di nuovi attraverso l’inclusione di aree manifestatesi come chiave per la funzionalità del sistema ecologico o per incrementare la valenza culturale dell’area. Oppure, al contrario, si potrà proporre l’esclusione di altre zone che evidenzieranno ambiti con una diversa vocazionalità. Tutte le azioni di sviluppo del percorso istituzionale dovranno essere svolte con la massima partecipazione civile, attraverso un programma specifico per una maggiore condivisione possibile degli obiettivi. Si propone, perciò, un governo del territorio coordinato ed unitario, finalizzato principalmente alla gestione e valorizzazione dei servizi eco sistemici, elementi fondamentali del benessere umano. Questo tipo di gestione permetterebbe di soddisfare anche al concetto di perequazione territoriale con lo scopo di sostanziare il principio di sussidiarietà fra gli Enti Locali, finalizzandola a compensare le differenti potenzialità e modalità di intervento derivanti dagli obiettivi del Parco. I comuni dell’alta e media valle devono poter attingere risorse

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dal momento che sono i maggiori possessori di risorse ambientali indispensabili a tutti. Un esempio fra tutti è l’acqua che disseta i centri della valle, la città balneare, le industrie, ecc., grazie alle sorgenti ed ai pozzi che sono nei territori collinari e montani; i medesimi che proteggono la risorsa laddove si genera, evitando che vi siano inquinamenti, insediamenti industriali, ecc. Il Parco dovrà farsi garante di questa opportunità proponendo, ad esempio, la necessaria ed importante riorganizzazione della tariffa che deve tornare a beneficiare quei territori, custodi della risorsa. Il Parco potrebbe proporre a tutti i Comuni in sede di Conferenza dei Sindaci la costituzione di un fondo di compensazione determinato da una valutazione ecologico-economica dei servizi ecosistemici, resi dal capitale naturale e, per quanto riguarda l’acqua, il Parco e il Piano strategico nelle sue proposte, dovranno farsi carico fin da subito, di questi importanti obiettivi da inserire come pilastri nella nuova redigenda proposta di legge di riorganizzazione delle ATO regionali. Infatti, i comuni che per le loro caratteristiche territoriali posseggono risorse naturali da cui derivano i servizi degli ecosistemi (es. funzioni di un bosco: fissazione di CO2, protezione dall’erosione, regolazione delle acque, mantenimento della qualità delle acque, formazione dei suoli, la fruizione turistica), aumenteranno il peso economico del loro capitale in contrapposizione a chi questi servizi li utilizza senza possedere il capitale naturale. La perequazione consisterà nel riconoscimento economico delle funzioni ecologiche prodotte dai territori collinari montani, rispetto a chi, invece, queste funzioni le utilizza (territori costieri). Un ulteriore sforzo potrà essere fatto per lavo-


rare su una proposta da sottoporre all’Ufficio Unico per le politiche comunitarie (Provincia, Comune, CCIAA), con il quale il Piano Strategico ha iniziato a collaborare per attivare risorse sovra locali rispetto ai vari progetti messi in campo dal Piano stesso. Il processo deve essere contestuale ovvero prevedere che, da un lato, si continui a lavorare al progetto complessivo, possibilmente dividendolo per linee e tipologie d’intervento; dall’altro, si verifichino le diverse linee di progetto incrociandole con i possibili canali/ programmi di finanziamento ed approfondendo progressivamente i sottoprogetti specifici per concorrere ai bandi. In particolare, due appaiono canali sui quali operare un primo approfondimento di indagine. In primo luogo la nuova PAC per i finanziamenti all’agricoltura in territori ad alto contenuto naturalistico, in secondo luogo alcuni programmi specifici in campo ambientale (Life +, 7° PQ, ecc.), che potrebbero essere utilizzati per la presentazione di progetti relativi al tema del capitale ecosistemico di cui al precedente punto 4.1.

Quadro economico di riferimento Nella prima fase, il laboratorio ha inoltre lavorato per approfondire la proposta elaborata in riferimento ad un possibile quadro economico. Gli esiti dell’approfondimento condotto sono oggetto del QUADERNO N. 1, allegato al presente volume.

Osservazioni al PTCP La proposta e l’allegato con il quadro economico saranno presentate entro il 16 maggio 2012, come contributo del Laboratorio Marecchia del Piano Strategico, alla Provincia che sta raccogliendo le osservazioni nell’ambito dell’elaborazione della variante al Piano

Territoriale di Coordinamento Provinciale per i sette Comuni della Val Marecchia, di cui si prevede l’adozione entro il prossimo mese di giugno.

