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Anno X – N. 4 – Ottobre - Dicembre 2016

Oltre… Periodico di informazione e dialogo parrocchiale e del quartiere

Come vivere cristianamente il Natale?


Parrocchia “SS. Trinità a Villa Chigi” Via Filippo marchetti, 36 00199 roma Tel. 06.86.00733 Fax 06.86.213956

E-mail: boldrin.lucio@gmail.com Sito: www.sstrinita-villachigi.com Orari Ss. Messe dal mese di Ottobre

Feriale: h. 8.00 – 9.00 e 18.00

L’Editoriale

Gesù porta nel nostro quotidiano la Presenza di Dio che ci ama e vuole salvarci: a Natale dobbiamo ritornare a Dio, convertirci a Dio, interrogarci su come rispondiamo all’amore del Figlio di Dio che è nato per noi.

Festivo: h. 9.00 – 10.30 – 12.00 e 18.00

IN QUESTO NUMERO:

editoriale coppie senza bambini disturbi da lavoro precario Andare via di casa per crescere una voce dal ii municipio Bibbia e poesia: intervista con mons. Guerino di Tora il campionato motoGP già si prepara al 2017 inserto SuPerSANToS inquinamento da fumi tossici Le cresime e… i numeri

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referendum: chi ha vinto chi no 22 Vi presentiamo un giovane cantante d’ispirazione cattolica 24 Aumentano gli incidenti 26

Numero 4 oTToBre-dicemBre 2016 reg. Tribunale di roma n. 120 / 2008 del 18. 3. 2008

direttore responsabile: p. Lucio Boldrin

collaboratori: Federica Busato, Bruna Brancato, Angelo Fusco, mario Gravina, roberta martorelli, Giampaolo Petrucci impaginazione: Luca Theodoli

Stampa: PrimeGrAF Srl, roma

in ogni numero verranno presentate le varie attività che si svolgono in parrocchia La redazione è aperta ad accogliere suggerimenti e argomenti di dibattito all’e-mail: boldrin.lucio@gmail.com

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Come vivere cristianamente il Natale? di p. Lucio Boldrin

l Natale è festa religiosa da vivere innanzitutto ricuperando le radici della nostra fede con la preghiera e i Sacramenti. ricordandosi anche dei poveri. Tutto il resto: importante, ma secondario. Nel 1978, un anziano missionario del Pime che aveva lavorato in cina da prima dell’ultima guerra mondiale e nel 1952 venne espulso dal regime comunista di mao, ricevette da Kaifeng (provincia di Henan) questa lettera di un suo antico catechista: “Caro Padre, ti ho scritto due volte quest’anno per dirti che la mia famiglia è di nuovo riunita dopo una lunga separazione (cioè, dopo il carcere nel tempo della persecuzione, n.d.r.). Fra poco potremo celebrare il primo Natale, dopo più di vent’anni che la nostra chiesa era chiusa e usata come magazzino. L’hanno riaperta e ci sono due sacerdoti nella nostra città. Finalmente potremo avere una Messa il giorno di Natale, quando Gesù verrà a visitarci. Il Signore ha concesso a me e alla mia famiglia la gioia di ritornare a godere della libertà e di celebrare assieme ai nostri fratelli che credono in Lui

questa grande festa della nostra fede”. e questo scritto ritrovato nel mio breviario, mi porta con la mente e con il cuore a quelle popolazioni in Siria liberate dall’iSiS e che probabilmente i cristiani potranno rivivere il Natale dopo anni di soprusi. come vivere cristianamente il Natale? Anzitutto ricordando che il Natale è “la grande festa della nostra fede”, la festa dei semplici e degli umili di cuore, che sanno inginocchiarsi davanti al Presepio e pregare il Figlio di dio che s’è fatto uomo per salvarci. molti fanno festa ma non sanno nemmeno perché. il 25 dicembre dell’anno scorso sono andato a comperare un giornale. il giornalaio mi ha detto: “Buon Natale!”. “Grazie – gli ho risposto – ma che auguri mi fa?”. mi ha guardato interdetto: “Mah, non so, che lei sia felice, che abbia lunga vita, che le vada tutto bene…”. Gli dico: “Anch’io le auguro Buon Natale, cioè che Dio sia con lei, l’unica cosa che conta davvero nella nostra vita”. mi ha ringraziato ma non sembrava troppo convinto. crede anche lui alla nascita del Figlio di dio, forse non è abituato


a pensarci. il Natale rischia di diventare, anche per noi che ci crediamo, una festa pagana: un tempo di vacanza, un gran pranzo, star bene, incontrare la famiglia e gli amici, divertirsi, avere tanti soldi da spendere per fare e ricevere regali. in un dicembre di anni fa in Germania una chiesa protestante espose un manifesto che rappresentava un Presepio con un fumetto che usciva dalla bocca del piccolo Gesù: “Per favore, nessuna orgia di cibi, di alcolici e di regali nella ricorrenza della mia nascita. Ricordatevi dei poveri. Firmato: il Bambino Gesù”. ricordatevi dei poveri! È ancora di moda l’educazione alla solidarietà verso i poveri? oppure nelle famiglie si propongono solo mete come la carriera, i soldi, i divertimenti? Quand’ero piccolo, non si attendeva Babbo Natale, a Verona i doni ai bambini li porta Santa Lucia e il Natale era soprattutto la gioia del preparare il presepe, la messa e in un pranzo più abbondante del solito, il pandoro e il mandorlato di cologna: ancora ora ne sento il profumo e tutto vissuto con gioia, semplicità e senza frenesia in famiglia. e non ci si dimenticava mai di chi stava peggio. Non eravamo ricchi, ma qualcosa potevamo darlo agli altri e questo capitava anche in altre occasioni nel corso dell’anno e quando ve ne era l’opportunità si invitava un povero a mangiare in casa… e un posto per l’ospite che poteva arrivare c’era sempre. Nel tempo natalizio si celebra nelle Filippine un’antica usanza spagnola, la “misa de gallo”, quando il gallo canta. ci si ritrova alle quattro del mattino nella grande chiesa parrocchiale con migliaia di fedeli, oppure in una povera casa di legno su palafitte, tra il piagnucolare dei piccoli e il grugnire dei maiali sotto i piedi: a dicembre i missionari visitano i gruppi di fedeli a questo modo, andando sul posto la sera prima. Tutti portano qualcosa, un dono in natura, un regalo, un po’ di soldi e

chi ha molto deve dare di più. La messa natalizia ricorda che siamo tutti fratelli: al termine si distribuiscono i doni ai più poveri. il Natale senza bontà, senza generosità, senza l’entusiasmo del bene, non è più un Natale né cristiano né umano. Però la nascita di Gesù è qualcosa di più e di diverso.“Col Natale entra in scena – ha scritto don Giussani – una cosa assolutamente occulta a tutti, vale a dire il reale, la realtà. La grande Presenza”. L’Avvenimento del Natale ha cambiato il corso della storia e la nostra vita personale: non è una favola o un mito, ma un fatto storico che la fede rende di nuovo presente nel mondo d’oggi, dove però, nella mentalità e nei comportamenti comuni, esiste solo quello che si vede e si tocca. ecco perché il cristiano, per vivere bene il Natale, deve andare contro-corrente. Allora, in concreto, come vivere da cristiani il Santo Natale? Gesù porta nel nostro quotidiano la Presenza di dio che ci ama e vuole sal-

varci: a Natale dobbiamo ritornare a dio, convertirci a dio, interrogarci su come rispondiamo all’amore del Figlio di dio che è nato per noi. Siamo cristiani perché vogliamo vivere “la vita nuova in cristo”. La nascita di Gesù rinnova, se vogliamo, la nostra esistenza, ci invita a coltivare questo ideale: voglio vivere una vita nuova nell’amore a cristo e ai fratelli. una delle aspirazioni comuni oggi è quella di non invecchiare: creme, medicine, diete, fisioterapie, interventi chirurgici e via dicendo. Vorrei gridarlo a tutti: la vera ricetta per rimanere giovani è vivere nella Grazia di dio e amare Gesù cristo e il nostro prossimo! Fisicamente il nostro corpo decade e non è male tentare di rallentare questo processo fisiologico. ma dobbiamo rimanere sempre giovani nello spirito e anche saper ritornare bambini: coscienti come il bambino che tutto ci viene da dio, pronti a ricevere i doni di Gesù.

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Le difficoltà a creare una famiglia e a educare e seguire in figli nella precarietà del lavoro

Coppie senza bimbi...

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entre a milano e nel dato generale italiano cresce il numero dei matrimoni, più civili che religiosi, roma è in calo. La capitale senza figli e meno matrimoni. ecco il risultato – sotto gli occhi di tutti – di quel diffuso senso di precarietà e d’incertezza che frena i progetti e voglia di metter su famiglia. e a voler usare solo poche parole, frena il futuro di un’intera comunità. A roma, secondo l’ultima rilevazione dell’istat, pubblicata il mese scorso, le nozze continuano a diminuire: nel 2015 le coppie che hanno fatto il grande passo sono state 12.361 (6.811 con rito civile e 5.550 con quello religioso) circa 130 in meno del 2014… mentre a livello nazionale vi è stato un aumento di circa il 2%: 4.600 unioni in più su circa 200.000 matrimoni celebrati. Perché roma, rispetto ad altre grosse città come milano, Napoli, Torino, ad esempio, decresce? cosa succede quindi a roma e alle coppie romane? La domanda, forse, più che all’istat dovrebbe essere rivolta a chi ha amministrato e amministra la città: perché una metropoli così invivibile forse fa passare la voglia di tutto, anche di sfidare il traffico del centro per presentarsi in campdoglio. in questo articolo presentiamo due testimonianza per cercare di capire e di riflettere. (padre Lucio)

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Bruna e Valerio: “Vite precarie e troppe rinunce, per questo non avremo figli”

