. GIORNALE . Dl '
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JVIEDICINA NIILITARE .l
187d
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FIPEN?;E TIPOGR.A.Fl:.A.
FODRA TT I
Yi >t S~n. Zan ohi . :'\.
.1870.
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ANNo XVI!\. - Firenze, 10 a 30 gennaio 1879.- N.l, 2 e 3. ......... - . !
miEitiORI.E ORIGINALI
LA VACCl 1 AZl0~~ NEL R. ESERCITO NELL'ANNO •1868. RAPPORTO destJ:nto dagli stati, modello n. 5, e r eladoni prescritte dalla N'c()ta ministeriale lO, ·e Circolare 16 marzo 1866.
(Consiglio St~perìo.ce 1\1\lil:ll:e d-i Sanili\ - Co.mmi~sione di SlaLislica.)
, A- Dali 'llt~meriai B - lJonsidera3umi C - Conolttsiòni,
n - AJJfJU1!li dl clettaglio. (A) lhTt NmmRtcr.
·1° Le va cinazitmi praLieale nell'escrcilo néll'an no ·1868 si possono calcolare' nella bella cifra eli elLI'e 57,000. Di ,alcun e poche. _ pet·ò, che pur risultano rcalmenLe praticate, 11on si ebbe alcun detlaglio, e neppure la proporzione degli esiti, pelle cagi011i che nel seguito saré\nno accennale; aHre poche non pot~nonsi assuroeve a calcolo so.Lto lutL.i i" diver$Ì aspelli di cui le reJativ·e cifre dovrebbero pur essere st_a te suscellive, per ioesall~vla dei quadri lrasme si, e per difello di alcune delle prescritte speciali indieazioui. l n a1cuo i specchi fu in vero dimenticalo di inùi are le epoche diverse nell e qùali le vaccinaz'ioni fuxono 1:ipartita; obi trascurò di açcennare le condizioni aoamoesliche dei vaccinati, chi l'origine del pu vaccinico impiegalo; chi non rkordò la man.ie:ra del praticato innesto, ecc. Da ciò le· differenze èhepresentano i diversi spccchièUi riassuntivi oh e segu oTiÒ; difl'erenze che importava spiegare al lullore, . perchè p9tes.se farsi ragione dell e ùis.parilà che presentano . .. . ])biamo per lale scopo 11om pilato il seguente specchio (A): Giot·nale di 1l'.(edic. milit. 1870
1
5!
Vace i nazioni praticate di cui non si ha a.lcun dettaglio . . . . . . N" 63tl = l d. pnl l quali si po tè con !.alare la natura tJI! I pus e l'istrum ento aùope•·a to" 8846 ·Ld. pell e quali fLJ spccificamtmlc indicata
11 p.1f1ooo.elrca.
= 155 id. id.
so lt a n to l· na tura d el pus a operato » 2.1-636 = es ~ttarnente indicato l' isl rum enlo ad opemto . . " 47068 = )d. che 1101.erono 'ri parLi rsi e altam ente per locil1tà . . . . . " tl4.S46 = ld. pell e qua li pol8 constal.ar"i la natura cl l pus cou cui fu ron o in izi ate
432
id.
id.
825
id.
id.
962
id .
id.
Id, pell e quali fu
(mi\ non ·ucc ssivaro ente ondoLLC) » 56160 = 981> Id. spelllficale pei datL anamne· tici " 56287 = 9 o Id . Spt;Cili cate per l'epoch e uiverse di loro allna 7.ione . . . . , " llt:i347 = 9, 7 Id. di cui f u iudi oato l'esito . " 56 37 ~ = 988 Totale delle vaccinazioni praticate " ~ 701 O = 1000
id. id. id. id. id. id .
id. jd.
ìd.
id.
· 2" ll rapporto degli inscrilliJvaccinati a l numero di quelli che pella leva praticatasi ·sul principio dell'anno furono assegnati ai diver i corpi non potendo ollenersi direttamente, credemmo poterlo desumere dalla differenza in più od in m.~no tra il numero di es ·i ìnscrilli giunti ai corpi ed il nume ro totale delle vaccinazioni in essi corpi praticate, sul logico riflesso che naturalmente prima d'ogni altra categoria di ~ olda ti do vellero giusta le prescrizioni reg.olamentari, essere sottoposti alla vaccinazione LuUi gli inscrilli: dalla differenza quindi sov ra indicata poteva con tutta probabilità <lcdursi la cifra delle vaccinazioni imputabili alla categoria -in.scriLli: è certam ente un calcolo di approssimazione, ma che può ben rilt!uer. i al v ro assai pro sirno. Su tale induzion-e fu redatto il cgu c nt~ specchi cllo (B) ovr~ le differenze, indicanti il num ero probabile degli in.scritti vaccinati, sono riportate per maggior scr.òplidlà in cifre rotonde: ·v noci nat.itJur (lt'rt-tic~to
(ana~ieri e fanteri<\ Dersa"licri Cavall eria . Artiglieria . Genio . .=. Tre nQ Carabinieri Reali AUri corpi . . Isliluli di educazione Non specificate TOTALE
38188 !.>408 4-'250 5180 ~00 2
388
647 4~8
l nsrrH ri a..~,Rnn ti ad qss,i cort) l
l nswri ~ n Vlli!CiD nLi
30762 A..f83
30250 4150
45 8 4720 H09 648 4005 3
4700 960 330 507 3
4AOO
3'24
))
))
635
))
))
570·10
47018
45000
3
a• Il seguente quadro generale (C) riassume i dati numerièi. -risullanLi ùagli specchielli parziali dei diversi corpi, sull'esito delle vaccinazioni. E
s 'I T I
I:\~ESTI
GICNUH\:J
SI?UI\ll
l
ISOI.Ll
l
3839
Gran11tieri Fanteria
3-~949
ll408 5180 1002
llerst~~li~ri
A:rlig\ieria Genio . • Treno Carabinieri Cav~lleri a
Altri Corpi . . . Casa Realo Invalidi Collegi ed lstilulì Carceri
.
ToTA J,ll . •
388 li'l7
1000 iH!l9 Hi88 HS'8
8G8 8i90
·1971 15560
1·104 1448
~ 1 44
2716
187 •137
524 99 201
2;)3
1JÒI
t 6!19
291
Hi2
l
42~0
·JG3 •12!'l0
36 1
ÒJ
-92
l
28
7
1'2
9
324
!59
137
29
128 '10
'13
6
[ 56376
17390
·13911
2el07-i
i76
A,• I daLi relativi alle differenze !li ~ìsuHati oLtenulesi nelle diverse condizioni mutmnesliclte dei vaccinati, sono 1\ l GCO ILi nel seguente speccl1io (D):
ESIT:C :J:otnle GEl\' lNI
l'URli
NVLLl
Già vaiuolali.
102;)
Già v,tcciuali
143117
21870
~8412
·1:345
4244
~!':103 1
'$6287
Mai v-accinati, nò vaiuolati
•1!)75
790 12185 924
TOTAT, E •• .
173 ~ 7
1389!)
1816
3631
4
5• Circa alle epoche nelle quali le vaccinaz.ioni tulte furon o. praticate puossi stabilire il seguente riassunto (E): J
Gcnnllio e
-
Alarz.o
Aprile
Alaggio
febbraio
Giugno
;
1'ot.ale
(l
lug lio
- - - - - - - - - --- - -' J?'aooinazioni pra4;)272 7623 1933 11 38 tioate 379 P~~porzione re la3,5 2 t va ;per 01 O . . · 80,3 13, (j o. 7 · Es·i l'i genuini . . 14358 20o9 525 340 '101 Rapporto proporzionaie per OjO • 32 26 27 29 26
! ~6347
100 17383 .
l
30
6" Tenendo conto· del n'lo.do con cm furono le vaccinazioni ' nei diversi Corpi inizia!e, si avrebbe il seguen Le riparto (F)· Yccciua~l
1\"nmrro
Esili
12 9
Co i Lubi ordinm·i (5) ... D ~ ~ a mbin i. .. ..... . : ...... Colle penne .... ............ Coi tu Li ;wizzori (6) ...
22103 25117 ·130 1260
557 0771 7 2L 161 542
TOTALE • ... .
56160
Da.l).a '' acca (3) ............ Da braccio a brncc io (4)
l &IO
~'tu mero
Nunttoro
;] ()33 4766
Coi tubi <la aclul!o (1) Coi tubi napol etan i (2)
Per 010
genuini
{36
l 1-
-
fJ 21
27
30 30 31 37
( l) Al'rtt'estoti eou p11 S ottenuto tlu sult.hlti n ~ ll c '' ttccin.:~z.ioni dcJ ISGi. ( ~) A pp l'('St\l l i -eon pn s ullrnuto clJI]l n \l'Ic e ~
arlilìeijl,lmcntc
in-
flc .Siili ;J.
(-O} 0 11 ih.' J)ustole nili iTcinlntente p.tomOs!-t nel l':tnhn nJc. (d) l't n. ~o l dtil l . 'fuhi cdpill nri orfu u o t rofi ~ O meno J'Ccçn temen Lr.
- 43 (ti) OtPJm:5tnt i negli più (G) Taùl çtlpl ll ari e t•pprc--. st{Jfi euu pu.s oi a ''aètlna• JlC:Jlll(l
17278
-
30
s poutnm·n.
7• Me ltendo. invece a calcolo il modo con c,ui iurono realmente . praticate lulte le v!).ccinazioni, per le quali fa. p~ssibil e esattamente constatare questo dato, avressimo: A = pm· 1'-islnttncntò vacci11alore adopemfo (G): .Coll'ago Fnlconi vaccinazioni N" 6384-- Esiri genuiui N" 1649 = 26 p. Qj0 Id. ordinm·io irl. id. .. D8Hi = 27,à id • " [31>73ti ..Colla lnncetta itl . " 494.0id . , t7150 = 35 id. l 'otalc vaccinazioni ,~:"4.7068~- Esit.i genuin i , 132!4 = 2& id.
r
'll
l
'
= Per l'_origine della materia. va;;cinica (H} : VACCI~ATr
E SlTI GENt/I NI
~
~
Numero propot•z .e Numero assoluto per OtO
<
] Coì .tubi da ad~rllo . · Jd. ordinari Dalla vacca . . . . GÒIIc penne. . . . ·' \ Da hl'accio a braccio ' · Dai bambini . Con plls svizzero . . W. n.apoletano .
l
;
ToTALE
'
11
0,04
2074 J897 147 14750 5704 39 14
8
7,6
o, 6 liO
23, 06 . 0.15 O, Ot>
per O(G vaccin.
1
9
410 498' 4S 4492 1853 19
19 26 29
31
'
.32 48
7
50
7323
.29, 7
';
.
. ..
24636
100.
8 9 l\1ettendo simultaneamente a calcolo la natura ed origine
<del pus v:accinico e la modalità dell'i strumento adoperato avrem1pò: le seguenti proporzioni composte ~I): ,
j '
. '
l Tubi d'ad~lto ed ago ordinario. Vacca ed ago Falconi • • . Tubi ed ago· Falconi · l Vacca e !ancella . . . 'f.'ubi ed ago ordinario • . Vacca ed ago ord-ioal'io Rainbinì ed ab"' Falconi Penne ed ago ordinario Tubi e !ancella . . . Braccio ed ago l<~alconi : ; Bambini ed ago ordinat·io. ·. Oa bracci~ ed ago ordinario. Bambini e lancetta . . . • ·lf u> svizzero ed ago ordinario. !
.
To'fALE • • •
'
V•ACCINATI
ESlTL GEl\'U!Nl
~~
~
Num.
proporze per OtO
11
o, 12 ' o, 9
--78 492 Mì6
. 996
712
960 147 228
303 3416 663
341> 39
- -8846
~),
8
!l, 4 11,' 8 8, 3 .H; 4 1, 6 2, 6 3, 5 40, 5 7, 1) 4, 1
0,45
100
Num.
propQrze
-
- -- pero,o ; i
9
9 9!:>
12
iOO 201
173
'273 43 68 94 12Hi
2!)3 138 19
19 20 20 24 28 . 29 30 31
'
'l .·
::!!':}
38 40 49
- -,268:ì
i
:lO
;
6
9" Le ·mas.sime e lé !IJ1mme per gli esili genmm ottenuti nei .diversi Corpi sarebbero espresse daÌle segucnfi cifre (K): l
Massima 7 4- per OtO.-
52
id. id.
49
id.
48 43 40 38 30
id. id. id. id . id.
22
id. id. id. id. id. id. i.d. id.
M
Media
·19
-1.6 14 13
1O
Minima
9 8
42° fanteria (Alessandria). Ris~llato ec-
cezionale (comprende pur gli esili> spurii). 1 ·l o Fanteria (Genqva). ..,.... Genio, 3" regg. bérsag\ieri (Alessandria, p·arma). 2" Artiglieda, 5° Artiglieria (Peschiera,.. Firenze). - Lancieri di Fo ~gia (Vercelli). - Treno (Alessandria). - Caral)ioicri (Messina). 5° 7° granatieri (Firenze, Modena). - 12° u o Fanteria . . . :. . ·1° regg. bersaglieri (Genova, Aquila, Cuneo). ·- Treno (Napoli). - Genio (Casale). - Cavalleggeri Monferràto (Voghera). 3" Artiglieria ('~eneziaf •l '' Granatieri (Palermo). - 64" Fanteria (Napoli). - 'i 8 ' battaglione bersagli eri (B'elluno). - Carabinieri di Milano.
4 O. Le influenze locali, vale a dire il complesso delle circostanze cosmo-telluriche, sàrebbero rappresentàle nellè rispettive proporzioni medie e per- o,o, dal seguente specchio numerico generale (L), e dal successivo quadro grafico (1)1) riassuntivo per le region_i da noi concepile: ·· 1
l
7
-
VACCINAZIONf 1"1\.ITICATE - - - - - - - - - 'a> ~
o
È.2 :o O
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q)! o=o=
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"" Il = = 'C CII
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.....o= "
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Torino (Cuneo, Savigliano, Saluzzo, Chivilsso, VeJJezia) . D1·escia Vèronu (Pescll iera, Vicenzà) . Udine (Bellu no) . . . . .
"'
o"' ·~ r~ o"'
l\Jilano (Vigevano, Novara, Pavia , Lodi) . . Piacenza Parma (Reggio, Mode na) . .. Mo\rllOVil P.adova ,.
4tl80
8 3
8
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2937 3:1.0 588
l) {
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139Q4
· T OTAiiE
_,
' llll
~-=
~'2, ". =~
Vencz:ia (i\lestrc) Anc:ona . . . Ilari (J3arlella) R eg~rio· .. .. . Napoli (Salerno, Gaeta} . Jì,ivo'vno !Pisa, Pieti·asunLa) Genova . .
H 07 '
-
TorrAr.r. Sardegna (Sassari , Cagliari) ·. ·. l\Iessina '(Catania) · ~ Palermo -(Tra pani) Sicil ia. Girgcnti (Cal tanis_setla}
40
33
27
fii 40
G) >'
~o
23 31 4- 30
28
.38 47 3·1 '37 11l 44 22 !S2 2!:)
26
-43
24·
44
-~-
24
4ti
'q.
3:1.
8
30
3
26 . J!)
tlli
4
29
20
51
1
27
10
62
-· ·40
'>"
- --
Bti3 :161)7 3G08 717
-6535
,
-- - - 24 29 23 4.8
--
34
34 3! 20 . 1 · 3~ so.· ·18 4-9 i 7ti8 368 ·l 4-2 ~(l 38 tl3oO !) . 24- 22 M i:!036 o 2ti 2(f 4-7 !2ti3 2 3li 24 40 12982 -':13 29 24 46 11-lù
T OTAL E
2
2
4-ti
·-- --39 -21 31
3 6
2ti
'
39
20
29 :'li t ' 43 . ·J3
~i4
39 44
12 -30 27T~
--- - - - -- - -- --
·
~tl
'
<:) Non comprese le cif•·e del 42• fnntet·ia J Come ecéez io;tali pel dh•erso
'
TouLE Gar-:ERALE A
::l'
z
28
- - - -- --
a
~~
...o ,;a
J;
26 46 . 22 29 '4 29 31 40 ·l 30 27 4·3 - -- -- -- -- -' T o TùE ' 8633 Hi 30 28 42 Alessandria (Casale, Asti, Vercelli , Voghera) (•) 2382 4 38 2!) 33
.f
=
='d
·5
~
= =·
~ Q>~
---------------·-
~ ~E -· C!l
4743 67! 2ti:J7 662
Ton LE !2792 n·olOS'Il l! (Forli, Cesena) 24liS Fi r·enze (Lueca, Siena). 2388 Il Pèru gia (Folif;i•o , Spoleto, Orvieto, 'ferili, Rieti) . . . . . . . 4490 ...=o Chieti (Aquila, So)lnona, Atessa, · So1·a, AJvi to, 'l'~gliacozw ,- Avez~ < zano, Celano) . 1698 l" (Capua , Aversa, No1<1, l'{o" Case~' cera) . (..)2tì04 i~ Lecce-Cutanznt·o (Casll'OYillat·i, Rossano) ~ 371
lll Q>
RAPPO!\TO OllGL I ll S ITI
( ') Non comprese le cifre del 66• f tt nteria
!14846 1·100
30
2ti
calcolo degli esiti spurii.
8
-l-l-- --- ---;- -1---u · ~ .E_ - - - - --1 ~-~-==- == ·.:!== = - - - -- - ---
Propo•·;ioP!C i\Qr 010 d elle
' ''ne.c lua~i cm'
JU I
tot.alc.
' :.ll.CiinaU
15 1-l
.
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45
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t L SoLto il rapporto della dural'a del periodo d'incubazione sì llUÒ ossen'are che (N): · La durala massima più comunemente indicata fu di giorni ~2. -si elevò però a 1 J nel 4" e 28" reggimento fanteria (Piacenza. -caserta), a 14 nel 3u reggimento fanteria (Brescia), nel geni() e ca a R. invalidi (Asti), e cavalleggeri Monferrato (Voghera). e fino a t 5 in modo assolutamente eccezionale nel 35" reggimento fanteria (Livorno) ' La minima fu per molti Corpi segnata a 2 giorni, ed il 67" reggim.enlo (Catanzaro) indie~ perfino t sol giorno (!). Quanto alla media si nola che fu elevala da al cuni fino a . 9 gìorni (genio e casa R. inyalidi - Asti -; cavalleggieri Monferrato - Voghera), da altri ad 8 giorni ('S" reggimento gr~- , Dalieri - Bologna; •l" reggimen to fanteria - Pìacem:a; 35" reggimento fanteria - Livorno); fu pni da alcuni abbassata a. ~ giorni (9" reggimento fanteria - Catanzaro) e fino a· 2 {3if' reggimento fanteria - Vtrona): la media assoluta o generale però risulterebbe, e fu dai più appunto indicata, di o giorni. ~ 2. Come uLile dato, su scelti vo di pratiche deduzioni, riportiamo qui finalmente alcuni specchietti (0, 0 ', O") dei casi di vaiuolose a!Tezioni occorsi nell'anno negli spedali. militari del cegno colla relativa moFtaliLA: MORTI
-------: .. --------- - o
Med ie.. sui ....----..~
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V~<iu.olo ..................... ..
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349
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5, 9
237
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22
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Giomale di pe1·manem;a.
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Degli usciti N" tH<27 - Media 2~. 2 No i 5, o Dei morti l"(o id. 3~ 7 o Totale 4275<i - Media No 20, 9
'
10
Movimento trimest1'ale. Entrati Triineslr(\ No 257 l) 2' id . 64. , )) s· id. 1o
Morti 16 5
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5 l)
• (B} CoNsiDER'AZlONl. I. - · Abbian10 detto p otersi calcolare· 57000 vaccinazioni praticate, ma eh~ di. sole 56375 ci sarebbero nÒti i risultati ': mancano infatti gli specchietti di Corpi, nei quali (c;ome p, e. ·nel / -t 4• battaglione bersaglieri e nei 1H. carabinieri legione Cagliari (*) fa vacèinazione fu cerLamenle praticata: si· constataronò pùre alcun·e vaccinazioni praticate nei Corpi in indiddui :sempiicemente aggregativi, ed al cuni pochi individui furono vaccinati negli spedali, depositi di convalescenza ecc., senza che si sia tenuto conto dèl Corpo cui apNrtenevano. Dallo specchio (B} emerge probabilissimo ·il seguente riparto - m cifre rotonde - del totale vaccinazioni praticate: Anziani IoscriLli Gi"pvanetti (•) Ne ru cagione la dolol{osissima
No 14 600 l)
flMOO
n
32~
llcrd ila dell'ottimo collc!!a il dQltOì ·
èrisp~, pel raiale accidente dello scoppio della polvericr·a di S. ~Bartolome() -;1
Cagliari.
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• 1rl '
Ora calcolando a ,4.5000 gl'innesti praticati Qei 4)000 in'- . scrilti, ad un dipresso, ass eghali nell'anllo ai. diversi Corpi, si può· dedurÌìe ch'è i vàccÌQat..i tra gli -inscrilli ' ascesero al 96 OiO·, mentre per gli ad!llli i yaccin'ati rappresenJerebbero circa 1'8 per 0[0 d~i presenti alle 'bandiere. Tal'i risultati pos·sono ben dirsi soddisfacenti, massiine che i so.li Co~pi nei quali tùtli gli inscrilli non furono vaccinati, .sarebbero alcuni di cava111:iria, il genio, il treno, ed i carabinieri: le esigenze speci'a)i del relativo servizio "e le difficolt~ che si incontrano in es~i Corpi a far pzsterga,re ' quelle esigen7-e (come pur sarebbe a '.iesiderar~i e si potrebbe) al sommo igienico interesse della ;vaccinazione, è la caum àai: medi·ci tutti accennala per ispiègate il fa lto . A farci un esalto criterio, dell'andam,ento della · :vaccinazionesotto l'aspetto dell' esteosione còlla quale fu attuata nei di\'ersi Corpi, sarebbe stato necessario mette·re. a diret.to conl'wnlo i dati parz.ìali tutti; non potemmo pèrò ciò fare che pella . fanterìa e cavalleri,a, C1Jmcccbè. i risp ellivi Corpi compon~nti presentino soli que1la ·unìlà 'omogenea, quella eguagli;Jnza ' numerica, e quel concentramento in località date, sulle quali condi-zioni possono solo instiluirsi utili ra·lfronti. Ciò stante ci vediamo (;osfrelli a presentare le segùenti ristrelle cifre proporzion'il li : Stabilenuo. (in base alle asseg11azioni ed al total e rl Hic vac,_ cina?fioni pratica,le nell'arma) la media delle vaccimizioni a praticarsi, pei gran,atieri e la fanteria, nel n" dì 500, c di 250 pella cavalleria, si nota che _: Superarono tali limiti - n" •1 reggimento granatieri, n'' 2"2 reggimenti- di- fanteria, n" 8 reggimenti . di cavalleria; Non li raggiunsero no 4- reggimeòti èji granatieri, n" 46 r eggi. menti di fani'eria, n" 9 reggim enti di cavalleriu; Le massime assolute furono: ' · 738 (-3"· reggimentò granulieri, Bolo,gna) - Hi3~. (4-5" reggimebbo fanteria, Terni) - U~ (reggimento guide, Torino);, Le .minime assolute furono: ,. ' 361 (6" réggimento granatieri, Padova .:__ 231 (63° reggimento· . fante1ia, Nàpo1_i) - 6·1 (Genova cavalleria, Firenze).
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Il ~l)o reggimento fanteria (,medico di reggin~ento .dott..,A~.osti) fu quindi ' quello· che p,raticò- più vat'lcinaziçn'i, il soto! ·~di remo meglio; nel quale luHi i soldati presenti furono vacci.nafi q r!va,cciniJ.ti, e quel che ·è notevole con ·,esito' q~as~ pari ,pelle tr.e ca,tegori~ di' vaiuolati, vacèinali, o. vergini d'ogni q;uah;,ia~i vajuolosa i r.~tluenia Il rapporto accennato più sòpra tra ·gli inscrilli . ed adulti per quant,unque p~obahiìe anzi QCn fondato, non può p'erò .ess'ere assunto con inliera sicur~zz.a per un calcolo propor;zionale esatto, mancando la maggior parte t;fegli specchietti parziali' delle :relati,ve deLt11gli ate indicazioni. Abbiamo tuttavia: p.ot.ut-o oLte.nere i seguenti dati precisi: · vaèciftati
Sòldali anziani 28 .Soldati nel 2", 3' e 4• anno di servizio ·. 3595 GiovanelLi 324
Esili genuini
7· 992 128·
Rimarrebbero quindi ancora n· 52 H 8 vaccinazioni, con '16263 esiti felici da imputa~si pella maggior parte agli iscritti, e p:er una tenue porzione f!Ì _'soldati nel r anno di servizio.
li. - Riducendo alla loro ulli,ina espressione le cifre so-. vra accennale noi abbiamQ per gli esiti çonslatali la seguegle p.rogressione: Anziani Soldati In scritti Giòvanelti
25 ·per Ù{Ù 26 per OtO 31 per 010 39 pe.r 0[0
La pro.porzi1lne degli esiLi (n'egli lnscrillij. soNraccenoata ·e specialmente l'esito nei giovanetti · (e l'àncor più splendido se fu ben osservato - oltenulosi nel ballaglionc di .figli milit~ri di RaccQnigi mentre la Vtaggior parte degli alunn(eranp st~ti vacc1nati con esito nell'antecedente anno) non deporrebbe·contro ·racceLLo assioma, 'che la recellività vacci~ica, aumenta propo..r~ zionalmerite: coll'allontanarsi dall'epoca della prima infantile vaccinazione-?
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Gli alunni deg'i istituti milftari. non sono dessi obbligati di comprovare all'atto 'dell'ammissione d'aver superato e con esi,to il vaccinico -innesto? · Per noi però la leg1!e sovraformulata sta come fatto ùi int::oncussa esperienza, e ci spieghiamo facilmente l'apparente contraddizione ; pella poehezza di risullati che si ollèngono dà noi nelle vacci nazioni dell'Esercitò in confronto di qnelli che · si ottengono in allri paesi; per la proporzione inversa, che costantemente intercede come vedrassi più innanzi, tra il numero delle vaccinazioni eseguite io ciascun Co'rpo e quello degli esiti genuini i finalmente polla ingente proporzione degli esiti spurii .......... Forse la constatazione dei risultati non è da noi esattissima, e probab'il{nente pecca per t1·oppo 1·ir;orismo, come vedr.emo nel .seguilo: vuolsi fi naLmente a spiegazione del fallò' prendere in considerazione la circostanza della no\evolissima proporzione, lra gli inscrilti, degli individui già vulnerati dal vaiuolo.
m. Lo spec{hio {) colle risultanze relative alle diverse a;mi, ci attesta che pe:- quautuoque apprezzevoli diffe_ renze .intercedano tra esse armi, solto il .rapporto delle condiz,iord fisi che degli indi vidui, queste diffrrenzc non avrebbero però una sensibile inllueoza sui risultati della vaccinazione· Lasciando infatti in disparte quei Corpi ch.e, per la esiguità re1 lativa delle praticalevi vaccinazioni, non presentano un valore assoluto per ésatti confronti, av/cssim·o i seguenti rapporti: . Vaccinati pPr OJO s.ul totale delle vaccinazioni: fanteria, 62 bersaglieri, •t O- artiglieria, 9 - cavalleria, 7• 5 - granatieri, 6 -; esiti ,qenu.ini : fanteria, 3.2 ,- bersaglieri, artiglieria, cavalleria, 30 - granatieri, 26-. - L'unifor mità notevole di C[ÙCste cifre ne attesta tale una normalità di risullali, da escludere ogni possibilità di .inconsulte deduzioni; le differenze stesse tra le medie della fò.n!eria, e dei granatieri facilrn onte si spiegano., senza ricorrere ad immaginose supposizioni, col riflettere che nei granatieri non si numerarono che ~95 individui q1ai vaccinati, nè vaiuolat.i, menlre nella fanteria se nè ebbero ben 2694: . . . .. . Meltasi ancora a calcolo l'importanza numerica
..
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diversa, delle vaccinazioni effHtivamenle pratica:te nelle diver~e armi acçennate, in dipendenza naturalmente della rispettiva forz~· , e si avrà una pttì. che sufficiente spiegazitme della tenue disparità dogli esiti proporzionali relativi. IV. - Il quad ro· (D) ne porge il destro di stabilire delle espressioni proporzionali per O10 co'o ispeci ale considerazione alle condizioni precedenti, anamnestiche, dei vaccinati: c-===============~-~ · ==============~==~ P t·oponion o :E s I T I \il[ c~ nte~i m a l e
r!elre
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Yaccinat.i ..... ...... ..... . . . N.; vaiuoluti, nè vu.c -
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50 45
72 70
32
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T OT,\L E • .. ..
La prima colonna ne indica l'entità numeri ca dei vaccinati d'?gnuua delle tre categorie in rapporto al totale generale delle praticate vaccinazio ni: essa vale a spiegare i il fallo, che dàvveco a tutta prima colpisce ~ della identità dci risullati ottenuti nei vaccinati c.olle medie di essi 1 risullati velle vaecinazioni complessive ....... L'importanza nu merica della categoria dci preced~nlemcnle vacci,nali in cùnfron lo all'altre (più che 8t1 O) spiega l'influenza loro nel computo generale e sui risu ltali relativi Non s'ono sen za significato le risultanzc relative agli esili, spe.cialmenle avuto rig·ua:rdo alla progressione crescente dei genuini, ed al(a decrescente degli esiti nuUi ; nè se:JZa importanza pelle deduzioni, che più !ungi formul eremo, è il mante. nersi di esse proporzioni computando gli esili spurii coi genuini, · come coi nulli. Per ora ci limiteremo a notare come tra i risulla, ti ottenuti negli individui che superarpuo precedentemente ·ii vaiuolo e gli integri s'abbia una differenza del 18 p. 010, vale a dire dei tre quinti in favore dei secondi; tra essi risultati nei riva crinaLi e vacèinati s'abbia ancora la differenza del ·16 p. OtO, più cioè
i:S della metà ·in favore degli integri da ogni precedente influenza va~uolosa o v~ccinica. . È un fallo che scienlificamenle potevasi e dovevasi prevedere. e elle ci autorizza - a relegare tra le teoriche speculazioni la. pretesa susceÙività maggiore all'azione vac.cioica in chi p'resenta lè note caratteristiche d'avere già ceduto alla vaiuolosa o vaccinica iofluenz~. In statisti ca non è difficile la dimostrazione d-ell' assioma che certe deduzioni an co .esatte per falli osservati in piccola scala, sono fallaci in riscontro a falli _relativamentepiù vasti 1 più numerosi . Certuni hanno .una tend enza speciale a ri cercare nei falli il IaLo speciò'so, il nuovo, reputando tro ppo umile missione quella di limitarsi a riscontrare quanto è ammesso c comunemente accetto . ... : Spesso additano, è ve ro, la s Lrada del progresso; ma più s pe,?so fuorvia11o e crea?o colle loro illusioni ostacoli al progresso stesso. É così che fu asserito persino che l'incubazione nei vaiuolali è più breve; più breve l'evoluzione delle puslole; che non si potè mai vedere' su di loro nn a pustola spuria; che persino il pus v<Jcc inico da !oro trallo mostrassi più efficace (lleine) ... . Tutto insorpma c-ollima, od' è ben ordinato a provare la maggio re recellività,, la mi gliore disposizione del terreno cmenc1ato dal pregresso vaiuolo . Cbe g\i individui a largh e e belle stigmate vacciniche sia no più susceltivi, sarà forse; ma anzichè un indizio di ampia, individtiale, primordiale o pel vaiuolo acquisila suscellivi tà ' non potrebbe ciò essere la normale conseguenza di allra causa? Non · sono appunto le larghe stigmate come più proprie della primissima età, attestazione sicura (almeno pei nostri soldati) della già di certo lontana epoca della prima vaccinazione '? An che nei vaccinati stessi chi v uol ~ riscontri si ab itualmente una suscell:ivilà in ragione diretta, chi in ragione inversa dell'esito anteriore. Per .i-56 adu!Li vaccinati con esito nell'anno precedente, noi abbiamo potuto constatare essersi ollenuti soli 4:7 esiti genuini, il 1O p. OrO ! l ... Queste risultanzp ci autorizzerebb ero quindi, a noi pare, a res pingere la prima proposizione. Anche l'azione profilatica del virus vaccinioo ne riceve· in qualche modo, ed in certa misura m~a sperimentale consolante conferma.
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V. -Lo specchio (E), rclati,·o alle epoche nelle quali le neci nazioni vennero praticate, nei dati proporzionali che ci presenta, otfre una palroare dimostrazione contro il pregiudizio che la stagione invernale Lorni contraria al buon andamento delle vaccinazioni. E vero che la: ben diversa proporzione numerica delle Yaccinazioni praticate nei diversi periodi di tempo nel quadro accennati, non accorda alla deduzione sovra formulata tutto quel valore assoluto, matematico diressimo, che forse qualcuno esigerebbe; ma anche concedendo a quelle differenze numeriche tullo il valore di cui sono ragioneYolmenle susceltive, starà sempre in eontrovertibile il faUo che una rca)e diJTer enza, una essenziale disparità di esili non · si è potuta avvertire. È quindi una esagerazione meticolosa lo aUribuire alla temperatura (almeno per lt! vaccinuioni nei soldati) molla importanza: con + 5° di giugno fu indicato il risultato del 20 p. OJO; .invece con - 17° in gennaio ad Alessandria, si auebbe ottenuto il 41 p. 010, e con una temperatura appena pit mite, ]n febbraio il 48, nel marzp per aonlro il 29 ~ nell'aprile il -12 p . 010. E qu_esti falli chi li spiega per le cure adoperale, e pelle condizioni stesse della lemperie osservate dai soldati, onde lenere i vaccinati ritirati e. coperti ; altri invece, che pur ollenne il 35 p. OtO di esiti genuini in conùizioni analoghe, si loda d'avere lasciati gli inn e~ lali all'aperto e che a\lendesscro alle comuni esercttazioui lìno allo sviluppo dei segoi posilivi ùell'allecchimento, A Fìrcnzc la stagione corse piullosto rigida nel gennaio e nel febbraio , variabilissima, ma con risalLi intensi di lempcrie insolitamente hassa , anche uèl marzo, eppure i risuliati furono pregievolissimi e pressochè. uniformi ragguagliati all'entità propon.ionale dei praticati innesti, e. quel che :più, sia a Monte- Olivt-to, ove i vaccinandi era:no ritir-ati ed esonerali da ogni fatica (gennaio, féhhraio n° 436, esiti n• 35 p. OtO; mario n" 234; esiG il 39 p. OtO), come in alcugi corpi (la cavalleria p. es.), dove attesero alle comuni istruzioni c fino a quelle di piazza' d'armi fino a pustolizzazione manifesta. Per noi sta inconcusso il fallo che le temperature estreme sono meno favorevoli all'esi lo, ma cbe è ben meno sensibile l'azione contrariante del la. bassa che quella ùell'allissima Leq1-
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p{'ratura, sia perchè la prima annnctlt~ efficaci mezzi di riJ?aro. :sia perchè ancora l' orga.nismo trovasi ~siologicamenle meglio. -suscetlivo e disposto appunto nella invernale stagione alle dive!'se · malatlie cutanee e sp ecialmente alle vaiuoliformi. Al postulto una deduzione conforte,·ole dai p.recedeoli falli può trarsi, che ciot: necessiti\ profilattiche esigendolo, le condizioni della stagione non contraddicono per loro stesse l'opportunità -d'alluarc la vaccinazione. Ciò che risolta in modo positivo è cbe alle più basse temperature corrispoÌHl ette coslanle.meole un più lungo periodo d'incubazione pelle pustole vere, mentre le spurie sole l'ebbere> . normale cd anche pit1 breve. VI. -l'eT quantunque lull' aflallo arbi'lrario e per ciò stesso di un valore ipotetico, il riparto (F) delle vacc.inazioni, giusta la. maniera con cui furono iniziate nei diversi corpi. egl i è certo, che se potesse essere suffragato da altri più precisi e meglio dettagliati faLli, starebbe a valida prova che, per quantunque ~iansi tanto s~igmaliz'lali, i vecchi metodi non danno poi in confronto ai più moderni trovati risullat.l'lcnli troppo scoraggianti. Se si ecceUuano tubi svizzeri, apprestali cioè, così si assevera, con pus da vera e spontanea· vaccina, le penne vacciniche avrebbero dali i migliori esiti complessivi; poscia verrebbero gli innesti ron pus raccolto da bambini che sarebbero però riescili ad esili appena superiori a quelli ott<'nutisi coi tubi capillari ordinarii c da braccio a braccio tra soldati , che complessivamente raggiunsero pure la media g<.'nerale, il 30 cioè p OtO. Co l decantalo pus da giovenche innestale artilìcialmenle non si avrebbe avuto che il 27 , mentre i tubi di esso pus non avrebbero dato che il 21 p. 010. Ora l'altro specchio (H) convalida appunto l'allendihililà di essi risultati, in quanto i relativi dali sono meglio stabiliti e rigorosamente determinati: la p.roporzione insignificante degli innesti che diedero esili genuini ecceziònali non infirmano le deduzioni generali, e pc\ pus dalla vacca poi esse deduzioni sono pienamente çonfermate. Cos't, per ci tare dei falli individuali, nel H• e 7'1." reggimento fanteria tulli gl'innesti furono praticati con vaccina vera.. GiOI'11t.tie
-li ."rfedic.' milit. 1870
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della vacca, e si ottenne rispettivamente il 40 ed il f7 p. OJO -di esili genuini. Anzi alèuni, ed osservatori diligenti, ne avrebbero indicati dei risultati veramente farorevolissimi ~ comparativamente ad ogni altro metodo, pell'innesto da braccio a braccio d'ado) lo: così p. es. nella divisione d'Alessandria furono' constatati ,i sc~uen li dali: ~ Da barubini » 917 Tra soldati » 2037 -
id. id.
28 p. OtO
45 p. OtO
Anche al deposito di Monte- Oliveto furono raccolti analoghi dati: ' N" 670 (lutti coll'ago) Innesti Con penne » 97 Da bambini 1> 166 Tra soldati 1> 307
Esili 35 p. 0[0 id. 20 p. OrO id. H p. 010 id. 50 p, OtO
Ma •al numero proporzionale delle vaccinazioni non dovrehbesi. anzichè ad altra causa, attribuire intero il risullalo 'l Solo eliminala questa polissima inOu('nza si potrebbe con sicurezza all'altra invocata attribuire. · Non daremo troppa importanza certamente ai .risnllamenti ollonuli nei giovanetti, pet·chè di entità num·erica troppo tenue, e percbò non fu con precisione indicata la relativa eoudizione anamnestica; è però certo che essi pure appoggiano le sovra formulate deduzioni: Innestati 32~· - Esiti genuini 39 p. 010 Dalla vacca 105 id. 19 p. OtO Con tubi 416id. liO p. 0[0 43id. Da bambini 67 p. 0[0 Finalmente anche le 1·agion·i composte (l ) ottenute prendendo sìmnllaneame nte a calcolo la qualità del pus e la modalità dell'islrumenlo Yaccinatorc, appoggiano le opinioni sopra espresse) e stanno a valida prova che, per ora, a lorlo ancora si ·COndanna il vecchio, dirò classico, modo di va.ccinare,. mentre per metterne con sodo snientifico criterio in dubbio la bontà ~ e l'efficacia, sarehllero per lo meno indispensabili nuove, più esatte,
Hl
meno a.ppassjon}lle e ad ogni q1odo abbastanza numa'rose ed . estese, non che reilerale e saggiamente interpretate osservazioni. , La )ancella avrebbe, forse dati_ri~ullam ~nti più favo~cv~l,i çhe l'ago .... e diciamo forse non senza rpgione, in quanto le deduzioni basale su~le cifre dello specchio (G) sarebbero contrad9~lle in ~ualche _parte ed infìrmate da quelle dello speqehio (l). Nell'artiglieria, per discendere a casi speciali, si ollenne p.. es. il 53 per OtO di esili, nel EW reggimento fanteria il &9 con inne~ti praticati coJf:a.go. · Ma tale discussione ha per noi ben poco valore. .. Entrambi i soHaccennali specchi confermano la razionale, la eminen- ' temente scienlifir:a lesi, che gtwhufquc , si asi l' ;islr~~mento (li cui si abbia l'a bit udine , a 1Jaritit di circostan:.e puà dare 11ari ed egualmenÙ egregi 1·isultati. Ci parrebbe an ii futile co~~ il Riù . a lungo dis'culere s,ul. pèoposito ; ma v'ha: \~na reale utilità:~ ridurre al loro valore certe w:;ise e dogmatiche asserzioni. L'ago. h.a polulù dire ql}alcuno, di qur.Jsiasi form~ usato òriz~outal m~utè o perpendicolarmente si deterge ed il pus . si so D'erma al margine dell'apertura d'jngresso; pçr contro, dìsse qualche allro, la f.orma dell'ago non ha nessuna ioQuenza, eh~ un ._<~tgo da cucir-e varrebbe Clgt'ègiamente. J~ pe,r noi ques'ta ultima opinione ci parè logica: se se ne dubita ; è che spesso si attribuisce alla cqsa che s'ha di mira la . diversità dei risul!.ali, e ~ipenclerà da beo ;11lre cause (Dott. Rovere), si ~ratlerà di cause complesse. Persino alle modalità minime doli\\ ferila, fu.rono Hlçibuite speciose iiiflu.cnze: ch i tiene per l'ago infitto a perpendicolo, chi orizzontalmente; chi prop)lgna la !ancella usata per p.un-· tura ch;i per incisione c colla wano (pr,ecello .<;!.cl resto g~l) e""· ràle) applicala in opposizione tendendo ltt cole; si volle perfino neces~;ti per ogni. buona pustola una sola scalfitura, altri ne vu~.l'l du~, alcuni rnolleplici •incisioni (3 a k e fino 8 a ·t O) crociale, o piulloslo invece paralellc lunghe un milimclro ed assai ra~vicinale; chi vuole una ferila superficialissima·, ?-llri esigerebbe penetr-i nel derma ; chi rifugge dalla crucnrazio!IC, chi vuole non abbia a far nu)la, anzi sia necessaria , se no il pus si solfcrrna solto l' ~piderrn i~e . ..... , g _se l'esi lo falli,sc~, è l
20 appunto percllè l'a fe~iLa rlon fu 'cruenta (Hard). 'E-tutti invocano la vasta scala .della loro _pral-ica a s~slegno di si disparate deduzioni '! !. ... La V-'eri là vera è che' con del !:)uon pus, in . cir• Jostanze ·o{)po.ttuh e: da man·o diligente e roua ad una ·adta mani ra d' opera re, si possono oLLenere, eone mo·dalilà più dispariate· di agire, egualrn.en,te · gre'gi ri sultàmenti; l'' ago P,OÌ è e sarà 06nora l'islrumenlo, che esigé. meno tirocinio, meno tecnicismo c c.he meglio si pr~slcrà tra. mani meno , esperte o meglio meno abi'li:Late. Cos <t, a nos~ro credere, 'eh~ forse ebbe apP.unto ·in vi la chi red igctle il regolamento, proponendo e quasi impon endo l'uso dell'ago. Fu perfino ~étto c'he miglior es'ito si otliene d'alle inoc,ulazioni, se all'apice del deltoide piuttosto che altrove ... .. pell'abondci'Oie cellulare, per la di posizion'e dei Jir1fatici, ecc.; mentre fors'e le l'ispellabili esigenze ni u'liebri sole han no richiesta e messa in favore una tanto 1·iposla regione. Meglio attendibile pare l'osservaz.io'r'l'é tia alcu,,j accennala, che le pustole mi gliori ìm ~rarnc la linfa vàcdniea siano le cmde od acerbe; le mature o perfeUc servono meno bene , le beo mal1,1re assolutamente r;nale .... . L'esito sarebbe in. omrna in l'~gion e inv.cr~a dello nil uppo della . pustola madre. Forse tosi formulala la proposizione è troppo assòlnta, Od alm eno ancora Jn;ecoèe: ,ma fors'anca il fatto ,sl'a: hon ripugna al poslutt'o di cerlo colle nozionj accette circa '<li periodo dì attività cd intensità di cerli principi i virul enti. Del; re:st'o gli esiti pe·r aveve. u11 :valore r'lor1 devo no essere vi Li sollanlo dall'occhio tenero ù.el loro au lo re e nella limìlala cerchia del proprio campo .... - . È così che potè es ere proclama lo cqme ésito sl1·tW1'Jin,a:t"io i'l So per 0[0 o~teìmlo si nelle vaccinazioni pralicalesi irr un ospedale (0\' e lutti i vaccinandi della guarrigione si vollero inviati, onde ottenere unfor·mità, nor.tHtlilà, · sindacato sicuro, eèc.), menlre, come i 'quadr,i . generali dimo lrano, non si era raggiunta neppure la med-ia· genera!~.
VU. - Le cifre relalive alle mahim~e e · tnù~ùne degli esiLi gén,pini raggiunti ilai di,versi Corpf (Il) now sono suscelliv:c; d\
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d·eduziqni: d'importanz11 : ....... Il rr.olo fa~to degno ùi nota che ne risulli, è che ne v.n 'rapporto pre enlano essi e ili colle circo s~{lnz qi località,_ coli~ .condi;z.i~ni quip,di cosmo-te.llllrishcj 1 è perciò con tul.ta probabJii\à alla di1~"'enza '· oon cui f1 rpnq le vaccinazioni pralic,ale, all'es~Ue~za colla qt\ale gli esiti furono conslalaliJ che clcbbgnsi inJer ,altri~uire l e ;,discr~panze .accen-, nate. Fu notato carne ~ccc zionale il ri ullato ollcnuLo in un reggimanlq, sia perchè es~;e assoiuta.mente da ogni possibile confronlo 1 sia perchè in quel Corpç, c~n un alto arbitrarip ed incon ul (o cogli e il.i genuini· furono C()mpenelrali gli spmii .... . Si::come però u di questo punto di question e d·o.vrenw MI , seguito rit.orna(é, ci a terremo qui da ogni . ~i'scussione . VIII. - I l CJ!lfldro gra(ico (bf) dimo_tr,a a q9lpo d'op:hio l'alllJndibililà çlc \1 ~ segue11li Jegg).:, , 1°) Gli esiti gemti'lli presenlano r~golarmente, no,rmall)lente, costantemente un rapporto inver~o cqll't.:;>Ùtà oum~rica dell e 'Vaccina7<ioni praticalé : ~ climùmi~conq sèusibilmet~le col crescere. del t~ilmel·o dei. vaccinati ; ' ' ' 2,") (fli esiti S;PJJ,rii ess,ere in modo aucora p.i4 epal\.o Jn ' ragione inversa col num ero delle prali cale vaccinazioni: diminmsr.ono pr~qJoniQnalmelt(l,l ·coL prescel·e delle vaccinazioni; 0 3, } ; Gli esi~i . mtlli pr,csçnL(!.r~ lo stesso esatto rappo~~,O, ma diretto col numero proporzionale delle vacèinazioni: crescono cioè in proporz~Qne pr~cisa ,de~ ere~ cere delle pmticate vqcci11(1::ioni. S9pprimevdo l c\).legoda degli epjli, spudi : , f) Ri.unendola a. quella degli esili genuini di J!nla meglio palese e più perfetto il rapporto inverso delle risultanti cifre coll'entità. numerica delle vaccinazioni praticate: gli es·iti comf10Sti per quaoturHlue necessariamente appariscano r;!UID ricameote maggiori, io realt.i. però diminuisce la proporzione loro relativa col num,e ~o dell!} vaccinozioni'; 5°) ommando gli· e ili spurii ed i nulli, le risultal}ti cifre non presentano pig alcun calcolabile r,apporlq col num ero .Je,l , vacciqali, di:ven\~nclò di una 1tniforD;lità siogol ~ re, , sì che nop nolisi più che una oscillaziqne dell'uno per 010 tra le cifre medie d~l)e dì verse lç>calilà t.r1~ lpr~. e, qujudi a.ncbe C,? Il~ medi~ generale.
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Notiamo ancora che le stesse leggi abbiamo risco~trate .e·satte per le località distinte costituenti le nostre regioni: il relativo quadro grafico éhe per maggiore- semplicità presentiamo scomposto hellò & p ec~hio generale '(L), se·, ci presentava alcune 'a'nco ' 1 salien ti ecce~io ni, · nell'assieme p.~ ci dava gli s!èssi risultati che per le complessive regioni J bbiamo più sopra esposti. Nè quelle risullaoze sono di mera curiosità, ma dànoo invece luogo ad immediate applicazioni e deduzioni capaci di qualche pratico valore ..... Ed in '\·ero: a) Non sarebbe legiLLimalo il dubbio che col crescere del nuir.lero dei vaècinand.i le vaccinazioni pratichinsi ·cori minore accuratezza e ·diligenza? · b) Tenuto conto che la grande maggioranza delle vaccinazioni fu eseguila da braccio a brac_cio, non potrebbe anco ammellersi un certo progressivo affievolimento dell'attività dell'umo.re vaccinico in ragione del rapido ripetersi dei passaggi successivi:? Se ciò fosse ne conseguireBbe la opportU:nita· dèlJ~· pratica di rinnovare, di rin vigori tè ·la n:)aleria . vaccinica all'uopo di alterne vaccinazioni, dell'avvicenélamento delle primarie .e secondarie, da bimbi p. es. e da braccio a braccio. c) Che forse con troppo rigore si sindaca l'aspetto delle pustole vacèin jche, .e con ecces.sivo formalismo giudicansi le morfologiche lo~o ap'parenze. Tale pc.cca (se pure è reale) essendo ad ogni modo' no~ ·tan to 1ln fa~to is·olalò ·o ristretto; ìna sì co- ' mune e generale; non avrebbe per avventura la sua ragione di essere nelle condizioni de·) derma fiLlo, resistente, refrattario degli adulti vaccioandi'? \
IX. - Le nole relali:ve ali; dorala della incubaìione (N} autorizzano la; seguente induzio'oe: . Non essere troppo aLlendibili l!l indicazioni forni le dagli specchi parziali. in quanto precisamente alle massime più ele\•ate corrispondono sempre, e con proporziooalità pel'{etta, le medie e minime egualmente più elevale e vicever:>a. È un fatto che se ~assima e la mi.nima estrema furono anche con esattezza 1 . indicate, le' me'die furon desunte ' p.er semplice .somma e di-
la
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visione: ognul)o vedrà la fallacia di questo comodissil!lo. ma erroneo computo . . . . • . Il sd'lo metodo accetteVole sarefihe quello che si basasse sul computo complessivo d'ogni singolo caso, la somma delle giornate tutte divise pel numerò .totale de'i vaccinati . darebbe la media. reale; somrnando.' le "Cifre di· tutli i casi a durata superiore della media e dividendo il risultato pel numero di essi casi si avrebb~ la massima relativa, · mentre nel modo seguito si ha la massima ~ccezionale; ope-. rando egualmenle pelle incubazioni inferiori alla• media, si avrebbe la minima ...... Ma di ciò diremo ancora alcun che più sotto. Nòtisi ancora che costantemente all'incubazione più lunga corrisponde una proporzione di esiti al disollo della media; che la stessa proporzione si nota pei periodi più brevi di incubazione. I migliori risnHàti' spetterebbero ai periodi medii di ineubar.ione. X. - In si ingente numet:o di Pf~ticat~ vaccinaz10m ~on, fu annotato, non fu di certo quindi constatato un solo fatto .accidentale, una qualsiasi complicazione. Ciò ben vuolsi far notare Ìn Olllaggio alla diligenza, ~li' accuratezza, co'Jla quale Ì "medici militari hanno d.ovuto procedere nelle vaccinà~ioni; m'a ·i.t fatto merita pur d'essere segnalato a confarlo di quelle timide coscienze, che nella prjìtica delle vaccinazioni travedono un pericolo grave, un pericolo valutabile, pella salute .... Che scòsse .<fagli erramenli di certi esagerati articolisti , ~temono possa la vaccina essere il tramile malaugurato, per cui si diffondano altre l ahi .. '.. ll,en 15 mila vaccinazioni fu~on praticate da brac-, cio a braccio, tra sol.dati, tra individui dell'età medi'!- di ~t anni. ·ed un sol caso di trasmissione sifilitica non fu osservalò. : • .•· Poche ac\enopatle ascellari, alcuni casi di · risipole cir!!oscritte, alcune rade punture passate a suppurazione; ecco tuile le complicazioni osservaLesi. Come fal(i rari e degni di osservazione noteremo essersi avvertiti tre. r.asi di esito nullo· suss'egu:iti imìne.diatameule ~a sviluppo di ben caralLerizzato vaiuoloide; ora questi individui :f11rono, con egregio esito in tutti, rivaccinati appena dopo -su-
24 l?erat~
e sa malallia. Osserval'onsi alcuni ca!'i di moTbi!lo, d~ vaiuolqi'Qe, di varict?Jla, di ''ero v·aiuolo, ma disc~elo e b,~nìgno. sempre, immediatamente subsequo alla vaccinazione; in pochi casi si notò esso vaiuolo concomilanle; in altri le dcrmolJalie sovra ·enumerate si svols ero, sospen'dendosi la svoìgenbcsì vaccina, che, tal flata ab.orli, tal alLra ricornparvc e decor e parallela. In due casi finalmente il ~orpo apparve lempeslalo dì beJic c ge< 111.1ine , pt:J slole che . rimase . dubbioso fossero una vera vaècina• generalizza~a od un ·vaìuolo medificato. lo un caso di rivaccioazione lJralicala in località ed epoca di dominio epidemicp .d_el Yaiuo)o, questo sorveone, si svolse· cotiftuen'te, roa pr e Lo assun e decorso ano'malo, ahottivo, l'es-. sicazione ne fu prcco·ce as ai, ed allora companero dei bellissim i bottoni vaccinici ~i punti delli innesti anleriorml'nle praticati.. · Alcuni individui finalm ente furono vaccinati con vaccin(). umano all' un braccio,_con vero cow-pox all' altro, ed in tutti si nolò che al lato ove s'era usa'to il .v,icòno umaoizzalo s'eh.., bero piu pro;Le~ 'più regolari e b~lle pustole. _ · Bisogna quindi convenire nella opinjoue da alcuni egregi formulala che il vacèlno umaniz~ato mentre · ha falle le 'sl(i! JI1'0.ve, il vm~o vaccino, 'come il vin1s equirto, hanno anco1·a a farle . . . . R senza di prezzarne il benefico concorso è lecito diffidare, LilubaTe alm eno ·ancora prima di erigerli ad es.olt1sf·va. fonte del v)r'us 'profìlattico. ' . . ' · Xl - Dei 57 mila indi idui vacC:iùali il 6 per OJO ciréa portava i segni del sofferto vai uolo, qnal'i 1'87 per 010 della superata va,~ ci'n:azibne: neppur oOO O, meno q uinc\i ·dell'8 p~:r cento' non erano mai stati nè vaiuolali nè ·vaccinati ... . . .. E 'come certam~i:tte tulti i vaiuolati non possono rileoersi quali non vaccinali nell'i rl fantia (e ce lo proverebbero ·màleri àlmen·te le osservazioni fatte nel civi le, p. e. in Lombardia, dove fu constata lo che: 4[5 al meno dei vaiuolosi erano slali vaccinati. argom~nt~ a cui. appoggiassi appunto là necessità di rin11ovare in ~&'so p'aesc il vacci'nò). Ab'b'ia~o cos\ il 1'o 'per OfO al più di individui che -all'atto delia .vacci nazione furono riscontrati m'ai ~accinati . Non è quindi vero che la pratica della infan tile vaG--
l
~
'
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cinaziOJ)e . _in Italia, anz1 m qualsiasi d_cllc sue proviflcie, sia tanto trascurata. Lo· 'stesso calcolo abbiamo potuto iosrìtuire pei vaccinati oelì'anno 1867, come \edrlni dai dati relativi, che a mo' di co·nfro nto più oltre prrs~nteremo. Xli. - Gli sp;cc hi relativi al dominio delle vaioolose affezioni (0 , o·, O") nell'esrrc.ito nell'anno ~ 868, ne dimostrano in modo eviù nte l'influ enza ben'elìca che la pratica delle vacéinaziom e>bbe sul1a sa.lule del soldn.Lo. l casi di sill'atle ma-' laltie orcorsero pella ma ima parte lci rca il 68 per 01U)_ nel ~ • trimestre, quasi in totalità poi (circa il 96 per OtO\ nel primo semestre: e le vàccinazioni furono appunto per la ~as siro a parte attuale ·nel f ' trime tre, ma se ne protra se il compimento fino a tuu.o luglio. Nel secondo semestre ridotti a minimissi'lna cifra, andarono man mano scompa rendo an·auo, s\ che il ·31 di11embrc un solo vniuoloso a 'periodo <rià inoltrato di cura potevasi rin"''cnire negli ospedali lolli del re. . no. In molli presidii infi riva il vaiuolo (a Brescia tra gli altri deminava grarc., maligno ~ mortale, .ma non un caso nè di vaìuolo nè di varicella occorse lra i ~oldali), e le truppe, a soggetla te alla pratica vaecinica, ne andavano assolulamt>nle jmmnni; molli ·luoghi il vaiuolo 8ià milnifesla·vasi imponehlc anco tra le troppe. ma opportunamente allualé su larga scala le vaccinazioni, ogni epidemica influenza dileguavasi, mentre continuava nt' lla popolazione civi le .. . . . ... Un JJ ell'esempio al proposito ci porse il f5• reggimento fantrria, che sulla proposta del m<'dico di reggimento {tloltor Agosti) fu pér siffatla causa intero sottoposto alrinneslo vacéinico, e che non ebb~ poi più un solo caso cli vai uolo.
'in
XIII. -
DATI DI CONFRONTO
Risultato delle vaccina:.ioni 11ell'auno 1863.
Innesti. 70836 - E iLi genuini: nei yaiuòlàti 23 per OtO, nei vaccinati 24- per OJO, nei veroini 38 per OJO, 25 per 010 nel totale ....... Col numero delle vaccinazioni diminuiscono gli esiti felici; la progressione dei vaiuolali ai v~rgini è i-
.
26 ,
miJe a quella notata P.el · .f 86_8 ; la ·media generai~ - d ~gli esiti è, .,come nel 1868, subordinata ill'è ntit~ ' numerica degli innestati già. pri ma -vaccinati. .4
R-isultati nell'anno 1867': 1
~·....
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1_
V a~ cinati
n" . H923 - Esiti genuini H 035 - 26 per 0[0 Esiti s~P.~ri( H405 - ·"27 p,er OtO- Bsit<t nulli .494-83 -:- ,. 4,7. ' pe1.i- 0[·0. Vaiuolati .»9 2S37 . - .quasi 7 per ,O.[O del totale· - · (Esiti genuini 579 - 20 per 0[0, Spurii . 759 ---; 2~ per o,o, Nulli ..f 4-99 - 53 per OtO) - Già · Vaècinati, n" 3~'H8 '--- pi~ che ._85 per 0[0 del ~o\ale- (Esili gen~in'i' 9062 - _25 per OtO, . Sp.urii ~769 - 2'7 ..per O[Q, ~u·IF f6887 - ~~per 0,[0)- Ver- . glni Ii'' -3368 - 8 per OtO del totale :__ (E?ili genuini ·139~ - 4-1 per '0[0; Spurii ~77 - · 26. per 0[0, N-ulli · 1'097 -:--- 33 per 0[0). Ancl!e queste éifre .· danno luogo alle stesse ,deduzioni , sovra formulale. .
'
.
Vacciniizi·Mle in Pr-u·ssia .. '
'
Vaccinati ne! ·1867 ·no 12e'i279 - A c'icatr.i_d vaccinicb~ ma 7 . .nifeste n" t07778 - 84, - 68 per O[O, ,iodisli'nte n'' 13291 - Hl~ H per OjO, manchevoli n° 62t O --:-- 4, 88 per 0[0 _;_ Risul~ati , genuini n"' 62, 59 per 9t0, irregolari ~9, 72 per 0[0, negativi 'J-7, 6~ _.per o.1o: genuino nei rivaccinatJ 33, 8.5 per 0(9,' g~nuino com-plessi-vp 71 ,. -~4 per O[Q. L~ inocula,zioni in· ogni individuo non .son.o mai in 'numero ·mino.re d-i 4o,:in .media s~~ ne pratican9 da · 45 a ~0, ,C s·ono tal :fiat& spiate fiuo a 30. Dai 1833 al -~867 fùrono nell'esercito prussiimo pralicalé 4787824 vac'cihazioni e . Ja media degli esiti fortunati ascese _a 63 per 0[0 . .L'infezione vaiuolosà nel 1867 ' sarebbe rappresentata <hl. 1·l soli casi di vaiuolo (nesS~I)IlO riyaccinalo) COn 2 morti,-da. 134 di vaiuoloidi, e .f 9 di varicella: Jn t.iiUo il periodo preaccenn'at9 si 'ebbero 3601 casi di vaiuolos·iJ. infezione con ·1·13 l!l·orti, v:il~ a dire 3,138 per oro ..:
' Rec!U.te- ............ , ..... :.
'N"uo .......
50
346
14!!
' SO
68
3,09 -
, fD,3
6.0'
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233
240
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1003
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\ 7933
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l]uindi: ·v aécina-ti ~ 79"33 ~ Sol il-ali 1939 ---'.: Reclute .. 15994. Esiti genuini 484-0 ~ » 625 » 4215 id. . 27 .p. O!O l) 32 P· o,o )) 26 P· 0(0 Degli indiyidui ~pellflnti per _~-asci~a al ·R. un-il-o,: per .010 ofl'r·Ì\'ano i segni dél sU:bll!>· vaiuplò; · • ·. per OlO n )) . della subi~a vaccinazione ;·
per. 010 non .offrirono- segni ~;ltendibili.
j'
•
'/P.
Va:.ccina\i fHi8 ,,- <is-jli 41. 69 -- '48 per ÒjO· ---:: insuccessi; A~71'} ..:._ 52, p.e11 - 0(0 rivacciiiati 31' 0ò~ - ---.,._esiti. 99~7 - 32 ,per 0[0 - insuccessi. 2~ fos ----:- 68 p'er o,o. • · . · · . , . mj:·~at,:i ,;v a cf~_na.Li all' Acpa1~mia dii/J!!Jdicin~; c9n v,a~cin~ presa. da;lla-- g}ov~qca, ù1ed ero solo, 1l ~ 6 per· o,o. , . t , • or , Di •100 reclute- 87 e'ra:Ho già state vaccinat~ , 8 av.evano a,vu-t~ ·il vaiùo.lo. ' ' ', id. francesi _--:-'- 92 . · ' , , · :v · "-~ , )) .id. ~l ge-rìa - ~7 . , . J )) -, 59 ,r ~) '.> ., Oolpi:li . d.al.. :vaiuolo hell'anno · n' 7-53 ··- , ~.2 ,per 1[000 dei-l'~ffelti ~ ò, p:ropo~zione ' che per l'Aigeri'à discç.nde,-~ t.,s ..;;_gua-
•J
1
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riti 690 - 91,6 per OiO morti 46 - '(),~ per OjO - già vaiuQlati •12 -- già vaccinati 5U- - rivaccinali 499, già vaiuola~i 1,6 per OjO -~-l à vaccinati 68,12 per 0(0 - rivaccinalì 26,5 per ,OtO - vergini 28 - 3.7 per Q[O. Per facilitare al lettore . ,il raffrontò almeno dei più essenziali
òati sovra riportati, li r~assu\niamo nel s.eg~ente specchietto: Prussia
Ita(h
Jngh iterra
Francia l G6
~os~~~Ie Innesti pratica ti . 70836 41923 56375 178782·1 127279 17933 2448 31065 33513 'nei vaiuola ti. 23 20 28 " 21 »
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o~:~) id. vaccin ati.
2·1
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Va.iuolosi nel nost1·o -Esercito. l
L'esercito sardo dal ·183:1, al 1856 ebbe 3000 vaiuolosi con più ·che 2oo morti', ~ vale a dire il 1 per ò1 nel 63 fa mor..: talità relativa. fu d!ll · 4-. p~r O(Q: o,ra ~9!1 s~r.e bbe Che1 del 3 1(2 poco p,i ù per 0[0.
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CoNCLùSlONL
4o La pTalica dell e vac'cinazion1 ebbe. incontras~alJilmente una positiva e l;JOlevole azione come mezzo profilaltico delle . vàiuolosq maniJestazioni. neli'Esercjto, ' éd ebbe ' pure ~n a sensibìlc l'l eneficà influenza sugli' esiti n gli il)dìvidui , stessi dalla malattia colpiti. ' ' 2• non solo è raccomandevole come mezzo -'Preveni!vo~ ma .sì anche come, preservativo diretto_ 1n · caso di ·eP.idemico dominìo. 3° La stagione non ha una manifesta influenza sugli esiti : ]a stagion~ invernale è in ltalia tutta aÌinenQ tanto favorèvol& quanto qualsiasi altra alla sua vantaggiosa 'aLluazione. •, .' • 4," L'istrumento vaècinatore non . ha e non può a \'ere che C]Uella influenza,' che l'abitudine dell'.uso può accorda;rgli.
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'
5; Lo iniziéi_re· le ·vac<:ina'l.roni co1x umore ·ti·al:to da bùone. ' pnsl6l·e·· di sarti ; e robùsti b ~tp b-:n i, eò i! conl'i:nu·a,rle poi da -b raoei0 · a• braacio -trii so\d()jli stessi .è la prali ~a ;più · s é"rnpli-c~ . e spicci~ ed fnsìememeote a_ncor.a ahhastaoz.a r;ac.comandevole ~ . nòn e··inferi!>re per. nulla al{' aht'e obe' oggi dì v.orrebbensi mel..,.. - tere in Yòga:, .é -non ha prodotto ma~, çome diè · neU,.eser~ito . atluaL~ con ogni 'cura e diligenz a, quelle· -.comp1ioazio.ni~ qp:ei g!l'ài' 4ì cui ' o'ggidt-si crlteila-lànto _esage·i ato timore. ' ,. •· 6QI' risultati dell'innesto vacc~n i co nel nostro ùercito, non. b'ann,o ad.cora r.aggiuplo quella· pro[JO tzion e normale, che in'<lllri degli eserciti europei ·ìsì è p-u!'e'· r&ggiunta . .Rimane qui_ndi ~an - '. Mra aperto un non dispnigevole ca mp o all'alliv'ità ed allo zelo .del1'uffièiale saniLar.io, onde • l.'eser~ito possa. usufr4-ire, lintero . qué\ benefi cio, che . deve ass~eb.rargli la. pratica della ':v;accirÌazi one e ri vàccinazìone., cli'e. .le regolainentat ì nostre istituzioni t anto sav-iame-nl'e preséri'voùo . (l)) -
APPdì'{TI I:lr '.ilE'T'f AGDIO.
Negli stati par!Ziali [uror;ro , · con).e fin d~ pri t~ci pio 'si drsse , avvertite diver~e in ~sallezze :. spesso non vi .era 'no ha~3, ia data de'lle "V'Mcinazioni , o le dale erano riunite , nori distiQte , per grtijlpi numerici. Ma:i riscontrammo iMicalo ove la va ecin a~ion.e, ,praLicavasi : . se n e11\ anno ~ato p1•ésidio od allrové. Vedemmo in molti specchjelti a vece iDdicaola la regio.nc natia dei p.recedentémentè' vacèinati o ·vaiuolalì, dato utile se fosl'e ,geoe~al-i'lzato, benè'hè (pot~ ndosi , come sopra notammo, con 'fondamento · ri~e..., , ne.:re che solo ·ps• parle e fors'anoo solo !a .~O' · dei soldaH i'ta.Iiani non sono vaccinati a,n~-eri01·;;umte all' incorporazione } si posscrno....in.dbvioar.e fin d:ora senZ·a :temere . d'l}rrare le, .ded;ll'Zioni déll ~s so dato possibili. Oziosa per · converso ci"parve l'indicaz~one del rapporto p~qporzionale degli ·esiti secondo l'a patrià stessa ~lei vaccinati, ... non sapremmo qual se n'> ab'b'ia sperato. ,atterJdibile ìn~egnamenlo l · Fu da ·alcuni. avvertita l'erroneilà: del! e medie. d,elle. giornale di iueuba-zione' ollenu!e eoii cornod_o computo audiziouànd~ la, .illHtcss'i!lla· e Ìa'· min'ima ·e d~videndo ·per due. Chi' rilevò 'l'erro.
·, ~o .
· ·i:1H~cità. ·di siffallo computo P.rop1ise te.ner . calçolo.ui L9He .!~ g.ior-·
"»ate· di'Jwrmancnza dividendo !a ;t:isult<\nl.e cifra pel nu:ti\~ro dei 'Vaccinati. ;)la . d'ev'es,seré · occon>o uò .equivoco sulla pGrro~p e.'!Jia; 'Soslituila -app:un•lo aèl, ìncubazi.ono: in vero non t'rallasi già .delle giornate corse Lra rinneslò e l'essicc-azioné o Ja cadula .UHle' croste j' ma SÌ li'ai eSSO. ÌO.OeSlO ~ lq_ SV(ÌlgimenlO f!bbf!Slan.zq Oa.xalteti~ lÌCO d.elle p~lole .. . . Sj· devono JJUilldi açldizionare luU~· le assolo le cifre io.divid.uali di incuba~io!.HJ; ;.e ' dhiderle pel tòlalé-: ,dei vaccinati:· in·. un computo 'l>oi esalto e pr.eci::\0 le massime com è' .h~· 1~i1~ime eccozion:a~i dovrèlSbero. essere speci6.çamentè indicate, Je ordinarie do vrebbonsi d esum~re dalle, due. s.omm.e {~~vJse .pel · J.llJmero clegli individui .che le diederò ) t\i lutre le ' inmibazionJ aL di sopra od al di sotlÒ della media..... Si a:vrèbJ)·e· co'sì là inassim ~ e 'la mipima medie., le sole utili per le ded4iioni, .; _FJL osservato che i mqlti. Msi sp.urii in~icaJi djpel)dono con . m·oltà prob~bitilà dalla troppo rigida esigenza p-el deter,m·inare i caralleri morfolo.gici per dichiarare ess~ pustole genui'rie. Ci~ è forse ·vero io »Hissima: ma non logica nè pratica ~arebbe la traltane consegu-enza, d'i abo1ire la e.ategoria deg}i e~i.t~ sp1~1: ii: per;(:hè, s·ì di'sse, . s' avreb.hero così de.duzi.oni .più vért) ..ed_, ~Sii:Lle, e SÌ. tog}ierebhe il pretesto a g\u.dizi ùub}lii CÙe SODO più CO.I)lOdi che .proficui. Ora 1'-argoinenlazione può facilmente ri(or,çprsì contro la lraltane conelusione. .,. S'e -~ vero che l'ap,pre~z~m.en to ,., . esatto e ·preciso de.i Cilralleri morCoJogici è, cosa non fac.ile, n:è :sicura; meglio, più .logico è. co.nser~are certamente un.a· cate/' goria d'esiti dub.bfi, che lasciar Jihe.ra. niaTJ;o ad as.crivin:e que. sti esHi dubbii per· chi ·àll'una, per c~i all'altr~ clt~lle c.at~g9rìe , dei g~nuini o n:IÌlli. ))j ciò patente la p_r.ova si eb'he già: iJ,lçjmi medici .iq~ero !>i credelLero. autorizzati a ·sopprimereia .~a;te.g~r.ia rlegli esili spurii riunen<lola con quella .<~ei ' gen,uini; , ·aHni ·la · soppresse puro, ma la ri\ln·t alla -Lèr7ja o dei nulli. iDi: · si.mil passo · ognuno v,èd!:l , coq1e la libertà dd g{ud.izi CQf)dwa ....~Ila Iicen~a., feconda ~empre di dis•>rdi'ne e di orrore ..... Ed è ciò inevitqbile; a meno che per esiti m~llil non vogliasi intMd·e:re-la m<J.ocan.zail.asso·Jula d'ogni neaz,iooe locale dalla •vacc.ii)ic:a ~zione .(}esl'ata .., . l\la ·iiq lrarr.ehbe, di. ne~essari<;1: çonsegu.en+a, a dichiararp tutti o pre~socM lutLi buoni e gcnui!fr gli ·.esiti vaccinicì.
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Gli esiti spurii furono sempre e sono universalmente accettali; e v'ha la sua buouà ragione, che sup~rfluo sarebbe qui lo accennare . ... Il dubbio non è invero pel filosofo nè il sì nè il no. Nè a ciò conlraddice l'oss.ervazione da alcun\ fatta, che; come con· icoré eli pustole palentemente spurie s'ottennero innesti fecondi di risullati genuini, così a buon dirillo quelle a queste débbons! assolutamente assimilare·., ed insieme computare... Da una premessa parziale non è rigoroso, è anzi errore gravìssimo di logica il trarre eonseguenze generali . •.... Ogni pustola spuria per poter essere considerala come genuina avrebbe bisogno della p~ova dell' irJoculazion e: e ciò non può farsi; val dunque assai meglio conservare la categoria, che ha scientifico e pratico diritto ad essere conservala, diritto ò,a tnlti ed cvtmq!te 1'iconosciuto . . . È solo a desiderarsi ogni posslbHe e~attezza e giustezza di giuaizii: e le cifre saranno allora ciò che umanamente può preteodersi è desiderarsi d~ attendibile, di certo. Finalmènte neteremo una irregolarità di compilazione, che renderebbe inulilizzabili i riassunli divisionali e diparliruentali. F1.1rono compresi in un dipartimento in essi qua:dri sia i vaccinati lulli nelle di,·isioni componenti per quantunque cambiando presidio fossero usciti dal rispeltiyo perimetro territoriale, sia i nuovi venuti nel dipartimento e stati altrove vaocinali ... Così si esagerò l'enti là (si locale cb e generale) delle praticate vaccinazioni. Questo inconveniente però sarà impossibile nell'avvenire, se·verrti ossel'vata l'ultima circolare dal Consiglio Superiore Militare d,i Sanità opportunamente ùiramata, che fissa l'epoca alla quale devono gli specchi riassuntivi compilarsi, e c~nseguentènù~nte come non vi si del>bano comprendere che i corpi a quella dala di stanza nei presidii della divisione terrilnriale. Gioverà·però che in margine nella colonna annota::;ioni sia costanlcmente indicato il luogo ovc furono lil va.c:c~nazioni praticate , onde rendere llOssjhili quejlc dedvzioni ulteriori , che dalla conoscenza delle condizioni cosmolelluriche ed intluqnzc modificatr-ici locali diverse, si potessero. desumere. In ogni lavoro stàti ~Lico l'uniformità delle viste e dei risultati è il pregio meglio desiderevole, ed il più utile: in simili
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sludii davvero l.'ollimo è il capitale nemico; del buono, e l'in~ diriduale arbitrio ::tnco il più abile e compete,nle, quasi come l'inscienza presonluosa, diventano in uperabile impedimento ad utilizzare quei proòolLi~ mediocri. anco se Yuol $i, ma ,ehe ueUa vaslità òi estensione, nella spropo'rzionata entità loro nun)crica racchiudono soÌi qzwl senso, quel valore che la veri là, od almeno la dimo trazione della ~erilà · esige. Si arricchi ca no gli specchietti .prescritti di nole , di aggiÙnte , di conside razioni per quanto voglionsi numerose , ampie, libere , ma se ne rispetti religiosamente la forma: se non ''uolsi creare un ostacolo all'andamento -p.tile dei lav(!ri, che, richiedon9 (onrl' ess_ere lrad,qttì dal linguaggi o quasi aTcmw delle cifre i n qu ello ·volgare della parola, cbe convince e s'impone ai profani) non olo esattezza, ma si ance uniformilà 1 assimilabililà; solo mezzo ùi raggiungere alla perfine lo tiCopo pratico , !:he la statistica ha o dovrebbe avere ognora di mira. Non v'ha co 1 che non sia susceLiiva di perfezionamento , e la statis tica lo è come ogni altra; ma ogni innovazi9ne statistica per ess ere utile' è necessario sia prima ri conosciuta, aélotlata, proposta così alla 1·eligiosa e sempre inviolata generale, anzi unù•et·sale osservanza . __ . _.. Senza di ciò nessuna utilità dalie più logich<' 1 fine - e sagaci slatisl.ichc investigazioni.
T1·e nuovi ane;;tetici: il bromoformio, il bro malio ed il iodalio.
L'ann[ogia che e iste tra diver-i corpi considerali chim icamente, pesso si onservn auciH: nei Iom efl'etti li;;iolo~ici. E però il R<1butenu ha pensato rhc il hromoformio dovea poss·edcrc pt·oprict:l. Hsio losicbc analog·he a quelle del cloroformio, ·e cha il bromalio ed il ioùalio dovevano produrre nell'organismo arnmale elfclti simili a quelli che produce il cloralio.
33 •L'esp()rienza è vennta a ~onfermare le suo pravisioni . Pure le ricerche, da lui futte sin ' o~gi, non ono cosi numerose da poter pron unziare un dèlìnitivo gìutlizio. i è proposto di con tinuare attivamente lo studio (li qu esti nuov·i aMstetict . Bt'O ii'Wf!Jnnio. Questo col'po è pochissimo conosciuto dai chimici. •Egli ne ha preparato una piccola quanti tà decomponendo la potassa col bronnlio prima oltenuLo, il quale infatti proGtùe come il cloralio; ejoè clic sotto J'iti!lnem.a dèll e basi, dà .bromoformi·o ed un formiato·. C2UBr.9 O + I\HO Brom.alio. Potasso.
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CllR rS + · CHl~ ---:c---Bromoformìo. Forn Ja to di polassa.
11 liqliido otten uto si distilla b·a 60 a 65 gradi, ed ha presentato proprietà chimiche ed org:moleptiche completamente analoghe a quell e del cloroformio ; d1 modo che si- potreb be confondere co11 quest' l!Jlimo. (, no dei C!\rtt lteri tl i{1'e retì'ziaJi O il seguelltC: mentre 1:he il cloroformio discioglie il joùio colorandosi io bltu violetto, it bromofiJrmio scioglie que. to Le o mcLalloide olorandosi in magni · tito rosso carminio·. · n ~opo, pbsto· in u·n bocca le, con \.ma spugna inzuppata di cinque .o sei {;Oéce dì lll'omoformio si adùormer,la od è aneslesiato dopo mezzo o un minuto; l'ane,te ia dura due o tre minuti. Si farla continuare indeflnilamenle continnando le inalazioni del bromofonnio. Indi l'•nirn ale ritl)rnn compl etnmente in sè stesso. Ila ''oluto poi anestesiarc un cane, facendogli rl!!'pirarc del bromo· formio, ma la quantità tlcl liquido C\3 troppo debole. Pu re si ottenuta com pl eta anestesiù, hencbè l'an imal e non fosse ÌOim e)'SQ nel sonno, come lo erano stati i topi, sui quali si erano fatti 1 primi esperimen ti. Potevasi punzcre l'animale alle zampe ed alla coda Mnza c.be desse segn i delb rncno1)1 a scns ibilìlù. Le su e pupille crnno -eshemnmerite dilatate. Que Li primi S;lggi hanno spinto il Rabutca u a collocare il bromoformio avai1tì del cloroformio. LI bromoform io anestesierehbe forse a dosi minori senza cagionat'C sonn o profondo e pe t·icolòso. Brornalìo. - Questo cot·po di!'ferisce dal clm·alio pet· Li è il cloro <li quest'ullimo è surrogaLo dal bromo. La fo rmnla è: ~HI3r30. C'ba ·ègli ottenuto in forma d'idrato cristallizzato •2HS1·a + I:J90. Il suo odore l'~m menLa quello del cloràli o. ~ Quanùo si maneggia, bcnlosto si ofire lacrimazioue e Uusso nasa le Le prime ricerche faLLe induceva no a considerarl o fisiologicamente ·com e corpo an alogo al clol'alio. Un to po, sotto la pelle del qual~
rut,
e
Gi ornale di ilfeclic. milit . ·1870
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34 s'injetta una dose debole di questo composto sciolto nell'acqua, dopocinque o dieci minuti comincia a sonnecchiare. Jodulio. - Questo nuoYo anestetico bolle a 25 gl'adi, lo che ne rende assai difficile la conservazione. TI R~butea u ne ha preparatouna certa quantità col processo ordinario, consistente nel trattare i~ jodio con un miscuglio d'alcool c di acido · azoti co. Esso si decompone sotto l'influenza delle basi come il cloralio ed il bt'Ornalio; cioè dà del jodoformio, ed un formiato. Come. il bro1llalio, il iodalio eccita fortemente la lacrimazione. Ha il Rabuteau esperimentato il jodalio injettandone da 5 a 6 grammi nel retto. ..L'animale fu anestesiato, ma ebbe delle convulsioni e moi'Ì. Il.sangùe era nero, le carni più rosse del solito, il mesenterio, il cervello, Ja midolla spinale erano congeste ; in altri termini sotto l'influenza di dose troppo forte, la ·morte è successa, e l'ammalo ha pt·esentato le stesse lesioni che produce il cloralio a dose tossica. L'alito di questo cane presentava l'odore del iodalio in grado molto pronunziato, ciò prova che il jodalio non si era decomposto nell'organismo o almeno aveva subito una parziale decompo~izione, se pure era successa, (Ga:zz. Hebd. e Ga zz. Med. Lomb.) Sulla miosìte ossUl.cante progressiva. (ì\liiNCTHIAYIHI) •
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Di questa malattia misteriosa e singolare nel suo decorso, ma per avventura abbastanza nola (produzibui ossee nel tessuto muscolare del corpo umano), l'autore ci fu la seguente descrizione, appoggiato alla prop1·ia e~perienza, non che ai pochi casi registrati nella medica letteratura. P er ciò che spetta al modo di ditlondersi d.i questa malattia, che l'autore pone nella categoria dei morbi costituzionali, osservasi generalmente che i muscoli del dorso per i primi ne sono colpitJ, segllOno a quest'i i muscoli del. collo e con essi il legamento della nuca. I muscoli lunghi del dorso formano una massa ossea, in appresso desenerano anche i muscoli della scapola ed il la tissimo del dorso, poscia i muscoli antel'iori del collo .e prima di tutto .il deltoide e la musculatura dell'ascella. Il risultato fin ale è la completa fissazione della testa, immobi lità della colonna vertebrale ed anchilosi di ambedue le articolazioni della spalla ·nella posizion e di adduzione con inamobilità della scap6la solamente a stadio irUloltrato si manifesta l'infiammazione ùei muscoli ùel braccio e dell'avambraccio
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che per lo pitl apportano l'anchilosi del gomito; all'incontro i muscoli della mano 10antengono per lungo tempo una singolar·e immunità contro questa malattia . A decorso avanzato anche i muscoli del bacino, e specialmente i glutei, prendono parte alla generai ~;: affezion e c'Ome pure qurlli delle -estremità inferiori. Nei ca ~ i più pront1nciati la malattia affetta per: ultimo anche i muscoli della mascella inferiore e forse anche del pa.lato, mentre i muscoli proprii della fMcia €14 solito restano nelle condizioni normali. Un fal lo assai singolare ci risulta esaminando tutti i casi sino,ra registrati di mio~i te ossiftcante, ed è che i muscoli che non t erminano colle loro due estremità allo scheletr·o ·conservano una q:.~ asi assolutaimmunit.à, tali sarebbero il cuore, il diaframma, gli·sfinteri, inoltre i muscoli dell'occhio. della lingua, della faccia cd anche il muscolo ep1cranico nelle sue divisioni, i muscoli dci genitali c finalmente gli obliqui e tra:>versi dell'addome. Questa immunità, per ciò elle riguarda al meno i muscol1 della faccia, non può dirsi assoluta; dillalli 1n un ca~o osservato dall'aulol·e, si formò ai Iati del mento una ossificazione che corrispondeva alla forma ed alla estensione del muscolo triangolare; l' eccezione che si vedlica nel tcnsore del tàscìa lata, se· conJo l'autore, non sarebb~ che apparente, imperocchè per questo muscolo la robusta fascia femorale fa l'ufficio di un aUaC!lO osseo. •1\:la d'altra parte sembra in realtà che alcuni muscoli, benchè tenninanli allo scheletro o per lo men,o alle cartilagini, vengano risparmiati dalla malattia; tra questi, oltre a quelli della mano, si possono annoYe!are i re_( ti addominali ,.ed i muscoli della laringe. Sembra che la malattia preferisca attaccare di preferenza i giovani; anzi in un caso l'afl'eziolle a-vrebbe incomii1Ciaw al primo anno d'etù, in due altri al 4o c 5" anno, ma l'epoca ordinaria è il ventesimo; stando a ciò che gli altri autori ci riferiscono, l'uomo amlrebbe sog~eLto aln1 malattia molto più della donna; a questo riguartlb però dobbiamo notare che la statistica non possiede ancora un materiale abbastanza ricco, per poter rispondere adeguat amente al quesito. · Non si conosce molto sull'eziologia di q~1est:r affezione; in qualche raro caso si potè costatat·e la precedenza di qualche reumatismo e di lesioni traumatiche, ma ·ne:lla maggior parte manca oghì mo-mento eziologico apprezzabile. L'intiero decorso della miosite ossifican tc, il suo costante e lento progresso, il quale non si accclcraYa che periodìcamente per interéorronti acuti'zzaiiorti, c\ induce a credere in una causa morbosa che costantemente agisca sull'organismo da ricercarsi non tanto in all'e'Z,ioni reumatiche od infreddature sofferte quallto
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:36 piuUosto h una anomalia di costituzione. La disposizione a questa malattia pare sia portata dall:individuo sin dalla nascita o per lo meno aéquisita poco tempo dopo, ma la comparsa della m;:dat,tia,con· tutto il suo quadro fenomenologico deve aver luogo sotto l'influenza di un'altra C<IUS.a occa~ionale; quc~ til potrebbe agire solto la forma <}i un reumatismo o di una forte infreddatura, ma tale non è sempre il caso. Se le lesi011i traumatiche possono aYere un valore eziologico nello stesso senso non dobbi<~mo ammetlcdo ; corto si è pet·ò che desse sono capaci di provocare quelle periodiche recrudescenze del r,rocos;;o che abbiamo sopra mentovato, come lo dimostra c.; hiaramente un caso riportato da Skinner. Generalmente si possono distinguere tre stadii in questa malattia coll'avYicendarsi dci quali si moditicano i sintomi morbosi; primo fenomeno che ci presenta la parte ammalata è una specie di intumescenza non bene circoscritta e che si fa seo•pre piit dolorosa; que!'lO fenomeno dipende da una ìnfiltra?-ionc. più o meno abbondante, più o meno solida del .teSSllto muscolare, infiltrazione che fa intumidire il ventt·e. del muscolo coll'apparato tendinoso che gli è proprio. 11 secondo stadio, che l'autore vorrebbe chianmre inlìltrazione dei tessuto connettivo, sembra consistere in un note,·ole lu~sureggiamento del tessu to uuitivo intramus.colare e tcndinoso, alla quale <1lterazionc prcnd<:re!Jpe parte anche jl miolemma, non cpe in un consecutivo raggl'inzamen to, il qual' ultimo è proprio delle neoforma1.ioni del tessuto unitiro. In mezzo a questo mo•·b<>so h.n·?ro la sostanza fibrillare del nmscolo in gran parte va scomparendo, e ciò prababilrncnte in seguito alla compressione che su dì essa esercita la ma~sa inlìlt•·ata ; il musco)b adunque si atrofizza io parte ed in parte soggiace ad una irrit:~ zione Oo~istica il .di cui esito lìnalc è la degenci·azione adiposa; alcnni fascicoli muscolari restano intatti ordinariamente e spesso anche è risparmiato un intero tratto di muscolo in tutta la sua massa. In. certi casi· il muscolo alletto si arresta al primo stadio dell'infiltl'azione del cpnnc~tivo , ma ordina•:iamente vi ene in scena il terzo stadio, quello dell'ossi ficazi one la quale non incomineia cgualmt' Dte in tutte le parti, ma interessa da principio ~oltan(o il centro del muscolo atl'o;; tto e spesso anche t:esla a quel punto l imi~ata, in modo da presentan:i un nucleo o<>seo di maggior o minor estensione sviluppato in una massa di tessuto · connettivo rivestita q lla e colà di . · fa~ci co li muscolari intatti, e che nei suoi contorni tro,rasi in rapporto COtl musr.oli sani, lo stealo di connl'ltivo che è più vicino al nucleo a~s u me la forma de) normale periostio ed il tessuto che con7
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giuti'g.ò .il ryucJeo col funs'Còlo vioino Ha tutte le ftinzion\ di ' ùtt tendine. · · GìUlita ta· mala'rt;ia n qu·esto stadio si tròssono còhstat':fre dhe 'di-. ' ' 'erse fot·me .d! esìto in relazione ·ai -procèssi anà:torì:li'd. An>bidt:w · hanno di comt]ne' questa j)ar.~icoJarità, che l'edema scoYnpllrè beh tosto ed in totfllìt8 in modo C'he il tumore si isola, si circoscrive se.m1we più e !.asciando determinar,e ' in modo più prec.iso i suoi li~ m1ti c~lla palpa'zione. ·Ma ben presto lù stesso tnmore di'rninuìsce in vqlnme gd a.equ i sta una certa. m·obi!ità in r.a-p porto èllle ossa, mentre qqes~~ non si vet·ifJ<:aya nel pi'Ìtilo stadi9 in causa delj'infillrazìone infi:)n~,t)latoria aryclre quando mancava osni aci'erenia del _tumòre··Ml perios(ip. In qualche caso. 1:\ diminuzione del tumor~ coincid.e··anohe ~o n una òimi11l,ziot:e di con$isteni.a e finahucnte· 'n\1-lla Ri(, , si sente dèl' tomorc èhe uoa massa flaccida. della consistenza · deJ l<au'tsehuth delle dim~ns},!ni ·ciel muscolo atTetto nella quale si • può ·,,isvegliare qua e là delle leg.gerc ·contrazioni sorto l' infl\Jenza d-ella faradizzazio'ne. l h que~ti casi il processò h.a terminato coll'a degenr.ruzione fihròsa dt~i muscòli. A qnesta forma èti esit;o tlt:Jia miositc; l'a1fl.ore credè si· cleb~uno ri'fcri"ré tutfì q11ei casi i'lei quaJ:i, sia spont.ltnèamente, sia sot.l:a l'usò. di ·ai;ten~i ·lerape11tici; j. tnmod · scomp·aiono Idi bel nùovo ,còmpletari1etì.tc. Potrèb'·be darsi "f'o:rse ché md ri'duziòùè. <iOl,J1pfeta ~i ncoplasmi ossèi siasi .r nre 1:!'ssen•ar:~, ma non pn·ò ·ah1·· mcHersi che po~sa &(iccec)ere in un tempo cosi breve ~ in vna t~ l e estensione. "" · · .Ò1 ft•on.tre a queste degenerazioni': fibrose ne] pHt gràù numero dei casi dopo ·la sc;ornp-~rs.a dell'edema, a'ccade d'osserv&r!'l tenome11i. d'altra naturp' ,che son proJ:~di della seconda .c ·piit com.une forma (J'iesit.o dcJra nH;I.attìà; nt:!lle stesse· prop·or.zi,oni .che (lecrtJsce la ni~J e ·del tum'ore a,t,une[1t<~ la sua consistenza di tan·to . che i'n l!ILimo mm ~i ~ · pnò più distìn~ur:we d::t un osso normale . .Ma costantemente si osseiva ché sol l'D h-Lo nn a pat·te 'del muscolo ·subisce una. vera·· ossi'fica' zione, e qnesta cornisporl\ie pr.ecisam~nt~Y al eentro, il -resta1Jte si.ferma al-secon.do stadio. A qnesto ordinario anaarnen'to fa eccezione , il tessutd tondìneo èh.e sta c·ongiunìo al muscolo, glacchè il tendine S'i tr·asfc:irma· 1'h essò conset•vando la forma e le dimensioni dèl· tentli·ne ineaesirì'to. D~·l'lbiamo ' ancora rimarcare qualche altra differenza n(in t'ar-a a v<icrifkarsi, a seconda che il neop'lasma osseo è o·t·ganioam~ nte unilo a.Jie òsg;à dello sch el~,tr.o che gli stanno sotte o rimime 'Pil*osto ' sotto la 'forma tH un .tumore mobile ìn seno alle patti molli, nel prim'o caso il ileophìsm::r most'1a tma tendenza à de-
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linearsi in vario modo a formare una sp-ecie di stalattite decorrente parallela all'asse loogitudinale dello scheletro. Nel secondo caso invece, non ci si presenta alcun che di singolare nella forma del tumore, che ci appare sotto l'aspetto di una massa ir•·egolare mtonùeggiante ed oblunga. (A.er:Uliches Literatzw Blatt.) Sulla. neurite ottica..
(PllL Do·rr. LllnEB}.
Le espe•·ienzo qui riportate fnrono msl.ituitc non solo cotne illustrazioni dell'oUalmologia, ma anche per portare qualche scbiarimel)to sulla nevropn~ologia in generale e nei suoi rapporti coll;t neurito del nervo oltico. È noto cqme molto di frequente la neu~ t·ite delle .estremità terminali intraoculari del nervo ottico ba origine per serpplice propagazione delle flogosi da una meningite basilare lungo il tronco del nervo otti·co (neurite discendente). Più spesso ancora nei casi lino ad ora osservati si trovò il tronco inalteralo e la neurite limitata alle sole estremità intraoculari senza la -pre~ressa moningite basilare. All'incontro si osservò in cer.ti casi segni non dubbi di aumentata pressione sanguigna nella ~a vità del cvanìo per la presenza di tumori intracraniali. L'origine della neurite in questi' casi. è spiegata da Graefe per la pressione interna che impedisce il riflusso del sangue venoso dall' erhita alla cav.ità del cranio, e dà origine così ad un es~uùato sieroso atl'origine della vena oftalmica. Questo edema .ìn un pun~o così poco cedevole com~ è quclio del passaggio del nervo ottico allraverso la sclerotica, deve avere ptn· effetto uno stringimenlo del foro stesso per la stasi sang uigna, una specie di incarceramento .che può terminare con una vera in6ammazione. Am bedue ques'i modi di nenrite (neurite discendente e la ne.urite per stasi sanguigna), si differenziano tra loro coll'esame oHalmoscopico. Si sco•·ge da quanto si è detto che per conoscere il rapporto tra la nenrite ottica c le affezioni intracraniali è di speciale importanza l'esàmc del tronco del nervo ottico ed abbÌ'llmo dovuto convincerci, per esperienze faU~, che l'aspetto normale del nervo ottico che si dirama nell'occhio non. è sufficiente per esclude.t·e da questo nervo qualt;he patologica alterazione ; perciò è ncces5at·io in questi ca:>i venire ad uu esame microscopico del nervo ottico.
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Il primo lavoro contiene un'estesa descrizione di tre casi di neutitc ottica dalla clinica di Gricsingca· col lo•·o decorso, esame oHalmoscopico c misc,·oscopico dell'apparato visivo. C..tso 1• - GUos'Jrcoma dell'in(undibolo e (lel lubercolo cine1·eo. Neurile ottica e paralisi bilaterale degli adduttori. Il caso avea qncslo di notevole che cou fenomeni generali relativamente di poca entità che accennavano specialmente od una compressione generale, si ebbero importanti sintomi diagnostici agli occhi, che consistevano in una ncurorctinite bilaterale e com pl~!ta p:u·alìsi degli adduttori. Pure questo ·ma'nil'cstazioni non potevano ~ondurre ad una diagnosi sicura sulla natura del processo; mentre 'che i fenomeni di compressione cerebrale ci anerLivano abbastanza chiaramente della probabile presenza di un tumoa·e, la forma delle oltalmoscopichc alterazioni non corrispondeva affatto all' espressione dei fenomeni cerebrali, il mediocre rigonfiamento della papilla pcr iperemia e numero:se emorragie , ed una certa qual ùilfu!:lione di macchio bianche essudative nella retina anricinano questa forma a quella della 11eurite discendente. Ln paralisi bilaterale degli adduttori si poteva egualmente spiegare ammettendo una meningite, c perciò parve doversi supporre colla più grande probabilità la contemporanea esistenza del tumore e della meningite basilare. L'esame necroscopico diede a constatare il gliosarcoma nella regione del Tube1· ci111mmm, il tumoa·e si estendeva fino al chiasma dei neni ottici, si constatò ancora una notevole compressione cerebrale ma nessun segno di mcningite. Pe1'Lanto la neurite doveva essere stata provocata dalla compressione intracraniale giacchè, tutte le ricerche falle per iscoprire alterazioni infiammatorie del tronco del nervo ottico ebbero risultati negativi, e sollanto si trovò una leggera distensione e degenerazione grigia della sua sostanza midollare .. l segni dell'infiammazione si limitarono alla papilla e consistevano in una imbibizione e prolifera2.ione del tessuto unitivo intcrstiziale in emorragie eù ipertrofie parziali delle fibre nervee prive di sostanza midollare. Qullsto caso ci insegna anwra che il solo repertG ottalmoscopico non Yale in lutti i cas1 a schiarirei il modo d'origine {iella neurite. Quale causa della parai isi bilaterale de~ li adduttori si. ' trovò un assottigliamento circoscritto ed un'atrofia visibile al microscopio di t~mbedue i ne1·vi- nel PI!Oto dove essi sormontano la a rotide interna nel seno cavernoso. La mancanza di ml'niosite ci fa s upporre che i nervi, in seguito all'aumentata compressione cerebrale,.
/
-16 ~ubisscro una non certa pressione per le
puls:nioni delle ca:otidì. pressione .~he doYeva avere per esito una certa atrofia dei nervi· stessi. Però questa spie~azione riferirebbe l' origine della paralisi de~li adduttori agli stessi eziologiei momenti della neurite del nervo ottico. CASO 2" - Focola.io di ramollimento tt ~ùlislra. - A/ct·sic~ e con.seculiva. demenza, leggera nmwite ottica bilaterale negli ultimi gi01·ni
di vil".
La ncurite ottica in questo caso si srilnppq soltanto nrgli ullìmi giorni colle forme di una mediocre e sempre crescente tumefazione della papilla e con forte ipercm ta. Il complcs~o dct sinlomi acr,enna\•a in ~encralè ad un.J stasi e co n se~uente compressione cere.br~le; però non si era in grado di escludt:re con sicurezza una n curi te discendente, essendo le alterazioni di ' leggerissimo grado . ta sezione non fece scoprire alcun segno di mcningite. ed invece, oht·e al focolaio di ramollimenlo, un notevole ~rado di compressione cerebrale. Le alterazioni della p.apilla consistevano specialmente nell'edema e nell'i· pertrofia delle fibre ner.v ee, erano perciò da comprendct·si nei fe~;~omeni di stas1. All'incontro il nervo oltico che m~st.ravasi in condi· zìoni normali dava a divederc col microscopio una pronunciata neu· rite interstiziale e pcrincurile. Per l'assenza della rneningite basilare la spie~aziane di questo fenomeno presenta qualche difficoltà. Esso non poteva conside_rarsi come un semplice effetto dillla slasi, -pcrchè]'afl'ezivne datava da poco tempo, ed in tal ca~o se non si s<:opre qualche segno d'infiammazione nel vero .ottico, anco ra mc{Jo si trova nella papilla. Essendo i fenomeni, flogistici meno pronunziati nella papilla che nel nervo ottico, le alt.ci'azioni dt quest'ultima non pos· sono consider~rsi come trasmesse dalla papilla in direzione centrale. CASO s· - M iOSC11'COm" del cervelletto, lleiii'Ìie di ambedue i nei'IJÌ ottici lrc.nsitcmte allo stuto atrofico. - Amaurosi assolulct.
Il reperto ottalmoscopio, il quale ci presentò un chiaro escmp10 di neuritc per sta$Ì con presagio all' atrofia del nervo ()lti co, ha· contribuito in qucst.o caso a stabilire la diagnosi di un t.L1mor0 del -cervello, il quale fu constatato poscia dalla necroscopià. Gli altl'i sintomi consisfèva oo specialmente in una viva cefalea, ricorrenti do· ]ori all'occipite, e ollusilà d' intelleJ.lo sempre cre~ce nte. il lurgore della papilla causato da un notevole lnssurcsgiamento del suo te~ ..:mto unitivo interstiziale poteva essere risuardato come causa
~
41 senza rlg~tardo alì'aumento di pr.csslone cèrcJH·ale 1 olt:i-é. a·,C'io a,t~che )I >frònco d'cl nervo ottico èt•a i n gr!'ido non rn di'ITer,onte . all>eraÌo; co~i ,e;!lvi' itlspessjmento. ecJ edema dell'avag~na iutNt)a, atr.oBa d,eJle tìbve1 ncrvee' e tra· qnesre .flurnerose cellule ·nucleari., pr:r C'u( ìl,nèrv.o obtièd non ostante l'at~otia aYe"a oonscr.vato néll'occhio iJ suo nor· Il}ilt~ colo,re bi~nco.' E';sendosi ~c.operta qualc'he .traccia di ))rogressiM meningit.e basfÌare, per spiega re il fatto si ricorse aiJ,a comfiina-zion'e ' dr una ;net:trité discendente con stasi della ,papiHa. trrl\Hanto non~ fu .possibil;c ùecitl·ere se una p;Jrte eli questa altcraziùnc non èra lé· gata .'aél Uti'a'frofìa progi·essiva centripeta Ìlcg\i efen)enlt 11CI'V'O,SÌ/ ·oppure ai.! u·na fJropa·gazione a·s1;endente della flogosi dellà papin1r vetso ìl. 'nerv'o ottico. D'egno •drr rirharé3i·si era la totale mancanza di' ~èll:o\é rì'èrvose nell'a retina, come vèdesi sugJi arlìni'ali nel la sefÌ'! ~ p lice atrofia del nervo oftico ·o colla escisione del liet'VO tnnd.é:;inib. ·1~é.J sOC);. secondo lavoro l'autot·e cerca di haJ·t·e a\'cune con'clù.,.. sionr.(l'ci hsi os.servnti• è éomtìnieàii nella primà men'J cfr'ia, nòil ()l}e da ' altl'i 'esperini~nti itYst\tuiti p_it\ ta'rdi. ' In nèssuno di l:lUestì casi mancò mai· -"Hha mag.giore' o 'minori~ aLtct·azione U; l nervo· ori~ c~' anche quando rnanc-ava hl meniogite basilare, soJt<ÌnJo o'$sCrva . che il 11uroero dci casi è ancora ti·oppo ~~siguo pc·r pol.trr generalizzate questo fatttJ. Tali ultcr.Q.zioni .ç,q.t:~.~i1itev,<wo pe ~ranto : •I) Per un ghm numerp di casi, rn t1na 'tlcgNrer:v.ione adi,posa dei fas!)i fibrosi' dd nòrvo, altr:razì one che non è da çompJ<o/ndet'!ìi nella catcgori.r delle infiammazion i, ma ohc si spi e~a benissimo per un sempl i c~ distur])O oi nutrrizione: ' 2j Si è osserva to nnn ' 'oltn co!la cb'ngestione dcHa : p~pi!la ·fo'tte pcri neuritc alt•ofìca d'ttlle fibr·é net·vee e copìo~o deposito · d1 c-&li'ufc prahnla,rì ?'el . tt~onco · dèl, 'ì1.crv.~ _oLI i co·· ~mti. soprà d 3'• c~so) : qnestè altera~tom erano da rJferiTSl a'd un ir e'omhne causa preesistetitè; ht ·tn'èn i n~ife basilare. 3) SI Mrvò 'due "oltc n'elle' fibre ner'vee nò'nnal·i fl:irte perineurite della gt1aina interna e ncm'ite interstiziale dell'e tralie~òle 'vascblilt·i dél ·nervo otticò. L:t p t•ìma {olta ' il pròcesso è >Semplfcemenfe trasinesso da nna menihgite· basil'àre · tuh'ercbl'osa, e sol'arùcrrre l'altro caso pr'csentò dello: .di'l1icolla· l'as$ètl,Za ·tti mcningite. Lo svi·ft1ppo ' dèlla neuri'le del tronco ner\•os'O' obtice qui si rimane<alqnanttì osè o'ra, t~ meno chi'! non si vogli'it 'ac: c~t\are l'ipotesi di Henedickt, seconu·o il quale, affezioni di' Cèrtp ' reJtìdni· eerebr;lli ··per tln'irt'itaziòne' tras'tWes!:'a pér viè ne'tvoJ;e aft'coi·a ' ignote pçtre:JJJJero jisvegl iàre dcì proèessi lllfiammatoì'ii -1fc l nei'va oHrèo e nell'a papilla, ma, confessiamò ché una taJ·e spiegazione sar.à sempre per noi 'in.su(ìkiénte Jirro a'èhH nùn ·sarantfo poste i'h Io·ce
per
42 ·
quesfe enigmatiche vie ·nervose. - In tutti gli altri casi le ide~ di ·Graefe.• bas~a,rono a.d intende;·e pienamente e. giustamente tu f~i j fe.- . 11 omeni ,morbosi. L'autot·e termina iL sut> lavoro riportando dne casi di att·ofia del nervo ottico, ,dei qull_li il primo prJS~nlaya Ja forma de!là SCI,lll~lj·ce. i atfofift. l;lianca, n~l ,seno~do sl verificò la stessa forma d' atroaa, ma .a questa pt·ecedette per br~ve· tempo un leggero i'ntorbidamentq dffl bQrdq papillare con. pt·oduzi.one di finissimi vasi, nella qua'lè aliena- · zione nqn ostante la sopi·av\•enuta atrofia si v~devano .effetti non dubbi di un processo· infiammatorio. Nel primo caso pt·obabilm.ente si .ebb!ì dapprima una neuriie congestizia . che oen tosto passò . in at~ofìa. per utl glioma al}opletJCo di un emisfero; nel se.condo per mezzo di una emorragia nel tronco nervoso ottico con infiammazione.· secondar:ia in seguito a compressione di un tumore orbitario.. Il ~olore hian.:o della papilla. che.,in ambi i casi si· scostava dal nor,male, non era dovuto. all'atrofia dci rami terminali int.rao.culal!Ì del net;vo ottico, tna piuttosto ad un accumulamento di ce,Jlule di tessuto ·;~onnettiv~ enLt'O la sua propria trama.. ad un 'livello· normale o leggermente rilevato. 'Dail' artrite disse:ntèrica. (HUE'I;I'E).
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43' fanno memione, non si verificarono mai nei casi osservati da Huolte e nemmeno ossçrvossi l'esito letale. L'età,· il sesso, il temperament~. a quanto pare, non esercitano una speciale intluenz:J sulla malattia; nei dieci casi descritti, due ebbero in prec~denza il reumatismo. In -qt,umto alla terapia, i narcotici ed i cataplasmi senapati reca~;on~ spesso qualche vantaggio, quando l' affeziol)e it1tere5sava l'articolazione del sinocchio furono utili i ve3cicatori. Per uso interno si usarono in maggiore o minor _successo, tisane diut·etiche, sudori ferì e narcotici. L'autore fa differenziare questa allezione dall'ordinario reumatismo. articola1·e acuto per la manca.nza della l'ebbre, dci sudori e specialmente da qt•clle caratteristidJC complicazioni che aflettano gli organi interni. All'incontro si tt·overebbe una certa· analogia còl reumatismo blenon·agico, siccome quest'ultimo manifesterebbe una certa predilezione per le articolazioni della melà destra del corpo così pare che anche questa artrite abbia lo stesso modo di localizzarsi; ma il primo colpirebbe quasi scmp1·e uno sola articolazione, questo invece ne interesserebbe parecchie nello stesso tempo e starebbe in rapporto colla dissenteria epidemica. Inoltre non tutte le epidemiche -dissenterie hanno per etle l~o -il reumatismo, e lo stesso HucLte ne ba osservate molte senza questa .complicanza. Non si devono considerare come sue cause, le sfavorevoli influenze atmosferiche perchè osoi volta che si constatò il reumatismo llissenterico la temperatura era dolce e l'aria abbastanza asciutta. Pertanto siamo co~tretti ad. ammettere che influenze speciali e sconosciute abbiano una parte. (Cenl!·al blalt). essehziale nell'eziologia di quest,o morbo.
Vettura d'ambulanza leg:giera.
" J?al processo Yerbale della conferen;a tenutasi il 2 npvembre 186ç} )
ne~l o sp,-edale divisionale ùi Torino, t.ogliamo la seguente descrizione
n della ambulanza immaginala dal sig. medico capo, cav. Arena; de n scrizionc che completa i sommari cenni che ne furono «ià-piu volte.
» fatti (B) •
Questa solida quanto leggiera Ycltura ~ due ru9lc, dçtta pe1·ciò ambulanza leggiera, è composta di un piano lungo tnetri t,95 e lar,g()
u 1,20 riçoperlo per i soli due terzi anteriori, da un letto di legno, legl;ermente com-esso e fisso a due pareti laternli egualmente di l egno, cbe sia antcri01·mcnle che posteriormente terminano quasi a me1.za luna, li$Saì pi1'1 marcnta però nella parte posteriore. Dagli ansali posteriori superiori falli dnl le!fo e dalle pareti laterali della 11ettnra, partono in direzione obliqna in basso c•.l in indietro due spranghe di ferro che ,·engono a fermarsi all'estremità posteriore del piano della vettura. Dal lato posteriore del tetto p:~rtc una tenda falla di tela Ji \'Cio, Ja quale va in gii1 a fhsarsi su ll\•stremità po~ t erio1·e del piano delta vettura e tcrmirra lateralmcritc con due sesmenti, che p~ ssa nd o sulle spranghe di ft:rro più soprll delle vanno a fissarsi alle pareli della veltura. Term ina pci il pi:1no delln vettura con una ribalza, che spiega•Hlosi permette Ji fitrc unire libc•·amcut e (}ue clcg~11li c ben studiate barelle, che, alloraquando non occorre trasportar<· ammalati coricnti, sono ripirgate sopra se stesse. (.!neslc barelle hanno ai loro estremi appositi m:muhri allogati in due ovali di ferro, sporgenti ai lati della barella, e che perciò possono a piacere all unga r~i e nas condersi a livello ,l ,lle JJarclle stesse. Il piano eli queste è f:~ tt o di cuoio, onde possa meglio resistere all'uso cd essere conscr\'a to netto. Ai \.ili e nella mct:i superiore di esse sonri d11e alette dì legno che servono ùì maggiore sostegno pe•· l'ammnbto; esso poi si ripieganò snll:t barella stessa, quanrlo di questa non si fa u~o. ~enza quindi occupare alcuno spazio. Queste barelle hanno al di solto due sostegni, cl1e pnre si picgnno a ccrnicr:J, i quali vnlgono a fnre della ba 1·clla 11n vero lctliciuolo, tencudol'l sollcv:lta dal ~nolo per cir<'a 2!l a 30 centime tri. Ad uno delle rstremif;ì poi In barella i: fatta in modo da potcrsi il suo pian o eleYarc od ahhassare con semplice meccanismoed ivi poggerebbo! la lcstn dell'inferme,. Soli o le branch e laternli ùclla b~ relln l'~ i~ t ono dne roll'lle cho girando su òi npposito regolo messo sul pi:mo della "'"CIIllra, permct· t ono d'introdurre tlclla veltnr:t la barella iste:>s:l con soprn,·i l'ammaluto, scnzn alcuno sfo•·zo. Utl qu:~ l cosn viene tanto pi1'1 facile, in quanto che l'altezza del piano tlP.llu ,·ellura non oltrepassa la mct:i òell'altezw ordinaria d'un adult o, il q11alo perciò non è obb li~nto a fare grandi sforzi e ad ele\'are le braccia ol ll·e l'angolo rett o forma to daJra,•amb.-accio col braccio corrispondente. Ai lati dello spazio occupato dà ciascuna barella hav\•i poi un oppMìto interstizio per coll ocare i fu cili degli infermi. Al ùi sotto poi del pi1uo su cni pog~bno le barelle, "i ha uno spazio ' 'uo{o per l ra~por t are assìeclle,
.
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46 ,semivanali e qualsiasi altro n~gclto di meclir.azione. Sotlo il piana della vetLtira e sem pre alla parle post eriore (lclla m edesima~ t.rovansi due vuoti chiusi da appositi sportelli e -nei Cluali sono allogate due cassette di latta, di eui una confenente . bende, compresse, ecc. ecc., un'altra dei rncdicarntmti di primo, soccorso, i quali s~no co.ntcnuti in propt·ic albar(!He, c\1 a(Iinchè queste no11 possano rompersi, come pur troppo sempre avviene per le scosse della vettura, sono esse ingegnosamcnle divise tra loro da ·tanti pezzi dì su- . ghero. Anteriormente IH}\'Vi il sedi!P <lòppio, cioò ta!e da seclecvisi quattro pcrMne comodamente dos·a'ÙOs ~sse ndo tra il s~dilc anteriore ed! il posteriore un dossiere apposito. Qoestò sedile poi è scorrevule per modo che lo si l)uò portare sia Jll~ i m'l'anzi, che più indietro~ ò,qile pote1·e da1·e alla vctl\1111 il voluto equilibrio, massime quarrdo trovansi cori·cati due amr11alati su le barelle. F.inalmt~nte le barre o stanghe della vettura sono mobili, cioè possono CMI tutta facilità togliersi, cssc'ndochè esse sono ùllogalé >Ìrl due cerçlai cii ferro posti , latcralro.entc al pi;jno dell~ . votlma, il che porta che allorquando pe1· acciùcnt.ali tà Jclle striHle od altre ragioni qualsi <~nsi non si possa fa r gil'are la vettura, le barre o stanghe $Ì tol~ono dàl davanti e si mettono con lo stesso congegno alla parte po.stcriure della Y\ltlura medesima. Questo nuovo ed mgegnoso ritro,·ato ti"ova pme la sua npplicaz·ionc nei casi in cui Ja vettura debba andare per islrade ~coscese, nelle qoali l'amm 3Jato caricato potrelibe essere. troppo inclinato in .dietro colla testa. Rimovendo le qane fo si rimette in direzione faYorcYolmcnte jnclinala. Al di ~otto tlella. parte <~rtl!}riore del piano della vcttui'Q esiste per ciascun lato uno spazio vnoto , servendo J' uno per collocarvi casseLte di ferri chirurgici, e l'allr"o una casselta di zinco per l'acqua. Questa cassetta è latta in modo che in qualunque sito vi si tro,ra e si ab.bia hisogno dì acqua, la si può attinsere co.n facilit.i senza. riccorrere ad altro mezzo . · La pa•·tc ·superi ore drHa .~ettura formàla da un sottile assito ha tm recinto circoscritto da spranshe di ferro dove può csse1·e riposto .il foraggio del cavallo. Sui fianchi e ~ tcrni ed· in alto dei montanti che sostengono ìl cielo della vettllfa vi sono apposite $praughe di. ferr o alle quali si p nssono appendere i zaini dei malati coricàti nella. ~ellt!ra.
L'applic~zione pratica dal signor Prc~iLiente fatta sc~uirc alla dimostrazione, dimostrò ancora meglio a tutti i signori l\ledjcr i ·grandi
46
"\'atitaggi che detta vettura dovrà apportare al · serv.izig 'Sanitari·o ; '\~aritaggi che già si ebbero "a ·notare ·nel cam'po di cavaller,ia in San ·Maurizio, come si può vedere ·daiJ'assenn;~ta. relazione del signor medico · direttore. cav. Marchiandi, non .che quella fa~ta clal sf~nor direttore Gauhcrti, medico di reggimento de' Cavalle'ggeri d i Gaserta, .sul ·giornale l'Italia Milititre. ·
.. Jtfodifìça~ioni proposte, dall' Auto1·e ·1 aUa Commissione nominata dal , 111 ~*t.ero per c.samina1'e ed espeNmentare la delt_a vettura.•
.~
Vailtaygi che se 'lie possono 1'iptQ.mettere.
{•· Maggior solidità neJla pe·dana. , 2o Diminuzione di peso per)a sottrazione èlelle spranghe di ferro che· sostengono ed uniscono. la pedana alla ve~tura. 3" Accm:c.iamento delle stanghe mobili, e P.el' conseguenza minor facilità a t·ompe'rsi, e minore spesa di cos.truzione. 4• Mas.siÌna libertà nel maneggio delle stanghe rnobili. 5o Somma 1'acilità di aggiim• gere un cavall o dì rinforzo col sistema Boti, adottato dal Corpo del treno. ct: armata pei. carri di b,attQglìone. . 6o Hisparmio di lavor·o, epperl ciò econòmia· nella cosl.ruzionc. 7o Acquisto di spazio. B.· Abolit·e le cornici dei ripo8° Maggiqr prontezza nel serstigli, o me~lio aztcora, annullare · ' )~ cassette. t n Jegno, ed ·adottare. vizio. 9"' Semplicità ed econ.om:ia. una ca~selta di.· zinco scorrevole., Ciascuna )KI'rella acquisteC. Allargai:e,.qualora lo si ''oglia, la carreg~iaf.a di dieci cen- rel}be una maggim: larghezza •di . timetri portandola a -1 . 370, pari quattro centime:tri. 11" La velllll a sarebbe più staa quella del nuovo modello di · arligtieria. Io' atluale carreggiata bile si correggerebbe il :lieve mot.o ondu[at.oriq 9he ~si :prod,qc~ è di 1 ~70. dall ·andatlll'a dt trottò ·neJ··tenem 1 accidentati. D. Allung:ne la cassa due cen,12° Servizio più -a~.sicurat(!; evi~ timétri per far posto al lo staftòne tando ai soldati la tentazi6rie, e la posteriore l. che, si aprirà ~bl~a~ . comodità di se~ersi sullo sta,ffone sando Ja. nba)t(l su la quale deve a· dahn.o dell' ~qi.J ililJrio della ve tfissarsi lo staffone. · . .tura. , '13° Hisparmio di peso. .A. Protrarre il pa~·imento infedore. della vel.tura sino allivello del parafanga; in aliri ~ermini' , la pedana ,deJ coupé deve far corpo col pavigJento della vettura e non essere di tra$porto qual' è nel rnodello.
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E. Abbassare il tetto di otto "'. centimetri farlo meno convesso da rendere la vettura più bassa di dieci centimetri e meno oscillante.
47 1~ Si o~terreb~e maggio~e ec.o nomJa t; SI acqUisterebbe m sta· bilit.à. 0
BARELLE.
F. Aggiungere due alette al segmento inferiore della barella. G. Allungare di tre centimetri le JJlanchette terminali che sostengono l'occhiello dei manubrii. H.. lmmergerenell'oliobollente di infima qualità i pezzi di legno lavot·ato delle barelle pria di riu.nidi e !asciarli per tre giorni nella immersione.
15° Si assicura meglio il ferito specialmente nei casi di frattura delle estremità iriferiori. ' 16" Si assicurano vieppiù i manuhrii.
·11• Si libera la cellula legnosa dall'acqua che contiene negli in· terstizi, vi si sostiLuisce l'olio che comparle una forte resist.enza alla llbra del legno.
ANNUNZIO BIBIAIOGitAF'ICO
D ELL'lGIEI'iE PUBBLICA Ii\ ITXLI.\ c degli studi degli italiani in 1J1'0· posito in questi ultimi tempi. fn {o nn azione scritta· pCl ' cornmission~r
del minist?'o della pubbUca istruz·ione dal cav. prof'. A. Con·culi. La benevola accoglienza che ha avuta l'informazione da me scritta · per incarico del minist(!ro dell'istruzione sull'igiene pubblica in Italia, e le molte dimande che ne .vengon fatte, mi danno animo a ristampare il libro per mezzo dell'editore sig. 81·igola di Milano. Ma poichè non v'ha opera. che non abbia omissioni da riparare ~ meude da corregg~1·e, mi volgo ai colleghi ed a tutti çoloro cui s~anno a _cuo_rc gli studi che riguardano la salute pub blica,. e li P.rego dt suggertfmt le cose che per avverttura fossero state dimerìllca~e nella prima ·edizione, c che pur sono meritevoli di ricordo. Li p1·ego eziandio di avvisarmi di ciò che nel già detto dovrebbe essere mu· tato od in qualche modo corretlo. Ai cortesi che rispondera11no (c spero che la risposta mi verrà sollc<;ila) all'invito, io sarò in privato e pubblicamente gra.Lissimo. Pavia, 16 dicembre 1809. ALFo:-;so ConRADI. E SPERIMENTI CLINICI dei dott. Verga e Valsuani. Milano : Gaet'aìio 13rigola. - Co1·so Vittorio Emanuele· 26. « La novit:ì dell'argomento ed il nome degli egregi sperimenta· « to1·i rendono dogna questa pubblicazione dell'attenzione dei colleghi:
SUGLI USI TERAPEUTICI DEI, .CLOH:\L!O. -
4;8
il mod9 lìloi oiìco poi degli at~uati sperimenti la rendono ìnte''1 rcs'!ar!ti~sima ~ome n~<:~.ssarip c~IUQ)ento ~ _c,omplem'ento a~li . in." comp1ut1 cenn• c;.he il n o1:a la sc.1enza poss1~d.e su, que~/.~ sustan~·a « destinata a costituire fra poco un prezioso sussiilio della moderna a terapia. H.iserbandoci di ripa.rlarrie più dlffu~muent.e ad · al~rà 'ò !)c~ (1 si.one,_,c,·cdem!llO opportuno anticipare gu~sto cenno, a vantaggio " dt que colleglu che volessero·concorrere ad ·1ll ustrare questo campo '' di Sll\ÙÌo (8). ·
(l,
Con R. DeM·eti del 21 novernb·re 1869L p1·oposta del tl1'lniste1·o dell' Intei-no. ·
fl-i~ll'o
•
Venn,ero Mncesse le seguenti ri cotnpense ai s'otlonotali funzionar i r esi$i benémcrili d ella salute pubblica per aui (ilantropici nell'invasi.one colerica che. funestò l'llalia negli ~nni ·J 867 e 18()8.
PELLBGRI;'\I do ht. cwv. Leopotd·o, med. rli
reggi m. ~~~ ~ corpo sanitario mil iL. menzione onorevole (Venezia) BOAIH dnt.t. Severino, id. i'd. id., med. di bronzo (Camp9basso) PELOSJNI dott. Francesco, id. dì battagl. id . ,Chieti)
Con, Determina-zione d.el M,inistero d:etl'J.nterno in dc~ta l O gennaio 1810. ,. Vennç concessa la Menzione ç>nore~ol.e a.l val or ci vile al segu'enre dottore iii. medicina, per ,e~ersi distinto cçl rischio· della vita .a sarvare un _granQ:liere. in perico\o dì ann~gare nel torcente Me~cbio prcss·o Vittorio (Treviso). Vl'OLlNl- dott. Marco, mèdico di reggimento. presso l'òspedate militare in T~eviso. · ·' ·
(Jon R. Decreto del S gcJmaio ·187jl.
DE GIJWLAMI dolt..Pietro, med.· ,di battagL di 1• .classe ptesso il regg. Piemonte R. cavallet·ia.
Collocalo in aspettativa per·mo iivi di famiglia ' in . seguHo ~ sua domanda, a datare dal 16 .gennaio ·1870.
V
D.iretlore N. N. ~ Il Redatt.ore Med. birett. cav. BAROFFt.o . Mattini Fed.el'è, Geren'te.
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Il Po, traversando quasi per m~tà, !a prov.~n~ia ,.di P_a'V.j,a, la, divide in d~e zon.e·, cont\3lienti c~as~una due, circondari. , La , zona ,J,n;er~di~nale CO!flP,rende il ,circond,ar;jo ct~ Bol:!.bio e Voghera; quella ~ettet;ttr.ionale, . i circondari dj Mortara ~ ·P..avia. 'l · ·' La ~on~ meridiqpale, pos,ta alle 1falde1 (J.egli ~BPen.~i.ni,,s)he <lalla,.Liguria si. av; nzano versQ;il- c~ntto d~lla :.Penisola, presentasi montuosa .nel Bobbiese, ricca di colli in quél di Vro~herà (, ià :settentrionale , al ç9!Jtra,ri_o, ,!~Pl?~i~uel).t~ l' e~tr,e~o lembo sud~ovest della. Lombardia,. che, d.a;J.le. Alp,i scende verso il Po;;,- offr~ ~~ 3;spetto pi~n~ggiante n~lla quasi 1suà \ot,a.lHà, non fisconkan~osi eh~ le :~~11ine di ~~ ,Polon;tb,:;u;~,o, e .qùa:Iche . alti;o nella Lomellina.,, rche 1 ,iiJ,te,rrowpa~o çruestg ~sp~ttp g~p~rale. . f , • • , i ' - Le du,e zqn~ ,infine v.ariano . f~a loro non· ~òlo per ··9Bngizioni topqgl'afiche· , _quai1to per il s~~?lo, il clima. ed i ~~9.- ' dotti SÌ ~rì~o!.t c)le ipp~stria~L l . : • 'l l r, l i . L'intie.x.a pr.ovincia pertanto, costituita !la -.S.H-4 1I3 , chU9metrj quadr·ati di terreno, con:{iil:ant<?.1al Qord 1coR g:lJellé p.i. M~~a~o e ·~i +-Tovar.a, alroveiìt con ~t?'l~ di .~ev~ra,(<f.. SJ.i klessandria, al slld col GenovEJsato., all'est çql ;PJ,ap~ptino e ee-~ Lo~igi:;1no, e.d ha 1.1na pop.olazion~ co:mple~siva. dj' Kf9 1~ 00 ~bitap:ti,. dei quaii una cifr·a r:el~tivam<?nte •' magglqre vien~ Giornale di Medie. milit. 1870
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!50 ~~p~r~ita -~~-pa_z?oa. sebteP,tr~?'8~~ es~~nçlo pi~ _{\qpo!a,ta q~
J'altr.a. Il territorio di Pa-via, propriamente detto, ·si continua a settentrione c~ 1:MHanese ~ ~ç o•ticosohtto J-a le-vante dal Lambro, a mezzodì dal -Bo ed a ponente dal Ticino. La pppolazione si calcola ad oltre 200,000 abitanti repartiti. in media a 191 per cbil6metro quadrato._ Il suolo pa-vese ap~artiene quasi per intiero al teneno alluvidn;i~ ·sì antico ! che ~dderno(i colli di S. Colombano soltanto spettano al terreno terziar·lo subappennino. Al terreno alluvionale moderno appartiene il terreno vegetale risultante dalla, (tecQrnp.)sir.ione dei residui organici misti con argilla, e con altr·e Wt'l'e p1·ovenienti dal detrito del terreno allu-vionale antico. · Il terreno ailuvionale antica, a cui spettano le a·lture sparse slìl ~ lembo adiacente al· Ticino ed 'al Pb, è formato 'di ·argilfe, ~ahtie!· 'arehe;i ghHiia é ciottoli. . ' Le ghiaie ed i ciottoli che costituiscono la sponda elel -vata· del 'Bicinò fino al Lambro meridionale; éontengono frammenti ~di :roccie,' tl'a ·le quali predominano il podìdu quarzifero ed il melafero; lo che dimostra ché i materiali di àllu-vione· provéngono dai ·. mònti ùel circondario cb Vat·ese, e 'da ·quelli delre rivè deì'i~go 'l\~ggiore. ' •1 :. Tra i prdhotti dél tòrrehb àlluv'ionò:le a~tico ~ono 'da n:h:h'menfa.rsi lè arehe aurifere', m~ di ·ben pocà' entità, ed i' col·pi organici risc6ntra.ti nel Ticino e nel Po, come ossà. di elefante, teschi di bos primigenius e di bos priscus, corna e 'teschio ·del corvtis megàurus, oggetti che ora trovansi tac'colti nèl niuséo di 'seol:'ia 1nattttale eli questà uniYersità. ' I ciottoli e le ghiaie , quést1 ultlme éopiosìséitne, appai·.!. ten~ono ~ a ' rbcce tael teh'enb pbl'.fil'ico, ·ed a roccie ;calca:rec ~l'gillose. n ' ricino· abbonda' por·di ciottoli di rocciè più antiche, p. es., di ciottoli di quarzo, di g: anito, di amfibolite '• ~ . ' . e 'di serpentiho. 1 't TI ·teì·rého ' ter tìat·io finaln:lente c ràpJ?résentato dal colle eli S. t:ol~in1J:l.no', nél quaté stipei·iori'Qentè·:si r\isèÒn'bl'~ ·~n-
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che il terreno alluvionale, con traccie di massi erratici e di ciottoli. La provincia è ricca di fiumi e di canali. Tra i fiumi primeggiano tl Po ~d il Ticino, ambidue navigabili con piccoli tr:àsporti, ricchi di acque ; fra i canali, detti comunemente ·navigli, perchè anche essi navigabili, meritano di essere rammentati il naviglio di Bereguardo ed il naviglio vecchio, ambidue quasi esclusivamente dedicati all'irrigazione agricola; ed il naviglio nuovo, o canale di Pavia, il quale costeggia la strada· maestra da Pavia a Milano a sinistra, e oltre servir·e coni·e gli altr•i due agli usi della irrigazione, si presta anche adesso utilmente agli scambi commerciali fra le due città rammentate, quantunque dopo l'attivazione della ferrata abbia molto perduto della sua importanza primitiva. ProviÒcia esclusivamei1te agricola, la sua prosperità al presente consiste quasi del tutto nei p~·odotti delle terre. La uberrtosità del territorio, e la svariata produzione dei suoi te'rreni, è nella massima parte clovut&. all'abbondauza delle ·acque d'il'rigazione. In generale la superficie produttiva, massime nell'agro pavese, in riguudo al genere di coltm·a, può ritenersi divisa in risaie, campi aratorii e vitati, prati, boschi ed ortaglie. I pmdotti principali consistono nei fieni , riso, granoturco, frnmento; formaggi, burro, vino, bozzoli, lino, frutti, legumi, e legnami. L'industria manifatturiera è quasi null"a, ed il maggior commercio viene rappresentato dai prodotti çlel suolo sovradescr.itti e da quelli animali -vaccinij dei for:rn::tggi, della cacéia e della pesca. ' La maggior parte del territorio pavese essendo tenuta, come dicemmo, a coltura umida, cioè risaie, prati a marcite, terreni boschivi e bassi, spesso inondati, ne consegue che, da tutta <ruanta qùesta superficie si va svolgendo una grand~ umidità. Aggiungendosi i molti seni, e canali, e
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fiumi che la intersecano in varie direzioni, i marcitoi del canape e del lino, ben facile sarà il farsi idea del continuo svilupparsi di vapori più o meno impregnati di principii miasmatici, e della prevalente umidità di tutto quanto questo territorio. Se poi a questa causa principalissima, si associano altre non meno importanti, come nei campagnoli vitto s~arso, e molto lavoro, e negli abitanti della città la facile intemperanza nell'uso del vino e dei liquorj, l'abuso abituale dei piaceri venerei colle sue conseguenze, troveranno facilmente ragione in tutto questo del facile dominare in questi abitanti della SCt'OfoZa, affezione che tiene sotto il suo dominio un'iliade di mali. Infatti le ottalmie, le raccbitidi, le clorosi e le affezioni tubercolose sono pur troppo le tristi pr·opaggini di quell'albero infausto. Le febbri periodiche formano una malattia endemica del Pavese, dominano specialmente nell'estate e nell'autunno, e mentre, al dire del Pigt~acca, rarissimamente sono fra noi Cllusa diretta di mol'te , anche quando esso banno un' indole perniciosa. esse ne diventano però facilmente causa mediata ed indiretta, guastando la buona tempra dei corpi, , e rendendo letali alcune malattie, che altrimenti sat·ebbet·o riuscite benigne. Flnalmente una malattia che costa un gran numero di viLLime, e che va sempt•e più dilatandosi oelle c'a.mpagne, è la pellagra. 0l'a il pr·of. Lussana insieme al dott. Frova, in una recente ed eruditissima memoria, banno già sufficientemente provato che la quasi esclusiva aliment.azione col granoturco , e la mancanza di carni o di equivalenti cibi azotati sono nei coloni lombardi, d'altronde obbligati a faLicoso lavor·o, la vera causa della pellagra, appunto per la deficenza qi riparazione azotata. La città di Pavia, capoluogo de11a pr·oqincia di questo nome, giace sulla sponda sinistra del Ticino. È situata a g.radi 45, 10' 50'' di latitudine nord, e gradi 26, 48' 57" di longitudine est, ovvero a gradi 3, 20• ovest del meridiano di Homa. La sua elevazione è di 82 metri sul livello del
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mare Adriatico (Chiari). Sta in leggero pendio dal nordovest al sud est, ed è lambita a ponente dal Ticino, a settentrione dal grande canale o Naviglio, e circondata fin sotto le mura da prati coltivati a marcite, da risaie, e sotto l'influenza ancora delle acque stagnanti raccolte nei fossati che eircondano i terrapieni; eretti con triplice giro a difesa della città stessa. Gli abitanti ascendono al numero di 30,000, non molti io proporzione all'estensione dei fabbricati, il cui perimetro giunge ai sette chilometri. Havvi un'abbastanza vigile polizia urbana, e l'igiene pubblica è sufficientemente curata. 'Le case sono piuttosto basse, e i piani teneni sono in generale poco salubri pet· la loro umidità. Le acque potabili sono abbondanti ed a poca profondità. Esclusivamente di pozzo, contengono sufficiente quantità di aria e di acido carbonico, nonchè una quantità variabile di cloro, magnesia, solfato di calce, ecc. e materie organiche. In generale non sono di cattiva qualità. L'inverno generalmente è rigido e l'estate sente del clima dei paesi marittimi meridionali. Queste alternative però si bilanciano fra loro, e tali variazioni progredendo assai regolari e non a sbalzi , non aL·recano sensibile nocumenlo alla salute degli abttanti (Can~oni) . . I venti che spirano da est, e sud·est (orientali) venendo dal mare Adriatico, giungono carichi di vapori, sono caldi ed umidi, apportano nebbie e nubi, ed abbassano il barometro. Quelli invece che spir·ano dal nord, nord·ovest ed ovest facilmente traversano vaste regioni continentali, incontrano le Alpi, arrivano freddi e secchi, e preannunziaoo il bel tempo, l'ialzando la colonna barometrica. Il clima di Pavia è temperato: i freddi più forti ~i hanno in decembre e gennaio, i calori più forti dal giugno al settembre. Le pioggie sono gener;~Imente accompagnate dal Yento di est e di esknord-esL: e le stagioni maggiormente piovose sono la primavera e l'autunno, meno l'estate e l'inverno.
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P ove1·a d'industria, scat•sa di commercio, è ricca di stabj}imenti pii e d'istituti ~cientifici, fra i quali primeggia la università degli studi, celebre per gli uomini · illustri che la illnstt•arono. La città di Pavia, per le sue condiziont igieniche, non tt·ovandosi . in migliori condizioni del contado, essendo da ogni . .sua parte, .e fino al suo recinto cirèondata da acque più o meno· stagnanti, risente pure le stesse influenze morbose cl;le notammo dominare pel suo territorio. L'ospedale militare, un tempo seminario vescovile, è ·situato verso l'angolo nord-ovest della città, in luogo alqu.anto segregato, e quasi circondato da terreno ortivo. L'edifizio si compooe di due piani, ma non nella sua totali~à; ha prospettiva verso il mezzogiorno, è fornito di tre cortili, uno dei quali abbastanza grande, bene areato, e con un piccolo porticato serve d'ordinario per passeggio degli ammalati, e nella stagione estiva potrebbe ancora offrire una maggio1· riserva ai medesimi se fosse provveduto d'al- · beri, i quali lo renderebbero al t·empo stesso più ameno ed ombroso. Possiede corridoi abbastanza ampli e qualche ca• merone assai adatto per infermerie d'ammalati,. ma generalmente è costituito da molte camere di abbastanza capacità' al primo piano, ma troppo piccole, e poco adatte a tal uso al secondo piano. Da cìò la poca capacità 'di ammalati in' questo locale, relativamente alla sua estensione, ed il b~ sogno di parecchie riduzioni per renderlo più adatto agli. usi ai quali viene destinato. J-Iavvi ahbastam:a d'a(:qna, e di buona qualità; la luce edr il sole vi dominano liberamente, ed il rinnovamento dell'aria tanto nelle camere, che nei corridoi, può agevolmente praticarsi essendo si le uue, che gli· altri provveduti ·di molte finestre ampie e ben situate. I locali al pian terreno, esse.ndo un po' umidi, non vengono adopet·ati per infermerie, ed invece furono adibiti peL· magazzini di vestiario e biancherie, per la farmacia, la cappella, la sala anatomica, i bagni, la cucina, e per dormitorio degli infermieri.
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•iPet'òf essendo stati eutti~ q.mes6j locali itrlpiantàtf'provvìs0P!am·eote, ·e non essendosi '!Ifai pitl ifitornato· sui-'il:iedesimi,-' tnel viene che quasi tutbi hrscia'no molto· a desidera'l'é per Ì'uso· :fl(·qt'la!J.e' :v-enrre~o• &esUhati·,•t ed l.j.n i ~p·ecià:l 'm otl'o.oiil ~o'dale che' $~Jive pei bagni degli ammalati', e •l'altr-o di d'eposito dei èat datveri e• ·d,Ì s ala anatomica, il quale è ' da t it6nersf nssolu.J 1 .,, tamente indecoroso ed inconvenìerit~r ·· " • b1 · · At primo piano verso mezzogiòn'lo al presénte non trovasi che J:ufficio dlarnministt &zione'; ed -ùna ca~era attiguat <lhe sel've di alloggio à:ll'uflìziàle ~ddetlto all'uffizit medésimo, essendo stato tutto l'altro locale tolto all'ospedaié, è d.tis'tloato ala'uffizia· del •·coman'd:o•"dèll dirooiiJlai'Ìo . · · 'Tanto nel rimanente 'quartiere dèl .·1· planò, quantò' in· quello del 2o si trovano verso i lati di ponente, 'levante eJ1l'ézza-n.,ottl:l, Ile infermel'i~ del ' M'ldati, dtié can:fete tiseriate per uffìziali ammalati, la sala del medico di gua.Pd'ia e quellQ; del g~bin'etto di. lettura: èhe serve pure per l'ufficio del medico capo.. L' • • • " · ~• I cameroni e 1o camere del primo e secondo piano servono, o possono ~etvìre ad usol'd'infermel'ie•hanno ·H~ èapacità cubica che sta per" diascùnÒ partitam~nte' indi òata~ pel seguente prospetto: " NnYÙeto dèi metti ètrb1ci di ciascun camerone o camei·a
1• piano :! >> 2 » 3 » ~
» » ' >>
1901,125 1864\ ·63 1 301:!, 55 4 4851 00 5 193,, 80 6 95, 07 r; 100, 80 8 106, 25 ' 'L 715, 68 316; 37 ' 2'
Nìlmero· ~ei Ietti còntenibili 42 ' 4;0
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Finalmente tenendo conto di altre sette od otto camerette, contenenti una ventipa di letti, e di qualche corridore disponibile per altri venti letti eir·ca, troveremo che nello s~ato attuale, <ed , in condi~iç>nì normali, quest0 spedale, non· potrebbe oòn;v,enienteme.nte Cbntenere oltre . i duecento letti, cifra però, che. almeno da dua anni a questa parte ;si ri· scontra di molto superiore ·agli ordinari bisogni. La direzione dello spedale ha inoltre disponibile,. verso i bastioni della parte meridionale · della città un fabbricato, eh~ potr~b;be, a~l'uopo servire di ,ausiliar:io, capace di circa 50 , letti. · , , • ·1 1 , ,, •1 ' • Nel corso. ffi questo bimestre· i1 numer-o ,degli ammalati fu poco rilevante, ·ed andò sensibilmente diminuendo sul fi· nire del medesimo. Non si osser;varono malattie dominanti d'indole ·sp€ciale, m.a in seg1,1ito ai forti: freddi ed alle rapide e frè<nrénti variazioni weteoJologiche, le . affezi.oQi reumatiche, eq; ill\·,ispe• eial modo, le flogosi acute degli organi respiratori, si mani·• festarono in numero alquanto rilevante, e di tale intensità da rendere in varii casi inefficaci i me1.zi curativi adoperati . .Le malattie _sifilitiche, sebbene abbiano fornito un discreto contingente di ammalati, pure in confronto del tempo , pas· sato, presentano ft uoa notevole diminuzione dl cifna, inco' .. ' u stanza che · è ~a ritenersi devoluta. alla maggiore . vigilanza spiegata dall'autorità civile sulla ' pubblica e privata• prostituzione, in seguito ad incessanti reéJami per parte delle autorità militari, le quali a maggior garanzia dei ·nostri militari, ordinarono ancora che un medico militare presenziasse la visita ordinaria delle prostitute, come praticasi in altri luoghi, all'oggetto d'impegnare ad 1una sempre maggiore esattezza del liisimpégno del loro servizio coloro cb~ ne sono incaricati. Tutti gli altri gruppi di malattie si mostrarono assai liruitati, e sia pel' la loro natura, che per la loro entità morbosa non pr:esentarono alcun che meritevole di speciale ri· lt,_
cordanza.
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57 Entrarono nel tr~mestre 393 ammalati, e ne furonò curati 496 ; sulla qual cifra non avendo avuto che 9 morti, di uno dei quali non , terremo conto, essendo stato portato allo spedale (:adavere, n~7 risulta che la mortalità è da 'ritenersi anzichè no tenue, essendo solo dell' 1 61 per 0[0. Fra i corpi del presidio, il 6• reggimento artiglieria; come il più numer<>so d~uomini dette pure il maggior numero di ammalati. Furono curati 200 individui: sui quali si ebbero 4 morti, ·due per tisi polmonale, uno pm· mìgliare complicata a polmonite, ed uno per bronco-polmonite. n l" artiglieria somministrò un totale di curati di 109 individui. Ebbe un morfo, ma quest.i debbesi ad uri ·pontiere, il quale, renitente e . da pochi giorni giunto. al reggimento, preferì, quanto dicesi, suicidarsi mediante strangolamento anzìchè rimanere sotto le armi. Dei due battaglioni del 2• reggimento fanteria furono curati 73 uomini, 'con u_na mortalità di 3 ìndividuit 2 dei quali per bronco~polmonite ed uno per acutissima epatopatia. Finalmente del 27° battaglione bersaglieri si ebbero in cura 36 ammalati, e non si ebbe che un mòrto per tisi polmonale acuta. Dall'annesso quadro meteorologico potranno rilevarsi le variazioni tutte alle _quali andat·ono soggetti nel corso del precedente trimestre, e confrontando queste col numero degli ammalati e col ~genere e specie delle malaftie curate 'troveranno che lo stato sanitario delle truppe. del pr·esidio·, dmante quest'epopa non presentò alcunchè di anormale nel suo ordinario andamento.
I l Medico di·rigente PIERI.
Osservazioni meteoriche, fatte sull ........
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MESi
Febbraio
Marzo
Media del trimestre
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Gennaio
Pressione .
:a Specola rlella R. Vni,versità dj Pavia. Acqua
~El\ATURA
Sta,to
.,
Venlo
caduta · ,
dominante
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RIVI'STA. DEI GJ"OBNA..LI ]$ssendo inco_rs(l, ,una gr:.ave omissione ne.lla preoedenté pubblicazione di qU(lsto f"rfioo lo, lp 'l'ipr.o~uc~Cfrno nuovari,'Le;n (~ per i'q~e'I'Q. SuUa. miosite ossificante pl'ogressiva. (M ùNCHMAYtln).
Di questa malattia misteriosa e s~ngolare nel suo decorso, ma per Jv,•entura abbastanza rara (produzioni ossee nel tessuto muscolare del corpo umano), l'autore ci fa la seguente descrizione, appoggiato alla propria esperienza, non che ai pochi casi registrati nel)a medica letteratura. Per ciò che spetta al modo dì 4ilfondersì di questa malattia, che l'autore pone nella categoria dei morbi costituzionali, csservasi genera)mente che i muscoli del dorso per i primi ne sono coJpitl, seguono a questi i muscoli del collo e con essi il legamento della nuca. l muscoli lunghi del dorso formaii O una massa ossea, in ap-· pre$sO degenerano anche i muscoli della ~capo la ed il latìssimo del dorso, poscja i muscoli anteriori ,de,I collo e prima ~i tutto il deltoide e la musculatura dell'ascella. Il risultato finale è la completa fissazione della testa, immobilità della colonna vertebrale ed anchilosi di ambedue le ~rticol azìon i della spalla nella posizione di adduziooe con in.mobilìtà della scapola; solamen~e a stadio ionoltrato si manifesta l'in.Jìa.n1mazione dei muscoli del braccio e dell'avambraccio che per lo ,pii! apport.ano l'anchilosi del gomito i all'incontro i muscoli dell11 mano mantengono per lungo tempo una ' singolare immunità contro questa malattia. A decorso avanzato anche i muscoli del bacino, e specialmente i glutei, prendono parte alla general.t aftèzionc come pure quelli delle estremità inferiori. Nei casi più pronunciati la malattia affetta per urtimo an~ he i muscoli della mascella inferiore e forse anche del palato, mentre i muscoli proprii della faccja di solito .restano nelle condizioni normali. Un fatto assa~ singolare ci risulta ·esaminando tutti i casi sioor~ registrati di mio&ile ossi'fica~te, ed è che i mus1~oli che non terminano colle loro due estremità. allo scheletro conservano una quasi as:;oluta immunità, tali sarebbero il cuore, il dìafa·amrna, gli sfinteri, inoltre i muscoli dell'occhio, della lingua, della faccia ed aoche il muscolo epicranic9 nelle sue divisioni, i muscoli dei geoitali e fi.nalmente gli obliqui e trasversi dell'a,ddome. Questa immunità, per ciò c.he riguarda al meno i muscoli della fa ccia, non può dirsi assoluta ; diffatti in un
60 ca~o osservato dall'autore, 'si formò ai )ati del ll'Jento una ossificazione che cor.rispondéva alla furma ,ed a!Ìa estensione del muscolo t~:iangolàr.e; l' eccezione che si verìfica nel tensòre ìiel fascia lata, ·second.o fautote,. non s~rehhè che·«appar.ente, 'ìmperocchè per · cfue~to muscÒJo la ~;_o,busta fascia 'fèmorate fa l'ufficio · di m1 attacc-o osseo. Ma- d(altra part~ ,s.em!:n:a in reàltà ·che alcuni mus·coli1·benchç termìnanti allò scheletro. o per lo Jl:leno alle- cartilagini, vengano risparmiati dalla ·malat.tìa; tra . questi, oltre a quelli della mano, si possopo annoverate i'· retti addomìnali elr' i muscol'i dell~ lari'nge. ·· Sembd ch:e là r:nalattia preferi~ca at(àccare 'dì prefhenza i giovapi; anzi in u.n caso l'affezione avrebbe incominciato àJ primo al}nO' d'età, in due al~rì. al 4o· e 5o .anno, ma l'epoca ordinaria è il vetitesiUJo'; st~ndo a çiò che gli ;1ltri autori ci riferiscono,, l'uomo andr~~lie' sog! getto alla malattia molto. più della donna; a questo riguardo però dobbiamo notarè che la statistica non possiede ancora un mat,tJrìaie abbastanza ricco per poter rispopdere adeguatamente al ques'ito. '' ' Non conosce molto sull' eziol'ogìa dl questa affezione;· in qu\ilche raro caso sì potè c'ostat-are 1a precedenza di quàlche Feuroat~smo di lesioni traumatiche, ma nella mag~ior parte manca ~gni momento ezioi~gico apprezzabile. L'intiero decorso della miosite ossificante, il su·o 'costante e' lento progresso, il quale non si accelerava eh~ ' periOdicamente per intei'coi'renti aèutizza.ziòni, c\' induce a ·cre'dere, In mra cai.isa morbosa che costantemente agisèà ·sull'organismo da ricérearsi no h tanto in affezione reutilatiche od infreudature sofferte quanto piuttd'sto in mia anomalia di costitùzione. Là''·disposiìioné a ··questh malattia pare sia por.tat!). dall'individuo sin da:Ha· nascita o (uir 'lo meno, acquisita poco 'tempo dopo, ma la èompatsa dèlla malattil( con tuttò il suo quadro fenome_nologico deve aver luogo sotro ' l'influenza di un'altra causa ~casio~ale; questa pòtrebbe agire sotto fta forma di un reumàtisrnò o di ona forte<infreddatrira, ma tale ' non è sempre il caso. Se le lesioni traumatiche possono avere un vàlore e·zfol'ogìcù nello stesso senso non dobbiamo ansmette1lo; cert6 si è peio cbé desse sono capaci (li pro.vocare quelle per.io'diche rec•·udescenz~ del proc'esso ch,e abbiamo sopra mentovato, come lo dimostra chiaramente'' un cas·o, riportato da Skinner. Generalmente· ·si possòho distinguere tre stad.ii in questà malattia co!Favvicéndarsi dei quali si modificanb i sintomi morbosi; primo 'fenomeno ~h e Ci· presenta' !11 parte arilrtla· lata è una specie di intnmescenza 'non ·bene circoscritta c che si · fa sempre più dolorosa ; questo fenomeno di~:>ende da nn~ infiltrazione pii1 o meno abbondante, pii1 o rnen·o solida del tessuto ·musl!o-
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6i !are, infiltrazione che fa intumidire il ventre del muscolo· coll'appa· rato tendinoso che gli è proprio. Il secondo stadio, che l'autore vor· rebbe chiamare. infiltrazione del tessuto connettivo, sembra consistere in un notevole lu:S.su.rezziamento del tessuto unitivo intramuscolare e tendi noso, alla gua!e alterazione ,prenderebbe par.te ·anche il mio· lemma, non eh~ in un consecutivo raggrinz~mento, il qual ultimo è proprio delle neoformazioni del tessuto unitivo. In mezzo a questo morl)(•SO lavoro la sostanza fibrillare del muscolo in gran pa.rte va scomparendo, e ciò p10babilmente in sesuito alla compressione che su di essa esercita la massa in filtrata; il muscolo adunque si atrofizza in parte ed in ·parte soggiace ad una ir· ritazione flogi,stica il di cui esito fiuale è Ja degenerazione a<).iposa; alc11t1i fascicoli muscolari restano intatti ordinariamente e spesso anche è risparmiato un intero tratto di muscolo in tutta la sua massa. In certi casi il muscolo alletto si arresta al primo stadio dell'infiltrazione del connettivo, ma ordinariamente viene in scena il terzo stadio, quello dell'ossificazione la quale non incomincia egualmente in tutte le parti, ma interessa da principio soltanto il centro del mùseolo affetto e spesso anche resta a quel punto limitata, in modo da presentàrci un nucleo o<;seo di ma~gior o minor estensione sviluppato in una m.asHa di tessuto connettivo rivestita qua e colà di fa.:;cicoli muscolari intatt.i, e che nei suoi contorni trovasì in rapporto con muscoli salli, lo strato di connetti vo che è più vicino al nucleo a!lsume la forma del normale periostio ed il tessuto che con·giun~e il nucleo col muscolo \'icino ha tutte le funzioni di ur. tendine. Il processo d'o~si(icazione ha luogo qui come a'Jtrove · in seno' al tessuto connettivo e Je masse ossee di nuova formazione non si riscontrano mai i n alcun altro tessuto. Le parti ossifìcate presentano al microscopio la medesima struttura del normale tessuto osseo compatto, son provveduti di fori nutritizii non che vasi di nuova forma· zione. Se vi fu in precedenza un processo infiammatorio in immediata vicinanza , dello scheletro osseo, come si verifica nella maggior parte dei casi, in allot·a il neoplasrna osseo si rnette in rapporto di· retto collo scheletro e ci si presenta sotto la forma di ttna esostosi, o meglio di una parostosi. Che abbiano luogo realmente questi due sta dii, l'autore crede dimostrarlo seguendo il decorso della malattia; non pretende tuttavia assegnare loro dei limiti prectsJ, con molta probabilità uno stadio subentrerà all'altro con estrema lentezza c ' gradatamente.
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62 Alle anotomiche ;llterazioni di cui ora abbiamo parlato coryispondono particolari fenomeni clinici. La malattia esordisce ùi frequente sotto sintomi p,uramente locali, nel rnçnt~e che in alcuni pu!lli dell'apparato musc.olare formasi uQ. tumòre pastoso con perdita della funzione di quella parte, tumore che non viene osservato sul principio quando il proc.;esso, att.acca par~i .che sfuggono all 'esam~ dell'ammalato comi! ai muscoli del dorso, e soltanto fa sentire la sua presenza pii1 tardi qual)do si fil doloroso. In altri casi il dolore vivo c lancinante non è il solo sintomo che accompagni ii primo appa. rire del tumore, ma vi si complica talvolta una discreta reazione feh· hJ1ile che può dQr(lre da uno ·~; due ,giorni, una .settimana ed anche più a seconda aell'estensione del pvocesso locale. Nei casi osservati dall'autore la temperatura non oltrepassò il 38• grado C. Il dolore!'! Ja febbre ·ci provano incontcstabiJmente che in ·questa malattia abbiamo a fare con un vero processo infli!mmatorio; la pelle sopra:;tante al Lumore ha spesso una temperatura superiore alla r10rmale, ma non è arrossata.; ;1 ll'opposto jl tessuto sottocutaneo è costantemente edematoso, per la quaJe condizione non è possibile . circoscrivere bene il tumore nel primo stadio della malattia . Se il processo morboso ha origme in vicjnanza di un'arl.icolazione, questa diventa subito immobile parte per il fatto di una infiltrnione ilogistic(t dci Jegaroen,ti, parte per .edema del t es~ut.o cellulare suh- , cutaneo. L'infiammazione non fa mai passaggio alla cavjtà articolar~c, eccettua-to in quei casi nei quali la miosite se~ue imu;Jedialamente ad un reumatismo acuto, come, appunto· accadde in un caso. osservato da Henry. Secondo l'a.uto,·e, hl causq immedi<1ta dell'edema non deve sempre ' rìce•·caJ·si soltan.to nella stasi flogistica e dal vedere che t.alvolta un arto è colpito da edema in totalità, mentre il processo locale è ancora in piccole pr·oporzi,oni, si pl!Ò a ragione supporre che tal-volta una grossa vena pa·ofondamentc situata venga comp•·essa dal tumol'e. Non di rado si trova ancora che le glandole linfatiche circostanti alla parte all'etta si facoiano tumide e doltmti. Seguendo il proces~o locale nei muscoli troviamo che nei primi que o tre siorni il tumo1·e gradatamente cresce e con c:>so aumentano i dolo l'i; in e~ual i prbporzioni vediarrio r edema ·ùelka cute dif:. fonder~i c tlu'Si più consistente. Dopo •il quarto o ~esto giomo, propOt'«iona.tamente al l' in~ensilà della loG.ale affezione, sì sospendono i dolori oppure riconono soltanto allora che l'ammalato fa dci tentativi ùi movimento; l'edema apparisce un poco ed il tumore de!