Contributi a latere Un ulteriore contributo, collaterale all’attività principale sopra indicata, ha riguardato la presentazione alla provincia di un’ipotesi di trasformazione delle attuali aree SIC (Siti di Interesse Comunitario) presenti nel territorio della Valmarecchia in ZPS (Zone di Protezione Speciale).Tale proposta nasceva, in attuazione di un indirizzo comunitario, dall’opportunità presentatasi a livello comunitario e nazionale (Ministero dell’Ambiente) di rivedere, alla scala regionale e locale, le perimetrazioni delle aree appartenenti alla rete Natura 2000. Il Ministero dell’Ambiente ha infatti invitato le Regioni, qualora lo ritengano opportuno, ad adeguare i confini delle aree ricadenti all’interno della Rete Natura 2000. Il laboratorio ha lavorato su questa proposta, poi presentata alla Provincia sotto forma di testo e corredo cartografico, vedendola come un possibile primo passo verso il raggiungimento degli obiettivi prefissati e come un’opportunità per includere, all’interno di questa rete, l’intera asta fluviale e di aumentare il livello di protezione, attraverso il passaggio delle aree oggi SIC in ZPS. A seguito di un confronto con i Comuni, la Provincia ha ritenuto che, al momento, non sussistessero le condizioni e i tempi per poter presentare tale proposta, e ha sottolineato la necessità di un’istruttoria più approfondita e più condivisa come presupposto per la costruzione di un consenso sul progetto di salvaguardia e valorizzazione presentato dal Piano Strategico per la Val Marecchia.

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Laboratorio

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“L’AREA PROTETTA DEL MARECCHIA”

4.

PROSSIME ATTIVITA’

Il programma di lavoro del laboratorio prevede che, oltre alla presentazione delle osservazioni al PTCP sopra accennata, si dia immediatamente seguito all’allargamento del consenso sulla proposta con una duplice azione: -

Illustrazione e confronto con gli Enti locali interessati

- Allargamento della partecipazione e dell’informazione sul progetto presso la cittadinanza e i diversi portatori di interesse del territorio . Entrambe le attività sono considerate potenzialmente preliminari alla costruzione di un vero e proprio “contratto di fiume” su cui sviluppare il progetto complessivo e le singole azioni che ne derivano.

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Negli ultimi 4 anni Rimini è stata impegnata in un processo di pianificazione strategica promosso da Comune e Provincia di Rimini, CCIAA Rimini e Fondazione Carim e che ha ampiamente coinvolto la società civile attraverso l’impegno diretto, all’interno del Forum Rimini Venture appositamente costituito, di una settantina di associazioni rappresentative del tessuto culturale, sociale ed economico del territorio. I primi due anni di lavoro sono stati dedicati all’elaborazione della vision (“Le persone protagoniste dello sviluppo”), della mission (“Rimini terra di incontri”), degli ambiti strategici (1. “Un nuovo rapporto con il mare”; 2. “Una sfida sulla mobilità”; 3. “Un sistema di imprese fatto di persone e innovazione”; 4. “La qualità di un territorio ricomposto e coeso”; 5. “La cultura che forma e informa creando nuova immagine”) e delle 61 azioni, poi confluite nel documento “Il Piano Strategico di Rimini e del suo territorio”. Il documento, approvato dagli organi di governo dei 4 enti promotori, rappresenta il riferi-

mento di base su cui ha preso successivamente avvio la fase operativa del piano, attualmente in corso. Il documento riporta anche gli esiti di un processo di valutazione preliminare, effettuato su ciascuna delle 61 azioni promosse dal piano, sulla base del quale è stata effettuata una selezione dei progetti da portare avanti in via prioritaria nel processo di attuazione del Piano. La prima fase di attuazione del Piano si sta concretizzando attraverso due strumenti: i GRUPPI DI LAVORO che approfondiscono e precisano alcuni temi specifici sui quali il piano non ha espresso proposte precise, ma solo obiettivi e approcci di massima - e i LABORATORI - elaborano e sviluppano alcune delle proposte già enucleate con buon grado di dettaglio nel processo di elaborazione del Piano. Tra questi figura appunto il Laboratorio L9 “ L’area protetta del Marecchia”.


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