l'area protetta del Marecchia - volume 1

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Il Piano Strategico di Rimini e del suo territorio

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“L’AREA PROTETTA DEL MARECCHIA”

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Volume Idee per un fiume

Opportunità di gestione attiva nell’ambito della riorganizzazione delle attuali Aree Protette nel bacino del fiume Marecchia


La qualitĂ di un territorio ricomposto e coeso

Associazione Forum Rimini Venture

Direzione del Piano Strategico di Rimini Palazzo del Turismo, Piazzale Fellini 3 47921 - Rimini Telefono: 0541 704377 Fax: 0541 704632 E-mail: piano.strategico@comune.rimini.it sito: www.riminiventure.it Il volume riporta una sintesi parziale del contributo scientifico elaborato dal prof. Riccardo Santolini dell’Università degli Studi di Urbino, come approfondimento della proposta di Area protetta del Marecchia

Giugno 2012

Foto di Franco Boarelli


COMPOSIZIONE DEL LABORATORIO

Portavoce Franco Boarelli Coordinamento Maurizio Ermeti Coordinamento Tecnico Valentina Ridolfi Partecipanti Anconetani Stefania (Ord. Agronomi) Belluomini Carlo (WWF) Brandi Antonio (Forum Ambiente) Bruschi Lorenzo (wwf Emilia Romagna) Cardacci Loris (Collegio Geometri) Carlini Massimiliano (GruppoHera) Casalboni Alex Croatti Gabriele (Pedalando) Galeffi Loris (Ord. Geologi) Pompili Enzo (Ord.Arch.) Re Fabio Rossi Gianfranco (Pedalando) Sacchetta Leonardo (Provincia Rn) Santolini Riccardo (Uniurbino) Ugolini Massimiliano (Marecia Mia) Valloni Renzo (Marecia Mia) Venturelli Onide (Forum Ambiente)


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VOLUME 1 - “IDEE PER UN FIUME”

INDICE

1.IDEEPERUNFIUME...................................................................................4 1.1. Obiettivo del documento.....................................................................................5 1.2. L’importanza dell’area e il suo valore.....................................................................6 1.3. Principi guida…......………………………………………………………...…………….…....7 1.4. La pianificazione finanziaria e la sua importanza per il SAPV………..........................…7

2. LE POSSIBILI FONTI FINANZIARIE ED I MECCANISMI ECONOMICOGESTIONALI.....................................................................................8 2.1 La spesa corrente…………………........................……………………………………….….9 2.1.1 Dalle criticità alle opportunità………………………………….……………………….....11 2.2 I finanziamenti europei……………........................………………………………….…….18 2.3 I servizi ecosistemici (SE)………………………………........................……………….….21 2.3.1 Il Concetto di SE…………………………….…………….……................................21 2.3.2. PES e perequazione territoriale……………………………….….............................23

3.CONSIDERAZIONIFINALI……………………………..................…………….….26 Appendice 1 Cartografia di riferimento……………………...........................……………………27 Appendice 2 I servizi ecosistemici ed il Capitale Naturale………………................................…30


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IDEE PER UN FIUME

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1.1 Obiettivi del documento Lo scopo di questo lavoro è quello di delineare un quadro di opportunità utili alla gestione di un’area protetta o di un sistema di aree protette in un ambito territoriale definito. In questo caso, il contesto di riferimento è costituito dal Bacino idrografico della Valle del Marecchia, particolarmente vocato a causa della sua identità geografica e storico-culturale. Esso è costituito da numerose aree protette: -- Parco Naturale del Sasso Simone e Simoncello (futuro parco interregionale); -- 8 SIC (di cui 2 anche ZPS). 3 di queste sono limitrofe all’area di interesse; -- 2 Oasi di protezione della fauna (regolamentate dalla legge sulla caccia (n. 8/94 e successive modifiche). Il contesto territoriale sensibile e vulnerabile si completa tra gli altri, con ambiti a pericolosità idraulica (corso del fiume, PTCP Artt 2.2., 2.3.) e ambiti a vulnerabilità idrogeologica (area di conoide, PTCP Artt 3.3, 3.4., 3.5.), già per altro normati dal Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI) redatto dall’autorità di Bacino Marecchia Conca. Questo quadro da forza per la riorganizzazione del sistema delle attuali aree protette (SIC, ZPS, Oasi di protezione della fauna, Parco Regionale ecc.) considerando la necessità di mantenere una possibile connettività ecologica tra le aree ricomprendendo tutto l’ambito fluviale dell’alveo di piena ordinaria fino ai terrazzi di primo ordine così come definito dal PTCP e dall’Autorità di Bacino nella cartografia del Piano stralcio di bacino per l’assetto idrogeologico (PAI) e riportato nella cartografia allegata.

zazione sostenibile delle risorse del Sistema di Aree Protette della Valmarecchia (SAPV) attraverso l’utilizzo di fonti finanziarie appropriate e sostenibili. Il ricorso a fonti di finanziamento sta diventando sempre più importante se si vuole assicurare una gestione efficace del SAPV e, soprattutto, la gestione potrebbe offrire uno strumento per mettere in sinergia settori di governo che altrimenti agirebbero in modo separato con spreco di risorse. Infatti questa impostazione, proprio perché legata ad azioni sviluppate sul territorio e quindi sottoposte a procedure definite, potrebbero innescare delle economie di scala attraverso l’integrazione degli interventi programmati dai diversi settori di governo, in armonia con i rispettivi impegni istituzionali e finalizzati agli obiettivi del SAPV.

In particolare, il documento si propone di comporre un quadro degli strumenti operativi e finanziari per il raggiungimento degli obiettivi di tutela territoriale e di valoriz-

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L’importanza dell’area e il suo valore Il bacino idrografico del fiume Marecchia, presenta una innegabile valenza storico, naturalistica e culturale di livello internazionale, ormai acclarata da numerosa bibliografia nazionale ed internazionale. Tuttavia, le attuali modalità di gestione sono fortemente settoriali, territorialmente frammentate e non univoche verso obiettivi di conservazione delle risorse e di valorizzazione del territorio anche secondo gli obiettivi delle diverse AP. Considerando che le risorse culturali e naturali della valle sono un bene della collettività, che alcune di queste (es. acqua) sono indispensabile sostegno di economie territorialmente dislocate come il turismo costiero, che le attività agrosilvo-pastorali quando compatibili, sono strumento di conservazione delle funzioni ecologiche del territorio (es. produzione di acqua) e quindi passibili di riconoscimento economico, si propone una gestione del territorio coordinata ed unitaria finalizzata principalmente alla gestione e valorizzazione dei servizi ecosistemici elementi fondamentali del benessere umano. Riconoscere il valore economico delle risorse (Capitale Naturale, Storico, agroambientale) e la necessità di una gestione sostenibile, permetterebbe di soddisfare anche il concetto di perequazione territoriale con lo scopo di sostanziare il principio di sussidiarietà fra gli Enti Locali, finalizzandola a compensare le differenti potenzialità territoriali rispetto al rapporto tra presenza di beni, produzione di risorse all’interno del SAPV e il loro consumo nel territorio di riferimento. Questo potrebbe comportare la valorizzazione economica dei comuni dell’alta e media valle (ma non solo) che sono i maggiori possessori di risorse ambientali funzionali ed indispensabili a tutti.

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Di conseguenza, in relazione allo stock di capitali di risorse tra cui quelle storiche e naturali che sono tra le più significative, le condizioni fondamentali per la sostenibilità di un Area Protetta è quella di costruire un “portafoglio” composto di fonti diversificate rispetto alle opportunità del complesso territoriale. I fondi devono essere gestiti e amministrati in modo da promuovere l’efficienza e l’efficacia tra costi e gestione e produrre finanza attraverso piani e processi di gestione e per mezzo di adeguate professionalità in grado di utilizzare diverse fonti di finanziamento. Possedere una visione completa dei costi e dei benefici, significa avere la consapevolezza del valore anche economico dei beni e dei servizi ecosistemici del proprio territorio.


