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di Federico Moro “
Parte IV StorIa moderna 255
Dardanelli 1657 1
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Dardanelli 16571
Una battaglia per la StoriaUna battaglia per la Storia
di Federico Moro di Federico Moro
“(…) così i Veneziani avevano vinto e i Turchi coglievano i frutti della vittoria.”
Pierre Antoine Noël Daru, Storia della Repubblica di Venezia, libro XXXIII, p. 250
Premessa
La Guerra di Candia o Quinta Guerra Veneto-Ottomana è stata la più lunga e dispendiosa mai affrontata dalla Repubblica di Venezia2. Iniziata nel 1645 con l’attacco turco a Creta e conclusa solo nel 1669 con un atto d’insubordinazione dell’allora Provveditore Generale sull’isola, Francesco Morosini, il conflitto ha consumato le risorse umane e finanziarie della Serenissima. Al punto che la Repubblica non si riprese mai più.
1 Anticipazione del volume di Federico Moro, Venezia ultima spiaggia, da Focea ai Dardanelli cinque battaglie per cambiare la Storia 1649-57 in uscita a settembre 2014 presso La Toletta Editore, Venezia. 2 All’argomento sono state dedicate molte opere, qui si segnalano in particolare Chrysoula Tzompanaki, Ο Κρητικός Πόλεµος 1645–1669: Η Μεγάλη Πολιορκία και η Εποποιϊα του Χάνδακα [The Cretan War 1645–1669: The Great Siege and Epopee of Chandax], Heraklion 2008; Kenneth Meyer Setton, Venice, Austria, and the Turks in the Seventeenth Century, The American Philosophical Society, Philadelphia 1991; Andrea Valier, Storia della Guerra di Candia, Colombo Coen editore Trieste 1859 che ha il pregio di essere raccontata da un protagonista delle vicende; Samuele Romanin, Storia Documentata di Venezia, Filippi Editore, Venezia 1972-75; Roger Charles Anderson, Naval wars in the Levant 1559-1853, Liverpool at the University Press, Liverpool 1952; Girolamo Brusoni, Historia dell’ultima guerra tra Veneziani e Turchi, Stefano Curti Tipografo, Venezia 1673, il testo più a ridosso degli eventi eppure straordinariamente equilibrato; Stephen Turnball, The Ottoman Empire 1326-1699, Osprey Publishing, Oxford 2003; Battista Nani, Historia della Repubblica Veneta, Lovisa Editore, Venezia 1720; Heinrich Kretschmayr, Storia di Venezia, vol III, Il declino, libro VIII, cap. XIII Candia e Morea, pp, 374-402, s.e., Vienna 1933.
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Un conflitto tanto lungo presenta un’infinità di situazioni diverse sui vari campi di battaglia, terrestri e marittimi, per cui sembrerebbe difficile individuare il momento “decisivo”, quello cioè in cui le sorti del conflitto hanno virato verso una delle due parti senza più incertezze. Nella Guerra di Candia non è così. La coerenza strategica di entrambe le parti combattenti facilita il compito. Da un punto di vista geografico il luogo è rappresentato dallo Stretto dei Dardanelli, da quello cronologico dalla campagna navale del 1657. Lì e allora Venezia avrebbe potuto vincere. Perché non successe? E come venne in seguito alterato il senso degli eventi, fino a costruire un vero e proprio mito storiografico, quello della presunta intenzione veneziana di violare gli Stretti per attaccare Costantinopoli?
La Quarta Battaglia dei Dardanelli, 17/19 luglio 1657
All’inizio del 1657, il nuovo Capitano Generale da Mar della Serenissima ha appena 32 anni, un occhio solo e un’esperienza da veterano: si chiama Lazzaro Mocenigo3 .
Una volta tanto non occupa il posto per la deprecabile abitudine veneziana di ruotare annualmente tutti gli alti comandi: il suo predecessore, Lorenzo Marcello, è morto sul ponte della bastarda generalizia nel corso della Terza Battaglia dei Dardanelli, 26 giugno 1656, e il sostituto sul
3 Tra tutti, Girolamo Brusoni, op. cit., parte II, libro XIV, p.2.
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campo, il Provveditore all’Armata Barbaro Giacomo Badoer (16171657), non è stato ritenuto all’altezza4 .
Lazzaro Mocenigo (1624-1657) è determinato, impetuoso fino all’incoscienza e sa che Venezia è all’ultima spiaggia. Ormai le serve solo una clamorosa vittoria. Lasciando la laguna agli inizi del 1657, risponde al Duca di Brunswick con cui sta conversando: “Vostra Altezza sentirà a breve o qualcosa di grande o la mia morte”5 .
Per carattere, sembra l’uomo di cui Venezia ha bisogno. Anche perché la grande macchina bellica nemica è in piena attività da quando al Gran Visirato, il 15 settembre 1656, è salito Mehmet Köprölu Pascià. Nato in Anatolia ma di etnia albanese è l’uomo del destino per il Sultanato turco6. Lui ha capito che è giunto il momento di anticipare le mosse dei veneziani. Infatti, già il 29 marzo, il nuovo Kapudan Pascià Topal lascia gli ancoraggi all’interno degli Stretti dei Dardanelli7 .