63 muscolo si manifesta allora con limiti bene spiccanti, più solido te più duw. Giunta Ja .malattia a questo stadio si possono constatare due di· v.er~e forme dit esito in 11elazione •ai processi ana.tomici. Ambidt1e han~o· di oo.mun:è quésta. paiiticolarità, che l'edema scompa~te ~en tosto ed in ~otalità in modo che il tumore s·i isola, si circOscrive scmprè •pÌÙJ..e lasciando determinare in h1odo più preòiso i suoi limiti colla palpazione. Ma ben pr~to lo stesso tumore diminuisce in volume ed acquista una certa mobilità in rapporto alle ossa, mentre qj.~-esta non sÌ.iY~ri fi,cava nel primo stadio in causa dell'infiltrazione 1nfi.:w;nn,atoria.; ·.a..ncJie q11ando mancava ogni ·aderenza del tum,ore ç.ol Reriostip,,. In: .€J~~!cbt~ c.~~P1 1la ,~iminuzt on e ,del tn[Ùouc.,op.incido ·anc}je !lOn "~a qirijjQuziJ>.nè t! i consistel)za e•, iìn~lmenl!l nulla ·più si sente ~(l} tumore che u11a massa fla,ccida della consistenza del Kautséhulh delle .di01ensioni del muscolo aiTetto nell:_~ quale si può risyegliare qua e là, delle leggere contrazioni sotto l' influenza della laradizzazione. Jn que~ti casi il, processo ba terminato colla degenerazione 'fibrosa dei. mu$PQ!i, A questa fopma ili esito della rniosite, Faut01:e qed~ 1SÌ .dç~bé'm,s>. .rif,er~~~~ tutti !l•u)ii casi ~. p.ei. q,uali,. sj:a · spo~1tanea: plent~, ~1a so~t.d':-1 uso d1 · agen~1 1 t.erapeutlel,.-l 'tumon •scompaiOno .~h beJ nuovo completamente. Potrebbe darsi , forse che .uJ)a r.iduzione completa di neopl3smi ossei siasi pure osscn·ata, ma non può aromettersi che po~sa succedere }n .un tempo cosi breve e in una tale estensione. Di fronte a: que:;tJl degeneraziani Jì)))•OiiC 'nel pi1ì gran numero dei C(\SÌ qqpp la soomP.IIt:Sll! dqll'edE!IUa, il-Ctladp d'osservare te)Jbmeni cl1a)tra tli)JitUr!l che s~w p;lililp.di ,della .•secohda c più comune. 'forma · d',csito .della ma}attia; .nelle stesse· proporzioni ché .()ecresoe.la mole del tu,. more aumenta la sua consistenza di tanto che in ultimo non si può più distiQguere da un osso normale. 1\ta costantemen'e si osllerva che soltantp una parte del muscolo Subisce Ull:J \·era OSsifìca~ione, e quest~. corrispon~e precisamente al centro, il restante si ferma · al s~pn:d,Q ~tad.io. A .q\testo .ordinur,ip andaroentQ fa eccezione i,\ te~suto, tpndineq che sta, congiunt!l al mus'coJ·o, tgiaccbè il tendine sj tra~fo)'rp.a, in . O.$SO· conservando Ja fol'l'113 c le dimensionj dd tendine. medesimo. Dobbiamp 1111cora rirnat•caPe qualche altra dilfercnza non nwa a:verjficarsj, ~ seconda. elle il neoplasma osseo è organi· cament(} unito alle ossa de\lo sche1Gtro che gli stanno sotto o rimane. piuttos~o . sotto la fpi'Qla dì un • tllmore mobile in seno alle parti molli, nel primo caso il neopJasma mostra lma tendenza a de-
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lin,earsì in vario modo a formare una specie di stalattite decorrente para11~1a all'asse longitudinale dello scheletrq: Nel secondo casQ in; vece, non ci si presenta alcun che di singolare nella forma del tumore, che ci appare sotto l'aspetto di una massa irregolare rotondeggiante ed oblunga. (Aerztliches Literatur Blatt. ) Sui disordini funzionali delle V$lvole del cuore.
(PBL DoTT. CostA).
L'autore appoggiato su numerose· oss~rvazioni instituite, dcscriv~ una atlezione valvolare funzionale del cuorè molto rara 'a Yerificahi che consisterebbe in ciò, che certi individui affetti da malattie di stomaco o di utero, oppure: di polmoni con interessamento di circolazione nel sistema arterioso polmonale come tisi, asmH, ecc., sof:. lrirebbero anche di cardiopalmo e dispnea, mentre P a~ione del cuore si farebbe tumultuosa e irregolare (120-·140 al minuto) ed in vicinanza dell'apice del cuore, ma più chiaramente al terzo spazio. intercostale sinistro dallo sterno fino al limite sinistro del cuore si udi~ebbe di tratto in' tratto un rumore si~tolico di soffio. Questo rumore si produce soltanto se l'azione del cuore è accelerato ed a motivo del luogo nel quale vien percepito deve riferirsi alla valvola mitra] e. , Questa malattia si differenzia dalla insufficienza della valvola mi· trale, perchè il rumore non è continuo, perchè non è più distinto all'apice del cuore, ma bensì verso l'interno ed è oltremodo debole e dolce. Inoltre mancano un alto grado di dispnea e la tendenza all'idrope, come pure i segni d' ipertrofia e dilatazione del destro ventricolo, qualora vi si complicasse ' la dilatazione la diagnosi andrebbe incontt·o a gravi difficoltà. Contro l'ipotesi che il complesso dei sintomi dall'autore descritti sia l'espressione di uno stato d'anemia dell'individuo, sta il fatto che diversa è la natura e la sede· del rumore stesso, come pure la circostanza che molti pazienti non erano punto anemici. In che maniera si formò questo rumore l' autore non ci spiega. Egli ammette la possibilità che per contrazioni ricorrenti irregolari d(ll muscolo papillare abbiano luogo di tratto in tratto dei rigurgiti della corrente sanguigna attraverso F dstio venoso. D'altronde non, sarebbe affatto improbabile che per la lt·oppa frequeMza delle contrazioni del cuore la chiusura della valvola si faccia incompletamente e l'onda che rigurgita dia luogo al rumo•·e.
6:S
L'autore sostiene che è della più grande importanza pratica co})Oscere queste affezioni c differenziarle dai vizii valvolari con alterazioni anatom ieh~ ; d'altM parte egli opina senza pet·ò addurne stringelit1 prove, che .an·che questi clisor.dini l'unziòùa)j po~sono con·durre ad ipet"Lk'Oiìa di cuore, e ''izii Yalvolari organici. (Central Blatt.) Contributo a.ll'Elettl·otera pia ( continuaztcn~) Morbo del :Basedow.
(Fu. CuvonTEK.)
Hl Osseru~tzione . - I. G. dell'età di 24 anni racconta che sua madre, nd trentesimo anno di età, morì di febbre pncrperl!lc; che suo pa<ire, le sue dtie sot·cl lc c suo fratello godono ottima sal nle; egli ~tes~o si man tenne sano sino all'età di cinque anni, a quell'epoca ammalò per l'ebbre tifoidea che ha supet·af.o felicemente. Nel lu~lio · ~Jcl con·entc anno di nottc!ctttpo fu- molestato Jo1 palpitazioni di cuore fortissime senza paterne compt~ndcrc la cnusa, il cardiopalma continuò tutf.n la notte e soltanto cedè un poco :H mattino, d'aiHHa in poi lE: palpitazioni ricorsero tlurant.c ~l i sforzi must;olari c nell'a:Scender le scale, ma cou bre"e ùurata. Al 6 )uglìo alcuni su ci compa?Oi s'accor~ero e !'an·ct·tirono di un ingrossamcnfo della sua glandula tiroidca. Fino d=1l principio della malattia, l'inòivid~1o an'dava ·:;oggeeto. a sudori copiosi non solo Mi movimenti corpot·ei m~ anehe, durante l<J quiete cd il sonno come pure presentava un :1bnorme frequenza del pol!'o (98- I 12); al 13 luglio egli venne nIla mia ambulanza e mi presentava nelle $eguenti condizioni: Il paziente è di mediocre statura, di costi t uzionc abbastanza robusta e disct'()lamente nutt·ito, 1~1. pelle bianca, di temperatura normllle ed umida, dès!;a si arrossa intensamente ad uoà_leggera pl'ess ione o sfregamcnto ed il rOS$Ot'C si mantiene pet· lungo tempo , l'ammalato si sente però più debole di quello che fosse prima di ammalarsi. Non si rilevano fenomeni cerebrali c disturbi de~li Ol'· j.{:Jl1i dei sensi. La gianduia tiroiùea è un po' ingrossata c molle; il :mo perimetro anteriore (>. di ci rca 15 ·112 centimetri cd, il Lobo medio minore 3 'lt2 centimetri, Le arterie ùel collo mctltocrcmente dilatate. Ascoltando sul lobo destro della tiroidca ri P.Crcepiscc un soffio e colla palpaziooe un fremito ; pt·cmerulo sulla regione del ganglio cervicale superiore del gran simpat,ico si rileYa 1,1na sensiGionwle di ii'J'eàic. milit. 1870
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:66 , bililà maggiore, mettendo il polo rall'le della batterio galvanica nella fossa iugulare ed , il po}o zinco in corrispondenza del sinistro ganglil) c.er;viqale superiore del simpatico si vede che la corr.en te in quest~ regione risvc~lia maggior sensibilità che al lato dest•·o. Se applichiamo-- il polo rame al :;inis•ro ganglio cervicale ed il polo zmco. .~ , pro(!essi spinosi della colonna Yertcbralc con ,·enti elementi si o.ttiene una contrazione dei . muscoli del lato sinistro del mentO> scorrendo dalla quinta vertebra dorsale ffno all'ultima lombare. · S~ ottiene pure contrazione con trenta elementi all'estre-mità superiore fsinistra scorrendo dalla quarta vertebra cervicale in siù ponendo il . 1polo rame alla r.egione del ganglio cervicale •upcr.iore destl'o e si< . c,hitde la corrente a sinistra dei processi spinosi della colonna ''ertebrale; non ha luo~o la contrazione con 20 elementi; con trenta elementi si contrae la regione muscolare della metù destra del ment~ e d~Jla estremità sureriore ùr.stra. ~otto que~tc contrazioni diple.giche riilesse il polso era disceso da '104 ad 80 ; dopo il •·iposo di mezz'ora il polso era ritornato a 104, ed ascendeva a ·1~0 so l'ammalato faceva il giro della camera. Nulla si rilevava d'abnorme al cuore ed ai polmoni se si eccettui che ai movimenti tan.to la circolazione che la respirazione si rendevano più frequenti di quello che • lo ·siano allo stato normale nelle stesse circostanze, Le arterie periferiche mediocremente d1latate. Nulla d'abnorme al basso ventre~ . appetito buono, sete mediocre, defecazioni e secrezioni:! orinaria. normale. Terapia. -. Galvanizzazione del simpatico del collo per mezzo d't una cor-rente stabile ascondcnte di 13 elementi per ogni IaLo delladurata di un minuto; inoltre ~alvanizzazione locale dello struma pel' quattro minuti, cambiando ogni minuto i punti d'applicazione· degli · elettrodi. 14 luglio. Polso 96. 15 luglio. L'ammalato nella notte ebbe cefalalgia. Polso 76, Ja tiroide è più piccola, il suo diametro anteriore è di 13 centimetri~ non vi è fremito, nè sol·Ho ai ' 'asi del collo. 16 e 17 luglio. La glandola tiroide è an.:ora diminuirn (H centimetri anteriormente), polso immediatamente dopo l'arrivo del pa' ziente è di 18 battute. 20 e 21 luglio. Frequenza del polso allo stato di 1·iposo 100, dop~ : aver camminato un poco i 20 con cardiopalma. 22 a) 24. Il polso diminuito, i sudori pure si sono limitati; dal • 30 luglio in poi i sudori notturni s'arrestarono c la glaBdula è rimasta stazionaria.
<1iè7
Anehe fn ·q,ntl>; tQ caso •di ~)HlO n1~)-eta m~lh,tlli;it~di . ~a::t<l,d;~~ fs!~Mt .,tenhe in péico .tempo 1Ìii ·ho.tevole mi ~limta rnerrfo ~<V Y '· •p.:i• ì. ~~~,, Lo · strmn'a t:orhìn'Ciò a ~idu'r~ì dopo>.' p,oòlìe \!s'ed ~t:e·i •1t 1sadtirJl~Mn1par\lero~ sdlta,n~ò la' f•~éqùènz.a. del pùlso cM a~ ~lj)l"iné:i:~ié dèl-•• tral' t-a.•nén~o·· eÌ"a ritornatO ai .gràdo normale! ù ·mbr.fi che'' in! appMss:rflsia · , .aumé'bta'fl6. Il ·caso mèdta 'SJ).ec.i~le m·eri·zion'è" ))~ l·ij;till'nto t ~h.'f.?I.Jì~q p~i()" ees~o rnoi'!JOS'O ,er:a t'ecente e n.ort dur.ò 'èhe no;v~ 9i:o'Fll,i <4iltipo~i)ltJjJf.fu . '~i.pi'<r ldé1la .c'ui·a.
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M!>l•ti devmto a,;i::r.e t•.itltttntè> .suH \<J'ppareri.te-an?malia"dell)F~uro~n'lo del ·ca,lore, la .st•)$S<t e:S$enza ·(Iella '•ita.; .a'lld.ra .tlhe ,J.a , r,~·spil,'.;!~·ioJ;Je è già çess~ta, la .ch:colazioJ1e at·re~tata, e ~la ,.esi$tenz~. ìntier...11 g~1J_g.ta al t~tin in e; e devon:o c;s.s,!)re stati presi (fa 1lt~ravi~Iia , sp,,!1.riwp.tre eh~ ['.ultimo attq di m~tamod'osi di tes~ulo•: passando neL;~nrimo . sta.dio di ·doç.o!PgQsiz~onc, uno. strano fenpO').E!D9 .dì :c.a·ngiaiJVlllt9•(rd1 teSS\lto pqtè svìluppar~i ,in t•·ans.izi.one·, c~le dasse , luo~o il,ct \,um~i!Je'· . :vamç~to~ di te;mper:atu,l{a. , . \ • Hdott. Aitkeu f~ mepzipne ,Ji un caso ùi tetano 1 ri ~Qr;d.ll,~QcJ_da Wuha.er!inch, in cui poc.o innanzi la m.Qrle il cp-lore.$_i ele:vo,·a.;110"75•·; ~.;' nel. rt1omeì~to della mol'te . .il f.er,m,ometro segtJ<N'a .11,2,., 5," . . Iì'oRo l;1 ,,, mor,te la temper~~PP1! si !\lczò <l)lcora e un'' ora dopo I;~,~cipçi),te ~~~u nesto fu troYato!! B 3. 8•..L'ìlìa)z~m,çnt.o ddemp~r~tnr.a dop9, · ~:estiep10 fine è stato .pure osser~ato nei c~s,.i di· •.colera neli"(tì:~.ia. • · • Il d.o:tt, Ridiàrdspri ha provato c6,n esperime'nti che il çalo)',e q~le pàrti interl:ie. sttpera quell'o .dèlla s~perticie di 46 e. ,fre:qp~ntem e;qte • di··pt'it di ,t:• nélle circostanze ordinarie; e ìn ciò semb~a ~tà1'e 1a spiegazione del faL(o.,lnnaturale, dappoìchè, come l'av'venin:iento, è stato solo notato ' in casi, in cui brevissimo è· stalo.)'i't)te:r.v,aJlq dalla Ré.rfe'f.tà sah{fe ·ana, dis.soluzlone, è probabile. che nel momento de) la
68 morte la temperatura de11e parti interne del corpo almeno di 4.•· soPl',l.\ , )a più ~l ta temperatura t.Jelln superficie, c che conforme Mie le~gi .del, J'a!Ir~dçbmcnto, la trasmissione est(ln)a dell'interno calore· aJ~assc il termometro J li un grado alla · shp.el'lìcic. Ciò è più rimarche,•ole ancora nel colera, ove il freddo marrnoreo per contrazione morl osa dei vasi periferici è seguito dopo morte d:.~ calore. È dunque realmente tl'fl raJfre.ddamento del corpo, elle ~1ella morte lenta per protratta ma)nttin f'\a h10go a gl'ado a g1·ado in guisa eta preced~J.'H eziandio il l.i'apasso, ma che nella dis$oluzione qd:tsi improv1 • ' visa per rapida malattia non incomincia che liu dopo morte. Non è che una ripetizione della legge universale, in obbedienn alla quale il corpo non tarda a restiLuir·e allo spazio la vitale favilla del calore, che gli fn concesso per la dur·ata della ''ila. (Medical Timcs wut GQ..z..ette, 27 novembr·e 1.S(ì!).) I sedativi dì fronte al salasse.
ll Giornale dcs Qo11naissances Jltèdicales l'Ìporta dalla Gnz.elt~ Médic,ale dc .StrcjSliOUr[J un .articolo del '()1'9f· Hirt.z sulruso della di!;;italina nella cm·a del reumatismo febbrile. Q~1e s to agente è usato sv ll'autorità di 'l'raube, 11 quale crede che la malall ia poEsa essere abbreviata. Si adduce aucor·a la esperienza del dott. D'E~telle, che usò la digitale con felicissimo successo in tr·edici casi; l'abbassamento del pQiso a\'cva lu o~o d::t ventiquattro a quatantotto ore, men tre pCl' l'abbassamento del calorico si richiedevano da trentasei a sess<.~ nta or·e, ln un caso il polso da -104 scese a 32, c la temperatura del corpo a 93o Fahr. All'ospedale Lariboi sièrc \'entiquattro casi sono stati in qttesto modo traltati con buon successo. Di risultati fatali nòn si fa parola. J muti milioni non parlano mai. In alcnni casi la digitale produ~se cefalalgìa, ''iSilia, c vertigine ~d i,n un esempio delirio e perdita di mell1oria, In tutti gli esper·imcnli fll 1,1$ata l'infusione; le guaJ'Ì!_;ioni si ver.ificarono dopo la pl·,,piuazione di tre a quattro grani di principio attivo della sostanza. La durata t! ella malattia solto questa cura fu da cÌnqtJe a dodici giorni. N~1lla av,·i in tuHociò di nupvo, c può essere bene di rammentare a tutti i pratici di~posti a ripctcr·e questi espc1·imenti, che l'uso della digitale è atto ad essere :1ccompag:1ato da csplùsioni cumulative di un carattere molto pe•·icoloso. La cosa istcssa si vcri[ica nell'aconito, nel ver·alro verde, nell'acido idt·ocilnico, ecc. Doporhè la moda del siorno si è pronunziata contro la lancetta, l'amministt'Miione deì sedativi
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A:scit~ çondotta f!. gu~rjgio_ne mediante ~'uso ' dèl copaib~': ,
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Que~to caso fu comunicato dal dott. Enripo 'i'hompsòri il 12 "embre dd cotrenfe' anno alla So<: ietà ' cJinlca. · Un cocchiere, nella età di 60 ·anni, veniva ammesso nell'ospéda!e il 30 nove'mbre ·1868 con aséitè,, Iiralleoli eden1atosi, edema· polmonare, e som•sa secrezione orino·sa' -senzil albumina. La salute di que: s_t'nomò è ra~i éouserva'la · Rorl'n.ale fino al lcrgli•o di qu~ll'anno. Nei tre mèsi chn segllirono. varii rimè.di furono impie~nti,, fra a qnali la •ihinioa e il ferro, mt1 ì!.·suo su1fo an do ògoò-ra .P'iù' dcterlorarido, e l'aumento del l)qnr.~)D nel peritorrea fu co.si rapido die per tre volte fn necessario ricorrei·e :1lia paracentesi,. Nel Jrlin:,zo s~ 'dcHè priHcipio alJ'a·n)t:JinÌst.razione de1 copaibe: aull)eptandone a grado a grado l11 dose. Il migliopamento fu rmmed ~ato. L11 . quantità r.l:ètl' orinA ~U!lJ e'q;tò da quattordic.i oncie al ~Ì<;H'fl_D .àd a).CtJ!1e ~iMe, e 11 vol_urne gèl ventte anq? gi<?-rnalmente diminuendo. Jil-g!i J;isciò)"osp.edale com~a~csce.ni:e i! ·w di n\aggio, :e,d ora tro~asi in petfetto statò di sal,uk.. ll do,tt. Thomps.on,_pomrnen~~ndo f!UC.<l.o ca~o, ~v vettiva c.be sebbene ' la chh1 in a c . iJ ferr.o po ~ arto avere. eoi)tt·ib:uito al felic~ risultato,. pure ìl migliol'amento Gomit}ciò prima de!la Jo~p amminìstràzione ed o,sservava che. i( cogaipe spiegÒ azione b(lnet1Q:a sìccliirne diureticlt. ·An co· il ,Tes.~rìere" fece. h\~Coqn~u·icazion~ ' di- due ca?i di <~se'ife .con .albutninuria ,èt.n·ati - in egual modo dà! dott. Lìveing: Jn u,no dei ca'~i . l'as(}itè er-a a'S's' ocìata aCL :ÙJ:.sarca' della ·metà inferiore ilel corpq, ùell'àltro l'ascile era semplke. .Qui pt~re l' ~zionc bèneiiça del r.i~ medjo si manifestò cÒI!'ailmei1to della secrezione deWdriYia e colla · dlmimr~ione ·dell',asclte e della ii.lropisìa. Ambedue gl'infermi lasciarono' J'ospedàl.e con ori!~a albuminosà1 ma in huòne condizjoni ai
s.al'Ufe'.
~t tfltliiJJet:ltell;:tpfO'n Illlvl·a;ya di a•vere 'vedt1 to uil\! ascìtieo ,· irr ~ravis'-' stifl:o,~tla't~; ilu;qtmle .ottenne grandissimo soiJ1•evo dall'uso d'el çé p~;J:b'è!; ' <Jlhtuah:~ feeè e@ll ric6rso sovven~ndosi• degli ,elletti, che· .ne aVè{ia.·Htevut:O, qhandÒ alçtl ~l'i anni p11ima •et•a malatq di· golHl.ri'(!aL Glllfì:lo;tr.• · t:l~pton ilipoi vo'l·le esperin1entare 1questa> sostanza: iru crtìqtjè~Ca:i>Ì ,' Ì Ìi d'ne dei quali si notò miglìurame\lto, in r)n•e ·qual cttÌfì aàrrno~ in vnd ne dann_O' nè v·ant-'li,ggio. Egli conchiude.va '.[JetciÒ"' .clt&>:· il cotJtiibe'·è ulile solo in alcuhi, casj, m4} che rrella mfiggior pa1·te di es~ i è inutile. •· · • · ,? Il dott. Erichsen sosteneva di avere raramente veduto nelle affe·tioni chinH·gic:h~ il cop2i1Jè•' agi:,:c"t vMFeh't·en1~nte come dhlreÙc~, . $tato ta lqr_a. ·co l ptto. . dali a quant1.ta . . 1l'1 a.cq.na, p·as~,.ta. seu'l~li!l;h~"' D ene cg,.1 sw,, sotto l'infl'upn~~ di que} rjmedio. , · i. ll(..do,tt. 1.Powel ,ohietta\•a cb e, p,er. i:ègqla general'e, i' dìuretié( no~ comlJaÌtono l'ascite edil incliMva 'a. l'credé're 'che il copaibe. S....P.ìegh1 • . ' t la suà aztOne;r~ •r.~ltam,e n1te sui vasa 's . . , ,.. 1 ~. .. 1mente "'· ·1 .J' • " "" 1a per a·tc,.•; , • 1a· paro - tlltla t dot t. ·Green 1 1ow uorilanuava 11at·aré \ (l Jl ' 'h ;. . W. . l 'e . • ."!'1;. ~:1{1· cr1e 1l copa1 e ~<· 1ne~t1cac{\ 111, tutte e· rorm ~ d1 -)lSctte, mass(mé quel~e che ,~'q'.\'ii ~oHo)a, 'd.i,pe~den~~ .-di{1ardìopatie ot·zan:ic!~e'.~ ,Eg~t ~.15~1~'1gev~ . p01 che m un .c~so d1 carat~ere 011sto' 1t copa1?f ~n;. ghorò notabti !Jlfl!l~e ) a , col}.dlZHine de\ pa1111.mte. ,, . ~ <) r-t?~~ ~EJt c~~~.17I'O,R~. --: :I:~tti .q~~~v f~,tti, C'o~ì: SQIUC !Y~n~ono: tttferitl, Cl appar 1s,c.ono uni v·1ern:a fQrnl,t l d1 .~en poco valore, ·çon~ . 11 Ì"l' ; 'l ' t \1 r ~ ciossiachè -~ia,919, ~s~i ,incompleti: e. sp (l,ci~lis~)m~~e~te manclu~ v,q,ti nella. narte dia.;,nostica. CM che. dalle o~serv.azioni: risu\\a .è .chfi~H~~~ 'il -1 .l ~~ , ;l ~ . 1 r ·-t' ... ~ 1 ,1 copaihe nell' a~.~j.te 1Mlp.i·a spie·gò. hl!qefica ~·irl p eù altra volta 'rJmase senza effedp. Vi so'no, dur~que dei casi PiJ~ticohiri,. ii1 cui esso· ~iJ~cì i • ~~ :t }f',f ·.. , , . .1~, · A ~· , J ' h f~~~ ~( v.er~.m.e,nte utile; e .perei q noi èreuia'mo,. c,he, vatg·a. la pena di . è~P'~l :\ • ~l 4: f . ( 1 rimentarlo ancora. )/importante sta nel déterminat·e quali ess.i siairo q~ést:i''b~ì~'pNrti'co'lahJ in cui il copàibe può tornarè 'op'portonb'. È qtlé~tÒ' a'p1nunto1 1o studìo, elle· re,sta a farsi, c a cui è~ ch1à@l~tO!~;ìì ri\lefik'g 'Pi·dsso i l' llHto d'ell'infermo; • • ' , · :lt 11 (il1edic.ctl Ti(hcs· and·· Gazette, 27 noyembre· 1:869:)~ _L.~· ' ' " '•>' 'l'l'O
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·~~·~ta ,d.~lla gl-andezza degli, ospedali· e -4,a.l grado i;o. .~ IJ-i ~f .•)1!-f~l'~i s~J,lo aggr.eg,ati od is.o,l ati. 1 ,,1 , 1 ,;l , (Su; ,,SIMl'SQN.)
' 'Dagli studi' 01· 1ora fa tti sull' ospi talismo risul,ta, sc1·iye .c'Ife néi noseri grand'i . ospedali inetrnpolitani 4"1 choa
71 -operati muoiono di quei p.azienti ch.e sono sottoposti alle ql\att{o maggio1·i amputazioni dci membd ; {Uentt·e in smgole .camere,. qd i;;olate nella pratica civile gl'infern1i muoiono per la istessa cJil-~~e , di operazioni nella proporzione soltanto di iO o ii per 100. N_oi. abbiamo raccolte le prove della mortalità di que~tc me4esime quat~ro .aruputa?,ioBi maggiori ùei membri l'let;ll o.spedali proxinoi.aH IJtit~n, nici di varia grandezza. Se noi poniamo tutti i fatti cosl raocol\i, sotlo la forma di un quadro !>talistico, si possono stabilire i ris~- tati generali nel modo che segue : , _. ,(, i'
Gnpulezzu degli osnedali.
!tl\1
Mortalità.
f~ Serie. - Nei gt·andi ospedali britannici e metropoli: tani, che c~ntengono da. 300 a 500 letti o piit ; su 2039 '~ -amputazioni ' tlei membri 8oQ ebbero esito fatale, o . . 1 in 2 j14 1 2" Se1'ie. _;;_ Negli o ·pedali provinciali 'contcnenti 'da • l!rra •· 1 -201. a 300 letti, su 803 amputazioni di membri 228 mo•• ' .rirono, o . . . . . . . . . . . 1 in 3 · 5 3• Se·rie. - Negli ospedali provi!Ìciall contenenti da 101 )l 'ili a 200 ' tétti, su 1370 amputazioni Ui me-mbri 301 andarono .a morte, o . . . . . - . -t in' 4• ~'4·t'l ' . -; 4• Smie. - -Negli ospedali provinciali contenenti d~ 2() ~ i OO letti, su 761 amputazioni di membri 134 perirono o f in 5 · 6 5~ Serie. - Nçgli ospedali pt·ovìnciali co nteuent'i ..25 1 >l '"h'•. detti o un numero minore dèi medesimi, su '1(1,3 amputa;m,.,()fi, .2ioni di membri 20 soccombettero, o . . :l in 1 f. { 6' Serie. - Nella pratica civil e privata britannica, i ·~· pazienti essendo operati in singole camere od isolate, su '2098 amputàzioni di · mùmhri 2~6 m1orìt·òno, o . . • . ·l it/l'g \'! ~
Questi dati vanno a mostrare e stabilire il fatto generale -q•' 1~. ~egge generale nella igiene spedaliera che la, mortalità, che acco(Il\
pagna l'ampu,tazione dei met1Jhri; e, come possiarl'!o inferire, la,mpr1.alità, che a~compagna le alLre operazioni chit·urzicbe e molte ,;;alattie ancora mediche, è regolata in grande e rimarchc1'ole maniera dalla grandezza Jegli ospt>dali, e dal grado di aggregazione o se~re .gaziobc in cui sano gl'infermi èurati. Ma, come t·uHe le altre leggi .~eri~rali in medi:<:ina, que.sta legge è sosgetta a moltr. eccc~rauL Così un piccolo ospedale, se pieno tt·oppo di letti c di malati, -diviene tanto insalubt•e qnanto un grande ospedale sotto un solo ~~.un .. D'altra parte Ull srande ospedale potrebbe, generalmente pa~:
72 Jando, rendersi guarì lanlo salubre quanto uno piccolo, purchè po~ chi lelti si lasciassero sparsi nelle sale, che fossero sottoposte a ·venti lazione e fo ssero di f•·equ'ente cangiate . .Ma tali ect:ezioni non. fanno che stabilire con maggior sicur.ezza la gt·ande ed jmp o ~tnnte legge •igienica, che, .uella cura dell'infet·mo, havvi sempre pericolo. nel :loro' aggregamento c salvezza soltanto nella loro separazione; e che i nostri ospedali dovrebbero essere costrnlli in modo da evitare per quanto è possibile il pt·imo incomeniente ed assicurare più che è possibile l'u ltima condizione. (Edinburgh Monthly Medical Joumal e Medical Times and Gazeitc, 4 dicembre 1869.) · N oTA l.llò;.L T RADUTTORE. Dcn !ungi dal tiegare il pregio grandissimo e l'immenso valore degli studi di Simpson, sembra' a noi tuttavia che si possa sempre alla statistica del chirurgo britanno rimproverare un ,vizio d1 esattezza, conciossiacbè essa consideri la mortalità sotto un punto soltanto <li vista, conciossiachè esso consideri la mortalità in relazione soltanto di una fra le molte cause, che possono avere ;wuto influenza ne)Ja medesima, anzichè considerarla in r~gione de vari clementi di cauga, che vi possono prehdere parte; ciò che veramente richiedesi per una esatta statìstic11, quale possa sen·ire ai veri p•·og•·essi della scienza. Quanto più importanti sarebbero state le t·icercbe di Simpson, se questi :H·esso studiato il soggetto in tutte le sue particolarità, se questi avesse portate le sue considerllzioni sulla natura della malattia, per esem· pio, che com~ndò c diè motivo a1l'atto operatorio, sul·la scelta el ci processo operativo, s1~l 1lcmpèramento dell'indiv.id uo operato, sulle . diverse accidentalità, che potevano aver luogo dopo la operazione! .. . :È per ciò che noi ci permettiamo di dichiarare un poco pt·ecipitatc e non del tutto giuste, per quanto possano essere vere, le conclusioni del celebre autoçe.
Aspiratore sotto-cutaneo. del dott. Dun,JLAFoY.
Questo istrumento sembra che possa essere destinato nella pra~ tìca ad utili applicazioni. Nei pochi casi, in cui è stato adoperato, l'aspiratore ebbe un successo felice. Il g1·ande vantnggio dell'i~lru,.. men to, oltre all'aspi1·azione continua, è il cali bro sotLilissimd ùel
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i::ltrocar, una Yera forma capillari', e dw può <!S$ct'l.! introdotto in mol~j, org&rli ~enza pe~1c.olo. , ,,,, L'autore raccomnncln l'istt'UnHmlo 11on solo pc t• la cura ùelle , efftk, siooi sierose, pnrulente, o emorragiche detle carità nàlurali o ;~cèi dentali, ma ·Jo raccomanda ancot·a com e un mezze di diilgnosi {li ,tali 1 rac.colte morbos~ ; ed è sotto questo uiLimo pputo di v i ~ta, chç, d'' (l,, l'uso di esso si. può aspettare molto servizio. Nc~Ji. ascèssj pel' esempio molto profondi, ove la fluttuazione è quasi impcrce LLibil~, o nelle raccolte, in cui la natura del liquido non può essere stub,ilita. e dove una esatta diagnosi ò un ùèsiderio pìi1 che ~ì~~to' , prima che inter.v,enga il chirurgo, questo ìstum.ncnto può cssor~, ,\~\ gran valtlre. La chiave inferiore che permette al tluitlo aspsrato di uscire dal cannello della pompa, serve eziandio ad aspirare un liquido medicamentoso, nel caso che si stimi necessaria una iniezion~' In lui moilo, dopo la est•·azìo ne de4Jiquido morlleso,' può ·p~a-. ticar~i m.a ìuiczione senza levar'! il tròcat •o la pompa. (Jldical 1'imes 1111d Ga~ellc, 20 110'\'embre .1 8GH.) Nuova funzione del collo dell'utero.
NeU'ullima r iunione ùell'accaden.ia Ji medicitla, il signor Ocsprès cbintrgo dell'ospedale Lourcinc lc~gc Ya una memoria, che avcY:t pel' titolo: - Jm·e:;tigaziono sopra alcuni punti di anatomia e fì~ìologi+l del collo dell'utero, glundule della 1nembrana mucosa del mèùrsirvf!a funzione del collo estranea al puto. , Le conclusioni del sig. Desprès sono quelle che seguono : 1° Il collo 11terino contiene glandule distribuite a gt·a'ppoli Q t.ubuli ramiOcnti, aventi lm· sede in par~e ncllq ~o..st&ma n,u s~:o l ;wte delrt1tero, come le glanJule prostatiche in mrziiO alle fibre mu·scolari. 2" Queste glandulc segregano 1111 umore chiaro, ~·iscidu , albuminoso, <~nalogo, all'umore prostatico, il quale scola dal collo in modo intermittcntc, producendo nella femmina urHr cioculaz.io~1e. Questo - umore ulerino - esce lentari1ente dal collo, rimanendo nella sua cavità e nella bocca dell'utero. Fino ad ogg,i è stato impropriamente considerato come una varietà di fluido catarrale. ao Uo~!?;elto. della eiaet~la,.zi~M della 4onpa è di fornii'IA un veicoi'O.. per glj spermatozoi onde assicurat·e il loro f(~lice. arriro enir.q la cavità uterina. 4" Queste slandtile del collo si obli~erano durante la ~ravidanz::l
c costituiscono cisti od ovuli di Naboth. Ma il parto riconduc~ le materie quali eranl) ••ompcndo le cisti durante il suo pro.gresso o <lurantc la su-::cessiva rctrazione dell'utero. • 5? !l collo ute1:ino è Cll(~tti l c entrando in st.ato di erez;ione simultaneamente cogli altri Ol'Sail i erettili mtllicbri, c pm:ia l m~nte <lilat;mdo.si per permetté1·e l'uscita del fluido uLcrino. (Medioal Times anll Gazelte, 27 novembre 1869.) Sulla. influen za della. stenosi polmonare, di altr~ affezi oni 1 cardiache, e degli aneurismi nella tubercolosi polmonare. 111 '(per il dolt. lÙMANNo LEuEH'r, ·' ':'· ,. pl'Of. d i clinica medica nella 'Uliivers'i tà di Brcislau.) 1' Da )ungo
tenipo si è considerato c.omc un domma la esistenza di esclusione fra le malattie del cuore e la tubcrcolòsi.· Lebert dichiara di aver fatto sempre abbiezione a qualsiasi legge .ge1~ è rale in patologia 1 dappoichè trovasi sempre un n umero suffi• - cièlltc tli eccezioni da non • permettèr~·· di formare una tal legge. 1 t~~Noi ' npì1' p o·s sia rno' che pal'l ar·e d!' régo!a ~enera le. È un fatto' ge• Jilltt{lrherl'tc Vero che' lù " malatrie del cuore o la tubercolosi del p~Hmon e non s' incontrano ~pessò insieme; ed è per quésta stessa 1'agione che importa esaminare le circostanze, per cui coesistano le -du'e malattie. 'Tredici anhi fa Lebert richiamava l' attenzione sul fatto , messo d'i poi in •pienn mostra da Damberger, 'della esistenza di tubercolosipdlmònare in una quarta •parte dei ca~ i· di pcl'icard ite da lui osset:· vati, dei quali alcuni erano casi di perica••dite tubercolare , altri er~no oasi di versamento siero-purulento e di pseudomembrane. In queste circostànze la flogosi del pericardio è generalmente la cou.:;eguenza della tubetcolosi. ·• Fra lutte le malattie del cuore e dei Yasi Lebert non ne conosce .una , che sia così frcquentemeì1te seguita dll depositi ~ul5ercolari llogistici nei pol'rnoni, qnan·to lo è1la stenosi p'olmonare 'congenita. Uhu 'dìstinzioil'e gran'dissima dev,e csset'c fatta fra quellé malattie Je'l 'cuore che pòssono essere conseguenza dì tubercolosi, siccome la pericardite, la miocardite, la degener aziòne adiposa del c~ore, ecc., e quelle, che sono di molto maggiore importanza, in cui la malattia -cardiaca conduce immediatamente alla produzione dei depositi tu· bercolos\ polmona1'Ì. Lcbcrt ,previene· che egli non considera il tubcrcblo quale una ~i •tma legge
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75 formazione essenzialmente nuova, ma le alrc1.ioni cosi dette tubercolari ri3uania siccome una infiamplazione lenta cronica o sub-aonta. in cui , naturalmente, rappresentano una parte importante locali" cambiamenti e. generali di nutrizione, ora di utta natuva meccanica, .ora: Ji una•natù.ra ta.chcttica, •luJ'W Casi di stenosi polm onare consociata a tubercolosi grave dei poi:. moni sono stati già pubblicati. da ''alenti osservatori. Quando si Yolt:sse ùecidere sulla frequenza della coesi:.tcuza loro , secondo la pratica generale delle statistiche, si arriverebbe al certo a conclusioni ~!'solutam.eote tirlse. Nelle osservazioni dell'ultimo secolo della coe:;isteuza loro non fu falla par·yl~; jn quelle delle prime decadi del secolò p1·esente se. ne è., r·aratperJte,,parlato ; ,,rnent~e nelle osservazioni fatte durante gli ulLimi venticinque anni, secondo un'analisi preparata dall'autore, piìt di tl·enta per cento (cioè quasi un ter~o) di tutti i casi di tubercolo nei polmoni erano complic:~Li con stcnosi polmonare. Lebert stesso raccolse ventun casi di questo genere, di cui cinque soli furono osservati prima del 1~43 e sedici fra que.st'anno c il 1867. Conçhiudcre eh~ la·stenqsi. poJmonare ha pr·odotto la ·tnbcrcolo;;i piì1 frequc~ntcn)CI'lte duran~c- l'ultimo q.t!al'to di,llun sec(llo di quello ·che durnote un secolo e mezzo prim_a~ s;webhQ un calpestare tlillc le ragioni 1\losoficbe, dappoichè niuna spiegazì9n.e P.UÒ essere di questa più cea'la, che cioè oggi le osservazioni nccroscopiche si COJnpiono con maggiore esatll'ZZa , precisi9ne e 1:ura. L'antoa·e stesso ha ossenato che dal momento in cui. ha rivolto, la sua attenzione a questo sogge ~to , il nu111cr·o dei ç.asi .. ri trova~i è, an.dato aumqnt,aJldo ~ eù è pers.uas~ che , la propqrzioue si al7,er~ ancora di più in avvenire. . , -1 È un f~tto i-mpÒrtante, che nelle istorie dei casi ela~.oratamentc sr.:rille, niuna menzione sia stata fatta d'infezione ereditar·ia o di tubercolosi dci genitori. Niun'altra malattia dà luogo ad una proporzione di casi cosi g1·ande di tubercolosi J)onseculiva, !} , dappoiouè la stcnosi po!monare è generalmen~e. congenita, d<tppo_ichè i depositi tube)·col~ri nei •p.olmoni r.i f!Jrm~no s_oltanto dopo degli anni, e talora si · svih~ppano soltanto , dopo la p11bertà, niun,du'bhio puù esi$L0!'8 su ques!o punto, che l'affezione dei poln~òni è la 1 conse~uenza della malattia del cuore. Non può mettersi in dubbio che la circolazione polmonare è direttamente turbata dalla stenosi dell'orifizio dell'arteria polmonare, e che questa è quella che rappresenta la parte pri!lcipale nella produzione della tubercolosi. Nop si può desu(lwre che la malattia
76 del ventricolo destro pO$Sa bastare, penhè questo argomento Yi~;nerigettato dalla circostanza che io, dice Le ber~. non ho mai 1 eduto un caso ùi malattia della valvnlà tricuspidale coesistente colla tubercolosi pplmonare, uè cono~co altro caso nella letteratu ra medica, ecQet~ua to q.uello. clH1 fu comunicato aHa Socictù medica nel 18(1() dal UI)Lt. Rb.stein. In questo caso eravi un ui,l'cLto congenito del1!1 valvula tricuspidale di ~a ie natura da impedire, ad un alto gnHio, l'jngresso del sangue ncli'arlcria polmonare; esistevano cioè j rudimenti ùella va~vula, ma, oltt•e a questi, esisteva una grande membrana in parte connessa ai muscoli papillari, e alle corùe tr.ndinee, pet· cui il ventricolo destro era stato diviso in tluc vall'ul,e, l'una COTrispondente col cono arterio$0, l'altra col ~esto della cavità. vHnt.ricolàre ;. le due rlivisioni com unicavano, per una apct'ttJrU soltar!tO largll od ovale e per alcune piccolt aperture, in modo che in ogni caso un grande ostacolo prcsentavasi alla èorrente sanguigna nel suo co rso ve1s0 l'arteria polmonare. Una chiusura insufficiente della \·al\'ula del foro ovale permetteva l' uscita di parte ùel sangue, che el'll· ·stagnante nel lato destro del cuore, dal vcutricolo destro nel sinistro. L'apertu•·a dei can:di cil'~olatorì fetali è coudir.ione quasi ncccs· saria al ristringirnento dell'ostio polm onare, per cni, è "'ero, la mistionc del sangue venoso coll'arterioso ha luogo in diife•'enti modi. Quanto poco aiuti questa mistion!l nella produzione della cianosi può vedersi, dice Lebr.rt, dal fatto che in ' 'enlun casi dì "tubercolosi polmonat·e con stenosi polmonare, da lui raccolti, la cianosi esisteva solo in dodici. Oltt·e a ciò l'apertura del tratto circolatorio ietale, circoln7.ione polmonart: collaterale, che t'i!Jlane sempre impcrfeUa, è formntn in pat'lc col mezzo dèllc arterie bro n ch~al i a n ,, ~·~~te, dall'arteria esofagea, dalle branche delta succlnYia er.c. ; non <Jstantc ciò la circc;lazione rimaue sempre insufficiente, massime nei polmoni~ è per questa causa che non infreqoentemente ossen·a~ì in tali circostanze una relativa piccolezza t<d un imperfetto sviluppo dei polmoni : la ine~uale distribÌ:1zione del sangue in queste condizioni deve essere di p articolare inllnenza nella produzione del tubt>rcolo; conciossiaçhè in ·uno stadio avanzato di altre nffe7,ioni vaiYltlari 1 polmoni sono spesso iosorgati di sangue, l'arteria polmonare allat'· sata alla sua origine e numerose dilatazioni énpillari si tronno nelle raroilicazioni terminali dci vasi ; non pertanto questo ingor~o cnorwe non conduce alla produzione del tubercolo. Io n11n insisterei troppo. soggiunge l'autore, sul mc$colamento anormale del sangue ''cooso coll'arterioso, in casi di stenosi polmonnre, perchè ciò esiste enfm
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717 il corpo inticro, c pum è solo nei polmoni che i dcposili iuhercblm·i si formano· du prima, e sempre in una p,itt gr~11dc esten:>iòne. Qu:wtl> impm·tnntc sia sullo sviluppo di questi depositi la influenza prolungata tlt una irregolare p1·ov•isione del Jluido sanguigno, può vedorsi 'in ciò che, ~ebbene la malattia sia congenita, la tub ercolo~i ·pt>lrno· tl3l'c termina fatalmente per la mHggior pa1 te nel ~econdo pel•\odo dcccrma lc tlell:.1 vita, formando eccczior'le alla regol':l quei malati che vi\·ono ~i loro Ycnticinque anni. Due altri fatti !n connessi&ne a qu ~sii ca·si ci l'cc:ll'lo rnara,•igli<1, uloè, da una parte il corso rellltivamèntc lento, c 1hlli'a!li'a il prag1·esso cost:H1te di questa specie di tu·bcrctJ~ o:Si polmonarc. . .l' Il polmone si11istro è in gclw·alc il più compresso dal cuore molto ipcrtl·olìzzato : in consc;;-uenza di ciò l'ostacolo m<:c~.:an1co alla circolazione è considcrabJmente aumentato. (jucsta ossen•azionè sta in armonia colla circostanza che il polmone sinistro offre alterazioni molto più <lVanzate e di pii1 gr.1nde intensità di quelle del polmone destro. Leb(lrt comunicava .un~ caso, il quale è una cccer}one apparente : in questo caso t:esame cadtlVOI'ico mostrò che i cangiatnel'l'ti avevnno avuto luogo in oonnos~·, onc col polrnonc desJro, ed 1era ittf.tlti qncsto polruom;~ d'le era il j)jl\ m~lato . La 1"dati\1li J'I'eqnél')M cd i11lcnsità rli .emottisi in· questi p~1zi ent i è In più cospicua é l st'a. iu accordo culle cose sopra discorse. A di::;petto tic! !chio progt'esso <Iella malattia , i leiWIJJeni clinici offrono non solo i sintomi carat1eristici delln tubercolosi polmonat·c, ma particolarmente ancora gli indizi co~tantemcntc progres~ivi dci processi distruttivi sotto forma Ji febbre ettica e marasmo. Nè qualche cosa manca sotto un punto ùi Yista anatQmìco pel· compl etar·~ il cerchio della malattia progressiYa; granulazioni composte di cellul e,. inlìltt·nioni pii1 piccole o più grandi, di siutegrazione t! l'orroa:r.ione di eavilà , adc1·cnzc pleul'a.li c dc.positi di linfa ;;ulla plem·a, il massimo gra do cl'inlìl!.razi one e fonnazione di ca:vHà nelle parti supe1·iori dei polmoni , massim e del sinistro, si t1tov~H\l>. Pct· qnauLo l'esame 1:ndave1'i(;O abbia scoperti in allri' organ1 punti tubercolari d'irritazione, essi erano manifestamente più rc,·enti di data delle alterazioni polmonari. L'elemento principale nella produzione dei depositi fnbcrcolari .in questi casi è pertanto l'impedimento meccanico alla r.ircola?.ione prodotto dalla tli ~tribozion(} i:·r·egolare del sangue à1ntata non infrequentcmente dalla compressione dOI'uta nll'ingramli mento degli 'or· gani• ndi~w-ct11 i.
78 Qmrlchc cosa •lì similu può ant)nirc ad uno $ladin nwlllz;l(o d~ "Voluminosi nuèurismi,1 particolarmcnlc quando St)M Tipjeni di lM•incHbllinose. L':'llltore narra di un caso c)i grosso lumore :•ne~lrismatico· dell'aotta ascendente, che ad un pcrio'.lo molto inoltrato ft1 seguilo da tubercolosi polmon;tre. Nel suo la,·o••o sulle malallie dei vasi ezli aveva già mostrato. che nell'aneurisma dell'aorta loracica puù non ll'ifrequcntemettte trovarsi la tubercolosi progt·cssiva de' polmol1i.1 in circa· sei per cento di tutti i casi. In questo avvenime:l'lto, diceLeber~ io un:- volta non ,·idi che una testimonianza di qoest;\ Yerita, che, fr·a l'~n enrisma aortico e la tubercolosi non h:Cn•,,i quella incompatibilità che si è generalm cn~e creduto, ma non mi fu manifesto se la coesistenza delle dne malattie era semplicamente accidentale, o se fra loro esisteva uno str·elto rapporto. L'ultima ipot!!Si sembra farsi ognora pilt probabile: dappoichè i grossi aneurismi aortici i mpediscono la circolazione in dne mpdi; da una p;~rte, può. essere ese•·cit.ata una ·presl;ione direlta sull'arteria polmonarc, sulle sue fl'lmifica~ioni, e su certe parti del tessuto polmonare; o dall'altra parte importanti cangiamenti banno luvgo nella generalo nutrizione e in quella degli organi e dei tessuti individui, che ai prodùtti ·di con~csbione ed inliamatnione imparti:;cono t111<l tendenza tubercolare, nel modo istesso siceome è il caso delle malattie cardiache di lunga dtuata. A quale estensione possano comprimere sull'arteria polmonare questi aneurismi , è stato non raramente ,veduto per le investigazioni cadaveriche. Peacock lun·go tem\)o fa taccolse i casi, in cui sli aneurismi aortici si aprirono uéll':.'lrteria polmonare. Un bell issimo caso Ji ques.to genere fu comunicalò alla Società Medica nel ·1867 ·d;JI dott. Abstein ; in ess-o l' o~lio a•·teriO"so de:st't·o era ristretto , c la pressione (li un ~ol piccolo aneurismi) aortico aveva prodotto insufficienza delle vah•ule semilunàri dell'arteria polmonare. L'infermo, il _quale era un legnainolo, della età di 42 anni~ veniva ammesso nell10spedale per ulcera della samba·. Sop1·aggiup~e anasarca generale e l'n scoperla :.tlh\mlinuria ed t1n considerabile ia~randìm ento dei ventricolì, ed nn rumore a!to che ialoNl tenninava le~gel'mèn te; esso occupava la si stole e la diastole e percepìvasi colla medesima intensità in tutta l'area della ottusità c:.txdiaca, ma era particolgrmente forte fra la quinta e sesta costa .nella linea mamtnillare. Nè la vistn nè il tatto potevano apprezzare l'impulso ~Cardiaco.
Le indagini necroscopicbe confermarono la ùia~nosi fatta durante
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la vita, cion <\' insufficienza delle Yaivule aòrtichc, l' anterìo~o ·delle• valn1lc semìl.un:;~ri e!:;soudù~ Ì rotolata yet·~o la par~lt: deJl',aor.ta •lo·inconsegl)enza di 'processp atcromatosQ. al suo tl\a~gitle llb'e_~o ;. mrt11il suo stato era altrjmerrti notmale. !mmediatament.e ~OJlra ll.l 'thètà destra della \'alvula semiluuarc dèstra aQt·tìca , trovavasi un vero aneurisma, della gcandezza di !lna castag{la, ed avent~ la ·forrno,.•cui d(l Qrpveillier ~ stato dato il noJn e 1.ij wmpiJul~s à boS.sBlune.!l,, 1 E~so Cri\ pieno di solida fibri na lam,cllosa c terminava a punta vcr;:Q ,il cono destro arterioso, di contro alle ,·alvule dell'a~·teria polmonare, l' ostio !ll'tcrìoso destro e~sendo in condizio)')c lale da ;~mmetter e appena la sornmit:~ del dito Ri.cçolo.· ),! segtp~nto destro dc\te•,·a.)vulc· polmona~ ì. ad ccce~ione di una p.iccola parte semilonare· al margin~ Jihero~ ed il segmento sinistro, ad eccezione della metà sinistra piit pi_ccola, erano aderenti alle corrispondenti partì tJcll' eodocardo de! cono arte~ioso , jn <;onseg11enza di llo~os i adesiva, Jn que~to moòo· una stenosi dell'astio arterioso destro ed una it'lsullleiema delle ,valvule polmonurj erano prodotte dal tumore aneurismatico. Ambeduei lati del cuore eraM molto allargati , il mìocardo ispessit.o, è in stato di degenrera~ione adiposa. Cosi il campo della possibilità dci depositi t ubercolari Jlogis~ici pc.r ostacoli ·meccanici ulla circolàzionc si esténdc. 1\'la in sìh1ilc maniera le malattie del cuore senza questi dìsturui alla circolazione possono prooun·e la toberqolosi polmonare, se il corso lpro sia di tal natura da portare c:mgi~rue11ti comparl\tivamel)te •rapidi n~la. senellale nutri.zione. TII1!l donna solfi'O da 4mgo ,tempq di endocardite della v:1lvuJa mitrale con ingorgo cal;arraJe semplice dei polmoni; sopra%giunge nel gran trocantere .ca-rie con al>bpndarì~ìssi m~ suppurazion~i l' inferma precipita rapidamente in stato di esauriment_Q; . ot· a i eoJmoni sono se~ e. di depositi tnberc ~l ari, .con disgt·e· gazicne e formazione di cavità. Un lavorante in ferro fuso jn seguito. a reumatismo articolare ammala di perì cardi te grave 1 che termina con sintomi dì perfetta aderenza del pericardio; dipoi insorge plen· rite doppia co:n effusione considera bi!~ e le.ntis~imo as:sorlaim el),~o, con dispnea costante, febln·e forte con'tìnua, temperatura al di $9pra del normale e con irregolari esacerbazioni; l'infermo si fa ognora piu debole ed em.aciato; ll!anitesti sintomi apJ?ariscono di pro~rcssi va tubercolosi poimopare; nella coscia sinlsJ,ra si svil;uRpa trombQsi· marasmica; l'orina contiene a tempo a tempo piccola quantità di albumina ; il p aziente· muore in l> lato di estrema debolezza. L'autossia scopre pericardite con ad~renze., effusione pleuritica in aQlbedue i>
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lati, tutte le t'orme di 1;a mbi~1nfln~i tubercolari, cioè piccoli noduli, • infiltrazioni lobulari, cai'Ì l<Ì, punti di peri-bronchite, granulazioni; e • depositi più grossi scopre nel periLoneo e negli orpni parenchimatosi dell' adllomc, c infiltra zione gialla nelle dill"crcnli glantlulc addominali. La immunità dei cardiaci alla tubercolosi polmonarc resta, ~ene ralmente parlando vera, e partirolarmcnte rispctto .al!a euùocardite non congenita, ai dil'el!i \·alrula,·i c lot·o conseguenze; ma per le co:;e elette è eridcutc cli c numerose sono le eccezioni alla regola. Un serio studio di queste pnò col tempo offri i'O 1111<1 contribuzione Jjcr risoh•ere la questione concernente la natura della tubercolosi, soggetto, sul quale noi s\a1n o tuttavia uclle tenebre sotto numerose particolarità. Ad ogni caso, dice l' a11torc, noi abbiamo accennato i punti per indic.,re essere sorta per il clinico cd il patolo~o la necessità di fiu·e dili gente att enzione al t'apporto f't·a le mal<lltie del cuot·c c dei vasi ed i depositi tubercolari nei polmoni e in altri organi. (Jledical 1'imes and Ga:.elle, H Jicem . 1860.) Avvelenam ~nto pe1· tintura di aconito. Mancanza del polso per trentac inque a quaranta min uti. - In~ezioni ipodermiche di liq uore di ammoniaca. - Guarigio ne.
(per Wn,Ls .nrcltAiltlso;x.)
Kef primo YO)urnc di questo giornale (Jlledicul 'I'imes) dell'anno 1869, l'u reso co nto di al cuni espet·imenti di non poc.o va l01·e del protessot·e Halfot·d, nei quali egli it~ i eltò il liquore il più fot'le di ammoni~ca, diluito con due parti di acqua distiUata, nelle vene tli cani morsi da serpentì ,-e lcno~i. l risultati l'urano cosi soddisf<lcenli ebe Ilalfonl fu cotHlotto a proporre le inic7.ioni venosc di liquore diluito di ammoniaca per anelenamcnto di serpenti nell'uomo, e, nel tempo medesimo, a suggerire di · estendere l'uso delle iniezioni <li ammoniaca nll'an·cicnamento per oppio, o ,1 quello risu ltante da infezione come nella febbre, nel -colcrn, cr.:<:. Aleuni casì di vcnclicio per morso di serpenti velenosi furono nell'uomo curati in questa maniera, cd il successo fu tale da mo~ strare r~a le ini ezioni e lo gn arigioni la esistenza di nn rapporto di causa cd clfelto. ' Ilalfonl raceom:lllda di diluire il forte; liq~ore di ammoniaca con due o tre \'Olte la sua qunutità di acqua prima <lell'iniezione c di
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Si inieltarne da venti a trenta gocc1e 111 una delle più grosse vene. L'autore. !)el r-aso., che riferisce, non trovò oppo~tuno di diluire !'ammoniaca, cssendochè la preparazione non fo sse forte. · IIaJford disapproYa le iniezioni ipodcrmiche_. e non crede necessario, per ottenere la guarigione, di ricorrere dopo la iniezione al l'uso degli stimolanti. Tuttavia Hicl~a rdson praticò la iniezione ipodermica dd liquore di amm oniaca con il risullato il pii1 soddisfacente nel caso, che segue. Nella sera del -12 novembre 1869, Miss B. di anni 25, soflcrcnte per ~rave . nev1·algia facinle trangugiava per errore due grossi cu.c· chiai di una pozione di aconito, dipoi p1·endeva una tazza di thè ed usciva di casa. Un ora dopo, 12 e 112, vacillante il piè, cd il passo incerto ftr presa da senso di stupore e formic.olio nella metà inferiore del dorso, poi n!la faccia ed alla les~a c nel tempo medesimo alla bocca, o~e mostrava~i pii1 sviluppato. ·Le semhrava di avere la tel'ta stretta da una morsa, ed un senso di tensione a traverso il naso c gli occhi grandemente angustiavala. Pochi minuti dopo le gambe divennCI'o così deboli ç t.remanti da non pot.crc essa più reggersi senza aiuto. Portàta in una ''icina casa di amici precipitò in tanl~ clebolezza che nel tentare di alzarsi tre volte cadde in lipotimia. A una ora e mezza le estremità superiori ed inferiori cominciarono all essere sede di stupore e formi ~:olio , e la visione di1•enne turbata . Da li a poco sopraggiunse vomito di materie colorate i11 giallo-oliva, che fu quasi incessante lì no alle sette del mattino. Verso sera in stato di grande collasso venne meno e si dubitò che fosse spirata. Prima che fiichatdson h vedesse, le furono amministrate bevande acidule ed acquavite, ma lutto, appena tocco lo stomaco, veniva rigettato. Calde bottiglie furono messe ai piedi e di calde vesti fu essa coperta. Niun segno esisteva di aberrazione mentale e inalterate apparivano le funzioni intestinali. Wills Hichardson giungeva alle sette pomeridiane meno quindi ci minuti e trovavala in granèle pericolo di vita. Pallida era la faccia, dilatatissime le pupille, fredde-marmoree le estremità. li vomito era quasi continuo, cd esistevano fre· quenti e rumorose eruttazioni. Le gambe, le braccia, la testa, la faccia, e la bo~ca erano tuttavia sede di stupore e formicolio, frattantochè la paziente accusava al capo un senso di strettura. La radiale era difficilmente percettibile, debole ed irregolare era l'atto cardiaco. Richardsonle amministrò immediatamente una pozione calda di acquaGiornale eli iJ.fedio. milit. 1870
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82 vite c pochi minuti dopo una mistura composta di spinto aromatico di ammoniaca, etere solforico, tintura di zenzero e mistura canforata. Un senapismo fu applicato alla regione cardiaca e due alle sure. La pozione c la mistura furono rigettate. Dieci minuti avnnti le sette Wliss B. era senza polso cd aveva le estremità fredde come per morte. Le pupille erano molto dilatate. L'intelletto non era turbato. Persuaso che i poteri ot·gnnico-vitali del cuore incominciavano ad estinguersi, Richardsou alle ore sette pomeridiane iniettò sotto la pelle una mezza dramma di liquore di ammomaca (un grammo e mezzo) in corrispondenza clelia inserzione del muscolo deltoide desta·o. Dicci minuti do po il vomito diminuisce, ma lo stomaco non tol· ]era gli stimolanti. Prostrata c fredda, la fronte bagnata di sudore, gli occhi ' itrei, le pupille dilatate, pallida la lingua c contratta, senza polso, inartcrnht mostra la mente. \\lozza dramma di liquore di ammoniaca Yicne iniettata sollo la pelle alla parte esterna del braccio destro tra il cubito c il luogo della prima iniezione. Alle sctt<: e venti minuti .iJ vomito si presenta ad intervalli più lunghi, il polso è lutf.avia manche,ole al carpo e niun segno si manifesta tli calore alle cstrcmit:i : il senso dolor0$0 di strcltura al capo è costante ; le pupille continuano acl essere dilatate. Richardson inielta mezza dramma di liquore di amnaoni:tca sotto la pelle nella regione infr3· scapnlare. Alle selle e venticinque minuti notasi aucora IIHlncanz'l di polso; il curante pratica nna iniezione ipodermica di mezza drttmma di li· quot·e tli ammoniaca un poco sotto la metà della parte esterna del braceio :.inistro. Alle selle c tt·cntn minuti parve a R.ichardson eli sentire un battito debole, irres olare, filiforme della •·udialc, cho dopo pochi minuti divenne gradal'lmcnt.c piit forte. Alle ore olto il polso è pienamente ristabilito, ma alquanto ine· golare, il vomito è quasi cc5salo, le ~strc mi tàsono calde, il fot·micolio della pelle c il senso di pressione al capo e alla faccia non e:;istr.no più . Il formicolio pertanto delle cslrcmit:i, sebbene uon molto deciso, durava lino allo dodici c mezzo tlel successivo giorno, c quello del l11bbro inferiore conlinnnvn fino al 28 no,·embrc . Nei casi, in cui la mot•lc è solt.o o~ni nspet.to. imminente Hir.hardson non crede ùi dorer perder tempo nel tentare di limitare la iniezione allu vena nel modo mccom:mdalo tlal pro!'. Halfonl, paren do
83 a lui meglio di avventurarsi piuttosto all'assorbimento per la via del tessuto areolare di una sufficiente quantità di ammoniaca. Nel caso narrato una sola iniezione fu seguita da uo inconveniente, la produzione cioè di una escara cutanea della grandezza di un llalfpen1lies (mezzo soldo inglese). Persuaso del maraviglioso aiuto, che la natura porge all'arte salutare, Wills Ricbardson crede tuttavia che la natura, se non fosse stata essa stessa in questo caso assistita, sarebbe venuta meno nel mantenere la vita sutlìcientcmeote a lungo per permettere che l'inJluenza dell'aconito si dile~uasse. Tutto l>en considc1·ato, l ';~ utore crede fermamente cho In salvezza della vita di Miss n. debbasi \·era mente attribuire alle in ÌC7.ioni ipodermiche di ammoniaca per le seguenti ragioni : l • 11 v.omito, cb e era stato quasi incessante fino al momento della prima iniezione, cominciò a l'arsi piìt raro immediatamente dopo di essa, e cessò presso a poco dopo la quarta ; 2• La scomparsa della pulsazione della radiale dieci minuti avanti • le sette, e la sua ricompar3a dopo la quarta iniezione; 3" Perchè nillliCl degli sLimo)onli amministraLi per bocca fu ritenuto dallo stomaco, qualunque influenza, che possano <l\'Cre essi esercitata nel discendere in questo viscere, c per i pochi minuti che vi restarono, essendo insulliciente ad impedire il progressivo decadimento della circolazione. Sembra all'autore che l e iniezioni di liquore di ammoniaca meri· tino di essere esperimentate ancora nell'an·clenamenlo por cloro· formio e nella idrofobia. Se la ~ita potesse essere prolungata al di Jà del tempo, in cui Ja morto solitament~ avviene nell'uiLima incurabile malattia, non è impossibile che l'esito fatale pot cs~e essere allontanato. Qualunque dubbto possa alzarsi intorno alla necessità dello iniezioni venose in un caso come quello, che fu tostò nanato, poco ve ne può essere riguardo alla ccin,·enicnza di inietl.~tre le Ycne nella idrofobia; dappoicbè, come le iniezioni dovrebbero con probabili l:\ essere freq11entemeute ripetute, sarebbe bene evitare Ja moltiplicazione delle escat·c cutanee, rhe potrebbe pure arcr luogo. (.lledical Times and Ga:.elle, Hl dicembr•l l869.) Il s u d or e e l 'or i n !li. (p el ùott. Momcci 1.)
Benchè, come le vie d'entrata, sieno anche molteplici c disparate le strade di tlscitn dal nosll'O corpo della mater·in una vol tu usata,
84 v'hanno però i dué emuntori dell'orina c del sudore, che &i possono tra loro tanto avricinare, da quasi tenersi i due milioni t! mezzo di ghiandole $Udoripave wme tanti microscopi<:i t•eni dill'~:~si a pt·esso<:hè tutto l'ambito della pelle, ed i :-èi milioni e mezzo di tuboli orinipari , e specialmente quelli della corteccia rcnale, conte altretlanti organetti del sudore radunati e pet· cosl dire condMsati in due sole interne ed attivissime ghiandole . E sèbbenc l'analogia istologica non si possa sempre assumere nemmeno nel medesimo animale, come fida mallevodrice di analogo ufficio lìsiolo;;ico, testimoni le ghiandole salivari cd il paucreas, la chi mic<l però ba dimostralo, nel le d ne sorta di ghiandole set!ernenti, all' analogia della conformar.ione organiea, averst conispondente pe:r molta parte la deputazione lìsiologica e la natura del prodotto. Ba$ta cousultare ~:;li ~peèchi chimici e del sudore c dell'orina, per veder r3ppresentatc nei due liquidi molte delle principali scorie della me· tamorfosi retrograda , tanto del gruppo mine•·alc che organico: la • ditlcrenza, più cht• nella natura è riposta, come osserva Favre, nella quantità relativa dei componenti: menLre l'orina porta disciolto cit·ca il 4 010 di materie solide, il sudore si limita a 1 010 : tra i sali, è · quello di cucina, che predomina in ambedue i liquidi, i solfati tanto terrosi che alcalini prescelsono la via d' eliminazione per le orine, quantunque 'siena anche e~si presenti nell'escreto della pelle. L' urea , costitutivo importantissimo dell'orina , fu già accennata nel sudore del eavallo da FOUI'croy ('l}, poi da Lander, ed ultimamente nell'uomo mr.ssa luori di contestazione da Fane, Picat·d e Funke, il quale anzi in ispet·ienze sopra sè stesso, trovò un massimo d'eliminazione p el sudore, di 15 gramma nelle 'Z~, ore. L'urea, come pel primo ha constatato Drasche di Viennu, e molti dopo di lui, ueUo stadio ti foideo del cholera, a cagione del silenzio delle orine, può accrescersi di tanto da potersene riscontrure sulla peJie dopo morte una vera de:posizione cristallina. Abbondante urea :tlla cute venne trovata anche da Hischsprung in casi di uremia. Wolff c Stark segnalarono nel sudore dei reumatizzanli dell' acido urico e de~li urati. Swedaur, i\layer , Bird , Carlo Peti t, Chomel, Garrod rappot·tano casi di gottosi , ehe dopo
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(~ ) Vedi B HI\7.F.Lius, T1·aité dc cltimic, tom. 7, pag. 300, traduz. francese Paris, -1833.
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r ·acces'so ed il sudore' recavano una polvere bianca alla pelle ' da lu~o riferita aù ur.ati ed acido uri co ('1 ). Nè pare doversi ripetere d'a altra origine anchP- l' arena \!edt.ita taJora alla cute da Acohtzig,. Schultz, lld<1no, G, Fnink c, P1mllinl: M·eissner ha con~tatato non solo il p11ssaggio dell' acidò benzoico nel sudore, ma ancora del suo derivato, .l' aci.do ippurico, eome ha luogo per l'orina. Uaciclo sudm·ico di Favt:e ed -id1"otico di altri per la :>oa formola s'accos~a pure assai all;acido Ùrico . .Come per I' orina , colla dieta e col d poso scema la. proporzione dei materiali azòtati nel sudore, ma rirnango.n'ò però ancora sempre seo$ibilmen·te p:t·esenti anch'e 11el sudore sforzato e copiosissimo. , Nello staf,o fisiologico, ma più ahcora in certe malattie di csnberante forrna7;io.n~ di,urea o di deficiente eliminàziòne renalc, può ben appa. 11ire de!J'urea in ·altt·e parti dell'organ ismo, ·non mai però con gueJJa .costanta ed in quella qnantità, che si osserva nel sudore. Moltissi_me sostanze chin'liohe., <1ltre odorifere o coloranti constatate di p~ssaggi.o nelle orine, non ma11carono nel sudore: oltre la. molticolore cromidrvsj, si tro_va registrata per qucst.o liquido anch~ 1' ematiqrosi: negli ittcri·ci vi fa ptu'e alt() di pt·esenza il pigmento bili-ai'e. l\1asse, .Heller, e Semmo1a vi riscontrarono del gluc.osio md djabeté : A.nselmino e Cfarner dell'albumina ne1 mor.ho di l3ri-ght. Pe.r quel poco che sì conosce della patologia dellE: ghiandolctte del sudore ' niente imped.isce ai èOncederle contattò con quella deì t~ni. Sebljen ~. nessun Prévost e Dum.as del mondo possa ripetere la loro sperienz.a <lei reni sugli organi ,fattori del sudore, pure l'analOf§Ìa di conformazione organica coi reni , e del prodotto clrirnic<J delle ghiandole sudotipare, tutto c'induce ad ammettere . comun-e il loro ~eccanismo secretorio, cv me ce l' 'indica più specialmente l' urea , che n.el SN.dore s.eguita le fasi quantitative, che questa s.ostanza azotata prova ne! .$angue. Conseguenza poi e conferm·a nello stesso tempo di tutte siflatte anaJogie tra :i t;eni e le ghiandole del liquido cutaneo, ta11to nélla (l) Secondo le ticercbe di. Haugbton, Cadet, Colat>iet•·o, e specialmente di Caroselli, sarebbe anclle interessante d.i constalat'e se l' urea esce anche pel sud!)te; com.e per la via del!' orina, in maggio.t• qoan!ilà ncJ, Jogorìo maggiore 1tel sistema nervo.so per rn.alnttia o per intensa 3Jlplicazione mentale.
86 salute che nella malattia, l'abbiamo nel continuo ed intimo loro nesso funzionale , che si traduce nel lot·o potere ''icario e supplementare, ..:ooperatore, anta~onistico, e talora usualmente cL'ilico. Un altro punto di contatto fra i due liquidi di liscivio del nosh·o corpo è riposto nella loro reazione alle carte esploratrici: nell'uomo le orine cd il sudore mostrano acidità; ma come sotto alc·une circost~nze le orine possono passare all'alcalinità, cosi è da vedere se nelle stesse condizioni , il sudore seguiti le fasi delle reazioni orinarie; questa P. la quistione, che proposta dal mio illustre maestro Moleschott aHo studio della scolaresca, come sempt·e suole fare per molti argomenti nelle sne lezioni , ho cercato di sciogliere colle sperienze che vado a raccontare: dal risultato di queste apparirà, che se a\·e,·a torto Berzelius di voler classificare per la loro acidità 1e semplici escrezioni e per l'alcalinità le pure secrezioni, non ebbe maggior r<Jgione 1:\ernard , a sostituirvi per carattere delle secrezioni una reazione (issa, ed una mobile per Je escrezioni.
Reazione rlelle orine. L'orina normale negli animali a cibo azotat o prevalente è acida. Bence Jones dir:c, che qualunque siano gli alimenti dopo un buon pranzo l' acidità delle orine scema al punto da ' 'enir anche talora sostituita da lieve e passcggiera alcalinità, in seguito forse ai carbonati degli ::.Jimenti , o che per metamorfosi no' derivano. Secondo Andrai J'acidita delle orine decresce per copiosa bibita: cresce pendente la diaforesi: in tutte le malattie poi anche adinam!che l'orina la ritr-ovò sempre acida. Sotto l'amministrazione di sali alcalini in genere e specialmente di carbonati, fosfati, alcalini, tartrati, malati, citt·ati di soda e di potassa, le ori ne assumono alcalinità, mentre i sali a base d'ammoniaca le rendono acide. Woblcr dopo l'uso di malati, acetati, lartrati alcalini trovava l'orina carico del C<l rbot:~ato con·ispondeute. Lehmann cita un giovane, che dopo l' ins-eslionc di alcune prune ebbe a trO\'<It'Si le orine alcaline. Negli animali a regime rcgetale prevalenle, l'orina è alcalina, ed acida nell' astinenza , io cui l, animale vive di s.e stesso: Bernard rec.a molLe ~perienze specialm ente di orine di coniglio re;;e alternativamente o talora con ~rande pt·es1.èzza acide ed alcaline col mutar di natura dell'alimenlo. Lo stesso Bernard riuscì render acida l'orina dei conigli facendo[j respirare nel ~as ossigeno puro , o tagliando loro i vaghi, od iniettando del grasso fuso nei loro polmoni .
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87 Le orine colano a~ide azli erbiYori ) quando in qualche mod(r si torl;llentino. . Schìff in un con~lio di{?;iuno da 3ù ore e con orine un po' acide, fece iniezione per una vt:na di peptono di albumina , e le orine apparvero tosto torbide ed alcaline. Tutte coteste cd . a~ ti·e dispara,te inHuenze sull'orina accennate da diversi. autori, fanno senLire ancora una lacuna, la qu111e non potrà colmarsi, che quando l' analisi si sarà di tanto spinta da coglierè tuLte 'le fasi, per cui saranno passate le cause, innanzi ~i uscire MI finale risult.amento dell'acidità od alca1inità delle orine; per ora per la: maggiol'a,nza dei casi contentiamoci dell'ultima e sommaria loro espressioll.e. Reazio11e del sudore. Scarse sono le notizie che da questo lato possiede la sçienza sopra. di questo liquido. li sudo:·e nelle donne incinte e nei bambini è più acido, che nell'uomo adullo, come pure se si soggetti la pelle a qual~;he irritamento: lo stesso è da dire nel reumatismo, nella migliare e nelle anezioni es~nlem:~tiche. . Quando il sudore si ,pq:scnta, alcalino, dipende per lo più dai sali di ammoniaca formatisi a spese dell' urea: pel sudore delle ascelle (Tommasi), per quello del naso, della fronte, delle sopracciglio, e della piega in~;~uinoscrotàlc e vulvare (Robin), l'alcalinità è indotta dal miscbiarvisi di valerati, e 0llprbati ed altri simili sali alcalini presenti in copja nel sebo di tali regioni. Sebbene Fuillke pretenda il sudore sempre acido nell' uomo , si può però anunettere con Gillibert e FaVJ·e, che nezli smodati sudameriti , come quelli prodotti da qo esL' ultimo sptJrimentalore in un gottoso ( 5 lil.t'i di sudot'e per ugni 3 ore) possa dapprima ofl'rirsi acido , qt1inùt neutro e 6nalmente anche alcalino: poichè in quest' ultimo caso , quasi ~llalto scartata la preparazione ghiandolare del liquido escreto, qnest.o, per cosi dire, in modo fisico fluisce a larga vena dal saogue nella via delle ghiandole: e dìffalti le ultime porzioni de! liquido sndorale ottenuto in tanta quantità ed in così grande brevità di tempo, danno a vcdc1·e un apprezzabile aumento delle soslpnr.e saline sulle llrganiche. L'alimentazione dispiesa sul sudore la stessa i11fluenza che sopra l'orina? Sarà cioè acido nel digiuno e nel regime animale, ed alcalino nella preYalenza di cibo vegetale? Por troppo tinora non esistono sperienze decisire sulla mob1lità di reazione pel sudore.
88 Bernard ('l) rende conto di una ~p er ienza fatta sopra di un cavallo morvoso ma robusto: dopo l'astinenza da cibi, l'orina appane presto acida, ma per 20 giorni successivi fallo sudare colla corsa l'animale una volta al giorno, il sudore in coutrasto alle orine, apparve sempre alcalino. Ma l' auLore stesso ha voluto togliere valore alla sua sperienza dichiarando, che l'alcalinità era probal!ilmcnte da ripetere dall' ammoniaca sviluppaLa nella stalla e che tenacemente aderisce a' peli, tanto più che non si cmova molto la nellezza tli un animale destinato -a morire; il fisiologo di Parigi confida anzi, che l' ulteriote osservazione finirà piuttosto per provare la mobi li t<ì della reazione sudorale, tanto era radicata nel Hto animo la convinzione , che la reazione del sudore dehba sempre seguitare quella delle orine. « Qui seguono le speri~:nze, cbe per chtarire questo punto l'autore « ha falle sopra se stesso ed in qualche erbivoro. « Scsuita quindi: ,
Hiassumendo, si possono stabilire le seguenti conclusioni : t • L'istologia, la fisiologia e con essa la chimica e la patologia, dimostrano molli punti di contatto tra le ghiandole Llel sudore ed i reni; 2• Presso i carnivòri le orine ed il sudore, tanto in salute che in malaLtia, sono ordin<Jriamente acidi, cd alcalini negli erbivori; 3• Mentre la reazione delle orine negli animali è mobile colla natura degli alimenti , in modo da prcscntm·e acidità coll'alimento animale c col digiuno , ed alcalinità col regime vegetale, il sudore assaggiato colle opportune cautele, manticn sempre !issa la reazione propria abituale di ciascun animale, per quantunque muti l'alimento e la •·eazione dell'orina, colla qua le perciò può trovarsi in contrasto di rca7.ione ; 4:• La sostituzione di regime alimentare mise nelle nostre ~pc· rienze assai pitt tempo ad immutare la reazione delle orine, di quanto si legga ~eneral mente negli autori, cioè col regime esclusivamente vegetale ed assai abbondante circa 2 giorni nell'uomo, e 3 nel cavallo col regime animaie, e molto di pit'1 ar.cora nello stesso cavallo c nel ci neo pet· mezzo dell'astinenza: assai più rapidamente (!} Leçons sur !es propriétés physiologiques et Ics alléralions pathologiqucs dcs liquides de l'organisme, par A. Bema1·d, pag. 37. Parìs ·f859.
8tl invece Je orine tendono ad assumer.e la reazione abituale all'animale, qpando esso torna all'ordinario suo alimento. (G~o1·n. della . R. Accad. di Tol·~no.)
~uovo reagente
per l'acido cianidrico.
(del prqf. •ScnoEr<frEIN di Basilea.)
Ai mezzi . tìnor<l. conoscit,Jti per i~velar e la presenza dell'acido eianidt.ioo, ''uolsene on1 .aggiungere un nqovo, che- a dire dell'aut!)re sar.~bbe s.opt~a gli altri raccomandabile per la sua squisitezza, potendosi con .esso svelare milionesime quantità eli acido cianidrico sia esso allungato ne!l'acqna od anche vaporizzato nell'aria. Il ;.cattivo nove!l.amente pt·oposlo si p1·e(Jara nel seguente 1110do : 1~ Si fan no sciogliere tre grammi di r·~sina di !;jnaiaco entro '100 grainmi . d' alco.òle rettificato ; 2o Si immerge nel)a soluzione· sufficiente qua11tità di carta da filtro · per assO!' bi re intih amentc il liquido: la car-ta deve rimanere bianca dopo il pro'scìugamento; 3o Sì fa soluzione di selfalo di., rame 1 decigram . in 50 .s ram. d'acqua distillata; 4• Volendo spet·imentare, si 'tagliano listerelle· della carta sopra detta, si ur.'letLano cplla solnz.ìone dì solfato di rame, sì mettono in Co.ntatto èol liquido sospetto contenere- l'acido cianidrico, si abbanrtonan o· alJ'aril! in cui si _creda possa esistervene iJ vapore, e si vç_drà in .çaso aftet~mativo quasi immediatamente quelle Ji:;terelle ti)Jgersi in azzurro. A metter e ora in ~vi df!nza l'estrema sensì.bilità del proposto rea1 gentè, rifenamo per sommi capi alcune esperienze dell'autore: 1" Esperien:zr~. Si fa cadere uua goccia d'acido cianidrico anidro ent(o iOO goccìe d'acqua, equivalenti a 5 grammi . Xon av.endo l'aciqo cianidri;co anidro si può adoperare l'aeido..cianidrico o_fficinale che è al decimo, ed impiegarne perciò dieci goccie con 90 goccie di acqua distillata o;;siano qt1attro grammi. c mez•w-. Si prende una sola goccia della dilnzione al ceptesimo e si lasci cadere iri un • gran.de tìasco del)a capacità di venti litri, ed in quell'atmosfera si sospenda~·w listerelle della c~rta reagente, e tosto la si 1•edrà divenire- sensihilment.e azzur,ra. Ancora sensibile, sebbene meno intensa, mostrasi la reazione se invece di far cadere .la goc!(ia nel fìaséo pieno d'aria, si faccia. invece cadere in venti litt·i d'acqua. Da ciò
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90 si scorge che il reattivo additato p.uò servire a svelare un quaranta milionesimo di ac.ido cianidrico. Ned è q~1esto l'estremo limite, chè ' ancora mostrasi sensibile quando. la goccia della diluzione sia fatta svapor~re in uno $pazio di 40 ed anche 60 litri, o diluita in eguali mis-ure di acqua. 2• Esperienza. Si è preso un pezzo ùi carne recente del peso di 600 grammi, lo si spartì in (lue; l'una parte venne sopra una delle superficie inorata ·con venti goccie della soluzione di , acido cianid1·ico diluito al centesimo, si espose all'aria libera il pezzo di carne per 24 ore; ·dppo il quale tempo si collocò entro un fiasco della capacità di 25 litri; vi si · sospesero alcune listerelle della carta reattiva, e dopo appena due minuti cominciò ad appnrire il coloramento, che poco stante dopo fu completo. L'altra parte, che servì di esperimef!tO cpmparativo, sulla quale pe~·ciò non era :>tata versata la diluzione cianidrica, posta del rimanente in tutte le altre condizioni, non diede la benchè menoma reazione di coloramento sulla carta. L'autore asserisce di essersi circondato di tutte le precàuzioni affine di rimovere ogni causa di errore; si è inoltre coh'esperienza assicu· rato che gli acidi più avvii, cioè il soll'orico, il nitrico cd il cloridrico non ese1·citano alcuna sensibile reazione sulla carta in discorso. La colorazione prodotta dall'acido cianidrico sulla carta sia nell'aria sia nell'acqua, si mariliene per un tempo abbastanza lungo, si infìevolisee però col prosciug'arsi della carta e dopo alcuni giorni volge al verdastro, però bagnandola ripiglia una lieve tint..1 azzurra. C.
(Giornale di Farmac. e Chimica.) Legatura antisettica del varicocele.
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Andrews per legare delle vene varicose si servì di fili tendinosi di bue bagnati in soluzione d'acido fenico; la ferita guarì per ptima intensionè, e le legature saranno probabilmente assorbite. Ergotina per via endermica.
Il dott. Rub·en 3d imitazione di Lan·genbek arrestò delle · emorragie eoll'ergotiJ:Ja per vi~ endermica, alla dose" di 10 centigramma per volta, ripetendo l'iniezione per 2 o 3 ·giorni.
9i Cura dell'obesità per riduzione.
Il dott: Schindler usò con m11to successo, nella cura dell'obesità le acque di Marienbad ; anche Foubert, Beneke, Lobot appoggiano la cura della eccessiva pin!;uedine col metodo di riduzione, mediante il largll uso di acque clorurate e solfatat<~ sodiche : lA cura sembra abbastanza razionale, massime se confortata da opportuna dietetica e forse anche dalla cura idropalica proposta da Beni-Borde per attivare col circolo sanguigno le diverse funzioni. Condotta medica omeopatica.
La Giunta municipale di Bevagna (circondario di Spoleto), bandì concorso alla condotta medica omeopatica del paese collo stipendio di lire 2500 all'anno!.... ~ Giarn. detl'Accad. di rned. di 'l'orino) Mezzo di riconoscere il tessuto polmonale negli sputi doi tisici.
(Del dott. FENWICn) . Quasi venti anni fa gchroeder van der Kolk mostrò che gli sputi del tisico contengono del tritume (detritus) del parenchima. polmonale, e ciò è stato sovente verificato. 11 dott. Fenwich pubblica ora i risultati de)l'esame rnicroscopiilo degli sputi in 141 casi. li processo che egli impiega per isolare le. particule del tessuto polmonale, che sono qualche volta di una piccolezza estrema, è semplicissimo. Consi~te nel far bollire degli sputi in una so-luzione di soda caustica, il mu·:o è liquefatto, e le particelle del tessuto elastico, appartenenti al polmone, sono deposte e raccolte facilmente. Si può per tal mezzo scoprire dei frarnmentt che nchiamano lo aspetto de~li alveoli o dei "fram menti delle fibre · elastiche le più tenui. Insistendo snlle dilf1coltà che presenta sovente il diagnostico della tisi allorchè è associata a diverse complicazioni delle ''ie aeree, per esempio, -allorchè si tratta dì malati attaccati da lungo tempo da bronchite, il dottore Fenwich riferisce che sopra 23 casi di bronchite _dubbia, l'esame desii sputi, mostrando dci residui del tessuto elastico, ha permesso di separare i casi di bronchite semplice dai casi complicati dalla tisi. L'andamento dell'affezione confermò sempre il diagnostico. Si può render conto del valore del mezzo adoperato
92 dal dott. Fenwich pet· ritrovare Je tracoie della distruzione del tes· suto polmonale allorchè i segni slel.oscopici sono presso a poco nulli ; colla esperienza. .seguente un decimo di grano di t.csS1lto polmonare è diviso in dreci parti, e la ceJJ,tesima parte di ~iascuno dei granuli c,osì ottenuti viene aggiunta agli sputi d'una per.>oria non affetta. da tisj. Gli sputi sono trattati colla. soda, dipoi si esamina il deposi to ill micro~copio; il n·amment.o del tessuto pohnonarc si ritroya. Ora, siccome il ft·ammento può oontenerP, da venti a trenta alveoli, e bast;1 per riconoscere !e lìj)re elastiche di una sola ,parete · alveolare', o anche eli una porzion.e della p::trele, ne risu lta · che si potrebbe r iconosr-ere nei{li sputi un quattro millesimo o un sei millesimo di grano del parenchima polmonare. Praticamente, non si cercherebbero delle partillèlle tanto microscopiche, ma si c~pi sce r(hc questo modo di t·icerca può ave1•e una utilità vera nello studio dci primordi. e nell'esame dei prog11essi della tisi. Cet'te precauzioni particolari sono indi ~p ensabili a conoseersi per rendet·e l'esplorazione sicura. L'autore impiega una soluzio'ne di spda Rura disciolta nell'acqua distillata, nella pro porzione di 16 grani per un'oncia d'acqua, cioè quasi ·l gramma per :30. Gli sputi sono allungati di una quantità di soluzione quasi equivalente al lor-o peso; l'eboJJiz.ione ottenuta, e il mucO' liquefatto si aggiungono du.e o. tre volte un volume equivalente d'acqua distillata fredda , e lo si lascia depositare in un ~raso conico. È essenziale di non adoper.are che dei bicchieri perfettamente netti. L'esame puossi fare molto rapidamente; in cinque a dieci· minuti · si possono frovare le fi bre elastiche. (Giornale medico di Roma.)
CLINICA MEDICA DEL PROF. OPPOLZER. Patologia e t erapia del diabete mellitp.
La melli turia, secondo le più recenti osservazionj, non sarebbe un fenomeno tanto raro come una Yolta si credeva. ~ cca.de anzi spesso che certi individui affetti dal diabet<~ mel\ito non. soffra.no rilevanti distm·bi nelle Jor.o funzioni o se pure avvertono qualche sintomo, qu esto è cosi leggero da nori parer loro merite,wle di un trattamento o di un esame medico. Essi accusano soltanto certi disturbi di grado apparentemente quosi nullo e che perc-iò possono. trarre facilmente in inganno volendo gìudi.carne la impot:tanz{1. , '
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Succede pure che il. medico scopra con sua somma sorpresa lo zucchero nclf'o•·ina di individui i quali non gli ofl'rivano sint omi inquietanti o tali da far sospettare nna glucosuria. In generale possiamo a·sserire che anche oggigiomo un buon numero di casi tli questa malattia restano sconosciuti perd1è i sintomi che presenlnno non sono a suflìcienza -apprezzati. D'altra parl.e occorrono anche dei casi nei quali la melli turia non costituisce che un passeggero fenomeno . Così si è osserrato lo zucchero nelle orine sotto J'inlluenza di certe sostanze alimentari o sotto l'uso di certi medicamenti che hanno la p1·oprietà di alli~·are la funzion e glucogenu del fegato, rna in allon1 la quantil;ì dello zucchero è sempre piccolissima. Queste passeggere alle•·azioni della orina, possono aver luogo più volte nella vita di un individuo senza essere mai os~e r vate . Cos1 pure· è un fatto constatato che in alcuni individui ·si manifesta una passe ~gera mellituria solto .l'inllusso di forti disturbi d'innervazione. Resta però ine.;pl icabile come alcuni allri sotto le più forti scosse del sistema ncn-oso, come in nn accesso epilettic{) od itterieo nulla presentino di abnorme nelle loro orine, mentr·e altri ancora sotto un qu::Jiunque eccitamento del sistema nervoso vanno affetti di un legger gr'ado di dial.Jetc. Oppolze1' ha esaminato l'orina degli cpilcllici in un gmn numero ùi casi snhilo dopo l'accesso, e non gli venne mai dato di scoprire la henchè minima traccia di zucchero, ma da altri fu. constatato in modo non dubbio il fatto che 'Je fo•'ti scosse morali han•;o per effetto là secrezione di una certa quantità di zncclrero nelle orine. Una temporat·ia secrezione di zucchero può aver luogo anche in seguito a forti scossè dei centri ner.•osi, p. c., dietro influenze traumaLi.che che ;Dgiscono sul capo ed il cui clietto ti Ì:l stata la commozione cerebrale. A questo proposito merita d'essere rico•·dalo un caso veduto dallo stesso Oppolzer; trattavasi d'un ammalato il quale per un violento colpo sul capo avea riportata una frattura tlcll'osso occìpitale ; le ossa del cranio aveano sofferto una grave compressioné. In questo ammalato si sviluppò al terzo giorno dopo l'avve· nnta lesione un notevole grado di poliu ria. Esaminando le orine si trovò jn esse una quantità non ind1fl'erente di zucchero. I fenomeni di diabete aumentarono per più giorni ma durarono nè più nè meno degli stessi fenomeni cerebrali, e diminuendo questi ultimi anche i sintomi diabe tici andavano a poco a poco scomparendo. · A questa ~ategoria dohbiamo ancora ascrivere quei casi nei quali il trauma ha per effetto immediato o una lesione della colonna
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vertebrale e del midollo spinale o dei' nervi più imporL:mti del si., stema cerebro-spinale. Frattanto quei casi, dove i fenomeni diaheteci insorgono repen• tinamente e prendono tosto un carattere · acuto, sono rarissimi. In generale il decorso della mellituria è .cronico. Non è .propria, d!'ll diabete la sola secrezione zuecherina ; ma questo mor.bo .si caratterizza piuttosto con una serie completa di fenomeni. . Il primo segno in vero è la poliuria. Questa manifesta·zione· è della massima importanza ed alla sua comparsa il medico conce· pisce il sospetto d'aver a fare con un diabete meJ\ito. Un .secondo sintoma capitale che attira l'attenzione del medico e l'inestinguibile sete dell'ammalato1 la polidipsia. Desso è spesso il ~ntomo che. per primo è avvertito dall'infermo e pe1· il tormento éhe gli arreea lo spinge a domandare l'aiuto del medicò. Però si dànno non poche eccezioni a questa regola. ·succede, p. e., che la malattia esordisca con disturbi di digestione, diminuz.ione di forze prima ancora cj1e si mani f~sti la poliuria e la polidipsia. Ma in qttesto. stadio della malattia, fin tanto che mancano questi <iuc fenpmeni principali, la diagnosi è molto difficile. Da ciò si c~mprentle come $pesso l'affezione sia riconosciuta mollo tardi. Tra i tanti modi di manifestarsi havvi anehe questo nel)a poliuria, che la secrezione dello zucchero nel primo stadio non si mostra con alt~i. fenomeni se 'non con quelli di una alterata innerl'azione, la di cui importanza sulle prime non vien sempre rieonosciuta. La quantità dell'orina non è molto sproporzionata; molte volte è normale, talora so1·passa di poco la cifra fi siologica nelle ventiquatt.Jo ore e può ·manca1:e anche l'aumento della. sete; gli amma!ati si lagnano soltanto di una certa inquietudine, un malessere indescrivibile, penosi stiramenti alle estremità, contratture dolorose ai lombi, sensazione di I~eddo, malinconia, iusonnia, ccc. A queste manifestazioni si assoéiano i disturbi di digestione. La gravità dell'affezione ci è nota allorquando intraprendiamo la analìsi chimica delle orin·e e scopriamo nelle stesse hl presenza di una minore .o maggior quantità di glucosio; allòra ci accorgiamo d1aver a fare coli un diabete non accompagnato da eccessiv.a sete nè da forte poliuria. Pertanto gli accer.uati casi appartengono alle eccezioni, gi~1cchè nella maggior parte non manca nè la poliuria nè la polidipsia. Contemporaneamente a questi ultimi sintomi si .manifesta una ~rande secchezza. alle · fauci e Ia lingua mantiene il suo aspetto normale, oppure mostrasi più arrossata. La secrezione della
ms saliva e del muco è generalmente diminuita nei diabetici e merita d'essere notato che in tal caso tanto la saliva quanto il muco sono di una densità maggiore della normale,- ma non possiamo accertarci se la polidipsia sia un puro effetto della diminuita secrezione della mucosa boccale e delle glandule salivali, oppure dipenda da qualche altl'O eziologico momento, Circa agli altri disturbi funzionali che accompagnano il di~bete, faremo menzione ancora della diminuita secrezione cutanea, osservandosi spesso che la pelle dei diabetici mostr~si sempre asciutt,a e refrattaria alla diaforesi. In generale si· può dire che lutte le secrezioni dell'organismo, eccezione fatta dell'orina sono diminuite nel aiabete, perciò la secchezza della bocca e delle fauci, l'aridità della pelle sono fenomeni frequenti, ed in molti ammalati tro,•iamo ancora una diminuita secrezione di sperma che ·a stadio av<mzato finisce coll'impotenza. Oltre di ciò si osscn·a che in segmto al diabete la formazione del grasso viene a diminuirsi sensibilmente e ad onta che molti ammalati si sottopongano ad un lauto t'cgime non manca mai di manifestarsi un deperimento nella nutrizione; anche a questo •·iguardo però vi furono casi eccezionali in cui anche dopo confe1·matasi la mcllituria restarono inalterate le forze e la bnona nutrizione. In mezzo a questo molteplice quadro fenomen!>logico ciò che merita in precipuo modo l'atLeth:iono del medico è senza dubbio la secrezione orinaria. Il più delle 1 10lte l'orina sorpassa notevolmente in quanti t~ le normali proporzioni, ma non raggiunge mai quella che si osserva di solito nel diabete insipido; inoltre il quantitativo dell'orina nello 'stesso ammalato varia nei differenti stadii della malalitia; il bisogno di oeinnre si fa sentire in questi ammal:].ti pitL di frequente che nello sta l O normale, motivo per cui sono spesso disturbati duran~e il sonno e son costretti ad alzarsi più n~lte nella notte per soddisfare a questo loro bisogno. La chimica costituzione dell'orina nei diabetici presenta diverse modificaz;ioni. Il precipuo cat·attere della stes;;a consiste in un aumentato peso specifico; quest'ultimo nell'orina normale oscilla tra fO 15 a '10 20; nei diabetici inYece ascende a '10 30, 10 40 e più oltre. Il peso specifìco sta generalmente in proporzione diretta col grado della malattia, in modo che quanto maggiore è il peso tant.o più grave cd intensa è l'affezione; ma anche qui non mancano le solite eccezioni in cui ad uno statlio avanzato di diabete mellito, no11 corrispondeva per mdla un anmentato peso dell'orina.
96 Qltre In quantità e l'aumentnto peso spe<()lico, l'orim1 dci diaboLici offre altri essenziali c caratteristici fenomeni. Questi sono in parte Ji tisica, m ptlrlt• di chim1ca natura. In quanto al colore la orina doi diabolici è ili scneralc più chiara di qqolla norml).le, cioè d'un s inllo d·amiJra o di una lint1 ancor più chiara talora anche di uu color giallo \erdognolo, ma generalmente è d'un giallo cbiaro. Questo tinte I Hlll si trovano ello nell'orina emessa di recente, ·cbo se si esamina ùopo qunlchc tempo la si risconlrn :~llora piLI bian· castra, torbida e lattiginosa nel fondo. Al gnsto somiglia ad una miscela di açqun con miele, da ciò il suo nome di diabete: mellito o mcllituria. Se si Luflh nell'orina diabetica un pannolino, fattolo a~ciugare si scorseranno su questo le stesse traccio che lascierebbc quando fosse umettato con acqna zuccherata. La proprictù ~~a ratt eristica dell'orina del diabete è la presenza dello zucchero, il quale seconùo le sue chimiche qualità si iJentificherchbc collo zucchero d'uv? . Allo scopo ùi constal:~re la presenza ([ello zuçchero furono proposti molti processi dei quali il più comotlo e piit sicuro consiste nel lratlare l'orina con una soluzivne concentrata di potassa c riscaldalla fino all'ebollizione alla fiamma d'alcool o d'un:1 candela. Se l'orina contiene zucchero si vedrù che il liquido dapprima acquista un colore giallo, in appresso br unastro c da ultimo bruno scuro. Se \'i sl aggiun~e una piccola quantilù di ar.ido solfori1:o si S\•iluppa un odore ca1·atteristico e simile allo zucchero brucialo. l:In altro metodo che si impiega· di frequente è quello 4!ol solfato di rame, inventato da Trommcr, cd è il ~csuente : si mosce l'orina con una soluzione di solfato di rame, !>i tratta questa miscela con una soluzione satura ùi pot3s~ fino a elle si scioglie 1l precipitato. Col riscaldamento l'os~ido di rame si cambia in ossidulo qunlora nel liquido siavi zucchero e per qucsl.e fatto chimico apparisce un colore rosso bruno, il liquido si fa successivamente giallo e ' 'orde, c finalmente si deposita l'ossidulo di rame. Un altro processo è quello della fermentnzione col quale lo zuc• chero dell'orina trattata con un fermento si cambia in alcool ed acido carbonico. Ma questo metodo non è comodo e richiede moJto tempo per iniziare il processo di fermentazione. Finalmente devesi tener conto d'un altro fenomeno nella ricerca delle orine cd è la proprietà che ha l'orina diabetica di voltare a destra la luce poladzzata, questa proprietà può anche seryirci per valutare la quantità ,Jcllo zucchero contenuto. · L'acido urico si riscontra ben di rado nelle orine dei diabetici ;
97 ma sarebbe errore iJ sostenere che lo zucchero c!:cludn anatlo l'acido urico poichè si dànno casi dove quest'ultimo trovasi iu quan· titù non iudifleronte sul principio della malattia non vi scopr·e al· cuna traccia d'albumina; c se si scopre sit1uitica che la mclliturìa è gravemente complicata. D'ordinario l'albumina non si trova che negli ultimi stadii c la sua pr~senza è sempre un ~intorno ~r..~,·ore. ' 'olissimo, perchè ci avverte di una affezione di reni la quale acce· l era J' esito Jeta le. L,a quanlit:) della orina Slll primordii del male Sta in diretto rap· porto con quello dello· zucchero. . " La mellituria ba in generale un decorso cronico ed accade ben di rado che ofira sintomi acuti o subacuti. La sua durata è \3riabilissim;J. Vediamo de.i dinbcJici, nei quali la malattia volgt.J nd esito fata le dopo un anno di decorso, cd essi muoiono nello stadio di consunzione. La di~cstione ::.i deteriora hmto che gli ammalati hanno n nausea gli alimenti c dopo J'ingeslionc di uua certa quantità di cibo sono tormentati da gastralgie, hanuo YOmit.i e costipazione di Yentrc. In :rppresso Yengono còlti da diarrea colliquatr"a e ondono in marasm,•. fn molti casi si ossen·a sviluppat·si la tu berco· )osi polmonale cho molto accelera il decorso del morbo. Ju altri ammalati l>Ì stabili ~cc l'albuminuria esterna dell'estremità inferiori, e fina!meute idrope generale, sono dei quali sintomi essi soccombono. In altri casi il decorso è più lento e la molallia può durare anche pct· pii• anni. Oppolz.er ba osservato una durata di 10 tino 15 anni. Questi nmmalati ri~cntono di tanto in tanto qu:Jiche miglioramento e perfino tutti i :.intomi dtllla malattia possono scomparire. Cosi si è osservato che con una opport una dieta può scomparire lo zuc· chcro dall'orina, diminuire la poliurìa e h sete, colla retrocessione di questi sihtomi coinciilo quasi sempre nn miglioramento nella generale costituzione del malato, egli acquista una buona cera e si nutre meglio, o tanto da poler illudere qualcuno ad indurlo a ere· dere in una radicale guari~ione. Ma dopo un certo lasso di tempo, rìcompariscono tutti i sintomi e si ristabilisce la malattia colla $tossa intensità di prima. 'l'ra i fenomeni che insorgono ùurante jt decorso del diabete, meritano d'essere ricordati anche quelli prnprii di certe alterazioni di circolo e sui quali in questi ultimi tempi fn in modo speciale rivolta l'attenzione Ilei medici. Talvolta in seguito ad un diabete conferma to da lungo tempo si Giornale d i !lfedic. milit. 18i0
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manifesta una parziale mortitìcazione dei tessuti nelle estremit.à iri~ f'eriori. E questa una ~iw~rèria simile alla gangrena 'senile. 'fàlor!l' questo proces~ò invade nnche aJfro parti del corpo, come al torace) le estremità superiori e la fac<,Ì:l, ha tendenza ad estendersi sempre più ·ed acc~lera ili mollo l'esito letale . . Qo!'<;ta gangrena viene con ragi6ne atL1·ibbit::. 'àd un disturbo dr circolazione per effetto di arterite o di trombosi. DPssa si manifesta·. a stadio molto a~anzato della malattia e presagisce tristamente p·er l'ommal:lto. Oppolzer ha OS!ìervato u:1 caso di quP.sto genere in cui la gangrena dei poJmonì venne a complicare il diabete e f,crminò ' colla morte. L'ammalalo il quale solfri~·a da circa due' anni !lì mellìturia si lro,•ava in vie dì miglioramento. Lo zucchero delle orine era diminuito, la sete si era. moderata, la uutrizione andava migliorando insieme alle fo1·ze del malato. Tutto ad un tratto venn_e còlto· un giorno ·da un acce~so ili febbre cou fotti b1·ivitli ripelu Lì c proJunsati e to~se secca e tutti j fenomeni di una ~an~rena polmonale entrarono in sczna. Le forze dell'annnalatq si abba~arono 1'3pidamente e ben presto avvenne la morte. Con tu'tta probubilità si può avguire cito in qne:>to coso la gangrena polmonalc era causata da trombosi di un'arteria. 1\on v'ha ùubbio che questi gra"~>i ~coocr;rti di circolazipne po5'sooo verificarsi nel cervello, nei reni ed in altri organi ed avere per loro immediato efieLto la mot'l.e. Dit quanto si A detto si scorge a qunnte mo ltcpli..:i complicazioni va soggetlo il .diabete mellito e come spesse volle ad esse sole debba l'esito inf\lusto. Fra tutte queste Mtnplicazioni ò da ricordarsi come la più frequente la tubercolosi polmonale·; ma anche il morbo d~ Bright, la ~angrtma ; In pnenmonit.e, l'idrocof':1lo M'n sono c:umpli·- · can~e lllOIIo rare. Devesi però notare cbe su un' aflezione acuta viene ad assor.iarsi alla meliituria, 'lo zucéhct·o scomparisce dalle orine, avviene un cambiamento della nutri1.ionc che inlet·ronlpe la secrezione znccbet·ina o le fn1:oltà dell'npparato, d i ~eJ'ent.c che è llecessaria a prodursi il glucosio resia interolta llàll'iusOI·gero òi questa acuta malaUi\1. And1·emmo errati pertanto se modiucassimo più favorevolnìcnte il nostro pronostico dietro la scomp~rsa dello zucchero per effetto di una compUcanza perchè è assolntamentc falso che una m<ilattia intercOITcnle possa condurre a guarigion~ il 1li:'1bete. Tolte le alfe~ zioni acute febbrili possono nel corso d'un diahete far diminuire lò zncchel'O delle orine, ma noil appena l'anut1alatv le hll Sll}li'I'Stc, la mcllituria rtcomparisce coslantem entt:.
99 Nel diabete mellito ~ossiamo distin t~ uere due stadii. Nel primo stadio si osserva che lo zucchero è segregato soltanto allora che l'infermo si nlltre di sostanze farinose ed amidacee. L'intensità della malattia cresce o diminuisce in proporzione della quantità di ':fUesti cibi che il corpo assimila. Se l'ammalato si attiene ad un'alimentazione puramente azotata la gluco:mria si sospende, e si ve1·!fica un sensibile miglioramento, ma nel secondo stadio della malatLia, il genere d'alimentazione non ba · pitt alcuna cllicacia a mode:arc la secrezione dello zur.chero c l'orina continua a dare maggiùre o minore quanti tà di zucchero, ad onta che l'ammalato ~i astenga rigorosament~ da ogni cibo fcculeuto. Sulla questione della provenienza dell'> zucchca·o nell'oriua dei diabetici, furono sempre le ipotesi dei fisiologi e palolo~i tliscrepanti e lo sono tuttora. Cosi si credette, per lnn2'o Lempo c:he la mellit.uria fosse l'effetto di nn'altera1.n a$Similar.ìonc pur la quale avvemsse una difettosa scomposizione delle sostanze al imentari ì\Ja in questi ultimi tempi Claudio BernarJ, il quale consacrò a questa mnlattia amo studio speciale, ha provato la fon••ozione dello zncchero non dipendere llnicamente dagl i alimenti; in eerti auimali si trova glucosio nel sangne, senza che il genere di nutrimeuto loro proprio possa a\'ere inOmmza alcuna ; con ciò sembrerebbe cooftlrmato il fatto che il materiale ,Jel glucosio non sia sommini!ltralo dalle sostanze ,·egctali introdotte nell'or{;anismo. L'apparato nel quale ha sede la funzione glo..:o~ena ocll'orgaui::mo animale è il legato ; si cercarono in\'ano sostanze wccherine negli altri organi o glandole del corpo, menlre fu sempre riscontrato nel fesato con tutti i carultcri dì quel glucosio che ricaviumo dall'orine dci diabetici. Ulteriori analisi hanno poi dimoslruto elle il saugnc trasportato dalla \'Cna porta e provemen te dallo stomaco, canale in testin11lc cd altri visceri non contiene la minima traccia di zucchero, perciò ::.iamo certi che il ~angue -prillla di entrare nel fegato ne è liltero totalmente. Al conl.ra1·io ~roviamo lo zn..:chcro nel sangue u!lcito d·nl viscere cioè in quello delle vcuo ep~ticl a c .che sì scaricano nella \·cna cava . La medcsi111a sostan1;a noi ris.:ùntriamo nell'orecchiclla destra, ma quanto ptit ci aUoutaniamo tlal fcgalo, tanto piìt sa~~ rsa uì~si appalcsa la qunntita dello zucchero nul sangue venoso. Claudio Beruurd in seg11ilo a quosto osservazioni ha stabilito che la funzione del fegato negli animali c nelr uomo sia duplice, cioé cbe serva da una parh• alla preparazione della bile, tlnll'nllà\ <"l quella dello zucchero, ma quesfu!tirno :;o~tnnz;l Lrova:si
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solamente itt quella porzione di c.ircolo cho sì estende dal fegato ,ài polmoni ; tosto eh~. il sangtre ha ortrcpus~ato l'apparato. ·respiratorio ogni l1'accia di zucchero nello st.ato lisioiPgico è scomparsa; sembra da ciò che lo zucchero subi~C<l una metamorfosi sotto la inlhH:nza l.i cll<'! funz-i one respiratoria. Lo 'stesso fi siologo ha ino.Jtl·e dimostrato che la forma:r.ione del glucosio va ~oggetta a gruodi oscilbzioni, cosi egli trovò qnesta sostanzu in grande quantità lleglì animali litcisi 'sub\lo d<J:po un Jau Lo pa~t o, l'nentrc la Lrò\'Ò in 'tju an~ tilà quasi nulla in quelli che prima della morte erano stati tenuti a tlìgiono per lungo te n~po. Qttt•sti esperimenti starehbero a diu'tO$lrare che la q·uautità ·dello zocchero nel sangue sarebbe varia col Yariare dc~li stadii della digestione; l'intluenza della digestione sulla · glucogenesi proviene senza dubbio daJJ'aurnentata :.Htività nella quale tr'ovasi il Fegato dlll':mte il processo d'assimi lazione; ,]uesta idea viene particolarmente èorll't:rmata d ~ lla circo,stanza che provocando sugH animali una direUa irrit~zione ;,1 fegato sia per mezzo d'un tra.un1a o di tlll:l i11ieziont~ Bmmoniacale nei vìtsi epatici si produce un aumento nella l'o r,tTI~'l.ie>ne del glucosio; ed onmcnta pure ltt stessa funzi one se con uu IUI!ZZO quafunque vcn;)ano irrilali 1 nervi d;1i quali il feg:• Lo n:»tu iulhwnza t o. , Le e~pcrienze di Claudio Bernan.l sugli auimali ci hannò' aneora l~llo (;oposccr·u che la puutltra del qu'lrto \•entricolo cerebrale ha per ctl'etlo uua secrezione di zucchero cosi pr.ol'usa che questa so· ~tanzu ci si appalcsa in gt·ande quantilà nelle ori'ne. Questo fenomeno si potrebbe solo :;piegare ll011 ciò, che una lesione tleì·ccntri nervosi risve~ lia oli abnorme eccitamento dci nervi , eccitan~'en to ohe pct· mezzo llel mi~ollo spinale c lungo quei t•ami del simpatico che presiedono ali;) l'un:~.ion e del fegato, sarebbe tra3messo a questo vi~ccrc con emi verrebbe ad Ottmentarsi la scèt'eziotw 'Ciello zuèohoro, il quale si raccoglierebbe nel san~ne iu cosi gt·ande quantità da pa~lw re nella grande circolazione ed csset· se15regato dai ì·eni. Che la secrezione del glucosio ucéada precisamente in ql1eslo modo sta a provarlò il 1alLo che se estirpiamo ad alcuni animali, couic alle rane, il fegato, pungelldo il. quarto vcntr·içolo non' si ha piit lo stesso risultato e nou si scorge più zucchero neJ sangue. nisulta chinnunenlc da qtteste esperienze che l'organo destinato al la ~l uco'g~nesi è il fegato e la ptmtm·a tlel qlHll'to vcr\tric()lo vi conlriltuiscc l!omo causa occasiaualo per l'eccitamento che si difl'ònùe nei r\uvi vnsomoLori del \'isccre.
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Gli ora acceìlmlti esp-erimenti che tanto contribuiscono <• chin••il·ci sull'essenza del diabete mellito b;mno anche tìn vnlflue pratino. Essi ci hanno .fatto conosce_re, che una trritazioue porl:ttil dìrcltamcnte o jndìrct..lametHe sni nervi che presiedono alla f'mniono d•1l fL:gato produce ia mellitnrin; possediamo perciò qualche dnlo per gìun'l;jere (IJia, conosce1,1za della pa!bgenesi del dìnhete. Si d:inno •lei oasi di mellituria msortn non per un morboso lavoro del pareuch~ma epatico, bensì per altri sconcerti interessanti il sistema nervoso da c~ti ~lip~nd,e la funzione del fegato. Co$Ì v~dinmo che colJ'irrit:;~~i one dei neni vasomotori del le~a to. 11ciiP.c rane per mezzo del galvm1 ismo e delravvelenamento con oppio o stricnina si ottiene la mellituria, come pure questa rnedesì.m~ affe?:ion.e ci ~i appi\) e~~ corno un sintomo dei varii gisLorbi ni'H'Vosi, senza cbe il fe~:tto sia menomamente alterato 11ella ~oa organica c.ompag~ ed allb.iamo pure la melli1.ur)a in moJt~ aJfezioni de'l t;crvèUo, deWapparato resp,ira~orio, ùel cuo1:e e degli oq~ani digerenti. L'esperieuza ~i ha in&~nato ancori) che p~wssi riscùntrare talora la mellituria senza alcunà apprezzabile alterazione ù~l fegato, . del cervello o d'altri· organi; in tal caso dobbiamo ammettere che il sistema .nervos o a}:)b,ia la \)Orte principale neJI'eziolog)a tli questa affer.ioue. E meritevole di menzione il fatto clre in que~ti ultim1 tempi si son f~tte< tali osservazioni òi m e lli~l.ltia accidentale. Per esempjo 1 Blol ba scoperto lo zucchero nelle orine di molte ùonnc sravide e lattanti, non ostaute c4.e la su~ q1Jantità nou fos$e molto tagguardevole. Certamente q.uesta m~llituria passasgera dev.e al~ribuirsi ad una temporaria alteraz;ione del sistema nervoso. Tra i. c~si di mellit.uria pass;Jgg~ra dobhiamo ,~ontare. ~nchè q1Jelli nei quali dietro cerl:e lesioni ~ei centri nervosi si producono tem; pourii fenomeni di diabete che scompariscono in brave ten1po; ahbiamo in tàl çaso una meJlì~llrip, $Ìntomatioq. . l~ìnalmente è da ricordar!òi che uoo astante si abbia la ·~ertezza che il fegato è. J'orsano destìll3to alla glucogenesi1 la causa ullirna del dia bete è tuttora per noi un' incognita. Il diabete è una malatlia molto pericolosa e tanto più grave quatlto più è alterata la nutrizione dell'inferm.9. c quanto .maggiore è la quantità deJio zucchèro conten, u~o nelle orine. J.n certi casi h af'lezione eso,rdisce con poca intensità, Jo stato generale del malato l'OCO se ne risente, la. quantit~ dello zuc.chero non ~ eccess.iya e c)i l'Oca entità sono i disturbi di 'nutrizione, in questo caso siamo au-
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torizzat.i a stabilire una prognosi favorevole, e quanà'anche non si possa ottenere nna radicale guarigione, possiamo prolungare la vita del malato mediante un opportuno regime dietetico. Un sintomo oltremodo sfa vo.revolc è la pcrsistenza della secrezione zuccherina ad on t~ che l'ammalato si astenga da ogni alimento amidaceo, come pure se si sviluppa una r.ubercolosi polmon1,1le o gangrena fenomeni c:erebrali. La terapia del diabete consiste specialmente nell'impiego di un regime adatta lo. L'e.>pericnza clinica e fisiologica ci rende avvertiti che la mellituria aumenta se l'ammalato si ciba di sostanze amidacee, diminuisce se queste abbandona. Perèiò siano esclusi con tutto rigqre gli alimenti suaccennati . J~,·ero riesce penoso all'ammalato privarsi del pane e dello zucchero specialmente sé questa astinenza gli viene imposta per lungo tempo. Perciò si è tentato in questi ultimi tempi di surrogare il pane comune con un altro preparato con solo glutine. Per la !ìtessa ragione che si proibiscono i cibi farinosi si proscriveranno anco le frtitta zuccherine. L'ammalato ''errà nutrito in gnm parte di carne e di pesce: questo genere ~i nutrimento potrà essere alternato con ''arie specie di cacio e con ova se la forza digerente del malato non sia molto indebolita. Si procurerà di mutare' spesso il genere ùi viti o, onde ' evitare che una dieta troppo esclusiva non riesca di nausea all'ammalato. Talvolta saremo anche costretti di concedergli un po' di pane od una piccolissima quantità di fa rinacei, se troveremo una invincibile ripugnanza per i cibi esclusivamente azotati cd irnpossibìlità a di· gerirli. Contro l'ardente sete si ricorre di solito agli alcalini, acqua di soda, magnesia, ecc. Qualora lo permettano i mezzi del malato si conceda anche il vino rosso di buona qualità. Si e molto preconizzato l'uso delle acque minerali alcaline contro il diabete. La loro utilità dovrebbe ripetersi ùa ciò, che gli acidi eccedenti nel sangue dci diabetici vengono da Iom neutralizzati. l\1a questa teoria è contrastata dai fi siologi e dai chimici , giacchè essi avrebbero sonstatato che una iniezione di sali alcalini nelle vene degli animali non inl)uirebbe per nulla sullo z1nchcro contenuto nel sangue. Perciò non sarebbe molto ragionevole fare un eccessi~o uso di questi sali che potrebbero anche disturbare sensibilmente la ... di~estioue. Agli ammalati nei quali sono profondamente deteriorate le forze digerenti ed assimilatrici si e consigliato l'uso delle acque minerali di Karlsbad c le terme '; confessiamo però che il loro effetto non fu mai decisivo, bcnchè molti diabetici abbiano avuto di
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.che a lodarscne per qualche ~ensibi l e miglioramento ottcJlulo. Questa cura poi è di pochissimo etlelto quando il diabete è ad 1:00 'stadio inoltt ato'. Dai veecbi medici è raccomandato anehe l'oppio, qual'é mezzo eliìcace pel' moderare la sete c ~imin u ire la secrezione della i>rina ; questo medicaO)Pnto deve agire ruodilicando ancora il sistema nervoso; intatti l'oppio è riuscito in molti casi un ottimo palli'açivo. ' Se l'infermo è •x~olto deterioralo si dia mauo ai tonici e specialmente alla china. Siccome poi non 3i può attcuersi ad una regola terapeutica per tutti i casi, così gioverà meglio stare in guardia contro i vari fenom,eni che ~;~ cçessivnmente insorgessero e comba,t· .terli coi mezzi dj cuì si è f11tto parola. (Wiener Medizinisch3 Zeitung). Nevropatologia ed elettroterapia.
(Prof. BENEmK'J' in Vienna.)
·t• - Dell'epilessia. Ogni qual ,·oUa la medicina si potè ralltl~rare di qualche grande .progresso di q uesto si valevano i pratici per studiare la misteriosa essen-za dell'epilessia. rcr quanto pregio avcssetO Je eoguizioni di nevropatologia ai tempi di Beli, Marsall-Hall c Romberg, non riuscirono des~e a darci maggiori lumi sull'essenza di qut!sta ~lfeziope. Anche le esperienze di Sclll'oeùer van der Kolk, dirette all'intento di dare una base anotomo-patologica allo st udio delrepilcssia, devono cçnsiderarsi come difettose cd inconcludenti. Solamente i lavori di Hussmaul c di Tenner hanno arricchilo que,s.ta patologia 9i -qualche importante idea, che ci hanno fatto conoscere, specialmente che le contrazioni spasmodiche possono essere pro\•ocatc non solo .dalla congestione cerebrale, ma anche dall'anemia. I:anatomia patologica ebbe a registrare mol ~e altera~io ni le quali e per la località .e per la loro sede anatomica imm ~;nsamente variavano tra lot'o; e ben a torto furono considerati tali reperti come privi d'importanza in C'lusa della loro diversità e massime percbè si confronta\'ano coi ,numerosissim i casi elle all'autopsia davano' un risultat!l n egr~tivo. In -.questi ultimi tempi, l'pecialmente per iniziativ9. di Meynert, fu posto fuor d'ogni dubbio il fatto che l'organo speciale, le di cui patologiche .condizioni dàuno origine all'epilessia, è il corno d'Ammone e ciò in-
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dipendentemente tanto se l'epilessia ha la sua causa originaria in un focolaio m<•rhoso nell'interno del cervello oppure provenga da modo riflesso dalla periferia. Questo importante fatto anatomico non ci dà invero una .spiegazione dell'epifessia, chè è nece5sario cei·car di conoscere più da vicino clinieamente il meccanismo degli accessi. ònde ' venil·e alla conoscenza della fisiolo~ia o della patol-ogia dd corno d'Ammone. Sembran1i intanto che la scoperta ci dia Òppor· tunità tli studiare lo stadio dell'alterata circolazione negli epilettici e specialmente negli accessi di epilessia. Nothansel ba per il primo avvertilo che certi casi di epilessia offrono qualche somiglianza coi fenomeni morbosi del simp'ltico. È questo il pensiero che mi oc· cupava già da lnn!i)O tempo e che mi ha indotto a dirigere le ·mi·e ricerche sullé' alterazioni di circolazione negli accessi epilettici, ma specialmente nel!o stadio prodromico de~li ~tessi ed ora intendo farvi nolo il risultato delle mie osservazioni. Mi accadde di vedere un ammalato, il quale neUo stadio prodro· mico dcll'ar.cesso, presentava un arrossamento ed una legsera lume· fazione circoscritti alla metà sinistra dell~ \f.,ccia. Per ripetute volte mi ri~1scì di troncare gli accessi · colla galvanizzazione del simpatico. Nello stesso &mmalato ossèrvai una volta lo stadio prodromico ad una fase più avanzata; non si percepiva più il polso alle carotidi, alle radiali nè alle crurali, colla g~lv:mizzazione del simpatico ntomò il polso e l'accesso anche quella volta' fu troncato. ì\la questo stato spasmodico dei g1·ossi ,·asi non è sempre generale e ricorderò qui un alt1·o caso, nno degli llilimi da me veduto ed anche questo os· se•·vato nello stadio dei prodromi. L'ammalato presentava il polso della c:u·òtide siàistrn pieno e duro, quello della destra piccolo, ment1·e del tutto opposte condizioni si riscontravano nelle r<Jdialì. Un altro ammalato parecchie ore prima dell'acces~o, manifestò un pallore pariiale del volto che molto limi~to in larghezza si estendeva dalla fronte fino al mento, mentré il resto del volto era di un color rosso vivace, ed osservato durante l'accesso dava a sentire energiche pulsazioni di tutte le arterie. In un altro epilettico p1:avvcnne un senso di l'rcddo 'ad un braccio, se si impiegavano doi revulsivi s'arrestav:~ l'accesso, in caso contrario il Yolto si faceva rosso e si stabiliva l'accesso in tutta la sua forza. In un altro caso constatai uo ordine di fenomeni tutto opposto, non l'irritazìone dei vasi dilatati ma la c!mtrazione ·dei medesimi provocata coi fomenti diacciati impedì che ra mnl~ttia si trasn.ettesse al l!ervello e si oppose cosi allo sviluppo di un vero accesso epilettico. In ambidue
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questi casi la galvanizza-zìone delle fibre vasomotrici ebbe uno straordinario successo sulla malattia stessa. Era poi ben pronunciata la simpatia dei nervi vasomotori in un caso nel quale agli at.tacchi convuls1vi che cominciarono ad una mano si associarono epilettiche contrazioni che si fecero sempre più generali. H paziente aveva una metà della faccia arrossala con m et.liocr~: innalzamento di te:mpcratura e dilatazione· della pupilla. La galvanizzazione' del simpatico ebbe sempre il potere di troncare gli accessi e di tenerli lontani per circa 6 mes.i. Un altro fàl:to, .che a dir .vero, non si riscontra molto di frequente, si è che negli accessi epilettici si vedono delle emorragie sottocutanee alla faccia, alla testa·, .al collo, alla congiuntiva del · bulbo, ciò che starebbe. ad indica rei che in seguito ad uno spasmo degli altri grossi tronchi vascolari, qui palesemente della carotide interna il sangue affluisce solto una straordina ria pressione nelle regioni irrorate dalla carotide esterna ed arterie . I'Ìcine. Io ho fatto la di~gnosi di epilessia su di un ammalato senza vedel'lo c soltanto dalla descri-zione di cotali fenomeni di alterato circolo e l'osservazione fatta sull'ammalalo nella notte confermò il mio siudizio. In un altro cnso non meno interessante, durante l'accesso il sangue venne spirito con tanto impeto ntJlla piccola circolazione da çausare emottisi ed ed·~ ma polmonale dopo i quali fenòmeni si ma· nifestò l'accesso. Questi fatti dimostrano chiaramente che l'essenza degli accessi epilettici consiste in un repentino restringimento o dilatnione di grandi regioni ''ascolari e non è ragionevole il supporre che uno spasmo delle regioni della carotide interna sia causa di un accesso epilettico perchè sappiamo che colla compressione della carotide ~i può troncare Ul! accesso epilettico egualmente che un accesso di ecclampsia. Non contrazione spasmodica di una regione vascolare periferica, p. e., quella tlèlla ·succlavia può esser causa di un accesso epilettico in quanto che ad una dilatazione od un · rcstringìmcn(o di questa regione pnò seguire un rest.ringimento od una dilatazione della . regione carotidea, ed alcuni dci fatti che sopra ho riportato dimostrano ciò incontrastabilmenle. Se si poteva agire sulla dilatazione o sul restringimenlo vascolare mediante l'applicazione del calore o del Jreddo non si verificavano le aJteraziooi di circolo nella carotide. Da ciò si può stabilire colla massima certezza che i rcstringimenti e le dilatazioni secondarie non solamente si informano ;lÌ principii dell'idrostatica c dcll'id1·odinamica ma che i repentini rcstrinsimenti nel s)stenHl -vascolare di una certa regione .provocano
1QU delle compen.,azioni rillcs$e in parti lontane, ed un fatto molto interessante è questo, che quando da quell'ammalato il quale aveva polsi ineguali -alla radiale ed alla carotide s'impiegava la galvanizzazione in luogo ùi un accesso epilettico seguiva un accesso di freddo, l<l compensazione d~lle ulterazioni di circolo succede .a .do~quc in modo diverso dall'ordinario. Inoltre quèsti fatti ci spiegano J'arrestarsi ùi fenomeni apparentemente eccentrici, co~a di cui dapprima non si poteva renderei rat;ione. Se, manifestandosi lo spasmo in una estremità si impedisce che il fenomeno si propaghi al cen•ello mediante la compl'essione, ciò solo· si ottiene in quanto che ci opponiamo che un'afrP.zionc essenzialmente periferica diventi centrale medi~nte i compensi di circolazione. Analoghi processi noi osserviamo non solo ne.ll'epilessia ma anche. nella fehbt·e consecutivà ad un trauma. Il primo disturho di circolazione dietro un'azione mcc· cani ca è un arr(lssamento, oppure un 'infiammazione, questa parziale alterazione di circolo può in seguito diventare un disturbo vasomotore generale, donde l'accesso di febbre; simili fenomeni pos~ono riscontrarsi ancora nelle affezioni cerebrali. Le allerm~ioni di nutrizione in certe P•'ovincte del cervello procreano alterazioni di circolo in altre parti detro~gano medesimo e si ha india·euamente l'idrocefalo, l'ipcremia delle mcuingi; si comprende da ciò che i centri riflessi vasomotori hanno una immensa estensione ed il prùpagarsi che là lo sconcerto vasomotore da una irritazione localmente limitata si fa tanto più generale quanto più è ~:ei'!trale la parte che ue va sccoudariamente affetta. Ora si capisce un p~· più chiaramente la fisiologica azione del coi'Jlo d'Ammone Hell'cpiil!>Sia ; se confrontiamo questi due ordini di t'oHi, cioè che da una parte ogni forma di epilcs$ia probabilmente è as$ociata a sclerosi o ipertrofia del corno ù' Ammone c che dal- • l'altra ogni accesso epilettico rappresenta ' un'affezione spasmodica nel sistema dei nervi vasomotori , non andremo forse errati nell'amm ettere che il corno d'Ammone sia il centro vasomotore cerebrale e r.omprenderemo allora perchè qncst'or~ano fino ad o1·a così enigmatico sia anatornieamente coll(}gato cotl rno)t~plici u~ioni ,all't~ altre purti del sistema nervoso centrale. Non ci sarà difficile ora comprendere una intera serie di miste; riosi fenomeni, spiegheremo il perchè tuttora in luogo di un accesso epilettico propriameme tipico si sviluppi invece una psicopatia sotto forma di stupidità e di demenza c perchè tal'altra fiata pr_edominino i fenomeni di contrazioni 5tatiche. Non tt·attasi in que-
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107 sti casi che di conoscere quale regione vascolare sia stata afl'etta. Se le porti colpite sono gl.i emisferi cerebrali medii e posteriori, avretno perdita di coscienza o disturbi delle facoltà mentali. Se l'affezione prende sede di preferenza al cervelletto si manifesteranno le contrazioni staticbe, se nei soli cerebrali anteriori, delirio furio::;o. Da queste osservazioni si rileverà che lè norme terapentiche potranno d'ora iu poi seguire jndicazioni più precise e meglio delì• nite. Se si osserva che i disturbi di circolazione alla periferi~ formano il punto ' di· partenza e7iiologlco dell'affezione generale e ·dbi singoli accessi ci adoprer~mo a combattere l' aHezìone locale coi mezzi che stanno in nostro potere. Così impiegheremo il calore o i revellenti cutanei nello stato spasmodico di una regione arteriosa· periferica, nello stato di rìlassamento ci appiglieremo di prefErenza all'uso del freddo. Avremo ancora una guida preziosa per l'applicazione di quel mezzo nervino per eccellenza che è l'elettricità. Ho creduto opportuno far precedere queste nozioni perchè fa ùuopo, prima d'inoltrarsi in questo studio, possedere l'esatta storia nosologica dell'epilessia . .In altra oc<!asione mi tratterrò più diffusa· mente sullo studio di questo morbo. (WièiWI' ll'ledizinìsche Zeitung). Diagnosi chimico-microscopica. delle varie forme d'albuminuria.
(Dott. RoBERTO ULT)Òr.u\N.)
L'albuminuria, come è noto, vicn distinta in Yera e falsa. Per albuminuria vera noi inLendian'O uno stato patologico dei reni. ' sia questi organi presentino notevoli altet·azioni di ;truttura, sia f;he non si scopra io loro modificazioni apprezz:~bili. Per albnminul'ia .falsa invece intendi-amo certè aflezioni della pelvi renale, urete1•i- e vescica, nelle quali l'albumina si separa a spese del ·siero ùel pus; per la quale circostanza la quantità di questo principio sta sempre in rapporto C<lll quella del sangue o del pus contenuto nell'orina. Se in una certa quantità d'orina, libera affatto da pus o da sangue, giungiamo a scoprire la presenza dell'albumina, saremo certi d'avere a fare con una vera albuminuria. Ma anche allora che l'orina essendo inquinata di marcia o t.li siero del sangue, ci sommi· nistra l'albumina in mag~ior copia di q:~ella che .potrebbe cort·ispondere ai principii- albuminosi del sangue o del pus, dovremo
i08 diagnosticare una vera albuminuria, \lna complicata all'albuminuria falsa (allJuminuria mista di "Vogel). Tra i prinoipii albuminosi nelle aJTezioni renali genuine, noi tro~ viamo l'albumina del siero, e soltanto allora che havvi mistione di sangue, p. e., o qualche altro liquido albuminoso coll'orina, troviamo anche l'albumina che a questi liquidi appartiene. La ubrioa non riscontrusi che ne~li essudati cruposi o nelle emorragie dcll'ap· paroto orinurio. L'orina librinosa, cosl chiamata perchè coagulabile, come spesso si riscontra nell'isola di Francia, non si è mai riscontrata nei nostri paesi ove invece trovi3mo spesso in certe allezioni un'orina siropposa e densa come il mtolc, alterazione che dipende d3 pus reso alcalino e sciolto. Tali orine si fanno più tenui coll'aggiunta d'acqua e trattate coll'acido acetico, d:inno un precipitatCJ bianco, contengono adnnqtJe un alcali-albuminato che si for ma per l'azione cne un'orina fortemente alcalina esercita sulla marcia. Nell'orina normale non accade di rilevare mai l'nlbnmina del siero, beusì l'albume d'ovo qualora l'individuo si sia cibalo largamente di questo principio, si potrebbe riscontrare anche nell'orina normale, pea· quJnto asseriscono 11ernard, Bccqucrel ed altri. Io stes110 ho e· spel'irnentaLo ohe una minima quantitìa di alburnina, tutt'al più O, ·1 per r.ento pnò trovarsi nell' orina senza inconvenienti in uomini giovani, sani e robusti, e Vogel fa menzioni di Simili casi da lui osservati e registrati nel suo trallato delle malattie dci reni. Tali albuminurie furono scoperte sempre per caso da indì,•idui che analizzavano le proprie orine, e questi per la maggior parte medici, erano non poco mera,·igliati nello scoprire nella propria orina una cos} palese reazione d'albumina. lo fino ad ora osservai questa albuminuria SII otlo colleghi in condizioni di perfetta salute. L'orina di solito prcscnlavasi, chiara, fÒrtemente acida cd aveva un forte peso specifico (da 1 025 a 1 035), la quantilà emessa nelle 24- ore oscillava tra WOO a 1iJOO grammi. Oltre l'albumina non osservai alcun altro principio abnorme, nel sedimento si scorgeva talora coll'aiuto del micrCJscopio acido urico libero cristallizzoto. L'analisi quanLitativ:t dell'urea e dell'acido urico mi diede a constatare che ambidoe questi principii, Yé!nivano separati in maggior quantità del normale. La quantità doll'urea nelle ventiquaLtr' ore era di 35 a 45 grammi, quella dell'acido urico dn O, 7 fino a 1, 2 grammi. Osservai una simile albuminuria per due anni su di un mio colleg:t, senza che abbia potuto accertarmi da quanto tempo durava
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prima che intraprendessi ad osser,·al'la, c dopo questa durata di due anni spa• ì spontaneamente senza più ritornare, in altri persiste tuttora, ma ella è cosa dtl~tta d' attenzione che anche qursta piccolisSima quantità d'albumina va soggetta a g•·andi variazioni ed nccade spesso di vedere ora mag~;iore, ora minore allernativamentl) in un solo giorno e sparire :Jilche temporariamenlo; anzi qualche volta perdesi ogni. tt•accia d'aluuminll quando l' oriua emessa mezz'ora prima. dava la reazione che rivela la presenza di questa sostanza. Spesso questa albuminuria si sospende per giorni cd anche per settimane ~a lbuminmta pe1·iodica) ma poi ricomparisce c persiste pur un tempo più lungo. L'ora, la nntriziouo, sii sforzi fisici cd intelleUnali ·,~on esercitano ull'appreZ?.alJile influenza su quèsla albuminuria. lovero dopo un lauto pasto si sarelibe riscontrato talora una maggior copia d'alb1tmina, ma è certo altresì che spesso la reazione ha aumento. Nell'orina emessa nel mattino, all'ora cioè che questo liquido trOYasi allo stato di massima concentrazione, si scoprono tt·accie sensibili di albumina, nsentre quella segreçata durautc una lullga marc1a non dà reazione alcuni\. Siamo all' oscuro Jino ad ora sulle canse d\ questa spu(:ie d'albuminuria. Dalla costi· tuziooe stessn dell'orina ~i può nmmettere che forse un'orina mollo ac1da e concentrata pos~a esercitare sui reni una azione irr1tat1va e che io se~uito a questn Irritazione renale abbia luogo l'albuminuria (Vogel). Ma pure sta il litllo che ~e si be\'C molt'acqua in modo da rendere J'or·ina più tlilnita e meno acida non si riesce con ciò a liu· scomparire l'albumina . Si potrebbe inoltro mettere questa albuminuria in relazione coll'aumentata funzione d'acido urico cd aumentata secrezione (nefrolilia~i incipiente) ma anche in questi casi non si riuscì mai a scoprire un solo corpuscolo di pus o di snngue, i quali in ogni caso dovrebbero riscontrarsi quando l'acido urico vico segregato dalle prime rie orinarie. Non si scoprirono mai cristalli d'acido mico nell'orina di recente e~pulsa, chè fJHesll si sepal'a\•ano sempre qualche ora dopo. !\'la daochè ad onta della graude quantità d'acido 1.1rico contenuto nell'orina, in nessuno di que~ti cnsi si è veduto svilupparsi mai la nefroliliasi (c ciuCJue di questi casi io ossca·vai accura tamentc per anui cd anni) cosi l' ipotesi sua1:connata perde sempre più di veros1miglianza, bcnchè sia già noto che in una aumentata formazione di acido urico, come suole b slegsa sopravvenire nei processi artroreumatici, spe~so si abbia per ellctto il calcolo renate. Onde tentare di sciogliere l'acido nrico separatosi entro le pricne vie orinat·ie, si somminist1'a iuteramentc poi' il se-
iJ O guito dì qualoho settimana ìl fosfato di soda ed il bìcarbonaloJ a parti eguali, senza però aver potuto vincere l'albuminuria. Questi casi noi non possiamo qualificare come parzi;;li aO'ezioni parcnchimatose croniche e limitate a piccoli punti del parcnchima del viscere, giacchè in primo luogo mancano tutti i segni loro pt·uprìi nol sedimento ; in secondo luogo questa albumioul'la non dovrebbe essere cosi periodica e non manift:starsi a vari g•·odi d'intensità; finalmente si potrebbe ammettere un'altra causa. cioè un disturbo di circolazione in seguito di un'abnorme innervazioue dei vnsi renali ; nta è hen difficile ri nLr·acciare la prova di una tale ip~ tesi, pet·chè è quasi impraticabile la recisione dei nervi renali nell'animale vivente, e solamente per analogia si potrebbe ammettere con qualche probabilità che come il taglio ùel simpatico cervicale induce un:~ dilatazione ed una ipcremia attiva ~ei vasi della testa, così un fenomeno simile potrebbe accadere nei reni, nel cnso si recides.;ero le diramazioni del simpatico che ai suoi vasi si distribuiscono. Con questo modo di spiegazione si sarebbe tro\'ato anche un meccanico momento (vale a dire uuo stato paralitico dei vast renaJi cor·t·ìspondont.e illlu duPata di questa nbnor·mo inncrvazione) il quale Sl)icgherebbe UnO aÙ Ull certo punto la pcriodicità dell'aJIJumÌDUI Ìa. Come possiamo adunque spiegare il passaggio dell'albumina dat sangue nelle orine? Stando alla teoria meccanica data da Ludw:g ~u ll n secrezione oriuaria, noi vediamo che il glomerulo sta in rapporto colla capsula malpì~hiana, mediante le sue arterie afferente c deferente, delle quali l'ultima (l'arteria deferente) ha un calibro più ristretto della prima. Anche la somma di tutti diametri trasversali delle pilt esili Ul'Lerie della ,·etc mirabile è molto rn(lggiore tli quello dell'a•·teria deferente. Per questa disposizione il sangue del glomerulo deve essere sogc;etto ;~d una piit forte pressione in questa parte che in qualsiasi altra •·cgione vuscolare; pertanto tutto ciù che può essere spl'r.muLo sotto questa pt·ossionc deve comparire nelle orine. Il san· gue, t< specialmente il suo siero, contiene albumina (albumina del siero) cloruri alcalini (cloruro di polassa, cloruro di sodìo) fosfati lcrrosi (fo:>lato di calce c fosf(s to di magnesia) fosfati alcalini (fosfato di soda) o solfati (solfato di soda, solfato di potassa) inoltre materie estrattivo che consistono in prodotti di metamorfosi regrcssive. L'orina nol'male contiene tutti questi clementi, falla eccezione dell'albumina, 1n:1 in sua Tecc contiene le materie risultanti dalla metamorfosi n:;;re;;si,·a (urea, acido urìco, creatinina, ecc.} e per mezzo
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degli epitelii dei canalicoli oriniferi, i qnolì sembrano rivestirsi più specialmente di queste sostanze esr.remenlizie deve accadere, che le sostanze stesse si trovino in 1Mggior copia nelle orine che nel sangue. Se adunque noi troviamo nell'orina tutte le materie sciolte nel sangue, eccettuala l'albumina, la causa di questo fattu deve ricercarsi nella materiale costituzione dell'albumina stessa ed uM soluzione d'albumina non potrà paragonarsi come tale a quella d'un snle solubile. Ora esistono realmente essenziali dillercnze tr:l le so· luzioni d'albumina e quelle dei sali solubili. Se per parecch1 giorni si lascia riposare t:na soluzione d'albumina , tenendola espo!<ta ad una temperatura fro::sca o poi si esamini i suoi strati, tanto superiori che inferiori nel loro peso specifico, si trova ohe non v'ha di!Terenza alcuna lt·a loro, tutto ciò rispetto ad una soluzione perfetta d'albumina. Ma mettiamo il siero del sangue in un vaso chiuso al suo fondo per mezzo di una membrana animale, e meUiamo questo vaso iu nn alt.ro recipiente pii1 graudc c pieno d'acqua Jistillata, vediamo che i sali fanno passaggio dal primo al secondo vaso, altraverso la 111embrnna, ma non l'albumina, soltanto p.itl tardi , quando o la mc111brana o l'albumina cominciano ad all.er:1rsi, allo•·a passa anche quest' ultima; oppure sottoponiamo il liquido albuminoso ad una pressione, l'albumina si fa strada per la membrana (IIoppe, WaUich). Ma il liquido spremuto ha un peso specifico mollo minore d1 quello che si trova ancora nel primo vaso. Così non succede per ~~~ altn corpi : zucchero, solfato di rame, ccc., poichè con questi il liquido spremuto ha 1~ 11 peso specifico 11f$\HIIe al peso del liquido rima~to. Questo fatlo ci rende nolo che l'allw.mina non fol'lnn uua soluzione cosi perfetta quale la . pnù fa~c il sale co111une. Eguale si· gnifìcazione ba per noi la schiuma di un liquido, specialmente se le bolle della schiuma si tratten5ono sulla superficie del liquido per qualche tempo, ci fa sospettare cioc in uua soluzione imperfetta. Se 1} un rutto constatato che le soluzioni d'nlbumina attraversano le membrane animali pit• difficilmente che le soluzioni di sali, ci sarà facile l'ammettere che la molecola d'albumina è più ~randc di quella di un sale; eù am111etloremo sempre mo~sior proUabilità u questa ipotesi, se porremo mente al grande peso atomico dell' albumina (72 atomi di carbonio). Pertanto Il Graham ùil'idc tutti i corpi in colloidi c cristallllidì, c chiama colloidi quei corpi che <lifficilmcnle trovano pil$$nggio lra\'crso una membrana animale, c che non cristallizzano. All'incon·
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tro, chiama cristalloidi quei (:be van soggetti a cristallizzazione e facilmente passano pet· le membrane ; applichiamo questa distinzione all'albumina e troveremo senza dubbio che de~sa appat·titlne ai corpi c~ lloidi. ' ftiepi losando \:iò ehe si è dello diremo : {" che la soluzione d'a)· bumiuo non· deve considerarsi eguale a quella dei ~a li solubili, come, p. e., di solfato di rame; 2• che la molecola <l'albumina deve essere più grande che quella del sale suddetto ; s· che l'albumina passa difli<:ilmente per le membrane animali intatte e soltanto ,.j passa sotto una forte pressione. Applichiamo ora 1 ~:: proprietà della soluzione :ilburoinosa alla t:eoria meccanica di Ludwis sulla secrezione orinaria, e troveremo che il sangue nel glomerulo sottostà ad una pt·essionc più fm·te che in qualunque altra. provincia vascolare delle reni e per ciò atlra' 'erso l'animale mcmbrano, esistente tra il sangue da una parte e l'acqua dell'orina dall'altra, e che risulta costituita dalla parete delle arterie e dalla parete della eapsula malpighiana, attraveJ;s.o una tale membrana d<1vrannu passare tutte le sostan:w che vanno soggette a qt1csta fisiologi\\a pressione e che possono penetrare in questa stessa membrana. Se anche non vogliamo rnppre~entat·ci la secre· zione orinaria quale nn semplice filtro opet·ato <la una fe>rza premente, egli è certo però non potersi negare che questa forza premente almeno ·sostenga un ·processo di diffusione fra due liquidi (sangue nel glomerulo cd orina nei t ubuìi ot·iniferi), i qua li liquitli sottostanno a dimensioni di~uguali. È cosa pr·obabile che anche certi processi chio. ici abbiano una parte attiva in questa funzìone, altrimenti non sar.::bbe possibile la secrezione di ·un'orina acida da un sangue alcalino. Questa membrana endomotica nell'apparato orinario, la quale è costituita da una parte dalle esilissime par·eti anteriori e per l'altra dalla parete della capsula e da quella dei lu buli, sembra ÒP sia stata fta natura cosi costituita da permettere il passag~io delle più piccole moJecole appal'tenenti alle §ostanze cristalloidi e tenere int.liett·o le più grandi delle materie colloidi ; per· que~ta ragione nel· l'orina normale non troviamo la minima ta·accia tJ'albumina. (Continua)
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(Wiene1·-M edizit~ische- Presse).
H3 Contribuzione a ll'anatomia micros copica delle glandule. (~or.L.)
ç>Itre ai ~etodi di macer~zione u~~ti ,ip ,al~ri ~noi la.vori, r:a~f.ore ,si servì,di vari mezzi d'indurimento, tali furono l'acido osmicÒ (1',2,010) il cromato di potassa (2 Ol()') e l'alcool ; ,gli 0{5gelti trattati con queste due ultime sostanze furono poi sottoposti con molto vantaggio all'imbibizione di carmino. Per mezzo di questi metodi combinati egli trovò alla gianduia suhmascellare dei conigli che o~ni a~ino è circondato da .una ricca rete di cellule li,sAie, i di, cui prolunga,mepli in varie gui~e <tJa·amati formano nu)'ner.ose anastomosi e mM,da,no finissime ap,pe\)djci tra le cellule epiteliali dell'alveolo. !liolto · più chiaramente apparisce questa disposizione nella gianduia lagrimale del vitello, della pecora c del porco, dove le cellule e le trabecole costituenti quella rete sono molto più s,·iloppate fanno più chiaro contrasto col te,ssuto proprio della gianduia. Le' cell ule specialmente sono molto più larghe efl al p1,1n~o della .loro intcrsecazione a,p.p,aiono come in form a di seinpnna e m1cleate. .Mentre cl}e ~1ell'int.erno dell'acino delle glandule, ora menìovate, trovansi cellule ricche oltremod•l di protoplasma, chiar.amente nuclcate di torma ovaLe, nella gianduia submascellare del cane scopronsi gli alveoli ripieni di una massa trasparente ed omogenea; metamorfosi mucosa de,lle cellule glandulari (Beidenhain). L'autore dà piena conferma all' esperimel'\to di Heiùenhain, mediante il qual~, irl'i tando la corda de1 timpano le cellule eh ~ hanno subHo la me,tamor(osi rilucosa 1 possono essere surrogat.e da cellule protoplasmatiche vit~li. La matrice di questi nuovi elementi ' 'ien somministrata, secondo il pare).'C di Heidenhaio, dai cosi delti corpi del Giannuz:~.i, i quali risultano da un accumulo di cellule a forma di semiluna. Per mezzo dell'imbibì. zione di car mino l'autore potè convincersi che :questi cqrpiccjuoli non sono come dapprima poteva credersi, identici all_e. cellule del tessuto reticolare upi ~ivo, rpa re c,lifferi sco~o - L'a:1tR1:~ .no11- ~ç~etta la spiegazione che H cidcnhain dà su questi co~pi, , che ;ciçè abpi~po origine dai nuclei e dai prolungamenti delle cellule nuove.circosti\nti all'alveolo, giacchè all'infuori di questo contorno colorito in rosso vivace dalla imbibizione di ca.rmino, si può scorgere ancora l'inviluppo di te:;s11to unitivò munito qua e là di ri~onfiam en ti nuc!eati. L'aver osservat o che negli interstizii esJstenti tra i singoli alveoli, Giornctle di Medio. milit. 1870
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specialmente delle gl:~ndule irritate si scoprono numerosi corpuscoli linfoidi, condusse l'autore all'esperimento dell'iniezione di r.inabro. nella vena jugulare, ma gli fallì la speranz11 di ''edere il passaggio dci c01·puscoli colo1·iti dll cinabro, dai vasi snnguigni negli spazii intral\'eolari. Nella gianduia submascellare del porcellino d'lodi a i singoli alveoli sono sempre o degenerati per una rompleta metamorfosi mucosa o ripieni di cellL1le ricche di protoplasma. Sembra risultare da ciò, che tutti gli alveoli o forse anche qualche parte di gianduia sieno Mlpiti da metamorfosi mucosa. La gianduia dell'uomo, in rapporto a questa disposizione delle cellule, sta di mezzo ira quella del cane e del porcellino d'India. Boli per mezzo della punziooe ottenne, nella prati.cle, nella la~ri mnle, come pm·e nel pnncreas di varie specie d'animali, anelli r·cgolari intorno ai singoli alveoli ripieni di bleu di Prussia. Lo stesso si vedeva se colla legatura della \'Cna jugulare o col mettere allo scoperto la gianduia provocava un edema artificiale. Da queste glandule edematose che l'autore po1.e a gelare in una miscela frigorifera potè procacciarsi dei 'pezzeUi finamcnte tagliati i quali fu1·ono esaminati scnz'nltra aggiunta o tutL'al più con una debole soluzione di nitrato d'argento, quest'ultima in tutti quegli spazi che contengono tlll tluido siero-albuminoso dà origine ad un precipitato sranulare bruno. Confrontando tra di loro molte di queste particelle recise si riconosce chiaramente che quegli spazii circondano l'acino a guisa di guscio e separano cosi gli alveoli ed i \'asi sanguigni; non si potè lino ad ora dimostrarne la relazioni.' tra q11esto ~istema tli lacun e cosi esteso e così complicato, cd i vari Jinfatici. Riguardo alla parete degli alveoli si trovò che la medesima è in sran parte e forse del tutto chiusa ed è fMmala di 2 3 5 <:elJuJc aventi forma tli stella. l prolungamenti di queste cellule son più grossi e per ciò più prominenti delle nltre parti, ma posano soltantQ su di un rialzo reticolato dei corpi cellulari presso a pot;o come le coste della superlicie inferiore di una foglia di platano. La sostanza fondamentale apparisce come quelle appendici o pettini longituclinalmentc s~i•·atn. Il numero delle cellule come In hm~hezza di quelle costole è mollo varia ed a questo varietà dobbiamo ascri· vere il diverso modo con cui gli au tori descrissero la membrana propria delle glandule salivali e le diverse ipotesi emesse in proposito. Per ciò che spetta ai condotti delle glnndule l'iniezion<~ fredda :.l bleu di Prussia nei pii1 srandi condotti condusse l'autore ai risnl-
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tati che già da tulLi si conoscono. Così pure egli potè confermare le opinioni di Giannuzzi, Langerhaus eli Ewal sni condotti più piccoli e terminali. Soltanto, contrariamente a quanto asserisce Langerhaus egli non trovò alcuna membrana. propria nelle diramazioni che pelletrano tra le singole cellule glandolori. La medesima membrana viene scambiata coi prolungamenti delle celJule nel centro degli acini, i quali prolungamenti si estendono frammezzo aliP. singole cellule, ma senza formare un •·eale invìluppo di quei esili e tortuosi canali. Nei testicoli del coniglio e del riccio la membrana propria mostra dei numerosi nuclei. lisci. La rete intralveolare si manifesta q.ui, come l'ha descritta l\lerkel, mollo sviluppata ed in parte pro; veduta di nuclei, ma non si potè stabilire con certezza la sua relazione colla membrana propria. 8 notevole nei testicoli di ambidue questi animali la strutt11ra dci capillari sanguigni ; dessi consistono in cellule a còntorni spiccati, grandi , poligonali, e somigliano piuttosto ad otriceUi epiteliali. Nel passaggio dalle arterie alle vene la parete che prima non aveva che nn solo strato si copre di un deposito di cellule fusiformi. L'autore osstJrvò anche nei reni tanto nella loro sostanza corticale come nella midollare, quali inviluppi dei tubuli, membrane composte di cellule granulari ; non esistono prC>longamenti instratnl.ndari, bensì vi svno delle trahec<>le d'unione tra le singole membrane dei vi1·ini canal icoli ori n il'eri. D'accordo con Eberhk, l'autore trovò nel fegato della ''acca oltre alla roto caplllare, un tessuto particolare di trabecole in vari modi diramatosi con numerosi rigonfiamenti muniti di nucleo; io stesso si trovò anche nel ftJgato dei giovani porcellini d'India e m quello dell'uomo. Ancor più chiaramente si rileva questa anatomica dispo· sizione nella clesencrazione cirrotica dove le trabecole sono ispes· sile ed' i nuclei si l'erJdono piit visibi li. (Cent1'al biuti.) Osservazioni sulla. ricet·ca. della rifrazione ooo.lare per mezzo dell'ottalmoscopjo,
(Dottor M. Wou~ow .) Fin dal tempo della sua scoperta l'ol.talm oscopio f'u impi c~a to non solo a riconoscere le malattie del fondo oculare e dei mezzi rifrangenti, ma anche a ricercare la struttura dell'organo c delerminarne la rifrazione; a tale intento sono necessari alcuni principii d'ot.ti1:<1 eh··
i16 servir devono di base alle nostre diagnosi. La migliore esposizione di questi principii e della loro applicazione nel determinare le anomali di rifrazione travasi nella bellissimu opera del prof. MauLhner ( Scbrbuch dell' Oplhalmonegie ). 'flro,·iamo nel suo libro una completa teoria di questo metodo ll"in, cstigazionc; secondo questo autore trattasi dell'occhio come di uno strum ento di fisica onde poter stabilire dei ben determinati principi1. La misura della rifrazione coll'ottalmoscopio è calorosamente discuS$:1 anche i!1 pratica, dal 'che se ne de~·e infcrire che le leggi che SI sono fissale non si possono applicare a lutti i casi individuali e che perciò non .si può lhro a meno dell'esame o~tome td no. A qnosto certamente non pensò il Mauthoer, chè 31Lrimenti l'ottalmoscopio di Seger èostrutto ~osi Ja poter rice"ere ogni sorta di lenti non sarebbe stato da lui modificato in modo da essere 11sato con 6 od 8 lenti anne-;se, col quale t·istretto numero al certo non è possibile riconoscere tutti gli stati ili rifrazione di cui l'occhio umano è suscettibile. IJer quanto 10 credo, col mezzo dell'ottalrhoscopio applicato all'occhio virente si potrà tro\'are dei valori approssimativi sulla sua nfraziooe, ma non mai ottenere precisi !'Ìsultatl; il difetto non risiede n ell'i~tru mento, bcnllì nell'occbio del paziente od in qudlo dell'ossen•ntore. Accennare ad alcune cause che non permettouo all'ottalmoscopio di procurar,;i delle soluzioni esatte ~ quanto mi p1•opongo di fare nel presente lòCriUo. Se coll'ottaln toscopio si intraprende l'esame d'un occhio :~Ilo scopo di riconoscere il suo stato ai rif'razit1nc ed applicarne i risultati ottenuti alla e<~rrezione delle possibili anomalie, do\'remo por mente tutte quelle condizioni che possono ostarc al nostro intento. Noi vogliamo intanto conoscP.re la forma e struttura dell'occhio, non il suo adattumento in certe circostanze; è necessario adunque che prima d'ogni cosa si abolisca l'accomodazione del paziente, questa funzione non si sospende spontaneamente in una camera oscura •:ome La Inni credono, ma ci occorrono ripetute applicazioni d'atropina. Mil anclw (lltenuto ciò nel nosll'O paziente dobbiamo poi essere sicuri noi stessi della nostra accomodazione, hisogna cioè sapere esattamente quanto tlllO stesso uomo ne mello in uso in un dato momento; ma questo è impossibile e l'hanno dimostrato le ricerche r.li Helmolz, Wolkman, Wundt cd altri: si andt·ebbe errali se si c~edesse di accom'odat·e esaLtamento l'occhio per una determinata dbtanza c poi controllare l'accomodazione colla misura della distanza medesima. Oen di rado e solo accidentalmente si potrà in Lal modo
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raggiuqgere un valore lJreciso. A~g-iungasi che upi rnisul'ando al pii1 delle vol-te,. la rìfrazio.i'le eon, un s.o!.o, occhjo eaclu.dhuuo la com?~r gcn~. ·la quale, pu're dovrebbe .èssere valutata. f>iremo adtroqu ~; che l'ossettv.at,gre potrà con vanta~gio sllpplire alla groprìa !lrt;omoda~iour., con lenti, .cOn\'esse pe.toiò egli d~ve as$icmarsj ('.Jle il st10 occhio n~n, $Ì acr;omop i, Ma se p,er wara}jz?;are li! fn,nzìQ.oe a aèo m,ò~ati:va abhiatn~· bisogll4) di lìipehJte in:sti!Jaii.ioni ù'atropinn, certamente lfl· sola volontà f!On sarà sui:Jìcierne ad ol:.tenew queSI.à condizione e bepehè si c~eda di poter tener l'occhio in uno stato. di perfetta quieLe pure un~ legg(l;c:l. tensione. accomorlati~·a ha sempre luogo . Sem,!! dubbio que.sto s,.u~code .npgli iperme:tt;opi, n1a non di rado anche nei miopi si opèJ'Q uno &pàsmo d'accomodnziOl'je che ba per effeH-o un sensLhile aumento della miopia specialmente se l'occhio si fissa ver lungo tempo. ~;il>· luce qifl~ss.a 1ijal (o11ùo oe&!n.re Q pt:o.veniente Gl!! una. sol!\ tnnt.e luminosa· non mancherà d1in1luir,e sulla chiarez?.a della immagine che si r.iceve e conseguenlemente sulla d.istan2a alla q.uaJe dessa im1nag~ne potrà veder$i. lJn occ.hio molto. pigmen~ato assorbi11à molt-o ma~9;ior <J.I.Umtità ili Ju.ce .;be .tt:n .a.cehio. pGiVelto. di pih"!!l(}n.to, p.~r.cìò il prim:o. sa1•;\ rnGJto meno iJ,J.um~J~11to,, darà ura'irnmagine m.enG (lbiara e ricbiei:led minor (l.istanta pe( Rarte delltosse.rvatore. l moVrimenti della pupilla (negli ot;cbi no.n atropinati) come pwie i movimenti derr;li occ·!.ii esercìteranno egualmente un'influenza perturbatrice. · L'oggetto più importante per Ja ricerca della rifrazione col mezzo dell'ottalmoscopio è il rond'o d1lll'occhio, e precisamente le parti vi~ihili deJio stess.o. Tali sono la macchia Jutea, la papilla del nervo ottico ed i vasi. Qu·eshè parti devono essere ''~dute al più c!Haramente pos~ibile, se voglÌ(Imo con sicurezza giudicare della rif1·azione della parte in cui esse gi·acciono. lmporta anzi tutto trovare la rifrazione nel huogo della vista diretta cioè nella macchia lutea. Però questa parte l.'·l'es,entasi all' OFChio dell'osservatore poco. dif:ferenJ.e dalfe a}tre che la circondano. Secondo Mauthner la vediamo in alcuni' casi come una semplice macchia priva di vasi e fortemente pigmentata attraverso la quale si veg{;ono dei raggi rìflessi, oppure"' come nna macclJ\a più chiara circondata da anelli lucen_tj, fenomeni tutti che non sono pc·· nulfa adatii a procurarci" una netta imagine. Perta1nto la macchia lutea non ci può servir di guida ne!Je nostre ricerche. Ben diversi risultati abbiamo daJJ'esame del:a papi\la e dei vasi . Questi oggetti sono chiaramente visibi:i, ~ noi pos-
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siamo forse trovare con più esattezz11 la lente che corrisponoe alla rifrazione dell'occhio, ma sarà questa la lente adattata a correggere la vista del malato'? Parmi che la risposta ad un tal qùesito debba esse•e negativa. Per vedere la p apilla noi dobbiamo far rivolgere l'occhio del paziente verso l'interno, cioè guardare attraverso una parte della cornea posta · fuori della linea visuale; come sappiamo questa parte di cornea possiede un grado di convessità maggiore dl quella che giace •nella linea visuale ed ecco che ci trov_iamo subito a fronte di mezzi ottici diversi da quelli che stanno nell'asse diottrico dell'occhio e troviamo l2 rifrazione di nn punto dell'occhio per il quale l'ammalato non' vede, Ja rifrazione di un punto cieco. Valga lo stesso per la ricerca dei vasi le di cui più grosse diramazioni giacciono verso la periferia; mentre la macchia lutea e )e parti ad essa vicine non possiedono che esili rami. Scorgesi da quanio si è detto, es:>ere affatto impossibile addivenire a determinazioni esatte di rifrazione coll'aiuto dcll'ottalmoscopio. Non neghiamo però che l'ottalmoscopio ci presterà sempre grandi servigi in que:>to genere d'in,·estigazioni come mezzo atto a darci seinpt·c risultati di qualche valore, ad abbreviare l'esame ottometrico, e premunirei contro le frodi dei simulatori e final~ente a farci rilevare lo stato di rifrazione degli occhi amaùrotici nei quali è impos(C&utml Blatt.) . sibile l'esame ottometrico. Oanonistica. dell'emboUca. p er tumori.• (BIRH·HIRSCHFELD.)
