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JVIEDICINA NIILITARE .l
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JNDICE DEGLI AUTORI E DELLE MAT ERIE
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1 870 MEMQRI E ORIGINALI Alll~N:A .. -
Relazione 1;Hln ita'r'ia dell'ospedale mi'litare di Torino, l • trimestre 1870 P AG . 714 ALYARO . Storia d'aneurisma saccato dell'aorta » 926 BA.ROFF[O. - La vaccinazione nell'esercito per l'anno 1868 » l - Riassunto statistico del moviniento ' . . sanitario dell'é. sercito nel trion njo 1867-69 » 69-526 BEJ:t'rOt.A.. - An notazioni snll''iclt•aLo d'i ;'Cloralid. » 6'99 BO:-<ALUMI. Rendiéonto clinico della sezione ottalmiéi nell'ospedale di Palermo. » 517 BoltELL;\. - Dati statistici sull'epidemia di morbillo nel pret>idio di Milano. ••' »' 146 CosTE'J'l'!. R elazione medica l'tell'ospedale militare 'di venezia, l• trimestre 1870 » 825 CosT.\NZO. Vaccinazione del dipartimento di Napoli. » 421 Rapp01:to sanitario del dipartimen to di Napoli, l • trimestre 1870 : ·' » 805 COH.1'ESE . Relazione snlle memorie di concorso al 1 prerhiÒ• Riberi. · . ' » 544 - Rapporto sulle cure balnearie nell'anno 1869 » 965 Dr-FEDE. - Caso Ji paraplegia traumatica » 645 FroP.I., -- ll cloralio nell'isteriaca convulsi '' a » 923 1 FrwsiNr. - R elazione sanitariìl rtell'ospedale militare di Piacenza, l • trimestre 1870 . » 742 GR!LLL La P azzia nei militari » 120 GOIDOTTI. R elazione sanitaria nell'ospedale di Siena, l" trimestl'e 1870 . » 817 LACìAVEHA.. Caso di grave ft'H.t.tnra del cranio » 828 iVlAtUNr. - Cistir.erco nel viLrco » 242 MoNASTIER. R elazione sanitaria dell'ospedale militare di Palermo, l " trimestre 1870 >> 720 rrlON'l'ANARI. Allacciatu'ra dell'ar·teria iliaca esterna. >> 572
IV - PAVESI-. -- Nuovi emostatici PA-G . 572 PECCO - Relazione sulle vaccinazioni de!la divi:>ione d i Alessandria » 427 - Relazione sanitaria dell'ospedale militare di Al essandria, 1• trimestre 1870 · » 70P P Er.uso. - Re,lazione sanitaria nell'ospedale militare di 'freviso, l • trimestre 1870 >> 835 PIERt. - Relazio,ne sul servizio sani tar io dell'ospedale succursale di Pavia » 49 PisANO. Studi istologici sul fascio muscolare » 901 P çtA.'I'O. ·- Rel.àzione sMitaria sulla sezione misLa dell'ospedale. militaJ;p di Pal.e pno, P trimest1:e' 1870 ·>> 727 SANTJNr. ~ Ricordi storico-clini<;i » !352 - Sifilide e Tubercolosi · '> (Ìi)Z SOLARO. - Relazione sanitaria dell'ospedale militare fli Genova, l • trimestre 1870 » 735 SottM~N(. La feco ndità e la mortalità in rapporto ai climi » 203, 280, 3~7, 434 1'1WFF1. Rel!J-zione medica sull'ospeda~o militare di Udinè l • trimestre 1870 . » 846 VAJ,zgNA. - Relazione sani taria per le divisioni di Fi» 813 re nze, Liv<;>rno e Pe1·ugia RIVISTA
(Ptlr cur::t dei ~ igno1·i dott. 13AnOPFIO, SAN'l'tNt, PnBT'J'J, "1\'.~CF.:'i ). ANA.TO:UIA E FISIOLOGI A.
Nuova funzione ·del coJ.Io dell'utero . Il sudore .e l'orina A.~~tomia rnicroscopica delle g·lap,~u le Rift•ar.iono 'oculare Fisi()logia dell'odorato Innot·vazione dell'occhio Fisiologia del nervo oculomotore Meccanism9 dell'accomodazione Sulla fOTza muscolare .. . Fisiolog ia della membrana del timpano - .
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» 265 » 414
» 496 )) 772 » 786
Cln'!>HC.o\ 0 PAR~1A.COLOGfA, 'l'OSSICOLOOIA, MEDICINA LEG.l.LE
PAG. 32 •rre nuovi anestetici » 80 Avvelenamento per tintu!'a d'aconito )) 89 Nuovo reagente per l'acido cianidt·ico negli sputi » 91 Mezzo per t•iconoscere il tessuto polmonale » 193 Sulla fermentazione ~ 40$ Clot•alio e clor oformio ~ 775 Maschot•atoJ'<l dell' atparo. >{ 780 Azione dell'alcool s:nl corpo umano » 783 11 piomho nella medicazione » 786 La st,ricnina antidoto del cluralio >> 788 Pomatn antiparassitica » 789 Cloralio » 1~9 Inchiostro d'anilina . » 872 Capsule di cloralio » 873 La maltina nella. dispepsia 0CUI.IS'l.'ICA .
~\ulJa neu;il.e ottica Fistola at•tificiale della cornea . . . Ottalmoscopio che può usarsi sen~:a t'en<ll' I'~ camet•a . Operazione nell'aderenza dell'iride Sull'emeralopia Dioptro·organo e somatoscopia
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» 115 ~ 769 » 776 » 9:38
PATOLOGIA E CLINICA MEDIGA.
Mi osi te ossiftcante pr.ogressiva Artr·ite dissenterica . Disordini funzionali delle vah·ole del cuore Contributo all'elettro terapia Sull'innalzamento della temperatura dopo morte l sedativi di fronte al salasso Il copaibe nell'ascite. Sulla ,stenosi polmonale . Ergotina per via endermica Cura dell'obesità Patologia del diabete Ne"Vropatologia
PAc. 34-59
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VI Di agqQs~ cjell'!\lQ.q;ninuria, .· , 1, • f 1\G. 107 l , '/ Embolia · >>. 118 ifasia' per emboUsmo . '>>' 159 ' «" 1 83~39]-624 -771 -854 Temreratura nelle m·alattle snostamento d~l cuore . .l • i . >>' •'. )) ' .27'1 :C/_azoto nelle mala:tt!e · fè!Jbrì'H l. Ascoltazion'e del cuore '» ' '27g i » 407 Assorbimento degli ·essudati )>''"<!(}3 A:rtèrazione del sistema ne1·voso nel ·cli<il.te't'e· ' 1 ii chinino come· mezr.o p"rofilàì'tico r . >P 452 Complicazioni della .scarlattina '. " · » 473 1 'l'umor i del mecliastino ' i• >)" 417~-01~ . ! él;ralio n~l tetano ·. » 502 ·» ·es(ì F,.èlibre ric·orrente . .,, Nf~ìattie deÙo stomaco · » Wil> ")~"egz Sulla revulsione . . . ., n J> ., •s~jl 95d NJdvo metodo di respirazi one · .l >5. 942 E-mottisi e tubercolosi _, "r. 1 » 9.45 Le.zioni cpnich.e sul pneurn··•t<ll'a,ce i\ l (,
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PATOLOGIA GHIR.liRGIOA . E !)ffl'l}1CJNiA 0PERN.i'C!>RT:N.
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Vaccinazione vaccinica Idrofobia in Francia Vaccinazione nell'al'mata f1•ancese Conservazione de1Ja cat•ne feesca Rapporto del comitato di Londt·a
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TECNICA ~H;Olt;O ·)U [,IT.\RE .
Vettura d'ambulanza leggern Ambulanza volontaria
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SUPPLE~IENTO
(All'ulti tYJO numero).
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Riproduzione e riunione dei tendini dhisi. Sollo questo Lilolo il dottor Demarquay lcgge,•a all'Accademia delle Scienz(;l un e laùor;,~ ta memoria, di cui le conclusioni sono quelle che seguono. Dalle ricerche dell'autore risulla elle nè il sangue, nè la linfa plastica o blastema, succe5sivamenle invocati come gli elementi di ri para1.ione, rappresentano la parle cbe è sL:lta loro assegnata. Secondo le proprie investigazioni di Demarquay risulta: · t • Che il tendine è rigeoerato da proliferazione degli elementi che si trovano alla interna superficie della guaina ùel tendine diviso, le sue due cst.remilà essendo retrat.te. 2• Che la parte esterna della guaina non prende parle nel processo, eccellocbè i vasi che l' alimenlauo divengono più volumi nosi c più uumerosi. a· La proliferaziooe che ha luogo alla superficie interoa della guaina lo fa a spese clegH clementi cellulari dell'ultima, ohe alla fin e tli oLLo o di cc·i giorni diviene confusa cogli elemeuti cct· lulari che sorgono dalla. estremilà del tendine diviso. 4" La rigeoerazionc del tendine è rapida in proporzione de113 vascolarità del tendine diviso. Cosi, mentre il tendine di Achille è riparato in venti o venticinque giorni, il tendtne della rotula ri cerca un tempo più lungo. o• I fe:nomeni che conducono alla riproduzione dei tenJini sono so~to ogni rispetto simili a quelli, che occorrono nella ri· produzione dell'osso med iante il periostio. _ 6" Gli esami islologici hanno confermato le deduzioni risul· tanti dagli esperimenti (isiologici. 7" Io questa memoria ulteriori illustrazion i sono derivale da fatti anatomo·palologici, ed il soggetto della sutura dci tendtni ò clinicamente c sperimentalmente esaminato. Il risultato gene· ralo derival.o da osservazioni fatte sull'uomo e sugli animali ò, che la sutut·a dei tendin i divisi non dà luoga a risultati sbddis· facenti, ecc;ell.ochè quando è praticata con aghi finissimi e con sot.lilissimi fili, quando l'unione ha luogo mediante la proliferazion(; degli elementi cellulari, e quando ba scorso una considerabile lunghezza di tempo. (llleàical Times and Gazette, 19 marzo 1870.)
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Rlorganizzazlone del dipartimento medico dell'armata Inglese. Siamo informati , scrive il llfcdical 'fimos de\ 12l,ll~rzp 1870, che un nuovo decreto sta per uscire, col quale vengono pox:tali dei cambiamenti nella organizzazione del dipartimento me(lico dell'armata . . Gli ufficiali sanitariì, in,·ecc di essere nominali a ciascun reggimento cou\o una parte dello stato m1.1ggiore dél reggiweqLo medesimo, in avvenire, siccome un corpo distinto e separato, saranno più direllamente sotto il controllo del direlloro generale, e saranno soltanto addetti ai reggimenti per il periodo defin ito di cinque anni, allo spirare del qui.~l~ essj vcrr~ono utili~ · zati per allro servizio, o s~raono fors e confermati neJio stesso reggimento, in premio alla virtù, alloraquando ciò non torni di danno agli interessi generali clcl servizio. • Cbirurgo·gencrale, chil'urgo-generale·deputato, chirnrgo·mag. giore e chirurgo dovranno sostituire i titoli d'ispettore·gene r~lo e (i> ispettore· generale-deputato di ospedali. di chirurgo·maggiore, dì chirurgo c eli Dssistenle·chirurgo. Tutti gl i ufficiali san ilarii entrando al servizio devono prendere il nome di clliruJ·ghi, ed essendo promossi devono prendere quello di chirurghi-maggiori; in tal modo viene abolilo il ti tolo di chimrgo-assisLente. Gli sli· pendi non subiranno alcun cambjamento. l! chirurgo avrà il graqo come luqgotenente, c dopo sei anni eli servizio come ca· pitano; il cb irurgo.maggiore, al la promozione, avrà il grado come maggiore, e dopo venti anni di servizio come luogotenente· colonnello; i gradi relativi di chirurgo-geneJ·ale e dl chirurgo· generale-deputato rimarranno quali ora sono ed avanzeranno colle regole istesse, colle quali avanzano i presenti ispettorigenerali e gl'ispelLori-generali-deputaLì di ospedali. J nuovi til.oli hanno un suono certamente più professionale di quello che hanno i titoli attuali; ma anco il nome di dipartimento è ben poco con· venionle e sarebbe questa una favorevole opportunità per adattarglierne uno migliore. Stato Jlfaggio1·e Medico Reale ~uono,re,bl,lo bene c porterebbe con se un pt·estigio, elle innalzerebbe il dipar. Lime n to nella pubblica stima.' L'articolo del giornale inglese si chiude colla speranza che dei miglioramenti si verifichino ancora nelle giubbilazioni per tutti i gradi c nel ramo amministrativo, altrimenti rat,issime sempre conlinueranno ad essere le promozioni ai gradi meno elevati. Giornale di Medie. milit. 1870
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~02
ll cloralio nel tetano. Si legge nel .llfedical Times i 6 aprile i870, che H sig. Ver· l)euil ha , presentato nell'ultima adunanza all' Aecadep:l.ia delle Scienze uno scri tto, IJC:l quale egli riferisce il buon suq~esso del cloralio in un caso di tetano, questa sostanza amminislra·la da W a i2 grammi producendo risolu.zione muscolare quasi istan·. taneamente. Verneuil ha in osservazione un altro caso, e tutto fa credere . che il cloralio sarà ancora per riuscire efficace nel còmbatlere la complicanza traumatica. Abbenchè il sig. Nelaton, prendendo in quell'oc-casione la par ola1 abbia osservato che da un singolo caso non si deve concludere che il cloralio è il rimedio del letano; che questa è una .di queUe affezioni, per cui tuLLi i rimedii sono talora utili senza essere il sovrano rimedio; che il tetano cede a molti di questi mezzi in molli casi e resiste agli stessi mezzi in molti altri; che niuna conchiusione può essere tirata fuori che da numerosi casi; noi, tenendo conto tuttavia dei risultati favore· volì ottenulì dal sig. Verncuil, secondo il valore che essi real· men te presentàno, ci siamo affrettati di annunziarli ad oggello d'incoraggiamento, lieti di avere già consigliato il cloralio pet• iniezione ipodermica nel tetano, in una breve nota ad un articolo di Demarquay pubbliC:J.to nel no 28 c 29, 10 e 20 ottobre 1869, del nostro Giornale di .llfeàicina, Farmacia e Veterinaria Militare dell'Esercito Italiano. R. ACCADEM I A DI TORIN O.
Adunanza 20 maggio i870. Il socio CERRurr legge il seguente rapporto sulla Lettera del prof. ToscANI diretta al prof. CADET; relativa al . valore che st deve dare al nttovo segno proposto dal CASPER per conosce1·e la sitnulazioite della so.rclità. ONOREVOLI COLLEGHl,
A voi è noto come nelle malattie simulate i- poco accorti simulatori sogliano esagerar~ l'espressione sintomatica dell'infermità da· cui si dicono affetti, somministrando cosi al medico legale un argomento di più per scopt·ire la frode. Tal cosa si verifica parLicolarmenle nei' fin Li sordi e sordo-muti, i · quali
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usano mostrarsi insensibili a qualunque suono o rumore anche forte, che non può a meno d'essere inteso o per la via dell'orecchio-o per ,l'intermezzo di altre parti. ~ · Gufdato dall'osservazione di questo faCro, il CkSPEl\ dL Berlino nel suo LJ'aLtato di medicina legale, fornisce un argomento opportuno a distinguere dal vero il finto sordo-muto, consiStente nei. non rrr6strar questi ·di accorgersi del rumore prodotlo da una percossa col piede o con un bastone sul suolo, o dalla caduta di un corpo più o meno ,pesante. Narrando di un tale che si fingeva sordo-muto, si esprime' nei seguenti termini : • Durante la conversazione in iscrilto, che io impegnai con • « lui, acl un cerro punto 'un assistente .diè un colpo di bastone c sul pavimento dietro del medesimo, il quale n'on si voltò, • ciò che fece discoprire ·la frode; perchè egli è certo, che « il sordo-muto ~ente, allorch è H pavimento sul quale si trova. è « messo in vi brazione. Io ho fatto quest'esperienza spessissimo ( nel nostro grande stabilimen to eli sordo-muli , e son o persuaso «· ~lella sua esattezza. I veri sordo-muli dietro i quali si ·facciil « in una camera un piccolo rumore, baLtcodo per esempio il [ pi ede, od anco la!ìciando cadere una piccola chiave, si vollale vano subito dal lato del romore. Essi godono in mostrare, n con un commovente sort·iso, che si l~ovano in relazione con ' gli altri. Dunque il non reagire fa conchiudere che si traLta « c1i simulazione. o Quest'asserzione del CAsNm forma appunto l'argomento della lettera dall'egregio prof. TosCAl.'\I diretta al prof. Socrate CADE'r, della quale debbo darvi un breve cenno (:l). A. ragione il prof. ToscANI avverte, che l'insegnamento del CASPER, tal quale si trova espresso, potrebbe condurre ad erJ;opei giudizi, ove non si tenga conto di alcune condizioni che devono influire sul risultato della prova. Negli esperimenti da lui istituiti in proposito nell'ospizio dei sordo-muli d!i Homa, osservò che un lieve rumor.e, come qReJlo prodotto Clal cader di una piccola chiave sul pavimento mattonato, non era altrimenti jt:Jteso, ~entre battendo col piede sul (l} Su di un segno indicato dal C,\SPE~t a distinguere il sordo-mutismo vero dal simulato. - Lettera del professore cav. Davide ToSC,\NI, al chiarissimo profeJi:sore Socrate .c.~uET. Roma 1869.