Questa è la grande novità introdotta dai Turchi sotto l’effetto del pericolo corso l’anno precedente, quando pensavano di trovarsi galee e navi veneziane davanti al Corno d’Oro: far uscire la flotta per evitare di affrontare il prevedibile blocco nemico. L’idea è quella di rioccupare intanto le isole egee, a cominciare da Tenedo, sfruttando l’effetto sorpresa e la
4 Roger Charles Anderson, op.cit., p. 162. 5 Mario Nani Mocenigo, Storia della Marina veneziana. Da Lepanto alla caduta della Repubblica, 1571-1797, p.188, Filippi Editore, Venezia 1995. 6 Heinrich Kretschmayr, op.cit., p. 399. 7 Girolamo Brusoni, op. cit., p.2.
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debolezza dei presidi lasciati dai Veneziani. Le 32 galee e le 8 saiche con relativo corpo da sbarco di cui Topal dispone, però, non bastano8 . Grave leggerezza. Le energie spese nel ricostituire la squadra navale e nel rinnovare la linea di comando, anche se i marinai esperti non s’inventano per decreto, sono giustamente indirizzate a riprendersi le basi avanzate del nemico. Proprio per l’importanza del compito, però, Topal dovrebbe disporre di una forza d’urto capace di rendere certo e veloce il successo. Lo sbaglio potrebbe risultare fatale Il 26 febbraio 1657 la flotta veneziana è a Delo. Il Capitano Generale si ferma lì con 19 galee e 7 galeazze e invia il Capitano delle Navi Bembo con 12 vascelli ai Dardanelli per cercare di capire cosa stia preparando l’avversario. Mocenigo trattiene, invece, il Secondo Capitano delle Navi Vincenzo Querini con il resto dell’Armata Grossa in previsione di una concentrazione di forze là dove sarà il centro di gravità della battaglia decisiva. Quella che i Veneziani cercano dall’inizio della guerra9 .
Intanto, 32 galee turche si spostano a Mitilene sull’isola di Lesbo. Secondo un copione collaudato, qui le raggiungono le squadre barbaresche. Non appena i brigantini esploranti lo informano della presenza in Egeo di una forza navale nemica, Mocenigo salpa da Delo, lasciandovi però Que-
8 Mario Nani Mocenigo, op.cit., p. 188; Roger C. Anderson, op.cit., p. 162. I due autori riportano rispettivamente 30 e 32 galee a disposizione di Topal Pascià a Tenedo mentre Andrea Valier, op.cit., gliene accredita 37 . 9 Ibidem: anche qui esiste una leggerezza differenza tra Mario Nani Mocenigo e Roger C. Anderson per il quale i vascelli sono invece 11, confermata anche da Girolamo Brusoni, invece, la forza di galee e galeazze
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rini e i suoi vascelli. Non è convinto si tratti del grosso della flotta avversaria e vuole mantenersi aperte tutte le soluzioni d’intervento10 .
Il problema per Venezia è che il blocco degli Stretti è un’illusione più che una realtà. Neppure nei momenti migliori sarà mai davvero un blocco efficiente11. Tutta la sua strategia, quindi, è minata dalle fondamenta. La Serenissima non riesce a combattere la guerra che vorrebbe. E non si adatta a quella in corso.
Monumento ad Alessandro Contarini, Padova (particolare) Monumento ad Alessandro Contarini, Padova (particolare) Mocenigo arriva a Mitilene dove, però, non trova più nessuno. Raccoglie l’informazione che Topal si è spostato a Chio. L’inseguimento nell’Egeo continua. Non si tratta di sterile ostinazione veneziana. Le navi di San Marco si trovano di fronte al tradizionale dilemma turco: distrutta in battaglia un’armata, a primavera il Sultano è in grado di schierarne un’altra12. E intanto le forze della Repubblica si esauriscono. Per i Turchi
10 Gerolamo Brusoni, op. cit., p. 2; Roger C. Anderson, op.cit., p. 162. 11 Secondo Alfred Thayer Mahan il concetto di “blocco efficiente” risale alla Guerra dei Sette Anni. 12 Cfr. Federico Moro, Venezia in Guerra, quattordici secoli di storia, politica e battaglie, pp. 193-96, La Toletta Edizioni, Venezia 2011.
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l’equazione strategica per arrivare alla vittoria offre sempre al successo l’alternativa del logoramento avversario. Venezia, invece, può o, dovrebbe, solo attaccare. Lazzaro Mocenigo nella primavera/estate del 1657 deve tessere da capo la tela, come se i successi già raggiunti, a cominciare dalla vittoria ai Dardanelli di Lorenzo Marcello l’anno prima, non ci fossero mai stati13. Bisogna sconfiggere di nuovo la flotta turca. E dopo?
E qua veniamo al secondo snodo fondamentale di questa campagna navale e dell’intero conflitto da parte veneziana: ammesso riescano l’aggancio e l’annientamento del nemico, come sarà sfruttato il successo? Gli Archivi, per quanto fin qui esaminati14, e quanti hanno analizzato queste vicende nell’immediato15 ci trasmettono una prospettiva molto nitida: distrutto il potenziale navale nemico, compito del Capitano Generale da Mar vittorioso sarà quello di spostarsi a Creta per liberare Candia dall’assedio e, attraverso il taglio di ogni rifornimento, ridurre all’impotenza il corpo d’invasione turco. A questo punto, Venezia tratterà la pace da una posizione di forza.