Ai rari casi Ji tumore' con metastasi nei quali si fann o vedere direttamente le particelle del tumore trasportate, e associate all'in· du ~im ento di tessutQ fattosi nelle parti. vicine l'autore ne a.ggiunge altri due i quali per molti riguardi presentano una notevole concordanza coi casi pubblicati da Weber. Tt·attavasi nel primo di un uomo d'anni 34 affetto da grosso encondroma alla regione della spalla destra. li tumore era per la maggior parte dei suoi strati periferici ossificato,si rammolliva sempre più verso il centro e presentava una cavìtà all'ingiro ciel terzo supe· riore dell'omero quasi denudato; si eseguì l'esportazione del tumore nella quale ~pera zion e si dovett~ togliere 1'estremità acromia! e della clavicola e tutta la scapula. Dopo 6 giorni avvenne la morte in m.ezzo ai sintomi di soffocazione.
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AUa necroscopia si trovò la vena succlavia ùeslra non che le vene -cave ed il puore destro allo st.ato no.rmale. All'incontro, le medie e ,piccole dirilmazioni dell'arteria polmonare ripiene per lungo tratto di un detritus del tumor~ che presentava la consistenza di colla. In ambidue i lobi inferiori, vedevansi molteplici infarcimenti ram· moliti nel centro, inoltre pleurite conessudato purulento. Nella parte centralEl ili uno d,i qu?~ti foc,olai si con::tatò. un piccolo ratno artérioso pieno di detritus. Le vene polmonali ed il cuore sinistro liberi in tutta la loro estensione. L'esame microscopico dell'embolia diede a rilevare una identica tessitura e composizione del tumore originario. ll secondo caso si riferisce ad una giovane di 18 anni ehe nell!l suà infanzia fu afl'etta da rachÌtide, e che nel 18" ' anno riammalò per un tumore avente decorso molto acuto e che in breve invase tutto il terzo inferiore del femore. çirca ·10 mesi dopo l'amputazione del femore si dovette praticare la disarticolazione del femore stesso per essersi formato sul moncone un nuovo 'tumor'e molle' con tendenza a rapidamente e'stendersi. La paziente sopportò benissimo anche questa grave operazione, quando 6 mesi dopo improvvisamente diede segni di mania che continuarono con intensità or mag· giore ora minore, per 9 mesi fino alla morte dell'ammalato, i feno· meni di mania erano poi associati a quelli di una grave a.flezione' di petto bilaterale. Alla sezione si tro\'ano, oltre una (Elativa iperemia del cervello tre tu morelli aderenti fortemente all' endo!!ardio. Il piit grande di loro è legge1·me.rtte peduncolato e protrude nell'ostiò polmo'nale mentre gli altri due aderiscono tenacemetlle ai muscoli papillari ed ai tendinetti; ambedue le cavità pleuriche sono dilatate per Jo sviluppo dì altri tumori, il cuore spinto ·verso sinistra e superiormente, tutti e due. i polmoni sono compre~i nell'intera massa uei tumori fino ad ' un piccolo residuo del 1obo superi&re; la massa aderisce tenacemente al cuore a sinistra e circuisce l'aorta, trapassa il diaframma cd invade la milza con una propagine della grossezza d'un pugno. (L'autore fa derival'e l'iperemin de,l cervello e !e' alterazioni psichiche dalla ~ompressione e rest'ringimento dell'aorta toracica.) Le sezioni della grande circolazione, specialme'nte i grossi tronchi veno'si son liberi, egualmente le ghiandole linfatiche; ambidue i lobi superiori dei pol· moni presentano dei nodi isolati e molteplici per entro· il !urne di un'arteria pol~ona.Je. In uri ramo del diametro 3[411 ~éorgesi un embolo cartilagineo ed in parte ossificato, un altro ramoscello è egu'almentr otturato da ·una massa omogenea la quale dopo aver perfo-
120 ra(o le parete del vaso m:indà fuo~i alcune appendici, e viceve.rsa un brouèo di medìa grossezza vedèsi rò'tto dalla mqssa che !"o circoJtà:a este!·namente e che per mezzo di {>rolungamento ne ottura i llum.e'. Tutte queste m·etastasi presentano in tollo e per tutto una struttura idehticà a quella dei drte t'ò'mo'ri' della coscia, ma colla ditferenza che tra quelle del cuore destro prevalevano le cartilagit1ee èolpit,e da òs· sitìcazione a dive1·si stadiì e che nei polmoni oltre, le metaslasi càrtilr.ginee ed orteoidi si vedevano altresì pa·otlotti fibrosi e sarcomatosi. Ìp quJ~nto ai rappord degli emboli colle pareti dei vasi:, si trova' ' noù di r:Jdo an'che col microscopio una stretta a·elazione tra di loro· e l'attenzione si estende spesso 6no all' avventìzia, c sembra talora che· penet1'i fino nel garenchirna del polmon~. Inoltre l'osservazione ci ba inseguato che oltre i suddetti elementi vedonsi nell'interno dei vasi, corpuscoli san~uign: bianchi e ''asellini più piccoli con depositi ossitormi. V91~nc.io spiegare il modo di trasporto degli .emboli, in quf.lo.to ~1 primo caso l'autore inclina a credere cbe durante l'operazione un~ · parte della massa fluida del tumore sia penetrato nella vena ascellare )a quale per lungo iempo resti apc1·ta e nefla quale .di etco.Jo~.;ti manipolazioni si potè udire un rumor.e sìltilante come ehe l'aria vi fosse penetrata. Questa opinione sarebbe appoggiata dalla ptesema di depositi nvvel}uti nelle arterie relativamente grandi, 'dall'avere tutti gli ~mboli i medesimi rapporti specialmente col trugitto dei v~si, finalmente dai fenomeni clinici caratteristici. Nel menll'e l'autore coll'illustrazione del secondo ciaso conferma l'osservazione di Weber, che cioè le pareti dei vasi vanno aò unirsistredamente e fondersi in una materia omologa cogli emboli dei t~~ ·· mori e con quelli comuni sanguigni, esll nori allril.lllisce ai globuli· sc9Io:ati del sangue ,Ja facoltà ~i organizzare gli emboli come votrebl:!e Webcr ma ça•ede -piuttostO' di ~s~egoare una par ~e attiva e,piÙ<· .:: impnrtante in questo fenom'eno all'epitelio dei vasi. i>er spiegare J'aè- ~ : cur.mlamento di cellule tra la tonaca intima dei vasi rim;Ìsta illesa · di.soor,da non poso dal We)ler, poichè m1cntr~ quest' ultimo a~tri,bui sce queste prolificaziooi ad una specie d'inf~zion e dei tessuti, FaJI: tore le crede operate per formazione di globuli sanguigni biancni · ed aumentati nùdei nel parenchima polmonaJe. Tn egual mo•do egK fa derirare ,il r~J?ido svil,unpo dei. tumori 11i polm o~ i dai due sqpr~ accennati elementi t'on che troverebbe un ~ soddisfacente spiegazio'n.é· la complet-a metamorfosi ·di un tessuto già preesislente. (Òenlral Blalt.)
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L 'infiammazione nella legatura dell'arteria
(Dottor l\f. Tscuutsow.) Le osservazioni relative a questo argomento furono da me fàtte nel lnborat'ovio qel Prof. Recklin:ghilusen c l'ui a ciò ' ~ndotto dal lavoro del dottor Samuél (ricerche; sulla circolazione sanguigna nelle inlìammazioni acute). Dirò in breve dei risultati e dei metodi scelti dall'autore per lo scioglimento di questo problema. Poichè i singoli studi dell'infiammazìone acuta si avvicendano con molta rt~pidi tà, così è impossibile nei casi ordinari i di osservarli isolati. L'autore perciò rallenta il proces.so flogistico: a)' col\a bassa teml>eràtuta e b) coll!l preventiva Jo. gatnra deÙ'arteria carotide comune e dell'auriculare posteriore, come materia irritante egli ha impiegato l'olio di crolon, e come oggetto d'os~ervazione si sen'Ì dell'orecchio del coniglio bianco. Dalla scrte delle sue osservazioni abbiamo i seguenti risultati: Nel primo stadio dell'intìammazìone acuta Ila luogo un rallentamento, poscia stasi del sangue ~enoso e formazione di globuli bianchi in quest'ultimo. 'fulli questi fenomeni sotto le suacconnate condizioni si osservano ~Sià dopo 2~ ore.- Se~uo nel secondo ~tadio la congestione secondaria dell'arteria nella quale non si avea potuto riconoscere alterazione alcuna; ha luogo uua maggior pienezza ùell'arteria con essudato e tumefazione del tessuto. - Per questa secondaria congestione finisce la stasi e costituisce l'alleraziohe di circolo, propria dell'infiammazione, se la stasi non si scioglie subel)Lra la necrosi. 1o ho ripetuto gli espel'imenti del sig. D. Som uel sulla circolazione del sangue nelle infiammazioni acute con e senza legatura dell'arteria carotide comune impie~ando egualménte l'olio di Crotontiglio come materia irritante; per tendere l'osservazione più comoda c più chiara fissai le orecchie del coni~lio c011 un filo alla pelle della fronte in modo l!be sta....ano sempre distese. La frizione con olio di Crotontiglio fu praticata dj solito lu n~o il tragitto dell'arteria o nella metà superiore deU' orec<;hio. Con una debole irritazione (I 12 - 1 goccia cou legatura) tls:;ervai dopo 6 -1 O ore un restringimento deHa arteria, questo però non era costante e dopo breve tempo succedeva una leggera dilatazione, a questi cambiamenti del diametro del ''aso seguì una dilatazione dei vasi specialmente delle vene per un tempo pitl lungo. La circolazione che dapprin1a erà variàbile si accelerò, fece si un piecolo cssu-
122 ·dato dietro il cui sviluppo la circolazione subì un ritardo. Nelle vene, durante la contrazione dell'arteria e la formazione dell'essudato vidi non di rado dei globuli bianchi. J.-'infiammazione senza lezatura (con debole, irritazione, si diff~ren zia dalla sopradescritta in clò che questa e~ordisco più presto) per lo più dopo due o tre ore; inoltre la contrazione dell'arteria era'più debole e talora factlvasi impercettibile la corrente sanguigna affrettata prima e dopo la formazione deWessudat.o. Il rossore e l'essudato maggiori, la temperatura più elevata. Nella. forte irritaziQne (2 - 4 gocci e con legatura) il lume dell'arteria rimane per lungo tempo ristretto. La circolazione è rallentata. Nelle vene e non di rado nelle arterie si \•cdono globuli bianchi, dopa qualche tempo quasi spariscono ed il lume delle arterie e delle vene si dilata alcun poco, e la circolazione sì fa più rapida; l'essudato' che dapprima era appena visibile aumenta, ma dietro il suo sviluppo la corrente sanguigna è di nuovo ritardata per efl'etto di meccanica pres· sioue: Il rossore infiammatorio e l'essudato son ridotti a piccole proporzioni. Questi fenomeni ponno essere osservati entro le 36 ore e talora più tardi. Può anche avvenire che solto una forte infiammazione' o con un animale debole la circolazione .arteriosa non si ristabilisca più, si faccia una completa stasi, il sangue si coaguli nelle orec· chic c~c diventano olivastre, fredde e secche. Nell'infiammazione senza legat1,1ra osservasi dopo temp1 di1rersi un ' notevole restringi mento delle arterie e delle vene con ralleutamènto de!la corrente- Il qual fenomeno si può riconoscere da ciò, che la metà sùperiore spalmata di crotòn si fa più pallida·. Nel vasi si ve.· dono spesso i corpuscoli bianchi, l'essudato non si opera uapprima nel luogo dove fu praticata la frizione ma nelle sue vicinanze, col suo sviluppo la circolazione viene affrettata. • Questi falli m'indussero a conchiudere con grande prohabililà, che le prime alterazioni dell'infiammazione si facciano nelle arterie, e che i fenomeni della parte del sistema venoso siano succes~ivi. (corpuscoli esaminati al microscopio risultano costituiti di fibrina con globuli sanguigni bianchi e pochi rossi . La· .formazione e sviluppo dell'essudato dipenderebbe dalla congestione secondaria, cioè viene confermato da quei casi nei quali Ì'à'rteria nell'infiammazione senza legatura si restringe; durante la con· trazione dell'arteria ed il rallentamenl.o della corrente sanguigna, l'essudalo non ha luogo oppure si forma in quantità appena percettihife. Tentai ancora di vedere se la recisione del simpatico, praticata
f23 ·n~l o sta_dio della
contrazione arteriosa o della consestione secondaria . producesse qualche effetto, ma nulla ri~contrai di notevole in quei_ casi nei quali la contrazione arteriosa era. durevole e l'essudato abbondante. Avrò occasione di pubblicare le relative ri·cerche istologiche ·in un altro lavoro. ( Ct:ntral Blatt.) Sulla. patologia e terapia dei bubboni venerei.
(Prof. ZErssr••) L'ulcera molle può portare sull' organismo lesioni passcgg~re oppure permanenti alle quali ultime spetterebbero le deformità ed alcune alterazioni funzionali come ad es. distruzione del ·glande, perforazione dell'uretra, restringimento di questo canale nella· sua porzione anteriora, può anche compromettere la vita dell'individuo passando a gangrena. Oltre a queste alterazion~ le quali hanno origine dal p~s dèll' ulcera sul luogo stesso dell' infezion~ e sue adiacenze l'ulcera provoca ancora delle patologiche alterazioni nei prossimi vasi linfatici e glandole linfatiche. La natura ha così disposto l'umano organismo cfie da tutti i punti della cute e deUe membrane mucose partono ìrihttmerevoli vasi lin· fatici i quali si riuniscono ed entrano nel1e glandole do,·e si dissolvono, vale a dire cessapo d'esistere come vasi indipendenti per poi riunirsi all'usci ta delia gianduia e continuaré il loro cammino come veri canali ·linfatict. Se in una parte riccamente fornita di vasi linfatici superllcìali, in seguito a dérmatite, foruncoli, catarri, esulcerazioni si forma del pus, icore od altro, possono questi umori, in forza di un processo. ir6tativq essere assorbiti dài ~asi e trasportati alla corrispondente gianduia Jinfatica. Che i vasi lihfatici possano appropriarsi non solo gli umori ma anche cellule vitali e particelle di te.ss~to morlilica·to e noto a tutti. Se adunque le ora dette .sostanze pervengono nella corrente linfatica·, esse devono necessariamente agire come cause morbose e possono pregiudicare tanto il canale linfatÌt;O che serve loro d'ingresso tome la gianduia .nella quale vanno a scaricarsi; da qui, due specie. di malattie potranno insorgere o congiunte. o isolate, potrà farsi cioè una linfangioite con adenite o senza, oppure una tumefazione delle glandole senza apparente affezione dei vasi linfatici sì osservano di frequente in seguito nll'ulcera moJie del pene; ·per questo modo ammalano specialmente i vàsi . linfat:ici al dorso del pene. quandò ulcere veneree e sifilitiche, o focolai puru· l enti hanno sede alla corona del glande o suH' interna lamina del
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prepuzio. Quando in seguitò di un ulcero molle al dorso del pene si forma una Jinfangioite, prende parte all'ilffezione anche il tessuto cellulare sottocutaneo che cjrconda i vasi ammalati. Lungn jJ decorso del vaso Enfatico si tumefanno anche i comuni integumc:nti i quali si arrossano in una estensione lineare e si fa-QAo dolenti. Per questo processo si forma al dorso del pene una elevatezza ~n forma di cordon e che è causa di vivi dolori nelle erezioni. Nella maggior pa r~.e dei casi quesfa in'lìammazione flemmonos'a dei vasi lin.f;.tici t,ermina per assot•bimcnto e I are volte si· 'formano sul loro tragitto 1, 2, 3 . nodetti dolorosi che srippurando• si- esu·lcerano d~s tnuggendo la pelle che· li ricopre, e le soioziorri di conti)tuità della cute o(fr.aoo gli s~essi. carattevi dell'ulcera m<>lle. È probabile che l'affezione in discorso provenga da trombosi del vaso linfatieo ed irritazione infiammatoria del medesimo la quale invade il circost~nte tessuto unitivo e cutaneo per Jo c;he il vaso !infatico resta così indurito da potersr prendere tra due dita sojle:\'arlo e seguir]o fino al puiJe, nel qual luogo questo cordone piegandosi a destra o a sinistra si perde nella regione ingui•nate. ba •durata d:i q1iésta' linflmgioite "sarà a secYonda, che si Ca e no suppnrazione. n ~J,. l'int'erno de~ vaso linfatico, nell' ul ~imo caso la malat'tja1può•.terminare al 12 o i4 giorno,. se nel tragitto del vaso si fermano i così detti bubortUli; le ulceri che da loro si formano r1chiedono parecchie settimane la linfangioite non esercita influenza alcuna sull'uicera originaria e sul trattamento è da osservarsi che durante il corso della 'linfangi01te 1' ulcera non devesi cauterizzare. Anche ]· ulcera · iniziale sifilitiéa può essere seguita da un'analoga affezione dei linfatici, colla differenza però che mancano d'ordinario i fenomeni di flemmone nella cute cortispoodente e che i nodi non vanno mai a suppurazione. Prima di passare alla patogenia di qnei tumori ghiandolari i quali hanno orìgine pèr il' passaggio di sostanze· nocive da~ canali linf~ticj alle ghiandule, tenteremo di· chiarire il fatto percbè all'al:l'éziòne ghiandolare non s'accompagna in tutti i casi quella dei linfatici che servono di trasporto alla causa morbosa. Wallace crede di riporre la causa della rantà dellè lìnlilngioiti nel lungo decorso dei vasi, per cui le materie invece di soffermarsi alcun poco come nelle glandule vengono portate con una certa rapidità. Per nostra parte crediamo che nelle malattie ghiandolari che banno origine al ttasporto di materiali morbosi per mezzo de' vasi, esistano gli stessi rapporti tra vasi e glandule come tra ì vasi . deferenti ed il testico-lo nella epididimite tilenorra~ica . Quest'ultima affezione si
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,~tabÙisce_ coL p,a~s~g~ ,-~.Q.e f{l, ·il ,pxQc.esso· infiapl.Jll~toiio dalla mucosa
iJeJI'uretra p-er til c2oale deferente illl' epjd\illrho e pur non astante non .in tutte le inl)ammazioni· dell' e~ididimo abbiamo segni visibili di infiammazioni de.l v,aso deferente o ,él~l, qor~\one spermàtico . .'Noi Otedia.~,~ pemio che :'in tut.ti q11èi' casi nei· ·quaJi ·Ull agen'te inorbos·o §i è'J'àltll·~t(~uq-11eHa ogrr-eote- bin[atie~, -insorga,non un:n:legger.a iurita-. '~Ì6'ne c:l!li lln:fatiQi.,sènza c;-Jle questa -provochj ~~nsib'ili ·f.en·omeni di li\lf!l'ngioi~$- Nèll!l _gland.tH~ medesima la m;tteri~.,tnorbosa noh pro_auc{: s.em,pr;c e , neces~a;riamenre un' infiammazione ma· un leggero ·.st:t'to i•'i'Ìta·~i·vo ih qu~le talora non si riconosèe .che da un leggerò . dolore. Questo., ~tato .irriiativo può giungere ,in appresso. fino ad 'Un vero p•·o~essd flogistico oppure assum<}re il caratté11e di un ingr,ossàmenlo pvogressivo' ,indolente senza che per ciò si elevi la temper-atura o a;um,enti ,ta s-ensi6ilit_à, in queste .t.umefaziorìi indolenti , trov.asi che l.a glao dùlt! nel suò inter,no un aninento iperpJast~oo de'. suoi ;ele,m,'è.nti. ,ge Jo stato irritativ9 della glandul<tpassa aU'infìaf\unazione, l'afr'çziP.ne ,p,·eude li ho mi:! di adenite ac-uta,, nel p.rimò caso quello di .adel).ite .cto~ita~ L'act,utà o l'indolenza del .tumore gbiandolat·e, il suo.ulter,iore ··deè'o~so di·pe.nd~ più di tutto dalla.natin·a·e qualità della mate:ria mo·rljosa tràsport'ata dai -,.•asi alla ghiandola. Così avremo d'ordjnario un@. .~d·(m1 ~e .&cuta. a. d.ècorso rapid.., e dol.orosa quando ·presso nn i-ndividuo già Sf!nQ peJ,::venga in una :(5liiando'la del pus genuir,10 o ~'Os~anza . intercelì ulaFe prodotta da un .te$'strto .isull)erpto ~ qtre,:1ta adenite .poi p.ot.rà sv,ani~e., p et· assorbimento o suppurare. Il ;·iassot'hi· mento e la su;ppurazione in questo c.aso dipende dalle confHziani e aa11a fisica c·ostìtuzione. dell' inili,•idt1o, ma se p urilore t~asportato ~ Ì} prodotfo d.ì UIÌ u)cero inolJe che ti'OYiSi nello stadio di diffusa esulcerazione, là ,gJamlula che 1:6 accoglie rs'~infiamm·a e suppura percliè 1a secrezione dell'ulceia ..innamma e fon~e i ,tess.p:ti come lìa: fatto · nél . pi·iQlitiv.o' · uo.go.; d'~nfezione. , i· , ., , Se. la ma:te!lia à'ssorbita'· consiste ,in det~·ìtus di <•un ··ulcera ~ifililica inizial'e o cons!lcutiva, ayvà luogo ' una, tu~1éfazjo't':te. ghiàÌ1dolaJ·e in do· lent-e p1:o4<atta .da-,ipe(plasia p.er mezzo di ienia ir.ritazione. 'Questa adenite di raà'Q •.e:d eocezi.u~!llmehte.èsita a:suNp11razione' é ptiò accadere soltant'O, sotto l'jpfluenza di cert.e condiziorì.i indiyidoali Hn~e:sistenti. lJ esperi~lfZa rJip•icar,Ci· pa Ì!lseg;nato c!re,Ìe !;'h:iàndo]e intì{!'nmate 1 per ~a-ssorbi)llentQt'dbl p .ll& blenorragico• ncm .sernpPl! passanoJiltsuppu, . ll.aìione' ;ma ~p.esso ~guar~scono ,per riass.orbimento; questa fàtLo -dimo·sJwer,ebhe: iihe if VIJS 1 bi~I\orragico non possied.e, la 'forza distnìttiva :specifié'a ~e~- pù.s:tdell'·ul'ce~:o. (Gontinuaz·ionc) (Allgemeine Wiene1' Me(lic. Zeitung.)
i26
BOLLETTINO lJFFICitlLE Con R. Decreti HS gennaio ·1870. INCUDINE doli. Francesco Paolo, medico di battaglione di 1• classe, in aspettativa per motivi di famiglia a 1\fessiua.
CAMPRJ.ANI dott. Astorre, medico di battaglione di 1' classe nel reggimento lancieri d'Aosta.
BAROCCHINI dott. Enrico, id. id. presso lo spedale militare divisionario di Milano.
Richiamato in effettivo serviZlo· con anzian. dalli 3-1 dicembre 1865, precedendo il medi,co di battaglione di 2• classe dottor CAI1ELLA Angelo Francesco, e colla paga e vantaggi fissati dalla legge 28 giugno 1866 pei m Mici di battagl. di !• classe,. fra i quali rimane classificato, a cominci11re da l 1• febbl'aio i 870. Concessogli, a datare dal 1° febo. 1870, l'aumento di stipendio di L. 400 onde portarlo a godere della paga a..segnala al grado immediatamente superiore, per aver passato un $6condo quinquennio in effettivo servh.io nell'altuale suo ~rado, giu11ta l'art. .t,• deHa ltlgge 28 giugno 1866. Concessogli. a datare dal ·1• febbr. 1870, l'aumenlo di stip~ndio di L. 400, per aver passato un quinquennio in effettivo servizio nell'attuale suo gr.ado, giusta l'ari. • • della legge 28 giu~no 1866.
Con R. Decreto del 23 gennaio 1870. BASSO-ARNOUX · dott. Giuseppe, medico di battaglione di ·t • cl., in aspettativa per infermità temporarie incontrate per ragione di servizio a Torino.
Richiamato in effettivo serv. colla paga e vantaggi fissati dalla legge 28 giugno 1866, a commciare dal 1• febbraio 1870.
Con R. Dec1·eto del 31 gennaio 1870. PIRONTI dott. Gaetano, mèdico di 'l Concessogli, a datare dal 1" febb., ballagl. di 1• classe addetto 1870, l'aumento di stipendio allo spedale divisionario di l di L. 400, pt!r aver passato un quinquennio in effettivo servizio nell'attuale suo grado, a mente dell'art. 4• della logge· 28 giugno 1866.
v.....
l
127 Con ' DèteNninazion·L M'inisteriali ·del 29 gennaio 1870. CALEFFL dott. Cimbro, medico di" regg. di 2• classe, addetto allo spcdale militare divisionario di Padova. ALBERTELLl doli. Antonio, med. · di battagl. d i 2' classe n el 19• regg. fanteria. P:EIIOSlNl doli. Francesco, id. id. nel 5" regg. bersaglieri, 12• battaglione. CORIGLIONl dott. Giuseppe, id. id. addet,to allo spedale militare ~i.visionario di Bari.
Trasferto allo spedale mil. divisionario di Verona e comandato al succursale di Mantova. Id.
nel reggim. Piemonte reale cavalleria.
Id. nel 19" regg. fanteria. Id. nel o• rcgg. bet·saglieri, 22• battaglione.
Con Determinazioni Ministe1'iali del 3 (ebbmio 1810. DE-Vl'rA ca-v. Achille, meclìco-direttore presso lo spedale milit. divisionari() di Catanzaro. BINAGHI doli. Ambrogio, id. id., addetto alto spedale di visi on. di Palermo, e comandato al succursale di Messina. DELLA CO RTE doti. Alfonso, medico di battaglioné di 1"clas., addetto ali{) spedale divishm. di Napoli, e comandalo al deposito oftalmici in Falciano. NICOSIA doU. Paolino, id. id. nel 54• regg. fanteria.
'Trasferto allo spedale divisi(}n, di' Palermo, e comandato al succursale di Messina. Id. id. id. eli Catanzaro .
Id. nel ~W regg. fanteria.
Id. allo spedale divisionario di Bologna.
Con netennina~inne Ministeriale del 4 f'ebbraio 1869. INCUDINE dott. Ft·ancesco Paolo, medico di battaglione di 2• classe, stato richiamato dall'aspettali va con R. decreto del 15 genn. 1870, domiciliato in Messina. ·
Destinalo nell' 8° regg. granat.
Con R. Dec1·eto del 9 febbraio i870: DE BONIS doU. Salvatore, medico di battagL di i • classe nel 1s• regg. fanteria. ·
Collocato in aspeu. per iofermilììtemporarie no n provenienti dal servizio, coll'annua paga di L. 1440, a cominciat·e dal 1o marzo ·1870.
128 Con Jl.. Deare(i dçt 26 fe,bb1'aio 1870.
ROCCI dott.. Giuseppe, medico di réggil:neìito di f.4 • cl., a'ddèito alto $pedale divisionarì:o di Na~oli. ·
.CollocatQ a riposo per anzian. di servizio é per ragione di età, ed arome'Sso come sopra; e nominato. ca-valier.e neWOr.dine della Corona d'bdi,f.• l ,.
CAPASSO ca v. Franc~:sco · Saverio, .CollÒc(,!.ti :r .riposo. 'Pi?.i: anii~n. dj medico di reggimento di t• serviz1o e pe.r rilgione di età, classe· nel 3• regg. ~d' arJ,iglìer,ia. ,<iql·<gr.ad,o d.i metl'ico 'd irert:, <ed ammessì,a (ar valeue i titoli al DISCALZL cav. Paolo, id. ili. id., conseguirnent.o di pensione, a in aspettativa pm· riduzione • data.re come SOPJ'a. · .. di corpo. '
l ~
ORENGO dott. Antonio Maria, l Collocato' .a riposo per anzi an. di medico di battaglione di l" cl. 1 set·vizio e per ragione di età, col.grado di J!l~dico di regginel 63" regg. di fan teria. rnénto, ed ammesso coPJ,esopra.
'l
fELLl~O Miehele,farm~eis.ta mili-
tare.
:
S~INOLA tommaso: id. , iç!.
Cpllocl!-ti a l'ip,o~o per ay_z\an. ,di ,servizio e per t:agione di età, ed amrnesst cqmb ,sopra.
!
Con Determinazione il'li11iste1!.iale de'l 2ì febbraio '1-B.iO.
l
ABE1LLE Antonio, far,!Dacista ad- r Revocata e considel'ata .come p on ' de(to allo sp'edale ai visionariO àVVCD. Ut(.d!ì d'!lstì.n8:done. ptéSSQ di Piacenza. " ' fo spe<!ale lmilit~l!e ivisjonario ' di Brescia, inseria net Bollettino n• 8. . {
a 1
Còn Determiitazione ilfinist.e1'iale del ·28 febbraio ·187Ò,
MORETTI dott. l?rancesco, medico ~ di. ye~_gi~e.AtO _di 1~ !?L p~çsso · . rrra'sfetll.i ·ai lo. spe'dale clivision. di la ca~a 1eal? 1~1va}Hilt e ~OJl!.Napoli e comandati 1presso la , p~gme veteran.~ dt ~~poli . .. , casa reale J\lvalidi e çoll!paSEV~RlNO d~tt. Vm.cenzo, med1co · . rrnie .veterani iJ,l· detta Città. d t ballaghone d1 1' cl. presso e · ' la casa reale invalidi id. 1 . , . , GANNAS dott. Cado, medico di J' Trasferto allo ~p~dale division ..di battaglione ~i ~·classe nell's• 1 Palermo. regg. granatu~r~J. Il D~r11ttR1:e N. N. · Il Redatton l't:led. TMt•ebt. cav. B'AROFllio~ 1\iarlini Fedele, Gerente.
ANNo XVIH. - Firenze, 10 a 30 mjlrzo 1810.·- N. 7~ 8 e'9 •. l
, NiJJlU()RIE OBIGINA.([il
Le\ PAZZIA NE' lVIILITARI
NOTE STATISTIGHE AI C,\SÌ: OCGO~SÌ: !N UN' V~'ri!:NN!O NEL MANfCOMrO FIOREWt iNO l
raccolte dàl ' dottore PIE1' Ro ,G'RJLLI.
L.a pazzia! Questo OXTJhile m~lor.e, .c,ui qlsgraziatarl?>ente 11on, di rado v~ soggetta ,}' umaQi.tày ultre i gr~vls1;limi . jnqçm-· veaienti che J?GJ·ta s·empre ed \n ~'vitabi<lmeq.te seco, espo,ne .~nche' ali altre tremende conseguenze, non assolutamenfe.da lei i'nseparabHi, ma soltant,o rèlap~re alla 4iversa· po~izione soci1'!le, in cui'si tt9va GQi ha lt!- sci~gt,J;.ra di dtv:eni~e ~jenato. Lo ~tudiQ car;npavati~0. fra -1'alienazi.one mentale e le ,_p,x;éfessioni dei pazzi, fu se~,pr!'l p,Ù .gli aliep.ìsti ~,egg~~t!!l d~ .,generali ric,erc4e. NeP,s1,1no per altr:o, per q:uanto:mi ,è rius(lito di sapere, ha fiss.ata n1ai ·:On ,q:uiqp\1-rLicolarm:nte . ~·~tteJ;lZifi>ne su i r•appo~ti che corro~o fr:a. la, follia ~et n. s.el'0jzjo !Jlili,tare; argomeptç> ,che mi sembra p.o~sa esser.e importantissimG , e che, studiato ,sopTa upa séa}a,_di ·.fatt,i più ngmèmsi ~i qu~fli ébe ~OJ;l\) a mj,a gisposizj_one, ,çredo ,potrebbe c9ndur·r~ . a qualche utile. appli.cazione. · J}'losso da (JUésta s pÙanza mi accinsi 13: riandare~ RU;, .tl\tte le sto~·ie ,medic.he. · d~i rrmilitari stati rec~usi .. nel maaj'corpio\di Fir~nze durante il veptennio fra· il 1849. ed .jl J1869, ~ò tando le più impGl_çta_ç.t.i :particolarità !J.\ ci~s cuna \1ed ,ora ~qpo .averle ntu,n.ite e .~owpe.qdiate, mi qz~a,.~do ~- réndel'le di ,pub ~ blica r~gione Coli. 1'aggiu.ata di qua~che IDi1). cens,ideràzio~e. Forse ;a chi sa essere io, .~ddetto ad ,qn ID.ll;nicon;tjo es•
~
Gi01:nale di Medie. milit. ·1870
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9· ,
130
'Senzialmehte civile e nel qu~le i militari. non hanno mai' :fi•. gprato altr·o cbe in una proporzione appena app1•ezzabile, parrà s~rano il vedermi impegnato a studiare le malattie m.e ntal i dell'esercito, col quale n0n ho altri legami cbo quelli di stima, di affetto e di graliludine, comuni a tutfi gl'i t.'lliani. Pure, quantunque profano, spero di trovar venia se mi permett~ di invadere un camp3 che non è precisamente il mio, calcolando che ai medici militari, per quanto peritissimi possano essere nella Psichiatria, manca l'occasione di studiare gli ·!lli cnati; e ciò per·ch(.) in I~al. ia, com e presso tutte le nazioni civili, allorchè un soldato incomincia a present:ue fenomeni di alien:-~zione mentale, non si traLtieue negli ospedali militari, ma si invia al manicomio, che serve· ai bisogni della provincia ove egli si trova. Questo provvedimento è, a parer mio, opportunissimo, non già perchè io creda che i medic_i militari siano incapaci di · curare le malattie merìta.Ji, m:1. soltanto pere h è, anche · facendo astrazione dalla diffieoltà di trovate negli ospedali comuni le località ed i mezzi adatti per la cura del]a pazzia, ritengo che sotto la 'Pressione ·delle regole volute da.lla .disciplina militare debba riuscire difficiiissima, S!l nOJrl impossibile, la cura di questa malattia: - Infatti se il meàico per· gntdò è su-periore di fronte al malato, potrà difficilmente· riuscire ad ispirargli quella fiduci a e confidenza che spesso è necessaria per rendersi padroni dell'animo di questi disgraz'iati; se in grado è eguale troverà un ostacolo nella fa,miglial'itù. solita ad aversi fra camerati; se fìnalmenfe' è a lui inferiore, aoderà incontro a difficoltà anche maggio:·), giaccbè non riuscirà mai ad avere sul malato quella forza m orale di autorità che ih qualtbe caso è indispensabile. E se queste difficoltà sono molto valutabili pel medico, anche maggiormente dovranno esser'lo per il basso·servizio degli infermieri, i quali dì fronte ai pazzi de:vono, a seconda delle· istruzioni ricevute dal medico, rappr·eseotare, ora il semplice · carattere di servitore, ora quello di amico o confìdenle, e - talvolta anche quello tli s uperiore e quasi direi 'di peda-
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gogo. - Nè queste sole sono le ragioni che renderebbero dil'fìcile la cum dJgli al ienati negli ospedali militari; molte alt re potrei cttar·ne, ma le tr·ascoro pet· brevità e perchè rit engo inutile di tr·uttenenni sopra un ar·gomento ommai r~on più contr·over'so e sn l quale la opinione d ..i medici è perfellamente ed ovuuquo uniforme alle di:>posizioni dei regolamenti. Dopo queste avverlenze cho ho stimato opportuno di premettere, incomiucio subito ad espon·e i fatti che bo raccolti. Dal 1" gennnio 1850 al 31 dicembre 1869 fu rollo ammessi nel manicomio di Fìrenzo centoqunltor-dici ntil:tat•i distinti secondo l'anno della lor·o ammissione come pw) ,·edarsi nel seg u~n to qufl dro: Primo decennio 1850 N. 5
1855 1856 1857 • 1858 l 1859 •
7 8
Secondo decennio 1860 N. 6 1861 • 2 1862 l 4 1 86~-1 • 12 1864 • 13 1865 • 5 1866 11 1867 • 4 1868 • 5 1869 • 5
TOTALE N.
47
T OTALE
1851 • 1852 • 1853
7 l
•
7 3 3 2
1854 • l l
(1,
l
ToT..u.E GENERALE N.
N. 67
114
Queste cifre sarebbero restate senza alcun valore quando non fosse stato possibile metter·Ie in confronto . col numer•o delle milizie da cui provennel'o. Mi occoneva quindi conoscere almeno approssimativamente quanti erano stati in media i soldati che nello stesso per·iodo di tempo avevano stan-
:132
ziato nelle provmcre, che si valevano di ·questo manicomio, in quelle cioè ùi Fir<.~oze, Li.-oroo, Pisa ed Arezzo; nè io v; S<trei potuto giungor·e senza l'aiuLo di cortesissimi ~miei, cbe mi favorirono alcune indicazioni, dalle quali res ultò che nel d~cJonio del 1850 al 1859 la forza media stanziante in. detto provincie fu dì circa novemila uomini per ciascuu anno e che sempre per ciascun anno nell'altro decennio dal1860 al 1869 fu di circa quattordicimila uomini. Moltiplicando quindi queste due medie per dieci, perchè tanti furono gli anni in cui si ripeterono, restano stabilite le seguenti proporzioni:
Per il primo decennio 9000: 47:: 1000: x = o' 522.
Per ~7, secondo decennio 14000 : 67 : : 1000 :
x = o' 4 78.
Proporzioni che mostrano fr·a lor·o un'inapprezzabile differenza, giacchè ambedue pochissimo distano dal 112 per mille, cifra proporzionale assai consolante, come cbe di gran lunga più favorevole di quella che suole verificarsi tanto per le intiere masse di popolazione quanto per le diverse posizioni sociali. Sulla totalità degli ammessi in 104 casi fu riscontr·ata, e dichiarata reala la esistenza della malattia, mentre negli altri 10 casi fu emesso un giudizio di simulazione; ed è tr·oppo grande la distanza obe corre ira i primi ed i secondi per non veder·o la necessità di fame due distinte categorie, delle quali accennerò separ·atamente le più impol'taoti particolar·ità. Egualmente poi, avuto riguardo alla tanto diversa posizione morale e materiale, in cui si trovano gli uffiziali in confronlo con gli uomini di bassa-forza, separerò questi da quelli ; e così dirò cbe dei 104 che erano realmente alienati 18 erano ufficiali ed 86 eli bassa-forza.
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I 18 ufficiali, secondo la lot'O età all'epoca dell'ar.nmissione nel manicomio, erano distintJ corne segue : Dai . 20 ai 30 anni N. 3. » 5. Dai 30 ai 40 7. Dai 40 ai 50 ,. » 3. Dài 50 al 60 )} ~
P er lo stato civile si dividevano: Celibi Coniugati Vedovi .
N~ 12.
6.
Soltanto in quattr·o di essi si riscontr-ò esistere disposizione ereditària alla pa:~.~ia, mentre negli altri questa fu esclusa. - D loro stato mentale anteriormente allo sviluppo della malattia, per la quale turono inviati, al manicomio Mn p~!'llsentava niente di notevole, giacchè resultò cbe tutti godevano ed ave\·ano sempre goctuto pieno e regolarissimo • l'uso du11a ragione. J!'acendomi quindi a ricer·care le cause che più facilmente avevano potuto influire allo sviluppo della pazzia, trovai che queste nella maggior· parte dei casi èrano èomplesse, ma che ciò non astante potevano facilmente ridursi alle seguenti, che chiarame.rlte si mostravano essere le pr·incipali. L'abuso delle bevande alcooliche si vede notato in nove casi, quello di Venere io tre; due volte si citano le fet·i te al ·capo e.d ·.n un caso specialmente era assai manifesto, il rapporto f1'a questi causa e l' e:tlètto i quattro volte doverono teoet:si in specialissimo conto i gra:vi patemi d'animo ed i dispiaceri dip endenti pl'incipalmente da dissesti ec.onon::ici. Queste cause, r·ipeto, non agirono al certo esclusivamente e sole nei singoli casi, ma f~ll'ooo quelle cbe si ritenn~ro pe1· le più importanti ed· efficaci e che r:lcbiamarono màggi<!rmen~e l'attenzione, tanto più cl1e si videro la maggio!
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p:ute delle volte :Hlegu:llnm~:otc corTispondere ai diver·si generi di :llicnazioue (:be fur·ono i seguenti : Follia paralitica l\Ielancolia l\>lunia Monomauia
N. 10. 5.
2. 1.
I ..a fol lia pi!.ralitica, ten·ibile affezione, che lede iu modo quasi simultaneo la int~lligeoza, la sensibilit:\ e la motilità e che dopo aver· condollo l'uomo al massimo della cl<>gradazione, gli toglie io br·evissimo tempo anche la vita, figura pur· troppo fra gli uffiziali con una cifra che quasi direi desolante e çbe mi sembra merilar·e di essere pr·esa da tu tti io seria considerazione onde tentare di porvi nlmeoo in parte un ripm·o. Dei ciu44ue aff.Jtl i da mdaocolia merita di essere particolarn'lenLe ricordato cha quattro presentavano le tc:ndeuze al suicidio marcatissi me ed in tal grado che uno di essi, quantuoque atlenlamente sorvegliato, riuscì a toglier·si la. vita facendosi una fP.t'ita al cuore con una piccola scbeggia di vetro (che prese perchè divi3a fortuitamente, nell'angolo di un cr·islallo dJlla fines tra di camera), ed eludendo la vigilanza degli infer·rnieri col tenersi co petto ed immobile nel letto in modo da ff,l.r luro ritenere che egli tranquillamente dormisse. Io non so quanto io Italia fra i militari si verifìchi facilmente la tr.! ndenza al suicidio, pure considerando ohe in alcune nostre statistiche militar·i, allorquando SI parln della IOortalità, si fa sempr·e in modo esplicito astrazione dai suicidii, devo ragionev(,}tncnle supporre che la cifra che li mppresenta non sia indifferente, e ciò tanto più per cbè so che anche pres!-lo le altr·e nazioni questo dolo1·oso fatto si verifica con una notevolissima frequenza . E qui mi si per·mctta una breve digressione con hl quale io non pr·et•' ndo di spiegare il fatto, ma soltanto esporre alcune congetture. - Non voglio ora . entrare nell'ardua
135
·:qt!.e:>tione pel' decidere se il suicidio sia sempee un effetto -d1 alieuaz.iofl.e mentale o se invece possa anche • essere p-etpetr·ato nena pienezza delle facoUà mentali. ~ me basta di dichiarare c::he quei quattro e rano tutti .alieuati; nè con ci.ò voglio escludere ohe esistessa:ro in loro potenti ragion i dì malc:onteoto, che anzi resultò chiaramente come tutti avesS:}l'O sofferti gr·avi patemi d'animo per diospia.ceri di serv izio, domes.tici od econornici, ma nou per ''questi soJi si sareb:>ero trovati spil)ti al suicidio, se non fosser·o anche stati domìoati da f:ùse ed irl'agione voli idee, parto delJa l 01·o alterata immaginazione. l . Si consideri un poco l'ardua posizior.1c c'ii un uffiziale che ·tanto spesso può trovarsi espos to a vivissime emozioui, a .a speranze deluse , a facili dissesti economici di fl'onte :ai quali sente troppo n decoro s uo e quello della divisa per non indiett·eggiat· mai ; si tenga poi conto dd celibato, • che per molti di essi è quasi un obbligo, e che per '(fuauto in contrario voglia dit•sene1 sarà sempre una delle princip~li cagioni del taeàium 11itae-, e ' poi non sorprenderà punto il veden~ notevole la tendenza al suicidio fra _g)i uffizi.ali, i quali pei bisogni del ser·vìzio vengono allontanati dalla famiglia avita o paterna, per convenienza sociale e di grado si trovano spesso impedjti a formarsene una propria e così giungono all'età in cui so.gliono :finire le speranze o meglio le illusioni per sè senza aver·e un soggetto sul quale riflettere i bei sogni dell'avvenire, che pur troppi) son quelli che fanno maggiormente desiderare la vita. Ma frattanto io mi aqcorgo di esser·mi già tr·oppo dilungato dal mio scopo principale; e quantunque t'i~enga che lo argoli1e:nto del celibato sia importantissimo per gli aliénistì~ passo oltre, sperando che il lettore· vorrà. per·donarmi la lunga disgressione, per compensare la quale posso rispar·miar'gli di td.ttenerlo sngli altri due casi di rì:latiia è su .quello di monomania, che non offrirono alcuna particolarità. lneritevole di nota speciale.
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E così termino (!egli uffizinli passando nd accennare :t. res ùltati delle mie ricerche intorno alla bassa-forza, chef spero possano riescire di maggiore interesse. Gli ottantasei individui di bassa-forza erano secondo l'età. all'epoca della loro ammissione distinti come seg ~e :
Di 20 anni ~ l·
•
22
• 23 • 24
N. 9. »
»
• 11. J)
J)
25
J)
• 26 27 • 28 •• 29
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J)
• •
30 Dai 30 ai 35 anni • • 35 ai 40 4Ò anni in là • J)
J)
8. 7. 7. 4.
»
l•
7. 14.
3.
2. 3. 4.
3. 4.
I n essi la disposizione ereditaJ•ia alla pazzia, con,sjderata pel p rimo e secondo g,1'ado degli asc.endenti e pel primo soltanto dei collaterali, fu ammessa 23 volte, esc1usa 18, e p er gli altri 45 casi restò incerta lG\ s ua esi ~tenza ; cosa dis piacevole e che deriva dalla difficoltà che si incontra per ottenere dai Sindaci certe notizie, cbe nou possono esserci fomite dalle autol'iLà mHitari, che inviano il malato al manicomio. F ra quelli nei quali la disposizione ereditaria fu amrnessa meritano di e:;;sere part icolarmente citati cinque individui i ~ di questi uno aveva quattro sll·etti congiunti alienati, due n e aveva no tre, ed allri . due a~ùvano avuti alienati il pad1·e è la madre. · Altra ricerca di grandissima importanza e che pei medicì
1$1
addetti a: 'questo rYJat'l~·co:mio fi.1 1's empr:e l'oggetto di a~t: u.ra tif?Sime e. premurosè indagini,' SÌ e qtfélhf relati:va allo S.t~to merrtate d] cim;-cun indi:viduo anter-1ormen~"e a ll'epona: lte1 sttò' assòldameoto•. Quèsta ·)'icet·oa mise in Poce molti fa-~m·, ·alCl.ll~i·- dei quali pèt· la loro · irhp6Jt~mza .ro·erit"etel.lbeto qub:$i uiia storia l)articòlare; ma io, cbn lo scopo di ~'és.set~e" J?er quanto ìni è possibile b1 eve, mi limi~erò a decifrarli sommariamente 'distinti in 'pochi grùppi secondo H pun'to èl-ìlmiùante, .che cias~mw dì essi· presentaya e quin.ili creç1o &i yotèrli compendiare come 'appresso : Quattro erano sernpre . stati al ienati, e ciò 1wn soltanto dovè desumersi dalle notizie che poterono attenersi, m.n: an- . che, e in modo più · sicuro, dal genere di aJienàv.jone che presentavan0; gi~cchè ~rana fuhi affetti da imbeblllit:iì,_' rhalaftià, Che s<Hilpre è congeniti\. - P er clicianno've res ultò che, qaando dovét'orio ,presenhu·si al consiglio d i leva niostro,v~ no di e.s ser sani'· ma per .essi fn poi in modo sieurissimo accertato cl1e pet· lo ::1. Vltnti erano · staf.i pazzi,; che anzi . t1ua-ttt'O di 101'0 1o ér-ano stati iiJ' tnl cn·ado c1;. aver- 'Ì'e'o clamata, per. più o meno lungo temt).o, l~l Pe:el'us~one in un manicomio·. - Pet· sedici nn~·llme.nte fu possìbiÌe é'O·l 1118ZZO' di autenti(~Ì att.i di noto riétà nece.rtàTe èhe 'e1·:mo sempré s.tati semi-Imbecill i o seru.i-creti nÌ, corne spesso per enm~e suol d-irsl, co?titt~iti inso!llma in t<lli con d izi6ni di menie da .a{~ viciliat'Sì mo ltissimo alla pai'ziA. Ed a qqesto insieme di "tt'entnnove indiv.id.'ui che, a .parer wìo, sa·rebbe ... stMo bene che non avessero mai appartenuto all'armata p o tr~bbet·o n.ggiungei·sene 'Ire, cn'e anda.- ' vanq soggstti ad epilessia ed :.ll Lr.i tte che· present~:vano viziosissjnù l'a conformazione del et'(lnio , e ciò iil tal gràdo -ehP. un'o , c1i e$si , poteva :1ssol~tan)eÌ1te · cl'il'~ì. mi'Ci'~ cef:ilic0. · NO'n così fr•it'tMse di coocìudet1ti 'risult·ati fu.'11ooo lè ir}ò ~gio i' f\).tte onde s6oprire cfuàl i pòtesset10 essere state l.e c·~u'se irnmedJ·ate ehe avevano agito Rer· ~et.er:minqr·e 1~nccesso ,di follia, p'el qùa:le il 'soldato era stato -prima posto in osl
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serva.zione- e poj accoro pago.ato al rpaniçornio.. -- An;~t pu9 , reeisarnente dirsi ehe in pochi casi fu possibile verHiBi.He.che -veramente avessero, agite5 cause specialL Non ostaote ciò io non voglio .tras0Urare di avvertire quelle a cui si volle dat·e u0a certa importanza e che quindi, yer oe1;ti cas.i, furono regist.rfl~e coma possibilmente capaci ad influire, almeno .in {i.arte, p..!lq l;3viluppo della maMtia. Nel far ciò stimo opportuno di . accennare pritna quelle •C3JUSe che P0?SPil0. in guaJche, mosto rifer·it:si al set·vizio mi~ litat·e, ::passando Poi alle altr'e cbe con questo set·vizio non hanno alcuna relazione. Ca~tse
in cui il S(1·vizio mllita1·e ebbe ~tna qztalcJu~ pm:te, o che, per lo m~no, senza di. qtwsto avrebb.e1·o pi·ù difficilf
mente agito : Dispiacere di ablxtndonare la famiglia ed il .paese nati vo C;asi N. 4 Patema d'animo per ·doloros~ notizie ricevute dei p~renti lontani » 3 Spavento 2 Influenza di bnga carcerazione 2. lnsola7.ione . » 2 •. ,l, Pe:·cosse alla testa pet· caduta da cavflll<;> Amore contrariato dal legame dèlla coscrizione l Avvelenaménto pel loglio (a) 1 h
l
(a.) Met'it,a jlarticolar menzione .questo fatto
l
verifica tosi in un caporale del
-3o0 faill.eria, che trovandosi in drstaccamento a é:oll:tllo presso RiHti, elilie à· mangiare unitamente ai suoi camerati del pane , in coi fu poi constatata J·a e$-iStenza di una certa quantitit di loglio; per il che tutti so!Ìrirouo di.versi disturbi nervosi e SJlcCìillmenle l'ertigilli ed abbagliot·i di vis.ta, meott~e iiì lui si · ~vi lu ppò ·urw decisa 11Ùcnaz:one mentale, sotto forma dì Leo mania, elle però. in breve tempo gual'ì 'i1erfettamente. . .
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Cause affatto indipendenti dal servizio militare. Vener·e solitaria Abuso di bevande alcooliche Uso abbondante di mer-cnriali 1 .Abuso di coito Sct·upoli religiosi .
Casi N. 6
6.. 4. »
1 1
Gli altri casi doverono riferirsi o alla disposizione ereditaria, o a quella dello stato· mentale in cui si trovavano, o s i erano troV'ali per lo in nanzi, o fin!\lmente . a cause che • non fu possibile rintracciare. Le alienazioni mentali che presenlaJ·ono questi soldati furono assai svariate, ed io, p J l' dare nel modo il più conciso. idea della propo:·zione che si verificò ft·a le dive:·se princi.Pali forme .di pazzia, tr-ascrivo il seguente quadro:_ Imbecillità Demenzi:l. Stupidità (a) Melaocolia Monomania Mania Follia paralitica (b) Follia epilettica
Casi N. 4 18 5
16 »
4
31 5 3
Dopo av~ 1· detto che, in rapporto alla cifra media della truppa stanzia nte nelle provinciç che si nllgono di qu~ slo ffiilnicomio, il numero dei soldati che doverono esser qui accolLi fu relativamente as3a.i piccolo, e dopo (!.ver mostrato che, fatte Je volute propor-zioni , gli uf'fìziali, in con..
- - -·--------- -(a) fu quesli cjnque casi sono compresi i
due individui nei quali agì lo
spai'COIO.
(b) T•·e dei cinque e•·ano avanzali in età ed ar>r>arl enevano al eorpo dei -veterani.
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fronto con la bassa-forza, vi figurarono per 1111 uumoro relativo assai notevole, resulta tr·oppo chiar·o perchè mer·iti di esser par·ticolarmente avveri ilo, che le ci l'l·e rilevate dalle statistiche del manicomio fior·entino indicano come lo sviluppo dell'alienazione mentale nelle file dell'esercito si •erifichi raramente. Cosa che con suona con quanto a ITer ma lo ìllusLre commendatore Cortese, il quale scl'ivendo del le malattie ed imperfezioni elle intagliano la coscrizione militare, dice: • Le alienazioni mentali non fìgurauo s ui nos tl'i qua• d ri ùi t·iforme con una cifr·a elevaLa. • Ed io son ben lido di non dovermi allontan:u·o puuto dall'asserzione del pref.tto scrittor·e, e di poter ripetere che il male è piccolo. Nù c:ò deve recar mera,iglhs, perchè quando si studiano lo dive1se c:ause morbife r~. cui d i leggel'i può andttre incon tro il soldato, e ello conducono disgraziatamente a tanlo riforme e taute morti, 11on s.: Il>! vedono poi molte che possano co11 facilità perturbare le fun· zioni mentali. Qualr iufalti potrebbero esser·e le cause più frequen ti nella vita mililar·e c capaci a determinare lo svrlu ppo della fOllia? - Fra le cause fisiche difficilmente potr·ebhero escogitar'Sene altre tranne la insolazione ed i traumi delht testa; ma la pr·ima di r·ado induce disttH'bi c·er·ebntli jn chi gr3do grado vi s i abitua, ed i traumi for·Luuatamente non si ver·rficano tutti i giorni nè con LHlc frequenza da. rilevare in una statistica. Fra le cause moralr poi può forse S•)ltanto ar:noverarsi il dispiacere che i coscr·illi p,l'ovano nel dovet·ù a forza Hbbandonare il luogo nativo, la famiglia, gli amici e forse l'amante; ma d'altra par'le è d'uopo considerar·e che all'età in cui si chiamano i giovani solto le anni, ed iu mezzo alla \/ila faticosa si ma anche distratta e q w• s i dirci spensieru ta del soldato, noli deve frequentemente avvenire che questo patema pr·oduca uno spiega to delil'io, e se mai, piuttosto la nos talgia; sulla qua le non voglio om entrar·e in discussione p er definire se sia o no anch'essa un'alienazione mentale.
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Mi basta ili dichiarare che questa non può esser oggi mio ar·gomt!nto, giacobè i soldati per semplice nostalgia non si inviano al manicomio,· e bene s ta, perchè al cer'Lo non vi guarirebbero, ed an~i molto probabilmente t:isentirebbcro nocumon to per le impressioni dolorose inevitabili in un ospizio di alienati, mentre i nostalgici per r·isannre banno bisogno soltanto di quelle piacevoli e care del paese nativo. Il male, ban volontieri ripdlO, è piccolo, ma, per ]a s ua natura e per le po:ìsibili trislissime sue conseguenze, merita di esse1· preso in seria considerar-ione onde \odore se vi sia il m~zzo di dimiouir·lo anc:he di più. A questo scopo però ritengo che debba riuscii è inutile il trattenersi sulle cause occasionali, che nei diver·si casi possono avere agito, giacchè dalle ricerche fatte ed accennate di sopra chiaramente resulta che non se ne è .r iscontrata alcuna che apparisse avere avuta con una certa frequenza un'azione marcata e ragguaPdevole. Met·itano invece eli essere accuratamente ricercate per la somma loro importanza le predisposizioni alla follia esislenti in coloro cbe poi divennero completamante pazzi; o s u ques te cause predisponenti credo oppol'tuno di ti-attenermi non tanto per ciò che riguarda la eredità, che pure è causa potentissima, quanto per ciò che s i r·ifer·isoe allo stato mentale in oui alcuni s i tr·ovavano avanti l'epoca dd l oro assoldnmeoto. R~1ativamente alla predisposizione ereditaria son beo lontano dal volere esprimere il desiderio di \ederla formare titolo assoluto di esenzione , rna pme credo che quando specialmente essa si riscontt·a ad nn tempo e di padre e di m adre, e quando è ripetuta in molti iudividui della stessa famiglia, s i dovrebbe almeno attribuire ad essa un ccr·to valore, e se non altr·o in quei casi nei quali anche pet· altri dati si dubita della perfetta integrità di mente del coscritto. Ma si trascuri pu•·e, se così vuols i, la disposizione er·cditaria; - Per vedere diminuiLi assai più che della metà i pazzi ft·a i soldati basterehbe che si tene:5se ben conto dello
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stato mentale in cui sono costituiti gl'inscriLli all'ep<>ca della leva ed anche di quello in cui si en:mo lr ova ti a vani i di quell'epoca. - Se il l'egolamento nell e ~tt e J?l'esc r·izioni o nelle s ne avvertenze pr'ovvedesse. a ctò, gli ol.lan tasei i\ll.lividui di bassa-forza che in un ventertnio fnrono accolti in questo ffi )lnicomio potrebbero strcllamente l'idursi sollanto a qnurant'uno, perchè non sarebbero sl:tli ;H'ruolati quattro imbecilli, tre epi lettici, tre microcefalici, sPdici semi -imf)eci lli e dicianQove st<1ti alt.r·a volta pazzi. Lascio di tl-at.tenCJr mi sui quattro imbeeill i e $Ui tre epilettici, cb.e debbono unicamen1e riferind n quelle omissioni òi gi udizio f<lCilissime ad anrE>nire, e non dipendenti d;t imperizia del medico, ma soltanto dalla difficoltà che qualche volta si incontra per conoscer·e in un primo esame un imbecille ed all'impossibilità di accertarsi dell'epilessia, che non può essere diagnosticata se non dal fatto del vet·ificatsi. la <~o nvulsione . Mer·itano invece gr·anclissima attem-ione i semi-imbecilli, i microcefali e quelli che altra volta fur·ooo pazzi. La legge esclude dal servizio militare gli alienati; ma qual è il limite minimo di sviluppo delle facoltà mentali cbc srgna l'ammissibilità di un individuo? Di questo limite, per quanto sono riescito a conoscere, nessuna legge par·Ja tranne queUa Prussiana che lo stabilisce nella capacità ad apprendere gli esel'cizi militari, U che, a parer mio, vale quanto il non istabilido, a meno cho non s i tenga conto del tempo e della pazienza impiegata dall'istruttore. - È la man<:ante indicazione di questo limite, è il difetto di speciali e precise disposizioni, ciò che per·mette e facilita J' assoldamento dei semi-imbec!lli, i quali poi non posso no servire ad altro che a moltipl:care le punizioni d·i s ciplinari a popolare le carce1·i (a) e finalmente ad ingomb rare i manicomi. (a) È da notarsi che la maggior parte dei mililnri stati aceolli in questo manicomio erano già anùati soggelli a severe punizioni disciJJiinari ed nnche taluni JlOSli sotto processo, o condaonath
<{4.3
e
Altra 00s.a bl'l'è 'jò non 'rie·se'o àd i'nteiidere ·si 't{ùèl'l:of: di' dal ser\\iz.io· mHilare coloro che l1anno 'il ea:po éccèssfvame:.nte volùmi11osò e poi acceHa.ti i rnicrocefali, dlle mi sembra dovrebbero esse!'e esclusi qui\ si a. pr:efe re nz~. 'dei ;primi. Eerehè non si ordina ai consigli 1di le'va di prtrticare ·la crani'ometria? E 'finalaì.:ente, mentre mi piaéeréboe che fosse tilolo~ di esenzio11e 1' essere stato altra volta pazzo, non posso celare chè .·l~l sorprende df Ìeggere nelle a,vv~r•ttlnZe al f'e'g.olà.meoto J>el (ec1utamento cbe - " essen dò li{aliènàzioni mentali' susr;et· '• " tive di· gflarigione, non .possono· d~r· luogo ·ana dis'}~ensa ·~ ùefiniitìva dal servizio di quem clìe ne sono affetti ·e che « dò,•ranno perciò e:Sser dichiar·ati ri vedibili'. • !vfa chi no~1 ooMsee la facilitì\ con la qua)e pu.r troppo recidiva :la pazziu'r PercM S<i vùole forzar.e a prendef·e le ·a rmi uu individào, che c0n mol,ta pi·obàbiÌità dopo q.ual.ohè giorno pu·ò · essette di· nuovo . pazzo e quindi .forse si servjrà l delle nrìni ste~se a da:~mo propri@;• od altrui? Gélflpreo'do che 'se · l a'mala:mo;o~bf·. ferta formasse titolo assolt.ite eH esc~lusione, si • poùebbe YfacHmente dur lu·ogo a non po~h~ sim~laz:i'eni', rt. si veJTebbè .ferse .a.nche ad a>umen:tate '6' conférmare qtrella gèoetlale !sfiducia da, olJi so'n0 perseg.uita:ti i guariti di follhr. 'Nè io, ciò :vol1-teì certamente., ma c.re.P·o che si pcJtreDber:o: ·evita:r•e am-· :v~d~r~ esclusi
bedue questi jnconYenienti circ6ncland0 l''accertamento ed~ il
'giudi>::io con me'lte cautel-e .·e ~o~ escludendo asso1utariléut.e c1Ii ftt per lo iana:nzi pazzo, ma soltanto autorizzanclo'lo !+· ch1edere per tal motiv.0 l'esenzione dal servib'iò militare. Là legge ·èsclude dal set>vizio mi'Mare gli alienati ; ·ma questa conqisa disposizione non è suffiùie,nt.e perchè , come :dissi dj sopra, l'o fatto di· alienazione ·mentale ho~l esistè un lfmite netto fr.a la .salute e 'la .ma,Iatti:a·e quindi per lo· m€i-no bisognerebbe ordir:nii·e che essa fosse ioterpr•etata nél suo ;più lato senso 'e che si· istituisser'o semprd' ee1·ti' esami e · c-erte .)'\ce~ehe ·OI~cie ~ssièu,rarsi delle ' puone condiziotri di . lUeJ;~te q} tutti quelli che dev,ono èsset;e àrTuolati. A•]Ìdra forse ci potrèmo a·vvlcinar:e a di"ò che~ sarebbe .v:eramente deside-·
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rabile o che il chiariss imo dottor Franchini neile SU? consider:azioni intorno alia scel t<t deL soldato es p t'ime dicendo : ·« ~l .s olaato deve esser·e in pieno e nor·male possesso. di tutte « le . sue .facoltà _m en'taìi. >> Ma qHali ricerche, ~omal)do io, si mettono in :pratica per raggiungere qu~?sto scopo ? Ai cor)sigli di le;va assiste un medico;_ que~ti p.erp 11on è tassativamente chiamato a spingere le sue indagin i ·per .conoscere l~ p reci.~e condizi.oni delle f~rcol.tà mentali . àel ì§.Oscritto1 ed ancorchè volesse farlo,, il più del1e volte a . .ciò ,gii mancherebbero· il tempo, i). modo, le . ~o tizie ·ed i,-documentì. - La ,11otoriet,à pupblica potreb'\:>e certament~·agevo la,rgli il .giudizio; ma chi la .provoca? · Come e quando se · ne racçotgono gli elementi autentici? - Non bisogna mai .djmentlcare Ja possibilità dj trovare chi tenti d'ingan,nat? ; e pei casi di cui mi occupo, no,n soltanto, con lo scopo di ottenere l'esenzione dal SfH'Vizio, ma anche con quello opposto, cioè di far accettare c.bi dovrebbe essere eseluso, Non mancano pur troppo alcuni sciagutati ge;:litori i quali si ' danno ogni 0,ura per nasconderè il vero stato di un figlio .imbecille o ·Semi-imbecille, all'oggetto di a:ver liber'Ù un altro figlio Sfl-110 e che quindi l'iesce loPo di maggior utilità. E che ciò avvenga realmente. ho do.v uto pi.tl volte ·convin.qermene : posso ahche citare un' faUo, in cui il padre. 41:ell'inscriHo fran qame,nte confessava il ,suo. proposito s;.cusando e mascherandq :i.l proprip egoismo cc;>l dite che dalla vita militare sperava un miglioramento e · quasi una cma. pèrr le d,isgr·aziate condizioni di ment.e del suo figliuolo. Egli è eerto pertanto che le notizie che si l'icercarw, e gli esami che si istituiscono .·non sono sufficienti J?er·.. àcc~r tarsi çlel normale stato dj mente degl'inscrittj; bisogneJ!e~pe -a' mio avYiso far pratiche, e non col mezzo di :ima sola auto~·ità , per avet'<3 documenti autentici di pu.h blica nMorietà relativ.i alla s~lute mentale di tutti !}li )nscrìtti:,. e poi p~r tendo da questo primo dato .ed anche in contraddittòt~O· di questo do\ìrebbero i medici militari a\T,ere l'ingiunzione, il
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tempo ed ii ruodo di indagare il vero stato mentale di tutti. Allora forse potrebbe essere, se non affatto eliminato, per lo meno ridotto rarissimo il caso di arruolare individui che non godono il pieno uso della ragione e che perciò sotto le .armi pon possono riuscire che d'impaccio, di danno e di .pericolo. I simulatori fufono di eci, cifra che, avuto riguardo al lungo spazio di tempo in cui si verificò ed al vistoso numero di soldati da cui provenne, può ritenersi essere assai piccola e cbe diminuisce anche nella sua importanza quando si consideri che in tre individui soltanto il mo vente per farli decidet·c a quell'arduo e riprovevole part.ito fu il desiderio di far·si esentare dal se1·vizio militare, mentre altr·i sei si diederv a simulat·e, non con questo scopo, ma invece con quello' di sottrarsi ad una grave penal cui erano stati condannati, o ad un: giudizio che presenti vano sarebbe s tato pel' riuscire r·igorosissimo, fn poi assai singolare il caso di un soldato cbe sapeva di dover essere riformato per malattia ocular·e e che prese a fingersi pazzo col solo scopo di destat• ma-ggior compassione nei superiori e cosi ottenere un più generoso· sussidio. genere di alienazione che gli enumerati individui preset·o a simulare fu svariatissimo. -- Uno simulava i fenomeni della stupidità; un altt·o quelli della melancolia, un tet·zo quelli della monomania, mentre altri due si finseto in tale stato da rappresentare pr·esso a poco la fot'ma manhl.ca; gli altr·i cinq1,1e poi sì mostravano deliranti e tenevano un contegno che non poteva propriamente riportars i a uessuna delle principali ben caratteriz?.atc forme di pazzia. Fu anzi -questo uno dei criteri c,he unilo ai molti altri desunti da accurati e protratti esami servirono a facilitare il giudizio della simulazione. Relativamente ad un tal giudizio dovrei io forse qui aC·· cennare le difficoltà che si incontrano nell'istituir-lo per poi dit·e anche dei sistémi e dei mezzi che si impiegano onde Giornale eli Medie. rnitit. 1870 10
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riescirvi. Ma per evitare il pericolo di assmper l"aspetto di• chi volesse farla da maestr:o (cosa facile ad avvenire allor-· chè si paTJa in generale di regole e di sistemi) passo oltre· limitandomi a dichiarare· che per isco.prire il simulatore o per obbligarlo a desistere dal suo proposito vennero . se,mpre in questo manicomio esclusi dalla pratica tutti i mezzi che potrebbero riuscir dannosi e persino quelli che della barbarie e della crudeltà av esser o potuto avere anche la sola apparenza.
D'ATI STATISTICI SULL'EPIDEMIA. DI MOB.BILLO CHE Hl\.. DOMINATO NEL PRESIDIO
:m MILANO
DA:LLI 24 GENNAIO ALLI 6 APRILE
1869
per il medico di reggimento dott. BoRl!LLA SILVIO.
*
Quasi ogni a!!no il presidio di Milano paga un tributo al morbjllo. La costituzione medica che ne rappresenta grande pa~'te dell'eziogenia vi d'omina per lo più nell'invemo e neila primavera coincidendo più o meno coll'arrivo delle reclute .sotto le armi. · L'epidemia che ba regnato quest'anno si e!>tendeva ancpe a!Ja popolazione della città. Incominciò il 24 gennaio ; ebbe il suo maximum di intensità in febbraio ; decrebbe in marzo, e scomparì in aprile siccome appare dal seguente sp$Jccb,io :
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. .::-'1 ...... ·'·
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Da questo stato sinottico generale si rileva che quasi tutti i corpi del presidio ne fUJ·ono più o meno attaccati. Due soli immuni: il reggimento usseri di Piacenza ed il corpo d'amministrazione. Tale immunità non sapremmo altrimenti spiegare che per la piccolezza del numero del secondo, e pe1: l'isolamento della caserma del primo, situata al termine della via San Vittore Grande quasi fuori della città. Tanto è vero che il numero più grande toccò ai corpi che erano acquartierati nella stessa caserma: ai reggimenti 21• o 22• fanteria nella caserma di S. Francesco; al 47• reggimento fanteria, una brigata d'artiglieria, una porzione del reggimento cavalleggieri di Lucca nel real castello ; il 23• battaglione bersaglieri insieme al treno d'armata nella caserma di Santa Prassede. · Un'altra cagione del maggior o minor numero di casi nei diversi corpi crediamo poterla ripon·e nell'isolare sollecito che si faceva i~ alcuni dei medesimi, ad epidemia confermata, dei malati appena p resentavano segni anche equivoci iniziali del morbo, giacchè, quantunque la massima capacità ad infettare sussista finché dura l'esantema, non pochi fatti però dimostrano che l'infezione succeqe talora nello stadio dei . prodromi, massime quando intenso è il catarro della mucosa degli occhi, del naso, della la1·inge e dei bronchi, sedi ordinarie della malatti ~ ne' suòi primordii. I morbillosi di quest'epidemia, divisi per provincia, ci banno dato il seguente risultato : Provincie Meridionali » Medie . . » Settentrionali .
casi N. 49 » 17 »
TOTA.LE
N. 80
t 51
E divisi per classe, · il seguente: Classe 1844 » 1845 » 1846 » 1847
casi N.
3 9 26
42 TOTALE N. 80
Bologna, li 2 marzo !870.
p,.egiatissimo sig. Cavaliere Barof{io, (i )
Assieme alla presente mi pregio di mandarle una breve memoria del mio collega e condiscepolo sig. ~letrq nob. Gradenigo, eg,regio oculista in Venezia. L'interesse dell'argomento. è massimo, la modestia con cui espone il successo de' suoi tentativi consiglia ancor più la simpatia pei medesimi. A prova conoscendo come Lei si interessi pelle oculisliche discipline, e quanto amore porti a mtto. che può essere un vantaggio vero .pella umanità, mi faccio animo a prendermi questa libertà, colla preghiera di comunicarla anche ai colleghi presso lo spedale da lei diretto : Se mai occasione venisse che anche presso il Corpo Sanitario militare quest'idea potes.;e trovare un qualche caso di pratica applicazione mi feliciterò meco stesso d'avervi a:vula almeno una indiretta influenza. Nella fiduc~a che Ella ' gradirà questo mio passo me le protesto. Di Le-i devotissimo FRANCESCO dplt. MAIUNI.
(i) Accogliendò hi proposta del collega doti. Marini, la redazione credette .riprQdurre integralmente la memoria del dott. Gradenigo.
152
Della fisfcla. arHfwia-le della cornea 11è'casi di èecità per incurabili allefaz!oni corneali. - E.spcrimenti, considera· zioni e lii'OJ)Oste del nob. dot~. Pietto Gr<Jdenigo, chh·urgo, primario ocuHsta dello SJleda)c civile di Venezia. « Melius anceps quarn nullum. ~
Signori, Ad ognuno di '(Oi è noto come una massima l~arte di colouo . che sono privi del bene d.Gila visla, debba la loro inf'cr.milà ad incmrabili alterazioni della cot1~ea. I traumi, le scollature, le operazioni mal riuscite., l'infia~;nmazioni sotlo Lanle forme, l'Qt· talmo-blenoorrea, l'ottalmia . granulosa, eco., pur risparm}anélo l'inLin)a e dilicata ·swullnra dell' orgaòo della vista, non di rado non cessano, snaturando cosi la cornea che ì"iride, dal rencJere in seguito impotente ogni risorsa dell'arte", ogni tentativo chiI1lrg ico. La pupilla ai·tifìeiale, nob può venire esperita in un occhio ove· non ~~sizsla ·almeno?.una piccola porzion e di cornea trasparente, . ové non resti un avanzo di camet'a anteri'oi:e; ma l'opacità aenà cornea. in molLi slafilomi, in rholtissimi leucomi e tota!è, e Hocchio che pur conserva una reli'na sana, come ne fanno Yecrèi fosfeni, e possiede tùlt'ora illesi i· mézzi traspareilLi, résta t)er ciò solo condanna to ad un'eterna cecità. Di fronte a queste tristi circostanze e nella dura n:ecessìtà, di dovei' (come pur facciamo ogni di), per tutto sòccor'so; rispondere a chi fiducioso ricorre all'opera nostra, con vuote e mentite parole di vaga speranza, ognuno eli voi, o signorì, avrà più e ' più volle imprecato in cuot; suo, aU'itppotenza del l'arte nbstra, ed avrà scusa to, ogni più ardi Lo tentativo ChE! la storia regitsri di auto-plastica o di trapiaritazioni di coroé'e animati· od artificbli. Compreso io pure dj tulla l'importanza del fatto, da· quàlehe tempo vo'adoperanilomi alla ~'ricerca di una • qualche risorsa, che risponda all'ideale da Lutti desiderato. Anch'io,_ cert~ non i1luso delle somme djfficollà che devonsi superare~ tentai e tento arditamente un cammino oHre a queste colonne d'Er~:ole della scienza; nè, pensando alle poche ,mie for:ze, vi paia temararia la roia prova; a mia gius~i.ficazione starà sempre il fatto del nessun valore del~a posta Ghe si, giuoca
1o3
te'è H nulta iìl r pè'r dére) _c r .i\ìlmènsilà Htcalcolabile del guadagno ·che v'è a spéraf.>i, la vista. Oggi, ne!Finli'a(tenervt di alcune mie speriénZ'e istituiCé a questo scopo, io vengo Tra voi mosso unicamente Ual bisogno che sento di chi'edere assi-ste'nzà e éç>opera'ziooe nell'impte·sa, quell' assistenza che dal. nolo vostro ainoie alla scienza ·ed al;1'.\imanità, ho ben d:iriLto d'attehdere da voi. Se· si esci da uno stafiloma, o col taglierile si toJg·a in un punto, a tutto s{leSsore, l'opacità d'l.ma cornea leucornatòsa .ove la re-. tina ed i ·mezzi trasparenti steno normali, comparisce tosto una visione e spesso tale clh permettere la distìnzione di oggetti anèlie minùtissimi. Un tale fatto d1e non map:ca m'ai, e ch'e tante speranze c tante illusioni 'può far nascere nGi noye~·i .mà· latì', non è p·erò che un beneficio di corta durata; all'opacità: che fu tòlta succede una nuova opacìtà, la cieatriç:}, . e con ~ssa la perdita della vista . .Nel [CUdere pe.rrnm)enle atltlOCllle h perdita di SQS.lanz:a de,lia coru,ea è posta la soluzione .Più semplice e più praUca del gran qu·esito. ~ · A mio veàere, due sono le vie ·che solo. ci è d~to seguirenei tentativi diretti a questo ~eopo : l'una, tutta mecca nica ; comprende in sè::;:qnei mèzzl, che wrile corpi sLràrtieri o'd atti ma-Òuàli ripé.t uli possano vendere vano qud t\rope,«so · natural'e di rip'arazione, il , quale- come espressrooe cTe.lla vira,· anctìe, se fatlo irnlH)ten te, pure non cessa mai·; l'altra via, cb'io d i rei naturale, è quella di .cui si serve la natura stessa ·nella formazione delle fistole accideriLali della cornéa, .cioè la tWodozione dì una peiJiLa dL sostanza, eh è abbia in sè come nella J}slola, · là raJ gione della propria essen~a e thtraLa. La prima venne ..le cento volte tentata. l'n diverse èp.ocbe. animati da quesl'i'deale, distinti fisiologi, e pr(l'tici co's~ienziosi istituirono numerose esperienze sopra animali. ond'e·ri mpi<tpzar·e la cornea mancante, coll'innesto di un'altra càrn'ea totla ,ad un animale v1vo. 1\ia sfottunamente tu'tt.i i t.eutativi di cheratoplastica tornarono a: vuoto; e gli studi del Rei·siugér, del WiHzer, del Fe.:lctìnan, deli'Hilmy, ·del P'tuvier e. dello SJilling', non conL dussero ad ·alcun ·risultato pratico, ned allt:o vantag_gio tegar~ono, se· non 1orse 'quello di .aver posto fuori di questi·one la possi'biltà di oHel'lere nell'uomo non solo la permanente trasparenza di una nuova cornea animale, ma neppure la sua ·s.tabJle a~e-· sione.
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Abbandonata da allri l'idea del traphnt.amcnto delhl cornea animale, si ,ricorse all'addauamento di comee arLilìdali, o specie di len ti, o lamine di vetro, od allre sostanze trasparenti. Della cornea artilìciale •li Pellier ( L7B9), cucita all'anello della sclerotica, che valse al suo inventore un voto fa~orevol e della Facoltà di ~fon tpe llier, al disr.o di vetro di Nusbaum, foggiato a bottone da camicia, ed alla lente di vetro e guttaperca dell'Abate, saldata all'occhio colla caseina, la storia registra un certo numero di sperienze e di teQ!ativi più o men o giud iziosi e razionali, Seguendo con imparziale esame le relazioni !ascia teci da questi sperimentatori, O\'e si voglia far calcolo delle circostanze tutte che accompagnarono la protesi corneale, e delle cause dei mancati successi, dobbiamo pur confessare che l'i ntolleranza dell'orga!lo non si mostrò mai quella che più fa cesse difello, e che il massimo degli inconvenienti lament,lto da tutti fu la facile perdita . di trasparenza del nuovo mezzo, adotta to, la difficoltà del mantenerlo convenientemente in sito, sotto l'azione dei muscoli r etti e delle palpebre. Ma essendo mio desiderio intrattcner,·i io allra circostan~a di un tàlc argomento, e specialmente sopra alcune mie esperi enze, oggi non ancora compiute, concedetemi che de! secondo mezzo ch'io sopra accennai, brevemente vi parli, cioè della formaz.iooe dell~ listola corneale nei casi di cecità per malattie incurabili della cornea, aLLo operativo che non mi è noto sfa stato da alcuno, lino a(t oggi, fatto soggetto mai di seria osservazione, e di utile applica~ione . ll tentati,vo di pupilla artificiale fatta a spese della so1!}110tica in vioinaoza della r,ornea, da Antenri elh e da Graefe, partiva da ben alLro principio, e non può riguardarsi quindi come una operazione di fistola artificiale. Di eci mesi or sono, l'acci dente mi pose sotL'occhio l'ammalato elle voi là vedete, e che son ben lieto eli sottoporr e oggi alla vostra osservazione Egli dapprima c1eco per leucomi e cicatrici corneali, doveva la vista, come la deve ancora, 1micamente alla persistenz3 di una vera fìstola della cornea; per me quimli, da quel momento, la possibi li ~à di procacciare una visione :J i ciech i per Jeucomi, medjante la form azione di una fistola della COI'O ea, di venn e un fatto vero irrefragahile, e tale da consigliarmi naturalmente a ritentaroe la riproduzione.
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155
Una pèrdita di sostanza fatta alla cornea, che sia normale o meno, come ogni aiLra l'eri La, per· legge fisiologica di rjparaZ'ione tende a colmarsi; il riavvictnamenlo dei bordi della piaga, una vera prolificazione cellulare prov.~nienle da questi, o se si ami meglio. un·cssuJ\Izioue, ripara il vnoto; e detennioa una <:icalrice. La perdita d1 sostanza diventa pet·maoente, e si cangia ,in fi. stola, solo allorquando um membrana epiteliale, come la dcscemet o l'iride, rivestendo le pareti del canale che melle in comQ.nicaziooi dire~ta la C;Hnera anteriore coll'esterno, ne impedisce la riunione La sect·ez.ione e l'allootanameulo ùcll'acq.ueo e delle lagrime, la· v:~r·ia pressione endoculare, il giuoco dei muscoli motori clell'occllio, l'asprezza o .le granulazioni del!~ superficie mucosa della p<~lpebra superìore sono altr'i fattori di sommo momento pella costituzione e pella dul'ata della fistola corneale. Non vi è chirurgo, per poco sperimentato cbe sia_, che uon ~app.ia qu<~nla e qu~le res.ist.enza .per tale fatto ana torrlico mostrt sempre una sirni!e 1 infermità a' mezzi i più alti vi usati a combatterla, e come una listola della cornea possa durare anni cd anni senza portare al lc•·azioni apprez,zabJii nella vita c nutrizione delle altre parti ùell'occhio, pur rimasLè san.c. Tali sono gli apprezzamenti che mi furono di guida nelle varie esperienze ch'io praticai di fistola artificiale. Escidendo con un tagliente, o distr·uggendo con un cam;~ico a più riprese un puuLo centra!e del la cornea dì un occhio cieco pei· leucoma, fino a mcttorne a ouùo la desce-met, cercai d'imitare sempre il proceaso esulcerante ~pontaneo che suoi dar origine alla fistola~ Come nelle ulceri profonde, così nelle perdite di sos~anza fatte artificialm~ote alla c:ornea, quasi sempre avviene che la pressione, forse aoco aumentata dalla irritazione. sospinge all'innanzi la dcscemet, che si atteggia a cheratocele, e col rompersi (li questa, la fistola vet·a si J'ot·mi e diventi cluratur,a. Appena !ormatasi un'apertur·a alla camera anteriore, o meglio alla cornea, coll'uscita dell'acqntlo, la diminuita pressione endooulare determina una subita modificazione del eire olo avtero-~ venoso di Lulle le membrane dell'occhio. Il sangue sospinto dall'ordinaria polenza del vicino ventricolo siniSLI'O del cuore, non ralfrenato dalla consueta resistenza della pressioue inlet•na, invade le dili.calissimo reti vascolari delle membrane del! 'occhio, le distende, le congestiona, mentre le vene rimangono insufficienti ad allonl3uar la maggior m:tssa
156
sangmigna, ancl)e pel fallo della tolt<\ djstensiçme delfe m.el)lbran'e, stesse. L'ip.eremia, rjsullatG immediato della cessazionedella pl'e~sion:e endoculare, è tanto più manifesta quanto, maggiore, prima ·della per.forazioue, era la pressio.n.e stessa, e. quanto· più ·improY·vi'sa ne fu l'escita dell'acqueo. Nel glaucom(J, a mo' (l'esern,pio, dove la pressione può giungere fino. Tt3, cioè. fino all'anemia r~tinale l'improvvisa diminuzione di questa pres· sione, dietro l'a-pertura d·ella corne~, determina ·un 'iperen:ìia così cospicua da produrre ane-he molteplici apoplessie,J eom~ da vari.o tempo Graefe pel primo ebbe a farci conoscere.· Il grado di ·i p-cremia· pel'ò che tien dietro alla formazione della fistola, :non si mantiene sempre uguale. TI':Jscorso ·qualche tempo da c!le la tensione oculare si trova diminuita, i.1 circolo venoso dapprima inceppato, si riordina: sia che i capillari veli osi si ~rendano maggiormente capaGti; sia che una specie di Gìrcolazione collaterale sorga a supplire alle vene,; che pella manoata dìstenzione delle membrane sono lortuos.e ed i11 eLte; cosicchè notasi eiJettiNameote una diminuzione · della ip.eremia, ed il sangue :venoso può venire allontanato in eg}lale pFoporzione .all'arterioso che ingredisce, e nuovamente l'equì1ibrìo circolatorio si risl<)bilisce. L'occhio adunque cbe da qualèbe 'tempo si trovi con una tensione diminuila al nuovQ .s~ato si atteggia, anzi quasi· questa non sia per esso che u·na nue>-va eondizionè fisio logica, continua a nutrirsi convenientemente, 1'Qrilì<"FiCiosi neH'aumcnto e nella1 continua perdita della ·secre.zione del l'acqueo una · specie di compenso alla maggore circoJaziorre di sangue, alla maggior copia 'd.i materiali nutritizii· di r.ni si lrova fornita. ·~ Ut~ cotale fatto è per me Yeri!à incontestata, ed è una prova di più che l'abitudine giunge a rendere condizione fisiolog-ica un'alterazione organica anche se di non poco' momènto·: Nelle malattie del cuore e de11e ·sue valvole, in qneJle dell'albero va$éolar~, noi scorgiamo frequenti esempi di tal fatra. Gravi alterazioni di strulLura .dei ceotri,circolatorii po:ssono ·per questa legge decnrrere · qua~i ..senza danno ed inosservati. l\ia tolgasi ad un ristriugim.ento p. e. dell'aorta, l'ipertrofia delle pareti del ventricolo sinistro, (ipertrofia che pure isolatamente cons)clerata è grave malattia e che in questo caso pel benefì'éio cfle porta, dice·si cornpensatr1'ce) e si pensi che ne .deb'ba ..avvenii:e!
157
ba dimìnuziMe adunque d.ella·pressjone el)d'ocu:lare .eh e notasi
in un oochio, che da qualche Lérll'p.o p,r'èsenti t].na fistola della ~ornea, è .:relativamente normale; Limt'è vero che 'Cessa, di · esse~e . ·toller-ata,. se d:irnprovviso ritorni maggiore, quantunque uon gi.unga a quella d'oghì altrq occhio sano, Oltre alle roo'difacazìoni della e·ircob.zione, la sussisL!'l'oza di una fisi.Qla della CtJtnea deterq1ìna alcuni routameQ.Li nella forma ·del buìtro. Mll se la co.ra~!l tende ad app,ianarsi ed i diametri - tutti .d.ell'occhio dì qu,\lche poco diminuiscot~o, la curvatrit'a della .sclera però ,rnaut~ensi regolare, che nella fistola semp1i.ce mai llocchio acquis1'a la forma ·quadrata caràtter'istipa· della siÌtchisi~ e cio più ch'()ltro ,pell'integt·ità dcii~ zonula déllo Zinn ~ clel Vit.FCO.
Co~ali osser.vazioni. io q!J.i non ricordai a· mero caso, ma perchè !)sse mi P,itrvero ~rgomen ti i pi4 yali.d:i a çapaclhtrl!ì, .e spiegarci la lunga durata e l'innocuUà della fistola ' corneale-; relativamente,a.lla qu~1·izione ed al~a funiiooe dell'organo vhivo. ~ia più ~he i.! mio pire, o signori, varrà. ce.rto a pers1,1aciervi d1 qu<lle e quaoto be~eficiq possa tocn<wc una fJstola della cornea, ne'ca~i di a,;soluta ceei~à per alterazioni· c).ella cornea, i [ più superficiale esame rlell'arftmalafo che bo J'enòre di pres'eritarvi, é di cui conce de temi che in brgvi paro te r.i-eordi la s't oii:a. Egli è certo Alzetta Giacomo) d'amil 271 nativo di'l.\'lon'lér'eale, . provioçià di Udine. Sano e t:obusLo, come voi vedete, non fu mai malato. AH' età di 2l anni fatto militarè, sP.,tvì nella .marina aust.ciaca e quindì nella nostra. Il g,iorno 24 gennaio,, mèntre lrovavasi di serifizi o nella <~asérma , venne col.to improvvisamente d.a grave lnl'iammaziòne congi111ìti'.'ale all'oecui'o sinistt~o. Dominava alfora. la c;oogiunti vite granulosa aonta .(l elle milizi'e. ~i terra e di mare. Venne tosto a.ccolto nelì.o spedale militare tli 1narina di questa citt~, e curaLo con P.ènnell~tqre d'i 1ìi~r.ato d'arg·ertto, applicazione di fomerìti freddi locali non purganti ed -a'ltri mezzi; .ma la malattia résiste ~tc ad ogni r.imed\o, ed uu mese dopo egli trovavMi cieco affatto tli qll.~l oqch'la, per l'av· ventJ.ta: dìstruzi-one èleHa COllfH~a . .Mentt'd ~o.ggiorna'~'a :.u1èora in quello spedate, onde curarsi delle granuiaz.tc)ni t'imastegli. nel):?oocbio pertluto, svolgevasi !a stessà malattia ,pQre nell' òccbio destro, ·due m.esf tlopo il sinistro. An~he ìn qU:èsto la malattia decol'se graviss~m~ ed acuta, la curà, rimase jrnP.otente 'ad: arrestare i guasti pt~ofonili dèlla come1 che èstesa:hente esul-
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cerata, in breve venne a lt'amutarsi in un irregolare tessuto di cicatrice, che gli tolse come nel sinistro rolalmeute la vista. rimanenl;logli so\o la distinziOne qu~nlitat1va della luce e nulla più. Nel maggio seguente però mentre giorn:tlmente continu;1Vasi nei tocchi di solfato di rame a lulle le quallro palpebl'e, cominciò ad avvertire la ricomparsa di uo qua'clte gratlo vi vista nell'oc_cbio siuistro, che in seguitG andò sentpre più a umcnt~ndo, fino a permcttcrgli di camminare da solo. sèuza che null'altro gli fosse avvenuto a notare cbe la d_imiJJuziouc del la resistenza dell'occhio, il quale per l'innanzi eras;i mautenuto teso c resisteo te. In quell'occhio spontaneamente erasi formala una fistola corneale onde attravversò r avvcnutà :~pet· tu ru, nuova specie di pupilla artificiale, effettuavasi la funzion e vi,;iva. O~to mesi or son.o, condotto da questa prima osservazione, io m'adoper,ai alla creazione di una simile apertura a uche nella cornea dell'occhio destro: escisi dapprina con un tagliente, quasi a Lutto spessùre, il centro della eornea ch'er.1 lencorllalosa, ed in breve · colla raschiatura dell'ulcera arliliciale, e coi giornalieri tocchi di solrato di rame, ottenni il prolasso dc.la descemet, e quindi la fistola anche da ~esto Ialo. La visla che lino da principio t.enne dietro, a questa Jeggiera oper~ziutH', anllò di giorno in giorno sempre aumentando fino a superal'C, e di lunga pezza, quella esistente da tre mesi nell'ocr-h io sinistt·o. ln questo lungo trallo di tempo nessun accjdente sorse mai e scemare il beneficio oltenuto, ed ancora oggi quest'uomo, non solo può condursi da se solo sicuro pelle vie della nosrra città, ma colrocchio, òeslro, senza soccorso di lenti: leggere i grossi caratteri (N. 50) della scala del Giraud Teulon. L'importanza di questo fallo, o signori, è tanta, che in attesa di nuovi studi e di nuove osser\'azioni, le quali valgano a mettere in miglior luce quale. debba essere il processo da preferirsi nella formazione della fistola, c quali le sué precise indicazioni, fino d'ora permette di asserire: ch'e nei casi di cecità dovuti ad ùwut'a,!Jili• rnalattiP dd/a cornea, la fistola artificiale è 1.m mezzo atto a 1lt'ocurare un gtado inspemto a~· vista. (Da un opuscolo estratto dalla Gaz:t. !led. !tal.- Prov. Venete,>
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Rll'IS'.I'A DEI GJORNAJLl
SuH'afa.sia, risultato di embolismo dell'arte i a s inL~l fit della foss<t del Silvio. (Per il dolt. Niemcyer pro f. di clinica m~dic<~ uell'universilà di Tubinga)
I.
Emiplegia destra, con 71er{ella afasia, dipendente da embolismo dell'arteria della {essm·a sinistra det Silvio - Insufficienza della valmtla mit1·ale. - Morte per p1·0{1tsa èmorragia di· cia.nnove settimane dopo l'avvenimento dell'e-mbolismo.
Friedrike S., dell'età di 16 anni, nativa di Urach, veniva am· messa nella sala clinica il 3 febbraio 1.869. Sto1"ia anamnesticrz. La infet·ma è incapace eli dar conto qual· siasi della origine e corso detla malattia. Dallo comunicazioni avute dagli amici di lei e da una Iellera del curante è stato raccolto ciò che segue : Essa proviene da una famiglia sanissima; il padre sano di mente e di corpo ba 76 anni; la madre morì due anni indietro por cancro della mammella ; i frarelli e'le sorelle godono buona sah,J.te. Pallida e delicata nella infanzia non offrì tuttavia mani· festazioni di malaLlia. Nel 1862 fu presa da reumatismo acuto, che durò quattro settimane, assa]i molle articolazioni e fu ac· compagnato da palpito carùiaco. Un anno dopo la guarigione apparente essa ebbe un altro attacco della stessa malattia, cui sopraggiunsero sintomi eziàndio di affezione toracica. obe si di· leguarono col reumatismo. Da questo tempo la malata affermasi avere goduto perfetta salute fino · al cominciare della malattia " presente, eccettuato il pallore e la fàcile stanchezza sotto l'esercizio. 11 5 dicembre la paziente fu presa da freddo, che si ripetè nel seguente giorno, il 7 attese alle sue faccende e nella sera andò a coricarsi di nulla lamentandosi. Sembra che nella notte essa per un bisogno lasciasse la sua camera fredda e che si
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portasse nella stanza più calda di suo padre, incapace poi di far rilorno alla propria stanza da letto. Nel successivo mattino fu trovata distesa sul padmento, senza coscienza e dal freddo intirizzita. Portata in una stanza pìlt calda e messa in lellv vomitò più volle e la tempe1'1•Lu ra si elevò nolabilmeote. Dopo l'applicnionc di m ignaLLe e d i ghiaccio al capo la co:.cicnza fece l'i toruo, ma si notò che l'inferma aveva perduto la pat·ola, che 1:1 bocca era tirata verso il lato sinistro c cbe l'al'l o superiore etl inferiore del destro lato erano colpiLi da pat•ali.;i completa . Nel giomo "egncnLe mostrò tendenza al sonno, più Lardi si fceo agilaLa, rossa io facci:~, ardente di sete, e, per quanto si polè <trguirc dalle gesticolazioni, soiTel'cote per forte dolore al la melit sinistra della tesl:t . Il curante affermò che essa era fcl.J bricitaote· L'jofcrma rimase in questo stato sei settimane circa; cessò dipoi la febbre; riprese sonno; ritomò l'appetito; scompan·e la cefalalgia, ma la paralisi e l'afasia r estarono immutate. Stato presente (l.t febbraio 1.869J. Estremo pallore della cut.c e delle membrane mucose visibili: difetto di sviluppo organjco ; stato ad iposo sottile; povcl,'tà di tessuto muscolare; polso piccolo a 1 3~ .baLltlle al minuto; temperatura lrggermcn le elevata alla mano ; misul'ala nel r ello ascende a 39' C (102 2' Fahr.}. L'angolo destt·o della bocca è più basso ùcl sinistro, ctlC è tirato alquanto in alto; la narice destra è più stretta della sinistra. La lingua può essere messa fuori della cavi!~ buccale, ma l'apice della medesima devia a destra. L'increspamento ùel sopracciglio compiesi perfettamente bene nJi due lati. Gl i occhi si chiud ono completamen to, si muovono in tutle le direzioni, niun'alterarazionc percettibile si osserva nell'azione delle pupille. Jl braccio destro c la gamba , su cui la mal.,ta non ba impor·o qualsia;;i, rimangono in qualunquo posizione l'uno e l'altro venga messo, e alzati cadono appena che siano abbandonali. I dili sono alquanto flessi; ma la con·cnte indotta pone facilmente in con trazione tutti i muscoli delle estremità paralizzntc. L'esplorazione Loraciea non scopre :tbnormità nello stato dei polmoni, eccelluala una ce1·ta reLrazione dei margi ni anteriori intorno al cuore, in conseguenza di che la ottusità cardi ::~ca è più del solito estesa : l'impulso del cuore è diffuso e moderatamente aumentato in intensità, c l 'apice ùel cuore si sente battere un poco al di fnpri delln linea mammillare. ,Alla punta oclesi un
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alto rumore sistolico ed il secondo' suono è indistinto. I ~uoni nelle valvole tricuspidali, aortiche e polmonari sono chiari, i) secondo è un poco più alLo dell'ordinario. L'esame dci visceri :tddominali trova nell'ipocondrio sinistro aumento di resistenza ed ingrandita trova mediante la percussione la milza, la ottusità estendendosi considerabilmente al disotto del bordo inferiore delle coste. li margine dell'organo ingrandito non può essere scoperto d:ùla palpazione per il fone grado di Leusionc delle pareti addominali. Il bordo. iuferiore del fegato estendesi al disollo uo poco del margine costale. Lo sto· maco e gli intestini non oJTrono abnormità; l'appetito è inalterato; normale la funzione intestinale; l'orina colorata legger· mente io giallo, piuttosto abbondante, facile ad essere emessa, non albuminosa. Il sintomo principale, facendo astrazione da que11i relativi alla emiplegia, consiste in ciò che la paziente non risponde alle domande che le vengono indirizzate, abbenchè mostri d'inten· dere quello che le viene dello. Se le domande sono di tal natura cla potervi rispondere con un sì o con uo no, essa inclina o scuote la lesta in atto ùi assenso o dissenso. Richiusta eli ri· petere una parola essa non pronunzia che la voc.ale a, dopo una difficoltà considerabile, qualunque sia la parola che possa essere stata a lei rammentata. Invitata a scrivere il suo nome sopra una lavagna, essa lo fa colla mano sinistra come lo farebbe colla mano sinistra chiunque che non ha l'abi!udiue di scrivere in questa maniera. Cor~si<lerazioni cliniche. Secondo la istoria ed il presente .>Lato della inferma, la malattia è senza dubbio cerebrale. {;n'allenta ed accurata analisi dei principali fenomeni morbosi mostreranno che essi possono essere al certo riferiti a disturbo di funzione encefalica. - Si tratta eli uoa malmia localizzata o di una affezione diffusa del cervello? Nel primo caso qual è la sede della localizzazione? Ftnalmenle qual è la natura della malattia Sono questi i quesiti che l'illustre profe~sorc pone innanzi stn· diandosi di givngere alla risoluzione dei medesimi. Vi sono dei casi di malattia cerebrale, in cui i1 più acuto cd esperimentato osservatore è incapace di dare una decis:l ri· :;posta ad alcuna deJle domande più sopra formulate; d'altt·a parte incontrausi esempi io cui tulle quante possono senza dif· Gtornale •U Medie. mit'it. 1870
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ficollà riee.veve risposta. A questa ultima olasse appartiene .n .caso in considel'azf<me . . I 'Pr·imi sintomi connessi col cervello os~;ervati neìla p·azìen'te furon:o quelli di •.àisturb'o diffuso nelln circolazione o nuttizione
delln sostan.z.a cal'tir;ai{e di. ambedue gli emisferi. Essa fu trovota tlis·tesa ,sul •pavimentò in istato rli cornplett~ insensibilità. La esperiema c'insegna che ·le alterazioni di' circolazione o.nu· ~rizione, . limHate alla sostanza corticàle di un emisfero solt~rito, non prot!uçono segni dì alLerazione o dirni'rmzione· di funz ione u.sic.a. Questo faLto lutM'V·ia non ci ·autorizza in alcun .I,Uodo' a con(:hiuder.e 'COe u.n·o' sfato fìsiologice della sostanza corlìca!e di un e!Q<isfero è suffieiente per lo .sviluppo; nomiale di · atti fi, siéi; è molto più probabile éhe per ma lattia . unilaterale détJa sostanza corticale• la h'itelligcnza si alleri, ma non a· 'tal grcÌ.cto da porci hl grado di dimostrare la. ditl'ereoza. Cosi un. iodi'vidt;lJ!J, che ha perduto il potere di visione in utr occhiq, o di ·udito da 1.10 lato, · no o dà in aicuaa manien l'iJ;Ili:Ji'Cssione di essere 1 cieco o sordo; e t'a talora mestieri d:i un atteoto esame per. scoprire ch.e egli vede o sente mèno perfettamente di una per· sona sana~ Non possediamo al nostro cpmaodo mezzi e&a-tti, per j quali' si possa ·apprezzare la integrità della energia fis ica o Ì a diminuzione. della medesi·ma. D'·ali.ra parte la esperienza c'i.ri~è· gna che gravi cambiamen ti di circolazione o •mÙri'l.:ione della materia grigia di ambedue gli emjsfèri' - parti, che rJOi siamo pienarriente giustificaLi d·i coìlsid èrare siccome gli orgal1i dèlla cosc-ienza - sono lega~i con aiLer:àzione o perdita déllà cò· scienza. Malattie pnimilìve e indipendenti della corteccia di e-stensione tale 'quale si mànifes(ò nella ùostra paziente al pri ncipio ·del male 1 sono, dice Niemeyer, indÌsputabilmente rari, éd occorrono soltariLo io quelle forme eH affezione cuebnile, che si considerano gener~lmente sic:come alienazioni mentali. Cambiamenti seeondari della tessitura della corteccia acoonl[)agnano la comune .ferma purulenta di meningite della convessità. Più ftequenti delle malaLtie di tessuto sono i cambiamenLi diffusi di circola· zione nelia mate.ria grigia, siccome l'anemi-a, c·he ba la sua ori· gine da compressione dei capillari iu ·que'i casi di ma latlia en. tro il oranio ove la capacWà di ques'to·,è diini'n'uita. Ogni nervo vuoJe · una costante quantità di sa'ngue ossigenat6, onde poter conservare la sua irril:abilità normale; quf,Jia, rotta appena, que·
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sta cessa . Una compressione dei capillari rende nulla la fun· zione della sostanza corticale Lanto completam.ente quanto le più gravi malattie di tessuto della medesima. Al qual proposito si può ricordare la perdita completa di cosciellZa risultante da profonda depressione delle pareti del cranio, per copiosa emorragia entro il medesimo e per effusione abbondante di siero entro i ''enlricoli. Nel caso in esame niua, cambiamento ha avttlo luogo di Lessu~o; ma bensì·.di cireolazione entrb la materia grig;ìa. Questo ragguaglio si può Jare colla sa lute perfetta, perchè l'assalto improvviso, e;d ancor più l'improvvisa cessazione della perdita di coscienza escludono la esistenza di qualsiasi grave cambiamento di Lessato nella sostanza corticale. Della causa prossima di questo cambiamento diffuso della circolazione nella sostanza ·corticale nulla può apprendersi dai sintomi !in qui discussi. Oltre agli argomenti evidenti di disordùte cerebrale difTt~so il caso preseo le oifre '' sintomi locali , decisissimi, cioè .fenomeni tali cla a, o ~ori~zar.cl . a ~;o ocluclcrc che .un · pun to circoscritto del cervello ha sofferto una lesione, e cllé le , fun ~ioni di qu_esto punto sono state interrotte . Fra ques-ti ,, sintomi locali » i piit preziosi sono le an estesi e c le paralisi, le iperestesic, le uevralgie, e le convulsioni, quando circoscritte ad un lato o al distretto di qualche singolo nervo cerebrale. La para· lisi del nervo faciale destro, del destro ipoglosso, e delle estre mità destre dell'uno e dell'altro, esistenti nel caso, rendono la esistenza d'una malatLia locale al di là di ogni questione; e noi non prenderemo errore, se affermiamo che con questa malattia locale era connessa l'anemia bilaterale della s.ostanza corticale degli .emisferi. II.
All'allra domanda « qual è la sHde della malattia? , noi possiamo rispondere in modo deciso cb e la malattia è situata nell'emisfero sinistro, avendo riguardo alla estensione del1a emiplegia ed alla sua limitazione al faciale c all'ipoglosso destro ed ai nervi motori delle estremità. Una condizione morbosa circoscritkl.' alle crura cerebri può produrre del pari paralisi emiplegica delle estremità non · ç~e del faciale e dell'ipoglossu; ma a que-
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sti sinlomi trovasi sempre unila la paralisi delle parli, che ricevono influenza dal nervo oculo·motore, d~ll'istesso lato di quello in cui trovasi la mllatlia. Quando le parli laLerali del ponte sono ma:late, i nervi motori sul Jato opposto del corpo sono alterati ; ma il nervo fa ci a.! e, arendo r~om piulo la S'Ua dccussaziono nel ponte è paralizzato sul lato iste~so di qu·eJio che è atrclto. Finalmente la paralisi emiplegica può occorrere in conseguenza di malattia del cervelletto, talora sull'istesso, allra volla sul Ialo opposto alla malatLia, che può solo ricevere spiegazione col mezzo della partecipazione delle crura cerebelli ad 110nl em e delJe crura cerebelli ad mednllam o~lunga.tum ri$pttttivamente' la malat.tia di . queste parli essendo vua forma ~i edema, dappoiahè il cervelletlo può essere intieramente distruu:o senza I:J produzione di paralisi delle esrremiln. La emiplegia oss.ervata in conseguenza di malattia r.erebellat'e è meno completa e decisa di quello che sia oel caso in discorso, nè mancano mai più specialmente sin tomi parati ti ci entro i distreLLi di quei nervi che abbandonano il cranio per la sua fossa posteriore. La ragione per cui la emiplegia, a questo grado e limitata siccome nel oaso in considerazione, si osscrw1 cos\ spesso, è ch·e ìe af· fezioni le più locali e particolarmente le apoplessie, gli embqlismi e le trombosi, hanno generalmente loro sede nell'uno o nell'allt•o emisfero Nella malata, che forma soggetto di questo discorso, noi siamo in grado di distinguere la 11arte dell'emisfero sinistt·o, in cui la malattia è ,localizzata con precisione più grande di quello che si possa esser fa lLo in mol'ti aDl\i. casi. La eruiplegià; eh e fu tosto notata al primo giorno della malattia, di per sè non dà informazione alcuna su questo punto; al contrario, il casuista iosegna Che la malattia localizzata delle parli Je più dHTcrcnti dell'emisfero possono essere la causa di emiplegia; nondimeno, confrontando i casi numerosi, troviamo che differenti regioni degli ·emisferi variano mollissimo, rispeLlivamen te alla frequenza con cui la lesione conduce a·lla emiplegia, e rigun'rdo alla durala della emiplegia. La dislruzione del. corpo striato e del talamo oLLiç_o è senza eccezione seguita da emiplegia ct1e dura per tttlla la vita, ma una condizione morbosa localizzata nelle grosse masse midollari o nella sostanza corticale degli emisferi, o che nasce dal disopt'a o dal disotto verso la superficie degli emisferi, in alcuni casi ò seguita da emiplegia, in altri no; e
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se la emipl'egia -ha h:wgò , non. inftequentemente .scomparisce dopo una. durata più o méno lu.nga. Da <quesbi.fatti 'conchiudiamo che Ii-el corp.o ::;trià:to. e nel talatnò oCHco hkl•sede 1"ap.pax;ato· deHll, .irritabili t<à 1fè1~ <i nervi motori della ,faccia, ·deH'a lingua, delle es tre· mità del lato opposto del corpò.;. pef -par\ar.e p)ù· conr.e.t.tamente-, òhé a travevso q,u~ste pacti centra ii passano le fibro n,ecvee, che trasmel t6no. 1é ":impre'Ssioni ,dagli organi di yo!izioi.N ai ner;vi mo'Iloti testè enumer-ati. Pét Jèsione .di qual:unqlle a:llna gartc degli ewisferi, questa trasmissione non lJ1lÒ. essere intep:o~l.a·, tlappéìchè, s·e ci·ò foss.e, la malat~ià·' di queste. parti da.rebbeiOri:gìu-e -ad emiplegia, e )a .emiplegia che ocemme- L11lo.ra ç.e.p t11t~ l~sione pu.'ò $Olo, s·econdo Vautore;, essere. spìegata col :mez.ù> di una parte ~ipàz1·ooè secondar ia del distretto·· deLoonpo ;;tria~o e 'del talamo ottico. Questa p-artecipazione consiste. .o nena eol.().· pressione dej capi'IIarl d~lle patti maiaLe, se- q.u est~ 'cljm.i.Jruiscono lo :;pa·zio Um1t<HO dalla falce~ dal tentorio e. ·dal, calvarJo, o• .in Un edem·a C~}hl'Verale aH'iObOrDO de\le IJaUti ma)aJ:e· esjeUdeR~!;!SÌ nel ,<).istretto de.! eoFpo -striato e del .talawo o~Lko , ·un tale eclema conil'/lce:ndo :garimente a· com.p:ressio.ne; dei c·apil lari ed i)nen1ia, tìer cui r e:sta jnte1ToHa la .funzione· delle parti afl'i:lkte. . ·Quest~ partecipnzione del cérp.o stri~Lo e ·del talamo ,oHi (;o in una aft:ezione !~:~Gal i.zzata che è accompil:g,nala &~i· sitHomi. i: più phiari duraNte la "Ha, non pUò essere naturalìneì'lt.e c1imostta~a sul ta .. volo anatoÌI.)tCÒ; dappoichè,'nel cervello .sitconie in altri. organi che C011teng0·no poco sangue e· sono riuchiusi entro una cassà inftesSibÌite, tfi,nlilLrazione edematosa e l 'anemia capillàré sfuggono alle ricll>rche. La scomparsa dell'emiplegia, noA infrequentemente. essevvata nelle affezioni' d'i emi la sed·è.non è ·vicina M corpo striat0 e al talarfl:o ottico, è pme una pròJ-a. in favore:,. òice Nie;meyeT, della ,giustezza dell:e nostre opi·nioni. DappojcJfè. ~e· uno str~w.aso 1te'Jle .grosse masse m4doll<fr.i o nella sòperficie àen'emisferO·, éhe ha portato compressione clei capillari deWiu tier'O ·emisf~ro, si fa -pìù piccolo per-assorbimento, allora<}() pJ.'eS· sione es.ercihàta d.a esso s.ull'emjsfero medesimo dimirBlti·sce, i capillal'i divengonO' nuov,amente aperti alli! tr:asmissio.ue ~·e] S<tngue, e la funziene della paTté precede'ntemente •priva, di sangue ·Si I'i;sJabilisèe. Cosi ·se ~n ascesso nel cenvello circon~ato da un esteso ed'ema coj1ateralc ~&i fa cistico~ a·llora l'ed.ema,scornparisce o diminuisce.
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Il fallo cbe nella 110stra paziente la emiplegia cbe avvenne alcune settimane fa è oggi ina!Lerata in grado ci autorizza a considerare che la malattia locale ha con LuLta probabilità sede intorno al carpe striato c al talamo ottico, tanto più che la espP-tienza e' insegna ohc le malattie locali , ohe oomincinno con risultati cosi detti apoplettici, e in cui la emiplegia non apparisce gradatamente, ma d'improvviso- cioè stravasi, t.rombosi, ed cwbolismi - hanno nella mag~ioranza dci casi sede in quella region e. N0i possiamo andar più longi ancora nel definire la località della malattia e quasi con certezza sostenere, che essa si estende dai dintorni della 1·eqione del cÒ?'JJO stJ'ÌUto e del·tatamo ottico alta te1'za Ci1·convohtzicne frontale dell'erm·sfero sinistro. 11 numero Jei casi in cui l' afasia è stata ritrovata connessa con lesione di quellà circonvoluzione è cosi considerabile che noi tlobhiamo , se esiste afasia, formare la d iagoosi di una lesione nel lobo sinistro f1·onLale, massime se coesistano altri fenomeni manlfosti di condizione morbosa all'emisfero sinistro. ·La nostra inferma, doma ndaLolc il suo nome, è capace di meller fuori sollauto suoni inarLicolati, ma se le vicr\c daLa una lavagna lo sctive. Quindi è che r.ssa non ha perduto certamente le facollà di pens<H'e e di trasformare i suoi pensieri in parole; ma è interrotta bensi la catena di trasmissiooA dagli organi neces· sari alla formazione delle parole ai nervi cd ~ i muscoli necessari all'atto di parlare. L' af<\sia dunque dipenclc dalle caw;e medesime, da cui diperHJe la paralisi t;lcllc estremità . La malata intende quando le viene domandato di porgere la destra, e mostra il desiderio di assecondare la dom:10da. L:t irritabilità dei nervi e dej muscoli degli arti paralizzati è conse1·vala, come il dimostra la corrente indolla; !lla, come è intcrroua la trasmissione di \tJiizjone ai oervi ed ai muscoli della estremità destra, essa , onde obbedire all'invito di porgere la mano destra, ha bisogno el i chiamare in suo aiuto la mano sinisLJ'a, io Cll i i'esta conservatò il cii'Ctti to di Gbnduzione. La inft:rma potendo muovere volontariamente il palato molle, la lingua, e le labb1·a, alloraquando man(~ia o compie alt1·a funzione, noi siamo autorizzati a conchiudcre che la interruzione dcìla corrente dagli organi di volizione alla bocca è sl3la limitata a quei tralli da cui lo stimolo è trasmesso ai muscoli necessari al compi· , mento clei movimen~ i della parola. È un fenomeno mer ite·vole
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di tutta la considerazione che il pòtere della parola sia quasi sempre distruLto da una lesione limitata alla terza circonvolu· zione frontale dell'emisfet'O sinistro; ed è più degno ancora di considerazione che, in singoli casj auten tici, 1' afasia si osservi con lesione tlel la terza circo nvoluzione fronL~1le dall' eJnisrero destro. e che in altri singoli casi il potere di parlare resti jntatlo con alterazione della terza circonvoluzione sinistra. È difficile con corMiderazioui anatomiche <liohiarare che no emisfero ~bbia da compiere funzioni dall'altro diiTerenti, e che uno coul'lnga un organo che manca nell'altro. E meno ancora è !tiusti· fiçabile l'affermazione che questo organo, nella maggioranz\l d~li inclividn:i, sia c:ollocato pe..Jr emisfero sinislro e tn a\c;uoi all1i nell'emisfero destro. Senza aoueLtere una gra11,de impor· tan:a alla seguente spiegazione delle osservazioni apparentemente paradosse, cui leslè facemmo allusione, io credo, elice Niemeyer, com~uqne ciò sia i potclico, ma in qualche gL'ado giustificato dal f;Llo,,che in ambed ue gli emisferi t'si ,ta Lt'asmissione fra gli orgaJj di azione fisica ed i nervi e i muscoli necessari all'aLto di tm1are, ma che quando un fanciullO! impara a lJarlarC Sia fors0 'la regola che i tratti del IaLo sin isi.I'O siano messi in uso più cli lqueili del destro. Questa asserzione apparirà meno pa· radossa se ricordiamo che la istessa cosa avviene in connessione coi mo1imenLi complicati delle estremità , che noi sappiamo compierù con considerabile impaccio. Pochissimi sono gli uomini, cl"e sono capaci di scrive1:e e fare altre cose colla mano sinistra Gel p3ri che colla destra .. Noi non abbiamo bisogno di consiùord1e se ciò è h1 conseg.llenza .di avere l'emisfero destro una provwgionc di . sangue migliore del sinistro per la disposi· zioue dei 'asi, e se , nel compito eli <~pprendere movimenti complicati, un'alterazione ha luogo nella disposizione delle mo· lecole ùei r.ervi centrali o periferici impiegati. In ogni evento, quasi Lutti gi uomini àiv~ngono mol(o più impotenti, massime quando perdlno inlicramenLe il potere, eli scrivere, se sono complel.arn ente cpa:alinaLi il braccio e la mano clestra, ;cli ,quello èhe se afTeLto sia L sinislt'o lato. Nel mqdu istesso che_vj sono in via eccezionale degli uomini di cui la mauo sinistra è più abile della destra per fl faii.O del più Jrequente USO, YUOISi concedere che vi possano tssere <li quelli che nel parlare haono impiegato il canale condultc,re per 1' emisfero deslro più cbe per l'emisfero sinist.ro, e Cle, in tal} casi eccezionali, la lesione del lato
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destro frontale è più pericolosa al potere della parola di quello che la malattia del lato sinistro.
Ili. Eccoci finalmente alla terza questione. c Qual'è la n:~lura della malaUia. , I sintomi già discussi non sono· sulllcienli per risolvere questa questione. Io non posso ripetere <tl>bast:mza cbe il fatto è e deve essere semJ,.re lo stesso, non im porta per '!Oals;,. voglia cagione le fibre net'vec e le cellule gnngliooari in ma parlo del cervello possano essere state distrutte cd aver pllrdcto la loro funzione. La emiplegia e l'afasia nella nostra pazie.lle devo cssére la istessa, sia che esista una cl!usiooe sanguigna, un ascesso , o qualche nuova formazione nel luogo degli ele· menti nervosi normali, nel punto elle abbiamo dichiarato elserc affetto, cd è sola la eziologia, il modo tli com inciamento, ed il corso della malattia , che può darci informnione irJioroo alla natura di essa : in casi di coud.izionc morbosa locale l:l partccip<iziorle d~ allre parli del cervello ci nìulcraono ancort., fino ad un certo punto, io questo riguar do. Sottoponendo a cmsiderazione i punti Leslè ricordati , noi non solo poLremo mn certezza escl udere varie forme di malattia locale, ma arriveremo ad un risultato diagnostico positivo. Dccisameutc non i il caso di un processo fl ogistico locale. L'ascesso per flogosi ;erebrale è 'uno ùei più rari avvenimenti; e dappoichè, nel ca10 nostro, niuna olfesa alla testa ha preceduto la mal:~tlia, esse1dochè la informa abbia nemmeno sofferto di olotTea conscguetza di carie dell'osso peLroso o di qualche allro osso del cranio , come, a dir breve, mancano tutti i punli eziologici , ch~r, ;ecoodo gli ammaestramenti della esperienza, qu:.si esclnsivaneote danno luogo :1 flogosi ed ascesso del cervello, questa ma·allia può essere positivamonle esclusa, e laolo più decisnmetle in quanto che i f1!nomeni apopletti ci che formarono il prin;ipio della malattia c l'improvvisa invasione della pat·alisi nou corrispondono collè uostre idPe del principio e corso che prcl\le l'encdnlitide circoscrilla. Per escludere le nuove formazioni noi non possiamo filr uso dell'assenza delle condizioni eziologiche com1 lo potemmo per la esclusione di ascesso cereltrale, perchò l'ellologia delle nuove produzioni giace in tale profonda oscurità c1e la com)JoOrsa di
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qualunque affezione del cervello s~::nza causa no~1 fa di per sè ' stessa pt·esomere in favore di una nuova formazione; se non che il principio ed il corso della malattia parlano nel modo il più deciso contro la esistenza di un tumore di nuova formazione. Quasi mai avviene cbe l'apoplessia sia il primo siotoroo, il quale, in casi di tumore del cervello, ri chiam<l l'attenzione alla esistenza di malallin cerebrale, abbencllè sin tom: apoplctlici possnno essere osscn·ali durante il corso della malattia, improvvis:unenle insorgenti per improv\ rso aumento del tumore o per stravaso entr:o o all' io torno del ,medesimo. Lo $Lesso può dirsi a riguardo di comp:.~rsa improvvisa di paralisi che è fin da principio completa. So per qualche aumento acuto del tumore o per emorragia entro o all'intorno di esso (per cui pnò occorrere improvvisa paralisi cd apO[llcssia) a'•vcnisse compiei a p"ralisi, qucst;1 col tempo diminuirebbe o si dileguerebbe. l<'inalroente la mancanza deUa ccft~lalgia "Parla contro H tumore del cervello, comunque a questo fenomeno possa anneLtrrsi poco valore ad oggello di diagnosi lliiTereoziale delle malattie del cervello, pure di rado o non Jnfli manca in una malattia locale del cervello, che, come fa un tumore, a grado a grado aumenta, esercitando una crescente pressione sulle parLi sensilive del cervello e particolarmente sullo fibre del trigemino entro le meningl. Yi sono casi in cui lo s~>iluppo di tumori sifllitici en tro il cranio si manifestano òa prima con alla cebi apopletliformi; ma. rlappoichè Ta nostra pnienle non offre il più lieve sospello di sifilillc , non abbiamo bisogno di prenderei la pena per m:cludere questa malattia. Nella trombosi dello arterie del cer\•ello i sintomi apoplcll.ici e il su-bitaneo sopprnggiugnere di emiplegia si osservano cosi spe3So SICcome fenomeni iniziali, che RamLlergcr giustamente pone ìu mosLra la esll·e,na difficoltà di distinguere la trombosi dalla emorràgia cereb•·ale. I sintomi e il corso della m:'\lattia non si oppongono ad ammetlere uo caso di trombosi dellé arterie dell'emisfero sinistro con rammollimMtO del cervello. Poco fa avemmo la opportunità di vedere nella nostra clinica un caso che col presente all'riva molt.a rassomiglianza, rjspcuo ai sintomi del pari r.he alla invasione acuta c ~~ corso; il caso appartiene :td una vecchia in cui la necroscopia mostrò il tam· ponamenLo della caroti(je sinistt·a e dell'arteria sinistra della fossa del Sii vi o per un Lrombo autottono do l pari che uno stadio
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avanzato di rammollimento cerebrale io particolar modo del corpo striato sinistro. Tultavia nel caso presente la dipendenza dci sintomi da trombosi delle arterie del cervello può essere esclusa in modo posiLi1•o; poichè i trombi auLottoni nou si formano m()i n<elle artel'i.e di cu,ì le pareti sono normali, ma la fil!rina si deposita sulla tunica interna quando fa sporgenza nel lume dei vasi, e il Lromllo si attacca da prima alla parete ingrossata per ripetuta coagulazione di fibrina fìnchè l'arteria resta chiusa. La malattia delle pareti arteriose, che dà origine ad asprezze, e la endo-arlerile deformante, o, come era uso per il passato chiamarla, degenerazione ateromatosa delle pareti dei vasi nel senso più lato dcllct parpla. Essa si sviluppa soltanto all un<~ età pì.ù ava uz:tta e la sua esis tenza in una fanciulla di 1.6 anni deve essere rigettata come molto improl:)allile. Una emo!'ragia abbontlantc cerebrale produce quasi sempre un attacco apoptettiforme, e la paralisi, cui essa conduce, per regola non svilluppasi grad uatamcnte, ma in modo subitaneo . Questi sintomi si manifc$tano nel tempo il piit breve al più alLo grado e nella estcosion0 più grande possibile. n principio e il corso .della malatlia nella n ~s lra inferma coincidono perciò coi fenomeni, coi quali è solita ·ocGOrrere l'<lJ.ìOplessia oosi<.ICtl:.l • sanguigna. Noi non possiamo escludere la emorragia nell'emisfero sinistro col grado istesso di certezza, col quale escludemmo la trombosi ·spontanea delle arterie cerebrali. ~ Jlistesso genere di degènerazione, è vero, delle pal'eli ortcriose, l' enclo-arterite deformante, ct1e couduce ad un 'anormale fragilità nelle arterie c~r<~br~ l i, fonnando cosi la base de lla maggior parte Clei casi di cmonagia, nel modo istesso cbe essa conùuce all'asprezza dell'interna -parete ed alla conseguente trombosi: ma, oltre la enLlo-arLerite deformante, la sem.plice òegenernione grassa delle pareli arteriose che avviene negli indiv•dui anem ici, mal nutriti, convalescenti ecc., di ogni età conduce pure alla morbosa fragilit.i\ delle pareti, e sotto certe circostanze al la rottura delle mcùesirne. Qui,nu i la emorragia cerebrale non si osserva cosl esc lu~ivamente ad una cLà avanzata, come è il caso colla specie di rammollimento del cervello poco sopra discusso: essa si veritica, sebbene raramen te, nei giovani cd eziand io nei fanciulli. Il punto. che non ci permesse di credere alla esistenza di uoa emorragia eerebrale, che ci condusse con confìdenza a .formare una diagnosi differenziale, è lo stato cld CUQre.
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La malata ébbe già due ·attac~hi di:" febbre ·reumàt1ca, ·in ·cut ' r n:roHe ar.tjc<Jiationi furono affette, fàHb, ch'e come è noto, giuslifita in certa ."misura la sùppusithmc:<che la malattia . fil coii'lpli'ca~a. €la eridoca~Elite, o pericardite. Essa slèssa cTice. di a:v~r so'fférto nel primo aHaoco pal!}itazione, dufant'e iF .secpndo· atta:~Od affanno; 'noi' no'n p0"teJ)1mO avere· la: Cel>tezza se ' 'cfàl .. tem.p0 dèH'UltÌlliO a-ttaCCO •es~a ha 1aVUt0 SJOtomi SUDietliV·Ì di ro:alatLi'a organie:a d:el cuore, ma ' i Ti'shJrati ò"!)iettlyi IÌt;ll nostro esame fi.sièe> è1el torace ci fecero certa la esiste.nza 'tl i un'a grave màlalLia d.i cuurè e resero 'prob-albilYssima l'i-dea · ~tle quesr.a·· ~& fezipne era il t"!sulta:to df" endocmlite, cfie .C.OU)plicò' il r~Um~ tiSn:l.O.. l/apice del <mor.e è spostato· àtveslerno; l'a1~ea Ottusa' ' abnorrnemente aumentata; .aila punta esiste +rum.o'r e slstolibo alto e i suoni ~$u1Parierl<i potmonare sonn .~sag~ra·tl . Il rii.'dr: moria sistol)eo all'apice chmostra .cllé l'a vatvula m1ù;ale vilJra abnorm?mente, e tale abnor.Ole vibrazionè incontràsi ffe'qlrentissimamente i n guene èondizioni: del'la valvula · in·' cui e ~fata pérduta la 6al,)aètFà d 'il:npec1it e· ~il r'igurgito dél saligo-d' ~1el1e OTeccnitette dUFcinte hl !.'i stole ve'n'tr!co'iare. Che ù'ella in'ferrùa nostra esiS.ta lale insuffic'i:è'nza [èlla v'a]vula miltaJe. tisulh:{ evi.- . dente ù'i:lllà influenza, che qu'e.Sto èli'fetlo· ha ~sercitMò s'ull~ circolazione 'poltnonare e stil cuore lleslto; lò silos'tatnen(o' dèl'· l'apic;e in. fuori, l'a'oormale· eslensione<l Jatenlle a.'Cl3uò'no o't.tusò, e i SUfJUÌ esage:I'ati tlell'arterla' j)OliDO.(l3I'e irid id nò· un'o Sl~ to pletorico dellh circolazione ~olmonare· e 'd1latar.ioilè o iperlro\ia del vèntriU,olo tleS'tro. I difetll c11è l'esame n'sicd mostra ' esi· st-ere nelle va1vule· ci porLa a'titeJtere clte i fenomen i cere:btalt .rroo so110 di·p~n.derrti da •emorragia, ma da OC'clusio.ne·tteH:ah<!"ria sinistra .della ios,sa ·del ,Silvio pei' immigrazion-e d\ eml\ole>. Noi 'dobbiamo consid erare siw;>me ·una règtflà che in' un in (li· · vlduo soft'erente d'i Q.:mllléieriza 'vafvùiare, uu attacco Ì!1l.provviso di sintomi àpopl ~'liGi coq emiplegia d~i latò destro. non ." t1o!si .attribuire ad ·~mù rragi a nel vent.ricolo si·nistro, ,mà a(\ oo{!;lusiooe · deWarLeria sinistra delhl fossà, deì Silivio per embOlo .. D'al 4 m'o:-. mente> çhe i vasi sotio ,stat i 'dllàgentemente· esaminaLi 'ad ogni ispez.i.\')ne cacla·verioa ip individai cl1e. soccembeflero a sì'lY!òmi apopl~ttici', i Cé\Sl di apoplessia eosidciCra i dtra--vasco1'~·re son'a scompar~i dalle no~tre statistiche, e b.'oi possi~mo rttenef,~>, che in quei casi di apoplessia supposta dei 'passati in cui . lempi., , mut)O stravaso è stato trovato nel cerve11o -a11'ahWssia, ha esi1.
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stiLo occlusione dei vasi, la quale passò inosservata. Che colla insufficienza, e tanto più se coesistano grandi asprezze nelle val;vtile malate, coaguli fibrìnos1 precipitati s11lle superficie aspre, o pezzi delle stesse valvole mala te, frequentissimamente sono trasportati dalla corrente sanguigna, è manifesto dalla comune even'i'enza d'infarti di origine ernbolica nei reni, .e più comunemente ancora nella milza. Ora, se un tal n embolo, i nvoce di passare per i r eni o per la milza, sia portato nella carotide, e se esso occlude questo vaso, di cui il lume è troppo stretto per permettere all'embolo di passare, questo vaso, conforme alla ben numerosa serie di basi raccolti di embolismo delle artePie cerebrali, quesld vaso è nella maggioranza dei casi l'arteria della fossa di Silvio, e d'ordinario la sinistra. Questo altimo fatto si spiega per il modo di origi ne dellà carotide sinistra cbe è più favorevolm en te situata della destra per l'ing1;esso di corpi stranieri colla corrente del sangue oltre alla frequenza di embolismo nelle affezioni valvulari, la circostanza che LuLLe le irnperfezioui valvulari, eccettuata In insufficienza aortica, dimiDUlscono. la pressione sulle pareti delle arterie sistc miche, e perciò la tensione d~lle medesime, parla con1ro la supposizione di rottura delle tuniche di vaso nella ma!all.ia valvulare in questione. Perché nella nostra pazi ente, ài cui il pallore c la piccolezza dci polsi souo testimonianze di una vacuità delle arterie, un vaso sarebhesi .roLlò nel cervello,? .Avvi .altro puQto che conferma la nostra diagnosi. I sintomi apoplettici e l'assallo paralitico furono preced U,ti da rigore, da vomito, e da ingrandimento della mil2a scoperto med iante la percussion e. Queslo insieme di sintomi in un indi· viduo alfetto da malattia "alvulare giustilicano bastanlemel)te, secondo, Jice l'autore, la mia esperienza, la diagnosi d'infarcimento spleoico conseguente ad embclo portato nell'arteria splenica, e particolarmente se la milza ingrandita s.ia stat~1 sensib-ile alla pt·essione, sintomo, che non potè ossen•ars'i nella inferm'l, esscndoche essa venissP. in clinica alcune settimane dopo l'accidente. TI rigore ecc. ecc. manifestanLesi due giorni prjma della emorragia cerebrale, sarebbe affatto inintelligibile, men tre, con eoaguli o frammenti di valvole, essi ·!::iono ben compaLibilì. La emiplegia subitanea che avvie ne al seguito di zalJamen to dell'arteria della fossa di Sihio spiegasi facilmente; dappoichè,
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nel momento io cui quest'arteria, prendendo origine al di là della grande anastomosi del cerchio del Willis, diviene occlusa, cessa la irrigazione sangui~na all' emisfero rispettivo, e nello stesso tempo cessa pur tli esso la funzione. !Ha la perdita di coscienza ne)l,'a nacco - i feno1neni apoplettici che. l'esperiçnza ci insegna accompagnare quasi. sempre l'embol.ismo dell'arteria della fossa del Silvio -sono difficili a spiegarsi. La ipotesi la più probabile, al mio spirito, è quella di tumidczza edematosa del respettivo emisfero, P, la pressione esercitata sull'emisfero op· posto superando la resistenza della falce. Io, almeno ho trovato costantemente edema esLcso entro il terrHorio dci vasi occlusi in casi di ,zaffltmento embolfco di arterie perifet·iohe . . Io fine, considerandò il lungo periodo scorso dall'avvenimento dell'embolismo, si può esprimere una decisa opinione che, entro il distretto provveduto già dalle arterie ora chiuse, han no avuto luogo alterazioni di nutrizione, che hanoo dato per risultato un rammollimento necrolico. La no~tra diagnosi finale è dunque - Tnsufflcienza della mi· ~ralo, rammoJli;mcnto ncproHco del sinisLro t;Jmisf~ro, i-n cui sòno implicati il ~orpo striato ed ìl talamo del pari ohi} la :Lerza circonvoluzione, conseguent.e ad embolismo dell'arteria sinistra della fossa del Silvio, l'embolo essendo stato trasportato per mezzo della corrente sanguigna della valvola mitrale malata; e J'iofarciment<> della milza di simile origine. Un trattamento curati\· o efficace è fuori eli questione, dappoichè niun mezzo possediamo per istabilire la circolazione. collaterale nel cervello ·e di rjparare la necrosi delle porzioni anemi<~::he cerebrali che haflno avuto decisamente luogo. Noi siamo altresi ristretti alla pura cura sintomatica relativamente al cuore·; sintòmi urgenti che reclamino un immedialÒ soctorso, come per esempio 1a dispnea, non esistono. Noi siamo perciò limitati a sostenere le forze della inferma mediante una dieta conveniente. Per alcune settimane niun cangiamento cbbesi a notare nello stato tJ.i lei; l'appetito, ·il sonno e le funzioni intestinalì si ·mostrarono in buona condizion,e. Essa faceva attenzione a tulto ciò che le avveniva dintorno, e conosceva tutto ciò che seguiva; , ma l'emiplegia non subì modificazione. Uiguardo all'afasia fu notato un lieve cangiamento in meglio, la inferma essendo capace di pronunziare con una certa distinzione alcuni nomi che siano stati però dinanzi a lei ripetuti. Il 12 marzo essa fu l)resa
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da un violen to rigore; la temperatura mjsurata nel rettp sali a 39 7" C. (103 46" Fabr.) nel mattino, a 4.1 ·l v ç. (10~ 98" l<'a br.) nella sera. La malata ebbe vomiti freq uenti costituiti.da cibo per meta dige,rito : la milza, ridolLa alla sua grandezza quasi normale, aumentò nuovam ente di volume e si fece dolente alla pressione. Fino al t9 marzo questo atlacco, consistente senza dubbio io un nuovo infarcimento d-ella mi l z:~, passò senza serii effetti. Nella notLe del 20 al 21 l'assistente udì gemere l'inferma, che la trovò fra il vomito di sostanze viscide in uno sta to di · p.erfetta losensibilità. L;1 para·lisi erasi e.; tesa a l bràccio sinistro e alla gamba sioi:.tra, che alzati cadevano gravemente : essa era impo· te nte a deglutire. Le applicazioni di ghiaccio· e gli enemi rimasero senr.a effetto; il rantolo tracbcale andò aumentando e là mor te 'avvenòe alle tre pomeridi,me. La necroscopia, praticata dal prof. Schuppcl diciotLo ore dopo la morte, confermò in tutti i punti la diagnosi. Le corde tenòince della val vula mitrale, che si estendono dal muscolo papillare posteriore al cuspide p re~so l'aorta, erano la· cerate e Ja parte corrispond ente della valvola ~ra ~eàe di piecolò m.asse rosse da quattro a cinque linee di l'nngbezza cd in par te di concrezioni calcaree. • L'arteria sinistra della fossa del Silvio era un mezzo pollice dalla sua origine carotoidea ripiena di una massa calcarea inegolare per una linea di lunghezza, il vaso intorno a questo cmbolo e la parte al di là del medesimo era molto r isLretto. Il talamo ed il corpo strìato del lato sinistro, ùel pari che l'isola di Reil, ed il cerchio sul lato esterno dell'L3ola appartenente alla terza circonvoluzione frontale , erano appianati, rammolliti, e di un colore giallo-gr1gio opaco. La milza presentava un considerabile volume e nella sua parte .superiore ed anteriorc1 conteneva diversi pezzi ·embolici recenti ed antichi. 1 La catastrofe fatale fu il risultato di una copiosa emorragia nell'emisfero sinistro, che, da un lato, aveva rotto il talamo ottico e il corpo striato, aprendosi nel ventricolo laterale, e da qui estendevasi nel terzo e quarto ''entricolo, e, dall'allro lato era penetrata' nella sostanza corticale al di sopra çlel cor po call'oso ed cr.a così entrata nello spazio sottò aracnoideo. Se la emorragia ebbe per causa la rotLura di UJ? vaso nella parte rammollita, o un nuovo embolismo, non potrebbe essere affermalo. Le emorragie frequentemente abbondanti e dif-
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lìcili a spiega:rsi, che si osservano occorrere entro H territorio delle arterie chiuse , da embolismo, sono certamente io favore del! 'ul Lima opinione. (Medical Times and Gazette, 8, Hi, 22 geno. 1870.) .
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Otta.Jmoseopio che 1111ò t~ssere usato senza rendere ostura. la stanza. Chiudendo il riflettore e la lente in un tubo lateralm ente al quale è adatt-3ta una piccola lampada a paralìoo con una lente ~rande piano-convessa, il doLL. 'Beale è riuscito ad assettare \lO oLLalmoscopio, che può essere usato i n uo4 stanz<,~ ordinaria. r,.a disposizione è tale da escludere assolutamente qualsiasi luce di1Tusa o riflessione' dallo spazio fra la lampada c lo specchio. La illuminazione è cosi forte cbe non è necessario che il tubo sia con tutta accuratezza adattato al margine dell'orbittl, e certamente l'istrumento può essere adoperato con felicissime risultanze quando pure per due o tre pollici sia vi interw~nto · di lt1ce solare. Il rifieLtore è fissato al tubo ad angolo retto, e la lente è fatta da inclinarsi alquanto onde allontanare le riflessioni sull'una e l'aHra superficie fuori del campo della visione. Con ciueslo istrumento il disco ottico è tosto senza difficoltà messo in vista, e dapJJoichè la lampada si muo\·e collo specchio e la lente, persone inesperte possono usare. l'apparecchio con pieno successo quasi alla prima prova. L'istmmenlo pesa quasi una libra, n1a può essere fatto d'un peso minore. La lampada è (IueUa stessa .che il dott. Reale ha adattata ai microscopii a mano, di cui egli si c servito per dimostrazioni di oggcLli nelle sue lezioni. Per disegni ottalmoscopici l'istrumento può essere fissato ad nn sostegno. L'artista può lavorare alla luce del giorno con piccolo sforzo, mentre il paziente può tenere l'occhio !ìsso in conveniente proporzione senza sforzo. L'i~truineti ~o è stato ,fabbrica~q dal signor ~~w kley, in via Blenheim, strada Bond, che ora è occupato nel rend erlo più semplice che sia possibile, rnigliorandolo c facendolo più lcggiero. Egli crede che il prezzo sarà minore. di due ghinee. (.Jfeclical Times and Ga.zette, 18 dicembre 1869.)
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belladonna ne(l;l febbre tifoidea. - Il cloralio. i~lllD Cl!M ' di mania a,cnta e.d iq. un ca~o d'inso~nio. ,- t'acido J:att~co nel croup. :-- Il pi~irolio -hr ctfirurgia. - ·IJe ÌllittZi'o nt ili -itntmoniìtCa nel ~orso. del serpente bruno. - l1a meté·oI'i>logia ne.Jie ope1·azioni di alta chirurgia.
L'qso della belladonn:a nella febbre enterica, che il do~tor
Kell~' racòomandava or so n quasi sei anni sul fondarnen to fisio-
logico, avrebbe ricevuto, secondo 0he egli asserisc'e., liJ. più am · pia cnnferma J1èi falli.. VazìollC:i della belladonna consistend6 neU:impedire congestioni e 'flogosi e n,el dissipar.e gli :epifenome-ni di ~tHridità,, essa meriLa, al dire di Kelly, i'l titolo m anti: fiogistico-a.ntìsettica . .Questo agente lerapeuticò apporta nel carattere totale e. nelle esterne manifestazioni del.la malattia nn cambiamento com:pleto. Dop.o uno spazio di tempo brè-viS:simo, d'ordjl)ario da 2q, a 48 or'e dopo l'amministrazione dèl ritnedio, il malrM si, desta, parla, dice di star bene·, e verafuent.e pre· senta d-i sano l'aspetto. Avverte tuttavia l'autor'e di non tl'oppo fidarsi di queste remissioni. Compiuto o quasi compiuto lo sv.iluppo 1dei sintomi principali, negli individui adulti e -vigorosi H dott. Ke-lly prescrive .da 20 a 25 goocie di tinLura officin,ale Clelia farmacopea britannica ogni quattro ore. Questa dose deV'e va,; riatè sècopdo le età e Je qostiLuzloni, e vuole essere continn~ta per. ~ un periodo generalme.nte non lminore di due seL.cimqne. Gli e~etti i più notabili della be\lad0nna appariscono foc.s.~ ,P.er la pr,optezza con cui l'infermo recupera le facoltà dell'intelle,ttQ e il pieno potere e controllo dei museolL L'autore non "-Saprebbe affermare se dopo l'uso de)la }>e.lladonna sia impedì ta, la recWj:va; crede , ragionantlo per analagi.a, che, se · a-vvenga mai che si sviluppi un nuovo procéss9 morboso, questo abbia un corso · più mite e, moc)Hicato . Dopo ventuo giorni di male e dopo lq. scomp_arsa assoluta della er.!l· zioll~ e di t.utti' gli accidenti K~lly con~ig-lia .di dimipuire l,a aos~ 'gradatamente durante l' intiero :Periodo della. GOIF~ale, scenza. t
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Il dott. Cr!lwford cbiamato _presso una donna a'fMta da ma.!Ha, e che da molto lèmpo non- ai\'eva potuto pt~ndere sb.nno, mal-
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~tado.. gr·:ana1 dosi di oppio·· e..di mÒt·~oa, "~liEdenlap'.\_ l~mm'i ~ljs:Jtt·aman e del ..clcH'al'io·· alita :'d.òs'l} di ·2~. grani in ··tl:tié' t5n~te dr :icctua 'all~,()ra di. p:orsi,.. tn letWil'p er tre noni · con§eeuLi.ve; 'e !gli, . -.cf:n~tti fnr-on-0 ·ìtleplv4·gl:i·osi: N'èila '·f!i'itì!la· nol!fe~· ht ma.oiraca. iio·n ei);Be il béue fi.zi~> di un lu()go- SOf;ll'lO, .m~ ·, non ebbe ..':crcifera-
;z i~rne . NeHa se·concl-a .notte do1'mì per ' ·g·u:a sì~ hove or.e un s<lnnQ
JP-laoido e tdnquilto e .nel g;iorno sucG~~si·vo pu re .. 'ebb~ akune oh~· dJ' < Sò'dno ristorante . Nella ,ver.za no.tte ìl sonno ·fu al'fre~t.anJo lungo e: Jr1wcp.'lillo e riel di ·succ:essi'VQ essa aié:h~'ar:ò di~ star :ilierre.
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, Il dOLl. ,cra'SWfor.d atf!mna •di>a,veçe verHicll.1fò; che prim\1. ' t:l'èl1.' amm:ìoisLrazione. ~el' olorali.,a, jl polso ct:a\;3 1:30 batvnle al'»niinutò' e Qhe. la tè.mperatura· .del corpo era ~lLa ; 'C.be 'imme,trll!t~ ·rnen;te dop0 Ja. pr. ima dose il po·lso :ineÒm4nci'ò a cader,e, fi·h ~hè al term.io~ hl l, terzo gìorno era tl isc.~so ra' 90-, e che .la Lerilpe'l':tllJva d~triH.:l•le il tempo·· medesiJ,nò· di'venne a graclp' a -~ra_qo. .normale. · ~ , Sotto Finflaen;r.a de'l cloralio la 'inferma no11:1 ·accasò mai sen·sa~i:iouè aleÌ:ma ol'c:Jlesta, . é' da quelì'epoca tjl)! poi h~'·godutè una ~er:Mta s'alu ie: .aelen1piendo ·çome wt' il'ira a 'l-utti ì 'doveN della :famìglja: '· . . · Il dcil~. Lin.colu ~ure rlfev.isce iì 'oaso diJuna :sig'o():X:a; ··d1 40 .anni', sotnma;luerite• prostra.t·a ,rief sistema ifi~I'\\OSet '{)er ~td'e'ssé'~'di l'aliea e per Viv,a ioqu1etudiQc det.L'-a•oimo., .la qua·le a:{:e~ ·pàs.safò. .una inttera settimana. Sth1za 1d611mire- adl &<:e·eitorte''fli ·una, ora -pe1· una 11'otte. I:/oppiQl TWn fè:ce che.Mth:tmtàre l'iO:;;.òrm"io. ta ;v.alerialia, jl luppolo. J~1 canapa india19à ·e il gi·usqui'atn ~ furono inutiltneute tentati, mentre uo.gra'nnno d'idPato· di élèra:tio pori(! il be.ne:lizio' di sette· ore dil sonno- 1}i,tnferma Lftnenta·o~osi òi un senso ·dolor.oso alla testa, la dose fu -por.Lèìta 'a 75 centigrammi, ohe 'r·ipe;tu:ta •per ono sere '.fu seguita dii i11éde.s~mo effetto., senza. alcun Fisu'itato S'piacevole. ft
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· ~ -La èonoscénza del• potere;. èh.e Fcicido lattico pds~iéde "'M 'Sci-o;gHere gli· è.s'st{daV~ fitirrnosi~ ~ ndussè ~Veber' lad esperimen\arlo ll\31 croup.: Dapprima egli lo usò : soltanto ;çoì)o 'l''opérazio-he ·Ùèlla· tra-ctìeotomi'à', in '•pài't'è'• a'li'' oggeHò 'éli ..ÌìÌa'n,teneré n'ètli t tubi, in parte ne Ha $petanza'''che· Faetà o littico·'potèssè. ~aEUic· 'CliP;e. re membrane <:Ire si ·éstendévano'' nel' brtbrrdflLJ ì liìgultati l1fuve.no tosi. •iàvo~rè'V'oli blié •ègli1 st dèterniil1~ -atl'i~ siìerìi'nen't~r·l~ Giomc~le c],i Medie. milit. 1870 i2
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in ca:>i graYi di croup prima di ricorrere alla tracheotomia. Da questo momento Webcr non ba avuto più mai occasione di operare nè un solo caso di croup ha perduto. In casi gravissimi, in cuil'in.spi~azione e l'espirazione erano in egu.al modo. imp.eclite, · ~ lo stato delle f<)Uci indicava uu abbondante essudato fibrinoso nella trachea, la difficoltà del r espiro fu completamente sollevata entro le sett~ e le dicci ore coll~uso di questo rimedio, niuna traccia rimanendo dopo due o tre .giorni' della locale affezione. Durante la cura non vi fu, come generalmente accade, espettorazione di sputi densi membrauo&i, ma l'inspirazione e l'espir,azion o siQilosa .furono a poco a, poco ri;n piazzaLi da rantoli eli· stinti a gro~se boll e; la voce, in prima estinta, incominciò a prendere un timbro rauco c considerabile quantilà dl umore sciolto, bianco e spumeggiante venne espettorata durante il parossismo di tosse, finchè cessò affatto fin·almente lo sforzo di respirare, e la malattia prese più il carallere di un'aJfezione 1 catarrale di gola. , l,..a cura consi:>Le nell'a,pplicare localmente sulla trachea il ri"' mèdjo col mezzo della inalazione. Si fa inalàre al malato una soluzione di acido latl.ico (H:i a 20 goccie in uria mezza oncia di acqua), d3. prima ogni mezz'ora. e llipoi, quando la respirazione va migliorando, ogni ora od ogni due ore una soluzione di 10 a 15 goccie in una mezza oncia d'acqua. Tostochè la dispnea è cessata, sospeodesi la inalazione, e· si dà per promuovere la espettorazione del tè con· camorniJJa. Nell'usare la inalazione vuolsi fare attenzione ohe il V<fpore· non vada ad offendere gli occhi e la fa ccia. A questo trattamento l'autore uni l'amministrazione del car-· bonato di soda ogni mezz'ora od ogni ora, che si è creduto .esercitare un effetto benefico sull'essudato. Il vrof. Fayrer di ch irurgia a Calcutta, avendo esperimenta lo l'uso del petrolio in e~terna a.pplicazion e io cer.Li casi cbirur-· gici, sul p~incipio antisetticÒ di purifi.care l'aria ~be ottiene accesso neJJe superficie malate, è disceso nella conclusione che il petrolio possiede alcuni, se non LuW, dei vantaggi che sono .stati assegnati all'acido carbolico. · L'autore lo ha usato non diluito o diluilo con parti eguali di ~lio, o .di glicerina, 6 me{l tre ~fferma che il petrolio ha un.