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di Maria Novella De Luca

ll’inizio ci credevamo davvero: avremo un bambino. Sarà bello crescerlo, amarlo, la sola idea ci metteva allegria. Passavamo ore a

immaginare la famiglia che avremmo costruito. Poi, invece, abbiamo fatto i conti, e abbiamo capito che con i nostri lavori precari, le famiglie lontane e gli affitti di roma, quel figlio purtroppo non ce


lo saremmo potuti permettere... “. Non oggi. Forse mai. Bisogna parlare con Bruna e Valerio per capire. Per dare volti e significati ai numeri che raccontano l’italia delle culle vuote. Ascoltare le loro storie di trentenni plurilaureati, colti e brillanti, eppure con le vite prigioniere dell’incertezza. ma decisi, anche, a non rinunciare a tutto pur di avere un figlio. Bruna ha 36 anni, è laureata in Scienze della comunicazione, ed è project manager in una piccola società. Valerio de camillis, il suo compagno, è di due anni più giovane, è programmatore all’istat e membro del “mensa”, il club degli intelligenti. “L’unica cosa certa è il nostro rapporto -

dice Valerio - il resto è precario come l’italia”. Siete giovani e innamorati. Avete due lavori. Perché un figlio sarebbe un costo insostenibile? Bruna: “io faccio un mestiere che mi appassiona, ma sono fuori dalle otto del mattino alle otto di sera. Guadagno 1.200 euro al mese e il mio compagno poco di più. duemilacinquecento euro in due. Paghiamo un affitto di 850 euro al mese. Se avessimo un bambino avremmo bisogno di metterlo al nido, ma per un nido pubblico noi siamo paradossalmente troppo ricchi. e dovremmo pagare, oltre alla retta, anche una baby sitter che lo va a prendere. e poi c’è il dato più amaro: se vado in maternità ritrovo il mio posto di lavoro?”. Perché? La maternità è un diritto. Bruna: “Forse per altre generazioni e per chi oggi ha un impiego sicuro. Ho visto molte mie amiche, in diversi ambienti, costrette ad andare via dopo essere diventate mamme”. E le nonne, i nonni? Valerio: “Siamo entrambi meridionali, Bruna è siciliana, io vengo da campobasso. Qui a roma, dove siamo emigrati per studiare, non abbiamo nessun parente, e quindi nessuna rete di sicurezza per crescere un figlio. il mio contratto all’istat è precario, scade nel 2017. come posso progettare un bambino se rischio di restare disoccupato?”. Tutto saggio e razionale. È vero però che forse, ad oggi, con i vostri due lavori, un bimbo potrebbe rientrarci... Bruna: “Sì, ma a costo di rinun-

ciare a tutto. Stretti in un bilocale con la piccola o il piccolo in salotto. dovendo tagliare anche quelle poche cose che ci permettiamo”. Ad esempio? Valerio: “i viaggi low cost, le nostre camminate, il poter partire con la macchina senza meta, da un momento all’altro. Però lo ammetto: se avessimo avuto le famiglie vicine, e un contratto stabile almeno per uno dei due, forse avremo tentato”. Non avete paura dei rimpianti? Bruna: “Sì, sono sincera, abbiamo tanti amici con figli e vediamo la loro gioia. e forse arriverà il tempo in cui, da anziani, sentiremo un vuoto. Anche perché sia Valerio che io con i bambini stiamo benissimo. e ripeto, all’inizio della nostra storia, li volevamo davvero...”. Non ci sarà anche molta paura dietro questa rinuncia? Bruna: “Quello che fa paura è la precarietà delle nostre vite. cosa potremmo offrire a un bambino? Ho sempre pensato che a mio figlio avrei voluto dare il meglio”. Con un welfare diverso? Valerio: “chissà. Questo è uno deimotivi per cui spesso abbiamo pensato di emigrare all’estero. e forse lo faremo”. Non vi spaventa la prospettiva di un’Italia senza più bambini? Non vi sentite anche un po’ responsabili della crescita zero? Valerio: No, proprio no. c’è un saldo migratorio che assicurerà la sopravvivenza del Paese. Semplicemente sarà un Paese diverso. del resto, la nostra generazione è stata depredata: come ci si può chiedere segue> di credere nel futuro?”.

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Secondo una ricerca dell'Università degli Studi di Milano-Bicocca, i figli di madri con contratto precario hanno più probabilità di sviluppare un ritardo nelle capacità di linguaggio

La mamma flessibile: così il lavoro precario si vede nel bambino

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di Matteo Pucciarelli

ai un contratto precario, quindi con meno diritti legati alla maternità? Allora aumentano le probabilità che tuo figlio — rispetto al bambino di una mamma con un contratto di lavoro “regolare” — sviluppi in ritardo le capacità di linguaggio. È questo il risultato di una ricerca effettuata per

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l’università Bicocca dal giuslavorista Riccardo Bonato, prendendo in esame 334 nuclei familiari milanesi. Tradotto ancor più brutalmente: i contratti flessibili non solo sono economicamente svantaggiosi per il lavoratore, ma le minori tutele poi influiscono direttamente sulla vita (e sul benessere) in famiglia.

Lo studio, pubblicato dall’editore Franco Angeli, si intitola La famiglia flessibile. Sottotitolo: “Gli effetti transgenerazionali della flessibilità lavorativa: il caso di milano”. «Il punto è che le storie di vita dei lavoratori flessibili raccontano qualcosa che passa spesso in secondo piano nel dibattito


pubblico — spiega Bonato — . Professionalità altamente qualificate retribuite meno dei limiti di sopravvivenza; coppie senza accesso al credito per l’acquisto della casa; lavoratrici costrette a posticipare la maternità; uomini e donne senza un’identità lavorativa che possa dare loro dignità di fronte alla società». Da qui l’idea dello studio, che mira a dimostrare come «la flessibilità influenza la tutela della genitorialità e la differente fruizione di queste ultime ha un impatto sulla famiglia e sulla crescita del bambino». Poco più di un quarto delle lavoratrici flessibili (o precarie) prese in esame utilizzano i permessi di allattamento. contro il 60 per cento circa delle lavoratrici con un contratto stabile. Questo semplice fattore ha un impatto diretto sullo sviluppo del linguaggio del neonato: «La mancata fruizione del permesso da parte della figura di riferimento — si legge — aumenta del 48 per cento la probabilità che il figlio appartenga al gruppo dei bambini nei quali si rileva un rallentamento dello sviluppo linguistico». il campione della ricerca è stato stratificato, proporzionalmente alla cifra complessiva delle 9.900 famiglie con bambini da zero a tre anni a milano, suddividendolo per tipologia del nido frequentato, per zona territoriale e per classe di età del bambino. Ne

esce fuori quindi anche uno spaccato generale delle nuove famiglie in città: l’86 per cento ha uno o due figli, ma quasi il 40 per cento di tutte loro desidera tre o più bambini. Il 65 per cento alloggia in una casa di proprietà, ma il 70 per cento di queste è gravata da un mutuo. Per quasi il 10 per cento delle donne l’essere diventata madre ha comportato la perdita del lavoro. È interessante, poi, come un terzo delle famiglie percepisca gli educatori precari come meno capaci di assolvere ai bisogni di cura, visti come soggetti che han- no meno tempo di instaurare una buona relazione con il bambino. Secondo gli studi, generalmente la prima parola del bambino avviene in un’età compresa tra i 9 e i 14 mesi. così il campione è stato diviso in due categorie: chi l’ha pronunciata prima dei 15 mesi e chi dopo. incrociando poi il dato con la situazione lavorativa della madre. «Nel segmento del campione in cui (la madre, ndr) è assunta con un contratto atipico la percentuale dei bambini che ha detto la prima parola dopo i 15 mesi è del 40,6 per cento. Laddove invece la madre ha un lavoro stabile, la percentuale scende al 28 per cento». La precarietà (anzi, la flessibilità) fa sì che le neomamme prendano meno permessi e congedi e con-

temporaneamente lavorino di più. L’analisi statistica della ricerca, infatti, mostra che se non si fruisce dei riposi giornalieri la percentuale dei “bambini post- 15 mesi” è del 41,5 per cento; se invece si resta più a casa, scende al 25, 3 per cento. Anche Stefania Radoccia, come Bonato, è una giuslavorista. ma offre consulenza alle imprese. Quindi ha un punto di osservazione meno critico rispetto alla cosiddetta “flessibilità”. «Il Jobs Act ha introdotto alcune modifiche alla normativa previgente in tema di conciliazione tra vita professionale e vita privata che considero, però, marginali — ragiona — e non funzionali a sostenere le madri lavoratrici in una fase molto delicata della crescita del bambino. Analogamente anche la possibilità per i genitori di chiedere, anziché il congedo, l’orario part-time è, di fatto, subordinata alla totale discrezionalità del datore di lavoro. Non resta che giocare la partita a livello aziendale, con flessibilità che tutelino concretamente le madri lavoratrici e che siano funzionali a diffondere la cultura della diversità e di un ambiente di lavoro inclusivo».

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«Per mettersi in viaggio c’è bisogno della nostalgia di qualcosa».

(Susanna Tamaro)

Lasciare la sicurezza di casa per diventare adulti

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di Diletta Topazio

i seguito un breve affresco della lotta intestina tra volontà e paura, quella di affrontare un futuro che per noi giovani, oggi come oggi, è lontano dalle certezze di casa così come dalla amata odiata italia. che si tratti di innato desiderio di evasione, o di rassegnazione verso una realtà già scritta per noi, certe sensazioni non posso essere celate. Vanno invece vissute, nella drammaticità che le rende così speciali, almeno quanto indimenticabili. un piatto di gnocchi al sugo, una spolverata di parmigiano, una famiglia sorridente che si riunisce intono al tavolo. È domenica, mamma ha

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comprato anche le pastarelle, papà sta stappando una bottiglia di rosso. Poi un caffè, corto, deciso, conclusione di quel pasto che sa di tradizione, di serenità, di piacevole spensieratezza. Si sfiora la banalità, seppur oscillando tra semplicità e necessità. Siamo cresciuti così, tra quei piccoli dettagli che fanno la differenza, che silenti scavano il loro spazio, trapanando lentamente le nostre certezze, comodità, abitudini. così come camminare per il centro in quei pigri pomeriggi domenicali all’approssimarsi del Natale, quando tutto già profuma di festa, nell’attesa di quella calda aggregazione che, di contrasto alla fretta e

fredda quotidianità, la rende così speciale. Poi le serate estive, una panchina, dei semplici muretti, una birra coi compagni di una vita, la gioia di legami importanti, pilastri dell’anima, che si danno spesso per scontati tanto ne respiriamo, giorno dopo giorno, l’essenza. il pub di sempre, il nuovo ristorante da provare, le serate in discoteca, la colazione del giorno dopo, le fresche serate in motorino. ora scorrono come pioggia fredda di immagini, come lava di sorrisi malinconici. e poi euforia, e poi il domani. Solo una pozzanghera di paura da dover saltare. Bisogna decollare.