A partire dall’Ottocento, invece, si afferma una seconda versione che racconta di Veneziani decisi a penetrare negli Stretti per arrivare a Costantinopoli e da lì imporre le proprie condizioni tenendo la metropoli sotto il tiro dei cannoni16 . In fondo quanto avevano fatto i loro avi per secoli nei confronti dell’Impero, romano di nome ma greco-bizantino di
13 Gerolamo Brusoni, op.cit., libro XIII, pp. 298-304. 14 V. elenco ad finem. Ricordo che Archivio di Stato di Venezia, Biblioteca del Museo Correr e Biblioteca Nazionale Marciana conservano in sostanza tutto quanto è stato prodotto dalle istituzioni veneziane perché ben poco è andato perduto. E moltissimo anche degli archivi privati finiti poi nelle loro raccolte. 15 Tra cui Gerolamo Brusoni, nel 1673; Andrea Valier, che nella Guerra di Candia ha combattuto all’inizio come Governatore di Nave ricoprendo in seguito vari e importanti incarichi, subito dopo; Battista Nani nel 1720, tutti addentro alle “cose” veneziane e molto ben documentati. 16 Uno dei primi è Pierre Antoine Noël Daru, op.cit., , libro XXXIII, p. 247 ““Non era una fantasia che Lazzaro Mocenigo pensasse ad assaltar Costantinopoli.”; si passa a Samuele Romanin, “(Lazzaro Mocenigo) si volse ai Dardanelli per dar opera a quanto si era proposto. Disponeva ogni cosa per modo che, mentre sedici navi battessero furiosamente i castelli, egli colle galee a forza di remi tra-passando potesse penetrare fino a Costantinopoli…” op.cit., tomo VII, p. 303; e si prosegue fino ai più recenti Heinrich Kretschmayr, op. cit., p. 400 e Mario Nani Mocenigo, op.cit., p. 194.
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fatto. Sono questi gli ordini impartiti al Capitano Generale? Soprattutto, sarebbe la sua intenzione una volta sgombrata la rotta dalle navi nemiche? Perché nella Guerra di Candia spesso i comandanti veneziani agiscono di testa loro, a dispetto delle disposizioni ricevute dalle autorità politiche…17
In realtà non esiste nessun documento, allo stato della ricerca, che avvalori questa seconda versione. Anzi pare assodato l’esatto contrario: da Venezia era stato ordinato a Lazzaro Mocenigo di distruggere la flotta turca per stroncare il flusso di rifornimenti all’esercito della mezzaluna impegnato nell’assedio di Candia e, subito dopo, di portarsi proprio sull’isola per cooperare con la guarnigione per rompere definitivamente l’assedio. Cioè il piano di guerra classico di Venezia in questo conflitto.
Manca anche qualsiasi testimonianza di tipo diaristico che avvalori l’ipotesi della penetrazione negli Stretti, né sembra che Mocenigo ne abbia fatto cenno ad alcuno, e d’altronde il comportamento in mare tanto del Capitano Generale quanto dei suoi ufficiali, specie della Consulta dei Capi da Mar dopo la sua morte, s’inserisce non nel solco della disobbedienza alle disposizioni del Senato veneziano bensì in quello del rispetto degli ordini. Lo vedremo tra poco.
Resta la domanda: quando è nata e perché, allora, questa singolare interpretazione? Esiste un unico elemento a favore della tesi dell’attacco a Costantinopoli: lo propone apertamente in un suo intervento in Senato il patrizio Giacomo Badoer nella primavera del 165418. L’ipotesi è discussa e respinta. Non tornerà più. Soprattutto non sarà mai fatta propria dai comandanti in mare. Basta l’intervento di Giacomo Badoer a spiegare la nascita del mito? Evidentemente no. In realtà, questo ha origine nell’Ottocento e acquista ben presto forza di verità. Perché riempie un vuoto: descrive quanto i Veneziani avrebbero dovuto fare per vincere la guerra e sembra difficile ammettere che non abbiano mai davvero com-
17 Basti pensare in particolare alla conclusione stessa del conflitto, decisa in completa autonomia e, in contrasto tra l’altro con gli ordini del Senato, dal Provveditore Generale sull’isola del momento, Francesco Morosini. Non per niente in seguito sarà processato ma alla fine verrà assolto in virtù delle straordinarie condizioni di pace strappate ai Turchi. Samuele Romanin, Storia… cit…, tomo VII, p. 326. 18 Riportato tra gli altri da Mario Nani Mocenigo, op.cit., p. 163
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preso. Chi scrive condivide la necessità strategica di forzare i Dardanelli ma questo non significa che, quando Lazzaro Mocenigo si lancia lungo lo stretto nella sua ultima folle impresa, lo faccia per mettere in atto quanto noi oggi sappiamo si sarebbe dovuto tentare. Le prove, per ora, raccontano un’altra storia.