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qualche potere ùeodoraute, a lui è paruto che abbia pur quello di limitare la suppurazione e ùi rentlerc roinot·e lo sviiU)lpo di miasmi settici nelle secrezioni, delle quali esso ritarda probabillnente la dt~_c;omposiziorle. L'(lpplicazipue clel petrolio è uWe ~z ianclio nelle piagh e ~(Ll uloeri come stimolante e delet·genl.e, c1 iu un caso di C<1rboncbio riuscì efficacissiintl. Nelle superJìcic csn!cenrte llOII produce irritazione o produce azione irritativa lievissima. AO'erma Fayrer di OJD aver udito i malati lameolarsi che ui un leggiero senso di brnciore io seguito di questa sostanza nelle J?iaghe ulcerose c. coperte eli gr:mulazioni. La virtù Qel petrolio oòo è ·p er anco 1>ieoamcnte dimostrata, ma è tale tutla"Via., sceondo l' autore, da ·consigliare l'.uso in chirurgi:~ e da incora~g iare a ripetere gli esperimenti. ' Nell'A ustmlia leggesi una dettagliata relazione sul caso del morso di serpente curato tlal doll. Dowling di Jalbol. IJ serpente luogo circa cinque piedi aveva mot·so due volte j! sig. Coults. Il caso era èos1 gr:"~Ve ct1e il dott. Dowling dove.Lt.e ;niettare l'ammoni:~ca. tre volte in una vena del braccio destro, e due volle in una Ycna del br<~ccio sinistro, prima che la cura fosse compiuta. Dopo ciascuna iniezione, la quarta eccettuata, si uotò un subitaneo miglioramento, contrassegnato dal ritorno della coscienza, dal polso roigUore. dalla respirazione più facile e da un migliore stato gener<1le. Il curan~e non scarificò .la parte nè applicò a!cuu rimedio locale, cootìdiwqo solame~He n,elle inie· zioni <Hnmoniacalì. L' autore conchiudc con queste parole: c Qualunque esser possa l'opinione allrui Cile si danno mollo • a teorizzare e criticare senza esperienza, io sono convinto • che l'ammoniaca è il djret.to antidoto per il veleno del ser• .. pente bruno. ~ In una ''le.zione di m~dicinà. sperimentale e pratica, ·Benia· mino Ricbardson ba sviluppato una tesi, in cui egli ha cercato di dimostrare esservi certe condizioni particolari, semplici condizioni atmosferiche, le quali sono faYorevoli al buon successo dì una operazione chirurgicà, ed altre, che sono' sfavorevoli; condizioni favorevoli e sfavorevoli, che ammettono ,.di essere rìconosciuLe coi mezzi che oggi _la scienza possiede.
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Quelle che seguono sono le regole geueralì per Leggere le condizioni meteorologiche a guida delle grandi operazioni chirurgiche. 1/. lcm1>0 è favorevole 1>er l' opçrazione : (1) Quando il barometro si alza in modo costante. b) Quaudo il barometro è costantemente alto. c) Quando il termometro a bulbo umido segna cinque gradi meno del termometro a bulbo ascituto. li) Quando con un barometro alto e con una differenza di cinque gradl dei due termometri, vi è una temperatura media a O sopra oo Fahr.
Il tempo t sfavorevole per l'ope1'azt·oue : a) Quando il barom etro discende cos tantemente. b) Quando il barometro è costantemente basso. c) Quando il termometro a bulbo umido si approssima al termometro a bulbo asciutto entro due o tre gradi. d) Quando con una pressione baròmetrica bassa ed un'ap prossimazione di unità fra i due termometri , vi è un& temperatura media sop\:a 4~· e sotto .55" Fahr. Queste regole, dice l' autore, sono soltanto approssimative; ma egli crede di poter affermare che, se attente osservazioni venissero fatte nei grandi ospedali sulla questione della mor. talità in rapporto alle condizioni meteorologiche, le regole riuscirebbero altreti.ADI.O giuste. Se i risul!ali delle operazioni praticate in quei luoghi, soggiu oge egli , ovo l'aria è ascillli.:J, l[\ ~emperat ura uniform emente all.a, e .la media p1·cssion e barometrica alta, fossero confrontali con quelli ottenuti in altri luoghi ove esistono opposte condizioni generali, la giustezza delle regolo vert·ebbe pure aù essere, in gent:'rale, utilizzata . (Medicat Times and Gazette 22, 29 gena. e 5 febbr. 1870. )
Stringimentq uretrale curnJo col dil alator·e di' 1-<tminaria• .ta. gianduia Iagrimille neU:t re.~1•imzionc . - Intelligenza, degli animali in t'al' porto al loro uentl'i ntnosi. Il dotL- Reeves è già da qualche tempo che si studia onde · tt·ovare il modo di dilatare i r islringimenli uretra li coJ mezzo della laininaria, esente da quelle spiace,·oli conseguenze, che
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hanno fin fJlli accompagnato l'uso di qu.e$10 agen te. Le candelette anlichr rh laminar.i3 avevano una sfavorevole -tenclenza a rigonlìarsi al di dietro dello slringimento piultos:t?chè nella sede del medesimo, ed il chirurgo era costrello a tagliare sulla candeletta ritenuta o r~tta 1Jfima che il lume urctrale fosse ùi· schiuso. Nello istrumcn~o di Reeves un piccolo pezzetto di laminaria è fìss1,1lo con -tutta sicurezza ad un catetere di pi ccola grandczzn1 in nr,1odo olale che 1'intiero apparecchio p9ssa essere pronlatnonle ritira to quando la dìlal.aziooe è completà . li pro< cesso è tnttavia sotto pro•va, ma in ogui moao de'sta un certo int,lresse. mentre l'autore spera di poter pubNicare a tempo debito una larga serie dei casiReeves riferisce due .casi di stringimento urelrale, in cui con questo metodo ottenne la dilataziono io un'ora e mezza al o• W, senza emorragia e dolot·e, eccelltHilo un lieve prurito. La prontezza dei risultnti che, per le asserzioni di RceYes, con questo mezzo di cura si ottengono, invita a farne la prova . Poco fa il dott. Bergeon leggeva all'accademia deHe scienze una memoria, di · ~ui cì piace ,]; rlare il se(:rliente estra tto : Gli or1:Pli lagrimali, dai qutll i le secrezioni passano sempre aLLt'a vr,rso le 11 arici, si trovano ancora Mgli ofidi. r.omunque il globo oculare, nascosto dietro il sistema Lcgumentari_o, sia intieramen tc protetto dalla evaporazion~~ Dall'altra parte, gli animali , che respirano aria satura di umiùilà, come i cetacei. sono i soli che sono privi di glandule lagrimali. Nè gli organi !agrimali sono pt'oporzionati collo svill1ppo dell'occhio, dappoichè nello zemni ç nello spalace essi giungono ad una grandezza ceuto volle più grande el i quella dell'occhio. Le lagrime non servono solo a tenere lubrici i p.ass~ggi re· :>piral.orii, ma è il passaggio dell'aria nelle riarj che spi ega n progresso delle lagrime a traverso i duUi. nasal i flessuosi e frequeolcm cote ristrct.Li. A c;ltlsa della formazione dell'orificio più basso del dullo, sempre risttetto e solitamente capillare - le lagrime si accumulano nel dulto, nel sacco lagrimale,. nei canali lagrima li e nello spazio ocnlo-palpebrale. che è chiuso dal margine untuoso delle palpebre. Le lagrime in tal modo rappresentano una piccola colonna liquida, certamente so llilissima, ma_tuttavia continua, c che si estende dai .canali secretori della glandula all'orifìzìo_hlferiore del dutto nasale, Passando rapid,amerHe al davanti di·
182 quc~ L'orificio, la corrente respil'atol·ia porta con sè in uno stato
di 'apore il liquido che esce dalla supedicie mucosa, e, pel' un · mecca nismo analogo a quello impiegato io cerli polverizz<Hori, determina una l'era aspirazione delle lagrime, che si cst~nde alla ·glandu,la stessa e s~i mola la sua sec1·eziooc. E.-perchè tale stimolo non può essere piu a lungo lJI'Odollo quando i l sacco ' lagrirnale è obliterato, che la secrezione delle lagrime diminuisce, e c~ e l 'epifora non segue l'operazione per l'ooliteraziooc del sacco. Ma que5Li pazienti pl'ivi dell'azione lubrilìcante delle lagrime sulla membrana mucosa della fossa nasale si lametJtano di secchezza ed irritazione del DI!SO. È tia notarsi eziandio che le· lagrime incessantemente succhiate nella fossa nasale dal l'alto stesso ùella respir~zionc non agiscono solta(l'lO opponendosi all'azione essiccante di una cori'Cole costante d'aria, ma per mezzo del vapore, che esse forniscono all'aria ispirata, aiutano a mantenere anco nel polmone stesso, quella umidità che è essenziale allo scambio dei gaz. Con quest'azione doppia la gJauùola lagrimale diviene un potente ausil itH'e alla respira· zion e, c può riguard(Jr·si come un orga110 sup!Jiement.ario a (JQè· sta funzione . Essa è pure la sorgeute principale del la umidità della fossa nasale. · Nella stessa adunanza il sig. Colio leggeva una memoria sulla questione • La in tell igenza ha rapporto collo sviluppo dei centri nervosi 'l • All'oggetto eli determinare la questione. egli pesò dapprima in modo successivo l' inli ero animale. il cerv!~l l o, il cel'velletLo, la midolla alluugata, e il corclone spinale, e stabili poi le proporzioni di queste parti fra loro e col peso del corpo. I risultati, risguardanti gli animali domestici , sono quelli che seguono: :t• il rappono fra il peso dei centri nervosi presi insieme e quello del corpo varia entro limiti molto estesi, non solo nelle specie dil'feren ti 1 ma anco nella specie medesima, e spedalmentc secondo l'età dei soggetti, il grad9 dì sviluppo del sistema mu::;coln·e e lo sla lo dE:I ~istcma auiposo. 2 · La massa encefali ca è, proporr.ionalm ente al\' aiL~zza, molto più considerabile negli an imali piccoli di quello che sia negli animali grossi. Cosi l' uomo per quanLo concerue il volume del cervello, è inferiore a diverse scimmie, a vari 1·ar-
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nivori, per esempio alla donnola, ai piccoli roditori ed anco a moltissimi uccelli. 3° Nella specie islcssa il volume dei centri nervosi sta relatìvamenle alla massa del corpo in· una proporz~one inversa alfetà, j.,·giO.\'a!li soggeW avendo due, t.re, quattro, sei ect anco sette volte ta'nto cervello quanto ~ti ·adulti. q.• Gli animali domestici per ciò che spetta al peso dell'encefalo, possono essere classati nell'ordine segueote, elle non è quello della loro intelligenza, gatlo, cane, coniglio, pecora, asino, .piccione, cavallo e bove, il primo avendo sei volte circa tanto ·cervello quanto gli ultimi due. tl'' Nelle svecie, di cui le razze sono dì stature diffe.rentis·si me, le 'l)ÌÙ> piccole hanno p'~oporzionalmente il ,cervello più ''oluminoso, qualunque esser 130ssa il gl'ado relativo loro d'intelligenza. 6° L:~ massa del cordone spinale non tiene uu rapporto costante o ,col peso dell'encefalo o con quello del corpo, e neppure col potere muscolare òegli animali. Essa può essere piccolissima iÌ1 animali con un grosso cervello, o enorme uol caso .,c·ontrario. Soventi volte è du~ o tre volte più cQhsideràJ)iJe nella speèie piccola di quello etie ·nella specie grande. 7" Infatti, negli animali non esiste esano rapporto fra il ,·olume dell'encefalo e{l il grado d'intelligenza accertato meùiante l'osservazione. Conseguentemente gli animali sotto il puntQ di vista psicologico sarebbero male classificati, se la classificazione avesse :>uo fondamento in conformità del peso dei "'ceJÙri loro llerv:osi. (:dfediwl Times antl Gazette 22 gcon. e 5 febbr. ·1870.)
O"sen'a.zioni cliniche sulla, t emperatura della malattia (per Lof'(} fo'\.) ll'EBBUIC UU
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TIPO -
FEBO!~E ENTEHICA.
Ji'ebbt'ict~la.
La febbt·e semplice continua, sulla di cui natura P autore sembra non avere un concetto nè preciso nè giusto, può distinguersi dalla febbre en terica, in quella molto più sollecitamente cbe in questa la temperatura elevandosi ad un alt()
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grado. Nolla sera dP.I primo giorno o sul mattino òel secondo· giorno la temperatura resta a 103 o pilt , mentre ,·1ella f•~·bbre . enterica essa giungo J'aramenle a questo puoto fino alla terza o quarta sera. L'ascensione è continua fino al punto più allo; allora la temperatura può rimanere alla l)Cl' veJJti qtHlll.r0 o.anco qò~rilrftoLto ore, con r emissioni mattutine, e él' ordinari o discen·cte pct' lisi e senza inticra regolarità, le esacerbazioni vcsperline occorrendo talora ud un grado che eccede i l punto-· del la .sera antccerlento. In C<1S \ per-insolazione nei fanci1.tl li la; abbassamento può SHmbr arc più rapido e può apparire per· crisi. L'ascensìouc perciò mollo rapida. uo periodo st.azìooarie. bl't3Ve ed u n abbassamento io génerale graduato, caJ'atterizzan.o questa mala ttia, elle termina il suo corso in dieci giorni, se non esistono complicanze e se non sia una forma mitissima di fellbre enterica . Dna ra pid issima il-scensjone ùi temperatura vcrilìcasi PUNl · in a'l(ra feiJqre. cbe non è la febbre r.onti nua semplice, come la; denomina Fox, nè la febbre enterica Noi intendiamo parlar~· dì alcune febbri emLLive, como per esem pio. la ''aric6'tla, io eu,l. abbiamo veduto la le~peratura elevarsi a. 40;a ~~ al seconao. giorno di ma,lauia. Per il solo criterio della temperatura come farebbe Fox a gindìcare se la febbre è nna semplice cOl'1Linua <ld l~~ta varic,ella 1 Questo çliciamo soltanto pe.rchè 0,()11 vorremmo cbe si ttb!lsasse al IeLla dell'infermo ·di certi sorcorsi Osìci, che pur sono grandissimamente preziosi) e elle non si tt·ascendessero i fat.ti .
2'i(o. La febbre nel tifo ba una dorata più breve, scrive Fox, dì f(Uella che appartieue alla febbre enterica, ma piit lun ga dì quc!ll.l propri'a degli esantemi. Differisce dalla fohbre ent erica nella rapida elevazione di temper:tlura od periodo ascenùeut~ . Alla prima sora della malatliat· che snccedo al rigore preliminare~ pu ò gi nngere a !0(1,0 o ancora a 105 . Questo rapido ionalzamenLo continua fioo alla quarta s•wa, lievi essendo io generale le remissioni matLutioe. ed il termometro può eziandio moslrJ)rOalla ter1.11 o qoarta sera una tempcr;nura di 106 o più. D'ordinario tuttavia il punto Jl più alto non è mollo al disopra dì t05q. Sono lievi i c.asi ill:. Ctli una remissione ha luogo al quarto, intanto che la t-empa-
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ratura non si cle' a molto ùopo qnèsto l)Criodo; ma nei ~asi ordiuarii l'acme non c raggiu11t0 Guo al settimo od ottavo giorno, c può estendersi ad uo punto che è insolito nella febbre colerica. fuori che quando la morte è imminente. ll pcr'ioflo stazionario nel Lifo varia in (lnraLa in proporzione drlla gra"ezza rlell' attacco. Tn casi leggieri an-i spesso una Ll'mporanca rrmissione· rra il scllimo ed il nono giomo. e ciò sembJ'll precede're ~alOJ'à una gradoale (liminuzionc cle1ta piressh\. lo · casi di maggiorù gravrzza la Lct:rlperatur!l clolla serà rimane al m:lssimo punto lino :l li' undiccsimo o dodicesimo giorno. e la <lcrcl'Vesccoza iocominria allora ron più o meno grauùc rapidità l\fa i11 casi gra,•issimi l':J ila temperatora della ser11, con piccole remissioni mallutine, persiste lino altreuicc· simo o quallordiccsin:o giorno cd :w•;ora piìr là! Nell'epidemia di Bristol tuili i casi gr·arj elle risana,•ano mantonucro un'alla lempcn,Lura fino alla srra del trcdicesimo giorrlo, c terminavano poi con una rapida defervescco7.a critica. Nei l'<lSi, ùi cui la gtiavezz:l r ichiama urs;1 speci~le considera· zìonc, la temperatura rarameutc diminuisce. primt~, d(.llla trcrli· cPsirnn sera. Nl'l til'o 11 periodo di:>cen•Jcntc varia moltissimo. A meno elle siano prese diligenti osservazioni h'rmometricl1e, la malllllia scmhra ehr. ahhia frcqut>Hlissiman1l'JIIC lcrmirJe per crisi. La regol:~ ln!L.tvh i' forse l'opposta. C<'rlamcnlc la crisi è un modo di dcfer·,·escent..l nel tifo. la tcmpf'l'alur:' abl•asi'al111osi rapillu· mente c conlinnamcntc nnchè c~sa gi nngc al punto nor·malc fra le vcntiq llallro e le quarantollo ore. Talvolta l' ab~assamerrto al Lrl'<licesimo giorno è molto inlC'nsn e rapido. ma è segnilo nel gior·no succc•ssivo da un inua17.anJcnto di tre gradi. c la diotim.rzione può estendersi nm· un prriodo di alctlni ~ìor ni. Non inl'req\lOutemcnto la clefet'Vt'sccrtza ò gradua"tn, ~nc'ornin · ciancio fra il tr·eclicesimo ed il "l!cliccsimo giorno. prendendo ancorn dieci gioroi per giungere :il puulo normale; ma dilfcrisce dalla defervescenza clèlla !'cubt'C en terica in ciò che r:n·a· mf'n Le manifesta esacerba7.ioo i ogni scr·a. È. questo peculiare motlo di ùcrcn•escrnz,t. mollo più rapido nella maggioe parte dci c.::si eli quello che l'ia nella feLbrr: cn· terìra che distingue· / il tifo da questa rual<lllia D'altr:1 parte In estrusione e la durata dell'acmu St'f''C a distinguerla da altrt> mal:,ttif' che otrr·ono ona diminuzione cgualrucntc. r<1picla.
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La temperawra può essere più bassa del normale duranle la convalescenza, a specialmenle quando la precedente evoluzione è stala eccessiva; c durante- questo periodo il mercurio può innalzarsi nuovamente tli due gradi per un giorno o due ·sem;a che SIJ ne possa Lrovarc r~giooe. Le com plicanze possono alterare il corso ordinario della temperatura, o mantenendo l'acme al di là dell' incominciamento pella terza settimana, o alzando nuova~ enLe la tempentura dopo che il punto norrn<~le è stato raggiunto nel periodo di· scendente. La pneumonia e la paroLite sembrano esser(}- due delle complicanze le più c.0muni. La diarrea pure può essere una complicazione acconcia ad alLerat'e il COfSO del la temperalUt'a, (} di cui può produrre una diminuzione temporanea in qualunque periodo della malattia. Nella epidemia di Bristol del 1864·65 quasi i primi trenta o quaranta casi ebbero diarrea . In c:asi semplici, che hanno un esito fatale, non avvi r emissione fra il sell.imo ed il nono giorno: la Lerupentnra si mahti ene per soliw più o meno alla fino alla morte nella seconda o Lerza settimana, c poco prima la morte può j nn<'~l7.arsi ad un punto molto estremo. Se un' alta temperatura persiste duraute la terza settimana, la prognosi è sravorevole. Occorrono tuuavia casi non pochi , in cui la morte si è vista preceduta da un abbassamento di temperatura, 95° e 96". La morte per compl icanza di bronchi te non sembra d'ordinario es:>ere accompagnata ùa una temperatura così alla come la rllOt'Lc per virul enza delhi stessa malattia o per compl icanza di pn eumonia. È un segno infausto se la temperatura cade r<~pidamen te ad ogni periodo della malallia, mentre tutti gli altri sintomi rimangono costanti. L'entità del male, e la ·gravezza de l medesimo rispetto alla prognosi , po~sono dedtu·si dall'altezza della terupetatura e dalla durcHa di questa nell'in Li ero periodo della seconda setti~tHina. Rappm'lo della temperaftl1~a :;ul 11olso. Il polso pnò rimanere basso nel corso inLiero della malatlia, anco quando la Lemperalura è altissi ma. Più comunemente fra lo1·o esiste un certo rapporto, il polso alzandosi mentre si alza il termometro. Di· rado il tifo oJTre il polso basso con temP,eraLHra graduatam enle
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n periodo stàziona:rÌ!o può avere utl~ d.urMa da s~t~e à Y'è"n· ~'
tilre giorni o più <~nci'o ra: I carat;teri ~li .gnes.to perioao s.O'iro:la ·· mancapza di ascensjohe"\ d'<l ùh gjorno al!'a.l&o e le r6)'mis:;jou1 . 1ievi matti~tine. La t-el)lperatura . del la sent' l)u'ò' no t\ e.ssète M·nì- ' pre la_wedBsìma. Per,.u(l giorno· o cloc può essere più b<J.S's" dÌ u.'n mt.i~zo gra(Jo e l)upyìJme oL~ alza-rsi. ·Se p(ll' due seHfà'la.n e a più si m~nLicne a1 o :srici:no il l05"r ).h caso .è gra\'e, ma. può' ;)x(u;e un termi'ne f'eltce. In questo st.a:d io può aver luog"ai n;11a _dìminuzi·one Lempor11.nea p~r ·l'uso dì certe ,sostapzù, speci~} n,H~-hte del h~ U~gita l e;ma la temper-atura ritorna all' i·stess o ··:puJi.l~ (li prima, ~ il corso della ·malattia no_n apparisce in alcuo mo.do f.reBa~o- Ì./c~:ttore 'è di pnrere ehe _per l'uso dq.ll'aleoot n'O:t:l' la dura-ta ~etla malaaìa, ma l'altezza de;lla· 'tewp~ra_tura possa es-sere dirninuiJ ta.-· Jn' mplti !)asi, c~ specjalm;mte in quelli, in cui la durata EIJ.. . qu.esto p.eriode è proluhgata.• sembra che essa skt di.vL~a Ìll .ctqe stacHL uno in ont, la hemperat,ura della sera rimane .al puntoma;;sfmo ra@giun.t6, n:èll'asc'en5ione, e l'aUro in cui la tbn peFatura massi'in~ · è alquanto pi.ù b-assa . Si direbbe <~be guest'ull.imp. stadio prècedesse la lisi graduata del periodo discenclerrtè: Quando questo incomincia, l·e r emissioni mattutine son9 pi-& marcate, me!Hre la temperatura della ·sera rìmone la medesim:L Dopo i :primi tre o guaU:ro ; ~iorn i comineia il.) lecrernenL-o serale·, mentre le remissioni del matt.io,o tl ivengòno più grandL Le oscHiazionj giornali ere ·possono asce,nderè ;Jd un gt:a.do e· mezzo, due od a neo lre gradi. .La dq.,ral.a di queste peri od'o. puòr estendersi dà sette -giorni a t~entupo,. · · I periodi asr.·èndente. e stazionario éorrispondoM, come -b;c noiato il prof. Jaccoqd, al periodo d'infezione o ~l' infiltrahiooi. delle. p,làccbi) del Peym:, ft di' ~]irr,ri nazione -dei proò9tti d'in ti h · trazio;nc, ed il periodo .di-scendente allo stadio di. t!ioaraz iè!ne., . Ogoi. '<Oli-<) che la .cu.rva d'eH~ temperatura è ·seriamente in:t.c1:~ toLta, il cam;biamco to è estrapeo a-lla ma:JaLtia, ed è segno di complicanza morbosa. Le rièadut.e, non rare della febbre enterif a, sembrano dJpenderx, .giusta il ~entimento rli l?o:x, da un- ri.assJ;n:bin;:t.e.Iito clet veleno febbrile dalla sqp~rficie inlestinale, e sono accd.mpa"B}la.te. da una DUOva ulcerazione i!QIJe•gla·nduJ~, é sp·esso da una ~ùovà t · , ·~ . eruzione sulla pelle. n·termometro è, utile ne.Jla.,.cJiagnosi· della rcbbr:e epteri èa rn,.
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ciò che il modo di ascensior11~, la linea delle oscillazioni asceadenti, la distingue da aiLré malattie, colle quali potrebl:)e essere essa confusa. Nella · pneumonite f•'as;censione é moJto più subitanea . Nella febbre intertuittentc ·la temperatura è normale per una parte del giorno. Nel catarro gaslro·inteslina1e febbl'ile l'altezza della temperatura al secondo giorno può essere al disopra òi quella della febbre l!nterica, e cosi escluderla, ed in ogni modo le remissioni saranno .mollo più consi(lerabilì. Nel tub·erc.olo acuto lt; O'scilJazioni s01to tanto irl·cgolari qùanto nella febbre entcrir.a sono esse regolari. Non vi é punto fisso rispeLto al nwximum di temperatura; le remissioni mattutine sono sempre più considerabili d i quello che il siano nella febbre enterica;. lo stadio di deeremesto nel periodo stazionario ed il periodo di declin<)zione mancano . , , · Vaulore promelle. di discorrere iti altro numero del giornale delle complicanze della febbre enterica, del valore del termometro nella prognosi della malatlia e dei rapporti della tempet•atm·a col polso e c~ll'orina. · A nostra vollu nei pur;c promettiamo di i;l;trne un sun to ai nostri lettori. (M€dicat Times and Gazettc, 8 febbraio 1870.)
Considerazioni sulla tora.centesi. '
Nella LOrnala del 28 gennaio nrossimo perduto dal signor Berkeley Ili Il e dal dott. Douglas Powell due memorie veni~ vano lette alla Società clinica su questo soggt tto sempre importantissimo. Il sig110t Hill :SoUopose al giudiz,io dei membl'i !e armòtazioni ·~i tre casi di toracentesi all' oggello di conoscere l'opinione dei medésimi rispello al valore di questa operazione applicata alla r.ura delle varie effusioni pleuritiche, metodo che egli osa credere non avere ricevuto suffic1ente attenzione còme mezzo di cura per lo effusioni sieroso c purulente . l punti che, giusta il ser!timen Lo del signor fii li, domandano pulic<llarissiroamente considerazione, sonò quelli ch,c seguooo : l , La rjmozionè del fluido dalla pleura non produce quasi mai molto pericolo o sofferenza. 2" Ogni qualun ~ue volla l'effusione è copios~, è prudent~
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logli erla onde sollel'lli'C la dispnea ed allorilalt:n•e un improvvi ~o
berminé flltalè..
3" La eon':;uetudine di abb11ndonare l) eJ)'u.:;iunc (TOnica al naturale ria.ssorbimcnto può essere vantaggiosameute rimpiazzata dalla paraccntesì ogni qual volta lo stnlo del pnientc èstazionario e la febbre è in diminuzio.ne ocl h:t ~~essato di esi.· stere; quanto più lungo è il tempo dell' c:;islt·nza del llui do, tanto più urgente diviene il bisogno di praticare lu parac:cntesi, onde mettere il polmtllle in grado di espand,· t'::.-i prima ùi avereperduto il potere di farlo. 9 !f' Evacuato il siero, la ferita dev'essen~ Sl'mpre chiusa, almeno lìn che la ripeLiziooe t!ellt· evacuazioui a!Jbia mostrato che la cura non sarebbe in tal modo operata; alla paraccutesi vu,olsi poi nggiungere la. iniezione d'iodio où allri irritanti, ma in questi 'casi dev'essere scrupolosamen te evitala !''ammissione· dell'aria. 5• Se il fluido è purulento, l'ingresso dell'aria è cosa di poca entiLà, purcbè sia mantenu ta una libera uscita e continua per ìl pus; questo libero' drenaggio è nella cura un· punto cardinale. Il primo caso illustrò il benefizio ricevuto dal continuo dre-naggio per mezzo di un tubo passato a traverso il torace me~ dianle due aperture; il secondo j llustrò i benclì ci effeLLi, che i casi pure di antico empierna possono o_ttenerc dalle frequenti lavature con acqua tepida o con allre iniezioni. Il terzo caso. mostrò come un'effusione sierosa po~sa essere prontamente assorbita anco durante il progresso eli Lisi polmonare a corso ra· pido, ed in questo caso l'evacuazione dette ui1 sollievo temporanea di considerabile entità, quantunque essa non porta~se a sanamento l'effusione. Nella sua memoria, sotto il titolo « Annotazioni sulla Loracentesi t> ìl dòLt. Powell riferiva due casi, che illustrano l'usodi ~n i~Lrumento consistente in un trequarti a branche congiunto ad un tubo in modo tale da formare un sifone, cui èattaccato, col mezzo eli un T - tubo, un manometro a mercurio. Gli oggetti di quest'a g~iunta sono, secondo l'autore, quelli di accertarsi della pression e del fluido entro il torace, e d'iòfor.:. mare l'operatore intorno al grado di pressione negativa otte~ nulo nei ditferenli stadii dell'operazione, e dei suoi etrelli sui moti respiratorii. Il dotl. Powell sostiene fortemente 1' operat
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zione eseguita :per tempo, e la cura coslante dei casi di etfu~. sione pleurilica fin dal princivio. l1}gli .erede che le-p'aPaCenLes-i ripètule, coll'usò di un sifone ada ttato al caso, e le itliczìoni eziandio d'iodio o dì altri liquidi, se vengano all' uopo, e siano l]ecessarie, devooo essere adotlate in casi di empiema cron)co. Egli. vuole l'allontanamenbo assoluto dèlFingresso de·IH aria durante l'operazione, come queiJo d1e ha uua tendenza perkolosa a stabilire la pleurisia suppurativa, e come quello che sui fondamenli meccaniei rcude l'espansione del polmone impo:.sibi le durante la sua presenza: (Medical Times and (!-azette, 19 febbraio ·1870.)
SIJOStamcnto del cuor~ e del ]JOimoue per idatidt del fega,to. Nell'ospedale a Brorupton, nel giorno 30 agosto :1.869, v1•oiva ammesso E. li'., portinaio, nell'età. di anni 29, malato di losse, emottisi, escrea~o mueo-purul~n to, suèlori notturni, displl•'a. Il paziente Si lamentava di dolore nel lato sinistro del torace, aveva la lingua coperta da lieve strato patinoso, ma pres,' ulava normali gli organi della digestione, e dava 80 pulsazil.lltt :1l mir;lUto. La spalla de$tra era più l1assa della sinistra, e so1.1o la clavfcola c1es1Xà notavasi un certo appianamento; delìcieill c tMstravasi il movimento del lato sinistro. La percussione scopriva ottusilà di suono assoluta, elle si estendeva dal Jato destro dello sterno alla mammella siui:>l.ra, da per tutto ueHa r egione evntica cd ·epigaslrica e sul lalu déstro al ùl sotto dell'ombelico . Al di souo della sesta cosr" sul lato sinistro dell'addome esisteva risonanza timp:mica alla IJe[· cussione. Vasco1taz io~1e trovava respirazione tubaria, con qualche tit:l"ie, chioiio umido all' apice destro. A sinistra, dalla clàv ico.a al bordo superiore della seconda costa, notavasi espirazione ~·ro lungata e qualche crepitio umido; ùa questo punto al m<~rgine superiore della · ~erza costa respirazione cavernosa con vuce m1ltallica, e crepitio umiCJo con mormorio vescicolare dt)6olé alla base. I rumori respiratorii mancavano, ed i suoni cardiaci erano chiaramenté trasmessi sulla regione ove esisteva _t a suddetta ottusità di suono alla percussione, dando così l'idea del-
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l' i.uttwveblo di 'qi:ia!f:he, soslqtJZa ~solid a. La p1J.pla del olrQll~ Ba,t·teva:-· nel terzu spazlo intercostale. • ba dìagtlosi fu, tisj a~ secvnJ'o si adio ·a destra, àl ter:zo sEacl\~r a s,inistm, ~~um ot·.e,· toràcic.o (:?;, fé;g.atçJ ingi'anclico. • · L'.in l'erwo migliorò soLto fa. CUI'a, e~ a'd . eec~zione · d·i un aù..· tn.c.:nt0 .nei· rantoli crepitanti·· e gorgog~ianti nel'la parte k!O~fe 'I'io.l.''c sinistra, i segni" fìs ici non su~ir·ono . carnbiamentd çlle.ul)O. Il. dì 8 ·ge~nn<")io, , molto rri.igÙ·orato -nella generale ~al u~e,. fe.ce .rittorno in famiglia, ma ojr!)a Je seue ore pomeriél iane., dopo il l,è, preso dii vomiti morì. in aieci minut.i:. . A ~btopS'ia 94· è e dopb la morte. Corpo llèJJ nutt'ilo. -PJtri10rì.c destro · tn.no quanto ù:Hiltralo di tubercoli miliari. AW a.pice' alCU•tre prccòle cavilà ed akuné .ma·sse rarnmollite di deposito case-oso . Aderenze p1'&uritìchc a sinistra, mollo forti posl.eri-or·mente, Polmone di quésto Ialo convertito in alcune larghe 61.7 viLà pj(mb di .sangllé gTumoso. Verso 1a base aloun y ma.sse èi,l.seese d.i d~posiLo tul.tereolare, con.tenentè Gia$Ouna, ·una cayiLà cen trale in MmunicaziOflC con uo bronco. Perjcar.dio ·aat;ciél:\ssimo. So'stanza .del cuore molle~ cavilà flaccide e vuoLe; ve,n.t)Ji: colo sinì~tro c.ontenente un pi.ccel'o grumo clec0)'Òrato, .Sloìll'aco · spo:>tnto ·indiel.ro, i l colon trasv erso 's teso obliquamente a"t.m:v.ers.o l'addome nella linea d~ lla, risonar)Za tiro panica oQtata in ~ila. Negato au,mentaLo mo)l.o d-i volume, lobo destr.o ,·estesoquasi - alla crestn jliaca. Lobo sirlistro occnpfllol da "Q na çistt idatid e, ·contcuente ·una piccolissim-a quantità di flui~o., n:til un numero di cisLi ·secondarie della, gtandczza press'a poco cl·i: lJ.ti anncio ·dj 'fangeri e di un colore giallo. La ClisLi éstenil~vtlsi al m;rrgill e ·infef-iore cleHa quarta costa, sposlaQ.do il .·cuore: }n ~H2 .ed a-l lato si pi·stro, ett egualmente innanzi c,ontro. ·.ie p ~·t•cti tOJ'aciclle. Milza voluminosa e pu\.lacea. Glandnle' del me~:l.ias ti_no jngrossaLe. . . .L'e.sarne necrosQopico non gettò la luce -sulla causa im.medfàta de.Jla m.~rte. Nella diag.nos-1 si eleiVò la questione se lo :sposiaJIHUlto car-diaco fosse dovuto ail11 relrazione di una cavità nel polmpue sinistro·o a _prèssiqne, in aHo. L' ~LtusiLà alla p,ew1ssiop.e em manifeslissima infe.riorm ènte; mil sebbcr)e ~ il fegato fosse~ iD mo·do chiaro aumenMLo di volume) non si nqlò i.urba, m:enLQ.}Iella funz·ioo e digestiva, mm si racc.olsèr.o parLico·la.r:Hà : s~priGJÙ~ di.malani,a epatìca, o se·gni ài t:umore o di fFémi'Lo
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vibratile, cqme nella iùa~ide , Dalla {laccidi~ù della cisti e dalla: posizione della medesima al di sotto delle coste oiun fremito avrebbe potuto esistere, o l'aumento considerabilC: di volume del fegato, senza sintomi epatici, avrebbe soltanto potuto suggerire ·1a natura del caso. (1ll_edical Times a.nd Oazette1• .•20 febbraio 1.870.)
Sulla fermentazione. Una imporlante memoria ven iva poco fa letta dal barone Liebi.g ;tll 'accademia Bavariana delle scienze. Secondo le dottrine comunemente accettale, la fermentaz ione è un atto vitale, la trasformazione dello zucchero d'uva in alcool ed acido carbonico che è una parte dello sviluppo del fermento. Sebbene com.unemeote ascritta a Pasteur, r.hc è il suo più strenuo sostenitore,. questa teoria è· in real!à vecchia , essendo stata enunciaLa colla più grande chiarezza prima di PaslcUI'. In opposizione ad essa, Liebig pone i nnnnzi la obiezione formidabile seguente. ll fermento cons1ste io gro.n parte di mnt.eriale allamento nHrogenizzalo, che contiene oltre- a ciò, zolfo ed un'apprezzabile quantità di fosfati. Ora, il fermento darà opera alla fermentazione ·anco in una pura soluzione di zucchero. Il fermeuto non può ere; scerc quo.ndo uon è provveduto eli materia nitrogenosa e fosfati; perciò Ja trasformazione di zucchero in alcool ed acido carbonico non può essere llllà parte dell'accrescimento del vegeta· bile c ''uolsi attribuire a· qualche altra cosa ~oçora. A mostrare l'assoluta iusufficienza del grado di accrescimento del fermento vegctabile por ammettere la fermentazione considerala come parte di questo sviluppo, Licbig cita uno degli esperimenti di Pasteur. 9899 milligrammi di zucchero furono pienamente decomposti dall'azione di pòchissimo fermento, e dopo che fu terminata la ferm entazione fu pesata la quantità ciel fermento, che si trovò essere "152 milligramm i. Di questi :1.52 milligrammi , meno di 30 milligrammi consjstevano .di cellulosa. Domanda Liebig, dobbiamo riguardare l'asSimilazione di questi 30 milligrar;nmi di cellulosa come la ragione della conversione di 9869 milligrammi di zucchero in acido carbonico ed alcool? IL fermeu Lo è capace di produne una separazione di malat() di calce in acido carbonico, carbonato, acclalo c succinato dì Giornale· r.li Medie. milit. 1870
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calce. Un numero ùi altro chimiche trasformazioni si effettua ancora per l'azione del ft:t·rucnto SOJH'a ''arie sostanze orgnniche. La teoria della rermculazione di Liebig è ehe QU1'$LO è un processo pnratllente chimico o tìsico-chimico La con versione dello zucchero in acido carJ.1oni co cù alcool vone a fì<II ICO della decomposizione tlcll'acido acetico anidro in acetone Nl acido carbonico (camiJiamcnto operato dal calore) o del cangiamento di una soluziou c acquosa tli gaz c.:ianogcne in ossiamicl o, che è prodotto dall'aziollo della lràccia la più pura di aldeiùc. Come appumo la ri(ru:in11e prodolla dall'aldeide dt•Lermina il rìort110ameuto degli alomi di ciauogene cd acqua in modo tale da costituire l'ossamiùo, cosi Liebig rigu:Jrda la nuova di· sposiziorll' degli atomi di zut:chero siccome il risullalo di una rifra=ionc produlla dai c n0 iameuli chimici che lwnuo luogo in qualche sostauzo q1uta.hilc originala dal fermento vt.•getabile. L'aCCJ'!'scimenlo del ferrurnto é, setonclo qttcst'idea. solo lootananwnle comws.:;o col prucesso di fermentazione. È possibile, scri\·e Lichig. che ilproees:-;o fisiolo;.,ico uon sLia in altro rupporto col processo della fermentazione di quello cho, col me1.zo di esso, una sostanza è formala nella cellula vivente, la quale. per un'azione a Id peculiare, simile a ()lh Ila della emulsiua sulla salicina o amigdalina, determina la tlm:omposi· ziono dello zucchero e Ili allri atomi orgauid. In la! caso l'a· zione !ìsiologìca sarebbe nccessarta per la vrotluzionl. di questa sostanza, ma sareiJbe :tlll i menti ::.eonnessa t:olla fermculaziono propriaUlenle ùol.la. In :u·monia con quesl'opinione, Licbig lrova che la lavatura del fcrmcnLo (che non coni iene fermento ,·cgelabile) ha la pro· prielà di con,·erlire istanlaneamenle lo zucchero ùi canoa in zucchero ùi uva. l: secondo la sna leoria, egli provioì1e cho altre sostanze romposlc altcrabilissimc, olll'C ai protlotli del fermento veget:~IJile, si troveranno possedere la !Jl'O!Jrietà di stabilire quella vibrazione che dà allo zucchero ùi uva una nuova disposizione per essere convertilo in alcool cd acido carbonico, e che noi diciamo processo di fermentazione al· .coolica. In uua nol.~l Liehig ri chiama l'a l.lcuziono dci chimici alle osservazioni di Schunck sul peculiare fermento che ha luogo nella robbia, e che sembra possedere la proprietà in questione. (.ìlfeclical Tim cs a.nct Gazette, 20 febbraio 1870·)
Anosmia i c:tsi ch11 iUustrauo i a fisiolo•;ia e ta patologia th•l senso dcl,'odo ato. SoLto questò titolo il clolt. \\ illìntt1 Oglc leggeva pu1~0 fa :tl la Hcgia Società lli ~!cdiciua e Chirurgia uua memoria. alla quale egli da,·a· prind~tiO colla relaziow' di tre ras1, che caddero sullo la tli lui o::.sNvazio rH' c nei QU<lÌI la perd ita totale dell'odorato fu pt·odotta da un colpo sulla le~la. L'nuLore alll'ibuisCl' l'auosrnia alla rollura dei ncn 1 olfall 11'1, e mostra come questi IHJI'Vi siuno in modo specialt~ so~gc·ll i a ricevere oJJcsn flai colpi sull'ollcipile, ehe in ciascun eliSo fu la parte colpiLa. Ciascuno degli iut.Lividui non ft'ce lamento solt:wto drlla perdita dell'odorato. ma della perdita ezi.mn 't tlcl gusto. Il ''ero gusto tnl!avia non fu realmente ;Jileralo: Cl"<lri perdita del potere ùi riconoscere i sapori, elle sono sensazioni com· poste di ot.loJ'ato e bUsto. Questi easi lll'escntano una opportuuilà eli lira!'~,) uua l1noa Don marcnta fra il guslo c l'odorato c moslraoo ebe il gusLo ò limitato alla pcreczione dell'acido, dc! sa!alo, del dolce c dell'amaro. Quesli gusti semplici compo-,ti dr odori f01'1Uano i ~apori. \ari casi sono ùipol pl't.'=>i iu GUU· siùcraziooe, che sembrano st.are in contra<lcliziouc con l'éspn•:;sa opiuiouc; tali sono quelli in cui l'odorato è apparentmncnlc pertlulo, e rimane lultaria la percezioni' t!Li sapori. Questi casi sono spiegati, e la contt·,tddizione mostr;Jta es;;ere soll:mto appt\rou td. Segue un secondo gruppo di casi, in cui l'anosrni a fu. il risultato di una lesione dei ceuLri nervosi. Si dimostra che l'anosmia è un frequente compagno dell'afasia, e si argomenta _ che la spiegaz.ionc di ciò si trova 11e1la prossimità della varcle cosi detta esterna del nervo olfallorio alla parte del cervello so· litamcn(e afJotta nell'afasia; prossimità che rende le due parti molto facili ad e:;sero vrcse in una lesione comune. L' importanzn relativa della parete esterna e delle altre pareti del bulbo olfaLtorio viene presa in considerazione, o si ritiene che lo ultime han poco che fare, ;;c puro ne hanno, nella percezione delle sensazioni olfallorie. In fine si pone in discussione an caso di anosmia, da llutchinson molli anni fa l'icordato. Un nero incomiuciò nel sno anno dodicesimo a perdere il suo colore, cd in no certo spazio di tempo divenne I>CrfcLtameute .bianco. La perdita del colore era accompagnata da perdita clol-
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l'odorato quasi completa, se non del tutto co~pleta. Sembra che ciò sia stato fin qui considera to siccome una fortuiLa coincidenza L'aulol'e dimostra che una tal cosa è nel r>iù alto grado improbabile, e spiega l'anosmia col fallo della distruzione del pirnmento della regione olfaLLoria. Molti argomenti vengono chiamati in aiuto per mostrare che questo pimmento rappresenta una parte importante nell'olfatto, e che l'acutezza o squisìtezr.a di questo senso dipende in gran pàrLc dalla intensità ed estensione della pimmentazione nasale. Si adducono pUI'e ragioni per credere che il pimmento è utile nella recezione dèlle impressioni uditive, così che una certa somiglianza esisterebbe soLto questo riguardo fra i tre organi principali di senso speciaie, l'occhio, l' ore-::chio ed il naso. L'autore finalmente '{lone innanzi una ipotesi intorno al modo col quale agi· sce il pimmento, e specialmente intorno alla maniera con cui -esso agisce nell'olfatto. Dopo la leLLura della memoria il dott. Althaus si lJermeLte di fare alcune considerazioni, essendo ..suo parere che questa condizione dipenda più probabilmente da lesione dei ·vasi sanguigni di quello che da offesa delle ossa . Egl i dice che nella maggior parte dei casi l'afasia si tro't'Ò associata a quel>to stato, e che un caso riferito da Claudio Bernarcl contraddice la teoria di Ogle. Una donna mori di consunzione; il suo cervello era normale, ma esso non aveva nervi olfattori, o pure in vita fu amante dei fiori e ùisgustavale il1 fumo del tabacco. Alt:haus narra poi di aver avuto un infermo anosmico, cni piacevano moltissimo i mazzetti di mosella,. il ·éhe contraddice pure l'opinione di Ogle. Contro le affermazioni di Althaus il dott Broadbent dichiara di aver osservato due o tre casi, che conferman0 la teoria di Ogle. Un signore cadde da cavallo, riportò la frattura dell' etmoide e divenne anosmico . In due altri simili casi si notò per· dita dell'odorato con poco gusto. l sali, gli aci di e gli amari polevano essere apprezzati. Egli dice di aver fallo delle esperienze sopra il caso ricordato da Ogle, ove il palato molle aderiva alla faringe. La donna andò di pari passo perdendo coll'odorato il gusto. Nel caso di Bernard s'inferi che la donna aveva Fodoralo, essendochò essa fu cl·edula amante dei fiori per il semplice fallo che gli accostava alle sue ,labbra. Broadbent crede che la lesione dell'olfattorio sia probabilissimamenLe
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intracraniense, e che la parte cs1.erna del medesimo sia di mì.Jlor inrp·ort,mza della media · c cklla interna Secondo il aott. Webster sarehl)l~ imporLanti:;simo conoscere se gli an imali, che cambiano il loro colore annualme11te, perdano il potere dell'odorato e dell'udito. Carter racconta di aver conosciuto un signore 4J. qu<llè .aveva perduto il gusto e l'odorato, ma che gli piace,'ano tullavia i cibi io putrefazione, mentre godeva l' incapacità singolare di ùl5briacarsi. Brooke dice che la teoria conferma un principio generale che egli aveva avYenturato di fare in fisica, che cioè il mezzo unh'ersale d'inLercomunicazione è il moto vibratorio. Il nero, sogg'iunge egli , implica semplicemente totale assorbimento , ed ·il pimmento potrebbe assorbire il suono come assorbe la luce ed il calore. Gascoyen ricorçla di aver veduto due casi, in cui il palato molle aderjva alla faringe. Ambedue gli individui erano anosmici. Una signora ebbe venticinque anni fa una sifilide: essa pe.rdette le ossa nasali e con queste l'odorato e il gusto, all'infuori dell'ap,prezzazione dell'amaro. (fl1edical Times and Gazette, ·19 febbraio ·1870 )
Un fanciullo cltlltrico. In tutti i giornali francesi t:r:ovasi una maravigliosa relazion e /:li un bamhjno, che desta veramente stupore, morto por-o tempo fa, all'età di dieci mesi, a S. Urbano presso Lione. Sulle più fortj testimonianze mediche si a1Yerma che il fanciullo era dotat.o·, così allamente di elettricità che tutte le persone le quali si trovavano nella stessa stanza con lui ricevevano costanti scosse eleLLriche. La estrema fine del bambino apparentemente fu senza dolore, ma fu accompagnata da manifestazioni ancora più sor· prendenti. All'istante della morte si afferim dai medici ctie ebbero luogo effiuvii luminosi, che continuarono per alcuni minuti dopo la di lui mo1·te. Si suppone che questo sia un fatto nuovo nel mondo scientinco. (lJfe(l~:cal T imes, 18 novembre 1869.)
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Ap)ltll:lice itlla. lezione sulla meteorolog·ia in relazione
C-Olla Jlfil tit· n tllirurglea. (per
Bu:o.~,.,"o
lltcnAnnsoN.)
Dopo \a pubblicazione di questa lczioue, il dott. Richardson è ''enuto a sapere per 111ezzo del doli. 'ilvet' che il dott. AJdinellllewson lHt pubblicato nei Pemzsylr•anian Ho spital !lcports, vol. n, ·1869, un saggio sul medesimo soggetto. lo ho ignorato finora, scrive TUchardson, che i11 uno spedale del mondo fosse tenuto un registro di operazioni chirurgiche unilameote ad un registro meteorologico. Dall'ammirabile contrilmzionc di Hcwson si apprende che, per il luogo 1-leriodo di trcul'aoni, sonosi raccolte all'ospedale di Pensilvaoia delle memorie dei casi di amputazione prim;~ria anteriori all'anno 1860, con un registro meteorologico, fedclissimamcute 1enuto all'ospedale durante tuLLo questo periodo dal dou. Con·ad, il farmacist.'l Il numero totale dei casi di opf'rttzioo(:! per cui i chi rurghi eli Pensilvaoia h~u no memorie metcot•ologicho complelo è di 259: i rjsullali, sec;ondo l'analisi di Hewson, sono quelli che seguono: u Nella congiuntura delle 2o9 operazioni, il barometro fu ascendente in 102, discendente io 123, e stazionario in 34. a Di esse 54 flU'ooo fatali; Il furono praticato quando H barometro era asceoclenlO; 35 quando era discendente; 8 quando era stazionario. • Dei casi che ebbero un felice successo, 9i furono operati con un bat·omett·o ascendente, 88 ron uu barometro discendente, e· 26 con un barometro stazionario . c Sembrerebbe da ciò, dice Hewson, che noi ottenemmo una mortalità, quando l'operazione fu pralicata col baromett'O ascendente, di quasi H (10,7) per cento; di sopra 20 (20,6) per cento col barometro stAzionario; e di sopra 28 (28,4} pct• cento col barometro discendente ' Dei cast fa tali la du1·ata me.dia di tempo ·che il pazicoLe sopravvisse all'operazione fu soltanto di sellr. giOI'ni quando il baromett'O era ascendente, c di tred ici quanrlo era tlisceodènte; e dei casi che morirono entro tre giomi sopra 7!) per cento furono quando il barometro era ascendente. •
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Per ciò che riguarda dunque i risultati generali, il dott. llewsou , dice Ricbardson, è condollo dai suoi dati statistici precisi al punto medesimo, al quale io stesso sono stato condotto. Con differenti metodi noi siamo anda li a comergere sulla stessa verità. El(li ebbe il "an laggio d i paragonare le osservazioni chirurgiche di treul'anni l'una a c<Jnlo dell'altra coll'ossen·azlone meteorologica di trcnl' anni. Io, dice il Richardson, fui obblìgaLo a considerare la febbre chirurgica in uni one ai d~ lei alleati, e di paragonar e l'una o gli allri a fianco delle condizioni meteorologiche. 1\Ia io e!Jl.Ji ciò che per me era un vantaggio. l'ammaestramento ticl\'cspcri c nz;~, che mi diresse fermamcule verso la luce. J?cr una parte llewson è giunto ad una nuova iJiazionc, a cui io giungere non poteva per i materiali cbe possedeva. Egli, come io, melle io connc.ssione la falalc piemia colla pressione bassa barometrica e colla umidità dell'aria. Dall'allro canto egli mcu.e iu connessione la morte por c commozione • chirurgica colle condizioni atmosferiche opposte; ma come le morti per c~1romozionc sono cQmparativamente raro, eccoci tosto rispetto alla ginslozza della r~go l a a prtJLicat'C lo operazioni quando il baromeiJ'O alza. Nel timore che le ideo esposte nella sua lezione avrebbero dovuto aspetla•·c lunga pezza prima di ricevere una confrrma. {Uchardsoo è oggi contento di vederle appoggiate dall'osservazione già da lungo tempo falla in allro paese. (J}feàical Times an d Ga3etle, i2 febbraio 1870 ) Silìlide per inoculnzione vaceinica. H Lyon l'lfedica~ del :13 febb1·aio riferisce che due oasi di sjfilide, trasmessa col mezzo della vaccinazione, sono stati u!Limamcnl.o osservati nell'ospedale militare di Lione. Due soldati, che non a''evauo avuto giammai segni di si{ìJide, venivano ''accinali , secondo il consueto, all'ammissione loro al corpo. Le pustule vacciniche andarono leotissimamente a cicatrizzazione e si trasformarono in ulccri sifilitticbc. Queste furono seguite da sinLomi secondarii, c speci:llmenLe da puslule di ettima, che ad un periodo più lontano si svilupparono ai membri. (Medicai Times anll Ga.=ette, 23 febbraio i870.)
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lln bisturi indoloro. Il doltor Richardson presentò all'Associazione modica inglese· un bisturi à lama rotalol'ia, il quale divide i tessu~i con tale rapidilà che le incisioni superficiali possono pralicarsi senza dolore. La lama fa 25 giri circa per secondo, e potrebbe ottenersi anchè una m:~ggiore velocilà. L'Autore spera di essere in breve nella J3oessibilitil di fornire ai ch irurghi uno stlrumcnto da.
tasca, col quale potranno eseguire senza dolore e senza bisogno ài an estetici generali o locali, le aperture di ascessi ed allr~ lievi operazioni. (Ga.z.z. med. ital. Iomb.} Sull'infiammazione e gangrena.
(Dottor S. SA~ruEt.) ·I. Nell'infiammazione acuta oltre olia separazione dci globuli bianchi dal sangue avvengono molti allri cambiamenti. Nelle infiamma· zioni vescicolari si opera un completo coogulamento del sangue venoso mentre l'<u·teri<l continua a funzionare per pit\ lungo térnpo. · 2. Si è dimostrato per ' 'ia ùi esperimento che di li·onle aLla medesima potenza l'arteria ha maggior facolt à di resistere ·della vena , p erò lino u tanto che la con·ente sanguigna non è indebolita. 3. Nelle i'nfiammazioni vescicolal'i può coagularsi ti sangue dell'arterie oltre quello della vena, perciò ferm arsi la corren te dell'intera rete vascl)lare interna, mentre il proces~o d'essudazione conti11ua . 4. Avi•i un'altra forma d'infiammazione nella quale il processo essudativo fu passaggio immediatamenl.e ad un completo con~ularn en'to del sangue seguito questo dall' essicazione della parte. . 5. Quando il sangue si coagula nell'interna rete Yascolare, ha luogo un'alterazione circos~rilla r1ei casi non complic~;~ti ch e soltan to in appresso si fa gangrena quando la nutrizione dalla periferia verso il centro è così impedita che il parcnchìma stesso non sia più permeabile dagli umori nutritizii. Adunque perchè si taccia gangrenosa u11a parte bisogna che alla impermeabilità dei vasi si aggiunga l'ìmper.meabilità del· parenchima. 6. L'areola gangrenosa che sì forma all'ingiro d·el focolaio deve la sua origine ad una continuazione del coagulo sanguigno. Questa areola c di grandezza vMiabiJe, ma non è mai più estesa di quella che si ottiene coll'acido solforico concentral.o. 7. La llogosi di demarcazione che si forma intorno all'areola gan- . gr'3no.sa non è un fenomeno meccanico collaterale.
20·1
8. Il Ja,·oro riparatorc (prolifcrazione di ,·asi e di tessuto) che va di pari passo con quello distruttore dell'inlìammazionecome pu1·e la flogosi di demarcazione tlella gangrena hanno la loro origine dalla irritazione operata dai liquidi dei tessuti chimicamente modifi!:QlÌ e specialmente dalla chimiea alteraz\one degli UIT)O r ì. · 9. L'integPitA' della corrente sanguigna artel'iosa eserci.ta una potente e molteplice inliuenzasull'inliammazione c sulla gangrena. Quanùo in queste condizioni subentra un improvviso c completo coa~ulamcnto del sangue, molte infiammazioni peggiorano, alcune passano a gangrena, c la flcgosi di demarcazione vien ritardata. Soltanto in un picciol numero di casi è mitigato il processo flogistico colla legatura dell'arte1·ia preY<mtiva o secondaria. 10. Ora che abbiamo In prova dell' esistenza di coaguli sanguigni nelle inlìammazioni, nnche la questione sulla loro localizzazione o sulla loro mobilità (fcbre, piemia) acquista una grande importanza. Egli è poss1bile ottenere una completa trombosi ùi tali coaguli spingendoli dal tronco arterioso nelle diramazioni minori, mentre dal far loro proseguire il Colmlnino nelle •·ene non si conseguirono lìno ad ora apprezzabili risultati. Pe1• ottenere la localizzazione del {61umo fa d'uopo anzL tutto assicmarsi della sua immobilitù. (Centra/ Blatt.) L 'aumento di temperatn.ra dopo la morte.
l VAL:ENTJA) A completà!e ·la ricca se1·ie di tutte le osservazio)1i ed esperienze· lìno ad ora fatte e rif'e1·ibili all'aumento della temperatura del corpo dopo avvenuta la morte, l'autore aggiunge alcuni proprii espcrimeuti, dai quali togliamo le seguenti particolarità: Tosto che :;i abbia reciso il midollo spin3lc in una rana immersa nell'acqua si ossen·a un aumento tli temperatura nel suo corpo per cfleuo delle con~razìoni spasmodiche. Dopo un~ora ci1·cn, talora anche più, la temperatura della rana e dell'acqua si eqn ililmno, poscia incomincia un nuovo risca ldamento. L·'autore non trova spiegazione di questo nuovo aumento di temperatura. Ne~li anin1ali a sar'lgue caldo (porci, pic<:ioni, porcellini d'India) medianiP. un termometro introdotto nel loro corpo si osserva dopo la loro morte o una temperatura direttamente acc1·esciuLa oppure nn processo di raffreddamento che si scost.a alquani.o dalle comuni le~gi di termodinamica, dal che
202 e~l i si prpnnncìei'éqbc pe'r li! realtà d~ una termogenesì J?.,QStuma (la lelìl))C !'~ttll'a Je:Wtrmhi.çnte _osciJL() i.n q,nesLi ù)tÌrrl1 esp#I'ÌTf:léllti tra 11.>" e -p''). In unl1 Lerìa Siiric di èsperieoze. 'rurouo ·l mn1,etsi alclnii animali i h un ~<l&O contenent~ 2000 .o 2500 c. c. d'acq\W' iLqual V<tSO fu pqsto entro un sceconòo recipiente pieno pure d'açqua . Fu calcolata !a quantità di oalore che in. questo liquido §CgflaYa il Lm:qwmett:o· i.n vadi LeQJpi, cioè : ·1o . nelle prime 24 ore clQpo ch_e e(ano uccisi · mediante )a puntUl'a del cervelJo e del mìdoUo oblung(lt.o ~ 2• q'9al')do, posti stlbito dopo nell'a,cqua ca!da. sino .à riprendere iJ graé)o p,~·i, mitiv,o di calore si lasciarono poi t•alli·eddare nel l'acqua çal:ol,imetrica lìno alltt temperatura fina le che i)Veano al ·l •; e linal ment~ 3• qu~ n.do il cadavere ç,Qtto .fu osservato nella stessa manie.ra. Le calorie tt'OI;ate, ~ìvìsc pc!' il pro do~to del peso degli animali ed. il gt·ade di ten1peratnra perduto esprirnet·ebbero jJ· calore speci f<cg del loro ··c~rp·o se non vi fosse alcuna pr.oduzìone di calore dopo lil' morte>. ma in re_altà manil'est~no un aumento proporzion ai~ a questa medesima caloritìcazione cadaver.ìca. . Nei piccoli animali aventi superfì<.;ie l'elal:ivameme granoe, la temReratul'a dopo morte . non raggiunge di solito ~d ·oltl'epa~ ~are i! calore pef.tluto ; anche c~pcrimeni.ando cogli aVYelenamenti di cu.raro e stdcnina, si ha lo stesso risultato negativo. Dai processi postumi del corpo crede l'autore d'eschtdl)re quello del coag,u lamento poichè egli asscrisc.e d'avet· -con questo processo ottenuto sempre un l~ggero abbassam ento di temperaturn; anché la saccarilìcazione operata dal succo panbrcatico sul fegato~ di por.co non ct'i eile a constHtare alcun ' innalzamenl.o. L'ati loi·e trae daì suoi esperimenti le seguenti r:ònclusioni: t• la caiOl'ificazione dopo morte. è comilne a tutti i corpi animali e soltanto. vm·iabi lc quant.itativ·a- . meqte ;. 2• sé la. calorilìcazione sorpassa il gl'ado dèl calol'e per,duto, .so.pr_av1;iMe· il così eletto ~ innalzamento di temperatura ll:opo m'o rte; , 3" questo innalza.mento dipende ::-pecialmente dal pt·otrar~i che · lo stesso vitale pt·o.:cs~o d_i calorifìcazio.ne apéh.c quando il cuore tn1 cessato di contrarsi; 4.0 la rigidità cadaveri()a è di un' itnpQrtanza . tutt'aff'a(to ·secondaria sul l'aurnen Lo di temperatura; ~"'le ~him iche deoompos-i,r-iolli che a~;.ve.n-gono dopo la tl'lOrtc, vi parrecipano forse come altrettante fonti ·di calore; ()• e~s('nélo mini.ma la perdita tli .ca lore c!opo la mont.e, ·anche senza un a.u m en~o di termogepesl, pÙò aver lu-0go un ÌBnalzamento di temper·atura.
fa.
203 ··,-.
L;À . ~ECOND~T~ ~:D4 MbRIAL:J;i\k <tr~A:N:A. : ~ in rapporto: a~ie stagioni ed ai climi •d' Italia . . · ' ,SAGGI.O DI iVIETE01WLOGl.A A.PPLWATA AL~A DÉM(:)C.RAF(A -per SòmiA~ l GltSEl'.l'IS, mt>diéo dì battaglione.
rN'rB.onvzioNR. . Scopo del lavoro e metodo .seguìto. Scopo del 'tav.oJ·o. ,..- fiìarebbe sch.ìa vo di un'erronE~a Cl'e,d'enza colui il quale pensasse .il nascere ed il morire e.sse~e due f~tt:L della . vi~a ~mana ·i~ J?'irna balì~ del caso, o · di accidentali c!r-' · costaiJzt~, Hon obbeçlienti a regola alcuna ed ibsofferc:nti di guàlsiasi 1egge .. lrnp,el'Occhè chi, no·n fidando nei soÌi it;~diyi'ddi, al-· . zato~i a più opportutto punto di viota, guardasse··il co'.r:b plesso del è'OI;po S(Jcii le, ~edrebbe ché si nasce e si lllUOl'e secondo.• d.ete~mi n.atj ptinc'ipii, e·d in ragionè di certe influeùze delle stagioni, dei ·Climi; delle località., .dei costumi, eé'c.1 .e 2he le legg!. della vita e della PlOrte sòno \rigorose 'e costanti. Ma.· tali. l~ggi non è po§sibile il suppoì:le e l'in·do,>ioarl e j esse oeYono ess.ere. rlce1·cate e studiaLe s·ui' fàtti che la natura stessa ci 'pre- ' seìila. Epperò ·Jo scopo che mi sono ptot)ostd èon questo lavoro . fu· ,quel Lo di studiàre per l'Italia l'infl-uenza del cù·r;q7o an~.1~~{e ' sUi . d*e lùnitf esfJJ'~'I{ti' ~f!lla vita umw1;za, i l concepinumto·e la mo1·lQ; e come , es~i aumentino o dimi1~uis cano .I~ToporziooaÌmente 9,i ..llù.jtler q nelle· di vet:se pf.! sizioni,.di p ~rcot;re-n~l:l< Q.elJ,:orbita ten~7 stre; ,e quali ..re)azjoni. pa,'3~in o fra ,l'Ima e. l'altra di queste due ~erie .,di fenom eni. . . , E siccom~ nelle diVel'Sé r.elative poqizioni deOa ter.ra in faccia al. s.ole, il fa.tto più cul minant.é e più fisso -ch e n~ .,tÌSfll ~a è una. valiiaz.i0n'e. ciclica ,delh> temperatura, presseehè ~ostaute p~r ·ogni ·lòcalità, .e per ogni stagione; e .s iccome .quèsta t~ m peratura h;l. un& mat:cata influerùm .sn tutta- quanta la natù1·a , brgcinjca; cosL , io. ho f~~es.sò in -rapp01·to dei dtw prùtci1Jali fatto:vi; ·del bila.nviò so-.
anzi:
204 ciale anclie le Strie dei taW presentati dal ~,·so am!ll4k della tempe,·atttra. A fine poi di non tralasciare cosa che fosse, o che sembrasse impol'tante, h o tenuto conto ;.,nche della quflntil;\ di pioggia. Diuisione d<•ll'a11no. - Quando si studiano i fenomeni vitali in conft·ooto coi meteorologici pel periodo annuale, il metodo · più esatto sarebbe quello di accompagnare giorno per giorno ]e due sorie di fatti dal })rincipio dell'anno fino alla fino ; si potrebbe anche abbreviare lo studio accompagnandoli per settimane o per decadi. I dati meteorologici lo permetle1·cbbero; ma non cosl i demografici, che sono aggruppati per mesi. Laonde ho dovuto accontent.armi di dividere il periodo annuale in 12 parli, piuttosto che in 36, corue sarebbe stat-o mio desid eri o. T dati demografici vertooo sulle medie del seasenio 1863-68 inclusi e sono stati ridotti a 12 mila nascite o morti a1l!1uali, e divisi in quantità J.ll'Opor~ionali per mesi di 31 giomo cadantlO. Anche i dati meteorologici vertono per la mas:!ima, parte sul sesscnio 1863-68. 'l',·acciamenfn delle cztn·e. - Dopo d'aver raccolto il necessario materia!(•, allo scopo di comp1·enderne meglio il valot·e, e di m ·ltere co"1 solto gli occhi i fatti nellll. loro maggiore C\'Ìdenza, h o lracdal c le rurve co] noto sistcmà delle cmve piane t:\dop erale a ruppreseul.art' h• dip('ndenza mulua, o!he può esistere fra due qwtutitfi vari:.bili. L'asse delle l1bscisse fn ~iviso nei 12 m esi dell'anno. Le ordinale furono di\'Ì ·e in tMte f] llantit:\ eguali, segnate oou lince ori1.zontnli e parallele all'asse dello abscisae· La distaùza fra due divisioni delle ordinate ha un valore diverso secondo la cm·va cui si riferiscono ; cd è la segn<'nte: 50 uniti\ per ciascuna d<·lle due curve demografiche dei concepimenLi e della mortalità.; 2 gradi per le curve lermomelriche; 25 millimetri per la quantità. di pioggia. ll lracciameoto di queste curve esprime a colpo ò'occhio le dimensioni e l'andamento dci fenomeni, meglio uhe non le sole cifre. Pe1· maggior evidenza e chiarezza ho messo, di faccia. ad ogni ta.voln. grl:\fica, il relativo qut1dm delle cifre su cui le curve sono state tracciate.
•
205 Non si sono litografate se non le t<urvu relati.ve alla media sessennà.le por ogni compartimento. Qu~lle relative tl.d ogni ~n.no sepa.rat)l.mente si possono da chicchessia tracc)à1·e a mano, eol ll)~tòdo sov\·a.descn·itto; e servendosi delle cifre pro.porziona1i pnbblicàte nei volumi d ~l movimento della popola~ione italiana.
Fonti dalle quali ho preso i maierù~li. -· I dati per la costl.'uzjone delle due curve demografiche sono presi dalle pubblicazioni ufficiali della stat.istica ·sul movimento dell0 st!!otO civile. l falti meteoròlogici sono pure stati presi dalle pubblicazioni délla direii·one di statistica; ma poic:hè qncste ultime cominciano solamente coJ marzo 1865, s'interessò la cortesia di alcuni signori Direttori dei principali Osservatori pei' a.vere dàti più· estesi e senza dubbio esaLti. Le cifre sul movimento della popolazione dèlranno 1868, e le medie dd sessennio 1863-68, ancora inedite, mi furono comunicate dalla squisitissima gentilezza del signòr cav. Anziani, direttor e della statistica generale, ·pl'esso il ministero d'agricoltu.l'a e commercio. E qui prendo l'oooasione per tributare pubblicamente e lealmente un doverosissirò.o rendimento di grazie al signor comm. Maestri, il più gran statista italiano dell'epoc~~ nostra; "al signot· xnc.dico direttore cav. l3aroffio , so'mmo onore del corpo sani~wio miJitare; al signor èav. Anziani, appassionato cultore delle statistiche dis'cipliiie; ed , al mio amico n dottor :Marangi)DÌ, esimio j)tOfessore di fisica. Da essi le mie meschine fo~ze ottennero generoso incora.ggi\lmento ed aiuto. E òi tante delicate premure e della loro preziosa benevo.lenza vln:à eterna nel mio cuore la più sentita e la più profonda gratitudine. Divisione dell'Italia il~ contpat·timenti;. - Come ho divis0 il tempo, ossia l'ann o in 12 mesi, cosl ritengo utile suddividere ~nche lo spazio, ossia l'Italia. Sono troppo disparati:i climi delle differenti regioni, perchè dal complesso se na potessero trarre utili deduzioni. Seguirò pertanto :mcb.e in que~to la direz~one di statistica, che molto saggiamente divideva l'Italia in 15 compartimenti. Che cosa siano i cornpat·timenti e di quali pravincie consti ciascuno di essi si dirà in seguito ; e si potrà anche subito v'eder-e nella prima figura dclla ..XVlTI tacvola gtafl.ca. In questa figu''a per ogni compartimento è segnata eziandio la sta-
206 zione meteorologica dalla quale si sono pn:)de le osserva.zioni applicate al t·ispettivo compartimento. N(.n è n~cessa ria uoa suddivisione in .regioni di minor estensiC>ne, pcrchè i r.\Llori principali dei climi, e le manifustazioni d ..;l]n vita sono f~momcni abbastanza generali. Noi però in St'guito potremo agg•·uppare vari compartimenti in cui le leggi della vita e della morto si manifcsta.no co)la stessa 1'egolnrità., e cos(l'lll'l'e do!le zone o ro· gioni più estese. Presi adunque per base i eompar!imcnti studiererrw p <;:.l' ciascuno, pl'ima le vicende meteorologit\he principa. li, poi l'andamento dei concepimenti e ddlc morti.
Nascite e cmwepimenti. - Le curvo dei concepimenti s.mo quelle delle nascite del sesscnnio 1863-68 tipottatc nove mesi indietro. Come concepimenti si estendono pertanto dall'ap1·ilc 1862 al marzo 1868. Però non è esatto il chiamarle concepimenti; ma avuto l·igual'do che queste sonò eif1·e proporzionali. e non assolute; che di questi soli concepimenti che arriv,mo a termine il demografìsta può e deve tener conto; uhe si può considerare come pressocl1è uniforme o poco influente sulle cifre proporzionali la quantità ùogli aborti, n oi possiamo 1·itenere come pe1·messa la signitìcazionc di concepimenti data a lle cifre delle 11ascitc. Si pot1·anno chiamare per maggio•· precisione concepimenti giunti a tennùw.
Co,.,·ezione detto curve di mo1·taZitètt. - Le curve delle morti sono pure traccit>te sulle cifre medie del sessennio 1863-68. Siccome in vari anni del sessenuio si ebbero sg,raziatamente.visite del cholèra in alcuni compat'timenti, e siccome questa. causa. accidentale o fortuita spostò l'andamenlo regolate della mortalità, così ho pensato d'escludere dalle medie quegli anni in cui esso eholèra fece stragi; e solamente per quei compartimenti in cui ~on solo apparve, ma lasciò mar cato traccia nelle cifre di mortalità. Per sèguire un criterio unico dirò che si sono eliminati per ogni compartimento quegli anni soltanto in cui la morl.alità. per cholèra raggiunse almeno la c.ifra complessiva di mille morti. Eppe1·ò per questi compartimenti tl·ilcciai due curve d[ mortalità; una continua ed esprimente i fatti quali furono; l'altra
20i punteggiata ed esprimente l'andamento che chiatrierei W·mtale, risultante dall'eli mi n ~~ion e degli auui anormali. Quando ln\lterò poi di de~urre l t 1.-:ggi della distriuuzi (\UU dt ll~ ruorthlitì\ furò ,sempr0. assegno sulle curve puntéf/{Jiafe o ·non na_li. Sbtnbrerebbc clHl le mtrvè normA-li d i mo t'tt~ii t;à. essendo d~;;do tte da· u 11 rniMl' numero di osserva;r,ioui do>esseru avere minor valore. Non è così. Eliminand() gli anui di m:,rtalit!'L inegolarc non si l: filotto altro, che usare rna;{gior rispetto ad un grand~ p1·iocip:o di statistica, che cioe non si possono e ncm si (leiJ()no SOIJIIllatc cltc
termini simili.
L e qMÙt'O cu·rve lcmtMnetriclw. - Della temperatura (il f<1 tto più impoTtant~ di ogui clima), ho studi1.1.Lo quattro espressioni, ossia quattro lati; c perciò ho tracciate quattro curve La temperatura media mensile, la media delle massime òiurne, la media delle minim~ diurne, [:l media dello ''ariazioni diurne. Ho scelte le. medie delle estreme diurne perohè esprimono con maggior VCt'ilò. i limiti della temperatura mensile. Gli estremi assoluti mensili fiOD.o spèsse volte ac<~identali, fatti di un gi01'no o di un'ora, e meno adatLi a rapprcsentarci l'andamento del fenomeno che noi vogliamo studiare. Quella curva che sta fra le tempe•·atm·~; estreme, esprime la temperatura media. Il signor prof_ssol·e Cantoni, direttore della meteorologia italiana, dopo numerosi studi concludeva che la temperainra media d edotta dal le osservazioni fatte a 9 ore antimeridiane ed a 9 ore pomeridiane, e dallo estreme diumc è quella che più di t utte si avvicina alla verità, ossia alla media risultaute da 24 osservaz.iotù giornaliere orarie. Io ho fatto tesoro di questa cognizione, pm· attenermi il più possibilmente alle medie dedotte o ricavate con questo metodo delle quattro osservazioni sopra enunciate. Quando ciò non mi sarà. pel'messo, lo dirò. Ma del resto in generale per la temperatura media mensile s'intenderà quella calcolata sulle 9~ 9P ed estreme diurne. Pioggia. - La pioggia fu segnata con r ette verticali. Essendo questo un fenomeno alquan to loca le, non si può dire che i dati della pioggia siano applicabili a tutto un compartimento; però nei termini generali di più o di meno essi sono applicabili ad
208 una certa estensimre. Degli alt!-\ dati rneteòrologiei di,r!)• p"e.r cliè Ji ttaSC(!l'ati. .
no
Osse1·vazioni S:U$'li dltt·i (e1ìomeni ·in~tr:01·ologiei. - La _P-çe:;;si.one atmosferica ha un · andamento così generale, varia cçsì po.co co1la latitudine, cl:w deve influire quasi rielle stessù pròporziòni su ampjssi.ma superficie: Del res to sappiamo che la sua o~ciJ!a z1one an.uuale . ed il suo decorso sono in. ragione inver..sa della tenl})eraJ.ura. Vumidità relati.va pd assoluta non sono fa.tti impor4antissi~i 9ulla vita, 'da influire colle loro piccole variazio[).i. Sì sap1;ài Sac;ihpeute che i paesi marittimi sonò piìt umidi dei contiuen~a:li, e c}le l' um'idità r eLàtiva va. in 1;agìonc invet:S:il. della temperatura.; mentre la tensione d el vapore sta in ragiene dir.etta. Si r.iduce dunque tutto ad una quistione di temperatura ~ e. di topogràfia. Lo stato del cielo è quasi compre&o nelll\ quantità di pioggia ; così l'umidità relativa. I venti -dÒminanti sono fca i dati meteorologici piìì incerti a cau,sa specialmente di difetto nel metodo d\ysser vazion.e. T;e bass·e correnti atmosferiche sono l'espressione delle,,~v:.wiatis$i tne deViazioni, che subjsc0110 , le grandi correnti in contatto dei n:10lti ostacoli, che esse incontrano alla superficie terrestre. Agghtnga§.i che q{lando si tratta · di fare una media di vari anni spesso si . ttova impossibilitati, perchè nell'istesso mese seco1;1d.o i vari l an'ni dominarono fo1:se tutti i venti pqssjbi1i. Dello stato elettrico e dell'ozono, le oss.ervazioni sono ancora; in.complet.e , e coilclU<lono poco.
"
4-zione di1·etta od indi1·etta dei fenomeni meteO?·ologici ~'!tU' 01·ganismo wnc~no. - Del resto si può ritene1·e che alcuni fatti meteorologlci abbiano un'az.ione diretta per sè sulla ' v ita umanw:; mçntre altri abbiano un '<Jozione indiretta, o per inter111ezzo dei prim{ Òosì se prendiamo ad esempio, come dimostrò solerte Scbil).pparelli, l'influenza che la luna ha sul barometro, sulla pioggia, sullo stato del cielo, ecc., sar à evidente pure ,ehe avrà u n'azione su,lrorganismo umano, .per ·v!a indiretta, o pel;' ·nntermezzo di .quegli stessi fenomeni che. a vvf3ngo;Uo all~. su'perfiéie- terrestr.e; Ora, l'azione dell!l luna sull'orga.nismp (cono.scendosi_.per esempio quella della pressione baro m etrica)~· s~r·à
n
ma
209 proporzionale ad ambedue le influenze della pressione sull'organismo e de)}a luna sulla pressione. .bl bisogna pur ritenere,' che l'influenza alquanto oscura che molti fatti meteorologici sembrano avet:e sulla vita, non sia che una inUuenza b.diretta od Utia coincidénZJa.
..
Appreezamen~o sul valore dei fatti· studiati. Quantunque il numero delle osservazioni non dati per una lunga serie d'anni, pure la costanza dei fenomeni, la chiarezza delle loro manifestazioni, l'esattezza con cui furono raccolti i fatti a puro scopo di ve~;itàt e senza idee preconcette, sono la più assicurante conferma, che le regole generali che ne emanano, o non si dìstacoa.no, o sono ben poco dissimili dalla verità. La serie dei fatti _meteorologici solamente lascia luogo a qualche ammenda, perchè per alcune stazioni mi mancano i dati da paragonare ai due primi anni della serie dei fatti demografici ; e per altt·e non bo che i dati di un solo anno. Un altro dubbio è che i risultati meteorografici sono veri per la località dove furono raccolti, ma a .on esattamente -per t utta la provincia od il compartimento. Epperò nel confronto che si farà fra la meteorologia ed i due prìncipali l'atti della demograna dinamica si terrà calcolo della posizione speciale ·dell'osse1·vatorio, in xapporto alla. superficie del compartimento su cui esso siede. Ora entro più direttamente in materia. Esaminerò prima ciascuno dei 15 compartimenti, e riassumerò poi Je leggi per tutta l'Italia. Laonde questo lavoro viene natur'a lmente ad essere diviso in due parti, la prima analitica, e ltl second<~. sintetica. Mi raccomando con molta confidenza alla benigna cortesia del lettore, perchè avendo io a trattare un argomento arido e nudo, ed irto di cifre e di minu2iosi confronti, se non fossi incoraggid.to dall'atteo?,ione e dalla buona volontà di chi legge avrei troppo timore di restare a mezza vi<l. ~B. I,c lavole-&l'afiche che vanno unite a questo lavoro sono 21. Di queste, 17 si riferiscono alla 1 llal'te, ossia una per ciascuno dei 115 comparrimcnli c due per il regno d'Il alia; le altre 4 sono annesse allà Il parte. Per ragioni di economia il Giornale noo 1mò dare se no11 una sola delle m tavole relative ai compartimenti; le quali sono costruite lullc d1etro gli stessi principii sulle ctrre rjferitc nel lesto. Così riduccsi a sei il numero delle tavole che va11no imile alla presente memoria.
Giornale di llfedic. milit. 1.870
210
PARTE ANALITICA '
Esame della tempe,·at~wa, dei concepimenti, e della trwt·talità
in ciascun compartimento e dci rappÒt·ti loro clurante gli anni 1863-68 inclusi.
Com>ARTDLENTO DEL PtEliONTB (V. Tavola. L)
Il compartimento del Piemonte è costituito da quattro provincie: Torino, Cuneo, Alessandria e Novara.
M eteorolbgia. -Ho applicati al Piemonte i dati meteorologici della stazione d'Alessandria. della quale si hanno le osservazioni · di tutto il seennio 1863-68 senza lacuna. I dati meteorologici degli anni 1863-64 sono raccolti dalle pubbiicazioni del professore Pamisetti; quelli degli anni 65-68 dalle pubblicazioni della Direzione generale di statistica. La temperatura media d'Alessandria. nel seennio fu di centigradi 12,88. Questa temperatura media pei primi due .anni fu desunta da. sei osservazioni. giornaliere triorarie, e negli ultimi quattro anni dalle osservazioni 9•. 9P ed estreme diurne. La temperatura media mensile è massima in luglio (24,35), e minima in gennaio (- 0.05). La media delle massime diurne sale in luglio fino a 29\9; e la media delle' minime in gennaio scende due gradi e mezzo sotto lo zero. Le variazioni termometriche diurne sono alte dall'aprile al settembre, massime in · luglio, in dicembre minime. La pioggia è maggiore in primÌivera e più ancora in autunno; i due massimi sono segnati dai mesi di marzo ed ottobre, il totale medio di pioggia annua è di circa 700 millimetri. Ecco il quadro numerico che riassume la temperatura media del seennio 1863-68 per la s tazione meteorologica di Alessandria, e nello stesso tempo i concepimenti e la mortalità del Piemonte ridotti a media sessennale ed a cifre pl'oporzionlili per 12000.
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Marzo Aprile Maggio. Giugno . Luglio Agosto • Setlembre. Ottobre. Novembre. Dicembre .
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·1004 967 94t,l
1007 1007 1066 10ts6 98() 919
2.8'
1007 1006 1036
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Concepimenti. - Colle cifre di questo quadro sono state costrutte le curve della r tavola grafica. La prima curva è quella dei concepimenti. Questa nel suo andamento manifesta due punli più saglienti, o due massimi e due punti molto bassi, ossia due minimi. I massimi sono in giugno e dicemb~:e, i minimi in marzo e settembre. Qnesta ·curva dei conceplm·enti offre piccolissima oscillazione intorno: alla media, i punti est:.;emi non ne sono molto distanti. Relativamente alla fecondità., ossia al numero dei concepimenti, il mese di giugno è dunque il più favorevole ..Giugno è il mese della tarda primavera ed ha una temperatura media di gradi 22.3. Viene in secondo luogo il mese di dicembre, che ha uni\ tem~ peratura di + 2.8. Dopo d'aver raggiunto i due massimi pna detti la c,ul'va dei concepimenti incomincia a discendere. La discesa de1Ja,c\nva si
2112 fa p.ertanto nei mesi 'di gemtaio e febbraio, di luglio ed agosto. P~ ora ci basti il natare come le temperature,: di giugno e df: cembJ·e coincidano colrep.oca pr.ospera della fecondità.;, rrientre, le temperatu~e di gennaio ce febbtaio ( - 0.05 + 3.4) 1~glio ed a'gosto (24.3 23.2j 'coincidono colla diminuzione Q.ei ctmcepimenti1 Le te.mperll.ture d'i a,prile, m~ggio, ottobre e ·novembre :si a.sso.-· ciano per l'opposto ad un periodo .d i aumento ~ella fe~ondità.; tali -temperatm:e medie sono com.prese ,uei limiti dai 7 ai 1.8 ce.ntjgradi . Se. rivolgiamo uno sgu~rrd:o analitico agli anni del. ·.sesseunio vedt:~mo ·che la curva dei concepimenti presenta .gran~e· uniformità nei çlive:rsi anni confrontati fra di lorO'; merita• p-erò· men.zion,e l'ìUHlO 1866 che ha· un rnin~rrì.o straC11·dinario nel mese di maggio; in tutti i sei anni d1osservazione non si sono verificati mai così pochi concepimenti. Nello stesso anno il· diceinbre, l )la il massimo assoluto, Vedremo in seguito come le vicende· politiche e militari di quell'anno, all'e quali il Piemonte prese attivissima pa'rte, possano dar spiegazione di questi due f4tti st~raor ~inar.ii. ,
Mo.riaZUà. - La .curva dello. mortalìt-à per ·il sesseunio ha: un massitnò in gennaio-febbraio e l'altro in ·luglìo, un minimo in maggio ed uno in novembre, E liminando gli anni 1866-18~7 in çl,l,i infieri il cholèra si avrà una curva molto simile alla sess,ennale, ~a con evidente :relativa diminu~ioue di mortalit.à estiva,. ed au'mento di moi:~alità invernale;1 in, essa il minimo. assalut9 ~i verifica in attobre. A. vedere il g,rande numero di mdJ:ti dei mesi di ·genb.aiò ·e febbraio bisogna' dire che l'inverno è per questa p~te .q;J.talia la peggiore dell'El stagioni. L'ottobre ,.invece che ha una tèmpe-· ratura mite di •circa 13 .gradi; presenta eziandio m minime dì mortalità. ·Ma la temp~l:àtura di dic"embte, che . scende coi mi:. nimi sìno al gelo, e continua a scendere in gennaio, si assoéi~ ad una grande quantità" di· malattie mortali, ~pecialm'en.te rregli individui ~ deboli ; poveri, e negli' estremi della·scala "\'Ìt~le. Rita;rn'anil:o la temperatura,, di circa 7 gradi ìn ma~'zo·; le m01'1ri diri,linuiscono, ; e toccano UU' à1tl"O' minimiJ in maggio C0n Una 'tempe:t:atu:ra di ·1 8 gradi. Ma qui comincia una uuo~a serie di . g~ai~ eccoci all'altro estremo: bssia il troppo caldo. I tre mesi di giugno, luglio, !igosto, che. hanno da 22 a ~5 gradi di témpèratlira.
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media fino· <a' ~o di mas'si~e Oi \}rne 1 ' riénmpaiono J;lU0~'a"". In![lnte fataTi. . _, Riasspmendty i l rapporto che,. stat fra l~t' temperatura e ·lae,nlO:r· talltà pòtrem o d'te ' ìn te1:mini· generali: · {'Oon,. ~tna temperatum. da --- 2,!j a + Il ·centig,·ac7ri abb~cflmff. ,il ' ~rand~ massimo ,gi mo;talità. 1 -..fJo1~.i,e'qtpe1 aft~roa da +. '1:: ~ 18 si ha diminu~-: e minimildi .mQ?'talità.. U1ia tempe?·. éiq.) JfJ,a 29,.9 coincide,col picçolo .tnass-imo;cli mo,:·talitit'., N,e gli aMi ·dal.. l863 ·al 18fì8 la qu?-nti~;}. di ·~1.,qrtaH:tà sp e:~i~l m:ente J:!.ell~inverno ebbe. strettie~ima relazion~ col·Lç. temperatur<J.. :A pro:v~rlo, prender!lmo ad esempio. la tnortalltà del !lle$e di gennaio nei va1~i,i anni, in ·confrontQ con là temperatura Inedia dello stèsso mese. Vediamo nello stesso tem,po comè E) _eér.chè H maPZO del 1&.65~ avesse· unQ straordinario .JD!J,S:limb di rnO'rta.Utà-. GENN:AIO'
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Di ·qui a.P,R~r e apme ,la tn.ortalità nel mese di•g.ennaio. sia · ~tt·!Jt ·t.diment~ l§gata ~~ZCJ. temper,atura, e p?'opor~ionale all'ab.basse{1;st· del
termo7)tetto; p~r~M 'i ) gennaio 1864 e 1868 ehe ebb'e:ro tem,p era,tul'e medie'' molto basse e.b bero p,ure-grande mort~lità, e per l'opp,osto il g~nnaio ·i$66 c~e, ebbe· la pii!. ·altll< tèmpèratu:ra, medi& ehbe ·eiiandio la minima quantità di morti. Si v.:ede:anche..come .i) ltles·e di in~rzò dell~anno. 18@5, ch_e fu sì .e.ccezioi;lale per la
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tempèra:tura 5 fu pure eccezi:ouale per la mort~Ti~à. .Que·s ti' sorto fatt~ incontrastabili, e di troppo chiara eviden~a. La l'll\1)rtalibà off~:e pure il ·èaso di, uno stl'aordina-rio · màssimo nel mese di luglio dell'anno 1867 pei· sciagurata visita d'el 'èholèrà. {(oMÀrù~eudo dìrema: i nìinimi della curva dei éoheepimentÌ' ed i x'ilassimi della m01·talità possono essere bensi influenzati d~- . gli usi, costumi; e leggi sociàU, ma si può vedere anene un•) ··spiegate rJ~.pp.orto' fra• essi, i · freddi irlvernarli, ed i calori -estiVi. infatti i due· midimi dei ·còricepimenti seguono immediatame11te i dtte massimi·• di mortaìlità, i ·qnàli alla• IÒro volta segt;ono' intmediatamérl.te i due estremi dì ~temperatura annuale; ed a'bbiaq1o qu'ésta serie successiva di fenomeni: · Gennaio - massimo· freddo. · · Geiitu~io e febbraio -··m~ssima mortalit~. 1\'Iarzo - minimo , dei concepimenti. Lpgli.p.- rnas.~!!llo çaldo. Lugl!o ed ag<;>sto - _grande mortalità. Settembre- altro miti imo di ·concepimenti. CoMPAU.TUrENTO DELLA Lra-uruA (V. 'favola Il). l
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;rt!efeorologia. - t dati meteorologici della' .Liguria furono presi l . t :: a G~uoya, rn;J; cdme .ognun vede l'osservatorio di Genov~· .non. può rappresentare il clima e specialmente la temperatura .di J,ut~o il paese eomp&.sto delle dtle provincie di Genova e di Porto~ J"" • Maurizio. Gen·ova , è forse il punto più caldo di tutta 1l Cdmpar!tiruerìto, che ' è formato in gran parte di località montuosé1 dov.e l'inverno si fa seòtire in t!Jtto il suo rigore. Come paese marittimo ha una p16Mla ~scursioue· ter.moìnetrica annuale, e .pi,ccole varrazioni termometriche diurne. La rne·dia temp.eratura annuale Genova è di gradi 16,6. L'agosto ivi è il mese in cui le ·massime. diurne toccano n loro punto culminante di gradi 27,69. La catena di mdntagne ch:e circol:J.da:tto Gerw~a dalla parte di settentrione servono a fer.ni'arvi le correnti aere., del sud ,e del sud-ovest ed a condensarvi una grande quantità di vapore acqueo; che cad~ abbondantissimo in quasi tutti i mesi dell'anno, . fuorch~ negli estivi} · e fanno d'i Gena va una delle città ,più piq·'vose ,d'ftatia. l mesi più abbondanti di acqua sono il ma:r~o;, l'ott
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tobre ed il novembre; la quantità media annua di pioggia nel sessennio fu di 1328 millimetri. Le cifre della temperatura media raccolte uel seguente quadro si riferiscono a tUtto il sessennio. I dati. aD<nuali per esse furono gentilmente trasmessi dal signor Direttore di quell' òsser;vatorio. Però (lssend9 pet·..,eouta. tardi la lettera alla Direz.ionè di statistica., che s'impegnava in mio favore per farmi avere tutto ciò di che io mi fossi creduto bisognevole al compimento di guesto mio poco lavoro, la tavolagrafica fu costrutta, per le curve meteorologiche, coi soli dati dell'ultimo quadriennlo 1865-68. Pure la temperatura media see-sennale no)l differisce che pochis~imo dalla qqadriennale; vi ha però J.tna ~iscreta differenza ne~ febbraio. Qui. ,l1-ggiungo anche la quantità. media di pioggia desunta dal sessennio. Questo quadro racchiude pure le cifre proporzionali del moviment-o della poi polazione.
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'2t6 l In questo quadro furono espre~se. le quantità proporzionali di ~oncepimenti e di morti che avvennero in ogni mese. Le cifre sono le medie del sessennio e ràpporta.te a 12000. Eliminando la mortalità degli anni di cbolèra. -1866 e 1867 ne risultò la mortalità eh~ chiameremo normale, coine.cchè non d isturli.lata. ' perturnel suo andamento da avvenimenti di po[ente influenza batrice. Concepimenti. - La curva dei concepimenti è tale che per 6. mesi, dal dicembJ·e al ma~gio inclusi, sta al disopra della media; per gli altri sei mesi sta al disotto. ,Abbiamo un graode massimo in aprile ed uno p~ccolo in dicembre, un minimo assoluto . in agosto, ed un piccolissimo minimo anche in marzo. Il ~as~simo annuo dei concepimenti che si verifica in aprile. e si sostiene ancora fino al maggio coincide con una tempera.tt,n·a dai 15 ai 19 centigradi . Il minimo assoluto di COI?cepimenti viene nel mese susseguente a quello del massimo di temperatura. Se si rivolge uno sguardo ai singoli anni del sessennio si ve.d e che la curva dei concepimenti h a un andamento alquanto irregolare, i masl!imi succedono nei sei anni in mesi differenti, quantunque dalla media riesca poi vittorioso aprile. Ciò scema valore a qt,l esto ma.ssimo medio. Il minimo invece è quasi costante in agosto. L'anno più irregolare è il 1866 nel quale la quantità di concepimenti per i mesi di maggio, giugno, luglio ed agosto, è molto al dissotto della medta degli altri anni, mentre nello stesso anno il massimo. trovasi in dicemb-re. · Anche qui le vicende guerriere di quell'epoca, sono in intima relazione. Difatto pochi concepimenti durante la guerra, molti appena essa è terminata. Esiste uno speciale rapporto t:ra l'andamento prilnave1·ile della temperatura 'nti ·varii anni del sessennio e l'epoca nella. quale si verificò il massimo dei concepimenti. Negli anni 1862 e 1863,in cui la temperatura dei primi mesi dell'anno fu regolare, e relativamente alquanto alta, il massimo dei concepimenti si ebbe in aprile; mentre nell'anno 1865,· che ebbe i mesi di febbraio e di marzo relativamente molto freddi, non si giunse al massimo déi concepimenti se non in maggio. Nel 1866 la guerra, e forse nel 1867 qualche altra evenienza (la quaresima, che si
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ptoir~sse: ~po. al ,21, 'aprile?) dis~m.;_\{arnno · 'y anda~eQto natv. r~le dell~ cos'e. , MM·talità . ..,... ' .ta~ c\lr:V:a di mortalità no.r'màle"fu costr\ittal• cori le medie degl'i" .annw i863,6~,65•.68. ·T~le c'UrYw ha due rf1asSimi ben decisi, -~Urio 'in corr.ispond~+)za di · lug1io~agosto) l'altra in corrispondeuza di gennaio e febbraìo. Il massimo 'eStivo . di mortalità Si verifica nel tempo dell'alta te~per.atura di: ~enerva. E pe1:ciò, 'Sicc0me la rirortalità corh1ncia a crescere .con· giugno, la ternper.atU.rà superiore, ai 23 ceutìgràdi potr.~bb '·eS'sere in qualche •rapporto çolla mortalità . di questa · stagi9pe_. In . quanto poi al massimo .. di mortàlità. invern:ille ·non se n.e potr~ cercaJ;e la ragìonè nella · te~peratma · minima di Genova. J?isogtier-ehbe · ave.re osservazioni fatee su1lò · Aperivin0. ' Eà io son d'a:vviso che, se si distinguesse la rilo'rtalità della ..Ligur~~ ,p11n: litora.le e p e~ì mpn~agna, avreinmo tutto il massimo e~ti:v,o iatto dal l itorale, ~ tutto •il massimo ip.;vernale fatto dalla. _montagna. A~ •og1)i modo ·qui la ·.tempç.ratura .media che coil!-cìde · çoll'epo.ca la più~ f<WOJevole alla v.fta uoian~ è di cj~c~. 1~ gradi, che e Ja temperatma, media .di m9ggio. Il massimo de~la temperàtJlra coinci.de cbl rnass.imo ·cJi qJ.ortaliti); i perè\ò 1 'illesi di luglìo e 1r~gosto .in Genova e' lungo· il lltòta\e l!ooq i.ipi~ nocivi di tutti i mesi dell'anno; ed è certamente non nltìmo mez~ò di aum~n.tare la proba})ilità di una p~ù ·lunga esistenza quel1o di recarsi in tale $lagione a \'rilleggìare s,ùllo
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Apennino, ·,
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'Ponendo mente al decorso della. mortalità nei varii anni. del s~ssepnio 'appare çome iLml'lssimo invernale segue P,etfettal:llente l'andamento delhi. mortalità in Piemonte, e dylla tem]eratura ·d'Alessandria 5·così pure pe1~ la strao1'dinaria mortalità del m.ese . di marzo 18'65. ' . ~
Ecco un quadro simile a <piGilO che già . abbi!\OJ..O ,veduto per il Piemonte· : ' .
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Questo quadro numerico della Liguria (cui si sono applicate le temperature di Alessandria che possono benissimo indicare l'andamento proporzionale delle temperature delle regioni apennine) confer ma. una volta di più con chiarezza ed evidenza l'intimo rapporto che lega fra loro questi due fatti naturali, la tempera tura e la mortalità. Si muore in t·agione del freddo che fa. Conchiudèndo dirò: in Liguria gli alli calori dell'estat~ coincidono colla grande diminuzione della fecondità, e col grande aumento della cifra dei morti. Conll'ARTntENTO 01 Lo~mAU.DIA (V. Tavola III). Il compartimento d ciii\ Lombardia è composto delle provincie di Sondrio, Como, Miluno, Pavia, Cremona , Bergamo, Brescia e Mantova.
Meteorologia. - Per la Lombardia ho preso la stazione di Pavia, della quale ho Lutti i dati relativi al sessenn io raccolti nel supplemento alla meteorologia italiana dell'anno 1867. La. temperatura media è calcolata sullb osservazioni 9' 9P ed estreme diurne. Nell'anno, essa ò di centigradi 12, 73 - media sessenmale. - La temperatura mensile arrjva in luglio a 23 79 ed in gennaio scende a zero, ma le temperature estreme diurne
219 toccano iu. lugJi.o il 30 08, ed in gennaio il - 3 07. Le variazioni ~er.mmnetricbe diume sono grandi, come succede-nei paesi cou.tioent''Ali, massi·me in luglio, minime in dicembre. La pioggia è di eirca 700 millimetri all'auno, quasf equabil mente distribuita, ma maggior.e nei mesi di oLtobre, novembrè e marzo. Ecco il quadro della temperatura media mensile del sessen.nio 1863-68, cui si aggiungono le quantità, proporzionali dei concepìmenti e della mortalità. i
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Oc1u:epimenti. - La curva dei concepimenti ha molta somiglianza con () Ùell~ del Piemonte, ha due massimi; dicembre e luglio: e due minimi ; marzo ed agosto; se non ohe il massimo di dicembre è maggiore di quello di luglio ed il n'liuimo di mar:to. è più risentito di quel\o d'agosto. Anche qui si p uò v.edere nell'andamento della tempe ratura una rela7.ione coll'andamento dei concepimenti. I calori d'estate precedono il minimo d'agosto, ed
220 i freddi invernali prooedono il mtmmo di marzo. Ed iu marzo vi sarebbe pur anche la quaresima. Ottobre, novembre e dicembre s~gn~no u;o,'ep()ca di grnnde fecondit.à,. Ai massimi dei concepimenti corrispondono le temperature + 2, 5 e 23, 8; n,lle epoche di salita della curva, ossia alle epoche favorevoli all'aumento della fecondità corrispondono Je temperature da + 6, 4 a 22, O; alla diminuente fecondità le temper.ature di gradi + O, 4, e + 23. Dovremo ancor a dare uno sguardo ai singoli anni del sessennio. Si vede dalle cm·ve per essi tracciate che il massimo dei concepimenti non è sempre in dicembre; ma tre volte in ottobre e tre volte in dicembre. Nè il piccolo massimo di giugno è costante, nè lo sono i minimi. Il minim.o di marzo è molto risentito negli anni 1864-65. E noi ved iatuo che il gennaio 1864 è il più freddo di tutto il sessennio e così il marzo del 1865 è il più freddo marzo dei sei anni. Anche in Lombaròia la curva dei concepimenti nel 1866 è spostata in basso nei mesi di maggio, giugno, luglio, agosto, ed il dicembre 1866 ha il maggiòr numero di concepimenti t~i ciascun altro mese d!ill sessennio. La guerra del 1866 come gil\. abbiamo osservato è sempre in 1·clazione causale con questi fatti . Noi dunque in queste curve che sembrano così mute, eppure sono così eloquenti, possiamo l eggere anche una pagina di sto ri~ patria . Mortalità. - La cnrva di mortalità normale fu costruit.a eliminando dalla media sessennale l'anno 1867. Essa ha i snoi massimi come per il 'Piemonte in gennaiofebbr aio ed io luglio-agosto. Dne massimi nella curva indichel'ebbero appunto due cause distinte di mortalità. Tali due massimi si manifestano in conispondenza dei due estremi della temperatura annuale. Il fredde. invernale scende in media a '- 3.07 in gennaio. ll grande massimo di mortalità sar ebbe realmente in febbraio. Questo massimo che si porta in .febbraio deve tenere a ciò eh~ le grandi influenze nodiv.e che pur si verificano io gennaio producono effetti che non si possono esaurire subito nello stesso mese, ma restano ereditati dal mese susseguente. Ma in marzo con .una temperatura media di + 7, 35 si produce una diminuzione di mortalità, el1e tocca
22f
un ptimo mlillmo in maggio con una t-emperatura media di 18 25. - Giugno, con temperatura media di 22, 02 ricomincia. ad aumentare la mortalità, che raggiunge un secondo massimo in luglio col tnassimo di temperatura. di 30, 08. Settembre, ottobre, uovernb1·e sono io'Vece tre dei pi~ felici mesi per la Lombardia, vérificandosi in essi _ minimi di mortalità e massimi di concepimenti, e temperatura media da + 6, 42 a + 1~, 50. Guardando alla curva di mortalità. d'ogni anno del sessennio vedremo, che anche in Lombardia la temperatura media dei mesi invernali e la mortalità media. dell'inverno, nei sei mesi d'osserval(.ione, sono pl'oporzionali per modo, che alle pi•ì basse tèmperatuJ"e corrispondono le più alte morf:alibà. 4-.nche in Lombardia il marzo 1865 fu straordinariamente freddo, ed ebl)e straordinaria la mortalità.. Prendiamo ad esempio i mesi di febbraio e marzo.
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FEBBRAIO
MARZO
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1863. 1864 186tl 1866 1867 1868
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l 1147 1288 .1260
2.2tl
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5.93 6,3-l 3.92
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1058 858 1054
+ 8.37 8.08 4.08 8.26 8.11 8.40
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1.094 1248 1027 787
952
Può essere più chiara, più precisa, p'iù netta, più dettagliata. l'influenza. delle basse temperature sulle quantità proporzionali di mortalità ? - Si noti che le .cifre del 1867 sono spostate in causa del cholèra. L'a~u1mno di Lomba1·clia. Noi vediamo nella Lombardia un paese coperto dalle acque 'in quasi. tutta la sua estensione,
~22
acque che nei· tre mesi, d'autJlnno s 1asciugf\Ìlo, e si s:volge su grande. superficie il miasma paltlstre; t~oviamo un' immensa quantità di febbri intermittenti su larga scala, e J e popolazioni agricole. dall'a~petto cac)leptieo, e ·tro:viamo nelJQ ste.ssp tempo qqesti tre mesi d'autunno .essere hi i piX.. fav·orev.olitalla vit!l umana. Difatto .in essi gcaudrssirn<~ ·la fecondità, pochissim.e le mQrti. Agli igienisti che ~anno tanto gridàto contrò le rii saj~ e le paludi, la s.oluZ'ioQe di questo .p roblema. I ·r~tti stanno àl disopra di tutte le congettme. , Riassumendo i rapporti' elle passatl0. ~ra le curve d·ei .conce-pimenti, deUa mortalit.à e della ,temperatura in 'Lombardia di-remQ, come a1 minimo deUiJ., temperatura inve1male faccian seguito ea il grande '!massimo della moxt.alìtà, ed il cgrande rninimo dei concepiine·riti, mentre al massimo di tethperaturà esti;v;a nou téngou :dietro che il picc61o massimo di mortalità. ·ed il piocolo minimo di -concepimenti. - Sembra pe_rtanto che verificandosi colà due influenze periodiche nociye~ una estate. e l'altra in ip.verno, quella che si manifesta in quest'ulti.ma ~ta gione sia di gran lunga più dannosa dell'altra. Ricorderò che l~ media:_ d'elle mininre temr,erll'ture di'u rne ·'di ~ennaio è di centi-. gradì - - 3, 07, e la media delle massime diurne di luglio è d i. 30, 08. Ecco quali temperature corrispondono alle diverse fasi dellà curva di mortalità: ·· D.a - 3, 07 ·à + 6, 42 grande ~assi mo di mortalità. Da. + 6, 42 a -1- 19, 50 minime ill,or~alità. · Da. + 19, 50 a. 30, 08 piccolo massimo di mortalità. Anche in Lomba1:dia abbiamo la seg. s,uccessione di fenomeni: Gennaio - minima .t emperatura. Gennaio e febbraio - massima mortalità. Marzo - mi~imi concepimenti. L~glio - m'assime temperature. Luglio ed agosto - ·piccplo massimo di mortalità. Agpsto - pi~eQlo minimo di concepimenti.
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COMP.AJiTmENTo DEL 'VENETo .(V. Tavola IV) .
H ·compartimento del Veneto è composto delle provincie ·di Vene~ia, Y erena, Udine, Bellnnò, Padova, ~~cenz!\, Ro;vigo~ Padò~a è l'osservatorio n pi~ c~ntr.ale del,Veneto . •
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2~3
Metem·ologia. -
I dati meteorologici di Padova sono completi per tutto il sessennio. Essi furono favùriti dal signor direttore dell'osservatorio della R. università. Le temperature medie mensili sono le II).edie delle sole estreme diurne, seriza correzione alcuna. La tempet"a:tura media di· Padova nel sesseunio è· dj • gradi 13, 2. L e massime diume di luglio sono in media di gradi 28, 6 e le minime diurne di gennaio di - O, 8. Anche al Veneto si possono applicare in parte le considera~ioni fatte rispetto a Genova ed alla Liguria. Padova dà per certo una temperatura superiore alla verità della media del compartimento, nell'inverno. L e variazioni diurne sono alte . dall'aprile al settembre, minime in gennaio. La pioggia vi è equabilmen,te' distribuita in tutto l'anno; i mesi meno piovosi sono il febbraio ed il dicembre. La quantità media di pioggia è di 780 millim. Ecco il quadro riassuntivo delle osservazioni sessennali. CURVE DEMOGRAFICHE n~
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1143 1066 963 985 1000 1014
1235 1176 H 17 1006 847 814 913 962 906 938 1009 1077
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224 Ooncep·imenti. -La curva dei -concepimt;mti nel V eneto l).a pure due massiHli e due minimi; -i m&>ssimi sono in giugno e lug1ie ed . in dicembre.; i minimi, in marzo . e settembve. C'è duoque .tpir&bile Mcordo con le curve dei "concepimenti .di Lomba.~;di~ e Piemonte. All'epoca dei massi,mi corrispondono le . ternperl)oture di 4 e di 22 gra:di; all'incirca; ai periodi di salita o d'aum,en.tante feçon.d)tà, le ,te o:1peratut·~ comprese tra 8 e 20 <~ent..i'gradi; e'Q: a q!le.1li Ìn cui )a feri,'ilità umana scet'na, le temperature di 1,9 e 23,0~ •Rivolgend'o uno sg~a1:do analitico ai singoli anni del sessennio è inutile i1 ripetere che aoéhe il Veneto lu~ la cm·va dei concepimenti dell'mino 1866 a.ffàtto irregolare é scostaute.si a,a-i decorso regolarissimo di tutti gli 'altri ·anni; ed è n\\t.nrocle che anche qui la cutva è bassa dal maggio all'ottobre è tocca invece il massimg àssoluto in dicembre, ciò chrt oonsuc'ce dc' mai negli a1tri anni.
1 . De' sei anni, tre ebbero il rnassimò dei ,coneepime nti in giugno,. e furono il 1862, 1863 e 18f36, gli altri tre, che sono il
1664-65.- 67, lo ebbero in luglio. Ebbene, i tre primi anni ora • citati ebbe1·o dal gennaio al giugno inclusi di ciascun a1mo temperature medie molto favorevoli, e superiori o poco dissimili ju g enere dalle medie sessenuali 'i ment~e gli anni 1864 e 1865 el)be1:0 in alcuni di questi mesi tempeuature straordi- ._ nariqmente basse. E v.ediamo, pe1J esempio, ~he i' agno 1864ebbe in g·e nnaio una temperatura 'm edia di 3 .4 ed in febbraio di -t- 0,8; 1' anno '1865 ebbe in febbr;Ùo una. media di + 2,7 e.à iD, marzo la media di 5,1. In questi due anni 1 coin'cider.ebl)e pertanto il ritardo del massimo dei concepimenti cnn la precedente apparizione di freddi straordinarii. ~ Mortalità. - La curva di mortalità ha i suoi due massimi in , gennaio-febbntio· ed in agosto. Il massimo invernale supera· il mass~mo estivo. Ai pa esi ;i-lpigìani deve $pettare 'in maggior copia il continge,n,te della, gra~de'' mortali.tà invern.aJe. Il num,ero . minimo assoluto dei morti è. in giugn9, che ha una tempe,.atura media di ·21, &. Il massimo e~tivo di mortalità -è in agostO, la cui températura. media è poc0 ·dissimile da quella di luglio ; (2314 23,0). :Anche :.,
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221> nel Veneto alibiamo la successione degli estremi di temperatura 1 mortalità e ooncepimenti già notata per altre località. Cosi ; Gennaio - minima temperatura. Gennaio-febbraio - massima mortalità. Marzo - minimo di concepimenti. L uglio - massima temperatura. Luglio-agosto - massima mortalità. Settembre - minimo di concepimenti. Potremo così riassumere il rapporto della temperatura con la mortalità; da- 0,8 a+ 7 ,9 (marzo) grande massimo di mortalità; - da 7,9 a 21,8 (giugno) minimi di mortalità; - da + 21,8 a 28,6 piccolo massimo di mortalità. Confrontiamo l'espressione termica con l'espressione mortalità nel mese di gennaio, cP.e nell'anno è il più fatale di tutti. Ecco il quadr o della temperatura media di Pado.va e dc1la mortalità. proporzionale nel Veneto per tutti i mesi di gennaio del sessennio.
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GENNAIO
ANNI
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1866 1867 1868
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neL Veneto
1092 131'1 1198 H 59 1290 1369
L,-, mo,.talità ftt maggio~·e quanto minm·e ftt Za tempet·atwra. Gli anni 1867 e 1868 sembrano in un rapporto meno esatto degli altri anni. Ma se io guardo al dicembre antecedente vedo Gim·nale di Medie. milit. •1870
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226 Ja ragione di ciò. Le temperature minime diurne de'sei mesi di dicembre del sessennio non furono mai tanto basse da discendere sotto lo zel·o fuorchè negli anni 1866 e 1867; ciò che influl appunto sulla mortalità del gennaio 1867 e 1868. NeJl'ottobre e novembre 1866 ]a mortalità fu un po' maggiore che negli ste~si mesi degli altri anni. I reduci della campagna contro la Prussia portarono nel Veneto il cholèra precjsamente in questi mesi, il quale cbolèra, se allora non si fece sentire molto, è da attribuirsi tanto all'àmica. stagione, quanto ai saggi provvedimenti igienici. COlllPAltTlliiENTO DELL'EmLIA
(V. Tavola V.)
L'Emilia è una vasta pianura limitata dall'Apennino, dal Po e dall'Adriatico. Coi tre compartimenti di Piemonte, Lpmbardia e V encto concor.re a formare il gran bacino Padano. Essa è composta delle provincie di Piactnza., Parma, Modena, Reggio, Fernn~, Ravenna, F orlì.
Meteorologia. - La città. di Modena st-a quasi nel centro di tale compartimento e da essa ho preso i dati meteorologici. La temperatura m.edia nel sessennio è di gradi 13.5. Le massime diurne di luglio sono in media di centigradi 29.3, e le minime· diu~e del gennaio sono - 0,8. La temperatura media di :rriodena nei varii anni è la media delle estreme diurne corretta per mezzo del coefficiente termometrico di Kaemt.z ottenuto dal professore Ragona ·per la stessa città di Modena su 4 anni di osservazioni. Tutte le notizie meteorologiche relative a quest~ stazione furono appunto 1·icavate da una estesa e preziosa relazione che l'infaticabile professore inviava al Ministero d'agr{coltura. Le variazioni diurne della temperatura sono massime in luglio, minime in novembre e dicembre. La pioggia, quasi equabilmente distribuita, è maggiore ne' mesi di settembre, ottobre e no.-vembre.
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Raccoglieremo in un sol quadro le cifre delhi. temperatura media e le cifre proporzionali relative alla dinamica sociale:
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Su questi dati si sono costrutte le curve della tavola v•:~
Co-ncepimenti. - La curva dei concepimenti si differenzia dalle altre studiate fin ora, per una grande oscillazione intorno alla media. Vi sono tre mesi in cui la fecondità è di gra'n lunga maggiore che in tutto il restante dell'anno. Tali mesi sono : maggio, giugno e luglio. La grande escur.sione della curva indica una. molto ineguale distribuzione dei concepimenti; cosicchè quei tre ·mesi sono · sopracaricati in confronto di tutti gli altri. Vi è un piccolo massimo di concepimenti anche in dicembre. Le temperatu·re ·che corrispondono ai massimi sono ·3,2 e 22,4. I minimi sono in febbraio e settembre. I due periodi di diminuzione del numero dei concepimenti ai
228 Yerificauo sotto l'influsso di temperature od inferiori a 2, o supel·iori a 24 centigradi; i periodi di aumentante fecondità decorrono in mesi le cui temperature medie stanno ft"ll. gli 8 ed i 19 centigradi circa. È costante nei sei anni la. grande oscillazione di questa. curva, ed il relativo grandissimo numero di concepimenti nèi tr:e mesi citati. II massimo della fecondità. è pur costante nel mese di giugno. n solo anno 1864 avrebbe questo massimo in JugliJ; nè vi fu altro anno in tutto il sessennio che avesse così basse le tempel·atut·e del gennaio, febbraio ed aprile, come lo st;esso anno 1864. Epperò il gran fredd{) invernale e primaverile precedeva il t·itru·do d(!l maxit~um clei concepimenti. Questo rapporto es,sendo costante e generale come vedremo anche in seguito, possiamo già divinare che passi tra questi due fatti una relazione ph't stretta chè la .semplice e fortuita coincidenza. Mortalità.-- La curva di mortalità normale si ottenne elimicui ci furono circa 4000 vittime del cholèra. Questa curva non differisce molto da quella degli a.1tri tre compartimenti settentrionali d'Italia. Massimo assoluto in gennaio-febbraio, e piccolo massimo in luglio·agosto. Si nota. una esatta coincidenza tra il massimo di mortalità ed il minimo di concepimenti e viceversa tra. il midimo di mortalità e massimo di concepimenti. In quanto al ra.pporto che sta fra. la temperatura e la mortalità si vede come: Da gradi - 0.8 a + 8.2 (marzo) coincide col grande massimo di mortalità. Da 8.2 a 22.4 (giugno) colla diminuzione e col .fuinimo. Da 22.4 a 29.3 col piccolo massimo di mortalità. In questo compartimento i mesi di settembre, ottobre e .n o'' embre hanno un grande numero di morti comparativamente a quello·che1 negli altri compartimenti corrisponde a questi tre mesi. Il rapp01·to fra la temperatura invernalè e la mortalità è .costante, come si vede dal sottoposto quadro. Prenderemo ad esempio i mesi di gennaio e febbraio, in cui cade il massimo di mortalità, ed il mese di marzo per la sua eceezionale manifestazione nell'anno 1865. nand~ la mortalità dell'anno 1867, in
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I n questo qùadro hq messe anche le temperature minime assolute mensili. Si vede pe1·ò che la mortalità è tanto in rapporto colle' tempet·ature medie che colle minime assolute. L'anno 1863 si mostrerebbe piuttosto anomalo; è probabile che qualche pertul'bazione s ia avvenuta nell' andamentn della mortalità. Ma nell'anno 1864 le morti che erano ·state cosl numero:~e nei d ue primi mesi diminuiscono prodigiosamente nel marzo, mentre nel 1865 succede precisamente l'oftposto. Negli anni successivi si -possono ancora ricavare molti confronti, e si può anèhe vedere come una stessa bassa temperatura sia aecompagnata da tanto maggiore numero di mo1·ti, quanto più essà è al di sotto della media normale del mese cui si riferisce. Anche nell'Emilia non è dunque meno chiara- la legga già più volte enunciata; esset·e cioè la mortalità dei mesi cl'invemo
tlwoporzumata alle basse tempe-rattwe. Com>ARTIME},"TO DELL'UuBRIA
(V. Ta..vola VI.)
Questo compartimento non comprende che la provincia dello stesso nome. Perugia è l'o.sservatorio unico e centr~le dell'Umbria.
230 Mct~o·rologia.- Non si hanno osservazioni attendibili se non dal principio dell'anno 1865. P er cui i dati meteorologici che vi si riferiscono non sono che medie quadriennali. Essi furono trasmessi geuLilmente dal signor direttore di quell'ossel'Vatorio. L'Umbria è provincia entro terra, e montuosa; e quantunque sia posta a cavaliere del 43• parallelo, pure ha un clima che si avvicina molto ai climi nordici d'ltalia. La media temperatura annuale di Perugia risulta nel quadriennio 1865-68 di gradi 13.17. Le massime diurne di luglio sono di gradi 27.83 le minime di gennaio di + 2.9. Le variazioni termometrichc diurne stanno in ragione diretta coll'altezza della temperatura mensile. La pioggia è massima in ottobre e marzo; il totale annuo medio è di 830 millimetri. Anche qui raccoglieremo in un solo quadro le cifre medie della. temperatura e le cifre proporzionali medie relative alla popola~ione .
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231 Ooncepimenti. - La curva dei concepjmenti dell'Umbrìa. ha la -stessa. .graodissim ~ escursione notata per l'Emilià, ed il massimo è negli stessi tre mesi, di maggio, giugno e luglio cO:i aggiung&si l'aprile. n· ni'ioimo· è in ottobre. La. temper(l.tllra media di tutti quei mesi in cui i concepimenti f.JODO sull'aumentare, ossia dal novembre al maggio, sta all'incir~ 'fra ~ 5 ed i 18. gradi del term~mett·o cenLigrado ;. mentre col periopo di diminuzione della feconditfi. si associano le tempera'tue superiori ai 20 centigradi. Rigua.rdapdo gli aMi del se..~sennio la curva dei concepimenti ha sempr~ g-randissime escursioni. Nel 1866 i, mass.imi sono chiar amente meno alti che in tutti gli altri anni. T ra l'andamento della temperatura e l'epoca. del massimo dei concepimenti non ci è permesso il confronto che pel' i soli tre . ànni 1865-6~67. Le tem,perature medie d i febùraio e di marzo 1865 furpno assai basse (febbraio centigradi 2.1, marzo centigradi 4.1 ) mentre negli anni 1866-67 non ai verificarono nei primi mesi temperature medie inferiori ai cinque centrgradi. Ed ecco .di altra parte chè nel 1866 e 1867 il massimo dei concepimenfi fu in maggio, mentre nel 1:865 esso è stato ritaJ:.iltito fi~b i n luglio.
Mort.alità. - Qrresto fortunato compartimento fu quasi completamente esente dal flagello ch~ lerico. Noi conaideHamo pe~ci~ la curva aessennale come la vera curva normale di mortalità. nell'Umbria. La mortalità ha qui pure due massiini; il gran massimo in .gepnl)iO e febbraio., ~l piccolo massimo in agosto. Favore'rolissimi alla famig lia. urnaua sarebbero in Um.bria i mesi di maggio e giugno. La coincidenza della temperatura media mensile colla ~ortalità. sarebbe: Da gl'adi 2.61! a 6.74 grari'de. massilho. Da B-74 (marzo) a 20.41. (giugno) diihinuzi'one e ~m'ini tni. Da 20.4L a 27'.83 piccolo massimo di mortalità.. Riguardando gli anni uno peL· uno potremo ritornal'è a confrontare la mortalità invernale colla temperatura dei mési r e -
:Iativ:i. Prendiamo ad esernp,io i mesi di gennaio, febbraio e marzo.
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232 FEBBRAIO
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Da questo quadro appare chiaramente che il gennaio 1868, il febbraio ed il marzo 1865 ebbero le minori temperature, ed H maggior numero di morti; mentre per l'opposto i1 gennaio 1861, il febbraio 1866 ed il marzo 1867 avendo le maggiori temperature ebbero eziaodio le più piccole quantità di morti. E perciò no,n occone ripel;ere quanto la mortalità sia in rap· porto coll'abbassamento della temperatura, quantunque la temperatura studiata .resti solamente nei limiti da + 2 a -+- 9.5 centigra.di. Si vede ancora come Ja proporzionalità del1a mortalità çolla temperatura stia, si può dire, assoluta nel1o stesso mese dei varii anni; ma non sia la st~ssa quando si confronti nei diversi mesi fra loro. Tanto è vero, che mentre notiamo sì grande armonia nelle due serie di numeri di uno stesso mrs~, si vede poi che confrontando i dati dei diversi mesi fra loro, tale armonia più non esiste; e si osserva p. e. che la. temperatura del gennaio 1868 non accompagna tanta mortalità quanto quella del marzo 1865 e che le temperature di gennaio e marzo 18{17 quantunque differenti corrispondono alla stessa mortalità. Ma ciò ha un'altra ragione di essere. Sembra che, nello ste~so modo in cui ad ogni mese c0rrisponde una temperatura media pressochè costante nei diversi· anni, corrisponda pure una più o meno costante mortalità; e che,
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233
n~l caso di una ~normale d-e_v·iaz.ione. dél1a tém·p!.ll'at\lra;\ raume~to d~lla PIO~talità, ' sulla cifra" di ~ortalità media rèlativa a ·quello §tes-se mese, sia propo~·ziona;le al gra~? di devia-z.ione aena t,em-
peratu:ra ste?sJl. Il marzo qel1S6.5 è una Mnférma ~ella- suéspo.sta spiega~ione. V jn:v~rìlo del' f865 e)·a stato molto benigno per temp~.ratura ~ per mor·talità., il marzo arrivò con temperature clìé fur.o no strao~d.inariamente bas-se relativamente a questo m,ese, '(est~ndo pur sempre sti'periori alle· temperature del génnaio di q~alsiasi
anno del sessenniò. Eppure la' mortalità.' ael marzo 186q , . nei pa-esi o've si fece sentire q.u ella bassa temperatufa, fu :granaisr ·sim'a~ e superiore-'a quella 'd el mese di gennaio nei v:arii anni di osservazione. Oo~'rPARTDIENTo· D~LLE M.Al?.CHE (V. Tavola VII.)
Il compartimento dell.- Marche è formato dalle seguenti p.ro-. Esso sta fuà il versante orientale ·dell'.Apenp:ino e J'~drfatico..
~incie: Ui:bino, Pesat o, Ancona, . Ascoli e Macerata.
M~teorvlo,q,ùt. -!lo sceltò J.;o~servatorio di Urbino cònie.qu~llo. che mi parye' n'tppre'S'entasse ni~glio ~a media d'ella superfì'cfe a cui si applicano i ,euGi dàti. L'osservato1·Xo di 'Urbino .è iid una Jatitudhie di gra:di '43.43 é a'd una altitudine di mèt'r i 251 stil 1ivello del mare. . Il chiarissimo professore P. Serpieri con squisita premura forn1 aUa' d'irézrone dì Statlstlèa 1 dat'i meteo~ologici. rid1it=!stì pèr tutt'o H sessennio. • Le medie temperature mensÙì' '» ·dl.ceva. eglj ,n~lla sua l~tt,era d'acc9~upagnameo~b alla tal)~lla numei icà. -«non sl:>n9 tutte caléoìàtc dalle osservazioni 9",9P' ed estreme iHutne, ma con nn nietodo .leggiermente ~live1·so, ed egualm~n~e 'buono~ »
.
"·
'
Ila temperatura annua media di Urbino ll.~l sesse~nio,i863-68. è (J.i ·gradi ·;:12.98; !è massime diurne di lugliò sdno di gradi 28.42 . e le minirri'é 'Ili geimaio + 1'.170. Le va,rilizioni: termome~rich~: diurne non .sono molto gràndi. Grandi le p i oggie l;l.et 'tiles[ . di ottobre, ·settembre, marzo e gennaio·; pioggìa media annua milHmetri 1041. · Ecco il solito quadro uumèrico rìassùritivo· dél sessennio. '
234
l
t
.Marzo
976 4233 -16.8 ·19.5 · ~d o
22.4
Settemb·re . Otlob'r.e. Novembre. ~D·i'cembre
12 9 7.9
..
13.0
·ÙU
5:2
1404
1075 958 744
'128v
7tl3
H89
~10Ì\l
952 760
·1Ò11
721 800 875
.97J7 778
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.J j7.8
1048
1264 94.3 946
..
111tl l
1011 913 '966
'1050
·1079
'1 2000
1'2000
Qòrtcepimenti. ·- L'.anàamentQ di questa cur'va nelle :March~ ha ·Jllolt'a somigHanza con quella dell'Emilia. e dell'U mb rià, ·I m~si di aprile, maggio, ,giugno e luglio hanno da sè soH quasi. tanti concepimenti, ·quant.o gli ·altri òtto mesi presi-l insieme.. La causa pertanto .di cosl ineguà1e distribuzione dei concepimenti nelle diverse stagioni àell'anno è a studiarsi in tutti questi · tre compartitlienÙ limitrofi, ed è a cercarsi, od in qualche lstitu~ zione sociale, che in tali mesi favorisca il congiungimentò~ d~i . due sessi ~ od in qualche altra n~giene, che faccia ostacolp n_egli .altri mesi a tale avvici~amento. Un così ma.rc~to aggruppamento dei concepimenti non si ,osserva in rr~ssup alt_ro conpartiroento; e solo si a vvìcinl,!ono un poco a questi la Sardegna, le C~l.abrie, gli A bru~zi.
\'
23a N"on è neceasario ricordare come i tre compartimenti delle Marche, Emilia ed U mbria facessero i1z illo tempore parte. di uno Stato solo, sottoposto a leggi ed abitudini comuni, e soggetti ad uno speciale dominio, quello della Chiesa. n maggio, cui risponde il massimo numero di f~condazioni, ha una temperatura media di circa 17 gradi. Tutti i mesi- a. temperatuTa media inferiore ai 17 gradi coincidono col periodo di salita della curva dei con<>epimenti; tutti quelli a. temperatura superiore coincidono col periodo di discesa. 11Nei sei· anni il mas~imo della cunra si può dire costante iQ. maggio. Ma anche qui vi ha un'eccezione. Nel 1864 esso maà.simo trovasi in giugno, ed è appunto l'anno 1864 che in confr0nto con tutti gli altri anni ebbe le più basse temperature nei 'mesi di gennaio e di ·aprile. Resta dunque come fatto (}Ostante, che aZZe temperature inve1·nali Q primaverili stmordina.-
ricnnettte bdsse tenga diet1·o un ritardo nel massimo dei concepimenti.
Mortalità. - Nelle Marche il cholèra fece strag~ nell'anno :1865. Nei due anni seguenW appena ·comparve, nè. lasciò tl'accie profonde. Perciò a costruire la curva di mortalità normale non si eliminò che l'anno 1865 dal sessennio. La curva di mortalità corretta ha due massimi, quello di gennaio e ·quello di agosto. fSi comincia ad osservare, che1 non v' è più molta differenza d'altezza fra ' questi due massimi. Qai adunque le influenze estive sono press' a poco tanto dannose quanto le invernali. Il minimo è nei mesi di maggio e di giugno; si osserva ancora un piccolo minimo ' in ottobre e nove mbre. Il rapporto della temperatura colla mortalità si può riassumere cosl: verificandosi le · temperature medie da + 1,7 a + 5,05 .(febbraio) si ha il grande massimo di mortalità; da 5 a 19 5 (giugno) la diminuzione ~d i minimi; da 19,5 a 28,4 il picéOln massimo della mortalità. ( Continua).
236
AVYISO
PHEMIO RIBEHl scaduto il 31 ma~·.eo 1870 sul tema « Tratt cn·e un at•gomento qtlaltttuftte d'igiene ~nilita1·e. t
Quali concorrenti a cotesto premio pervennero in tempo utile al Consiglio Superiore Militare di Sanità scue memorie colle epigralì seguenti: Laphles .et ligna ab aliis accipio, aediOcii extruclio t ola nostra est. - Arcbitectus ego su m, sed maleriam varie undique cond uxi.
llfemon·a 1." -
L IPSlO.
;l!emoria 2' -
. . . . . Labor omnia vincit improbus ... .. Vrnou.ro - Geol'fticlw.
Vivere è di lulli, vivere bene di pochi , vivere con scienza e coscienza di pochissimi ìUAXTEG.\7.ZA Elem. J.qielle.
11Iemo1'ia 3' -
1Jfemoria 4' - Fortiludinis quacdam praeccp!a sunt ac paene legcs quae effoemiuare virum vctunt in dolore. Ctc&I\ONE Dc {ini~us, libro II. Memoria o• -L'aria lmpura è più pericolosa ùi un cattivo cibo. 1\JANTEGAZZA.
Id.
-
L'c~ria pura è il migliore dci balsami.
ConTESE. .Memoria 6• .l'rlemoria 7" -
Chi non fa non falla .
Alla fisiologia il regime alimentare, alla chimica la pratica dell'alimentazione.
237
BOL LilJ 'l'TINO lJ~...,FièiALE
Con R. Decreto 31 gennaio 1$70. COSOLA dòll. !~e lio<', me.lico di ballagl. d i 2" classe ìo aspeltativa per mo tivi di fumigli'a a Chiyasso ('forino).
Dis pcn. dal servizio in seguito a volontaria dimissiono.
Con Determinazione /I'Iìnisteriale del 14 febbt.a io 1870. GURLiìW dott. Annibale, medico di ballè.~l. df 1• classe nel regg·. Genova cavalleria. AU..QlBER TI do lL Angelo, medico di btutagl. di 2' classe nel !)2° regg. fantol'ia.
Trasferta nel 52• regg. fao.Jctia.
Id. n eL rcgg. Genova cavalleria.
Con R. D~c1·eto del 2.i fèbbr(l:io 1870. CORSO dott. Mi.èhole, med. di rcgg.
di2'cla~seJ nddeLlo a llo spedale
division. ai Verona e comandalo al soccursal~ d t Mantova.
Collocato in aspottaLiva pel" infermità temporarie non provenienti dal servizio, coll'annua paga di L. 1400, a cominciare dal 16 marzo 1870.
Con R. D<Jereto del 4 mat"zo 1870. SONClNl doll. Fabio, modico di hallagl. di 1" classe in aspettativa per infermità temporar ìe·non p1·ovenienti dal servizio a Brescia. rt~El do.tl. Vineenzo,
mcd. di bat-
taglione di 2• cJasse in aspel-
tanva per motivi di famig lia a Napoli.
DELLA".COUTB dott. Alfonso, med. di battagl. <ii 1• classe nel 54• regg. fatlt~ria.
Rich.iamato in effell. servizio con anzianità dal24. maggio 1861, ·seguitando il medico di battaglione· dolt. PAscoLo Lorenzo,
e colla paga e vanta~gi fissati dalla legge .28 giugno 1866, a cominciare dal '16· marzo 187().
Id. in erreuivo servizio con a,nl.ian ità dai 2llug\io ,1867, se-
guiLando il medico di battagl. doll. RlCCI Vincenzo, e colla paga e vantaggi fiSsali dalla legge.28 giugno 1866, a cominciare dal1,() InllfZO 1870, ColiOCilLO in àsp,eLtaliva per moti vi di famiglia in seguito a sua doroan'da, a dat-are llal 16 marzo 1870.
!38 Con R. Decreto del 4 ma1·=-o 1870. INCUDINE dott.'Francesco Paolo, medico di battaglione di 2. classe nell'So .regg. granatieri.
l
Dispensato dal servi.·zio in seguito a dimiss. volontaria, a datare dal 1 r; marzo 1870.
Con R. Decreto del 7 ma1·zo 1870. CORIGLlONl dottGiuseppe, med. di battaglione di 2' classe nel lS0 regg. bersaglieri, 22° battaglione.
Collocato in aspettativa per motivi di faro i glia in seguito a sua domanda, a datare dal 16 marzo 1870.
Con .Oeterminaz. Ministeriale dell'8 ma:tzo 1870. SltVll:STRI dott. Giovanni, med. f Trasferto nel !S0 reggimento bersadi baUagl. di 2' classe presso glieri, 22• batlaglione. Io spedale divis. di Verona.
Con Determinazione Ministeriale del 9 marzo 1870. SCHEUlNl Gerva~io, farm. presso lo spcdale divisionario di Cagliari. :BERSANI-DOSSENA Domenico, id. presso lo spedale divisionario di Firenze. BIANCO Guglie!, id. addetto allo SJ•Cdale divisionario di Brescia e comandato al succursale di Cremona. DE MURA Luigi, farmac. a~giunto presso lo spedale divi ~1onario di Cagliari. GIANNF.TTO Rosario, id. id. presso lo spedale divisionario di Treviso.
Trasferto allo spedale divisionario di Brescia é comandato al succursale di Cremdna. Id. allo spcdale divisionario di Cagliari. Id. id. di Milano.
Id. id. di Napoli. Id. id. di Cagliari.
Con R. Decreto del 13 mar:.o 1870. PERSONALI ca:v. Ercole, mlldico di • reggim. 'di 1• classe presso il corpo moschettieri. CATELLI cav. Camillo, id. id. addeLlo allo spedale divisionario di Napoli e comandalo presso il collegio militare in detta città.
Concesso loro, a datare dal '1" aprile 1870, l'aumento di stipendio di L. 380, onde porlarli a godere della paga assegnata al grado immediatamente superiore, per aver passato un secondo quinquennio i n effettivo servi1.io nel grado attuale, giusta l'art. oi0 della l.egge 28 giugno 1866,
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Con R. Dem·eto del 13 •rMtrzo 1870. COLOMBI~l cav.
Flaminio, med. direll. nel corpo sanil. milit. TAMPEI.LINI Carlo, med. di baltaglione di. 1' clas~e presso lo spedale divisionario di lladava.
Nominato cavaliere nell' ot·dine della Corona d'I talia. Concessogli, a datare dal1" ~prile 1870, l'aumento di stipendio dì L. 400, onde pol'larlo a godere della p>~~ra assegnala al grado immediatamente superiore, per aver passato un secondo quinquennio in clfetlivo servizh1 nell'attuale grado, giusta l'art. 4° della le!(ge 28 gi ugno i 866.
Con De.te?'mi'T':azione Ministe-riale deC \4 marzo 1870. DE VITA cav. Achille, medico direttore presso lo spedale di visionario di Catanzaro.
Revocata e considerata come non avvenuta la destinazione presso lo spedale militare di Messina, ioserta nel Bollettino n• 7. BINAGB.t cav. Ambrogio, id id. Revocata e considerata come non addetto allo spedale division. avvenuta la destina:~.. presso lo spedale divisionario di Cadi Palermo e comandato al tanzaro, inserta. nel Bollettino succursale di Messina. n° 7. Il medesimo viene invece lrasferto allo spedale divisionario di Napoli e comandato al succursale di Capua. SCHlAPPARELLI cav. Emilio, me- Trasferlo nel corpo moschettieri e dico di reggim. di 1• classe comandato alla succurs.· t;\ella presso lo spedale divisionario reclusione militare in .Fosdi Treviso. sano. MUSIZZANO doll. Luigi, medico 'j Id. nel 18° regg. fanreria. di ba tt. di 2' classe addetto al corpo mosc belli eri e . coma n-~ dato alla succursale della reclusione militare di Fossano.
Con R. Decreto del 20 man;o 1870. SAPPA dott. Domenico, medico di battaglione di 1' classe, addetto allo spedale militare di-visionario di Torino.
CONTI dou. Antonio, medico di battaglione di 1" classe, in aspettativa. per motivi di famiglia a Porto Torres {Sassari).
Concessogli, a dala re dal1" aprile 1870, l'aumento di stipendio di L. 400, per sver passato un quinquennio in effettivo servizio nell'attuale suo grado, giusta l'articolo 4• della legge 28 giugno 1866. Richiamato in effettivo servi"Z. con anzianità dalli 30 luglio 1~65, seguitando il medico dì batt. dott. CatAiso Alfonso, e colla paga a vantaggi fissali dalla legge 28 giugno 1866, a cominciare dal 1•. aprile 1870.
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Con Determinaz. Minist. a1>pr·ovata cLa S. M. in udienza del 27 marzo 1870. CAPOZZI dott. Filippo, medico di ~ regg.. di 2' classe nel 27~ Transitati alla 1• classe del grado regg. fanteria. colle relalive comp~lente, a RADAELLI dott. Pcricle, id. id. nel decorrer·e dal 1" aprile :1 870. 1• 11egg. granatier-i. .
Con R. Decreto del 27 nw1·zo 1870.
BUJZA dott. Evuri~ t.o, medico di
reggimento di 2" cl. in aspettativa per riduzione di corpo a Rovato (Brescia). NICOLETTl doti. Vincettzo, med . di reggimento di 2• classe in aspettativa pel' riduzione è.i corpo a Napoli.
Richiamati in clfet. servizio colla paga e vàntaggi fis:;ati dalla legge 28 ~iugoo 1866, a cominciare dal 16 aprile i870.
Con Dete1·minaz. ;'l'linistet. c~el 3-1 marzo 1870.
CAVALLO cav. Gi.useppe, mcd. di . Trasferto nel 3° regg. d'artigl. reggimento di 1• classe, addetto allo spedalc militare di'Visionario di Firenze. 1 Con 11. Decteto del 10 ap1·ile 1870.
VIBER'f[ cav. Antonio, medico di reggimento di 1' classe nel 6• regg. d'artiglieria.
Collocalo a riposo per ·amianità di servizio e per ragione di età, col grado di medico direttore, ed ammesso come sopt·a.
DEFUNT!. MARCONE dott. Giuseppe, medico di batl. di 1• classe, nel corpo sanilario militare. IJANDRl ANI Cesare, farmac. capo di 2• clas.~e nel corpo farmaceutico miliLare.
l\Iorto allo spcdale divisionario di Firenze, addì 12 marzo 1870 . Id. all o spedalc divisionario di Brescia, addì 16 marzo 1870.
Il Dil'ettore l\ied. !spett. Cnn.lbE comm. Giacomo. Il lledaltor·e Med. Dirett. cav. BAnOPFIO. 1\larlini Fedele, Ge1·ente.
ANNO XVIII.- Firenze, IO a 30 aprile 1870.- N.l O, l l e 12.
J.IEMOJUE O&IGlN A f.l
eiSTICEHCO NEL VITREO DELL'OCCHIO SINlSTHQ. (~ledico di
regg. D<•ll. àlARli'\t.)
Simoni Gastano ioscr·itto di leva de!Ìa classe 1848, nel comune di Crevalcor·e (Bologna), coaladino eli sana costituzione e buona salute. Accusa una vista debolissima all' occbio destr-o. Presenta. peli e capelli ca§tagni, iridi di egual
color·e, variegate da macchie ferruginose ir·regolari; bulbi omologameute convet·genli in apparenza sani. Entr·a iu o~ servazione li 24 gennaio 1870. Racconta non a.vel' mai avuto. male d'occhi, e ~non csser·vi 1n famiglia sua ulcun_p cbe p()rti lesa la vista. · P reso in esame, pr·c:;entav<t h.l J!Upilla destra, quantunque sioergica con la sìnistl'a, alcun poco tor·pida e tepdento alla middasi. Esperit:o lo ster·eoscopio, lessr~ con franchezza i segni che corrispondevano al suo occh1o sinistro, ma non quelli che corrispondevano al suo occhio dcstr·o, i quali peri> non gli ri\lSCivano con un po' d'attenzione dd tutto invisibili (imagini inerociate). In seguito a questo esperimentc) credetti iouLile ricorTere all'esame del grado di aclltczza (S) ed a quello della refrazione. lnstillata l'atr·opÌ!Ìa, passar all'esame . ottalmosc.)pico, mediante lo strumento Galezowski, fermato da un sostegno eguale a quello che il mio collega dott. Saggini curò fosse provvisto dallo spcdale di Verona, sostegno che sen'e a mer·aviglia per ridurr·e lo stromento a. scopo . dimostr·ativ<r· ed adatto a trar i disegni dal fondo oculare!. Dopo qualche tentativo non l'iuscì difficile aver sott'occhio la papilla, essa era di grandezza nor·male, di forma r:egolar·e , ma Iasciavl\ vedere le vene abbastanza grosse e tortuose, invis.ibili quasi Giornale di !!fedic. milìl. i 870.
16
le arter·ie; per di più presentava alla peJ·iferia interna inferiòre de:Wimagi•ne del suO' cit·colo nn essudat0 bianco splendente, madreperlaceo a guisa di coda orizzontale. ·F'acendo ri:v9lgere. nei varii .sensi il bulbo si scoprivano due var·ie e distinte apparenze, l'una data da macehie bianche splendenti di essudati disseminati verso la pc1·iferia, analoghi a quello pet·.ipapillare; l'altra da un riflesso bigio variegato <:be non 'si poteva bene detìnire e toglievaola ,vista dell'imngine del fondo· oculare. medico legale poteva essere contento ed esset: sicuro del suo giusto giudizio d' inabilità, non così il patologo. A rischiarare maggiormente la cosa. usai d~llo stromento di .Jàger, piccolo modello, e potei rilevare, collo aiuto del solo specehietto, che nel quadt•ante infe1•iore . interno esisteva nel vitreo un corpo opacanta, che era la causa aèll'accennata bigia apparenza in un s~gmento periferico del campo ottalmoscopico rilevata d!anzi. Dopo qualche tentativo per far si che mediante una con:veniente oHluminar.ione ed una conveniente direzione del bulbo, . la lento -ùòstallina tunzionasse da microscopio semplice, ebbi la. soòdisfazione 110n unica cert.o, ma rara, di poter distinguere benissimo uu cisticerco nella sua vesica, il quale all'insolito ed inaspett~to stimolo della luce cbe lo colpiva sembrav:\ compiacersi di uscit'e clal suo ripat·o, e pa-voneggiar·si per far mostta di sè. L'appat·enza di questo entozoaro era vera' ment.e mit•abile: nel suo complesso presentava una. spleudenza il'idescenle che variava dal color·e azzurrognolo chiaro al verdastr·o giallo, sul cut fondo potevano distinguersi, se non partitamente bene, delinearsi le ombre .prodotta dagli organi suoi. La vescica in cui era contenuto et o. tenuta fissa col suo fondo, che er!l la par-te più larga, presentandosi pirifol'me da tre br·iglie, la più lunga delle quali andava ad attaccai'SÌ al fondo !)OSteriore dell'occhio verso la sua perìfarfa equatoriale esterna superiore, e le altre due~ una alla periferia inferiore interna, l'altra verso la supel'iore inter·na. La ~irezione della vescica era alcun poco obliqua dal centro .alla per\fP.ria interna in modo da a·iuscir·e <lir-etta: dalle P.arti
n
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anteriori verso le posteriori interne. La forma d,ell' entozoaro era notabilissimai difat-ti quando era colpito dal fascett.o di luce voluttuosamente -usciva dalla sua vescica·piriforme col lungo suo collo, verso la cui estremità poteva discemersi una mac.cbia :scura data dai suoi succbiatoi. Fu in questa posizione che tentai riprodurlo (Fig. 1). Dopo quest' esame volepdQ, ·con esatt~:1,za precisar·e la posizione dell' ent~zoo.ro, noilchè quella delle' macchie essudtllive periferiche, tentai l'esame del campo visivo periferico, servendomi del metodo comunicato dal Foerste1· dì Breslau al congresso ottalmologico di Parigi nel 1867, e riuscii a trarnc la figura 3, che confeemava come l'entozoaro trovavasi al quadrante inteJ·no infel'iore e gli essudati occupassero le sue vicinanze, come tentai di disegnare nella figura 2. In quella manca la lat:una quasi centrale che dovrebbe conispoudere all'essudato pe1·ipapillare, ma la il1debo1ita facoltà visiva dell'individuo rendeva ditticile d'assai questo genere di ricerca, per cui, -piuttosto cb(! correr pericolo d'inventare, amai meglio lioli· tan ni ai r·isultati positivi periferici più volte controllati. Dopo questo fui lieto potm· concludel'e non solo s ulla ìnabìlil4 deil'inscritto, ma poter accennsre come quest<l fosse legata a1la , pr·esenza di un cisticerco nel quadrante inferiore interno del vitreo, il quale aveva causato un lento p1·ocesso di retiIiite essuda ti va, conclusione confer·mata ed accettata dal collega cav. Leveri, cui spettava il giudizio definitivo. La ,forma di questo cisticerco, portante così. sollevata la testa ed ·un collo così lungo, potrebbe autorizzare -a crederlo un cysticercw; temttèollis del R~~dolplt, pr·oprio del maiale e del montone, invece che un cysticerc-us cellul-osae? !'l'on io certamente mi sentirei di l'isolvere la quest.ione, quantunque li -passaggio (:li ,un taJe entozoaro nel corpo d,'un ·llOotadino ·:potesse far· meno , meraviglia che in que'llo d'un artigiano cittadinese.o. L'interessante caso servì dì mostra a quanti fra c!)Jleghi vollero studinrlo, e certamente pella sua rarità ~ra da esser co,nténti ·fli Yedeçlo., L'altro caso di cisticerchi in ambo gli
~·4
occhi, che ebbi l'occasione di diagl)osticare nel :;ettembre 1868 nella clinica, nel soldato Antonio Cimino del 3• granatieJ·i, caso fatto conoscere ai colleglii dal medico di battaglione, signor Giosuè dott. Bonito, in alJor·a mio assistente alla sezione, mediante una sua memoria letta nella seduta di conferl!)oza del surcessivo 1" ottobre, non era cosi spiegatamente chiaro oorne il presente. Questo secondo però confer·mava quel pt·imo, dacchè i r1tlessi coloriti delle piccole vesciche in questo erano eguali che nell'altro. Tumore vascolare 1Jft1'ÙJoso dell'01·bita sinistra.
Valentioi l!al'lo di Monterotondo (Grosseto), inscritto della classe 1848, di condizione Civile, possidente, assegnato alla 20• compagnia dei :~;appatori del genio, vi1me presentato alla consullnzioue clinica il 28 gennaio 1870 dal signor medico di battaglione dott. Vicoli, onde ottenere un giudizio sulla entità dell'affèzione presentata da quest'uomo alla car·uncola lagr·imale sinistra. lnterr·ogato, racconta elle mai sofrerse malattie d'occhi, e che fu posto a conoscenza d'averne una, soltanto nel 1864, ttlmpo in cui, presentatosi pet· esser·e ricevuto in un istituto militare, non vi fu accettato. Esaminato, presenta il bulbo sinistro situato alcun poco più profondamente oell'OJ·bita che .non il destro. Compressi i due bulbi colle dita, il sinistl'o si lascia ricaccial'e ancora più alcuu poco all'indentro, ma non presenta diversità alcuna. di dur·ezza in confronto del destro. Por·tata l'attenzione sopra la car·uncola lagrimale, la si trova di un colore bluastro coo qual<:he vasellino maggiormente sviluppato ma non visibilmente ipertrofìzzata. Scartnte 1e palpebre e fatto t·ivolgere il bulbo verso il canto egterno, si vede che al margine della falda semilunare prende nascita una specie di tumol'ino bilobato rosso che finisce in una fettuccia. dil·etta verticalmente quasi ver·so la grande curvatura d~l bulbo; si vede che la intiera falda in questo istante si iper·t:~mizza assumendo un ooloi·e violaceo e rend'endo più
~45
distinti da sette ad otto vasellini che partendo dall'anzidetto tumorino si portano ver·so la cornea (estt·emit:\ vascolari muscolari del t·etto interno). Dal lobo inferiore di questo tu· moretto comincia una porzione di congiuntiva ipertr·ofica di colore bianco ·giailastro ad uso falda pte.r.igia, come si osserva analogamente nell'ungola, recaotcsi verso la metà del fornice inf.-t·iot·<:, dove presenta qualche vascolor·ità: venosll. tortuosa che facilmente si inietta solto la pressione de1le òita (estremità venose muscolar·i (\cl r·otto inleriorè). Asserisce che la vista dell'occhio destro la ha perfetta, mcnt1•e quella del sinistro è molto minorata. Esperite le scale tipografiche dello Snellen, col destro leggEl a dis~anze normali tutti i caratLel'i compreso il n• l ; il ~i oistro eominCJia a decifrar·e il solo n· 12 c legge quasi eorTentcmento il n• l.i. Spiute le interrogazioni più da vicino la sapere clìe quest'occhio il quale sembra infossato, lalorn. allo svegliarsi matlinnle ò invece più proemil1ente del destro o gli reca una. rerta uoia gravalivn che col lav{u·si In faccia 'e colla JlOsizione cl!'et.ta sparisce, pe1· ricntra1·e alla sua ordinaria posizione. Di piìl asserisce che questo fenomeno gli suct:ede qnalOJ'n volesse levare un peso, con·esse, tenesse basso i l capu, in una parola in tutte le occasioni nelle quali vien favol'i ta la éongestiooe del sistem<t vasale della test.a. Rischiarati da q~leste disposizioni lo si Jnvita a soffiare sul pugno cbiuso onde confermarle e tosto si oliserva non solo e:'ìse1· ver'O elle l'occhio sinistro acquista una posizionepiù p1·onunciata del solito, ma che contemporaneamente comJ?ar·iscoiJO due tnmor·etti sottocutanéi all'angolo intemo dell'occhio sepamti dal tendine dell'orbicol:lre, lumol'etti come due piccole avellano di colore bluastro, rnòlli hl tatto. x~·eci tosto :->mettere questo esercizio per precauzione, essendo certo <'Ile i tumoretti e1·ano vascolai·i e che non sarebbestato pr·udentc far- loro prondol'e una tensione considel'evole. Da quosta si ndrone er·a facile venire ad una dia~nosi <li tumore vascolare dell'ol'bita sinistra, ed al meclico legàle dare un giudi:r.io sicu1·o di inabilitù, ma il patologo a\"~va ragione
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di non esserne bastevolmente eontento e gl! abbisognavano altre ricel'che. Esaminai prima con MCUI'atezza i moti consociati dei bulbi c tr·ovai che v1er·a mornento nel quale entra:m in iscena la diplopia. Espeflto iÌ vetro colorato seèomlo il consiglio èli B\)hm pet· istudiar·e la posi4ione della falsa imagi ne tr-ovai che questa era omonima ed occupava una posizione più bassa <iella ser·a, pe:· cui conclusi che vi era momento iu cui il bulbo veniva impedito di J'O tare completamento all'esterno da un impaccio collocato pr.·ofondamente nell'or•bitlt, verso la sua parete interna (imagine om·onìma), e ebe il bulb'ò \'eni:v<l !>pinto .contempor·aneamente all'inalto (imagine sottoposta). !l'atto stender·e sul l etto l'individuo ascoltai l'occhio coHo stetoscopio, ma non mi av•ennl': di sentirP. il bencl1è meuomo l'Umore. lnstillata l'::~tropina passai all'esame ottalmoscopio e. t.mnue un certo grado di maggior J:)ianchezza della pupilla .in con · fronto coll'altra (fenomeno facilinE'nte illusivo, ma ·assai giustificabile nel caso) nessun fenomeno morboso ·m'avvenne di a vvel'ti1·e, chè le vascolarità retìnee era no naturali. Compiuto per tal modo l'esame era facile poter· venil'~ ad una conclnsiono diagnostica di tumore vascolare v-aricoso della 1·egione pa1·ietale interna dell'orbita $inistl'a. Diifatti la mancanza del soffio e quella di lesioni nell'interna clr·c<;>lazione del bulbo escludevano l'aneurisma; mentre il par·a~ dosso chirurgico di un tumore occasionante una incavatura dell'orbita maggiot•e del naturale, dovuta alla scotnparsrl di parte del tessuto cell ulare r~trohu l bare , ed alla accessionalitft del suo maggior volume congestizìo, spiegavano inveee l'indole venoso-varicosa del medesimo. La (;omparsa dei tu· morettì sotto la congestione al gr·ande àngolo oculal'e, lo impedito ru6tare completo all' esterno del bulbo segnato dalla qualità e posizione dell' imagina falsa nella diplopia e le vascolarità della caruncola spiegavano la maggiol'e pt·evalenza del tessuto affetto al lato intemo orbitario. Questa cir·costluna indurrebbe a credere che i l'ami venosi dil:.ttnti
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dQ~~s,sero riferirsi . alla. vep?,. muscolare i~f2,l'ior~ c\w . ar>vp~~R
si ramifica al lato ìntemo dell'orbita nei muscoli ·abliqui e nei due retti interno ed inferiore, coi quali certamente son o' io relazione le app:u:enr.:;e n'lotbose.. ca~nncl)lo·cpagiunti"Yiii. , Se si rifer·issero ad altr·i tronchi non mançherebhero iuoltre delle cor•rispondenti varici sottocut::mee _n~i. dintorni delle palpebre che invece non esistono. La rarità del c,.1so fece sì che ne lrc1essi uu bozzetto che· ne .dimostrasse l'apparenza semplicissima che pt·.esenlava la . . l ::;ezioue caruncolo- congiuntivale, !lonchò la apparér)21a c4e sorgeva uella circostauza di congestione. La prima di queste figure Ja t!'<l.ssi da. un di&eg~o che ,gen.tilrn~nte. m~ ne faceva il sig. De L orem::o dott. Pasquale, medièo ai battaglione, attuale mio .assistente. Pochi ancora sono i casi consill)iJi noti nella. scienza, tanto più che talnni fui·ono confusi con quelli d 'aneul'isma pet anastomosi dai quali differiscono le semplici varici , quali .l'attuale (congenite) colle quali pul'e ìlon debono confondel'~i lf) altre vnt'ici sintoma~ liebe dei neoplasmi 9rbitali. IndìQe.ziont pell-a costruzione della figura. 'del oampo'z)e,l··i{erico l
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J.ette:a sulh~ malattie dell' orr.ccllo (l'cl .loti. fHDEIIJCO EuGENIO WsuER)
.(Traduzione del doli. l\hNZI, medico di reyg'imento.) l
lo Berlino si presentano atlualmente molte affezioni aculo dci · l'orecchio. Se ciò avviene anche altrove, sarà di doppio i nteressc ai signori collegh i di asco Ilare qualche co.sa sui metodi che si impiegano nella cura di queste da eoloro che ~ono specialisti in tal ramo della medici na. Le alfczioni aculc dell'orecchio sogl iono essere assai doloroso. Per lo più uon colpiscono che una sola putc. Nella maggior parte dci casi poi si trana di una infiammazione acuta della ca· vità del t.impano; più di rado di un pt·ocesso furuncolare nel condotto udilivo estèrno. L'acuta infiammazione della cavità ùel timpano suole svilupparsi durante il decorso oppure al principiare di un catarro nas:~le e delle fauci, e da questo passare alla tromba d'Eustachio eù alla cavità del timpano. Gli ammalati dicon o che in seguito ad un raffredduroento (una corr(mle d'aria p. e. che col,piva una parte della stessa) sentirono uno stira mento alla nuca, una dolo . rosa sP-nsazionc di pienezza alla testa, e cbe si recarono a letto alla sera solto l'impressione di un freddo più o meno risentito. I più poi si svegliarono a ruczzanolle con uu violento dolore laterale alla testa. L'orecchio medio (la tromba d'Eustachio, e il t·imp;mo), non si presenta quale punlo di origine, ma piuttosto esso risiede nella fronte, nel vertice, nell'occipite e talvolta anche nei denti. Quanto più è violento il cal<uTo generale delle vie resp:ratorie, t:1nto più l'aLLenzione è: deviata dall'orecchio. Quanto meno all'incontro risalta il catarro nasale, frontale, e delle fauci , tanto più si localizza l'infiammazione catarrale nell'orecchio medio e ciò almeno dietro la mia intelligenza ed esperienza: e tanto più poi si sentono i dolori pungenti e laceranti intorno all'orec:chio, e riella pt·orondità dello stesso.