Una voce dal II Municipio

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Essere vicino ai cittadini

di Dario De Gregorio*

ualche mese fa sono entrato in politica. Attivamente. credo che se me l'avessero detto pochi mesi prima sarei scoppiato a ridere a crepapelle. eppure, un'avventura cominciata per dare una mano riconoscente a Riccardo Magi, segretario dei radicali italiani, colui che aveva scoperchiato la melma di mafia capitale, è finita con l'elezione al consiglio municipale del Secondo municipio. Ho cominciato questa bellissima esperienza da totale neofita e ci ho messo un po' per capire meccanismi, regolamenti ma soprattutto comportamenti che normalmente vengono utilizzati in un organismo politico. Ho imparato in questi mesi alcune cose alcune positive ed altre meno. Tra quelle meno positive rientra la mancata applicazione della legge sul decentramento amministrativo che, pur essendo stata approvata manca ancora dei decreti attuativi e rende monca l'azione del Municipio che deve continuare a dipendere fortemente dal Comune. inoltre ho sofferto del grande squilibrio esistente tra chi in qualche modo può permettersi economicamente di dedicare tanto tempo alle attività politiche e chi, come me, lavorando da libero professionista, deve barcamenarsi tra clienti sparsi in tutta italia e le attività consiliari, non potendo contare su una “retribuzione” (gettoni di presenza dovuti, appunto, solo in caso di effettiva partecipazione) estremamente bassa. Perché in realtà, a dispetto di tutto, fare bene il consigliere municipale può portare via ben più di 12 ore al giorno, perché si tratta della funzione maggiormente vicina alle persone ed ai loro problemi, perché una figura come la mia può essere il vero antidoto

all'antipolitica potendo ricucire la frattura tra cittadini ed istituzioni. il territorio del Secondo municipio (che ricordiamo raggruppa l'ex ii e l'ex iii) è vasto, diseguale, caratterizzato da significative differenze e profonde cicatrici: va dal lusso dei Parioli (ma anche da degrado di viale Parioli e del Villaggio olimpico) alle terribili condizioni in cui versa San Lorenzo, regno di spaccio e malaffare) passando per Bologna italia e Quartiere Africano, in cui

l'antica identità ha lasciato posto ad una forte insicurezza e ad una sensazione di abbandono. È un territorio il nostro ricco di aree verdi (che necessiterebbero di una radicale opera di manutenzione straordinaria), pieno di ambasciate e sedi di istituzioni e crocevia di ampie strade di scorrimento (che ne rendono difficoltosa la circolazione e caotico il traffico). Aggiungiamo 2 università importanti ed il più grosso ospedale cittadino ed avremo un timido panorama dell'estrema complessità in cui ci muoviamo. Se decliniamo queste complessità in problemi o

difficoltà per i cittadini possiamo cominciare una lista di cose da fare che può riempire pagine e pagine di programmi. Tanto si fa ma probabilmente si dovrebbe fare 100 volte di più. con la collaborazione dei cittadini. Per questo ci provo a far cambiare le cose, per questo i cittadini del municipio hanno continuato a credere nella coalizione guidata da Francesca Del Bello. ce la metteremo tutta per ripagare la fiducia ricevuta. ma non è facile comunque governare uno dei due municipi non pentastellati in una realtà che vede il dominio di tale forza politica. credo che il problema dell'inerzia del campidoglio lo soffrano ugualmente i municipi dello stesso colore politico ma certo per noi le relazioni diventano molto più difficili e dopo 5 mesi posso dire che quanto meno manca qualsiasi tipo di comunicazione e collaborazione. ma bisogna insistere, denunciare, partecipare laddove possibile. Io credo che in questo deserto politico d'idee, di rappresentanza e di iniziative si stiano aprendo autostrade dove i cittadini possono muoversi per far sentire la loro voce, propositiva non rabbiosa, collaborativa non distruttiva, inclusiva non escludente. Abbiamo bisogno di cittadini disposti a lavorare con noi (si veda l'esempio virtuoso della sistemazione di Villa Balestra e Piazza don minzoni ad opera dei residenti), che inizino tutti insieme a mettere in campo comportamenti civici e virtuosi, che controllino l'operato dei loro amministratori, che insomma partecipino alla gestione della cosa pubblica. Solo così roma si salverà. Solo così il nostro territorio potrà cambiare e la nostra vita quotidiana migliorare. *Vicepresidente e consigliere del II Municipio

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Intervista a Monsignor Guerino Di Tora (*)

Bibbia e poesia a cura di Mario Gravina

“Dal cuore mi scaturisce un bel poema ad un Re recito i miei versi è penna veloce di scriba la mia lingua”

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Molti autori di ieri e di oggi hanno dedicato e dedicano il loro talento alla creazione di capolavori della letteratura in forma poetica che innalzano lo spirito e racchiudono una particolare religiosità. Sarebbero tantissimi i nomi che potremmo citare. Da dove scaturisce il bisogno di esprimersi in forma poetica? Penso che sia qualcosa che scaturisce dall’intimo più profondo dell’uomo, un’esigenza di esternare ciò che si sta sperimentando intimamente nel bene o nel male nella gioia o nella tristezza. rispecchia e sublimizza i sentimenti che nelle diverse circostanze si stanno provando. L’uomo è per se stesso relazionalità ed ogni stato d’animo diventa oggetto di comunicazione, la poesia eleva e rende eccelsi questi diversi momenti della vita. Nella Chiesa ci sono stati e ci sono tantissimi poeti tra preti, religiosi, religiose che hanno scritto opere poetiche meravigliose su tema riguardante la religiosità e

ono dei bellissimi versi del salmo 45 in cui l’autore/poeta inneggia al suo Re. E’ un Re non nominato che nella tradizione giudaica e in quella cristiana viene individuato nel Messia. I salmi nell’Antico Testamento sono considerati la preghiera più bella in versi; attraverso essi si esprime il senso più profondo e incisivo della religiosità. E’ frequente nella Bibbia trovare il messaggio religioso e spirituale in forma poetica. Basti pensare, per citarne qualcuno, al Cantico dei Cantici, ai Proverbi, a Qoelet, a Giobbe, a Rut, alle Lamentazioni, come pure nel Nuovo Testamento il prologo al Vangelo di Giovanni, l’Apocalisse. Ma si potrebbe dire, senza sbagliare, che tutti i libri della Bibbia sono un vero e proprio poema in cui si narra la storia umana intrecciata a quella divina. Monsignor Di Tora perché tanta poesia nelle Sacre Scritture? La poesia è una delle forme più elevate dell’animo umano, se lo è per i rapporti dell’uomo verso gli altri esseri umani o verso la natura e tutto il creato, a maggior ragione l’uomo esprime questi sentimenti nei confronti di dio. ecco allora l’amore tra gli innamorati come immagine dell’amore verso dio nel cantico dei cantici; ecco l’inno alla carità di San Paolo nella prima lettera ai corinzi e così di seguito Mons. Guerino Di Tora nel vecchio e nel nuovo testamento.

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non. Sarebbe interessante e utile creare nelle parrocchie momenti d’incontri in cui leggere questi autori e approfondire le tematiche delle loro opere. Lei che ne pensa? Risposta certamente. Penso che sia bello e interessante. ci vogliono persone che siano interessate ad organizzare questi incontri che possono avere valenza catechetica o essere propedeutici all’evangelizzazione e catechesi propriamente dette. Pensiamo a testi di Santa Teresa del Bambino Gesù, alla Pentecoste di Alessandro manzoni, alle poesie di don davide Turoldo o quelle di San Giovanni Paolo ii,ecc....ci vuole chi abbia la passione per questo tipo di incontri. Nella nostra Parrocchia della SS. Trinità da quattro anni è attiva l’Associazione culturale “I versi e la memoria” che ogni giovedì tiene incontri di poesia a cui partecipano persone di ogni età. Si leggono e si commentano poesie di poeti del passato e poeti di oggi. Tali incontri offrono spunti di riflessione su molti temi. L’anno scorso, per esempio, il tema portante è stato sull’Anno della Misericordia, quest’anno il tema è “Il verso buono della vita”. Queste riunioni offrono ai partecipanti non solo la possibilità di arricchire il proprio bagaglio culturale ma anche di socializzare e vivere momenti comunitari. Secondo lei la poesia deve esaurire il suo compito solamente nell’am-


bito delle scuole oppure ha anche una valenza di comunicazione sociale e direi anche ecclesiale? La poesia è qualcosa di universale, per cui se nella scuola ha un valore didattico, nella vita ha un valore relazionale e di comunicazione, di scambio d’ideali e riflesso di sentimenti i più vari. ritengo che sia il linguaggio più umano da tutti comprensibile, come la musica, quindi con una capacità unitiva di culture e di stili di vita. Giovani e anziani, donne e uomini tutti si possono sentire affratellati dalla poesia. È quindi strumento di unità e di pace. Cos’è per lei la poesia? La poesia per me è ciò che scrisse ungaretti in quel meraviglioso verso che dice: “M’illumino di immenso”. Luce dell’infinito. congiunzione tra cielo e terra. Quale è il poeta o la poetessa

che più le piace? molti poeti mi hanno appassionato nelle varie epoche della mia vita. oggi rileggo volentieri il Belli, che mi riporta nella roma di ieri con le sue bellezze e bassezze, curiosità e animosità, che poi è la roma di sempre.

A chiusura di questa intervista mi piace riportare una bellissima poesia di Davide Maria Turoldo sul tema del Natale che ci accingiamo a celebrare. E questi versi valgano anche per scambiarci gli auguri affinché in ciascuno di noi cresca quel sentimento di pace e d’amore di cui la poesia da sempre è un’instancabile portatrice. Grazie Monsignor Di Tora e auguri per un Santo Natale. Auguri anche a voi della redazione di “Oltre…” e a tutta la comunità parrocchiale della SS. Trinità.

Natale di Davide Maria Turoldo

Ma quando facevo il pastore allora ero certo del tuo Natale. I campi bianchi di brina, i campi rotti dal gracidio dei corvi nel mio Friuli sotto la montagna, erano il giusto spazio alla calata delle genti favolose. I tronchi degli alberi parevano creature piene di ferite; mia madre era parente della Vergine, tutta in faccende, finalmente serena. Io portavo le pecore fino al sagrato e sapevo d’essere uomo vero del tuo regale presepio. (*) Mons Guerino Di Tora è vescovo ausiliare del settore di Roma Nord

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Terminato il Campionato GP 2016 a Valencia con la quinta vittoria mondiale di Marc Marquez

Già rombano i motori per le gare del 2017

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di Vincenzo Borgomeo

sempre così: non fai in tempo a spegnere il motore che devi subito ripartire. La MotoGp è una specie di metafora della vita dove non ci si ferma mai: la stagione è finita a Valencia ma subito sono ripartiti i test mondiali, con tante importanti novità, che poi saranno il succo della stagione 2017. così i protagonisti del motomondiale sono rimasti a Valencia dopo l'ultimo Gp del 2016, perché dopo la gara hanno potuto provare per la prima volta le moto per la pros-

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sima stagione e per molti di loro è stato una doppio esordio, visti i numerosi e importanti cambi di scuderia. Per la prima volta infatti Valentino Rossi si troverà nel box non più insieme con Jorge Lorenzo, ma con l'ex Suzuki Maverick Vinales, mentre con la moto della casa di Hamamatsu debutterà Andrea Iannone. Lorenzo, dopo il trionfale fine settimana di gara a Valencia è salito in sella per il primo approccio con la desmosedici per quella che tutti conside-

rano la principale sfida, o minaccia, del 2017. All'Aprilia faranno il loro debutto l'ex Suzuki Aleix Espargaro e Sam Lowes, promosso dalla moto2. Salto di categoria anche per il campione del mondo della classe intermedia, Johann Zarco, e per Jonas Folger, che si accasano alla Yamaha Tech3, da dove invece Bradley Smith e Pol Espargaro, si trasferiscono all'esordiente Ktm. La stagione appena conclusa si chiude quindi con una ripartenza


Inserto speciale

SUPERSANTOS

“Io credo che un gruppo di amici che sono uniti da uno stesso percorso di condivisione, possano essere molto più forti e riuscire a rispondere insieme alle tante incertezze dei nostri tempi trovando in Dio la via vera di verità.”