:so• pavimento stesso, gli allievi sotloposti all'esperienza si voltavano subi!o dichiarando che avevano ricevuta l'impressione del romoro, non per gli orecchi, che erano affatto sordi, ma per una specie di fremito 'Lrasmes~ò al loro corpo dalla vjbrazione del suolo. Seooncbè dopo aver ripetuto più volLe lo sperimento collo stes3o risultato, accadde che una volta i sordo-muLi dessero segno d'accorgersi non solo di un forte rumore, ma eziandio di più leggieri, come, ad esempio, quello indicato dal CAsP&n. Non gli fu però difficile riconoscere la causa di tal diiTorenza in ciò che la sua presenza nello stabilimento, rammenta,ndo ai sordo-muti le sùe passate ricerche, Ii aveva messi in sull'avviso, rendondoli cosl suscettibili di avvertire impressioni tlelicatissime, che fuori di questo stato òi prevenzione sat·ebbero passate inosservate. OiiTatli, avendo egli ricorso allo spedienLe di far ripetere lo esperimen to da persona r.ho, convivendo coi sordomuti, potesse farlo all'improvviso e senza alcuna loro prevenzione, il risullaLo era tal quale si era mostrato in principio, vale a dire che il sordo-muto si volgeva n'rumori abbasLanzà consiJerevoli, non ai troppo deboli, come quello della caduta di una piccola chiave. Riconoscendo adunque vero in genere il fatto segnalato dal CASPER, il TosCAì\1 conchiude che quando si agisca veramente all'improvviso, senza cho l'individuo sia prevenuto dell'esperimento che si vuole insLilnire, si debba produrre un rumore più forte di quello indica to dal professore di Berlino, affinchè possa essere avvertilo dall'~ordo-muto. Che se Jler poter distogliere la di lui attenzione da altro oggetto, su cui si trova impegnata, occorre uno scuotimento, un fremito comunicato al di lui corpo dalla vibrazione del suolo, non sarà certo una piccola chiave od a!Lro corpo Jeggiero, che, cadendo su questo suolo, possa produrre quesL'cffcLLo. Come agli individui dotati della facoltà uditiva sfuggono molti suoni, se la loro attenzione è rivolta altrove, così inavvertite de1)bono rimanere in questo caso le vibrazioni del suolo pe1· il sordo-muto. Di qui egli deduce il precetto pratico che volendo valersi del criterio suggerito dal CASPEn per la distinzione del sordomutismo vero dal simulato, si debba percuotere il SllOlo con più o meno di forza secondo che l'attenzione del soggetto si trova più o meno intensamente diretta allt•ove, ma che in
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nessun caso i1 rumore debba farsi piccolissimo, percl1è non abbiasi a correre pericolo di allribuire a simulazione j) non reagire del sor<lo·muto, procedente solo da ciò che la poca entità del rumore stesso non valso ad attirarne a sè la distratta alleoziooe. ~la oltre al concentramento dell'attenzione, allre condizioni influiscono sull'entità del rumore necessario perchè po~s~~ essere avvcrLtLO. Di queste condizioni un:. è inerenie all'individuo io questione, o consiste nella maggior o mmor allillldine del sot•qo·molo ad avverti r·e c manifeslare le più o meno delicate impressioni ricevute dal suo corpo. Laonde un individuo dotalo di sufficienle ingegno ed islruilo si accorgerà di rumori non intesi per nulla ùa altro individuo di rhente oLLusn ed incolla. L'allra coodi1.ione riguarda la oalura del pavimento più o men facile ad e.>sere pos1o in vibrazione. per cui l'urlo dello stesso corpo sopra. un ta\o1olato di legno sarà avv()rlilo, menlre passerà inosservato, se avrà luogo sopra un pavimento mat· tonato. Dal compl0sso delle predette ossscrvn~ioni l'autore è indollo a concbiudere la sua lettera , riconoscendo: ~ t• Che gcneralmeulc pa1·1ando il sordo·mnto veramente si « accorgo ~i un rumore che di etro di lui si faccia sul suolo, • su cui si u·ova; e ciò mediante l'impressione peculiare co· ~ municata al suo corpo dalla vibrazione del pavimento; « 2• Cl1o la entità del rumore necessa rio percltè sia il me· « desimo dal sorùo·mulo avverlilo, dipencle da tre corJdizioni: • cioè dall'essere più o meno intensamente allrove rivolta l'al· • tonzione del sordo·mulo; dalla maggiore o minore sveglia' tezza di mente del medesimo, per cui quest.i sin più o meno • in grado di apprezzare quella specie di scuotimenlo, ·certa· • mcnLe delicatissimo, al suo corpo comunicato dalla vibrazione « del suolo ; dalla namra finalmente dol pavimenLo più o meno « facile ad essere posto in vibt•azione. ~ Soltanto sapendo tener ben conto di queste tre condizioni « polril il modico legale giovarsi, noo già come di un assoluto c r.r·Hcrio, ma come di un argomento di molta vero:>imigliaoza « della prova indicata dal CASPER e ciò fioche il fallo su cui si « fonda non diventi volgarmente notorio si che possa pro·fiLtarue ' il malvagio nelle sue simulazioni. • Ora io non vi narrerò p e~ minuto le prove da me ripetute
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nel nastro R. I~tituto .dei soroo-muli a guesto prorosHo, solo, vi dirò che i risullati oLLenuli confermano pienamente le con· elusioni dell'illustre prof. ToscANI, al quale propongo un voto di ringraziamen lo pel dono fatto a quest'Accad emia del suo interessante la'voro. IL PnESmEN1'E ringt·azia il relalore dell'elaborato rapporto. DEllAJUA ossen·a) che avendo lotto con allenzione H lavoro del TosCANI gli poro che questi abbia, per cosi dire, ristrello il campo d~ll' osservazion e del CASPER, senza però togliere l'importanza che ha il lavoro del CASPER. ToSCANI ha accennato varie condizioni per cui il sordo-mnto può senLire di pil1 i rumori; non potrebbero le osservazioni del CA~PEn essor•o state falle in condizion i più favorevoli? È il medesimo Lroppo diligente osservatore da saper fare con diligenza le osservazioni, e da saper tener conto di tutte le vnrìe circostanze. Bisogne· rebbe che tali osservazioni fosSf!rO r ipetute da altri. Cmnu·n risponde che avendo fallo l'esperimento colla chiave, e con corpi più pesanU) ha osservato, che i sordo-muti, sui quali ha fallo le osservazioni nello sLab.ilimcnto della nostra città, non hanno dato il menomo indizio di essersi accorti del rumore prodotLo dalla chiave, mentre hanno avvertito il rumore fallo da corpi più pesanti lasciati cadere a poca distanza. DEMAIITA insiste dicendo che finora le osserva:lioni sono lro'J)po poche da poter asserire che il CAsrm siasi ingnnnato, che molte circostanze possono influire sulla differenza del risullato. CERRUl'l aggiunge che il prof. ToscANi non vuole .distruggere del lutLo l'importanza dell'osservazione del CASPER, ma solo dà alla medesima minor valore. TrnEn~IANS si rivolge ai soci DEMAmA, prof. della malcria, e CgmmrJ, specialis!.a delle malattie dell'orecchio, per sapere dai medesimi se si possa, il segno indicato dal CASI'En, tenere come patognomonico pCf disUoguere la sorùi'Là vera dalla finta, ovvero se si debba, come in altre circostanze, tener conto di questo segno, della cui importanza non dubita , ed aggiungerlo agli altri usali ab antico per conoscere la sordità. Dice essere necessarie a tale scopo alcune particolari inda· gini, deducendo i crìteri dall'anamnesi, vedoro sè l'individuq sia nato o divenuto sordo: che tali elementi, raccolti da buona fonte, possono grandemente illuminarci, ma che non devesr fondar~ il creterio medi co sopra tal segno solo, che o)Lre le
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ìnfor{ijazioni raccolte dai coMse('}nLi e vicini si può eziandio rica.vàre un altro cr)tetio Clal(1esanie 'ctèlla pèrsona ammalata. È volgare la lisionomia, l'espressione del sordo, per cui chi ha l'abitudine può con tale mezzo conosçere se traltasi di sordo vero o di simula'tore i oap i ~ce che il simui~Lore possa anche simulare questo sr~tomo, ma ci vuole per ciò nwlla ane, molto artifizio; e poi vi sono ancora molli allri sintomi, l'esplo.r:azione direlta de:ll'.o:rgaoo, l'osservare se vi ·sf2no .sco li , se vi sia carie, ò' 'se Vj stano atu·e àll.crazioni'. Vi sono inollt0- ·prove fisr·ali ; negH annnii Worensi si narrano o~s i curiosissimi, inteudò seU1pre -p<~rla're di mc7.7.i riscafi innocenti. Cosi ricorda il cnso ·di no Ill'esi~e nt e dl'l Consiglio di leva, che vecl i!'ndo che il coscrillo non àVel·a la faccia da sordo, g.li di,se che poteva <lnthlrsene, e men tre l'allro se ne iva, hsciò cadere due scudi d'argento al suolo, ed in tal modo conobbe la finzione. Possono anche servir.e mezzi rumorÒsi , si possono osservare Je im pressioo i, i movimenti faLLi dagli esaminali allo sparo di un'arma, al rumore del Luono, ccc. Dmlf.\RIA risporrcle non credere segno esclusivo della sordità 'quello indica lo dal CASPER, che possono venire in aiuto ·molLi alu·i segn i. Dice che se offre difficoltà la diagnosi della sordità vera dalla :s.imulala, essere ane.ora più dillìci le clisti ngucre la sordo,rnuLolezza, ed in tali ricerche rron si dev.e diDJenlicare il segno in· ditai.O ct·at CASPBI:I. Lo slesso abtlle DE L'EPÉE fu per molto tem po vi LLimil della simuh,;rionB della sordo-mutole:::za di un sedice nte co nle Solar, come lo fu l'abate SJC.\no, il quale poi scoperse la simulazione di un cetlo Foi, che per mollo tempo nulla valse a $GOprire, Manco la sorveglianza di hen 100 detenuti inL.eressaLi a §CO· P,rire se vi fosse simulazione. Dice essere neces~ario di di!.linguere, per una tale ricerca, se il sordo-muto è stato educalo o no. Nel caso r icordato.. il SicAnn conobbe la simulazione d~Ì Foi, pèrcilè il medesimo seri veva le frasi francesi come si pro oun · ' ziano e non come si scril'ono. · Nota che non si deve esagerare l'import~nza di questo segqo, ma Cbe ·in una diagnosi cosi ~ ifficile lo ritiene con TrnErt~ANS come segno prezioso c non come s(}gnO esclusivo. La seduta è scioHa alle ore 9 i t2. PERTUSIO Presiil.ente. GlllELLO Segr. Part:
VARIETÀ Determln(YLione pratica dello stato della visione. Nelle tN~t6ve n•ot·me pelle 'tlmmissioni allct S<ntola Superi01·e di Gue1Tà, alla R. Accademia. ed al Cotlegt·o ll!f?'litate di lVatJOlì (*) è esplicitamente richiesta una bt~ona vista, che vuol essere comprovata col leg,qere ad occht'o nttdo a.lla d?'stanza di 4: met1'i caratteri al# due centimetri, e gli ordinari ,carattm·i di starn.pa alla d.istanza m1:nima di centimetri 25 àalt'occMo. Il proposto modo di esame si basa sul nolo principio de!le scale-tipografiche o di caratteri, destinate a misurare il visus, vale a dire l'l. sensibilità specifica dell'occhio, in quanto dcterminanu il minimo angolo visuale pel quale si puo ancora avere una distinta e net~a impressione. Di queste scale se ne banno oggi dì diversi tipi; tra i quali come piil conosciuti indicheremo la scal!i di Jaeger, quasi esclusivamente adottata in Germa,n ia; quella di Soelleo,1adoperata specialmente in Olanda; quell<t d·el Giraud-Teulon; finalm ente quella del Follin (q uasi identicH ·a quella di J ~~eger) e del medico principale Perrin, che è adottata pello insegnamento speciale degli allievi della Scuola di apwlieazione di medicina militare di Val-de-Grace ·a Pal'igi. . La scala dello Sncllen e più ancora del Giraud-Teulon si basano su un principio rigorosamente scientifico, ma praLicarucnte· eccessivo : L'unità di misura nella prima è il mezzo millimetro, il dec.imo di millimetro lo è nella seconda. Ora è ce,rto cbe praticamente non si incontrano che eccezionalmente viste di Laota acutezza. La scala di heger meglio r isponde alle esigenze del pratico esercizio, ed è appunto per ciò che essa, quantunque non offra una unità di misura determi·nata e costante, pUI'e ·è più comu· nemente impi egata. Ora, confrontando l' acuilà visiva richiesta dalla accennata disposizione regolamentare, con quella che giusta l' impiego ,J\Orrn.alJe delle scal·e ~ipiche nel caso concreto sarebbe indicata, si , poJrebbero stabilire i seguenti riscontri:
n,Vedi GiOI'1Wl<l Milit(we, N. 22, suppL IV, anno 1870.
·509 a) Esperienza del1a vista a distailza - . carattere di due centimetri: Dist&nza. della. lettura.
N" del ca.ra.ttere secondo le scalo
piedi 20 -
20 XLTII
Jaeger Snellen G. Teulon . Perri n
cc
metri 6,48
43 -
D
• 200
o
i 3,93
'
64-,80 24,,30
75
75
b) Esper·ic nza della visla prossima - car11tteri ordinari da sLampa, òell'altezu di una linea circa o due millimetri:
Jaeser Snell en G. Teulon. Perdo
1.2
1:2'
lV 112
4'()"
xx
'
metri 3,88 ·1,4!:>
20' 5' ==
()
6.48 1,62
Alla di~Lanza di metri l_~: corrispondere dovrebbe il cara~lere N.r;12 (Jaegcr· mi \l. 2 ~ Snellen rnill. t> ·-'- Wra.u\l., J1eulon rr.if!. 1,2 - Percin miiL 4,). Alla distanza di cent. 2~ (di 1f&c inferiore alla mipima normale - 1 piede - dagli autori stabi lila) dovrebbe-si impiegare un car\lll.ere di 1/a di millini eLro (Jaeger e Snel1en), di 1f.~ (Perrin), di '15/1000 di mill ." tGiraud·Teulon).
~)
La classica formula del Donders ( s == l
ne indicherebbe quindi, rispettivamente nella prova della vista 2 2 1
·J2 1, 411
a distanza
20
1
=43 = 200 = '5 =-a; 7, •16, ·a; 0' 9::>11 3111
1
·J
l
1
= 16, 6, 26, 6 •1f~ 12 = ,i'J/2 ::= '2 0 = 5
prossima
co ::1e J'acniLà nel caso concreto richiesta. Per ,meglio fissare le id ee lliamo uno schema app1'ossimaHvo dei caraLLqr'i diversi eli cui più sopra è pa-rola colle relative indicaZJioni ~ i riscouLro 'colle scale più noLe: ~
'
'i,{
l
J
( .,
l
lHO
Carattere di 2 centimetri da legger si a 4 melfi (1.2' circa) gittsta il regolamento. ,
=
(Jaeger n• 20 - da leggersi a 20' me t 6)48; Snell en n• 113 - da leggersi a 43' = mel. 1.3,93; Perrin n° 75 - da leggersi a 75' = me t. 2lf,30; Giraud-Tenlon no 200 - da leggersi a 200' = meL. 64,80J :
FIRENZE Caratteri N· 12 da leg.qersi a 4 metri 12' 1t3)
Jaeger (2mm ~ 9[10 di linea)
seonoscere
= 2 linee lt4) reverenza Perrin (4"'m = 1 linea 8yt0) SCarcerare
Snellen (5mm
G. Teulon(1mm2 =5{1I100 di lin.) annoverare È quindi lecito conchiudere. che la prova regolamentare richiede un' acuilà -vis iva notevolmente inferiore (da 1fG ~ 2fa al più) a quella che, gi usta il principio su cui sono J)<~sale le scale Li pogralìche, dovrebbe dirsi leor·icamenle normale, o meglio perfetLa. Alla proposta esperienza p'o trebbe pm darsi un certo cara!Lere di scientifico sistema, ridur.endo ati unità coslanli e l' altezza dei caratteri diversi che si volessero stabi lire tra i due limi ti estrem i ~2 e 20 mill. ) indicati dal regolamento, e le r elative distanze a cu i dovrebbero leggersi. Perciò si potre))be: 1. 0 Adottare per unità di dista nza la minima indicata ( 26 cenlimelt'i}; ne verrebbero 1.6 caraltcri colla differenza costante nell'allew\ di 112 linea (mill. -l 2t10); 2" Adottare la unità di distanza universalmente accetta (1. piede), con 12 caratteri, colla di1Terenza reciproca di 2:a di linea (rnill. 1. 1/2) ; in slJJa tto c:a:so i due estremi assumerciJbero necessariamente un numero frazionario, 4;5 pel carattere di 2 millimetri da leggersi a 25 centimetri, 1.21/a pel carau ere dì 2 centimetri da leggersi a 4 metri, come il regolamento prescrive. , B.
~~
ti H .
L'aria, la polvei·e, la., reSJliraziQne, ed JI cotoni}. Tyodàll si può dire veramente l'anàtomico della. luce. In una letturafatta recentemente all'Istituto reale d'Inghilterra, egli pose a sindacato gli atomi dei pnlviscolì che aleggianb nell'atmosfera. Quando un fascjo di luce solare attraversa una camera oscura, essa illumina la polvere volitaote per l'aria, e ne rivela la presenza. L'aria illuminata di tal guisa, non sembra più un com-posto a·i gas perfctlamente incolore e trasparente, ma quasi un corpo semi-solido. Chi aspirerebbe senza ri b rez~o quel cono luminoso , polverulento, semovento e pieno di lordure? Eppure tuttogiorno, incessantemènte, noi non' facciamo ch e li ltra re attràver'so ai nostri polmoni di tali impurità La m<11aria, la cachessia telludca , u.o 'infinilà di malattie d'infezione, si vorrebbero oggid i indotte da tale cagione . La teoria dei férmenti, varia"mente sostenuta e oppugnata, quella d<~ i germi, l)nlluenza ma. ligna della penetrazione dell'aria negii ascessi aperti, convalidarono tal i sospetti. Difficilissimo tornò a Tynclall di depurare l'aria da cotesto pulviscolo infesto, e non vi riuscì, che arroventando il tubo-di vetro per cui passava l'aria. La corrente d'aria di un soffietto non fa che spostare le molecole polverose, sostitueodone tosto altre.' ì\fa se si ri eqJpia il tubo del soiDetto di un fiocco di cotone soffice, l'aria che pas3a auraverso alle maglie del cotone, vi deposita ogni impurità o rappresenta nel cono .luminoso una stt•iscia oscura in mezzo ai fasci di polvere illuminata. Cotesta oscprità si deve appunto alla ma ncanza di ogn i sostanza snscellibile di riflet tere 1,1 luce. D'altronde, consta anche praticamente che il cotone conserva Junga m·cnte il latte, le carni d altre sostanze che erano da esso per ogni parte difese, e che di tale gui~a si oppo~e alla putrefazione. La respiraziòne umana ci otJre l' esempio più interessante· e più ìmportànle eli questo modo di filtrazion e. Allorchè si espira l'aria per un tubo di vetro attraverso un fascio di ì uce elettrica, si scorge una nube bianca, luminosa, dovuta alla condensazione del vapore acqueo, espirato dai polmoni. Ma se ciò si osserva al comipciare dell'espirazione, non s; nota più al finit·e della mecfesima; il che dimostra che l'aria ha deposto nei canali bronchiali tutte le sue iùlpurilà, io guisa che gli ullilni strati della espiraziç>ne sono del tutLo immuni da materia in sospensione. Ripetendo ora pe' polmoni l'esperienza del soffietto con un
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g1·osso fiocco di cotone sulle lallbra e sulle narici, s'inspira l 'aria ~tlra:verso dello stesso: quindi per la stessa via , si e.spira. E · l'aria, <wsì espirata, rappresenta in mezzo al fasoio luminoso un cono oscuro, cioè a dire, un butTo d'aria immune d'ogni materia eterosenea. Sicch~ il cotone ha impedito l'ingresso di quella materia natante nell'aria, cbe tende incessantement~ <! penetrare nel polmon e. · L'applicazione di questi sperimenti è ovvia ed evidente. Se un medico vuole preservare i suoi polmoni o quelli de' suoi malati da germi pe' quali si prop~ga una malattia contagiosa, non IÙ a fare allrimenti che adoperare o prescrivere Ull respit·atore di cotor1e Con un Lale tillro si potrà respirare nelle sale di uno spedale un'aria cosi pura o almeno cosi priva di germi, come quella delle più alle vette delle Alpi. Secondo ogni probabilità, proteggendo il polmone, si proteggerebbe tutto l'organismo; poi eh è sembra veramente che quello sia l'atrio principale dei morbi epidemici e contagiosi. Forse che quest.o mezzo possa ''alere ezianùi.o a calmare l'Irritazion e, la tosse e le lm:o conseguenze, nelle malattie polmonari. Quante professioni non sono esse condannate it·remissii.Jilooenle pel solo fatto della inspirazione di polveri nocive sospese nell'aria? lllillro eli cotone sarebbe jnollt·e utilissimo per intiepid ire l'aria soverchiamcnte fredda. Aggiungasi che un Lal mer.zo è semplice, di poco èosto e di agevole applicazioQe. ' La lettura o gli esperimenti di Tyndall suggerirono a Woeslin altra osservazione e alt.ra proposta. Gli apparati di ventilazione degli spednli e dei luoghi di grandi ritrovi, aspirano i germi morb0si, e li spargono e proiettauo nell' aria, ri11sanicando LJensì le sale, ma infestando l'aria medesima, dalla quale codesti germi si precipitano poi nuovamente su' luoghi abitaLi, dove possono diventare ca.~ione di malallia. Egli consiglia che quest'aria aspirala .da' luoghi infei.Li, s'abbia a filLrare per un:~ rete metallica a tale temperatura, che valga a distruggere i germi ~tessi. A tale proposito Dumas e Sainte-Ciaire Dcville aggiungono alcune altre osservazioni instituite all'epoca del cholcra, che pro,•arono l'esistenza di germi organici nell'ambiente delle sale· dci choler.osi, e eilano perfino la morte avvenuta di taluno sperimenf!Hore, che s'era troppo improvvidamente esposto a qucsLe correnti infette ch'essi a quell'epoca avevano consigliaLo di far passare aLtraverso serbatoi di acido fenico e di cloruro di calcio. Del rimanente, essi pure ritengono che la calcinazione o arroventa~
f>i3 mento dell:1.1ria ·che esce dalle sale, ,distr.J,1ggerebbe ,i germi, e toglierebbe cosi la possibilità di ulteriori diffusioni di lnfezio.
ne({).
·
(Gà~z. med., provinciè vonete).