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1.3 La capacità di assicurare risorse finanziare a medio e lungo termine, sufficienti e stabili, può essere identificata come sostenibilità finanziaria di un ambito gestionale territoriale (SAPV, Parco ecc.). L’obiettivo è di destinare tali fondi, in maniera appropriata, al funzionamento dell’AP assicurando che siano gestiti in maniera efficace ed efficiente rispetto agli obiettivi di tutela e sostenibilità gestionale del territorio. Tale sostenibilità finanziaria e territoriale non si può raggiungere senza un apparato istituzionale di riferimento solido ed efficace volto alla gestione del SAPV. Il raggiungimento della sostenibilità finanziaria del SAPV richiede maggiori cambiamenti nel modo in cui i finanziamenti sono pensati, acquisiti ed utilizzati. Inoltre, per raccogliere più finanziamenti è necessario focalizzarsi sulla qualità, forma, durata, obiettivo e fonte delle risorse finanziarie. La crisi di finanziamento di molte aree

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Principi Guida

protette viene contrastata attraverso la diversificazione dei fondi disponibili e nelle modalità di utilizzo assicurando che il finanziamento copra tutti i compiti e le attività per la conservazione della biodiversità e lo sviluppo sostenibile del territorio su cui insiste il SAPV. Tuttavia, produrre più fondi in modo diversificato e con obiettivi di sostenibilità, richiede un organo di gestione e un generale rafforzamento della sua capacità, in particolare quella di: -- diventare più rispondente alle mutate opportunità e alle domande esterne dell’utenza; -- rafforzare la capacità istituzionale di utilizzare strumenti di pianificazione economica e finanziaria; -- stabilire condizioni di mercato e politiche economiche più incoraggianti; -- coinvolgere un maggior numero di stakeholders nella gestione del SAPV.

La pianificazione finanziaria e la sua importanza per il SAPV

Per poter parlare di gestione finanziaria è indispensabile un generale rafforzamento della capacità gestionale a tutti il livelli, poiché quando si parla di finanziamento non si intendono solo le risorse monetarie ma la capacità di mobilizzazione e gestione dei fondi da indirizzare ad un ventaglio di opportunità in linea con gli obiettivi istituzionali ed il raggiungimento di livelli di qualità territoriali. Di conseguenza, la pianificazione finanziaria diventa uno strumento che aiuta a determinare le necessità finanziarie (comprendendo l’ammontare e il tempo di erogazione dei fondi) mettendo in relazione le risorse finanziare con queste necessità. Di fatto essa

identifica l’ammontare delle risorse finanziarie necessarie per i differenti tipi di attività ed azioni pianificate nel senso che individua le più appropriate fonti di finanziamento per i bisogni sul breve, medio, e lungo periodo utili a cogliere gli obiettivi determinati dalle finalità costitutive delle AP.

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LE POSSIBILI FONTI FINANZIARIE ED I MECCANISMI ECONOMICO-GESTIONALI

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Se vogliamo che il SAPV persegua i propri obiettivi legati alla conservazione della biodiversità ed alla tutela della funzionalità degli ecosistemi presenti e delle attività antropiche compatibili con i principi di istituzione, occorre che il complesso di AP sia sostenibile finanziariamente (sia sul breve che sul lungo periodo). Da questo punto di vista esistono tre strade da percorrere anche parallelamente: una via ordinaria che deve essere particolarmente efficiente per sostenere il peso della gestione (amministrativa e territoriale) e del rapporto identificativo delle popolazioni con l’istituzione parco; una via straordinaria, in cui capacità e innovazione dell’apparato gestionale

si sviluppano per accedere a fondi che incrementano positivamente quei processi di organizzazione e di riconoscibilità del territorio. La terza strada dipende dalla consapevolezza che un territorio fornisce risorse, beni e servizi, cioè esplica funzioni di pubblica utilità che devono essere riconosciute a proprietari e conduttori di fondi in un’ottica di perequazione territoriale. La sua riconoscibilità è misurata economicamente e pesa nel bilancio territoriale come Capitale naturale. Di conseguenza, questo approccio assume anche la funzione di strumento in grado di rafforzare i precedenti nella organizzazione amministrativa e territoriale nonché nell’identità sociale del territorio.

2.1 La spesa corrente Una via ordinaria, legata alle leggi regionali sui parchi che dovrebbe dare concretezza alla spesa corrente è quella legata alle fonti di finanziamento più utilizzate (o era, in relazione alle nuove programmazioni nazionale e regionale): -- Programma Investimenti Regione EmiliaRomagna (prima piuttosto regolare ogni tre anni, adesso estremamente occasionale e fortemente ridimensionato); -- Programmi Investimenti del Ministero (Es.: Piano Triennale Tutela Ambientale, Accordi di Programma specifici); -- Programmi INFEA (per tutto il settore didattica e informazione); -- Piano di Sviluppo Rurale (con tutti i limiti burocratici di questo complesso ma robusto settore di finanziamento pubblico). La legge-quadro nazionale sulle aree protette (394/91, finché rimane vigente, afferma che i

Comuni e le Province all’interno dei Parchi hanno diritto a misure di incentivazione (art. 7): Art. 7 - Misure di incentivazione 1. Ai comuni ed alle province il cui territorio è compreso, in tutto o in parte, entro i confini di un parco nazionale, e a quelli il cui territorio è compreso, in tutto o in parte, entro i confini di un parco naturale regionale è, nell’ordine, attribuita priorità nella concessione di finanziamenti statali e regionali richiesti per la realizzazione, sul territorio compreso entro i confini del parco stesso, dei parco naturale regionale è, nell’ordine, attribuita priorità nella concessione di finanziamenti statali e regionali richiesti per la realizzazione, sul territorio compreso entro i confini del parco stesso, dei seguenti interventi, impianti ed opere previsti nel piano per il parco di cui, rispettivamente agli articoli 12 e 25: -- restauro dei centri storici ed edifici di par-

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ticolare valore storico e culturale; -- recupero dei nuclei abitati rurali; -- opere igieniche ed idropotabili e di risanamento dell’acqua, dell’aria e del suolo; -- opere di conservazione e di restauro ambientale del territorio, ivi comprese le attività agricole e forestali; -- attività culturali nei campi di interesse del parco; -- agriturismo; -- attività sportive compatibili; -- strutture per la utilizzazione di fonti energetiche a basso impatto ambientale quali il metano e altri gas combustibili nonché interventi volti a favorire l’uso di energie rinnovabili. 2. Il medesimo ordine di priorità di cui al comma 1 è attribuito ai privati, singoli o associati, che intendano realizzare iniziative produttive o di servizio compatibili con le finalità istitutive del parco nazionale o naturale regionale. Tale articolo è (o era) la chiave più importante legata alla valorizzazione sostenibile di un’area protetta e di cui il SAPV potrebbe trarre un notevole beneficio mettendo in sinergia le diverse necessità in relazione alla funzionale eterogeneità del territorio. Inoltre, la nuova legge (LEGGE REGIONALE 23 DICEMBRE 2011, N. 24 Riorganizzazione del sistema regionale delle Aree Protette e dei Siti della Rete Natura 2000 e istituzione del Parco Regionale dello Stirone e del Piacenzano) all’art. 3 COMMA 11 recita: I costi di funzionamento dell’Ente di gestione sono coperti da contributi regionali e degli enti locali il cui territorio è anche parzialmente ricompreso all’interno dei Parchi o di altri enti conferenti comunque risorse e, a seguito dell’attuazione del procedimento di cui all’articolo 40, comma 6, anche dai contributi degli enti locali territorialmente inte-