Chi siamo

N

oi ragazzi del gruppo “SUPERSANTOS” in questi quattro anni, con nuovi amici che si sono aggiunti nel corso del tempo e altri che se ne sono andati, abbiamo stretto un legame fortissimo e siamo pieni d’affetto gli uni nei confronti degli altri. La nostra storia ha avuto inizio circa quattro anni fa, Quando Ludovica ed Eleonora, Caterina e Fabrizio e Marco e Carlotta hanno deciso di aiutarci a percorrere il cammino che poi ci avrebbe portato all’ormai lontana Prima Comunione. Nonostante siamo numericamente diminuiti abbiamo continuato il nostro percorso senza perderci d’animo. Grazie ai ritiri e agli incontri organizzati durante questi anni siamo riusciti a legare e a trovare nella fede un motivo per proseguire, imparando a rispettarci gli uni con gli altri. Dopo la Cresima, nonostante alcuni di noi abbiano scelto di non partecipare più agli incontri, noi non abbiamo smesso di vederci e il nostro legame è sempre più forte ogni giorno che passa. Chiunque sia venuto nel nostro

gruppo, anche se per poco, ha comunque saputo lasciare un segno nei nostri cuori. Quest’anno abbiamo deciso di occuparci di un inserto del giornalino della Parrocchia (che state leggendo). Qui troverete articoli riguardanti il nostro gruppo, la comunità e il quartiere, oltre a curiosità per tutte le età. Oltre il giornale ci incontriamo ogni mercoledì (18,30-20,00) per parlare di attualità da un punto di vista Cristiano. In particolare quest’anno stiamo affrontando i diritti umani. Se qualcuno della terza media volesse unirsi a noi è il benvenuto. P.S. Se ve lo state chiedendo, non ci chiamiamo così perché il nostro gruppo è una palla, ma perché siamo un po’ “Super” ed un po’ ” Santos”. “Super” perché insieme lo siamo, “Santos” perché ciò che facciamo lo facciamo accompagnati dalla fede, e “Supersantos” perché non dimentichiamo mai di divertirci insieme! Buona lettura!!! Matilde, Paola, Edoardo

Ai margini della strada

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a vita non sempre è giusta. A volte passare dalle stelle alle stalle non è poi cosi difficile. Tante sono le persone che fanno fatica ad arrivare a fine mese e ancora di più quelle che non hanno nemmeno più un calendario per sapere che giorno è, un telefono per chiamare le persone care o persone care da chiamare. Vi siete mai fermati a parlare con le persone che sono ai bordi della strada? Avete mai fatto finta di non avere soldi da dare o ignorato le richieste dei senzatetto? Avete mai pensato che è una persona come noi, che forse prima anche lui aveva una casa, un pasto caldo e qualcuno con cui condividerlo? In uno dei nostri incontri di catechismo è venuta Rebecca, una ragazza della nostra parrocchia che da 10 anni aiuta la comunità di Sant’Egidio a portare cibo e compagnia ai senzatetto di Roma. Durante la visita di Rebecca abbiamo conosciuto dai suoi racconti persone che vivono diversamente da noi, che hanno perso tutto dall’oggi al domani, che hanno bisogno di una casa, di cibo ma soprattutto di affetto e di qualcuno che li ascolti o qualcuno con cui sfogarsi. Una delle storie che ci ha colpito maggiormente è quella di Gabriel, un muratore anche lui senzatetto che da aiutato è diventato aiutante, contribuendo a costruire una casa per Gilda, una donna sfortunata che come lui aveva bisogno di aiuto. Era stata dimenticata dai figli e viveva da anni in un camper con il marito. E’ stata necessaria la morte


dell’uomo perché i figli tornassero dalla mamma e le restituissero la possibilità di ritornare nella sua vecchia casa, ormai rovinata dagli anni di abbandono. Tutti i volontari della comunità di Sant’Egidio e lo stesso

Gabriel si sono messi subito all’opera per rimettere a nuovo la casetta e offrire un riparo più concreto alla vecchia signora. Gilda non si dimentica però del suo passato, e ogni tanto invita i volontari per un bel pranzo tutti insieme. Questo progetto a cui Rebecca sta partecipando è molto bello e importante, perché aiuta persone bisognose e aiuta noi stessi a essere persone migliori e rispettose degli altri e delle loro esperienze. Inoltre si stanno impegnando a raccogliendo offerte per comprare un camper a Giovanni, un senzatetto che dovrà subire un trapianto di fegato e non potrà più vivere sotto il portico di Piazza della Repubblica, e Teddy, l’amico che si prenderà cura di lui dopo l’intervento. Hanno raccolto fino ad ora metà del necessario e se voleste aiutarli anche voi, anche con poco, potete fare riferimento a noi o a Rebecca (catechista primo anno comunioni). Francesca, Giorgia, Laura, Cristina, Gianvittorio

Il nostro Musical

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ome ogni anno, la nostra parrocchia per augurare buone feste a tutto il quartiere darà uno spettacolo, in cui tutti i gruppi di catechesi e non, si esibiranno. In questo contesto il gruppo SHINING LIGHT metterà in scena uno spettacolo teatrale, un musical. Per saperne di più abbiamo intervistato il regista ed una delle costumiste che hanno lavorato alla realizzazione di questo spettacolo… Di che cosa parla il Musical? Il Musical parla di Federico, un ragazzo con un’adolescenza complicata che l’ha portato ad essere ostile e cattivo verso gli altri. Ciò lo porta ad unirsi ad un gruppo di teppisti che pian piano lo portano a compiere atti vandalici e illegali. Un giorno però Federico perde il buon senso e ferisce una persona, quasi uccidendola. Così scappa, ma alla fine viene trovato e portato in commissariato, dove il magistrato decide di non lo affidarlo alla legge, ma ad un uomo di religione: Don Gaspare, affiancato da Don Marani. Qui Federico conoscerà i ragazzi della stimmate, e sarà proprio qui che cambierà il suo modo di relazionarsi con le persone. Infatti grazie

a Don Gaspare, Federico affronterà le proprie responsabilità e alla fine andrà a scusarsi con la persona che stava quasi per uccidere, riprendendo così in mano le redini della sua vita. Come è nata l’idea di questo musical? L’idea del Musical, in realtà, è stata una proposta fattaci dai ragazzi del

campo BOSCO. A noi è piaciuta così tanto che l’abbiamo accettata veramente con entusiasmo, così ecco perché quest’anno mettiamo in scena questo spettacolo! Come vi siete organizzati? Riguardo alle parti, le abbiamo assegnate ai vari attori in base ai loro caratteri e alle loro . Per i costumi invece, saranno uno diverso dall’altro… La banda di teppisti sarà vestita sui toni scuri, stile punk; Don Gaspare e Don Marani indosseranno la tunica e poi ci sarà un piccolo viaggio nel tempo perciò i costumi saranno quelli dell’epoca ! Ballerete e canterete? Certo, sarà un tripudio di balli, canti e musica ! ‘Se no che Musical sarebbe!’ E riguardo alla scenografia come vi siete organizzati? Come sfondo useremo delle slide che proietteremo su uno schermo così da poter cambiare la scena più velocemente. Ma questo spettacolo lo vedremo in futuro anche in teatro? Ci proveremo, ma intanto vi aspettiamo numerosi alla prima dello spettacolo il 16 dicembre 2016 in parrocchia! Martina


La scelta del Liceo

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rima o poi tutti dovranno affrontare delle scelte che influenzano la nostra vita. Una di queste, nella vita del tipico tredicenne è: “l’anno prossimo in che liceo andrò?” Con alcuni del nostro gruppo di catechismo abbiamo deciso di dare una mano a tanti a cui potrebbe far comodo un aiutino. Abbiamo infatti creato un questionario con il quale abbiamo provato a raccogliere qualche informazione sulle caratteristiche dei vari licei frequentati dai ragazzi più grandi che conosciamo o perché frequentano la parrocchia o per “vie traverse”. Intervistando 25 ragazzi, abbiamo raccolto qualche caratteristica di questi licei: Tasso, Aristofane, Montessori, Giulio Cesare, Avogadro, Righi. Abbiamo fatto una serie di domande riguardanti il tipo di scuola, le caratteristiche della struttura, i professori, le materie principali studiate, altre curiosità ritenute utili dagli intervistati. Qui sotto riportiamo i risultati dei questionari distinguendo per indirizzo scolastico. SCIENTIFICO: per questa categoria ci hanno risposto ragazzi provenienti dall’Avogadro e dal Righi. L’Avogadro ha la sede centrale che non ha una palestra e perciò gli studenti sono costretti a spostarsi nella succursale per le ore di educazione fisica. La struttura centrale è un ex convento perciò le aule non sono molto grandi ma abbastanza pulite. La sede succursale da fuori non appare bellissima, viene infatti paragonata ad un “ospedale mal tenuto”. Tuttavia i professori di entrambe le sedi risultano molto bravi e preparati anche se a volte un po’ severi, mantenendo però sempre un giusto criterio rispetto ai voti. Il rapporto con gli studenti appare per la maggior parte molto buono perché oltre al “normale” rapporto studente-professore c’è anche uno scambio di idee che va oltre la materia spiegata. Grazie ai rappresentanti vengono organizzati eventi e la scuola da parte sua organizza le olimpiadi di matematica o tornei sportivi. Il Righi ha una struttura abbastanza carina e pulita anche se rovinata all’esterno (attualmente ci sono dei lavori in corso). Le classi sono in genere abbastanza spaziose. Pure in questa scuola non c’è la palestra nella sede centrale, perciò bisogna andare al giardino di Boncompagni (succursale) o in un’altra palestra privata. I professori sono abbastanza severi, ma tuttavia hanno un criterio abbastanza valido nell’assegnazione dei voti e la maggior parte di loro ha un rapporto buono con gli studenti. Allo stesso modo dell’Avogadro, qui gli studenti organizzano eventi durante l’anno e la scuola fa tornei sportivi. Le prime classi generalmente fanno una gita di accoglienza a Ventotene.