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Il paziente noo può eoriear:;ì sulla parte dolente, ogfli prcssion.e,, , il~ ispe,cie (lavanti al ·Trago, gli riesce assa:i tormonlpsa t come pure lo sbadiglio, lo sternuto e J'inghioLtirc. Appena sul mattino rimet-tono le sofferenze dopo una notte atfannosa e insonne. Di giorno poi sogliono del tuLLo calmarsi, ad eccezione però -di un senso di pienezza nella profondità ùclle oreochie, per sv.iluppan~i ' Ùi nuovo cM violenza da simulare, per chi esa· mina superficialmente, una nevralgia iotermilleote. Non manca poi mai un ùoloroso susurro d"orecrhi, diffi coltà ò"udi!o, di spesso poi una quasi completa sordità. Se:condo le mie osse1·vaziooi l' esilo della. iu!J;uQmazionr; t<J,rda àssai quando è all'etto tutto l'orecchio medio (tuùa d'Eustachio cioè è cavità del tim pano) che non quando è a ll<~ccata in ispecie la sola cavità del timpano. Nell'ullimo caso, le più torm entose sofferenze cessano improv<visameutc non di rad.o nella prima nottè~ colla comparsa di una CO{)iosa sU!}purazioue dal condotto uditivo. Questa i a si deve allribuire ali 'avvenuta perforazione della mt•mbrana del timpano: l'in[iammazione acuta si sviluppa con mollil facilità negli individui che b~nn o sofferto di ouorreaLa cavità del timpano in questi casi trovasi a nud·o, e vi sucr~e dono facilmente dei raJlreddamr.oti. Del resto però il processo acuto attacca di preferenza la cavttà del timpano, ove già da luogo tempo esisteva un catarro cronico. Se a seguito di questo la membrana del timpano era inspessita, allora essa x;osktc più a lungo e solameutc una procurata p~rforazion c la quale fa ciliti lo scolo delle marcie, può recar sollievo all'ammalaLo. l dolori quindi sono terribil i e pulsanli, da cagionar pazzia, i pazienti si lamentano, e talvolta conono disperatamente per la camera, abbencb.è ogni brusco nwvimcnto del corpo ooo f.:~ccia che accrescere i dolori all'orecchio. Si comprende benissimo, che i sintomi generali debbano accrescersi per l':lUmentata infiammazion e e per H prolungato impedimento all'evacuazione ùel pus. e per cons~ · suenza la fobLre si fa violenta·, il polso còncitato, 'S traordinari'o calore alla testa ; accessi vertiginosi, e presentarsi dippoi insiemead nna stitichezza notevole, una tendenza al vomito. Nei piccoli ragazzi tali sintomi s·a:Lgravaoo talmente da cagionare completo .sbalordimento· o delirio. Non ·di rado dò dà origine a scambio di diagnosi venendo prese per meningit.i o per idrocefalo aculo: e tanto più poi se allre malattie (come a mò d'esempio esantefl\i acuti, tifo,. a cui facilmente si as:,ocia l 'infiammazione della
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cavità dol limpano) hanuo sviato lo sguardo ed n pensiero dall' orecchio. A questo riguardo bi~">Ogna poi l'itenere chl;l in fatto una tale uiTezio·ne della cavità del timpano e sempre collegata coll'iperemia del la!Jirioto e colle altro parLi della dura madt'e giacenti al di là dclkt cavitft rlol !impano. n pericolo quiudi cb!! possa svilupparsi un infiammazione ùi cervello pet· mezzo del Tcgmen timpani o dal labirinto non è molto lontano. b~ poi nnche assai pericoloso. l')oando i pt•ocessi mastoidei partecipino all'infiammazione, é rhc il pus ''i si faccia stagnante, i n ispecie per la fac ile iJ·r~àiazi one dèll' inlìarnmaziono t~lla diploe t) alle vene ( formaziont~ òi lrombi, ostcol1ebiti) iu breve si presentano qui tali iwpot·tanLi rl!l:u.ioni l' simpatie, alte quali noi ritorneremo parlando della diagnosi drffct·onzialc, e dell'importanza della cognizione rlcll'organo dell'udilo e delle sue morbose affezioni . Sotto iJUeslo riguanlo quindi ~~ necessario òl indicare al pratico che non si è oe<:upato con gt·an diligenza delle malattie dell'orecchio, o che si l t'O\Ia l o nt:~OC> dai consigli rli un o .specialista. alcune uormc c clireziooi, col mc1.zo delle quali possa facil· mente conoscere l'inlìammazionc acuta della e:l''ilà del !impano, e cm·arla bene ~co n feli::e t·isullalo. Nel fare la diagnosi si deve natnralmCVJlt' partire piil o meno. dai più sicuri sintomi obbielti,•i, che si devono desumer•: mediante il catetere e l' otoscopio. Frattanto le seguenti osservazioni pre~c nt ano ollt'IJ i siHtomi sn hhietl iv i sufficienti p nn ti di · criterio. - l ) Sempre c già in principio è assai dolorosa la t'cgione davanti all'orecch io. il 'l't'ago solto la pressiooe, c quanto pi ù forte è il grado dell'infiammazione, tanto più lo ò ttHia la regione altorno all'ot·ecchi o, cd il processo mastoidc<•· 2) Non di rado anche la conc;1 tlcll'orecchio ed il condotto uditivo esterno sono iperemizzati •' gonfiati per edema. 3) Il più delle volte però il condollo uditivo estet·no ù as$ai di poco tumefalto. almeno sui primordi doll'inliammazione: più tardi poi lo si trova ri pieno di secrezione marciosa, la quale deri"anclo dalla ca\'ilà rlel timpano, vi si mantiene fino a cbe l' aculezz:l dell'inlìamroaziono non gli faccia strada perforando la memb rana del limpnno. q..) Quaudo i sintomi rimettono d'intensilà, di solito dopo o, 8, lO giorni e talvolta anche più tardi c quando anche la mucosa delle fauci e della toba si è disenti:Jt-1, allora ~:i 1'tlc un
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sibilo dall'orecchio nell'atto del soffiarsi il naso; ciochè indica la tuttora esistente pèrforazionc della membrana del timpano. 5) L'ispezione delle fauci c del naso, mostt'a quasi sempre l'esistenza ùi un catarro di queste parti. (i) La funzione dell'udito, è dillìCòltata io ragione della gra· vezza deWinfiammaziorae: ed alle ''o!te non si ode il tic-tac di uu orologio posto a contatto delle tempia. Dietro però una Cltr'a ben ùirctta: col diminuire della· suppu· razione, col riaprii'Si della tuba, la forza uditiva può a poco a poco ristabilirsi completamente ocll'inton•allo di 1fl. giorni sino ad un mese . rn séguilo però ~l nessuna r,ura, oppuro mal diretta, lJudito può t•cstare imperfetto pet' mollo tempo, ed anche abol irsi del tutto lasciando dietro di sè, un'otlorrea cronica, con permaneotr perforazione della membrana dot timpano. Nona cllm di questa malattia, bisogna far at.tenziQnt} prima di tullo in quale stadio dell'infiammazione acula dell'orecchio me· rHo è chiamalo il medico. Se è io principio, pOI' esc1n pio nella pl'i ma notlc J.ello S\'i · Juppo dei dolori, allora si ric~sce non di rado, almeno secondo la mia esperienza. a iugularc lnll<:f il processo nel modo seguente: 11) Si devono applicar~ jmmodiatamcntc, nei pazienti robu . :>tL almeno da 6,8 mignatte, meglio ancora poi 2.3 mignatte nr· tiliciali, c queste aoleriormcnte al trago o sono l'orecchio, sul processo mastoideo. Lo ferite delle mignalln si copriranno con cerollo adesivo. b) Dippoi il paziente deve Ji1re ~ompresse fredd e su la metà dolente della testa: ci si mellcra nno dello sen•ieltc piegate a 3 doppii, bagnate nell'acqua Ircdda, ben S!Jrcmute e cambiale ogni tlue minuti. Dopo un quarto od una mezz'ora al più si manifesta l:1 remi.>sione dci dolori. Allora si fasciano le compresse sulla parto dolente dcll'oreccllio per 1111ta la nolle, assicurale da una fnscia. cl Di ppoi sarcllbero da impicgar.,;i cou deciso 'aotaggio lr in:llaziooi l'aporose, tanto in principio come anche durante il proensso dell'in,liammazione dell'orecchio, ed e.cco in qua t modo. Si vcrs:1 in un bal:ino largo, un infuso bollente di bacche di gi· nepro: il malato in posizione seduta c coll'orecchio rasciato, te· nt>nr}o il bacino davanti a sè, in5pira i \';lpori a mezzo di un
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imbllfo di oartonì~ }3I'è.parato sql ltiQ!ll:!:1~tp;, fil'Ha- :Ì'inspìrazio,o,e. dei :v~P,ori, e-gli ,pv.r ·mer.zo di unn fot'~Jlla eS:piraziorfe ,teuen_d~ <thi'!lsa 11 bp<.;'-'a. •ed il na~o tenta di sphlgerli nel!.e tut~·e. J)J:s'<!.::litò: .j}'·ima\al() do~o·.ciò. ~i · cap~e:. di CORiO~Q .sudOf.fl, .e s) a4dov.- ~ mwta per.·1a stan ~hezz(\: . .'"' 1, .C91;n~ sh-djsse,, talvolt·a )n làl manier-a -si iugul:ì in. germe:.!'al-' ù~rio11e sviluppo ,di tut.to il P.l'OGesso. &i falià p0i bene ·. oHt,~-cip di ·amministrargli uil :. energico pti1;gante sa[it)o. ~a ,ve_eçpia t~ra pkl d'i ' queste malattie raccomarvJ\lva ~ncht} g!i ·emetici ed :a~ 'benche~ io non li abbia an.wra /)omminisl.rati in pr).ncipio di una • lintiammazione x~·~orecchio però non dubjlo pu,litQ ch'e pos$'anò · pure ·servire òtlimamen(e al .nostro SCO(lO nei easi corrispop•. L ·.dentt. Se i !Sintom i ·non si .sono àe(:ì~amente ealmati net giorno.çtopd,· se v.i rimane "ancora un ·senso eli mov·ime·nto. di 'i:ompressione,· difficoltà di udito, ·rumore pulsante all'ot·ecchìo, dolentalura aÙa ipr'essionè .sul Tr'<igo, allora si ordini :'ssoltli:lln,ènte la dieta te· . nue; l'astensione anche di piccole dosi di spiritosi è,,, dal ·fmpà .. r.e, e si· faccia prendere alla· sera un buon pe.ùiluvio, al pazieo,le 'sfregando bene la pelle dei piedi e delle gambe .. To{li prima di noue, si ripeteranno i bagni freddi .e le in?là· zioui vaporose nel suinclicato modo. Se <:oit questa cura i.l precesso non viene troncato, si ab!=Jrevia però. d'assai (~d i giàmo· d'erati dl)lt~-ri rimettono poi del tutto nella seconda o terza not~e-. -ri_Se eiò non av-viene nell'aspettata IfltÌ'sura ,allora Jtisogna riccr-· carne il· ID0Li''0 O in nna C()fJC()rollante pevrlllgia del trig·emino oppure nella compressione che una raccolta di marcia po,ò·ese-rGitafe nella cavttà del Limpano tumefa tta e. I~icca di ner.vì. . .Se· per ··stabilire"ruHim~ possibilità• nòn si è abbastanza esel.'-citati Jrell'.!'lS[)Iorazioae della membrana ilei timpaQO , allora in, , fraLLa:nto si tentinp delle iniezioni soll'ocu_tanee dì mo1',lina . .Io , posso assicur:m~ ehe prestarono evidenti ~ pron.li ajuti in parec-. Qhi casi-, in 3,llri ·però non ebbe nessun risnlt~Lo. La amminL· straziol)e in~ern.a deJia morlìoa non ·gio.va ntlll1.1 alì'aHo .11el prì~ mo !>tad.io dell'infiammazione ·a.cula dell'orecchio med i.o:· negli . s!adi i nHeriori'·però, allo.:aquando i ·dolori non riçorrono.: pbe· (ti no~te, in mod~ sordp e che per~ i sl e la in·soo 11.ia ,v allora f:lN'slit un bu~n :S.uss·id.io, allontarwndo tali molestie. · i? Si 1)5:Hl treg,u~, (~ lìne ai dolori pnlsantri 'dip,entle:nti· dal riL;trdQ ,. della perforazione della ·membrana qel· tij:np~no coll'avrirla :flr· '
tHìcialmeote: io c1 etio però che il pratico famigliat·mato col maneggio dell'otoscopio debba astenersi da questa operazione. IufraLtanto si potrà raggiungere lo stesso scopo sebbcue più lentameJ1te, se r mezzi suindicati non bastarono: 1° .Mediante i 1:o~l detli bagni dell'orecehio. Si riempicrà pe~: . lungç~ tetppo, una volta <fopo l'altra H condotlo uditivo, •co.n.· acqua tiepida: 2• Si altcrnèraono' bagui idropatici, con compresse tiepide di. semi di liiJo. 3" Si somministrerà un emetico se il malato non è molto inaebolilo. Se <mchc questo non giovasse e specialmente poi se dietro pressione, od <lnche per spontaneo :>eJJSO di dolore i processi mastoidci si mostrasse•·o presi da infiammazione, c di più vi si r i.scontrasse rossore e nuuuazione in questa regione allora bisogna pratiCéll'e un 'incisione al periostio della lunghezza di circa un pollice, ad di dietro dell' ot·ecchio in direziouc p:t· ralella alla conca dell'orecchio, 11 mezzo pollice circa di distanza. fo segoilo a:lla mia ripetuta esperienza posso atTermare che se anche con tale operazione non esce del pus, ma soltanto del sangue. si olliene però un notabile miglioramento. Comincìa ta In soppurazionc., un eccellente mezzot.e che sempre reèa sollièvo, allo a pulire la cavità del timpaoo, e limitat•e al pii1 l)J'esto la secrezione morBosa, è la dorcia d'aria mediante il catetere, o secondo il processo di Polilzer. Però colui che non li sa maucggiat·c entrambi, li può sostituire in questo modo: Introduce io una aperLUra delle narici del paziente, un'estremità di un semplice tuLo kautschuh, oppure una canoa da pipa provvista del suo bocchino, che ne chiuda bene tutta ·t'apertura, indi fa prenderè al paziente un sorso d'acqua,. nella· liòcca, facendogli chiudere l'altra narice. H medico allora soffia con forza nell'altra estremità ùel tubo o della can na colla propria bocca, duraudo in ciò per alcuni istanti, mentre poi il pazieute inghiotte. Per l'atto dell'inghiottire viene favorita l'apertura della tuba, c l'aria cornpress:.t può penetrare nella cavità del timpano. Questo esperimento si deve i'ipeterc giornalmente e,fino a ·che cl ur~ la snppurazione e se è necessario aoclle per alcune volte. Sotto tali procedimenti da farsi di mano io mano più di rado, le dolorose ser.sazioni che ancor rimangono, sogliano scompa· rira. affatto, come, la suppurazione, il susurro d'orecchi. e la dillìcoltà d'udito: e Lalvolta anche la perforazione della membrana clel timpano riesce a guarire. l
Fino a tanto però elle quest' ultima si mantiene (Ciò che siri conosce dalla persisten te suppurazione~ dal rumor lìschiante nell'atto del soffiarsi il naso, c negli esperimenti suindicati della Doccia d'aria) non si trascuri di pulire il condollo uditivo ~s ler JIO con un delicato pennello c mediante una compressa che lo copra, e più tardi con un poco di lilaccia introdotta noi meato urlilivo, riparare l'orcrchio da nuovi ralTreddaménti. (Dr ul$che J(finik di Berlino)
Patologia. e terapia, dci hubboni vtmerei. (Prof. Zmss1..)
( CorttinttllZio1llJ) ThVJSJO!'\E D~l IIOGJlONI.
Abbiamo trattato delle inliarnmazioni e tmuefazioui Je!le glandulo Jiufatiche ed abbiamo l:tuo risalire 1<1 loro p<.~togenia al riassorbimento di cerli ngenti morbosi. Perciò, se voolsi dare 3 queste a iJ~:zioni ghiandolari il volgare nome di bubboni, polremo sotto il rapporto fisiologico chiamare ì medesimi bubboni d'assorhimeoto. Volendo poi aver riguardo alla causa morbosa originaria ed alla natura del liquido as~orbilo potremo avere i bubboni blenorragici, ulcerosi c sitilitici; ioollre essendo tutti •Juesli bubboui preceduti da altre nlterazioni morbose (escoriazione, ulcera. foruncolo, scolo, ulcera iniziale silìlilical, siccome le affezioni ghiandolari ora menzionate in allro modo non si formano che per il trasporto nel loro tessuto di un prodotto morboso, cosi non possono chiamarsi adenili idiopatiche, ma hensi deuteropatiche o consecuLi"o; Lralla!si 01·:1 di rispondere al quesito se potrà formarsi un adenite idiopaticamente, cioè senza un precedente assorbimento dì materiuli morbosi dall3 ''icina cute, e membrane mucoso. 1 medici francesi ammollono la possibilità di queste adeniti idiopatiche c le distinguono col nome dì bubon d'm11.b!l!e; nnzi Cazenave, Vidal de Cassis ed in pat•te Diday sono d'opinione che il veleno venereo e sìlililico possa esser causa d'adenite senza avere in pt•ecedeo:r.a- pro,·ocata la formazione ùi un focolaio purolento alla cute o sulla mucosa.
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<Virwow m:v.ero sostiene che si possano vedu1:~ 2tnruor:i ghià:o· .d:!!.l~rJ senz11 ,pqter risçontr,ar.l.l nua precs~steJ\Le, lesi.Qno JJ.eiJtfs· sult vicini al!e ghia.ndol(}, ma, per luit,è ancora: jn QllC$Lione ia orjgine iù.iopat,ic,'l di simili all'ezion~. Vircbow ~pieg~ la genesi di qllest.e adeniti apparentementç protopaLiclw nel modo segue-nte. I~gli çliçç ·ohç in C!!lr li in<U.vi9ui una . Jeggcri~sima lesione è capace (li provocAre un adeQile e pq~~i>a s.COJI.IP\lrire, mentre l'ao·ezione ghiandolare progredi$ce, e la sua du,rata è il motivo per r,ui verso agli occhi dell'osservatore sem.bra una ve1'a a.frezìone idiop;.ttiua, un bubon d'amblée. La prima atfezi·one bel) C. spes·so passa.. ùJos.sorva!a se uòn ·:>i· ha·'çont\uuamento sotto gli occhi l'individuo. e se non si segue passo a pa.sso i progressi e lo svJiuppo dell'adeuile fin dal princif.liO, ci sfugge troppo spesso il pt•imo processo n;10rboso, o perciò la Lomefa· zione della gi ~Qt]ula ci appare idiopatica. Inolll'c, dìce Wircbow, la gim;nali~ra clinica cspedemm ci auLorizza ad amrnellere elle in certe costituzioni le glandole linfaLicbe sieno dotale di u na m ~ggi ore il'fllabililà, ciò che si ve:riflca specialmente negli indivhlui delieilti e.d in , quelli che coml.tncmt!nle si chiamano scrofolosi; unH ie~ione c;hè prontamente guarisce in soggetti robusti provoca delle adeniti acut;e ed ostin:~.le in quelli dotaLi di temperamento linfatico. Quan tunqij.e l'allo .grado ~i vulocrallili!à. ilei comuni tegnmen.li e muçose di jç(ijvi(Jui sc.rofolosi giustifi·clli l'ipotesi. che l~ adeniti sieno state pl'écedaLe !]a una lèsion.e della cute. o della mucosa non si può Lnltavìa negare con tuua cert(}zza che tali adeniti possano pure for.m<1rsi per ca usa dL.costHuzione scrofolosa senza ·tma prcceden.Le lesione delle p;lrti :vjeine. J?en~jò si chiamano bubboni costituzionali quesL~ adeniti elle si sviluppano unicamente per ca.use internt individuati. 'l'umori glliaodolari di tal sorta soo:o fenomeni patognomouici in cel'te .alfezioòi. come fl·ella Jeucorrea: d1mostreremo a suo 11,1ogo se, tali adeniti ab· bilmo lma parte importante. anèbc .nella s~)Jid.e w~t.il.,ttziooa.le. BUlloONE ULcl!:uoso (Scbankerbubo).
1\:lentn: PulceL'o, · niziale sifililieo genetalmcnte induce · la in· J1amma~ioue dello glandule che ~iacciono neJie parti adiacenti, mentt•e che di rado si tumefauno Le glaodule ìn seguito a ble~OJ~~agia dell'uretra e della vagì n;, secondo le nosJ,re osserva·
:ma, àpni su· tt~edici ulcet·i molli,. si. :.~vt!ebbe .un bubijp'li<: sumlmrant~. Le <;onéli,zioni ch.e- fav?riscono o eh~ ritardano l' asso,rbimento ; del maLeri'ale per mezzo <lei vasi linfatici .ed il suo tràS1p:orto · nelle glanduh~ · vieine non oi sono a'ncora ben···note. Già la•d·if-t'ereaza clet' sessa ci dftt·e un'a .gramJe diver&itt\ . nella t"rl•(ruanz~ . ùel bubborre l'errereo Questa frequenza sarebbe mag~i0re · ne1 l'nomo che nella dçmoa; un tal fa tto {rova l~ sua r agioÌHl'f n~.~ :già 'in una maggiore atlivit:t funzionale dei ''asi ·assorbe nP'irell'uohio.-· nè perchè nel!:l donna ('ui()CJ'a abbia- $edè più di :frequen~e ilene ·mucose, ma invece -perchè l'uomo pelle su'è· s~ill-è ciclli abitudini resta esposto a dannose influenze-che f\vori$còao lo svi·luppo dei bubboni più che !3 donna co.str.eua acl ·una vJta tranqui lla e tutta domestica. Nella maggior parte dei cast -- ~,. vasi linfatici e le glandole vir.irie' s'ammalano in seguito 'all' ul· cera m'alle durante le prime quattro setlimàne dalJ:i COil)P,ar~a· dell'ulcera. \ Non di rado si sviluppano bubboni dopo cne'l'ulcero 'è còm· 'pletamente cicatrizzato, ina questi bubbòni finiscono generalmente per. riassorbimen to, Quest.a tardi va com parsa d'el1 'àdenite, nella. guale manca tanto spesso • il processo di suppurazion-e, sta :i' ... dimostrare · che . il prodouo dell''tilc'era dopo un cer•to t.e-mp~ perde il suo carattere virulento e non diventa ·che- genuiÌlo pus <tapace di indurre nella gianduia un procrsso irritativq, al q ù~rle non fa' seguilo Iiecessariàmente la suppurazione. O' altra parte· non si può wellere iò dubbio .che l.col pus di questi bubboùi-tardivi, sv.ilnppantisi dopo la cicatrìzzàzione dell' uJcf•ro-, possa for.m1Jrs,i· ancora una vera ulcera ino·cuJ.abìle, nel qual fa !lo: noi troviamo uo indizio per la dinamica del pus u!ceroso nr.iJJe· vie linf1.1lich,e, intl·izio" che: vi avverte che il trasporto: del pus ·nei vasi liofatici può etftlltuarsi con· (:istrema lenl.f•zz:~. La 'ritpida ci-· · càtrizzaziooe- clell'ul{~era Mn .favorisce per null3 lo svilup.po ct·e,l bubbone come da talunì si vorrebbe asserire. Pare che ·tiuesta erronea creden1.a sia venuta dall'osser·varl' le ulceri irìdurai.e, le quaÌi in generale guariscono assai prontamente e la~ciaho ,die1ro sè l'ingor-go delle glai)dule. STNTOM.\:l'OI,OGfA OEL"•ilUDUONf:.
Il lfubbone ctie ~i sviluppa in seguito all'ulcero molle a1;qqe" quando inc:omihcia dopo la guarigione ~èll'uléero stessoi-:esor,• .
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disce sempre "Còu forti dolot·ì associati spessò :1 fenomeni febbrili.
Il dolore aumenta d'ora in ora, di giorno in giomo, i mo· vimenti della coscia riescono un po' difficili PJa un po' meno m quelli del braccio 'J_uando si ammala una gland~ la ascella1~e per un ulcera del di to ; il dolore di1fondcsi dalla gianduia ori· ginariamente ~ffetta ed aumenta sotto ll.l più leggera pressionC'. Da principio 1.a glandula infiammat.a che abl)ia il volume di un pisello o di una fava si può facilmente spostare, ma a poco a poco perde la sua mobilità poichè U tessulo cellulare circostante subisce alla su~ volla un processo ùJtiammato.rìo e salda la gianduia al tessuto soltoposto ,; la pel1e sovr,asta>Bte non manifesta sulle prime ah:una anomalia riguardo alla t.emperatul'a. nè in colorazione, nè io tessiturl di modo chB può essere sollevata in una piega: ma dopo pochi giorni anche ques1<1 parte si arrossa sotto un aumento di dolore e ùi febbre nella peri· feria di un uovo di piccione o "di un'oca, uon si lascia pii1 sollevare dalla sottoposta ghiandola perchè in seguito al comune pl,'OCesso fl ogistico ha formal.o una sola massa coll'or:gano all'etto. Se la pelle è munit.a di spesso sLrato adiposo, 1 aont.orni ùol. bubbone ci appari.:;couo mòlto più tat·ùi, ciò speciahuente si verifica nelle donne molto gt·assè nelle quali i fenomeni febbrili precedono di molti giorni la comparsa del bubbone. La forma del tumore è \'aria. I tumori ghiandolari dell'in· guìne hanuo generalmente la ,forma elissoidc. Il loro diamett•o m<~gg1ore cade io direzio ne della piegatura clell' ioguìnt]. I l~tmori dell'ascella iD,~ece hanno q~tasi sempre una forma rolond eggiante. Se il Lumorf;} è formaLo da una sola glaudola, la sua superiir.ie sarà liscia, sé più ghiandole l'una all'altra vicine sono alfeltc ne risulta un tumore bernoc.coluto. I grossi tumori inguinali il più delle volte restano attraversali dal legamento del propazio iu modo da presentarsi divisi in due segmenti di cui uno è superiore t'altrQ inferiore al ~cgamento medesimo. .La g\'andezztl e la periferia. del. L11rnoro ~b ndulare prodotto da]J'assorbimenlo dipt>nde anzitutto ' dalla costituzion e individuale, p, es. nei soggetti scrofolosi non solo si formano dci bubboni in seguito al· l'ulcero molle ma i medesimi sono più estesi, e questi tumori s1raordinariamenlc grandi chiamansi col nome dì strumosi, pcrchè presso i vecchi medici, specialmente inglesi, strurnoso sa· rehbo sinnnimo di scrofoloso, c l'aggiunta <lell'epittHO strumoso Gio1·na.le eli Medie. miNt. i870 17
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alla· pat.ola bub uone fa nascere l'idea della diatesi scrofolosa · ne.ll'individuo ch·e rle .va affeìto. La persistenea élei dolori, spe,-' c.iaìmente se assQciati -ai feno.men'i fe.bbviiÌ, indicb.etebbe up au-, mento çlel IJ[OQessO ìn(ìamma'torio· de·lJe· glandole. Quanto. p\ù .r'ì· senti~i s~:m:ò· i sintomi infiarnil,la{orii' CO'I1 tanta maggior l lTQba,. . bilit.à dovremo aspeLLarçi la suppuraiion.e del tumore. , ' A quanto pare, la suppnrazione esordisce rrella glandu)a òriginariamen:te .affc.tta. La. marcia che si è prodotta djvenlà caU$~ di suppurazionc anche nei tes~uti v.iciui, e ciò per im})i·biii.on'( o pe.F s.emplice~ processo ìrritativo. · · tanto l' i~fiammazicme come la .suppurazione nella gl.<l:ndula e D.Cl teìSSUtO connettiVO CÌ!~CQ.staqyé è qnanlitativa,mcnte,-\'<Wial~ilf~. In 'alcuni casi dopo che l'ascesso si è aperto SlJOnlaQeamente O ar~i1icia1mente SÌ Ìro\;a Che )a suppurazione del CQIJ!le~~iVO, ~: molto più estesa di quella deiit~ glandola, in aHrJ cas,i arJ.')n ~on· tro preèlomina la suppurazione délla ghindula 'mentre jl tessdto uni.tiv'ò è, poco ·in.teressato. . · ', , ; Quanto più il tessuto cònpet~Ìvo 11artecip~ del)?roce~s o (li su,p, ptlraiion·e tanto più presto e coq tanta rm!gg·iOI' certezza èi sarà faLLo scoprire il pus raccolto, mentre che se ìl J)Us è 'jiri:l.),talo aJJa sola glriandola "ci sarà più diffìcil~ constatarlo pérchè itì lalcaso tro.vas.i più lontau·o dalla pelle. I poltre nei btì.bboni . mdW> grossi osservasi non eli rado ch e' internàml:lnte alle mo'He g)atì< dole che formano Il tumore sviluppansi dei pi·ccdli ascessi' i qu.aJi· van~() a. poco' a poco a ?onfluit·e Ìn una sola. cavità yu,rulen ta o.ppure ·JsolaLam·entc s'aprono all'é~temo.. . Una volta formato~;) 11 pus generalmente si calmano j ,Si'ntomi febbrili, dimih~iscono pun~ i clolori Q l)mpedHo m}lvlméùto· ,dell'arto, il tumqre div~nta g rad atament~ più. superflGiale ed. accuminato, i .cqmuni tegnme~ti che lo ricoprono. si fanno li· vidi _nel punto più e,Jevato de1là' sua.supertìqie e l'epidermi_çle;. si stacca in quei . punti nei quaJi iì pu,s si è preparat~' l:uscit.a. In- generale j sintomi che ci avvertono d'una supRurazì}lnè si" manife~timo OC:Jifl quarta ~et!iman ~ e talvolt~ più t~rcp dàl)a CO.fll· parsa del tumore, e Ono a. quel!p st!rdio in çui l'a- marqi~ fa. un uscita ]o sviluppo clel bubnone per ::,~sso~]_)imento acl pus, ulcer~s() è analogo ~~ q~1ello dei 'hubboni proclot~i dal pus -comune o dana malerla blenorragica. ~ , L~ dia~~o~i ~~! ._bubbone ~en~réo s~ yotr~ far~:_ç9n IJtàg§~~~~ o mmo're probabilt% a s~c'Onçla 'deg1.l aJ!Lececlentt che ~arann,s>~
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a nostra conoscenza. ::\oi saremo ceni che l'ascesso glanùularc è un vero bUbbone ulceroso osservando l'ulteriore decorso deil'ascesso .e dai risullaLi dell'inoculazione praticata alla materia purul~nla deLl'accesso medesimò: se· un bubbone formatosi per' 1 assorJ)inieJ,Jto del pus' d'ulcera si apre sponLaneamér~te oppud} viene aperto. dal ferro, usr;irà daf medesimo un pus cremoso · é denso simile a quello deg:i ascessi acuLi comuni, mentre elle negli ascessi cronici che suppurano lentamente- ome nei Così 1i.Clti ascessi freddi, formasi una· marcia tenue e ~ontencnte dci fìocoh i caseosi. Osservando piiL da vicino la cavità aperta di un bubbone, v11! dromo nel silo fondo due o tre rJicchie od infossamenl.i ul ce~ rnli. Inoculando il pus dell'ascesso preso indÙierentemente qualunque punto della sua cavità, si ottiene il più delle vÒitc una pustola che spesso si converte in ulcertJ, ma cbe Lalora si conYerle in una crosia. Scegfiendo però fra i nri punLi del bubbone quegli infossamenLi uiccrosi dd suo fondo e se da questi ljrendi<Ù;no il pus, l'inoculazione sarà di sicuro effetto cd ou.enemo un vero, nlcero rooll,è. Ci i infoss11menti ·ora men,ziònati ci fanrJO conoscere colle loro proprietà che il loro fonilò è più ulcerato del restante fondo del bubbone, e in più abbondanza coperto da detrito molecolare. l medesimi, se·~ondo tulle le probabilità, non sono che la sede di quelle glaodule linfaliclte :Jile quali perviene per via ù'as::;orbimento il veleno venel'eo per h di cui presenza si esulcerano comp~etamentc. U pus di quest.i a,;;ccssi primarii si mescola in appresso a. quello della comune cavità, e quest'ultimo in seguito a questa m1~sco} lanza può diveotare iooculabile come l'altro. Il bubbone venereo aperto non è che un ulcera di dimen sioni maggiori di quella di un'ulcera cutanea o della mucosa, perchè la sua sfera di distruzione si esrcnde ad lllla o più ghiandol(~ co,l lessu,Lo ìll1il.ivo circumamhienle e alla pelle. Fint&nto cl.te il bubbone aperto conserva il caraUcre 1 ~iSLil':\ ~ivo dell'ulcera. si sep~ra continuamente clal suo fondo un fluido icoroso che cscrcila un ':n:ione corrodente sulla pelle vicioa c specialmente sugli orli dell'ascesso, per lo che qùest'ullima diamo eon bordi dent.ellali ed irregolari. Questo pass-aggio dell'esulcerazione del tessuto unilivo soLLO· cutaneo e delle glandole Jìnfaticbe sulla pelle -vicina è ·un indizio tanto prezioso per ri couoscere il carallere venereò (juadl'ò
da
ve-
~(j\)
Jo è una ino.oulazione rinscilq. Con ciò non \'ogliamo gl'i\ asserire elle $PlamenLe, dall'apportata alteraz)one si possa decidere sull'essenza dell"adenite. 'Un ulteriore rdecorso della medesima -d po,ò condurre ad una diagoosj più sicura. L:~ cavità di un comune ascesso glandularc Òellùl~rt~, p. es. di un bub'bene blenorragico si restringe e si chiude mollo più mpidamenle di quello causa~o da un ulc.~ro mPlLe. Nei bubboni ùi que:-;.t.'ult.ima specie jl processo morbo.so ioiziatosi nella glaodolà o nel conJ:lettivo, non ~unto finito dopo J'apertura dell'ascesso. Se questo veleno ha cominci;Ùo ad :Jgire nella rispeuh·a glandoln e nel tessuto vicino, a Pl!rilà di circostanze subentrano nei tessuti medesi1!li le siesse alterazi?ni cfi ç, l'ulcel'o venereo ba provocato nella pelle. Ora se un'ulcera cu1anea anche convenientémente traUata abbisogna per guarire di 'QO ~ ~x:iodo r:p.edio di sei settimane, di leggeri si comprenderà come la spcciaJe tessitura della glandula e del celln!are- opponga talvolta m~ggiori diliicollà alla guarigione ~ 'per conseguenza uno spazto maggiore di tempo alla Loro completa cicatrizzazione. Nei casi più fortunati questi ascessi si chiudono alla li ne dcJla quarta settimana. Duran te questo Lemp'o il bubhone aperto può offrire tune guo.lle alterazioni eU struttura che si mnnHestaoo in segui to ad un'ulcera cutanea. L'alterazione una volta stabilita può con straordinaria rapidità diO:o.ridersi, invadere i tessutt più profondi, può cioè manifestarsi quel complesso di fenomeni che oo~ distinguiamo col nome di fagedenismo. Jl -detl'iLus dei tessqti può ~ ubire UL)a distrtlzione molccolare o rivestire a strati la superficie delr ulcera (ulcera diflerlca). fl fagf)t.lcnismo io un bubbone !\perLo pu'ò .progredire in una certa direzione menLl'C dal lato opposto i,ncomincia il processo riparatore _(bubbone serpiginoso); e al pari dell'ulcera che 'J)Uò divent~r· ga;ngreno~a, ;al,lc.he i bubboni aperti pQssono rapidamente mortificarsi. Ma i bubboni gangrenosi per la parLieolare slruttùra d(;Ji loro tcss~Hi sono ben -più pyricolosi di un ulcera mortjfi1 cata; iJ molle -tessuto unitiv9 della ,regione i nguiuale o1tfe; debole resisten~a alle forze distruttive e questa c la ragione per -cui le ulçeri dei .bubbonj a~sull}.ono talvolta proporzio.O'i 'S Pà· ventevoli. L'infiltrazi.one purulenta e Ja formazione, di syni fistolosi, la -c.orrosione di gro.ss{ vasi e le emorragie possono essoro cagiortati dal bubbone e non di rHo può farsi il trasporto di germi
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metastatioi in ·altt•i organi b dar origine àd infiamnrazioil'f' putride, trombosi e giemia. La obfusura clell'ascessò 'gbianòolare provocato d:allltìì'lcei'o mo'lle avvie'nè rieuo· stésso modo òbe :nell'ulcero primitivo della periferia ' 'erso if centro, ìn parte colla formazione di téssuto ciCatriziale , iu parte. con rctrazione deiJa pelle. La guarigione comincia modo cM i bordi dell'ulcera più o meno li·a'staglhlti ab'bassano salda'ndosi col fòntlo d"elFulcera medesima menwe cbe dal fondo sì formano le granulazilmi che si còrnportano egualmente eq ègualm'ènte· nrolifì'cano come Je granulazioni dell'tùcera primaria. · . I m!lrg.Jni cutaMi del bubbone aperto sono talvolta cosifauamente· assotligUati da essere dlfèttos1 nella loro nutrizione, da ~otnparire waUii:li o coloriti in rosso, bleu e poc6 aderen.Li al tondo delfulcet'a, tal alu:a fiata accade che questi l)Ordi st i~tur gidisconò e subiscono una Sèlerosì in causa di una /orte infiltrazione , si 1·ovesciano all'infuori e l'ulcera ci -apparisc.e circondata orli callosi per i quali la cicatrizzazione vi ene di· molto ritardata. FinaÌmente possono farsi delle cicatrici I'etraue. Sif· fatte cicatrici avvengono quando nou si 'h'à riguardo por tempo ;1cl una conveniente posizione de l rispeuh-o membro, nel qual caso finiscono a costituire nn pérlllan~ote ostacolo ~! libero uso deWarto impedelldogli la libera esteusiònc. C'ome abbiarri già notato aJLrove-, 11on è più possibile oggigiorno considerare lè ad.eniti }kr ulécr'a ''enerea originate per via di consenso o quasi un rh•erbero dell'ulcera stessa. tale era l'idea di una volta. Or.a r}oi conosciamo con tutta precisione la via òrganica r.h!• serve di trasporto al pus' dell'ulcera e questa via· è il sistoma liniatico; dA , Ciò ne ,consegue cliiaramen~e che con maggior 1-i'equeoza si formerà il bubblone qnantlo l'ulcèra venerea ·a.vr;i sua sede in parli ric(:he di \'asi llofatici. Per questa c1usa anatomica l ulcera elle risi ede sulla 'lamina tnte.ma del prepuz;io· o sul frenulo (parti tutte nelle quali abbondano i linfalit;i) pro dutrà maggior numero di bubboni ioguinali che io altro parti del corpo. L'adenite Ìuguinale non ir\sorge semp1:e in quétlato cqe 90rrisponde alla sede dell' ulcera. Questa vuò trovarsi alla metà des.tra dei genitali e il bubbone formarsi aH'ioguiTie sinistro. La ragJone dì questo fatto sta nei molteplici i ocrociamen Lr ed anastomo.si dei linfatici cutanei. Ne!Ja· maggior p;~rt.e del r,asi però in seguito alh*era fòrmasi il bulibooe monoJa[et ale. Un'ulcera
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sulla linea mediana dei gen itali p. es. al dorso del pene e al frenulo pro,·ooa spesso il bubbone io ambidue gl'inguini. Tro· vandosi anche l'ano in comuoicazioue cogli inguini per mezzo di vasi 1il1faLici si t:orupren~ e il per chè iu seguito ad un'ulcera di questa parte si manifesti talvolta un bubbone i'ngoinille. In generale res~a alJeLto quel gruppò di glandole che è più vicino alla sede dell .uloen.l; solamenie iu certi ~,;as i il materiale assor· biLo risparmia la glanclula prossin:a per allaccarne una piit lon· tana; cosi per un'ulcera del dito restauo incol umi le glandol e ùella piegatura cubitale e s' infiammano spesso quelle dell'ascella o della regione iugularc. Essendo la sede più frcquen te dcll'ul~,;era le parti genitali, i Lubboni pure più frequenti .c1 riscontrar~ i son quelli degli inguini. ~la lè glan(lule del trigono inguinale sorio divise dal fa:>cialata che colà si trova iu dlle gruppi cioè in superficiali c profonde. Le saperliciali, rtUmerosissimc sono coperte dal così detto fascia superficialis e risiedouo su nicchie scavalé nel tessuto adiposo. Le superfic iali ammalano molto più eli frequente delle profonde, le quali ultime in numero di 3 o 4 (talvolla una sola) si po:;;ano imme(liatamen te s1:tlla guaina .cJei vasi crurali. Questo ~l a nuol e crurali non infì;tmmauo mai per imm ed iato etfelto dell'ulcera, .ma la .loro in ~ fiammazion è c suppurazione è sempr·e secondaria a quella delle glandole superficiali. Naturalmente l'adenite profonda riesce di maggior pericolo che qualunque altra . i\N,ITO~liA DEL BUBI.IO!'iJ':.
Osse1'vando il fondo eli uu ' lntbbon e aperto si scorg·e nel medesimo uuo o piil infossame nt.i; i quali sono costituili da nicchit: cellulo- tibrose, in queste giacciono iucaslrate le glandole li nfatiche più o meno dist rutte dalla suppur·azione. Le glandole suppuraoli offrono un aspetto variabile. fu alcune non si scorge che quel focolaio pumlcnto che scava il tessuto della gl;wdola, il qual focolaio é tappezza to pjù o meno da dctriLus molecolare; altre inveee si mostt·ario sporgenti dal lo loro nioch ie perohò in· grossate da iperplast.ica vege tazion e. Tanto nelle glandole esulcerate come in quelle vcgetau li ed ipertrofiche la capsula gian· dolare è sempre distrutta o roua in parte . Dall'apertura della e<tpsula protrudono più o meno lussureggianti per ipcrplasia gli c l t~ rn ellli della glandola i quali per quest'o morboso i ugros·
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samento oppongono un ostacolo potente alla guarigione ed alla cicatrizzazi one. La glandola s.veslita così della sua capsula ed ipertroftzzata non può aderire coi tessuti vicini di struttura non omologa ·allà sua, fi uo a che una nuova capsula non. venga a r ivestirla e questo processo n<fu può compirsi, ohe io un lungo periodo di tempo. Una volta che l'organo Lrovasi1 coperlo del suo invilupvo s'inizia la ~icatri zzazione dell'ascesso. Succede nou di rado che nell'interno di qualche glandola ipertrofica si formino delle masse caseose, le quali presto o tardi, talora anche dopo avven11ta la cui usura, subiscono la sol ila metllmorfosi c producono un nuovo ascesso.
J bubboni inguinali possono essere scambiati con altri tumori di questa regione, tali sarebbero: ·t • l'epididimite che può insorgere in un testicolo che per criptorchismo sia lìssato nel canale inguìnale; 2° un'cmia; 3'' la varice della vena safeoa neL puntò dove" la rr.edcsirua mette .fo<:e nella vena crurale. Il pre•Cipuo indizi o dìagnostico pe.r constatare la presèi1za di un testi colo infiammato nel canal·e ioguinalb ci è somminlsll'ato anzitutto dalla mancanza di un testicolo nello scroto, inoltre il dolot·e ca· rallerislico che si risveglia nello smuovere il tumore e da ultimo la consistenza tulla sua propria che la fa distinguere da una ghiunuola ;.nfiammata per 1:iò elle quest'ultima o è piil dura sul principio de ll'infiammazioJJe 9 molle c fluttuante quando la suppurazione; ~i è stahilill1. l sintomi ùi un'ernia li bera sonò pressapoco i seguenti : il tumore è molle c si Jasuia facilme nte impicciolire colla pt·essione, aumenta invece quando l'ammalato si alza e solto la tosse, lo srarnuto o qualunque fisico sforzo. Diminuisce di nuovo c scomparisce completamente se l'infermo si mette in posizione ori'l.r.ontale c se in modo adatto lo comprime. Se !~e rni a è costitui ta da un enterocele si sentono solto la pressione i borborigmi. L'ansa intestibale r i c n ~ra nella cavilil del· .l'acldonie c'oo un romore di gorgoglio. Nell'ernia incarcerata. oltre i fenumeo i generali abbiamo dolori colici c 1Jatulenze, es plo· rando il tumore colla palpaziooe non notasi alcun impulso solto i colpi di losse o di starnuto. Siccome poi nell'enterocele incarcerato si raccolgono s)Jesso dei gas cosi è di u~a grande importanza diagnostica il suono tim panìtico che J'ende sotto la per-
,t.;ematpso. .
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·Pe.r .c)ò che niguarcla la, -vat•ice·della vet"\a or.uvale nèlla. .~"l.ell'ioguf:ne noteremo Ìe.tegueriti~partiGO)arità. U f(\Seia la . ;tto il terzo ·interno ·(le'l l~gamento clel proparz~o ha llfl'~pevt.u.ra:-~lit'· tica direLra obbli.quam;ente nel suo diametro magglorealfJoten1.0 e in ba.s·so attraverso la quale s'approfonda la vena saf'en_a per sbpecare nella' cruraie; al punto d'i!!serz~on~ (11 fl.l,lesta }vena..,sL fanno tal'VoHa delle 1•arici ehe p0trQbhero talora:ve.nire.sCpmbi'a't<e con bun})oni e con ernie crurali. ·Peti t racconta· ch e. un ciarlatano prescrissec di pol'lare i-h ciJlto ad•una ragazza affetta da una ta1e v-arice, ed-un. altro in. unneàso si'mile diede mano. al btstori. L'innalzamento -ed abbassamento ùel tumore isocrouo ai n1ovjmenti ·respiratori è 'un impdhm,le segn,o per là diagnosi diffet;enziale, m'a :oeì casò che (Juest.o fe,· nomeno n'on si vedèsse cori bàslaille chiarezza in c~usa. !].i un isìiessimenlo delle tiat·cti della. vena allora ci atteÌ'remb iìL$egue'rrte process·ò. Si comJ)rimerà colle dita la véna sàfena s6~ra. o sottq H tumore, se sot.to la varice, quesla dimìnuir:Ldi volume,
sé $uperiormente, st farà più l)ale~e e più .spoi·g~nte.
Geme abbiamo deLLo sin da principio non si può determi.oare
con .certezza il c<,~rattere c. r esilo di 'un bubbone incipiente-, D<l.l· l'~S$ervl stata -jn ·p_recedenza o perdut·amlo Lutl~ra ;Un ;ulcet:.a mo.lle ci far.à ,sglta·nto supporre .con maggiore o mino.re '{lrobabflilà .che H·b.uhbene sia l'e(fetto dell:assorbilo virus vt;~nereo .e clwquasi. ", ·inevitabile ne sia la· suppura:llione. · •· ~Ia se l~ uicera .è già da lungo tempo cicaLriz~ata p,rima·che·si ·rormi. J'_adenHe si potrà con tutta ragi<me ammetteve ·Ghe. <lfla '_gHùiduUi ammalata quell'ulcera mandò H pqs in.. un t'em1~'9. ,in ~ui. quest~ ulLimo avea già perdute le su~ qua'lità v~vutenle e"" t~1c _>è_ v:'eràménte il c.aso potrebbe ·anche IJlancar~ la sÙpp~~a:...
se
zlone..
.,
In g~n·erale . per, la .progn·osi ·dei' bubboni v.enerèi tloviìèmo·a\'el' · rUt~ìar'do ' aHeo s-eguenti circosLanzé. 1.1 temperamento d'ell'aJIÌill\\. ~ < ~
265 IaLo, Jà costituzion'e ùell'utcenLllauno una parle iml)Ol'tan-tissim:a nella progoosi dei bubboni. Negli individui scrofolosi, tubercolosi e cacheàci la snppurazione è l~ oicatrizzazioue non pro·cedouo regolarmente, i movimenti forzati fanno aumcutare i fenomeni tlogistict. Se I'Qicera av~Ya il .caralLere fagedenico o, iu ~llre parolè, se l'individ'uo è soggettò a fagedenismo H bubbone con tutta. probabìli til diventerà pure fagcdenico; quanto maggiore e H numero ·de'l le glandule aHeLte per conseguenza più estesa la cavm suppurante tanto più 1enta sarà la guarigione. I hubbonj colpiti da gangrena, come si è clel.lo, sono i più pericolosi . .ànehc gli iogrossamerh i iperplastièi dì g,landule denudate della loro capsula fibrosa c sporgenti nella ca viti\ dell'ascesso ritardano di molto la 'guarigione. I soggelli deboli, oligoe!nici·, scrofolosi, specialmente se dimoranti in Ju<>ghi insalubri, possono anche socoo.mbere vìtlime d i u_n semplice b!lbbo!le io :~pc p'areoza leggero, ma che ùivenla io appresso pericolosissimo per l'insorgenza di ioliammazioni erisipelalose e gangrenosc ne! tessuto cellulare subcutaneo. -
.
'f8BAJ'I,\.
Tostochè ci si app!\lesano i primi segni di una endeuìle devesi proLeggeni l'ulcera che ne fu causa da ogni irritazione; perciò si sospenderanno le cauterizzazioni, ioollre s'interdirà all'ammalalo ogni smodato movimenlo e si or(linorà al medesimq, qualora le circostanze glielo permettono, il riposo dellelLo, giaèchò lp star lungamente in piedi puoce alla gianduia infiammata ed aumcuta i dolori . Sarà cla evitarsi tuLto ciò che può oll'endere quAi tessuti nei quali il bubbone si sviluppa e che è capacé di favorire )fl ùHTusioue della flogosi aJ vicino tes.suto suocutaneo. Per attenuare l'inliammaziooe e lenire il dolore si ap· plichi sulla l.ocaliL(l dci fomenti qiacciati, salvo che questi non fossero controindicati da un cQesisLente catarro polroonale. Dalle sottra2iOQi sangni.gne locali colle mignalte non abbiamo mai ottenuto risultati soddisfacenti e siamo · tau to più avvensi aJllappH.cazione delle mignatte in quanto che la ferila causala da questo anelli:de p.uò fàci!menle •imbeversi del pus det bubbone, . infettarsi e convertirsi in una vera ulcera. Si continueranno i fomenti diacciat~ fìnchè l'infermo trova.si sollevato dai suoi dolori. Se in· vece queste fredde applicazioni gli ·eagionano un senso molesto,
266
ciò che coin,cicle c)i solito col principio deHa suppura~10ne~ si passerà all'applicazione di fomenti caldi, per i quali"si diminuisce la tensione della cute sopraslante al tumore, e si accelera 1a supptwazio_ne. 1\fa non è necessario. per ques-to di ri.::orrere ài cataplasmi basta aùoperm·e com presse bagnate, coprirle di panni asciutti e !asciarle nella località (incl1c. hanno acquistata la tempera~\U'a del corpo cambiandole ~llora con- a!Lt'C di recente in· zuppatc. Qua odo l'ammalato tt·ovasi io· buone condizioni questi fomenti operano talora d11 soli il riassorbirnento del tumore se il medesimo ebbe origine dall'assorbi mento di pu3 genuino e non virulento. ~la se non astante l'uso delle compresse fredde il tu· more si eleva s1:mpre più e cominci<\ a manifestarsi lluttuante alla palpazionc si passi all' apertut·a e ciò tanto più per tempo quanto maggior ragione avremo a supporre che l'adcniLe sia veramente di natura venerea. L'~pPrtura' ciel bubbone suppurato può pr:lticar$i col coltello o con preparati caustici. Per mezzo del ferro si aprono bubboni di una grossezza mediocre, p. c. di una noce ed anche quelli dì dimensioni maggiori nei quali la pelle non sia di troppo assottigliala e si possa sperare la sua conservazione. Prima di procedere Hll'spertura di bubboni in~uinali si deve ilrfliriare la depilazione della rispettfva parte; il taglio si pratica col bisLori o colla lancetta e in una direzione paralella alla piega degli iuguini. l· , Abbiamo trovato mollo vantaggioso, dopo aperto il bubbone , npplicare immediatamen te sulla ferila la pasta di Listcr che noi prescriviamo in questo modo:
e
Olio di lino un'oncia Acido carbolico una dramma Ct•eta ùianca, q. s. per far pasta Della cnnsistenza d'unguento. Que:;ta pasta di acido carbol ico non solamente viene spalmata sulla ferita ma si stende anche per lo spessore di una linea sopra un pezzo di stagnola dj conveniente grandezza e con questa ultima si copre la ferila vi si sopnj)pone una compressa asdutta e si lìssa questa con una fascia di flanella elle si applica alla coscia sotto forma della cosiddetta Spica. La rasciatura si toglie
2.68
ìr.;~iq, ~·(lsso è .ooinbinato ~ol carbonaLo di ti~.tassa e tai.l:b,OllatO· di spda,. SO$ta.mz{:l ~.OLata di un f.lOter~ eausUcQ· deb'olissim·o. .. . Prima di appnoarr- "la pa'sta si copritltnno con strisce dl \'il;l'Otto· ade,si·w le p~rq adiaoentj al pupto c,j'w si vuoi/Cal,lt~rizl:;ar.è e.ìn mogo, çlie: due, Jerz.i· d,e1 ~umqre restino allo s.oo"perLo.; vi .si-sLeff, deÌ!à sopFiJ.: coq· uri a . ~paUola la IF1Sla · vj~nn ese pe.r lo sp.essor~di un <;(3nt1inè(ro o di due jjnee e ~i .coprirà il tut.t.o'· con fÙa,.ccl'a, H·,è<}.ustieo (leve rjinanè.Fe ~ulla locali.Là· Oa .10 ~ l5 Jl'!lnuli .. E 'mgllo utHe m~ttère l.'<!riJ.tp.alato in 11n bagno_ .ealdo allo scopo !li togJiere lo strato di pasta,. Se questa agì coo pieno ·etfetlo, quel!~ parte di pelle GlH~ fu t.owata Ci app:Jrisce come una crosta sècca. nera , o 'l:irutlàstra. Soll<int6 alìor11 che ìa cute corrispÒùdentè gia. primà della ca uterizzazioùe el'a di m6llo assotti.glia'ta,'Ja 1natéia ' ' >t· • marciòsa corìténuta· nel bnbbone.irro·mp·e subito atlcaverso Ve~cara. Dopo lento il caustico si còpre la pasta còn fom enti fr.:ed.di'. Nei; tempi ànélati si aveva l'àbitndine dopo levato il caustico, di mcttere tsull'escara ni.i cataplasma, ma l'{}speriermi ci h:a br.trrai dhrìostrato che con questo meloclo si favorisce n0n'~di rado. il processo gHfgrenoso, men tre elle il ll'uso del- freddo raris~ì r.namente avviene Ju mùl'Lificaiione ·ctelle pani. Ordinariàmenh~ l'escara si stacca· ct·opo quattro o eilique.gjp,rn.i dall'ap,piicazion.e. c~ cl caustico. Qualche volta $Ì ravvolge su di .se stessa restando aLtaccata in un solo T>unto colla pelle circos(ant~;~~ 1n t~l Qasc:i P,Oss.iamo ·aspett~ rci con ccrt.er.za che nel pùntf dovc:)_ l'escara aderisce si estenderà l'esulcerazione ed avremo l ., . .il • bùb, ' boue serpiginoso. Caduta I'C$Cara vjen messa allo scop~n:to la" cavità dell'<!.>cess() ed esseQqo la Jnc'dcsima not~ altro c!tQ u9uf-· CCl~a ,ghian(lo)(n·e genet:aJa dal YC]C.llO v~nereo l:! COH ipeptipi ca;: l]l}tteri (lell'ulc~ra cutanea impi èg h e~'emo contt:o 'di essa gli stess-j mezzi che si meLLono/ in opera per la cura dell'ul cera pt:imitiya molle; ' soltanto . sara da raccomandarsi aì••· malaLo ~na rnaggior "' i v ' quieté e più· f'rèqucn.te tmlizia della éaY.illt ~nppmaiite. . l.noltré :si a-v:rii rigùardo c~llC la carnéra del l'infnrmo sia 'sp~ssg e ìn abbondama v.entilàla . Negli ainl.JienLi Hmidi, oscm~ i t) p_òèo :v.entila~i i .bubboni guà'riscono con estreroa 1entezza , ass umO:no facilme6te un · indole putrida, eomplicanza che. deve·cvilarsi tidn ogrii, e.ura pGrchè può mettere i n. pericolo la vita s te ~sa: çl:e l. >
1
l
malaro. .
•
'· Négli ospedali èviteremo di mettere gli ammi:llati•con ·J>uubonr '
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aperti viciBi ad' <tftri alfeU:ì da ulcere gangrenos'é; il coln:lJhe uso '
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d1 sp.ugne, di J)ende, e.cc. uon §Olo rna lo stesso medium del-
l'alnwsfcra pùò servir. di "~'Cicolo poi Lra:sporto 'dì\' ·germi ·g5ngrJ;nosi. Se nou si crede opportuno di aprire colla pasla viennt-s"e i bll}lboni sup,pUJ'anti co o pelle molto assolligliata sf potrà 'o.perare. col ferro colla precauzione di espot·tiìre poscia con forbici cun·e i lmnbi disorganizzali della cnle e mettendo in opera la cura sopraindicaln. Se nelle vicinanze ùel bubbone aperto si forma.oo sei seni, quest.i si apt·iranno (liell'o le con,tuni regole della chirurgia. · tAif.qemeùw lrirner 1l1ed. Zeit1m_q. )
su n! iJtllervazionc d1li UJO\'imenti dell' oce'I'Jo. (Doll. E AriAMinl.}
Nei ~empi aodati era in valsa l'opinione che ambià uo gli ocebi nei loro movimenti foss ero rnn coll'altro in tale relazione che per abitudine l'tulo non potesse muov~rsi indipendentemente dall"allro; questa teoria è stata abbatLuta specialmente dal professore E. Hering, il qual e ritiene questi movimenti per sinergici e come tali innati, non acquisiLi coll'esercizio. ~la recentemente sarebbe venuta alla luco una nuova teoria seco.ndo la quale ogni occhio poss i edcr~hbc una mobilità affalto iodipendentè dall'altro. Per conslatare la val idità di questa ipotesi io ho intraJ)rcso ;Jicuni esperimenti i di cui precipui multati ora intendo di cbmuuicarvi sommariamente.. La più notevole risultanza··che l'esperimento m'abbia dato si è che ambo gli occhi banno una inncrvazionc motri ce comune la quale emana dalle eminenze anteriori dei cerpi quadrigeme!li. La destra emil!enza regola i movimenti (H ambi due gli occhi verso sinistra e la' sinistra ·quelli di destra. Coll'irritazione ùei Yarii punti di queste eminenze si possono ottenere molteplici movimenti ma sempre in tutte e due gli océhi, nel me'desimo tempo o nella stessa direzione. Se l'irritazione· si continua, anche la testa gira nel senso Stesso in cui 1'occhio -si ''olge, e se le due em inenze vengono sèparate con una profonda inoisiooo, il movimento si limita soltant9 al law dell'irrìtazione.'Perchè il fenomeno possa aver. luogo in tutta la sua chiarézza gli occhi devono guardare in basso, ciò che si. può oltenere :nella posizione di riposo. Poscia coll'irritazione della
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porzione mediana delle enlincnze' anteriori, cioè a!Ja. coroissura anteriore, gli occhi si mettono tosto in direzione paralella se l'irritazione nel mezzo delle eminenze anteriori vien faLla più . posteriormente si ollieue movimenLo di tutte e due gli occhi'in alto con dil~tazione della pupilla. Questo movimento in allo sì trasforma tanto più in movimento convergente quanto più indietro è portata J'irri tazionc. Se noi eecitiamo la parte posteriore inferiore delle eminenze ot.Leoiamo una forte convergenza con inclinazione in basso; e ati un grado maggiore ci si maniJesta questo movimento se irritiamo il pavimento dell'acquedollo del Silvio (origine del nervo oculomotore). Siffatt.o movimento al· l'interno e in basso è associato a restringimenLo de1!<1 pupilla. Irritan do la superUGie libera di ogni eminenza si ha il movimento d'ambi gli occhi alla parte opposta, c perciò, si3 che si irriti a destra o a sinistra il movimento sarà diretto tanto più in altO:, quanto piit verso l'interno vale a dire nel mezzo della eminenza anteriore sarà portata l'irritazione; invece sarà in alto se si agirà verso le parti inferiori. In tutti questi movimenti il diametro della pupilla resta inalterato. L' innervazione dei movim enti i.n basso cogli assi paralelli al piano mediano ha 1:1 sua sede proba· bilmenle nella baso dell'eminenza. Però non mi riuscì di ottenere un tal movimento, ciò che io debbo attr:ibuire alle lesioni por· tate dai tngli nell3 ricerca della base. La contemporanea irrita· zione delle due eminenze anteriori provocò gli stessi movimenti che si manifestano nel nistagmo. RJ~ulla tla queste osservazioni ·Che i due ocehi. sotto il rap· porto dei loro movimenti rappresentano un tullo indivisibile. Tentai più c più volle di ollenere una divergenza dell'asse oculare o movimenti isolati di un solo ocehio mediante irritazione delle eminenze lasciate Wcse . ma questo non mi è mai r.iuscito se non colla divisione delle due eminenze mediante una profonda incisione o dopo la rccisiooe di uno dei oer·vi che vanno ai muscoli dell:occhio. Tagliando il ucrvo oculo-motore ne seguiVa una forte dilatazione della pupilla che non potevasi vinCCI'C nè irritando il centro mo Lore doli' occhio nè irrilando il trigemino. Eccitando le E}m inenze posteriori si ottengono energici moV,imeoli negli animali narcotizzati, cou dilatazione della pupilla e coll'espressione di terrore propria degli occhi io direzione parallela. È cosa singolare ~,;he Schifi' il quale fa risiedero l'in· ·
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Ile-nazione dei moYimenti oculari neil e posteriori eminenze piut· tosto èhe nelle anteriori a queste ullime atfribuisca questo fenomeno che egli pure ba osservato. A mio parere le eminenza -poster·iori non harrno allro rapporto coi movimenti d,eli' occhio. Allre relazioni tra i movimenti della pupilla e degli occhi sot.to l'eccitamento di altre parli del sistema nervoso cerebrale mi riservo di partecipare in ulteriori comunicazioni. (Cent1·al Btatt.)
Sulla st~PMitZione dell'azoto nclll~ m:t:lattie febbrili. (E. U:-oRUIT).
G.onfi•onta:udo la quantità delle materie azotate dèll'orin,a nelle materie febbrili ed apirett.iche Um·ub, il quale instituì le sue espe· rienze nella clinic-a di Leyden in Konigsberg, dt>terminò hl quantità dell'azoto su tre infermi adulti non febbri cilanr.i sottoposti' all'identico regime dietetico dei febbricitanti un carcinoma del ventricolo e due sifilidi). Essi evacuarono io media nelle 2i ore 17,466 gran. di urea. Le osservazioni fatte su ventiquattro casi di malattie fobbrÌli con o senza crisi (febbre ricorrente, pneuruooia, Lifo osante· matico, ileotifo. revmatismo articolare acuto, trichioosi, erisi· pela, febbre di suppuraziono) diedero a coo:;tatare, d'accordo colle odierne osservazioni ed esperimenti, un aumento nella secrezione dell'azoto benchè non sempre in grado rilevante. La cifra maggiore fu di ~8,46 gran. in un pneumooico nel terzo giorno di malattia con una temperatura al maLLino di W,o• alla sera di 39,9'. 11 minimum fu dato in media da 1.8,11. con una temperatura di 39,9• e 39,8•, benchè spesso si sieno trovate cifre minori in una temperatura .non del tutto normale. Astrazion fatta da queste ultime variazioni, l'aumento di secl'eziòne d'azoto giunse al doppio e fino al triplo del grado normale. ·Nella febbre intensa si avrebbe avuto in media 0,558 gran. adunque .1/A:o più del normale. Anche l'acido urico e la creatinina sarebbero evacuati in quan· tità maggiore; la quantità della priroa asceso in media a 0,01.~ gh1m. al 'giorno, èioè 1,f\ volte più della cifra normale, l'altra sarebbe stata segregata in quaotHà doppia.
..
Anche il grado d'acidi là dell'orina che Unrui.J. determinò m parecchi ca~i fu trovata non solo relativa meme ma anche. in modo assoluto aumentata , contrariamente alle asserzioni di Vogel; su di ciò forse avranrH> avnto influenza la dieta ed i medicamenti. La quantilà dell'orina, si trovò, con poche cccèzionr, d:imintiha durante la febbre, ù1accordo in dò colle numerose es:perienzc di recente fatte. Egli spiega la diminuila quantità per una ritenzione d'acqua neJr01·ganismo (mentre che in realtà) questa dimlnuz.ione non è che :•pparentc ed in relazione al diminuito as~orbimento d'acqu:• e <l'id rogeno nei c;bi di fronte all'aumentala perdita, come Vogul ebbe a dlmosLJ'arc chia,.amente pcl tifo. Higuardo poi al processo di separazione d'azoto, i. casi suaccennati diedero a constatare con tutta e'•idenza come un simili} latto è del tutto indipendente dalla temperatura; trovi<.tmo per esempio con una temperatw·a elevatissima, specialmente in principio di malattia una secrezione d'azoto minore che negli ultimi giot'ni sotto un medesimo grado . di calore. Nello stadio dell'apiressia, specialmente se si toglie la media eli più giorni, la secrezion~~ urica è maggiore che nell'acme della 1'ebbrè, ma quest.(J aumento i11 géneralc principia gii1 prima della crisi cio~ prima dell'abbassamento di temperat.ma. In tutte le malattie che terminano in un modo critico si ha uoa secrezione epicritica, la quale su pera spesso in qua nLi la la secrezione nello stadio di piressia ma sorpassa sempre la cifra normal e. Un cattivo regime dietetico può abbassare fino al minimo la secrezion e dell'azoto anche sotto un elevato gratlo di temperatura. Fiua)monte nelle febbri leggere con profusa d ial'oresi (reumatismo, artrite, trichioosi) la sep_arazione clell'azolo è maggiore cl1e nelle febbri i ntcose c c.ontinuc Unruh spiega l'aumento epicritico dell'urea per un' aumen tala ossidazione cbe si continua ancora nella crisi. Questa jpotcsi fu confermata da Lcydcn per mezzo di esperienze calorimetriche. Però tutta -l'ùrea segregala non si può f<1r derivare dall'aumenrata combustìone dell'albumina, ma piuttosto dcyesi ricorrere col pensiero ··ad una sospensione di escrezione, ad imperfelte sostanze combustibili che sollanLo nella crisi abbruciano complet.arneole diventando causa di aumentata termogcnesi. ma che a cagione delle accresc:intc perdite di calore non possono elevare la temperatura. , {.-a circostanza, che l'elevato calore sopr:wriene senza l'aumcn-
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tàta ossidazio~e, e quest' ullima può ayer .,Juo~o senza .raltra.sia contro l'ipotesi di Naunny che l'ipersecrezione dell' m·ea sia l'ef· fetto dì un abnorme auineoto di iemperatura; solamente lo certi casi i!omparve l'elevato calore come Jenomeno primario manife· standosi in seguito una· maggior secrezione d 'm•ea~ Finalmente Unruh in alcuni infermi potè confrontal'e le per. dite di calore stabilite col metodo calorimetrico di Leyden e la temperatur·a p.rodolta dall'ossidazione pelle sostanze azotate, ''enne aila conclusione che la sola con:ibustione degli albuminoidi non è capace di elevare la temperatura del corpo. Termio ~ l'autore determinando le proporzioni dell'acido ul'ico col.l~urea che secondo le sue osservazioni rimane la stessa tan.lo nello stato febbrile come nell'apiretLico mentre egli in un casò di insufficienza delle valvole aortiche con disturbi di respirazio~e vide accrescersi. la quaulilà dell'acido urico conformemente a quanto Bartels constatò colle sue osservazioni. · Egli ba inoltre istituite altre esperienze riguardo all'influenza del cbinino sulla secrezione dell' urea nei febbricitanti e negli apiretici, o constatò dalle medesime che l'urea ora diminuisce immediatamente dopo un leggero aumento, ora si accresèe, di modochè non si può dire con sicurezza che questo medicamento abbia su tale fenomeno una decisa influenza. L'acido urico si couaporLn nello stesso mod'o dell'urea. (Centml Blatt.)
Sull'ascoltazione del cuore. Nella sisLole. del cuore si ode sempre un tono e.un tono pure nella diastole. Noi adoperiamo la parola tono perchè non netroviamo un'altra più adal!a ad esprimet·e quella risonanza che per· capisce l'orecchio applièato alla regione del cuor~. Se in un individ uo sano si ascolla solo supertlciahpente e ·se non si ha uno speciale' esercizio non si rileva differenza alcuna tra i due toni e sembra di ricevere la medesima impressione in qualunque luogo si ascolti, ma con un po' di. pratica ci accor~ giamo che il rapporto tra il primo tono ed il secondo è ben di· verso da quello che prima ci appari va se si ascolta prima la Giornale di Medie. tJtllit. 1870
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punta, poscia la base del t; UOt·e; qui ci accorgiamo di una singolare dilferenza; all'apice il pllimo tono è più superficiale e pjù, lungo del secondo il <tuale ci si àppalesa meno sali eme , afla base il fenomeno succede in senso inverso, poichè il secondo si fa più risf}ntiLo del vrimo. Da queste premesse si può Do d:ura eoncludere ohe jl modo di formazione del primo e secoo,do toh!> non è uguale daportulto. Quando si trovò questa differenza si credette di doverla spiegare ammettendo che il primo tOo(}abbia origine nei ventricoli il secondo ibvece nelle a1·terie, ché il primo si percepiva bene nei vcntricoli, debolmente nelle artei·ie e vicerer~·a ìl secondo. Se si ha riguat•do soltanto atle condi:r.ioni normali nulla si ptiò opporre a questa spiegazione poichè i fenom eni stessi la giusti· ficano. Ma se poniano attenzione ai vari i stati pat{)l<~gi ci, tro· vjaino l'ipotesi insufficiente; succede p. e. che nei ventrico!i il primo tono sia quasi imper ceHibile men tre si sent.e con tuHa ehiarezza nell'e arterie. , Da ciò ne cousegue cbe J'ipot..esi èbe il primo tono si formi anicamontc nelle cavità ventricolari non può reggere, e possiamo convincerci della sua insussistenza se ci , rnetliamo ad aseoltare le arterie isòlate, p. e. la carotide oppure un 'altra pii.! iontana; co.'>i troviamo dei ·soggeni nei qnlli nel momenlo della pulsa· zione artet•ìosa comparisce un tono chiaro e forte, ciO prova che realmento nelle arterie naste un Lono colla sislolo de1 cuore. Vediamo da ciò che in fallo il primo tono nasce tanto oei ven.tricoli come nell'aorta e per conseguenza anche nelle arterie, giacGbè se si concede il tono dell'aorta devesi pure ammettere· quello della polroooale, ciò che d'altronde conferma pienamente l'osserv11zione dei fatti. Il secondo tono nasce' incontestabitmente nelle arterie, udendosi questo più forte oelle arterie cbe nei ventricoli degli jnd1·· vidni sani; ma se impreodiamo ad esaminare qualche ca:oo patologico, ci incoiltriamo in soggetti nei quali il secondo tono assume .una chiarcz:r.;l rnaggiot·e nei VMJtticoli specialmente n~l sinistro mentre che nell'arteria polmonale o nell' aorta tro~ viamo il medesimo in forz a ed estensione notevolmente dimimiito. Ne segue da questa ossel'vazione che il secondo l(lno può
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a''erc onginc anche nei vcntrh;uli, in special modo nel siuistm. Per il desrro non si ha una prova' tJositiva ma ammettendo l<t realtà del fenomeno nel vcntricolo si nistro ooo lta\·vi ragione. per negare che lo stesso succ:eda anche noi destro. Questi sono i motivi che mi hanno detr.rminato ad ammeUCt't' che ambidue i toni possono nascere tanto nel sini;;lro come nel destro cuore, c nell'arteri:l polmonale e nclr:10rta. In riJsr.ono ~i questi punLi formasi colla sis.tolc l) n tono. Abbhuno adunquo quauro punti rla cui banno origin e i toui percepiti d:~ll' ornr.cllio. tu certi casi viene facile convincersi di ciò ed :wchc jn. flicarc con precisione do,·e qnt>sti toni specialmente hanno principio. Descrivere ìl mocr.ariismo della rot·ma?.ionc de' Ioni è CO!::J piuttosto difficile. Jn- generale puossi dire senza tema d'an da re c'l'l'ali che il lono !Sia in rapporlo colla slrullura dcllt~ vai\'Oic, toslochè In v.:~Jvol c sono allc:rate, il tono si (\tmbia sensibilml' nl e c p~1ò :wchc rns· l1are all'alLo per dar luogo lll rwr..orr. I toni si possono spiegare colla presupposizione che un movi mento venga interrotto c che da qn1~sta irnerruzionc ne segna nn urto, contraendosi il cuore. il sangue è spiulo in una eer (:L direzione, qucslo movimento del sangue non può ùarc alcun tono, tutt'al più può dare un rumore s~ trova :)l.trit.o nelle pa,r eti. Un ' tono può solo format·si fu seguito di una iult.rruziono la quale aUa sua ''olta produce l'urlo. Di leggeri si comprende come possa fat•si nella diastole flUCSLIJ intenuzi one di con·onlc allo \'alvole delle arterie; (]uando In valvole si sono abbassale lJCr il rilorno del sangue c'orJLro i ventri coli . si in terrompe il movimento della colonna sanguig na e quind i non nasco urto il IJUale Mslituisce il secondo tono nella polrnouole c nell'aorta. Solto la sistole il saugoe è spiuto rgualmenle contro le orec · chiettc che contro gli orificii arteriosi; io fltl CsL'nllima direzione il movimento non trova ostacoli. verso l'ol·cc;chJelta interrompe la corrente perchè si tendono le valvole, che chil}dcndosi pro. ducono l'urto. La risonanza elle qui ha Ol'igin e dipeude anzi tollo dalla co!.tituziune dcl le ~a l voic, ma upn v'è du ùui o, che lulla la soslau?.a del cuore, il sangue, ed anche il torace con· corrono alla sua formazione, a rinforzarla OIJpU l'C a diminuirla. Tostochè un corpo sì muLte in vibrazione per uo grlo impres· ~:ogli, la risuonanza che ue è rt•ffello può I'Sserc immens:.unentc
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modilicata dal contatto ohc il corpo percosso b;~ con altri; vale a dire, pu!) essere rinforzata o indebolita; possia n:o adunque con tutta cert-ez~a asserire c.he questo suono generaLo da un urto contro le valvole si ·modifica a seconda che lo valvole stesse sono grandi o piccole, i lot·o tendioetti sono più o meno lunghi o la sostanza muscolare del cuore possiede maggiore o minore spessezza. Anche la parete toraci ca può l)rendere part& alliva in queste modifìc;l.zioni in modo da reodere i toni in certi casi più. fo.rti, in altri più debo.li. 1 • , Sappiamo pertanto che condizione del primo tono è l'urto delia ~olonoa sanguigna C<Jntro le valvole tosto che queste si clliudono, del secondo, un urlo analogo del sangue contro le semilunari <JUando la colonna per un movimento retrogrado tende a rilorilllre ver~o il cuore. ., .. li primo tono delle arterie è causato dal battito delle medesime; questo però nou è dato in tutti i casi dalle at·terio lontane, in special modo allora cbc il cuor,e si contrae rapidamente, che il sangue si spinge con una corta rapidità, e più celeri, si succedano gli urti contro le par~U a,rl~dose. Da questa cil:costanM comprenderemo.come le ..arterie ellç,, c.on maggior facilità e frequ enza delle altre oi rendono uu tono siano la poimonale e l'aorta, come quelle cbe tx:ovandosi più davvicino a cuore ri$enlono l'urto nella sua maggiore intensità. Mentre adunqlW nell'i) arterie più lontane l'impuJso impresso alle t>areti è debole, nell'aorta C n,ella {JO!monale si fa il medesi~mo abbastanza ·intenso· da far nascere un tono che faciiJ:\1ento si .vercepisce in tutti gli individui sotto la sistole del cuore lungo le suaccenO(l.Le arterie. La sua causa prossima .è la distensione delle par eti arteriose; se questa è lenta si f~rma un romore estpso, se ·iQvece ,dessa si r\pete alternantl,\)si con d~lle co ntraz~oni si ode un romore, un tono vibrante. Se ·è facile spiegare il prim o tono nelle arterie per la repen· tina tensione delle tuniche aneriose, non è altrettanto agevole il precisa-re la causa del secondo tono nei venlricoli~ perc.hè c9me si è detto non si verilica mai nello .stato fisiologico; ma io coriclizioni abnormi l;l fo t·maziono di ques.to second9 tono nei ventr~coli fu coustaLala io· modo ùa ,J10D ammetter dubbiu: · Sotto quali condizioni ha luogo questo rinforzo di tono uel sinistro ~entricolo? Questo non succ~d!-J c~ c allorqpando il sangu1:
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cusi fosso lacile l; vedere cho la capacita totale delle vene ùella circolazione è troppo estesa perchè il sangue non abbia a trovare una ~scita, uno sfogo Jnì capillari prima cus tollo il :~istcma venoso del gt'Mt circolo per, una gran~e tensione o riempimento abbia . a st aricare il suo .• ~angue con esagerala energia nelle . destre cavità del cuore. Il · rinforio· adunque del !iecondo tono non può manifest.arsi uet' vcntricolo destro ma soltanto nel sinistro. Non occorrono aiLre purole per ispiegan; a scopo pratico i toni cd i romori. Soltanto è da osservarsi eh~ nei casi dove il cuore si contrae con veemenza e fors e con allreLtanta veemenza ur·ta contro le pareti toradcbe, necessariamt~ nle la scossa deve produrre nna risonanza, fa quale per utçuo i speciali caratteri diversitica .dal tono prodotto dal sangue nelle cavità cordiache. TI suono quando . <è causato da una percossa contro le p<~re ti è analogo a quello che si produee baLlemlo una mano appli cala all'orecchio, ed è ac· compagnalo da un tintinni o metallico, per cui quando ascolliarno un cuore udi.amo in mezzo ai toni suoi proprii anche il suono l1letallico diremo che vi eoncorrono in parte le pareti. toracichH s1:osse dal vistere. Si è pure considerata la contrazione della sostanza muscolai'C dd cuore come sorgente ùi suoni, essendo che realmente ogni contrazione muscolaro può usserc percopita dall'orecchio. Ogni muscolo elle si contrae emette uu romore, ma · il romore muscolare non ha somiglianr.a alcuna col tono cardiaco. essendo quest'ultimo circoscritto, l'altro iovécc diffuso. Non è ammissi· l)ilc che i to_ni normali <lei cuore .sieno unicamente prodotti da contrazione delle sue fillre. Simili romori ditfusi possono sotto certe circost.;mze. esst:re· Gau8ali da contr:u~ione e può accadere anche che certi romori attribuiti ai romo1·i propri del sangue uon nbhiano altr:• fontu che questa contrnzione, ma i toni cardiaci normali non ricon.osc.ono una tal causa, il primo è .costiluito dall'urto del sangue contro le valvole milrali e tricn· spidc il secondo dall'urto .del sangue eon tro le vaivo)ç dell1• polmonale e dcÙ 'aorta. · · Ora dobbi~mo tra~L11re (lui r·ornori. I rornori si formano coslau· Lcmente nei venlricoli ()Uil ndo le valvole non si chiudono; quindi durnnte la sisto1e, si percepisce un rumor·e oppure un tono associato ad nn rorooro. Nell'aorta, si ode un rorpore du · rante la fliastole qnaru.to la chiusura delle vr~lvol e è incompleta . l
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SpeGialmcn~è SI:} il sapg.ue
sotto Ja. ~is tole si fa strada attta· verso la valvola bicuspidale, questa si uiette nccessariaménte in moto vibrat<trio anche quando su di essa non vi sieno delle .asprezze. La valvola bicuspidale oppone sempre una p11rziale resiitenza anclìQ 'quando ·è insuffici.en.tc;,..'il saqgue .mette in vi· brazione la val vole per uno scotiment.o de_lle sue parti libere., perciò si formano vortici c onde c quindi un ro mor~ il quale sarà più intenso se sulla Sl~perficie delle valvole si troveranno escrescen;r.e o scabrosità. Lo stesso avviene alle valvole de1l'(lorta quando sono insufficienti; ancbe quando l'insufficienza è in grado notevòle alcune parti della valvola offrono una certa re· -sistenza all'onda ~a ngu1gna ed àllora tanto la valvola come le pareti dell'aorta si meUono in vibrazioni producendo un rumore. La forma;r.ione di rumori nell'insufficif'nza della bicuspidale e delle valvole aortiche è evidente, lo ste~so dic:tsi per la tricuspide' e le polm onali. Nella insufficienza della bicuspidale si ode uo rumore sistolico all'apice del cuore, nella insufficienza della tricuspide un rumore sislolico nel mezzo dello stesso, e jn quella della ,POI monale un altro rumore un po' ;l sinistra della base .del cuore. Se col solo orecchio fosse possibile riconoscere l'orjgi ne del rumore fa cii cosa Sélrebbe diagnosticare quale delle val,'ole sia a!Teua da insufficienza. .Ma i l nostro udito non è cosL acuto .ùa farci riconoscere con prccisi,pnc il ,PUn.Lo fionde. parte il rumore. NcWinsufficienza della bicuspidale questo punto non è difficile a riconosccrsi. .manifestandosi ·il rumore nel suo massimo d' iu· tcmsita alla pun ta d~l çuore; meno 11gevole sarà la ri«.erca quando il rumot·e è più t'orte allo sterno. TI rumore diastolico alla base del cuore corrisponde costan· temente all'insulficicnza dell'aorta non perchè si sappia ricono· scerlo coll'udìt:o ma perchè l'insufficienza della polmonale si verifica tantO di rado chr può essere esclusa dalla diagnosi quasi con sicurezza. Per acquist~r la Cflrtezza che il mmore si fOI'tni .realment~ alla trìcuspidale dobbiamo ricorrere ad altri aiuti ' diagnostici. In molli casi però l'affezione è constatata dal solo orecchio, se nell' insufficie1iza della bicuspidale il rumore non potesse for· marsi. che colla sistole nel si nistro ventricolo, sarebbe quest~ un fatto abbas lama caratteristico; ma non è cosi. Il a·umore può effettuarsi anche per allre cagioni, per esem-pio quando
280
l'interne pat·eti del vent1·icolo o la superficie inferior-e delle valvole sieno copet·te di asprezze; in tal caso avremo rumore anche quando le valvole si chiudono completamente. Dimostrerò in seguito che anche il rumore muscolare può siqmlare talvolta un rumo,re cardiaco c çhe perciò un tai rumore muscolare po· tre·bbe essere scambiato con uno proprio sistolico del cuore. Adunque il rumore sistolico nel sinistro ven.tricolo non ha per sè alcun che di caratteristico per la diagnosi d'insufficienza della bicuspidale. Si deve provare che esiste in r ealtà una stasi san· guigna nel polmone, per la quale venebbe a maggiormente accertarsi il secondo tono dell'arteria polmonalc. <l:fienet lt{cà'ic~ Zeittmg. )
LA FECONDITÀ E LA MORTALITÀ UMANA • 1
in rapporto alle stagioni ed ai climi d Italia.
SAGGIO Dl i\iETI:W ROLOGI A APPLICATA ALLA DEUOGR.\ F!A per SoR~ANt GnJSIIT'l'E, medico di
bnttl\glione.
(cn~~tinunzione). Notert!mo però come le massime diurne di luglio all'osserdi Ancona nel quadrienni!l 1865·68 diano una media di gradi 29,03;-mentl·e quelle d'Urbino per lo stesso quadri ennio non danno che 27 centigradi ; ed è specialmente all'a,Jt,a tem· peratura della regione marittima, che si · potrebbe associare la mortalità estiva. Noi vediamo per la pl·ima volta un aumento di mortalità. io aprile. La curva che discende sempre uniformemen~e in questa corrispondenza, per tutti i c-ompartimenti già. studiati, qui invece ra ~n rialzo. vato~io
281
Questo fatto non è normale, oa espressione di una speciale mllnifestazione- di questo compartimento. Essò è dovuto all'anno 1864 ... in cui il mese d'aprile ebbe straordinaria mortalità. Da che potéYa dipendere quE>..ata straordinaria mo-rtalità? Ebb& essa qualche' rtaèontro colla .~m_pera.t.ura '? Vediàmòlo n:el presente quadru':··· · •·
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Da questo quadl'etto apt>are chiaramente come alla grande· mortalità dell' anno 1864 stia di fronte una temperatura. più bassa che negli altri anni. La cifra della tempe1·atura media riassume, direi, la somma delle _anomalie meteorologiche di quel tal mese; ed il riscontro colla grande straordinaria. mor· talità. mi esprime che il doloroso fatto demografico può avere una djpend,en~a diretta dalla som?la di quelle anomalie cosmotelluriche. • \i •,; • ' . In quantc;>· alla mortaHtà. invemale noteremo che il dicembre 1867 ebbe un numero straordinariamente grande di morti in riguardo alla media di questo mese. · An che qui cerchiamo un rapporto colla temper.itura:
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= ==--·· = Quest.a tavola numerica non ha più bisogno di commen~. CoMPARTIMENTO DF.T, LA ToscANA
(V. 1\wola VIli).
È composto delle provincie di Arezzo, Firen1.e, Grosse lo, Livorn<h Lucca, Massa, Pisa, Siena. · La Toscana, posta fra il versante meridionale dell'Appennino ed il mare Mediterraneo, gioisce di un clima molto più dolce, che non quello dei paesi situati su\l'istessa latitudine, ma posti all'altro versante nord-est della catena appennina. J,a Toscana ba tre osservatori meteorologici, di cui il più centrale è Firenze. Per Firenze ho pure il vantaggio di possedere le osservazioni di tutto il sessennio, grazie alla gentile?..,,a dei signori dottori. Marangoni e M~:ucci.
Meteorologia. - - La temperatura rnedia del s ess~ nnio è di gradi 14 97. Essa è media delle quattro osservazioni 9n 9~' ed estreme diurne. Le massime diurne di luglio sono in media di centigradi 31 4, le minime di gennaio di + 2 3. Molto risentite sono le varia?.ioni diurne, altissime poi dall'aprile all'agosto. Firenze è, come Genova e per le stess e ragioni, una .delle stazioni più piovose d'Italia. Vi cadono annualmente in media 1076 millimetri di pioggia. Ma1·zo e novembre som> i mesi più fl\-
283
voriti dal cielo. Ecco il quadro riassuntivo sessenn_ale delle osservazioni tem1ometriche, ed il movimento ddla popolazione pel compartimento della Toscana.
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Ccmcepime~tti. Questa curva della Toscana ricommcta a pl'esentarci di nuovo una piccola oscil1azione; ossia una più cqt:.a distribuzione di concepimenti nei vari tn esi dell'anno. Il mese che ne contà di 1>iù ·è il maggio, quello che ne conta di : meno è jl • settembre.. Si può dire che tutta la curva non è fatta che da· due linee, una lentamente saliente, dal settembre al maggio; l'altra rapidamente discendente, dal maggio al settembre. Siccome dal maggio al settembre vi sono i mesi i più caldi, bisogna concbiudere, che l'alta temperatura di questi .mesi coio- . cide con uua. gran diminuzione delle fMoltà di. propagazione
2Sj della-srecì,e. A~;~~i in, 'I'osç('>n~ .non ai verifi~herebb~ altra .cs:ns~ no~iv.af che que)la , ({be h,a h,10go nei mesi• caldi. , ·, · ' Dunque il periodo d\ salita ossi~ l'epoca fu.vo.r~'<ole ai conde~ pim~nti de'C(/l'ré in que.lla ··parte d~Jt'aÌ:mo in cui le temperatl~rè .eonq ~c.omprese , fr~ 5,3 e 18,9; mentré i nvece· W~eriodo· d'i di-. aeesà C:oiu"cide colle ·témperature superiori. a gradi' 22, 5.. . Osservando la curva dei concepimenti dei vari anni del. /aessen~io ·cade molto in acconcio .il fdr~ un più esatto studio cotn.: .parativo tra la temperatura ed .n massimo dei ccmcepitnenti, ~ vedere , un poco· se si possa ric~vare o no una relazione ·pre.: eisa fra questi due fatti. E qui lo posso pJ:!.r fare, p.erchè ho tutte le tempe~;atnre me<,lie del sesseonio, e ·qui i eonçepimenti hilnno UU decorSO· Cvsf" nef;to, che si può ritenere· esente da ogÒi cau~~ .di· perturbaziquè. Le nostre ·· indagini verteranuq dunque sul ·ses~ ..sennio (1862-67.·.Metterò prima di tutto sotto gli pcchi qel let: t<>re i fatti .quali, sono, e védrò ppi di · tirarne le conseguenze. ~eco il quad·ro delle. temperature medie dell'osserxatorio~ di 'Firenze · e dei · mesi in cui avvenne il massimo.1dei concepimenti.
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: Si ;vede come gli anni '1863 e 18.67, che ébbero mol·tì> aite le tempe..rature dei quattro primi mesi, ebbero eziandio il mas: simo dei cou·cepimenti in aprile, ossià · alquanto t\nticipato ,sùlla. media; mentre gli anni 1862, 1864, 1866 ebbero le t t'tnpera-·
28Ìi
tprr. dei quattro primi mesi alquanto inferiori e quelle dèi duo aoni aovra. citati ; e questi tre anni toMaron6 il massimo soltanto,·in maggio. Il 1865 poi ebbe freddissimo il -febbraio ed il marM ~ dovette aspettare il suo massimo fino in giugno. Dunque ·il massimo dl3<i concepin!enti anticipò o t·itm·dò a manifestarsi seçondocl!è la temperatura d&i me,~ che lo preceà~ltero furtmo alte o basse. I massimi iqtanto si ve1·ificarono colle tempe1:ature medie comprese dai 1416 ai 22,0 gradi. Dunque la temperatura compresa entro questi limiti può ritenersi favol'evolissima ali~ riproduzione della l'nZZil.· umana. Studiamo ora la relazione, che passa tra la temperatura ed i minimi di concepimenti. Non è possibile vet·ilicare albrò, se~ nonchè l'alta temperatura precede ed accompagna la gl".mde diminuzione dei concepimenti in 'l'oscana; ma qui neo si p~\'4 trovare' un rapporto èsatto fra la quantità di t emperatura e ·tale dimiqùzìone ; .nè si trova nella temperatura la ragione del pereòè il miui'tno assoluto di concepimenti succeda in questo conpartimento talom in agosto, altre volte in &ettembre e speflsoin ottobre. 4-nche qui. l'anno 1866 presenta le eccezionalità già notate per altri compartimenti; ossia un notevole difetto di con~epiment,i durante il periodo della guerra.
Mortalità. - Nella formazione della curva di mortalità. nor-ml'lle fu escluso l'anno 1867, in cui nei mesi di agosto e settembre eli manifestò l'azione del cholera. La curva di mortalità normale ha ancora due .massimi e due minimi. Il grande m~simo è nei mesi di luglio ed ago~to) il piccolo massimo è in gennaio. In Toscana adunque .rimanendo costanti le epoche dei massimi di mortalità si è però invertito l'ordine di graode1.za. ; il massimo estivo è di gran lung1\ superiore al :massimo iuvernal,e. l minimi sono in maggio ed in novembre. La mortalità decresce rapidamente dal febbraio al maggio, e dal settembre al novembre. Le temperature ·<ihe si. verificano. in qu<~sti periodi di discesa della curva stanno fra i limiti dì + 7) e di 20,7, mentre le temperature ·inferiot·i 'e superiori son0 accompagnate dai massimj di morl~lità.. Avremo pertanto questo risultato:
:285
Da + 2, :3 a 7, O (febbraio) piccolo massim~ di mortalitft .Da + 7, O a 20: 7 (settembre) minimi di mortalità. Da 22, 5 (giugno) a 31, 4 grande massimo di mortantà.. La mortalità. estiva essendo maggiore delta ·invernale dh·erho, uhe le cause nocive che agiscono nei mesi caldi sono qui più dannose di quelle dei m esi freddi. A nche qui vediamo l'esatta Cl1iMid·enza. degli estremi di temperatura coi massimi di mortalità. Fin'ora questa legge n.on siè sm entit~, anzi s_i vede che predominano l'uno e l'altro massimo di mortalità, s~cond,chè pre1ominano l' uno o )' altro estremo di temperatura; ed ecco quello che anche qui s ue-eede: Gennaio ~ minima temperatura. Gennaio - piccolo massimo di mortalità. Luglio - massima tempe\·atura. Luglio ed agosto - grande massimo di mortalità. Settembre - minimo dei concepimenti. · Le mortalità del m ese di luglio furono. massime negli anni
1866 e 68; la mortaÙtà di agosto fu ma.:~sima nel 1864. Non si ·può per altro riscontrare fra le alte temperature e l~ · mortalità estiva un così intimo e meraviglioso rapporto, come fra le basse temperature e la mortalità. i nvernale. . Questa mor,· talità inven~al e ha eziaudio in Toscana il suo esatto riscontro nella temperaLura :
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Il g~nn&io 1864 fu il più frèddo ed ebbe il massimo numero di morti ; dopo questo vengono gli anni 1868 e 1866 sia per freddo che pet· mortalità. ; e per lo contraTio il g ennaio degU altri tre anni fu, per cos1 dire, caldo, e si moriva poco. Resta dunque sempre più provata la proposizione : cho la mortalità invernale è esattam.e1ue proporsùmal~; alle basse temperature. Pl"ima di termjoa1·c dirò cume anche io Tost:ana il mese di mar.to ddl'anno 1865 ebbe una grande mortalit.à. (1147) ed una assl\i bassa temperatura media. ( + 6, 7).
Cor.~L•ARTmRNTO D J>Ou A ultUZZr (V. Tavola lX).
Questo comparlimenl() t:onsta dei trè AbrU1.zi e del Contado rli Molise.
MeteorolQ[Jia. - Non possediamo che le osservazionì di Chieti per il bolo anno 1868, raccolte dalle pubblicazioni ufficiali; e· p erò le curve tracciate su questi semplici dati sono alqua~to irregolari net 1,1ro andamento, c non oft'rono quella sicurezzat che sarebbe desiderata. L'oase1·vatorio di Chieti sta al grado 42, 21 di latitudine, ed è alto 349 metri llUl livello del mare. Nell\)noo 1868 la t emperatura media fu di c~:~ntigradi 15, 81.
Le massime diurne furono q uasi eguali nel luglio e nell'agosto, e salirono in media in ciascuno d ci due mesi a gradi 27, 35. Le minime diurne di gannaio furono di + 2, 50. Quest' ultima cifra non è esattissima perchè mancano le osservazioni per alcuni giorni del mese. La pioggia. fu abbondantissima. nei me!li di giugno e di otto b re. - Probabilmente i dati termometri{li di Chie ti sono al di sotto della media temperatura del compartimento. Ecco il quadro numerico che comprende la temperatura di Chieti per il 1868, ed i dati demografici di tutto il comparti~ ro.ent.o per il sessenoio :
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Gennaio Febbraio Marzo Aprile Maggio. Giugno . Luglio Agosto Sellembre . Ollobr·c. Novembr·e. Dicembre Anno
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Our·va ilei concepimenti. - Essa ha un massimo in maggio che si sostiene anche nei mesi di giugno e luglio, ed un mi· nimo nei mesi di ottobre e novembre. È precipito.sa la discesa della curva dal giugno all'ott.obre ; ed è appunto in questo inl.ervallo di tempo che si verifican(\ le più alte temperature. Dal novembre fino al maggio la f~condità va sempre cr escendo. Alle basse temperature dèll'ioveroo degli Abruzzi non corrisponde nell'umano ot·ganisroo una diminuzione della sua facoltà. generatrice. Il mese di maggio, il più favorevole alla fecondazione, ha una te mperatura media di 20 centigradi. Al periodo di diminuzione della fecondità. corrispondono le temperature superiori alla media di maggio. 'f utte le altre temperature inferiori e 20, O fino a + 4, 5, sono combinate col periodo di salita della curva dei concepimenti, o col periodo favorevole alla fecondazione.
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se non i dati meteorologici posteriori a11• febbraio 1865, epoca in ,,cui cominciarono le osse1:vazioni dél prof. Brioschi. .Si possono applicarè a Napoli le stesse considerazioni· fatte già per· Genova e per Padova. I suoi dati termometrici non rappresentano la media del compartimento di Campania, ma sono alquanto al disopra, specialmente per le temperature inv~rnali. La temperatura media di Napoli pel quadriennio 1865-68 fu di centigra<li 16, O. Le massime diurne toccarono l'a,Pice jn agosto, in cui si verificarono essere di gradi 29, 12. Le minime diurne di gennaio furono + 6, "10. Le variazioni termometriche segnano il loro massimo in giugno, e'd il minimo in gennaio. La pioggia è più copiosa in autunno, e .spe~ia.lmente in ottobre. La quantità. .annua media fu di circa 868 millim. Ecco il solito quadro numerico.
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lità, Ciò è dovuto all'anno 1864, ohe ebbe in tal_e mese un nu ll!-er~. straopdinariamente gr~!lde <F m!lrti. L'anno eh~ ebbe una tnortalità. più regòlare, ossia che più siasi avvicinato alla media normà-Je, fu l'anno_1863. Nel1864 ebbero mortalita molto maggiol'i della media i mesi di gennaio e 9-i aprile; . nel 186,5 i mesi di mat:zo e 9-i •n.ovembre. N,el 1866 ,, ~ 67 le massime Jmo'rtalità, furono in settembre, e nel . 1868 in luglio. - Nei tre anni dal 1865 al 67 ci fu epidemia di cholera appunto nei mesi di nove mbre e settembre. ci è possibile rlsco~tr&:re fra le ialte terpperature d1estate è le rispetti've grandi mortalità, un rapporto così esatto e così generale come sj riscontra per le bass~ tempet·ature. 1 Non
CoMPARTDJENTO DELLE PuoLtE (V. 'favola Xl).
1La' Capitallata, Terra di Bari e 'Terra d'Otrà:nt0 formaut> que· sto compartimebtò. Meteo,.oZogia. - La stazione meteorologica dj Locorotondo ci dà le temperature medie per tutto il quinquennio 18.64-68. 'Man'cano però "le tenlpet·ature estrem·e, e fe variazioni diurne. Per l o stesso quinquennio abbiamo anche la quautita. ai pioggia. Le temperature medie sono desnnte da tre osservazioni djun~e ti" ~P. 101'. - I dati anteriori alle pubblicazioni uffirt.iali furono presi da rapporti brediti del dottore Campan·é iJa pl'esentati" ~t Ministero d'agricoltura. · Locorotondo di Bari è situat-o ad una latitudine di gradi 40,48~ ad un'altitudine di 276 !lletri. La temperatura media an~ua d1et' quihqueh~;~io è di eentigra(ii 15,24; la massima tempet:atura media mensile sta io luglio ed è di gradi 23,64, la mtpima io gennaio di gradi 7, 78. La quantità media di pioggia anuua è di millimetri 827. I mesi pjù piovosi sono i quattro ultimi mesi dell'ai:mo. Ecco in questo quadro le cifre su cui furono costrutte le curve termometti~he e demografiche. ·
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Concepimenti. - La curva dei concepimenti di questo compartimento è alquanto somigliante a quella della Campania. NeUe Puglie v'è questo di speciale, ed a cui bisogila ben porre mente, che il massimo dei concepimenti si fa nel mese di aprile, ed in maggio essi sono già in diminuzione. Il minimo si verifica in ottobre. Questa curva ha la stessa pendenza o rapidità nel discend~re come nel salire; per sei mesi si abbas9a e per sei mesi si alza. La temperatura inv~roale non coincide con una diminuzione · di concepimenti. Più favorevol~ però si manifesta. la temperatura di aprile che è di gradi 12, 6. Noi possiamo anche credere che Locorotondo per la sua altitudine non rappresenti esattamente la temperatura media di tutto il compartimento; ed è molto probabile che, all'opposto di quello che succede per Genova e per Napoli, oc sia alquanto al di sotto. Di fatti noi abbiamo p. es. per Hrindisi, nel 1.868 le seguenti temperature~ - Apri! t! 15,96 ;. Maggio 21,26.
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Nei sei mesi poco favorevoli alla. fecondazione, ossia dal maggio all'ottobre, si verificano le più alte temperature d ell'anno. St.ando alle medie di Locorotondo tali alte temperature sarebbero superiori ai 17 gradi, mentre prendendo come punt{) di confronto quelle di Brindisi, esse starebbero al di sopra di 21 gracli. La diminuzione straordinaria. dei concepimenti del mese di J)'l.arzo è segnato in questo compartimel'.lto con una depressione assai grande, e maggiore· delle stesse depressioni di ··rriarzo di tutti i comp,artimenti già finora studiati. Rivolgendo uno sguardo analitico agli anni del sessennio vediamo essere il massimo dei concepimenti due volte in maggio e quattro volte in aprile. Flt in maggio negli anni 1864 e 1865. Ebbene dalle cifre di temperatura di Locorotondo noi rileviamo che il gennaio del 1864 fu il più freddo mese di tutto il quinquennio, e che il febbraio del 1865 tien subito appresso al gennaio. 1864 per bassa temperatura. Ancora, i mesi di aprile dei due anni 18~4 e 65 ebbero tempe~ature molto pii1 basse di quelle degli anni 1.866 e 67, Acche qui dunque è p1:0vato che; alle basse tem,pe1·ature dei mesi elce prececlono il massimo dei concepimenti tiene dietro un ritardo di tale massimo. 'Lo stesso succede nella fogliazione e nella Horitura delle p iante: Ma affinchè ognuno meglio se ne persuada coi proprii occhi, io dispongo qui il seguente quadro: TE~IPEitATURA )!EDJA IÌI
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Non · c'è perfetta corrispondenza, ma non si può negare uri ' certo rapporto, che tenderebbe ad espl'imere la legge corrispondente a quella, già emessa per le basse temperature. Qui ll\ Jtlgge, quando, si -potesse constatare, si dovrebbe enunciare così: la mortalità estiva è p1·opcn·eionale alle alte temperat?tre.
Co:biPAR.TaiENtrO oE:u.11 Basn.IOATII (V. •ravola XII).
La sola provincia di Potenza forma questo compartimento., il quale è l'unico che non abhilL alcuna stazione meteorologiça.
Meteorologia. - Affine però di non lasciare una lacuna ho pensato di app1icargl! i dati della stazione più vicina c.h e è quella di Taranto. Nell'osservatorio di Taranto, pel solo anno 1868, alle ore ..8 aut. d'ogni giorno, fu constatat-a la temperatura media annuale -di <;.y~tigradi 15, 14. Questi dati sono pubblicati nel supplemento' alla meteorologia italiana del 1868. Devo però dire che essi hanno poco valore, come quelli che non risultano se non d.a .un anno d'osservazioni, quei che è peggio da ' un!l sola osser' ·vazioue g iornaliera; fatta alle ore 8 ·antim. E cco il quadro sessennale riassuntivo delle cifre demograficlfe e meteorologiche per questo compartimento.
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O'urva àei C()nÒepimenti. - Ess~ ba il massjrno .Ìn. maggio, il minimo in ottobre, ed inoltre r andl\mento, chè ' clìiamerei nm·- . male della curva, è pet· cosi dire disturbato da due deviazioni, una verso il basso nel mese di tnarzo, ed una verso l'alto nel mese di luglio. Pi queste due deviazioni od irregolarità non si trova uoa rag!one nei fenomeni meteorologici; bisogna cercarla nelle leggi e costumanze soci~li. Inutile ripetere éhe la qt,ta),·e· sima varreblfe ,a spiegare. la minor quantità di CO (lC~P,}menti del marzo; ma Ja •.maggior q uantità ,nel Juglio è di più difficìle spiegazione. Il numero dei matrimoni nulla influisce, perchè i matrimoni del marzo fino al luglio sono in Basilicata molto al dissotto della proporzione media. Lascierò questa difficoltà da sciogfiere a chi conosce meglio di me quei luoghi e qu~gli a bitanti. Btndiam.o le relazioni che s tanno tra la. temperatura ed i concepimenti.
:W All'epoca della massima fecondità. umana corrisponde la temperatura media. di 20 centigradi circa. Alla temperatura invernale non corrisponde periodo alcuno di diminuzione ; mentre alla temperatura estiva, cominciando da quella di giugno, che è di gradi 23,60 s't\ssocia il periodo della gt•ande diminuzione dei concepimenti. 11 massimo dei concepimenti è in maggio nei primi quattro anni del sessenuio, in aprile nei due ultimi. Siccome ci mancano i dati meteorologici, non possiamo fare lo studio comparativo, e eercare se forse nella temperatura si trovi la ragione della. posizione di tali massimi. Le cun•e dei varii anni hanno poca uniformità di decorso. L'anno 1866 mostra appena acceuna,to un minot· numero r~la.tivo di conc9pimenti nei mesi di maggio, giugno e luglio. Cw"tJa di mortalità. - La Basilicata ha un solo grandissimo mas~>imo di mortalità, che si manifesta nei mesi di agosto e t~ettem bre. La curva di mortalità normale si dedusse dalla 11essennale da cui si eliminò l'anno 1867, cbe ebbe visita funesta. del cholern. Il minimo di mortalità è in maggio. Dal mese di ottobre essa. diminuisce prog1•essivamcnte fino a m'aggio e nel giugno comincia ad aumentare. Luglio agosto e settembre sono i tre mesi i piit fatalL I mesi della minor mortalità. hanno una temperatura media che stn compresa lra i gradi 5, O c 20, O mentre i mesi del gran numero di morti hanno t-emperature superiori a 23 gradi. Si può anche ricordare esservi sempre quella successione dei tre estl'emi dell e tre curve, già pitL volte accennata. Ed ~: Agosto - massima temperatura. Agosto e settembre - massima mortalif.à. Settembre ed ottobre - minimi concepimenti. Irregolarissime sono nei diversi anni 1~ curve di mortalità. l m~si del massimo uumero di morti furono il settembre 1868 e l'agosto 1864. Le massime mortalità nnnuali si verificat·ono due volte in luglio, una volta in agosto, tre volte in settembre. Le grandissime mortalità. dell'agosto e settembre 1864 e dell'agosto e settembre 1866 mi fanno supporre che in tali anni ed in tali mesi infierissc nella Basilicata qualche epidemia. Non essendoci allora il cholera. bisognerebbe avere documenti d'autorità locali mediche per potere verificare, se veramente l'egoassr un'epid emia, e quale essa si fosse.
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Co)tt'k'RTm~NTo DELIJE CAL.AHJ\-I E (V.
'l'avola XIII).
Meteo,·Òlogià. - - ~ggiò di Oalao;ia è ad una latitudine di gradi 38, 6 e l'osservatorio è alto &oli 23 metri sul livello del mare. Di Reggio ho la sola "temperatura media del quadriennio 1865-M e la pioggia del s9.lo anno 1867 .. l dati dellà stazione di Reggio furono tutti presi daUe pubblicazioni uffiziali della meteorologia italiana. - Mancando l e temperature estrep1e, la media .IfOD ~ ,de.do~tl.\ che dalle qu.e qs~ervazi oni 9' e 9,P. La ~empetatura medic:t aonual~ è in Reggio. dj centigradi 17, 77, la. massima ternperatura mèdia, meusile è i1.1 agosto di 26, 2. - La •minima .io ,g~nnaio di 11, 6, La pioggia llel 18'67 fu. copiosissin~a io ot~Qbre ; ed. in ~~tLto l'anno raggiunse l'altezta di - millimetri 69~. Ecco il qua,dro TillSsuntivo delle medie sessènoalì.
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300 Olwva ilei co.ncepimenti. - Essa curva si può considerare come fatta da due linee quasi rette; una che sale per sette mesi continui, dall'ottobre al maggio; .e l'altra che ha maggior pendenza e scende pei cinque mesi restanti. La discesa della curva dei con'cépimehti ·è :$olto decisa nel ·gfugno, cl~ e 'ha -qua •t empera· ~ura media di gradi 22, 21, e continuando per tutto il periodo dei grandi calori, arriva a toccare il minimo in ottobre. Il massimo è · in maggio, clie ha una temperatura media di 17, 33. Il mese di marzo ha una molto risentita deficienza di con'cepim~nti. . Vi è una discreta regolarità nell'andamento delle cùrve dei concepimenti , nei sei auui. I m.assiiDi sono pei primi quattro anni in maggio, pei due ultimi in aprile. L'insufficienza dei d~~oti termometrici non mi permette di ricercare, se e quali rapporti la temperatura ':Ì tenesse. I minimi sono ·costantemente in ottobre, fuorcbè nell'anno 1864, in cui si e_b be il minimo in agosto. L'anno 1866 ha evi· de~temente i .qlesi di maggio, giugno e JugJio COn UU n1,1mero di concepimenti proporzionalmente alquanto basso. If dicembre del ~o stesso anno supera invece in quantità tutti gli altri cin. ..., que mesi di dioombre del sessennio .
Curva della mortalità. - Essa ha un so lo m~ssimo ed un eolo ·minimo. Il massimo sta in :~'~gosto, il minimo in maggio. Anche di questa· curva, facendo astra~ione dt:lla i;r.rçgol~rità di aprile_, si può · dire' eh o si compo~ga di due sole linee; una più lunga, più dolce nella sua pendenza, con andamento dall'alto al basso, c che cominciando dall'agosto finisce in maggio; l'altra più breve, rapidissima, quasi verticalè, che va dal basso all'alto, e sta fra il maggio e l'agosto. La grande mortalità cominoia io giugno, e dura per tutto luglio, a~osto e settembre. - Ottobre si puv g'i à· considera1'e come mese • di mortalità favorevole, al· meno per la ten!lènza che dimostra. Le temperature pertanto superiori n. 22, 21 {giugno) coincidono con grande mortal·ita dei calabresi, mentre le ·temperature infériori a 19, 58 (ottobre) se· gnano un'epoca favorevole alla loro vita, e più di tutte la temperatura di gradi-17, 33 (maggio). Qui non si osserva aumento di mo~talità io inve_rno, dunque la -.temperatura media <F g~nna.io
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aot che è 11, 59, non si associ.a ad un'epoca nemica alla vita dell'uomo. . Anche in Calabria ci fu u~l 1867 una mortalità, per cholera che oltrepass?> i millo morti. J!1liniinando pertanto, l'anno ·~867 si .dedusse l!'' curvjl. normale 'di ~mortal}tà, ,che diif.eri,~.ce ppGhis~ simo palla ~esseonale. ' ' . ~leno regoiare fu l'andamento di questa .curva n~èl s~ssèJ;~nio, studiato nei singoli an n i. Il massimo si verificò tre volte io agosto, due volte in settembre ed 'una volta in luglio. I minimi in marzo, in maggio ed in giu.gno. - Come già ho osservato per le straordinade ed irrcgplari grandi mortalità della Basilicata nei me&i' ~stivi, sembra che rn, ogni estl}te,•·'od"in alcune estati, sotto l'influenza della ternj)eratuttl. e delle cd"ndiiioni locali si sviiup.Pi una qualche epfdemia od endemia~ dhe alza di molto la cifra della mortalità. Tale epidemia una volta sviluppata non segue più strettamente nel suo svoÌgersi e propagarsi le semplici leggi dell'aumento di mortalità. in ragione a'ell'inlensità della causa che produsse l'epidemia, ma a seconda del genio suo e .della fertilità del t~:rrèno su cui a.ttecr;~isp.e, qu!psta epidemia o contagio fa stragi g1-andi o piccole, senza :11na norina precisa. Questa dev't•sse1·e là ragione per cui, mentré si trovò t.anta relazione fra !a mortalità invernale e la températura dei mesi freddi, non si trova cosl facil mente tale relazione anche nei mesi caldi. I !CoMP.ARTIMENTO DELLA SwtuA (V. Tavola X~V').
Metem·ologia. - Dobbiamo esser grati al prof. Cacciatore che trasmise alla direzione di statistica la serie di osservazioni meteorologiche di Palet·mo, la più possibilmente completa. Mancano tuttavja. le temperature ~stt;eme diurne dell'anno 1863. La tempe1·atura. me!lia fu dedotta ,p.e l ~863 dalle tre ,(,:)sservazioni 8' 41' 121•; ·per gli alt;r i ciJ:lque· ~nn i cdi solito metodo ·9~ 9p ed estreme diurne, La temperatura . media del sessennio è di centigradi 18, O. Le massime diu~pe di luglio sono 28, 5. Le minime diurne dt febbraio (che -sono le più basse) sono di centig1-adi 8, 4. Le variazioni termometriche diurne sono piccole, Come si osserva nei paesi ' marittimi. La massima. quantità di \
302 pioggia cade nei tre ultimi mesi dell'auno 1 ma itl totale l~ater mo è stazione ben poco piovosa, e non diede nel quinquennio che una media; di 586 mHlirnetri di ,l)ioggia annua. I mesi di luglio .ed agosto sono quasi del tutto privi d'acqua.. È ovvio che nella costa meridiÒnale della Sicilia, che guarda l'Afr-ièa, il. clima deve essere alquanto pit\ caldo che nou PaLerm o1 mentre il centro montuoso dell'isola deve esserne più fredd o. Ecco il quadro delle cifre demograiiche proporzio11ali e sesaennali, e delle cift·e di temperatura media.: Ctll\>R llEM.OGilA.I'lCltR
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O~M·va clei concep,~menti. - Si osserva il soli~o andamento deJle ultime curve studiate. Salita dall'ottobre al maggio, e disce,sa dal maggio all'ottobre. l\1a il m ese di aprile s'avvicina molto al massimo di maggio. Nè qui manca la g.. molte Yolte notata
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depressione in marzo, che aòzi è mollo risentita. La tempera· tura dunque che accompagna l'epoca piìt favorevole ai concepimenti sarà. qttella di aprile e maggio, che sta f1·a i 11) ed i 20 gradi éirca. Nè alle tempe1·ature iovemali corrisponde un'e· poca sfavorevole alla fecondità. Ma la temperatura di giugno, di gl'adi 23, 1 si accopia all'inizio di un periodo infausto alla facoltà generatrice dell'uomo. La curva dei concepimenti nl':i vari anni offre una discreta regola1·ità.. Il massimo cn.de pei primi 4 anni (J 862-65) in mag· gio; pegli ultimi due (1866-67) in aprile. Questo fatto fu già. consUltato per altri compartimenti. A vendo qui la fortuna di posseàere qun.lche dato termometrico di più che per gìi ultimi compartimenti studiati, noi vogliamo ora cercare, nel confron· iare l"andamcnto della tempe1-atura COll quello dci eonceJ>imenli se si possa trovare nella serie successiva è!i questi due feuomeoi 1 qualche rappvl'to costante ed invariabile. I nostri confronti comprenderanno il pt!riodo d\mui dal 1862 al 1867.
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Da questa taYola a pprendiamo una Yolta di piì1 quauta vicinanza di rapporti ci sia tra la temperatura ed i concepimenti. Ohiarjlmeote si vede colne gli anni 1863" e 1865, che ebbero eosl basse temperature nei mesi di febbraio e mano, ebbero pocl1issimi concepìmenti in aprile, ed il massimo dei concepì-
304:
m.enbi di q uogli anni si verificò in maggio. lJ 1864 ebbe i<l -g~n • naio molto freddo ed il massimo dei concepimenti fu pure ritardato in maggio. Il ~862 ebbe dal gennaio al maggi~ temperature nè molto calde nè molto fredde, e divide q,uasi il _m.asr simo dei concepimenti fra i due mesi di apl'ile di magg.lo. Ma gli anni 1~66 e 1867 e~bero nei primi quattro mesi piit alte tempet·ature che tutti gli altri anni, ed il massimo anticipo in apl'ile. Anzi il 1866 ebbe nel sessennio le piit alte te mperature nei mesi di febbnaio e. d'aprile; e .nell'aprile dello stes,eo anno si verificò il massimo numero dei concepimenti di tutti gli altri aprili del sessennio. Dunque noi manifestamente riscontriamo nella temperatura una relazione col ritardò o còll'anticipò' del massimb dei concepiménti; t•itanlando questo ·massimo qtca1ido Za tempera.J,um media dei mesi elle lo p,·cced<Jno è bassa·; anticipancw vnveae a~~ando, essa è alta, Ctwvc' della mm·taZità. - Siccome in Sicilia nell'ottobi·e e novembre 1866, e specialmente nel luglio ed agosto 1867, in· tierl terribilmente- il cllolera, così ho costrutta la curva "dl mortalità normale coi soli quattro anni rimanenti. Prendendo a studiare questa curva di mortn.htà normale noi notiamo apche qui un solo g rande mas~im o molto decii!O in luglio ed agosto, ed un minimo in maggio. Dal maggio all'a. gosto, in soli h·e mesi, la mortalità passa dal grande minimo suo. a l suò più alto massimo. Comincia ad aumentare nel mese di giugno, va crescendo con rapidità., e con la stessa rapidità subito scema, tinchè il mese di ottobre si può già ritenere come di nuovo favorevole al1à V>ita umana. La temperatura adunque cosl si comporta in oonfronto colla mortalità: da gradi -1- 8, 4 a gradi 19, 9 (maggio ed ot. tobl)e) coincide colla dimi-nuzione e coi miòimi 'di mo1·talttà. Da 23, 1 a 28, 5 cqincide col massimo. La curva di mort-alità ba anche ·qui, come nella Basilicata e .nelle Oalabrie, una notevole escursione; ossia essa è molto inegualmente 1·ipartita nei va;rij mesi dell'anno. Prescindendo dai due anni di cholera si osserva negli altri anni una discreta regolarità ed uniformità di q1,1esta .curva, ~o p è possibile dai confronti tra la mortalità. es ti~a. e le alte temperature dei mesi corrispondenti conchiudere ad una loro iòtima. e costante relazione proponi,on"ale.
CoMl'Al!.'J:I}[KNTO DELr.A
S.ARDEGN.A (V. Tavola XV.)
Meleot·ologia. - Non abbiamo per la Sardegna altri dati meteorologici che quelli del 1868 per la stazione di Porto-'Corres. La temperatura media fu dedotta da una sola osservazione alle 8 ant. La temperatura media annuale 1·isulta di gradi 15, 87; ea;sa tocca il suo massimo in agosto con gradi 25, 3~; ed il suo minimo in dicembre con gradi 7, 60. Ve1·amente questi pochi dati raccolti nel supplemento alla meteorologia del 1868 sono poca cosa, cd insufficienti all'uopo. Ma bisogna starei contenti non avendo io potuto procurarrei altro. Ecco il quadro numerico per la Sardegna. l
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Concepimenti. - La curva dei concepimenti tocca il massimo in ~prile 1 od ii minimo in settembre. È molto alta. anche la Giornali' di Medie. milit. 1870
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media dei concepimenti di. maggio. La solita dep1c·essione del marzo qui· non è guarì apprez~abile. La temperatura d'ap;rile e maggio accompagna l'epoca ai concepimenti la più favorevole (12, 30 - 181 45) mentre que)la di giugno (22, 33) :va .in pari coll'incominciante periodo nocivo. Le epoche dell'aùno aventi meno di gradi 181 5 di temperatura media sono assoeiate. ·aL per iodo dì aumentante fecondità; mentre qu~lle con tempe~a tura superipre foi 22 gradi hanno i\ periodo della fecondità. diminuente. Il massimo dei concepimenti nei varii anni' avv·eune quattro volte in aprile e due volte in maggio. Il minimo è due ' volte in agosto, quattro in settembre. Mm·tq,lttà. - La curva di mortalità. ha un solo massimo in agosto, ed un solo minimQ in maggio. Giugno si può ancora consider-are come un mese molto favorevole alla vi~. La curvn di morta.lità in Sardegna ha un andamento più caratteristico che altrove, per la grande J•apidità con cui passa. ual minimo al qtassimo. Essa è ~scendente per due soli mesi 1 è discendente per tutti gli altri dieci mesi dell'anno. Luglio ed agosto sono dunque per la Sardegna due mesi terribili . Il massimo di m ortalità coincide col massimo di temperatUI"a. Le temperature inferiori alla media di giugno (22,23) fino alla media di dicembre {7,60) s' associano ad un periodo benigno alla vita umana, ma quelle che stanno sopra i 22 gradi accompagnano un periodo f11 tate. Nella curva di mortalità del sessennio non yi si osservarono nessuna dì quelle deviazioni che v'inducQno le grantH epidemie. La mortalità per cholera nel 1867 non raggiunse che la cifra di 565 morti. La massima mortalitìt ftl quasi costantemente in ago~to .
'Esa~ndo 'stata pìcc9la l'azione del chole:ra nou fu u~çe~s!J;ri o coueggere le cifre e la curva di mortalità. Le miuime mortalità si ebbero sempre nei m.esi di maggio e di giugno. Aj:lbi~mo detto che il massimo delle morti si verifica in agosto, e clie dal settembre al maggio la mortalità va mano mano scemando. Però si osserva anch'e qui, ciò che si è già osservato 'per qualche altro compartimento, come sarebber o l'Emilia, le. Calabrie e le Puglìe: cioè che dopo di aver <raggiunto il massimo la curva non si abbassa subito, ma cala molto gradatamente, mantenendo cosl una non lieve mortalità. anche nei mesi di settembre, ottobre e novembre.
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D' lTALlA
(V. Tavole XVI e XVII).
Sommando insiemu tutti i comp~1.rtimenti comporrtmo il regno
d'Italia, non però l'Italia geografica. Avvertirò che il V"eneto d~ve considerarsi come se fio dal 1863 lilccsse partt del regno. Per l'Italia ho tracciato le curve dei concepimenti e della mol"talità non sòlO sulle medie sesscno,ali, ma ezian1,J,io sulle cifre propor.c.ionali di ciascuno dei sei anni. Gettando uno sguardo sulla tavola XVI, che ripoxtl\ le curve di questi sei anni, ognuno resta. a prima vista peròuaso che raodamento di esse curve non è casuale od iodifferent<.> , ma che all'opposto è legato ad un indirizzo costante, e soggetto ad un ptlriodo uniforme e nece.!lsario. Come in ogni anno vi sono le s tagioni, che si succedono con l'ègohwe and<lmentn, cos\ in ogni anno per ciascuna dell~ due cur\'e sonvi i periodi della salita e dei masllimi, delle diseesl' l' dei rninin1i, succedehtisi con uniforme progressione. Pur tuttnvia il fenomeno non si ripete tutti gli anni esattamente; ma restando costante nella qualità. e nella natura sua, varia soltanto nella quantit.à c nelle modalità accessorie delle sue nusnifestazioni. V i è pertuuto una le,agc genen\le, e vi sono le vu riazioni, le quali non giungono mai a neutralizzare la :regola generale. Tale regola o legge è riass unta ed el:lpressa nelle curve medie del scFsennio (V. Tavola XVII). Incomioccn~mo <:on ordine a studiare la òurva dci coMepimenti. CuavA DEl CONCEPms:l-lTt (V. 'favola X.Vl}. - Gettando uao t<guardo alla Cltrva dei conccpimcnté nei sei anoi dall'aprile 1862 al marzo 1868, possiamo già a prima vista jìnci un'idea come in ogni anno sianvi in essa d'ordinario due massimi e due minimi; il gràude massimò in maggio ed il piccolo massimo in rlieembre, il grandt> minimo iu settembre éd il piccolo minimo io gennaio, e ~ome la stagibne più favorevole ai cm~cepimenti sia
la primawra, la più sfavorevole sia l'azdunno. Ecoo il quadro )'iMsuntivo delle quantità. proporzionali dei concepimenti giunti a termi ne, avvenuti m:l Regno d'Italia dall'aprile 1862 al marzo 1868 inc:lusi.
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La probabilità. della. curva dei concepimenti di tutta d'Italia poggia. nientemeno che su 5,672,178 individui nati nei sei anni di osservazione.
Graméle ~na.ssimo. - S(l noi poniamo mente ali~ posizione del grande massimo annuo dei concepimenti in ciascuno degli ann~ che si studiano; vediamo che esso è sempre in maggio, fuorchè nell'anno 1866 in cui è io $!oprile. Pure se bene si riguarda, questa apparente anomalia perde il valore di un'eccezione. Nel maggio 1866 incominciò la guerra per la liberazione del Veneto. Noi abbiamo già osservàto, che in quasi tutti i compartimenti l'epoca corrispondente alla guerra era caratteJ'ÌZz\lota da unà. relativà deficienza di concepimenti. Questo fatto per necessità uou può mancare di ripetersi nella cur va di tutta l'Italia. I mesi che ebbero a risentire di più l'azione della guerra furono appunto maggio, giugno e luglio, ed anche agosto; ma il maggio più di tutti. Ebbene i concepimenti, che in principio d'anno · seguivano il loro decorso normale, arrivati ad un certo tratto della. loro salita si vedono repentinamente impossibilitati a continuarla per le sopravvenienza di una imponente causa perturbatrice, la guena. I contingenti e le nuove classi chiamate sotto le armi, l'arruolamento di un esercito di volontari, i timori, l'ansietà di quelli che rimasero aHe case loro, tutto ciò è più che sufficiente pe~· ispiegare l'a.l;lot;malità della curva dei concepimenti nel1.866. Il massimo d'aprile nel 66 non sarebbe dunque stato il vero massimo, se non ci fosse stata la guerra nel maggio. - Eliminando perciò le grandi influenze straordiuarie, diremo ' essere costanté la legge, che in Italia il grancle -massimo dei concepimenti. è in magyio. l'iccolo, massimo. - Oltre il grande massimo la curva dei concepimenti ha ez,iandio un piccolo massimo. Esso trovasi il più spesso io dicembr~, ossia quattro volte su sei; le altre due volte, ossia per gli anni 1862 e 1865 si verifi:cherebbe uel febbraio successivo. Nella fusione poi dei sei anni questo
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piccolo massimo resta ' definitivamente nel mese di dicembre (Tavola XVII). ,,
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Grande rn#timo. - Il grande minimo dei concepjmenti è sem· pile- in sett-emb1•e, fnorèh~ nel. 186Q in cui fu io ottobre. Del Testo la differenza tra Je qualità. proporzionali dei concepi.menti nei tre· mesi di settembre, ottobre e novembre nell'anno, 1S65 - è così piccola che è quasi trascurabile. E p er tanto noi p~tremo rit~nere c.he in geoe,rale in Italia il mese in c-ui si affeltua il mino1· numero dei conce;pimcnti .sia nppunJ,o iZ mese di
$C,ttermbt·e.
Piccolo mmmro. -
R esta a dire del piccolo minimo . .&so non ha una :posi~ion.,- costante, ma può essere io gennai9 (18671~68) febbraio (1864) od in marzo (1863-65-66). Nella curva sessèinnal'e poi si discu tmto fra loro questo piccolo minimo il gennaio ed il marzo. A voler essm·e piil esatti dovremo dit·e che nella curva dei concepimenti del sessennio si n ota una oscillazione dal diccm. bre al marzo inclusi, oscillazione che· si può tradurre io due piccolissimi massimi (dicembre e febbraio) ed in due piccolissimi min,imi (géonaio e ma1·zo). ~el seguito si vedrà a quali · cause nttto ciò possa essère attribuito.
I concepimenti e la temperatum. -
Ioteressalo come sono ueltutti i punti di contatto, che possono manifestarsi tt·a la teinperatura ed i concepimenti, non trascurerò l'occasione di far rilevare come la q uantità dei concepimenti dei mes f .di febbraio · marzo ed aprile nei vari anni si trovi ' in rapporto con la' quanti~~ di temperatura v<>riflcatasi negli stessi anni sulla super.l 'ind~gare
fice dell' Italia. Ecco tre quadri de!1tinati a far vedere che io tali mesi il numero dei concepimenti fa grande o piccolo a seconda che la ' tct'nperatura triedià fu alta o bassa.
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Ho applicato ad ogni mese soltanto le temperaturé di txe sta~ioni italiane, scelte in località distanti, e che rappresentino
per cosl dire tre puot.i cardinali della penisola. A\•r ej potuto benissimo schierare una pir1 lunga serie di d'ati termometrici, ma. a che pro? Qilando questo parallelismo dei concepimenti uon la tempera~ura per i tre mesi ivi espressamente assoggettati a confi·onto non lascia più luogo a dubbio alc~no? - Non si vede forse chiaramente in ogni specchietto, che in quegli anni in cui è poca la temperatura è piccolo eziandio il numero dei concepimenti, ed ove la temperatura è grande, notevole è pure la cifra della fecon dità? Non sono gli anni 1864 e 1865 che avendo avute le più basse temperature nei tre mesi che furono oggetto d'esame , ebbero eziaudio le minori quantità di concezioni? Non sono gli anni 1863- 66 e 67 quelli in cui alle più aJte temperature si associano le più alte cifre dei concepimenti? Ci sia lecito dunque con chiudere che almeno nei mesi primaverili le' fcconditlt. è in ragione àit·etta della tempemtum . Se poi si tenga presso alle cifre dei mesi secondo il loro succedersi naturale, ~o~emb 1·e rebb e che l'influsso delle temperature molto basse non si esaurisca nello stesso mese , ma si ~ontinui anche nel mese successivo. E d è per questa ragione, che ìl marzo 64 e l'aprile 65 hanno una quantità. di concepimenti di tToppo inferiori a quello, che pur lo comporterebbero le rispetti ve temperatura medie mensili.
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1863
186t
1865
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809
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Giugno.
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796
809
Luglio .
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098
973
Agosto .
11 ~3
1215
1102
1019
1068
1040
92'1
965
1014
934
8~2
1042
1:003
954
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Novembre . ~ ~
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775
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1163
1156
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3fti Nell'ultima colonna di questo quadro sonvi le medie dei-t'eiu~ue anni 186~-4~'5-6-8. 'l?u escluso l'anno' 1867 p erchè ébbe :troppe morti per cholera. Menti·e negli anni ì86!5 e 66 il lch olera non produsse tanta mortalità, nè così accumulata in poco tempo, da rendere assolutamente anormali le cifre medie dt:quegli anni nel totale del regno. :A queste cjfre della. mort~ità <C~rretta, conside-~·~ta come andamento normale della curva p unteg~iata che sovra essa t'u co~trutta, mi riferisco quando intendo di dedune e di enunciare le leggi generali della mortalità. in Italia. La quantità di probabilità della curva sessennale df- mortalità basa sulla cift·a di 4,621,263 morti . . Esaminiamo orà partitamente ciascun elemento delh~ di mortali t~:
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n massimo it~vernale nei ·sei anni (V. Tavola XYI~. li massimo invernale fu q11attro volte in gennaio, una volba in ,febbraio (1863) ed una in mar%0 (1865). Nel '186'7~ a ve1•6 dire sembra che non 'esista. un massimo invernale. Ma que,sta è -soltanto un'apparenza dovuta alla proporzionalità. o solidarietà, che in queste curve lega Lutti i mesi di uno stesso an,no fr~ di loxo. E pet·eiò qui la. grande mortalità estiva pe~· cho1era ha spos't at() in basso la curva i~ tutti gli altri mesi. Ma Jè cifrè assolute dei mesi nel gennaio 1867 sono maggi01·i di quelle del ·dicembre 1866. [ Nel 1863 la mortalità. invernale toccò il massimo in febbraio. Riandando la temperatura di molt~ stazioni italiane eppàre che .per .'a lqul\nte la t~mperatura rnedi'a e minima di febb1:at<1..[u nel 1863~ più bassa che non la temperatura media e minini~ di gennaio stesso. Ecco un argomento di pi\1 a Ifrovare la intima ed_assoluta r elazione che passa tra Il\ mortalità e la
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.p,era~nra.
Espongo qui il quadro delle temperature m~die · e minime ~i due m esi in discussione, ed il confronto tra la mortalità pro. ponionale dei due stessi mesi del 1863 con quella della media sessen'nal e. ·,,
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316 A.nno 1863
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in Febbraio l i-17 _,_
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Evide)ltemente nella temperatura si trova un anormal e andamenfo, che sta precisamente in rapporto coll'anormale spostamento della mort.alità. invernale del 1863, in febbraio, ossia il feb~io 1863 fu più freddo del gennaio dello stesso anno; e la mjlrt~lita di quel meflosimo, mese fu maggioro di (iuolla ·del gennaio che lo n,reoedette. In. quanto allo spostamento del massimo di mortalità. invernale del 1865 in marzo, si è già. detto e ripetuto f.ante volte nell'analisi dei varii compartimenti, che nel marzo 1865 vi fu uno straordinario ed eccezionale freddo. E qui non .ritorneremo a riparlarne. Ma concluderemo che:
It massimo lli 'I'IU)rtalilà invernale it~ lf~lia si verifica nel mese lli ,gennaio in tutu gli anni ù~ cui Va~&damento della temperatura . sc{/ne ttn clccorso normale.
Mçq se ii~ w~ <ttM> mese ùwe·n~ale· le tempe1·~tur~ rnedie o minime sono 1Jit~ basse di ~ttcUe di gennaio, eèZ anclie soltattlb sono mollo al clisotto delle temperature medie o mùt;bne abittcali o nq,·mali per a,·l{èl. '(al mes~ , allorq, il massimo ·tli t»wtalità ilwe1'nate può ess~re dislccato, e traspoftr.tto precisame;~te in cò1'- ·' ' ,·isponden.ta (~i I)Uesto stesso mese, a tempe1·atnwa ecceriooolmente • t1·eiJll(1-. In termini pi it brevi e più generali : Ln morlaUtr~ invernalé
tocca il s~co massimo nel mese il tJùì. f>·edclo. G-rancle massi'mo, Q 111a.~simo e.'>iivo ili mort(tliiù. -
Passiamo
11ll'esame della mortà1ità estiva. - .Essa. è mas!lima quattr 9 volte in agosto, e du.e volte in luglio. - Gli anni 1866 e 1867 ebbero le massime mortalità. in luglio. Ma. questi due anni furCJno ojsturbati nel loro normale . andamento dalla' eompa!.'Sa de1 signor cholera, che si mise a farla l ui da pad'rone. Questi drre anni adunque non fanno legge, la loro clccezionalità è giusbifi.ca.ta dalla ~opr~vv enienza delle circostanze straordi_!la-
rie. P erò diremo che in Italia l'ttgosio è il mese rleZ m(l.SSùno estivo eli mm·lalilù.
Gra11de minimo di mortalità. - I grandi minimi di mortàHtà ~ono q~1attro volte in maggio, uqa in giugno (186.4) ed t~na in aprile ('1867). ll min!mo d'a prile de] 1867 si eapisce· qùando si $81 che nel maggio dello stesso anno il cholcra aveva già . ricominciatq a,d agire vigorosamente in alcune r:egioni, giug~9 pòi del 1864 v inse il maggio nella p ochezza della mortalità; ciò a vero dire non. sarebbe colpa di maggio, ma merito di
n
giugno. Vogliamo -cercare se la tempcratnr<l vi avesse qualche t"appOl·to? Io ho 1·accolto in qMs·to quadro la tempei-atura del' mes,e di giugno nei varii S!Jni ora studiati, e per un eerto numero di stazioni , - Mi !loho atten~ttO di preferenza alla temperatura massima per alcune l'agionj che si vedranno in $eguito .
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In tutte q ueste stazioni, e perciò in tutti quei paesi in cui esse. sono collocate, ossia uell' alta e nella media ItaHa, ,sì vede chiariaeimamente essere stato il giugno dell'anno 1864: il più freddo dì tutti i mesi di giugno del sessennio ; od a parl'!r'e più pr opriamente, quello in cui le alte tèmperature si manifestarono di rpeno. Fu, per così espTimermi, un mese di giugno in cui le condizioni termiche non eran molto dissimili dalle ordin~n·ie '()Ondizioni del mese di ml\ggio. Devo notare per debito di esattezza, che per altre stazioni pitì meridionali questo fatto non si ebbe a manifestare. L'a1ta cifra di mortalità. ct~l giugno 1867 è dovuta al cholera.
Piccolo minimo. - Il piccolo minimo . auti.muale è di mi· nore importanza; esso uon ha un posto fisso) ed oscilla di preferenza ft·a l'ottobre ed il novembre. ( Cr:mtiwua).
Jt& 8 8 E GNA. B tBI. IOGR AI<~I ( 'A.
DI una ferita di palla al u r,·ello con permanenza. del proIettile per 1.9 auoi e mezzo. - Sui progressi della cb t~ rorgia tonservatlu nelle ferite articolari prr ;urna da fuoco. Pel Pror. lspett. Comm . Coansr..
(Giornale del li.. lslitttlu f/t:netu.)
Il primo opuscolo tl'aLleggia l'ultim:~ fase, i l'isullati necrosco· pici cioè, della clinica istoria dal Cortese pubblicata fino dal
i 850 intorno alla gravissima ferita del cervello l'iportala 1n duello dal sig. S. , La necroscopia venne a stabilire all'e"idenza la giuslezz3 del diagnostico allora formulato, l'esattezza delle deduzioni allora basate sulla sapiente interpretazioM delle lesioni funzionali ed oggidi confermaLe dalla ublcazione c rapporti del proieltilo che relativamente innocuo per ben 19 anni rimaneva entro il cranio mantenuto immobile in sito dai puntelli fornitigli dalle schcggie e dalle ossee produzioni che le cementavano. L'illustre scrittore arricchi la sua mcmoriett.a con una riCC<t messe di faLti analoghi riportati dai diversi autori , si eh è può ben dir&i la più completa disserl<lziooe che sulle ferite di tal genere si abbia nella medica letteratura italiana. Non è pubblicazione di cui si possa darne un sunto, chè pc:r l'argomento e pcllo sti le dell'autore troppo è concisa c stringata; però abbiamo creduto opportuno farne cenno, perchè non passi inavvertita a qualche collega collocato troppo !ungi ùai centri ovc Ja vita letteraria e scienLifka si S''Oige ed attrae na· t.uralmenle la noSLl'a attenzione. l ..a se'conda pubblicazione è un giudizioso sun.to, arricchiio dei giudizi c delle considerazioni proprie dci più recenti lavori sulle lesioni per armi da fuoco, e specialmente degli scritti dello Strorneyer e del Llngenbeck propugnanti la conservabi/itri nelle ferite articol:tri. Benchè non siamo interamente dell'opinione dell'illustre Cortese (teoricamente parlando ~ giacchè praticamente bro pochi in
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'ltalia, _.~; nqn noi di ,certo,, pdss.àììu aceennare fatti propt'iì .~è neppur.è osspl'Vaziqòi·persoilali S!li fa~ti allni.i per pot·er i·n modo s.cjenlìlicamente. .rigoroi;o ~.tabi,iré' dei -pra,cettf nf:}ll'aT~U~t :fua: u~ri~). o;rc11 allà, fretJuentr, in·dieazio.ne cléllè ·Fesezipni e ·ae.JI~· sotLoperiO:stee in particolare (!fiassime se a. farsi in prùno (eptpò') llèllè fer ite d'arma da tu.o.o.o. ar-ticolari app,ol,'~ale precipuam;<:m~e <1a'l proiettili ~pinq ·dai fucili a rètrocarioa (sui cui e·ffetti b~ li·· s.f!'èi è' aqcora e molto a studiare prJma . 4i poLer forrP.Ìllàfe . d.elle deduzioni· che. ìngeue1~ino inçrpllabile cOU>vi.nziene) ; . pure noq possiamo ,che altamente _.cwprezzai'C la conYenienz;r di diparr tere . e studiare l'importante questione ; nfuno. d'aJLrondl}.;Pl1c · tl'ebbe farl9 CQn wa·ggi 0re a~Hilà ~d autori tà dell'egregio scrittore deflà O'!J'id.ct dellJfed.içp~ mi'litm·e in pmnpamra.., .òì cui .è quasi
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ùn,.,necessarl.o complemen.lo. . · . , '· Iulallto qual unque sia p ~r esscr,e .la sentenz<t . li..nalq .della· esper!e'r:Jza, n certo. eh~ sono questioni palpi~at1,!-i c!i ,<~t\qaìit* ; è <:et;Lo ancora che in una nuova campagna i chirin:gtli' rq,i-.
lita'rì ilalìa.ni. non potraàno esimersi d~tl ,seguii'i ,l'Je~~m~io;' . rJeJ1a Chiru~gìa militare aleman(la ed ainei'ipana;è quindJ n_yce.s-,. sario si famigli,arizziuo colla COJ;Joscenz? dei relal.ìvi fal~i ·e ne; trag~aUQ intanto fin cr ora ioc,oraggiamenLo ~ acl éserèitars) a.>s~: dui nei non diftìcili ma certo delica~i e spesso ìmponenl.i mà-, n ~ggi oper.atorii cbe le resezìoni rièhieclouo. Aqcti~ sotto questo. rap~orto noi dobbiamo (JUiodi commendare I'Oj)el:à dell'Il. ~ lustre Cortese ed essergli ene grati ...~ggiungasi che le' res~zìoni articolari, lé soLL.O pt~tiostee poi as~olutamenLe sono cosa nostrà;' e(l i· loro l'asti si ttollcgano ::fl nome venerato dell'ita.l.ian() Largf1ì, i eui .precetti operatoriì sono an cora guanto di' pii1 prècisò, di più scmpl1tfl;, dì. più sicuro si è fiu'or~l iunnàginatu . .\
Rappo1·~o delta Ommni:;sione nomùiata clul7/a Soci~tà medieo-fisica
fìo1·entina suUct mémorict clel ' çcw. dott: F Aa..u.LI into1' M al 'TC· olittàmenlo miUtrwe· - relatot·e 'i'! mediço dirett. &. SA~'l'ON.I.-
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I colleg:hi, r!cord ~ra,nn.? l·e, due pubblica~ioni "tlegli' egregt F:a..• valli e Irlnoli ·sul reclutà(l1euto' . . . In -sostanza l'i!1teressautè di!''·., .. Mu"!?sione- tra i due cOl'tesi contendenti <w~va per oggett0 l'op~
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portunissima questione se l'idoneità fisica al militare servizio (iov~"§c essere cpn!:itatata a seguito dél S(Y)·ieggio 'COme finora 'da noi praticasi, o· se meglio valesse cernere ànzi tutto gli idoi1eì e distribuirli quindi tra ]e due categorie con ùna postuma eslt·aei(me. l l .<mllega dott.. S1mh)ni e con esso la Com~nìssione (CastiglioQi, Grilli) ~a,·e propeuda pella pri"i.na massi mi , l'n èiò d'a.c-. cordo di tatto col Linòli, mentre il Favalli la seconda propugnava. Pe.r qui\nto rispeLtabili c·i appaiano le convinzioni altrui nel vasto l' eontrove rso cam1Jo· della scienza, non me!10 sode e SiJ:I• cere sono le no!> tre ; perciò senr.a disconoscere l'entità ed·· il pratico valot·e degli argomenti ai quali s"appoggia il Santoni, noi .non ab!Jiamo potuto irovarvi sufficienti ragioni per modi6care la nostta opinione, ché sou già alcuni <1nrìi formulavamo (Conside'ra.sioni sulla necessità tli modiftcm·e it tipo fisico milit<we) coUe seguenti parole: • F inalmente una misura pur t:Ssa capacè di ottimi risul.t atì « sarebbe quella già pt·aticata. in .P1·z~ssiç. 1 il ;r.•u t cioè NW:(}EDÈRE c LA VISITA D 'IDONElTÀ ALT) RST)l.AZION~. Mentre da Ull Jato. Sarebbe meglio assicurata la scielta, dall'!\ltra sarebbe assai • meglio tut elato l'avvenire delle pop9lazioni e dell'esercito.... ~ Il ~iparto del contingente sarebbe allora ben più logicp· ~ • meno difettoso per alcuni paesi, ch'e coll'a.ttutde sistema ven.. gono ad essere siffaUamente esauriti da venirne minacciata, • compromessa anzi la fisica costituzione delle future genera« zioni 1 d'onge un gran danno milit-are e .socialel cl1e di neces• saria conseguenza. renderà il futuro tributo ancol"a più intol« lerabile e ruinoso. P.er un felice concorso di condizioni le « esigenze militari (1"Ì-ff01"0Sa scelta) ed i bisogni civili (eqtro t·i<< :f}at·to) sono di eguale vautaggio agli interessi degli individui ~( e della società. ~ · ,
• Ma una tale innovazione sconvolgerebbe le basi, l'economia « degli attuali ordinamenti ? Se pur l_' estrazione non deve precc cedere
« gran
la visita d'idoneità, potrebbesi ancora realizzare jo parte il vantaggio di quel sistema, ampliando i casi di
::122
• appUeasione. ·cletle esenzioni per causa fisi!'C&, aUara4·1ìdò V-e• lenco A; per il che far~ pe.rò sarebbe pur necessarro che' un • medie'o fO$Se aggiunto at Commissario di leva nell'attuazione • delle relative iniziali operazioni in quanto rifletterebbe l'ap•< plicS"zioq-e .de'Ile dispoàizioni di esso elenco ;1 cosi ampliato."
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Accidentalmente è pur messa in campo nell'opuscolo di cui' faceiclfuo cenno la questione della mortalità. nel militare., precipuamente pel fatto della enorme sproporhione, che dalle statistiche d~l generale Torre emergerebbe, tra la mort-alità rela~ tHra; degli individui s·ouo le artM e di quelli appal'tene·qt) alle classi in congedo illimitato. Nessun nesso può esistere tra la idoneità dichiarata dopo o prima del sorteggi<> e l& mortalità: l'idoneo (lov1·ebbe essere nei due casi, rappQrto alla probabilità. di vita, in idenbiche conòizioni; H\ questione dell'assegnazione ripartita sugli inscritti o sugli idonei può aver inAuenze sociali, non di certo iudiviquali. Il collega dott. Santoni però ben fece a non lasciar cadere la grave questione: egli trasse per ciò iu campo molte buç>ne 1-agioni ed accennò plll'e la più giust~ ed essem.iale... È ehe per alcune migliaia di decessi che o~corrono fra gl'i ndi~ viòui in congedo iiJimita.to non sono, o solo lo sono assai Lardi, all'autorità trasmessi i relativi documenti. E la prova se ne ha ·negli stati annualì délla. mortalità che i m~dici dei Corpi trasll'iettoilo al Supe1·iore Consiglio di sanità militare, ove. spesso sono registrati decèssi da lunghi anni avvenuti dei quali solo tardi e per cause accidentali furono presentati ad essi Corpi gli 1,\tti. Nel tmtteggiare le condizioni materiali del nostro soldato, nel lodevolissimo scopo di dissipare i dubbi e le apprensioni che nlcuni,possono nntril'e pella sua salute è incorsa. una l~ev e inesattezza : oggi d~ il nostro so1dato non è più aatretto all'astinenza del vitto di magro, che fruttava alla. massa-ordinario qualche maggior fondo, ma non di certo nè fisici nè morali vant aggi al soldato; lo scotto giornaliero pell'ordin.arjo fo poi con equa, generosa e feconda misura aceres·ciuto ancora nello scors o anno di 5 aentesjmi. Dovressimo ancora qui ricordare quanto con franca parola abbiamo altra· volta scritto sull'attitudine •degli italiani al militare servi2io di fronle a quella offerta dalle altre più ch~ili nat.ioni d;Europa ... • q1~clle elevate cif're esprimono Z'in{e'i·ioritèrclella
=~a
« 11ostra misu1·a dell'idoneità {/.$ica militcu·c dal 'regolamento richit· • sta ... » ma ce ne dispensano le profonde modificazioni da
allora apportate all'elenco B, modificazioni che colla lealtà dello scienziato e la filantropia del medico promuoveva appunto l'illustre Comissetti, a"{>poggiato dall'unanime pal'ere del Superiore Consiglio. , Qui facciamo punto, non perehè l'importante argomepto dal dott. Santoni dibattuto non meriti ulteriore studio €\ considerar~.ioni; si pe1·chè il nostco modesto còmpito ci pare adempiuto, avendo richiamato sul suo scritto, che ben lò merita 1 l' atten • zione dei colleghi. BAROFFIO.
BOLJ.ET'I'INO lJFFIClA.J"_.E
Con R. Decreto del 6 aprile i 87~, AMODJO dotl. Vmccnto, meu. di battaglione dì i • ci!L~se, addetto allo spedale divisionario di Calamaro.
Collocato in aspelt. per infermità lemporarie non provenienti dal servizio, coll'annua paga di L. 14·40, a cominciare dal 16 aprile 1870.
Co11 Determinaz'ione li'Ii11isteriale del ·12 aprile 1870. SONCINl dotl Fabio, medico di battagl. di 1' classe, sta t o richiamato dall'aspettativa con R. decreto del 4 ma~zo 1870, Bollettino n• 20 CONTI dott. Antonio, id. id. stato richiamato dall'aspettativa con R. decreto del 20 mano i870, JJolletlino n• !3. MEl dott. Vincenzo, medico di ba~tagl. di 2' classe, stato richiamato dall'aspellativa con R. decreto del 4 marzo 1870,
Destinalo a11'8 regg. granatieri.
Id. al tW regg. ~ranterla.
Id. al 63• regg. fanteria.
Bollettino n'l 20.
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Con 1~. Ee_c,:e'ti .<lel 10 ap.t~le :HV70. CA V:NLtO cav. Gi~se[tpe 1 me~. ~i regg. di ~ • classe, ad d etto à l 3° regg. d'arlìgliàia. . <
U.BERTlS dott. PLetro, medico di reggim: di 1' classe, addetto al règg. Savoia cavalleria. .
<:o'ncessogli, a datare dlfll" m.ag~io 1870, l1aumènto di s~iP.end'ìo di L. 3&0, nnùe por tarlo ·a ·godei·e d~lla paga .assegnata ;~·l grado imr.nedia .t ~mente Sl~p,e-' rio're' per aver passato un $'e;; condo quinquennio in ell'e.U i~o ser.vizio nello !itt.uale su<{grado, a mente de\1',nt. 4Q della legge 28 giugno 1&66, Collocato in aspelfitt. per IDO'liVi
in
di fam iglia seguito a sua dornan da, a datare--dal i. maggio 1870,
F.I,':RILLO cav. Francesco, tpedico di· pallagl. di 1• classe, addetto dio spedale diNisioùàrio .
di 'l'orino.
BAlt'NABO' dou. Angelo, id. id. nel 1" reggirp.ento bersaglieri, 6° battaglione.
1\tA.RCTilLLINO dott. Gi:usep,pe, itl. '}
id. addett.o p.llo spedale divisio-~ nario di Firenze comandato . presso il ·consiglio st(peJ:iore .mìlilare l'ii sanità. GUERRIERò dott. Franccsco1 med. !ii h!lt.tagliorie di 2• classe nel 4• ·reggirnentò. granatieri. ,
e
Promo~;si
medici di reggim. (ii
2• classe, colla: pa·ga e· -v:antaggi fissati aatla legge 2$ giugno 1866, a comineia~e dal 1" maggio i870. ·
Il Di1·ettore Meq. Ispetl. CERALE :cQmm. Giacomt>..
II 'Redattore Med. Dirett. ca:v. BAnoFFlo.
Martìni Fedele, Gerente.
-----' Sa'r.arinol·aggiui:lidte- ·L. '1,oòo·1o1pt·ediìo'"i~a ~migliÒ'te d.'é'lfl '_ memorie redatte da uffiziaH del'J dO'fp6' S~rM~Io' miiÌt~fe 1sufF' terha ségu!mte' : 1 • · '
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D~ll~ .vacyi:q.a~io~e ,e ,rivacc~Ra~i?~e. · , c·~:
1 S,rii,l aqtorità. degli uqmfni più '~corri:~.~ty.nt{ !JJD)c~J~ ·jQ,ba~~~P. t a fatti numerosi accuratamente e senza pr.~reç;:ion~ iqv-e!?t)~,n· gatì, · li l conèorrenti con una' ,ragionatà ct·itiçal delle 1analisi . . ;. .i-1 ... l • '
• con.t.rar!e opinioni
a~tualmen,t~. ,don;l~~anti, ;d~v.ram~.P .p~iu.çiì'Irf·
pa~~n~n~p dirv-~strat;r : . <c s~1~ 1}1oa sftto, ~tt1,.1ale, ?eUapsciepza
<~; e dei ri~ult~ ti ~perimen~illi, ~conv.enga, ,o .non,~;abbandonar.e, .. i « ?J me~?~o 1 ~i :~ccina~io~~ . · pi~il general~en~~: qra . ip p(>o, [J, «· p~: '\~W·a.~cìat;rc ttscltJsivaq!ente q1,1el.l.o d~lla va.ccina~jpqea·>à « amma e;, » , , · ·1 l
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2o Le memor~flnD.<?Ur ~Bremiaté potranno, ove ne siano .giudicate <tegne, eonseguire una menzione onorevole. · Giornale di Medie. milit . . t8i0.
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3• Le dissertaziont ttovpanno essere. inedite e s~1:i tte in sm:H - ,.iYt-.C ... . • -:·'' .1 S' r~~'·- .. Pto ( tn1'h•rt- ·, . l mgua 1ta1wna, rnncese o 1at1 a, ed 1 caratten cluaramente leggn51tl ~~- ·~,..