Disinfezione dell' ttria. negli Sile dali. In ques~' ultimj tempi l'accademia delle scienze di Parigi , si ~ccupò e si occupa tuLtavia con vivo inlere;;se, di una queslione
zmportanle, al punto di vista umanitario, proposta da Waestin, qual'è qu~lla eli trovare i mezzi di distruggere i miasmi conta· giosi degli ospedali, tanto nell'aria Jelle sale, quanto in quella che viene d~spersa sopra le abitazioni daj differenti sistemi di veJ}tilazione che sono in uso. . l a considet'evole mortalità constatata negli spedali; l.'impossi· bilità di eseguire certe operazioni chirurgiche, che riescono bene in altre località; l 'influenza fatale di quesLi stabilimenti sopnlé vicinc ·abiLazioni, sono delle verità ammesse da tuLte le persone compe~eoti, quindi l'in;Jportaoza dell'argomento non ha bi~ogoo di essere dimostrata. ['utti i sistemi di ventilazione, in 1J.>O, çonsistono nell'intro· durre una quantità d'aria fresca nelle sale, e dall'e-vacuazione di una parte dell'aria viziata; i m!asmi deleteri e COJ,l tagiosi non sono mai distrutti, ma semplicement~ rigellati sulle abitazioùi vicine, dove, i n tempi di epidemie, producono delle vere stragi. Pasteur e Tyndall, nelle loro esperienze sulla natura organica della polvere atmosferica hanno dimostralo, che l'aria delle grandi cìttà nè è molto carica; queste particell e nuotapti nell'aria sono estrcman;lente tenui, e non possono rendersi visibili che soLto l'influenza di tin intenso t'ascio luminoso. Schwanl) ed Helmholtz osservarono che elevando la. temperatura dell'aria si paralizza l'azione di queste particelle orga· nicbe, in guisa· che una decozione di carne posta por ese[\lpio nell' arja elevata acl un 1 alta temperatura, non fu mai invasa dalla putrefazi one. (i ) A mostrare l'importanza e i pericoli di codesti pulviscoli, basta ricor-
da~e l'analis_i di J)ercy, dally qoole l'isulta che la polvere delle pareti del Museo
brllanntco d•ede •l i:SO 11er cento di materie' organica. La polvere · adunque
~ei .nostri nppart!!menti viene in certa ~uisa sdoppiata dall'aria, e privai~ della
sua metà meHo pesante che sa•·ebbe l'organica. Il Pasteur dice in proposito: la polvere che si trova costantemente alla superficie dei corpi, è solloposta alle ~oa·c.enti d'uri a c_he sollev.ano le t>urticelle più leggiere, quali sono senzu ~ubb10 a preferenza •. corpuscoli organici, uova, spore, ecc., meno pesanti m generale delle particelle minerali.
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WaesLin quindi vor rebbe che gli apparecchi di riscaldamento e di ventilazione degli spedali fossero costruili in modo da bruciare i germi organici contenuti nell'aria; essendocbè coi 1Jrocessi ordinari questo importante scopo è completamente ncgletlo, che anzi si consuma l'aria presa all'esterno, me.ntre cogli antichi sistemi, mediante ~mminell i o stufe, si aveva il van~aggio di distruggere in parte i germi nocivi. Si può dunque bruciare gli elementi organici contenuti nel· l'aria degli spedali, sia alla loro sortita delle sale, come allo ingresso generale del camminelLo di richiamo. In vista della tenuità eli questi corpuscoli, un rap1ùo passaggio vicino ad uoa fiamma basterebbe per avere questo risultato; e per regolarmente bruciare lulta l'aria viziata, basta farla fìllrare auraver~o di una sezione infiammat:J. Waestin consiglierebbe di adoperare per questi casi delle grate od anelli concentri ci, bucherell:~ti eù alimenl.ati colla fiamma del gas. Quest'idea non sar·ebbe che l'applicazione di un antica costumanza, quali' era di accendere numerosi fuochi al tempo dell'invasione del colera, allora l'ada, carica di miasmi, chiamala da tutte le parti dal fuoco, si purifica al conlatlo della fiamma . In seguito alla comunicazione di Wacstin, Boillautl accennava come le malaLtie cbe devono la loro origine alle specie d'agenti dei quali si ocr.upò Waestin, non furono mai state studiate con tanta cura c precisione come in questi ultimi tempi. Esse sono quelle che infieriscono con gran~ danno sulla specie umana. Interessa dunrrue qualunque ricerca , che possa distruggerle c sopratutto quella di prevenirJe. Una volta che queste malattie sieno sviluppate con certo grado d'intensità, si rendono ribeW agli sforzi della medicina e fanno sempre un gran numero di vittime. Ora per prevenirle bisogna impedit·c lo sviluppo delle loro cause generatrici, e se non si può prevenir!e, non si dc ve nulla trascurare per trovare i mezzi capaci di distruggMc le cause stesse. Il mot:ZO che propone Waeslin (l'azione del fu oco) quantunque non sia nuovo, pm·e non fu ancora abbastanza discusso c merita per conseguenza di essere preso in considerazione. Il grande interesse che destò nell'accademia questo argomento fu cagione ctle molti altri metodi furono jndicali per rendere semplice, pri!tica cd economica la proposta di Weslin, e noi altendiamo l'esito per ritornare un'aHra volta sopra questo vitale argomenCo igienico. FAc.EN.
5HS
BOLLETTINO 1JFFICJIALE Dietr·o pr(lposta del flfiniflero dell' intEN!o
OO!I R. Decreto in data a gennaio, 2g febbraio, 9 mar:oo e 10 aprile
e oon detenni1wz·i oni ministeriali dell' 8 gennaio, S, 1O e 28 marzo e 12 aprile del 1870. 1\,41'\I>Oì'iE Francesco, medico di batt. nel HS" fan t., medaglia d'argento. LI BROJA Luigi, FIO li~ LodoYico, Zl ·q Tt lo, D'ONO flUO A o ton io,
nel b7° fant., itl. nel -i5• balt. bersa~tl. id. nel 24• Jant., mem.ione onorevole. nel 6\0 fan l., id.
id. id. id. id.
Co11 R. Dacreto del 27 aprile 1870. CANNAS dott. Cal'lo, med. di balt. ; Collocato in aspellativa per moli vi di 2' classe, nduell.o allo spe- ~ di farnil-( lìa in seguito a sua dale divisionario di Palermo. domanda, a datare dal 16 magg•o 1870. Con R. Decreto del 28 aprile 1870. CONTI doll. Antonio, medico di Dispensalo dal servizio in seguilo batlagl. di 1• classe nel !)4• a volontaria dimissione, a dareggimento fanteria. lare dal 16 maggio '1870. Con R. Oeo·reto del 5 maggio 1869. È sta lo concc!\sO ai Medici di ref!gimento d i 1' classe sollodcscritti, a datare dal t• giu~uo 1870, l'aumento di stipendio di L. 380, onde port;trli a godere della paga assegnata al grado immediatamente superio(e, per aver passato un secondo quinquennio in crfellivo servizio nell'allnale loro grado, a mente dell'arlicolo 4" dolla legge 28 giugno 18t.i6. MIGLIOR cav. Luigi, addello al reggimento lancieri d'Aosta. PERACCA dott. Luigi, id. alla scuola normale dì cavali. MARIA NO dott. Maurizio, id. àl 6• reggimen~o d'arLiglìerio. RI~ PA cav. Giovanni, id. al regg. Piemonte R. cavalleria. ZAVATTARO dott. Giuseppe, id. allo spedalo division. dì Venezia. A C~OST! cav. Giuseppe, id. al 4:S0 regf(imento di fanteria. BOARgLLl dott. Giuséppe, id. al 40" reggimento di fanteria. Con R. Decreto HS maggio ·1870. VIALE cav. Carlo, medico di regg. ~ Nominati cav. de~l' Ordine della di ·t• cl., oru. in aspollaliva. Co rona d'Italia (por aYer preso MURATORE Giuseppe id. id. parte a tl campagne di guerra. Con R. Decreto del 2 giugno 1870. S. M. il Re ha fatto le seguenti promozioni e nomine nell'Ordine della Corona d' Italia An UFPIZI!LB VALZENA cav. Giacomino. medico capo - corpo sanitario militare.
l
A CAVALIE'W
IUAR CITtANDl cnr. Piett·o, mcdico-di•·ollore nel corpo sanitario milit. VlOJ.tN L dou. Ma•·co Antonio, medico dì regg. ·corpo sanìlario milìt.
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Con R. Decreto del f9 maggioj1870. FINOCCHIARO dottor Giuseppe, 1- Richiamato in effettivo serv. con med ico di battaglione di 1' cl. anziauìlà del 30 luglio 18ti5, in aspettativa per motivi di se~uilando il medico di battnglione dolt. Cbiaiso Alfonso, famiglia. o colla paga e vantaggi (issati dalla legge 28 ~fogno 1866, a 1 cominciare dal 1° giugno 18i0. PERONE doLI.. Enrico, medico di Rimosso dal grado in seguito a parere di un consiglio di direj!gìmento di 2' cL nel co1·eo sciplina divisionario ed' amsaniturio militare. messo a fAr valere i titoli allo assegnamento che possa competergli a tenore <iella legge 2ti maggio 18!)2, a decal't'ere dal 22 maggio 1870. Dovrà trnsmcllere al lllioistero della Guerra (Segretariato generale) tutti i decreti di nomina e titoli occorrenti alla liquidazione dell'assegnamento, insieme alla dichiarazione d'el domicilio eletto.
l
Con R. Deol'eli del 22 maggio 1870. HIGOLI dott. Giuseppe, medico di ref(gimeuto di 2' cl. nel !)~• regg. fanteria.
PETRONIO doll. Giuseppe, med. di baltagl. di 1' classe nel 2" regg. bersaglieri, 37• · baltagl. BELLINO dott. Gioachino, med(oo di baU. di 1' cl. nel 1• regg. bersaglieri, 41'' baltagl ione. OELLANBGRA doll. Luigi, id. id. addetto allg spedale divisionario di Torino tl nomandato al succursale di Bard. CA RUTTI dott. Enrico, id. id. addello allo spedale di visionario di ·roçino. FREHEJEAN-JOLIBOIS do tt. Giuseppe, id. id. noi 23" reggim. fanteria.
.
Colloeato in aspetl. pet• sospensione dell'i mpiego, a men,t~ dell'at·t. 14 della Jeggo in .data 25 maggio 1852, sullo stato deg!i uffiziali, coll'annua paga di L. 11 ~0, a cominciare dal Id.
1 q ~iugno 1870. in aspettativa per motivi. di famiglia in seguito a sua domanda, a datare dal 1• giugno 1870.
ConcC'sso loro a data1;e dal ·l" gingua 1870, l'aumento di stipendio di L. 400 011.de port~1·li a godere della pasa !) ssegn a la i\ l grado immediatamonte superiore per aver passa Lo un s~>condo quinqnennio in effet· livo ~ervizio nello stesso grado, a mente dell'articolo 4• della legge 28 giugno ·J8G6. )
Il Direttore 1.\'Ied. lspett. CnRA'LE comm. Giacomo. Il Redatlot·e Med. Dirett. cav. B.utoFFJo.
l\1artini Fegele, Gerente.
'
i'tiEitiORIE ORIGIN A.LI
R-ENDICONTO CLINICO DE~I:."ìt SEZIONE O'l"rAT-l!vHCr N'ET-Lo SPEDALT:ì DfviSION., DI PJ.\LERMO'
dal 1• aprz1~ 1869 a ti~tto il ?~~arzo 187Q
1er il mediço di reggimento Bor;Auum doLLot' GioVAN!SI. 1° JVIALA.TTIE DELLA. GONGilJNl'IV A..
Po~~giuntivite catan·ale - · Congittnti~it~ pMstolare gùmtivite pitrl~leJ~ta -
Tracoma -
Oon-
J{eoplasie.
! ~e
malattie t'lei sacco congiunt~vale rappresentano il conti{igente maggiore delle affezioni oculari cmate durante l'anno. · La for.m a che maggiormente campeggia è il catm·1·o con-
giUtntivale.
f)pve questo attribuirsi all'e çondizioni peculiari della vita. · dél soldato ed in gran parte alla. circostanza di avere un tal mor:ho dominato nella Sicilia nei passati ultimi due anni. in fd~ma èpidemica. Solt~nto in casi eccezionali si è potutò riconoscere per momento etiologico o dei traumi che avév.ano. direttamente agito sull'a ?ongiuntiva, ovve~·o delle poh ver~ irritanti introdotte' nel sacco congi'Lmtivale. In _genere il process.o morbpso rimase localizzato sulla; ·corrgiuntiva pa1pebrale e di transizione : alcune volte. per(). :si mostrò · diffuso sulla congiuntiya bulbare, ora sotto fo rma di suggel1azioni echimotiche disseminatelungo il tr;lgi.t to dei . vasi ed ora con rigonfiamento sieroso pil! o meno pronun·ci'ato dalla congiuptiva stessa (chemosi sierosa). Regol~re ·fu i1 deco~so della malattia, sicehè nella ,plura...lità dei ·casi ,volse' a guarigione nello spazio . di una a tre séttiìnane. In alcuni indivi·dui però, perdurflndo l' eletnento-
G.iò-niale eli ll'fqdiv. milit. 1870
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ots irritativo, si ebbe ·per risultato la tumefazione del cor·po papillare con ripoglioso sviluppo delle papille tarsali (granu- · lazioni papillqri) in guisa da simulare l' iperpla.=;ia tracomatosa. ·i • Nei casi pii\ leggieri mi limitai a prescrivere alcuno norme . igieniche e l'uso giornaliero di otna~rnoluv i ·leggermente astringenti: nei piY.1 gr·avi durante l o stadio ipereroico osseJ·vai un regime ;eglltivo, inslillando soltanto qualch e goccia di att•opina se marcata em l'ir·r·itazione cigliare, ovvero prescrivendo qualche blando l assativo se eravi complicaaza di costipazione intestinale. Iniziato il rilasciamento catarrale, usai le i nstillazioni d i colliri astl'iogenti, adoperando a prefez·enza il nitrato d'ar~ento, siccome quello che dà migliori risultati. Soltanto quando fino da principio rapida IXlOStl'avasi ln. intumescenza del corpo papillare e copiosa la pro1ifera7!ione cellulare, ho modificato l a s uperficie congiuntivale con una soluzione di nitrato d'argento (1 gr•amma. su 25 di acqua stillata) strisciata mcrcè un pennello sulle palpebre arr·ovesciate (metodo aòm·tivo) . Anche nelle forme più gmvi e minaccianti transizione nell' ottalmopionea non r·icorsi al sanguisugio locale perchè ozioso, e trascurai gli epitemi freqdi perchè, sebbene sieno indicati quali antiflogis tici p er la diretta sottr·azione di calorico che opemno, pure nella pratica, massime degli spedali, riescono quasi sempre ad un effetto opposto, forse per la· dHlìcoltà di ovviar·e ai contrasti di tempe1·atura -derivanti da una meno esatta applicazione. Nella cura del catarro cronico con ipertrofìa delle pvpille tarsali (granulazioni papillari) ho seguito il concetto terapeutico, di attivarne da una parte la metamorfosi regressiva ·distur·bando H processo di nutrizione, e da1l'altra di favorire il riassorbimonto. A tale scopo ho adoperato il cannello di allume di 1·occa, applicandolo con un giorno d'intervallo, e ne ho ordinar·iamente ottenuto la risoluzione se nza defm·mare i tarsi e restituendo la congiuntiva nel le ordinarie condizioni. Ho preferito ' l'allurne di. rocca a,l solfato di rame, perchè
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:e't'.Qinèì1;ternente stip'tic·o., no11· possi·ede che in minili19 , gl'ado l'a~foM ca't~retiea, ·_?el quale ·que~t,-ultimo . è ·aotàto.. , : •
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· éo>~git,ntivite pMstolar.e': Qqesta fonp~ morbosa occ_prse piutf.Qsto 'frequentemente·: quasi serù1we vi ::>i mostt~ò assocjat~ ·. Fesa:nf~.m~ scrç>folo;3o al naso. Se la flittene " appa:c~va : . in~egra , e piuttosto mar-cati i si_ntomf .d'irritazione . cjglia~e, ho ~s~to çÒntemporanea'm.erìte Halropinh e 'la spol:veràtm:a· · di .oa1omèlano. Que:;;ta medicazione m~ ha sempre corrisp_osìo ì>etl'e ·e talvolta · cpn sorpren ~ente rapidità. .guando poi la vescicola era ro tta, ho cercato mpdificànie il' ·f~11ào, toc.can dolo Jegger!llente col !apis eH solfato di ra.me, fac·eadòvi susseguire l'occlusione palpebrale. . c:;ontro l'esantema scrofoloso impiegai le emhi·ooaziOni di. glicer:olato. di zinco.: C\)rcai correggere la d.iscrasia ~crofoJosa cbll'ol(o di fegato di' merluzzo iodurato, cogli amari, . coi fenrugìì1osi e co~ bagni marini nella stagione estiya. ,.'
8ongiuntivite P~'rulen.ta. In d ùe d egli individui· ri.mastì .il .
r ap~·jte' 18q9, epoca nella quale assunsi il servizio dèli a .
s~zione, il processo piorroico era d ecorso con tale V<irùle~ia;, :, -èb.~ .ad ' onta d ;el ·più energico e razionale trattamento ·i~.:. ~· pi~gato dal mio predec~ssore, l a cornea dell' occl1io q:ffettp'·' era caduta in ·completR: necrosi. .In idènticbe coudizio'ni t r.ov,.a:Y~$.1 · pure il soldato B~niee del 60" reggim en to faQterià, statù. quivi traslocato- dall'ospedale civile çli Alcamo in de- .. <citaa , giornata "di ·malattia. · .· Mi limitai quindi ad applicare in permanenza nna.fàséia- > t.W:'a o'co.r.npl'essiva, allo scopo di ev~tare la formazione di uno '' stafitoina; e nello s pazio di circa' mi mese ottenni. in. · tlttÌf·· 1lmt soJid.a dcati'ice piana ed un moncone ~done9 alla protesir · ~cu}aì'è~ . , ''NeHJi· prima m età ·d'aprile, a: pochi giori1i di inter:vf!:llo,, cqn· do]prps-a sorpresa vid-i il !medesimo esiziale processo pi'or-··l':01eo ei·0mpere· nei .soldati ·Bèl)afìore, Botàccio e L'tlccj, dè·genti. ~iélh(sezione per semplice cataqo còngiuntivale·,l senza .che, v:i fo::;se . proh~bilftà 'd.i contagio diretto ·'O indiretto,. stant~ . •
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il rigoroso isolamento nel quale erano sta.li collocati gli in-
dividui a.ITeLti da congiuntivi te purulenLa. Onde soppl'imere il fomite morboso che sembrava esistere nella. stessa sezione si attuarono losto le piit rigorose precauzi oni igieniche, e nello stesso tempo si •·ese pitr severo il sequestro degli inùividui aiTelti . Più tardi per alcuni gravi indizi raccolti, essendo venuti in sospetto che nella produzione della malattia non vi fosse estranea qualche pratica colpevole, si nttuar·ono alcùne mi· sure di p•·ecauzione verso il bersagliere Lucci, sul quale con maggior· fondamento versava il sospetto d'al'lificiale provocazione della malattia. In seguito a questi provvediment i non si ebbero o. lamentare ulteriori guai nella sezione, sebbene nell'ultimo decor·so dell'anno ricover·assero nllr·i quattro individui affetti dell'itlentic.'\ malaltia. Relativamente al momento oliologico della ottalmopiorrea. quattro volle mi venne dato cor·ziorare il contagio diretto per accidentale trasporto di secreto blenorroico m·eh·ale, mentr·e in tre dei ricoverati si appalesò quale una esagerazione di un catarro congiuntivalc di al to gr'ado, determi nato da ordit1arie cause reumalizznnti: nel soldato Castiglia appar·ve quale un episodio nel decorso di uo tracoma congiun· tivale; nelle reclute Bellafìore, Lucci e Bolaccio, l' unilateralità della malattia, la virulemm del suo decorso e l' assenza di altre cause efficienti plausibili lasciarono in me profonda la convinzione di una artata provocazione, mercè volontal'i<> in1lciamento di pus gononoico, comecbessia pr·ovvisto. La malatLia rimase circoscritta ad un sol occhio in sette individui; negli altri decorse binoculare. Il decorsG fu ra~ pido e di una spavontevole violenza : tern'linava collo sfacelo totale della cornea nel :soldato Botaccio ed invece volgùva a guarigione negli aUri tutii senza appre?.zabili r·eliquati, meno nel sergente Frig€oti del 5:.~.o reggimento fanteria, cui residuava uno stafiloma cicatri?.ziale é'it·cosct•ilto al segmento
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superiore interno della cornea a sinistra, cbe più tardi mercè l'il'idectomia veniva considerevolmente ridotto colla conservazione di un lodevole grado di vista.