Purtroppo entrambe le scuole non presentano dei bagni del tutto puliti. CLASSICO: per chi fosse orientato verso un liceo classico abbiamo delle informazioni su un famoso liceo di Roma: il Tasso. La maggior parte degli alunni va a scuola in autobus. La struttura del liceo è giudicata in modo positivo dagli alunni. La capienza delle aule è sufficiente per il numero dei ragazzi e la scuola è abbastanza pulita, ha una palestra grande ma i bagni non sono molto igienici. I professori sono molto severi, ma ciò comunque non comporta un cattivo insegnamento. Purtroppo capita a volte che non siano molto equi nei voti e il rapporto con gli alunni dipende dal professore considerato. In alcuni casi non è risultato molto buono. Le materie più difficili, omologhe a quelle più praticate, sono: il Latino, il Greco e la Matematica. L’istituto è invece molto attivo dal punto di vista degli eventi e dei tornei sia didattici che sportivi. CLASSICO/LINGUISTICO: l’Aristofane è un liceo con più indirizzi che sono il Classico e il Linguistico. La scuola è spaziosa, quindi le classi sono sufficientemente grandi in base al numero degli alunni, ed è abbastanza pulita. La palestra non è agibile attualmente però è molto grande mentre i bagni sono puliti ma non muniti di ogni cosa necessaria. i professori sono molto severi e solo alcuni hanno un giusto criterio rispetto ai voti ma tutti hanno un ottimo rapporto con gli alunni. Le materie più praticate per il settore linguistico sono appunto le lingue, in particolare, inglese, francese, tedesco e spagnolo; per l’indirizzo classico sono greco e latino. Una nota molto positiva di questa scuola è il fatto che organizza molti eventi particolare e tornei, didattici o sportivi durante l’anno. LINGUISTICO/SCIENZE UMANE: Per questo indirizzo abbiamo intervistato ragazzi provenienti dal liceo Montessori. Questo è un liceo principalmente linguistico e di scienze umane. La scuola è molto grande specialmente le aule che sono luminose e spaziose ma non molto pulite, al contrario dei bagni che sono puliti ma purtroppo, come spesso accade, non sono muniti di tutte le cose necessarie. I professori non sono molto severi ma si fanno rispettare. I voti sono certe volte un po’ ingiusti, le materie principali sono le lingue e le scienze umane. Una pecca che possiamo però notare è che la scuola, molto concentrata sul sistema didattico non si preoccupa di organizzare tornei e attività varie. Valerio, Anna, Matteo, Francesca, Tommaso, Alessandro


Valentino Rossi

improvvisa, ma non si può dimenticare – come vorrebbero fare i tifosi di rossi... – quello che ha combinato un marquez da record: cinque mondiali, 55 vittorie, 64 pole position. A 23 anni, marc marquez si avvia a diventare uno dei totem del motociclismo di ogni tempo. Sulla scia di Valentino rossi, che anche a causa sua sta ancora inseguendo l'agognato decimo titolo in carriera, lo spagnolo della Honda, data l'età, potrebbe dar fastidio a mostri sacri come Angel Nieto, 13 titoli, e Giacomo Agostini, 15. campione del mondo 2016 con tre gare di anticipo, il giovane fuoriclasse catalano si riprende il titolo che era stato suo nel 2013 e 2014 e cancella una 2015 complicato, tra molte cadute, errori e polemiche, chiudendo con una tenera dedica alla nonna morta quest'anno. Le accuse di rossi di aver favorito poco sportivamente Lorenzo nel mondiale scorso non hanno scalfito il suo carattere determinato e la sua brama di vittorie, come stanno a dimostrare i cinque successi stagionali, ma l'esperienza in pista lo ha reso meno arrembante e più 'calcolatore'.

marquez è comunque uno abituato a guardare tutti dall'alto: dieci vittorie nel 2010, quando conquista il suo primo titolo in 125, con la derbi; nove nel 2012, anno della corona moto2 in sella alla Suter. La Honda lo ingaggia nella scuderia ufficiale motoGp. con sei vittorie, e tutti podi a parte in due occasioni, marquez diventa nel 2013 il più giovane campione di sempre nella classe regina. La stagione successiva è trionfale: vince in fila le prime dieci gare, 13 i successi alla fine, ed è campione con tre gare di anticipo. il 2016 non si presenta facile, ma intanto ha imparato a guardare al sodo. Vince due gare e, con altri due podi, comanda la classifica fino al Gp di Francia quando arretra al secondo posto. Al mugello è secondo dopo una battaglia con Lorenzo, poi i podi in catalogna, Assen e Brno e la vittoria in Germania lo rilanciano in vetta. A motegi si presenta con oltre 50 punti su rossi. Quanto basta per chiudere i giochi grazie alle cadute delle due Yamaha, e per segnare altri primati. Tre titoli in classe regina e cinque in totale a 23 anni non li aveva mai conquistati nessuno: il

primo record apparteneva a mike Hailwood dal 1964, il secondo a rossi dal 2003, ed entrambi avevano 24 anni passati. La lista è già lunga e tutto lascia credere che si allungherà ancora. rossi, ovvio, farà di tutto per prendersi il suo decimo e agognato mondiale. mai come quest’anno è stato forte. e di sicuro la presenza di Jorge lo ha punzecchiato. A Valencia, dopo l'ultimo Gran Premio con Jorge Lorenzo come compagno di squadra, rossi ha spiegato infatti che “I nostri rapporti fuori dalla pista sono stati spesso difficili, ma averlo come compagno è stata una grande motivazione. Sportivamente parlando è bello avere un compagno così forte, siamo migliorati tanto per stare davanti uno all'altro. In pista è stata una relazione molto costruttiva”, ha ammesso rossi. Grande attese infine per la ducati nelle mani di Lorenzo: a Borgo Panigale ammettono senza misure che ormai si punta al mondiale. e dopo una stagione bellissima, piena di duelli e sorpassi da show, quella che verrà probabilmente sarà ancora più spettacolare. il pubblico, commosso, ringrazia...

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Il problema dell’inquinamento causato dai tanti insediamenti abusivi: la combustione di pneumatici e di altri materiali tossici mettono a rischio la salute degli abitanti del nostro quartiere. E il Municipio, il Comune, dove sono?

Vivere nella “terra dei fumi tossici”

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di Rita Salvi

quale “terra dei fumi tossici” mi riferisco? Purtroppo ad una zona alquanto estesa e ad alta densità abitativa del nostro quartiere, limitrofa alla nostra Parrocchia, la stessa in cui viviamo e in cui si svolge la nostra quotidianità. Un angolo della città da troppi anni ormai esposto alla tossicità delle esalazioni sprigionate dalla combustione di sostanze plastiche e simili, cancerogene, ad opera dei rom presenti in diversi insediamenti del territorio circostante. il problema è ben noto a noi abitanti della zona a ridosso della via olimpica, della Valle dell’Aniene e della Tangenziale; non mi dilungo ad elencare le innumerevoli vie investite dalle sostanze inquinanti in considerazione del fatto che il vento governa la direzione dei fumi e che quindi l’area interessata non è circoscrivibile a priori, anche se la vicinanza delle abitazioni agli accampamenti rappresenta un fattore che sicuramente incide sulla concentrazione delle sostanze nocive stesse. A volte l’acredine dell’aria è tale da provocare bruciori e fastidi alle vie respiratorie e non c’è scampo per chi si trova fuori casa a transitare per la zona e financo per chi, seppure in casa, è costretto a rifugiarsi nelle camere più interne del pro-

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prio appartamento pur di non respirare veleni di vario genere tra cui policarburi aromatici e diossine. A tal proposito ricordo, con disappunto, il disagio provato la sera della Vigilia di Natale dello scorso anno quando, intorno all’ora di cena, il soggiorno, nonostante le finestre chiuse, è stato invaso da un’aria irrespirabile a tal punto da costringerci a cenare altrove e questo non prima di aver segnalato telefonicamente al competente Nucleo della Polizia municipale quanto stavamo subendo in una sera di festa, tra l’altro! Gli insediamenti nomadi abusivi nascono come i funghi, e prediligono luoghi poco accessibili quali le scarpate, i sottoponti, le sponde del fiume e ogni anfratto incolto in cui poter costruire capanne o montare tende e soprattutto depositare a mo’ di discarica tutto ciò che di giorno i rom raccolgono nel loro continuo girovagare, rovistando nei cassonetti strapieni e lasciando poi nei marciapiedi ogni sorta di rifiuto non “appetibile”. Giunto l’imbrunire, o alle prime luci dell’alba, vuoi per riscaldarsi, vuoi per estrarre il rame (il così detto oro rosso da rivendere sul mercato nero) dalle guaine dei fili elettrici, bruciano di tutto, non certo buona legna da ardere e questo avviene quotidianamente. Le colonne di

fumo che si innalzano verso il cielo ne sono una testimonianza tangibile. Ricordiamoci che l’inquinamento ambientale è uno tra i primi fattori che provoca i tumori. e comunque i danni più rilevanti e costanti negli anni non sono ascrivibili ai piccoli insediamenti ma all’enorme, ormai senza confini, campo rom “abusivo”, ovvero non autorizzato, presente sulla Via olimpica vicinissimo in linea d’aria alla nostra zona. Lì la situazione è fuori controllo per l’estensione dell’area di degrado occupata dalla baraccopoli che cresce in continuazione (alcuni di noi ricorderanno le poche roulotte presenti solo qualche anno fa) e per la mega discarica retrostante che nel tempo si è andata espandendo, ora ricettacolo ed accumulo di montagne di rifiuti anche pericolosi come le coperture in amianto, materiali di risulta, pneumatici, che andrebbero smaltiti secondo ben precisi criteri e che invece sono lasciati alla gestione incontrollata da parte dei così detti nomadi che poi nomadi non sono più in quanto ormai stabilmente fissi in quel campo. una situazione desolante e inaccettabile da tanti punti di vista, non solo quello della salute. e dire che noi cittadini pos-


siamo contare sull’attività di una Sezione di Pronto intervento (PicS) con il compito di contrastare i fenomeni ed i comportamenti illeciti che compromettono il decoro urbano come l’abbandono di rifiuti, le discariche abusive e a cui è demandata la tutela delle aree verdi! È utile aver presente che il nostro ordinamento giuridico tutela la libertà di ogni individuo fino al punto limite in cui il suo esercizio (che riguarda il fare ma anche il non fare) determina la lesione di un diritto soggettivo altrui, parimenti tutelato dalla legge. in altre parole, questo fondamentale principio giuridico, calato nella realtà che sto tracciando così può tradursi: la libertà di inquinare trova il suo limite nel diritto del cittadino di vivere in un ambiente salubre e quindi nel diritto di non essere danneggiato da un comportamento illecito altrui. Nel nostro territorio vige questa regola: facciamola