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ressati dalle altre Aree protette e dai Siti della Rete natura 2000, che entrino a far parte del comitato esecutivo, dagli introiti derivanti dalle funzioni amministrative di cui alla legge regionale n. 6 del 1996, nonché da eventuali ulteriori funzioni amministrative in materia faunistico-venatoria. Inoltre, l’art. 3 comma 12 della nuova legge regionale sui parchi, recita che Gli introiti derivanti all’Ente di gestione per i Parchi e la Biodiversità da attività ed iniziative riferite specificamente ad un determinato Parco regionale sono reinvestiti per la promozione, lo sviluppo e la salvaguardia del medesimo. La gestione corrente di un parco è quasi per intero (l’80% circa) supportata dagli Enti (Ministero e regione) e dagli enti consorziati (se il Parco è consorzio, es. Consorzio Parco Regionale del Delta del Po); minore è, invece, il contributo che deriva dalle entrate proprie del Parco stesso. Come abbiamo visto, ulteriori risorse “proprie” possono essere quelle che derivano dallo svolgimento delle attività con finalità culturali, didattiche e formative (proventi derivanti dalle visite guidate, gadget, ecc.) e dalle attività del settore gestione e conservazione della Natura che necessitano più di altre di una struttura tecnica di riferimento (CRAS, corsi formativi, tesserini venatori, tesserini raccolta funghi, piano di contenimentocinghiali, ecc.). Il quadro ordinario è sufficientemente delineato anche se le nuove leggi sui parchi sia regionale che (forse) nazionale, e la riorganizzazione territoriale che ne consegue, determineranno un nuovo quadro economico che attualmente e difficile poter prevedere. Tuttavia, come per tutti gli enti, la questione-base rimane la spesa corrente: senza la garanzia di un budget non è possibile a garantire continuità alle azioni di gestione amministrativa e territoriale.


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2.1.1 Dalla criticità alle opportunità Le modalità di erogazione spesso dipendono da equilibri politici e amministrativi che non hanno come parametro di valutazione i livelli di qualità raggiunti ma altri intendimenti e soprattutto non esplicitano i risultati di un monitoraggio degli effettivi risultati delle diverse azioni sviluppate nel tempo. Infatti, negli ultimi anni si sono riscontrati cambiamenti determinanti nelle modalità di finanziamento regionale che potremmo riassumere in due momenti: 1. Finanziamenti coordinati e pianificati (ante 2000): la Regione pubblicava un bando, indicando delle tipologie di azioni e delle priorità. Questo presuppone un quadro programmatico generale sul territorio soggetto a tutela e valorizzazione, a cui ogni parco doveva rispondere in relazione alle sue capacità e possibilità.Il parco presentava il progetto, la Regione valutava e costruiva una graduatoria ammettendo a finanziamento i migliori progetti (innovativi, importanti, attuabili) con il risultato che i parchi erano stimolati a fare bei progetti, della qualità migliore possibile perché meglio si lavorava, più si riusciva ad ottenere il finanziamento. 2. Attualmente i Programmi di Investimento regionali sono sviluppati sulla base delle dimensioni del Parco e del suo bilancio. Viene comunicata subito l’entità del finanziamento (parco grande = tanti soldi; parchi piccoli, pochi o niente) con decremento della qualità e dell’innovazione dei progetti, compresa la voglia di fare sforzi per ottenere risultati efficaci e per migliorare struttura e territorio. La politica regionale pur avendo evidentemente le sue ragioni, ha complicato ulteriormente anche alcune altre linee di finanzia-

mento. I finanziamenti per i centri INFEA ad esempio, tendono sempre di più ad escludere le aree protette a vantaggio di comuni e altre realtà. La giustificazione è legata al fatto che i Parchi hanno loro linee di finanziamento dedicate (senza la consapevolezza dell’entità degli ingenti tagli subiti recentemente). Ma le AP, sono indubbiamente punti di eccellenza di un territorio per la didattica ambientale e potrebbero comunque essere fulcro per le piccole e grandi realtà imprenditoriali locali legate all’educazione e comunicazione ambientale. Un altro aspetto critico è legato all’applicazione dell’attuale Piano di Sviluppo Rurale (PSR). Esso dà priorità di finanziamento alle aziende agricole all’interno di Parchi o dei siti Natura 2000, Tuttavia, la differenza di contributo tra chi “sta dentro” e chi “sta fuori” è minima, e assolutamente insufficiente a giustificare la scelta di un imprenditore agricolo in favore dell’ambiente nonostante si siano prodotte tantissime azioni significative con privati lungimiranti (oltre 3.000 ha di zone umide create nel bolognese e ravennate). Inoltre, al PSR gli enti pubblici (cioè i parchi) possono partecipare solo ad alcune misure, in genere molto “generaliste”, e non possono concorrere a quelle più qualificanti quando sono in terreni privati (miglioramenti ambientali, apertura al pubblico di aree per l’osservazione della fauna e per l’interpretazione del territorio ecc.). La conseguenza è che nessun agricoltore investe il 30% di cofinanziamento per fare entrare sui suoi terreni il pubblico per “osservare la fauna”. Se il Parco avesse la possibilità di cofinanziare il progetto allora si potrebbe accendere un meccanismo virtuoso utile a produrre azioni ed a creare un bell’esempio di come portare

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benefici ai residenti; ma se il Parco non ha la possibilità di intervenire, neanche a rimborso dell’agricoltore, diventa un’impresa inutile ed un’occasione perduta.

Le opportunità. Siamo in un momento di trasformazione normativa e di una necessaria ed imperativa rivalutazione del rapporto delle attività antropiche compatibili con il territorio. Al di là delle azioni sviluppate con difficoltà fino ad oggi con gli attuali strumenti, è importante considerare il quadro delle nuove linee normative determinate da strumenti quali, tra gli altri, la nuova PAC/PSR ed i contratti di fiume che fanno della partecipazione elemento strategico di consapevolezza ed attuazione delle azioni. I contratti di fiume. Il World Water Forum definisce, già nel 2000, i Contratti di fiume come forme di accordo che permettono di “adottare un sistema di regole in cui i criteri di utilità pubblica, rendimento economico, valore sociale, sostenibilità ambientale intervengono in modo paritario nella ricerca di soluzioni efficaci per la riqualificazione di un bacino fluviale”. Era già allora acquisita la consapevolezza che il traguardo di un simile obiettivo richiede uno sforzo di natura non solo istituzionale, ma anzitutto culturale, affinché le acque, non solo i fiumi ma anche gli ambienti acquatici e, più in generale, i territori dei bacini possano essere percepiti e governati come “paesaggi di vita”. I contratti di fiume rappresentano l’evoluzione di un quadro normativo nazionale ed europeo consolidatosi attraverso alcune importanti direttive comunitarie e si inseriscono in un contesto normativo rappresentato dalla Direttiva 2000/60, dalla Direttiva 2003/4/ ce sull’accesso del pubblico all’informazio-

ne ambientale; dalla Direttiva 2003/35/ce sulla partecipazione del pubblico nell’elaborazione di taluni piani e programmi in materia ambientale, dalla Direttiva 2001/42/ CE sulla valutazione ambientale strategica (VAS), dal Decreto Legislativo 152/06, dalla Legge 183/89, dalla Legge 14/06 (che ratifica i principi della Convenzione europea sul paesaggio) e da norme e regolamenti regionali a diverso titolo e livello. Con la promozione di un Contratto di Fiume si intende attuare il passaggio da politiche di tutela dell’ambiente a più ampie politiche di gestione delle risorse paesistico-ambientali, agendo in molteplici settori: protezione e tutela degli ambienti naturali, tutela delle acque, difesa del suolo, protezione del rischio idraulico, tutela delle bellezze naturali. Questo approccio culturale trova riscontro sia nelle politiche del Parlamento Europeo sulle risorse idriche (Risoluzione del Parlamento Europeo sulle risorse idriche (2009): «Il ciclo dell’acqua fa della terra un unico grande bacino idrografico. E il bacino idrografico in cui ognuno di noi vive è il contesto della nostra pratica”), che, in campo internazionale, dalle Nazioni Unite. Queste ultime eleggono infatti il bacino idrografico quale unità di riferimento per le politiche di sostegno alla biodiversità. Inoltre, i Contratti di fiume fanno propri i principi comunitari di partecipazione democratica alle decisioni, che costituiscono l’asse portante del recente Trattato di Lisbona: quali processi partecipati territoriali colgono appieno quella “dimensione regionale e locale” che l’Unione Europea intende indagare con le consultazioni e riflettere nelle proprie proposte legislative (Trattato di Lisbona 2009 - Protocollo sull’applicazione dei principi di sussidiarietà e proporzionalità (dicembre 2009). I Contratti di fiume possono essere identifi-