:J.'t·attarnento. La cauterizzazione franca, generosa e ripetuta a norma del bisogno è per mc l'unica aricòra di salvezza in questa tet·ribile malattia, ed il nitrato d'argento è i1 sovrano modificatoro dello specifico IJrocesso intlumma.tot'io della congiuntiva. Non trascuro tutti gli altri compensi tel'apeutici, ma non a'tkibuisco loro cho una · importanza affatto secondal'ia. Non precipito però la prima cauterizzazione: l'esperienza m'ha insegnato che questa non deve essere instituita se non quando è ben decisa la purulenza, che altt·imenti si corre serio pericolo di aggravare la malattia rendendo più disastroso il corso ulteriore .per una difterite che può insorgere. Abbon·o dalle inslilla:tioni di colliri di nitrato di argento, pet·cbè se deboli non fanno che maggiormente irritare : se forti, esfog1ia.no l'epitelio del1a cornea, che è appunlo la naturale difesa di quel tessuto che noi ci sforziamo di salvare. Nei primi casi ho praticato la cauterizza>'.ione col lapis mitigato di Dbtrato d'argento (caustico Desmarres) : piu tardi mi sono ser·vito di soluzioni ottenute estemporaneamente collo strisciare un pennello previamentc inumidito sul cannello di azotato d'at·gento fuso. Credo questo secondo metoùo prefel'ibile al primo e percbè permette una cauterizzazione più uniforme e superficiale o perchè il sal lunare è forse dotato di maggiore efficacin. delle alkc combioazioni chimiche tenclenti a moderarne l'azione cateretica. Mi fu sempre possibile l'extro-flessiono delle palpebre, cbe altdrnenti non avrei esitato un istante di ricorrere alla spaccatm·a della commissura estet·na. Ho sempre localizzato la cauter·izzazione sulla congiuntiva tarsale e su quella retlessa, rispettando la bulbare per tema
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522 di aggravare il cbemosi e favo1·ire la formazione del simblefaPo. Anche nei casi più gravi e minacciOSI non ho mai praticato la recisione parziale o totale del cercine chemotico, perchè esp01·tando i vasi sanguigni si facilita la necrosi della cornea per deficiente nutrizione: inoltre lo residuanti coar-t~z ion i cicatriziali l imitano più tardi l'escursio ne del bulbo. Piuttosto esperii vantaggioso lo sbeiglian:iento ·lineare mediante due incisioni paraboliche proposte dalla Stellw~gg e, che io ho più volte eseguito mercè lo scarificatore di Dèsmarro5. · Del resto, la vita vegetaliva della comea, si sostiene egualmente e forse meglio colle larghe instillazioni midriatiche usate sino dapprincipio della malattia. Gli epitemi gelidi tant.o encomiati, non li credo utili, se non per moderare mowentaneamente il coçiore indotto dalla cauterizzazione; usati più in là, sono cause di 'o stinato corizze, ~anto più dannose so coesiste perfor.· azion.e od ulcera della col·nea. Ligio alle antiche dottrine, nei pl'imi casi ricorsi al generoso sanguisugio : più tardi, omisi pagare questo tributo alla rot~tine e così ho potuto convincermi della inutilitù. di questa pratica curativa. Nei casi di complicanza gastJ'O·intestinale, ho provvisto alla rimozione della stessa; in caso opposto, mi sono limi· tato a prescrivere alcune pozioni mino.rative. Se non },lavvi febbre, io obbligo l'ammalato a star·e al %:a to e se è abbastanza intelligente, affido al medesimo l'inca!·icQ di · rim uovere il s~cn:: to pmulento mano mano si va r·accogliei1do nel sacco congiuntivale : nelle ore (lestinate al sonno, provvede alla pulizia degli occhi, un infermiere istrutto e coscienzioso. Io credo deplor·evole la pt·atica ancora in voga presso al cuni stabilimenti di condannare a letto questi ammalati, confinandol i per lo più in camere poco illuminate. Sotto le coltri, l'ammalato facilmente si addormenta e così è facilitato il ristagno nel sacco congiuntivale del secreto piorroico, del quale è nota la perniciosa influenza catalittica su.lla cornea.
tH3 Ho 'ripetuto -la cauterizzazione con maggiore o minore energia e. con intervalli più lunghi o più corti a nor ma t\ ella intensità del processo mòrboso e non ho desistito se non
qttanào la 1Jiornct · era ricmìdotta al pet·iodo di un semplice catarro. 'È neBa cauterizzazione i'ipetuta che ; ta il segreto della riusçita, ma è appunto nella scelta del momento nel quale conviene ripetere le cauterizzazioni successive dove nella pratica •s' incontrano le maggiori difficoltà. Confesso fr ancamente che più volte mi trovai perplesso , massfmo nei· periodi un po' avanzati della malattia. R enderebbe un vero servizio alla scienza· chi delineasse in modo categorico i criteri che guidar devono il pratico in questa co.ntingouza : il Veker che ha il merito di avere introdotto nella pratica il metodo delle cauterizzazioni l'ipetute nella cum della congiuntivite purulenta, si esprime in proposilo piuttosto .r;ebtilosamen te. Ho proseguito l e cauterizzazioni ad onta della comparsa di ulceri corneali: che anzi nel ser·gente Frigcnti, l'ulcera corneale minacciando perforazioni, preferii prevenir·l e, attraversandone il pavimen to coll'ago ila catamtta. Cessata la puruleuta, ove era s uccesso la nevrosi della cornea, apposi una fascia tur·a compressiva fino a completa formazione di una cicatrice piana: negli altri casi, onde ridurre . la tumefazione del cor·po papillare, ho usato le stro-· finazioni locali col cr·istullo dì solfato di rame, ripetute secondo il bisogno. L'o.cclusione .palpebl'ale ~·iuscì completamente a provenireil trapiantamento del morbo nei casi di malattia monocularé·: alla fasciatura difensiva dello S tellwag, facile a smuoversi nel sonno. e piuttosto impacciante, ho sostituito un disco di velo bianco, agglutinato so.damcnte sul1e palpebre1 medi~l.Qte alcune pennellate di collodion. È un mezzo, che si ?accomanda per la leggerezza ed efficacia.
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Tracoma. - L'esiguo numero di tracomatosi ammessi nella sezione durante l'anno e meglio ancor::. l'insignificante cifra dei rimasti , dimostrano evidentemente la graduale scomparsa dall'esercito di una malattia, che ·appena alcuni anni or sono, ne costituiva un vel'O flagello.Tale lusinghiero risultato, devoluto alle s3ggie norme pro.filattiche attuate nei corpi con intelligente persev-eranza degli uffìziali sanitari, sempre più serve a far rifulgere la potenza dell' igiene nel prevenire o circoscrivere la di:ffusione delle malattie. Nella pluralità dei casi, la oeoplasia tracomatosa si mostrò localizzata nel distretto tarsale e nella porzione reflessa della congi untiva palpebi'ale : solo eccezionalmente il processo morboso si osservò trapiantato sulla congiunti va bulbare e sulla cornea , ove aveva dato luogo ad esiti più o m~no funesti ( opacità corneali, ulceri, panno parziale). La forma sotto la quale più comunemente si appalesò fu la vescicolare (tl'acoma puro di Arlt) nei suoi diversi periodi di evol uzione : spesso vi si mostrò associata l'ipertrofia delle pa})ille torsali (tracoma misto dello Stellwag) Il decorso lungo, ma regolare, é soltanto tratto tratto distmbato dall' appar·izione d i efflorescenze flittenolari sulla cornea, negli individui di fondo scrofoloso. La cu1·a propriamente detta delle granulazioni fu sovratutto locale, senza punto trascurare l'organismo generale coi precetti di nutrizione e di igiene che tanto influisco!to sul buon andamento della cura medesima. Concetto dìt·ettivo sull'attuazione della cu1·a locale fu quello di limitare la pr·olifel'azione del tessuto e provocare la metamorfosi regressiva delle neoformazioni tracomatose o il riassorbimen to delle medesime, senza recare danno agli elementi istologici della congiuntiva. Pel'ta'nto nell'impiego dci modificatori locali , ho studiosa· mente evitata la diretta distruzione della neoplasia, cercando ibvece col loro uso di provocare una profonda perturbazione nel processo locale di nutrizione.
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Ho adoperato esclusivamente il solfato di rame, perchè questo sale· dotato d'una lJ.Zione penetrante e duratura, mi pare· soddisfi meglio alle anzidette indicazioni : soltanto ·in via eccezionale e affatto tempot·aneamente v'ho sostituito le pennellazioni con graduate soluzioni' di nitrato d'argento, allch:quando il tracoma esordiva o decorreva con sintomi catarrali m0l to spiccati, perché credo che nessun modificat ore sia superiore a questo nel limitare l'esagerata pt·oliferazione cellulare superficiale della congiuntiva. Nell'applicaz-ione però del solfato di rame, .adotto certe precauzioni, che non credo indifferenti sul migliore àndamento della cura. Q::tando il tracoma è limitato al distretto tarsale ed alla porzione J'eflessa della congiuntiva, cer·co di quivi localizzar·e l'azione del rimedio, evitando la diffusione del medesimo nel sacco coogiuntivale, onde impedire che venga portato in contatto deJla congiuntiva bulbare e della cornea. Se tale avvertenza è generalmente osservata nell'applicazione del nitrato d'argento, non lo è punto pel solfato di rame, che sotto forma di piastrella o di cann ello viene tutttodi più: o meno gener.osamente strofinato sulle granulazioni, lasciando immediatamente dopo cadere le palpebre, senza darsi il benchè minimo pensiero delle porzioni libere del· sale medesimo che sciogliendosi' nelle Jac1·ime si diffondono ~quabilmente. nel sacco congiuntivale, producendo vivi dolori al paziente ed abbastanza frequentemente formando il punto di partenza di violenti stati irritativi dt!ll'occbio, con tutte le loro funeste sequeie. Gli 'è appunto nell'idea di ovviare ai lamentati inconV'enienti, che in simile contingenza io non adopero il solfato di rame solido, ma pt·eferisco una soluzione più o meno satura del sale medesimo, perchè è più facile dosarn~ l'azione e ~he ·applico colle seguénti cautele. Messa a nudo la congiuntìvà palpehrale e quella di transizione estroflettendo Je palpebt·e e mediante il loro avvicinamento guarent.ita la congiuntiva del bulbo e la cornea, striscio replicatamente sulle asperità congiun-
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tivali con pennello intriso nell'accennata soluzione, vegliando accuratamente che nessuna porzione del liquido arrivi sopra punti della congiuntiva liberi di granulazioni. Onde evitare poi che neU'arrovesciamento dell~ palpebre porzioni del li~ quido non tocchino la congiuntiva 'scelerale e la cornea, dilavp 'diligentemente le parti, mercè replicati strisciamenti con un pennell.:> tuffato nell'acqua pw·a. Così operando, sono sicuro di ottenere a volontà quella modificazione che desidero e l'intensità della medesima mi è indicata da una tinta bigio- turcbiniccia più o meno satura che assume h &uperficie congiuntivale. Il paziente soffre nulla, se si eccettui un senso di costrizione pal pobrale che svanisce alcuni minuti dopo: se caso mai perdurasse, come qualche rara volta accade negli individui sensibili, si attutisce ben tosto, instillando nel sacco congiunti vale una goccia di glicerjna. So poi il processo tracomatoso si è trapiantato sulla congiuntiva bulbare e sulla cornea, allora impiego il eannello di solfato di rame strisciandolo reiteratamente sulle g ranulazioni palpebrali, senza successivi lavacri, appunto nell'idea di diffondere equabilmentc l'azione medicatrice del farmaco: che anzi nei casi di panno, non titubo punto, di strofinare direttamente il cJ·istallo di rame sulla cornea, facendovi però , susseguire l'instillazione di una goccia di laudano puro; per calmare la soverchia irritabilità delle parti. Di regola, nel tracoma recente ho applicato il solfato di rame ogni terzo giorno: bo lasciato un maggiore intervallo 1 nel tracoma inveterato. Non sono partigiano delle scarificazioni congiunt.ival i, perchè sebbene utili da principio per la deplezione d~ sangue che ar•recano, pure finiscono sempr.e per maltrattare la congiuntura già abbastanza logorata nella sua stt·uttura istologica della natura stessa della malattia. Se credessi all'efficaccia di un tale presidio cbiru1·gico, fra i diversi strumenti più o o meno ingegno~i costruiti all'oggetto, darei la preferen:a1 allo spianatore del Fadda, perchè raggiunge lo scopo con minore nocumento.
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Ho instituito una- serie eli esperimenti onde comparativamente studiare l'azione del cristallo di rocca e del solfato di rame: la superior·ità !'imase decisamente a quest'ultimo . . Ho pure esperito il lapis di solfato di rame che non presenta alcun vantaggio sul . cristallo di solfato di rame J?uro, convenientemen le maneggiato. Ho impiegato su lar·ga scala le docciature fredde anche nell'id ea di fo~·marmi un Cl'iterio· positiVO sul valore di Cfuesto compenso terapeutico. Queste, se mi parvero poco utili, direi anzi dannose, facendole direttamente agire nel sacco congiuntivale, for·se per l'initazione meccanica che inducono, mi tornarono invece proficue nel tumore palpcbrale e nella iperemia passiva congiunti vale, dit·igendole sulla. superficie esterna delle palpebre tenute chiuse. Che anzi in alcuni oggetti eretistici, solamente colle docciature fredde riuscii a vincere le ricorr·cnti ipermie della congiuntiva, refrattarie all'azione degli Ot'dinari asll'iogenti e devo anzi aggiungère, che dopo la esposizione forzata alla luce, costituirono il più valido presidio per vin~ere alcune ostinate fotof,,bie, concomitanti il tr·acoma recente ed inveterato. Nei casi non infrequenti di complican:t.e scrofolose cercai correggere le cond izioni generali dell'organismo col vitto ricostituente, coll'olio di fegato di merluzzo iodurato, cogli a;mari, coi ferrugin9si e coi bagni eli mare. Se è vel'o però che questi mezzi quasi sempre riescono a modificar-e .vantaggiosamente la discrasia scrofolosa, è parimenti innegabile clie alcune volle tale terapia non corrisponde ed allora il pratico è confinato sul letto di Procuste, da un contfuuo alternarsi di esacet·bazioni e remissioni che ritardano indefinitamente la guar.igione e quasi sempre fll1iscono per compromettere più o meno seriamente la funzione degli organi visivi. In questa emergenza, mi arrecarono un vero servigio il setone alla nuca ovvel'o il cautetio, impedendo il contln.uo apparire di efiioreseenze flittenolari sulla cornea e quindi permettendo di progr·edire attivamente all'uso del modificatore
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locale. Segnalo il fatto clinico, senza darne le spiegazioni più o meno plausibilii, per·chè sento che mi addentrerei in un ginapraio inestricabile. E giacchè qui cade in acconcio, amo esporre alcune mie .considerazion( sui va nfaggi che si possono ricavare dagli ottalrooluvi d'acqua di mare nella cma di taluni stati morbosi d~lla comea e sull'efficacia in genere dci bagni di mare nella ter·apia del tracoma. Le mie prime osservazioni in pt·oposito risalgono al 1866 e vennero instituite nell'ospedale di Cava : .le ripigliai più tardi n Livorno nel 1868, lìmitate però sempr·e allo studio dell'azione degli ottaltnoluvii: l'estate seor·sa ho ·potuto apprezzal'e l'influenza dei bagni dì mare, avendovi assoggettato venti tr·acomatosi. Sebbene non sorrette da un sufficiente numero di fatti, pure ecco sommariamente le conclusioni alle quali sarei arrivato. 1• I bagni di mar·c, sono egregiamente tollerati, purché non esista nella congiun tiva uno stato iperemico attivo : suole in questo caso svilupparsi un catarro più o meno marcato, che cede per·ò facilmente colla sospensione del bagno stesso. 2• Sotto l'uso dei bagni mat·ini ben presto scema il tumor·e palpebrale per l'attivata circolazione venosa e si riduce a minime iwopor·zioni il rilasciamento congiuntivale, tanto facile ad osserval'si nei sogg~lti linfatici. s· Quantunque non in motlo molto appariscente, pur:e la riduzione del neo:plasma tracomatoso appare agevolata dalle migliorate condizioni generafi dell'organismo. · 6, 0 Gli ottalmoluvi all'acqua di mare esercitano una salutar·e influenza nel caso di interc-orrenti corneiti scr'o~olose, che tanto sinistramente incagliano l'andamento del tracoma: sono utili nell'incipiente panno tmcomatico e riescono taJvolta di una efficacia vemmantc sorprendente nel dissipare le nebulosità recenti diffuse o circoscritte della cornea. In ogni modo lo stimolo che gli ottalmoluvi inducono è sempre omogeneo, dolce ed accetto anche agli occhi più l
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irritaNli e due volte sotto il pt·otratto uso dei medesimi ho visto- detergersi comee, deHe quali disperavo affatto vederne reintegrata la traspat·enza. Anche in quest'anno ne ho potuto osservare i benefici effetti nel soldato Castiglia che ridotto alla seinplice pctce• zione di luce per obnubilazione quasi totale della cornea da pregre'ssa che1·atite parenchimatosa, orditasi duranta. l'acutizzazione pu r·ulenta di un tracoma, nello spazio di due mesi, guadagna va tanto da potere senza guida girare libel'amente pet· le vie più popolose della città. Q\lantuuqlle monche, pure non credo sforn ite di un certo interesse pratico queste mie osservazioni; al postutto un esperimento eseguito su più vasta. scala potrebbe meglio, se utile, pl'ecisare le indicazioni di una -terapia ausiliaria, cbe io bo appena imperfettamente abbozzato. Queste furono le norme che mi guidarono nella cura del trac<::nnu. Devo però francamente confessare, che se tali presidii l'iusciro:w felicemente nel tcacoma recente, in genere fu sconfottante il successo finale nel tracoma inveterato; petchè è pue sempl'C una sgraziata terapia quella che non sa scongiurat·e oppu1·e agevola il sacrifizio di nn tessuto si impòrtaute quale si è la congiuntiva palpebrale. Gli individui radicalmente gmrili, vennero inviati in Jicenza di convalescenza onde meglio rassodare la guarigione e prevenire la facile recidiva n!ed'iante il benefico influsso dell'aria campestre e della vita libe1'a: tutti gli altri mano mano furono traslocati al deposito ottalmico di F'àlciano. Neoplasie congi~'ntivali. - Fut·ono osservati cinque casi d1 pteriglo mernbmnoso bioculat·e, del quale se ne pcaticò 1; escisione col peocesso Ol'dinario, facendovi susseguire metodiche causticazioni della ferita onde distruggere le esuberanti vegetazioni cicatriziali. 'L'a cma 'fu piuttosto lunga e la cornea nel punto di in...; set·zione della testa del pterigio non acquistò una completa tras pal'en za.
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MALATTIE DELL,\ CORNE.~, DE[;L'IRIDE E DEL l\'fUSCOL6 Cì:GLIARE.
Che?·atite e st6e varrie fo,·me. -lpòpio. ~ Frolasso dell'it·ide. - Opacità della co1·nea. -= Stafoloma cicatrùtiale. - Neoplasie corneali. - l rite panmchimatosa. - CicZite p arziale. Una scientifica classazione nosologica delle varie fotme colle quali si presenta l'infiammazione della cornea, riesce nella pratica assai malagevole, perchè diffi cilmente si riséontrano i tipi con cont-orni sì netti e spiccati quali sono desct'itti nelle opere dei pih cele}?rati oculisti. La istologia patologica, grazie al continuo incalzare di teorie che appena spuntate sull'orizt:onte scientiftco impallidiscono e tramontano, non ci offre una base pi(;lnamente sicura. L'illustre oftalmologo dell'Accademia Giuseppina di Vi enna, riferisce tutte l e aHet·azioni ·inflammatorie della cornea accessibili all'osservazione ad una prolifet·azione dei cotp~6scolt' dellct co~·nea stessa. Ma io domando, per-chè non potrà questo succedere p1·imitivamente negli elementi cellulari dell'epitelio che l'iveste la cornea? Non sono dessi organismi completi e capaci di una vita propda ? P~rtanto nelle ioce1'tez:t.e dell'oggi, è impossibile sbandire del tutto .le divisioni desunte dall'osserva~io no clinica e qui ndi conserverò la distinzione di cheratite pustnlare, quantunque, rjpeto, tale cl:lssazione non risponda alle esigenze della scienza pe1·chè non interamente basata sull'anatomia patologica. L a ohe?'atite pttstola1·e, apparve per lo più quale una irradiazione della congiuntivite flittenolare, col caratteristico corteggro dell'eczema scrofoloso al capo, al labbro, al naso e di una più o meno viva fotofobia. Il decorso fu lungo e t edioso p~r le ricorrenti esacerbazioni: terminava colla guarigione completa in quattt·o individui, mentre nei soldati Cucco e lVIartini fu impossibile evitare la perforazione della cornea, col successivo pt·olasso dell'iride.