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4• Non potranno concorrere fuorchè i medici militari r T._-!' · · · , ~·· . "~'.'l~yr~• del nostro EsercìtD ~ e ,, ìVThP:itl:J, tad'to .fi n anivHà ""di servizio quanto in aspettativa od in ritir·o : ne ~ono però eccettuati i membri del Consiglio o della Commissione aggiudicativa. 5• Ciascun concorrente contrassegnerà la. sua memoria con un'epigrafe, la qual:e ... v:eh.tàJ:t'i'pe'tù't1l':"Sopra una scheda. • suggellata contenente il nome, il pronome ed il luogo di residenza dell'autore. 6" È vielata qualunque espressione ehe possa f,u· èonos,cer.q.•-:,:l,,li..,'dJ,l. r~uto;:e; o, ·ec.\rr· Ji~ii~,,.s, uccedesse, qu~sti r.erd~t;ebbe.rog_.p i ,\,, ,_-5 dirjtto A al colnsegujme~1lQ,Jdel.._ pre:mi0 .. · h ; 1. , , .. • "(' l -~ u:,lqnr \ ..ttprr ,, " ' · .h,) .. ~ rr- •lo ~' ... •-'1 7• Verranno .soltanto aperte le schede d~Uj\ n)~n~oci~1 1 pl'emiata t~ delle giudi(Jate meritevoli di ·menzione onorevole: le altre s aranno abbruciate senza essere aperte. o ) .... al· r .. . ~ ~ :s , . . . ) ~ '•\ .. ")'.l 8 L estre.mo rm1te th ~tempo stèlhllltò p·er· ]\i consegna delle memorie all' ufficio del Consiglio ~ il 3 0 . novembr:e •. r·d .,. llt'e · cHro•·· ., '"' .•.. •H· · ·, m .- , 1 • , 1 s . , ' · saranno "' 'h• 187! : que e l)ervemssero temJ)o posterwre cotisid:e tatè11coìhe'•norl eslstenl!i. 9 ·'i'l' ···!f) " ' or m t•o;' ·'1..'9•~ J:Hi: pù'blJiibrzior:ì'e·; ·i{e1"'1;Gio'h iale di rn'ediciJic~ m.ilita·i·e 1 1 del1'épigr[\fe <fèlle m embJ'ìe s~rV'i!·Ò. dÌ hd~~ut:{~l lor;o àu'toh, );!j "' 'l . l·:H +r; ·1flr .· 'l • 'l 'l._.,.: • 'ul·i~•'l · O. 11 'manosèntto delle' memo'rw p~esentate al GO ncorso apparhè1~e ·al'ia irìtt6 'ài "C:onsrii.uo,'h in pi·d N:~ taéÒit:t a: 9tdsto di pnbbiìba'tlo pèt:' mezz6l dèllh1starrlp~i:'''L'autor!~) pdt:6, 'è: al~ '" q !f '' .:i ' L {J~·~ ""·\ "'-l1(• 'Il! , ' ts"l ;.:lf' f '' ~ ~, ~ tres1 'liber·o ' ui dare con l'ò' stè'sso ·mezzo pubolicifà al a propria memoria, anche emendata e modificata, pmche ·ith:Xuesto caso faccia risultare degli emendamenti e delle modiftcazioni introdottevi ip , tempo posteriomndla t1·asmissione del relativo manosct·itto al Consiglio. ~
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<. Eccesion.l Ot~ r'anorma.lità:.• _i L' aprile 186'4. -'- Nella- serle ·iJell~ anorma,iità. tteìln cùrY<\·' di mòrtalltà; del •sessennio, resta a
nbtil.re ·an:c(}i:;à 'la .grande rrnort.alitt't' del mese d\ e.prile nel 1864 i:n ·coll~rì'Jnto (Je.i mesi di aprile ·Mgli" a-ltri'' anni. È' me,raviglioso ma non più sotip1:eodente i\ 1là.tto,·· che anche •nell" andamento 1 della ' :ternpe.ratillW d~llù stesso. m ese ·e dello ·Stesso ·3.1lll0 si oss:ei.ivi\ ·u h Ml}ézionalt! anda·mento. · • :, Ecéo ·il quadro della. tem pel',atura del mese d'aprile nei diVel'SÌ anni tlel sèsseri'r\io per alcur\e -princip'lili sta~.ioni meteoro1ogichct; ed -ec_è'o di C01l>fronto la 'ffiOTtalità aelJ'<l.pril·e negli' stessi àm:fÌ.
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'328 Da quest!'l cifre apprendiamo che fra tutti gli anni, l'aprile del 1864 ebbe le minime temperature, ed ebbe anche la masaima mortalità. La media temperatura dell'aprile 1H64 fu circa di tre centigradi più bassa .della media degli altri aunì, e dalle cifre èffettive ap'prendiamo, che in quel mès~ vi moriron6 quasi. cinque mila pei;Sqne · di· più, che nello stesso ·mese neglL altri 5 anni. L'aprile 1867 ebbe temperature fra le più alte, ed ebbe la minor mortalità. Noi ved,l)l~.~q, che se il mese. di marzo 18~5,. il. febbraio 186:3, l'aprilet86.4 ebbero la mortalitit.straord inaiiamente grande, oltre la media di tali mesi, nelle stesse precitie epoche anche la iempera· tura si. ten.ne stra.Qrdinariamente al disso.tto della media.notmale. Veramen.te nçm fu, che in queste e~'cczionali circostanze· si v.erificas_ser_o temperature bassissimt', asso_lut.arpente micidiali.· Fu:· rono _temper(:\ture basse soltanto in modo relativo, e p:ropo.~zia: nalmente alla temperatura media di quello stesso mese. Parrà strano che, mentre nei mesi di · dicembre, gennaio, feb,braio, marzo ed aprile la maggior mortalità si constatò sempre io quegli anni nei quali filroòo più basse. le temperature, :per il mese di giugno invecè "Succèsse l'opposto. All'anno <Ielle mh nori temper-atùte carrispvse l'anno delie mioor.i mn.r tatitànQues.ta sembrerebbe una tale anomalia, che valesse da sè sola a scon· volgere tutto l'edifizio, che finora stetti innalza.ndo. Sembra una grande contradaizione, una patente e decisiva smentita. Eppure non è.. AJ;!zi è una .splendidissirpa conferma . della verità. di un. principio, che esporrò !lella seconda parte. E d'altronde; non il teorema d&lle basse, ma bensì delle alte temp~rature è ad esso applicabile ; essendo opport.uno qui' il dire in termini generali, che la mortalità estiva è in ragione 'delle alte temperature. . Nei mesi invemali e primaverili pertanto (fatta eccezione del giugno) la mortalità· fz~ sempre p1·oporzi6nale al di(etto di t'empe· rat'll.r,a: ~erò quando si conosca . p. es. la te mper~tura media m~nsile di una data regione determinata per osservazione d'una in un mese invernale la ten:lp-eratura me· lunga serie d'anni, -dia resterà1molto al dissotto .della media oonpale, non sarà; .se(lza qualche gi~,t~to fon!fameoto. il presupporre, che in quello ,~tesso mese la m.orta~ità sorpasserà quella degli altri anni, e la so,r. passerà di tanto, !li quanto sarà stato grande i1 difetto di tem' peratura sulla media normale.
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329 Veniamo a riassumere l'andamento della curva normale media defla mort-alità. in Italia. Il mese di maggio è il più favorevol e alla vita umana, 'in esso si verifica il minor numero di morti. 'Ma seguitando ·l'arrivo delfa calda stagione lo. mortalità comincia. àd · alimentare, e t sale in giugno, luglio" ed agosto, 'ed in questo ù'ltimo ·mese r2ggiunge il suo massimo. Da io'di in poi ricomincià a decresceré, e scema sino in dicembre. Ma tosto ricomincia a crescere, e ra.ggiunge un secondo massimo in gennaio. Questo massimo è più piccolo e dura poco, pt-rchè subito la 'Curva ridisceude, e la mortalità scema continuamente fluo al ·mese di maggio. Trascurando momentaneam ente il piccol o massimo di gerinaio, polrerrio dire che il mese d'agosto 'è il poro positivo della mortalità; il maggio il polo negativo. Dall'agosto si passa al maggio per un lunghissimo tratto discendente, iodi si risale per un brevissimo tragitto, che sorge rapidamente. PARTE SECONDA O SINTETICA. Nella prima parte di questo lavoro, pur troppo arida e faticosa, mi sono •occupato solamente di raccogliere e studiare i fatti, quali si vresbntano all'osservazione per ciascuno dei singoli gruppi .di provincib o compartimenti, in cui fu divjsa l'Italia, e per l'Italia intbra. Ho analizzato l'andamento · dei concepimenti, delle morti e delte temperature iu ciascuno di essi passo passo dal nord al sud. Ed abbiamo veduto insieme, che . ilon in tutti i paesi della nostra penisola le l~ggi della vita e della morte si manifestano nello stesso ~odo; ma che d'altra parte neppure ci sono salti o sconcordanze tali, da inferirne esser questi fenomeni una pura accidentalità ed uo capriccio. Anzi dall'esame delle parti costanti e . delle parti Yariabili degli stessi fenomeni chiar o appare, che le prime di gran lunga prevalgono alle: seconde. Laonde ritornando da capo sullo stesso argomento ed aggruppando c sintetizzando, mi sf'orzorò ora di cercare (~ dedurre le leggi generali, eh~ regolano l'andamento dei due fatti demografici, i quali formano oggetto delle presenti indagini. Sarà mia cura il non oltrepassare col ra.gionamento quei limiti, che i f<1tti stessi designano. Procurerò d i far sl, che le leggi emanino spontanee da una serie successiva di esami e di confrnnti dei fenomeni, che la natura stessa ci presentò, e su è'u! abbiamO· diretto e raccolto l'osservazione col mezzo del metodo stat.istich..
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Ad ogni modo devo premeltere, che p ur tuttavia un conceilo informativo preliminare esisteva fio dal principio com e baSJe direttrice delle mie r icerche. Imperocch~. non m'era lecito andar vagandq qua e là, senza sapere quellp che io mi cerc~ssi. E cco p ertanto chp ad ogn,i tratfo,l_o stava l'i volgendo a m~ st~s~Ò q)lesta domanda : ]}andamento dei concepimenti e della mortalità. nel pe1·iodo annuo è e~so costante? ed è asso legato aU'a1Ìélamento ciclico àclla temperatura? e qua-nto? e come? - Questo indirizzo che io mi sono posto fin da principio non è a considerare come una di que.lle idee prec;oocette, che la sana logica condanna. Per mantenere questa sua innocua neuJ;rali tà. però questa idea do· vet.te restare nellr. forma interrogativa, fino a, ehe la S(:!rie dei f <1tli esaminati e studiati ci desse i l diritto di f'ornmlanJ una fan-
data ri~osta.
LA TEMPRRATUB.A IrA JN~>'J.UEKZA su1 Tn!UHN'l &:>""T&Ellf DEL llOVllllENTO DELLA PvPOIJA~lONE.
Se dopo una . così lunga enumerazione di fatti, se dopo tanti e cosl minuti confronti non si potesse nu11 R concludere, io ora mi troverei ne-lla trist~ condiziol'le di colui, che si accorge di aver sprecato tempo e fatica. M.a fortunatament~ non è cosi. Si può con tutta sicurezza enunciare un\ prima conclusione defi~nitiva.:
l'andamento della tem1_Jeratttra sr~lla, sttpe1·{bcie deU' Italia ha una in,flu.enza decisa, e netta sull'andamento qw:ntitaiivo dei concepimenti e clella mort11lità nel 1w·ioclo cu~nua.le. Qttesta inflttenea della t~mpcrattwa si rnanifestct ot'a fav.orcvole ed om nociva a seconiJ!l che vat·ic' il gnulo d' altc&za del termometro, e secondocl1~ va,·ia il fenomeno demcgt·afico cui essa tempe·rattwa si 1·i{erisce. A semplificare lo studio di questi rapporti ed a raggiun1
gernc una conoscenza più particolareggiata studieremo l'influenza d ella temperatura prima sui concepimenti indi sul-la mortalità.. l
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LA TEllPEJtA'l'URA HA I NFf.UENZA sur~ Nu)mno l>f'l cùNCEI>JnU:NTt. -- Riassumendo in brevi parole quanto si dimostrò nell':\ parte analitica io r iguardo alla temperatura ed ai concepimenti, diremo:
1 • Vi hanno gradi di tempemtura favorevoli ai cDncepimenli e gradi nocivi. 2• La temperatura dei mesi di luglio ed agost.o è 'sempre in coincidenza colla diminuzione o coi miuimi dei conce1 i))imeoti.
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. sem,pre ne.i mesi dell~ _primavera o dell'autunno. , Qhe la tempe1
invcrna'1e ~i~ .JI',.Va'wra , ,. • , la causa lkl massimo invernale di mortalità 1 è provato dalle seguenti ragioni : 1• Il rqa8simo ~i mortalità invernale n~ n esiste che nelle loç!llità d'Itàlia; dove la. .tèmperatura di questa siagione raggiunge un certo grado di rigore, ed il termometro toc~a gradi 1 l rholto bassi dena· àua' scala. Nell'analisi d~ ogni C~!Jlpartimeoto ' ~bbiam'ò' •vedqto;0 ctie m'assi mo. di mortalità di gennaio non 1 11 . ekiate più Belie iegioni1 med(lìonali d'Italia, ~siste i'nvece molto •. ~r '(* • ~ , , ' 'r'l -' ·J _! j· , marcato nelle regioni settentrionali. 2" 11 p1assirpo di m prtaJi~ invernale è tanto più grande e q~anto, nei paesi cui .si riferisce, la t~mperatura risentito T '~ l r~~ · :J invernalc si 1\bÒassa. 1 ,. 31f n m~ssi mo di mortalità invernale per una,serie di anni e per un.b ste~so compartimento, è ,maggiore in q~~gli anni, io 1 cui la temperatura è più bassa, minore quando l'inverno è n:eno 1 freddo. . '!l• t~ m1~ss,ima. mor~alltà in.~eroale nei paesi fred.di o cqiucidc 0col fuese 'della minima temperatura, o lo seg1,1e dav.vicino; . . l • non lo precede ma1. · 1 5• 'D'orpinlirio thle . mese di minima temperatura è gennaio. -·;·Ma se si manifestò qualche eccezioue nella temperatura a questa regola generale, la stessa tccczione si manifestò anche nella mortalità. 'l '-lOhe la tempemtut·a eccessivamen.le calda nei mesi esti'lli sia t" Za c:ausa del massimo estivo di mortalità si deve pur c redere, perchè: ·.1• In tutti i compartìme~ti d'Italia ed in t.utti gli anni del aesaennio 1'c'è ner mesi caldi un' massimo cstivq dì m~:ìrì.alità. · ''' ,,, ) 2• Tale' massimo 'estivo (avuto sem1)re riguardo a:lle curve corrette, per eliminare l'influenza perturbatrice) div~_nta tanto ~· piit 'grapde 'quanto più si va 'dal nord a!' sud; è minore nei '"p~esi fr~ ddi ; m'aggiore nei p,l).esi caldi. f)"'' · -·s• Il ma~si!'Q.O ·estivo di 'mortalità. non pre'cede ~ai ii mese della temperatura massima, ma viene io coincidenza con esso, o più speBBo' viene poco dopo. 1 · 4"' L'incipiente ~umento di mortalità estiva è tanto ,Pi,ù. preeoce o· ~rdivo, qua:[tto più pre.sto o tardi si m~nifest:ano quelle '"' te'fl:lpera.tu~el si ' attribuisce h~ maggior~ mort.alit.4-. '
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:133 Quando i fisici s'ineootrano in due fenomeni, che decorrono ogoo:-a paralÌèÌi, e ~di cui uno vé!lga sempre P;~ma e l' 1\ltro se'mpre dQpo, ed il secondo sia·_proporzionato nttl grado delle .s\le ' 1 ·res ta - 7,1om· t. <:. ' :al gra "n"do. d.1 mam'fi·' . tn<IDJ es t·. ars1·'Id . e1 pnmo, e. daili o ' ap' . ~.f , ~~ .,,1( ur ~ ,., .Jr· ;. . a:f' '. ,''Hl .• cd ,. l v.ame o cessare ìle'i prsmo d1penda 1l nas<:ere od il .fimre e ~ • " '-l • 1 1 • f) t• ') ih r ";J. .,. : ·,.~.'ti "l 1 1 l altro, i flslCr -allora dicono: che il'seconoo fénomeno è effetto " del priiiJo, ~ssia éhe :l prib .o ·~ bapsa del 1se'co Onde io mi ~credo in di-ritt-o ~di concludere che: gli estremi della tcmperat!Jra p tr eccesso o per difetto s~no la causa tleUa di~ l
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S '~U:ALI LE NOCIVE • •
Il dire che le tempero.~lure miti sono favorevoli: è che le tem.perature '•estreme ' <lo no noci~e~. non è un linguaggio preciso. rQu&li sono•· le tempera:iure 1miti, e .qùali le·· eshemé? !Fin dove •' giungo00 i limiti delle' une e 'tleU~ aJt,tie? ' Qtlall è ·S'ulla •scala del termometro il punto di passaggio tra le temperature io!nocue e le nocive? Quali fra esse recano danno alla facoltà di ripro' , ~,, , n , ''--' , ' , (" durre la specie, e guali inv.eee sono immediata minaccia alla vita meilesimaJ· Uu gruppo ldi èQgnlztoni non si ~~erlterà l'appellativo di Scienzà,' fincb~ resta· ~el vago e nell'indeterminato. ,.. , ' '\ r , ì.r l'f ; Nella scarsità delle mte ,cognizioni non no contezi~, che finora J h' 1 l J"r f..l ... ,1 alcun cultore ,delle acien:r.e ·statistiche , o demogranclie 11iasi occupato min~fa~ente di ''qu'~~to '~;g;m"~nt.o. ' 'ru•tti ' gli·~~tu(Ìiosi re,J J~ ) \ T ' 1' ; !"t r fl t .,~ .• staronq più o_- ~.~no nei ter1~1i,Rl .. ~ener~li . oserò tentare una vii\ più esatt~, ricorrendo pur s$ tppre, al metodo stat.isLico. &:
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LA TElll'ER.1TURA EO l CONCEPIME NTI. Temperature favore· voli ai 'eoncettpimenti saranno tutte 'quelle, ~re coi~eidono con un periodo qualunque di salita della curva dei cortciepimbnti stessi. .La più flavorevole ter.mp~ratura sarà: nuclla, che coincide col suo 1 ' 1 •lf1 "1 • 'f' .. masstmo. Temperal,m:e sfavorév~Ù ai Lco~cepimenti. invece non si po~ trapno dir~ tutte quelle, che cçio~idono eon un periÒdo di discesa· della · éurva stessa; per~ltè in un capitolo successivo si ved.rà., come ~la curva d~t con~;~pitn'ent~ 'ris~~ta . gÌ/ effttti nocivi •
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334 l• 1 \ l'elle 'teinperatur·~w é8C~e1~e a~~ç>fa P.~; ~~olto ie~po," 'dop9 che (. , Jl.,. . lfli'\ -tL.J.J.I'"" . '~~• J J i ffl , . •a causa ha già cessato . di 'a~ire. Noi 1scambieremmo allora quelle l
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in realtà la cauaa di quest.a discesa, . o .di .. questi minimi. A fine lJ • d " "" -1 t { \ ... ,t! eh evitare q~~~\o , e~r?l,'~ mi 1 occbleerò ,.~QI11l;m,~nte ,~<!i 1qpei}e · ~r;m. , Peratm~~~ ?he cq~nçjqRpR1 coll1a inci_pf~nte mani~e~t.!l; djf3ee~a. , !iella ~,
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E si~c,om\l i.n nalcNni, comRa~t~~nen\i. i .<.W~.ssit;r1 i sonQ., <l.u.y,.1cosl terrò conto separato di quelle temperature per cui s'inizia il minimo invernale dei concepimenti, da quelle con cui ha prin cipio la din'l'inuzlofie estiva ..:Le ·reìnpera'ture irifeifiori alle prime e superiori alle seconde ·saranno cer.ta-meute aneor più dannose, e si potranno realmente ·attribuire ad esse i minimi assoluti dei ,~onc,~pjm,enti. , ... , · , . ··w • • .• . . 1 l , Segnerò pe,r cias.cun c€1mpartimento .in, otto n disth1te· :c0:t<ìtl:ne , q~elht> -temp,eJat_ura,:medj~' ,che corrisponde nella CUI· ra. sess~Jl , nale,J jlej· ,.$.lOOCApimenti:' di! tante ~ l'<~.nno ~i seg.uenti .o.tto., pn\} ti spe,cia)j,; ·t d ... 1 ~l . _;.,,~,, m.><'l1'f• 1 • ,
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1· . .(~) .Mi~1·mo···l;o§t-i~%rna:'ie ''d~f con'~~~im·~~t! (quès'te s·i r~ll;no J '~ ~ . l . ~ ', t ( • l• 1 ,, ' le temperature del .mese il più frèddo). . . d) Epocà' in ' c.'u1 tale c~rvf' ; ico;nf:!cia a sàiire. J: l~· z, . . . J.JU ~ . ,\), 1• H. ~1 . ' l' . H '{ 11 ··~ 'J e) Masstmo pr1mavenle det coMe.ptmenti. . 1 f) DisceiÌì' della'' chrvà oopo l N màssin16 :·p fima veHI ~. " g)' Mirìimo' ' aJtunnale (siran~o· le fenìperàt.uì:'è' de l 'inesé il <1 • •
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J)iù _.caldo). .., , . , , . · h) E p'oca'.in cui la cu.rvà comincia "a-risalire di liuovo.;dopo ~
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Non ·• in tutti i èoHtpartiÌnéhtì e'sist8no "'dug• rhis~imi ''e~>ct'ue minimi nella curva della umana fecondità. Non tuttè'l'é tetnpe. r~tùre degli os~er'hùorì ra,5preseòt~no ·'egualrfiente. U!iH~ lil 'temper~tìid' ilel I'òr.o compartiipent o irl' tutte le s'ùl.diorii:,(~uesté' oue a~v~rtè~~~ spiègan·o per~hè 'yarie i~t}tin è si osservi'rìò' né! '"se•· guente 'q-;uuirB: 1·" ·' ',':> · "• ~~ ;. " ' 1 · , . , 01
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QU(Idro de'lle temperaltwc medie corrispondenti aà otto speciali 1>tmti del~ cu'rve dei coucepimènti il~ ognl compartirricnto.. '1vt
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,. App.)icando , il 1 gitl~to. ,suo s,igni.ficato a, ciuscuQ.~ delle . ot~o medi~ ottenute, avremo questo ·ri!lultato : '" La t emperatura media mensil.c,. di centigradi 18,7 è la più favorevole di tutte ai concepimenti. Favorevoli ancora sono ai concepim.~nti le temperature di centigradi 16,3,, 6,7 3,5, e necessariamente anche quelle comprese fra loro. Invece quando si discenda ~ella scala termometrica, s'inooot1·a J
336
: J.a;\ temp.e,~atup~ di -b ,~'ì&,. che;-,cQin.çidtt ,gi~ coJl,· upa., yjr;ntn~~io~è di conc~P:imenti · ,All'\ \emperafll~a (poi Qi- -t 1.,~., ~o~o. 1 da attribuirsi 'in media i minimi invernalì oei concepiment-i stessi. All'opposto, salendo la scala terrnometrica, si giunge alla tempe'J ratura di 20,8 al verificarsi della quale la di~inuzione dei co-n' cepime.nti incomincia; essi toccano il loro minimo con una tem,pe'ratura;' che in mi dia è (Ii centigradi 24,4. ' :,.., · .
In breve: sono f'avorevoli ai concepiment·i le ·temperature ·che • st,~n.no fra + $ ·e + 20,5 dellq scal~ ,cent~m;acla. Le .lf!JI).ll~r?tu~e infèt<iori a [!radi· + 2,8 l) quelle sztperiori a gradi 20>8 .sono nocive aua feco~d·ità ; ~cl ì clanni che arreca110 tali zenl1Yéfature estreme ·sono tanto piìt manifesti, qudnto maggiore è za ìÌistà}u:a cklle stesse tempeiwture estreme !dal rel·ativo •!limite segnato i · · t •LA '$MPERÀTURA E L-\ : MORTA:IrtTÀ.- Giunt:1) ad una cendusiorie
r~J:ativamente, ai conc.e pirnenti riprendo ora, Jo stesso. argomen~o in 4 appo·r to aq~ bUI:v,a di mortalità. Aoche _in quest~ , cur,va. 1ai p,o,s~ ono no't are .d ue tltassimi e due -minimi, due pu~ti della .~l}FJHl. i.n ,<}uì dRpo i massi '!Di comincia la discesa, e due pupf:i: i.~ ·cui ricomincia l'ascesa çlopo i· minimi, ed avremo anche .per gur sta curva g'li otto punti COdÌ designati : .
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a) ·!\'l assimo invernale; , b)) ì.is?esa ,ibcipi~nte dopo il massimo invernale; o} ~ini11w ,p'rima:verìle ; • . 'l 'l d) Incipiente salita; -e) Massimo 1estivo; ~ ... f)' Ioc~piente m~ .dec};sa. discesa; g) Afinim~ 'utuunale; h) Nuo~a in'comi nciante salita.
-.
Alle lettere a ed e cor1 ispnnder debbono le mtmme e le inassirbe temper-ature ·~uòìialt Ao'che l<qt:ii• dén •essenun"(i1-;due massimi e due minimi • -i-n JJtu'tte le' rcurve;-•alQùn'e1l~aa:scl;Je.·· del q(Uadro res~eranno. vuote. !Sono las eiate,ifapp!ilsitam<mte ,vuote altre, sei1<di t:queste·,caseffé, perclìè Je, te!ilperlit urè ·di -lGenov.a e ''N apoli . nel'l;'tn:v.er.no non ••sono a:ppli:ctìb~lh:al u}oro c&mpaitjm'ento, e perchè la mortaloftà:-<arrtunna'le .de:l1 Vcnetò·, re . ·deU'rEmiJia ;ha decor-so eccezienale. . ..1 '' ., .,
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337 Qtyyh;o, deJleJ(~mperaturc ,medir, con:ispondmpti ad otto speciali punti delle ·c1•.rve dianortalità corretta nei vari compat.ttmenti!
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l~i~mo'ntè •·. ,.,_ J o.o 1'i.:J \ '18..1 ] 22.:-~ 1 24 3 23.2112.8 '5.o l
·Liguria- . • ' Lomba'rilia. • r 0.2 ' (l Veneto • 1 . l 1.9 'Emilirt . 1 L6 Umbrin . , ~~~re he . . . . 3.9 .J'oscana. ,. . l 5.3 Abruni , 4.5 Campania Puglie .l -
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491
Ba.silicl\tn . Cal ~b l'ie , Siciliil
E~~trem.i
17.2 6.4 19.9' 7.4
- 1 Il 4.tS - 1 3.2 ti.O 1
20.0 2:!.5
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mass, ·' Id. miRiJAÌ
20.2 J 21.6 ~H.O , 20.0 19.3 ~ 21.0 .124!1 : 21.8 17.4 12.0.0 23.6 20.6 1
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24.7 26.2 25.7
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20.3 122.5 17.3 i 22.2 19.9 ' 22.0
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l cs!udegoa·
·Mtedre
193 t 22.0 24.8 240 6.0 18.~. li 22 O ,23.8 '2~ .O !'i.O i 21.8 122.::>~ 23.4 21.0 7.0 ! 22.4 ! 23.0 24.9 6.0 1 20.6 ·22.0 23. l HJ.G
l 4.o ,119:5 !21.O 23.0
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Da, que~t~ ~qyad~;o .riç~veremo le seguenti conclus,i ooi: La ,ltemp.!fJ;a,t\lr~ la ;pj:ùt fa.v~n:~v-Ol!! alla t. y,ita , seJllbra.! essere• quella di centigradi 19.,5. .l!'av2re?olissimi sono pure , i gr~.tli· 5,1,,12;?, 21,4, e perciò, anche· le temperature comprese· fra di loro. D'altra /parte sfavor~voli .verso le alte t~mperature sem"', b~~nouess~re i 122, gr<1gj;1 e v,e rsor. il freddo., i gliadi ..5,q. Più . uo. elve :anCQra"'saranno-: cert-o, le temperature· di gradi 24,4 e quelle , di ._g radi 1 + 2,8. ,. .1 ,
338 Ed e.spr.imeodo •flitto ciò·dll una sola pto'pòsiiiorie;:·cli'r'em·o: l
La tem.ytma1lti'tJ. favorevole ,azz-a vita .dèll' uo.mo· stctfr'a i !Jradi di + 5,5 e di 21,4 ; aZ di sopra ed al di sotto di q1testi limiti la.
mortalità si aumenta. l
•
Gli stessi stretti confini estremi entro cui stanno comprese · l e ufedie, ·sia d eli e · temperature riferenti si · ai conceiJimenti, , c9me di quelle che si .rappqrtano alla mortalità, sono una , preziosa conferma dei gr(lrlcf di fiducia e di atteiidibilità, che 1 qu~ste cifre si :..~.r:rita.no. 'l~a~to più S(~ $Ì cOt)sider}, .c~~ n,Qn (u possibile !lUÙdividere il pe;:iodo annuale in più che '12, narti,; 1 l .... • ' ' ... ' { t' , ' epperò ii ri.sultati .non po~sono a meno che , riescir~ .a,J,q-qanto li gr.ossolaoi'. '({hè :;tp:{.i è. quasi merayiglia se da un puro esa~e ' s<),~mario. sia~i pcì·venuti a c<Jnc!u~ii.)Di', a parer mio, abb~stànza soddi sf,~centi. .. ' 1 t . J s 1 ~ A 'sca.nso di equi voci m t aft'retterè> a dire, che io non dd a l questè cifre m{· valore assoluto ' inva'riabile, essendo . trdppo ' piceolo 'il il'lirnerò''dellè '·osservazioni dalle quali' furono· dedotte. ' Ad >.t'lgni modo' però ffi.j servirò di'' esse per p1:ocedere innabzi n~lh spiegazione dei fatti. • , t
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L'ANDAl\f EN'IO l>&IJLA T!J)IIU'ER,ATURA' SERVE A SPIEGARE L'AlWA!l(ENTO •• i• ·nEr,u: l>UJ<; CURVE DEI CONCEÌ'JMRNTI 1~ DEr. LA MOR'l'ALiTA. · ·
' Giunti a que.stc:> punto domando"·che mi sia I-ecito d' ipvertire-1
l'orpiqe d ~} .•ragionamento; e. ,mentr.e fin9ra tutti gli sfol'zi ·~f!l- , rono riyolti alla ricerca ed alla determipazione della ca!tsa, una
volta affe~ratd qt1èst'olibietÙvo delle nostre indagini, io intendo ' di fissare la causa' come puoto di partenza pèncendere da e'ssa. · agli effetti suJi. Nello stesso modo i fisici, ·dopo 'd'aver ritrovata legge gen·erale, o d'aver creata una ipotesi a spiegare . una lunga serie. di fenùmeni·· naturali, iipplièaxio'la~ forauila con · elusiva del Joro ragionamento a 'futti 'i fatti o fenomeni, che si aggruppano ·•à: quella stessa..famigliit di' cognizioni~ 1 ~' •lncòmin~ìè'riò dallo ·analizzare di nuovo' 'da questo.. _ ,Pi( lalto . punto di '''ista ll'andarn'ento dei còn~epimenti, é dirò : 1 ' a)"I1 W' ~quei luoghi per tiì'tto quel' térhpo in ;la tètn'pératùra rèsta'T nei- limiti compresi' fra' 'i 3 ·ea i 20''gradi · ~ ' mezzo circa, essendo del pari esclusa l'influenza ogn·i 1' altra:'
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quale c'osfanfe pamllélismo . . Ma chi mai. ba pensatò di far di-. 1 'una e' ' oùe~t1. dur · feno~~~i 1 è~sl .· di~:pn~rati .' fra: )o!tO Pendèi l ' 1 (.; Jo('. :l} • 'l' l l . ) • lj l' stèA~,n~g~e~ 'vhL'i>o;çr·à..r~~!i,ovà~~ i.o . e,s~i, 4e1 :,P~.~ ti . J~ ravvicinamento T'Non sono essi due fenomeni 4}a.~,~~a'«\~O\r··op,posti Enpure approfittando di questa stessa !Wc,'{ertenza, ~he es.si sono t; ' ' 'l '' ._.,,. •'Jt''l'"l i l · (!l ~ >' '' • 1 ' r duè fti~ ( oia~e~r~!~ent1 OpP,OJ ti, .si p~tr~ giul(~~r~ ~rla s?l~· zionè del problé'ma. Bisognerà capovolgere l'anda~f}ntq di uno ' dei due fenomeni; Ìfl1Herocchè h\ stessa .causa, che. ya!'~ ad a.urilerlta~J~rJ~o;~ v:~l~L~''àj~ri~'u f~t 'i'1~Itro', 'e: vi~é~e~s~.. Ed. con1 soho ·~~r·l~ri~cipii(j <f~ii~a fl~i~S~gik. if çr~der~, cl~e· ~PP~~.t~ ~utto ..... •h f' .. ~ Il) ' l j'"IO.'.t. ((H t7 J >\ .J•J'·' . . ··: ~1..: J1 r~ ; ~1, ;~ ciò /~~. 1~ ?.e~ico ~ I~,.yit~je,glit i~~~v-~duh ~1~ a1 1trefl~ ,ih ,,P,ann? alla ripròduzt'one della specie; mentre per l opposto tutt~. ~u~l)e influenze, che mi~l) orano .lo stato deqli. individui? valgano n~llo stesso'lt~mP.o ~ ~a~·o ;ir.ne .l~ fe4o~gPt~, " · ' .' . r;~· caus'a '&òin~ge, 1che 1 f~ d'iminti/~' i concep' i me~ti e ~tiìhE:i:t. .( • f .• i, .lj ' tare il numero. dei morti l'abbiamo t·iscontrata nella tempera. ' . :1.... r'.. ,..; ·., ~ ~ J , t , 1t 1• •JJ r. ., ' r. J • 1 ~ 1 • ) ~ • tura. Se ogni graào d1 temperatura fosse nella. stes~~ proporzwne tal!- t~ .f.a~q~~v~l~ ai rcop9!!-girpf~~i ~~~aptg., nol?jvo 1ai :V~~i?, .p1 y1~e ver~~~ . ~11~~? ~~~o~&J~gg~~o" un.ll ~if~~)e;j d~~ .. eurv~ . ~ssa çlovre,~be , com,?~.cì~~e. ~ol~ ftlt~a.~ ,·; ,, , . . ;., , , .. ., 1• bi a ·non è così; i limiti fnvorevoli ad una sene ~i , ,fatt~. n un t~Ono gli .stessi che ner raltra serie. Di qui le piccole e cos(anti .. -.t, :}r ~~ l ft; lnL /f · r ~· . J .'•t ~ ' tJ .; • tt~ dJff'ef,f:!nze ~he, ~PP~J~~~?~~' 1 ~ ·s\. sp!e~af~, ..h,enJru~o- ~ql .~ ,1~g~:. so~~a!' es~r~~s~. ft~!~~ .,~g~~~l~~ ~~\1~ /~~P.er~t.?r~; A, re~:~;~,~ , ~m {!'
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Tale coincidenza tien~ bensì un rapporto cosl~nte, ma non è assoluta, imperocchè: t• L'epoact JJrimaverile eU ma-ssima fecondità precede eli poco l'epoca p1·imaverile ·ai minima mortcdità. Di fatto in alcuni paesi il ~assimo di fecondità. è in aprile, ciò non è mai pel minimo di mortalità. Nelle Marche, neii'Umbria, nella Liguria, nelle P uglie, in Sardegna il minimo di mortalità viene dopo il massimo dei concepimenti. Tutto ciò si spiega colle leggi della temperatura più sopra espresse. Perocchè questo ritardo del minimo ai mortalità dipende da due cause: - 1 • I concepimenti raggiungono il loro massimo con una temperatura di gradi 18,7 mentre la mortalità nou raggiu nge il suo minimo che ad una tempera.tut·a di i 9,5. Nell'andamento crescente del!?. temperatura di primavera il grado 18,7 viene priml\ del g rado 19,5 -- 2• L'incìpientc diminuzione dei concepimenti si fa ad una temperatma, di gradi 20,8 mentre l'incipiente aumt;nto di mortalità non si fa ch e ad una tempera tuta di g radi 22,0. E nell' anùamcnto deUa tempemlura. in primavera. i 2~ gradi veogon(l dopo i 20,8. Facendo una piccola digressiOni! dirò che ora. siamo in g rado di spiegare con poche pa_role perchè nel regno d'Italia il giugno 1864 (essendo t'SSO il più freddo dci mt'si di giugno del sessenoio) avesse un minimo ar:>soluto e straordinario di mortalih1. Nel giugno d egli altri anni d' ordinario la temperatura giunse ai 22 ceotigi·adi o li oltrepassò, e l'aumento di mortalità incominciava; nel 186:1: il g iugno fu più ft·eddo, non si giunse all'altezza delle · tempm·ature nocive, e la moJ·to.lità. non cominciò ad aumentare) ma continuò a diminuire. Ma. in abuni compartimenti c'è anche un minimo autunnale di mortalità. associato ad uo massimo autunnale di concepimenti. Qui però succeùe l'opposto di quanto avviene in primavera. 2• In autunno l'epoca della minitM mottcclità p1·ecede quella della maggiore fecondità. 11 Piemonte, }~. Lombardia, il Veneto, l'Emilia. h anno la minima. mortalità. autunnale io settembre cd ottobre, cd hanno un piccolo massimo di concepimenti in dicembt·e. Ed ecco il. perchè: La temperatura in autunno tiene un decorso decrescente; si va pertanto incontro ai limiti di temperatura nociva. che stanno verso il polo freddo della scala termometrica . .111a scendendo in questo verso non è vero che s'incontreranno prima i ci11que gràdi, che non i cl1te gradi"? Ed è perciò che prima h~ Gionw.le di Meclic. ?llilil 18ì0.
22.
3·12 ·vita ,degli individui, e più tardi la facoltà di riprodurre la. specie ne verrà minacciata! Andando verso' il freddo, ossia durante il periodo di diminuzione della temperatura che è l'autunno, la ·funzione della generazione incontra più tardi il suo limite fatale, ,c,~e non la vita stessa degli individui,, perciò più p1·eito incorpincia l' etttmento di mortaUtà, pi?~ tanU la , diminuzione dei conceJ!..ime,ntj. .i,l.ndando ve?·so il caldo invece, o~sia durante il ,, tempo .dell\~t\meu:ta.ute temperatura, che è ·la primavera, s'incontra.·prima }l .limite f<~tale alla generazione, più tardi quello fatale alla vita;
lf.}on~~~ pr~m~ avverrà lct dimiwu.zione dei concepimenti, pù~ ta1·iii l' a'lft?Jp~·tto del.Za mortalità-. 1
<Yra do vrei il ire dellll coiuc·idenza delle massime morta.lità ·coll'épo(!a delle rr~ini me fecondità. Sotto quest'aspet.to due sole cose per ora di rò: ' :1'' Sia ·le massime mortalità invernali od estive che le ·minime' feco n dit~ òélle medesime stagioni si ath·ibuiscono alle tem'per~ttme esti·eme mauìfestatesi nei mesi del massimo freddo o del ma.%imo caldo. 2" L'epoca dei ti1inirrii concepimenti, in termini generali, ·viene semp1·e più tardi che non r e-poca della massima mortalità. Di cluest'ultirilo fatto vedremo più avanti il perchè. Amm~sso il rapp9rto 'c ostante che noi abbiamo veduto esistere fra 'gli estremi della curva dei concepimenti e quelli de11a curva ai' morta:lità. capovolta, viene per logica con~eguenza. che le curve m lmterranno costantetncutc un certo parallelismo; e però si 'pot.rà da ciò concludere che: quelle epoche clell' anno le q·uali sono {avorevoN alla vita u.-mana sono anche {avot·evoli alla fmzzimw
ne
rip1·oC:.attiva dell'u,o·rno; e pe)' lo cont1·a1·io in quelle epoche in cui ve1·i{iccmsi le influenze delle cstrem~ temperaiAwe, non solo si aumenta la ·mo?'talitb., e l0 vitct stessçt clell'zwmo è dm·ettainente rninacci.ata; mc~ anche è disturbata e cMrninuitct lapotenzct genemt'i'ice della razFJa ,'u-~al:t.nq,. Io non saprei se prima d'ora qualcuno avesse notato ab- · 1
bastàn:ki!- · qpesti fatti, e loro avesse attribuito tutto il valore che
ben si meritano. ,. il Vill~t·mè'. né l ·~omo V della t• serie degli Annales d' Hygiène
'pt~bliq·~'le' '{i83I) io una sua celebr~ memoria: • De la distribution }at·, mois d~~· con~~p'ti~~s et des naissauces de l'homme .. h~ sol~anto un c~nno, che ,i'Jgqarda questo argomento.~ come d1 cosa 1
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343 poco ·jrnportante 'non rie parla nel testo', ma in trnft breve an·nor iaz.ione, e cosl si esprime : «"E n' géoéral en I!'rance, ~n Iialie, en Augleterre.et'en B~lgi • que (je ne dis pas !l'ailleurs) le maximum des ctìnèciptions » 1·épond a.u mir1imurn des décès, et réciproquement le rnaximutn » des morts · ~u .miuimum des conceptions. • · L 'importanzn. di questo fatto certo sfuggiva al Villermè, che ](), lasciava. ·senza spieg~zibne, ritenendolo forse' piuttòs·to:una curiosa rcoinc·ideo'z'a, che un fa'tto ser.io . . Il .Bmrdin ne1 suo •.1't0-ité de Gé'ogmpltie et ·cze Statistique médioates (P aris 1857) non ta punto meni ione:. di qu·esto fatto; che anzi la partt• del Tra.ttato, .che.' P'àrla ! della· pe1'iodicità · annuale clelle nitsrsite ·e delle mol-ti; qui vi lascia molto a desiderare. ero :r;~on è forse tanto colpa · dell'autore, :qtianto dei· tempi in cui egli scrisse;: poi eh è i buoni ·C g~andi màteriali statistici sond .un pri-· vilegio dei nostr-i giorni. 1 Nemmeno il Qitetelet, nèUa ristampa della sua Physiqye.sociale (Brux elles 18'6 9) accenna a:l ,fatto da :me espresso . .veramente nella pagina 255 del tomo 1 6 ~iporta una 'figu-'r~-ih cui sono ·tracc.iate accanto, ' Ja curva: dì mortwlità (cQi •massìmi . in: alto) e la curva delle nascite (non. dei concepimènti). E (f.l)antunque fra e~se ci sia un seducente para.llelis·mo, ·pm:e· il Quetel~t la lascia aff<!.tto isolata. El di fatto questa-~figura-, baccia;ta com'è, norrcon··elude nulla. M~• •s.e io mi s6no spiegato chiaramente ho motivo di sper.are che oramai chicchessia possa ritenersi persuaso, essere· rquesta cdjncidenza o para.lellismo delle:due curve demografi<lhe· in senso inverso non aJ ti·o che l!cspt'essione di.1.ma legge assoluta; che regola llanàmnento del C91']JO SOCiale, e che dipend~ dire'ttart}erite da! clima di un. paese, e piU ·che tutto dalla -temper,atura. Il verificarsi del coni plesso di tu'tte quellercircostanze·che sono favorevòli .alta.. vita Ì.1maoa, e l'assenza delle influenze nocive, sono condizioni per cwi ai vivi 'è. nello stesso ·tempo ·f!OCO minacciata• la ·vita, ed alquanto .facilitata ed incoraggiilta, la·•t rasmissione della vita stessa ad altri esseri, che verranno ad eternare 1a. specie, l'iempiendo i vuoti che mano mano si fanno. E p.er l'opposto tutte quelle condizioni climatiche, h~. quali uc<}Ìdono una quantità maggiore di viventi, sono ne.l lo étesso tempo così dannose a coloro che sopravvivono, chtì ne deprimò~o in essi il
l?~·ado fìsiologic0 di benesse..re, ne stremano le forze, irlfiacchiscono ogni f'uozioue; e la fecondità della I;azza. nostra in queste circost~nze diminuisce. Dunque da una parte si uasce e n.on si muore;. dall'altra ..si muore e non si nasce. . l'
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SuLr:EPOCA DE L ~UNLìiO DEl CONCJ::l?Hi'EN'rl .
Nella. curva :dei concepimenti del Regno d' Italia il grande minimo si ha nei mesi a.utunnali, e di •p1·efe-renza nel mese (li sett.e J?bre. Non è questo il tempo .della dolce temperatura, e ..delle diserete pioggie? Non è questa l' ep:-Jca delle vacanze, dei con~egni, delle passeggiate? N o n è la stagione, in · çui si' fa il '·raccolto di moltissimi prodotti deHa agri · eolLura, e si ri:empiono i •granai, e le botti? Non è forse il mese delle alle.grie, delle .feste campestri, dell'apice di benessere economico delle popolazioni rurali? Eppure set~e mbre ha il minimo dei concepimenti. Il lodatissirno Yillermè nella :s uecitata memoria~ non s,a .da~si ragione di . questo fatt.o; in parte ne attribui:reb.Ue la causa allo sviluppo dei principii rniasmatici., che si v.erific)l.rin que~ta stagione; ma osservando che questo ·minimo dei mesi· di .autuuno si nota anche nei paesi non infestati dal miasma palustre, .ne conclude che: « ll y a ici quelque chose que nou~>;iguorons. · , - l o non ho certo hl. pretesa di volerne sapere più del dottjssimo emulo di Q,uetelet; ma giovandomi dei· pr<;)grcssi, che dopo di lui si verificarono incessantemente nelle giovinet~e scienze statistid1e; parmi d'esser giunto a dimostrare c0n abbastanza di sicurezza che : l'alta tem_J?!Jratw·a esti_va è .la ~ansa della piccola quantità. dti concepimenti d'autunno, ,come le minime ie;mpemiu1·e invernal-i dei pae_si (1·erldi sono la causa della minoT !fecondità dei mesi di ,qc11:nai o, o di f'ebb~·aio. ·1\fa, ..·si domanderìt, com~è •' che il minimo dei concepimenti non coin. -cide nè coll'epòca di temperatura estrema, nè col massimo delle . inorti, ma viene sempre dopo? E aitatti llell'analisi di vari com-partimenti abbiamo notat•> più voltn- questa successione di fe.nomeni : ' · '
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Estremo di te~r,eraLurt1 1
J.Vla;~Ì~~ mortalit~.,
Minimi e?ncepime,nti.
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È nelle leggi di natura che gli effetti tengano dietro' alle cause. Guai, se una volta so h\ il" mio massimo (i{ mortalifà cid, il mio minimo di concepimenti avessero preceduta l'epo'c a di temperatnra estrema. Le leggi generali ed assolute della natura non hanno eccezione mai; .le apparenti eccezioni in realtà sqno casi che escono dalla regola, che vogliono altra spiegazion'e. 1 1\fa ta' nostra legge si mantenne costante: ' . ' Le temperature eccessivamente ca lde o f redde agiscono di ~et tamente sull'organismo umano; questa loro nocuità ha un'azione generale, tutti ne sonò ~iù o men~ influenzati. Ma1g li individùi più deboli saranno ce1·t.amente quelli che ue so'ffrir'anno di più. Vìllermè e M ilne E dw ards (Annales d'hygiènc, 1829) dimostrarono appunto che l'elevata temperatura, ma piit ancora il fl'edd o sono le cause di una grande mortalità . nei ·neonati. E pHL tardi i lavori importantissimi di Lo mbn~èl de Genèvi e d'àltri hani:io dimostra to, c he l'escursione annua di mor talità. è inver samente proporzionale an a forza di resistenza Yitale. Quc tele t ne1Ja sua J?hysiquc sociale prova come f __, à aucun age de · la vie l'in" tluence des saisons n'est (plua se'Òsible sur ~a nlf>rtalilé Cjhe • dans la première enfaoce et dans la vieillesse. - • L'età di mezzzo, che è la. piìt robusta, ed è quella stessa ch e· gode del pr_ivìlegio di perpetuare l'a specie, è per l'apj>~nto quelJa che soffre meno dell'influenza delle stagiorii.' - r;8.1 gi·an classe 1 d'individui, che l'età rende ~eno vulnerabili ali.~ 1nfluenze este- ' l'ÌOl·i, l'isenti rà. per questa stessa ragione piìt tardi degli altri i danni che esse arrecano. Forse ancora alle diverse età potra.nno 1 corrispondere limiti differenti 'di te inperatùre favor~voli e nocive. 1 Ad ogni' modo ì grandi calori, ·c he sono ap punto q uelli appresso' dei quali vengono i più grandi minimi dì concepimenti, comin'! ciano dal disturbare nella generalità degli individui l e funzio òi della assimilazione, scemano l'emnlòsi : rallentano ea impigriscono lo scambio chimico-m~lecolare dèi tessuti dei liq~tidi' di tutto l'organismo, cosicchè il movimen to ri dutlì vo ed assimila· tivo si fanno più lenti. - Ed in mezzo a tu tta questa diminuzione di energia vitale non ne soffriranno le funzio{li, ' riprodu,ttive? Le ovaie produrranno uovà più n'teschi ne e più povere di 1ùsus fm·mativus; le ghiandole seceroenti lo sperma, an eh 'esse ricevendo un sangue me no plastico, si troveranno a separ~~e meno liquido serninale, od a formarlo pìèt acquoso. Lo stesso
e'
346 sistema nerv~so già così infi acchito dal caldo, dai profusi sudori, d~lla scarsa alimentazione, si troverà d'altra parte meno eccitato d~'suoi stimoli naturali, quali sono l'oyulo c lo .sperma ; e l'nsvic~pal'l) e·u.t o fra i due sessi si far à c.o n minor sollecitudine e con minor et;~ergia. B.isogoa aggiu.ng~r,e çhe quello sperma e q uegli ovuli, che si elaborano e che stau'no maturando durante l'influenza della temperatura nociva, no~ vex;.ranoo forse a contatto fra di loro se non qualche mese dopo, ed essendo stati prodotti sotto le sfavorevoli condizioni saranno forse mei\o facil mente o meno perfettam~nte atti a fissare il puntq d'origine d'un uomo. Come si vede, tutta questa è una se:ri~ di ftt!lomeni cl~e si coll egano, ma che non suctedono nell o ~~e.sso tempo. In questa serie dì fenomeni la fecon:daz~one è forse/nlt.imo anello .di una lunga. e non interrotta catena, che ha il suo capo nel primo vcrifica:~:si di quelle tl}mperature, che. sono nocive alla piene~.t.a de Ila vjta umana. Tali temp.erature comincier~bbero già a farsi sentire nel rnese di giugno per cr~scere sew pre pil'J nei. mesi di h1glio, e di agos~o. Del vesto in na-tura num e ro~e so~o gU<;lle serie di fatti in cui l'effetto segue la causa do po un certo iQtel·vallo di tempo; senza a mmettere però che Yi pos~a essere stata interruzione o cessazione del fenomeno diventm·e (werden). Yuol dire soltanto che noi trl,'scuriamo talora di os~eHare gli aneli i intermedi della c aten,a. A tutti sarà noto p. es. che lt\ massima temper.atunt, che ~i osservi .alla superfici e della · terra n~l p.y\·iqdo ant:)unle, avvi en~ un certo tE>mpo dopo' il s q l~.ti zio d'eaf.atc, .che le massime maree vengono un giorno o due dopo le sigizie; che la rar; dità di propagazione delle variazio1;1i di tl'mpcra:ura attraverso gV strati del suolo è tanto minore, quanto maggiore è la profondità a cui si· sperimenta; cosicchè, come osservò il diretto1·e dell'osser-vatorio di Bruxelles, il massimo di temperatura annuale da \.lO t~rm'o metro posto a}la ~rofon,d ità. .dì' tre metri sott~ suo lo, è. ,segnatq çl,ue mesi dopo, che n~ u d'a uo (ermomet~o post.o all'ar ia libera ecc. ecc. Io son troppo persuaso della gius,tezza di questa spiegazione. Gli effetti fisiopatologici delle alte temperature, che hanno bisogno di un certo spazio di tempo per prodursi e per manifestarsi, rendo·no .ragi one di qnel fatto, che Villcrmè non poteva spiegare, e che nessun altro do~.~J ..di lui, ch'io mi I·H>pr,ia riteutò 1
347
• più di' condurre nel dominio de11e cognizioni acquisite alla scienza. n'aitone nociva delle temperature invernali è poca. Il minimo de'i concepimenti di marzo, oltre il fredd o, riconosce anche una altra C\J.USa indipendente dalla temperatura (la qùaresima} di cui parleremo .a suo Ìùogo.
Sur, MASSil\[0 PR!bhi VERILE DEI CONO:FS.eniE.N'TI. Nell'a:nalìSi di molti compartimenti ho più volte fatto notare
n massimo déi' concepùhenti 11er zmo stesso paese e nei. dive1·si anni si manifestava più presto o· pùì tardi, et seconcla che la temperatiwa dèi mesi che lo 2n·ecèdevano era. alta e con dec01·so succ;msivameiite azm~-entante, oppure m·a f;-etlita .e con dnormale e sàl~ tuaria 'progressione. ~he
Parmi di riscontrare' )~ questo fàtto una somiglianza con quello,
clie i bot'aiÌ.:ici studiitnO sull'epoca. della fogliazione e della fiofitm:a delle pian te; o della maturazione delle frutta, eco. Aodie questi fentiiìle'ni ·d) ·fitologia hanno una dipendenza strettissi.m a d:~:tla tè'mperatuia primaverile. Talchè i1 celebrf\ dirèttore delà'osservatorio di - Bruxel.Jes·, dietro numerose C!;iperienze sue ed ~1trui, conclhdeva che: " A chaque p1anto se trotive attachée ' • u&e .constante, le carré d'un certain nombre de degrés de • chaleur· nécessaire pour Iit fleuraison. » Tant6 ciò è vero che, diminuendo la' l temperatura colì' aumentare della latitudine o del!'a.ltitudine, ancne la . fi ol'itura d' Ull\1. stessa pianta. ritarda a' manifestarsi colla medesima legge.'' ull gra:do di lati.tudfne nora,i o cento metri d'altitudine ritardano Ja fioritura di circa 4 giorni. Già prima d:i Quete"1et, il Réaumm ed il Boussingault avevano studiato quest'argomento, e dopo di loro il Gasparin, il Babinet. ed altri·, e fra noi ·il.. P. Serpieri, ecc. , Non e tu,flavia. a tacersi clre, se il f~tto della dipend'eilza' dell'eptoca della fii5i'itura aalla quantità di gradi di calore è am'Iìl'e'di o come princi-pio da tuttr, non è però ancora da nessuno lltàtà tl:oir.àta la giusta:-· formula per l' applicaz!bne pratica e c~'rta · di tal è' principio. ' v ·o-trei tentare ·un ébnfrooto un po' ardito, e rìvolgere i ntorno à'l)'ùomo· quella indagine, che- i botaniei applìcano a1iè piante. È' e~li vero" cbe per uno stesso paese -il 'ma.ssim,o etei canoepimcnti ~
:H8 si ve,·ifìca soltanto allora quand{) la somma clellc temperatttre pre-
cesse t·aggiU?~ge ttn cedo numtwo di gradi? P er r ispondere a quest:>. domanda. h o seguito il metodo primo e più semplice di R6aumur, che consiste nel sommate i gt·adi di temperattm\ g iornaliera, incominciando p. es . dal 1'' gennaio fino all'epoca che si · vuoi studia1·e. Di questo alquAnto noioso calcolo fatto per tutti i compartimenti, non riporterò se non le ultime conclusioni. La somma dei gradi delle tem perature medie giornaliere, che si verificano dal 1" geunaio fino alla met:\ del mese in cui si ebbe il massimo primaverile dei concepimenti oscillò dai 985 (Puglie) ai 2395 (Veneto). La media p er tutta l'Italia fu di gradi 1578. Sembrerebbe adunque che in media nell'Italia i con()e1Jimenti t·aggiungano il loro massimo qtwtulo la somma di tulte le tempe!·attcre medie gionw.liere ùw>n~i11cian® dal 1° gmnaio in p oi abbia mggùmla la ci(m di 1578 gradi. Gasparin (comptes- rendus de I'Académie des scienccs) trovò nello stesso modo (~h o nella vallata del Rodano la quantità di tcmperatum necessaria alla matUI·azione del frumento è di 1748 gradi ; e Quetclct che a Bruxelles l'or.w matura colla sornma di 1765 gradi. Non si cr eda. che io nutra molta fiducia sull'esattezza e sulla validità. di questo confronto. Vi fui t1·ascioalo più dalla. speeiosilà. dell'argomento, che dalla speranza di trarne utili -conclusioni. Ad ogni modo però il fatto sta, ed una legge deve esistere; ed al meno concludere possiam sempre dire, che anche in questo fatto la libertà, umana iJ schiava clcl len;romet,·o. DEL PBRIODO ASCENDBNTJ•: O DISCENDENTE ::-<ELLE CURVE
DE~!OGRAFICUE.
Fin ora si sono studiate di pref~renza nelle due curve demogra.fiche le epoche dci massimi, e le epoche dei tllinimi. P oco ci siamo curati del tempo intermedio, o del tragitto che la curva percorre per riunire gli estremi. È però ovvio, che quel tratto di curva che deve unire un minimo ad un massimo, avrà. andamento ascendente; mentre l'opposto succederà. se dovrà. congiungere un massimo ad un minimo. Grandissima impor tanza. ha la direzione della curva ; se essa è in un periodo ascen-
349 dente, vuoi dire · che è sotto l'impero di un certo numero d'in'fluenze, che oo'n sono quelle stesse, che più tardi la obbligheranno a prendere una direzione (lpposta. Le influenze favorevoli o nocive si vanno alternando cosl, che la curva ora sale ed ora scende; mentre se una sole serie di condiziOI}i esteroc~ sempre ,domi nasse, all ora le linee dei concepimcnt.i o della modalilà non sarebbero più cnrve, ma relte, cd avrebbero un'unica e costante direzione. Sulle c.-wse che f1\nno s,alire Za curva della mortal-ll!ì, e che {CI/IV(W scendfo?"!3 q·r,tella dei concepimenti abbia.mo gii~ · d~tto tanto che basti. Ma. dove poLrl:)mo poi trovare le ragiCloi a spiegare il perchè, in as~eoza delle temperature nocive>.la curva di morta.lit!). disccnd<l, e quella. dei concepimenti salga in allo? A. vero dire in primavera questa ragione ci sarebbe. La te mperu.turn. che dal limite inferiore di 3 o di 5 centigradi si porta ver<>o l'epoca. la più favorevole alla vita. ed alla propagazione della specie, che sarc.bbe di circa. 18 o 19 centigradi, varrebbe a spiegare snf· ficien temcQtc quest'o andamento delle curve. In questo modo si pot~;ebbe concludere che : i .9rc~ài (li temperatunz sono tanto più. f'J.1:orevoli alla vila ed ai concepimenti, quanto più, s'avvicinano a
qw:Z punto> tlw segna t'e;,Joca del massimo bene per la vit(' e pm· la fecQndità. Ma c'è no'obbieziono. E l'autunno'? In quell'epoca )a temperatuPa tiene una direzione opposta a quella di p-rima• vera, eppure le curve demografiche tengono un decorso simile al primaverile. Io primave ra la. natura tutta si mostra favorevolissima alle funzioni che si r iferiscono alla rip1·oduziooe, sia del regno vege· ~ tale che del regno animale. E sta 'beue, anche l'uomo subisce la stessa ioflueoza. Ma questa ragione può essa Yalere anche per il periodo ascendente della cul'Va dei concepimenti nei mesi d'autunno dal settem bre al d.icem br e 'l Certo che no. q,uesta parte dell'anno è la meno pt'Dpizit\ alla vitn 1·iproduttiva. Eppure nell'uomo si osserva uu periodo d'aumento. ~on mi mlscoodo che si trovi tutt'altro che facilmente una ragione a questo fatto. La più p'lausi bile id e~ sembrami quella. che verrò esponendo or oril, essendochè non mi parve di poter trovare una migliore spiegazione. A semplificare però il ragionamento, ed 1~ i'Ìassumere in uuo. identico concetto sì i concepimenti che la mort.alilà., farò pre-
3ll0 cedere una esposizione il j)iù possibilmente cl1iara di ciò che io mi sia inteso di fa1·c, quando tracciai la 2' figura scheruatica della tavoli\ grafica XVII, e ia chiam<\Ì scala di vitalità mnana. Se tra la curva A. c la curva ]] della 1' figura schematica. della stessa tavola-grafica si faccia p:.ssare una linea, la quale sia e-em'p re t-gualmeote dista.qte in ogni suo punto dall'una e dall'altra delle due segnate A e B, si avrà unn terza curva, che :ra pprel;enterà esattamente la m edia della somma delle altre due. Què:lta unica media ci esprimen\ neHa sua semplicità, l'andamento il pilt- generale ed il più esatto della forza di vitalità. in ltalil). Grandissima sarà. per certo la Yitalitt\ quando, e si muore poco, e ueìlo stesso temllO c1·escouo moHo numeròsi i nuovi germi, che propagano ed aumentl\no l'umana famiglia.. In queste conòizioni il numero della popolazione tenderebbe indefinitamen te ad aumentare. L'opposto succederà nel.le opposte condizioni, ncd qual caso In società, avrebbe ind efin ita tendenza a diroi· nuire di numero, fino a raggiungere la propria. completo. estinzione. Per vitalità del COI'J>O sociale intendo duoque la somma
di tutte qmlle condizioni fisiologiche, elle formano la pi(mezza clellct satttte incli1.>id1talc ed it più a.lto graclo (z.i benessere fisico, i comp!esso di quelle tauto desidet·atc qualità., che permetlo·no pit~ z~m.r;a esistenza agli indivùltt.i, e maggior energia netla 1"·opaga·
zionc delle~ specie. • D31la cu1:va tracciata nella figura 2' , po!.>siamo adunque ricavare le seguenti cousiderazioui: La vitalità della l'amiglia umu.mì in Italia è sull'aumentare, ossia è sotto l'influsso di fllvorevoli condizioni, nei quattro mes i di febbraio, mano, apl'ile, maggio, e negli altri quattro mesi di' seUernbre, ottobre, novembre, dicembre. Questi due pe1·iodi qua· drimestrali favorevoli sono divisi l'uno d~ll'altro per due periodi : sfl\vorevoli. Di questi ultimi uno è breve, e non dura che per il mese di gennaio; ]'altro è più lungo, e dura i tre mesi di giugno, lug lio ed agosto. Queste due epoche di di minuente forza di vitalità ricompaiooo ogni anno a tempo fisso, e si vanno·a lternando Mlle épò'éhe favorevoli. L'nziorte nociva dei g randi calori dura in media Lr~ mesi) mentre quella del freddo non dura che un sol mese. Si potrebbe da ciò iufcrire che le alte temperature' sono in Italia tre v olte più dannose, di quello eh~ non lo siano le busse tc mperatm·e. -- E difatti l'inverno noc1 è epoca sva.ii- .
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::ml taggiosa. se non per un sol terzo de lla penisola ; m.ent.re l'a·d one nociva. del caldo si estende su tt,J,t tn la superficie d'Italia. .Ma. ritorniamo ni due pe1·iodi di salita. Dal punto a al punto b, e:: dal punto c al punto (tav. XVII) la vitalità. è in sull'aumentare. In corrispondenza di questi due periodi la temperatura nunua, quAntunque si trovi sempre entro i Jimifi favorevoli, Lieuc direzione opposta, essendo nel primo sul crescere, c nel secondo sul diminuire. Ecco quale iJ>Oiesi vengo io ad esporre per spiegare questo fatto, indipcndentcmenfe dalla temperatura: Il corpo sociale ba in se medesimo un capitale ili viialilà, elle ha fcndanf!a :pe;o legge fisiologica ad aumcnta1·si indefmuamentc. Per meglio manifestare i suoi effetti essa vitalità generale ha bisogno di non essere neutralizzata o contrariata da nessuna in· tlueoza dannosa. Se io un paese fosse possibile eliminare tutto le infl ueu:r.e nocive, la sçunmt\ di benessere e di salute e di vigorla di lutti gli individui, ossia il capitale sociale della vitalità, a vrebbe tendenza ad aumentarsi sempre. Questo t: un principio, che ove venisse approvato ed ammesso potrebbe acquistare uo gran valore nella sciem~a economica. Impci'Occhè l:-1. popuiazione è la forza viva di un paese, ed ogni studio, ch e servo a misurare ed a precisare questa forza, e ad accrescerne la pot.cnr.a, e ad allontanarne i dntioi di un inutile dispcrdimcnto, sarà sem pre studio di grande interesse economico e sociale. Questo progressivo aumel1t4.l della forza di vitalità è proprietà insiLn nella natu ra st11ssa degl i organismi, nella loro tendenza a manlcner;;i od a ritornare al vero tipo fisiologico, ed io uno specil'lle iudirizzo deg li individui e del corpo sociale ad una relativa maggi01·e perfettibi!itit. Io vedo una conferma di questo principio nelle curve dei concepimenti e de lla mortalità. di quei compat·timenti meridionali, io cui non verifi candosi in inverno alcuna causa nociva, esse eurvu tengono un deco rso favorevole non interrotto per tutta M lun g~\ serie di mesi, che stanno press'a poco dal settembre al maggio. Lo. Sardegna p. es. ha per ben dieci mesi di seguito un periodo di discesa della curva cii mortalità ; ed in settembre ne muoioo meno che in agosto, ed in ottobre meno che io settembre, e cos\ via via lino al giugno. Ma a questo punto la progressjone
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3ti2
favorevole chD si sarebbe -rot·se continuata ancora, viene bruscamente ai·restata· dalla sopravvEmienza. di un elemento omicida ; la t~mperatura superiore ai 22 ccnLigradi. Ma perchè dal· settembre di un anno al giugno dell'anno successivo la mortalità non rest.1. stazionaria '? Se non c'è nessuna ragione perchè essa aumenti, qual ragioric poi ci sarà perchè essa al conkario diminuisca? E diminuisca precisamente in tiu senso costante, sempre coll'istessa progressione e colla medesima prop Ol~.t.iouali tà? Una. ragione c'è; e sta appunto i~ ciò che nell'asseuza clelle g1·ancli inflt~enzc nocive il capitale sociale di benessere e di vi{JO?·ìct tende sempre acl aumentarsi, p~"'· zm aurru.mtante benessere clclla maggiomnza. elci sin,qoli indivi<l1ci. Un'ultima consi dera;,ione. - lo vedo clHI quanluoqu<l i due tratti quadrirnestrali favorevoli della. scala di \·italità. um.ana men. sile t l.'ngano ambedue una direzione saliente dal basso all'al to, pure il tratto a-b sale molto di piLt 1 che non il tratto c-d. Dal punto a al punto b passano 217 unittL, mentre dal punto c al punto cl non ne passano che t 13. Questa dilieren'l.a io la riteugo per l'appunto un effetto del divl.!rso andamento dell a temperatura nelle due stagioni. fn autunno non c'~ che la forza rli. vitalità abbandonata a se stessa; in J.>rimavem la vilalitù è ai·utatrr, twl 11rogresso clal favorevole andamento clcllc~ temperatu.m . D ELLA OSCII.L,\ZlONE DEr,u; CURVE D tUIOGR.l.FlCU.Ii! E DB( l.DttT I JIEDI liD ESTRBll!.
A.bbiarno osservato nelle tavole grafiche di ciascun eompartimento che l'oscillazione, od escursione, delle curve demografiche, ossia la distanza dei loro estremi, non è sempre eguale. Essa varia assai da un compartimento ;di'altro, e nei suoi div~rsi gradi questo fa tto ha un'importanza degna di qualchè attenzi_oae. 11 grado di escursione di una curvn si ottien e numericamente sottraendo il minimo dal massimo. Se in tutti i giorni dell'anno nascess~ e morisse una egual quantità di indiviclui, la escursione delle relative curve di n,ascitc e di morti sarebbe eguale a zero. E per l'oppo~to l' oscillazione sarà tanto maggiore quanto più sarà ineguale la distribu'l.ione dei fatti, e quanto pii1 una pa1'tc di· essi f;ul'~ un accumulo o difetto in epoche limitate. ·
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353 Dl;F.FERENZA ::PEGLt l>ST/tfi:Ml l:I'Gl,LE CU!LVJ1 "!lEI
CONCEPH~ENTI. -
Esporrò per ,ciascun compartimento le cifre sì della ~iffere9 za assoluta fra i due mesi estremi nei 72 mesi d'el scssenni?, .,~he dell'a diff~~renza. fra i due mesi estremi della cur,v.a - medi,a sessennale. Le prime si chiameranno variazio~1i a~solute, le seconde varia~ioni medie. Ecc0 i corripartimcnti esposti in serie cresce:Jte dal meno al più.
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Sembra da questo quadro che i compartimenti ' si . uggtuppino in 'grandi regioni geografiche, senr.a. riguardo alla latitudi~é, nè 'al clima, risultando la minor differenza per l'Alta Italia, compresa:vi ia •roscana; l'a maggior differenza per i t re éompartl·menti dell'E milia, March~ ed Umhria, cui si può unire a'nche la Sar9egna; e la differenza nè soverchia nè'' mo'lto piccola ·per tutta l'Italia Mel'idion'n.le e là Sicilia. Io nbn SÒ trov<ìre una ragione ài questo fatt~, ma credo che .essa 'siasi · ~ cércai'e n~gli ,,
354 uai, abitudini e costumi Stlciali. .&~ a notare il mirabile accordo che sta fra le escursioni medie e le sessennali estreme od assolute. Fra tutti' i compartimenti, ed in tutti 1 sei anni, le cifre proporzionali estreme ' furono: 582 :Minimi eoncepirnenti - Umbria, gennaio 1865 Massimi - Emilia, luglio 1864 1495 Oscillazione massima assoluta 913 <.!18 Distanza del minimo dalla media (1000). rlel massimo 495
'se limitiamo le stesse indagini a lle cifl'c della media sessennale, per tutti i compa.rtiment.i, avremo: Minimi concepi menti - Sardegna, settembre 698 Massimi • - Marche, maggio 1404 Oscillazione media 706 Distanza del minimo dalla. media (1000) 302 del massimo .404: Tanto nel caso delle escursioni medie come nel tlaso delle estreme resta eostante il fàtto che i minimi sono meno clif>tanli dalla media che non i massimi. Questo risu ltato; a mio avviso, ci insegna, che nel bi.lancio delta ilitzamica sociale le èntrate sono più. facilmente suscettibili eli aumenti che di diminuzioni. Per diminuire il numero dei concepimenti sonvi più ostacoli a vincere, che non per aumentarH. In questa legge di necessità, che rende obbligatorio on certo numero di concepimenti noi possiamo ve· dere un fatto, che tutela e guarentiscc l'esistenza e l'avvenire della specie om:1na.
Numet·o delle femmine atte al concepimcnt{). - Come appendice a questo paragrafo aggiungerò una ~icerca semplicissima e curiosa sul numero delle femmine atte a concepire, in tutta l'Italia. .Avvertirò che per comprender,vi il Veneto ho dovuto ricorrere all'anagrafe dell'impero Austriaco (anno 1857) la quale n elle sue divisioni non è in tutto paragonabile al censimento italiano del 1861; e però le cifre saranno piuttosto approssimative che assolute. _ La popola:r.inne femminile in Italia si calcola a 12,103,000, di cui circa 5,596,000 sono comprese nell'età dai 15 ai 45 anni, ossia entro i limiti fisiologici medi di quell'età, che è atta al
3.55
concepìme,nto. Nd s•3ss.ennio 186:~-68 l<j. cifra .m edia delle pa.scìte annue fu ?'t5368, çmi aggiunge.ndo la qu<>nti,tit an~m:qpe .dia di nati-rno.rti, s1 <l. nit la so·m.ma- di 965,386 uascite aU;aJlU,O. Ossia del nur,nerp totale di femmine atte al conç~pi.meJltO• n~!l tu,t te figliano · ogni anJ?.o, ma soltanto il 17 p. 0[0, il 'ch,e equ~ vale ad una .su sei. Però quest<> immensa qua11~ità. çti l.a yoro, che è la perpetuazione della .specie, la società non equamente distribujs.ce a tutte Je donne; ma colla legge del ml\trimouio, _alle coniugate impone, ed alle non coniugn,te proibisce. Lasc.iamo ora da banda le ìnfra7.ioni, che a cotesta legge sociale pur troppo si fanno, vediamo quanto sia il lavoro medio, che' a ciascuna donna. caniugata p or . vm·o incomba. L~ donne maritate nel reguo d' Jtalia (cornp r~;jo ii 'Ve11e.to), souo 4,203,000 circa, ma queHe che non oltrepassano il 45'' anno d' età 1_10n sono che 3,040,000. Sottraendo dal num~ro f.otale delle nascite _ la quantità di . na-scite illegittime, ed i due ter;.,i eire~ delle nascite esposte a vremo in media 930,000 nascite aìl'anno, che s:tranno fatica speciale di queHe benemerite 3,040,000 mogl1. E pe1·ciò su :LOO femmine coniugate e nell'età !'ìsiologica atta a·l concepimento tutti gli anni 30 all'incirca ingravid<J.no e partoriscono; e ad ogouna di esse femmine tocchere bbe per loro turno un parto ogni 40 mesi, a comi nciare dal primo. gior{lO del loro matrimonio, flno ' a raggiungere l'ettl di 45 anni. Esclusi i conce1Jimenti che abortiscono innanzi t empo, se 930,000 sono le nascite legit time d' un anno, '77 ,500 sarà ]a cifra media dei concepimenti legittimi d'ogni mese io Italia. (~ue sto numero può trei varii mesi oscillare ·in medift fra i 65,000 ed i 90,000; ed anche oltre. Sul numero t.otale di femmine coniugate e fecondabili, in media in ogni mese dell'anno ne avremo già 700,000 gravide (per accumulo dei nove mesi antecedenti) 7'7,500 che si feconderanno in quello stesso mese, e più di 2,260,000, che, salvo le ammalate e le ster.ili, si trovano pur nelle buone condizioni fisiche e legali per esser fecondate, .m a che non ]o saranno. E perchè. non ]o so.n o ? Chi lo 'vieta '? Perchè · potendo arrivare fino ad ·oltre i due milioni ii .nu:mero .dei concepimenti d'un sol mese, pure nei sei anni di osservazione Dj)ll giunse mai nemmeno fino a cento mila? - E, nel senso .inverso, perchè potendo anche esservi ne~sun concepimento, pure il numero d'essi non fu mai inferiore ai 66 mila?
e
' DIFF.ElRENZA DEGLI ESTltEMI NELLE CURVE DI lllOR'i'AUTA. . -
Se SÌ
comprendono anche gli anni di cholera grandis·sirne sono per -alcuni•compartimenti le oscillazioni della curva di mortalità. Nelle 'Puglie ·durante l'anno 1867: si ebbe giugno un numero di ·morti eguale a due vo1te e mezza la media mensile di quell'anno, e che eguagliava cinque volte )a mortalità di marzo ·dello stesso anno. In Puglia adunque in quell'anno fàtale là dove nel marzo non ue moriva che uno, tre mesi dopo ne mo-rivano cinque. - Qt1c:sta è la differenza massima ·che· siasi os, ·servata. Mft per gi ungere ad uoa conclnsione sul diverso grado- di o·scillazione dd le curve di mortalità nei vari compartirn:enti, ·dob··biamo eliminare l'azione del cholem, e riferirei soltanto alle curve coiTette sessennali di mortalità. Ecco il grado d'escursione d' oguun compartimento incominciando dal grado minore.
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Sembra chè iìf t.etmitii gèoer'dli l'esczwsionc sia la>do mlf{Jgior e qztanto .più' si discende vèYso il sud. Di ciò S'i porrà. ti n venire utia giusta f.igronè in qitésto fatto'· che, tnentré deiP Alta Italitt l~ mortalità si1 él'ividè itl due epoclie delì'abn:o, 'nella Bassa !tali!\ lÌi: mor{alità· iiiveM sjllt/cch'ù\ul~ tutt'a in u'ri!nlola ·e~dca, là qualò p'é\'clò safii coh.Ù'a~segbhtt\ da un' niàsslrriò ttl.olt.6' piil 1 de•}ÌSO è ·spiccato. Sotto questo piloto di vis'ta l''es&wslin~e dclUi èi~Hla ili rnòrtdlità è in 1Jagi.one di1·etta de'Zla quahtilà e pérnicicsità delle potente 1wcive, e della bretJità del tempo mtro cui i malefici influssi agisèotio. Alla più esatta valutaz.iooe di questo fatto è per<l da esami nare un altro termine, che è relativo al corpo sociale medesim o su cui le esteriori. influenz-e agiscono, ed è il gnr,do di vulnerabilità degli indlvidtti esposti a quelle dette in{lttenzc. Questa vulneralJ!Iità va..ia secondo l'età, il sesso, la costituzione~ il g rado di benessere fisico, i mez.zi dei quali può l'individuo disporre per ripararsi da danni minacciati, il grado di civiltà, ecc., ccc, Ammesse come eguali tutte le altre condizioni, fra. due popoli uno più avanzato nèl grado di civiltà, e l'altro meno, saremo certi cl1e J"escursione · della cufV:a di mortalità sarà più grande per quest'ultimo che per il primo. L:-t civiltà, coi numerosi comodi che mette a disposizionE> della maggior parte degli individui, con uoa più ampia applicazione ed una maggiore osservanza delle leggi d'igiene, e con altri mi lle benefìcii suoi, porge ai singo!i cittaàini un maggior numero di mezzi di difesa at ti a schermi re -od a scemare i dan,:~i , che le esterne influenze no'eive arrecano. Sottù questo pub'to di vista l'e's~i,t·sionc életla cur,vu clella 'mot·· talità qmz~rale p-t~ò essere indizio Il misura del [trndo di civiltà di Wt propolo.
Se confronto i limiti massimi ed i limiti minimi colla quantità media m~nsile di morti, vedo che nei diversi compartimenti e nei diversi .anni, le cifre che indicano le distanze del limittl massimo sono sempre più §randi di quelle, che indicanQ, le distanze del limite minimo. D'onde anche qui la conclusione cho vi lta un tt·ibuto all-. morté che più, facilmert.le ptw cssct·c autrlentalo elle dimihnito; v' ha un certo grado di morfalilà. che è etr~tamente · necessario. Insomma· nel bflancio della dinamica. sociale la cifra 'delle uscite può essere dirtliouita, ma solo fino ad un Qèl'to Hmite, men~re può ~sset'e anche i!Hmitatamente aumentata.
Gicwna.le (li Jlfedic. mi l'it. ! 870
3!18
Pamllelc ft·a i due massimi di mortalità estiva eà invertzale . ...... Prima di terminare quest'argomento devo aggiungere un confronto tra la .mortalità estiva e la invernale, ossia devo fare un parallelo tra la l'elativa altezza dei due massimi della curva dei morti. Ove tale curva non ha. massimo invernale prenderò la mortalità del mese di gennaio. - Le cifre riportate nel sottoposto quadro, sono quelle della mortalità 'media con:ettn. o normale. Nella terza colonna si hanno le. cifre della mortalità estiva paragonata ad una costante mortalità invernale calcolata p. es. a eguale a 100.
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ti.==== ===== = = === -.::=--=~·-~::;'] Dalle cifre di queste colonne appare chiaramente che la mortalità invernale è in ragione diretta colla latitudir:e, e l'estiva è in mgione inversa. Gli effetti nocivi dell'alta temperatura estiva paragon-ati a quelli delle fredde temperature del gennaio
'359
B'ond' fanto pià1t nncivJl 'qnanto pi~. ~i" d'isceridb vb-sa.Il 'dud. Lo ~lnd~dìentÒ''però noli è 'é'sattissimo;·ftro~ahdosi~ l'a 'loro·•ininof. re~ativ.Ì rioéuità. ' hgH'Einilia è Ì1el Vebeto~.. è·' la m'aggioré !n lla1 " l'~'!~,f.!. .
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fio fin' ora parlato solamente del la temperatura; nl.a_' non possO.. C«h·t'a'Meute disgiungé te ·.i'aiìo'h.e suà dai coiiipJègso 'degli'altri fe-
'rl"Òrif~ni mè teorologi'èVe climatici; d:do Mm?pifraturà' per · no mi~·are il' f'aCfo!x più_'i·m~ortarite. Qmi ndo Ili haì:mo ifi · mese ·dorlàizibnl ·tb·mi~he, che in'· rigu:irdo alla lo'èa1it'à ~d al •tempo SOUOL stmordinariàmeutb ba'sse, s'iiJtende ch'e Ìh qu'èli fa) • Jttogo ed' i nJ <;ùté'l ;'t~em1rp il sp~erchit~ fréd'do vi''l'u portato~ dà' quel com'!l'tV~~ '·ili fefi~m e tii, ~h\:! l~ gra~de fisi(:a terrestre dimostra: veri ficarsi1'ìi1 tali . circostanze. T ic" c\:)rre'nti t1eree del · Norcti come a tùtÙ ·è· l;:oto, sonò que~11é>"che"conduc-ono '-il freddo . ......1 ùal ·Nòrd · 'vengono reziàndlo le b~rnìsèl1e, che• d.'o'rdi na.ri(~ hanno·.origine i n -un punto qual unq ùe del Gulf"'stream, si dirigono sulle coste nordovest. d'Inghilterra, e quivi ~mhate prendicmo· v~ria direzione· sui continente ~ uròpeO', Je talo'ra seguono la linea del •'sud-est, vevgo~o vb·so• l"'I lalil}, 'f raogeridosi contro ·,la . ca:tèna )alpina,· ·e sudtlivide~ dos~· cosi in mbl~e •piccole· b'urra~che. Gli sta d! tli Bove, lli Maury, i:l i 'M\\rie-Davy, ' del P: Secchi .,e di aJtri" ci banno porhi.ti'alla spi·ega~ione )di q uesf imponentd fenomeno ·della natura. E coll'illtitlt'zi'one' di numerosi osservatorii' di meteorologia., coadiuvati dt\'l teleg t·afo, si è giunti \irl bttenerè ciò; che in ·al tri témpl sarebbe appUfso miracolo, hi. predizione dell'arrivo ·delle bui:-
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Spesse) gli ::;t.t-a(n:ùihari l'affr,~ddanient1 . sono dunque •d.ovuti ' td sopraggiungere di' una ò più! btif.rà.si)\Je, grandi o pi'<l"cole, ché si, esfentloòo ·suH!\' superficie d'ef hootìnenti, eèc. .,. bé grandi co~rènti nordiche~ a.pportàno ·necessarii1-melite con se'-fòhe vento; 'freddò; gelo, maggiore umidità relativa :della aemòsferà; 'ecc.; ~: ']e burras cllé recano r apidissirrle" . ,, variazioni . ~
termb metriché ' e barometriche, veùt.i impetilosi, ca.mbìamenti -va' ' \, riabfli~simi 'nello stato del ciélo, grandine,' ·n eve, ecc. ecc. , :gpperè> avvert o che ·quandoi ·dico ' tjfmperat~cra non ·int.endo di '
e,seluder'e nessiino·'ai· que'fenolrieni ctl cliilla, ché!~IJa·stessa·teml' • ·'i ·~· ! l l l . • ' •; ( " . ... • ., , ... t • '• ;: pera•urà s1 a.o:;Soc tano. Dllllè pùbbbcl.l.z!Om del pròf. Pamrsett.1 pe r j
3(~0
.~,~emp.ip · ri~i},Y;o,. ~hr,, i q, ~,ulfl fi\Woiì~ ·JH~rt-f.l ·~l?6?,, cl)':l ..~.9l}r.. $) bf\s~~ ~~.\DP,.~,Jilìt~p~ ~ sì gwpdf} in.o.r~P,r!iJ~,. 1;,9~~e r.r.\\\OfiR d~ .A:!~~ sa,Jtd)'ia ,np~<) . di&ci g~çrni. df. ~evh .fOO , P.reò-qn\in!o ?n! .y1et\t,i ; ~i nord-~st; ciò ' che non s'ebbfl mai negli altri ànni. Per alte.. , ~ basse temperature desìdererei adunque che s'intendesse sempre
anche il complesso dei fenomeni nlete~r'òlogi~i, chi! necessariamente ,le accP'l1Pa[mano. , , . ,Noi v:edet,n,m o. ,eh? differenti ~o.no . i.-limiti ,de)La . terpp.E(r,atm;ìl che .p.uo.c.e aj concepimenti,- e di· .quelifl eh e, nuoce , (;l,i vjv.e,9,~i ,; ·~tss,end9ch~ ·le bjiS.tie ter\l,p.era~l\rC:I s.qno d.i dat~ no 1 p~ÌJ;tH1, ai ~-;i v,\,
poi ai concepimenti.; ì'oiJpr,sto su~c~~e .Ae.r J~· al_t~ temt>.erjlt~ r~. C.iò pax re bb1e ~n C<!utrpsep,so, m~ ~ un. fat~o. k 5 gradi .l!l J.UOl'talità corninQia ad , av!De~~àr.e; tllf\ noi . possi~m ~r già· in9,ov.ì;na1:e che non . sanlonno le persone; Qel f~o.r ,dell;età che d,aranno questo contingel}!.,tr? rnaggic.re, J;Da J;lcu,sì gli individpi agli esJ.r.e m !A~.Ufl scala. v,i~a l e. Questi sono i p.iù v.ulnerahi~\, ,e sou P~t;ciò . ~olOfP,, <}h.e più p,r13sto. d.e gl i a.l tri pagano il deb~~o estre~o , <ìl d.a,n.Q.osp f~eddo · c!t~ ardva, ed esa.ttote inesor;~b.J I~ v.ien11 ;L. r;w<:qgli~r.p un fa.t.ale tributo, alla rporte. ; E~seudo uno stess9 gi;,td,o di t.'~~n: p<:ratui:a ,oq~i v ;~. di.versamen~.e [i is!.an.~~~· dl:li due, limiti ,fissati pet; i concepirnenti o per .lii-PlOttaliti).,:bisqgp.a r:onven:ire che esso ,sia \più nocivo a. quella seri.e,çli fe1;1omeoi dal cui limite estre mo di temperatura fil.vorevole 1ess<• dista , di più. Onde potrc~Do di r.e : un eg,ual gra~o . di frcdd 9 più .noci:vo. al!,a somma delle .vite degli iudiv}.d•.1i del corpQ social.tt, che alla. sua r~~<;ond i tà'; e per l'istessa ragione: up_ ~gua i , gr~rlo dì alta. ternpern.tura è più di dan_no a}l.a fecondi~~}. del c.orpo sociale, che alla somma delle vite de'suoi membri. I n .hrs:v.e.: Il fredc(q tna1J,1[C$la di pr.efe?'CJ!fOH· la,. Si.fa . a;:.ione nocjvn. ay.r_n,.en •
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·i.ando l~ m.01·talitù; i~ ca.ldo çfiminu~n~o0 lq , f'~corfdit{l.. . . _, , Ma gli estremi della t,cmp,~raj.u:r;l s.i ,.(\\anif,~stnn.q essi su tpt~a
cla)superfìcie .di un paese .ne)lo. stçssq, gradq? .1\o cer,to, &pe.<;ial- · ,,wente. s<1.ll . pae~e è ampio, e s ~ :la_,sti&, su.pE;r.;ficie u,oq ~ un~for111c. L~t temp,era:~,ura pet:ò di due loealìt.il.. nq.P.J~lolto distan.ti, qua~tnn.q.ue :Qon, si~ . flello st~§SO. grado; pure va.rill-' i~-. U\l.seu.so . sempr.e , pflr~l lelo'; p.nzj .nn le minpri- varìazjoqi, s~ . ~pp.al.e~auv .in ambed1,1.e, :J.e l,ocaUtà qw~.si nellp. stesso ~empo e ne\11\. st,l1~sa djt·.ezio,ne e gr:~;nd~z~a. Ff~pcrò se, ~e!Funo dei du~ ..~aet~i,, pq~t.o per. esempio .a livf\llQ deJ ·~ar.e, ~ i tet~p~xa~.uw ~op,r si ~bbaS)!a _al· di,.sotto .pi
3"61· ùb certol !Hni-tfe),rielli1.qtro1~nv~be, ~b'è' resta oensì aclJr,evel"ìl'isiabz-a: m?i·t~~Fsitliiteo· · ·~d·tiììalcerf~ iiltittitliné), l'\UHJ~ssàfu'ento oltie~i'tssetà. w4r&mb fà'Vdr~vol'é· se'goato; 1e·~i M• pl'otfui:r~ ~u1 ·• nu~ei3:tò· di rhò'HalHà?b\lta •qu'ehta.>è\1n~il1eràzioò.'e :è 'fà-èilt:\ i\' co'nèhi'l}'d'éf'J erre: Per ucro'··srel!~ti·•tO'tilp~hhneùto" eh~ sia 'éompo~to d'ì "lbch:lt't~ a difÌèl:'ént~ ·artitìiòine 1 t~'laWtuO'iiie, atht inblrtàtità iiivei··iuile1cdncofierà dì p'rAfilre#za q_1lel'là' iMrtb dél~o'sté~.so coH1parti~into iii c~{ì·ii laìz1ib · .çe1tfWè1Zè1J1iu ~~ Hfse 1lét~tp~r\:lttd·e; bssia cl\e 'è posta a \ rraggior it1ìfl:I.Mihe''8 l~ttt'ùd~n'é; ru'elH\·e l'oppo~to rwvl!rrà ·per lc,_mm·tal~tà eStjtla."çi~~· ·t't>· fè.Hi' iibtal:~ e$'àlh1nan'd'o i·cùmpartimeriti d'tt)guria', J<Jmma··''v è!fi<ètb edè.' l:. · • • • " '•'·~elflll'tes'S>o fé;~oo· 4'rt'alia )\~brrno !'troppo sp~sso a c~~1p0 'di véaer~ 1 1 èl{e ìl' rrla.sMmo' 'ìdt'èrnale lli m·o~-tiilità è fatto specialmente J:tali':ìl:ha (ftklì~, rite.htre H''h1assirì'Ìo èStivo è dovuto tii p1·eferenza ,. . r · ·' i:m:i·'regibhè ilié'ridiòt'i'alt:!. c&~ffàrìb al sù'esposto p'l·\n~ipil$' sar'à anche il 'seguente, 'che ~ .Per ·uno stesso cotnlJat·li,_nent9 o paese la mortalità media di 't~)ìa ..~. r•, .,~ . . •" i;;li!!..r · .:l -"1-.. {H )• J. . ; ,: , , n d s,ag~one eswèma sam tan.w f!!q.ggtO!·e, quanto maggw·r.c ,sud~ la 1 • ~ìpérnt:iA deiZo !ted~ò 'J~ étd d6~iiii' lh. tè'#tperatu1·a noci:da. Se, nel c6'Mpìirti/nenfo della'·caìtipà'nia. P.icc!Qiis~itha ·è là m.ortalita ,in" vernalé, è certamente tanto lo:vi.lto' 1aJ\a. piccolà 'nohu'i€à' d~lle 1
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,1,'1 ••H! fl '~'l d\ .~> ];!).. , ' ,-..; '<• l· 1 •·'·, ·l pwcom super lCle 1 que paese, lU ' 'Cill e vere 1 eT,;,"' noeive tel'l'l.1u ·' rt!l ,; ... ... ,, 1 . m ·1 .. • tt L.t <ltiJ.," t":J ' 1 ,., ~ p~ra ·ure wverna11 rea1men e s1 manl!es ano. ·Gli sWssi' ~a~i'o!lam'in' tì .sl~ p'ò~~òno e&uàlmeòte api>J1è-'~U' aÌ-iQ ('Jol'"' d')e ll'~1'1'eggt ~ ~ x ~ tl',J''tì ' f d''l <t ,' anld [IJ arnemo _a e a econ 1.a. · ' '> J'l'>•; l "' 1 f.:.. 1 -~~ ~ n t! .... 1 • 1 , J ' 1
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Lombardia, passò per una delle grandi meraviglie del creato; ed agli, strapieri pi,ovut.i guagghì parve ineant~P,Lmo questo nostro, tLzzurro ridente, questa risplendente serenità., e l'aer tiepido, e l~ varietà dei climi e degli Aspetti del . ~ uolo, t C la s~·a•·iata, e rigogliosa vegetazione., c la nostra eterna primnver.1. Noo io ho la pret~sa di voler rla.re un qualunquesiaai Javor.• di climatologia italiana, nè volendolo !o s:lprei o lo potrei fare. Mn aYeo,do ùovuto occuparmi del clima delle di/TereuLi regioni a noe di trovarnc i rapporti co1 movimento della popolazione nelle varie stllgioni, voglio Or!\ riassumere pocho parolt~ che riguardino la distribuzione della temperatura sulla superfìcie dell~ Italia. Ho raccolte le temperature medie mensili ed nonua,li di circa 50 stazio::i; la massima parte pubblica te nei volumi pre. ziosi della ]J[etoorotoqia Italial)a. Per non dilnDOO'l\rmi mi rifer~òl • subito alle figu re della tavola XVIII, ossia alle curve,. de!le temperature medie ed estreme mensili costrutte sulle cifre raccolte. ' La. figura l' ho già detto che rapp resenta 1 compartim~:uti eolie rela.til•e ~tnzi oni meteorologiche, scelte a fornire i dati da applicarsi a l loro compartimenlo. Sono inollrc tracciati il me-, rirliauo ùi Roma cù i pnrallel\. Nella figura U sono traeciatc le lince il>Olcrmiche. l meleorologisti modorui quando vogliono tracciare le linee isotcrmiche riducono prima la temp~ratura delle rispettive località a livello del mare; e ciò a · fine tli elidere gli ell'l'lt~i dell'nltitudine. Co~;l fece il Serracar;:>i di Roma, le cui cifre ridotte :lOno quelle stesse che il comrn. Maestri riporta nella sua periodica ~~sai p1·e. gevole pubblicazione L'Iialia economica. [n meteorologia quest~ si può f'tu·e, ed è giusto. M:a quelle temperature corrette non potrebbero in alcun modo servi re al oo~ tro intendimento. Difatti, se io studio l'influenza d~l caldo e d~l freddo sull'organismo umano, de\·o ragionare ~;ulla ternpcrlltura. tale e quale essa è in quella data località, 1;: non su di una temperatura quale ùovrehb'es~e re, se il paese fo5so in allre condizioni dì altitudine e di 1.<\pografìa. ~ pel'(~iò che io noo mi potei per nulla giovare d~i lavori già falti, ma dovetti ricominciare da capo, studianàorni di raccogliere dati esatt~ del massimo numero di sla?.ioni 'possibile . tracciando su di essi le curvi'.
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363 Uopo di aver fatto questo lavoro, scevro d'idee preconcette, mi avviai uoo ·senza it~'t!'mo 'coinpiaoimeritò, ' che curve tracciate obbediva no nel loro andamento e nella loro progre~sione alle ragioni di latitudine e di altitudin{', che la sciènia ~m mette come due dei principali modificatori della dist.ribu7iione della temperatura sulla faccia deila terra'. Cosl. ]e linee isoterroiche hanno ·ueli'Altt\ Italia un andamento parallelo alla "~atena Al· pina; nella Media I talia parallelo agli Apennini, ed alTe coste ma1·ine; e nella Italia del Sud piit specialmente son_o in rapporto coll';mdameotn delle coste l e più meridionali. La media temperatura annuale in Italia sta fra i limiti dai 12 ai 18 centigradi. · La figura III ci presenta la distribu~ione della lemperatura m.edia nel mese il più freddo, che d'ord innri·o è il gennaio. In questo mese· la temperatura media scende nella r egione più UGrdica d 'rtalia tinò a iero gradi, e resta ad H gradi nèlle coste più meridionali. ~ .È questa una di fferenza di 'cui bisogna t enere graodissim11 conto. · La figunì IV p~rt:a le curve di egual tempèt·atura media del mese il più caldo, che il più spesso è luglio, talora l'agost-O. Essa si estend e uei 1imiti dai' 22 ai 27 centigradi Anche le curve de11e temperature dei mesi estremi (da non confouaersi coll e isochimène e colle isotere) hanno un audam.e nto parallelo a quello delle catene dì mon tagne e delle coste; per pendicolare invece alla direzione dei fìumi. ·Paragonando le temperature medie ed estreme delle diverse zone mi piace ora suddividere l'Italia in quattro regioni climatiche : 1' Regione Padan{J. La regione noroica d'Ita lia, che è fatta dal gran haçioo Parlano, comprende Piemonte, Lombardia, Veneto' e parte d ell'Emilia. Ha una temperatw·a annua media che sta all'inc·il'ca ·sui 13 centigradi , scende n ella m edia di gennaio a + 1, e risale in luglio a 24. Fra il mese più fr~ddo ed il più caldo o~è p ertanto una differenza di 23 gradi circa. 2' Regione Apennitw· adria-tica. - La Media italia può diVidersi in due met.à longitudin'ali, il versante mediterraneo delI'Apeonino, èd il versante adriatico. " Il vàsante adriatico o nor'd-est deii'Apeunino nell'Italia Me. dia, ffltto da una parte ddl'E milist, dall'Umbria, Marche ed
le
364 A}mn~i , hl} una l,ell;lp eratura aquua di 15 ~Qtigradi, .una tem p1erat•lra di genu~io di ~~ ed una dj ltJglio di 2,5 ~eut.igradi. La òiff~reoza. delle estreme mensili è di 20 gradi.
3' Ref!tion~ Afenn.,ino-meclilen·a,!ca. - Jl ver~anLc mediterraneo o sud-ovesp dell'A pennino comprende Liguria 1 'foscaua, Rom ~ e Catnp~~il,l. }Ja ~cmp eratur11 n unlJ~le r.nedia di 16 centigradi, che scende in gennaio ad 8, c sa le in luglio a 24 grfl~li. - La di~e].'e~fV. ~~·~ ,i ,Q.~e rnosi Cfo~rçmi Q di 1S gm\li. 4• Regione meridionale cél insulq,t·e. - Calabria, Basilicata, P aglie, Sicilia o SardegQII! fOriJ!ano ques~ regione, che sta nell'~uno sui 17 centigradi circa 1 scende in gennJliO a 10, e sale in luglio a circa 26. La differenza dei mesi estrçmi ò eguale a 16 gradi. Nella gran vallata dd P o la tempei1\Lura media e le estreme crescono nelll\ direzione del disp}4vio delle acque; la linea del Po segna l'asse delle curve, la tempQratura 1\umenta d<\llc Alpi verso l'Adriatico. Nei due \•ersauti deli'Apennino la temperatura cresco pure nella direzione dal doli!;IO della catena vers9 le dQe CQsie. I,n. linea c~ntrale loogitudinale dell'Italia 'Media ha temperdture medie ed estreme non dissimili da quelle dell'Italia SettentrioQale. 11 versante sud-ovcs~ dell'Apennino h a temperatura maggiore e più uniforme, che non il verannte nord· est. Nell'Italia d~l sud l'a t~mpera~ur~ cresco nel seos() longitudigale delle coste le più meridionali. - La. Sardegna starebbe di mezzo tra la regi~me Sud-Apeqnina, e la Meridionale ver~. La punta estrema del tnllooe d'lt.t\lia qo~n~unque posta ad una la~tudine qi ~re gr.adi maggiore, cbe non quella della Sici lia, pure ha temperature simili alle sicule. La regione più calda in .~talia è la costa ~eri(!ioo,ale (iella S i cilia~ q1a la es,h err1ità della T erra d'Otranto le è di poco inferiore. La Liguria, quantunque 9ltre il 44~ parallelo, pure ha temperatnre medie ed estre!De simili a quelle di Roma o di Napoli ; e perciò app\\rtiene ~~~~ regioo,e sud-~p.ennina dell~Italia Media. Tracciato questo aòbozzo di termografia, cbieggo scusa ai sap)cJ;l.ti cultori delle scienze meteorologiche se avessi incappato in qunl c~e inesattcz~f\· - :E'inora grltaliani non possono dire di possedere un tratlat.o completo sul !~ meteorologia de l lo;to paese, che sia all'altezza dci tempi e della nazione. Ma io ho fiducia che fra non molto sorger~, chi sappja. trarre proti~to
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~~ll?o itpm~!p!la ,r~ccpltft qei p;rezios1SSI;';'1} da ~i. IR~ teorologi~J·~ ~qe to.tto~\ , si a.CI.l.Um\llaJhO per curo. dt!i ministeri di n),arin'l e, d'a1
gricoltqraj dati raccolL~ oon iqcessaote e diuturno lavoro s~~ ~ame,l,)~e il\uminato e l'ipqrosameote diretto. Dali~ p,ub.b li~a ~jqoi qell!Jt lr[etcoroJ,or;ia , italùL~a , fl:~ 1;1o.n molti nq.ni ~ i p;o t~l)., tantQ ded.urre, da , non esser pi1'1 obbligati a. rico.nere ai libri ,g,\ ~ Sobow1 q} Vivcoot, di Can:ière o d'altri stra.oieri per ave.r c9n· t~~r-a \lçl no.jitrq sfe.sJ50 clima. D l VI'SlONE D:&LL'ITALJA n~ RS<l-lONl.
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.Fiuqra l' Italia fu cobsider<>ta o nel sno complesso, oppure · dlvisìl in 15 compa'rti ment.i. Se si studia la penisola u·~lla sua ipterezza bisogna la.scia1· da bandn l'influ enza delle ·local'ità ·e della latitudine. Nel complesso dei)'Italia avviene ultresl, che le a'iicrse mdoil'estazio'ni d ell~ leggi de'mografìc.:he ìvi !bndepdo~i, talora si sommano, tal'altra. si elidono e scon1 paiono. Considerando i11vece l'Italia divisa nei 15 compartimenti si 'ha oens\ una separaziope degli clementi diver'si , ma si ha· ?'ll.ltra parte uno sminuzzamento sovet·cbio, e poco adatto a ra'ppl'èse'u'ta'r~ colla chiarezza necessaria le leggi di distribuzione della mortalità. e dei conéep\menti, Uif.. tto i compartimenti furoog destinati a . . senza a ve-r' a·1 mn·à ·' al".ro Il<scopoJ. c11e quel l'"' ,J, dd'r.prtorr, .o 0 d'1 una su visione; essi segnano limiti troppo ristretti; i·o parè'cc~\i . tè leggi de'Ile nascite e delle morti si manifestano in' uno 'atesso modo. · · 1 "" Si potranno pertant.o fondere insieme 'tu W' quei eQmpartithant'i' in cui la fP.coodità o la morti\lih\ se1;yono una medesima legge forn1andone così deÙe più ampie regiqpi, in cui i cpncepi~J~enti ò'ppure la m ortallt~à seguiran~o un auaamei.lto i;ilentico. '"• '.. l
ed
~10}.'1 DJ BGUAT.., t.EGGE D!!I coxc&Pli\1&':\Tl. Esaminando at"*'nt~[Jl.ente ie curvo ùei conoepimel\1} tracciate PCl'J ci~scu o.o d,ej. 15 compatti menti, 1si v.ede r.r he, sebbene tutte a.bbi,ano , ·1111~ fi.siono·mia speciale, tuLle abbiano delle ditfe.re nze per cuj s.i distinguono una dall' altra , pure alcune possono trovarsi d'a!!-eor.do oei 1pno ti principali, e nel d·ect~l'SO in gep.eraJ·e .l' Confrontando le steese cuJ;v;e ~pecial meote in ri gu aJi~O alla p0si~i oqe dei massimi, alla quantità di oscillazione, a!Ja. eoin ciden~a dei tn·i ~imi, ecc. si vede ~~he ~S$e si possono riuui're }o quattro distiuti
36H
gr~'rrp'i'.'' ;:.::.._ l t'o èuhe simili aouo sen1pre C) u~lle dei cornpnrtimenti l
limitrofi; o posti nelle st~sse condizioni di clima.. Laoode se dalla somltl~ dçlle curve dei concep'imetlti di' ogni gtut)po compartimeuLi ri uniti a formare una solt\ l'.ona o regione si èostrÙisèa una soli\ curva media, essa rappresenterà con maggior l'a~ghezza la l~gge dei çonoepimenti di tu!tn quella regione. ·La figura 1A della tavola XIX, e ·le quattro prime curve della. tavohl XX sono destinate ad e~primete graficamente c iò, che forma oggetto del presente capitolo. Sotto l'aspetto delle curve di concepimenti furono ri uniti i ~~mparti rpenti ip quattt-o g1·uppi distinti: 1• gruppo. E formal o dal Piemon te, Lombardia e Veneto. Jte · cur\·~ di questi compartimenti hanno due massimi, di cui uno in giugno-luglio, l'altro io dicembre; hauno due tniuimi, uno più notevole io marzo, l'allro minore in settembre; hanno r~c?o,lissima . o,s cillazion.e. La somma lqro vanà ,a {or mare la l' Regione di egual legge dei coucepimen~i. 2" gn.tppo. Concorrono per esso i co.mpartimenti deii'Emiliit, ~arc11c, U m bri~ cd Abru1.zi. Sono camt te riz~ate le loro curve da uoa grabdissirna escursione, indicante una straordinaria prolifìcil'l. l in... al~uoi pochi mesi in couft·outo di tuLti gli 1\ltri; e l dall'avere il massimo nei mtlsi di maggio e giognt'. Questo gruppo l ' • f~rma l~ '2' regione . ' s• gru;puo. Liguria, Toscana, Car;npauia, Basilicata e Calabri e. Le curve loro han no di comune uoa mediocre oscilla?.ione, un andameotq ~emplice cosi, che sono ca1·att.erizzate da un sol tit'àssirno da un sol .miilimo ~iuoili da due linee. Il massill'IO è"' i~ maggio, ma anche l'a prile tiene un;\ posizione moltO aHa ) il' miuiu)òl io agosto! settembre od ottobre. (-..l,uesta 11om\ formerà j la W regione. 4• grttppo. Si uniscono in que.~to groppo le Puglie, la Sicilia er la 'S atdegna; essendocbò le .loro cu'rve hanno in · gene1·e · una grande distMza tra i due estremi, hauno il massi mo io a prile, o quasi, ed il minimo in seUembre od ottobre. Sarà questa la 1 ' 4" regiùne. ' ' ' La 1' figura della -tavola XIX ci mos~ra. appunto l'Italia divisa ·i n· quattro regioni aventi ciascuno. una propria legge di concep(menti. I li miti di ciru;cuna regione furono tra-cciati su quelli dei compar timenti che .le formano. Restai fedele a tali confini
ai
i
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l
e
•
•
•
361 per non cadere uell'arhitrario, quantunque riconosca. cs::~~r possibile tracciarvi dei limi li piit precisi part.entio da un'analisi dei circondari o dei c~>tnt,~o i. P erò come legge generale la divisione suddctla può l;lSScl'c'' s ufficiente. C'è· poi ancqra a considerare, che la legge dei concepimenti da una n~gionc nl l"ali.l'a non passa con un salto, ma per sfumature; ed è difficile lo stabilire con tutta precisione dove l'una lìoisca e l'a!Lra incominci. - Si prenda adunque la tavola XIX, come un primo saggio a questo genere di studi. Nella tavola XX, si vede la tabella oumel"ica ddlt: cifre medie indicanti il numero dei concepimenti, che a~·vung..no io ogni mese (su 1200 0 all'anno) per 1:iascuna ùell~:~ 4 regioni ; e si vede con . maggior evidenz;.L la legge che. e&se c,,primono, segnata nelle 1·ispettivc cun•e. Dt~ll'esamo delle quali 1\pp:·eodiamo che:
a) Ìl massimo dci conce1Ji111enti si verifica prima al .ntd della Balia, e pi'tì, tarili" al 'M1'tl, J7er modo clw, t:ssew:lo c.ss o in ap,-ilc 1ltlla regio1~ ph' 11u:t·idi01mtc, va mano mano t·iiardcmeù) il~ maggitJ t !J'Ìitl[!no ql,tanto più ci porUam.o verso settentrione, e non si t'a(! · gitfii!JC elle il~ luglio tlella t·egifmc la pit' 11ordica dell" pwisola.. b) Nelle due t·egioni 1'iù. tllC1'iàionali elci concepim.cnfi 11.0'1~ Vf lta che tm sol 'massimo ert urt sol miuimo; mentre nelle due t·cgioni più setler~trionali ·vi. ltarmo due tll(lSSimi c due minimi. c) It minimo che tiene dietro alla sfagione calda ha decisa tcnllemea. a tlive1tta1· più. grande qttMto più. si sc~t~de verso il sud, mentre il mittimo che tiene presso a.i freddi. itzvernaZi si fa maggiore verso il nord, fìnchè mUa regione ~ ph~ settentrionale il minimo post-itwernale è più. grande del minimo autunnale. d) Fatta astrazione della 2' t·egùme si veàc, e/te le curve dci concepimenti. delle aUt·c t·re regioni aumentano l(l W.ro oscillaeiom: quanl.o più. si scew1e vtl1·so il sud. Voglio passare ad uno ~:o tudio comparativo lra le leggi di distribuziou~ della tempcràtura in Italia, e le l'Cgioni dei ' concepimenti; voglio cioè studiare in che rapporti stia ognnoa di es~e colla tem peratura.
Si veda la ta,·ola, XVIO.
E dirò in breve: La 1* regione dei oonccpimcnti corrispondo alle località in cui sono lo i~ot el'mi che di g radi 12 ~ 13. La 2' regione' sta nei paesi "aventi le isote rm ich~ J3, 14 c 15.
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La 3• r~gion e occ'upà lo stee'so posto segn~tò' d~• l la isol!e-rtni'di. t6! '1~a 4• ; édrris'po'ude all'e i'sbtermicne 17 e 18. Invertendo l'ordine del ragionamento di'n): ' Q;(tella zona d'Italia, che ha circa H g racli- di tt~O'lfH~tiltura rned'ia in genna.io, e 26 o 27 in luglio;" e per' cui paìssano· le isbtenniohe '17 e 18, ho. un sol massimo di coneel>i n't>eo~i:, e·d b iri api:ile. · " l' · • , ~ueHa ~ona, la cui tcmper(\tura uei mesi e·s t.remi 'è segnà'ta da B e da 24 gradi, e per cui · passa Fisotct•mica W, ha f>Ur e un soi massimo dì concepimenti, .che è iu maggi'el. ' Ove per u11a zona d~Halia passano l'isotermica media 15; e l'e isotermiche estreme 5 e 24, essa zt>na avrà il . massi1:no dei t~oncepimenti tr.t il maggio ed il giugno. Ma que)!a regione, in eu~ Ja medi<\ tempe1·àtura dei mese·'i! pilt freddo llCende quasi a: zero, e quell'a. dèl mes'e il' p_iù ca·!Ìdo giunge ~tl l'incirca a 23 gradi, e passi p~l' essa Ì'i·soteribica 13, avrà due massimi déi con'uepinYenti, ut1o in g1ugu·n·-1uglio, ed un altì·o 'in dicembre. ~ ln questo modo' non solo.' è e;;pl'essa la legge della tlipendcllza dei con·cepimenti dalle diverse localitù, nia ne · sòno an· che precisati i tei·minL Perocchè la scienza non i:le.ve il.ccohtent.'a.rsi de'Ile proposizioni vaghe ed iriccrte, dei l'agio'ilament.i che stanno sul le generali ~ suH' indeterininafo, nè $Ì)o.l1 àpplicabili 'mai ai casi speciali, ' .., ' · Che più? Non siamo noi eostrett'i dall'éviderizà de'i' fatti a concludère che : :Le quàttrd 1·'egiohi ·cli·'eguali lè'g(!i itei concèpi'men~i coincidono ootlc quatt·t o 1·cgiòni di cgMli lè!Jgi· tl·i cliraa?
REGIO~t m ~01,HL r,~;GGl!; :or .~WltTf,.r..pi\ (V.~Tavole Xl~ e XX}. -- Am•oF pii1 chiara, più_evi4e~1te 1 più semplice riesce.]~ ce~ tt;~ zione delle regioni di egual h'ggc d\ rnmtaJit{L ~ ,.;Ad esse ~i g,oiclò il seguente _criterio: Sqnvi ç.qrnpartim~nti ,che hann_o ·ttJt sot t1'WS$irno di mo~·tatUù, c C,Ol1~partiment~ ,phe ne l,4cmno dtte; e fra ,!J.'f.'esp ultimi · i?~ tal-uni ,-p1·eclqm{na i.l1 ~dssi~~o invet'nale, ,in alii'i predomina l'eslivo. -- Ecco la base , della d.ivis.iqne deH'It.;ilia in tre zone o regioni, ed ecco quali esse sono: . • · 1• Regione. Essa compl'(m.d.~ i, compartimel',)tj ,del Piemqnte, Lombardia, Veneto, E:milia, Umb,J:i<\; Marche. Essi hauno tutti due rn.assi~tti' annui' di mortttlitl~, ma H massimo~ inve!'uale è se'mpre maggiore del massimo estivo.
3fì9
2' Rc.gif(lte. È form ~ ttl dai compartimenti della J...iguria, T oI!Cana., Abruzr,) e C;1mpnnia. Anoht,~ in essi sonvi due mas,;;imi ~i meJJt:}lità, ma l'estivo ivi ha sernpte il predominio sulFinvernale. 3' Rcr;ionc . .Risulla formata dalle I?nglie, Bas!licala, Cala.b!fie1 ~ipilja e S;m!f,gna. ln essi havvi un solo m~ssimo rli mor; talità, che è l'estivo. Non è inutile ricordare, che quando si parla di curve di mor· talità, in~ndiamo sempre quelle oorrclte o normali, costrutte con esclusione de~l) anni di chu!era. La. te.yola grafica. XX porta. n.el h,\ tabe.lh\ numericii le cifre di mortalità. m~:~nsile di ciascuna. di quellè trè regioni rapJ)I)rtate a 12000. Esse! ri~ultauo dalla media delle mortalità di Lutti i compartimenti, ~h e concorsero a formt• r·c ciascm~a rt-gioue, Su. queste cifre poi fu rono costr utte le tre <1m·ve di mortalit;\ med:a delle t.re grao<.J,i risvett.ivc :~.oue. Dall'esame di queste tre curve si ricava che: 1• Esiste in tutlc le t·egioni un massimo estivo di mortalità, che, l~a il s·ua apice i?~ ar;osto, e r;lu: vq, rapidamente M:es-cendo dal norcZ al sud. 2o E siste cziandio tm ma~simo im;eraale di mortalità, che ha il Stto apitìC ir& 1Jenllaio, e che scemrt 1·apiclissimamente de'l nord ve1·~o il 8~td. A uz\ nella regiqnc ,1;~ più m er içliop a.!~ il r~ll,<Ssi mo invemale è gi ~~ scomparso. 3' Vi ha un minimo primaverile di mortalità, che ha tendenza a 1·itnrdare arulan(]o dal stul ve1·so il nm·d, c 71er lo conlra1·io un m,il~imo çtultf.nna.l~, drr! ha tend,enzq, a ·t·ita,·cza,·p, a11.dq.nclo dal nord verso il s1uZ. Questo è dovuto ft ciò, che da una parte nelle regioni nordi~he si dissipano più lardi i calLi vi eiietti del freddo, c si manifesta anche più tardi l'll:done nociva del caldo; e per lo c::oover$io oei paesi me\·idionali più Lt\rdi l'azione dannOS<t del m1ldo cessa di produrre i suoi effetti, e più tur di il freddo sì f& sentire al gmdo voluto per aumentare la mot·talità.. I tlla$Simi eli, mortalità. .zm·q non, hçmno tcn<l~nza alc·l~flCf 71~ a<l. anlieipa1;c) nè a 1'itard(l.re. E :;si si J1lnoift:stnoo O'i'unque a ll'eP.oc.a. fi~sa. Solt.anto essi portano appresso cii sè uoa m11ggiore coniiQ,uaziope di gplo.d~ mortalità. h\ ove la causa agì più iuten· samep te .
4:
370 5• L'es01m;irme délte . mM·ve di morlàlità cresce quanto più si tltséenc1e verso U :~tuZ. La bwola XCX pm·ta ucllll Figut·a IT la divisione dell'Italia. per regioni di egual legge di rnortalit:'~. Siccome gli cstrenÙ di tempcrafu'ra regolano i ma~sìmi dl mol'talità, così voglio mettere questl\ figura a co:1fronlo colle figure lll e IV della Tavola XVIU. Alln 1' regione di egmd legge di mortalità "irt Halii1 c:.rwri -· l spondouo le linee di egual te mperaturn del mese il piia freddo, di gt·adi O, 1, 2. Si direbbe che h' curva di 5 gradi sia a se· gna.re 'il limite fra la 1' <~ la 2' regione. Mentre il pi1'1 caldo m e's e della stessa 1' 'regione ha i~ ess~ le te tnperature di 22, 23, 24 e fin 25 gt·adi, m<l la tempc l'a lut·à predominan te su più ampio ~pazio è. quella dci 23 centigradi. Duilque la temperatU1·a di + ·1 o· di -r- 2 gradi è. più dannosa d1e quella di 23 o di 2<! grildi; perchè la prima fa il gmnde mafl~imo , e la seconda fa solamer.te il piccolo mMsimo di mortalità. Alla 2' regiooe corrispondono le linee di tempet'fl tu m del T.i1CSe il più freddo di 5 1 71 8, Centigran f; C le estive di 24. Quivj i 24 gradi sono più dannosi, chf• non le temperature comprese fra i 5 e gli 8 centigradi. Alla 3' r egione stanno le. temperatm·e iovcmalì comprese fra o ed 11 g radi, e le estive di 25, 26 c 27. Le pt·ime nessun dan ne, arrecano, funestissime sono le seconde. Ed è meraviglioso il vedere questa eonsomwzn dei due f!ltti, tempe?·attmt e mortalilà; quest'am10nla di s uccessione de Ile due serie di fenomeni, questa assolutezza della Jcggt>, che si manifest.a limpida, e seoza sfurzo, e genuiurt, e quasi scaturisce da 11è in modo stxipend;trnente <chinro e naturale . E se l'evidenza e la semplicità sono due can1tteri della verità, bene 'potremo esser certi, che queste non sieno meuzogoe. Pcrocchè se i compartimenti nventi egual legge di mortalità f.~ssero stati sparsi qua è Ià, e la Lombardia ~vesse dovuto accoppiarsi, p . .es. colla .Sioili a, e ne fosse t·isnlt.ato uno scacchiere, od un disordinato e casuale aggruppamt:n to, a qual m ai conclusione saremmo potuti venire? i'nvece i confini delle mie r egioni sono vet·i confini geogra6ci, segnati da monti e da mari; le regioni s·ono èostrutte d'un ordine logico e naturale; e la temperatura in ciascuna di esse ha. un andamento speciale e decisamente <'.aratteristico.
:m Invertendo auchc qui l'ordine del ragionamento, dirò: Quella regione cl"ltalia, che ha da ~ero a due gradi di tempc· ratura in gennaio, ., 1lJ. 22 a 25 gradi io luglio, ha. il grande ma.Ssimo di morlalitil. io invernu, ed jJ piccolo in estate. Que llo. regione, che ha, Ol\ 5 ad 8 gradi di te,upe~~t.ura in~1~r· nale, o 24: di estiva, ha i l massimo di morta lit.à. es~i vo più grande dell'invernale. Quella region~, in cui il gennaio bi\ da 9 ud 11 gradi, ed il luglio od agosto da 25 a 27 di te mperatura media, non ba più mort.alità invernale, ma ha gr<mdissima 01ortalità estiva. Rinssumendo dirò: J,c regioni di morta W<~ trovmw le loro cor· t·ispondenti neUe t"IJgioni d1: clima. La prima rt::gione di mortalit1ì. occupa ambeduo le prime l"cgioni di clima, lf\ Padana c I'Apennioo-adriatica;·Jii secood11. regione èi morl.ali!iL ri<>poodealla l'C· gione Apennino-ro<'diterranell; e l'ultima regione di mo rtalità. non è altro che la 4· regione di egual clima. · Da tutto il sopradeUo ne nasce una legge, che d~vc tlssumere im pèrO assoluto nello studio dei fenomeni di mcteor.)logia apJ?Ii· cata alla demografia; o la. legge, eh~ non aocora sentii csp res~1~ da. 11lcuno, io la formulurei nella seguente maniera: .Le linee hmuboldia1tc •·euolano sulle~ {accia della ter·m i fenomeni_ d-ella dcm.ogra/ia dinamica, c segnano i limiti delle regiot~i clUJ obbediscono ad Wl medesimo ordine eli leggi . .Questo non sarebbe che un corollaTiO della gran legge geue1·ale di geografica fisica. Ali~ ~tuper(u:ie del glopo le mani{cstaeioni della nalt1ra vivente sono intimamenta legate alla legge clella disf.1·ilmeione ~tel cr~lorico. Se ben rico·rdu, gli a utori, che parhnooo an argomenti d i questa untura, n•m applicarono mai la cogniY.iOnl! delle linee isoter· miche (pn::;é in bo.Jnso lato) ma solo parlarouo di latitudine, òi al titudine~ ecc. Io credo che sostituire le linee isot.crmiche ai paralleli sia un perfezionamento del linguaggio, ed uo reale progreS-so nella scienza. CON FJtONTI lN'l':E!tNAZIONAt.l Btri.LE CORVi!: DEl CON'CEP lllEN'l'l E DELLA
MORTALITÀ E LEGGI CB& N& ElffiRGONO RELATLVAMENTB ALLA LA'l'l· TUDINE JID ALLA TJnfPERATURA.
Tutle le nostre rice rche non uscirono finora dai limiti del bel paese: • Che Apennin part-e, e'l n1ar circonda e l'Alpe. •
372 Le l~ggi cori tan ta fretta e nunciate potrebbero anch e essere s meotlte altrove, oppure , restando nei limiti del nostro confine, non sarebbero vere !:le non per raoi. Sarà utile uscire HO po' di' casa nostra, fare una rapida pass·~~giata sÒtt'o il eif'.l o altr~i, e v~dere s e anche altrove il nascere ed il morire della pianta uo mo si trovi in armo nia eolla quantità di raggi calo rifici, che l'astro maggiore c' in via. Quanto giovevole no n sarebb1: cavare dalla supel"fìcic generale del globo qùei soli punti s<die nt.i, dal confronto dei quali le leggi de mog rafiche si manifestassero in t uLta la loro pompa ? Quanto più sicure ne emergerebbero le deduzioni, e di quanto maggior vlllore sarebber o le applicazioni alla conosce nza de lla f1:Jil:a sociale, ed al miglioramento 'ctulla famiglia no ~t ra . Se.: uu tal gene re di s tudi f<>sse esteso alla massirm~ parte dei paesi abitati, ciò potrebbe farsi. 1\fa la s~ienza demografica, e le raccol te statistiche sono assai limit.ate ai pochi popoli i più culti , e per quanto il nos tro deRide rio sia !auto g ra nde d ~t abbracciare i due poli de lla terra, pure dovremo appena appen<> lìmitarci o. rimanere nc ilt~ n ostra vecchia. Europa. Imperoc<;hè g li è già molto, se nella massima parte degli Stati euNpl'i si raccolgano e si P.ttbblichi oo da poco tempo st.atisticbe comparabili fra loro. Quellto è a <'Onsiderare come un monum ento imperit.uro dei tempi moderni, come uno dei piit gt·a udi miracoli del progr€·sso. E l'Italia nostra, che or son pochi arÌni e ra reiet.ta dalla mensa dd po'poli iostrutti, c giaèeva neghiLtosa e dis pre:u1ala, ora per l' assidua alacrità di ucHni ni di som mo ingeg no, per <>D nipotenza di volere di t utta lù nuzione 1·ifat ta libera ed una, si e rige luminosamente al l ivello dei grandi , e siede auto revole e· saggia nel posto che le compete. Nd lo studiare le corve medie di t ul!.o il regno d'llalia, e nelle g iustilìcazic• ui ad do tte per ripartire l'Italia in zone di eguali' concepimenti e di eguale modalità, h o fu,lto rilevare come un paese e,steso, che ha in se stesso un certo nu mero d i climi alquanto distan ti fra loro, racchiude eziund io nelle diverse sue contrade delle d ifTc::renli ed opposle esplicazioni o ma oifèstazioni della vit.t\ o rganica, per cui la cu rva media comples8iva di tutto il paese non rappresenta fedelm ente q uello, che geo ·~ral m ent~ s1ineende vo·glia esprimere. E po tr~i: qui l'i'petere sulle
3i3 ~ifre o curve
medie che riguardano tutta una grande nazione, quello stesso ragionamento col quale ~Ioreau de J'ooàés nei suoi Él~ments cle staiistique attaccava .il valore delle· g~·andi med:ie. Difatti le grandj medie sono cif1:e che dicono la verità a ·l oro modo, in una certa misura, e sotto certe condi;r.ia.ni; ma non si .possono mai adoperare a spiegare i casi reali. • Quanto sare bbe utile avere p. es. la Francia, l~ G ermania, la Spagna, l'Inghilterra, ecc. divise in regioni dì egual legge di concepiment.i e di mortalità! 'Ma chi ha fatto mai quesLo lavoro? Dubito molto che nemmen0 esistano i dati per tentarne la riesci La. - Ad ogni modo taccicuno di necessità virtù, e non potendo avere di più, accontentiamoci per ora del poco. Ricordiamoci però sempre quale valore abbiano le medie complessi \' C di un es leso paese. Le cifre proporzionali a '12000 degli stati a cui mi riferisco nel presente capitolo sono prese dall<5 preliminari Con:>idc1·a:r.ioni statist.iche ai volumi del movimento della popola6ione nel regno d'Italia, opera d'immenso valore c di sudata elaborar.ionc della Direzione geoet·tdè della sto.Lis(:icn. CoNCBJ?lùfltNT!. Dall'esame comparato d'el ie curve dei con-cep imenti dei diversi· Stati europei vedo che: 1" I l massimo primaverile dci concepimenti è in lsvez.ia nel giugn.o; i 11 l-'rancio. t.:l nei Paesi l3~ssi esso 8ta 'fr<> il n:~ aggio ed il giugno; nel Belg io, Spagna., Austrin, Italia, esso è in maggio; ne lla Grecia è in aprile. Anche in Rtwopa aduuqtte il ?nassim.o primave-rile dei concepi·m.enti cmtic~pc' (Il sud c ·r ilat·da al 1~ord 1'Cslctnclo sernpt·c.nei lilmit·i dall'ap1·iic al giu!Jn().
2" Nella Svezia c' 'è ·un gran massimo di concepimenti in dicembre, o4e supera il massimo rli giugno. Aoclie la Prussia, l'Austria, i P ae.si Bassi, hanno un massimo di concepimenti in dir~~mbre assai pronunoiato, ma minore del massimo primaverile. La Frao•lin, e l'Italia hanno uo massirrjo iu dicembre appe'na accennato. !,a Spagua e la G:recia nou h anno alcun altro m assimo di concepimenti fuorchè il prima,·erile. D'onde emana. la. seconda legge europea: andando dal sud ctl nofd deU'E~wopa sl
stabilisce mano ·mano nn massimo di concepirncnti nel mese eli dice-n~b,·e, clw di.vmfa il pt·im,o ·massim-o nelle 1·egioni, più nordiche. TJa. nostra Lombardia rappresenta per l'Italia, ciò ehe la Sve.zia. rappresenta per l'Europa. Gio?'Hnlc di Medie. milit. 1~70
374
3• Per lo stesso fatto dello andarsi manifestando dne massimi · nelle curve dei conce p i menti dei ·paesi, che più sta uno verso il nord, vi si uotano ancora due minimi. E mentre le curve di Grecia e Spagna non hanno che un minimo, la prima in settembre e· Ìa seconda. iL1 ottobre, tutte le altre curvtdlanno due minimi, il pri mo costantemente in marzo (eccetto la Sve,.ia che lo ha in febbraio) cd il secondo iu settembre, ottobre o novembre. ll ,minimo autunnale è sempre maggiore del mini mo di marw.
Dunque in p1·essocltè tutta l'Etu·opa occidentale la stagione la più dannOS(' aUe& fecondità è l'estate, e l'epoca la meno favorevole ai concepi?ìumti si è l'autwmo. 1Z 'l'iW?'zO 1J p1we ~m mese cZi sccwsi concepimenti. 4" Come espressione generale si può anche dire che in Europa t'oscillazione ·della . czwva clat ooncepi;menti cresce ùt rarn'one
invc-,·sa della latitudine. _Mon.TA r.rrA.. · Pas&inmo ad esaminare l ' andamento annuo delÌn. mortftl itit. A meglio studiare quest' argomentò, ed a fine di ricav:wne con maggior chiarezza tutte le deduzioni che se ne possono trarre, ho tracciata la tavola xxr. In essa. sono le .c urve di mortalità dci seguenti otto Stati:
Nor vegia (media degli anni 1851-60) Austria (1856-57) Belgio ('1851-60) Paes i-Bassi (1850-59) Francia ( 1853-60) Italia ('l8()3-68) Spagm~ (1863-64)
Gw:. ia (1861). l De' sei primi Stati le cifre sono prese dai voltJmi d ella direzione di statistica; quelle della Spagna furono d8 me raccolte nell':ilmw1:io cstadistico de · Espanct, pttblicaclo por· ltt jwzta gemmt de estadisticel. 1865, e quelle della Grecia dalla pubblicazione ufficiale del governo d' Atene p el 1864. - Questi libri ed altri appartenenti alla bibJiol.eca della direzione di statistica generale mi fu liberalmènte concesso di consultare per la somma gentilezza del sig. Direttore. I)l'ima di passare all'esame delle curve farò osservare d'aver messa l'Austria innanzi a1 Belgio. E non per comodo mio, ma l
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per~,Vè, realm~nte, \'~serva.t('} le divers.e çegioç1. se,çpnçlo la di9t~.ibu: del , c;dorico, 1' ..~u? tt~ia è :paef>e ,più (r~ddq d;eJ .,f:.elgio ~ dell:Q.!&r,~a- ,, , 1. . , · . ·l-··· _ Dalle ca.rt~ .humboldiane appare. e~me l,'.Austria ?ia . l?o~t<t 1ntro i li1Ì1iti . de~!e '!ìuee .isov.himene + 3 e.- 2) il che lda\• p2r lìAust;:ia ,,, una isochimena m~dia di centigradi + Q,5 . .. M~~tre per' ir~e.lgìo e I'OJauda passa una ~socl1imen~• nredia di cen'tigradi + :3. Ecco mhmgue' corhe ' sotto !''aspetto deli·a. tempei·atunì ' in'vèrnale l'Austria è' n'n paese più nordicò, ·che noi' còmporti la sda.l~t.itùdinè. E giacchè siarho entra~i''nel· camp? · qè1Ja' dist.rìb'dìonè cfè1!a tern- · peraÌ:u.ra nei paesi che .st.iamo studi<:'~d-o 1 affine di averne lin)òò·-· · eetto generi\le. da-rò lttì'i una · t~wò l a) in cn1 'sono eit;fte le 'liueé " ...... t 1hi!dìe dì egua.l tefnpex·àtur(t medhL ed e's't'rerne, che passailp,- ~e'l.. centro di ciasc uno di questi Stati. · · · ' Le •c:ifre di questo quadr0 sòuo desunte d·a uno studio 'Snlle tav'ol'e del magoifìcd athinte dì Bérgha<tS. (Physikalischer· .A.tlas, Gotha, 1852-}. zio~e
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Tutto ciò prem·esso ve11iamo a considet:are ben ben(:) l' andamento progres·s ivo delle 'curve di mort.alità degli o l t,o Stati', l.rl.!cciàte nella tavola grafica XXI. Ecco c:iò elle. si può dedurre:
1•' In ,qelwt·e in t·utti qw:sti paesi hanvi due massimi eli mortalità nel pe1'iodo anmtale, uno che' fa seguito ai (t·eddi dell'i1we7'1W, e 'Caltro ·che tien dietro a.Ue grandi temP~·mtwr,J (J,~U' cstate. oz• Il massimo di mortalità invemal': va crescendo c?.al Sud al . Nord ùb t·agione if,gll(~ latitucline, o pi~,aosto ùt ?-a,tJione della dimi 1iuzione ddla temperatw-a invenwle. ;li massimo di mortalità estivo va ct·esccndo dal no1'Cl al suél.in ra.gione dell'altct tempe1·Munt osti·va. .,
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•
In altri termini le linee isoc·.himenc regola.no la mortalità in \·ernale, le li.qee isotere regolano la tnorta.lità estiva sul l:1 supcrfìeie ctell'Europa. 3• Nelle regioni estreme dell'Europa può benissimo verificarsi, che una delle due cause termiche nocive venga a scomparire. E davvero non ogni freddo invernale, nè ogni caldo esl.ivo sono cause dì mortalità. Ma l'azione del freddo, che va scemando verso il sud, ad_ un certo punto divent~t nulla; e cosl noi \'Cdiarno appunto, che è nullo !;aumento di mortalità. ~nverm~lc in lspagna ed in Grecia, e piccolo in Italia. E per la i>Lessa ragione l'a?.iom~ nocira delle altl~ temperature det'i'estate può Yer.so il nord scemare tanto, da diventare eguale a zero; epperò la mortalità estiva è piccolissima nel Belgio, e nulla in ·Nm·ve!!,ia. Concludercrnu adunque che l'azione del lreddo o del caldo si estendono at sud ed al nord il'Europa soltanto fino ad ~tn eedo limite. ·
La linea isochimeniea -+- 6, oppu1;e cmche w Unaa di ((;mpçra tura -+- 5, del ·mese il 11iù (reddo, che 7,7assano r:cl um·d dallçr, Sz?a.qna, pel sud della l?r.ancia, pe1: la media Italin e· per il nord della G-recia si possono ritene1·e come quelle, che segnano it 'lùnite il più meridionale dell' azio1w nociva del freddo in .En1·opa. Sul limite settentrionale dell'azione delle alte t.empehiture1 non potrei pronunciarmi così. ' decisamente, come per il lìmitc di azione del freddo, perchè mi manmmo i dati per un sufficiente numero di paesi settentrionali. - Però concedendo mag·gi01: ht-· t.itudinc a questa. seconda proposi2ione dirò: le linee isoteriehe - 1- '15 i:J + 16 opptwe anche le linee di te'rnpe1·atunr. -+- 18 o' + 20 del ·mese pii caldo, che passano per l1.Tnghiltrm·a e p er z~ YJst1·emo
confine s~ul della Non;e,qia s.i possono rit!me1·e corM il linf!ilc ùt-:
Il
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ftmtriouulc in ctd si rru.u~i(esii t'azione nociva dt:ll'eslalc ::;u.U'uo·mo in Stwopa. 4• L'escur sione della curva di mortalità in generale si può dire, che va anrnentanclo ve·rso it S!td, ma senza una regola molto t>satt>1.. PAJW\LWLlllllO l•'ltA J,E CliltV li: OEI nO?..TALlTÀ. -
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Un terzo esame noi dobbiamo fare sui confronti
internazionali , e ve~ere se anche negli al tri Stati europei esiste fr·a le due curve demografiche quel parallelismo, che ci parve t!lonto 5lQstant~ e t<tuto necessario nellè curve di ciascun compartimento it-aliano. Ebbene, io che ho iracciate tutte queste cuJVe colle norme a ccennate f.> eì tracciamento della 1' figura schema• posso assicurarvi che esso paralle1ismo ' tica della ta\·ola XVII, esiste kiempre, ossia che i massimi dei concepimenti coincidono più o meno coi minimi delle morti, mentre i minimi dei concepimenti accompagnano le massime mortalità. Ed ançora: a) Che il massimo primaverile dei concepimenti precede ~e mp~e il D;~inimo
primaverile (od estivo) delle morti ; b) Che il massimo estivo delle morti più·. ~pesso precede, talqra coin<;ide col minimo estivo-autt:nnale dei com·epimenti; c) Che il minimo autunnale ùi mortalitì~ precede sempre il tnassimo de i conccpi;nenti del mese di dicembre; d) Cbe il massimo invernale di morlaliti~ il più spesso preced e, tal()ra coincid e col minimo post-invernale dci concepimenti.
Dalla. costanza e dallù meravigliosa esattet.za di questi inLimi rapporti fra le curve demografiche e le termiche in altri Stati d'Europas,mi sia lecito trarre un nuovo e validissimo argomento in ap poggio della verità, di tutto quant{) si era prima espresso iu rapporto all'Italia. DI i\f, THE CONDlZlONl IN.l"LUENTl SULLA ~lOR'fA.I.ITÀ O SULLA :f'ECOll'DIT,\ •
.Fino a questo punto tutte le ricerche nostre furono dirette alla temperatura. Ma potrebbesi domandare: forse nessun a ltro momento l fra il complesso delle
::~emplicemeote in riguardo
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vicende cosmo-tellnriche, o fra le leggi c le abit..udini sociali. ha influenza sui due estremi della vita umana, fuorchè il caldo od. il freddo? Sl, moltissime sono vcramenle l<:~ maoili!stnziooi dtlla natura. esteriore, o delle sociuli costumanze, che hanno azione più o meno diretta, più o m eno attiva sulle morti, e sulle JHJ.scite; C> qUt::ste influenze po~sono essere periodiche od aeci9.ent ~li, r.worcvuli o nocive, generali o locali, cornulli o straordinu~ie, ecc. ecc. Nè io mi sf\nto la forza di potcrlc tutte csamiut~.re; e oeppure esistereb bero i duti per istabilirc le relative ind2gioi su di ognuno. Dunque restando saldo, che la temperatura sia il modifl c:~tore pri?cipale e la piò g't':tnde 0 più decisiva causa in fluente, riteniamo pure esscr\'i un grandi~imo numero di <\ltre circostanze che, a parità rli comlieioui termiche, valga!lO a modificare più o meno J'::ndamenlo della d,emografìf\ dinamiCI\. Di u1cuoe di queste circostanze ora intendo io parlare. Però siccome il hworo ba già. oltrepnssatc di troppo le semplici propnrzioni, rhe gli erano assegn:1.te, c perchè temo eli Ltoppo nl•usare (!ella pazienza del lettore, r iassunterò in lm.lve ' le (•onclosioni. a cui sono pervenuto dietro una minuta analisi, relàtlvamente ad alcun.! de!le principali condizioni influenti :mll:l tnort!lili tf:l. o aulla r~.:conriitù. V .AittAZIO~t
La ,lifferen~.a fra lt· t cmpetcrnlilrnetrogr:.>.fu sono muggiori al uord che al ~uJ, nei paesi ~:ntro ter:a che ~:~ u!le cost~ del mare, nell'eslale che ncll'iuverno. Lombard de Gcnè c, nel tomo 10 degli .Annales (l'hygitlne publiqw, :'lssegnava la vnriaziooe diurna. della temperatura comt~ causa dl'lla graude mortaliti!. autuuoalc dei bambi!li. Ciò evidcnterneolc ntm può essere. perchè Ja legge de1la mortlllità òci bambini non tu:gue per nulla quella, secondo cui si manifesta questo fatto termico. lo credo che : la. cun·wenp(~ di tcmpcwatw·a fra il gion·w c l<t notte alJùia o nessuna o ben 1lÌCC()la i11flue11ca sulla vita tmu:ua: almeno nei limiti ('Utru cui questo fenomeno ha luogo in Italia. T ER!llCHo
DrL ttN.t,:. -
l'Mure estreme diurne sE•gnllt.e dal
SuTo oer. OlELO ;.; l'lOGGI A. - La pioggia nei nostri paesi cnèle pitl abbondante nel h~ lot•alità Yiciue alle pitl a!te monta-
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gae, ,e che stanno lungo i l versante meridionale della catena delle hlj:>i o degli •Apennini. - La. pioggia ab~ondan le, condizionata com'è allo stato coperto clel cielo, che impedisce d'inverno •l'il•r'adia:zione, e d'estate ·ri parf~ da. i t'il.ggi cocenti del sole 1
è perciò a consiàerars1: come tm potente moderatore della tempe1·atu1·a delle stagioni e.streme, ed in questo senso lo stato coperto del cielo, e la pioggir:. sono da ritenersi Mtne concU.$ùJ-11.i f~tvorevoli alla vi.lcc dcll'·twmo. ·' Eo!AN.AZIONI PALUDOSE . - Si è 1mrlato molto in questi ultimi anni dell'azione, che esercitano le ernanazioui paludose sulla morla.lità. lo non voglio ora entrare in un argomento di tantn. imp01·tanza, p el quale mi sentirei già. a b el principio venir meno le fotze. Voglio soltanto iurl<~ga re, se tali e mn.uazioni vi abbiano
un'azione cosi decisa sulla mortalità e sui concepimenti, da influire sulla propOt"tionale distribuzione numerica dei due fatti demo~ratici d m:ao·te un momento spec:iale de1 periodo annuo. Questo punto sp ech1le sarà il tempo, in cui le el'nanaz.ioni stea::;e sono al massimo della loro potenza. E farò ac.tare come io non m'occupi o<·a dèlla qnanliilà. assoluta di morti o di nascite, o della quantità t·elatìva alla J10polaz;one, ~cc. mi~ solt.anto della dìst1·ib~~.~ione loro.
È noto a tttlti, che le emana-z.ioni paludose raggiungono il loì·o massimo di perniciosità nei mesi di settembre e di ottobre. ·P erò affine di non -restare senta un appoggio numerico, prentleremo a scorta lo studio che i l Balley, medico militare f rancese, fecé sulla endemia., cagionata ogni anno dalìe emanazioni palustri nella città di Roma. « Recueil des mémoires de médecioe et de .chirurgie, (!te. mai et juiu 1863. • Riporterò qui il numero d'individui entt·ati Rll'ospedale mi!i. tàre .di S. A:ndren a R omu, 2-ffetti dt\ febbri iotermittenti ; ed il nume\'O• d c~gli accessi febbrili palustri, che il dott. 1\t'ayer ' èon-t statò nella fl ua. · sezione. Le prime eifre sono le medie mens'Ui degli undi·ci anni dal 1850 al 1860; e sono ricavate à alla ripartizione . di 10277 entrati per febbri intermitteuti; le seconde sono medie del trienn io d'osseJ.·vkzione 18'58-1860, e poggiano sull'annotazifme esatta di 4157 casi di aecessì febbrili. Queste cifre furo no inoltr e r idotte da mc a mesi eguali di 31 giorno.
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-~ Am.~alali.di febbre-~ Accessi eli febbrE' m tcruul leu le •'lllrali all'ospedale
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Da liUeste due colonne ùi cirre, appare come l' endemuepidomin di Roma si moski specialmente nei quattro mesi di luglio: agosto, settembre ed ottobre; ma. che i mesi più infestati siano precisamente il t:~ettembre Cl l'ottobre. Dunque coi dovre mo · cercare specialmoute in settembre ed ot.tobre gli effetti immediati delle emauui•>ni palustri, (Jvc queste esistono. L<~ curn\ di m ortali tà nel maggior numero dei compartimenti dopo di aver toccato il massimo estivo in agosto, discende rapidamente, e si porta prest-o al disotto della media; cosicchè il numero proporzionale dei morti di settembre e d'ottobre è quasi sempre molto basso. Non cosl succede nei compartimenti de1l 'Emilia, Poglie1 Basilicata, Calabric e Sardegna. In questi cinque compartimenti il settembre e l'ottobre sono ancora tncsi in eui la curva delle morti è molto alta. .Non <~i può negare che in queste cinque località di gt·ande
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mortalità aut~moal e, non VI sta dif~tto di quel complesso di condizioni, che f.anuo lo svolgimeuto del miasma. Ed ivi appunto la curva delle mortj, invece di sce11derc subito che cessa l'azione · dell'alta te mpe1·all\ra dannosa, &i mantiei)C ancora. alta, perchè dopo la temperatura viene io isceoa un'ùltra causa di grande mortaÌit:ì, che ne continua gli effetti. Nou voglio dire ~e anche a,ltro ve non si muohL per effetto di emanazioni palustri; forse il numero di queste vittime non sarà. tanto grande da manitèstarsi come modificatore dell'andamento de1la. c urva di mortalità. per un intero compartimento. Questo fatto bisognerebbe studiarlo JiÌÙ minutamente (: pe~ localih\ più limitate. Atlìnchè si possa Mtribuire alle emanazioni paludose la maggiore qio r talit.à. autunnale, è necessario cziandio che questa si mostri coseante in ogui anno; a.l meM flnchè dur<t lo svolgim ento del miasma. Queste cdodizioni verificandosi nei cinque eompartimenti citati, seoz.a nega!·e, CDmu dissi, che anche altrove si possa morire per effetto del miasma paludosn, noi concludere mo che (L'IMJSla ca1,sa ~i mo1·talitù, che sono Ze e-rna·nazioni .val1tst1·i, si •ma-
ma
nifesta chiara-n'l-ente nei co~npa1·timenti dell'Emilia., F ·uglie, Basilicata, Calam·ie c Sa,·degna; e che gli efl'elti suoi .so1w spccial•mente palesi per Mut -maggiore '!nortctlitù nei mesi eli sattembh; e c7Ji olloò1·e. Piemonte, Lombardia, Liguria, Toscana e Campania sono 'i paesi in cui la stagione auhmnale è in g<merale relativamente molt9 favorev ole; non escludendo per nulla la possi bilili~ che
in alcuni· limitati punti speciali di ciascuno di que:~ti compartim.enti l'autunno possa anche esse ri.:! la pessima. d elle stagioni. FJ qui mi cadcs in acconcio il dir due parole sopra un' asse r. t.ione, che il eelebre demogratìsta. Lombard procfamava nel1865 (se non erroJ inoaoz.i al Congresso medi<'o internazionale di Parigi, ~, ripeteva l'anno '1869 al Congre~;so d i Firenze. Egli, dopo d'aver passato in l'ivista le leggi della uwrtalità. di un grandissimn numero di paesi d' Europa, concludeva che .: le froid augme·ntc la mo·rlal:ité, tanclis tf.M lcf clwle·tw IJrJJM:ce une influeltce (11vo:rable a.lt nwiu.tien de l((. viB >• e piit avanti che : ~ pm· tout ot't la mm·talité est esliuale tJU au.tomnale il existc une intl·uence tellurique 01t palucléenne. • Con tutta la veuera.;~,ione dovuta a quel grand'uomo, io non posso accettare queste conclusioni dello statista. di Ginevra, imperocchè 11on è v&ro clte il caldo
• 382 cdc1·ciii f(worcvolc .in{humza snlla vita, èt~ll"'wJrno, r; -molto·meno cli(J, dappertutto ove ltt mm·lalità ·ma!Jgi(l?'C è in estate, sùt essa.- l' c{felto elci •mic~smi paludosi. Qual è questo caldo che esercita influenza favorevole'? P erchè nei paesi meridionali vi è così grande morì a 11ei mesi di giugno) luglll) e d'agosto? È il miasma, dice 1ombard'. lì:ia il miasma non si manifesta egualmeule in tu tti i ·p aesi caldi, nè in ragione diretta della tt-mperatura, nè il ma~simo dell<\ sua potenza nociva si verifica in luglio. Dove il miasma c'è noi ne vediamo gli ell'etti, ma li vcdia.mo in settembre ed in ottobre. Per maggior convinzione confrontiamo la Liguria al:' Emilia. .L\ella dotta relazione • Sulle bonificazioni, risaie ed irrigazioni del Regno d' I1ali3 • rh c il commt·ndatol'c Pareto pi'esent~va nel 1865 a l Ministro l'l'agricoltu ra, ioduslri<J. c com mercio, ·Vit:ne esposto, como la zona d'Italia la più paludosa sia l'Emilh, c la mr no paludosa sia la Liguria. Ui fatto s u '1000 ettari · di superlìcie totale, il complesso delle provincie di Modena, Bologna, Fenara e Ravenna ne ha .124.5 eh(:) sono di palude, moutre 'la· Liguria non ne avrebbe ohe 2;9. · L<~ differenza non ò tanto piccolu; e noi possiamo fidarci di queste cifre, pcrchè su qoeste provincie il Pareto riassumeva i dati i più p;·ossimi alla ver'ii:'t. Seuondo le teorie del Lombrird la Emilia dtl vrcbbe avere la mussi ma rn01·talità estiva, e la Liguri<} la minima. l\Ia non succece così. Se per morlaJilà estiva s'intenàe quella di giugno, luglio cd agosto, ecco la mortr-Iìtà proporzior:.ale a 12 m ila morti annue, che si osserva in questi tre mesi nei due cnmptw timèuti messi a confronto (medie del sessennio 1863 68). ---,-.= =='-
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Mentre se èoilfroutiàmo la mortalilà autunnale ·vedremo éhe r ordioe s'invel"ti!·à, r isnltt\ndo per l'Emilia mm magg1ore mortalità, <·he nort per !a Liguria.
E?lllliA
Settembre ' Ollobre . Novcm,bre Antunno.
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Nell'Bmilia si muore pitt d'autunno che d'es!ate. Questi confronti lmnnç> tanto maggior va}pre., i.n quantochè sono fatti tra ~ u~ compar~i1menti po~ti fl> ll.a s te~sa .J.atj~udi~JC, cd in co nd i ;~,i ooi poco· d iss,i~ ili di t.emper?.lura. E c;co P,edanto secondo la mia debole opinione, ,c ol;Ile ,si potrl:lbb&ro._modiOcare le conc!upioni dello scienziato ginevrino: L'alta. tem.peJ,·atJ,u·a, se oltt·e-passa ·w~ cet·to limite, di·venta anclùssa nociva : la grande 1no1·ta[iià dei mesi esi iv~ è da attribt,i1·si al/,' alta trnnperatu-ra, c soltanto queìla elci ·mesi cm-
tunnali al miasma palustre. , Nella tavola _gn!}fìca XXX è de.sori,tto l'andom!lnto .dalla rnor·tali ~à di otto diversj_ paesi d'Europa. F uorchè nell'Jtali<\ c nella Spagoa, negli altri 6 Stati la mortaÌità estiva raggiunge il suo massimo in settembre. Ciò potrebbe essere tanto dovuto allt:: emanazioni palustri. quanto ad un ri tardo nel manifestarsi degli effet~i della calda tempen\tura. 1\la in questi otto pae!li la mortalità autunnale è forse ovunque la stessa'? Si vede t roppo chiaramente quanto la, mortali lì1 autunnale sia neU'O)an<Ja maggio~·e, che nou in ognuno degli alt.ri paesi . messi :.1. confronto . E da quest'esam e dell' opinione di Lombard, l'associazione delle idee mi vorta ad un altro ordine di considerR.'b ioni. Non Lombard soltan to, ma tutti gli autori che scrissero di demografia, dissero sempre che l'inve~·no è l'epoca della massima m()rtalitù,. Così Michel Lovy ('rraité d' hygiène, P aris, 1§62) « Le
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:JS!l max.imum dcs décè<~ se pré;;tmtc asst:z régulièremcnt à la lin de l'hivt!r, et le mioimum au milieu d<! l'été •. E cosi il più volte citato Quetelet, ncìla Physique Sociale a pag. 33 t • Il parai t, au moins par l' exemple d ~ la plupart des contrées de l'Europe, que le maximum des décès se présente assez réguJièrement à. la fin de l'hìver, et l~ minimum vers le milieu di' l'élé •. 1~ così alt.ri. Ques t'en·oneità, di giudizio ha ev id l·nte rnentl~ lr. sua ragione in ciò, che finora gli autori limitarono i loro studi a paesi molto settentrionali. Difatti ncs8uno parlò dellr~ mortalità in Ispagua, io G•·ecia, ccc. E chi estese le :::u1; •·icen·be all' Jtalia, o :li limi tò ai paesi dell'Alta Italia, oppure se discese nell'Italia Meridiormlc lo fece soltanto col preconcetto iutendi mento di attribuire al miasma palustre la mortalitì\ estiva. Questi fatti oon sono ancora conosei nti presso i dt>mografisti o presso gli scienziati delle statistiche; ed è perciò che l'anno scorso gli errori di Lomba.rd ris<motevano applausi , e venivano pomposamente riprodotti in tutti i giornali scientil1ci d'.ftalia e: !'uori. Altre influenze dipendenti da lle cc•od·izioui esteriori ~arebbcro ancora l'altitudine, la frequenza dei vcnli, l '<~sposi zio ne e la natura del suolo, la' costituzione geolog1ca dei tcneni, tCC. Ma di queste non intendo parlare. Passerò ilwcce ad esamin::.rc altre influenze, r clath·e alle abitudini .ocl alle leggi sociali.
LA Qu.J.tu~snrA. ---Nel sessenoio 1863-68 i limiti della quaresima furono in termini medii dal 23 febbrai o al ·10 apriìe. D'ordinario il mese di marzo è semp re compreso nella quaresima) e per la s ua totalità. 8d è appunto il mese di marzo, ehe . coshwtemente e per tu tta t'Italia ha. una manifesta diminuzione nel rmme ro dei conce pim~nti. Il Villermè, già 38 anni or sono, scriveva: • Le car~me parait bieu évidemment diminuer le nomhre • des conce'ptions, du moius pendant qu' il dure. » L'abbassamento della. curva dei concepimenti in corrispondenza del mese di marzo, per quanto costante, non è perll eguale in tutti i compart.imenti. Si potrebbe appunto misurarne la grandezza ~alcolando di q uanto la cifra. dei concepimenti di marzo sia inferiòre della media dei coueepimeoLi di f~bbraio e d'aprile; ciò che si otterrà. sottraendo la. cifra. proporzionale di marzo dalln semisornrna di quelle di febl>rai o ~l rl'apl·il e. Q.uesta risultante
indicherà il gr;~do rli depr~ssi1>tH~ della cmt·,·a d~::i concepimen ti nel marzo; ossia il grado d'influenza che ,.j escrèita la quarcsimt~.
J·~eco ìl rias:.unto di queste operazioni, ::wbierando i cornpa•·tirnenti secondo la.' grandezz(~ di questi nume ri, dal meno al più.
Liguriu. ·r osct:\na. Sardegna Piemonte Lombardia. Campania Ba~ilicata
Puglil:! Abruzzi. Sicilia Emilia Umbria. Yenctp . Oalabrie. Marche .
28 29 34 42 48 4D 61 6')·~ 61;
72 77 88 95 '118 127
.Fino Mi uo certo punto que,;tc cifre indicano quunta sia l'osservanza della quar esima nei divers i paesi d'l tali a. 'l'ala osservanza non segue le leggi della latitudine, nè del clima, nè della tempe ratura; 's·egue piutto3to, a mio avviso, un aggruppamento, che ricorda alquanto l'antica divisione delle provincie' italian~~ quaudo i diver si goveruioi dell'Italia in pilloZc educa vano il popolo ciascun6 secondo il proprio intendimento. Meno osser ntrici del divieto quaresimale sarebbero le provincie degli antichi Stati sardi, la Toscana e la. Lombardia; un po,. piìt obbedienti alle religiose prescrizioni sarebbero le provincie degli antichi Sta li napoletani; severe osservatrici delle tcggi della chi'esa sarebbero invece le popolazioni, che alla chiesa .stessa erano soggelle, cui aggiungasi il Veneto. Nei compartimenti delle '.Marche, Abruzii, Basilicata e. Oalabrie si nota anche · un costante Jeggierissitno aumento di mortalità in aprile. Nori potrebb'essere aùche questo un effetto della quaresima, per l'appuuto colà, dove essa si pregia d'una m a.ggior~l osservanza?