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cati come processi di programmazione negoziata e partecipata volti al contenimento del degrado eco-paesaggistico e alla riqualificazione dei territori dei bacini/sottobacini idrografici. Tali processi si declinano in maniera differenziata nei diversi contesti amministrativi e geografici in coerenza con i differenti impianti normativi, in armonia con le peculiarità dei bacini, in correlazione alle esigenze dei territori, in risposta ai bisogni e alle aspettative della cittadinanza. In un sistema di governance multilivello, dunque, i Contratti di fiume si configurano come processi continui di negoziazione tra le Pubbliche Amministrazioni e i soggetti privati coinvolti a diversi livelli territoriali e si sostanziano in accordi multisettoriali e multiscalari caratterizzati dalla volontarietà e dalla flessibilità tipiche di tali processi decisionali. I Contratti di fiume non hanno un termine temporale prefissato, ma restano in essere fino a che rimane viva la volontà di aderire all’accordo da parte degli attori. Il cuore propulsivo di processi di tal fatta è la ricostruzione di una visione condivisa del bacino idrografico. Tale rappresentazione deve essere capace di guidare i sottoscrittori del contratto ad elaborare un progetto coerente con le reali potenzialità che il territorio esprime. La comunità è chiamata a elaborare una visione condivisa facendo emergere i conflitti, gli interessi, ma anche le vocazioni territoriali e le capacità di “fare sistema”, promuovendo il dialogo tra i soggetti a vario titolo portatori di interesse e l’integrazione dei diversi strumenti di programmazione, di pianificazione territoriale e di tutela ambientale. I Contratti di fiume tracciano il percorso per restituire i corsi d’acqua al territorio e il territorio ai corsi d’acqua.

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All’orizzonte si profila inoltre, la nuova PAC con un programma di investimenti importante per le AP che va dal 2014 al 2020. Gli obiettivi importanti sono indirizzati a garantire pratiche di produzione sostenibili e una maggiore offerta di beni pubblici ambientali, poiché molti dei vantaggi collettivi generati dall’agricoltura non sono remunerati attraverso il normale funzionamento dei mercati. Inoltre ritiene che le misure di sviluppo rurale debbano raccogliere le sfide in materia di sicurezza alimentare, gestione sostenibile delle risorse naturali, cambiamenti climatici, perdita di biodiversità, esaurimento delle risorse idriche e della fertilità del suolo, e rafforzare una coesione territoriale equilibrata e l’occupazione; è del parere che tali misure dovrebbero incoraggiare altresì l’autosufficienza della produzione di energia da fonti rinnovabili a livello di aziende agricole, ottenuta in particolare da sottoprodotti agricoli; afferma che le misure di sviluppo rurale dovrebbero contribuire a mantenere un accresciuto valore aggiunto nelle zone rurali, promuovendo il potenziamento delle infrastrutture rurali e l’erogazione di servizi accessibili ai cittadini e alle imprese locali (Risoluzione del Parlamento europeo del 23 giugno 2011 sulla PAC verso il 2020: rispondere alle future sfide dell’alimentazione, delle risorse naturali e del territorio (2011/2051(INI)) Con queste premesse, occorre prendere coscienza che l’agricoltura assume un ruolo nuovo, e soprattutto quella all’interno delle AP, deve essere fortemente riconosciuto e riconoscibile facendo perno su due concetti fondamentali: a. Il concetto di bene pubblico. A livello europeo, la nuova PAC dopo il 2013 segna una svolta decisa riconoscendo che il mondo agricolo, con il suo lavoro, for-


VOLUME 1 - “IDEE PER UN FIUME”

nisce anche beni e servizi pubblici nella salvaguardia dell’ambiente (Relazione al parlamento europeo 2010). b. pluralità delle agricolture. La UE riconosce che il modello agricolo europeo non è un sistema uniforme ma ….rispetto al passato una dimensione è emersa con maggiore vigore: l’importanza territoriale dell’agricoltura, anzi, delle agricolture europee. La PAC deve permetterci di tutelare l’equilibrio dei nostri territori e dimantenere il legame tra territori e prodotti…. ed è un segno di ricchezza dell’Europa sulla quale la PAC deve puntare (Dacian Ciolos, Membro della Commissione europea Responsabile dell’agricoltura e dello sviluppo rurale). I due concetti - bene pubblico e pluralità delle agricolture – definiscono una radicale svolta culturale e politica e sono il riferimento di base per l’organizzazione degli interventi comunitari e l’assegnazione dei fondi in cui la condizionalità diventa un elemento guida per ogni azione. In questa ottica, i destini dell’agricoltura e della biodiversità sono strettamente intrecciati, in particolare nella cornice delle AP: promuovere un’agricoltura sostenibile è possibile se ci si pone l’obiettivo di preservare alcuni degli habitat naturali esistenti, assicurando in tal modo la disponibilità di servizi ecologici all’agricoltura. Il mantenimento e l’incremento dell’agrobiodiversità consentono quindi l’uso migliore delle risorse naturali e portano alla stabilità dell’agroecosistema. Riguardo la biodiversità, il Piano Strategico Nazionale (2007) (derivato dal regolamento CE n. 1698/2005) del MiPAAF, considera l’integrazione tra biodiversità e agricoltura

uno degli obiettivi centrali da perseguire e riconosce all’agricoltura un ruolo fondamentale sia per la conservazione in azienda delle specie vegetali e razze animali in via d’estinzione sia per la tutela degli habitat ad alta valenza naturale. Per proteggere e valorizzare le risorse naturali dell’UE e i paesaggi nelle aree rurali, le risorse destinate all’Asse 2 dovrebbero contribuire a tre settori prioritari a livello UE (COUNCIL DECISION of 20 February 2006 on Community strategic guidelines for rural development (programming period 2007 to 2013) (2006/144/EC): -- La biodiversità e la conservazione e lo sviluppo di agricoltura e selvicoltura ad elevato valore naturalistico e di paesaggi agricoli tradizionali; -- Ciclo dell’acqua; -- Cambiamenti climatici. La UE interviene sul 42% del territorio nazionale che è destinato ad attività agricole (ISTAT 2007). Sul 21% della SAU che presenta caratteri di alto valore naturalistico, in termini di biodiversità genetica, di specie e di paesaggio, costituendo anche zone di collegamento tra gli spazi naturali. Queste aree sono definite HNV (High Natural Value) e insieme alle aree SIC e ZPS, tutelate dalla rete Natura 2000, sono oggetto delle iniziative specializzate di settore e dei relativi finanziamenti europei e nazionali. I due tipi di approccio nella tutela della biodiversità – Natura 2000 e agricoltura HNV – si sostengono a vicenda. Se da una parte la Rete europea Natura 2000 protegge una percentuale significativa delle aree destinate alle coltivazioni HNV, dall’altra sostenere le coltivazioni HNV favorisce in maniera indiretta la conservazione degli ha-

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bitat rurali di Natura 2000, sia all’interno dei siti designati sia in aree agricole più estese. • Aree Agricole ad Alto Valore Naturale (AA-AVN) -- Sistemi o Habitat Agricoli ad Elevato Valore Naturalistico -- High Nature Value Farmland/Farming/ Feature (HNVF) La comunità scientifica con Andersen et al. (2003) ha dato una precisa definizione: “….. quelle aree dove l’agricoltura è la principale (normalmente anche la dominante) forma d’uso del suolo e dove l’agricoltura ospita (o è associata) a un’alta diversità di specie e di habitat, oppure ospita specie la cui preservazione costituisce particolare attenzione e impegno in Europa”. Si evince quindi il ruolo strategico del PSR e del rapporto stretto con il SAPV che deve valorizzare territori e prodotti nell’ambito di standard di qualità che il sistema deve assumere come fattore di discriminazione. Gli strumenti sopra citati, alla diversa scala di riferimento sono sinergici tra loro e possono essere integrati da azioni pianificate in un

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contesto territoriale organico e sinergico da normative, ad esempio, che valorizzano le attività turistiche, le imprese e la qualità urbana (es. piste ciclabili) quali le leggi regionali in gestione al “Servizio Commercio, Turismo e qualità Aree Turistiche”: L.R. 4 del 31/03/2009 - Disciplina dell’agriturismo e della multifunzionalità delle aziende agricole. Agriturismo e turismo rurale. L.R. 16 del 28/07/2004 - Disciplina delle strutture ricettive dirette all’ospitalità. Strutture alberghiere ed extra-alberghiere e all’aria aperta. L.R. 23 del 07/04/2000 - Disciplina degli itinerari turistici enogastronomici dell’EmiliaRomagna. Enogastronomia. L.R. 40 del 23/12/2002 - Incentivi per lo sviluppo e la qualificazione dell’offerta turistica regionale. Abrogazione della legge regionale 11 gennaio 1993, n. 3 (Disciplina dell’offerta turistica della Regione Emilia-Romagna. Programmazione e finanziamento degli interventi. Abrogazione della L.R. 6 luglio 1984, n. 38). Offerta turistica.