Torniamo in mare. A Chio la scena si ripete. Topal Pascià, del resto, non ha alcuna intenzione d’ingaggiare i Veneziani, ai Turchi basta, e avanza, tenere la porta dello stretto socchiusa nell’attesa che l’esercito termini la conquista di Creta. O i Veneziani si stanchino. Topal a questo punto è in rotta per Rodi. Mocenigo decide di restare alle Isole Spalmadori dove sbocca il Canale di Chio, punto ideale per controllare i movimenti avversari19. La Fortuna aiuta il Capitano Generale. Caso vuole che proprio di lì s’infili senza scorta la Carovana di Alessandria: per i Veneziani sono bottino e informazioni. Adesso Mocenigo sa con certezza che Topal si trova a Rodi. Decide di andargli incontro e fa rotta su Samo20 .
Il 3 maggio 1657, i Veneziani sono ancorati a Capo Bianco quando compaiono 15 vascelli algerini. Sta per andare in scena uno scontro singolare, soprattutto per l’esito.
I Veneziani assumono la solita formazione a mezzaluna, a comandare gli algerini, c’è un olandese convertito che ha assunto il nome turco Mehmet. Gli algerini si dispongono in due gruppi: il primo di 9 e il secondo di 6 vascelli. Per tenere distanti le galee venete aprono un intenso fuoco di sbarramento ma la mancanza di vento impedisce loro di manovrare. Completamente fermi, decidono di mettere in acqua i remi di cui sono dotati e tentano almeno di arrivare a terra21. Non hanno scampo contro delle vere navi a remi. Inutile l’intervento, a distanza, dell’artiglieria turca dall’isola di Chio. Alla fine del primo gruppo di 9
19 Guido Candiani-Luca Lo Basso, a cura di, Mutazioni e permanenze nella storia navale del Mediterraneo secc XVI-XIX, p. 147, Roma 2010. 20 Mario Nani Mocenigo, op.cit., p.189. 21 ASV, Provveditori da Tera e da Mar, filza 1098, dispaccio de Capitano Generale da Mar Lazzaro Mocenigo n.16, 5.5.1657 e all.ti
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vascelli, 4 sono catturati, 3 incendiati e 1 soltan vascelli, 4 sono catturati, 3 incendiati e 1 soltanto riesce a buttarsi sotto to riesce a buttarsi sotto costa22costa22. Riescono a fuggire i 6 del secondo gruppo. . Riescono a fuggire i 6 del secondo gruppo.
La vittoria di Chio è clamorosa. Una flotta a remi che ne annienta una a La vittoria di Chio è clamorosa. Una flotta a remi che ne annienta una a vela, la classica eccezione. Rappresenta però anche vela, la classica eccezione. Rappresenta però anche la conferma di un la conferma di un adagio valido sempre e ovunque: in battaglia ci van adagio valido sempre e ovunque: in battaglia ci vanno gli uomini e sono no gli uomini e sono loro a determinare vittoria o sconfitta. loro a determinare vittoria o sconfitta.
Battaglia dei Dardanelli del 1656. Stampa di Peter Casteleyn. Legermuseum, Delft Battaglia dei Dardanelli del 1656. Stampa di Peter Casteleyn. Legermuseum, Delft Battaglia dei Dardanelli del 1656. Stampa di Peter Casteleyn. Legermuseum, Delft
Lazzaro Mocenigo sarà premiato con la nomina a Procuratore di San Lazzaro Mocenigo sarà premiato con la nomina a Procuratore di San Marco. Assegna all’appena arrivato Querini i vascel Marco. Assegna all’appena arrivato Querini i vascelli algerini catturati e li algerini catturati e sguinzaglia il gruppo esplorante sulle tracce del s sguinzaglia il gruppo esplorante sulle tracce del sestetto sfuggito a Chio. estetto sfuggito a Chio. Si preoccupa allo stesso tempo di dove siano le gal Si preoccupa allo stesso tempo di dove siano le galee barbaresche, che ee barbaresche, che integrano il contributo dei bey nordafricani allo s integrano il contributo dei bey nordafricani allo sforzo militare ottomano, forzo militare ottomano, e valuta siano nelle Cicladi Meridionali o Basso Ar e valuta siano nelle Cicladi Meridionali o Basso Arcipelago. Ricevuti i cipelago. Ricevuti i rapporti degli esploratori e riunita la Consulta ordina a Badoer di dirigere rapporti degli esploratori e riunita la Consulta ordina a Badoer di dirigere con 13 galee sul porto di Suazick, dove si ritengono riparate le navi da con 13 galee sul porto di Suazick, dove si ritengono riparate le navi da carico; Mocenigo stesso con 6 galee, le galeazze e carico; Mocenigo stesso con 6 galee, le galeazze e 7 vascelli attaccherà 7 vascelli attaccherà Scalanova dove sono stati individuati i 6 vascelli algerini. Scalanova dove sono stati individuati i 6 vascelli algerini.
22 22 Ibidem. Ibidem.