38l) l ,d i giuni~ ,k pri v::zi'Jni, , le mort,iijcazioni <:lena C(\rne, . che i pr~ti itpp_qngono l)L de~oti fedeli, poss~!}O f?eni~s imo produrre
anche malattie mortali. l:Dpperò concluderò che: lct qua.1:esi11tet cUmimtis.c.e il ?VIIff?t~"·o dei ~9r~;çppil~~enti per ·i l. tem;J_:JO di ?ua d;twata; ~ fm·!$p çt1./ilnenta in piccqla p1'0J!OI'zionc .la cift:a (lelle ·morti d'ctprilc in quei paesi, in cui tosservanf!a ne r) 1nolfo. scrup:>i-osa . .M.A'l'RDtONx. - La di~tribuzi one dei rnu.! rirh ~iui mi nwii mesi dell'anno è resa inegolare ed a.rtith:ia;!è 'p·~r ' aic~u oe limitazioni di tempo imposte ·d;\lla Chiesa. I n Ha1Hi ·tì·d sono io generale i mesi dell'<l.ono in cui si accutmrlaul) i matrinioni ; fe bbn'lio, novembre ed :otprile. In nessuntt parte dr~ ! J:égt10 i matrimoni sqff'rono pi ù ineguale distt·ihllzìom: ebe nel ' Veue tn1 dove i massimi str Ro rdinar i 'cadono nei soli due me:>i di 'febbraio e novembre. La Camp~ni~L pe r 1'opposto ha Jn. più eqrw, r!istr.ibur..ioue . I minimi dei matrimorii 'sono di preferenza in dice mbre ed· in rnar:w.
Si osserva che in I talia, dopo .la pro mdlgazione della legge sul
matrimouio civile, il nn mero dei matrimotii . si va se mpl'e pii:! equamente distrihuen.do, divcntand'O mi nori g-li accumuli in certi 1 mesi, e minore il difetto in altri. Il numero dei matrimon!, cho si celebrii 'in un anno nel Regno, è in inedia di '187,000; ciò che dà com,e , m ediVJ mènsile !5,580. Or bene, prese lellmedie ·sessennali si vede, (:hc il ;nese che ~bbe i l maggior numero di matrimoni toecò la cifra dì 26,750, e quello che ne .ebbe i t rnino,r numero fu di circa 9 ·mi li\ , Questi d ue mesi furono app,unto primo it f'ebbr.aio, seconpo iJ, marzo. Riçordia moci p~1: un rr~omen to, qua nto fu. detto sul calcolo Tiflmerico delle don!)e, itali.a nc a~ at te per condi?ioni legali e fisiologiche alla propagazione çleHa specie. La. mortaliLà ed il sopraggiunger~ d,ell\~tà cri tic~ eliminano lutti i .gion~i uu cert.o. nu!'p~ro di queste fe m.mio.e, il, cui ppsto yien~ . mano manococ~up,at9 dalle spose neon~~· ' ~n un intero p,eriodo ,ann_uale ~ affl..nchè re~ti costante o pres1 sochè invarìa bilè il numero totale .delle. ste~se i emmioe, si dovrà veri_i.Léar~ la condizione, che l~ cifr~. del!e entrate dovrà essere poco t• dissimile da quella delle us.c ite. T.ml}pqrariament.e però que?ta cit'm , p)!Ò variare; ed è quanclo per un soverchio accu ~
mulo di mat11irnoni, il nume.ro dd~e, donne italiane in condizioni legali p, fi.~iolo,giche adatte alh~ propagazione della specie r~sta
3S7 notevolmente aum ~ nt.1 to, 0ppure quaudo per una soveréhja scarsità di matl-it:HHJÌ il nume ro delle stesse resta notevolmente ·diminuitq. ' .·· · I~1 questq ...modo se sulla cifra totale di ci t'Cf\ due milioni di · mogli fecond&bm e· non feeoudate, ne iugravìdfìno il 25 per mille al me$El;'C3.0' p~~· 1QQ' ~IL'rotto) 'stillé ;·is r~ih~ circa di cui la cifra media di febbrai{) soi'pasaa la cifra media di marzo, ne deriveranno almeno 450 co!lce~il'l1.euti in . JJÌù iu favore di ft~bbraio ed a ' () . l,ì • t·i '•" ':•" ' •. sva~~aggio di marz9. Ma qu~~s ~o calcolo. fondato sulla nml!lÌS· siori~, 'é he tttt ti i ìnatJ!imoui di un mesH si f,wesse·o press'a poco ai pN!fii giomi dei n';esa, ciò c he non è; e eh e i no ve1li sposi avessè:ro 'precisa.tfi_e nte tanta. ~robabili Ut di fe contÌ!tz.ione, co:ne tttttf. •gli altri co niugi, ciò che no n sì sa. Oh'è"' OVe si amme'W1 nei nuovi sposi una. maggior- a ttitu(line alla r.iproduzione deil.Ja specie;·~e q uest.ò 110n poLrà sembra-re i mprobabi!e1 allora -l' ef'teUo di acc.umulo di concepimenti iu coincide.nz.a dell'aèc.umulo dei m<ttrimooi sarà <1nèora m:>g-giore. Qu~s.to esame ad ogni modo · eond urrebbe il. far credere, che la qistribuzione dei m atrimon~ possa esercitare una influenza in senso dire tto sulla distribu7,ione de i concepime nti . No~ con quest~ però no n vogÙ~mo ammette1·e l'ipotesi; che Bà'udin fornn1la va, e poi vittorios n.me nte egli stesso combatteva, che .cioè- tu tto Faod-a~~nto della cur.va d,e,i concepimenti sia JlOU aq ,à ltr.o degftta., che. alla dishribuz~O)le .dei ma trimoni. " 0i<;>~9npe11te~1 t.o c.reqo che nl'ì sarà le~ito il condndere- che: al~~ f<poçhe di {J1'aJtde Cl-OIJZ.frl'l..2tl.o o d~ gxando soa.rsitcì di -rnat:r:Vmoni CfJ'r'f"~$P,91~dQn(_) .<;~tUa 4t~rva dei conce.pirr~enti.1m piccolo J"iaZzo ~ma piccola depressione. Una parte clegli effetti dellct.qua?:esùna su:i COJ~· f;f.rJÌ1nenti è p~rcjò do.v.nt.a alla, si:cwsi.t.à t1ei -rnatrirrnoni i:n ,questo pe-
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li§odo ili ternpo. L:\. Gu.srt&"\, - A,bb\amo già de.t lo e ripetuto molte volte, esponendo l' analis.i di ciasçun compa1·t.i mento , che d1~1·ante
r epoca della guer1·a (!,el 1866 si diminuì . il nurrtero dei çon· cepime)~ti..
Ecco una tav:ola, che· riporta le cifre .ef{~ttìve dei cpn_Qfilcpimenti gi,unti ~ termine, che .si effettuarono in ciascuno dei mesi .delr (innq, ~866, in Confronto ~olia me dia mensile dej C9 IÌCepim~P,~Ì n~\ . sessennio, ir1 tutto ii ,Regno. '
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Co;-~eEPn!E!:\'fJ mUNTI A TEl\lii:INt:
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ll'rlediemensilil . · !; , Anno 1866 !ctel sessenniol, DJfferenza H
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L\i.nuo 1866 esordi1·a, con uoa fecondità molto rigogHosa, ·ma appena incominciò la gue1·t:a, il numero dei concepimenti non solo cessò di essere superiore. alla 1nedia, ma diminuì I·apidissimarnente. Dopochè nel dicembre furollO congedati i volontari e le classi chiamate, il numero d{!i concepimeot.i ricominciò di nuovo a creseere. R ela.tivamente -al movimento dtlle nascite si not-a ati.cora come l'anno 1866 avesse il maggior numero di nati-morti, che ogni altro anno del sessenuio. Ci fu anche un relativo aumento di nasciLe i l kgit~ime n ell'ann·o successivo, da attribuirsi a concepimenti' ilfegit.timi dello stesso anno 'ili guerra.. - Non"tut.ti i comparhment.i c-onla·i buil'Ono in egual modo sia alla diminuzione tota.Je dei- concepimenti, sia a l re lativo aumento dei concepiineriti illegittimi. · . "Posso \:lire che i compartimenti, che servil'ono di teatro alla g"uerr.à, so'no pure quelli stessi iri cui le due · eccezionalità' p~r ultimo accennate raggiunsero il· loro pii! a-lto g rado di manifestazione. La cifra dei nati morti invece è ali mentata pressochè
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~ualmeute in tutta Italia. Lo spavento generale, che des~ l'idea
<iella guerra specialmente nelle donne, i gravi dispiaeeri, i disagi in cui essa guerre\ piomba un gran numero di femmine, sono su~oienti a , spiegar,e la maggior proporzione di nati~morti. La diminuzione dt?,L.numerc:> totale' dei concepimenti si spiega. facilm.e nte colla rapida e grandissima. sottrazione di non indifferente parte dell'elemento maschile, tutto nel fior degli anni, e nella gagliardia della potenza fecondatrice. Il gran numero di concepimenti nei meei che precedono e <:he s~guono la guerra, ed il numero aumentato di concepimenti illegittimi dE\ li o stesso anno devono tenere preasochè ad un medesimo c6mplesso di• i nflu~nze 'inòrali, che le vi.cende guerriere destano in pe.tto di· tuttaquanta una nazione. Gli innamorati palpiti al suono della bellica tromba a mille doppi si risvegliano. E che non sacrificherà la bellezza ad un eroe parato egli stesso al sacrificio della propria vita? All'ardente giovinetto, oh e prodigo. del su-O holleot.e sangue combatteva sul campo, serbava intemer:1ta fede>la bella ;. trèpida soltanto del di lui destino, e ansiost~ di più delirante abbracciamento al ·sorgere 'della prima aurora felice. N è al sudato. campione, , che ritorna pago d'avelT' compiuto ·uu sacrosaut.o dovere, altro premio è così sublimecompenso, quanto il bncio deJla donna amàta. Anche nelle aride cifre della stati~tica, anche nell'apparente rnonototiia di questi volumi di numeri, si leggono eloquenti pagine di poesia sociale .; ~i scopre uno. stupendo, intimo, prezioso quadro della s.cena: del mondo; si apprende l'altissima, semplice e seve1·a. armonia della unive~sa natura. La verità parla sempne ed ovunque un sublime linguaggio. Nutriamo fiducia, che altri di me più valente venga al pi~ prçsto a tradurre in maggior luce questi immensi tesori, che stanno occultati nei volumi della statistica italiana. f3e dovessi dire, che relazione passasse tr;l la guer~a e la mor>talità>, no1n potrei assolutamente accagionarla di una· influenza qualsiasi. I pericoli della guerra sono limitati ai combattenti ; almeno uosì n elle guerre, come quella del 1866. Centinaia di eroi comprarono colle loro sacre vite il riscatto d'una parte del nostro suolo ; -non senza feroce v.eudetta se ne partiva lo straniero. ]jJ pei campi di Custoza e sotto l'onda dell'Adriatico mare fur sepolti i cadav~ri degli Spartani d'It!!lìa. Pur tuttavia
Giornale di Medie. mi/il. 18i0
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390 la m6rtalità generale non ne risentiva gran fatto, chè anzi il 1866 pe~· un singolare· contrasto; fu J'anno · del sessè'nnio in cui si ebbe la• mininih 1norta-lita1 Onde ' si con chiude ciò, che n prima vista sembra un paradosso, ed è che la !fltel'ra itl{lttiva pif't, sui
conèepimenti che 'suZla mortalità: 6li effetti della giwrm · fttrono tantor mttggi()ril quanto più s'era vicini·' al teat1'0 stesso•de7la g2tet~ci! t
I L- cnOLE&A . - Nel breve periodo .di tempo a cui si limitano le nostre indagini, per ben tre anni di seguito .si manifestò Ila epidemia ·di cholcra. Nel 186.5 tolse di vita quasi 13,000 pei'sone,- nell'anno successivo 20,000 circa, e nel 1867 la mortalità. por chol~t-a fu oltre i 100,000. . Nei ·due primi · anni il'azione del flagellot fece sentire di preferenzà nei mesi autun na-li ; nell'ultimo anno si ebbero a subire · i massimi danni nei mesi estivi .. - Nella r parle d i questo lavoro accenvai per ciascun compartimento in quali anni ed in qun li mesi, di preferenza il cholera inSerisse, sottraendo gli anni · che ebbero straordinaria mortalità daUa somma dei sei anni, per eliminar·~ questa influenza perturbatrice. Dunque quanto e come il cho•llera iunuisse sulla mortalità -fu già detto, e non è più il caso d'i r ipal'larne. Mn bens\ si dovrà ricercare, se anche i con~ cepìme11ti se ne risentissero. Senza ripetere la. lunga serie di confronti, che ho dovuto ins titnire ,a ·fine .di poter giungere ad una conclusione, dirò che dopo d'aver fatto il parallelo fra il n umero dei concepimenti nei mesi di cholera cd in quelli senza epidemia, fra i compar_timen'ti in-festati e quel li rimasti esenti, fra le epoche e località di m~ggio re o: minore invasione chÒlerioa, per mezw delle cifre assolute e d~lle proporzionali, posso con ch~dt! re in termini genel.'ali che: Quanclo Za mo1·taZità pet· choZera non fi~ avme1w così
si
g·rande da t·enélersi manifest~ nella c1wva di mm·taZità complessiva, · 1!epput·c manifesta ft4 l'influeru:a cs~Ycitata sui concepimenti. Ma rlove il chole t·a pesò gravemente sulle cifre di mortalità, la diminuzione, che i concepimen't!. stessi dovéttero soffrire. Epperò l'epidemia ili clioZera., clul t'aggiunge un certo {/rada ifintensila, diminuisce· il numero dci conce-
~ pnr ·nianifèsta e generale
pimenti per. tztt{o il ' tempo in cui dura la notevole mortalitù. La·• diminw:ione d~i concepimenti raggiunge 'il massimo suo in cort'ispondenffa del massimo dellJepidemia ; e cessa tostocllè l'epidemia ~
391 it~ sul fmirc. -
Non debbo taccrA che questa regola generale, vera per tutti gli altri compartimenti, soffre un'eccez.ione nella Lombardia. lvi quantunque il cbolera del 1867 producesse uoa grandissima mortalità, pure non diminu\ per nulla il. numero dei concepimenti. Di questo faHo non mi Sllpfei dare ragione ; è una strana eccezione; nè io la credo però valevole a distruggere lo. regola che è cos\ costa1lt~ e manifesta in tutti gli altri casi st'u diati. P..:r qual via agisce il cholem sui conc:cpimcnti '? È naturale il pensare, che una minaccia tanto grande e tanto lemula, com ~ è uaa epidemia, faccia nascere nell'animo delle popolazioni uon sovrana tautclo. e prudenza; co'll che si pensi a conservare la propr.a vita molto più, che non a darla ad altri . Cessato appena il pel"icolo si risveglia l'antic<l andazzo, e via. L'influenza del cholern sui concepimenti io ln vedo semplicemente come una influenza morale. Ar.TllE OONniZION( SOCIALI. F 1·1\ gli usi, Cùs~umi, , abitud'in,i e·. leggi, oppnre fra tutte le possibili cve nie n~~ a cui p aò andarll incontro il corpo sociale, sonvi certamente m<)lte r.1ltre condizioni, le quali possC'nO in modo vario o differentt>, manifestare un'a~ione grande o piccola sulla fecondità o sr llla. mortalità; così le emigrazioni, il pr~zzo dei viveri, il ree}· atament-0 dell'esercito, l'epoca dei lavori campestri, l'epoca d"j ma..~sima miseria o di benessere delle popolazioni rurali, l'a· .oita1-e )c citlà o le campagne, le grandi f~ste, ccc. ecc. Ma io devo qui arrestarmi _perocchè sono in difetto dei daLi oecess· dri a stabilire ulteriori indagini. (Contim~c~)'•
.RIVISTA DEl , GIORNA_LI
Osservuioni cliniche F ,alla. temperatura della. malattia. (p ·E>.r L ONG F'ox)• . Fcd~li alla. fatta pro·..oel;sa. diamo oggi ai nostri lettori la con· tt~uazlone d 1 qoeslr J la v'Ore J di cui la prima parte fu già pub· bhcata i ne\ . nostro G~·orr.utle,' di medicina militare.
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392 FEBBR'E rE!'iTE!\ICA .-
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Ff~l3llltE A RICADU'I'f! -- SG.\111...>\TTINA.
Febbre entr.rica. ·
La .fel:ltirc tifòidea può terminare fatalmerltc irt moili modi, fra i quali nolasi la perfoniiione. 'La morte può esser'e soliedtà, a11à ' fin~. della prima o durante il corsdJ della secon'da settirrìana, ed essei;"e dovuta• alla intensità della febbre, o all'<lltera:donc grave della crasi sanguigna prodotta dal veleno feiJbril e. Essa pu'ò dif)endere da esaurimento per diarrea, ed <inca al!ora eli rado s~mi accoq1pagnata da una bassa temperatura, o per emorragia intestinale, nel qu.al. caso l'accidente fa:are. sarà prccd ulo da una temp.eratura di .collasso, o pe.r· gli effetti' di assorbimcn1o irrfezioso secondi:r·io, o per compl_icazioni morbose, con: e ])Crilonite non p.~:eceduta da perforazione. p n c u n;~.oJJia, asct:sso epatico, ect~. Fprse la comt1l;icanza di tULlll la più grave è la emorragia intestinale copiosa. Se questa non .è fala le, !a temperatura può,soltanto abbassarsi da. uno a flue giorni, c può dipoi ritornare alla sua prima altezza; c questo aùbassamento '.:!i temperatura spesso ci permeLterà di pred ire )' ernorr<lgia intestinale dodici ore o più prima cbe il sangue passi per l'ano. L' cmonagia essen-do· fatal e, la temperatura cor1tirma .a clim,inuiry ~nchè aln1 morte ahhia 'toccato un puut.o consickrahile :11 di sotto ,clel calore normale, ed ancor quando l'abbassamento nòn è cosi grande. la temperatura al chiudersi . della vita è mollo al di soll.o.di cjue11a che si osserva in questa malatPa quando 1<1 mo·rt c aVI'iene senza .emorragia. · quasi tutti i casi fatali senza- emorragia hl te!;lpCl';llura molto alta. · .11' primo· stadio .non offre d<lli per gilidizio di prognosi, fuor~ chè fors e, come dice Thierfdder, più grave è la febbre e più sfavorevole è la prognosì, se uon sì verifica uua passeggiera diminuzione di tçmperalura ne'Ha seconda metà della prima settimana. La rapiclìtàdel periodo ascend ente .pqò indicare un acme molto al to, ma n.on indica necessariamente una cl urata lunga nè una tendenza fatale. Nel periodo stazionario più basso è il ma.ximmn dì temperatura,, più lieve è il ca~o,. e., più grandi sono le remiss.iorii del mauìno, più favorevole è. la prog!Josi., Una femperatura di i06° {41" 0} è ,St1IDpre certamente un segno di rnolla grav~zza.r Ufl· caso in cui l~ ìèmpeFtlura per òh•erse ~ey;e successive giunge , a ·iOn• (~0,5 C) d~ve ~ssere ~uardalo corì ansi et~ . Tnlte lerte m-
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pera'lùre· sopra !05" sono altamente pericolose ed una ùi lOS• è· quasi iovariabilmeute fat ale. Nel periodo stazionario un im'J)rov~iso abbassamento da 106• o 104" al punto normale o al di sotto. .di questo è un seguo fa tale ed illdica co1lc~ssò cardiaco o gràndeemorra·gia. Ail'istesso periodo un improvviso inalzamento consi· iÌer:llJiiè è un segno faial e. Jaccoud -dice che è un triste segno se la ·csacerb'azione incomincia pri ma di mezzodì e term ina solo dopo mezza notte;_ cd d coasiélerato se.gno ·di moltissima gra vezza se le' temp ér;~ture t.lel.ma"tino sono più alle t.li quelle della sera; ma questo ultimo feno meno io non ho ossenato infrequcntemeote, dice l'autore, in casi che, seb.beno gravi , terminarono favorevolmente. Sm:oler dice che l'esacerbazione mattutina mostra un elemento miasma ti co. Il pols'o sembra avere un rapporto ·meno definito col la tem. pératura nella febbre enterica' di quello che ~la quàsi in ogni altra malallia acuta. La regola' è che il polso è accelerato quando la remperàtura è alta; ma su ciò ·sonovi mollissime eccezioni. ~Mentre la temperatura si alza nella prima settimaua, il polso spesso s.arà costante, e non può eccedere le 84 o 90 battute al 1itinuto. La 'malattia progredendo il polso giungerà spesso a i20 e può rimanere a questo puuto firichè cominci la defervescenza; ma la maggior parte ct·ei vt·a tici ricoooseeranno la veri tà della osservazione di .M~rchisou che à questo stadio polso di i 32 può essere seguito il giorno seguente da Ù!io ùi 96, e che uou è insolito trovare che il numero delle battute ~lii'J'erisce ogni giorno. Tuttavia iu gencr3le ésso ha questo rapporto colla teor peratura, che è piit basso nel mattino e più alto nella sera. 11 l)OI:>o di fatal o cmorr~tgÌh intestinal e è ordinarian.i'éote r,n9llo piccolo e rapido. Il polso può rimanere rapido alJ·intominciare della d-efervesceuza , c ~o lo in moùo molto le n tq· abb assa~si al pu'nto llOI'IDaJC, 'e negli individui moltO indeb(lli ti \a ra{)idilà dol · polso può persistere d urant~ la convalescenza, quando tutti gli altri siiJlomi anorni~li son o cessali. Un polso mollo rapido mentre la temperatura è arta ci ren'dcrà 'avvertiti cbe.il malato cor're pericolo; il quale sa rà coslautcm en te prcsenlc se il polso è comparativamente lento. ' . 1 In quest.a maiattia il tct·mometro è una guida iolinitamenle più sicura di quello che il sia lo s ll)lO della circolazi one. SemlJra non esservi' ragione per dul)itare che la quantil.à di urea è conside~abilmente numentala nel primo e scc?nrlo pe.
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riodo della febbre en terica, e che vi è uno strcLlo rapporto (co· munque siasi sotto il punto del tempo) fra la temperatura t> la quantità di questa sostanza escreta. Nel primo periodo della malattia l'urea eçcede assai più che in ogni altra malattia. Du· ranic Ìa conYalescenza aYvi diminuzione di questa sostanza. La quantità di urca nei periodi pircttici del male non riceve) in· t1tienza dalla diarrea Il cloruro di sodio è diminuito ne' due primi periodi, e la pliminazione eli, questo sale è dura n te la convalescenza considerabilissima. L'acido urico è aumentato in quantità all'istessQ periodo sicceme J'urea c diminuisce con questa. 1.
FeVb·re a t·icadute (Rela7JSù1g Fever). I fenomeni termometrici servono a distinguere questa ~~!al· tia da tutte le altre. Una ascensione rapida, sebbene non affatto subitanea, una mancanza di ogni periodo distinto sl<~zionario, una defcrvescenza critica improvvisa, una temperatura normale o una tempet'illura alquanto più bassa ancora del normale, per un intervallo che si estende sopra un numero "l'riaùile di giorni, e poi una ripetizione più o meno in tensa della piressia, con Qna simile calma , sono i caratteri per cui può questa malauia c:Ssere facilmente .riconosciuta; e mentre sembra che essi mostrino 'una <Jnalche · aflìu ifà fra la febiJre a riçadnte e la febbre inLermiltente, i medesimi sono sufficienLi per uri' accurata diagnosi, in quanto che la iutiera a-;censione e ùiscensione nella febbre intermiti Lente è racchiusa en tro il periodo di poche ore, e la inlermittenza in quesl<l ultima malattia è precisa , e non variabile, nella sua durata. ~·asceusione della temperatura dunnte il prjmo attAcco di pircssia occupa quattro o cinque giorni; certam~n te una delle denominazioni di questa malal.tia, febbre di cinque giorni, i Q di c~ la ordinaria durata della primn ascensione. Le rem ission· mauutine o mancano affatto o sono mollo insignifìcanli. La temperatura si alza a JOG" o .anco a 108", c il pm,llo più alto precede in genP,tal'e appunto la defervescenza critir.a. In riiolli casi l'ascensione non è soltanto da mattina a sera, ma da sera a mattina, e Weber ha trovato che il più allo punto di dascu n giorno cade fra le 4 c le 7 pomeridian e. Wundcrlich parla di un'al ta temperJLura che si mantiene ùa selle a uudici giorni, ma la esperienza nostra in Inghilterra sembra mostrare che o nofl vi è periodo ~Lazionario, o che, con fJUalche remissione mattutina, il maximmn della sera può essere ruantenuto per circa ~8 ore.
39D
La defervescenza è per crisi, e cosi rapida cbe.la ~emperatur;a può cadere dieci o dodici gradi in . poche ore. ff.alora questo ab· bassarnenlO critico è accompagnato da sintomi dl ,grave dppres=$ione, e sebbene la p:lalattia, non sia io alcun modo fatale, la mor~e può occorrere in questo periodo per ·collasso. La cdsi ..ord,\Qariame.n~e. è acc01pp,agnata da profusa traspirazione.''• , , Il punto11 p.ec!;lliartl nel·!~ malattia è la sua tend~nza :i·rHornaro. Lfl t;ioa,dq~'\··llUP e~.~~r;e . çlo,po l'intervallo di un 1 giortJO,i O• pt\Ò ~e~~er~. dopo 14 o 17 giorni,1 più comunemente. fo·rse. presso •il nono giorno, •il periedo intermedio non mostran(lo abnormi là di temperatura. Gl'intervalli fra gli assalli semb~:a che.vari ino nelle differenti epidemie. L'ascensione della temperatura nella ricaduta può giungere ad un pumo più allo di quello che sia nel primo attacco,·e ciò anco più rapidamente; o può essere più bass~. Una simile deferve$,ceoz<' improvvisa ha luogo e l'infermo entra in convalescenza. I .q casi rari avviene una terza ·rjcaduta, che, sebbene ·più pcx i· colosa ~ è raramen~e !li· così lunga durata quanto i precedenti aLtacchi. Wunder.iich afferma che · talon~ si osseil.Ytl iUqa quarta ri· cac)ula. l • r ~ l La morte, sebbene sta un termine di questa malattia insolito, pure si verifica in tutti i periodi del corso del male, nell'ascensione, quando la temperatura è al suo massimo, durante il collasso conseguente alla subitanea defervescenza, ed anco nel '\)e· riodo apirettico. Generalissimàmente le complicanze sorgono durante gli intervalli fra gli attacchi. Un confronto .delle tavole della temperatura servirà a distinguere questa da qualsiasi altra simile malaLtia, febb~:e intermittente, tifo, ·febbricula, febbre.:enterica, 1 i1 ,, scarlattina. . • 1 . LI\ manca~za dio v.er~ ricaduta n eli~ ·fobbi'Cc gialla distingue .questa malattia da quelle forme di febb.ce rechliv(!nte che sono ac..:ompagnate da . ~rav i si n'tomi ·epatici e• da· itterizia; mat'in alcune epidemie la febbte a ricadute è stata confusa \èolla febbre gialla. Giudicando da:Ue sole apparenze esterne, la form3 biliosa di febbre recidiyante sembrerebbe essere più streaamenLe collegata colla così detta febbre gialla della Costa Occidentale dell' A.trrica, che è una jntermiLtente non • rontagiosa con compli~ canze epatiche. Il termome~ro distinguewà le ·due m'alattie. · . Nella febbre a ricad·ute il polso ha un rapporto determinato colla temperatura, elevandosi durante l'ascensione e cadendo d'un
396 subito durante la crisi. Il dottor Mnrchison elice che spesso il polso è rapidissimo anco· nei cas i, che banno un termi ne felice; ma l'autore ricorda un caso da lo i ossèrvato, in cui una tempera\ura di lOo• 1to (4i ,t del C) coesisteva con un polso di i O::!. L'orina non è. in modo alcuno sempre deficiente in quanti tà, ma l'urea sembra essere diminuila durante la piressia e nell'io· tervallo, e alquanto aumentata durante la convalescenza. In un caso la media giornaliera dell' urea per nove giorni, inclusi i periodi el i LCI!lperatura m:~ssima in due attacchi eogli intervalli r elativi, fu di 479 grani, men tre per i nove giorni succes3ivi alla defervescèoza critica della ricaduta fu escreta una media giornaliera di 68·1 grani. I cloruri in generale mancano o sono 1 almeno durante il periodo pireltico diminuiti. Le complicanze sono meno comuni in questa che nella mas· sima par te delle altre febbri, ma varie emorragie ed una ten· denza alla sincope possono coi ncidere con depressione considerabile della temperatura durdotc l'intervallo, e sono como nissime nella crisi mentre la diarrea può occorrere in questo periodo e duran te la convalescenza e può éssore cosi eccessiva da abbas· sare la temperatura. La peri tonile all'incontro, complicazione fa'· taliss:ma, la pneomonia e l'eresipela daranno luogo ad nn qualche elevamento del mercurio.
Scarla ttina. l casi ùj scarlattina variano molto in in leosilil, in altezza di temperatura e nella durata dt!lla f&!Jbre; ma i caraLLeri della malattia sono una ascensione rapida, un maximmn molto allo, ed una defervescenza interrotta . Possono esistere prodromi febbrili da uno a quallro giorni , ma mollo più solitamente da dodici a ventiquallro ore. La temperatura si alza mollo rapidamente, o spesso nel primo giorno giunge all'allezza di 104," o fOo•. Nella maggior parte del c!Jsi )a eruzione appari3CP il seguente giorno ed il termometro continua :~d :tlzarsi fi no al pieno sviluppo della eruzione. 11 maa;imt~m di temperatura coincide generalmente col punto nl<J::>simo di eruzione. Nei casi io cui la eruzione compat·isce piit tardi, la temperatura ascende ancora, sebbene più lentamente, c con rcm.i&$ionc mattutina appena. pcreeltiDile, 0 1 non 'l'aggiungo il suo massimo elle al pleoo termine della eruzione. La temperatura generalmente varia da t()!~· a 4060, ma si ril:ordano dei casi in
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S9i cui si notarono toi ~ 108 gradi, quando pure l'esito non fu fatale. Allrf casi hanno luogo pertanto, in cui l'eruzione è quasi manchevole, e qui la temperatura non tiene rapporto colla eruzione, la prima essendo mollo alt~ mentre rultima è appenq :visibile. · . · Il periodo slazionario ha la durata io g1morale di circa quaL· tro giorni, dur:wte lo sviluppo della cruzi on ~ e te·rmina per re· gola con una diminuzione graduata. Casi eccezionali di crisi subitanea si trovano quando la malattia prende una forma molto mite; ma d'or~!na r io la defen·escenza continua da tre a otto giorni, la temperatura abbassandosi ogoora giorno per giorno, non ~e l tutlor dissimile al periodo discenden te della febbre on· terica, ma con esacerbazioni serali più •piccole, e spesso cadendo soltan to di noue, le registrazioni di mattina e di sera rimanendo le stesse. Abbenchè la tem peratura della sCJrlatlioa sia alquanto connt>ssa con quella del tifo, il modo di ascensione e la durata del periodo staziooario servono a distinguere l'una da!J'allra malaltia ; il modo graduato di cliscensione differisco dallo stesso periodo nel mor· billò, mentre le esacerbazioni lievi notano la differenza fra · la scarla ttina e la febbre enterica. N~! giuclizio prognostico vuolsi circospezione nei casi di sca r ~ lattina con molto alta temperatura, ma i casi sfavorevoli non sono sempre indicati dal l'estrema elevazione del mercurio. La morto sarà aoounziata da un'alla temperatura, se occorre duran te il pe1·ioclo eruttivo, ma anco allora il termometro può abbassarsi appunto prima dnll'ovento l'alale. Sebbene mancht un nnmero sutncicnte di accurate osservazion i, l'autore crede che un' al~a temperatura si troverà precedere la morte per complicanze, tali il reumatismo scarlattinoso, la pneomonia, l'aracnitiole e la ncfrite, mentre un termine fatale dipendente da sctticemia può essere generalmente accompagnalo, ma non sempre da una più bassa temperatura. Il polso nella scarlattina ha colla temperatura un rapporlo poco delcno ina to. 1/urea non è aumcutala nei periodi pit·ctLici delta scarlattina; è diminuita dopo i primi giorni della malattia, e sembra non avere rapporto alcuno colla temperatura. Uo elevamento di tcm· peraLura ha spess·o luogo durante la desquammazione, ma questo non è sempre il caso. La oefri:c Lubale acuta, teslimoni:wze della quale sooo l'albuminuria c l'em:tturia. porln un ionalzamento eli temperatura anco al punt o massimo della m:l\attia primaria .
398
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l\fo~DJLLO ' - RosOLIA -.· ]J:nBSIPI):·IJA - · 1\'Ir::NINGrJ1JJ; c~:REnno.·SPINALE. '
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t e complican7.c, massime degli oq~a ni toracici, accompagnano
çosì S~•!sso · i(mprl)i.llo, , c hc • l'ordin'e della temperatwa p eculiàre, a questa malattia è interroLLo non infrequeutemenle nel suo çorso. Le epidemie di .qu~sto morbo sono aLte a variare nei pu~Hi P<lrlico!aJ.ii <lcUa tempe:5ra.LurJ , seblleue non nei rap.porli general i. r' l In casi non compli«_ali uotasi un periodo pirottico che precede la eruzione, poi uoa febb t'C d'i eruzione, elle include i .periodi ;,~,scen.venlc · o. stn~ionaJ;i p , i c,clJfUU. nlodo mollo particolare eh di· minozione . .Circa du(l ·giorni prirna che comparisca la eruzione, e mentre i sintomi di corizza incominciano a mostrarsi , ba privç;ipio. d primo, p~riJ.Hio pire~t~ço . l n ess9 Ja temperatura si innalza rapi\lamente nel corso <eli cir·ca dodic-i Ot'e & 10:1.• o 102•, più rararo ent~ a 10lJ.\ e cade quasi o del tutlo al punto normale in ~!tre d,odici OL'e. In fatti, ~ucsto attacco piretLi co dura $Ollanto eire() ' ventiquattro or:e in tu tuo, e, eome dice Wunderlich, potrebbe essere preso per un att<Jcco di febbre intermittenle, fuori che il più allo punto raggiunto in esso è generalmente e so.tlo l'acme d~lla fcù_brc interm ill.ente. Solilé\tnenfe avvi ·uQ irnervàHo di tempeqtura normale per un giorno o per una buona pa r ~e di un giorno, prima che l' eruzione e la febiJre .di el'IJ7.ione incominci, c ciò ancora mentre persistono ed aumc ntapo i $in.tpmi <li corizza. La febbre di emzione occupa un pnriodo d i due a cinque giorl)i. Più comunemente quest_o periodo febbrile dUl'a circa _Lrc gjorni o quattr:o, ·Ta)ora vi so,no rcmission i maLtutin e ad ·un lieve gr:aclo...Ie quali però possono <\ncora del tutto. man care. La temperatnra conlinna ad innalzarsi tino a pieno termine di eruzione, c. corr.te è la regola, il 11taxim1tm di temperatura corrisponde col maximwn di eruzione. Nei casi jn cui la fel~ )?r.c d.UJ1a, per quattro ;:;jorni, ·j primi ~ u c mostrauo una elcvaiione comparativamente moderata d\ temperatura, mentre negli ul· tjmi (!~e il.[!lercurio si alza ad un grado più al to e co ntinua a $103ì c ,pilt flnchè ·non incomincia ,lo', defervescenza. a. . .Le' ecce~ioni che occorrono :l questo corso gcnerale:lasciallùo le complicanze fuQr di question-e_, sono che le remissioni mattutine possono· essere w alcunj.casi considerabili in tulto questo
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periqdo.• e cbç il maximum 'di temperatura può precedere per uno. o due- giorni il maa;~mwn di eruzione. Quan.do questo è il ca~o. la te.mperatura generalmente si mantiene ' al .massimo .pul)LO, tO ·d,iscepdB sollanto mollo .poco al disotto di esso io tuLJo· il temp9 ·deJ,J'aumento dell'eruzione. La d.e!érvescenza'èll)er· ctrisi. Può essere accompagnata da diarrea . o eta epistassi;..ma accade precisarrlente nel modo ·istesso di quando non è apcoropagnala da qualsiasi flu sso o perdita di sangue. La malattia può essere distinta dalla scarlatlina per il modo di defervescen.za, Ghe è gradua Lo . nella scarlatLina , e ~empre per cri.si nel morbillo . L'abbassamento può esscl'e di {f'' o 5• Fahr. in dodici ore, ma più comunemente è di cirOD. 3• Fahr .. con li evi esaccrbHzioTti· séra\i,, te la temper.arura ritorna al 1junto nòt1male al prossimo g·iol·no o .al giorno successivò. Il modo c il l) eriodo d i defervescenza serve ancora a disti n. guero .questa malattia dal tifo, mentre la distinzione per 1<1 sola evuzione non è sempre assolulà!llel)te faoile. Al sesto. giorno o prima la temperatura ed •il polso si abbassano insiem e nel morl.lillo, menlre nell'istcsso , pHrJo.uo nel tifo s'innalzano. Le va'rliar, iorri di te~'npc ratura che1si qebbono alle complicanze dipendono iuteramente 'dalla natura della complicazione, e non \' \ l .• vi è temperatura fatal è appartenente alla malattia stessa. L'cvento fa tale sembra non dipendere mai tlil morbillo, ma sempre d:! qualche complicauza. morbosa jnt.ercorreule. ~~
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Rosolia. · li 1 f 11
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Qtlesta ma lattia conosciuta soLto ·dive.rsi. oowi, ros.eola, r:ubeo1-a, rubclla,d:lfOFbillo spurj_o1 ecc. s,embra che sia accompagnata da ,uno" sta~o. feb~ri)e più, intenso in Ioghillerra che io Germania. Essa è conosciuta in Alemagoa sotto il nome di rubeola; in l nghillerra q u~sta denominazione si usa talora per il morbillo, e P.er ci<) si è 1 o,bbl igaLi a creare .un nuovo nome per questa ma)~tl~~ · .. • . . , • 1 \y n p4e~: lj,cb djçe1, che , .n0.11 vi è , f~bbre o è leggiera, eccettuali ,alcuni" 'Ca~i , e OQintl che queste eccezioni possano dipendere da complicanze o dall:t t~ ndenza alle variazioni di LemperaLUt'a peculiare ai piccoli fanciulli. L'esperienza LuUavil Inglese è dilrerenlc. Negli ulLimi cinque anni questa malattia ha dominato in Gliflop i n tre occasion i; e la regola è che nei primi due giorni di ll).alatLia, mentrtl; l'eruzion e comparisce ed aranza
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. al suo mas~imo, la temperatura è piuttosto alta . Di frequente . il, punto più alto, cui giunge il termometro, è di circa · i03• e il maximum di temperatura corrisponde molto da vicino al massimo di eruzione. In questa malattia è degno di particolare considerazione che con uno stato pirettico cosl deciso di rado i fan ciullì sentono male una volla che sia comparsa l'eruzione. Una temperatura di i03" può coesistere con appetito normale, con mnncanza di sete, di ccfalalgia o di allra qualsiasi · molesta sensazione,, La temperatura giunge all'acme nella seconda sera, o senza remissiouè mattutina o con una lievissima remissione, e alla terza sera incomincia la defervescenza. Non è solito che la deferve;;ccnza sia cosi criticamente rapida come nel morbillo. L'abbassamento ha luogo da sera a mallioa. ed è ar.compagnalo· da lieve esacerbazione serale. ed un periodo di ·-circa tre giorni scorre in genera le prima che la temperatura giunga .al punto normale. Questo stato di defervescenza aggiunto alla più breve du1·ata del periodo pirettico, la mancanza della eorizza, e .la tendenza molto minore alle complicanze toraciche servono a distinguere questa malattia dal vero morbillo.
Rresipela della faccia. La temperatura di un caso di breve durata differisce pochis· simo da quella di un morbillo, sebbene il punto massimo possa essere più alto. La defen•escenza è molto simile ; ma nelb maggioranza dei casi il periodo piretlico dura più lungo tempo, spesso 'da sc-l'tlc a quindici giorni. La tempera tuta si alza rapidamentt!, e spesso gi unge a lO~• o wo~ nella prima sera della comparsa della infiammazione della pelle•. Essa può •persistere a-questa allezzà ·media per un numero mollo variabile Cii giorni , con lievi ma decise remissioni mat· tuline, e colla temperatura serale, che talora cade sotlo il puuto l'aggiunto al prim-o o secondo giorno. Più di frequente essa s'in nalza ancora fincllè connnua ·J'all'ezione della éute, e può giungere all'altezza di !06• ed eziandio di !08". Nei casi che seguono un corso regolare le alte esacerbazioni serali sono mantenute da una a due setLimane ed ancor più, in ciò pre· sentandd un pualo diagnoslico dal morbillo. La dofervescenz'a è ordinariamente rapidissima tanto che la normale temperatura può essere raggiunta nel corso di circa
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dodi<'·i ore; ma esistono cas i non rari, io cui l'abbassamento della ,temperatura è meno critico. cd è accompagnalo da piil o meno esace~bazioni serali~ che sembrano coincidere spesso t:on unaJieve tendenza ad una diffusione dell'affezione d~lla pelle. Certamènte la deferv esccnza critica, quando avvi ene sotto questa forma, risponde ed è siucrona al termine della lesione cutan ea; ed .ogni qualsiasi variazione da que's to modo di dimiriuzione corrisponde ad uno stato della pelle sol parzialmente avanznta alla risoluzione. Non è in alcun· modo insolito trovare che in casi in cui la temperatura normale è stàta raggiunta o ·quasi raggiunta , OC· corre una nuova elevazione, corrispondente ad un nuovo svi· luppo· del malr:. In queste ricadute, che.possono incontrarsi più d'una volta nell'istesso caso, il periodo pirellico è genera lmente di mollo più breve durata cl1e nell'attacco generale. La elevazione di temperatura può servire ancora come fenomeno prcmonilorio di .un nuovo assalto alcune 'ore prima che la pelle mo· stri di esso qualche manifes tazione. Wunderlich dice che nei casi da lui ossef\·ati la morte è stata annunziata da una molto alla Lèrrìperatura, e che in alcuni casi è stata notata dopo morte una elevazione di tem. pera tura . Certi casi occorrono di eresipela alla laccìa, come quelli che avvengono dopo una offesa, alla fine delle malattie 'consunt iv1! , oppure in individui cpe sono stati da esse frequeoteml:'ntc assalili, in cui la temperatura non segue io modo alcuno il corso tipico teslè ricordato. Ciò è pure piuttosto la regola ue11a cresipela di allrt1 parli del corpo. La ditTerenza è di tutti ì periodi e iu tutti i rispeLli. L'::~sceosion e è generalmente meno rapidà e meno intensa; il periodo stazionario, un acllie più basso e remissioni maHutine di piil considerabile estensione, e la defervesccnza è molto più graduala. . ll polso in queMa malattia ' corrisponde alla tempcratur1a p'ìil, .da vicino di quello che nella maggior parte cl egli · esantemi.
Meningite cerebro·sp ·inJJl~ . In ques-ta malattia manca quelia generale regolaÌ'ità di 'fènomedi 1ermometrici, che si notano nelle malattie precedentemente' ·ricordate. Niemeyer, che con Dotzaner e Liudurm, tiene alla teoria locale
402 dell!l malattia , dice che, uella sua esperienza, la temperatura al prim o e al secondo giorno non era spesso che leggermente elevala. Non era cbe poco tem po prima la. morte che essa si alz<~va a 10 1~· o p1ù. È impossibile parlare definitivamente di uo periodo ascen· dente, sta~ionario, c discenden te in UJJ \ì malnui a, che non solo varia ecce<.leotcmcnLe in durala (da alcune ore a molte settimane) ma nella sua tendenza eziaudio <~ ri mett.cro ed esaroorbat·c. Il solo puut.o, che, con alcune cc~ion i. semiJt:.'l esshre stato generalmente osservato, è che l'acm1• non è raggiun!o lio dopo chr i sintomi d'iuvasiooe souo terminati. linn deféJ'vescenza irregolare può cominciare imJned iatamcnLe, o può essel'e'•l'it.ar· dala per alcune setlimaoe. ùnrante il .]uale iotcrvallo s'incontra un periodo intermedio. che può essere appet)n ch iam;1to slazio· na rio ~ co n una tendeuza nella tcmpcturat•a \\ rimcl(cr·e lllllia esLen· sione di quattr·o o cinque gr3di, ma c.li elevarsi di uuo'o al pun to massimo, o ad esso molto viciuo. , Wuodcrlich d isli ngue tr·c pri rv:i pali vari cià tl i questa malattia, una rapidamente f,\tale c che mostra una tcruperalora molto alta tosto dopo il principio della oalaLLia, che ò manten uta per alcuni giorai ed è anco di più elevata al momento d e lle~ morte, eziandio a ws•. Le clevnzioni dopo morte possono pure occorrere in questa forma. Second:~r·iarnenl.c, una lieve fc)rtna, con ft!bbre di breve durala, sebbene spesso tli considerabile intensità, c con corso molto irregolare. Io terzo luogo una varietà più o meno protratta, in cui l'al tezza ùella temperaluru ''aria in modo considof'abile. Questa irrcgolarit:ì è consi<.lerata da \\ undcrlicll dipeudere da successivo compHcazio.ni morbost: dei broochi dei polmoni, degli intestini , delle membrane sierose ecc. I fenomeni distintivi perciò secondo qoe)lo che riguarda la temper:~tura, :;ono 1." la sua grand_ c irregolarili1; 2• il p_un to massimo che è nella maggior parLo dei r.asi a.l di sotLo di quello del tifo, della febbre enterica, della f~ l.lbre a ri cadute, ù della scarlattina ; a· il suo rapporto col polso. Ziemssen dice che la temperatura è cosi irregolare che poche curve si rassomi gliano fra loro: una simile osscrvaziouo è stata fatta rJa Baomler. L'esperienza dolla epidemia di Filadelfia mo· slrò la temperalura più bassa di quellp che .sia in altro qual· siasi stj~to tifoideo; nell' epidOJ,:n,\a I ~la r.1çl,ese del 1807,68 fu comparativamente bassa, ed in un caso ricordato da Stokes la più alta Lemperalura notata fu di 98•
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Il doll. S~nderso n tro"ò che con alla temperatura in questa mnlatna . il polso pr1·ndeva il ct~ratw re ui tminore tcn.>io'no arterJOsa1 ma non en11.i nappot·to :rn:inifeslo fra la su<i fttlfJu enZ!l e ' gli staùii della malauia, comu:r.tquc la media dello battute variasse di Lauto in tanto. WùnderJich osserva che durante i periodi pirettici della malntLia il polso è normale .olal di~otto (]ell;t frequenza oor·male, ~ diviene solu più fcelere quanllo W Le rup <i ralnr~t Ò·•dhceuuta HOI'mule: ossenazioni silllÌii furono fatte in mQili casi. nella cpid'emia Irlandese del 1867; se non che spesso verifìcasi la condizione opposta. Corlamnn~c .. it .. don. Collins •tro.vò la•sua frequenza in quasi ogni casa. maggiore délla naturale, o alJerma che la frequenza, la rorza, il ,·olumc, hl rr.golarilà ed altre qualità sono soggelle a ripetuti cambiamenti o spesso inesplicabili. La .morte. cbe avviene ordinariamente per apnea, è accompaguata.• oe\la maggiorilà dei oasi da un!alla . temperarut·a ; ma esempi occorrono in cui l'evento fatale è :tnnunziato da una temperatura di co11asso. La sola irregolarità delh1 tempCl'alnra bast:~ per la diagnosi dc!la .malat.tiu, ma. coi 'sintomi:tacldizionali di respirazione cerebrale, vomito, la·1)osi.ziono peculiare in cui giace il pazi ente, il delirio cd in alcune epidemie l'eruzione, di rado sarà preso errore, encelluati quei casi molt o rari in cui la temperatura simula alquanto quella della ·febbrt\ enteriCa. La irregolarità generale aiuterà. a distinguerla dal tifo,• di cui il dott. Murchison considera la meuingile cerebro-spinale •sollanLo una form<J. La difficoltà principale esiste fra quosta malattia e. qnalcbe forma di tubercolosi aouta; ma gl'individui che son·rono eli quesla non provano spesso quel solliovo, dci si'ntomi di oppvessione·.dnrnnt.e le remissioni di temperatura che è cosi notabile nella rilcnin~ gite cerebro-spinale. l<'a d'uopo confessare tuttavia che in casi rapidameCJle fatali, nè la temperatura, nè qualsiasi complesso di sintomi basteranno a «Jistinguei'c questa' malattia . da al.ouo·i ~ sempi di mcningite Lnbcroolosa. (Jfedical Times and Gazette, 5 marzo e 2 aprile 4870)
Sopra. certi oambiameoti patologici. nel, lstema ner\'oso, ()OOsoeiati ltl diabete.. &in ora il diabete è slato r~gnardato i~iccome un disordine fun. zionale, ed è stato attrib(\\to ad un turbament~ di azione 1
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piuttos.Lochè a cambiamento di strntLura. Questa idea vuolsi con· ·siderar~ soHanto siccome. provvisoria. La funzione uon è che ) 'espre~sion() della struttura; questa e qùella sono inseparabi!i tanto quanto lo sono la causa e l'effetto. Ove la funziòne è, come nel di~bete, , permanentemente alterala, ne segu·e quasi di neces. -sità c.Qe debba'no essere dei cambiameilli del pari durevoli . nel m~çcanismo degli organi relativi. Sotto questa credenza i vari i ·org~ni dei diabetici furono ,sottoposti :1d un esame di ricerc:he, e si, trovò che il .sistem; nervoso era la ·Sede di alterazioni im· portanti, osservazione che guadagnò significato dalla scoperta di Bernard che la puntura di una certa' parte della midolla al! un· ·gata rendeva l'orina saccarina. I risullati ehe l'autore della memoria, Dickinson, ottenne in cinque casi di diabete sono a dir breve. . quelli che seguono: .·Nel sistema cerebro-spinale si trovarono costantemente·peeu,liari Ca!Dbiamcn(i morbosi. .Le alterazioni erano in tutti della stessa natura, e per la maggior parte nelle regioni medesime. 1 W alterazione la più precoce . riconosciuta , fu una dilatazione d elle arterie, che fu seguita da una·degenerazione del:a materia nervosa in certi punti· a loro esterni. Una estensiòne del. pro., cesso degeneràtivo· produsse distruzione, ed escavazione del tessuto ' all'intorno del vaso. Le cavità erano spesso larghe~ abba· stanza da essere visibili eziandio senza il micr:osco'pio, e cente· nevano vasi sanguigni, sangue stravasato, granulazioni <li ·pimmento, e i prodotti di sfacimento nerveo. Infine il contenuto parve che si assorbisse cosi che non restavano che semplici vacuitit , RelaLivamente. alla sede i cambiamenti occorsero in. unione costante colle arterie. Essi .si trovarono in ogni parte del cordone spinale e dell'encefalo, raggiungendo il più grande loro ~viluppo nella midolla allungata. e nel ponte del Varolio. Le escavazioni si rin:vennero .frequentemenle •. in connessione colle ripiegature della pia madre e si trovarono disposte spesso con locale simmetria. Alcuni punti si tro.varono uniformemente affetti in tutti i casi, cioè i eorpi .oli vari, i dinlòrn.i 'del piano mediano della midolla, la materia grigia del pavimento del quarto ventricolo. e particòlatmente un punto' precisamente interno àlla origine del nervo faciale. Questo pulito presentò una rimarche· vole ,iden.lilà in tutti i casi, un'ampia escavazione esisLe11~0 ge· nèralnr'ente in anibe~ue i lati' i.tnil.àment{ ad un processo d'élla pìa' 1ma·<iré. Un altrÒ luogci, che in 'quattro dei cinque casi pr~-
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sen.tò ug ~ ca~iL~ éopsid,era.lyjle . fu trovato , presso al; davanti de). pqnte, nell'<!· line.a Illedj;ma, in conn~s.s.ioile eziandio cull~·pia ma-, 1 d.r.,Q.• l tal~mj . ottic\ e t,corpi striati erano' leggérmente invollh n.\se,uo dei .v·e n ~ricpl;i. e, la materia bianca delle ckconvoll1zioni nrosJrf.l~ap~, re àtter:nìol)i. ·in un. uiodo "riiparchevole dei ·pari ch€1> il èorp!) d.en~ato .()el cervelletto. I eambi<)lncnti affettavano, ·in spep'iale man.i1Ùra la matenia bianca, sebbene •la ,,matet·ia grigja: del quanto· ye·ntr)òo'lo e del cordone spinale ne faeesse. ecceziQne,.•• Le ce111.11e de.lln materia g.ri·g ia er-ano perfeUJmerrte noqnali. Il deterjoramenlo ,non era ..generale·, ma limitato ai din.tornLdellf:l. art"erie. Qnelle ,.parti .del ·si's.tema simpatico, che furono sottopo· s.te ad ·esam,e, sicceme i· gan,gli cenicali supcriori,.e i ganglì ~Ci! milunari, enoo<. appareo.temén\e ,naturali. il solo · camhia:meuto. costa.nte rittlo;;atO' nei \4isceri ·f!): dell'aeeumula.mento epi,LeJ ~ aJe nel f~gata, e 11ei1reni. Dalle-pr,eoedenti os.serv-ar.io.ni scmbren:hbe ch.e il diabete è ~Ol}$OCiaL.O.~ ad un 'cambiamento ..organico, 1ohe p_uò ess~r.e l)revcJ!De,nte de,scri.l.l('l ~ iccome una·.digtruzione . dell'a· ffi!llerla nt!rvos:t lupg.o· ,le ar:terie del · cervello e del mìdol!o. Dalla uqi,formil~. co,n cui fu· ques~;~ aìterazionG trov;~la • nei cio· gq.e casi ~Sii minati, ~i p,1,1ò .• prcsun~ere che et:avi una pilì. che acQ,id ~ntale · .concussion!l.. fra i s.intomi del diabete e lo sta.to peau,· Jia,r~ •òe; c.entl'i uenosi. ·La qu(lslione dà sciogliersi è se •la·· le· sione è un rl'isulta!p, a la C'3\1Sa' dell-a, malania, La Gonsuciazion.e dcWa·tto mo.rbosp coi vasi fa credere che essa P,O:>sa.cssere con; n essa collo st::,~to de.l {saugue.. -S·i sa che il sangu_e nel 'diabete , è aJ;~erato .p.e:r la presenza · deHo zucchero; è ·. per .eìò che ha lofJgÒ· il .deterioramento ·di t.LC'ssute'? Co.nlro ques~a spi1egazione -a. p1;ima vista pròhabile· milìtano alcune , coosideraziofl.i. Le vene .ed 1i,ca· pjllari mosLtav-ano ,non. p,J!endet:e ,p,arte nel preces~o ·m\)rbo.siJ{ seùben.e •egua~mente ·PCl'COI.'S\ dil ·S:mgue ,(liabeti.ço.' che, ,nei capti·, lavi aImeno, è. l porta là ·i fr':più intimo ti:;~ppvrto .co,i. tess.ut(·ùi SJlHtJ,I.e elle nelk arterie. Se i, cambi;Imenti nei ~essl1ti foss·ero diretta·. mepte dov,uti all;atteralaç~,composi zi one deL , §aQgue, i capillat·i non po~reb.hero . man.ear( d i .dis~ril)uire )a, morb,Q~a l,oro iQfl uenza., Oltt:fl a ..ciò. H S:;!,J:lg.U~l i~a:ver,$a l'll)qero c,9rpp ~qnza produrre -iQ og,ni aJ~ro .organQ:, l\0, . 3l~la:1ogo di_fetiO •J.d} pu~rj~ ione,. '!'lpi,1pQS• si(\[\\O probabill.ne,l),le ,aQbao.f~O!lare . ~· iA~<).: ct1e, \ 1 ;J51ffil~ÌJ\ffi~nt; ~çscr;itli, ,g,ono c.<ì9,sogu~~za, ,d!].IIO s~ato d,j~J)etiço ,d~! ..sf!nguG ~, rtCqrq~r~ .alh) 1 ~ sqppqst·zi<HJP 1 ,çl~~· le , ~lte;pzioni ,;nervee .,sopp antecedenti e produttive delia glucosuria. ln favore di questa Gim•nale di Medio. milit. 1870
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406 )po'tèsi possono metlei'SÌ Ì!IUàDZÌ le "seguenti COOSiderazioni. N'i'un i càmbiame:rflo1 I'Orgàr1\co è sl~t&.'àltto·ve lre:Vato cufl p'ossa attr.ibuirsP1 lo oshwri-.•saccàhrfo ili!clià; o"[iiha.' Ee ie'Sionli'·del '•cer· vello ' s:ono p'èP lòto natu1··a b' sede it'dsntlàn:'lerftè l qrfàl ìl hal mo strltù5rllfa:· lfisiol'Og.h\ l esseti~ · catYaci.itJi ·prodohe ''ffuesto .sintònlo.t Ollre"a èi'ò .~noi S'lam'b rp\it · dist)os'~i a•irigoardarlh ·dambiàh:ien"li' ntirvt>si · siccbme '"ptimi t!i v~r.:pef. il 'faÙo" ahe al Let'aìi'otH sini'Hi iri • ispeèie,•·s~lJbene r d i rh· n~ ni i i n·,atstrfbtlzi one ~ occo·dori'<Jl sinoome · a·iJparcté'tH!nLi' esc·ibsi:;;·arhe nto~r ·al 1'sisterrd nervòso, :Jtìtlipeod·e·n{c: ' men:te·~-i lfallo Ù:il diabete.' Quest'o è' t W, cl1sd parlicolàrinente 1nella pàralisÌ~'"ge ne~'::llè ·degli al'ie.nati. 1·Lockart 'Clàrke, dopo· che faHa JI<f•maggior parte•dòlle osser·v.azi'òrri bt'CQ'èd.e'nl i, lr~ 'descrillo Je, lès'ìoui in qtìeslo Jd•isòrtlìi1c;'e moslratb die·'::;e.IJbenc 'ìlifa'érenti atcruantitl tiper •sc.dc· soho lde!Tà lflal:unt. ·isfe:;sa- di quelle or orà i.le· sCttiLtl~. La cond:usinne che Hl dmbere ·è ma·lania' pr'irnilivamente · · ed' es:;enzi:a]ffiCOtl:l 1 11CI'YO~a,• Sta; il1 àrmdnia c't'l'O: lUl.lO CÌÒ Che SÌ conosce : dc!Ja -11atùrtlle 'ist.Otlhi •della tn!Jtiesima-: ·cer!amerHe l'opiiliònt>; •cllC · , e audala uegli''tulHm:i.:anni gu;Ydàgna'tHlo 1tcrren'O, , è che .il' dìsorLiiuc•'è do·v.utò 'ad <Htè:at<l azione nervea,:Jsebbcne• nHHt cambiamc·uto di' srr·uùura si • cd'nosoesse cLd~ ne rcfJ'desse r ragione l/<}l'i'fla divicn~ spesso rsaccarioa iA' cons~.guenza •di oP· fese alla· itesfa, . di asst~ I Li apopletici, •di· tumori int.r.a-cdniensf,'• ed •al'! re· soi·ger1Li d'irrilitziotìe ·èerehrale. r Queste fònne 'tranma ·• - ti che éd :Jèciùerìtal·ili tlella ru::l l ~Liià sono, (f()D'J.e 1s'i ' può· t<rèdere; · oot1 nccessariaincnbe ace'ompàgnate ~all'e' lesioni gravi e· gen'e'· tali che sono state· considebte. Alcune speéié • dlivriLaiione, · se agiscono . il cleS-tra,.·clan no· l-uogo ad u'nlsi mile·cam biatnèFJtolnella d't'i na. schhené spesso tcmpot·a'neò, e• pt}t la 1n:fggi·or: pal'Le .· h'on· accoiu'i)agnato dà sintemd~ra·vi che lcarattèliiziano ·dò che può· dìrsi cliatieH! ijiopalièo. :11 , 'dìabet:e·'rre!la~ · sua ordin·aria fomià . jdiopaLicii, sebbene taltyr:J f .o'rNHtario, 'é l Spesso a~cn.re no a· or.i· gi~te 'in càase 'cb e non· cil'.sòflò1· n-ote; 'rtsulla conlinuamente da circoslanzè'' che ese·rci'la'l'ro url'a2iibl1e•'(lq)rinien'te•·o' all·rimenti ol'fensiva wlle~''fimzioni nèrvèe';<fN:f ·essè1possono· ràmm.eot:arsi' · i tilN1'i:\menn·'merlftlri,' la eo'lllit~l 'il· èdtdogli'o,'• llan·sietà e- la fa-t.i'caP'é1rter viJrie 'forme 'dì di's~i'pài'ione ,' ft:a 1 1è qtl'àli ih<t un posto emihefite ·gli étC'cs'si del la· \re~~ère-. 8~usè. di'I qUés'ta'l'i1atnra pos~ s'odi)' •ll-tfH11.fo'go' pronlarnè'tÙe a' mo(.ii'ricaifòni' ()ì)ci·tcOlàz'rc~ne· ·rieì cer.ftri-1 iie~r\•bs'i, ed 'è" st~to mos!ratol'cl1èl!~per quanlò.'àvreUbe· il mibroscqplo1 'in~egmHo: 11{ma' 1 clilata..:,iòn~l:oca·istensione deJle'!ar~ • , ; ~-, .. ,~~~·t r' ·J P.·· r' .•. 'llJI :\
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407 tt;r,i~'~·i!:>Qar~hiJ~JD!)0,\0- ir~}zi.ale ~ Qella ,serie paj.piogica:,-Le qssèJ~-,;: v.a~io,q!"<Wlf1~~~ ç_çt.A-J?00~9ftqno: a.. c,.çmiQne a)l.a- crpdQuz~ clu~ i~, d:i!ll),eJe ) lrWJl.Hi C)l.C ,(;}s_~_em:.ialrg~ntr::nal , si.;..LerQa 1 peryoso, cqnsidEl~ ' r~r.iP.'n:e , che;-.. Q!lÀf;3-l~H~ un.<q.;n;aliç.a çons~gucnza pel IHQ}ìi ficat~ r la; !ìl:lfaJ ~ilU~l -ìAA)~ ltk<):: ,, . 1 , . · h . .,. 1 Jl _. (Me«ioq_l- Tir~e.s _r,tnd Oaz_ette, t-9 marzo. i.870. , ~· ' l
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A~sor~ilu~utp, 1 1Jh elfJt$ion.e . P-h'uritic~ iu segoitn :u).ll.stlnr.n;w. , , :o; •u. J:ll·~ ·" 11.. 4 • . tta.I lhti.Iidi. tiJJ,1-~ l U..l~ ... )~'I '.• t \
Il . C:I.~tt1 r Q~auer:t h~ pqpb!1ica,to poco fa nùl Bqr:liner IWnist:fle clinica •.~lel prof., V·frQ ~)e.-nUìY{}F. <), J:ubinga, in çu,i iLrap;ido, assor·bimen,to d,i 1 .eJl~uS.i,one :<p~eur~~ic.a .fu 1 . pt~e nqlo. priva,wJo, il malato di acqua e., nu!;fjm_~oto ,r.11 11:ido . ,Eg1~1 o~~erva 1Cite la cura ordinaria del-la e,tl),ISiQ),ùh~l~·~r u !litic<4J,.. §~e rimane1 stazionaria do,po la roitiga?li on~ d.ella Jc-4hrQ·,q;UW]l è···s.od;(}i~fllc;en,te, e cl)e è desiderabile , l:li a!)~en~r:ii , fl<!Jia llt.orac~o!eslc ecçgu,~~ti {)Uei casi. in cui .a1ld,mezzil fallirono. I diuretici o i pq~gat.ivi in questa . ilHtlat~i.a sono poc(,) u,liili; mjl ~i~!llf.ltJ[.Jii\l'lP~J.u.la_we!~.le - dirno,~tyala nella sua clinLca la &r.:J ntl_e.~.p,1!JtJ.à· 1 d! .qn,a : e,l)er:giça. tdia(Qresi l,le)!e- xarie (or.!l).e W:o.chensr;.r;1'{t,~ ~u ot;, Ca§,<?· rim!iJol'lan,le ,osserya.to , neila
dlJ d,rpP,i~jq. uç tr~ ,}~.GI.l q,ua~_~o mez~o. pp-ss<) 11 ·es~ere ~epara!.<\ ndal,
corpO,\.P'Jl.~l~1{l.Ua~ì.Wt 4,i c~IS:~JUJl lrRi)l,grande..J!i_q1,1,ell.a che >i ent1:a,è sl-atp. çÀP.,~lqlqti) ~n,tç:d iluç:-;,tt'!lto ~m9.dJap l~: p mi ditjgell'le pest, 11,1ra; e moJt(h:t?J:o)iabilrPen.te ì b~g,ol !;alqì,J$C;gl,~itj çla CQPIÙ'Lqra çlì lan;h ~ siç~om~alìacGor~g pda..J~iem~~e~ri'n ~t~r~ .l'ot' .me çl' idr;9PLs\a, ,r[usci- r rebbero ulili nella ell'usione pleuritica. Ma l'i ha al(ro modo pc1~ il iqtltllo pu.ò· ht:ten'e'rsi ~b ' necessaria denslfà del sangue e il conseguente as-sorbimento' energico del fluido, c questo consiste nél1 ljpl',iJ.ta,~c ,lat quanlità~(j;ei l~g·ujtii La. espçrienzé). dirqost-~a che, nelle perwnc cspost~~lflJ .a.s,~plu_ta .f.<tWJl· . e, sete, la escrezioue de!l'acqua per i reni, del pari che la insensibile traspirazioue, setlb'èt'lcl oiìnìnui'l.ù/· Won •céssa: .é t he m1a tlirninuzion'e mol lo co"n'1lit1eNllftlé'I{!ÌHfHiido'l15ossa e~seré senza pùicalo 'sosw·nuta è mè)slrat·o~'-daliTsut ·il~ifilr-i'àt.'ionale nella tuò tli \:arie ina!àttie. , ·lPld :so 'rrì nc"bnsli!h~r-lìZìÒ'tte. ·si •r ìferi-s(lé' aa un uoìn'o' ròbu~to, manit6"!tWlè1'iusib##~ (:il (l'unt.iea a; destr~a, che ·gfu'irge\·à àf terzo · spà'lf.l&' 'HHerHostàtéV11'd .:r&t16re ·es'seodo già ·mit1gat&. Di huòn· gratlo .~cèoti~è'rit.r• :Yil:'ts[efi~i;si' da''qua!Siàsj·' nlimé'nta . 'flùido;,. 1fii' vìveil·n 11. J!.n-1-i ~(· ;,h •itii'.'.v l'' · ·· ~,.- • ' t· ,i,:' !" t· il ·N·r · •· • ,,. ;1 · .\ ~~ ,~qr .. ~~<ll!~, ~ c ,ua ,<Nt·ne eggt:rrn~u e ~a a a. __el pqro1. une . tt , ~ruJrt;~ st ::ìr~~r ,~~·~i ,~ ~... ~,..~· ...·. ..,.~ L ..... .. , , f. ~ .
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giorni egli si lamentò 'di questa dieta e ·al1cagione deti•~ridit'à dei la bocca potè appena mari'giare•qualche tosà' tli"p~1rlC ò salame. Egli chiese di tanto in tanto lìn · pezzéH'o di' méla' e 'lambl l'inferriata della finestra. Nelle ptime ventiquo'l!ro ·ore•della cura l'intict·a quantità della orina sommò a 550 centirtìétlli eubid -, contenenti 4-tlJ: per cento di urea. Nel giorno seguente .la dimi · nuzione era cliscesa a !.~:50 centimetri cubi ci. con G per cento di urea. l'oppressione di' respiro era cessata ·e: Finfer.dto!, poteva $!\lire le scale con agio maggiot·e. Gll fu permessa una mezzà piilta di vino e una tazza dl catTè. Al terzo giorno l'orina era scèsa a !120 t.~entim e tri cùbici. c61~ ' Gt8 per ·cento di urea Je l'effusione erasi abbassala al di ·sotto della mammella. Negù al tri tre •giorni successivi egli bevve soltanto una mezza pinl3 di vino al giorno, la ' media dell'orina · esseildo ~17 centimetri cubi ci., con ' l:it6 per · cento ·di. urea. Al seLlìrilo' gior'no noo rimaneva che una piccola otlnsilà df suono alla percus:done sopra appunto il fegato, e l'infermo potev:r rapidarritmte c con· J.ulla facilità salire l.e sca'le. Nel di· ve'gnente ~-gli fu licenziato guarilo, avendo un eccelleo'te a.ppetilo. Questo è un· esempio rimarchevole di rimozione ·rof>ida·'dì'· .recente effusione, ma ·iu altro caso, in cui l'effusione durava d:\ qualche mese e che -fu in simil gillsa ~unita, l'·è!Tetto rion fu~ clie Len)poraneo. In questo caso ebbe Juog'o . uria à-irriinution·e· giornaliera di peso ·di una libbra o due~ i'nsieme dm una scarsa secrezio'ne di orina, e !!effusione e tutti i'sintomi l:li'minuirono, ma dopo pochi giorni si ristabilì il pl'imiero peso c l'elfusione · . aumentò di nuovo. •. • ,·
· (llfecl?'cal Times and Gazette, 26 mat~zo 1870 )
1'in\ote panico nelllt raccina:ifone a. Parigi ~· \'acclnartrone vtM:dnlca; a Dnisselle. ~ t'l
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Le rei te rate denunziazioni d i Guerin,. all' hacademia·. di, medi· cina, riguarùo al ·virus jcnneriano e la pratica' ultim~Jlleute :seguìta del virus di giovenca,. come sr.,Ja .superiorità ne fosse stata ìnc:onteslabiìmente stabilita, Ò<!JHIO tina,l.mente:, 1Portato il loro frutto . Delle persone trascinate sul prinl'-ip,i.o, di!.LI';(!econli•del. cte· d.ulo Depaul, ·ehe si potevano . raccqglie.r~ intorooAIIa ipfezione sitìlitica per v.iPus vacGinico, tncqminçian~ ;ora a veq ~r,c ;_M .con· S l~guenze 1de! paniço, t-imore., Un<,\ . epi~e;J!lia ,di yaiuolq di cara t· tere grandemente maligno ha dominato per qualche tempo a Pa·
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rigi e io altre citl:à oella l<'raocia, e mentre il virus jenneriaoo non è 1 più o.tteoibil ~ () cagione della negligenza cb e ha prcva-
,luto nella tonser'va~i Qpe ~el medesimo, il suo vantato sostituto, che S,i , rappr,eseptò cQme capace. \far fronte açl ogni· emergenza, ha fa ll ito affatto nelle man i degti i;;tessi suoi•campjoni. ljna vaccipazione .i<Jopo l'altra, è stat~ pra.ticata senza alcuno effetto, sotto circostanze ,in cui il virus um\lno, se fosse stato ottenuto, sarebbe alato certamente seguìlo da suçcesso positivo. A B~iaujon [,.anoix uoo fu per niente fortunato nei suoi espe.liil)lenti , ~ Cos~~ntino Paul all'istesso ospedale su tredici ra(iCi· Qazioni. eb,be. dpdici risultati negath·i. Si narra pure che dell e riyacf::.lnaz1Qni pJa.licale S!Jj ::;oldaLi nell'ultimo anno i casi di felice successo fu rono soHanto i6 per OiO, a confronto di 32 per 010 ottenuti dal vin.ts umano. La reazione che ha incomiocinlo nel seQso profes~iooalc contro il virus di gìol•cnca può condurre alla. fine al pisprezzo ingiusto della utili tà di esso; e non vi ha dubbio che alcuno dei ·successi nulli del virus di giovenca si deve al,l'nso affrettato ed ioc.onvenie~te del medesimo durante il presente l.imor: p.qnico: ma ad ogni · evento i pratici avranr19 avuta ·~oa ~ uo.na lezione sulla follìa di ricevere precipitosamen te dc~ lle ,denunziaziopi CUI)tro un oge,n te così ben provato co.me il vim.s j.enneriaoo, e di agire con maggiore precipizio ancora sopra quelle prima cb e la 1 realtà loro fosse stata investigata .
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La mania per la' pratica della vaccinazione col virus preso dalla giovenca '' avendo, in presenza di . certi risullali nulli notabili . • l ' ' ' ' 'i{, . . t.1d l . . d d su b.Hol un arresto ImprovviSO ~ ·una reaziOne essen o a essa ~ubentrata.'i! dott'or WarlbmQ~t,' vaccinalore ollicia~lè~a Brus~.ellc, che ha sègùìro la pratica della ' b ccinazione animale- per quattro o cinque àon·i, ptotest.a con tro il discredito, in cui essa è caduta s'otto i proéessi precipitati che hanno avuto luogo a Parigi. Scr i''endo da un luogo più calmo, egli dichiara la sua conlìdenza illimil ~ ta ri'elia 'vaccinazione col virus di giovenca, purr.hè essa , 'sia con'dottU·sotto 'certe cohdlzioni note a tutti quelli che sono p~atici'' d'ella .!:rlafe'rHi 'siccome' ~s~enz'iali pc t· ass'i curare· la ciiicàcia della m'ed esima. dueste osservate, egli dice di potere opporre ai poclti successi n ~gativ i notati a Parigi, ove nella frclla c nel tumullo le pr ecauzioni convenienti possono facilmente' essere di· menticate, una serie di 255G· fanciulli vaccinati nell;uilimo anno :~ 'Brasselle senza un 1solo risulla.to nullo. La cosa essenzial e fra tut t~ le altre è che il virus non sia preso dalla 'iiov.rilca pii1 tardi
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del quinto o sesto g-Iorno, quando la -pustufa ha b.tl'<lspelto lucente; a'rge'ri t.eo·: Il v'i'ru's è· lnoculabile ·dfpdi ·11)èt • un ·· iungo ·periodo di tenipò, ma le pu'stule còrÙinu::tho·a degcilerar<! in ogri ì suceessiva inocula'zione e il èorso soltanto sicuro e ristrèu o se1 •,, • vera lli~nte ai limiti teslè rammentati: Tutte le pustole ·che non prescrHano qùésto aspei:Ldjatgenteò vogliono essere cdnsicl l~rate siccom 1~ •scf§péttc, lna' •il vi i'lis •'pt;oveuienle da Luone poslul e a questo stadio è sE>gi11t'o 'sempl' e' da risnllato posi ti,·o. Tanto è ciò ccrtp, che-li dollo1· \l-.i- n1o!JlOnl ha l.r·ovato che 13 'nullità dci successi n(" suoi ènsi è 'st'ato' os'sèi'· vato in :1. per OtO appena · dèi fatti j1rirlesti , ed' a Ìicb dgu t:> ~La pro porzione vuole essere spiegata per qualclie inancat1za nel i)hicesso, ave 2000 punture devon o essere falle in ul\ sol giorno. Naturalmente il grado c la durata della prot'ezione che ~i btticne da l virus di l~ioverica r'lon può ess·ere ac~è rta!(J che ~ i~ ;,_ ,;vènire. Presentemen te il clo'tlor \VarlqniopL non 'si è ilicontrat&irt aléun caso di vainolo o vaiuoloiclc dopo le sue or num crose1vaccinàzioni. Helati vamente all'abbondanza eli provvi'siooe da questa sorgente·, sebbene ci rcostanze accitlentali insor'genti dal pubblico timore p:inico in rapporto àlla riv:J'Ùinàziorte' aHLi:Jno r~sa questa teinporariameotc irì'certa a Parigi, uua' hù'òna ·organizznionc •nel Eelgio ha potulò soddisfare proul.amenlc a 'Òlllle rif:hièsLè llon poche pervenute da ogn i pJrLe del phese. Oltre a ciò ·si è ' trovai t;> che il virus può essere molto mç[.'.'liQ prqsqr ra!_o1 ,di, qu~llo 1 C.lll~ sia in tubi immergendo in esso h~)1'e punle',tJ i a~·orio, lasciando ChC Si asèiugiJinO, cd' )mmergendÒ)'e Jj OUOV0.1 Qua j).IO· que sia il r. elalivo valore .del ''irus di1gio)·e!rcf·' IJe 1o'i'ji:JtJ•.er, cér~o , .. Jh t1 Ou.~ che, nues~o,,ul_!·,imo 1~5J1~ - può provyçdyry pl \~ prr,~e.~.\ ~~JWterr,c ~~~ ; e che. se d vJt·us d1 g10venca non fosse· ottcpt1H1e. un ~ran nu, l l '111 u . " t Jl ' 'l'' 1.nero d'individui che sono ora vaccinaP hmal'rcbbe 'sen7;a <• cuna protezione. \'Il "" ,, 1 H •, , · Quanto,1poss:J ç:-;sere ciò~ clrriyato fl1~11, '· ·f<l doJJamen)t ellalo ,t { r ( 4 \ l '-•Jl1'1.:. t r1Jl, 1 \i 1 1 Ji(''l J 1ot , (Jffr ctl esèlusivo della v:tccin3z[one (tui:na c e da'la tr ascura!f! z?.a 1 t t '1f . .,dena tU i~t r l' Jl~ J J.U ). co n ~e r.vazi one ùcl virus jenoeriano è :.tl!ra questione. Hcnocque, conft:rm::tndo le atfermazion} di w~i·J9mqn,t,_ o:>sorva,, 1ch.c mol ti ao'i 1preqtleran no cou sorpresa Cljc. cilfa, . ~ A 1 • ,, J 1 vÌl} alqìhe r, I ~. 111 dcllf)Y . .gt;antli J-.. 1 ;t < qella Francia, il ' viru~. vaccinico l h'1n fatto iqlinr·jtLDCI1lC .<;lif ~>-L,lp ner u ,r . , •J 1 . ,n t seltimape, c, che alcune f;!qtiglje, w n,ç_ ~~ptc internate ~cl~e pro vincie. per questa c~ usa, non osa n,~ o ri~orn arc a P:lri~ì , senza esser~ slale so> lloposte cina7,ionc. .1 ,• , .\t 1 • ~ , . r ~ i tltalla Jri vac r. •1 H c l~ (Medicai 1'imes {111d Grzzette, 2 e 9 ;Jprile 1870} 1
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1 ~1 f{t'OÉ/ì1 ef~.{·aq,1~Jt{~J ct.l 'k~{T~y !)qr )a ~\~arl~c?ìa*}onçj 4et1 1 o~y~~ tJ.l s.l.~jlOI',J9rneu_J!, h.? ~mr,odotlo ,;wql?cçq_r)~n_te, m~~llfl C~ZI()U~,,_, 1, ~ 9~al~ .,~'lta!l~w··e. ! c~!fl~J~taro~n~y çia\) elflor~·l!ba ,1 e ,
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permette, se e necessano, dt operare senza àTcuna assJste.nza, cosa grànd~Wé!l}e èle~iùelat~ dal 'èhirurgo l\I,ilil~r~. , . l d,ue casi, in· cui Vcrneuil l~a praLiçalo l'operazione, ~tano traumatièr, cf ao've, 1'per r~gione. qi stato anemicQ d'el p~zicnte, ente j'r ':Ròrtante {le'~; vi t~· rel.' lli LI'a, ''perdita l di l~angue .• •era' , J.J..~FD'l'aohé~, HH • !J' o , 1 r., · • ...... ~4 ~t ~ ~,, .. ' · ·!~;et P;fO;C~~W).. ~! •%reyi (\.ipf~~m.o. y~9, nc f~ttp ~.~PF~ -~~~!1 ~CHP• g~it gra~~~~ ~:-~,c9n.~ an1c11~c. p~r_1"1 . ~ct'1co1o ctçga .?.~HfOP,e li,l_ ~aso d1. clorolormJzzaziOne, ed un muto è j' necessario per comprlmcte r. H' 1 tJ j l'arteria ·nel'l ùlembo anlcl'ioré qel momen to cl1c iLchirurgo è sul 'U •t • · ( v.unto ài terminar~ lil sezionf( di esso. Che quest' tiTfima parte d~ll'opei·az.i btie ~o n sia rn 'aieun mbcto facile è . n'olo a lutti i ch'ìrur~hì, ma~sir!;e trltlit3;·i, ~i1~ ~ono ' taJòra nè-cessitAti 'a cl;ia· m'are i~ aiut~'·qe)l~· irl~ÌyidtH:'Jkno'rar~li' ~liri~l.o 11'4i ciò ~h c' deV"Ono.t fare'.,r] tà, ,a, Ìiche CQÒ àihd to)f~bbu'&cote' hnti lr l)UÒ •· , tJ'' t,l.'l • ll ' o· Jo\ te'{/lg. t •. accà der e di e l arteria ilscei~are non si'a cooveniei'ttemé t le al'fer· rata, 'ed UD-!1,.hsérfa ,~Illp~ragia){_e è la coos~guto·'z<{NcÌie 'IJ•iocee dinanzi' a Seb'<istopoll un ChjnirgorFrancese su'Lp·qnto di tedni· nare quest' operazione a lum e di 'candela fu. la~dat.o ''nel ' buio, pcrchè l'aiuto man cò di çomprimerc,t~ rter,ia méntre e'sso lCl'· 1 mina~à 1i1 fexnb·o ante·dòi:e, è il 4 gHlto de'l" ~angue smorzò la candela. E superfluo il dire còsa fu del pazicnl& io ques to caso. L' operazion~t~iliY enn:~ uj! ètf<}l&egl}4nte:j'm L' OMr::tndo collocalo sul dorso presso la sponda del leuo, 13 punta del coltello, come nel processo di. Larrey_, viene immersa un poco al di sotto, ed all'interno (Jell'acromion c portata in una direzione verticale io basso alla 'distanza di due polììci e mezzo circa, 'tagliando -:il 'dclt'oide fi'n'o all'osso·. })OJ)O ci'Ò si' tra'céia cdJla la'rn'a d'el Còl'teJ)o u'n le'mbo·1an'tér1t>ro i rù.: omid~tànctW u'H poco· a·l '' &i.' scltto ' ùe'lla eg!.réini tà''su~~rl'Or~·ì~·clla..lpr\m~' 1Yl't isiono ' se~ui t~Htlt>' iri' 11Hna dlteziot1e otiliqtta •Ùi1'basS'd 'e All5interno lido ar'lid1i'(e inferiSre dcÙ'ascella sul brà&io. ln''eg'ual modo si traccia· il lembo po· stcriot:e snl(a faccia, p-ds'.tetiore dcÌià spalla, o s(1può 1fàrc ézian· dio c'oiltinùan'd& l'irir.i~iòne pef-1l 'lcmbò antèhnré WJ'1fd.dri c 'in alto a1 prim\>11 pu}Ho ··di par'fe'n% . Cosi ni enteJVHi &ella cutè1 'è !.lato inciso,. Dipoi vengono incisi i muscoli nel lembo antm·iore ~'
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\agliando successivamente il deltoide, il gran pP-Uoralc sotto cui sta il tendine lungo del bicipite, e il còraco.-brachiale. Ciò porta sotto la vista il fascicolo vascolare-nervoso dei vasi e nervi ascellari. Dopo aver disseca to. il lembo in alto, si. passa un ago di Dcschamps sotto l' at·teria e la vena ascellare sopra il puoLo d'origine della circonflessa anteriore e d ~ ll e ar terie sc3polari inferiori. Il compidiento del· lembo anteriore c la sezion e del 'lembo postet·iore, insieme colla disarticolà~i ohc, possono 'ess'crc effettuati allora con facili tà Cd agio' e senza assistenza. La legatura della yena è una buona pratica. La prossimità al ·tronco brachio-cefalico e la possiiJililà di una insum&nl a delle Vl)l~ulc" in questi vasi esponevano al· peHcd!'o. dell' Ìtltroduzjone dell'aria. Verneuil ' è solito eziandio di resccare i nervi del plesso brachiate Lauto alLo nell'ascella qnanto è possibile. Avendo trascurato d i prendere egli questa precauzione nella sua prima Operazione, dei nevromi periferi ci Si SVi]uppai!OilO nel ffi OrJCOil O form and o pic:coiì tumori duri e mollo dolorosi. che fu mestieri più Lardi rimuovere. Verncuil ·ba esegui Lo selle di3articolazioni scapolo-omcrali nell'ospedal e La rib oisi~re per causa traumatica, e tu tte sòno andate ad esito felice. Coll' istessa operazione 'per cause ·pa'Lologiche,' i ri:mltali son o stati aiTatto differen ti. Le modilìcazioni e i vantaggi di questo processo sono: .1• la posizione del paziente; 2·> la impossibi lità dell'emorragia; 3" la presenza "non neces~aria d'aiuto; ,•• la legaltll'a.,'r'"ella vena; u• la resezione dei nervi. (Medicnl 2'imes and Gazette~ ~) april e ! 870). l
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• •lltlezloni· lpodermtctte nella· sifilide. In una lezione clinica fatta, or uon ha guari, all'ospedale di S. Pietro in Rrusselles, il professore Thiry protesla ,contro l'adoziyne. pre cipila t~. ~lei nuovo metodo di çurare la,sifili_de media pte le iniezioni ipodermiche di subli mato corrosivo . Egli osserva sulla facil ità con cui i rapporti della et1icacia di quei metodo sono ricevuti siccome una semP,Iice cosa.ordiqaria senza il debito e~ame . , Naturiiln:i.ente ognuno at,nmellt!rà che la sifilide può essere c.urala r.on questo modo {fi amministrare il mèrcurio; ma \1 T ' • ~ , 1a vera questione è, se cosi usato il rimeùio agisce più rapidamente e più efficacemente qi quello ~he ~ia quando ''iel,le usato
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internameute od eswroaruente, c se l'uso ipodermico del mede· simo è più gruddvole ed accompagnaLo da minori inr.onvenienti. Un allento c diligenle esc1me di que:>to metodo ha condotto l'illustre professore alle seguenti conclusioni : •. i" Esso non agisce ne meglio nè piu I'apid<~mente di quello che sia allora che viene amminisll·ato con altri meto'di. · r' '21. Gl'io(lividui ' non sono garantili con quel mezzo ùai 'varii acci'dcnti che ''seguono all'uso del mercurio,, massime' dalla s~li'vazioo 'e ~ • · · '· ' ! • ' '' 3" È ca'usà. d1 aeç.ide'nli suoi propri i, siccomr~ la s·uppux·a, . zlou~ é la feh'bre~ ciÙ} può CSSCI'e accompagnala da serii elrctti. ContinuanJonc' l'applicazione si stabi li:sce una debolezza coslituzlonalc cd un impoverimento del sangue quale non si osserva solto il metodo ordinario di cura, di cui il risullalo immccli3to è quello di rendere all'economia ani male maggior forza e vigore, frallantorhè viene distrutto il virus si!ìlitico. t~· Il numero delle iniezioui può occorrere che sia molto numèroso, pmporziouatamente :11 periodo e ana intensità della rnahl!lia, in guisa che, onde l'azion e del mercurio sia sostenuta, .11pu~ darsi (:he esse debb·ano èsserEl con tinunte a'JJrcvnùtenalli 1icolosa, ' ed il 'pa-ziente, per dei mesi. Questa è un:. pratica che è sòggetto èli qnestn lezione, sebbene sjario state ·pratic~Le tren tadue iniezioni, offre oggi, soggiuoge Thiry, una manifesta sHilide recidiva . ts• Tulli i casi che sono stati curati a S. Pietro, forniscono un simile risultato, d3ppoichè in Lutti hanuo avuto luogo recidive. Le iniezioni da principio sembra che producano ecécllenti rislÌitali,' ma in proporzione t; ho esse sono moltiplicato, tali effetti dinliouiscdno c si dileguàn·o, ih couscguenb dei drsordini, ai · \ttiali' clà'uno lè me'desimc lubgo. ~ ' ( s· l Finalmente queste( iniezioni non J)OSsono r,impiazzare 'o Tuso ' ible~·no d epid'errnicc; tlel. mercurio, che còstftuisee il'mctddo i1 p'iù certo di cura contr·o la sifilide, mentre esse sono 'éausa di più grandi ioè<Jn\'ènienti. Illorò ell'etto è molto incerto, 'ma pbssono essere impiegale come nn ausiliare sotto certe circostanze, siccome nella sifilide dell<~ iufanzia., e quando il mer· curio non è in altro modo Lollerato. Auco in alcun i casi di sifilide inveterata esse possono essere curate in combinazione ad altri metodi curativi. · ' · 1 ' ' • (Mèdicat TirMs ar1d f;azette, i 2 marzo'· 4.870·) f') •
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Sollll. fisiologia. del nervo oc~lomotore. (Ootl. E AnAMilK)
Nei miei esperimenti sull'inncrvazionc dei moviment! deIl :occhio io ho ri vo lto spcch1lmen te la mia allCJIZionc su.l meccanismo ed innervazlone dell'allo accomouativo. l\at uralmeute non Ì10 trascurato ~li espcrim<;nti òi Hcnscu c Yolkcrs, ma gli ho presi a"nzi come punti di partl'nza per le mie ricerche. E n.Qlo elle per eliclluare i çamhiamenti d'accomodnio ne nc:ll'occiJiÒ,,i sum· mcnziouali Usiologi banno tclauizzato il ganglio ciglial'U. ) n pri OlO luo~~ cerch iamo ~i rispondere al quesito; in quale rapqorl,o p suutleuo gauglio sta coll'accomodazione vcr cll'clLuamc Ji mcc· canismo una volta 11:essC1 nello sta to d'cccilamenio, cd ioOI\rC in quali relazion i SI<• questo g~ 11 glio cui nervo oculo- motorc. TJo pertanto inc()mincialo coll'irritazioue dcll'iutero tronco di questo nervo nella C<Jvi(à del cranio, ed ora ;,uno i11 grado di partcclparvi il risultato delle mie hcercbe relali'vamente a.ll'azioll f} di questo nen·o. Pcr,rigunrtlo all',originc del nervo oculo-motoro posso afferma~t.: che le tprime o a meglio t.Jirc le ultime sue r:11Jici si trovano al pavimento dcll':acquedollo del Silvio, dal che si può inferit'e 'ellO l''ìtrit;!zione' rl i CJues ta p:arLC di cervell o pt'ovoca li sLe:;si fenomeni che quelle dello slcs.>o nervo oculo·m otore. f'r<~ le origini ùei due II CI'vi devono csisLcnl dello comuuicnioui pe•·chè un·'ln!itaziotie la piit possibilmente limitata nella ndic.e .di un nervo, nuche in auimali morti a~isce cgualmcu le io tolti e 11ue, ma senza rr.strinf!irucnto della pupilla . ~c qucslo .nervo èrcciso l'or.chio si volla all'mfuori e in I.Ja~so c spinge alcun poco dqll'orbita, la pupilla si dilata fortemen te. Re irn liamo le sue parli periferiche uell:~ ca"ilà pcl cranio, l'occhio corrispondente si a!Jpnda }lCll'orbila c si volge io mo!lo elle la cornea guar(:la v,er•.so l'interno c in hasso. io pari tempo la pupilla si fa mollo rjstreLLa, i\ completo rostt'i u~iruc rJ~Q clelia pupilla si ruau il'esln generai· menLc tre o quaLLro sccoudi pit1 l;anli u•~lla del'iazione dell'occhio. Qu,i si può tlimallthtre, in quale correlazione sLJ \1 r~slri ngi mcnLo dell:a pupilla colla posizìoro converge nte degli occlli. ~~w ris~09dcrc a questo <JUCSÌLO ho reciso daJ>prirua il ,muscolo r elfO ioLerno c poscia eçc:ilato il nervo ocul o·Oio.l_or~ 1 entro 111 ca ~ j)à del cra nio. La pupilla si restrinse senza convet·gcnza, come la· sciando tnlallo il retto iotnrno. Eccitando il. nervo dopo la reci-
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siOt'l e ·del rett6·" interoo rcu}ciJ i·o si .volla all'inbasso e un pò in· ternamenrc, col taglio Ilo! retto inferiore il movimento si fa an'iO'SÙ' e' finalmelllO ClOpO la tenotomia del rCUO SUpCI'iOVC man i. ·feslasi la rotaziune dèll'occll'ìo. La robzlone·tlell 'occhio in questo -ultimo ci.Jso è sem pre pHt limitata di quella che soprani('nc in ambi'U ué gH oechi cl'iotro irrilazione tlello spazio èampreso lt'a le anteriori e. le posLerio:·i delle émirieoze quadrigemellt'l-. ·S'in· tendr1 ()a sè af1e 'Ì JJ. LuHi questi mo.virtlculi pro,<ocati dall'irrita· 'ziò'tl'e ' del •fter vo 'Oùulo·Ù1otoru, là ·pupilla•scmpre si r cstring-e : ·~·~a se l'occhio è atropi nato, dall' H'l'itazione del t1·onco Ocii' oculomotm'e no h si· ott-iene r osLringiment'o alcunu del! a pupilla, Se can queslo ·n ervo. si· irr-ita in pari tempo auolle il simJ)aLico, la pupilla rimane di uo diamciro mediocre o sollaolo un po' più rlslt'e!la dell alt ra. Con una· irritazione ·debole ;;i può o:>servaL'e una lendeoza alla dila tniooe, ma in ilaudo ful'Lementc pTCÙO· mina l'a;,tone dcll'uculo-mo.tore. La miosi in quest'ultimo caso è semp'l!è più. dehùle di qlielln•che ' si oLLiene coll'irritazione del solo nervo. Higual'dO all"origine 'delle fibrill e ncrvce che concorrono a.reslringere l>l pu;1l lla -si è osservlllb çhe lo medesim e sono già separate dai ller\·o lìoo dalla sua origiue e cl:c anzi sono ~ilua1e p.i-ì1 poster iormente del nèrvo mr.desimo. Quaudo poi questa ori· gine si spinge lauw indietro da trovàrsi più vicina à ll'ust~il.a di <\Itri nervi, ·allon\ le fibrille animatrici dell'iridt~ non s'interoauo nel ttoi.Jco defi'çlculo·iilO l·Ol'è. Jn tali casi le tlbre : possono ,lro'"arsi ·nel ner1··e trigemiuo il quale in via oi·di'naria ne va esente; in tre C'asi su (1,2 tbnslalai In p,resen~a delle tìbJ'C molt'ici dell'iride 4hìcl Lroneo del sesto l\)ai·o fo t1'odo elle· questo faLto' biiSli a•darci la ragione pei·oJtc in cerli casi ~ i 1Jat't~l il:;i periferica dell' o~: u lo JnoLor e •non rMrano abolili i mo\'jmenli della pupilla e quell i (l'aeco,nod a'zi onè. · fn qualuuque luogo 'decorrano le fibrille cle.s lJin~te all' iride esso eillrano còsta·n'l'è'm ~'fl'le riclt'orbila attraversando i,l ganglio ' cigliare, c quando si f!'OI'aoo ucl ncirvo oeuJo.motore estC"roo' si osserva sempre che due piccole r.1 ~ici si stace<~no da questo ramo pl\lr port·arsì :~1 gn rtg'lio summcm:ionalo. Però in alcuui ani mali non mi venne dato ùi scoprire il ganglio cigliare; ciò mi accadde nnlle esperienze faltc su conigli, porcellini cl ' ln clia e maiali. In queslì non potei nemmeno trovare le ti bre dcll'oculo-motore cbe COITispoodcodo ai ramoscelli cigliari enLnoo nell'occhio; invece
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scopri i due , o·· t~c fibre c.silissim·e che peni{lravano nell' interno deWocchio c . provenienti i·n pan~e- dal plesso. car,o!.icQ,· in. parte daJ .,trifac,ialq. •D'altra parte in animali !che spesso ·sperjmcnta.i ·(cani e galli) non- . [rin v~Q ni alcun ramo t;t.e_:1voso che si portasse v.enso il · gangl io come si osS'erva cosL:w~eme.n.(e nell'.uomo .in cui .ili ganglio~ cigliare sta in relazione col trigcmino per mezzo di filameu lo che dn que;st' ulliq~o emanano; donde si puq conctiiluder:e c.hc nci nmmmontovati animali,. il ganglio cigliare pl)ò tiiguarùarsi come un scmpl icç ganglio del net·vo. oeulo-motore e e~h e questo nervo non è solameulc motore. L'tWinione di Valen.tiu da tanli ·1fisiologi c.om b::.Uula che il nervo ocuio-motorc contcng'-t anche fibre sen7.icnli io ritengo gi ustissima perchè irritando le ,sue· estr:emHà cenlrali l'anima le · dà . segno di dolore e· l'Qsserv.az·io.ne: mic:roscopir;a dimostra che illronco di questo nervo ..cq n s~a di ·lilH'O· di var.io spe:>sore. · .Ritornando al ganglio t'rigliarc farò osservare in" primo luogo che per. due volle mi accadde eli trovare. un allro piccolo gatlglio sui rami cigli ari (tratlct·ò iu altro lavoro della !isiologia ed ana· tomia, di questo ganglio) col la rccisiOJH! di questo ganglio si math1t'esta dilatazione delln pupi lla, e .precisamente .la stessa che si tha" tàgliaodo .il ner.vo oculo-n:ot:ore. Inoltre .!'irri-tazione di questo ulti mo ucn'o o tli altri nervi dc!l' occh io , non induce restritrgimenlo clel ia .pupilla . ln itand o il ganglio stesso av\'ienc la miosi ·eon sposrameJJlO ull ' intcmo du!!'ocdt io ar:compagnato da altr:i fenomeni {\'accomoduzione Irritando da un. s.olo lato il sìinpa.tico ,e. applicando l.'all-opi na l'jndlazioue lli questo g:angl i.o, dà gli stessi eJJeHi d·i. guella dtllo ste.sso ncrv.o ocuio·mQLore. , ·,rDal fin qui· detto ,puo~si dedurre ci.J.e. l' jrritazione di questo ganglio ,gj può CO.fl; llllla n Ìg ionc VL ili ~za re per. pr.OVOCJ I'C )e COO· ·trazioni ·accomod;JLÌ\IC nell 'occhio ,e per intn,1prendere lo .studi.o de'le medesime. Per ciò che spel!a a quest'ullimi,.c.!lmbj.amen.U déll'oechio ·fat:ò nolO qlfnnlo, priroa.,il f'i:mltalo uellc mi.e osserV-<!Ziioni c fino. a 1qual pn nt.o queste s';~ccordi.no colle ,osscr.vazìoQi •dlel s ignori Hansen e Volkers.
t1l~.X~O
S li:(~~u.o S',O(iU.CO.
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lJoriva il 22 aprile in Tori no, nella verde età ài soli 49 anni, il doltor Ueslellini ea• . Lorenzo. profer.sot'e di anatomia umana in quelll negfa univer:;itìl. ' . La sua breve vita fu in.tcra consnmata nello sludio. nell'appassionalo insegname ulo delle ana tomiche disCiiJiiue ulla stuùiosa gioventù e nel pi ù nobìle e uisinlct'cssato escrei zio della pratica mec1ico-chirurgica. , . Appartenne al Corpo saoitnr'io militare ove inizi.'ò anzi la roedica carri~r;1 come meù ico di ballaglione nella c:rrnpagna del i8i8 e l.l9; nell a campagna del 18.1!1 ecl in quella del i~ti6 rive· stì per l>Oco aneol'a la militare assi!'a, e la sua operosita, 11 sno zelo, la sua abililit operatoria gli mertlarono d'CS$ere distinto co11 una menzione onorevole c la medaglia d'argento al v:.~lor militare . Nè gli amici. nè i collet:hi, meno IJOÌ gli stuJenti ùilllcnticberanno mai il bl'avo Rcstell ifll, ~Ile col suo franco c lealissimo d~rau.ere, col suo cuore generoso inspirava iu lnUi In più viva simpatia, il più "Cracc all'etto. Valga/IO queste poche r~ rolc di pieroso ricordo ad allt•slaro co~e il Corpo santta rlO mil itare s ~> rhassc sr:11is:;ima memoria o senta dolorosissima la per dita dell' illusrre eolll'ga. '· Dottot· F: RmoFFIO. H
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MUNICIPIO Dl FIRENZE Rappurto s~te~ia.l e al ff, di Sindaco t'.d alla Giunta comunale
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sui servi1J igieniro-!'atnitart, ect.
,, '"'' per l'anno -1808. L'egregio dottor e Amerigo Borgi.olli, segretario della Commissione sa.uitaria del 1\fuuieipio tìorenlino~ gi~ n9to , c ~ell ~ lll ~ rH9 pella compilazione òel Lollettiuo sLalislico del IDO\'imcuto , della popolazione,., che a cura ùcl Municipio è periodtca mcnlc pubbli· ca_~o. ha redatto un compiuto rappor.to sui servizi s~nitari c eli, assistenza nell'anno iB68, concdato ùi XIV tavo,lc stalislichQ re· lative :1gli svariati argomenti nel rapporto d i ~cussi. In esso rapporto, per quantunque breve e succinto si riscon· trano l)IJlJastanzf\ dyl,L.agljale ,noz'ioni , ~ui 1 fll)lll,ero~J.,,e ùav,vcro im}.lortaolì pro vvedi menti adottali onde migliorare le conlltzioni igienico-sanilarie del Comuuc, sui proge(li in via di auuazionc. quali quelli del mercato, del nuovo cimitero, ecc.
.j! ti
Ri!cvasi da esso la lodevole operosità, e l'irnpCJt'lanz~t dell'azione della Commissio-ue !;anitaria nelle molteplici qurstioni pratiche rclali"e alla pulJblìca igiene. Ne emerge pure patente l'ampiezza del :;eh ·izio di :.lssistenza medico-c!Jirurgica-o~Lctrica e del servi zio uù'cros\!opic:o: simili servizi sono in vero in Ii'irè1ite ordì n'ati 1 su si l'asta scala, cll'~ non si può a meno di ricorÌoséere'cd prezza m c i,'egregia importanza cd utilit:'t. Ciò .non toglie prrò che alcun cltt, mofto anzi rcsli ancora a desiderare circa aìlc fooeuri funzioni cd ali:\ sepoltura; ma il molto già oucnntosi" ci è ;n'l'a sicura di miglioric maggiori nell'avvenire. Le favole, è i11nti l0 il dirlo, furono compi'ale colla scrupolosa csnttez:w e t olla abilitù eli t) cl isi inguono l'egregio ·Borgioui e C: O· l>tÌftl isCd lto un cornolcSSù di dali di 'ris CO li!t'O <.IliO a •Ì)erfèllam cnto· l -. ' fissare le idee ed a maLt)ma ti c;, m t~JHc vallll ilrt~ le ll iversE: questioni tlall:l !'elazioue emergen ti. Vogliamo sul prOfJOSilo rilevare una sola cifra, che ''mTà a· calmare le appre11Sioni uavvero csngeri\lc c strane che i fOllA· s~mn1 SptJcin ln~ente ltanno su l dominio e la mic:idialità della mi .. liarc in Firenze: in 1.227 amm:1 lnti di morbi a.cuti (sui io,OOO eiroa assistit:iJ ~e né nola t'ono 20fi, è vero, Lo echi dil rniliare, ma con soli M, decess i fi iassumcndoci: fl rapporto del Borgiolli è tlll bel lavoro t~(L una huorw oprrJ, c:hr giov:! srerarc si rar:l ogni anno a beneficio della scienza, della sal ute e delli stt'Ssi I)Conomici interessi della popobzione. • Un solo punto noi credemmo a fe~ ri;:;coni.I'atp \'Ulncrahile .... La tavo In Jl• è dimos1t'illiva de' srty.gi ùlrotimetrici istituiti sulle acque rfi ]!OZ Z'U VIZIATI•: )M ~~I.WimiE OHGINJ CIII~ IN ECCESSO, l? d·i CUi {tt o1·di1Wto il r isnnumeulo du r ante l'anno I8G8; ura il titolo ci ba lasciato il ùub!Jio che dal saggio idrotiml'lrieo s'abbia potuto ar~oment.1 rc all'inqu !n<Jmcnlo prr n~alrri«! organiche. ]\fa forse l'impt;e'SSiOIIC falla C:i clal Li lOIO della l.n vola è inesatto ... il saggio idrotimet t'ic:ò non fu elte una ricerca accc;;:;oria, dot)O avct·e co ri ben (fiverso pr·occsso con:;tatala e dcte•·mirlil'la · l'alle· razione ·ùell';\cqua p'e lle SO$Ianzc organ iche. Ma in tal càso tlun parole \l i not;l_non sarebbero state :;upl'rlluc. 1 D'altra part~ la questione della potahilitiJ I) salulmtà dell'acque è assai complessa, r' per delinirla, anche sullo il semplice r;lpporto tl!!llc materie org:miche, con sdcutilico forul<tnlCnlo è neces~ ario dctermitJare nou solo la qu~mtit~, ma sì a neo la n atul'a
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è più ancora lo. sto/o .di esse rnat!frie, seuza di ciò il giudizi~
riesce arbitrario od :almeno sis1Pma tico, dalle pratiche risullunze spesso contraddetto. , · · Siano grazie intanto alla Giunta 'municipale ·di ·questa ·egt'cgia .puùblicazione, ed all'egregio Borgioui elle Dc~gnamcòte j_~ç 'inlCl'• · pretò e comprese l'igicuico scilpo c la pratica utilità. '
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J3All0t?f!O ,
Con R. Decreto del 2ì ctprile ·1870. w\:N~AS
dolt. Carlo, mctlico ùi j Collocato in aspettativa per tnotni tl1 f.,rnig!ia in scguit11 a ba.llaglione di 2'' c l a~so, nddcuo allo spedalo divisionario l su.\ •hlcllnu•lu, a d~hli'O <1a l ·Jl) d i l'aleruio.· 1' l' mag~io HiiO: '' ' ' Con R. Deorelo del 28 a1wile 1870.
CONTt dutl. Antonio, m11dico di 1 DispensalO oal servizio in sc_guito baWt[!liouc di ·1· classe nel j' a IOlOOI~tria d11nissiour, a da5.t:v r.egg. (aulcril\. taro dtli Hi maggi" uno.
Con R. Decreto ck,l 28 aprite 1870. .
ìt. S!ltto 'çone~sso, dal 1• mH~~io ·\870, al sottodcsòritt.i' ' rn~ditli
di iJutlu:tliOt\e .di '1 ' chi'>SP, l' .. uruentv di s1ipcnd io' d t L. ' 40!j,' JlCl' avot· pass.tto un C(IIÌ IHiUCl•n•o io cfl'etliro St·r'vizio ntdl'at(u;tle ' l•'! ro grado, a mente tl P-li';H'Itculo 4" della le)!gC in data :18 gi u~no 181JI3. .ROV-'Tl dott. Ccsar<-, addello al 5• rcg'!. bt·rsaglì~r,i (34" bat t.). ORHU' dott. Sal vatorr, ,, · ;dl '8' l'l'f!WffiCnlo d'arLi;dit>ria. AN•.UN-\ dott. Vir~i n io, al rPJ!!.dmcuto l'iizza canlllep11. dLI<H.I Ilo n. Krcolc, al 3" n·:.:~. bei'S<IJ!hod .( 18 llatt.). GBLOSO dott. l::lou<Hcntura, " afl'.l;l~ rc:t:.:imcn'o (•ui'lt<riiJ,, ASQUI ~ l t.loiL E t•ri co, " all'os pcdal<:. divisior\. di . ~r,reyiso. Vt;'-4,\l tloll. Gt<lcomo, al G3" rC~/!' IIO Cuto fllllcna. FEI\IUHI~ do(L. 1u1~i, alla 1 ''''t l\ . i11Va l. o Comtl.VI''t. As;tl. CALVli!:Rl dott. Gtulio, al 3• r~~gim IH'rs.•~lit·.ri ('12" h.tH) G<\TTl dulL Ferdinando, at rt>:.:g. lancrerr Villorio Euuwucle. RlVATO dotl. Luc1dio, all'o,pcdultl divrsiun di B·c~~in e cornand. ~1 snccnr. di Cremona. DE .FABRiTilSdolt.. Fran1•csco,, al 39" rt•f!gim•·utu faiì•P.ria. BO~INS~:G ;'H d.ollr. Clell)enlc, " all'uspedat'o division. di Fircnz~. CIJIALSO dott. Alfonso, al 5" n~(!t;ilnculp d'artiglieri a. l
l
.
· Con Determinazione il1fnisteriale del 30 a.prile 1870.
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•
ZUCCOTTl Luigi, farmacista, ad- 1Trasfcrlo nIlo spedale divisionario Jello allo speòale divbionario di Treviso. di 'focino. qon R. Decreto del 5 maggio 1Si0. GAR~INl dott. Vincenzo, medico \ Nominato cavai. dell'Ordine della dt ,·egg. nel cor·po sanitario Corona d'ltalia.
l
mi!ila•·.c.. ·.,
1
Ccm Delenninat.. Minisfi:T'iale del 4 maggio 1'S(O.
MAR IAJiiO dott. Manriz:o, mPdico : Trasferlo nel 6" re~g. d'nrtigl. ,4i t;!)t;f!• tli 1' 1:la~s(', addetto 1 , , allo spedlllo divìsiodario di Bologna. Co11 Il. Decreto delt'8 mag{Jio i870.
j
CERIO do ttor l.zrHt7,iO, medico di b.1ttagl. nel eùrpo moscbelli"ri.
.,
Collocato in rifnrma per infermità non provenienti dal stlrvt7.iO cd amm~sso a far v;llere i titoli al cot.segni mento do•l lrdt· ~1mento che pnssa compctergli a norma di legge, a datare rl eomo sopra.
Con Determinaz-ione llfinisteriale del 12 maggio 1870.
TOM\f.\SINI doli. Giov11nni, mcd. 1 Trasfcrt.o nel ·2a" regg. f;tntcl'ia. di balla~tlione di. 1· classe, addello allo spedale divisaonario
Iii Bolo~na. D'A'l'•\1 dott. Alessandro, m~>d. di ballul!l. d i 2' cla~se, ud ~3v rP.U!!Ìffi('lltO fanteria. SOLI~IE\1!: Luigi, farrn uc. nddeli o allo spcdale di • Ì'>ionarao di N:1poli e comand.tlo al suc <:urs.de.,di Capua. BE\ li.ACQIJA G10o,;uè, farmacista udtlcllu at:o spectalc dhisioo. Il i N<~pnli. P ALLI Michclt>, f~rm acil>la Mldetlo allu spedale dìvisioonario di NBpoH e rom:an.!ato ul sueeu rs.de d i Cast•rra. BON \N-\0 Gio . Ballista, farmar.. ad•l• !lo allo spcdalc Jivtsionarin di Cava (S,. J,•rno l. OEL G l{jJI I U~ Plam :nio, farmac. a~~iitÌ1t0 nddetto allu spcdale divisionario dì Napoli •
Id. allo spadalc divisionario di Bari.
Comandalo allo speJal~ militaro succursale cl i Caser:a.
lù. allo ,gpedulc militare su~Clll'sale dì Capua. Hienlr;t allò spcdale di~isionario di Napoli Trasferlo <Il io !ipoJale divisionario di Napoli. l.d.
a llo spPdalt) divisionurìo di Cava {Salcruo).
. Con R. Decreto del 1tl' met.ggio 18";"0. VIALE rav. f.nrlo, medico di re!!~. \ Nominati cavai. dell'Ordine della di 1' eia~'"· ora in aspct1aliva Corona d·llalia (per aver pn·so MUII.\'fOim GIIJ.;eppe, id. itl. PMlO a t> carn11agne d a gue•-r<J) l •\ l Il Direttore M t~d. hpctt. CEn.lt.ll com m. Giacomo. Il Redallore Med. Direlt. ca,.. JlAnÒrrw.
'
Martinì Fedele, Ger-etit~
~cw fl ~~~di~o~Capo dott. Gostanzo .cav. Domenic"o.
Do'Ven'do qualche Ot(Ii:ne a:dettarsi ne'We.sp.os1zidne circostari.ze iiulhdduàll e generali ehe accom_pa~:)lar~n'o:~l'ih- • :nesto e, pos.sG.IW a:ver modifrc.ato l'~11dame.rìto delFesanteril~ o gli. eslti della vacainaziòne, crueste cìt'G9stadZB, almeno · Iè phì salienti saranno messe a riscontr.o per ciascuno dei porpi c~mpresi ne~le. ciQque di:vìsioni in cùi è . di~tripu'i,.ta l'a· t~upp?- . :di presidio in q a este .provincie.. ,---, Sjccome pe1;ò''·. in· qti e'sto" anno :!;ppena ·te'l'minati gVìnnésti sono àyveinill i ~ambi 'd'i . guarnigione ptesta'bilìt,i, la> '];iiJeseQ~e l'e]a~io~e ~tati~tic~ tiass:untiv:a dovtà .comprendere-, a norma Qe!:le istuuzion:i 's uperiori., tutti i Cor-p i stal'lziatr at~ualroénte·· in.·queste ~rovincié, · sebtJene la yaoci:nazione pos::la es~ere stata àJ,IiJ'0ve pr.àticata. A1 q.~ale :pToposito è da lament:;trsi come negiLlOltairÌ nl}.merici dei Corpi nuovi arrivati manchi sovente l' in"dicaz'ioM· 'del luogo QVe fu eseguito l'ìnnesto prima .del .ca-m1?io-i <lì gtJ.arnigfone: - E sebbene 9i\:m-o ancç>ra un des-igerio in cuni slftti' le noztoni a cui allude là circolar·e. N . 3 dèL 1:6 ma~zQ rg66 à:ei Co11siglio: Sl!lperio.re 'mmtare d,i sanità sulla ·· ·pa.fda d~i- m)Iftàri g-ià toc.Ghi da vaiuolo naturale o non mai :v:accinati' queste ·rioziobi intéressanti iion marieano nen~ ' 1naggior P,arle deg1f stati .suddetti, · ·
P:t·
42"2'
pet; d if~tto di r'eceHività naturale od acquisita nei vaccitlati o r·ivàccina~i. Figt1·rano fr~ gl'iqnes,ta·,ti 60 vaiuolati ~ 7t n0n. stl).ti ):na1 v.acéinati; .gli uFJ:i. e gli altr·i si riscontrerebbero più fveq\tenti nelle pt'ovincie merÙl'ionali e centraJi. .del régno, come risultà dalle ~nno~azioni annesse ·agli stati parzia1i d.ei éor!pi; l'esi(o· riei vaiuolati fu nullo pei due ter-zi incirca .. Le vaeciJlàz,ioni furppo praticate in invernp Q nella primavera da gennài,~ a,.lla. :metà di· aprile, e la durata media allo stadio a:incuba~Loné fu tra f quattro giornj e li und'ici. La massima durata di 17 . giorni colla m~dia, di 9 è registrata nella statistica de~ 39"liattaglione bersaglieri di presidio a Marsico Nuovo, ove l'innesto praticato in febb raio fu iniziato col ptis vaccinico ani~ale e continuato da b~·accio a braccio; Ia ~empem.tur:~ dei lo.ca1i fu mantenuta <Jrtificialmente elevata ai 13 gradi R, 1 la quule precai.lzione del riscaldamento artifieiale fu ad0ìtata. in massima per tutti i Corpi. ove ne qccorreva il bisogng: Gli es:t.i genuini in questo battaglione sommano a 32 p. 010, ed è rimarchevole come nel. 72" farìteria, ove le vaccinazioni e !'ivaccinaziooi fur:ono eseguit~ tuftc con linfa toll:a direbta.,, mente · dalla giovenca p ~r 265 innestati, si ottenn-er:o . salo 19 e.siti genuini con 59 ésiti spurfi; il quale fatto è tanto ' più .rimarche\•ole per-chè già avveratosi nell'anno antecedente nello stesso reggimento, sebbeoe gl'innestati tutti anche allora ~ietio st.afi praticati in Nilpoli alla stessà epoca ed allo st,'sso modo coi pus vaccinico tolto direttamente dalPani~ . male, come ebbi già a notare in quella relazione. G_J'innesti negli a:ltr·i Corpi o i·eggimenti di què~ta Di~i siqpe fu rono pure praticati od ifiìziati colla pustula V::j!.ccìnfca aninrnle fatta eccezione del fs• reggimento· fantel'ia ove 1a prima. e le successive operazioni furono tutte eseguite dà: b1·accio a brac.cio di soldati; questo reggimento (dopo il 72 fà:nhe~i a) ha offe·rto il minor numero di esiti genuini (25 p. 010}; la é1h1 maggiore ("38 p. 0[0) l!ottem'ie il dott. Siracusa del 71• fanteria ìn' Napoli, iniziando gl'inn~sti col ptìs vacciÌ)ico animale e corìtinuahdoli da .braccio in braccio. 0
)-
I vatJcini'fer:i furono o Mmliini, o sGldati :o. trrbi) l0111Ùifà, • . ma ..nòh risulta oliè qiresta: sia fuai stata dca'Vcata direttamente dalle] .gio'Venca i ·su' '()·95 inp~atati si ebb.ero _39'~ esiti ~
~
•
•
-
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positìyt con 230 g,e.rruini, cioe 32 p: · 010 t1i questi ultitni. Ret' inoLtvi dì: servizid le operàzi6ni fùrono p'raMa(e ii'l di-;: :V(!r<.se stagioni e regioni, e$se-néiosi però semnre prçcpTato di man:ten·ere attìficia:lmente modera~a éd equabile la tempe· r&tùra interna.
Nel 4~· :battagL hersaglier'i vaccinato a T arino il' 1~ mar~9 .s ì ottennerb 50· per OtO esiti genuini, e nel '70" fanturia vac.cimiito à V'ero11a I<J n febbra:io e ·mat'zCf fu p me soddisfacente la rpedia. degl i esiti veri 30 per OrO, mentre· nel 45• batta-: gHone bet;Saglier'i, o-.;;e gl'innes ti ( uronb praticati in 6alabl'ia n&i mesl -di rnaggio e giu"gno, la media ueg1i es t~i ':genuini corri·spose appenq àl 13 per' Or.O. Finalme.n te su .3'9 vaìuolati che . figurano fra i vaccinati nello st11to numerico riassuntivo . deHa: Div-isione, si ottennero soìo s-esiti genuini -; e su 63· non vacclnatì nè vaiuoìati si ebbero 26 ~s-iti genuini .; della pat1~ia degli ur~i e d~gli altri -non è fatto cenuo negli stati. D l VISIONE: DI BARI. GI'iniìestati sono 859 c0n 304 esiti gentlini e 231 srmbi; cjoè ffUasi i du_e teJ?Zi di esiti positivi. F a.tta eceepiOl,1e dei It. car$111'inierj~ le :vaccinazhmj negli aHri .Corpj furono ese~ guite fuori del territorio della Divisione, la 1;naggior parte 'i-' nei p;1esi (\i f~hbraio e marzo ed al'cune in giug~10 dopo~ il cambi-o d'i guarnigione, e queste ultjme, stantio -alle. ossevov:azioni oel dòtt: Atti, medico di . reggimento nel 26° fanteria: avtre~bero offe~;·ti migliori risultamenti siccome favol'He dalla tem.pera'tutà della stagionn. li vaccino animàle éliretto non fq mai adopeitato, ed i migliori eife1iti si son0 òtteou'Ù da · Bra.ccio .a. braccio, e ·specialmente dal braccio di ba~.:Pini, a-v:elido. fatta ca:ttt<;ra: pro~a l'uso Uei tubi, come, ossl!rv51 il tiladico dirett9re , CJ.i quello Sp~ d-ale. '/. Del xesto l?li esiti tn.generale furoao soddisfacenti) essendo
4~~
registrata.- nellà statistica riassut1tin 'della Dhi"rsìone la,; ·fuédia (}i 34 p. 0[0 in esiti genuini. Su 31 v.aim:llati 8i o'ttem:)ero lO: esiti gen,\liUi, e su 60 non . vaccinati nell'infanzia si_ :ebbero 31 esiti veri. I. vaitiolali eci i non vacCinati ·ap-partét~'" gono la maggior par·te al)e provincie delÌ'ltalia centrale e l.Uer,idional·e come risulta: df!gli stati parziali \3 dal riMsunti-vo déHa Divisione. .
E>lVJSlONE DI CHIETT.
Su 1054 innestati si ebbero 371 esi ti genUtm, 35 p. OtO.. L e oJ!)erazion.: furono praticate in inverno e nella primavera, quasi tutte da br acciÒ a hracci'o d'i soldati o di bainbinj; solo qualcp.~ volta si dovettero iniziare c()lla linfa c0t}servatu. nei tùbi. -La durata massima dello stadio d'incnbazfone fu di gionli l O, l~ minima di 3, la temperatm·a interna n.~Hie diverse loci1i.tà si è mantenuta piuttosto bassa, donlin~ta per l'ordinal'io dai venti bot·eali, ma si è procurato di riscatdare .at,tifiQialmente i locali destinati a rièoyero degli in·nestati. Nel. numero di questi :figurona 86 vaiuolati ed 8.9' non .mai, vaccinati dei c.ruà:lì tutti è designa.ta la patria sia negli stati' par:ziali dei corpi come nellq Stato riassHntivo della · DJvisione. Da quésti 1·a·gguagli comunque appoggiati su esigue fcjfre risulterebbe iiJ. numero v.istosumente ·maggi.ore dei vaiuol~ti e dei non vaccinati appartenere all'Italia centra1e, · ecl il maggior numero degli uni e degli altri, ma specialmènte dei ìioil -ys.ccinat.i riscont~si nell'Italia meridionale. · DIVISION.E Dl N,-.POJ~].
quasi tutti g}i sta.tì pat·ziali dei corpi .stat~ziati nel vas.t p perimetro di quest;t ùi visjone fa,nno cetnw d~lle annota-zioni' della na~l'ia ·· degli inn.e stati, ma non è messe abbastanza in.. riJievo n· P.l\fltO pift importànte quale è }a patria in _isp~cie . dei vajuoJati e dei non vàccinati .n ell'jnfauzia. In. generalE} ·però da: 4110ste annotazioni eme~ge la cotrt'J rri1U: di , quant~- ;ftJ; gÌà osservat o neJie a.ltJ"i1 divisioni e· spe.cia}ment,e , in que]hi çli. Chieti; e,ssere ci,oè il di:Vino proJìlattico di Iet;ner· .:;t~to tènuto~
·'
.)
42:.1
maggiormente in onot·e nelle provincie settentrionali del Regno, ·che n elle contrade meridional!· Gl'innestati t\scendono a 4W/8 fm i quali fu.rono riscontrati 316 vaiuolati e 426 non stati ruaì vaccinati, la media complessiva d egli esiti genuini fu 40,29 p. Oro. Le operazioni dell'innesto furono praticate generalmente in inverno o nella pl'imavera, talune nell'alta e media Italia prima dei eampi cù guarnigione, altre in queste. stesse provincie, e non si è notata una sensibile differenza negli esiti in rapporto colle diver·se re~ioni e località date le circostanze eguali della qualità del pus, del modo d'innesto e delle condizioni individuali. Sebbene la temperatm·a d ei locali destinati al ricovero dei vaccinati siasi mantenuta genèralmente elevata sopra il 10° g. R. non si ebbero ad osset'vare esiti diversi nei vaccinati che pet· difetto di locali dov ettero lasciarsi nei cameroni ove il mercurio nel termometro saliva a ~tento sopra il zero, come racconta il D. Boarelli dei' vaccinati del .!Oo fanteria in marzo, mentre cadeva la neve a _Chieti ed a Pescara, e come ha pure osservato n D. Angonoa rapporto ai granatieri del 5" reggimento vaccinati in gennaio a Mantova con tempo pure nevicoso, dei quali
almtni furono ricoverati nelle camere speciali ~·iscaldate, ciltri nelle came-re comuni senza risccildamento ed. i2 'ì'ÌSl~ltato fu guasi eguale. Nel primo dei suddetti reggimenti si ebbero esiti genuini 32 p. OrO iniziando la vaccinazione con linfa di tubi e continuandola da braccio a braccio, nel secondo furono a11cot'a pi'lì; l'igogliosi i prodotti (genuini 4'7 p. OJO) vaccinando sempre da braccio a braccio coll'iniziativa avutasi da un bambino. Più feconda in esiti genuini (63 p. OtO) fu la vaccinazione nel 66• fanteria eseguitasi a Nocera ai primi d'aprile dal D. Rilla con Jinfa tolta à.irettamente dalla giovenca, .ma sopra tutti gli altri vanno distinti i rìsultamenti riferiti dal D. Macaggi (esiti genuini 89 p. OrO) pel 63" reggimento fanteria ove la vaccinazione eseguita in aprile a Caserta fu iniziata con tubi e pt•oseguita da braccio a braccio. La cifra più bassa
426 degli esiti genuini fu registrata dal D. Grimaldi per 110 R. carabinieri della legione di Napoli vaccinati in febl>raio e marzo con pus vaccini co animale e . con soli 24 prodotti genuini ma è da nolar·si che si ebbero 86 esiti spurii e nessuno negativo~ del quale fatto può aversi la spiegazione nelle condizioni individuali degl'innestati provenienti o dalla legione allievi o transitati all'arma da altri corpi dell'esercì to e già rivaccinati sotto le bandiere nell'un caso e nell'altro. Riassumendo p er tutto il Dipaetimento: Le seguenti cifre rappresen~ano il ' numero totale degl'innestati e gli esiti ottenuti nelle diverse cntegorie di vaiuolati, vaccinati e non vaiuolati nè vaccinati. Gl'innestati sono 7844, e si ottennero: Su 570 vaiuolati .
Su 6554 vaccinati
Esiti genuini Spur·ii Esiti genuini Spmii Esiti genuini Spurii ~
Su '719 non vaccinati n è vaj uolati .
In tutto esiti positivi . Id. negativi
.
198 113 2345
1495 349
155 4655 3189
Le cifr·e maggiori dt>gli esiti genuini nelle categorie suddette si ebbero nei corpi eli presidio DC'lla divisione di Napoli ove sono regis trati. E siti genuini .
l l
Nei vajuolati . . . . . . . . . 42, 72 p. OrO Nei vaccinati . . . . . . . . . 60, 90 p. OrO Nei non vaccinati nè vajuolati 50, 93 p . OrO
L e cifre minori sono registrate nella Divisione di Salerno,cioè: Es iti genuini .
Nei vajuolati . . . . . . . . . 22, 99 p. 0[0 Nei vaccinati . . . . . . . . . 25, 24 p. OrO , Nei non vaccinati uè vajuolati 32, 25 p. OrO
.Donde rilevasi pu1·e che nella Divisione di· Napoli il num ero maggiore degli esiti genuini (60, 90 p. OrO) è nella Cl\tegoria dei già vaccinati, mentre nella Divisione di Salerno
-127
gli esiti genmm più numerosi (32, 25 p. OtO) sono nella categoria dei non vaccinati nè vaiuolati. ·La media comples· siva degli esiti genuini fu pure di gran lunga supex-iore nella Divisione di . Napoli ove raggiunse il .ftO p. OtO ·men lre nella Divisione eli Sale~·no ascese solo al 25 p. OrO. Le cif.·cos·tanze individuali degli innestati e le generali ed esteriori che accompagnarono l'innesto furono accennate superiormente, ma non è ovvio il giudicare sino a qual punto ognuna di esse abbia potuto contribuire alla differ·enza nei risultamenti sopracitati. Ricorderò solamente come nella Divisione di Salerno quasi Ja ter:za pa,rte degli innestati appar.teng_a al 72" reggimento fànteria nel quale si ottennero solo 19 esiti genuini su 265 innestati col pus attinto alle zinne della gio'l•enca. Il quale fatto, se non fosse un'eccezione rara e singolare, non istarebbe a favore della vaccinazione animale ora che si stanno valutando fra autor·evoli sperimentatcri i meriti com· parativi di qQella c della va~cinazi one umana. Merita infine considerazione la cifta degli esiti positi'vi i quali tra genuini e spurii sommano a 4655 su 7844 innestati, onde è semp:-e pilì dimostrata l'utilità delle vaccinazioni e rivaccinazioni prescritte. Napoli, l~ 27 gennaio 1870.
RELAZ'!ONE SULLE VACCI:NAZIONI E lUVACCINAZIONI PrtA.TlCATE NEI DIVERSI PRES!Dll DELLA DIVISIONE n'ALESSANDRIA FRA LE TRUPPE CI:IEl VI TEì:\TEVANO PRESIDIO NEL CORSO DEL 1° SE:\iESTRE
1869.
§ 1. Le vaccinazioni e le rivaccinazioni state praticate nel vol· gente anno fi·a le truppe di q[lesta divisione, cioe fra quelle che vi erano stanziate, nel 1" semestre dell'anno, furono iniziate nel mese di gennaio, ed ebbero termine- nel mese di aprile. Solo nel corpo del genio in Casale si dovettero ricominciare gl'innesti nel mese di giugno, perchè molti in• scritti arrivarono tardi alle c.om}?agnie col~t stanziate.
428
n numero degli innestati in ciascbedun mese e quello degli esiti genuini ottenutine emergono dal seguente prospetto:
l
MESI
NuJ~Eno
.
~U.lll>ttO
l'ROPORZ!ONB
degli degli esili innestati Luoui
,, Gennaio. Febbraio Marzo Aprile Giugno
-~
degli esili geutiihi
. ~27
71
30 p. 0[0 deg'l'iimeslali
670
407
n
!J76
382
60 66
92
59 i3
63
51.
25
"
..
id. id . . id.
1.616
932
..
id.
TOTALE
57
))
id.
Gli innesti pt•aticati in gennaio in questo _)?residio d'Alessandria fallil'ono tutti compiutamente ad onta di molti tentativi e di molte attenzioni per farli riuscire. La colpa ne fu da tutti attl'ibuita alla cattiva qualità del pus adoperato (pus in tubi avuto dal conservatol'e del vaccino), poichè tutte le altre condizioni così dei vaccinati , come dei locali e dell'atmosfera erano favorevoli. Uguale sorte toccò al presidio di Casale dove non si cominciarono ad ottenere esiti favorevoli se non alla terza PiìOVa, cioè cogli innesti fatti ai 31 di gennaio. Quasi tutti gli ammalati senza effetto nel mese di gennaio in Alessandria, essendo stati più tardi nuovamente sottoposti -ad altri tentativi con miglior risultamento, non ne fu tenuto conto fuorchè nelle vaccinazioni successive. Quindi è che il computo degli innesti fatti in gennaio è nei rendiconti inferiore al vero. § 2. I 1616 innestati facevano parte d'una forza media di 6500 uomini, e sono conseguentemente nella proporzione di 1r4 della medesima.
§ 3. Il risliltamè11to complessivo favorévole delle vacçinazioni,
'fatto soJtaqto caso degli' esiti genuini, f·aggiunsé la 'notevo• li#'sima ci~I'a del 57 per- 0.10. · I risu.ltamenti parziali, sia rispettivamente ai singoli ptesid,ii, sia in ·ordine a,i diversi corpi Ui oM,i Presidio, émer. ~
gon0 dN segu~nti qua~ri.
Vacçinationi e lpro
P&E~lDll
gemrin.i
. :No:varà Basale
ks!J,. .
'106
71 per ,()tO
80 26 111
!H
id.
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30
i&.
9.
20
id.
Nei p.r:~sidii di Casale é' d' A:sti g1i ~sit.i utHl furono . HDJ.i:... tati ·e. Sl}vrabbcrn dàtiano .. gli""sptìrii. ' Anche rlp quest'anno. nel rendicontb del J'Hle~idl'!:i di ~J:Gà::.
•130
sale fu notato un numero di esiti spUI'ii così notevole che certamente debbe essere frutto di un equivoco nel valutarne il valore profilaltico. Se nei 124 casi di tali esiti non si fosse fatto soverchio caso dell'elemento mol'fologipo e si follse piuttosto t entata la prova dell'inoculazione, si sarebbe probabilménte trovato che grande parLo di essi .avevano facoHà riproduttrice e per· ciò un valore pl'ofilaWco da farli insct·ivere ·fra i genuini per la sostanza, se non .per la forma.
Vaccinazioni e loro esiti nei singoli co1·pi.
l l
co n P 1
NUMERO
Nu~mno
PR0l'Olt7.10NE
25
21 76
84 p. OtO
deg li ~s!li degli degli a~i1i genuun o,o de~li innestati gen u:ni P:mnestall
'
l
3' comp. del genio in Alessandria 3' brigala del 0° at·l.. id. 2• c~·· squad. lane. Foggia i.d. 42° regg. fanteria id. ,,. id. id. 2' brigata del 3• artigl. id. 2' comp. di disciplina id. Laoc.F'oggia 1",4U ,5o e o•sq. Vercelli 3• balL del 5° arltglieria Novara 2• regg. bers. (stato mng;.t.} id. · 2' comp. del treno Ales5anclria Distac. del corpo d'aro :n. id. Cot·po del genio . Casale 18" comp. del genio Asti . . Casa reale d'Asti . id . . .
10·1 107 23()
397 53 3'2 156
39
13
29 15 368
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8·1 178 281 34 '17
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Questi esiti si possono dire per la maggio1· parte meravigliosi, poichè vincono di molto le medie degli anni scot•si. Già nell'anno p. p. si erano ottenuti esiti favorevòlissimi, ma non eravamo per auco giunti a proporzioni così colossali . Quanto alle cagioni che possano avere fa vori.ti gli esiti in alcuni COI'pi e contrariatiU in altri, i vaccinatori ne accennarono parecchie, ma non gran fatto convincenti. Da talung dei più fortunati vaccinatori fu fatto gran caso della sevet·a igiene dei vaccinati. Ma olLrecchè questa non
·1
431 fu dimenticata dai meno fortunati, furono visti i vaccinati delle batterie d'artiglieria stanziate in Novat·a presentare pustole abbondanti e rigogliose, quantunque tenuti nei cameroni e s.enz-a fuoco nel mese di febbraio. 'raluni attribuirono gli esiti numerosi alla pl'edisposizione individuale molto vivace, mentre altl'i attribuirono alle man· canze di tale predisposizione l'insuccesso dei Joro innesti. Forse quel1a predispoffizione non era soverchia, ma certamente non mancava, poichè mentre si stavano iniziando le vaccinazioni, s'ebbero alcuni casi di vaiuolo. La buona o caLtiva qualità del pns vacclnieo fu pure fatta responsabile dei buoni o dei cattivi esiti da diversi vaccinatori. - Vuolsi però osservare che taluni ebbero risultati superbi non servendosi che di pus preso da soldati, ovvero cominciando le vaccinazioni con linfa di pustole che per le forme si sarebbero dette spurie, mentre altr'i stentarono ad iniziare ed a procedere nell'operazione, pure pTeva1endosi di vaccino fresco, tolto a belle pustole di bambini. ' Quale dunque può essere la cagione di risuitamenti cotanto favore-voli 'l Pare potersi ammettere che jn gr·ande parte vi concorra il modo di vaccinare, la felicità di mano del vaccinatore, giusta quanto fu già esposto neU'analoga relazione del 1868, e nel particolare rapporto del sig. dott. Resasco, che a quella era annesso. Al medesimo sig. dott. Resasco, al suo modo di vaccinare, ed allo zelo con cui sorvegliò e diresse le vaccinazioni in molt.i dei corpi di questo presidio, il sottoscritto attribuisce in gran parte i buoni risultamenti delle vaccinazioni del volgente anno.
§ 4. Per t·apporto alle tre categorie d'anamnestici gli innestati si ripartivano nel seguer;te modo : o• 167 con esiti buoni 55 p. OrO Già vaiuolati Già vaccinati » 1295 » 56 » Non stati mai nè vaiuo» 69 » lati, nè vaccinati 154
432
Sulle qnali cifr·e e proporzio1:1i non havvi alcuna cos:l a dìre, essenc.lo esse conformi a quanto ordinariamente si osserva. § 5. I n ordine alle qualità della linfa vaccinica stata adoperata, si ottennero i seguenti risultamenli:
Vaccinati con pus conser'vato in tubi n• 138 cou esiti buoni 3''/ p. 0(0 Vaccinati con p~s fresco, preso da bambini » 129 39 p. OrO VaccinaLi con pus fresr.o, preso da soldati » 1349 61 p. 010 Sul finir·e di gennaio, quando i tet:ftativi di vaccinazione con l'ordinario pus conservato fallivano costantemente, si richieseJ·o a Napoli alcuni tubi di vaccino animale .che gl'azie · alla cortesia del collega cav. l\1antese, si ebbero sollecitamente al pr·ezzo di L. l per ogni tubetto. Con tale vaccino si fecero parecchi innesti nei sold.ati Q.el 5" reggimento artiglier·ia e dei lancieri di Foggia, senzà ottenere aìcun risultamento. Gli stessi soldati, stati poj vaccinati con linfa fre_sca presa da bracci di soldati, sortirono ~sito felice. Un insuccesso poco minore ebbero gli uguali tent~tivi stati fatti dal conservatore del vaccino in questa città. A pa1·te l'eventuale insuccesso dei tentativi sopra mel)zionati, è facile a preved\.rsi che le notevoli spese a cui converrebbe sottoporsi per aver vaccino animale, costituirà un ostàcolò" di molta impo1·tanza all'adozione ed. alla propagaziona del suo uso in questi tempi di forzate economie per ogni amministra~ione. Gli innesti inutilmente p1·aticati col vaccino animale essendo stati ripetuti con vaccino umano, non furono calcolati nei relativi rendiconti.
-i33
§ 6. La durata media dell'incubazione fu in complesso ili giorni 4, con un massimo di 8 ed un minimo di 3. Non ocoor·se alcun caso d'incubazione protl'attu ollr·e i limiti ordioarii. § 7.
Non si ebbe a 1amenLar·e alcun inconveniente dipendentemente dagli innesti va cci nici. § 8.
Fur·ouo adopera1i pel' le vaccinazioni da taluni 1'3go, da altri 1a lancc lta e da altri ambeda.e gli strumenU, con r·is ultamenti presso cbo uguali per ogni s trumento.
§ 9. Già nelle congeneri relazioni per i due anni precedenti si csposm·o i motivi par i quali si ravviserebbe <:onvenicnte che nei rend iconti delle vaccinazioni fosso abolila Ja cate-
goria degli esiti spurii, sicrome f),Uella che prestandosi a varie e quasi opposte interp1·etazioni è cagione d' cn•oro ne i computi dei risuHamenti complessivi, e favorisce troppo i giudizi dubbiosi che sono i più facili , ma ì meno conducenti allo scopo ricercato dalle autorità. Anche in quest'anno occorsOI'O fatti, talvolta appositnmeote pro, ocati a scopo di sper·imeoto e d'osscn·azione, i quali stanno a prova dell'opin ione s uperiormente manife&tnta. Nel 42' fanteria tutte le pustole di meschina apparenza furono tentate con l'inoculazione del loro pus sopra aJtri soldati. L'esito più volto cor-rispondeva, ed iu tal caso queUe pustole si notavano fra lo genuine per la riconosciuta loro qualità proillattica; nel caso contrario si mellevuno a fascio con gli esiti nulli. Egli ò pe1· ciò che nel rendit.:onto di quel corpo non si tr·ova indicato alcun esito spurio. Nel presidio di Novara, dopo fatti inutili tent.ativi , c~n. vaccino <'onservato, si prese poca linfa da una pustola cosi detta spuria d'un ragazzo, e con quella si ottenne una ri-
434 prodm:ion~
di ottime pustole cosi dette genuine aon cui fu pure avviata la ~accinazionc delle truppe·. Per le quali ragioni, nel chiudere questa relazione, il sottoscritto si fa lecito di ripetere le sue proposte di modifièazione al modello no 5 dei rend'iconti. Alessandrfa, 20 novembre 1869 .
It Medico Dit·ettore Dott. PECCO.
LA FECONDITÀ E LA - MORTALITÀ UMANA
in rapporto alle stagioni ed ai climi d' Italia~ ecc. (Continuazione e fine - Vedi {ascic (li marzo, apn:/e e maggio)' .RIASSUNTO E PAl~AT,LELO l'(tA T UTTE Ll~ lNFLUENl<1~ CU:.UATlCIIE E SOCIALI F IN ORA STUDIATE.
È tempo di raccogliere in breve le sparse fìla del lavoro, _ allo scopo specialmente di stabilire un confronto circa l'influenza, che eser citano sulle diverse fasi della fecondità e della mortalità umana tutte le condizioni est-erne, e dedurne quali fra esse esercitano maggioro e quali minore artione. . Volendo obbedire allo spirito di classifìcazione, tutte le cause modificatrici studiate si possono di vi dere in tre g ruppi: 1° Modificatori dipendenti dal clima o dalle stagioni ; 2~ Modificatori dipendenti dai costumi e d alle leggi socia1i; 3• Modificatori straordinàri ed eccezionali. I. Modificatori della prima famiglia sono specialmente gli estremi della temperatura, e le emanazioni palu~tri. Sovrana su tutte le altre condizioni influenti è sempre la temperatura· Più che da ogni altra causa, da lei dipe.nde l' andam ento delle curve demog1·afiche ; schiava della scala del te1·mometro è la nostra csisten~a, come quella di tuttct la natm·a o1·ganica. Principa.lissime sono le condizioni termiche, nelle diverse esplicazioni e modalità della vita. sulla faccia della t.erra. Le linee· isochi mene ed jsotere limitano alla superficie del globo la distribuzione delle piante e degli animali; e nelle differenti zone dell'orbe t erraequeo ben diversi sono i prodotti del suolo , e le specie terrestri , aer ee od acquatiche che Io abitano.
4Stl ~ siccome un
certo grado di umidità è necessario allo svolgimento della natura organica in generale, cosi pure alla famiglia umana. Sulla telT~ racqua vi è tJ.:asportata dall'aria, la quale pe scioglie sotto for ma di vapore una 'grande quantità specialmente quando è a contatto colla supel'fìcie dei mari, e lò versa poi condensato ~ott.o forma di pioggia. La posizione geografica d'Italia è tale, che a noi non sovrasta il pericolo di morire per difetto d'acqua. Ed è appunto per ciò che, essendo sempre sufficientemente distribuito questo elemento di prima necessità; non si riscontra, almeno in Italil'h, nelle semplici variazioni di maggiore o minore abbondanza, essor eg1i un modificatore mQlto attivo da rivelarsi ~\ graQdi tratti sui fenomeni della fisica sociale. Ed io credo, che feramente il nostro iYielchiorre Gioja prendesse abbaglio quando nella sua Filoso(w. della Statistica diceva: • Rttenendoci nei limiti delle cause fisiche si può dire che ~'igromct1·o è la misura più esatta della moTlalità; cioè, che la mortalità è maggiol'e dov'è maggiore l'umidità. • -Però se l'umidità è assoluh~mcnte eccessiva. si ca.visce <ìhe possa esser causa di maggiore mortalità;, come in Olanda. OpJ>urc anche, quando illitnite minimo dell'elemento liquido fosse tanto basso da diventat·e insufficiente, allora per la natura organica tutta la quistione prenderebbe il serio aspetto d'una lotta fra la vita e la mo1·te. La latitudine e la topografia ricevono il loro val01·e dalla espressione termica. Inquantochè so al grado a di latitudine la vita si manifesta in modo differente dal grado c1 non è ciò pel solo fatto d'essér essi a differente distanza dall'equatol'e, ma percbè questa dÌ\'ersa distanza dall'equatore porta come conseguenza una diversa quantità. e distribuzione dell'elemento calorico, che è quello che in realtà agisce direttamente sulla natura organica. Così puossi dire anche dell'altitudine, della e~iposizione del suolo, della vicinan~a dei mari, della condizione insulare o conLineutale, ecc. ecc. La stessa nocuità delle emanazioni palustri è legata alta temperatura, perchè gli alti calori -sono necessari a.I possibile svolgimento dei miasmi, cd i miasmi poi sono tanto più pestiferi, quanto più s'ebbero a sviluppare sotto condizioni di temperatura e di umidità a loro favorevoli. Pure, siccome lo svolgimento dei miasmi è lega.tfl a speciali condi?-ioni del suolo, cosi gli effetti
436 loro non si manifesteranno se n~'n dove si verifichino queste condizioni telluriche. -Limitato nello spazio e nel tcm~po è lo svoigimento del miasma pAiustt·e; e limitata pure a luoghi -e ad epoche speciali è la sua azione. Io dissi che questa azione è nulla o ptccolillsim;;t sui concepimenti; mentrt.t invece si manifesta attiva s ulla mortalità. La temperatura all'opposto è causa gewwale sia in riguardo alle condizioni di tempo, che a quelle di luogo; e sia ancora in riguardo agli :individui, che ne subiscono l'influenza. Ma sul modo di comportarsi della morla:lità io faccia alle alte ed alle basse temperature, devo dire che c'è grandissima differenza. Non solo il freddo eccessivo è causa (li maggiore rnoitalità, ma gli effetti che ne risultano sono perfettamen te propor-' zionali al grado dell'agente nocivo. Entro certi limiti si può quasi dire quale mortalità debba corrisponder e a tanti gradi di freddo, o quale b;lss~\ tempemtura sia stata la causa di u on data mortalità. P tr il caldo è l'opposto. Qui poco o nulla di esattezza proporziouale. Q1lesla diff.:rcnza nel modo d'agire delle due cause d'una istessa natura, io m·edo doverla attribuil~e alle dHfereoti malattie, che l'una e l'altra inducono negli organismi umani. Le malattie gravi prodotte dal freddo d'ordinario colpiscono l'individuo, c lo portano alla tomba entro pochi giorni; tali le malattie infiammatorie acute degli organi respiratori. Di queste malattie può morire solamente chi ne è direllamente colpito; e par che debba. essere tanto maggiore il numero dei colpiti, quanto più intensa sia' Pazione clelia causa nociva. · Il caldo uccide di preferenza in un altro modo. Rallenta ed infiacchisce il movimento assimilativo e riduttivo degli organismi, favorisce la ferm entazione e la putrefnzione dei principU o1·ga'nici, ed è condizione propizia allo svolgimento ed alla propagazione di miasmi, di contagi, di prinoipii infettanti e deleteri. Dominano in questa stRgione di preferenza le malattie di natura miasmatica, a vvelenatrici de.l sanguè, le affezioni epidemich·e, contagi.>se, ecc. Epperò se sotto l'influsso di un'alta temperatura. si svolge per esempio una malattia epidemica, o contagiosa, allora le consegueo2.e c gli eff.:tti di questa malattia sulla mortalità, !IOO restano più proporzionali alla temperatura ' che era la condizione iniziàle del f<ttto, ma diventano proporzionali alla malignità ùel genio epidemico sviluppato, ed alla vulnerabilità
437
degli organismi colpiti. S'aggiunge ancora che le malattie, che si ~:~volgono. nei mesi cal~i,, d'ordiom;io non seguono per uatm;a loro 'un decorso dclico ed acuto, come succede p~r le malattie che predominano nei mesi freddi. Queste a parer mio sono le . ragiom del perchè la mortalità invernale è esattamente proporzionale alla temperatura; mentre ciò non si riscontrava per la mortalità estiva; e ciò spiega anco1·a perchè nellMegioni meridionali d'Italia s'incontrino in vari anni (esenti da cholera) delle mortalità grandissime e straordinarie in alcuni mesi d'estate. Ciima, stagione, latitudine, posizione geografica .e topografica, si riassumono dunque tutte in un solo concetto la te~Upcratura; cosi pure il complesso delle vicende meteorologiche, la pioggia, la neve, i ''enti, l'umidità, eGc., si riducono facilmente in un solo principio attivo, la temperatura. Variando le posizioni nello spazio suUa SUJWl{icie della tç9·1·a va?·iano le condizioni tiJ!rmiohe ; e variando qu.este si modi(wa il complesso delle manifestazioni meteorologiche. Ed ecco perciò come dev'essere intesa l'influenza della latitudine~ e quella delle stagioni . ln ·nessun altro modo se non come modificatrici delle manifestazioni termometri che; alle quali poi sono intimnmente legate le manifestazioni della vita; nè l'uomo sfugge alla legge generale. IL Al secQndo grup.po appartengono j costumi, le abitu. dini, le leggi, ecc.; si possortO 1•iassumere nel complesso delle condizioni di civiltà, d'istruzione, di morale, di religione, di regime politico, eco., ecc. in cui un popolo si trova. Ci si po!!sono unire ancora le condizioni economiche generali più o meno floride; le professioni a cui di preferenza si dedica il popolo, se siano l'agricoltura, l'industria, il commercio, ecc. Anche tutte queste condizioni modificatrici si possono ridurre ad una sola com,plessiva, che è il grado eli civiltà a cui un popolo sia pervenuto. Ad un popolo civile si addicono costumi, leggi ed usanze religigse ben diffe-renti da quelle, a cui un popolo ignorante e semi-barbaro si adatta. Quanto maggiore è la coltura, l'istruzione e la ricchezza di un paese, tanto maggiori saranno i comodi della vita, e le difese contro gli agenti esteriori nocivi. Una stessa influenza dannosa produrrà molto maggior mortalità fra l!na popolazione incolta e povera, che fra ~na società educata e ricca. Giornale di Medio. milit. 1870.
28
Quesl:o fatto si rnisura dalla quantità di oscillazione della curva. di mortalità, ossill dalla quantità di d iff~renza de' suoi due estre..• mi. La quale d.ifferen:.r.a caeteris parilYus è tanto minore ql!lantQ maggiore è il g1·ado di civiltà. La limitazione del tempo utile ai matrimoni, repoca delle Ol'gie çarneva1eschc,. la quaresima., l'asso.lula noncuranza delle leggi d'igiene, la trascul'<ltezza òella pulizia, l'ignoranza, la mendic1tà., ecc. sono tutte piaghe della nostra. società, che i progresai d'ogni giorno vanno MOO mano lenL11mente risan\lndo. ili. 'l'uèti}'i modificatori enumerati fin'ora od esercitano un 'azione permanente, oppure ricompaiono ad epoche fisse e deter minate, ed i loro effetti si manifestano o costantemente, o periodicamente. Non così avviene p er quei modificatori, ch e io ho compreso in questo terzo gruppo, ed ho chiamati straordinm·i. - Tali sono la guena. ed il cholera; e tali potrebbero essere qualsiasi epidemia, o carestia, o quillche catacl isma, ecc. Gli effetti straordinari di queste cause accidentali si riconoscerannq ~ si misure1-anno facilmente, confrontando l' epoc-a '.de1le loro manifestazioni con un'epoca di andamen to normale, o colia m edia degli altri anni in cui bon si maoifèstò influenza straordinaria. Il chole1·a e la guena., che sembrau nati futti per far morir la gente, non si accontentano di questo, ma. estenèlono la loro azione fino ad impedire che si nasca. Durante l' epoca in cui questi due fh1 gelli si mostrarono, non solo si arimentava la mo1·talità., ma si diminuiva anche il numero dei nascituri. Aor.i la guerra influl assai più sui concepimenti, che sulla mortalità.. Ecco pertanto, che questi due avvenimenti straoTdinari, che pendono sui popoli come la spada di Damocle, sono due fra i p iù terribili regolatori del co1·so delle aurnen ta.nti popolazioni ; sono due dei tanti castighi, ehe M.althus con 1ant,a solennit~ e con tauta verità. minacciava alle imprevidenti società umane. La nostra guerra fu fatta per uno scopo troppo santo, perchè si possa ritener e come conseguenza della.iippt:udenza dei popoli; però gli effetti suoi furono quali d'ordinario si manifestano le conseguenze di questo cataclisma sociale; e se furono proporzionalmente piccole si fu perchè la. guerra durò poco, e si combattè sotto condizioni uon molto sval?taggiolìe, umanitat·iamente p arlando.
')
439 Volendo riassumere il grado relativo .d'io'fluenzà, che ognuna delle oause modilìc~trjci studiate può avere sulla mortalità e sui coneepimeuti) d irò che ; a) A diminuire il numero dei concepimenti le influenze nocive si schierano per ordine crescente di questo modo: - La grande scarsità. di matrimoni, la quaresima, il cholera, l'epoca in cui dura la guerra, le temperature fredde, i calori eccessivi +. b) Favoriscono invece il numero àei concQpimenti dal meno al più: - Un abbondnnte numero di rnt~trirnoni, lo. pioggia, il oarnovale, l'epoca che precede o che segue la. guerra, una temperatura mite e di decorso uniformemente crescente verso il g rado 19° del termometr o + · c) A scemare la quaatità di morti più di ogni altra condizione vale uua. temperattU·a mite, compresa ent.l'o i limiti dai 6 ai 21 centigradi. d) Mentre •invece aumentano la qmmtità di mortalità, in ordine di crescent~ influenza: - La quaresima, la guerra, le emanazioni paludose, le temperature estreme, il cholera +. Con queste classificazioni io dico, che così si sono manifestate nel sesseunio le potenze inf1uenti citate; ma ove una di esse cambiasse d'intensità certamente dalla rneno attiva potrebbe anche diventare la più attiva, e viceversa. Cosi la guern~ del 1866 poco influl suUa mortalità generale, ma una guerra alla foggia di quelle che faceva Attila od il clementissimo Tito, avrebbe certamente conseguenze differenti. Non po11SO trattenermi dal considerare ancora come, non sol~ le temperature nocive si comportino relativamente alla morlalità ed ·a])a fecondità per modo, che mentre aumentano la prima., diminuiscono la seconda e viceversa; ma che pur tutte le altre influenze, secondochè sono nocive o favoTevoli, agiscono sempre in modo contra1·io su due fatti cosl opposti della vita., come sono il nascere ed il morire. Onde ne viene che, non
le temperature soltanto, ma tt,tte le i1J{l"ense elle tmocono tella tJit<& ilegli inclividt~i, ne sce·mano eziandio la vit't1.6 di trasmissione della specie ; e per l:opposto tulle quelle che alla vita sono favorevoli, aumentano an'Clte la (ec01ulità degli individui.