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2.2 I finanziamenti europei L’altra via di entrate che chiameremo straordinaria è costituita dalla partecipazione, a diverso titolo, a bandi europei. La capacità dell’organo di gestione di avvalersi di uno staff tecnico ed amministrativo capace di gestire queste prospettive a grande ricaduta sul territorio, è elemento fondamentale per produrre conservazione, visibilità, ricchezza territoriale ed identità delle popolazioni con il parco. L’aspetto critico è sempre quello legato al cofinanziamento dei progetti che per alcuni bandi è particolarmente oneroso (50%, es. Life+). A titolo di esempio, vengono elencate alcune fonti di finanziamento europee che possono essere di riferimento per un’area importante come quella della Valle del Marecchia.

LIFE+ (bando in uscita 15-02 /15-032012): http://europa.eu/legislation_summaries/agriculture/environment/l28021_it.htm; Il programma LIFE+ finanzia progetti che contribuiscono allo sviluppo e all’attuazione della politica e del diritto in materia ambientale. Questo programma facilita in particolare l’integrazione delle questioni ambientali nelle altre politiche e, in linea più generale, contribuisce allo sviluppo sostenibile. Il programma LIFE+ sostituisce una serie di strumenti finanziari dedicati all’ambiente, fra i quali il precedente programma LIFE. Il programma LIFE+ fa seguito al programma LIFE avviato nel 1992. Come il suo predecessore, LIFE+ cofinanzia progetti a favore dell’ambiente nell’Unione europea (UE) e in taluni paesi terzi (paesi candidati all’adesione all’UE, paesi dell’EFTA membri dell’Agenzia europea dell’ambiente, paesi dei Balcani occidentali interessati dal processo di stabilizzazione e

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associazione). I progetti finanziati possono essere proposti da operatori, organismi o istituti pubblici e privati. Il programma LIFE+ prevede tre componenti tematiche: LIFE+ “Natura e biodiversità”, LIFE+ “Politica e governance ambientali” e LIFE+ “Informazione e comunicazione”.

INTERREG IVC: http://www.interreg4c.net/application.html INTERREG IVC fornisce finanziamenti per cooperazione interregionale europea. E’ un programma attuato nell’ambito dell’obiettivo di cooperazione territoriale della Comunità europea e finanziata attraverso il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR). Il programma operativo è stato approvato nel settembre 2007 e il periodo per INTERREG IVC durerà dal 2007-2013. L’obiettivo generale del Programma INTERREG IVC è quello di migliorare l’efficacia delle politiche regionali e degli strumenti. Un progetto si basa sullo scambio di esperienze tra i partner che sono idealmente responsabile per lo sviluppo delle loro politiche locali e regionali. Le aree di supporto sono l’innovazione ed economia della conoscenza, ambiente e prevenzione dei rischi. Così, il programma mira a contribuire alla modernizzazione economica e alla competitività dell’Europa. INTERREG IVC è legato agli obiettivi di Lisbona e Göteborg. Strumenti tipici per lo scambio di esperienze sono attività di rete, quali workshop tematici, seminari, conferenze, sondaggi, e visite di studio. I partner del progetto cooperare per identificare e trasferire le buone pratiche. Risultati dei progetti possibili includono ad esempio per le collezioni di casi di studio, raccomandazioni politiche, linee guida stra-


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tegiche e piani d’azione.

FP7-ENVI: http://cordis.europa.eu/fp7/understand_ it.html Il settimo Programma quadro (7° PQ) riunisce tutte le iniziative dell’UE collegate alla ricerca che hanno un ruolo fondamentale per raggiungere gli obiettivi di crescita, competitività e occupazione, assieme a un nuovo Programma quadro per la competitività e l’innovazione (CIP), a programmi di istruzione e formazione, ai Fondi strutturali e ai Fondi di coesione per la convergenza regionale e la competitività. Inoltre è un pilastro fondamentale per lo Spazio europeo della ricerca (SER). I vasti obiettivi del 7° Programma Quadro sono stati raggruppati in quattro categorie: Cooperazione, Idee, Persone e Capacità. Per ogni tipo di obiettivo c’è un programma specifico che corrisponde alle aree principali della politica di ricerca dell’UE. Tutti i programmi specifici lavorano assieme per promuovere e incoraggiare la creazione di poli europei di eccellenza (scientifica).

Information and Communication Technologies (ICT): http://cordis.europa.eu/fp7/ict/home_en.html Questo programma è fondamentale per migliorare la competitività dell’industria europea e per soddisfare le esigenze della società e dell’economia. L’ICT ha un impatto catalitico in tre settori chiave: produttività e l’innovazione, facilitando la creatività e la gestione; modernizzazione dei servizi pubblici, come la sanità, l’istruzione ei trasporti; progressi nella scienza e nella tecnologia, sostenendo la cooperazione e l’accesso alle informazioni. L’obiettivo della ricerca ICT nell’ambito del

Settimo programma quadro dell’UE è quello di migliorare la competitività dell’industria europea - nonché per consentire all’Europa di dominare e plasmare gli sviluppi futuri di queste tecnologie in modo che le esigenze della società e dell’economia si incontrino. Tali attività, contribuiranno ad orientare ed incentivare l’innovazione e la creatività del prodotto, del servizio e del processo attraverso l’uso delle ICT, garantendo che i progressi realizzati vengano rapidamente trasformati in benefici per i cittadini europei, le imprese, l’industria e gli stati.

Intelligent Energy Europe (IEE): http://ec.europa.eu/energy/intelligent/ L’UE si è posta obiettivi ambiziosi per ottenere energia pulita e sicura per il domani. Un uso ottimale degli strumenti a disposizione è necessaria per raggiungere questi obiettivi. Esistono una vasta gamma di tecnologie e metodi per migliorare l’efficienza energetica, trasformare in fonti rinnovabili le energie produttive e ridurre le emissioni. Tuttavia, le condizioni di mercato impedisce di raggiungere il loro pieno potenziale. Questo è dove l’Intelligent Energy - Europe (IEE) entra in gioco. IEE sta dando una spinta alle soluzioni pulite e sostenibili. Supporta l’uso e la diffusione e il livello europeo lo scambio di conoscenze connesse e know-how. Finanziamenti mirati sono previsti per i progetti creativi che mettono in pratica questa idea. I progetti aiutano a promuovere tre obiettivi principali: l’efficienza energetica e incoraggiare l’uso razionale delle fonti energetiche; Incrementare l’utilizzo di fonti energetiche nuove e rinnovabili, incoraggiando la diversificazione energetica; Stimolare l’efficienza energetica e le energie rinnovabili nel settore dei trasporti.