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Topal Pascià, però, non è rimasto inattivo. Lasciata Rodi giunge a Scalanova dove ordina ai 6 vascelli algerini di far vela per Rodi stessa. Topal ha informazioni confuse. E’ convinto che Mocenigo voglia conquistare Chio ed è deciso a difendere la grande isola. Prima, però, vuole recuperare le saicche da carico bloccate a Suazick.
Notte tra il 16 e il 17 maggio 1657, Mocenigo avvista le galee di Topal Pascià in navigazione verso Suazick. Appena scopre i Veneziani, il turco cambia rotta e punta su Chio. Sette delle sue galee, però, restano indietro e decidono di far rotta su Samo. A questo punto Mocenigo prende una decisione sorprendente: lascia andar via Topal e le altre galee e raggiunge Badoer in navigazione verso Suazick. Perché?23
La flotta veneziana riunita ha ovviamente ragione della resistenza turca in mare e in terra ma il senso dell’operazione sfugge. Il bottino è rappresentato da 1 vascello algerino, 14 saicche, la fortezza di Suazick. Ricco senza dubbio ma Lazzaro Mocenigo deve cercare di vincere la guerra, tutto ciò è un inutile spreco di tempo e di mezzi. Oppure questo rappresenta una prova fattuale che gli ordini ricevuti e le sue personali valutazioni non lo spingono a violare gli Stretti? Il caso di Suazick sembrerebbe dimostrare, con l’evidenza del comportamento in mare, che la pretesa
23 Girolamo Brusoni, op.cit., p.8.
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strategia veneziana di attacco a Costantinopoli, in realtà, è un’ipotesi di commentatori posteriori ma non è presente sui ponti delle navi venete.
Mocenigo medita di impadronirsi di Chio? Può darsi ma il Capitano Generale si scontra con la geniale mossa preparata e messa in atto dal Gran Visir Köprölü Mehmet Pascià, far uscire la flotta prima dell’arrivo dei Veneziani per costringerli a stare lontani dagli Stretti. Comunque Lazzaro Mocenigo lascia Chio. L’efficiente Servizio Informazioni della Repubblica lo aggiorna sui movimenti turchi. Köprölü Pascià ha ammassato 50.000 uomini per attaccare Tenedo24 .
Primo luglio 1657 la flotta veneziana, rinforzata da 7 galee di San Giovanni e 5 del Papa giunge nello stretto. A questo punto si genera il grande equivoco. Se tutti gli storici riconoscono che lo schieramento adottato è quello tradizionale veneziano nello stretto, la novità starebbe nel nuovo piano di guerra: violare la linea dei Castelli dopo aver distrutto le navi di Topal25 : il fatto è che di tale piano non c’è traccia.
Il 3 luglio 1657 movimenti turchi mettono in allarme i Veneziani. Il giorno dopo, all’improvviso, ogni attività cessa. Mocenigo valuta che una sortita dalla linea dei Castelli sia da escludersi. Primo errore di valutazione. Divide quindi la flotta. Secondo errore. Spedisce Querini con 15 vascelli a Tine nell’Arcipelago a caccia delle galee e dei vascelli ottomani ancora in circolazione nell’Egeo. Querini salpa e rientra rapidamente ai Dardanelli portando due notizie: le galee sono alla fonda a Chio e i vascelli in navigazione davanti a Standia, Creta. Ovviamente riporta notizie perché non sarebbe mai stato in grado in così poco tempo di verificare di persona. È un altro elemento che passa sotto silenzio26 .
E a questo punto, la flotta veneziana si trova alle prese con il solito problema dell’acqua27. Neppure il possesso di Tenedo e Lemno, chissà perché?, l’ha risolto. La logistica di San Marco non funziona. L’8 luglio Mocenigo prova a rifornirsi nella piana di Troia ma è costretto a desistere. Deve spostarsi su Imbro. Per sveltire la delicata operazione, Mocenigo
24 Ibidem, p. 9. 25 Cfr. p. es. Mario Nani Mocenigo, op.cit., p. 194. 26 Ibidem. 27 Andrea Valier, op.cit., vol II, p.71
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in persona salpa con tutte le galee28. Terzo errore. Il Comandante non se ne va in giro a “fare acqua” ma resta nel punto migliore per tenere sotto controllo l’intera situazione, specie in zona d’operazioni, in particolare in un teatro come quello dei Dardanelli. Naturalmente è questo il momento scelto dai Turchi per uscire dalla linea dei Castelli…
Mentre l’Egeo è spazzato dalla tramontana e le onde rendono impossibile la navigazione alle galee, Köprölü Mehmet Pascià, dopo aver riempito di batterie costiere le rive dello stretto29 decide di sfruttare l’assenza delle galee venete. Il Capitano delle Navi Marco Bembo capisce al volo. Spedisce di corsa a Imbro un brigantino e si prepara alla battaglia. Ancora una volta i Veneziani combatteranno in situazione di forte inferiorità e… assetati30. Appena informato della situazione, Lazzaro Mocenigo invia a Bembo il Capitano del Golfo Barbaro con le galee Mengano, Querini e Muazzo e a sera salpa con il resto della squadra a remi. Giunto all’estremità della penisola di Gallipoli, però, deve dar fondo alle ancore per l’impossibilità di proseguire31 .