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• secondo gli stadi di decorso e La cura locale fu diver·sa· delle esistenti complicazioni. Nella recente eruzione pustolat·e, se associata a sintomi di marcata 'i rritazione cigliare, ho praticato l'ìnstillazione di atropina e l'occlusione palpebr!lle; più tardi ho fatto uso ora delle spolvoraturc di calomelano ed ora della pomata di sesquijodm·o giallo di mercurio. Questo preparato, già da molti anni introdotto nella pratica dal prof. Polal'a· di Palermo, presta realmente dei veri servizi ed è superiore in efficacia al biossido di mercurio idrato, tanto in voga oggiciì nelle affezioni scrofolose della congiuntiva. e della cornea . La formola che meglio con·isponde è la seguente : P 0 • Sesquijoduro giallo di mercurio diligentemente lavato e polvel'izzato gl'amrna uno. Glicerolato di amido grammi trenta. Si applica, come tutte le altre pomate ci:fftalmiche. La tet·apia della discrasia generale non fu minimamente trascur·ata ed i mezzi consigliati a guatir·la fotono usati a nor·ma delle circostanze o di prevalenti indi cazioni: i mezzi ig!enici, l'alime~tazione camea, i bagni freddi per immersione e specialmente i bagni di mare, mi si mostrano i più proficui nel vincere la malattia. Cheratite znmteggiata. --- Poche volte mi fu dato studiar·o questa varietà di infiammazione della cornea. In un sol caso affettava lo strato anteriore al disotto della membrana elastica d~l Bowman : in tutti g1i altri evidentemente aveva sede nell'epitelio che tappezza la superficie posteriore della cornea. Piuttosto che colla sifilide, come asseric;ce lo Stellwag, io . l'avrei invece sempre trovata connessa colla discrasia scrofolosa. La cura, assai semplice. Instìllazioni middatiche e pomata di sesquijoduro giallo di mercurio : internamente, cura ricostituente. Gli o'ttalmoluvii d'acqua marina giovarono mirabilmente più tardi a risolvere le super·stiti nebulosità cot•neali. Occorsero tre casi di chet·atite pat·enclli'matosa, ma assai gravi, siccbè in pochi giorni la cornea assunse un colore
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opalino pi.ù o meno saturo con .ri~ltante diminu.z.iolle della facoltà visiva. Mi fu impossibile rintr·acciare un razionàle momento etiologico. U decorso luogo e tedioso. Nei primol'cli delll). malattia ho cer·cato ottenere la l'isoluzione ilella malattia colle instillaziooi di atropina e col sesq,uijoc,ìur·o giallo di mercurio: più tardi ho com.ba~tut~ le superstiU opacità corneali colle spolverature di calomelano, colle peonellazioni di tintura lebaica, coi fomenti caldi ed infine cogli ottalmoluvii di acql)a di mare. Questi ul~imi , si mostrarono eguali se non superiori in: efficacia ai mezzi accennati. Piuttosto freqqentemente si osservò la cherati'le sztppu-mtiva, e dietro diUgent.e esame ho quasi sempre potuto riconoscerne l'origine tranmrttica. Si presentò quattr'o voHe allo stut? di ~scesso e dieci al periodo di ulcera, assoch,1ta all'ipopjo in quattro individui. La malattia decorse in tut~i monoculare e fortunatamente si localizzò sem pre alla periferia clelia cornea. Dm·ante il periodo di acuzie, vennero largamente impiegate le instiUazioni middatiche,. le fr·izioni peri-.orhitarie eli unguento napoletano, e l'amministr·azione interna di purganti salini e di b evande minorati ve. P oscia, mi sono comportato di'{et·samente, a norma degli esiti diversi. Così negli ascessi circoscritti, nei guali già era iniziato il riassorbimento, cercai facilitarlo colla pomata di sesquijoduro di mercurio, che quasi sempre corrispose in modo soddisfacente. Io tutte le ulcerj, non complicate a ragguardevole perdita di sostanza, una volta ottenuta la detersione ho applicato il bendaggio compr·essivo fino a completa cicatrizzazione, mentre nelle ulceri a carattere torpido, nello scopo di risvegliaYe il processo di nutrizione della cornea ed accelerare iu tal modo la rigenerazione clel tessuto cor·neale, bo usato con maggiore o minore fortuna i fomenti caldi, le penne11azioni di tint,nra d'oppio, le l eggere toccate col lapis di solfato di rame. · L'ipopio, richiese una sol volta l'evacuazione artificiale del pus, mediante l'incisione della cornea.
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n prolasso dclt'ùide, fr1 esciso si pr·ima che dopo la. for· mazione dell'ader·enza al margine dell'ulcera: nei casi più Jjevi fu abbandonato a sè e curato col solo bendaggio compressivo . S lafiloma cicatrizia,le. - Interessante per il risultato fu la cura di uno stafiloma cicatriziale limitato, ossct·vaLo. nel sig. G.... sottotonente nel 60° reggimento fanter-ia. La distenzione stafilomatosa esiskote nel segmento superiore, aveva fortemente incut·va to all'innanzi la cornea trasparente, che on·,.ivasi obnubilata in tutto H suo ambito, meno in corrispondenza del qnadrante inferiore interno: la })EWcezione di luce era appena quaotitativa. 11 signor medico Dir·ettore al duplice scopo di dimionire la pressione endoculare c nello s tesso tempo apr·ire un ampio passagg!o ai r·aggi luminosi, institurva la il'idectomia, escidendo una larga falda di ir·icle dirimpetto la porzione di cornea rimasta complelnm eotc trasparente. I n seguito, colle puntur·e mulliplc e colla fasciatm a compr·essiva usate in permanenza, si ottenne l'appianamento della cicatrice stafilomatosa, sjcchè il paziente uello spazio eli t re mesi potò restituirsi al proprio Corpo colla rimozione quasi completa della deformità c con un grado di vista assai soddisfacente. Colle punture multiple e colla fasciatur·a compressiva veniva pure da me combattuta con successo la distcnzione slafil omatosa di una cicatr-ice leucomatosa piana sopravvenuta quasi improvvisamente nel soldato Savittieri, sotto lo sforzo d~llo sternulo. Opacità della C01'nl!a . - Come qua o là ho già accen nato, negli intor·bidamenti rccenli della cornea, bo a preferenza usato g1i ottal moluv ii d'acqua d i mare, che quasi sempre mi corrisposero bene. Nei casi refr·attar·ii a tale medicazione e sopratutto nelle macchie comeali un po' antiche, bo ottenuto soddisfacenti risultati dalle spol verature di solfato di soda anidro e dai collid i di jodUI'o eli potassio, usato con p e1'tinace insistenza. Giornale dti Medio. milit. ·1870. 34
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Ti·a le ,produzioni neoplasti0he,'• piacemi a·e ttagliatamente . registrare un c_aso di tubercolosi co1·neale, molto pii:t c4e non tutti gli oèu)isti nostra.ni e stranieri fànno buon viso alle: investigazioni instìtuite per la prima volta sù questa forma morbosa dal , prof. Arcoleo, nel 1862 e·· p~il tardi dal dottor ~radenigo nel' 1869: . Di Pasqua ·salvatore, caporale nel 52~ reggimento ·fanterià è figlio !:}i parenti tubercolosi ; fu sempre di malferma s al)lte e .nell'infanzia andò soggetto ad ascessi scrofolosi a.l. collo, dei quali ancor ne rimangono le vestigia. Nell'ottok@ 1868, senza causa apprezz.abile, comincia a soffrire di mal .d'.occlii e venne coQ. vantaggio curato mercè ini:itillazìoni midriatiche, e . spol.veratme eli calomelano. Il miglioramen to ottenuto però fu passeggero, sicchè ben presto di bel nuovo aggravandosi la. malattia, è costtetto ricoverare in questo spedale (31 apdle ·1 868). Nell'esame si riscontrano ambo le cornee, ·ma massime la s ioistra, dove disseminate di puntìcini, grigiastri circoscritt.i, perfettamente isolati f~·a loro' e dove di nuclei .di una sostanza - giallognola, privi eli alone iperemico: nel centro poi della cornea sinis tra fa protuberanza ~u·noclolo di sostanza colore biancoçalee, deUa-gt,.a ndezza d'ungrano di miglio, piutt osto con~iste,nte. Non esistono sintomi di 'n:ritazione cigliare e l'ammalato oltre la notevole diminuzione dì vista, accusa · una _ tosse secca, molesta, associata a dòlori vaganti di petto, s udori nott.urni· e ·progressiv:? dimagramento. Colla percussione e coll'~scb!fa· zlone s i riscontrano 'i ségni statici di una h1cipi'ente infì.ltra·Zione tubercolo's a dell'apice del polmone s iriistro. Colpita dalla specialità del caso e sovratuUo~dalla spieGata diffet·enza éhe l 'affezione cor·neale presenta'V:a colla cheratite pusf ulare e puuteggiata, richiesi il paret·e del signor medico Direttore, che sulla scorta di altri ·casi analo.ghi osservati e dìett·o aceut'ata valutazione di' tutte le circostanze conbòmi. tanti i.l. fatto moì'boso, giudicò :t rattàrsi di una tubercolosi. .·cameale · nei suoi · "di versi . periodi di evoluzione. Qui~1di il Di· Pasqua venne sottoposto a rassegna .e congedato.
o3a Ir-ide. - Bat•a fu l'infiammazione ·dell'iride e sempre di natu~·a siftlìtica. La cut·a locale ail:'atto meccanica, provoc3,ndo
colle ripetute instiliazioni di atropina la lacerazione delle sinechie poS.teriori se esistenti ovvero impedendone la form~iione colla artificiale dilatazione della pupilla. · La cura specifica basata sull'amministrazione intema delbfloduro di potassio e sulle frizioni mercuriali praticate col meto·do di Sigmuod: la guarigione si ottenne nello spazio di trenta a quaranta giomi. Nei casi di concomitante nevralgia del 5• paio, espet·imentai vantaggiosa l'ini c:~.ione ipodermica di atropina. 'l'aie metodo fallito nella guardia doganale Marinelli, nel quale alla cherato- i!•ite si era aggiunto una flogosi cit·cosct·itta del musèolo cigliare (ciclite parziale), ricorsi alla puraccntesi corneale ripe· tuta, che quasi sempi·e produsse la desiderata tregua nei dolori. ,3° MAL .\TTIE ENDOGULAni (acute e croniche). DIST URBI FUNZIONALI DELL' APPARATO SF.N%.JENT E LA LDC'P.,
Oongestt'one venosa 'Yetino-coroideale - Atrofia C(Yroideale Sclero·Co9·oidite posterio~·e -- Deg6nerazio'V!C pigmenfat·ia tipica della ~·etinct - R etinite ess?~dativa - Neu1·o-relinite essudativa - Emorragia della 1·etina -· Glioma della 'retina - .Eme9·alopia. Se scat·se furono le malattie endoculari cUJ·ate nella sezione, numerose ioveco ed assai interess~omti riuscirono le investigaz,ioni ottalmoscopicl1e instituite n.egli inscritti e nei militari entrati in osserva:6ione per allegati disturbi della facoltà visiva. A tali eset·cizi intervenivano i medici tntti addetti allo Stab.ilimento ed il s ignçH: medico dir:eLtor~ volle in un :;tpposto Atlante <lisegnare . i casi impronb1.ti di maggiore itÙeresse clinico, affinch è servissero alla comune istruzione. La. sezione venne provvista d.i un ottalmoscopio fi..sso, del ·quale se ne lamentava il difetto e mano mano si -acquistarono diversi st!'umenli che i progressi della scienza hanno oggi~ì l'esf indispensabili nella diagnosi dei vizi di t'.efrazione e dei
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di,f)turbi di ·accomodazione; inoitre, il gabinetto di let\tura fu a:rrjcchito del . magniAco Atlante ottalmoscopico di Libreich. Nella relazione trimestrale' della sezione osservazione, il dottor Prato ha ·d~scrìtto le più interessanti· lesion,i end_oculari riscontrate neglf insctitti e 'nei militari sottoposti ad esperìmerito, sicchè far·èi op era noiosa, se volessi dtorna.'r e sull'argomento: aggiungerò. soltanto come .il l>inocolo tubttlare incrociato, costt;uHo dall'egregio colleg~, abbia fornito ri.su.ltati di un valore 'matematico tutte le volte che vet'me esperito ne1Ja diagnosi della cecità monoculare. Tale instruni enbo, di ·facile costruzione e di pochissima spesa, abbastanza-elegante e 't!tscà:bil'e, servirà a meglio far di1Iondere fra i- medici militari l'ingegnosa ap,pllcaziooe medico-legale che . il distinto doÙor Guida seppe trarre dalle note illusionr ottiche deri· vanti dall'incrociainento degli ossi visivi. La, congestione clel fonclo oc·ulare coi sintomi della ip i~·emi~ V)3nosa retino·coroidàle, non mi fu dato oss·e rvarla che. una sol volta nel carabiniere Alessio Cal'lo. Costui , di .temperamento · sangnig~10, di valida cos'tituzione, godette sen1pre; un , Gttima vista: però, negli ultimi giorni eli carnevale avendo trasmedato nel bere vino, cominciò a p1·ovare una facile . stanchezza nel fissare gli oggetti minuti e massime nella lettun di èarattet'i ordinat·i di stampa, associata a senso di peso ai bulbi, a frizzi dolorosi alla radice ·dèl .nas'o éd· a facile. lagdm àzi.~ne. ' Ammesso nella sezione il 4 marzo presentò la faccia accesa, valido l'impulso cardiaco, il polso fr·equente, pieno, duro. Le. pupille sono pigre nei loro m'ovimenti ed ii ·paziente prova fenomeni aslenoscopici nell.a lettura del no 15 ·aèna sc~la di .Tiiger. Coll'esame ottalmosc.opicò si riscdntrario normali i mezzi diot,trièi, papille, di colore roseo .per fina at'l:)or'izzazione sanguigna : ·piuttosto turgidi'i vasi ~oro nari e , specialmente i tralci venosi'. Attnitel'so la retina, traspaiorw l vasi coroideali assai congesti, sicchè i'l ~'fondo dell'occhio presenta una tinta di Uh C'Olore l'OSSO carico; ten·· dente allo scarlatto (fig: C).
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P rescrissi le polvet·i .antiflogistiche di F rank, le docciature fredde ed i piedilu-vi senapati: con tali mezzi nel lasso di il dissesto circolaotto. giomi si dissipava' completamento . torio e l'i ndividuo ab~andonava la sezione completamente l'istabilito. L' atrofia della coroide che tanto frequentemente occorse negli inserì tti, soltanto due volte ci si offerse nei militari entrati nello spedale onde assoggettarsi ad una . Ctll'a . Entrambi i ricoverati (soldato Spiga e carabiniere Carenzi) accusm·ono un accorciamento graduale e progressivo della facoltà. visiva, con limitazione parziale del campo visuale: la malattia datava da vari anoi e pt·obabilmente aveva esordito coi sintomi di una r etino-coroidoite essudaÌiva. Il fondo dell' occ!lio, identico quasi {n entrambi gli occhi d,amendue, presentava • un aspetto mm·mo1·izzato a chiozze bianche e ner e, sulk quali v edevansi serpeggiat·e i -vasi r~· tinici: le papille ottiche lievemente deformate nella loro configurazione. Nel cacabioiere Carenzi poi la coesistenza di una infiltrazion e pigmental'ia (fig. A ) della papilla e della retina ci permise di studiare davvicino il modo col quale si effe ttua la cosi detta gene?·azione pigmentaria tipica, che alcuni valenti ottalmologi ritengono sempre di origine autoctona. In questo caso invece era evidente come il pigmento coroideale disgtegato nella sua c ontinuità dal lavorio int1ammatorio, avesse emigrato verao la retina, invadendo successivaJllente n campo papillare. Tali lesioni, superiori alle tjsorse dell'arte, motiv(lrono l'iqJmediata riforma degli anzidetti militari. La corvià'eite poste?·iot>e èoncomitata dalla flogosi della sclera corrisp ondente si riscontrò limitata ad un solo occhio (fig. B) nel ser·gente Moretti ed esteso ad entrambi i bulbi n_el. soldato 1\'Iiscio. In a mbedue si notava assai estesa la. distensione stafilo· matosà .del polo posteriore e molteplici i punti di atrofia coroidale nelle adiacenze delle papille. Venne sottoposto a
!JS8 1;~ssegna il sol~ato Mi sci~ p el' · la miopia progressi:va. l)iuo- ..
culare; deriv:aqte da ' tale affezione. Sei furono i' casi· d'i tetinite essudativa assoggettati a cura. eci,·in tUtti la maiattìa ~.eras( ordita in un modo. cosi lei1to e subQ,.olo, cbe sarenb.e passa fa innavver ti.ta, s.e . i disÙl; Ji.f fu n~ ziollali della 1;etina (dimi-nuzione· delFacuità visi va, :an òeb·biamento, cfrcoscrizione, interruzione del campo vfsivo )·rron avessero richiamat9 l'attenzione dei pazienti, ÌfliJUcen.ElÒli inv:ocare il s'occorso medico. La eccessi va intensità di illuminazione del campo visivo per luce 'solare. diretta ò-riflessa fil il momento causale allegato ·dagli infermi·: col più attento esame non mi venne dato rinvenire in alcuno déi mède'simi qualsivoglia vizio di. rifrazione come pme non riuscii a ricòiloscer-e alcuna traccia di discrasia sifilitica e ar.tritieà. Il quacli·o ottalmoscO})ieo della miùa:ttia pressochè identico in tutti: intor-biclameoto uniforme· cl ella· retina e dalla·' pà· pilla . velatura totale del limite posteriore della èot:oid·e,sicchè la località della papilla era riconoscibile soltanto' pet• l'em.ergenza del tronchi vascolari: assottigliamento delle ar· terie quà .e là sepolte dagli essudati flogistici e sviluppò a coi·oricino delle vene. Nel soldat<;> Bonomo del 29° re·ggimento fantet'ia era evidente la diffus ione del processo infiammatorio alla testa del net;vo ottico. (nervi te ottica) pel rilievo della papilla che ~oskavasi vivat_nente iperemizzata e disseminata di suggel· !azioni echimotiche (fig. D). D'urante il periodo irritativo -flogistìco, gli ·amn1alÙi vènnero tenuti in· una camera oscuta, usando ·contemporaneamérite le docciatme fredde ed i riv·ulsi vi intestinali: più ·t~çd.i cercài facil itare il .. riaS!)O!'bimento dei matel'ìtt.li essudati :.. ,._ . ' çolJe ù·IziQni rnercurialì pèri-orbitari(!; coll'anrministt?azione 'd el -cal~melano, del jodut·o di potàssio· ecc. ecc. · _ _T.~li f'comp~nsi, curativi impiegati càn p_e rtinace jnsistenza .çe} bersaglieri Rioli e Corbelli val;;eto a pì·ocurar·e loro una guar•igione completa e spero duraturà: . tutti gli alki il ris'ultato non fu egualmente lusinghiero, essendo residuata
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in
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una diminuzione m.:1ggiore o minore dell'acuità visiva. Pur troppo, se si \'ttole ottenere qualche vantaggio dalla terapia è necessarjo che la cura non venga intr·a-pr.esa tr·oppo tardi, gìaccbè in tale caso ove anche si arr·ivi ad ottenere il riassorbimento dei materiali morbosi, la retina già tl'oppo profondam ente alterata nella sua struttura, rimane sempre inetta a risponder·e alla sua funzione fisiologica. Una sol volta ci venne dato ossel'var·e l'emorragia della retina (retinite apoplettica Grti.fe) e piacemi qui 'tl·ascrivere Ja stot•ia c1inica particolareggiata, per·chè abbastanza interessante. Notaris Domenico, guardia doganale, d'abito eminéntemente pletorico, il giovedì gr·asso si ubriaca lar-gamente. Il mattino successivo nello svegliarsi, scopr·e una densa nebbia davanti agli occhi, che gli impedisce non poco la visione. Dapprincipio, crede tale disturbo passeggero: più tardi, aumentando l'annebbiamento, riparf). allo ospedale. Ha la testa Itntuonata e calda : tnrgida ed accesa la faccia : duro e pieno il polso: esagel'ata l'impulsione cardiaca: distingue a stento le dita di una mano. Esame ottalmoscopit:o. Occhio destro (midriasi ai'tificiale ""7 Immagine rovesciata). Mezzi diottrici, normali. Papilla di color roseo per flna inieziontl raggiata; vasi coronari, çhe d?, quella si spiccano turgidi di sangue, massime Je vene. Appena al disopra- ed un po'all'interno del sègmento superiore della papilla, si riscontra una cbiozza sanguigna, di fqrma irregolarmente circo1al'e, sito sul ramo intemo di divisione dcll'at·teJ'ia centl'ale della retina (fig. E). Occhio sinistro, uormale. L'indicazione terapeutica emergeva chiarissima dal carattere dell'affezione retiniana e dallo stato eli esaltamento .,del circolo che vi si associava e quindi la cura venne instituila coi l'ivulsivi intestinali, coi deperimenti cardiaco-vascolari e coll'occlusione palpebra1e. L' esito corrispose pienamente, siccbè venti giorni dopo l'ammalato lasciav.a l' ospedale, colla vista comp~e.lamente reintegrata.