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2.3 I servizi ecosistemici (SE) La terza possibile via di finanziamento è legata a meccanismi “innovativi” che in varie parti del mondo e d’Europa sono già attuati su specifici territori e che costituiscono il corpo centrale della nuova Politica Agricola Comunitaria che, attraverso la condizionalità, dovrebbe poi riflettersi nei Piani di Sviluppo Rurale (PSR) di nuova programmazione (2014-2020). La stessa Strategia nazionale della Biodiversità in relazione alle tre tematiche cardine (servizi ecosistemici, cambiamenti climatici e politiche economiche), individua obiettivi strategici, fra loro complementari, che vede nella salvaguardia e nel recupero dei servizi ecosistemici e nel loro rapporto essenziale con la vita umana, l’aspetto prioritario di attuazione della conservazione della biodiversità. Gli obiettivi strategici mirano a garantire la permanenza dei servizi ecosistemici nec-

essari alla vita, ad affrontare i cambiamenti ambientali ed economici in atto, ad ottimizzare i processi di sinergia fra le politiche di settore e la protezione ambientale. In particolare, cercheremo di descrivere questi concetti fondamentali ed indicheremo alcune opportunità da percorrere. Infatti, in molti casi è possibile fin da ora adattare le normative vigenti (es. PTCP: Fondo di compensazione) ai concetti ed ai meccanismi applicativi dei SE. Questo determina un’opportunità importante che, integrata con altre azioni provenienti da diversi settori di governo, se opportunamente pianificate, potrebbero comporre un quadro finanziario importante ed utile per contribuire, in maniera significativa, all’identità territoriale, sociale ed economica delle AP ed al raggiungimento della sostenibilità ambientale ed economica del SAPV.

2.3.1 Il concetto di SE Un territorio è formato da una serie di elementi dinamici (ecosistemi) che sono costituiti da componenti naturali (beni1) la cui interazione produce delle funzioni che possono essere anche servizi2. Se pensiamo al ciclo dell’acqua il concetto risulta alquanto semplice: la vegetazione di un bacino idrografico ha una serie di funzioni nel suo rapporto con l’acqua: la assorbe per nutrirsi anche in grandi quantità in relazione alla specie, la vegetazione compatta ne favorisce l’assorbimento nelle falde e ne determina il lento rilascio nel reticolo idrografico

superficiale. In poche righe abbiamo espresso almeno due funzioni della vegetazione: funzione “spugna” e di consolidamento del suolo, ma possiamo aggiungerne anche altre tra cui la produzione di O2 e la fissazione di CO2, cioè la stabilizzazione della qualità dell’aria. Che cos’è quindi un SE? L’ecosistema, e in questo caso soprattutto la vegetazione, produce servizi, cioè spontaneamente, sviluppa processi e funzioni che forniscono benefici insostituibili (qualità di aria e acqua), diretti o indiretti, per gli abitanti di un territorio e

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I beni sono gli elementi disponibili in natura come l’acqua, l’aria, la vegetazione, la fauna ecc. e gli oggetti prodotti dall’uomo come un libro, un ves2 tito, un’automobile, ecc. I servizi sono prestazioni immateriali, cioè che non si possono toccare, come il trasporto dell’acqua, la fissazione di CO2, la conservazione del suolo ecc. oppure la visita di un medico, lo spettacolo di un attore, il trasporto da un posto all’altro, ecc

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per il loro benessere. Il paesaggio che caratterizza queste funzioni può essere costituito anche da attività antropiche che, se compatibili, ne concorrono a mantenere la funzionalità e la qualità ecologica, ma non solo; è importante ricordare che alcuni servizi sono di interesse globale (es. mantenimento della composizione chimica dell’atmosfera, qualità e quantità dell’acqua), altri dipendono dalla vicinanza di aree abitate (es. funzione di protezione da eventi distruttivi), altre ancora si esplicano solo localmente (es. funzione ricreativa). Quali sono gli scenari che si possono configurare? Un territorio con una opportuna copertura vegetazionale, con attività antropica (agro-silvo-pastorale; turistica ecc.) che contribuisca a mantenerne la funzionalità, determina una costante presenza di acqua anche in periodi relativamente siccitosi. Le falde freatiche, per il ruolo spugna della vegetazione hanno un costante apporto di acqua relativo rispetto alla stagionalità. In più, una opportuna copertura, limita l’instabilità dei terreni e ne favorisce quindi la fruizione e l’accessibilità del territorio (turismo, residenza). La corretta funzionalità ecologica degli ecosistemi determina qualità del benessere della popolazione rispetto ad esempio, a chi acqua non ne ha e deve spendere soldi per recuperare i dissesti del suo territorio. Inoltre, possedere anche attività, come l’agricoltura, un certo tipo di zootecnia ecc. aiutano a mantenere diversificati e funzionali gli ecosistemi, in modo che il sistema territoriale non perda le funzioni di cui abbiamo appena accennato. Rispetto al ciclo dell’acqua questo è uno scenario positivo: un territorio con una vegetazione diversificata che conserva la risorsa acqua, permette la ricarica delle falde e la

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stabilità del suolo con una serie di attività antropiche che oltre a produrre beni (legname, latte, formaggi, carne ecc.) hanno la funzione di controllare che gli ecosistemi funzionino. A ciò si aggiunge sicuramente l’attrattività di un ambiente sano e “funzionante” per la componente turistica, quest’ultima sicuramente valorizzata da condizioni di questo tipo. Esiste ed è frequente, anche l’altro scenario, in cui l’uso indiscriminato delle risorse (taglio dei boschi, pascolo, urbanizzazione e consumo di suolo ecc.) determina in breve, abbandono e dissesto, con perdita delle funzioni e quindi delle risorse. Questa situazione determina la necessità di un continuo investimento per ripristinare versanti, strade, fiumi ecc., ed una vulnerabilità maggiore delle falde. Infatti, l’acqua che potrebbe penetrarvi, per mancanza di vegetazione e/o di una agricoltura equilibrata con il territorio, innesca processi di dissesto e scivola subito nei corpi d’acqua principali ingrossandoli in poco tempo con conseguenze spesso preoccupanti. La falda non riceve quello che necessita e l’uso indiscriminato dell’acqua di falda attraverso prelievi non controllati (pozzi) poi favorisce la crisi idrica. Questi esempi dimostrano che esistono realtà antropiche e territoriali che producono risorsa e realtà antropiche che la consumano. A principi vecchi, anche se ormai comunemente accettati, come quello del “polluter pays” (chi inquina paga) principio non certo sostenibile ma perseguito, si sta cercando di aggiungerne di nuovi come i cosiddetti Pagamenti per i Servizi Ecosistemici (PES). Così potremmo sviluppare un vecchio concetto territoriale del chi consuma paga… ma paga chi? Chi tutela e conserva la risorsa!


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Il concetto di risorsa (bene o funzione/servizio che sia), perciò non riguarda l’oggetto in sé, ma il “valore” che ad esso si assegna in riferimento alla funzione che può svolgere. Se assumiamo valido questo concetto nei processi di tipo economico ed amministrativo, ecco che così, il territorio assume un ruolo ed un valore nuovo in relazione ai beni, alle funzioni ecologiche ed alle attività compatibili che insistono su quel territorio. Il bosco assume un valore per quello che fa oltre che per quello che è, ed è un valore economico quantizzabile in euro! (vedi appendice). L’aspetto fondamentale di interesse ulteriore è determinato dal fatto che quelle funzioni sono indispensabili al benessere umano perché aria ed acqua sono elementi fondamentali per la sopravvivenza non solo dell’uomo ma

anche delle sue attività. Ci siamo mai chiesti perché Rimini può sopportare una pressione di circa 14 milioni di presenze anno? Perché ha risorse idriche per poterlo fare: il conoide del Marecchia ha una capacità tre volte quella di Ridracoli. L’acqua disseta la città, la città balneare, le industrie, ecc. grazie alle sorgenti ed ai pozzi che sono nei territori di pianura, collinari e montani. I medesimi territori che, con la loro naturalità, proteggono la risorsa laddove si genera, spesso evitando che vi siano alterazioni del sistema ecologico. L’organo di gestione del SAPV dovrà farsi garante di questa opportunità proponendo ad esempio, la necessaria ed importante riorganizzazione della tariffa dell’acqua che deve tornare a beneficiare quei territori, custodi della risorsa.