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Scopo delle scienze moderne noi). è più il ful.ile medioevale di vro·va1·e ~ma plausibile ?'?~Sposta ai Perchè dalla cui solus:i011.e la •mente umana aspettava la sua scienli(lca quiete. Ora tutto ,si· .avvia alla conquista d.el ve:m, dell'utile; e le ricerche moderne mi1·ano allo scopo di estendere ad ogni ramo delle umane produzioni il principio fondamentale della economia: ottenere ·i ma.ssi1ni effetti col minimo ilispendio ili f'o1·ze. La popolazione è l' anima di un paese, ed il principale elemento di ricchezza e .di produz~one. Essa è l'obbiettivo a cui le scienze moderne tendono. Studiare le leggi che reggono il movimento della popolazione, ri cerca1·e di. quali tendenze essa viva in balìa, per quali vie e per quali modi si rinnovi e si aumenti, sono ottimi indirizzi del nostro secolo, che serviranno a farci conoscere sempre più questa, che è nello stesso tempo scopo e mezso delle nostre ricerche. Imperocchè all'avvenire la scienza deve tendere, e spingere sempre lo sguardo in avar~ti. Quando una scienza prevede e predice, ha raggiunto il più lllto culmine di sua potenza. La divinazione è il subbiett.o della filosofia. Molte scienze hanno già raggiunto il loro stadio profetico. La meteorologia si va sforzando in questi tempi, e tutti i giorni ci si avvicina di più; e Dove di Berlino non era egli profeta quando sc1·iveva le leggi delle tempeste? ~a statistica è destinata a condurre alla profezia la maggior parte delle scienze sociali. Così la pensano Correnti e Maestri che nell'Anntwt·io statistico italia1w del 1864 scrivevano « La » quale stntistica, quando abbia com piuta la serie delle osserv~ » zìoni e delle conf1·ontazioni, potrà raggiungere l'ulLimo stadio " della scienza, lo stadio profetico, anzi il solo sta.dio veramente » scientifico, come possiamo vedere nella più glo~·iosa .delle ». scienze, nell'astt·onomia. » I.a profezia scientifica non consiste in altro, che nella solu~ione di un proplcma. Date queste cause e queste condizioni e circostanze, quali saranno gli effetti che ne emergeranno? Oppure in sens!l inverso: Per ottenere i seguenti effetti quali e quante sono le cause o Ìe forze che bisogna impiegare? La profezia naturalmente avrà. un carattere più solenne, quanto indiriz~o
)
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maggiore sarà. la distanza di tempo o di luogo che passa tra il primo agire della causa e l'ultimo compirai dell'effetto. Anche il grado di certezza o di probabilità clell'avverarsi d'una predizione può esser vario, e sarà tanto maggiore quanto più la scienza s1nà progredita. Nello stato presente la statistica il più spesso deve limitarsi ad emettere le sue profezie con un gr~\dO di certezza alquitnto relativo.. È una divin~zi'On e o previsione di simil genere, l}he q11i intendo di fare. Ecco il problema che ho credulo di poter propQrre :
Data la temperatura eli un paese e le altre condizioni di clima, e costt,manse sociali, ed amv~nesso che nessuna cit·coslansa strao1·dùtaria sop1·avvenga, st{lbili1·c le leggi cz'i ubbiilisc1mo nume,·icammte in quel paese la rr.orlaUtà ed i concepimenti nel decm·so del periodo annuale. E per converso: ])ate le ctwve d<!i concepimenti e clcllc~ mortalità eli tm paase, ad esclùse le · ca~r,so accidetttali e stNwt·clinMie, stabitù·e con qttalche approssimà!'ione. i faltì principali del clima di quel paese; e specialmente i som'fi capi dell'andamento della tcrrvpc1·at1.vra. · Il secondo problema è a buon diritto più difficile del primo; nè, allo stato presente della scienza, può ricevere una soluzione, se non entro certi limiti abbastanza lati. Ma al primo pt·oblema non credo che si debba fM cattivo viso. Applichiamolo ad un caso pratico. Noi abbiamo al centro della nostra Italia una parte del bel paese occupata da una potente forza d' ineL·z.ia, l' ignoranza. Questo tratto di pàe)le che è nostro, e di Cl,li pur tropp,o 1'alt11Ui av~vizia ancor ci priva, dicesi che dovremo desiderado sempre, e non possederlo mai (jarnais). Io non ci credo. Ma ad ogni modo ess.endo colà impossibile pel' ora estendere le nostre in· dagini statistiche, converrà pure occuparsene, in qualche modo, per non lasciare in abbandono quel nostro lembo di terra. Come il geometra, che misura la superficie di un lago stando al di fuori, cosÌ noi, stando all'esterno, studiamoci di misurare le leggi d~.;ll'andam ento demografico nelle proviMie Romane. Dall'opettl. più sopra mento vata del Balley rlcavo la tempe· raiura media mensil.e tli. Rùma nel decennio 1851-60. I<'accio
442
notare che il medico francese raccolse tutfi i suoi dati meteorologici dal Bullettino giomaliero del padre Secchi ; e ciò è g uarentigia di sommo valore. l
.
Tempel'atura media di Roma
:\lESI
Terop·eralul'a media di Roma
MESI
(centigradi)
(centigradi)
• Gennaio Fe!Jhraio . 1\lnrzo . Aprile . Maggio Giugno Luglio .
7.9 8.4
10.1 14.1 •
l·
Agosto. Settembre Ottobre
l 24.7
. .'
~ovembre
21.0 18.2
:17.6
Dicembre.
1i.5 7.8
22.0 24.9
Anno .
•15.7
=
l
La cm·va della temperatura di Roma starebb~ perfettamente
in mezzo fra quella di Firenze e qu.ella di Napoli, avendo quest'ultima al di sopra, e quella di Firenze al di sotto. La temperatura annua media è: Fircnz.e (1863-68) . . Roma (1851-66) Napoli (Sp. R.) (i865 -68).
14,96 15,68 15,98
La temperatura invernale di Roma non è tale da produrre diminuzione nei concepimenti, nè molto grande aumento nella mortalità. Le tempeTature di Roma dal gennaio in poi sono tali da indurre un ma..-.:imum di concepimenti nel mese di maggio, essendo 17,6 la temperatura media di questo 'mese, mentre i 22 gradi del mese di giugno sono già di tal natura da invitare la curva dei coMepimenti a discendere, ed eziandio la cqrva di mortalità a salire. Perciò massimo di concepimenti e minimo di mort~lità. saranno in m::i-ggio. Le temperature sì di luglio che d'agosto (24,9 e 24,7) sono decisamente dannose, e tali da indurre il grande massimo della mortalità in agosto ed il grande minimo dei concepimenti
)
443 :in stttembt:e ed jo ottobre. Essendochè l't~gro romano e Roma stessa nei mesi autu~mali sono inyasì dalla endemia palust1·e, le morta,lità. de.! .s ettembre cd ottobre non scemeranno tanto presto, me. si teri'aono press'a poco al di sopra della media, toccando essa mortalità un suo piccolo minimo forse iu llOvembre. La mortalità avrebbe un semplice piccolo aumento in corrispondenza di gennaio; per discendere poi fino al maggio. I concepimenti arrivati all'ottob1·e ricomincierebbero la salita, la quale si contk nuerebbe bensì fino al maggio, m.a avendo in corrjspoodenza di marzo[ una molto riseo~ita deviazione in basso, per effetto delia qua1·esima. Per classificare pertanto il paese romano insieme coi compartimenti italiani lo chiameremo, come naturalmente dev'essere, a far parte della terza regione di egual legge dei concepimenti e della seconda regione di egual legge di mortalità. Vogliano i destini d'Italia, che presto io possa confrontare coi fatti, .se la· mia Sìbilla profferiva parole di verità. Ma. non Roma sola a noi manca. Sembra quasi che ad ogni tratto luogo la corona dell'Alpi un pezzo cuneiforme d' Italia sia stato levato. Ed ivi abbiamo Nizza, Canton Ticino, Tirolo, Istria.... e sul mare la Corsica.. ..
• ..... itala sempre! • (ALEARDI)
A !lizza si possono applicare le temperature dell'osservatorio di S. Re)Xlo, al Canton Ticino le osservazioni di Lugano, al Tirolo quelle di Trento ed all'Istria qu~lle di Trieste. I dati dei due primi osservatorii nominati sono raccolti dalle pubblicazioni della meteorologia italiana. Le osservazioo} di S. Remo riguardano le medie degli al\ni 1865-68, (quantunque siavi qualche lacuna in diversi mesi). Le medie sono dedotte dalle osservazioni B•. e 9P. Le osservazioni di Lugano sono state pubblicate dal prof. Ferri nel supplemento a1la meteorologia italiana, anno 1867. Esse riguardano l'anno 1866, e sono le medie delle osservazioni 7•, 1P. e 9P. I dati termometrici per Treuto e Trieste sono presi dalla pubblicazione dell' istituto centrale viennese di meteorologia « lt.lhrbucher 'de1· k.k. Centràl-Anstalt fitr M;eteo,·ologie _und ErdmagnetiSTrtus vo1~ Ielinek ~md Fritsch- Ialtrgang 1866, Wien 1868. ,
-l44
Le medie di Trieste e di Trento sono dedotte dalle medie di 18 anni, dal 1848 al 1865. I gradi Reaumur furono tradotti in gradi centesimali. Ecco r accolte in un sol quadro le temperature di queste quattro stazioni. l
SAN REMO LUGANO
i\IESI
T RE~T O
TRIESTE
1865-68
1866
1848-6;)
1.848- 6;)
9.3 H .O 1'1 .5 14.4
2.8
4.1(\
o.6
+ 0.14 3.51
7.0
8.06 12.1>5
18.4 22.;;
1L 9 14.0 19.9
n.7o
8.15 12.48 1.8.07
22.16
22.57
24.. 1
22.1
24.32
24.26
23.7 21.7
19..7
24.02
17.4
23.88 i8.94
19.73
H.6 6.9
14.43
11>.81
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Gennaio Febbraio Marzo Aprilo Maggio. Giugno . Luglio Agosto Settembre. Olt.obre
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Anno
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Senza rifare tutta la storia possibile e probabile delle curve demografiche di ciascuno de' paesi , di cui si è scritta la temperatura, potremo dire a che regioni italiane di eguali concepimenti o di eguale mortalità si potrebbero annettere. Si osservi prima, che alla temperatura di San Remo,, applicata. al t erritorio di Nizza in gran parf;e alpigiano , si possono ripetere le considerazioni dette per Genova e la Liguria. Onde le temperature di San Remo, specialmente le invernali, si devono ritenere come troppo alte. Ciò detto noi dall'ispezione della tem peratura classificheremo : Nizza : nella 3' regione italiana- di egual legge dei concepimenti, e nella 2' della. mortalità.
445 Canton Ticino:· nella t • regione dei concepimenti, e nella 1a regione del'la ID'Ol'taUtàl:' ' Tirolo: nella 1• regione dei concepimenti, e nella 1' regione della mortalità. J.stria: neHa 2' region.e dei concepimenti\' e nella 2• 1:egio,ne di mortalità. 'Per la Corsica non mi fu possibile trovare nlcun documento risguardo alla t emperatura. Crederei però per la sua posìzìone geograiìca M p òtc;·la collocare colla a· regione d~i concepimenti, e colla regione di mortalità(?) Cosi l'Italia è fatta ....
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ULTJ:UO CAl'lTOLO.
Jn ogni lavoro statistico il valore delle deduzioni riposa specialmente sulla veracità e sulla quantità dei fatti, da ouì eS'se deduzioni sono tratte. tQuetelet ed Heuschling nelle loro Oonsidérations génGta/es alla Statistiq·ue intenwtio?tatc, Bruxelles 1865, chiamano: « Coeflìcient d'exactìtude la fractìon exprimant le ~ degré de précision du document d'après le soin apporté à le • recueillìr... È ben difficile stabilire quest'tlemento di apprez~azione; ma, ~o. vonei lusingarmi che mi sarà. fatta questa giu· stizia, che cioè si ricoposcerà volontieri e~;sere i documenti e.le cifre sulle quali io poggiai le mie indagini, fra le più certe e le più e~atte cifre dblla statistica. Nessuno oserà meLtere in dubbio, che si possa ricorrere con molta confidenza alle cifre delle nascite e delle morti, registrate sempre con molto scrupolo, e con grande atl~nziooe raccolte e calcolate. D'altra l)arte io non fondai le mi~ ricerche sulle ·quant.i tà assolute, ma sulle proporzionali, eliminando così l'intervento di moltissimi elementi perturbatorì, e rendendo i valori paragonabili fra dì loro. Anzi se p. e~. nelle cifTe dì uno o di più comp~rtimenLi ci fosso a.nch~ stato qualche errore (ciò che no'n è credibile), bastereb).)e clie l'errore fosse anch'esso proporzionale, perchè ne scomparisse totalmente la sua appatenza. ~la si vuole di più 1 Gli stessi dsultati. ottenuti, la stessa possibilità e faèilità di· trovare . fra. quelle cifre una così grande armonia, e di poterne trarre delle conclusioni e delle leggi, non è questo un criterio di sommo
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valore per assicurarci, che i dati dai quali si partiva erano una serie di fatti raccolti con g rande scrupolo e con somma verità? E con sct"Upolo e verità. sono raccolte tutte le cifre che pubblica la direzione generale di statistica, i cui volumi, per dirla col Monti, sono come la montagna di Golconda aspra di dirupi e ricca di <liamanti. In quanto alle medie termometriche devo pure concedere, che quelle applicate agli Abruzzi, Basilicata, Sardegna, lasciano molto a desiderare, ma la loro maggiore incertezza è conh·obilanciata dalla consonanza e dall'esattezza di <1uasi tutti gli altJ·i dati, di cui una g1·an parte (e fll acceDJJato nella parte analitica volta a volta) fu spedita apposit-amente per somma gentilezza dagli stessi signori direttori degli osservatorii al Ministero di agricoltura. Oltre alJa veracità bisogna, come dissi, porre mente anche alla quantità dei fatti, ossia alla grandezza delle cifre. La probabilità aumenta coll'aumentare delle osservazioni. Nell'istessa opera ora. citata si legge: « La science apprend qu'en comparant » des documents Atatistiques, la probabililé d'un résullat, toutes • choses d'ailleurs égales, crott avec le nombre des observations: • el1e prouve do plus que la :p1·oòabilité est comme la ,·aoine • cat·rée cle ce n(}mòt·c • e più avanti: • La probabilité des • résultats est proportionnelle à la r acioe carrée du nombre , des annécs sur lesquelles ont opère. • Quando io posso dire d'aver basate le ricerche sul complesso di oltre 5 milioni 672 mila nascite, e di oltre 4 milioni 621 mila morti, credo di non esser caduto in quell'errore volgare, che tuttogiorno si vede commettersi da chi tratta con imperizia e con temerità le cifre; il voler cioè trarre le grandi deliluzioni da lroppo scarse ed insufficienti premesse. Io quest-O errore per sventura cadono troppo spesso i medici; ciò che ha fatto dire a qualche muligno, assomigliare la statistica 'medica non ad altro, che ad una. seducente femmina, sempre pronta a concedere i suoi favori e le sue grazie a chi gliene faccia richiesta. Se il numero degli anni d'osservazione sui quali io mi basai non è troppo graòde, non è però nemmeno a considerarsi come difettoso, perocchè l' essersi ripetuti i fenomeni per sei anni quasi in un identico modo, è un criterio di sommo valore per giudicare della sufficienza di questi dati. D'altra parte siccome
44'1 la probabilità non cresce in ragione del numero degli anni, ll)a in .ragione della radice quadrata di questo numero, noi, pe:i: avere una probabilità. doppia di questa, dovremo ~5pe~are quando aY-r~mo la f9,rtuna d_i· somrm\r.~ b.e n 2';1, anni ò'osservaziope, oa~ia fra ·18 l).nni almeno. Tutte queste cose faccio spe~ialmente. rilevare e l'isaltare alla vista del lettore, affine di guadagna.<e al mio l~voro q~ella ·è'Onfidenza ~ quella benignà illterpretallione, che' là mia éfifettosissima t rattazione, ed il mio stesso oscuro nome -varrebbero piuttosto a demolire, che ad eaifìcare. Ed è tanta la tema che lo sento di me m~Jie!limo, che sè forse alcun intrepido lettore a~esse ~avuta Ea costanza di seguirmi fin qui, verso di lui mi sentirei commosso per amrnhazione e per gratitudine. Ilo creduto di seguire ambedue i me,todi della 11cienza, l'anasintetico, p er quanto questo sistema di esporre possa litico ed sembta'l'e lungo e facile al ripetere; peroccnè nelle s~ienze sperimentali e d'osservazione deve precede.re sempre una esatta ed accu-rata analisi d-ci· fenomeni, indi sMi fatti stessi costrune l'edificio a fo;rza di sintesi e di induzione. ~ In h_ac philosophia " \e~perim'ent.ali) leges deducuntur ex phaeoomenis, et redùun.tur • generales p er inductionern (New ton). ·• Non dic0 per altro d'aver esaurito l'argomento, e quello che io ho raccolto in queste poche pagine non è che una piccola parte di ciò che resta a fare. P erchè ]a. scienza della popo1azione1 o la fisica sociale, ba p1·eso oramai tale sviluppo ·da costituirsi come un ràmo individuale fra le alt~·e l')cien.ze; tend~ndo essa a separarsi selìlpr e più dalla comune fa~iglia de11e cognizioçi, comp};èse &otto il nome generico e collettivo' d~ ~ta.tistic~. A .q uesta nuova gemmazione o figliazione il G\lillard (Eiéll)ents de ·statistiCJ.ue. .. Par1s 1855) con somma aggiust.atezza filologica apponeva il nome di dèrnographie (da B'ìjp.oç popolo, e '(pò.o/w scrivere), Fra noi la parola demografia non ha preso anco:ra molta voga. R icercando le origini di questo recente e giovane ramo del~ . l'umano sapere, dovre~o. pur con sommo orgoglio ~~zionale 'far avvertito a chi ~ol sapesse, che questa sci-enza -riQ.e i suoi natali in It.aHa, e qni sopra questa terra dei grandi precursori, so questo suoJo su cui nacquero prima tnt~e le più grandi e le pil't sublimi manifestazioni del pensiero, anche ·Ia. demog~:atìa
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trova\·a, chi ne poneva le prime basi c ne mandava i primi lampi. · Il parroco Last•·i raccoglieva nel 1775 i più antichi documenti sulle nascite, quelli del battistero di Firenze; e l'astronomo abate Tof\ldo di Padov~~ nel 1787 pubblicava le sue Le.vole di vitalìlà; o nello stesso tempo il dott. Ze\·iani di Verona scl"iveva sulla mort.. lità dei bambini, ecc. ecc. Ma, come sempre avvenne delle cose italiane, i grandi coocet.ti nati qui, rimasero soffocati dalla sterilità del terreno e dalla troppa abbondanza delle male erbe ..... emigrarono nel Belgio, in Francia, in Inghilterra, e vi presero rigl)gliosamente a germogliare ; fì uchè dopo molli anni ritorm.wono a noi come un nuovo pl·odotto d' impòrtaz.ione. La scienila ò patrimonio dell'umanità, va benissimo : ma pcrchè alle grandi idee chs nascono in Italia lien sempre dietro . la stessa fase di svolgi mento? Succede press'a poco ai grandi concetti nostri, come ai prodotti delle nostre g randi miniere di ferro, di zolfo, ecc. . . . Siamo per natura riMhi e neghittosi ! E qui potrebbe tal ono domandare : Quale utilità arrecano queeti ~:~L•~di? Sono essi semplici spcç~ ul azi oni teoriche, od ò concesso sperare da essi in avvenire qualche reale vantaggio? Io non e!!ito a dichiarare, che essi saranno fl!condissima f onte di utili veri, alle cui rive non sdegneranno di attingere l' igiene, la medicina, l' economia, l'am ministrazione pubblica, la l egislazione, e('c., e tutte le scienze infine che hauno attinenza c<>l corpo sociale . E senza volerne es!'gerare l'importanza, credo èhe saranno ben destinati a spargere di nuova luce molti fatti sociali, dalla cui conoscenz~>. si potranno trarre sapientissime induzioni a ,·antaggio e profitto della società, e perciò di ciascun individuo che la compone. P~rocch è se la popolazione è, come dicono gli economi!!lÌ • {aftore primo e fme ttltimo della sociale t·icchczea. • ed il benessere economico è alla sua volta causa ed effetto di minore mortalità e di più lunga vita media, noi sar emo b (lO persua!!i, che migliorando le popola~iorij si auanenterà nello stesso tempo la ricohcz:>~a nazionale. Nel primo esordire di una scienza non ancora definita e quasi ancora incerta del &uo cammino, non si può prevedere tutta la importanza che ROtrà. raggiungere in s~guito, nè tutt.o l'awenire che le spetta. Guitton d'Arezzo non avrebbe mai sognato il Barbiere di Siviglin, nè Volta il cordone transatlantico; e senza
449 l'invcn~ione di TorriceJti non si sarebbe giunti a pre,·edere le
burrasche, come senza. l'applicazione di Gioia d' Amu.ffì ci sarebbe forse ancora ignota l'America, ecc. ecc. E d' aiLra parte imponente è già il contingente dei fatli) che dimost.•ano quanta eia l'iu.Jluenza ctclla natura esteriore e degli agenti cvsrnìoi sull'uomo fisico e sull'uomo morale. Montesquieu (L'esprit del! lòis) e Gioia (Filosofia della statistica) banno insegnato, non senza acerba lotta contro i pregiudizi dci loro contemporanei, quanto la pretesa libertà Hlimitata dell'uomo sia legata indissolubilmente al complesso delle condizioni entro cui esso vive; e Lava.tcr giustamente èi apprendeva c L'uomo essere libero soltanto come l'uccello nella sua gt~bbia. » Ma senza attendere molto lontaoAmento quei vantae:gi di cui il progresso andrà debitore verso le scienze demografil·he, sembrami che alcuni si possano segnalare fin d'ol·a. La ouno;;c:eoza delle cause che agiscono in modo n~civo, e del tempo in cui agiscono, e delle alt1·e condizioni che le accompagnano, farà. sl che, o si troveranno rimedi a queste cause nocive, o ~;i studierà il modo di neuLralizzarue l'azione il più possibilmente, o si peo-. serà. di fuggirle a tempo. La conoscenza delrandamcnlo sucialc, · segu\to per una serie d'anni, dimostrerà delle tende11ec vct·so lo quali egli aspira (Romagnosi), e che Ri raggiungeranuo più presto o più tardi secondo il modo di esplicarsi delle ca11se, che inducono e mantengono quelle tendenze. Nelle pagine dt:lla demografia dinamica si potranno leggere le condanne o gli elogi delle legi$laz.ioni e dei g()verni, la decadenza o l'incre mento delle nazioni, e si potranno forse opporre argini al decadimento, e prestare illuminato incoraggiamento al progresso. E come le statistiche possono sCOJ)rire i mali socit\li c facilita-rne le leggi opportune a guarirli, cosl vengono in seguito fedelmente a chiarirci, se le misure prese raggiunsero o non raggiunsero lo scopo. • Ma.n sagt: Zahlen regieren die Welt; c dass aber ist gewiss, zahlen zeigen wie dic \ Valt regie1·t c wird D (Goethe). La conoscenza delle leggi della fecondit.ù. e della mortalità gene1·ale per regioni, per sesso, pct età, ecc. (j] più .\'Csta ancora a fàrsi) varrà. a servire come termine di confronto per mi:mrare l'influenza di cause locive straordinarie, appariscenti in tempi e modi e<:ceziouali. Servirà ancora come punto di base della
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statistica. medica, per conoscere le leg3i della mortalità pe-r età, per sesso, per stagioni, per clitoi, ecc. secondo le <liversé malattie, o secondo i diversi generi di cura.; e gli igienisti vi potranno confTontare la mortalità secondo le diverse professioni, secondo la. natura del suolo di un paMe1 secondo ii viveJ.·e cittadino o rurale, secondo ii genere di vita nell'esercito, nella marina, nelle officine, eM. ecc. ' Q11esti. studi incominèiati ora e contill..uati indefessamente p~J: gli anni av7enire ci fà1·anno conoscere le modificazioni, che a1la. massa ~òciale arrecano i progressi della civiltà, potendo misurare quasi con matematica esatte~za la. natura, la direzione e la velocità di tali progressi. Cosi potranno esser constatati gli effetti di qualche nuova applicazione dei precetti igieaici, .spècialmente in quei paesi ove esistono endemie, od ove di igie7 nici precetti vi sia grande trascuranza. Ciò si vide con luminoso successo essere stato verificato in molte citlà d' Ioghiltert:a, in cui, dopo alcune migliorie igieniche introdotte, si conslatò una dimiuuz.ionc di mo1·talità, ed un aumento nella vita media. Ciò dimostrò Villermé essere avvenuto anche io Parigi, in c~i dalla .fine del secolo XVII in 'poi, si andò spostando il massimo àn~uale della mortalit.à, in conseguenza dei continui miglioramenti introdotti nella stessa città dal regno di Luigi XVI fino a uoi. Couos~endosi p. es. quale sia la tempe1·atura la più favoi:evole alla vita e dove incominci il periodo dannoso, si potrà prescrivere la prima ài convalescenti, ai' deboli, ai malatibci, e fuggire l 'altra mediante accurata conpscenza dei diversi climi. D'a.ltnt. parte cbi vorrà visita1·e la Sicilia, ci anderà di ptefe·renza d'inverno o dì primavera, mentre in Piemonte od in Lombardia ci si anderà più volentieri d'autunno. E se talu111o volesse f,u·e un gt·and t(YWr in Europa, io lo consiglierei di visitare la Grecia in marzo, la Spagna in aprile, l' Italia in maggio, la Francia in giugno, Belgio, Olanda e Germania in luglio, la Norvegia in a'gosto. . . . . . . I mesi quivi indicati non sono aUro che quelli della minima. mortalità in ciaseun paese (V. tavola. Xxi). Cq.sl pev i còncepimenti. "Chi desiderasse avet figli, e ne trovasse difficoltà) consulti il mese di massima, fecondità della re-
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giono in cui si t.rova. Non fosse altro aumenterà. il grado di probabilità, e forse sar(l esaudito. Ma non è necessario che più oltre io mi estenda nel dimostrare ciò, cbe tutti sanno e credono. La somma delle cognizioni umane è destinata a collegarsi in un 'unica fllosofìa generale, la scie11ea dell'umanità. La quale varrà. a. ben apprendere alla so cietà medesima H pi~1 alto precetto, che filosofia mai insegnasse, e che la greca sapienza avea scritto a caratteri d'oro sul frontone del tempio di Delfo: - Conosci te stesso. - Questo sapere servirà aocora ad aumentare la poten:::a della famiglia umana sulla faccia della terra, facilitando sempre piì1 alla stessa la grande vittoria su tutte l e cose e su lulti gli esseri che st.anno alla superficie del nostro pianeta, rendendole più facile e sempl'e più trionfale la lotta per l'esistenza c struggle fer !ife • (Darwin) ed il suo perfezionamento prog1·essivo naturale od a1·tifìcialc . L'uomo quanto più civile e culto tanto più cer!a ha in sua mano la vittoria; e tanto più tende ad emanciparsi dalla legge della • natura! selection • (A. Wallace). E ciò per certo in virtù della sua grandP. e caratteristica proprietà, it pensiet·o; quello stesso per cui egli perviene a dominar~ la natura medesima; quello " Sol per cu1 tlsorgemmo Dalla barbarie in parte, e per cui solo Si cresce in civiltà, che sola in meglio Guida i pubblici fati. » {I•EOPARDl)
Cosi il tiglio della terra sarà per diventare il signore del suo mondo, il domatore di tutti quanti gli clementi, il padrone sovrano delle cose : e per verità gli è in grazia del loro spirito imaginoso e profetico, cbe i nostri padri videro nell'uomo il R e dell'Univer so.
RIVIS'.rA. DEJ. GJORNA.LI
Sull'impiego ilei chiuiuo come profilattico contro nutossicazione dil, m:tlaria. }ICI dottnr Rotfolfo ca.\', tli Vi\' enot juniore, imp. l'eg. IH'Of~: ss ore all'alta. stuoia di ~rienna. Traduzione dal tedesco. p0] DoLt. niANZX BALDASSAnTIE rnedieo di regg. Fra tutte le malattie acute d'infezione le febbri da malaria sono senza dubbio quelle le quali mostrano la più grande diffusioue sopra l'ioticro globo ten·estre. Mentre queste febbri si estendono per Lntla la superficie della terra abitata in una larga zona ad ambo i lati dell'equatore, raggiungono il punto massimo del loro sviluppo sotto i tropici , il di cui carattere patologico, esse dominano quasi in tieramente e la di cui area di Jiffusione si e$1ende sino al di là della zona settentrionale temperaLa scemaMio verso le latitudini più alte in estensione ed intensi tà. Una delle pt·oviucie d'Europa più sogel.la alla malaria si trova nella monar·chia austro-ungherese, in quella lingua di t<11Ta che limitata a leva[! te dalle montagne della Transilvania, e a tramontana dai Carpazii, racr.b iude in sè i bassi fondi dei fiumi Tbeiss, Danubio, Drava, Sava, Mur e dei loro rami accessorii estenden· dosi dippoi per gran parte sopra l'Ungheria, Banato, Sirmia, Slavooia e Croazia, e si continua nella direzione di sciroccoponente oltre le coste dell"Adria fino in Istria ed in Dalmazia. Col progresso del tempo avendo pure migliorata la col.Livazione, molti te•·rent di malaria, diminuirono in estensione, e quindi anche ·io maligna influenza: mentre però ~ltr:i s-alubri e fiorenti una volta, come a mò d'esempio Roma, Baja, Pe~s thum e Pola per rcgrcssi sociali e per decadenza eli coltura cangia'ronsi in fo colai di malaria. In questo fatto trovasi un problema di ogni considerazione per la grande igiene, alla cui soluzione sembrano chiamati il presente ed il più vicino a'•venire, dappoichè ci dà a conoscere la possibilità, mediante l'agire dell'uomo, di porre argine alla di!Tusione della malattia restringendola sempre più, entro aogusli confini; mentre poi ci somministra un argomento di più a provare come un inseparabile legame striuga fra loro l'igiene e la quistione sociale, il benessere dell'umanità. ed il
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progresso civilizzatore. L-aòdove in prima linea nòn si valutano. che difficoltà burocratiche-amministrative e l'affannoso pensiero del danaro, contro l'introduzione di stringenti misure igieniche, JaddO\'e si considerano gli importanti progelli igienici che come utopie di teorici visionarii. colà non sarà mai possibile, parlare di vero progresso e di vera, libertà: e ciò ci dà un quaal'o scon· forlantc, della deficiente- intelligenza, a comprendere Falta·mis· sione civiazzalrir:e che resta ~- compiersi: e ci ~rppalesa il disprezzo della scienza e dei suoi ri:sultnti: infìnc mostra la ncssrin:!l c-oll,ni· zione del 'Valore àell'-uomo. Coloro i qnal i non hanno allro 'in bocca eh o difficoltà finanziarie, è che tentano per conseguenza di render vano ogni sforzo igienico, dovrebbero leggere le seguertli parole di Engel: H capitale rappresentato d~gli individui del popolo, è di gran lunga il più r'onsiderevole dello Stato: cd il capitale d'educazione che riposa sull<l generazione vi-vente sorpa:>sa di molto Ja somma di tutti gli <lltri capitali. Ogni degradazione della condizione 1ìsicn della popolazione che potr,lva essere impedita ' è uno spreco del pi1'1 nobile cal)ila1e, deWinte)Jigenza e ùella forza iisica della popolazione e si -presenta qui'rLdi quale nr:l consumo de,Ho stesso capitale. Per noi quindi resta fisso 'il principio· quale un assioma: elle quando havvi una misura sanitaria riconosciuta neccs· saria da porre in pratica, ·che corrisponda bene-al nostro idenk: Estil'pazione di mala.ttùt e d1str1t~ione della caus,J, ogni e qua1unqur: difficoltà vi insorga contro, o si fa tacere, o sì fa passare in seconda linea. Quando una malatlia si diftoude per una zona di terra cosi larga e vi divenlà endemica. come abbiamo "islo succedere nei paesi della monàrchia austr~·unghcrese teslè citati, quando in consegueaza di queste ·febbri gli indicati Lratli di terPa posti nel c.Llùre d'Europa ~o n o appena abitali : e c.he all'l ncontro· però pc:r importanza S!.l'ategièa là vi si trovano numerosi· punti fortilìcat.i (Komorn, l\fohàcs 1\lunkacs, PeLerwardein, Temeswar , Arad , Pola} le di cui guarnigioni avvelenate dalla malaria, già in tempo di pace diventano inabili al militare servizio: quando in certi paesi dell'impero, per esempio in IsLria, queste febbri sono così freCJuenti che tutti i paesi si convertono in ospedali e che circa un terzo della mortalità de] paese è causata da queste febbri o da malàLlie a queste consecutive; quando infine qu~ste febbri nell'unico porto da tguerra del regno in Pola,, raoggiungo.no tale Oio1'no.le di J}fedio. ·P.ì.itit, 1870
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çHra impooenL~., da .'fqrmarç l'imi era co~_t.itl!ZieH~ morbo:}a, rprne . risl!,}Ja dal lai'J:H'O !:).el. dottoi Ueh mectic.o oapp cteUa ma_l'inn, ové con cifre '(IlOStfll CU ~ le ,fe,pbri {a·(ilp msen·l~O'O j l 90 ,p·er ,1{)C~-;, ·e ohc Sl;ll!<\ fo1;za giorna}!e;a, di 4000 uomini' neflo spazio .di .c.it)qu~. am~i 'l'.i ruron:o çla ~~ a H>,OGQ. ammaiM\ 1di febbré, nt:. risul.Le.;à ohiararn~nte .Ja nece~5 ilà: eli Lra:tLar.e cl'-!ll'geuza .la f.Juis.~.iòne . de) bonilìco di .cr\lçì paesi e. no.o -si po:tr~ neancbc· rlonnc:iare· 9-lla oonviD~iQnc che· tale gaeslioJ.!e si ·àebha consi~era J'e · q·uale una qujsllooe di vita ,p~i Sltdcleni paesi. . Io cl'edo che sia appena· necessario ai~Jlnnzhu·e, co)ll~ -..s~tlo ta li trisli ·errJ.c.rgenze òebba essere uno .slretlo dovere pe) v.eggrtori dell-a provincia, di ·venine.i,I} aiut(i con lulli j m~zzi possilH\i ~ all'opera eU boniftço çli quei paesi, I)On risparmj:~ nE}P ''al l'uepo sacrificii .di sorta, ond.e a mezzo dGll~ conosciute JRisnre,. com))a!.lei'e flir:ertamente. la ,causa prqduttrjce dell!l malariç~. (.!'ueste misure sarebbero: Prosciugw.n, eillo ç1ellc. paludi) diy~r sione 'll.&lle acgue o 'stagna n li alla sup~r!icie de l su0lQ, o.Qp~re_ - negli !'ti·ati più profondi dello stesso livellame'nlo delle ineg'U,/!: glianze del terreno: riempimento di fossahi. Dissodamento àel terr:'C rm: ca·ugiamento dèi> prati in colture: le piantagiohi di ·ah busti. ed 'alb ~: ri : U1ig,li.oramei1lO della ventilazionè .]oBale e ·così va cliac.ndo. ,.. · thta rioGà collezione di fatt,i eonC(tlidanti fra IOI'O ed accred~hlli d<"'- nu,merosj e distinti ·uomini , ~la cui autenticità non ,.si può ntet;te.ré. in dUIJllio, .ci autorizza a qliCSLa conclusione: Gfie s.émbl,'a ammessi bUe una risposta positiVa alla quisLione-.da' noi posta: f~ che. i t nos tro leSPI'O di ·medicina nel l'uso profilaltico e per 'ltingo Lf\l1JfJO g.ìornalmenLe continuato dj moderate dosi. ,di chinino, 0ffr(i uri rimedio~, il quale, sotto la simultanea osserv.anza, Eli~ al'tre misme ig·icniche· pùò paralizzare n l7l! 'tn~ganism·o la ·suscelli15ilità alle no·civ.c. conseguenze ~lell'iogora to velc,no della! malaria. La cogn·izionc de)l'import:a.n'til e· delh porlata pratica eH qnesLo !atto gia d-a Juo·go stabilita élai ·.medici atmJ,rioani, ci.oè 1a'Jioo· ngRctuta propri.elà del c;binioo,. l<~ qu(lle n.on sole comma colle teGrje .dominanti ,sulla natura del vetei.JO· della · malaria,· ma _çhe Lrov,.et'9-IJ.be appoggi.o bensì neWultimo la ~ro pubblica.~~ :à;i reoentc ga 'C. Bi-ozi, sot.Lo il .tit.olo di Studii farmav.olo,ejiei, elle e$perim.enlò l' azioìte. antisettica, e dis:t,rqtliva .-.dei funghi che s~ a~crivc q; questo, s-aie; questa nozion..e,, dico, ni'lll pare ..c;life venisse fino. ad ogg.ì· a.U,J..méssa da m.olti:., né! con'Lmente;-'ìn o.gn
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caso però non si è acquistata finora quella confìden.za ed aulO· rilà che induhitatamente gli appartiene sotto il riguardo della grande diffusigne della malaria anche io Europa. Lo scopo dL questo scritto è appunto di assicurare la debita l'Lima pres.so gli europei all'azione preservativa del cbinino, me. diante la presenMzione di numerosi documcnLi regist.ratì nella rispettiva letteratura. Nelle colonie ft·an ccsi sembra cbe la cura prolìlattica della malru·ia, non sia stata impiegala su vasta scala. Dutrolau medir.o capo della marina francese assicura che O'"e è stata adottata, venne sempre cotonata da felice successo. Egli tl'ova prudente nei luoghi R~ludosi, sotto fal.icosi· Ja,•ori, ecl anche durante una speùizioae militate, specialmente · poi in certe stag'i.ònì dell'anno, di pt•endere ogòi matliua a digiuno un poco di vino chinato oppure del solfato .ùi chinino, od•anche degli estraUi od infusi amari. Un vero rit1·ovato decisivo che nella bilancia dei falLi pesa a ravore della vil'lù pro!ì1attica del chinino contro le febbn da palude ce lo somministrano i - rapporti statistici sulle condizioni sanitarie della regia marina pubbli cato uall' ufficio della direzion.e g~nefale, del diparl.imenlo medico (;lc3lla flotta wgleso: i quali contenendo un ricco tesoro di esperienze molteplici da tolle le zone del globo, già dal-184-0 soglio no essere presentate al parlamento nel libto bleu. Il materiale più abbondante per le relative esperienze lo offri alla marina inglese, il clima micidiale dell'Africa occidentale, ove tr.ovasi una flotta stazionata, segnalamente la co.sta tra il Gambia ed il ..fiuma Gabun sotto !'.equatore, ove innumerevoli C011Si d'acqu'l fluenti verso la costa tra i quali· il fiume SierraIcone, il Sevbio, il Seabar Gamnas, Volta, le lagune presso Waidah, il Lagos, i1 Pongos, il .Bi afra Brass, Pouoy, Crrlabar, Camèro? ecc., finalmente il lìume Negro col suo famoso Oelta form~no paludi, seni e lagune. E al.>bastan~a .conosciuta la sorte · della prima spedizione dei Negri fatta nel 1.843 al lo scopo di frenare H commercio degli schiavi; la qua,le per lo scoppio deUe febbri nella ciurma ebbe una fine dolorosa; c nella quale dopo il passaggio det·fiume Delta dal -l3 agosto al 4 settembre. di 1.40 bianchi ·130 ne ammalarono di febbre e di questi 40 morirono, mentre dei 158 negri non. ne ammalarono che H , e ne morì un solo. Onde porre un riparo a Questa spaventosa facilità di ammalare e morire, venne pro-
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posto oltre alle all.re eccellenti misure jgieniche, 'anche l'uso della corteccia di ch ina , e de' suoi preparalì durante il soggiorno in quei paesi, ed anche più tardi nell'anno i8f.S4. nell'ultra spe· di:done dei Negri. Da allora in poi la gente ritorna a bordu dei proprii legni, per lo più libera dalle febbri ~ i malaria, come ri· sulLa chiaramente dai documenti regisL1'ati nel libro bleu. 11 doLLor Bryson nel rapporto medico della marina inglese, naTI'a in uu suo lavoro sopra la proprietà protilatl.ica d!>lla cor· · teccia di ch ina quanto segue: ltJ esecuzione al 9° articolo dell 'istruzione ùala ai meài1~ì della regia marina, Yengono prescril.le le seguen ti misure, ogni volta cbc nna par·l,e clei marina·i debbn gssere sbarcata nelle regioni tropicali . od allo scopo di far acqua, o \'iveri, oppure per a p· plicarsì ai J)esanti lavori ; alla m<tltin a prima che i mnri nai la· sc:ir10 il legno, ed alln sera (Juando essi sono dì rilorno, i l medìco sommini:;tra aci -Qgni uomo una tlramma dt corteccia di china m polvere io nn mezzo bicchi et'e <Cli vino. Immediatamente d·opo ogni Uo!()o ri Ceve nn mezzo bicchiere di "ino puro. Qtlando po1 mancasse il ,·iuo '' i si sostituisce del· l'acqu:tvile aMcquala. Il l'isultato favore voi~' di questa misub si rilevi'l da questi fatti. Yl'nli mannai eù un ufficiale, avevano ric.cwL1Lo l 'ordine~ di re· can;i in tel'l'A a Sierra- leor.r. per i vi lavot'are cluranle il giorno. Ai marmai venne somministrata la cortcrcia peruviana, l'ufficiale la ri li nlò, esso fu il solo che veune colpito dalla f~::hbre. Piit tardi ven nero disLaeca le rltte imbarcaziOni del legno Hyllra per l'esploraziouo d t}) tiume Sherb~o. Secoudo le • istruzioni,, venha sornministra l.a gi6rnalzi1ente a ciascun uomo, la prcsct•!Lta dose eli vino chinato, ebbene, non nn :;olo uomo·venne preso òalla felJlm~, ad on ta che il luogo esplol·n to fosse ' Uno dei piC1 mnlsaui eli t.utta quella' c<lsla. I marin,li di una terza imbar<:azion e che soggiorn(lrono in questo tueùesin1o luogo solamen te per 2 giorni, sen za. aver -pl'Qso la corteccia peruviana , amm~rlaron o lalt.i Ml ecne?.ione cleli'U ffi· ciale comandante. Lo $lesso Uçyson più , tardi _prepose i n un suo rapporto :Sopra le stazioni deii1Africa, fallo alla reale marin a, l'uso del chinino c9mc mezzo profilaLtico, a vece della corteccia peruviana e rac · comandò ,odio s(0sso tempo Yuso ti! el rimedio non solo' dùrante il soggior no iu luoghi malsani ma la di Joi routinuazione, al -
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4:-n meuo per il.~ g.ioi·ni dopo l'illlban:o dei marinai, pe1· trattenere la fona presen'-ativa eli questo rimedio lino dopo il decorso dello stadio d' incubnione della malaUia. Il progetto venn~ accettato e i rhultati Jurorio soddisfacenti. Si ver::;a:va in v,arccchie botti dr vino, una forte ·soluzione al· coo!ic'<l dr ·chinino amor·fo (r.hiuoidina) rtol la prop0rzione rli 25 ·centigt·am mi di questo sale sa 30 grammi di vino (approssima· livameute. tre grani e mezw di chinino in un'oncia tli ,·ino). Cou questo vino ehinalo vennero provvisti tutti gli irtcroèiatori d'Africa. I seguenti _estratti pr~·si dai l'ap-poi·ti dci mhltci di bor-clo danno spiegliZ ~OJt e ·dei risultati .oucnn:ti- Cù'Jl'.iJ.Hlicata mistira. Il chiPurgo di marina Sibbal!o sèri ve ttuanto s'eg"ùe: mentre noi facevamo carbone, in Sierra-leone, i l tempo era assai umido, ed i nostri .marinai come pure gli ufficiali si trovavano esposti ass:~i di frequente a scroscii di pioggia. l marinai ottennero come un soprapiù Groy e chiniuo . Un uffieiale il quale non prest.nw1 fede all'azione protilatrica del chi· nino, rirlusò di' (arne :uso. Egl i solb . w~n n e colpito' clalla rehljre 1 ' ·, è .vi dovette soocembere. • L'equipaggio del legno il Plutone si 1·ecò al Pongo e si traL· tenne 25 giornj alle rive di quesio lìumc. Ciascuno prese giornalmente del vino chinato in ùosì regolari. C'no di questi che vomitò dopo aver presa la prima dose, cessò dal farne uso, eb· bene egli fu il primo che ammalò. All'infuori di IQ.i non si os· senò nessun al tro c~ so di fc bl)re. Drir!mte · il riostro soggiomo, sul lìume Laqc;s . veniva sommi-•n· istrato il vino ' chinato all'equi· lJaggio mane e sera. lo credo. di~ rutti l'abbiano pre3o aLI çccèzione di due cadetti e di due marinai. Ebbene queste quattro persone vennero assalite .da violenti parosismi febbrili. Il numero· totale dci nostri
mal'inai aminontava a 220, e di , quesli poch\ssrmi~ ammalato no di febbre all'ì.Qfuori dei succitati; ·ed i colpiLi eb'bero febbri Hevissime. Trent:asei uomini del Water- Witch presel'O parte'all'atlacèo di Lagos. Essi passarono da /1: a o giorni sul Oume, e tutti ad ec· cezione di tre- presero il vino ehinato tanlo nel tempo del loro soggiorno, come anche per i4e gioroi dopo. Di questi cinque uomini solamente vennero assaliti dalla febb re tre, perchè non avevano preso il chinino. e due altri perchè imprudèntemente .
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st erano esposlt all'ardore del sole, e dopo ~rave stanchezza ave,·ano faLLo un bagno. Al 26 novembre di mattina, 77 uoroim ritnont"'lrono il fiume Lagos per aLtaccare la città. Si era dato ordine agli ufficiali ed ai mariuai di bevere prima della partenza un biccbicre di vino chinaLo: e di pii.t ne ven nero a:'!che provvisti per potercelo dare anche alla sera. Tutti obl.ledirono_, come io credo. ad eccezione di un ufficiale ti quale si vanlava di essersi souralto ad uu si schifoso rimedi'O. Dopo U giorni, al 10 dicembre, questo ufficiale vemhJ colpilo da un ,·iuièulo accesso di febbre. Fino ad oggi 7 gennaio, egli fu l'unico indi· viduo della spedizione, ch'ebbe la febbre. L. J. Hayue in una sua dissertazione sulle febbri endemiche dell'Africa, e sull'uso profilattico del chinino, cosi si esprime: lo citerò una serie di esempi che somministreranno la prova dell'atione salutare del chinino, come rimedio prolìlalico contro le febbri da palude. Le imbarcazioni cariche di 3~ uomini, officiali e marinai , risalirono il fiume Pongo, ove si trallennero 2 giorni e 2 notLi . Venne somministraLo ad ogni uomo giornalmente un'oncia di vino chinalo (20 centigrammi, 3 gran i di solfato di chinino per un'oncia di vino). Dodici o quaLLoràici giorni dopo l'abbandono del fium e, si manifestarono (l; lcggieri accessi febbrili . Un'altra volta le imbarcazioni caricbe di 34- uomini risalirono H fi ume Lagos e stazionarono circa 8 giorni in un let•reno chiamalo le Paludi. Venne somministrato a tulli i coruponeu li la spedizione, il chinino, p~>rò ogni duo giorni. Di questi 3!• uomini, :l'i vennero presi da violenti pnrosismi febbrili. Una terza voJLa,un'ufficiale ed un marinaio rimasero per 8 giorni in Sierra·leo.ne per aspallarvi l'arrivo di un legno tln guer•·a. Essi dimen ticarono di prendere il cl1inino. Di er,i gioro i clopo essersi imbarcati venu oro presi dalla febbre. Non si può as::;ùlutameule sostenere che il chinino sempre ed infallibilmenLe arresti il parosismo febbrile ma però in un gran numero di casi, presenta dei risullali molLo soddisfacenti. E se anche compare la febbre dopo J'u:;o profllattico di questo rimedio, si può però essere certi che es.;a avrà una bre,'e dw·ara. Il chirurgo di marina F. ìl. Davis, il quale pone grande confidenza nell'azione salutare del chinino, e cho pvesc parte tanto alla spedizione dei negri nell'anno ! 85'1 come pure a quella fatta dal dollor Baikie negli auoi -!85Ci, 1857 e i &l8 riferisce eh~;~ egli
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ha sommirH!\trato all'equipaggio del Jlinx nell'anno ·1854, J1Cl' ogni malliua 2 grani di chinino, ogni qualvolta i marinai do,cvano essere occupati nelle lagune e lungo le ri,,e t1cl fiume Lagos: cd utlrjlJuisce a qucst.a misura previdcnziale h• minima mortalità. (Su 47 uomini non ebbe che 2 morti). Nella spcthzione Nera del doltot: Paiki e ncllil quale gli era lltato dato il Davys come medico, in virtù di queste misure non &i vcrHicaròJIO ohc J'c))bri li fnri e di corta durn l. a e i singoli oasi di mor·te dii· rante questo tempo si osservarono io coloro i '} Uali non ;n·cva 110 fallo l'uso profilallir.o del chinino, c qujudi non si erauo lrovati soLto la di lui sorveglianza. Egli eracle di aver falle suill cicuti espurienzc in Africa c nelle Indie occidentali, perchè appoggiato a r1uelle gli riesca di prr· suadere i più graotli scetLici a riguardo del valore del chi nino. Il dollor Paikic stesso nella descrizione del suo "iaggio di C'Spio· razione nell'Africa occidentale vanta lo splendido successo del-· l'uso pt·olìl<mico del chinino. ·Egli cosi si esprime: Questo rimedio può essere sommi nistrato o subito dopo il primo comparit·e della malattia, o l:iò che sa· rebbe preferibile al principio del soggiorno nei luoghi (l i febbl'e: dappoir.bè il gran progresso del presente sla appunto nell o sco· prire il faLlo che il chinino. non solo guarisce la malallia, ma ne p::-eviene lo sviluppo. e che mediante l'u3o di questo inesti· maiJile rimedio durahte il soggiorno in luogh i malsani <!Ut'Sli si possano abbandonare 1n istato di salute. Si fa t'à llcne d1 darlo, soLto forma di vino cliin~to alla dose di un mezzo bicchiere alla mattina e se è necessario, un altro mezzo alla sera. E l'esperienza mostrò pure che se anche la febbre aUucca un jndividuo, il quale face va uso del ch inino profila tticamcnte) questa riesce leggiet·a, il decorso assai moderato, e la guarigione mollo più pronta. Sul legno Jaseur cbe rimase 12 mesi nelle coste orcidentali dell'Africa non si verificò che un solo accesso di febbre assai leggi·ct·o ad onta chP. avesse soggiorna lo per parecchi giorni nei fiumi Cameroon, Brass c Bonny. 11 medico d1 bordo dollor Allison ascrive questa rimarchevole c confortante immunilà eli cui godè l'equipaggio, all'oso profilaLLico del ch inino anzi tutto, nou che poi alle a!Lre misure igieniche messe in opera. Il nmedio ''enne ammin istrato ud oguì bianco ogni sel'a lilla dose di 4 grani sciolto in un poco di rhum e il di lui uso venne
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Qontinualo ancora una setlim'ana dopo abbaodo.òato H lìome. lo raccomandai 11 -rbum come veicolo pel chinino, poichè io aveva esperimentato che in _que$l3 soluzione veniva meglio bevuto dal· l'equipaggio: ahbenchè po qualche caso la prima dose venisse tosto vomitata. Anche sul legno Pandora, ~he faceva sel'l'izio a Bathurst: alla foce. del fiume Gambia, come pure tra il Capo Ye.rga, e le isole di Loos ')i presentarono pochissi mi casi di febbre, in proporziono c ad onta della sfavorevole stagione nell'annoP185(k, risultato il quale senza dubbio si deve ascrivere alla premurosa somministraz ione del cbininoifalla ancora per 14, gior ni dopo aver ab!Jandonato quei malsani paesi. Il do!Lor Fniedl ci presenta pure delle!belle òsservazionj sull'uso pròfilatlico del chinino nelle coste occidentali cleii'Africa, cbe non possiamo rinun zi an~ di descdvero.. Noi marzo d-el 18;)6 il l cgno~ Bioodhound monta,;a per 200 • miglia tl fiume Benin .e vi .:ri ·-traltenne per 27 giorni. PeJ:,tutto questo tempo e per allri 14 giorniì,ancora, ogni uomo ricevette a' .boròo c giornalmente da 3 · 6~g rani di chinino. Sei uomini sohnueo le ammala1:ouo in seguito dell'essere st.ati esposti pcr·4 set· t i mtrtH~ alla malaria. Più lardi vennero intraprese altre spedizioni nei liumi Bonny, Calabar e Sberbio ovo coll'osservanza delle .stesse cnute le nOJl' vi fqrono perdi~e ~ d'uù'm ini. TJ.rt ufficiale dello stc~so legno che nell'anno 1857 aveva caccialO nelle selve per ben 2 ~~ iorni , e cho per millanteria non· aveva preso ch inino mor1 dore H giorni pe.r unafremittentc della più grave forma . Hisullati I<p·orevoli o pnl' !o meno egt1ali cono stesso sistema, Il t>bbe nell'an no ·l8tì6 il legno (Jhilders che di 3hlomini; tl solamente amma!ai'ono loggermen te, e l'altro legno il Mc1·tin che nelle sue numerose spedizioni fluviali non perdette nlJ sol uomo j
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p~r febbre·' lu lfUC":'l'u l tì'lno legno
ven·ne amministrato il vino chinato a tutto l ' cq uip<~ggio, t4 giomi ancora dopo l'abbandono tlei fiumi. La proporzione era di fl a 8 grani in un'0ncia di vlno di ·Marsala. In tullo l'an no non si verilicarono a bordo che 23 casi di febbr'c e fra queste urJo solo grave~ dappoichè un individuo gli died'1' motii'O cspo nendo3i imprudenternen t:e aHe isole ..Loos. Anche sul rapare il My1·midon si sofi!m inistrava il ''ino chinaLo all'equipaggio, ogui qual volta esso doveva incrociare otl ancorare vicino alla terra ed in tulto l'armo, di HiO uomini , 5 soli am · malarono di remillente c 3 di inLermiuente.
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Nell'anno 1.858, i03 marinai detlegno il i'esurioriruonLarono il fiume Scarcies per ùistrnggere alcuni villaggi che facevano commercio di schiavi e mediante il eon tinuo uso del rhi11ino di tutti questi non ne amma!ò che uno. NelJ.'anno 48tH i,1 legno Bloodho'1MUl rimase fe~'m:o in una laguna per ben H giorni. Fino a d1e durò la Pl'ovvista del chinino, ad onta della pericolosa stazione e del molto lavoro, uessuno ammalò : ma essendo mancato il chinino per quatt'ro giorni , tosto si sv il~ppò la febbt•e, che di nuovo venne fuga~"ll dall'arrivo ùi una nuova quantità di chinino. Il douor Friedel osser va qui che tl de1Ja .massima importanza, per quei legni che visitano questa stazjo.ne, di portar se co; ·gfilH quaulità di questo rimedio e di buona qt~alìtà , poiohè quello che si compera ·in quella stà · zione è quasi sem pro adulterato e di nessun VJlon~. Si deve alla generale introduzione di questo rimedio eumc profilàttico, in questa stazione, la grande diminuzione delle con· linuc pet·dite di gente che avveniva per le feburi, ciò che è di· mostrato chiaramento dalle 'cifre· dei sei ultlru i anni dal 'l 8f16 al l861. Mentre la qnanLitil d·eg:li invalidi nei primi 7· anni atu· montava ·in nwdia a 7 1.''[00 essa discese negli an·o,i · Jal 18~H , al ·186-t a 2 1"100. Nel 1809 :sollanto àUlnentò; '{Jer le grauùi l'e· ciclivc: avvenu te nell' equipaggio del legno Bnme che do,•ette soggiornare tnngo tempo in luoghi assai malsani nelle paludi. La mortalità che dall'anno ·i837 al 1843 ammonta\•a annua!· mente in media al 30 2v1oo, ·ctiscese cla\ 1856 al •186-Lal t~ :rtOO <~1 ceno buoni :risllllati pel' '. lo specifico nletoctb' di guarigìònt: c)'lc clovì·e:bb~ essere il tietendum( di tut.t.i i medi'c.i.-Mediautr lh combina,zi·ooe di questi favorevoli ·l'isultùti aunuali; 'colle prime sfavore1•oÙ;si ha in questo spazio di Leropo dì 13 anni , la meùia degli invalidi ·per febbre solamente a 5 l ~100 e la mortalità 1.8 3°]00. Anche i documenti che sotto questo r iguardo ci vengono comunicati da. viaggiatori intelligc.nl.i e degni eli fede, come pure qu~lli che ci pervengono dà!tla marina mercantile inglese, l~On· fermano pi'e'o3'mente i fatti esposbi' nei loro rapporti daì medici della marina inglese . Così per esempio il celebre Dacaillu viug gìalore deii'Atrica r.osl si esprime: DJ! giorno del mio arrivo alla costa ho incominciato a premlere giornalmente mattino e sera da 3 a 4 grani di ch inino, e lo trovai Uli'eccellente rimedio profilaui.:o. Durante il. ruio soggiorno in Africa, mi sono sempre servito di tempo in tempo di piccole dosi di chinina anche
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éssendo in piena saltLte quale un pr.es'!rvatìvo contro l'ìntossi· cazione da malaria. Consuonano con queste anche le esperienze comunicateci dal signor HuLchinson console nella Biafra·Bai noi suo lavoro: lmptess·ionf di -nn viag_q~:o nalt'Africa occidentale, dalle qnali fa dipcodert> il buono 1>tato Ji salute che Lutti go· devano a bordo della Plrjade, da una qnauLita eli misure igie· nicbe previdellziali e tra qucs.Le dall'uso giornaliero. di piccole dosi di èhinino. Già nel giorno anlrcedente al nostro passaggio della linea, così riferisce: io aveva ineomincialo a somministrare la soluziGne di chinino agli Europei che si trovavano a bordo del legno Plejades Non essendo io abbast.auza provvisto di vino medici· nale preparai da me stesso una soLuzione di solfato di chiniQa in parti e~uali d'acqua e vi aggiunsi due bjcchieri di vino. Alcuni ufficiali dap-prima brontolarono prendentlo tale be,•anda, manifest~odo n' loro caUivo umore con frasi chiare ; ma ben tosto essi la desiderarono, ad eccezione di nn solo. e a tllll punto che di buon mattino sarebbero Lulti ''enuti al mio lello per ri· ceyerne la lo1·o dose, se io non ave:,si adottata la disposizione di conservare la hotLìglia ed il bicchi.ere nella t:amera della milccbina. Coloro che io non ho potuto persuadere a far uso d~l chinino vennero presi spe:;se voll.e dalla febJ)re nel decorso del viaggio. Io credo che nella citazione dei fallì che seguono troverà un'adeguata spiegaziooe la domant,la che si fa nell'opera di Bryson : s-e cioè mediante l'uso a lungo continuato del chinino la di lui azione venga indebolita? Io l'ho somministrato agli Europei affidati alle mie cure giornalmente, cominciando dalla sera antecedente al passaggio della linea. e poi ancora, per (re settimane dopo il no3tro ritorno a Fernando Po, vale a d ire per giorni 41.10, quasi 5 mesi. Io non ho a registrare U[) solo .caso ove abbia osscrvnt'o che l'aziou e del medicamento sia venuta meno. Se alcuni deì no· siri uffiziali che non avevano preso regolarmente la loro dose, vennero attaccati, dalla febbre, questa lla cedulo Lostb sQLto' una conveniente cura, melliante la sommi!iistrazi one del chinino, portando la dose fino a iO. grani. Collo sparire dei sintomi io ritor nai tosto <Jile. dosi solita di prima, e non mancai in I)Ìa· scuno di CJI;Ié~ti casi, di mostrare l'azio11e benefica del regolare uso del chinino, rimproverando ai nostri uffiziali l'irregolarità
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colla .quale es!li se ~ ne servivano, ed avvertendQii che si stava per passare ìl Delta nella stagione più sfavorevole dell'anno. Ad onta rlel 'ilostro soggiorno prolungato lungo il fiume e pro· prio aJ tempo dell'epidemia, J)Otemmo coniare l'istesso numero di marinai al nostro ritomo, come lo era al ~omenlo della partenza. Analogo i risul!ati vengono r egistrali dalle espe1 ienze fatte iu altri punti del globo Per arrivare al Dard Scelli ng, posto in allo (7400 piedi inglesi) nel versante a scirocco levante dell'By· malaya distante all'incirca 74 miglia da Calcutta, cbe a motivo della sua notoria salubrità già da 35 anni viene utilizzato dagli Europei come stazione di sanità: si. attraversa al pie:de di que· sta montagna una lingua dì terreno chiamala Terl'tti, umiùa ed assai malsana, ove quale çovo di febbri micidiali. molli .viag· giatorì vi lasciarono la vita. La misura adottata la quale preserva con sicurezza contro le febbri, consiste in una dose dì lO grani di sòlfato di chi nina che si deve premlere o alla mattina prima di Loccare quei l uoghi malsani , oppure giornalmente finchè si deve soggiornare in 'ferrai. Questa misU&a è appoggiatà all'esperienza del dott. G. N. Li~ big, che si trattenne per molti an ni nelle Indie Orientali. Anche le isole Audaman poste nel golfo di Bengala sono assai im~a lubri. Il dott. Monald nelle sue Ricerche ed avventure nelle isole d' .4udaman, fa le seguenti osservazioni : Non si dovrebbe vermetlere a nessurio di toccar quel paese, se prima non avesse pt·eso una cerla quantità di chinino nel caffè. air Emmerslon Tessuano cosi si esprime per Ceylan: che ì1 chinìno in certe ' dosi preso mallinò ·e sera, non solo lrat· tiene la malattia, ma preserva gli individui esposli agli effi uvii~ paludosi dallo sviluppo dei.Ja medesima . . Quando l'Inghilterra nell'anno 1859 si apparecr.hiava alla guerra oooLrQ la Cbina il direttore generale nel servizio medico nell'armata fece~ al. min'istero della guerra· un l)rogetto dì misure igieniche e fra queste anche le seguenLi : provvedere l'armata di uo'abbon,daole quantità di vino chinalo per seguire il con· siglio di medici· competenti i quali raccomandano dì somministrare questo vino alle nostre Lruppe quando esse sono costrette a pereorrere..,t1umi o trattenersi io viciOi\UZa di paludi; fìnalm,ente prima e durante le stagioni insalubri. Un bfficiale di sanilil sarà presen te alla distribuzione e dovrà sorvegliare che
464 i mannai prendano Jav,ct·o 4ue~to rimedio. Ju adempinll'ulo al
nuo'o regolamento di servizio, dell'armata inglese in Lemvo dJ gt!crra, venne assegnalo :~1 corpo di spc(li?.ione i"n china u11 ispcLtore lli saniliJ.. Dun cieli P, istruzioru dale!SIi a nomna souo cusl coucepi te: Quando lr no~lre truppe doressero inlrapr·cnrlcre una marcia ùut·antc la st:~gione malsa!la, o fossero ob!Jiigale ud attraversat'e t·e~ioni p:~ludose, ella prruderà tulle le uecessarie misure, e porra in opera i mezzi alli ad e\'itare od almeno diminuire l'a?.inne del miasma p<~ IU.ù9SO . A tale scopo sembra assai vantag· gioso di somministrare alle truppe dei rinf1·cschi ed in ispecie rlèl C<ltrò prima f:ltc si mcwmo in mat·cia. Quindi essendosi urmai conslalalo essore il rino chinato un'eccellente rim~dio, cosi rlla ne raccomanderà l'uso nelle epidemie, nelle rebbri, e nelle malaUie intestinali. Ella farà somministrare ogni sera una aose di questo profilallico e curer.ì che tale amministrazione sia falla ali;~ )JI'esenza di un uffiziale t'Cspousabile. Il risultato d.i queste disposizioni non rimase inferiore all'a· speUutiva, c mostrò la sua efficacia nella ragguardevole• Jimi· nuzionc tanto nel numt'I'O che nel purioclo dell ~: fcbb l'Ì. Xoll'anno 18{)1 finila la guerra, le febbri diminuirono nolabilnwnre; e sebbene nei paesi meridionali minacciassero di svilupparsi colla vecchia frequenza c malignilà: l'uso perO gtl· nora!~- del chinino lo impedj e con buon successo. Il Basilisl~ elle ancorava davanti u Cuba nell' aono -18~8 ci J)rcsentò un est~mpio comparativo etl istmllivo a favore della virtù preSO!'· vati vn t} pr·ofilati Ga ùel chinino. Due imbarcazioni di questo legno \'ennet·o distaccale ,·erso le coste di Coba, l'una incro· ciava c sot·veglhva P«H' 10 gi•)rni la costa a motivo fii un Ira· sporto di sclliaYi, ma avendo l'equipaggio preso il chinino pr·o· filattico , uc r imallc sano. 1/altt·a mandò in terra per due oro la sua gente onde fur logu:l nella sel va : stante il poco tempo ch" ri dovevano t•estarc, non si somminiillrò il ch inino, ebbene ;~rnmala ro n o quasi tutti dalle febbri di malaria. D'allora in poi s'introdusse la misura generale dell'uso prolllaLLico del chiuino anche qui. a lo fu con felice successo : tlappoichè negli ultimi tre anni si rimarcò una notevole diminuzione nella frequenza. nell'invalidità e nella mortali tà. Non meno chiare osservazioni si fe cero in S. Blas (ali'IsLhmo). Nell'anno 1.859 si somministrò il vino chinalo con splendido successo all'equipaggio che sbar·
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cava, meo!re non avendolo ammtoistrato a quella parte che era rimasta a bordo non temendo lo sviluppo della malallia, all'in· conlro questa metà ''enne prosa dalle febbri. UJJ ricco contingente di faLLi raccolti in America ce Jo offre La bella memoria del rlolt. Villiam H. Yan Ouren prcseolala alla Commissione sanitarià degli Stati Uoiti al leòlpo rlella guerra civile nel oòrd d'America : io òase della quale la suddetta Com· missione si sentì obbligata di raccomandare le proposte misul'e all'attenzione ed esecuzione per parte di lutti in generale. Fra le pflì importanti osservazioni meritano menzione le srguenli: Fra i luoglli più famosi per malaria nul globo terrestre, $1 segnala quella lisl,1 di terra la quale da Panama iocrol'iando l'istmo s1 sptnge a Cbagres e A~piuwall; costt•ggiantlo il fiume Cbag1·es ed al!I'aversando paludi d'acqua dolce ; dnranle la co· struzione della ferrovia che atlraversa questa zona di terra infuriarono talmente lo febbri maligne fra quei lavoranti. che molle migliaia ù' essi hanno dovuto soccombe•·e, od ogn i pez:w di rotaia co:;lava il sacrifizio della vita d'no uomo. Iu uno scritto del si~nor David Hoadley dìreuore della società ferroviario del Panama tlireLto at doll. ·va n Buren vi si lrgge quanto segue: ~eWanoo 18f.i3 poco tempo dopo ch' io mi era aggregalo alla società ferroviaria del Panama mi sorprese lo straordi nario ed ingente ll U:ll<~ro ùi ammalati fra gli IHfUÌp<lggi dci legni eh~> sortivano dal porto di Aspinwall. Tosto ho potuto sapere cbc pochi g10rni dopo ti loro èlrrivo, 1 mar inai doi legll i entrati in IJOrt.o vcuivano colpili da febbre. Si rilevò pure che 13 febbre scoppiav•• fot•le !!)cuui giorni dopo l'abhandolto del porto. •rali circostanze mi oùhlig.Jrono di porre la quostione sotto un esame cosci eo~ i oso per cèrcare un rimellio contro lal sorta di flagello. lo ebbi 1:~ consolazione di trovare il ·cercato rimedio, nella soJUminisl.razion(} di piccole dosi di chiniuo falle regolarmente e giornalmente alcuni giorni prima dell'arrivo in Aspinwal. Ho pure fallo l'esperienza che questo titnedio deve essere continualo durante il soggiorno nel suddetto porto e alcuni giorni dopo avct'lo lasciato . Quando più lardi la società del Panamt apri un scrvi:tio di legni a vela. tra Nova-York eù Aspiowall, allora io consullai 1m distinto medico, sull'azione c modo d' ammimstrazione del già prov,to rimedio, ed egli mì t'accomandò un pt•eparalo di vino
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e chinino che sotto il nome di Amaro \'eniva meglio accolto dalla gen te di mare. Si provvide tosto di questo preparato ogni legno della linea Aspinwall, dando ai rispettivi capitani delle istruzioni staropat~ sul modo d'l.IU1mioìstrazione e- raccornan · dantlo loro. ~i sorv.egliare sertame1ite al regolare uso ùi t~le rimedio. I risultati di tali rois~1re s~rpassaron o ogni aspellazione. In principio non si constatò cbe una tendenza al miglioramento e durante poi gli ultimi 4 anni nei quali 7 legni percorsero re· golannente quella linea, i casi di malattia divennero notevolmente rari, non avendo raggiunto che la decima parte del primilivo numero. Anche oggigiorno si continua l'uso del chinino nel modo indicato e lo stato di sa!ute del nostro equipaggio, è sempre abbastanza soddi sfacf)nte, al punto che gli in,tlussi del cli ma non ci dàuno più pensieri. Jo posso aggi ungere ancora che l'uso del chinino nei nostri impiegati ed agenli che soggiornano nell'istmo ba pure avuto dei buoni successi. In grazia di queste misure, come pure della collivazione cd acconciamento dei lerreni circostanti, Aspinwall è divenuto uno dei voni più sani ehe io conosca sol.lo i tropici. ll dollor H. W. :von Saussure di c;::l;larleston si esprime in questo senso: l o credo di aver raccolto un sufficiente numero di fatti· da polet· emettere l'opinione, che se non è una sentenza è però abbastanza plausibile, cioè: che il chinino possiede in se la virtù di preservare dallo sviluppo di febbri intermittenti e r emittenli e simili malattie coloro che anche per lungo tempo sono esposti agli influssi del miasma paludoso. E si rileva poi dai casi osservati , elle L' u.so giornaliero del chinino non por.ta nessun da nno alla salute e non r en de in nessun modo.insensibile l'organismo all'azione meclicatrice di quel fa rmaco. In appoggio di questa sua opinione cita fta gli altri qqesto interessante caso. Un imprenditore si esibì di incaricarsi della direzione delle piantagioni di riso che erano poste in una regione delle più malsane. Abbenchè flovcssc soggiornare durante l'estate in una di quelle piantagioni , non si curò d'informarsi della salubrilà della sua futura dimora, e nella scel!a di quest'ultima DOli prese in COnsidera · zione, che i vantaggi materiali, che una tale posizione .gli potesse • presentare. i\Ia quando gli si fece riOeLtere che un tal luogo era pericoloso per le dominanti febbri, egli rispose. Che mai non avrebbe avute le febbrL
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Egll aveva piena confidenza nella sua immonilà contro il miasma paludosò, .ed il sucéesso avvalot'ò la sua convinzione. Egli abitò sei anni c più in quei luoghi , soggioi'Jtò in ogni esta te, nella abitazione che sì era scelta, si recò senza però sofft-rmarsi nei campi di riso, tanto di giorno che di notte, ogni volta ciJe i suoi :Jil'ari lo richiedevano , e rimase sempre rispannialo dà11e febbri. Sanssure ebbè spesso occasione di lrovar:;i con lui dumntejl suo soggiorno in qJlei luoghi.;,di febbre e lo vide :)empt·c fio· rente in salute. Epperò venne a. sapere r.hc quusLo uomo aveva l'uso di pt·endere giornalmente durante l'e ,f.<ite, una dose di chinino pl'ima di sortire eli casa. Questo fatto, eouclude il dottor Saussure~ messo insieme coi rapporti degli ufiìciali della spedizione dci negri , prova cb c nei luoghi di fl'ùl•ri si può con ti· nuare l'uso àe1 chinino per un tempo indeterminato, e che il dì lui impiego regolare non so)o non è dannoso all' ot·ga oismo ma lo ·pres'er\'à benst da.JI'iutossLazione della maiaria. Nel mese d'agosto ~an ssurc, venne chiamato da un imprenditore della fen ·o,·ia Charl eston-.Savannah dw si cr'a preso le febbri nel ùirigerc alcuni lavori in un pu il lO notoriamente mal· sano lt'a i lìumi Asl'ieppo e Combahce. Do,•cru.Jo egli dopo la conseguita guarigione recarsi di nuovo io quei In< ghi dove teneva occnpati 1.50 layoranti, la più gra11 parte negri venuti da l)aesi sani' dell a Carolina del nor(], tcme1'a r.gli dì· trovarli Lutti più o meno ammalati non essendo essi ahituali a vi vere in luogh i paludosi. n ùottor Saussure gli di ede il eonsiglio di far somministrare giorli~lmente una dose. di chinino a tutti i laYoraoti negri e bianchi e di prenderb pur egli. Mollo tempo dopo essi si rividero in Charl eston. L' imprend itore ri ngraziò Saussure per il consiglio che gli ,aveva· à~,Lo e che egli e 1 :;noi lavorant~ ave:v;ano s~gù.ilo fedelmente. Egli da quel lf:mpo non ebbe mai più un accesso di febbre e si trovò sempre nc·Jia più florida salute, come pure nessun caso di fcl>bre si era mai più prelieu· tato nei suoi 1.50 lavoran~i. L'qnico ammalalo fra loro era stato un negro vecchio, che era 'arrivalo già so1fercuLe dalla Carolina del nord. Il llollor Hamroond dichiarò .pm'e d'aver fallo uso {lei solfato di (iin con i n~ , alla dO%P eli ts finQ . a 8 grani con nqn minore successo e questo pr~parato esseudo mollo meno costoso in con· fronto del solfato di chinino, egli lo ha raccomandato caldamente.
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Citando uno scrì!.Lo del medjco capo dell'armata inglese al teropo .della guerra di Crimea, direLto all'ispeLLore generale degli ospedali · milituti ere !li colà, risguardaole la forza preservati va P. profilaltica del chinino, ci sia lecito finalmente, di dare una adeguata conclusione alla lunga serie di documen ti da noi rac.colti suU.'argo,mento io quisLione. n tenore del suddetto scritto, il quale ne!lo stesso (empo é una OllOl'ifica testimonianza del èOIDC J'Iugbiltcrra allora, non badando a sacrifizio finanziario, sapesse apprezzare il vaiore della vita d' un uomo, e di nn buon sòldato, è il seguente : JJipcwtfmento merlù:o dell' àt·mata
27 luglio 18o5. S1guore! A conferma dei miei precedenti scri tti che avevano p0r iscopo di informarla sopra l' aziouc profilatLicll del chinino e di :J!cuni altri preparati di corleccia pèruvùll'lll , oggì ho pure l'onore di richiamare la di lei attenzioue su Lale argomento. Tutto quello ch'io finora ho potuto rilevare su questo riguardo, mi conferma vieppiù oella mia opinione ch9 median te l 'U::iO ~i questo ri ruetlio il numero délle febbri viene assai limitato. In ispecic poi i risullati ottenuti dai medici di marina comprovauo la !Jeuefica azione della cura prontattica, quando questa la si islituisc:~ in luoghi domi11~Li da febbri inteçmilteo tì e rerniLtenli. La mia .conv in ~ione in questo punto è cosi salda, che io mi sono adoperato per avere una Slt'aordinaria provvisione di chinino per essere ìn grado di far fronte ad ogni eventuale ricerca. Trovandomi io oggi nella posizione di poter disporre di una sum ciente quantìtà di questo rimedio da polerne somministrare giornalmen te 5 éani a ciascuno dei 35~000 uomh1i della nostra armata, la prego a pr~:;ndere quelle misure cbe a lei sembrano più uonvenienli, per facililaJ·e ai medici dell'armala la amminis Lr~z ion e di questo rimetlio 1 nella speranza di oppo.rci con questo roèzzo aiJO $VÌIUppo delle febbri. ' ' H. SMITH, d'irettorè gene-ra/e. DieLro esperienze sull' uso del chinino, non si potrà adunque dubiLarè della eli Jùi virtù pro~ìlatlica. Secondo la nostra opinione si dovrebbe introdurre 'l'uso del chinino in tntli i te'rritorii di malaria e .Particolarm'ente in Ans tl'i:~ , Ungheria, Hali~ , nella Germania del nord e neiFOlanda e
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Si potrebbe somministrare il chinino alle truppe che arrivano nuove al luogo della febbre senza aspettare il tempo dell' epidemia, m:~ anzi subito dopo il giorno dell'arriYo, onde esperimentare l'allività protilaltica di questo rimedio, sopra individui non ancora iufetti e liberi totalmente dalla febbre. Per tutto il tempo della prova si dovrebbe far prendere ad ogni uomo giornalmente una dose di 3 grani di solfato di chinino, meglio poi sciolti in un'oncia (quallro cucchiai da ~avola) eli ,·ino, rhum, ossia nell'acqual'ite (come nn vino chinato o un iiqnore di chinino). Una tale soluzione, già preparata a Vienna in corrispondente quantità, potrebbe essere sped ita al luogo della prova io bollicini e consegnati da tenere in serbo ad un medico od ufficiale responsabile per la precisa c coscienziosa esecuzione dell'esperimento. Per la direzione ed esecuzione della prova, si dovrebbero scegliere tali persone che si consacrino con amore e piacere allo esperimento, e che sieno quindi mallevadori della punluale esecuzione. L'in caricato dell'esperienza., dovrebbe avet l'obbligo per tutto ìl tempo che essa àura, di somministrare personalmente o giornalmente alla mattina a digiuno la dose ordinata del preparato di chinino sotto il nome di vino amaro o acq1wvite amara ed esercitare tutta la sua influenza affinchè il rimedio venga preso realmente e regolarmente. Dippoi si dovrebbe accordare ai soldati un mezzo bicchiere di vino, di più, come razione di febbre in luoghi malsani durante l'epidemia. Il vero nome del rimedio d'esperimento si dovrebbe tener nasco.;;to in sul principio, onde non incontrare Jlopposizione sistematica contro l'uso di questo rimedio, che come tutti sanno, viene ancora giudicato dal popolo come causa di ingrossamento di milza e eli idrope. Si dovrebbe tenere un esatto protocollo sopra Lutle Je date che riguardano l'esperimento, e spedire a suo tempo al\'autorit:i centrale un dettagliato rapporto sui risultati ottenuti dall' esperimento. Per quello che risguarda la spesa dell'esperimento essa varia a seconda della durata del medesimo e delle persone impiegate a tal uopo. La libbra civile di sollato di chinino calcolata allo incirca eli 60 fiorini di moneta aus,iriaca, (cioè pre~zo più alto
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fine uueno pi'esent~ .m compera) v~rtel;lbe a" costare, mettendo la dGse giornali'èr:a- ,a-3-grarli per• 1'000 uomini, da cirça 13)ì.o;rini 'e tf3. kara,n&ani p~r ogni gi'orno: aL nfese, 7o'~ fiori~i è 96. karanl'anì, ~-p'er: li~e Jp.e~i ,2108 fiqrini e 88 kara ntani. L'u~o siupd· taneo di vhio o dì ac.:quaylte è appena da prencler.$i in consi· dt1razione. · ' · . . i'Y· fmpiego della' corteccia di ih1na a vece ·del c~intno non ì3 dà. ,rp.cco..ql.andar$1; ·si., per la poca sicurezza di que?lo.pfeparato, CQÌil<ff p1111e per il lato economico poi chè il l)OCO cGsto,. della çorteccia,.vie,ne a 'Scomparire in forza CÌellernaggiori dosi neire qu,ali bisogna ainm\rifstrarla. ' '~tal:iilttp una volta con sicurezza che la forza protnaitica i'n s~guH.o ad una ·~er:ie di esperimen ti sta nella clos~ .èli tre ,gr~oi al. glqm~ , può (JQpsta dose nel seguìto essere ~itr9.Lta a 2 grani ed ·an.e:he acl un solo, per i.fuparai·e a coJwsGerè in via esperimtlntale' iÌ 'limi lQ 'rolni~o dell'atL\vi'là prolìlat~itc:ì, ~ per renùere posSibile una riduzionè· di spesa di 1. terzo e di 2 terzi. S'3,rà poi oggetto di un'altra serie di esperimenti il constatar~ a foro;a 'Preseryativa e profilàttica dei surrogati di c,hinina conn~: la cìncohina, la sa:Ucina, o i solfi ti rac'comandati d~l Po11i o !e torttrMì.e· df!l cornus :florida, o del pruous virgi'rùanus Usate in mòi.ti' mo'eli :da Va'n Bu1·en in America coìne buoni fe:bbri'iugM. SeMene dai mo1li rapporti citati non si possa temere che'l'uso pr,olun'gatò mesi di piccole dos·j di chini·no pòssa aver'é' nodve ·Mnseg,tiènze pet· l'organismo, che auzi ciò n·on si vèrifiéa nèaricl'uf~uìuido si dà in più grandi dosi, sar1t però bene il poter stàDi]jre, .,sè è (l Br quanto teJnpo si possa continuare sotto dale ci-r'cost{l!fze l'uso· del cl1i'nino senza l)i'egiudizio pér l'oi·ganismo: è; d'altl'a parte se l'nso protratto di qtwsto rimedio gli facCià pértlet'e l'attivit·à: e se si debba seguire 'il consiglio dél dottor L ~s:; New!Be'Fry il quale raccomanda di lasciar trascorrere d.i • empo in tempo piccoli intervalli nell' uso èM rimedio, per esefflpiò, dopo 14 giorni di somruinistràzione sospendern·e l'uso per, 8·, per poi ricom,inoiare dà capo. Condotta l'esperienz-a in tarmodò, nòn può mancare di metterei nella posìzlon'et. di poter· Tispond\~';e ad -ogni doin'ànda 'con ptove confermaLe ed ,a,nclye GOn assJomi. Se ;po~ l'iSLituito esperimento· dovèsse oondurl'e ad una diretta e con:vincénte a.ffermazione della forza presetv'ati.va 'detruso del chinino a lungo còri:tìnuatò, appoggiata alPau.torità' di distinti ·
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uomini dell'arte: allora poi sarebbe dovere assoluto dello Stato, di introdurre per norma la somministrazione regolare e profilatlica del chinino in tutte le guarnigioni siluaLe in luoghi di febbri, lìno al loro completo bonifico. La maggior spesa che ne deriverebbe allo St.ato sarebbe abbastanza giustificata dalla salute e quindi dal servizio uLile che pre:>ta il soldato,, requisiti che se sono necessari i attributi dell'uomo d'armi in tempo di pace acquistano un'importanza tanto mal-{giorc in tempo di guerr:il: poichè essi non di rado de'cidono da soli, la sorte d'una campagna.
Postsotiptum. Il ritardo a stampare questa memoria~ che gia era pronta nel mese d'aprile, ci procurò il vantaggiO non solo di arricchirla con altri preziosi scritti; ma ben anco di aggiungervi la partecipazione elle da parte dell'eccelso ministero dellt~ guerra, vennero prese le necessarie disposizioni, affinchè si mettano in esecuzione già nel corrente esta te e su vasta scala le misure ohe a modo di esperimeuto noi abbiamo pr9poste. Per efficace cooperazione dell'i. r. medico capo della marina da guena dottor H. Ille~' venne ordinato da parte del ministero della marina di introdurre in opera in Pola la sommin istrazione profilattica del chiuino colle sopra enunciate modalità. Vennero impiegaLi all'incirca ~00 uomini per quesLa prova, i quali già tino dal mese di maggio ri cevono giornalmente 3 grani. di chinino scialli in una mezz'oncja di rhum souo il titolo di liquore stomachico. Colt'istesso ordine del ministero della guerra si prese .la disposizione di sottoporre a titolo di prova, alla cura profi\atlica, an · che ·Je guarnigio.ni delle fortezze di Komorn e Peterwardein. Jn Komorn si 'dà la tint~ra stomctchiclt preparata a Vienna, all!l dose di 1r(l.t, d'oncia per uomo giornalmente. ln Peterwardein al con.trario si impiega per l'esperimento l'estratto di noce vomica invece del chinino. La pronta effettuazione di qu·este misure ci è caparra della illuminata premura con cui le autorità si adoperano ad appoggiare gli sforzi tendenti a migliot·are e tutelare la salute del soldato. Possa questo esempio essere imitato in allre caste, poichè le condizioni sanitarie dowebbero essere energic-amente prese in considerazi.one non solo per una frazione, bensì per l'intiera popolaziol)e del regno. ·
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Sopra alcune complicazioni ed anomalie della scarla.ttina. (prof. ÙPPOLZER)
Non v'ha morbo in cui la comparsa e la successione dei feno:meoi sia tanto irregolare come nella scarlattina. Già tìn dallo stadio prodromico si osserva non ,di rado che manca Ia intensa febbre, solita a precedere rcruzion ç, oppure jl movimeJlto febbril e è assai legger·o..Talora fra Uenom eoi precursor1 della scar· laHina pr•edom inano sùllanto i gas tri ci comr~ linl[mi sporca . nàu:;ee e vomiti. inoltre lo stadio prodromico può protrarsi per un tempo più lun go intanto che incom incia una eruzione incom!Jleta, Ac· cade ancora che gli ora detti fenomeni gustrici vengano complicati da una angina violenta e di lunga dura ta e cbe a questa f3ccia seguito un'eruzione effimera e con leggerissima desquamazione; t3lvolta i feuomeui dati dagli estl'rni tcgumenti sono cosi poco salienti che possono sfuggir·e all' osservazione ed allora ci tro· viàmo sollanto con una t'ebbre più o rueuo rjsenttta . Una febbre scarlatLinosa senza eruzione rarissime volte si v.eritìoa, ma non pertanto questo decorso è possib:le indnhitalamente Jn tal caso la diagnosi olTre 'dell e serie diflìc:ollà c non è da rneray igliarsi se in allor:a la malattia non sia riconosc:iuta e se più l;lrdi sol· tanto di etro l'insorgenza di uu ovi !sin tomi si acquista un~ giusti\ idea su Ila &ua indole c na tnra. l:na form,, della scarla1ti ua i roport;tnte a co noscer.>i è quella ncll:1 quale la fe bùre assume il carallere tifoideo. li mo,·irnento febhrile e intenso cd associalo a cefalea gt·a valiva e ~e lirio, gr<trtde è la prostrazione delle fo rze; sopravvie,nc la dian·pa sanguinoleuta c couteUl poraneameutc for te meteori smo, la lingua è secca, il naso fuli g iu o~ o. L'eruzione è inc.ornpleta e rugèi C'~ e la m<1latUa nel sno comp lesso fenomena le corri sponde più ad una feb lJrc Lifuidea clw ad una vera sca rlatti na,. AU un grado maggiore di maligttità si srorgono dt•gli ' arro.:;sam enli in vani ponti del corh'o con pelecchte ed eclnrno~i, si manifestano delle ernqrragi e dall e ,·:,~ ri e supcrlit.ie lll_ucose come dal naso, dalla bocca e dall'inleslino n'Ilo . Cotali maligne forme genet·almente son dale dal caral!crc dell'epidemia, dal medesimo dipendono e i l più delle ,·oH e presagiscono un esito letale. Le flogosi maligne del_la mucosa delle lilllci in certe epid emie si fanno frequentissime. l o alcuni casi durante l'eruzione o prima, oppure nello stadio prodromico la mucosa della fa ringe ,si tumefa, le tonsille e J'ugola s'ingrossano io modq da r estringere l'istmo
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delle fauci la deglutizione è impossibile e gli ammalati rigettano i liquidi dal naso. Queste angine possono dar origine ad estese gangrene e finiscono di soli to colla morte. Si è osservato più d'una volta distruggersi in grande estensione i. tessuti della faringe. In alcuni casi consecutivamente .a questa infiammazione sopravviene una suppurazione profusa. Le mucose si coprono di un essuda to purulento-icoroso, segue una rapida esulcerazione in cui vediamo la superficie ulcerata coprirsi del detrit o dci tessuti che rende l'alito estremamente fet ente. In simili casi la flogosi si estende ancbe al collo ed alle gian· dule Jinfatiche sottomascellari che possono acquistare un volùmo enorme. Quando l'esan t'ema ha un carattere estrcmàmente maligno anche queste g!anclule tumefà lte si fondono, dànno luogo a vasti ascessi che si aprono all'esterno e son causa di l'aste distruzioni. Gli ammalati in causa di queste grandi sup.purazioni restano indebol iti al grado estremo, si fanno pallidi e macilenti. In alcuni, specialmente se di tenera età, a questi fenomeni si associano le convulsioni ed il coma. II polso si fa piccolo, debole, filiforme e la morte avviene in pochi giorni. Nei casi più feUci, le p11rti infiammate ritornano su di se stesse e l'ulcera si deterge. Nelle epidemie maligne queste infiammazioni _di3Jla mucosa assumono un carattere difterico e si propagano alla mucosa nasale. In tal caso noi avremo a combattere una seria complicanza. La febùre e molto intensa e con caratteri tifoidei, la mucosa delle fauci e del cavo orale son tapezzate da intonaco diJtedco e dal naso geme un liquido sieroso e fetente. Gli essuda li membranosi si decompongono colla massima facilit.à e questi fenomeni sono accompagnati ordinariamente da cefalea, convulsioni e coma. L'infiammazione de lle glandole saliva li e delle linfati clJe cer· vicali si osserva più di frequente nella scarbrllina che in altre malattie febbrili; anche nnfìammazione del tessuto conneLLivo del collo è una sua complicanza non tanto rara. Questi processi subentrano quando l'eruzione è abbondante ed è accompagnata da notevole movimento febùrile. Un'alt.ra complìcazione non mollo frequente ma che talora si osserva è l'estesa e diffusa infil tra· zione del tessuto cellulare e delle glandule nelle varie regioni del corpo. Hanno poi uo carattere assai pericoloso quelle vaste infiamma zioni del tessuto cellulare del collo quando s'approfon· dano ''erso le parti interne di questa regione, specialmente se vanno ad estendersi verso la pc~rete posteriore del!a farin ge
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Oppolzer ha osservato un buon numero di questi casi nei quali il pus non si evacua quasi mai all'esterno ma si raccoglie piut-
tosto in quelle régjoni pro.fonde dando origine ad un ascesso retTòfarjogeo. La presenza dì questo ascesso chiude la faringe ed impedisco la deglutizione. Opvolzer osservò in un caso lo sfacelo del tessuto connettivo della Fegione inguinale destra in un ragazzo eli 12 anni 1 in cùi per erosione di vasi sanguigni ebbe luogo una 1mponent.e emorragia. ~fa le cornp\ic_ azioni più comuni della scarlattina appartengono alle afTe~ioni renal i, le quali ci si appalesano colla' nefriLe. Qneste affezioni esordiscono ora presto ora tardi nel decorso della scarlattina, e possono provocare fenomeni pericolosissimi e il più delle volte costituiscono la sola causa della morte. Ordinariamente si riesce a ri cooos c~ere quest.a complicanza se si manifesta l'aonssarca. l'ascHe e l'idrope generale, ciò che suocede nella terza seltirn::ma. È indubit.l'lo però che i primi fenomeni della neft•ite nella scarlallina si annunciano talora al principio della seconda sellirnana, specialmen te se si imprende ad esaminare l'orin e per la ricerca clell 'aiJumina e òel sangue. La ne· frite insorge spesso con estrema JenLezza e non r,i somministra ind izio apprezzabile che coll'analisi delle orine . Tn allri casi la nefrite subentra con altri si ntomi, si o:;serva cioè un:t febbre inLensa che tutto ad un tratto a:~quisla un grado elevato . I rnalati si lagnano di una gran de srossatezzil, vi sono vomiti e diarrea. la regione ùcì lombi è c:;Lremamente sensibile e la secrezione uri nana è scarsa. L'orina oll're un aspcLto torbido e nn colore rosso bruno , contiene còr(Juscoli sa nguigni rossi ocl anche vero sangue~ . offre un peso specilico maggiore del normale che va fino ai 1020, !023 ed ancihe, pi ù, se manca il sangue si trova in maggior o o minor copia l'al bumina; ci sornmiujst.ra poi nn iocli?.io caratlèl'istico l'orina- qoando contiene i cilindreLLi essuda(vi dei cannalicoli uriuiferi. Vi furono dei casi ben con:;tatali nei quali i primi sintomi della nefrite si pal esarono solLanto qual che gioroo dopo J'eruzioòe dell' esantema beochè a q~:~.c l' periodo non s~ · trovi mai l'o· rina diminuiLa o 1nquinata di sangue o d'albumina . Gli el1etti della nefrite consecu1iva a scarla ttina sono sempre pericolosissimi, e non si manifestano sempre con anassarca, idrope
l16 o raccolta di siero 'nelle varie cavità èlel corpo; spesso qùeste raccolte mancano del tnllo, :ina i'n lor:o vece insorgono fenomeni gravissimi che conducono la malallia ad un esito prontamente le(ale; tali sono i · sJntom:i· cerebrali di convulsion~ e parlllisi dovuti alla infezione uremica . . Molteplici alterazioni nelle proporzioni dell'orina si riscont'rall'o ne'Ilo stadio di sviluppo c di flo rcscenza del la scarlattina. Hl lqucsto stadio ben di ra_ro soptavvicn·e l'albin;in'urìa, l)erò non è del toLLo esclusa anche in queslo periodo la possibiJità (che una maggiore o minor quantità d'a lbumina possa compa· "riré nelle orine. In un buon numero di casi, quando nel primo periodo si è accuratamente analizzato le orine si scopri in mag· gior quantità epilélio degeneralO e torbido, qualche po' di san· gue è ci·ìindri , si'n'tomi tutti che accenn erebbero ad 1un'affezione ·catarrale dei canalicoli uriniferi; ma quest'affezione non è un fe~omeno ché costantemente accompagni l'irroro pere dell'esa n· ·'rema, dessa 1JUÒ mancare e manca di fallo in un gran numero di casi. Di più noi .abbiamo trovato in molli casi sul principio della malaUia, le orine aiTatto limpide e chiaro che però lasciate i'ò qùiote -per qualche tempo s'intorbidano dì una nubccola cos::~ . Esaminata quesla al m)croscopio si vede consìslerc per la maggior pàrte eli epitelio che più presto o piu tardi_ si accompagna a concrezioni cilìndrìc:he. ' Confrontando gl i indizi fisico-chimici somminislrali dali'orina sul principio della malattia con que,lli d1e ci ofl'rollo aUri morbi acuti, non possiamo dubitare che esista fra loro una certa analogia, c che nella pnenmonile, nella meningite, febbre tifoidea e specialmente nella endo e pericarditc, morbillo, vaìuolo, ~cc. , si trova !ìpessissiU10 un sedimento nubiforme' TlOil' orina che contiene epitelii e talora anche cor pi cilindroidi. Sull'importanza della comparsa· di questi sintomi negli' organi uropoietici nel principio delle malattie acute ci fa suppOI1re cl~o nelie oradette malattie si faccia una metamorfosi regressiva in certi organi e specialmente in qualcuno dei loro elementi; per questo noi troviamo in tutli i morbi febbrili un distacco degli cpi telìi d'antica formazi one; ma. come osserva giustamente Buhl, sono i reni che più degli allri organi sono sensibili a manifestare delle funzio.naii alteraZioni nei pl1ocessi morbosi dell'economia, èli ogni malattia àcuta febbrile eli qualche entità affettando più ò 'meno i reni àVi·emo per parte ài questi organi fenomeni
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tanto più visibili e pronunciati quanto più inten~a, quanlo più acu!a sarà l'affezione primitiva. Fino ad oggi . non fu ancora scrolla la questione se j cilindri ed i coaguli dei çanali uriniferi si·eno soltanto l'ètfello dell:l febbre oppure UJ;l pr-odotto spécifico del,proces~O Scarlattjnòso, ma fll.rò osservare a ~uesto proposito èl1e nei casi di scarlattina senza febbre nòn ebbi mai a 'riscontrare nelle 'orine simili prodolLi, all'incontro e grumi c cilindri si possono trovare benissimo in altre affezioni 'acute febhriii, così nei bambin i affetti da paeumonìle cruposa con calano intestinale feLbrilc. Abbiamo veduto che nel caso da me ossenat:o di scarlaltìna su di 1:10 ragazzo di 10 anni si m;mifesLiJròno cop·i·osi sedimehli delle orine ·ne{ primi due giorni e ·eho l' esame rl1icroscopico non mi diede a1cun positivo risultato. Soltanto aì terzo giorno dopo 1'eruzione ossen ·ai un opacamènlo mucoso dell'orina e sì trovò al microscopio una scarsa quantit3 di corpiccinoli ciliodroidi trasparentissimi e forniti di nur.leoli grigi, inoltre scuoprii mollo epitelio torbido della mucosa tubulare con o senza nllclt;i. · Nol.évdlè fu il fatto che gi:i fin dal quinto giorno (h malaLLia esorcll nel i 2 febbraio) si ebbero ll'accie :sensibili d'~\l bumioa nell'.orioe. Questa si manifesta,·a sollo fo1·ma di un leggiero strato opalino che si manLeone senza alterarsi od accreseersi ; anche gli altri elementi rimasero gli stessi siuo verso il 28 feb· braio, dalla qual epoca i cilindretti caratteristici che persistevano giù da ùlLo giorni scomp:~rvero ritornan~o l'orina al suo sta lo novmale . .Ca ·febbre in· qttesto caso fu assai intensa fin dal primo giorno. . · Negli altri casi di scarlattina che noi eùbimo occasione di OS· servare la composizione dell'orina non ci oJTrì segno alcuno carattaristieo della mllatlia. Non possiamo perciò asserire che la orina ci possa prestar un soccorso diagnostico nei primi giorni del morbo . · lo alcune form e nelle quali pr·esto o tardi si stab i.lisce l'afflnione 1·~na1e rilevasi una esaget'ala serisibililà al la regione dei lomlli, cho può maniféstar:;i con dolori tanto spon tanei come provocati colla pressione. In quanto all'edema abbiamo una grande varietà. Orllinariamente iucomincia alla faccia c specialmente alle palpebre, di là si estontle poscia per tutta la superficie del corpo. Nelle forme acute le parti colpite da edema so-nò Lese e
:4'78 c~lde; ne11e· form.e più .Iepte di g~adatamente ed i tessutì soo
rrefr\te l'i.drope invade, il corpo
rnolll e frespu, l'orina, E} colorita
in g_iaJtq pallido, tqrtìida~ oP..ales·~ente e di minor p.esQ .sP.èèifiço· ,che si riducè a 1005 ed anche al disotto. In \ID ntJ.mero abb\).star!.za notevol~ di casi ~bbialr! punU"òvato versameol.i· sierosi nell.e yarie cavi.Là d~J oorpo,_ lo sl'ra~aso sieroso !l'el tessuto ùlterstiziale dei polmoni è complica~ione ·e· s.tremamente r~,ra . Per lo più. questa )nsorge nelle forme acute e. pmì venire scambiata con, una. po~moniie. Molto più di fre· q~ente l versamenti Si o:sservano n'el Cai' O pleora]e e ~él peri· ca.r~io. In m1 caso noi osservammo un· enorme edema dello scro~o in un allro uno stravaso sieroso nella vagi nale del teslìcofo, .&obbi;tnio per6 far osservare che non ln tutti i casi dt nefvile con al.buminuria si pa necessariamente l'·cclema, e apiJunto nelle forme acutissime di nefrite scarJatlino.sa ci maacalJO·:sP..esso i fenomeni d'idrope, ma in loro vece si )wnno allre ir.òportàntissime manifcslaiioni; così un grado es!rèmo di collassò; i malati. si lagnano di nausea; sopravvengono i \tomi,Li ~ le. convulsiord, il coma, sintomi lutti che ci annunciano essere a.~ve· nutai J'urenli'a. In casi siffaUi si riscon tra ali'autossia un a)l'lnento di urea nel sangue. Casti luiscono ut1'alt!'a complicazione assai rara della scarJaLtina i fenomeni, cli .par.alisi éhe noi osservammo in uù solo caso e cl1e furono di Lreve durala; questa cornplic3nza non ri· conosce altr·a causa che 16 stravasò sieroso nelle menii1gi del midollo spinale. In quelle complicazioni nelle quali .avviene l'edema ;de~ pol· moni i sintomi pi i1 costanti e più palesi sono una tosse pertinace ed accessi di dispnea, le respirazioni soop brevi, frc· quenti e difficili; il volto si fa · cianotico ; se 'l'edema si estende ad un intero lobo, la percussione reo.de un suono ottuso, si O· .çloho spesso dei rantqli. raramente si ha la respirazioòe bron· chiale. In questi casi la mot·te avviene per as!is~ia c'oo deJirìo e coma. Nei c,tsi .favorevoli può farsi il riassorbim.ento. dell'essudato ed OtJerarsi una compleLa guarigione., ciò che accade l.alora in '10 o 1.2 giorrìL In certe epidem ie la ue'frite si osserva di ,spesso 1 i·nalçune . al~re fòrma una complicazione rarissima e qua.si eècezionale, e in ·ìtlcuni casi lo sLadio iniziale ci si pàlesa . con fet
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nomeni acuLissimi.
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Nello stadio dell'eruzione, troviamo delle grandi varietà rispetto all'esantema. L'infiammazione cutan~a ha sua sede tra l'epidermide e la cute, ma lalYolta formasi anche un leggero essudato nel tessuto connettivo .della cute il che dà luogò ad un più o meno notevole turgore dei comuni iotegumenti. lo alcuni punti l' essudato si raccoglie in una r.naggior quan· tità c fa sì che l' epidermide si sollevi in vescichelle le quali alla chimica analisi danno un essudato di natura alcalina. Anche l'esame del sangue degli scarlaltinosi fu intrapreso da molli ·allo ..;copo di accertarsi se questo umore presentasse qualche cosa di carallcristico. Finora non si ebbero in queste rieerche risultati positi vi; il sangue <l ella :;caria LLi o.a non si d ìffecènzia pe.J.' nulléi da quello delle altre ID<) IaLLie acute cd esun· tema ti che. Le patologiche alterazioni degli org::wi interni nèlla scarlattina sono variabilissime; così nella scarlattina gra\•e che si annuncia con sintomi tifoidei e cerebrali si trovano iper~mizzale le meningi del cervello, talora queste membrane sono coperte di granulazioni. ~?areruo· menzione dei processi d'ulcm·azione che hanno luogo nella scatlattina sulla ·mucosa delle fau\Ji all' ugola ed alle loosille. Spesso troviamo lJUesta mucosa rivestita di concrezion i pseudo-membranosc. Spesso ancora si palesano degli iollllramcnti e tumefazionj flogistiche nelle glandole paroliùi, sobmascellari e nel tessuto conne ttivo circumambiente, ma tali infHttazioni nulla oO'rono di car&tteristico. Gli organi 't)arenchi matosi manifestano a secouda delle circo· stan~o iperetnia, aumento di volumè cd anche caratteri anato· miui di inliammazioni. Se la scarlallina si co.mplica colla malattia del Brighl si trovano nel cadavere raccolte idropiche cd essudali nelle cavilà. I reni oJJrono i caratteri del morbo di Bright; iperemia, aumento di volume, aspello granuloso della sostanza corticale, emol'ragie e cilindrelti essudativi nei canalicoli uriniferi e degenerazioni adipose degU epilelii. (Wiener llfedic. Zeitung.)
Osservazioni sui tumori del mcdlastino. (pro f. SKooA)
I tumori del mediastino sono di una speciale importanza, tanto per riguardo alla diagnosi delle malattie di petto come
.tso per i disturbi elle la loro presenza cagiona negli organi toracici. Il mediaslino anteriore è spesso la sede di neoformazioui ed altri tumori. Nel maggior numero dei casi troviamo in questa cavità dei neoplasmi carcin omatosi, ma non di rado vi si risoontra ancora ascessi, tumori fibrosi, llpomi, sarcomi e cisti. Per lungo tempo i palologi si sono occupati a ricercare da qual parte del caYo mediastinico provengano originariamente i tumori; a questo riguardo ci l'or'nisce qualche lume lo studio dcll'anatomii' patologica, e dietro i varii reperti anatomici di cui finora possiamo disporre ci risulla che i tumori possono trarre origine dai più svariati tessuti ed org:lll i ct1c risiedono in questa cavità. Tra questi tessuti noi assegniamo certamente il primo posto alle glandole che là si trovano io numero sempre considerevole, ma anche il tessuto conoelliYO e l'adipe possono otrrire un punto di partenza a questo patologiche formazioni. Non è ancora deciso se un avanzo di gianduia tin:o, che in certi casi non scomparisce completamente, possa farsi la sede di qualche tumore mediastinico. . SLaMio ai reperti necroscopi ci si può asserire che ìl fungo midollare è il neoplasma più frequente del mediaslioo; seguono quest'ultimo in frequenza i tumori s:m:omatosi. Nel primo osservasi un rapidissimo sviluppo per il quale esso raggiunge in breve uo volume enorme, ma in Lumor'i di tal natura ilavvj questo di particolare, che gli organi vicini compartecipano al loro sviluppo e suùiscono la stessa generazione . Così vedi amo spesso alla necroscopia chè le pleure, il parenclrirna polroona le, il pericardio, i vasi ed i uervi sono afTelti da carcinoma, e là dove il tumore non ha intaccato gli organi troviamo i medesimi più o meno compressi dalla sua massa; lo stesse p;Jreti Loraeiche cedono quando esso tende a portarsi anteriormente; in Lui caso ved esi Lo sterno e le coste far maggior pro mi nenza e spesso anciJe consumarsi per carie. La forza distrul.rira del sarcoma midol\arc è Lale che bon pochi elementi, non escluse le ossa, possono opporgli resistenza; soltanto le grosso arterie vanno soggette più di ndo a questa degenerazione. Quando i tumori del me d iilsl.i no si portano verso la vena cava ascendente e comprimono questo vasp producendo· disturbi di circolazione lroverei:no necessariamente anche nel cadavere versamenti sierosi tanto nella cavità loracica che addominale,
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edemi nel\e varie parLi ~el cor:~o. An,che i polmoni possono trovarsi in condizioni anatomiche diverse so llo l'influenza di· questi _tll;m'ori; se il loro sviluppo si fa ~ù di una rwtevole estensione, j polmoni resteranno più o meno com~ pressi iii modo che qua e là saranno privi d'aria. Talora si danno anche infiltrament.i, essendo questi tumori causa non infreque'nte d inG.amm1)zio.ne. . Possiamo ancora riscon(rare sul cadavere degli stravasi emorragici, e ciò specialmente quando i vasi vennero distrutti per el'osione. Ora si dimanda, quali sono i ·fenomeni che al letto dell' ammalato possono annunciare la presenza di tumori nel media · stino? ~l\iol.t cplici e svariatissime sono le loro manifestazioni, ma tralt.aodosi di tumori di piccola mole, queste manifestazioni possono mancare affatto. Piccoli tumori del mcdiastino possono durare per tm~i ed an ni senza cagionare molestie,_spccialmente se non sorpassa no ccrLi limiLi e non djsturbaoo gli organi vicini; in tal caso il paziente può portare un tumore per t ulta la YiLa senza esserne menomamente incomodaLo. Ma non RPìJena esso acquista un . certo volume esercita una dannosa influenza sugli organi della circolazione c del respiro, provocando disturbi di varia iptensiLà e natura. I soccorsi diagnoslici ci vengono somministrati dai fenomeni oggettivi della percussione. ed ascollaziope, non che da quelli uropfi della localiPl. che è sede del tumore. Intendo qui par· lare specialmen te dei tumori del .mediaslino anteriore. La po. siziooe del tumore dietro lo sterno e le coste è causa di lali fenom eni che difficilmente possono sfuggire ad un' accurata inves ligazidnc, benchè possa darsi qualche caso in·cui la diagnosi sia alquanto difficile. Se 1,1n .tumore .travasi nel mcdiasLino anteriore ed ha un certo volume, a seconda della sua maggiore o minore estensione, il suono della percussione ci apparirà oLtuso su di una maggiore 9 minore superficie. Se giace a ridosso delJo sterno e tende a portarsi all' innanzi esso si annuncierà con una maggio·re o minore.prominenza dello sterno e delle coste circostanti secondo la sua maggiore o minore estensione. Per questa prominenza sarà perduta in parte la simmetria del torace, e crò tanto 1più s.e il tumore prenderà incremenlo non precisamente sulla linea mediana, ma piuttosto da un Ialo o dall'altro, come è il caso più frequente. liOQ che
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Non · di rado il tumore si estend~ in. direzione del cubre ;· questo viscere v:errà ·in ta l caso spos~alo dalla s~a .normale· sede.' L'urLo cardiaco sarà percepito più a sini5tra, Lalorà anche più· in allo o più i·n basso del punto pormale, generalmente an'ènè l'urto ci ~pparirà alquàn to l'n deboli to. fri questo caso 'noi non siamo più capaei di det'erminare ·meòianté la 1)ercussione i limi ti del cu'ore por 'la ragione che il tuìnòre. lo c-opre in parte oppure lo inviluppa complétarnenté nella sua massa. Talvolta lo spostamento del cuore è nole:~~oJ e;.' s'intende da sè che la sposLa'billHi è magg!ore in quegli ongani. clì'e opponsono minore resist~nza allo sviluppo di un tumore vicino. · ' 0Hre..al cuore, anche altri organi possono essere rimossi dalla loro sede naturale; se per esempio il tumore cresce versò la parte inferiore del torace sarà il diafram·ma cbe si ·porteTà io basso, e per necessaria conseguenza questo abbassamento del diafrai)lma andrà di pari passo colla locomozione d'altril orga-ni, cioè saranno il cuore ed i -lJO!moni da una parte, il fegato e là mil~a dall'altra, che prenderanno una posiii'one più bassa della norwale. ' ' Frattanto in quei casi in cui i neoplasmi del mediastino hanno dimensioni rélativamentè pi'ccole e non pertanto cagionano gravi .ed importanti fenomeni la diagnosi incontra éle!Ìe sel'l:e · diffico)tà. Per esempio il tumore può essere tanto piccolo da non dare fenomeno alcuno oppure qu~lche segno ·dubbioso alla pe-rcussione., e provocare in pari tempo disturbi gravi ed in, quietanti; tale è il ca"o se vengono alLerati nelle loro funzioni ceni importanti ofgani della località, come il nervo vago, il-rico,rren te oppure qualche grosso .vaso ; avremo .allora un complesso fenomenale per la cui st)iegazionc i segni locali e fisi ci non ci presteranno che un debole· soccorso. Se n tumore cresce verso l'interno, insorgeranno prima di ogni altro sintomo disturl)i degli organi respiratorii, sì produrrà ·cioè una disp'oea più o meno fortè la ·di.cui gravità non restérà sempré la s~essa, ma presenterà ·delle esa.cerbaziot'li solto r:in· fluenzp. dÌ v;1rii momenti causali. Se il pazien te tiene una po sizione tra~quilla la diffieollà ai respiro' s;Jrà ·meno molesta, e pr.ove:r:à invece una dispnea al più alLo grado facendo qualche sforzo o stando solamente in pÒsizione sfavorevole. · Inoltre i fènomèni della respirazione presentano qui' le 1 iù
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notevoli differenze. A seconda che variano le condizioni locali e l'eSiensitmè d·el tumore, sarà pure -varia la compressione elle questo esercita sui polmoni. Lo sviluppo e la diffu~ione del tumore ver~o la parte alta del torace e contro le grosse diramazioni dei IJronchi e della trachea avrà per e-fletto la· compressione e la stenosi dei rami principali delle vie aeree, per il che là difficoltà del respiro acquistar~ talvolla un grado elevato, la corrente aerea e quindi la inspirazione e l' espirazione sarà impedila, l'aria stagnerà negli alveoli polmonali, H catarro e la tosse saranno poi gli effetLi di questo ristagno. Riguardo alla tosse è da osservarsi che questo sintomo può presentare delle grandi diliercnze; lo stadio in1zialè del tumore del mediaslino può perdurare lungo tempo senza essere associalo a fenomeni di tosse, e tinchè il tum9re o i tumori non cagionano disturbi negli organi respiratori non comparisce la tosse, · ma setto nn gr·ancle sviluppo esercitando essi una còmpressione ed una stenos1 nelle vie respiratorie, producono ristagno d'aria, difficollà d'inspirazione ed espirazione, per conseguenza subentrerà un 'aff~ziope catarrale della mucosa respiratoria, il cui principale fenomeno sarà una tosse più o meno forte; la tosse adunque in questo caso è un fenomeno tutto secondario che presto o tardi entra in scena dietro la formazione di llJl tumore nel mediastino. In quanto alla di<lgnosi dei tumori del mediastinu è da osservarsi che in molti casi essa ci si presenta assai dif1icile, ed anche coll'esame il più accurato può andare incontro a massicci errori. Ciò si verifica specialmente quando il tumore è ancora troppo piccolo e i dati fisici insufficienti, oppure il tumore è troppo distante dalle pareti toraciche per dar segno dì sua presenza sotto la percussione ed ascoltazione. Adunque Ja diagnosi sarà sempre difficile nei tumori piccoli che per la loro anat?mica sede cagionano gravi disordini, cosi per esempio quando uno di questi tumori comprime il nervo vago o il ri· COI'fente. Nel primo caso la funzion e dei polmoni resta profondamente alterata senza che la percussione e l'ascoltazione ci porgano qualche apprezzabile indizio. Per la compres;sioné del va~o possono insorgere fenomeni _ imponenti e pericolosi, non dandoci l'esame nsico che risÙltaLi negativi; così possiamo avere a dispnea che potrà elevarsi sino al grado di vera ortopnea. In
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mezzo a quest\ fenom~ni l'ammalato, può rimanere apircllico. Per l' aHerata funzi one del vago possono comparire gra,•i disturbi per parte del cuore e degli organi digerenti; cosi il cardiopalma ~d altri irregolari movirn,cnLi del cuo~·e senza elle la percussjone ci ~cçusi In hcoqbò w,co,o~a arwmalia nelle d~ mensi'oni di g1,1..esto viscere, inolwe vomiti, disfagia, inappeteùza, singhiozzo, ecc. Un'altra sr.rie di sintomi verrà iQ scena se U nervo ricorrente sarà a1TeLlo per la presenza di un tumore, cioè insorgeranno disturbi i arii della latinge i di cui movimenti intern i sono diretti da questo neryo; avverrà una paralisi dei muscoli laringei che si manifesterà sotto forma di ~:aucedine e AQ çhe di vera afonia. In allri casi i,l LtpllOr~ f,in dal priNfiipio cl nl,la malattia risveglia acuti dolori del torace prima. anpora <:he si facciano palesi fenoçncni morbosi per parte degli organi respieatorii; ciò si spiega per la dannosa iollueoza cbe l'incipiente tumore esercita sui nervi intercostali od altri nervi sensibili. Di grande importanza sono i disturbi che simili tumori -cagionano nel sistema della circolazione. Generalmente ques.li disLU\'bi si limitano ad un'impedita ciecolar.~one nel)e d,irama1 zioni clelia vena cava SUQCriore; il mediasLiOO, CO~e è DOL0, dà passaggio ai più importan ti 1ronchi nervosi c vascolari. Se un tumore agisce distruggendo o facendo press ione sulla vena cava superiore sL formeranno noi primo caso delle gravissime emorragie ner cavo toraci co che condurranno l'infermo ad una morte repen tina ; nel secondo caso, quando cioè le pareti del vaso v~~ranno semplicemente compresse senza essere intaccate si stabilirà un ostacolo al li))cro affl,usso del sangue nel cmòre destro. Conseguenza naturale di questo impedilo circolo s_arà una replezione dei rami venosi che sboccano nella cava, cioè la vena iugulare, l'anonima, la succbvia, ccc.; adunque osserveremo in questi casi la cianosi della faccia e del collo, delle estremità supe~iori e della parte superiore del. torac:e. in appresso com· 1Jarirà l'edem<) ctelle pani mcdes'ime. 1\Ja anche i copiosi essudati pleurilici possono essere l'effetto della compressione c dell'impedito circolo. Noi abbiamo veduto formarsi un essudalo abbondante della Ga\'ilà pleurica sinistra in una giovane di 24 anni, nella quale il notevole gonfiore delle glandule cervicali e l' edema della faccia ci facevano sospettare che anche le glau · du,le d,ei bronchi e del mediastino fosoero ingorgate e che l
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· perciò vi fosse un ostacolo alla circolazion e. Più tar di osservammo; oltre un aumento dell'essudato, anche l'(;ldema del lato sìnìstro del petto e delle estremità superiori ed inferiori, specialmente della parte sinistra; la respirazione facevasi sempre più difficile, l'infer ma cominciò ad essere travagliata da ostinatipsima tosse con escreato sc.hiumos.o e sanguioolento; con una crescent e <.iispnèa e un maggiore spostamento del cuore Yérso il 1a1o destro e contro l'epigastrio l'ammalata m or~ souo un accesso di ortopnea elle per ullimo si ·era stabilita. Alla necroscopia di questo ca.>o si riscontrò una grande quanllltà di liquiùo nella cavilà pleurica sinistra; il tessuto del pòL- • moue sinistro fortemente compresso, specialmente nel lobo inferiore; l'apice era ipercmizzato, edematoso, il polmone destro pure edematoso, il cuore spostato, le glando le linfatiche del mediastin o e lungo i bronchi ingrossate per un deposito di masse fi brose e dure nel loro tessuto. La vena ca va su per iore era pure spostata dalla massa del tumore ed in parte era anche compressa; gli allri tronchi venasi, . come la iugulare , l'azi gos, la succlavia, piene di sangue; le glandule Iinfati che lungo la carotide a sinistra pi ù che a destra gonfie c infiltrate di una materia bianco-grigia già passata in parte alla degenerazione caseosa . Delle varie qualità di cancro che possono svilupparsi nel mediastino la più frequento è il fu ngo midollare; aJLrì neoplasmi cancerosi, come il cancro fib roso c il villoso si fot·mano molta di raro in questa località. Adunque nella maggioranza dei casi è il cancro molle che qui si sviluppa. Ordinariamente il turuore si dipaTt.e dalle glanùu!e Jinfatiche del mcdiasLioo o dei hronchj. Ma il deposito di materie cancerose non si limi!a sempre aUo spazio del mediastino, e non di rado si osserva contemporaneamente a questo la degenernione cancerosa delle glandule liofatiéhe ascellari e inguinali non che degli ot·gani del basso•
veri tre.
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Devesi prestare un'atlenzìone speciale a questa concomitanza di produzioni cancerose, poichè dessa ci sarà di un pt•eziosQ soccorso diag nostico it1 quei casi nei quali ci ~·engono meno i fenomeni tisìci. oppure ci si appai esano in modo 'osGUro e in· deciso. Allo sviluppo di questi neoplasmi osservasi ben di rado compar tecipar vi il sistema v.ascolal'e, le arterie oppongono alla loro jnvasione una resistenza maggiore che gli altri organi, i Giornale di Jtledic. mìlit. ! 870 31
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quali pre&to o tardi prendono parte alla degenerazione caocel'Osa. Il decorso clolla malatlia varia all'eslrcmo e dipende in parte dallo sviluppo del tumore che può farsi o con lenLezza o con rapidità, in nartc dalle funzionali alterazioni dei varil organi. I disturbi più frequenti si manifestano nella funzion e respiraloria e r iconoscono per causa la eompressiooe dei polmoni e dei bronchi. l\la noi depositarsi di mater-ie ca ncero s1~ accade non di rado che porzione del polmone stesso venga affetta da degenerazione. Se la pt'O iilicazione degli elementi cancerosi si :propaga dal mecl iastio o anteriore verso il posteriore in modo ch.e il . neop1nsma vada a occupare anche qnesta seconda cavità, possono insorgere dolori lancinanti alla regione della coloona vertebrale; le glnnùule liofati che òel posteriore mcdiastino saranno pure trascinate nella comune malattb, e se jn questo caso H tumore farà pressione contro· le pareti dell'arteria aorta discendente si avrà per eficLLo necessario un grave sconcerto di cir· colazione. Si conobbero c si descri.>se alcuni casi nei quali la massa can· cerosa ucl mediastino posteriore ha compresso 1'esofago 1 oppqre l'l1a fallo degenerare. In simili casi durante la vita dell'individuo avremo i fenomeni do\Uli all' imperm eabilità di questo canale. Però questi casi occon·ono raramente; p.iù spCS$0 invece vanno affette le òttrnerose glandule che trovansi nel medias tino e provocano fenomen i che si rift•riscono ad nn impedilo circolo nel sistema linfatico. Tale sarà il caso specialmcuLe se verrà compresso o <logencrato il ctono Loracico, se dalla massa del tumore verranno coml)ressi i nervi sensorii si riwcglieranno vivissimi dolori alla colonna vert.cbrale cbe possono accl'escersi e rendersi atroci e insopportabili. In alcnni casi di tumori del medi9-stino uno dei fenomeni p1ù salienti è una maggiore o minore slenosi delle principa li diramazioni dei bronchi o della ructà inferiore della traclrea: é questo un fenomeno secondario dovuto unicamente alla compressiooe esercitata dal tumore. Se la compressione si fa maggioro comparir~nno siutomi di soil'ocazione con dis}mea, acces.si di tosse, raucodine ed afonia. A simili accessi dispnoici ed ortopnoici sono d'eccitamento anche altri momenti causali ; spec.ialmente sotto un gr'ande accrescimento del tumore, la funzione del cuore può restare essenzialmente pregiudicata, dal che ne segue uno slato iperemico ed una stasi dci polmoni.
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In generale i tumori del mediastioo appartengono alle malallio più poricolose, in spccial modo se si ha da fare con neopl:~smi di maligna natura. Questi conducono presto o tardi ad un esito letale. ta morte può essere determinata da tlitfercnti cause. Le neoformazioni maligne come il carcinoma, cb e è quello più frequente a riscontrarsi, si diffondono più o meno rapidamente; per ciò il tu!rulre in causa del suo aumentato volume spostera dalla loro sede c incepperà nelle loro funzioni gli organi più imporlanti della vita. Per lo più la respirazione e la òircolazioné sono le funzioni che maggiormen te si risentono della loro presenza, sofirono le più gt·avi alterazion i e cagionano la morte. Pertanto so vedremo comparire sintomi di dispnea e di ortopnca la prognosi sarà infausta. AcceSsi impt'O'V\'isi possono j o un momènlo mettere a repentaglio la vitn. Egualmente rapido potrà essere il decorso se l'allività del cuore verrà disturbata dalla diffugione del tumore. I fenomeni cbe possono manifestarsi per parte ùi una alterata allivilil del cuore sono molto varii. Se la massa del tumore cresce verso il cuore, il IJattito cardiaco sarà i nd~IJoli to eù i toni perderanno più o meno della loro intensità. i\la non soltanto può farsi uno spostamento del cuore dalla sua sede normale, il ncoplasma in certi casi può interessare il pericarùio in modo <lhe il cuore serob1·a inviluppato jJal neoplasma stesso. In questi casi lo spostamento può essere minimo o anche nullo> soltanto ci accorgeremo ùolla grande debolezza dei suoi toni e dell'urto impresso alle pareti toracicbe, giacchù tanto questo elle quelli nella massa del tumore tTovano nn grande ostacolo aù essere trasmessi e percepiti. Se il tumore ha cosi progredito nel suo sviluppo ùa inceppare l'azione del cuore c cagionare i sunnotaLi sintomi, la prognosi non sarà più dubbiosa c si potrà cou sicurezza predire un esito letale; s9llanto non saremo del tutto certi sul tempo in cni avverrei la morte, la quale può essere da certi fattori determinata più o meno sollecitamente Ma accade ancora ru sovente che la direzione nella quale ha luogo Faornen to del tumore sia tale da non risultame un mcccamco ostacolo alla funzione del cuore e da mancarvi affatto ogoi sintomo riferibile ai suoi disturbi. Può accadere cioè che la massa del tumore si sviluppi piullosto verso i polmoni e in allora aHemo a fare con fenomeni d'allerala funzione respira-
488 toria. Per la compressione di una parte d'el polmone l'attività funzi onale di questa parte sa1•à più o mèno diminuila, ma io pari tempo qu_elle parti del polmone stesso che non si tro\tano a ·contatto dè-1 tumol18 saranno più allive, e ciò per tis·iologica legge di compenso. Avremo dunque io uno stesso polmone fe· nomeni d'opposta natura, cioè da una par te respirazione dimi· ;nuita, dall 'alt.ra respira~iooe accresciuta .... Frat.lanto fa remo osservare che questa diseguaglianza nell'attività ùel polmone non si diJTcrenzia per nulla da quella che ci si palesa pure quando una parte del polmone è a1l"ctta da innltram.ento o da pleuriLico éssudato. ' Meglio ci sor.corrono nella diagnosi quei fenome ni che ci annunzi a n~ . una compn~ssionc del tumor\3 sui grossi brandii o sulla !t'achea in modo da cagionare stenosi delle vie aeree c per conseguenza accessi dispooici. Simili fenomeni possono coml nrci con sicurezza alla diagnosi di un tumore ancbe clilraotc la vita e nel loro complesso ci porgono un'ìmagine da farceli di lcggieri distinguere. da quegli altri sintomi d'alterala respirazione concomitan ti a mala~Li"C divet·se . .Ma il caso volgerà ad un esito più sicuramente letale se entreranno in sce11a certe compli caziolli; le più pericolose .sono quelle elle consistono in un~:~ invasione del tumore negli organ i più imporLaJtti alla vila; ne abbiamo un esempio quando la m;lssn carciooma tosa partendo dalle glandulc Llel m edi~stino si dirige verso l'in terno c invad e i polmoni; in tal caso oltre ad un tumore del mediastino abbiamo anche una degenerazione cancerosa dei polmoni ; in all.ri casi i l neoplasma si porta verso il pèricardio in modo che il cuore resta ìnviluppato d<~ Ila massa del tumore. Simili coodizioni sono diagnosticale rarissimamente duranLe la vif.a. Vivente l'iufcrro.o, non possiamo con sicur~zza giudicare lino a qual punto abbia progredito il tumore nel suo sviluppo, .anche nel caso cbe si abhi.a la cerlczq.a d'avere a farç con un tumore del mediaslino, ma ogni progresso ·cJel tumore verso i polmoni o il cuore· accelera il decorso e l'esito letale. Dal fin qui dell'o si scorge che nei Lumori del mcdiaslirw ci inconLdamo ~pesso io. serie o moltepli ci diJlìcoHà diagoostiche. Non soddisfa pnnLo il sapere che esisto un tumore in questa cavità, ma è di essenziale importanza il conoscere di .qual na·
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tura sia ~uesto tumore:, giacché la praguo.Sl è diversa a sèconda che quésLo è di maligna o di benigna· natura. Inoltre trattasi di risolvere il quesito se o iri ,Jual grado alla malattia coi:npar1 tecipano gli oFgìl•nì toracici. . Riguardo alla prima questione abbiamo alcuni momenti non destitui.ti di un - certo valore diagnostico. Anzi lULfo dobbiamo por mente che nella grandissimé\ maggioranza· dei casi i Lumòrì del med iastino appartengono alle neoformaziorri.carcinomalose; ino1lre avremo riguardo all'età del m·alato. Se la sua pelle ci {)ffre .qttel car(l tteristico colore giallo sporco, se consLàLi<lmò una certa intumoscenza delle glandole cervicali, della r egioné SO· praclavicolare lungo lo sterno cleido mastoi deo, all'ascella e agli ingui·ni' e se ve.diamo di più la malattia ·'clccbrrcre iu modo acuto non ci sarà più permesso dubitare della natura cancerosa ~el neo.plasma. All'incontro il determinare se gli ·organi dèl petto · abbiano -preso parte alla degenerazione non è di una gran·de importanza pratica; noi avremo a giudicare pnncipalmHnle dello alterazioni funzionali, della loro intensità od estension·e, poi cM là dllfu. sione del tumore sta sempre in rapporto diretto coj funzionali disturbi. Oi sarà sempre difficile il determinare se le funzioni ltlterate di un organo sieoo· l'effc'Cto di un semplice S'postamcnto oppure di una d'egcnerazione. ma si a''fà ragione di sospettare quest'ullimo caso se siamo c'erti che il tumore è canceroso e che lo stadio sia molto avanzato. ' I tumori del mediastino benigni, che assai di raro si svilup· pano in questa cavità, possono perdurare lungo tem:po senza pregiud·izio degli organi vicini ·e della generale co'stituzione. Franante non siamo in caso d\ 'stabilire una regola clìe ci con· duca a conoscere come si comporla il generale organismo in presenza ai tnmori del mecliàstin o. Quello che è certo si è .che nei tumori màligni presto o tardi si st:atliliscono gra vi allerazioni anche in-lontani organi ·e sistemi. Den'ch'è neHa maggiòr parte dei ca'si si abbia L'apiressia, pure la digestione e la nutrizione restano più o meno disturbate. Uu singolaré fenomeno, -pure frequente ad osservat'Si, sono i profusi :Mldori nollurrii senza' la còncomititnza di fenomeni teb· llrili, sudOri che più ò meno indéboliscono là costiLuziorie e finalmente inducono una notevole eroaciaziono con abbassament.o delle forze generali.
49.0 Cons~guentement~ .a ql.J~r\Lo si è detto si scorge come· sia affatto impossibile ritrallre l'immagine tipìca di qrresta.m11Jabtia. Ogni l>ingolo caso può per se stesso ess-ere a·ccompagnato .da iénomeni .così speciali .da presenta'(ci una grande differenza in rapporto alle sue mi:mifestaztoni qua:ncl'o si confronti con ·gli altti delta ·stessa aff~zione. Abbiamo qui l'intervento di tutt'altre ·éircostanze c,he, nelle con;mni malaLbie tH petto. ·Nella.polmonite, nella pleuriLe,. negli. e·ssu.dati d'~l pericardio si danno sintomi che sono bet1si comuni, :.ma che ·possono, ~n che avere U.(l V<):lore caratteristico. Noi) è così quando tràttas'i di tumori d~if media:· stino, dei quali n ~~s.un fenm:;neno si osserva ch,e non sia eoD)une ad altre condizioni mor~ose del tQrace. Ma in generale puossi a.ss.e.rire cl:le i tumori che hanno loro sede nel mediasH-no an· 'teriore sono più facilmente riconoscibili che quelli del posteriore. Il mediaslino anteriore è più ristretto e più ac11essibile ~~ un medjco esame, esso giace. ip:~mediatam~nte dietro lo literno, ha poca prof!)ndHà e si estende .maggiormente .verso il .l~to s\ni~tro. Non c). o~biamo però immaginarci ·di tro-var;e, qui un'a cavìtà proJ?riament~ y:uota; a:nche nelle condizioni normali questo spazio è ..occupato da lasso tessuto cellulare, d' adipe apcor più lasso, da numerose' glandule e vasi linfatici e ·prima .dèlla pubertà v; si trova anche la gianduia timo: Nell' atto inspiratorio distendendosi. i polmoni, questa cavità naturalme-nte restrfnge, mentre le parti cedevQlissime del me:lil).stino non oppongo1io resistenza alcuna a questo restringimento: Per~anto se questa cavità viene riempita da un tumore, il mec.cani~mo deHa respirazione sarà più o meno disturbato, e potremo perciò trovare qualche punto. diagnostico s,e avremo riguardo ai feno· meni fisici. secondo momento diagnosti cf) di grande in;tportanza. sta in .ciò che,, i tumori del mediàstipo, anteriore · vanno, a coprire i'o tutto o in parte il peri'Cardio, .per ]a qual cirCO$la.n p i toni e !''urto del cupre, saranno più. o meno debolmente pkqr· cepiti. Vediamo pertanto che nei t,umori del medbstino aflte· riore non possono mai)care fenpmen~ di qualçhe valo:r:e.pe.r la diast:~osi. . 1 Talvolta il ~umore del med}~slino ci J)rese-.nta. il f(:)pomeno ~ella PJ.llsazione. In que~to C(l~o si può esser~ tratti· facil;~!Jn~e ~n ~rror.e poten,dosi s,cambiare il neoplasma c<Ul un ,;:IM!lr,isma d,ell' ~orta. La pulsazipne può .~s.s~r~ provocata sp~Ci!llJn&n.te quanao il tùmore sovrasta i~file,diatamente ad una g,rossa ar·
si
Un
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tenia che gli ·cor:nuQica i suo! mòti; oppute1 la pulsur.i one può ;pt:o\'enirc dal cuore se. il tumqrè ti:ovasi- ì.n intfma cb'nilessrone col' perlcaràjo o· c~l cuore stesso. Fràttanto sìffatH casi di ~u Ìll"6ri pfllsarlli si riscontràno assai di rado; tnà anche· con una manife-sui pulsazione ci sa'rà age-vo1e evitare errori' 'l(Jia-.g'nost-iei. ' $~de . ' [;a de1J.'a·neurisma aèrtico COÌTÌSpond·e perfetlamenWcon t.fu'eH.a di un tumore del mediàstino. Naturalmente qui non.Jlu'è trattarsi che dell'aneurisma dell'ac.rta ascendente -o del wo arco; ~a sua sede corr-isponde bene 'al cavo del mediastino e alla regìone -ste.rnaie, ina puls:a~ìoné aneurismatica con un allento. ·esall!l.l' si vede differire claila pulsazione comunicata al tumore in c-W che uella priina non solo il tumore viene sollevato. Ìll -alto ·semplicemente, ma il sacco anr-urismatico si djsten'de equal}Jlmen~e per ogni ·Jato in causa del sangue che ill èssò affluisce. -lMltre nel tumore aneurismatko si percepisce un doppio e eh-iaro rumore di soffio di fremito. Un'altra ·cara tteris'tlca' distinzione ci viene somministrata 'dal• l'esame delle arterie ·che si trovano tra: il tumore aneurìsmatìeo .e l~ periferia, poiclrè· la loro dia~tole Mn è isocrona cal)!l sisto'}~· del cùore. Nella maggior parte dei · casi adunque la dis-tinzione di 1ueste due specie eli tumori non offre grandi diffiitoJt:à. ·. Non st' può riega-r e che possond darsi dei tumori l)ulsanti nei t)!U'ali la pulsazio'ne dipende unicamente dalla gran copia eli vasi chè· in loro si svilupp:HJO ..Ma questa pulsazione, se anche . aecoti:lpa·gnata da rumore sistolico e da fremito, differiscè ·esse'nzià-lmeo Le da quella d'eli 'aneurisma, nè Ila quale si se'orge un SOJievameìlto'·e U!l abbass'am'ento in tutte ]e diFezioni. Ci'ò n·òn ostante dobbiamo confessare che occorset'o dei casi ,._d'i veri tumori pulsanti del mecliastiho che durante la vicl ' fu· .ro'ilO diagnosticati· per aneurismi; un simile sbaglio sara t.ànto 'Più facile quanto menò saremo in caso di studiare aHentaménté. ·e. lungamente .J:a I!l'Ulattia, ·giacchè ùna esatta diagnosi diffe-x:en.ziale non è possibile se non dietro ripetute · ed accuratissime
la
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e
o~ser.vaziorii.
Si può ancota ·scambiare i tumori del mediàstioo cogli essudati del peric3rdio; fna questo· errore non è possibile che in ·una 'sbla circoslanz)l ed è·quar'ldo il ~umore ha se ere nella -re·· ,grone del péricardlo·, e ci ·accorgeremo ·ben presto. dell'errore solo ci1e st proceda· à(l un p'iù atten'to esame, e erre si ricerchi
492 ~on mag.gior esattezza la . patogeriesi. 'La peri cardi te è sempre
;n,nil ijlalaLtia febbrile e ip. ~·generale si manifesta in modo s~ condario e conseimtivamente . 'ad altre atTezi'oni, como al ·reu, matismo ar~icolai·e aèuto, 1\l morbò ·del ' i~right ed .altre lfiafattie ac~1te .(lel polU:lOQ.e. Al contrario i tumori d131 medias-ti no- non vanÒo ·mJti associati a movimento febbrile, ìnol'tre Si COIDf>liCano a.stenosi delle vie aer-ee· e cianosi, ni ~ntr e che tali.. sintomi :non si verificano mai li~glì essudati del pericardio. , Egli è vero chè gli essudati cronici del pericardio possono :O.ecorrerè anche senza febbre, ma in tal caso sono processi .secondari e facilmente si distinguono clai neoplaswi del media•.stino se si ebbe occasione dì osset·vare questi processi fin dal loro pr.incipio. È da notarsi frattBnto che come processo s~condario n~i tumori cle1 mcdiastino può benissimo svilupparsi un essu@ato frel pericardio. È- questa una complicazione che ,alla stessa guisa di ·a1tri essudali puo insorgere so~to l'influsso di -simiv tumori, e ,che più Gi frequente osservèi'emo quando il neoplasma sorge .dallo sresso peri cardi o. Si danno dei .casi nei ·quali j h, tumore si sviluppa dall<1 parete ante:ciore di questo .sacco dal of!e ne coose.guita una forma~ione o precoce o tardiva di essudato nel pericardio. In iJlcun·i casi accade di osservare che i tumori del médiastino cre.scono verso l'una parte· o l'à:Hl'f.l della· parete to· . llacJça tra gli spazii intercostalÌ; in questi easi si osserva, U•Da abnotme convessità nell'unfl o nell'altra parte del petto, ·Jeno." men9 elle potrebbe: essere erroneame·n te riferito ad un :essudato pl ~uritico, inf<) tti avremo anche qui ottusità alla perecussione delle parti inJ~-çiori del torace, seomJ)arsa degli spazfi intercostali e per la cÒmplìessione sofferta .dal polmone il soffio respi· ratorio ,sarà ~~nsibi!mente indeb.olito ocl· anche 1nullo. L·a, diagnosi di"ft'erenziale in alcuni casi non è facile. te cUfficoHil di . di~grrosi sarannQ poi maggiori se ca\ tumoXJe 'del · me'diastino cS~asi jn· realtà sviluppato un vero essudato pleuritico. P.otramo ~olo . giungere a un~. conclusion.e con un più lungo es11me .del caso,, con una. rigorosa ricerca del suo decorso e deJla sua pat.o· . gepesi e, ten.e·odq un .esatto cqnto ~~ ogn~ circostanza c~Q,_comi ·ta.nte. Nel ,çavo del \flediastino possofl:o -pure manifestarsi clegli aséessi; questi possçmo essere Ì ' effe,l.to di un trauma sotl'erto., Oppure essere· causali da qoa]Qhe affeZÌQllB di OFgani ViCini; È p.oss'ib.il.e 'scathbiare un, ascesso pèr un tumore del meQiastino"
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specialmente sui primordi del .naie, cioè fintantochè l'ascesso non ha palcsa4 la sua presenza con qualche esLeJma alterazione e che noo si manifesti u11 tumore fluttuante; eviteremo l'errore ricorrendo all'anamnesi con special riguardo ail'eziologia, al principio e a1 decorso del male. Potremo e~clud ere con certezza la causa traumatica se non vi :saranno state in precedenza contusioni dello ster.no o altF,é lesioni. Gli ascessi del mediastino sono sempre accompagnati da fenomeni febbrili e da speciali · e intensi dolori. Tenendo conto di queste circostanze arriveremo ad una diagnosi certa ed ancora più facilmente .ci arr.iveremo se si potè osservare · il principio e il decorso della mal:sttia. Fjno ad ora abbiamo fatto parola in special modo dei tumori {lei ruecliastino anteriore ed abbiamo messi in vista i loro prin· oipali momenti diagnostici. È ben più difficile ric€moscere i tumori ahe si- sviluppano nel mediasLino posteriore; questa cavità è molto più ampia ùella prima e meno accessibile all'osservazione. Trovansi qui svariati organi che possono essere clistnrba·li nelle loro funzioni per lo sviluppo di un tumore. Può farsi · una compressione dell'esofago, dell'aorta toracica discendente, della vena azi~os ed insorgere cosi fenom eni eù- accidenti di varia natura. Per la compressione dell'esofago si avrà la disfagia. Un restt·ingi m&nto de1l'aona avrà per eJTetto disLUrbi di circolo svariatissimi, e per la compressione dci vasi linfaLici d.elle vere idropisie e raccolle varie di essudati sierosi. Questi tumori possono essere ancor più facilm ente presi per aneurismi ed es· sudati pleuritici. Solo l'esatta osservanza dci primotdii, del de· corso della maratl1a e dei fenomen i fisici ci palril garantire dagli errori di diagnosi. (Wiener lJfedig. Zeit,) .
Su! trattamento delle feri te tlcnetranti del JH~tto e dci ))olmoni. (N. .I.H:t,rmo).
·
ToLte le opinioni e controversie che dominano oggidì nella nostra INteratura sul chirurgico trauamemo delle ferite del petto si aggirano intorno ai seguenti quesiti: a) Devesi o no praticar la rilmione di una ferita penctra[Jte del petto? b} Un' ernia del polmone deve essere rimessa? c} Si avrà da estrarre i corpi stranieri iotrodottisi nelle cavilà della pleura? Le so1u· zio.ni che finora si tentò di dare a questi importanti problemi
494 sono tra loro diametralmente opposte. Alcuni lasci3DO in balla di :;e stesse queste ferite non limitandosi che ad una semplice fasciatura, allri riuniscono la ferita cutanea esterna, gli uni ripongono in cavHà il polmone protruso, gli altri invece si astengono da questa pratir:a; taluni .sondano la ferita. e vanqo eone pinze alla ricerca dei corpi stranieri nella cav i ~à della pleura e ~ersino oel tessuto stesso del polmone, altri al con· trario credono controlodicata sempre e sommamente pregiudi· cievole qualunque manovra faLLa a questo scopo. Ma vi è un'altra questione di altissima importanza che è ancora ben lontana dall'essere risolta, ed è sul modo con cui deve essere riahivata la funzione del polmone avizzito per l'entrata dell'aria nella cavità della pleura e come si debba arrestare l'emorragia della ferita. Le mie ricerche di quattro anni su questo oggetto, come pure le esperienze falle sugli animali hanno dato risultati da molli ritenuti come molto significanti, e il prof.. Bardeleben opinò che i medesimi abbiano fatto fare un notevole progresso al trattamento delle feriLe del pet.to. lUi si permeLta di t ende1· . di pubblica rag.ione a,Jeun i di quesLi risultati. Se si i oci de la pleura il polmone cade su se stesso e si contrae, se si allontana l'aria penetrata nella cavità il polmone di nuovo si distende. Ri esce facile levar l'aria dal cavo pleurale per mezzo .di un imbuto munito di una valvola che si apre in una sola direzione, oppure con uno strumento poco diverso da una pompa da stomaco. La possibilità di una completa estrazione dell'ai'ia dal petto è stata dimostrata neg.ti ai)imali S)li quali forono incise le pleure d'ambo i lati e quegli stessi ani· mali che in segutto a queste ferite stavano per soecomb~;~re asfiss iali rinvenivano non appena si estraeva l'aria dal loro torace con che il processo respiratorio si ristabiliva completamente. È molto più difficile impedire che si ·ripeta l'ingresso dell'aria nella (~avilà. della pleura altra verso la ferita esterna; pure mi riusci abbastanza bene riunire ermeticamente la feriLa e interé)ire (Vomplelamente l'ingresso dell'aria; a tale scopo giova meglio d'ogni a!Lro mezzo la sutura con r.ti di ferro. Quale influenza abbia l'estrazione dell'ària sulla vil3 dell'animale ce lo dimostra chiaramente l'e&perimento comparativo fallo sopra animali feriLi al petLo nello stesso tempo e dei quali ad alcuni fu estralta l'aria, altri furono abbandonati a se stessi; i primi restarono in vita e gnarirouo, morirono gli altri. Furono poscia uccisi
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in varii tempi i conigli che erano sopravissuti alla ferila e si riscontrò all'autopsia la cavità della pleura sempre libera da ogni. essudato pìeuritico ed un polmone in 'Stato normale ; queste condizioni si verificano tanto immediatamente dopo la estrazione dell'ari.a èome uopo otto giorni e persino dopo un anno. Anche nelle ferite del petto complicate a frattura di coste si constatarono sempre buoni effetti dell'allontanamento dell'aria penetrata in cavità. 'l'anto le esperienze come le autopsie sug)i animali in tal modo feriti furono praticate in presenza del prof. sig. Szymanowsky e diedero a constatare una cavità p:eurica normale. Adunque il polmone riprende le sue funzioni subito dopo l'estrazione delraria ùalle pleure. Più lentamente si può stabilire la funzione polmonale surrogaodo l'acqua all'aria penel·l'ata. Ma non avcncl'o io fatto esperimento t! i co nfronto con tutti e due i metodi, mi astengo per ora ai soli risullati che ottennL Pertanto devo far notare che questi esperimenti riescono benissimo in animali poco tolleranti delle ferite di petto come sono i coniglj. Le esperienze colla ferita della pleura non solo, ma anch.e dei polmoni ci hanno mostrato che anche queste lesioni non sono tali da dover noi resLar6· fn facci·a loro inerti spettatori, giacchè non solamente siamo in caso d'arrestare l'emorragia dalla ferita del polmone, ma ciò che è più importante, di ristabilire gli atti funzionali tanto del polmone sano come di quello leso. Come esempio riporterò Pesporimento seguente. Praticai una feri(a sulla parte destra ùcl petto d'un coniglio in modo dl ledere la pleura e il polmone, dilatai la ferita esterna e quella della pleura e tronvta la parte del polmone lesa la estrassi e la allaciai con fili di seta {in tal modo mi riuscì di prevenire sempre l'emorragia}; poscia fu iniell<\La del· l'acqua tiepida n'ella cavità pleurale, si applicò ~w esterna ferita un imbuto di vetro munito di una valvola e di un tubo di gomma con che si estrasse dal petto tanto il sangue dai polmoni come l'aria penetrata dall'esterno, e finalmente si riunì con sutura la ferila. Dopo 1.2 giorni fn . ucciso il coniglio, si ·praticò l'autopsia da cui non si rilevò l'a benchè minima trac'Cia di pleurite, il ' polmone crepitava in tutte le sue parti e la 'ferita si era cambiata jo una cicatrice raggiata e leggermente rctratta. AUro esperimento fatto in Berlino il 1. • gennaio 1870, con gentHe cooperazione: del dott. Nachtigal. Si praticò una ferita
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penetrante lungo 1 ~/2 Cm . al Ialo destro del Lotace su òi un conigli o; aLlraverso la Jorita si fece prolasso ciel polmone, la parLo procidente del viscere fu legata con, fil i di seta, l'arja fu estratta medianle l'imbuto di retro e venne riunita la ferita esterna. Al quarto giorno si tolse la sutw-a e 11 conjgJio era molto vivace. Si uc~is~ l'animale a\ ' 10 marzo 1.870, l'autopsja diede gli stessi risultati etei primo esperimento. (Cent1·a.t Blatt.)
Snl mecca11lsmo delì'aC(\Qillodazione. (Dott. E. AnAMilt<).
Dopo che oro venuto alla conclusione (V. numero precedente sulla tisiologia del N. oculo-motore) che tutte lo libbre nervee (lominanli l'aLto accomoclativo atLr4versanp il ga1lglio ciliare mi i!ecisi a fare l' irritazione dì questo solo gauglio; i risultati che ouenni s'accordano cosi con quelli dei sigg. Volkers ed Heosen che mi limHerò sollanto a far parola <.li quel che si scosta un poco dalle loro vedute e cip che il mio parere quei sign0ri vogliono ammouere sen;~a un fond amento sc~entiOco. • Io osservai i movimenti della coroiùea dopo d'avere messo allo scoperto questa membrana per una certa estensione. Se si irrita il ganglio ciliare o il nervo oculo-motore si osserva che la coroidea nel luogo dove s'attacca il muscolo .dell'accomodazion e pre:;cn la un infossamen to. Certamente in quel putHO il cristalli no è incomprensibile, per conseguenza deve farsi un relalivo sollevamento iu qualche altro punto. Pertanto se si fa nella coro~dea una J erir,a, q uc~ta s'allargherà, il cristallino farà prociùenza, in una parola si maillfesLeranno tulli i fenomeni che hanno cosi bene descritto Hensen e Yolkers. Solo in un punto io non posso accordarmi coi preJodati signori, cioè riguardo ai forti movimenti della coroidea cbe-, secondo essi asseriscono, accompagnano inevitabilmente l'atto accomodativo. Essi opinano ancora che l'azione utile dell'atropina sull'occhio consiste io ciò che mediante la sua appHcazione quei movimenti sonQ abo}Hi.. Io non mi farò a contestare la possibilità eli questi 'forli movimenti, ma sostengo che i moile- · si mi non sono assolutamente inevilabili. · Ho la ferma convin· zionc cbe quei movimenti sono proprii soltanto dj quegli occhi nei quali jl muscolo cil iare è privo di fibre circolari e l'at:tacco
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esterno della zonula dello Zinn è portato molto posteriormente. Jn generale nell'atto accomodativo noi dovremo distinguere J'ef. fetto di rlue for2;e in opposte direzione, cioè la pressione intraoculare e l" elasticità della lente cristallina, l'a?.ione della seconda forza tende ad aumentare la convessità della lente, ma dalla pressione intraoculal'C resta ta nl o paralizzata quanto più ò tesa la zonula, per conseguenza deve qui en trare in gioco un'altra forz'h per reagire alla pressione oculare, cioè la forZi\ del muscolo ciliare che rallenta la zonula, e allora la lente J>Uò assumere quella speciale forma che è richiesta dalle sue fisiche qualità. L' avvicinamento reciproco dei punti d'attacco della zonula, non può farsi che a spese dell'allacco esterno o viene attuato io pal'le per mezzo di quell'infossamento della coroidea che bo più sopra menzionato. Questo iufo~;samento può essere cosi esteso che noi 11 stento possiamo credere che sia l'azione di no muscolo ciliare con fibre circolari. Ma è cosa chiara che un simile infossamento sta soltanto in ciò che il muscolo disposto in forma arcuata, nel suo accorciamento tende a farsi rettil ineo·; ma tulte queste -potenze sono ancora insu/Tièienti per o\)erare un rallcntameoto della zonuln, per ottenere il quale complet<lmente farà d ·uopo forse che si porti in avanti il punto d'attacco esterno. 'ell'occbio del cane questi movimenti riescono chiarissimi per la ragione che io quest'animale l'e:;terno punto d'attacco della zonula ò riposto mollo iodiCtt•o, e ancora più chiaro ci offre il fenomeno l'occhio dei porci percbè in loro i[ suddetlo punto d'all<tCco. c ancora più posteriore che ne i cani . ln queste anatomiche condizion i dobbiamo scorgere il motivo perché ocll'occhio dci ga lli i quali hanno la zonu[a mollo corta i mo•imcnti della coroidea sono limitatissimi. Tn quanto poi alla ragione per cui l'esterno attacco della zonula in alcuni occhi sta tanto indietro, parmi che stia in ciò che questi occhi sono in ta.li condizion i da non dover far uso di una (ot'Lc tensione accomodaliva. Tn questi occhi può .benissimo fal'si qualche limitato sforzo d'accomodazione, ma in loro la coroidea sul luogo della vista diretta ò fol'lemente adcsa alla sclerotica. L'occhio umano che è costruito diversamente che negli animali non si riscontl'a movimen to di sorta della coroidea. Jo pertanto opino che l'azione dell'atropina sul!"occhio deve ricercarsi con maggior probabilità nella moùiftcata pt•cssione intraoculare. T processi cjliari ncll'accompdazione Yengono portati alquauto
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indietro in modo che la distanza tra loro c il bordo del cristallino apparentemente r esta la medesima. · La pressione nella camera anteriore durante l'accomodazione resta inalterata nel manometru chiuso. Ma per riguardo alla pressiope nél corpo _cristallino, essa aumenterà se ·la Jente farà prociùenza dalla ferita; in un occhio illeso questa pressione viene compensata da un cambiato stato di tensione dei vasi della sezione anteriore e posteriore dell'occhio, c perciò la tJressiooe rimane la stessa. Ch e vi sia in fatto un aumento se non di quanti~à del sangne almeno di pressione nella parte anteriore d~tl 'occbio durante l'atto accomodativo (astrazion fatta dalla con~roazione del muscolo ciliare) io lo deduco da una aumentata tensione che io osservai sempre nella camera posteriore quando si tetanizzava il ganglio ciliare. In quanto alla elasticità della lente devo fèlr notare che questo corpo tende ad aumentare la sua convessità solo in quanto cbe le sue fibre sono riempito di liquido. :Mi sono convinto di ciò specialmente da!Fesperienza coll'a l.ropim. Per ciò che riguarda alla r..tpidilà di pa.ssaggio da uno stato all'altro dell'aLlo a.ccomodativo, Hensen e Volkers hanno ·notato, come tuLLi sanno, che quest'organo passa dallo stato di attività a quello. di riposo molto più rapidamente che in senso inverso. Infatti deve essere cosi pcrchè il muscolo accomodatore deve reagire contro la pressione intraoculare ed anche vincerla. Così ho notato che i fenom eni accomodativi compariscono dopo il secondo colpo dc~ tonom etro c che lo stato di riposo sotto una più breve irritazione sopravviene già al primo colpo, ma se la tetanizzazioue del ganglio ciliare dura due o tre minuti, la lente riprende la sua convessità di prima mollo più tardi (al quarto colpo) la causa • di questa differenza sta nel più forte turgore dei canalicoli del cristallino, la soverchia replezione dci canalicoli spiega il cosi detto crampo accomoclativo e la correzione dell'astigmatismo della lente. Così pure la diffir.oHà che incontra illiq~ido ad entrare nel cristallino può spiegare il ritardo dei cambiamenti accomodativi. - Questi esperimenti furono falLi anche nel laboratorio del sig. prof. Dondcrs. (Cent1·a.t Blatt.)
Azione del cloralio col cloroformio - Acillo fenico nel vaiuo1o. Fra gli effetti curiosi dell'idrato di cloralio non vogliamo che passino inosservati quelli notati da L_iégcois in un caso, in cui,
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per compiere una piccola operazione, egli fu costreLto a ricorre al cloroformio, ess.endochè il cJ01·ale avesse conciliato il sonno senza produrre l'anestesia. Con sua grande sorpre~a Liégeois trovò che la 11nione del cloroformio, !ungi dall'aumentare gli effetti, dette luogo ad un ecr.itamento che dnrò fin chè conti· nuarono le ioalazioni. Il fatto è tanto più degno di considerazione in quanto che tende ad infirmare la identità di azione fra il cloralio ed il cloroformio su cui Liebreich ha insisJito. Il sig. Gira\dès, procedendo in una diffei'etHe direzion e, ai fanciulli, che sono stati cloroformizzati e che sono rimasti molto agitati, amministrò una pozione eli cloralio, l' effetto di questa unione essendo quello di produrre un sonno tranquillo da cin· que a set,tc ore. Demarquay osscrvaYa di àvere continuato con vantaggio la pralica sua di amministrare ai miJlati dopo t'operazione successive closi di due o tre a cinque gra mmi di clorale fin o alla conciliazione del sonno. Ttlttavia tulli ,gli individui soJ)O lontani dal pre~entare gli stessi effetti solto l'azione del clorale. In alcuni, quando è amministrato immediatamente dopo l'operazione, esso produce un sonno tranquillo c profouda calma che dura tutta la giornata e impedisce di sentire ogoi dolore risull<lnte dal traomatismo. Altri sonosi mostrati r·efratlari i al· l'ar;ione del cloralio, che talora .è rigettato per· vomito. Giraud· Teulou ha ossenato l' eccitamento medesimo, prodotto mediante l'amministrazione del clorale nei fan ciulli, che furono eterizzati, che Liégeois atTei'ma di avere osservato in quelli che furono cloroformizzati. J signori Chauffard e Douillard raccontano di avere ottenuto un grande vantaggio dall'amministrazione di grandi dosi ·di acido fenico cristallizzato ad un pèriodo incipiente di vaiuolo confluente. Essi amministrano l'acido fenico da sette a quindici grammi al giorno, dose questa, che è sta ta continuata per .otto o dieci giorni senza dar luogo a perniciosi eiTelli. Al'l'incontr·o, esso interrompe la febbre secondaria e la snppurazione, d'ordinario tanto fatale nel vaiuolo conflu ente. Al l'uso di questa sostanza Lien di·etro un regim•l tonico e si prescrivono delle lozioni di acid o fenico diluLo da oO a 400 parti di acqua da applicarsi alla faccia e alle mani. (ftfedicat Tùnes and Gazette, 23 aprile 1870.)