540 L'esame ottalrnoscopico instituito il giorno innanzi il suo lice.l}ziamento) ne J?OStrava la completa scomparsa dal fogolaio apoplettico: in suo luogo, esisteva una macchia giallognola assai sbiadita, appena discemibile (fig. F). Il soldato Mattianda affetto da glioma bene caratter-izzato della retina, venne sottoposto a rassegna. Ai disturbi funzionali d ell'apparato seoziente la luce appartengono diecisette casi di eme1'alopia. A meglio parare come la natura di quest' affezione sia da riporre in una astenia della retina, valga l'osser vazione elle tutti gli individui soggetti a tu le malattia, si trovavano stremati di forze ed in condizioni di deteriot'amento organico per pregresse febbei palustri. L'esame ottalmoscopico mi fornì sempre dei dati n egativi. In sei individui ho impiegato la faradizzazione preconizzata dal p1·of. Arcoleo, servendoroi però della corrente della seco:;da elica, che conispose rapidamente in uno, due, tutto al più tre sedute. Sgraziatamente guastatosi l'apparecchio elettr·o-magnetico, ho dovuto interrompere gli espel'imenti. In tutti gli altri emeralopi quindi ho impiegato i vapori di fegato di montone, col solito favorevole risultato. 4° 1\I.L~LA.TT{f:) DEL CRISTALLINO, DELLE P ALPEBRE, DELLE VIE LACRIMaLI , E DEL'L' ORBITA. -
TRA.U~U .
Catamtta .t·rm,màtica - Blefarite ta1·sale e cilim;e - Epifora - B lenorréa del sacco lagrimale - Flemmo11e orbitale - Ferita penetrante del bulbo.
Traslocatevi dall'ospedale di, Trapani, entrava nella sezione il soldato Granai del 13" fanteria per cataratta completa a destra, sviluppatasi in seguito ad accidentale contusione del bulbo ocular·e corrispondente. La mancanza di percezione qualitativa della luce e più l'assoluta deficenza dei fosfeni d dissuasero da ogni imprendimenro chirurgico. La blefarite tarsale (orzaiolo) venne curata cogli epitemi
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fveddi nel periodo fl~mroonosp e coll'incisione avverata appena la. suppUl'azione. Nei pochi casi di blefarite ciliare accorsi, non bo mai potuto, mediante r esame microscopico delle c~g)ia, riconoscere il parassita vegètale (1-2 mioelii sporec a lunghi articoli) ammesso da alcuni oculisti; invece l'intonaco gelatìnoso cbe riveste l'origine del pelo e l'accompagna nella avulsione, lo trovai costituito da un ammasso stratificato di cellule epidermoidali, nei diveesi periodi di vita. Ho sempre pt·aticato la depilazione, facendovi susseguite la strofinazione sull'epitelio. palpebralo della pomata di Janin. L' ulcet·azione concomitante del bordo palpebrale venne curato con tocchi , di pietra infernale e le docciature fredde altemate colle temporanee pressioni digitali valsero mirabilmente a dissipare la tesiduale tilosi del margine palpebralo. Il caporale Lagrassia, affétto da epifora bilaterale per atresia dei punti lagl'imali e consecutiva obliterazione dei. duW lagt·imali, venne liberato da tal fastidiosa infermità, mercè la instaurazione chirurgica di un solco immittentesi nel sacco lagrimale, .scolpito nello spessore del bordo interno palpebrale. Nella blenorrea del sacco lagrimale, a norma dei casi, si usarono le ini e:~:ioni modificatrici collo schizzetto di Anelio. ovvero si rkorse alla spaccatut·a dei condottini lagr·imali col metodo Bowmann, modificato da 'Veber. Quando il ca· t!liTO dbl succo congiuntivale non è inveterato ed ancora un tal poco pervio si ·presenta il Jutto nasale, amo meglio esperire l'iniezione di liquidi. ash'ingenti attraverso i punti lagrimali. I nfatti questa pratica fu coronata da buon successo in due individui. Nei casi invece dove il catarro dura da qualche tempo e perfettamente ostruito appare il canale na· sale, soglio r icorrere al metodo di Bowmann che ho trovato abbastanza afficace ne'sudi effetti. Il carabiniere Magna, affetto da tumore lagrimai e bila:teralè, assoggettato a quest'atto operativo del sig. medico direttore, guariva . radicalmente .nello spazio di v-enti giorni.
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Con. egual successo era da me operato il soldato 'I'ortorelli del 54" reggimento fanteria. H o notato come la guarigione si ottenga più rapida, squarciando ampiamente i condottini lagrimali, fino a prolungare l'incisione al di dietro del bordo posteriore della caruncola lagrimale come pure ritengo che i dilatamenti s uccessivi colle tente graduate, non devono esset·e ripetuti con troppa insistenza. Appena si è cer ti di avere attmversato il dutto nasale, v.tl meglio o collo scbizzett.o di Anelio ovvero colle inspirazioni profonde fatte a bocca chiusa, far penetrare nel sacco lagrimale un liquido astr·ingente, fino a camplela guar igione della mala ttia. T ra le lesioni traumatiche, rammenter·ò la fodta penetrante del bulbo oculaee sinistr-o rilevata dal bers::~glie re R oligliano mentre sche1·zava con un suo compagno alla scherma di b astone. L a buccia scleroticale era squarciata nel s egmento s uperiore ed atLravet·so la ferita faceva ernia l'umor·e vitreo; il trauma era stato seguito da immediata eù irreparabile cecità pet· dissesti endoculari che fu possibile apprezzare s tante un esteso emoftalmo. - L'insorgente panoftalmite ebbe un clec·esso relaLi" amente mite ed il processo atrofico del bul bo si effettuò senza apparizione della temuta ottalmia simpatica da parte dell'occhio sano. Nel soldato Venturi, del corpo moschettièl'i, ebbi la sod(lisfazione di vedere sotto un energico trattamento antiflogis tico, rapidamente risolversi un minaccioso fle mmone orbitule a sinistra, arditosi diedr·o cause reumaLizzanti. Fipalmente entrarono -in osset·vazione undici militari per disturbi pit1 o meno notevoli della facoltà visiva. Di questi quàttro vennero pt•oposti a rassegna pet· inamovibili l esioni · orga~1ic~e della cornea o Q. el fondo oculare: tutti gli altr·i furono rinviati al corpo o perchè non esistente l 'allegata infeemità, ovvero se esistente perchè non raggiungeva il grado presct·itto dal regolamento per moti varne la rifor.rpa. N. B. I..o figure ott:thnos<.-opicbo (che por ragioni economiche non potremmo riprodurre) contenute n·ell'anoessa t~tvola erano st.at<> disegnate dal vero dall ' egregi :> <lottor Puttini medico d i reggimento nel 7° gt·aoatieri. LA. RF:oA?.lo>!R.
Prospetto statistico (lelta sezione otta'blnici Dal 1 • aprile ·1869 a lulto il marzo ·1870.
GENERE Dl MALATTlA
6113'1 137 ·1331 )) Congiunti vite semplice . 8 .8 H 6 ·l 4 )) id. puruleuta . )) 1. 23 24 23 )) id. pustulare 11> tl7 72 29 9 2 29 Tracoma . . • . . . . n 5 5 U1 » » » Neoplasie della congiunti va Cheratite pus tol:\re. . . 2 4 6 51 )) 1 )) )) 3 3 3 )) • )) id. p11n teggiata " ·14 14 13 » )) )) iù. suppumtiva » 3 3 2 1 » )) , id. pareochimatosa » 3 3 3 » » ,, Opacilà della cornea . • 3 3 1 2 » )) Prolasso dell'iride » 1 i i » » ~ Stalìloma cicatriziale. l " 1 1 " " 1 ,, Tubercolosi corneale » 2 2 2 )) )) )) Corpi stranieri . . . Trite pare neh imo tosa . Sinecbie posteriori . . . . Congestione reliuo-coroideale Coroideitc at-rofica . . . . :: ;5 ;ts ::1 :: Neuro-relinile essudaliva , ts » )) )) Relinite essudaliva . . n 1 •1 1 >> ,, >> Emorragia della retina . )) 1 ·l )) )) ·t )) Glioma. della relina . . S\u.ftloma sclero-coroideale post. Miopia . . . . . , • , 17 ·17 17 » )) ,, Emeralopia . . • . Cataralla traumatica . : :: :: Orzaiuolo . . . . . • Blefari Le r.igl1aro . . . . . 1 1 :: Ciste dormoidett delle palpel~rc Blenorrea del 5acco lagrjmale Epifora. • . . . . • 1 1 1 » » )) F:lemmone orbitalo ,. 5 a 1 • 2 , Traumi in genere In oss~vazione 11 7 • 4 , 29 336 3G5,289 22 - ; TOT.I.Ll ))
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RELAZIONE '
JJeZ sig. ispe'lto1·e comm. Cortese s1ùle sette memorie p1wvenute in temz'o utile pet concorrere aZ premio RmeRr sul tema: TRATTARE ON
ARGOMENTO
QUALSIASI D'IGIENE M1LlTARE1
e conthinsioni relative state conc01·demente adottate dalla C{)mmissiotte 1wminata 1tel seno del Consiglio .stesso pe1· l'aggiHdicazione di detto p1·ernio in L. 1000. Se v'è un argomento cbe pr·esenti un inte~·esse pratico per l'adempimento effìcaee degli uffici del medico militare in ·pace ed in guel'ra, quello è certamente che riguarda la preservazione della vita o della sanità delle truppe. Questo interesse si è vieppiù rilevato nelle recenti campagne per guisa che tutte le nazioni pitl belliéos'e dei giorni nostri banno dato un nobile esempio dj seriamente occup:;trsene, proponendo od adducendo miglior·ie intorno a tutto ciò che ha un'attinenza alla vita, alla salute, alle occupazioni, allo alimento ed ai ricoveri del soldato. Un tema sull'igiene militare era perciò il pitl appropriato dei quesiti, che il Consiglio superiore di sanità potesse proporre nell'ultimo concorso al premio Riberi ; era anche il più opporthno dopo i molti quesiti che sono stati prescelti in addietro intomo alle lesioni ed alle malattie alle quali è soggetta questa classe dell'umana società, a preferenza di ogni altra di eu( si compone la popolazione dello Stato. P roponendo pertanto l'enunciato tema il superiorét Consiglio si adoperò a che lo stesso co.n ispeciale avviso (Nòta N° 9, 19 gennaio) venisse dal Ministero della guerra promulgato nel Gio1·nale Militare dell'anno 1869, e riprodotto quindi nel No 1-3 del Giot·nale di medicina militat"e. Questa scelta fu fatta colla persuasione cbe, in vista delle diffuse e pratiche elaborazioni uscite testè in luce presso le estere nazioni, la nostra potesse mostrarsi degna del posto che acquistò di recente uel consesso europeo, e singolarmente se ne mostrassero meritevoli i membri che ' formano
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parte integrante della sapienza medica destinala a regolure e conservare la sanità delle truppe. Libero ciascun concorrente di estendere le proprie viste a tutlo il vastissimo ar·gomento dell'igiene militare, o svilupp::u·e soltanlo una parte essenziale di tale ramo scientifico in maniera per·ò da costituirsi a fondnmento di fuluri miglioramenti possibili, il Consiglio fissò al 31 mar·zo p. p. il tempo util e per la presentazione deUe memoz·ie, da essero quindi a tempo opportuno da apposita Commissione studiale, comparaLe e discusse per· l'assegnazione del premio. E fu appunto den tro l'indicato tOJ·mine cl1o gli furono ·presentate sette memor·ie coll'or·dino che vengono qui sotto sognate: I. - Piccolo catechismo igienico per uso del soldato di tena, coll'epigr·a(e - Lltpides et ligna ab aliis aecipio - A edificii ex!mctio tota nostm est - A1·chitectus ego sum, secl materiml~ varie w1dique condu.xi. Lwsm. MtmORI.\
MEMORTA. II. Sull'igiene del soldato, coll' e~igr·afe L abm· omttia vincit improbus. VIRGILIO, Gem·g.
}!E~WRL\. IIL - Letture igieniche ad uso clell•eset·cilo, coll'epigrnfe - Vivere è di tutti, viver bene di pochi, vivere con scienza e coscietiZlt di pochissimi. MANTEGA7,Z \.. 1\IEMORt.\. lV. Il soldato di fanteria di fronte a l nuovo armamento coi fucili a retrocarica e conseguenti manovre a passo di corsa, coll'epigrafe - Fo,·titnclinis· qztacclarn praecepta s~tnt ac paene leges qztae eftàemina,.c vintm vetant in dolon CrcEROl\'E, De finiùus, li b. II .
V. - Sull'aereazione degli Sl)eda1i 1 coll'epigrafe L 'm·ia impura è più pet·icolosa di un cattivo cibo.
. MEMORIA
-
MàNTEGAZZA.
L' a1•ia pura è il migliore àei balsami. - Con fìigure intercalate ed un atlante di 22 tavole. CoRTl':SE . M EMORIA VI.
•
- Consigli ai soldati sull'igiene della nutrizione, <'Oll'epigrafe - Chi uon fa tlon falla.
!)46 M EMORia VII.
- Guida pet· riconoscer·e la bontà, lo alterazioni e le falsificazioni delle sostanze alimentari, colla epigrafe - Alla fi siologia il regime alimentare, alla chimica la 1n·atica della alimentazione. - Con tre quadri sinottici. I membr·i del Consiglio costituenti la Commissione esaminatrice, dopo matu!'a cognizione e discussione degli anzidetti l avori, tutti più o meno voluminosi e nella massima parte elaborati con istudiata sollecitudine, si raccolsero il giorno 6 giugno in apposita seduta per disl.!utere sul merito delle singple memorie, e deliberare intorno \11 conferimento Ciel premio. Le risultànze delle discussioni vengono esposte qui sotto, a seconda del valol'e scientifico che ai membri esaminatori parve di dover assegnare a ciascuna. i\fu~ronu
I. -- L apides et ligna, etc.
Esposta sotto forma di dialogo, risulta di una prefazione e di capitoli tisguardanti la desc!'ii ione topografica clel corpo umano, degli apparati ed organi animali non che delle loro funzio ni. A quelle descdzioni tien dietro l' igiene speciale degli organi, qneiJa delle ·caserme, della nutrizione, delle eset·citazioni corporali e del riposo; finalmente quella ·dei campi d'istl'llzione e di battap:lia. L asciando a parte la discussione sul l a fol'ma data dal l'autore al s uo lavor·o, cioè a domanda e risposta, la quale fa r·ebbe supporre che dovesse esse re appresa a memoria da ogni soldato, certamente oltre il limite che in generale assegnasi alla relativa sua intelligenza, si è dovuto riconoscere contenere parecchie cose buone e chiaramente espresse, difettosa parò in altre per pratica espe1·ienza e per precetti utili ed applicabili allo scopo del programma p roposto. Come l avqro s0ientifico questa memoria, sebbene concisa ed elab orata còn uno stile !Jiano ed intelligente, non fu giudicata meritevole di premio. · Lasciò tuttavia un'impressione favo revo~e negli E'samiuatori sulla capacità dell'autore a lavori di maggior lena, quando colla pratica più ·matura avrà
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:acqnistate cognizioni più estese e più app1·opriate ad ùn'applicazione giusta del servizio medico pl'esso le armate; e perciò deliberò di accennat·e pubblicamente e con qualche lode alla memoria stessa, a titolo d'incoraggiamento all'autore, cbiunq11e egli sìasì, affinchè continui ad occu parsi alacremente dello studio di queste ed altre materie che banno rapporto colla salute del soldato. 1VlEMORCA. IL
-- L abo1· omnia vincit, etc.
Questo scritto, il più lungo e diffuso di ogni altt·o, pieno di annotazioni in parte erudite, in pa1'te esplicative dai concetti annunziati, può dirsi un aggregato di molte memorie che ti'attano a parte i molteplici m·gomenti di cui un trattato d'igiene militare è composto. Da ciò deriva che l'opera pècca di prolissità e spesso anche .di ripetizioni soverchie. li primo ca pitolo, che forma introduzione alla memoria, può considerarsi elaborato con amore, sebbene divagato in eccessive generalità. Nc.n sarebbe poi abbastanza provat<t l'asserzione dell'autore sul degradamento sofferto dalla razza umana nel decorso dei secoli, nè forse coerente agli studi antropologici che oggidi si coltivano con tanta sapienza. l.'Iolte cose giuste e pregievoli espone intorno a11'educazione delle diverse et~\ e sulle tendenze odierne dello spirito umano . A:ncbe sulPar'gomento dell'alimentazione l'autore si è diffuso co11 utili cognizioni di chimica organica, prendendo in esam:e speciale i diversi cibi di cui l'uomo in gene1·ale, e più specialmente il soldato suole far uso, sebbene nei suoi giuqizi l'autore lasci tal volta intravvedere più presto il proprio gusto e le sue abitudini personali per applicarle alla comune degli uomini. Malgrado però queste mende non può negar::~i un mèrito al suo lavoro, nel quale sono espressi anche concetti che potrebbero meritare un'applicazione prati-ca, specialmente secondo i tempi e le località. 'fratta con cognizione di causa il soggetto dell'abbigliamento, degli esercizi , ~ ginnt~,stica, scherma, caserme, infermerie, ccc. rive-
tS48 Jandosi pratico del servizio militur·e e giusto apprezzatore di molte cose che n questo sono a.tLioenli. L'autore intarsiò il s uo lavoro di molta er udizione più anli<:a che modorna, trascurando quasi sempre le nole pubblicar-ioni di cose spettanti alle ultime guerre. N ò sempre è coerente nei pr·incipii espressi in altr·i suoi capitoli, nò d'altronde abbastanza al possesso di alcune cognizioni modoro e. La Commissione non pertanto unanime an·isò cho questa Memor·ìa meritasse d'esser presa in considerazione per il conferimen to d'una menzione onorevole.
Compilata sotto forma di letture igieniche ad uso dell'esercito, questa memoria, d'altr·onde scr·itta con stile semplice, chiaro, popolare, pecca come la prima nella formo, e nello scopo. - L'applicare alle masse questo genere d'insegnamento popolare, come s i farebbe dalle cattedre pubbliche, quantunque fosse desiderabile, non è in massima d'una esecuzione }Jossibile, nè forse compensato da un corl'ispondeulo profitto. - È forse per questa forma dat::t al s uo scl'itto, che l'autore dovette discendere a certe descrizioni ana lomiche e fisiologiche, le quali nè sarebbero comprese dalle persone di mediocre is truzione, quali sono in genet·alc i sol dati comuni, nè tro,,erebbero appl icazione aggiustata ai precetti che, a dir vero, in molti luoghi sono saggiamente raccolLi c con· sigliati. - Tali sono in particolare alcutii che banno rapporto agli elementi cd ai caratteri fisici per ricouoscerne la qualità; altri s ui soccorsi nei casi d'infortunio o su alcune massime igieniche. - Per questa forma medesima l'auto1·e si è dovuto condannare a certe particolarità che sanno talvolta del puerile, e che perciò p osero la Commissione nella cir" costanza di non poter accennar aJia memoria 3a fuorcbè con una crualche parola di lode, a titolo d'incoraggiamen lo, siccome pet· la memoria N • 1.