rispettare per il bene comune, è in ballo la nostra salute! il problema è molto serio e di questo gli abitanti della zona ne hanno dimostrato piena consapevolezza facendo reiteratamente sentire le loro ragioni attraverso innumerevoli esposti-denuncia indirizzati contemporaneamente alle competenti autorità (Prefettura, Sindaco, Presidente di municipio e relativo Assessorato al decoro, Ambiente, Parchi e Ville, dipartimento Tutela Ambiente di roma capitale, Questore, Polizia di roma capitale, Nucleo Assistenza emarginati N.A.e. ed altre). Per avere un’idea, nell’arco dell’ultimo decennio le Associazioni degli abitanti del quartiere e zone limitrofe hanno presentato decine di tali denunce chiedendo solleciti interventi di sgombero dei nuovi accampamenti e la bonifica delle relative aree interessate di verde pubblico ridotte a discariche a cielo aperto. Le richieste avanzate sono state motivate dalla necessità di elimi-

nare le note esalazioni nocive ed anche per questioni di sicurezza, dati i non pochi episodi di criminalità legati a tale realtà e contengono anche un invito, ai soggetti in indirizzo, a ricercare soluzioni strutturali, posto che il solo sgombero non seguito da interventi ulteriori non impedisce che nel giro di pochi giorni la situazione si riproponga così com’era, vanificando quindi gli sforzi compiuti. Al riguardo, i suggerimenti proposti non mancano: dall’impedimento fisico all’accesso alle aree in discorso con recinzioni adeguate, al disboscamento /diradamento della vegetazione incolta – ad esempio nella scarpata sovrastante la tangenziale che costeggia la Via mascagni – che fa da nascondiglio agli insediamenti stessi, alla implementazione di orti urbani per un presidio continuo del territorio, come già avviene nella sponda sinistra del fiume Aniene. Quando un problema serio come questo rimane irrisolto

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da anni, ciò significa che non è sufficientemente percepito come tale da parte di chi dovrebbe farsene carico, quantomeno non è considerato meritevole di trattamento prioritario, visto che riguarda la salute dei cittadini. rimango molto perplessa quando raccolgo frasi del tipo “non c’è la volontà politica di mettere in campo azioni concrete”. È una specie di ritornello ripetuto sia da cittadini comuni, sia, e questo è piuttosto grave, da coloro stessi che istituzionalmente dovrebbero fare proprie le giuste istanze e rappresentarle alle autorità competenti evitando di manifestare, invece, un senso di sfiducia nelle istituzioni, atteggiamento questo non certo rassicurante. La tutela dei cittadini per questioni riguardanti la salute rappresenta una finalità pubblica da perseguire in senso assoluto, prescindendo dal connato politico dei governi locali che nel tempo si succedono e a cui è demandata tale tutela. ogni tanto qualche buona idea emerge ma, forse, è utopistico solo pensare ad una qualche forma di integrazione dei rom nel tessuto sociale, magari offrendo loro lavori socialmente utili per ridurre l’accattonaggio e lo scempio

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ambientale? d’altro canto non va sottovalutata la difficoltà nel gestire questo tipo di problematica per la molteplicità degli aspetti che contemporaneamente devono essere tenuti nella dovuta considerazione allorquando si pianificano gli interventi: innanzitutto l’aspetto umano. Ad essere allontanate sono persone, anziani e bambini compresi. i rifiuti si rimuovono e si smaltiscono ma gli individui hanno bisogno di essere collocati in un luogo alternativo, possibilmente dignitoso, dove vivere e per questo deve essere preventivamente scelto un sito, ricerca non certo agevole, per un insediamento lecito. c’è poi, non ultimo, l’aspetto finanziario. Gli interventi sui campi rom implicano un dispendio di risorse notevole, l’utilizzo di mezzi meccanici necessari alla rimozione di rifiuti e manufatti, la presenza di più istituzioni contemporaneamente (forze dell’ordine, ASL, assistenti sociali). La complessità del quadro, però, non può e non deve costituire un freno ad azioni più incisive e risolutive rispetto a quelle finora intraprese dalle autorità preposte. È stato sicuramente confortante per la cittadinanza constatare i numerosi interventi effettuati, sulla base di altrettante segnalazioni, per rimuovere diversi accampamenti

rom della zona; le cronache locali ne hanno dato sempre notizia, ma poiché la progressione con cui gli stessi si ripropongono è crescente nel tempo, diventa una necessità indifferibile quella di mettere in campo un programma più impegnativo, pena il rapido peggioramento della situazione di degrado già troppo pesante che la cittadinanza sta subendo da troppo tempo. Forse, se fosse possibile misurare in tempi brevi e in modo agevole il costo sociale del danno alla salute pubblica e ambientale, l’attenzione su questo problema salirebbe di livello ma sappiamo che indagini di questo tipo (causa/effetto) richiederebbero studi specifici basati sulla raccolta, protratta nel tempo, di una serie di dati. Sarebbe sufficiente una centralina per il monitoraggio della qualità dell’aria, che nostro malgrado siamo costretti a respirare, per rendere tangibile con immediata evidenza i rischi a cui siamo esposti! Per quanto riguarda lo “zoccolo duro” della problematica in esame, ovvero l’insediamento sulla Via olimpica con annessa discarica da cui proviene il grosso delle emissioni tossiche nell’aria, le sue proporzioni sono tali che si sta rendendo necessario il trattamento della questione in sede congiunta municipio-comune al fine di pervenire, speriamo in tempi rapidi, alla soluzione risolutiva dello sgombero e della completa bonifica dell’area interessata. desidero ancora una volta essere ottimista e dare fiducia alla municipalità alla quale, noi abitanti della zona, abbiamo di recente, ancora una volta, espresso in termini sentiti o meglio accorati le nostre forti e fondate preoccupazioni. A tale appello, sicuramente compreso, ha fatto seguito l’impegno di tenere nella giusta evidenza quella che, data la dimensione del fenomeno, costituisce una vera e propria emergenza sociale e ambientale, per una rapida e risolutiva definizione della stessa. Attendiamo fiduciosi!


Cresime 2 Ottobre 2016 Vescovo Mons. Guerino Di Tora

Tocci Roberta, Baldini Elisabetta, Beni Filippo, Borgomeo Bianca, Calisti Martina, Calzona Francesco, Casaccia Eleonora, Catanzaro Roberto, Cottini Alessandro, Cottini Beatrice, Di Giorgio Francesco, Diadhou Alexandra, Ferranini Paola, Ferrero Giulia, Fiocco Camilla, Formiconi Valentina, Fusini Giorgia, Genovese Giulia, Inga Riccardo, La Torre Costanza, Leonetti Luparini Vittorio, Lettieri Bianca, Liaskos Denis, Margaritoria Gianvittorio, Martinelli Laura, Masini

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Valerio, Monni Gemma, Pasqualone Ederico, Pesoli Edoardo, Pichi Edoardo, Pierdonati Matteo, Radi Virginia, Ranieri Sofia, Remotti Lavinia Silvia, Rensi Francesco, Rossetti Anna, Ruggiero Anna, Sferra Olimpia, Spadoni Andrea, Summaria Matilde, Triaschak Anna Sophie, Triaschak Marco, Varano Alessandro, Venturi Tommaso, Vetriani Francesca, Virgili Michelle, Vivenzio Riccardo

( fotografie di Emanuele Perin)

Numeri della nostra vita parrocchiale ...dell’economia della salvezza a chiesa parrocchiale è il luogo dove ci si ritrova per condividere momenti di gioia,di vicinanza e anche di dolore. Luogo per chiedere l’aiuto a dio la forza e la capacità di diventare comunità, popolo di dio in cammino. un cammino non facile. cammino di una conversione che siamo chiamati a tendere fino all’ultimo giorno della nostra vita. una crescita che deve partire da una affermazione di Gesù : “Non sono i sani che hanno del medico, ma i malati”, questo per dire che tutti abbiamo bisogno della sua miseri-

cordia. misericordia e benedizione che abbiamo richiesto quotidianamente rivolgendosi a Lui e in modo particolare nelle celebrazioni eucaristiche festive e feriali e accompagnando i nostri fratelli e sorelle nel viaggio verso la risurrezione, nella gioia dei battesimi, delle Prime comunioni, cresime e nei matrimoni. A livello statistico sono solo numeri… ma per me, per noi, ogni numero è un nome e cognome da ricordare sempre nella preghiera. il regalo più bello che possiamo fare a chi abbiamo amato continuiamo ad amare.

DEFUNTI: 88

BATTESIMI: 35 …altri 5 celebrati in altre parrocchie. PRIME COMUNIONI: 60

CRESIME: 53 di cui 46 adolescenti e 4 adulti

MATRIMONI : Partecipanti ai corsi in preparazione al matrimonio: 17 coppie. Pratiche matrimoniali: 22 celebrati: 10 …in parrocchia: 0.

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Per 30 anni sì è cercato di realizzare un cambiamento dell’ordinamento delle Repubblica, attraverso il voto popolare referendario il 60% degli italiani hanno detto NO

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l paradosso più rilevante della vicenda politica che si è conclusa con il voto del 4 dicembre consiste in questo: che da più di trent’anni la politica si è arrovellata per realizzare un cambiamento dell’ordinamento della repubblica mentre, al momento di decidere in via definitiva su una proposta concreta, ha fatto mancare i numeri con la forma più chiara e solenne: quella del voto popolare referendario. Era sbagliata la proposta? A parte la complicazione dei testi, frutto di una scrittura poco curata e spesso di difficile lettura, si trattava per lo più di concetti presenti in tutti i progetti di riforma che hanno circolato dagli anni 80 del Novecento in qua. in particolare la correzione del bicameralismo paritario (camera e Senato che fanno lo steso lavoro) aveva registrato un consenso trasversale significativo. comunque non c’era motivo per prevedere un rilevante dissenso popolare. E’ stata sbagliata la presentazione? Qui gli elementi probatori sono più consistenti. il governo ed in modo speciale il Presidente del consiglio hanno proclamato di non voler so-