28 Ibidem e Girolamo Brusoni, op.cit., p. 9. 29 Ibidem. 30 Mario Nani Mocenigo, op.cit., p.195 31 Ibidem.
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Alba del 17 luglio 1657, Köprölü Mehmet Pascià ordina di muovere. Topal Pascià ha saputo della presenza di galee poco oltre Capo Hellas e, non ritenendo i Veneziani in grado di essere già lì, pensa siano quelle barbaresche con le quali spera di mettere il nemico tra incudine e martello. I Turchi schierano 30 galee, 10 galeazze e 18 vascelli oltre a una quantità di trasporti per il corpo d’assalto di 50.000 uomini32. La manovra turca sarebbe ben congegnata se il presupposto da cui parte fosse corretto. Sfrutta le condizioni metereologiche e accetta come dato di fatto la superiorità veneziana in combattimento: per venirne a capo sceglie la strada del numero. La ragione poi dell’indiscussa superiorità dei Veneziani in mare resta ancora argomento di congetture33 .
I vascelli con la Mezzaluna raggiungono alla svelta la linea di blocco veneta, la battaglia si accende e si trasforma in una zuffa furibonda. I Turchi ci rimettono 5 vascelli tra cui la Capitana, e 5 galeazze. Le unità superstiti filano via in favore di vento e scappano dalla scena dello scontro fermandosi solo a Mitilene sull’isola di Lesbo34. Le galee turche, intanto, avanzano per ricongiungersi, credono loro, a quelle barbaresche. Quando si rendono conto dell’equivoco la fuga attraverso lo Stretto per raggiungere la costa asiatica diventa precipitosa35 .
Di fatto, Mocenigo ha cercato per l’intera giornata del 17 e la notte seguente di entrare in azione a supporto dei vascelli di Marco Bembo, rimanendo frustrato nei propri sforzi per le condizioni del mare36. Invece
32 Ibidem p.196; Girolamo Brusoni, op.cit., p. 9. 33 Cfr. Piero del Negro, La Milizia, in AA.VV., Venezia Barocca in Storia di Venezia, p. Treccani, Roma 1992. 34 Andrea Valier, op. cit., vol. II, p. 71 e Girolamo Brusoni, op. cit., p. 10 che chiama maone le galeazze. 35 Ibidem. 36 Questo dovrebbe far giustizia di quanti, cfr. Guido Candiani- Luca Lo Basso, op. cit., pp. 8-9, si ostinano in una visione revisionistica a rivalutare la galea: rispetto al vascello è superata, “darwinianamente” come ironizzano gli autori, perché il vascello, anche se bloccato dalla bonaccia, ha una capacità di tenere il mare e una potenza di fuoco del tutto sconosciuta alle navi a remi… come tra l’altro dimostrano i trionfi portoghesi in Mar Rosso, Golfo Arabico, India e Cina. E’ ovvio, “qualche” galea può ancora rivelarsi utile in mari chiusi e in situazioni particolari ma questo non contraddice la realtà di base.
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porta dentro lo Stretto solo 14 galee. Comincia l’ultima fase della battaglia.
Adesso le poche galee veneziane si gettano all’inseguimento di quelle turche. Mocenigo ormai prossimo alla costa anatolica si arrende all’evidenza. Gli equipaggi sono vicini al crollo per sfinimento. Appena i Turchi se ne accorgono, provano a filarsela sotto la protezione dei cannoni dei Castelli. Il Capitano Generale non ci sta. Si butta con la bastarda generalizia sui fuggitivi, s’ingaggia con una galea turca ma è salvato dall’intervento della capitana pontificia che lo rimorchia al sicuro. Scende la notte del 17 luglio 165737 .
Consulta dei Capi da Mar a bordo della bastarda veneta. Mocenigo illustra il suo piano. Attaccare le galee turche ancora all’esterno della linea dei Castelli e distruggerle, annientando quanto rimane della flotta turca nello Stretto, passare quindi in Arcipelago, ripulirlo dalle ultime forze navali turche e infine andare a Creta per rioccupare La Canea e liberare Candia dall’assedio38. Nessuna traccia dell’idea di andare a Costantinopoli. Questi sono gli ordini del Senato del resto. Lo sfondamento della linea dei Castelli è una leggenda a posteriori.
Insomma, nelle sue ultime ore, il Capitano Generale condivide in pieno il solito errore veneziano di non voler vincere la guerra così come questa si presenta. Il vizio di base della strategia della Repubblica Serenissima consiste nel voler combattere una guerra limitata senza averne i mezzi, da un lato, e non volersi adattare alle problematiche che vengono dai campi di battaglia, dall’altro39. D’accordo sull’eliminazione delle forze navali turche, ma alla luce della loro pochezza in combattimento, una volta sgombrata la strada, Mocenigo non dovrebbe temerle granché. Anche se dovesse ritrovarsele alle spalle nel Mar di Marmara. E tra quanto tempo,
Se Mocenigo avesse avuto vascelli anziché galee, doppiava Capo Hellas, distruggeva la flotta turca e poteva forzare la linea dei Castelli. Cioè forse vinceva la guerra. 37 Mario Nani Mocenigo, op.cit., p. 200. 38 Ibidem. Da notare che Mario Nani Mocenigo in precedenza si è schierato con chi ritiene che Mocenigo intendesse violare gli Stretti. 39 Il concetto di “guerra limitata” è qui inteso nel senso che gli ha dato Julian Stafford Corbett, Alcuni principi di strategia marittima, pp. 55-6, Ufficio Storico della Marina, Roma 1995.