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lV.ill:tvtOIUA IV. -
Po?·tit.,tdinis qttaeétaim· precépta, etc.
Fn dispiacente la Commissione di non poter clir altre.tt'.lnto di questo scritto, cbe ha per titolo il soldato di fan· teria eli ft·onte al n·u,ovo a1~namento, etc : per•ciocchè non ha trovatò nnlla che s'attagli àl titolo ed al soggetto impreso a trattare. - 11 lavoro in generale non rivela nell'autore un uff:ìziale s::mitario molto addentro nella pratica del sel·vizio. Ondechè concordi li membri della Commissione convennero che tale memoria non méritasse ncpvur un cenno d'approvazione. MEMORIA
V. -
L'a1·ia imputa, ecc.
Limitandosi l'autore di questa pt'cgevole memoria ad uno dei punti più importanti della igiene militare, a quello cioè dell'aereagione degli spedali, ha potuto esercitare in esso maggiormente lo studio e l'ingegno di cui si l'itiene a dovizia fornito, ed esaurire completamente il tema ch'egli s'era proposto. - P remessa una introduzione assai giusta e concisa, entm, nel soggetto diviso in tre bene elaborati capitoli. Il priìno che discorre sulla ù?;(ezione nosocomiale, tratta dell'agglomeramento e della infezione putrida, dell'aria e dell'acqua come veicòli dell'agente d'infezione; il secondo a·estinato a11'aereazione delle infermerie, assegna lo spazio superficiale e cubi.co necessat·io per ogni letto, espone la teoria e la pr·atica dell'aereazione con o senza riscaldamento artificiale, () mediante la véntilazione forzata, Ja quale ultima però l'autore vorrebbe assolutamente proscritta; il tèrzo, l'ivolto a mezzi di aereazione del compltsso clelZo spedale, prende a considerare l'Uhicazione e le disposizioni ~rchitettoniche per gli. speda!i ,permanenti e pei temporari. Quest' ultima parte è co!'l'edata di tavole .rappresentanti le diverse fogge di costru~ion:e dei detti ospedali in· Germania, Ingliilterra, Francia ed Italia stimati i più acconci alla buona igiene, non escluse le hamcche 'è. tende, i ricoveri apprestati sul campo, ·ecc.,, nelle più recenti guerre degli amel'icani e dei prussiani. Oio1·nale di.Medic . rnilit. t 870
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!)i)O
La scelta erudizione che si trova sparsa da per tutto in questa mémoria, l'aggiustate~za dei principii tanto di chimica e di fisica, quanto di pratica medica soda ed illuminata, l'~c}lme della ct·itica, il giusto criterio d'apprezzazione, la concìsione dello stile improntato di chiarezza e di precisione, banno lasciàto nell'animo degli esaminatori la persuasione che quest') scritto ha in bello ed utile modo esaurito l'argomento e corrisp9sto pienamente allo scopo de~ programma. Fu quindi la Commissione di unanime avviso éhe esso meril asse sovra ogni altro l'onore del premio. :.'iiEMORL\ VI. -
Chi non fa n.o1z falla.
Anche questa memoria assai lunga ò una specie d i cate· cbismo popolare, sotto forma di consigli sull'igiene della m~ t,·i$ione. - Come tale è redatta con u n' elocuzione popolare che cade spesse vol te nel volgat·o e nel frivolo . - Allorchè l'autore entra nel soggetto delle sostanze alimentari, questo stile, tolto dai trattati diversi e moltep1ici di fisiologia, si presenLa tutt'altro che popolare, stante la moltitudine delle idee di chimica organica, non scmpr·e abbastanza cot'retta. meute esposte, nè bene accomodate al soggetto. ~ Sebbene molte cose giuste si trovino seminate in questa lunga me· moria, ciò non di meno si ha sovente a lamentare il disor· dine con cui sono distribuite, e la poco chiarezza mediante la quale sono esposte. La commissione fu pe1·ò .spiacente che cotesto lavoro, il quale deve aver costato molta fatica e sta a prova del buon volere dell'autore, non possa meritare neppure un cenno di lode. MEMORIA VII. - Alla fisiologia il 1·egm~e, ecc. Questo lavoro assai dotto e pregievole in quanto a chimica organica, esce dall'argomento che forma base del programm!l, e non corrisponderebbe direttamente allo scopo del quesito proposto. Divisa la memoria in capitoli concernenti gli aliment) ani-
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mali, i vegetali c le bevande, eol corredo di tre prospetti sinottici sulle ricerche ed analisi chimiche, la memot·ia di questo concorrente si occupa di tutte le sostanze alimentari, in uso, sotto il punto di vista della chimieà, di cui l 'autore mostrasi esperto ·conoscitore. A.\•rebbe -però il medesimo meglio raggiunto lo scopo prefissosi se si fosse soffermato più diffusamente n el porgere i caralleri fisici ed i vet·i criterii che servono a distinguel'e le buone dalle men buone carni giusta la specie e l'età degl i animali, tenendo in ciò conto delle abiludini alimentari dell'e· sercito e delle disposixioni già emanate onde riuscire in quella parto acl una vera pratica utilità. Si sarebbe del pal'i desiderato che, nel parlare della conservazione delle cami e dei vat·i metodi introdotti nell'uso odierno per tale conservazione, avesse fatto un meeitato cenno del farmacista militare sig. Dompé, il di cui metodo fu nhbastanza diYnlgato in Italia e l'iscosso parole d'encomio. Non ostanJc_ le anzidette ed altre lievi ni.ende, Ja Commissione fu concorde nel riconosccrJ che, sotto il punto di vista chimico, la memoria ·eta degna. di speciale considCJ·azione e meritevole anche d'essere onorevolmente menzionata, inquanlochè con poche aggiunte poteva cosli\uirc un buon vado mecwm pcl perito chimico nei casi d'applicazione all'igiene. Dietro esame aècut·ato, di cui nel presen te processo verbale si sono compendiati i ragguagli, il consiglio venne nell'unanime deliberazione di accordare il premio alla memoria n• 5 che porta per titolo l'aerea~ione degli spedali, e quindi aper·ta la scheda, si trovò esserne autore il dott. cav. Vir· gi:nio Da Vico medico di H.eggimento. Trovando poi pregevole ed elabontta con copia di cognizioni, sebbene prolissa, e difettosa in alcune parti, quella segnata col n • 2 sttn'igiene del soldato, fu esso concorde nell'assegnare all'autore di detta memoria la menzione onorevole. - Ed aperta la scheda· vi si lesse il nome del dottore Montanari Luigi ·medico di reggimento. Stimò anche meritevole, . per gli speciali s uoi pre~i, della
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menzione onorevole la memoria 7"' sebbene di soggetto esclu· sivarnente chimico, ed aperta la scheda si trovò apparteriere al dottore Aurelio Facen farmacista aggiunto. Apprezzando oltrccciò gli sforzi fatti da _due altri concorrenti per !·aggiungere il loro scopo, e coll'intendimento d'incoJ·aggiarli con una voce di encomio che poss~ animarli ad occuparsi più felicemente in avvenire di studi re1ativi all'arte loro, in guisa di rendersi degni di fnturi premi, il Consiglio ba stimato conveniente di accennare in ordine di merito se~ . condario alle due memotie segnate col numero d'ordine e con le epigrafi seguenti : 3"' Vivere è di ttttli ecc. 1• Lapides et Ligna ecc. Firenz"e, addì 13 giugno 1870. Il Relat01 e CORTESE.
l l Preside?ite de~ Oonsiglt'o snpe1·iore militare di sanità COMISSETTI.
RICOf{DI STORICO-CLINICI PER SERVtnE ALLA PATOLOGIA DEL 'flFO E DEELA FEBBRE TIFOTDEA
per il ·medico di reggimento dott. SitVAM SANmii.
Che iò venga oggi a parlarvi di un soggetto già. ampiamente Noi siamo qui. adunati per istrùirci a vicenda, per comanicarci scambievolmente le idee, per esprimere liberamente i nostri sentimenti, per manifestare i dubbii, che possono per avventura tenere agitato l'animo .nostro. Noq. temete però che sia mio divisamento di molcstarvi e di stancare la vostra attenzione con punti di scienza questionabili o discutibili. Io voglio soltanto a grandissimi tratti ricotdàr_vi ~e prmcipali peripezie, che ha,nno patito fino ai g iorni nostri li tifo e la febbre tifoidea colla brama di esporvi cziandio alcuni pensieri generali, da cui ho speranza che possano ricavarsi delle deduzioni di non poca importanza e di non lieve utilità. tra~tato e discusso non vi sorprend~, o signori.
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Nella stm·ia della· umanità soffet•ente- corre un non breve periodo, nel quale il tifo non si presenta che comè una semplice signifìcabione sintomatica. Con Sauvages e Cullen il tifo s'innalza ad entità mo1·bosa. e prende posto fra Je febbri continue. ~la. dalla pilt alta antichità fino al secolo decimosesto de1l'èra nostra ogni qualunque malattia epidemica, che uccide un numero grande a:individui, prende il nome di peste o di febbre pestilenziale. Q~wsto secolo fecon do di grav~ avvenimenti epidemici apre· un ~uovo periodo, nel quale la peste o febbt:e pestilenziale va gradatamente perdendosi e sorge la febbre petecchiale. r.a puola tifo, poco usata durante l'antichità e meno ancc,ra nella età di mezzo, si rende oguora più comune nei t empi moderni e si gene1·alizza durante le grandi guerre Napoleouiche, designando in special modo il tito delle armate. Dopo questa epoca i me· dici usano in<liffcrentemente e senza distinzione le-denominazioni di (;ifo semplice, di tifo della guerra, di. tifo dei campi, di tifo castrense, nosocomialc, navale, di tifo petecchiale, di febbre petecc~1iale, di tifo esantema.tico, di dermo-tifo. Colla rovina del primo impero Francese diminuiscono e cessano le stragi del tifo, eèl incomincia uu terzo periodo, in cui, conservata ancora questa parola, si dà vita alla febbre tifoidea. La scoperta della lesione in,testinale cost.ituisce un grande avvenimento meclico, che, so·prattutto in Francia, fa dimenticare il tifo, il quale, al dire dì Lasègue, viène per cosi dire spogliato del suo diritto alla sua. esistenza nosologica. Con Prost, Petit e Serres le alterazioni caratteristiche . dei visceri ftddominali e particolarmente delle • glandule intestinali sono confermate e la febbre tifoide, il tifo della pace, separata dal tifo dei campi, non è che l'enterite follicolosa. Il tifo addominale, il tifo intestinale, la dotinenteria, l'ileo-tffò prende postò definitivamente nel quadro nosolÒgico. S~otl finire della prima metà. del secolo decimonono ha principio un quarto periodo, in cui apparisce la febbre ricorrente. Laroedicina contemporanea scpàra la febbre· ricorrente o replicante colla !C'Ua varietà biliosa dal t.ifo esantematico e dalle l'emittenti p&1ustt'i e biliose, con cui essa è stata confusa, e a1 tifo remittente e bilioso assegna un distinto tipo morboso. Per la esistenza notata, rico-nosciuta ed ammessa di uno stretto ·lègame fra la fame e lo sviluppo del tifo ricorrente, questo riceve la denominazione di febbre della fame, di tifo famelico. Ecco dunque
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dalla peste o tifo pestilenziale separato e distinto il tifo esantematico o febbre petecchiale, e da quésta separato c distinto l'ileo-tifo o tifo addominale e il tifo ricorrente e bilioso. Ma gli spiTiti non sono assicurati e l'Accademia Reale di Medicina di Parigi mette a concorso nel 1835 la questione della identità o non identiti~ del tifo e della febbre tifoidea, non conferisce il premio ad alcuno dei concorrenti, ricompensa con larga munificenza l'autore di una memoria, in cui travasi stabilita 13 identitù. delle due affezioni, accorda una ricompensa an•autorc di altra memoria, in cui' è formalmente conchiuso che il tifb e la febbre tifoidea non sono che due stati morbosi distinti, non astante alcune apparenze di rassomiglianza nella sintomatologia e con tal procedere di giudizii l~scia il mondo medico in una incertezza maggiormente penosa. La campagna di Crimea, celebré per tanti avvenimenti di ordine militare e medico, non risolve la questione, non pone fine alla disputa, e il Consiglio Sup01·iore Militare di Sanità in Italia apre nel 1863 il concorso al premio Riberi domandando ancora molto opportunamente e con somma saggezza se il tifo .e la febbre tifoidea sono malattie fl'a loro distinte o non sono piuttosto che una forma diversa di una stessa malattia, giudica merikvole del primo premio la memoria del dottore Giovanni Giudice, che nell\tno e ncll'alka riconosce due distinte entità patologiche, conferisce il . aeco\ldo alla memoria del dottore Giovanni Astegiaoo, che il r elatore dichiara degna di contendere il premio con la memoria del dottore Giudice, è nella quale l'autore, amme~tcndo nel tifo e nella febbre tifoidea-una natura discrasica, viene indotto a sospettare nelle due affezioni una analogia di essenza, e concede la menzione onorevole alla memoria del dottore Peracca, in cui si sostiene la opinione della non identità del tifo e della febbre tifoidea. La scienza non si arresta, avanza e conquista ançora puovi d~ miuii: l'anatomia patologica progredisce c riceve più giuste interpretazioni: nuovi metodi d'investigazione si scoprono e l'arte diagnostica si perfeziona. Per i nuovi studi si sollevano nuovi dubbii. Il tifo ritorna al suo siguifi~ato pt'imitivo, al senso d'Ip· pocrate : nasce la convinzione che nella malattia si deve ben vedere altra cosa cbe il cada vere: cade la doLtrina della enterite : l'alterazione intestinale diviene un fatto secondario : la essenzialit.à della febbre è nuovamente dichiarata ed assolutamente
amm~ssa.ll sintomo tifo, lo stato tifìco, lo stupore è comune a tutte lè' cosl dette fébbri tifiche, al tifo esautematico, al tifo intestina-le, al tifo ricorrente e bilioso, al tifo pestilenziale. 'l'utti questi Llfi costi~uiscono un .gruppo di malattie febbrili, che si comprendono sotto il nome di febbri tifose, che si dicono di origine infeziosa, e ojàscuna delle quali è governata da uno specifico essenq.iale processo morboso. Il fondamento di queste distinzioni nosologiche, mal sostenuto sul criterio semiologico soltanto o sul criterio soltanto anatomico, e ehe Murchi~on in Inghilterra, enoneamente sempre, conforta eol solo criterio eZtiologico, Griesinger in Germania, plwtendò da uu più giusto principio, appoggia pi~1 razionalmente sull'insieme delle particolarit:ì, chè possono presentare l'eziologia, l'a.natomia patologica e la sintomatologia. Ma dal gruppo delle febbri tifose si vuole separato il tifo pestilenziaJe, e la classificazione di Griesinger, destinata, g iusta Bernheìm, a divenire classica, viene condotta a sernplìcìtù. maggiore ridotta al tifo esantematico, al tifo intest.inale, al tifo ricorrente. Se non che il celebre patologo di Berlino dichiara poterai ammettere in nna maniera generale che il tifo delle_armate e il tifo famelico devono essere considerati siccome due affezioni aventi la stessa natura; quindi il gruppo ti fico dell'illusti·e clinico Griesinger, modificaio da Bernhcim, sotto i pcnsamenti di Virchow si assottiglia $UCOra e rimane costitui to soltanto del tifo p,·op\'iamente, detto e della febbre cosl detta tifoidea. Cosi è che il tifo della guerra, il tifo della fame e il tifo della pace vediamo a voco a poco avvicinarsi l'uno all'altro, stringersi nuovamente la mano 'e leg:mi di nuovo con st;ret.Li vìncoli di parentela. n dermo·ti fo, l'ileo tifo, il tifo ricorrente sono malattie veramente fra loro differenti per essenziale natura, ma stretto insieme per legami di analogia, che portano a classificare l'una a canto dell'altra, o sono forme varie di una stessa malattia? Quando la questione della identità o non identità del tifo e della febbre tifoid ea credevasi quasi difinitivamente risoluta; quando è appena avvenuta la separazione nosologica dell'uno dall'altra; quando alla febbrile agitazione d'egli spiriti subentra la ~alma ; torna -ancora in acconcio nello stato at.tuale della scienza di muovere pur la domanda se il tifo e la febbre tifoiàe appartengano ad un comune processo morboso o siano stati morbosi fra di loro essenzialmente distint-i.