2.3.2 Pagamento dei servizi ecosistemici (PES) e perequazione territoriale

In questo modo abbiamo introdotto i PES il cui meccanismo si basa sulla creazione di convenienze economiche per gli operatori che potenzialmente possono offrire, mantenere o valorizzare specifici SE, tali da spingerli verso l’adesione volontaria ai meccanismi di incentivazioni proposti da una certa istituzione competente, riallineando in tal modo l’interesse pubblico con quello privato. A New York ad esempio, esiste un accordo sottoscritto tra l’azienda municipalizzata per la fornitura dei servizi idrici e i proprietari forestali del bacino di captazione. In base

all’accordo liberamente sottoscritto i proprietari si sono impegnati a gestire i propri boschi secondo un programma che prevede pratiche di gestione forestale aventi effetti positivi sulla costanza qualitativa e quantitativa del deflusso idrico. La compensazione per i servizi ecosistemici svolti viene corrisposta attraverso un’addizionale sulla tariffa idrica, pagata dagli utenti finali. L’implementazione del programma ha permesso un parziale risparmio di spesa sui 6-9 miliardi di dollari necessari per realizzare impianti di depurazione, un costo che avrebbe comunque gravato sui cittadini, mentre i

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proprietari forestali hanno potuto contare su un flusso annuo e costante di reddito (Landell-Mills e Porras, 2002). Il SAPV potrebbe proporre a tutti i Comuni (semmai consorziati) in sede di Conferenza dei Sindaci, la costituzione di un fondo di compensazione determinato da una valutazione ecologico-economica dei servizi ecosistemici, resi dal capitale naturale e, per quanto riguarda l’acqua, il SAPV e il Piano strategico nelle sue proposte, dovranno farsi carico fin da subito, di questi importanti obiettivi da inserire come pilastri nella nuova redigenda proposta di legge di riorganizzazione dell’ATO regionale. Per questi motivi i comuni che per le loro caratteristiche territoriali posseggono risorse naturali da cui derivano i servizi degli ecosistemi (es. funzioni di un bosco: fissazione

di CO2, protezione dall’erosione, regolazione delle acque, mantenimento della qualità delle acque, formazione dei suoli, la fruizione turistica ecc.), aumenteranno il peso economico del loro capitale naturale (valutabile economicamente) in contrapposizione a chi i servizi li utilizza anche senza possedere il capitale naturale. La perequazione territoriale consisterà nel riconoscimento economico delle funzioni ecologiche prodotte dai territori collinari montani, rispetto a chi, invece, queste funzioni le utilizza (es. territori costieri). Tutte le azioni atte a favorire le funzioni ecologiche dovrebbero avere così un "favor legis" e le opere funzionali a produrne potrebbero venir definite opere indifferibili ed urgenti al pari delle energie rinnovabili.

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3.

CONSIDERAZIONI FINALI

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Il sistema di ambiti territoriali protetti nel Bacino idrografico della Valle del Marecchia sottolinea la grande importanza culturale (storico, naturalistico, sociale) di questo territorio. La situazione territoriale attuale denota una parcellizzazione di azioni difficilmente coordinate, e sinergiche per caso, frammentate da Enti e settori di governo del territorio creando difficoltà anche ad organismi ed enti che dovrebbero coordinare alcuni settori. Questo comporta una elevata vulnerabilità del territorio e la necessità di una organizzazione gestionale unica su obiettivi di tutela delle funzioni ecologiche in chiave economica attraverso i criteri appena esposti. La pianificazione finanziaria ecologico-economica è uno strumento che aiuta il territorio a determinare le necessità finanziarie mettendo in relazione le risorse finanziare con le necessità territoriali di tutela dei beni e delle funzioni, valorizzando tutte le attività antropiche compatibili. Tale pianificazione, non solo identifica l’ammontare delle risorse finanziarie necessarie per i differenti tipi di attività ma individua le più appropriate fonti di finanziamento per i bisogni pianificati sociali ed ambientali sul breve, medio, e lungo periodo. In questo contesto, è opportuno proporre alcuni indirizzi: -- Riorganizzare in un’unica struttura amministrativo-territoriale (Parco Regionale) il SAPV inserendolo, anche all’interno di un’unica importante ZPS in risposta alle necessità della Regione (su richiesta del Ministero dell’Ambiente) di riperimetrare le aree della Rete Natura 2000; -- è strategico dotare il complesso territoriale di un’unica struttura tecnico-amministrativa coordinata con i diversi settori di governo per la programmazione finanziaria e l’attuazione degli investimenti sul territorio;

-- è indispensabile un processo partecipativo e di condivisione degli obiettivi del Parco, ed il contratto di Fiume potrebbe essere lo strumento più efficace per determinare il percorso identificativo e di organizzazione dei bisogni in relazione alle realtà ambientali; -- individuare, valutare e monitorare le funzioni ecologiche per sviluppare forme di perequazione territoriale attraverso il riconoscimento dei servizi ecosistemici quali beni di importanza collettiva. -- determinare un più organico sviluppo delle aree rurali con le esigenze funzionali del territorio: contributo alle aree Agricole ad Alto Valore Naturale (AA-AVN) (economia rurale, valorizzazione del potenziale culturale e sociale identitario); -- sviluppare un vero marchio di qualità ambientale che ha come struttura di base la funzionalità ecologica (e quindi un beneficio pubblico riconosciuto) su cui si sviluppano attività che possono avere una tripla qualità: di territorio, di azienda e di prodotto al fine di garantire sempre meglio la sicurezza alimentare; -- sviluppare programmi di micro-produzione di energia rinnovabile diffusa, previo piano energetico d’area. In conclusione, attualmente siamo in possesso di un apparato normativo utile ad ottenere risultati sufficienti nell’ottica dell’utilizzo e gestione durevole delle risorse naturali e della valorizzazione sostenibile delle attività antropiche. Il riconoscimento del valore economico delle funzioni ecologiche applicato attraverso strumenti perequativi (PES) ed i nuovi strumenti comunitari agro-ambientali possono effettivamente fornire strumenti importanti per riqualificare economicamente ed ecologicamente un territorio e farlo dialogare alla pari con ambiti economicamente maturi.

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Appendice Cartografia di riferimento

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I limiti cartografici dell’area di riferimento sono indicativi e soggetti ad ulteriori eventuali modifiche

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Appendice I servizi ecosistemici e il capitale naturale

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Come abbiamo avuto modo di accennare, un sistema è un insieme di elementi che possono svolgere determinate funzioni ovvero possedere una plurifunzionalità che ogni elemento sviluppa autonomamente ma la cui integrazione fornisce al sistema delle proprietà che derivano non dalla somma delle singole proprietà ma dalla loro integrazione funzionale. Le attività dell’uomo dovrebbero concorrere a mantenere la plurifunzionalità dei sistemi ambientali. Invece, tanto più il sistema è complesso e plurifunzionale, più si tende a semplificarlo, banalizzarlo, renderlo “docile” per meglio “controllarlo”senza sapere che se ne aumenta la perdita di funzioni (distrofia) e la vulnerabilità. E’ quello che succede quotidianamente ad esempio nei sistemi fluviali, siano essi piccoli canali o grandi fiumi: l’uomo induce profonde alterazioni nella morfologia degli alvei che portano alla banalizzazione dell’ecosistema e alla perdita di funzioni cui consegue una maggior vulnerabilità dei territori con il risultato di alterare le naturali funzioni ad esempio di depurazione delle acque, assorbimento di inquinanti, protezione dall’erosione e rendere quindi più costose le azioni di recupero. Allo stesso modo l’uso esclusivo di un bene o di una risorsa (es. bosco) per una specifica funzione (es. produzione di legname) porta alla distrofia di quell’ecosistema che perde la maggior parte delle diverse funzioni che si esplicano altrimenti in modo integrato (protezione dall’erosione, sequestro di anidride carbonica, regolazione del ciclo delle acque, ecc). Il paesaggio che ne consegue sarà ecologicamente banale e più vulnerabile con delle ripercussioni anche sulla salute umana. Diversità ecosistemica significa diversità funzionale e quindi qualità ambientale, con be-