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poi? Potrebbe aver già messo in ginocchio Costantinopoli… e in ogni caso gli basterebbe espugnare uno dei due Castelli. Impossibile? Se ritiene di avere forze adeguate per prendere La Canea e sbloccare Candia a maggior ragione ne ha per attaccare e prendere, per esempio il Castello d’Europa. Qualche anno prima i Veneziani non hanno preso d’assalto in questo modo Focea? E lui stesso a Suazich cosa ha fatto? La Canea che vogliono conquistare non è una fortezza ancora più articolata e ben difesa? Certo si tratterebbe di un gran rischio ma a parità di discernimento la timidezza guasta mille volte più, in guerra, dell’audacia.
La fase finale della battaglia con la morte del Capitano Generale è ben descritta nella Relazione del viaggio delle galere pontificie in Levante l’anno 165740 . C’è un ultimo elemento da precisare. Uomo di sicuro coraggioso Lazzaro Mocenigo ma perché il Comandante della Flotta è in testa a una manciata di galee che procedono alla distanza “di un colpo di pistola”41 da rive ingombre di cannoni turchi?42 Conclusione inevitabile. Un proiettile s’infila nel deposito delle polveri della sua galea che esplode “sollevandosi così gran nuvole di fumo che si allargò per lo spazio di 7 miglia con tanta oscurità che per un’ora continua niente si vide nel Canale, restando i legni sepolti in una profonda notte”43 .
Attenzione, anche su questo episodio esiste una seconda verità…secondo alcuni, infatti, l’esplosione della bastarda non dovrebbe essere dovuto al fatale e fortunato colpo di cannone infilatosi nella Giava dello Scrivano ma dal malaccorto maneggio di polvere da sparo da parte dei Bombisti veneti intenti a preparare “artifizi” per incendiare le galee turche44 .
40 Relazione del viaggio delle galere pontificie in Levante l’anno 1657, Cod. O. VII, 57. 41 Ibidem. 42 L’osservazione appartiene già ad Andrea Valier, op. cit., p. 72. 43 Relazione del viaggio delle galere pontificie in Levante l’anno 1657, Cod. O. VII, 57. 44 Ne parlano sia Girolamo Brusoni, op. cit., p. 12, e aggiunge una sofisticata motivazione sull’impossibilità tecnica per i cannoni turchi che sparano a pelo d’acqua di infilare una palla dentro la Giava a tre piedi sotto la linea di galleggiamento; che Battista Nani, op. cit., p. 388.
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Comunque sia, Mocenigo è colpito alla testa dall’antenna dell’albero di poppa. Muore sul colpo. Badoer subentra subito nel comando. Sospende quell’assurda avanzata e ordina alla galea Trevisana di Guglielmo degli Azzoni Avogadro di avvicinarsi a quanto resta del relitto. Avogadro compie un mezzo miracolo. Recupera il corpo del Capitano Generale, il fanale, la cassa, e 357 scampati al naufragio, compreso Francesco fratello di Lazzaro. Con loro, la poppa finemente intagliata della bastarda che rimorchia fino a Tenedo45 .
La Quarta Battaglia dei Dardanelli è finita.
Conclusione.
La Guerra di Candia proseguirà ancora per altri 12 anni. Si conclude il 5 settembre 1669 con la resa della piazzaforte sull’isola di Creta imposta contro il parere del governo veneziano da un Provveditore Generale carismatico: Francesco Morosini46. Lo stesso uomo che la Serenissima sceglie per sostituire all’indomani della morte l’impetuoso e sfortunato Lazzaro Mocenigo. Con Morosini al comando i Veneziani non tentano più di bloccare i Dardanelli ma si esibiscono in una sorta di guerriglia anfibia lungo l’intero arco dell’Egeo che frutta un ricco bottino ma i cui risultati sono effimeri quanto gli attacchi. Punture di spillo per un organismo vasto e articolato come il Sultanato degli Ottomani.
Ci si potrebbe domandare se Creta valga tutti questi sforzi. La risposta è sì. La grande isola mediterranea garantisce alla Repubblica uno status politico di “potenza” che di per sé le assegna un ruolo internazionale e con questo anche una rendita di posizione economica. Il legame tra i due aspetti oggi spesso sfugge ed è un vero peccato. Persa Creta, Venezia deve rinunciare a entrambi. I patrizi di governo lo capiscono bene e per questo sono così ostinati nella sua difesa. Hanno ragione. Sfortunatamente a tale chiarezza circa l’importanza dell’isola non ne corrisponde una di equivalente sulla strategia per arrivare alla meta. Il Capitano delle Navi Tommaso Morosini, all’inizio del conflitto, aveva avuto la giusta intui-
45 Girolamo Brusoni, op. cit., p. 12-3. 46 Cfr. Federico Moro, Lo sforzo che uccide, Candia 1669 in Venezia in Guerra… cit…
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zione proponendo il blocco degli Stretti47 ma sarà con il patrizio Giacomo Badoer in Senato che Venezia “capisce tutto”48: bisogna vincere e per farlo è necessario agire con tutto il peso della propria forza sul centro di gravità del potere nemico, cioè Costantinopoli. Purtroppo tale impostazione non si tramuterà in un effettivo piano di guerra capace di coniugare chiarezza politica e determinazione nelle operazioni militari. Anche per colpa della debolezza della linea di comando, soggetta a rotazioni annuali per ragioni di carriera, la Serenissima, pur mettendo a segno colpi potenzialmente decisivi, non riuscirà mai a cogliere l’attimo giusto per chiudere il confronto.