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Referendum: chi ha vinto e chi ha sbagliato di Domenico Rosati

pravvivere (politicamente s’intende) ad un’eventuale sconfitta. e questo li h trasformati in un facile bersaglio di tutti coloro che, per un motivo o per l’altro intendevano opporsi. di fatto l’oggetto del contendere si è spostato: da un tento di legge, per quanto importante ad una decisione sulle sorti del governo e del presidente del consiglio, quest’ultimo in veste di volontario San Sebastiano, bersaglio delle frecce d ogni dove. chi aveva un motivo di critica al governo lo ha fatto valere, anche se la sede era impropria. No al governo perché ha voluto la legge sulle unioni civili, non al governo perché ha fatto “la buona scuola”, no al governo per il “jobs act”, no al governo per...la qualunque. Si poteva evitare? e chi poteva farlo se non il governo stesso? Numeri senza dubbi. Ad ogni modo i numeri non consentono dubbi. 60 elettori su 100 hanno rigettato le riforme della costituzione approvate dal Parlamento. come già nel 2006, quando si votò sulla riforma Berlusconi, la sovranità popolare ha rovesciato la decisione degli eletti dal popolo. così ha funzionato il meccanismo dell’articolo 138 della costituzione,

studiato appositamente perché l’ultima parola spetti al popolo e per impedire che un voto in più del Parlamento alteri i connotati della carta. il rischio della sconfitta era insito nella decisione del governo renzi di procedere in solitaria escludendo di impegnarsi nella ricerca del compromesso parlamentare, il che avrebbe sicuramente “annacquato” il testo ma, ove si fosse raggiunta la maggioranza dei due terzi, lo avrebbe messo al riparo dalla prova d’appello del referendum. La ricerca di un vasto consenso sulle riforme costituzionali non è un requisito di buona creanza, ma una condizione di agibilità politica. Averlo trascurato è sicuramente la causa “tecnica” della disfatta del 4 dicembre. Quali le conseguenze? La prima, le dimissioni di renzi, si è già verificata, come del resto era da prevedere. ma vi saranno altre ripercussioni nei rapporti tra le forze politiche e al loro interno, a cominciare dal Pd che ha affrontato la prova in un clima di divisione se non di rissa. Ancora una volta si confida nel traino del “motore di riserva” della repubblica, cioè nell’iniziativa del


Presidente mattarella, al quale è assegnato il compito di pilotare il paese verso le elezioni generali, curando che prima si varino le norme elettorali necessarie per comporre entrambi i rami del Parlamento. Il trionfo dell’ingiuria L’impresa è davvero ardua anche perché il terreno della politica è stato devastato da una campagna elettorale che sarà ricordata per la virulenza dei toni e per la volgarità del linguaggio dei leaders, amplificato in peggio dalla invasiva risonanza dei social. Si potrebbe redigere un campionario per aggiornare l’enciclopedia delle ingiurie. Si va dal “Renzi si comporta come una scrofa ferita” (Grillo) al “la riforma soddisfa esigenze anche criminali” (ingroia) passando per il “c’è un’accozzaglia di tutti contro di me”(renzi) per giungere al “i ladri che per trent’anni ci hanno rubato in casa vogliono sostituire la serratura” non si capisce se per non rubare più o per rubare meglio” (di Battista). Ancora più interessante sarebbe ripercorrere il tracciato dei confronti degli ultimi mesi per realizzare una migliore spiegazione dell’accaduto e per ricavarne qualche insegnamento per i prossimi appuntamenti. Il trionfo dei “secondi fini”. La prima nota da considerare è la già evocata personalizzazione dello scontro, imperniata sulla minaccia di renzi di lasciare la Presidenza (e la politica) in caso di sconfitta. Tutti gli avversari hanno raccolto l’invito cambiando sostanzialmente la posta in gioco che è diventata la testa del Presidente del consiglio. così gli appelli a occuparsi del “merito” sono caduti nel vuoto e la polemica è stata dirottata su quei “secondi fini” riassunti, in sostanza, nel disegno di provocare la caduta del governo. L’altro aspetto da sottolineare è che, contrariamente a quanto era auspicabile, nessuno nel campo del “si” ha compiuto il tentativo di connettere le riforme proposte, riguardanti l’ordinamento della repubblica, cioè il “regolamento del condominio”, con i contenuti e gli impegni della prima parte dalla costituzione, i

suoi principi e i suoi valori. Semplificare, snellire, velocizzare, d’accordo; ma per che cosa? il recupero di un discorso sui fini della politica sotto le specie di un progetto di grande respiro, ad esempio sul tema dell’occupazione e/o della lotta alla povertà, avrebbe potuto dare un significato meno astratto alle norme procedurali in discussione. Sarebbe stato bello, e forse anche utile, che qualcuno, nel vivo del confronto, si fosse affacciato a rinnovare le...promesse battesimali repubblicane, sotto le specie dei principi fondamentali della carta, magari avvalorandone il significato con una citazione del moro costituente. Per il quale “il loro effetto è quello di ...imporre al futuro legislatore di attenersi a questi criteri supremi che sono permanentemente validi”. Renzi come Fanfani? infine ha pesato la mancata elaborazione del testo della nuova legge elettorale in sostituzione dell’”italicum” . ciò ha lasciato in campo un argomento polemico che sicuramente ha sottratto consensi alla riforma. Anche l’ultimo compromesso redatto all’interno del Pd tra maggioranza e parte della minoranza non è stato tempestivamente valorizzato come avrebbe meritato. e’inevitabile poi che sul cumulo delle ragioni della disfatta si proiettino le luci e le ombre della personalità di matteo renzi, tanto ricca di energia quanto prodiga di eccessi. Quando renzi si affacciò alla ribalta, succedendo a Letta nel modo che tutti ricordano, mi accadde di paragonarlo al primo Fanfani, il leader democristiano irruento e decisionista, le cui veloci ascese erano sempre seguite da rovinose cadute. dalle quali però spesso si riprendeva depurando i propri comportamenti da quel di più che li rendeva insopportabili e persino rivelando tratti impensabili di saggezza. Sarà così anche per renzi? La contesa si sposta naturalmente sul partito dentro il quale il leader sconfitto potrà, se vuole, rilegittimarsi con il congresso, oppure passare la mano in attesa di fati migliori. con questa

differenza rispetto ai tempi della dc: che quando Fanfani dovette abbandonare, la successione toccò ad Aldo moro, mentre per il Pd la situazione è alquanto problematica. d’altra parte è sul Pd che gravano le maggiori responsabilità ed è quindi auspicabile che esso trovi un assetto interno che gli consenta di concorrere alla ricomposizione del tessuto politico dopo le lacerazioni della battaglia ora conclusa. Giustamente ha detto renzi che tocca ai vincitori di accollarsi gli oneri oltre che gli onori della vittoria. Si può intendere o come una sfida o come una disponibilità a cooperare. in ogni caso finché il Pd ha la maggioranza alla camera nessuno può ignorarne la presenza o sottovalutarne il ruolo. Vincitori e vinti A questo punto andrebbe aperto il capitolo delle condizioni e delle contraddizioni del fronte vittorioso. cederà alla tentazione di trasformare la maggioranza referendaria in maggioranza politica? i precedenti lo sconsigliano. come si atteggeranno le sue componenti di fronte alle proposte volte a fronteggiare le emergenze della crisi? e’ un’incognita. e quale contributo potrà venire da quelle sponde all’analisi che pure va effettuata della situazione politica e sociale del paese nel quadro di un’europa disorientata e di un mondo fuori rotta? e’ un’incertezza. Prove come quella che ha portato al risultato del 4 dicembre interpellano in modo diverso sia i vinti che i vincitori. Gli uni hanno da meditare sugli errori compiuti, le presunzioni avvalorate, le occasioni perdute; gli altri devono studiare come evitare di commettere gli stessi errori che hanno condotto i loro avversari alla sconfitta. e, importante che questa riflessione ci sia anche se l’esito non è prevedibile; ed ancor più importante è che essa coinvolga il massimo possibile di energie popolari come è lecito sperare in presenza di una partecipazione al voto tanto vasta da essere sorprendente.

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Molti pensano che i cantautori di musica di ispirazione cristiana siano solo preti e suore. Non è così...

“Come si può essere tristi, se Dio è dentro di noi”

L

di p. Lucio Boldrin

a musica di ispirazione cristiana ha iniziato, da qualche anno, ad essere conosciuta anche in italia. Questo particolare genere nasce nell’ambito delle chiese evangeliche, soprattutto quelle nordamericane. Solo in un secondo momento, dopo il concilio Vaticano ii, questa musica è stata accolta dal mondo cattolico. La musica di ispirazione cristiana ha lo scopo di diffondere e far conoscere i valori del cristianesimo e, al contempo, esprime la gioia della fede. Nel panorama della musica cristiana, comincia a farsi spazio Lorenzo Belluscio, un venticinquenne di Vicenza, consulente assicurativo per professione, cantante d’ispirazione cattolica per carisma. “Ho una grande passione per la musica nata quando ero

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piccolo.- mi scrive - Ho preso le prime lezioni di canto a 15 anni, con il soprano Laura Vasta prima e con il tenore Domenico Pagliarusco. Ho iniziato con la musica lirica, proseguendo poi con quella leggera. Da quando avevo 18 anni ho iniziato un percorso, fatto di più tappe, ognuna delle quali preziosa, che mi ha portato a decidere di diventare, tre anni e mezzo fa, un cantante di ispirazione cristiana”. una passione per la musica e un grande impegno nel sociale. Nel 2012, in collaborazione con il reparto di pneumologia della uLSS di Vicenza, Belluscio ha prodotto un cd, Christmas, i cui ricavati della vendita sono stati destinati all’acquisto di alcuni pulsossimetri per aiutare persone affette da insufficienza respiratoria,

causata da distrofia muscolare. con la vendita di Christmas, Lorenzo sperava di poter acquistare due pulsometri ma la somma raggiunta consentì di acquistare ben quattro apparecchi. “L’anno successivo – continua Lorenzo – è iniziata la collaborazione con Edoardo Piccolo, giovane compositore ed organista, con cui ho lavorato alla creazione del mio primo vero CD di ispirazione cristiana: Grazie di esistere. Le canzoni incluse in questo disco hanno accompagnato i concerti-testimonianza che io ed Alessia, la mia ragazza, da qualche anno portiamo nelle parrocchie e nelle scuole del vicentino e non solo. Questi incontri sono organizzati in semplicità per raccontare quello che Dio ha fatto nella nostra vita e può fare in quella di ognuno! Abbiamo già incontrato parecchie centinaia di persone e di ragazzi: la voglia di testimoniare e di cantare per Dio cresce in noi ogni giorno sempre di più! Nei nostri incontri insistiamo sul valore della preghiera, perché è uno strumento potente che ci mette in contatto con Dio. Raccontiamo la nostra semplice storia e il cammino di fede che stiamo facendo e che ha portato tre anni e mezzo fa alla conversione di Alessia. Abbiamo deciso di organizzare e proporre questi incontri gratuitamente. Se ci chiamano da lontano chiediamo solo un rimborso delle spese vive sostenute”. il 2016 è stato una anno di grandi soddisfazioni per Lorenzo, per la sua carriera di cantante cristiano.