neficio di tutti gli organismi che traggono vantaggio da tali funzioni. Di conseguenza, maggiore è la diversità del sistema maggiore sarà la sua adattabilità alle variazioni e minore sarà la sua vulnerabilità. Quando una funzione ecosistemica diventa elemento da cui trarre benessere, viene chiamata servizio. In questo contesto si inserisce il concetto di Servizio Ecosistemico che, a partire dalla fine degli anni ’90 con il famoso studio di Costanza et al.(1997) in cui viene offerta una prima stima economica del valore dei servizi ecosistemici a scala globale, ha ottenuto un crescente consenso sia riguardo all’importanza della loro valutazione sia all’integrazione nelle decisioni di gestione delle risorse naturali e nella pianificazione del territorio. A riguardo sono stati promossi numerosi progetti nazionali e internazionali: TEEB, EEA/MA 2015, DIVERSITAS, QUEST, RUBICODE, SENSOR (per un inventario si veda il sito www.naturevaluation.org). Per servizi ecosistemici si intendono sia i beni (come cibo, acqua,materie prime, materiali da costruzione, risorse genetiche) sia le funzioni ed i processi degli ecosistemi, molti dei quali sono le proprietà emergenti, cioè l’integrazione funzionale tra gli elementi di un ecosistema che concorrono a produrre un processo o a svolgere una funzione: assorbimento degli inquinanti, protezione dall’erosione e dalle inondazioni, regolazione dello scorrimento superficiale della acque e della siccità, mantenimento della qualità delle acque,controllo delle malattie, formazione dei suoli ecc. (MEA, 2005). Questi processi e funzioni forniscono benefici insostituibili, diretti o indiretti, agli abitanti di un territorio che attraverso le loro attività, se compatibili, concorrono a mantenere la funzionalità e la qualità ecologica del pro-

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prio. A volte i SE sono il risultato di processi ecologici, sociali, culturali e delle loro interazioni e, soprattutto nei paesaggi culturali, alcuni SE sono il risultato di una co-evoluzione storica di usi, regole d’uso, norme sociali e processi naturali. Sebbene la definizione dei servizi ecosistemici sia ancora oggetto di dibattito, disquisendo tra processi ecologici, funzioni, servizi e benefici, in ogni caso ci si riferisce ad un concetto legato all’utilità della funzione ecologica per l’uomo, dipendente dal processo ecologico che è attivo a prescindere dalla presenza di eventuali fruitori. In particolare si distinguono quattro categorie generali di SE (Tab. 1) relative alla disponibilità e fornitura di risorse (provisioning), alla regolazione o mitigazione di processi ed eventi (regulating), alla disponibilità di ambienti e condizioni di vita (supporting) e alla funzione cognitiva e culturale (cultural). La disponibilità di SE è riconosciuta essere un’imprescindibile base del benessere umano e fattore di riduzione della povertà (MEA,

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2005). Nel Millennium Ecosystem Assessment (MEA) in particolare, si rileva che la maggior parte dei SE sono minacciati e con trend negativi per i prossimi 50 anni. Nello studio COPI (Costo of Policy Inaction - The case of not meeting the 2010 biodiversity target) si evidenziano e valutano le conseguenze economiche della perdita di biodiversità a scala planetaria. Sugli ecosistemi e sulla loro funzionalità agiscono una serie di pressioni (Fig. 2), derivanti da fattori correlati alle politiche, allo sviluppo tecnologico e dipendenti anche dalle aspettative e scelte nei consumi. Allo stesso tempo vi è una crescente domanda di SE a causa dell’aumento di popolazione mondiale ma soprattutto per la volontà di mantenere un alto stile di vita da parte di una porzione di popolazione dei paesi ricchi ed economicamente più avanzati. Il campo di azione e di controllo di queste pressioni è in gran parte regionale e locale, da ciò discende la responsabilità tacitamente affidata alla pianificazione territoriale.


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Classificazione dei servizi ecosistemici (da MEA, 2005 mod. e De Groot, 2009) Servizi Ecosistemici Fornitura

Processo ecosistemico e/o componente fornitore del SE

1. Cibo

Presenza di piante, animali commestibili

2. Acqua 3. Fibre, combustili, altre materie prime 4. Materiali genetici: geni delle resistenza ai patogeni 5. Specie Ornamentali

Riserve d'acqua potabile Specie materiali minerali con uso potenziale come materia prima Specie con materiale genetico potenzialmente utile Specie o materiali minerali con uso ornamentale

Regolazione 6. Regolazione qualità dell'aria 7. Regolazione del clima 8. Mitigazione dei rischi naturali 9. Regolazione delle acque 10. Assimilazione dei rifiuti 11. Protezione dall'erosione 12. Formazione e rigenerazione del suolo 13. Impollinazione 14. Controllo biologico

Capacità degli ecosistemi di assorbire composti chimici dell'atmosfera Influenza degli ecosistemi sul clima locale e globale Proteazione contro i danni da eventi distruttivi (es. inondazioni) Ruolo delle foreste nell'infiltrazione delle piogge e graduale rilascio delle acque Processi di rimozione e dissoluzione di composti organici e composti chimici Formazione e rigenerazione deul suolo (pedogenesi) Abbondanza ed efficacia degli impollinatori Controllo delle popolazioni disinfestanti attraverso relazioni triofiche (predatori o competitori "utili")

Supporto 15. Habitat

Funzionalità di aree di riproduzione, alimentazione e rifugio per specie stanziali e in migrazione 16. Conservazione della biodiversità ge- Mantenimento di processi evolutivi e della fitness biologica (su base fenetica notipica e/o genetica)

Culturali 17. Estetico: valore scenico Qualità estetica del paesaggio (es. diversità strutturale, tranquillità ecc.) 18. Ricreativo: opportunità per turismo e Attrattività del paesaggio "naturale" e delle attività all'aperto attività ricreative 19. Eredità culturale e identità Importanza degli elementi storici e d'identificazione per la comunità locale 20. Educazione Caratteristiche del paesaggio, specie e vegetazioni con importanza culturale, con valore/interesse scientifico e educativo R. Santolini, 2010, Servizi Ecosistemici e sostenibilità, Ecoscienza n. 3 p. 22)

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a breve termine a lungo termine

Globale Regionale Regionale

Fattori indiretti di cambiamenti • demografici • economici (es. struttura della globalizzazione, del commercio, del mercato, delle politiche) • socio-politici (es. struttura di governo, istituzionale, legale) • scienza e tecnologia • culturali e religiosi (es. convinzioni religiose, scelte di consumo

Benessere umano e riduzione della povertà

• risorse base per una vita dignitosa • salute • buone relazioni sociali • sicurezza • libertà di scelta e di azione

Fattori diretti di cambiamento • cambiamenti nell'uso locale o nella coperta del suolo • introduzione o rimozione di speci • adattamento e uso della tecnologia • input esterni (es. uso di fertilizzanti e pesticidi, irrigazione) • coltivazioni e consumo delle risorse • cambiamenti climatici • fattori naturali, fisici e biologici (es: evoluzione, vulcani)

Servizi ecosistemici • fornitura (es. cibo, acqua, fibre, combustibili) • regolazione (es. regolazione del clima, delle acque, delle malattie) • culturali (es. spirituali, estetici, ricreativi e formativi) • di supporto (es. produzione primaria, formazione del suolo) VITA SULLA TERRA - BIODIVERSITA'

Strategie e azioni

Schema contettuale delle relazione tra servizi ecosistemici, benessere e pressioni. Le interazioni possono avvenire a scale diverse e tra le diverse scale, sia nello spazio (livello locale, regionale, globale), sia nel tempo. Strategie e azioni possono essere applicate in diversi punti dello schema per favorire il benessere umano e conservare gli ecosistemi (Fonte: R.Santolini, 2010. Servizi Ecosistemici e sostenibilità. Ecoscienza n. 3 p. 22)

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