Fonti archivistiche:
Archivio di Stato di Venezia:
- Maggior Consiglio, reg. 20, cc. 85, 161 - Segretario alle voci, Pregadi, regg. 17, cc. 91, 94 - Segretario alle Voci, Elezioni in Maggior Consiglio, regg. 14, cc. 12v, 183v; 15, cc. 12v, 142v; 16, c. 143; 17, cc. 142-143; 18, c. 142v; 20, c. 142; Elezioni in Pregadi, reg. 15, c. 112; Senato, Mar,; Misc. atti diversi manoscritti, filze 110, 115, 116; - Senato, Lettere provveditori da Terra e da Mar, filze 875-876, 934-936, 1059-1060, 1063, 1066-1067, 1091, 1093, 1097, 1103, 1219-1220, 1370-1371, 1373, 1375-1377, 1394-13951328 (lettere del Marcello dal 2 ott. 1654 al 1° ag. 1656); 1394 (lettere del M. del 22 nov. 1649) - Senato, Mare, reg. 106, c. 193; 109, cc. 168-170; regg. 117, cc. 223v-224r; 118, c. 120; 119, c. 165r; 120, cc. 307v-308r, 346v, 391v-392r; 121, cc. 46r-116r passim, 248r - Senato Terra, reg. 152, c. 246 - Consiglio dei Dieci, Criminali, reg. 53, c. 146r ;
Biblioteca del Civico Museo Correr
-Codd. Cicogna, 1053, p. 80; 1190/XIII; 1196/191-208; 1971, c. 45; 2325, cc. 217-238, 252-267; 2290; 3106/34; 3180/5; -Le glorie dell’armi venete celebrate nell’Accademia de’ Imperfetti , Venetia 1651, pp. 53-55;
47 Mario Nani Mocenigo, op. cit., pp. 145-6 48 V. supra n.18.
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-Lettera di ragguaglio della vittoria contro Turchi nell’Arcipelago, Venetia 1651; -Lettera di ragguaglio del combattimento a’ Dardanelli sotto la direttione dell’illustriss.mo capitano delle navi L. M. seguito li 21 giugno 1655, Venetia 1655; -Ragguaglio della vittoria nauale conseguita a Dardanelli, dall’armata della Sereniss. Republica di Venetia sotto il comando del sig. Lorenzo Marcello , contro l’armata turchesca. A di 26. giugno 1656, Venetia 1656; -Lettera di ragguaglio della vittoria contro l’armata turchesca addì 26 zunio 1656, Venezia 1656; -Relazione della vittoria contro l’armata turchesca delli 26 giugno 1656, Firenze 1656; -Lettera di ragguaglio della vittoria nauale conseguita a' Dardanelli dall’armata della Sereniss. Republica di Venetia, sotto il comando del gia illustriss. & eccel. signor Lorenzo Marcello capitan general da Mar. Contro l’Armata Turchesca. Adi 28. Zugno 1656; -Marcantonio Amalteo, Per l’eccelsa vittoria a’ Dardanelli. Ode, s.l. né d., pp. 4 s.; -Lettere di ragguaglio de progressi e vittoria nel canal de Scio sotto il comando di L. M. capitan general da Mar contro barbareschi li 3 maggio 1657, Venetia 1657; -Lettera di ragguaglio della presa della città e fortezza di Suazich nell’Anatolia sotto il comando dell’illustrissimo L. M. procurator capitan general di Mar li 18 maggio 1657, Venetia 1657; -Lettera di ragguaglio de progressi e vittoria nel canal di Scio sotto il comando dell’ill.mo L. M. li 18 maggio 1657, Venezia 1657; -Lettera di ragguaglio della presa di Suazich sotto il commando dell’illustrissimo L. M. li 18 maggio 1657, Venetia 1657; -Lettera di ragguaglio del combattimento tra l’armata veneta, e la turca a’ Dardanelli. Sotto il comando del gia illustriss. & eccel. Sig. L. M. K. procurator capitan general da Mar. Seguito il 17. 18 e 19 luglio 1657, Venetia 1657.
Biblioteca Nazionale Marciana
-Mss. it., cl. VII, 101 (=8382): E. Marmori, Storia della guerra di Candia; 211 (=7468); 1194 (=8354), cc. 27, 37, 47; 1208 (=8353), c. 336.
Biblioteca Chigiana Roma
-Relazione del viaggio delle galere pontificie in Levante l’anno 1657, Codici O. VII, 57.