È tra i primi dieci finalisti al concorso Una canzone in cui credere, con il brano Ti sento vivere e al concorso Diventa cantante della Misericordia – Giubileo 2016 con la canzone Solo con l’Amore. Poi, nel maggio 2016, ha partecipato alla dodicesima edizione del Festival Biblico di Vicenza, dove ha animato la serata dedicata all’enciclica Laudato si’ di papa Francesco. il grande salto è stato nel luglio 2016, quando è andato a cracovia per cantare alla Giornata mondiale della Gioventù, esibendosi nella chiesa “Sw. Jana chrzciela”. “Il 2016 mi ha dato grandi soddisfazioni! – continua a raccontarci Lorenzo -. L’ultima in ordine di tempo è l’uscita del mio nuovo CD. Dal 5 ottobre lo si può trovare in tutte le librerie San Paolo ed in tutte le migliori librerie religiose d’Italia. Il titolo è Il Cielo è dentro noi e contiene sette tracce inedite. All’interno del disco ci sono canzoni rock, pop, una con sfumature folk, un’altra con un sound a tratti dance. Tutte però hanno un solo scopo: annunciare la fede cristiana e tutti i suoi valori. In questo CD affronto diverse tematiche tra cui: l’infinita Misericordia di Dio, la Vita

eterna, l’Ecologia umana, il valore della preghiera, l’Amore Cristiano tra due persone”. una canzone in particolare, Niente è impossibile, è già uscita lo scorso febbraio sotto forma di singolo per sostenere l’associazione onlus Team for children di Vicenza. “L’avevo scritta in ri-

Esistono tanti laici e laiche innamorati di Dio che esprimono ciò attraverso la musica

cordo di Michele Dal Bianco, un ragazzo di soli 16 anni di Zanè rinato in Cielo per una forma rara di tumore cerebrale; un ragazzo di grande fede, dal grande coraggio”, ricorda Lorenzo. “Il titolo di questo nuovo album non è ripreso da nessuna canzone inclusa nel disco – prosegue l’artista -. Questo perché ho voluto

scegliere un titolo che potesse racchiudere un messaggio semplice ma, secondo me, alla base della vita di ogni Cristiano, un messaggio che ho cercato di riprendere più volte all’interno delle mie canzoni. “Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo?”, scriveva San Paolo nella sua lettera ai corinzi. e ancora “Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete da Dio, e che non appartenete a voi stessi?”. Durante la Santa Messa mangiamo il Corpo di Gesù e beviamo il Suo Sangue. Con la consapevolezza quindi nel cuore che il Cielo è davvero dentro noi, dobbiamo far di tutto per diventare Cristiani attivi in questo mondo perché ognuno nel suo piccolo può fare tanto!”. “Come possiamo essere persone tristi se Dio è dentro noi e respira con noi? Eppure vedo tanta tristezza e rassegnazione. E allora come dice l’ultima canzone di questo mio CD: “E gioia sia questo viaggio che mai finirà e ci sorprenderà! E gioia sia ogni parola e ogni sorriso che doneremo!”, conclude il cantante.

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Tra le cause principali, la distrazione alla guida. Responsabili cellulari, sms, tablet.

Gli incidenti stradali tornano ad aumentare

d

di Alberto De Gaetano*

iminuire gli incidenti stradali, e con essi il numero dei morti e dei feriti, è da anni un obiettivo che l’Unione Europea ha affidato a tutti gli Stati membri, impegnati ad attuare misure legislative per favorire la sicurezza stradale, migliorare le infrastrutture viarie e indurre i propri cittadini a comportamenti virtuosi sulle strade. Tuttavia, dopo anni in cui abbiamo assistito ad una graduale diminuzione di tutti gli indicatori ed abbiamo salutato con soddisfazione quello che appariva come una conquista civile e culturale importante che si stava consolidando, le notizie più recenti gettano una luce nuova e preoccupante sulle nostre speranze. Il 7 novembre a Roma sono stati presentati dall’ISTAT i dati relativi all’incidentalità 2015, che hanno mostrato una consistente frenata nel calo degli incidenti e dei feriti e addirittura una prima sensibile inversione di tendenza rispetto agli anni precedenti per il numero totale delle vittime e dei feriti gravi che fanno segnare un aumento del 6,4%. I dati peggiori riguardano i motociclisti con 773 vittime ed un incremento del 9,8% ed i pedoni con 602 vittime e un incremento del 4,2%. Male anche il dato della mortalità per i conducenti e trasportati dei veicoli a due ruote a motore con 878 morti (773 sui motocicli e 105 sui ciclomotori) 26 Oltre...

con un incremento complessivo del 7,6%. Nettamente migliori i dati relativi alla mortalità fra i ciclisti che con 251 vittime fanno segnare una diminuzione dell’8,1%. In leggero calo anche il numero delle vittime fra i conducenti e i trasportati delle autovetture: 1.468 morti – 1,5% e veicoli pesanti (autocarri e motrici) 157 vittime – 1,3%. Salgono invece gli incidenti in autostrada (+6,3%), dopo gli ottimi risultati ottenuti con i controlli elettronici della velocità realizzati con il sistema Tutor. Era dal 2001, quando in Italia si contavano qualcosa come 7.096 morti sulle strade, che non si registrava un risultato così complessivamente negativo. Segno che le politiche di sicurezza stradale (come la patente a punti, la cintura di sicurezza, il divieto di usare il cellulare alla guida) che negli anni avevano dato buoni risultati stanno segnando il passo. All’interno di questo quadro generale, c’è un dato particolarmente inquietante. Sono aumentate le infrazioni, molte delle quali generate dalla distrazione. Tra le cause principali secondo i dati di Polizia di Stato e Carabinieri c’è l’utilizzo dello smartphone: 48.524 sono le infrazioni commesse nel 2015 per il mancato utilizzo di apparecchi a viva voce o dotati di auricolare, il 20,9% in più rispetto al 2014. L’uso dei telefonini di nuova generazione mentre si guida sta af-

fiancando la pericolosità di chi guida sotto l’effetto di alcool e droghe. I tempi di reazione, infatti, in caso di possibile impatto si riducono del 35 per cento, percentuale quasi tre volte superiore a quella relativa a chi si mette alla guida con un tasso alcolemico superiore allo 0.5 mg/lt. Chi spedisce o scrive messaggini mentre guida ha inoltre il 90 per cento di possibilità di sbandare con l’auto e moltiplica per 23 il rischio di avere un incidente stradale. La vera emergenza sta diventando proprio l’uso a bordo degli strumenti elettronici, soprattutto tra i giovani. Uno studio del Cohen Children’s Medical Center di New York, che ha analizzato i dati dell’incidentalità statunitense, ha evidenziato come gli incidenti provocati alla guida dovuti all’utilizzo di sistemi elettronici (smartphone, tablet, navigatori) provocano ogni anno la morte di oltre 3 mila ragazzi e il ferimento di oltre 300 mila, numeri superiori rispetto alle vittime (2.700) e ai feriti (282.000) per guida in stato di ebbrezza. Il National Highway Traffic Safety Administration ha sottolineato che, nella fascia d’età al di sotto dei 20 anni, il 16 per cento ha perso la vita per un incidente dovuto a distrazione da apparecchio tecnologico. Si tratta della proporzione più alta rispetto ad ogni altro gruppo di età. La letteratura internazionale evidenzia come un terzo dei


conducenti legge o scrive messaggi di testo o di chat durante la guida, raggiungendo punte allarmanti nelle fasce d’età under 35: tra essi si arriva al 61%! In Francia il 76% dei giovani compresi tra i 18 e i 24 anni dichiara apertamente di utilizzare il telefono alla guida. Per continuare il cammino tracciato dall’Unione Europea, che ha posto come obiettivo ai Paesi membri una riduzione del 50% di vittime e feriti entro il 2020, è necessario accrescere l’impegno e gli investimenti in sicurezza stradale. Riportare le dotazioni di sicurezza e la manutenzione al centro delle politiche infrastrutturali deve essere

una priorità, utilizzando in particolare quella quota di contravvenzioni (secondo le previsioni dell’articolo 208 del Codice della Strada) che dovrebbe andare proprio a migliorare la sicurezza stradale, risorse stimate in quasi 2 miliardi di euro che consentirebbero di riparare e migliorare molte strade, di tappare le buche, di mettere in sicurezza ponti e viadotti. E soprattutto portare a compimento la riforma del Codice della Strada, rendendolo più moderno ed adatto a veicoli che sono sempre più tecnologici. Purtroppo la legge delega dopo l’approvazione della Camera nel

2014 giace al Senato da ormai 2 anni senza fare passi avanti. Infine, ultimo ma non ultimo, occorre un forte cambiamento culturale. Occorre acquisire maggiore consapevolezza che sono anche, e spesso soprattutto, i comportamenti umani quelli che determinano le situazioni di maggior pericolo. E, pertanto, vanno modificati e adattati alle circostanze, usando maggior discernimento e maggiore prudenza, avendo ben chiaro che la incolumità propria e degli altri utenti della strada è un valore assoluto e prioritario! * Coordinatore dell’Osservatorio per la Sicurezza Stradale del Municipio Roma II Oltre... 27


…e Felice Anno Nuovo

2017 ORARIO CELEBRAZIONI NATALIZIE 2016 SABATO 24 DICEMBRE SS. Messe

h. 8.00 - h. 9.00 h. 23.30 Ambientazione liturgica h. 24.00 SS. Messa della Natività

DOMENICA 25 DICEMBRE SANTO NATALE DI GESÙ SS. Messe h. 9.00 – h. 10.30 – h. 12.00 – h. 18.00

LUNEDÌ 26 DICEMBRE SANTO STEFANO (non è giorno di precetto) SS. Messe h. 9.00 – h. 11.00 – h. 18.00

VENERDÌ 30 DICEMBRE SACRA FAMIGLIA DI NAZARETh MARIA E GIUSEppE SS. Messe h. 8.00 – h. 9.00 - h. 18.00

SABATO 31 DICEMBRE: SS. Messe

h. 8.00 – h. 9.00 - h. 18.00: TE DEUM

DOMENICA 1º GENNAIO 2017 SOLENNITà DI MARIA MADRE DI DIO SS. Messe h. 9.00 – h. 10.30 – h. 12.00 – h. 18.00

VENERDÌ 6 GENNAIO EpIFANIA DEL SIGNORE SS. Messe h. 9.00 – h. 10.30 – h. 12.00 – h. 18.00

I

l 2016 se ne sta andando fra lacrime, gioie, momenti da ricordare altri semplicemente da voler dimenticare. Auguriamo a tutti di portare le cose migliori al nuovo anno e di lasciare in un cassetto quelle che hanno fatto male. E il Dio che ha posto la tenda in mezzo a noi sia presente per tutto il 2017 aiutandovi a crescere nell’amore amore, nel servizio e nel rispetto reciproco con gioia e serenità. Auguri a tutti da p. Lucio, p. Raffaele, p. Silvano e p. Adauto n.b: tutte le attività catechistiche riprenderanno dal 16 gennaio 2017


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