556 I medici dell'antichità, collocando nel solo eccesso del calore l'essenza delle malattie febbrili, più tardi nascendo nelia mente dci patologi le idee di effervescenza, di fermentazione e purificar.t.ione del sangue, forse confttsero iì1sieme affezioni morbose fn~ loro esse-nzialmente distinte. È inneg&bilfl pel\Ù che eglino abbiano conosciuto le febbri, che si dissero tifaiclee, o tifose, o tiftche, nè ignoriamo che typltodes furono de~te le febbri in cui prevalevano la sonno!enza e l'affezions del capo. Nelle opere del padre della medicina si trovano notate alcune febbri, le quali presentano una serie di fenomeni, che ai no.stri giorni si considerano siccome caratteristici della febbre tifoidea,, e descritte si trovano alcune epidemie, che al pensiero ·il tifo tosto richiamano. E se a Spittal prestar fede si voglia, la febbre osservata dal vecchio di Coo dominante nell'isola di Taso sulle coste di Tracia altro non sarebbe che il tifo ricorrente degli Inglesi. Con Galeno sorge il synochus putridus, la febbre maligna e poi la febbre pestilenziale. Più ta1·di gli studii di fisiologia por tano a più attentamente conaidc1·are le funzioni del tessuto nerveo e del tessuto contrattile; le idee di putl'idità e malignità cadono in discredito; la patologia umm·ale precipita a ruina e sui conquistati allori. di questa dottrina Hoffmann e Cullen piantano le insegne di nuove teoriche, mentre 1e febbri appariscono ora col nome di nervose od atassiche, ora di putride, ora sotto il nome di tifi. La mente umana nell'ansia continua di cose nuove, ognora inquieta e convulsa per soverchio stimolo di fantasia, a reggitrice di tutte le funzioni . della vita immagina una forza arcana, un'azione indefinita nel suo essere reale, un principio occulto, incomprensibile, un ente meta fisico, che si prende a fondamento di tutt-e le malattie universali e quindi delle febbri. Il Brownianismo affascina una gran parte della repubblica medica e trascina i morbi nell'astenia; la p_\lrola tifo è volta a significare le febbri gravi asteniche. A combattere questa opinione si alza Rasod e si sforza di dimostr<ne ehe tifo devono dirsi al contrario le febbri gravi steniche. In Francia Pinol osserva, studia, gli pare di vedere nella febbre una affezione piuttosto }o~jale che generale, ma sotto l'influenza .delle teoriche dominanti ('gli pure finisce coll'ammettere in essa un'alterazione genel'alc, che colloca nel sistema nervoso. T uttavia un primo pa.sso alla dottrina della
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557 localizzazione delle febbri è fatto: la · scienza al l\1orgagni diletta' esce dalla sua culla 'e diventa adulta, incalza le teoriche umorali, le teoriche nervose e le teoriché vimlistiçhe, e inalza un nuovo e gt·anùe edifizio scientifico. Se non che al cadavere si .< d.Qmandano cose, cui non può esso risp'ondere, troppo si dimenticano le sentenz_e degli illustri Sarcone e Geromini, il pri'!lo dei quali aveva detto che il cadavere non è la precisa continuazione del malato e che conviene saperlo leggero, ed il secondo aveva scritto che i fatti clinici non sono da confondersi coi fatti cadaverici, e, dappoichè il fanatismo allontana dalla verità, dn.lle elucubrazioni anatomo-patologiche non si ottengon:o le risultanze desiderate, quelle, per le quali si sperò di poter elevare a lustro maggiore l't>rLe salutare : alla febbre si attribuisce una origine locale: tutte le febbri essenziali, tutte le febbri continue gravi vengono comprese col nome di affezione tifoide e poi di febbre tifoidea : con Broussais la gast.ro-enterite rappresenta le febbri continue: il tifo dichiarato da Guani di natura irritati va di viene una cerebri te: l'eruzione follicolate o la dotinenteria, la enteritide fal!i colare, l'alterazione specifica delle glandule del P eyer e delle glandule roeseraiche è la f~bbre tifoidea. Correndo l'anno 1800, Rei!, richiamando a vita novella le dottrine , antiche, aveva già dichiarato il tifo <>ssore il più alto grado dello stato così detto tifoideo, le lesioni materiali locali non essere che secondarie, caratteristico essere soltanto l'insieme dei sintomi tifici consistenti in turbamenti del sistema nervoso, la pertu~ba~ione nervea essere essenr.iale e primitiva. Poco dopo Giuseppe Fra.nk e Hildebrand considerano il tifo malattia distinta e diversa da tutte le febbri , e l'opinione di questi due eminenti clinici Tedeschi diviene quasi cor,nune persnastone; qu-ando Chomel colpito dalle molte rassomiglianze bèn manifeste fra il tifo e la febbre tifoidea avanza dei dubbii sulla esistenza di due specie distinle di febbre. Gaultier de Claubry incoraggiato dall'autorità del somn:io p'atologo di Pa1·igi si adopera a dimostrarne la identità; Montault si studia di provare che l'una e l'altra affezjone morbosa sono due stati morbosi per natura diversi, non astante alcune apparenze .di rassomiglianza nella sìntomo.tologia; Louis non esita di affermare che i sintomi osservati nelle dive1·se epidemie di tifo, che imperversarono nelle armate o negli ospedali per 40 anni, non sono altrimenti che
quelli dell'affezione tiftJide; nelle prigioni di Reims si sviluppa una epidemia, nella quale sono evidentissimi i segni del tifo pctecchiale e sei autossie mostrano a. Landouzy le lesioni dell'i· leo-tifo ; avvenimento questo da altri pure osservato, e che fa. nascere dipoi l'ide~ di una forma mista di buon animo ammfilSSa per servire al1a spiegazione del medesimo; Leonardon raccoglie molte testimonianze di osservaziòne per corpprova.re che l'enterite follicolare non è fenomeno costante delle febbri tifoidee e l'essenza di queste ripone nell'alterazione primitiva del sangue, opinione in Italia prima che in Francia già accolt~l c difesa dai sempre celebri Monteggia, Fonzago, Bt·era, Gallini, Polidori, lo stesso Tommasinì, Palloni. Così nell'animo di non pochi medici nasce il convincimento della identità del tifo e della febbre tifoidea, che poco dopo Kuchlcr pure in Germania calorosamente sostiene. Ma nella prigione civile di Strasburgo scoppia una grave epidemia di tifo, che offre i materiali di una osservazione rigorosa e la scuola di Strasburgo proclama siccome un fatto ampiamente dimostrato la non identità del tifo e delta febbre tifoidea ; dottrina, che, al dire eli Ber.oheim, trova la sua conferma nelle ambulanze di Crimea. In Inghilterra la febbre consideravasi in generale com.e una malatlin a form e diverse provenienti tutte da una ca!lsa comune, e il sintomo anatomico veniva abbassato al grado di feno meno accidentale o epifenomeno. Frattanto medici Inglesi ed Americani, che studiarono a -Parigi la febb re 'tifo id e a, negarono la identità di questa col tifo; Jacksou e Gerhard dimostrarono che in America esiste l'affezione tifoidea, che Louis aveva descritto in Francia ; il secondo di essi la confrontò colla febbre epidemica, che aveva regooto nel1836 in Filadelfia e da questa la riconobbe differente; Hale dichiarava di avere osservato nel Mnssachusset due forme di febbre assolutamente diverse delle quali l'una conveniva colla febbre tifoidea dei Francesi e l'altra col typhus fever degli Inglesi. Nelle citt,à più popolose della Scozia compariva epidemica nel 1843 una malattia febbrile, che si stimò malattia nuova, e che nel 1843 tornava ad infierire a Glascow, ad Edimburgo, ed in altri luoghi, estendendo purè il suo dominio in Inghilterra a Londra. Cacciati per fame dal natio paese Liverpool nel 184G ricoverava in tre mesi 119054 Irlandesi: case c cantine erano piene di abitanti, tantochè in nna sola cantina si contavano per ·
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flnq . 45 inquilini: una gravissima febbre epidemica furiosamente sviluppava.si e per un anno intiero qu('sta ciltà fu 1'-ospedale ed il cimitero dell'I rlanda. Questa febbre, di cui fecero parola Strother nella sua d escrizione dell'epidemia di Lond ra del t 729 e Lin\1 nella sua relazione delle fel:tbri· contagiose navali, e .che altro non è che il tifo ricorrente, la febbre replicante o relapsing fevC'r, è quella stessa, che nelì'epidemia del 1797'-1801 Barker e Cheync osservavano; quella, che nel1_817-18-19 imperversò in Irlanda, e che nel 1806 e 1826 fece strngi a Dublino; quel'la, che Christison affermò non essere altrimenti che la febbre, che egli stesso e W elsch avevano nel 1817 e 1818 osservata e descritta sotto il nome di Sinoca. Questa · febbre è quel là stessa, che si disse tifo famelico; quella, che nel 1846 e 1847. si sviluppò e si diffuse epidemicamente nell.e Fiandre e nell'alta Slesia, e che Virchow cousidet'a identico al tifo esantematico o febbre petecehiale; che Tholozan osservò in Crimea e al Val-de-Grace, Morashe a P ekino, miot nell'America del Nord, Arnauld io Algeria; quella, che nel 1864-65 dominò furiosamente in Russia, massime a :Pietroburgo, e di éui tutto il giornalismo politi co europeo t.anto si preoccupò, d estando un falso ·allarme ; quella., che dal 1865 al 1869 a pparve nel Belgio non frequente nè grave, elle nel 1.,867-68 F unaro vide dom inante in Susa di Tunisia, e che <'Om~ pagna del tifo esantematico osservano oggi non raramente a Londra gl'Inglesi. Frattanto Lombard, studiata la febbre di Edimburgo c Dublino·, e Gueneau de Mussy, studiata io Irlanda l.a febbre di questo paese, con Staberock, Kennedy e Stewart · dichiarano giusta la distinzione stabilita fra il typbm feve1· e la febbre tifoidea. Pe1· poco la grave controversia rimane sospesa. La guerra, la fame; la malaLtja, questi, al dire di Virchow, tre cavalieri a)JOoalittici, che esterminau·o i figli dell'uomo, ecco che già s'incontrano sul suolo della Tauride, e la contesa d'Oriente r}accende la disputa del tifo e della f~::bbre tifoidea. Comunque la epide'mia tifica di Crimea faccia proeodere gli' animi' dei medici, in ispecial modo F r-ancesi ed Inglesi ed eziandio ltl\liani, . fra i quali giova ricordare a cagione di onore il Chiarissimo Presidente del Corpo Sanitario Militare, il comm. Comisdti, a riguardare la febbre dei campi distinta dalla febbre tifoidea, tuttavia f1·a essi non pochi difendonn, sostengono e seguono una
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contraria opinione. Nel 1861, durante la guena dell' Italia meridionale, nei soldati borbonici fatti prigionieri a Gaeta mani· festasi una. malattia a forma tifoidea con petecchi'e, che il Consiglio Sanitario di Napoli dichiara Ufo petecchiale contagioso e che il medico capo del quinto corpo d'armata Bima crede convenevole, per calmare gli spiriti omai in preda al terrore, di chiamare con nome che ispirasse meno spavento, febbre gastrica a forma tifoidea. Nel gennaio del 1864 i membri.del comitato facenti parte de l Consiglio Sanitario di I?oggi!l dichiarano lo sviluppo del tifo in questa citlà, e l'egregio medico direttore Luvini scrive -al medico capo del 6• dipartimento militare che per quanto i medici del paese si affatichino ad .accusare per tifo petecchiale la malattia dominante, nè egli riè al~no dci medici militari tale la giudicano. Dipoi il dottor Magistretti legge alle conferenze scientifiche di Piacenza una sua. relazione sul tifo di Foggia, e conchiudc non potersi il tifo chiamare nè un petecchiale, nè un morbillo, nè una migliare. Nella conferenza scientifica del 1• maggio del1864 il dottor Levesi discute se la febbre grave, che regnò nell'ospi!dale militare d'Ancona dal principio di febbraio, dovevasi realmente considerare un tifo, o una f~bbro tifoidea, oppure una febbre morbillosa, come da tal uno crasi voi uto sostenere. Nell'inverno del 1868 fra i poYeri Beduini rifiniti dagli stenti scoppia una mortifera epidemia, per la quale 'l'unisi sembra divenuta l'ospedale e la tomba della R eggenza. Ferrini la dice tifo esantematico,, che 1·eputa identico alla febbre tifoidea, e Rufer esclama : cc I n questo tifo di Tnnisi io vedo i caratteri della febbre tifoidea. • Se dopo tanti anni -di grave controversia, dopo tanto discutere, dopo tanti pregevoli scritti, dopo tante memorie, dopo tanti diligenti studii diretti speciulissimame nte a ricercare · ed a fissare le differ enze esistenti fra il tifo c la febbre tifoidea, oggi · i medici al letto dell' inf'ormo con fondono la diagnosi dell'uno colla diagnosi dell'altra in modo che l'istessa malattia dichiarata da alcuni lifo si · considera da altri febbre tifoidea e da alcuni altri perfino Ùna febbre eruttiva morbillosa, non si aYn'l. fot·se ragione di credere che queste pretese differenze, quando si ricel'cano al letto del paziente, realmente non si trovano, o di dubitare che esse siano veramente sufficienti per un giusto fon-· damento di distinzione?
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Le indagini anatomiche sopra gli individui periti per malattia tifica arevano mostrato in una maniera di febbre l'esistenza di una particolare alterazion~ de' follico li intestinali e delle glandole meseraiche, che in altra maniera di febbre mancare vedev:asi. Per queste risu1tanze di anatomia patol ogica venivano spezzati i vincoli che il tifo avevano tenuto stretto alla febbre tifoidea. l\Ia la dotinenteria., di cui i Francesi menavano tanto rumore, e alla quale vuolsi che Ippocrate abbia pure nei suoi scritti accennato, quando diceva (( Feb1·es v&rtiginosce et cum temtiS intestini mòt·bo et sine hac pC>rniciem intentant , non ebbe la dimostrazione di fatto costante e necessariamente legato alla febbre tifoidea, invano la si cercò in questa talora, Ja si rinvenne altra volta nel tifo. Questi avvenimenti morbo~i non fecero senso e senza riguardi si r eputarono nientemeno .che tanti errori di diagnosi commessi al letto dell'infermo: quella che fu creduta una febbre tifoidea altro non era che un tifo, e quello che fu creduto un tifo altro non era che una febbre tifoidea. Questo modo di r agionare leggiero non è permesso in materia spec~almente di cosl grave momento: a me pare che con tale stranézza di logica non si faccia <'-he prendere a gabbo la serietà degli studii sperimentali. Confessava tuttavia Forget non essere cost-ante l'alterazione dei follicoli isolati, da lui denominata psorant.eria, affermando essere bensl costante quella dei follicoli coacerva ti, o piastre, o ghiandole di Peyer; e come diÌnostrazione innegabile di fatto tencvasi in generale non essere la dotinenterìa proporzionata in alcun modo per intensità. colla gravezza dei fenomeni, che r appresentano là malattia. Tommasi, l'illustre clinico di Napoli, dichiarava. non esse1·e ben definito ancora il· significato patologico delle localizzazioni ti fiche e sosteneva essere l'espressione della virulenza, che altera profondamente la nutrizione e la sal?guificazione. Bernheim non esitav11 a cons.i~erare le febbri ~ifiche siccome malattie generali, siccome malattie del sangue, e, protestando che la h~sione .delle placche non è ;sempre proporzionata alla intensità dell'affe:.~ione, conchiudcvà che la determina~ione addominale tiene dietro dopo lungo tempo alle manifestazioni primitive, le quali annnnziano che tutta l'ecçmomia è già sofferente. Infine si conviene oggi che le a1terazioni locali della febbre tifoidea non sono che una successione morbosa, un fatto secondario, e vengono ricondotte
M2 nell'ordine dei fenomeni semplici. Cosl l'anatomia patplogica abbassa al grado di sintomo quella dotinenteria, che una volta aveva essa innalzato all'onore di entità morbosa. Nondimeno i cambiamenti ana.tomici che si osservano nella febbre tifoidea sono di tale natura ed importanza, che non può esservi alcuno che osi disconoscerli. L'attenzione è da essi prepotentemente attirata e la. mente è richiamata ancora a severe meditazioni. Occorrono nuovi studii, fa d'uopo di una !llaggiore ponderatezza di giudizii, e vuolsi un rigore assoluto nel conchiudere. La dotinenteria non potendo servire di argomento di distinzione fra il tifo e la febbre tifoidea, le indagini furono rivolte àll'apparecchio sintomatico. Invasione subitanea., tendenza sol· lecita alla prostrazione delle funzioni oe1·vee, sensibilità grandemente percossa, onde il subito alterarsi delle facoltà sensoriali e dei sensi ed il profondo stupore, ptonta comparsa e molt:\ g1·avezza di va,rii disordini nerveo-muscolari, sviluppo pronunziato dei fenomeni tutti più significativi dello st,ato di disso':nzione, evoluzione ciclica regòlarissima, corso piuttost6 rapido, dissoluzione imp1·ovvisa per crisi, convalescenza franca, questi sono i caratteri sintomatici generali, che più specialmente si dissero appartenenti al tifo, n'el quale può mancare qualsiasi loc~liz7.azione. Invasione lenta, più tarda la comparsa e minore l'importanza dei turbamenti di azione ne1·vea, massime jl delirio e lo sl upore, prevalenza di fenomeni mvt·bosi addominali, massime la diarrea e il gorgoglio, rapido· o sempre crescente tumore splenico, corso lungo, indeterminato, giudicazione per li$i, convalescenza lunga, stentata, sono queste le pertinenze sintomatiche che si attribuirono alla febbre tifoidea; Leggendo con attenzione le descrizioni le più esatte che sul dermo-tifo e sull'ileo-tifo ci hanno lasciato i più eccellenti maestri, esaminando i quadri nosog,·afici di esimii scrittori, noi in fine notiamo sempre nelle due affezioni morbose, come quelli che tosto ci appariscono di una reale e somma importanza , in. primo luogo i fen omeni della febbre, il primo sintomo che occupa la scena e che domina quasi tutti gli altri sintomi, in se· condo luogo i sintomi nervosi, che si risolvono _in fenomeni di adinamia e di atassia e che compongono quello che si è amato denominare stato tifoideo o t.ifoide; fenomeni morbosi, cbe si spiegano or con forza roaggiore nel tifo esantematico, or con
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forz.a -m!l.ggiore n~lJa· febbre enterica, ' ma che qon j?,Yeseot~no specia.,litài"'·ad una! di ~ssé after.ioni. Per tac~re .di alcurre co~trad diztorii çpe si. kovarro in .qiversi ·scrittori, le di.ffer,enze sintoma.tìehe nota.te fra il' tifo e la· febbre tifoi'dea s,i stimano cos) vaghe ~q i.ne~l'te da; essere inte~pret.ate come. differenze soltanto . di ir~do di una stessa malattia. Queste différenze riferiscono ~d accidenti fenomenici anziéhè a veri elementi di .ma!attif1) sono dHl'~J.\enze quàli · si possono facilmente oso>ervare e frequentemente sì osservanò in due casi di ~na stessa infermità, che per la ·sua complessa natura. apparisce don diversità di forme e dì aspetti secon,do le. circostanze diffe~:euti (li tempi, di luoghi'· di COJ~suetudini e di '\tita. Senza dubbio chi h.a visto il tifo e la f~&pi·e tifoidea ri!llan.e ~olpito dalla' diversità di fisionomia ·~n gen:erale . e~is~ente .nei due tifi, ma la differenza generale nella evoluzione clinica non. basta per ~ffermare la differeuza nella. natura 'del male.. Qual d.iffereuza di aspetto può r.sservi mai maggiore di quel la ch:e si osse,rva in una febbrè miasmatica .com~me, in una febbre .mìasmatica 'benigna ed ·in lUla febbne pe}'ni,cio?a! Il modo. d'invasione, la rapidità preeipitosa: del ·corso, l"imp6'ne:nza dei sintomi, l'imminenza del pericol~, jl cambiam-ento improvviso dal ruale al. bene, sono apparenze .sihtomatie'1ie tali che inviter~bbero nel momento a separare 1' una · dalllaltra forma e fame .due entità morbose distinte. Chi ha -visto la perniciosa per esempio.'colerica appena si persuade che ·questa fepbre ha colla intermittente benigna una comune natura. Ep-· pil~e noi non amJYtettiamo limiti nei segni .essenziali differen:: ziaJì fr.a nna febbre ·miasmatica benigna ed una miasmatica per"" niciosa, che hanno nn comune processo morboso, ma semplicemente ·amm~ttia.m.o delle dif,fe~enze di grado. ·'4\. :i'ondamen~9 .gi distinzione del tifo e della febbre tifoidea ·p~re ,che i tpedici SÌ accorgesS§>l'O ,della insufficieuzl). .di queste diffé!·enze., cQn.ciossiachè t.u tti .i loro .studii si volgessero in modo. spe·oiale sopr~ .un feuo·menQ, che stimarono particolare e· che . feputarono atto a.bhastanz,a a fomire argomento distintivo ·fra l'up,~ e l'altra <}ffe_zione morbosa. {~nesto fenomeno .s'ingolar.é. s1 cr,ipon.e .nella esistenz,a i d'un . esantema specifico, che cèn certi .· · p~c.ulia1·i· caratte'ri dicesi proprio 'del tifo, e con certi, altri' c'a~ ratterh, dicesi a:'Ppa.rtenere alla .febbre tifoideà. Dopochè Jenner p1:ocl~,mò ,che a~ 'typhus fever spettano le macchie-purpm'ee, l'e -
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santem<\ del color del frutto del mon~ nigi'a, Wilks, sottoponendo a diligente disamina le ricerche di Haspel e Jenner, credette di ossen·arc due sorta a parer suo ben distint e di eruzione cutanea, l'una riferibile alle petec·.chie degli scrittoYi , attl·ibuil.>ile quasi esclusivamente al tifo, mssomigliaJlte alb mora, l'altta riferibi1e alle macchie ros!'!C lenticolari, illu:.trate più specialmente dai patologi e clinici Francesi degli ultimi tempi, e più propria della febbre tifoidea. Wilks pertanto-non escludeva l'opinione di alcuni, che sostenevano non essere esse che varietà o gradi della medesima efflorescenza, anzichè due diverse e speciali eruzioni. Barchty riconosceva c dcscl'i.veva ti·e varietà di macchie febbrili, ciascuna delle quali diceva poter essere mista a petecchie, l,a macchia purpurea, che spesso accompagna il tifo epidemico o moriforme, la macchia di colore r osso incarnato, la macchia rosea. Leggendo attentamente la descrizione di Barclay è agevole l'accorgersi che la seconda varietà delle macchie febbrili possiede alcuni caratteri che proprii sono della. prima e alcuni altri che sono proprii della terza, la quaie a sua volta presenta té'J,lora certe particolarità che si avvicinano alla. seconda e alla prima. E a vero dire gli osservat ori non tanto raramente notarono dei casi in cui · le macchie lenticolari 'si videro con caratteri tali da essere impossibile di distinguerle dall'esantema tifico. Le ricerche le più ampie da me fatte nelle opere sl antiche che moderne mi hanno condotto a èonchiudere che l'esantema nel tifo può benissimo mancare, che l'eru·t.ione tifica non si presenta sempre sotto il medesimo aspetto, che ora è l'esantema rosso, ora l'esantema roseo, ora l'esantema petecchiale, ora altra eruzione, che figura nel corso della malattia. Volendo poi assegnare alla petecchia un significato, mi è paruto che altro significato uoo possa attribuirsi alla medesima fuori di questo, che cioè essa sta a rappresenta1·e una forte dissoluzione del fluido sanguigno, che essa non è altro che segno di profonda a~t(;lrazione dei vasi e de1 sangue. L'esantema tifìco, questo contrassegno anatomico -della malattia, è lontano dall'essere caratteristico, scrive oggi Bernheim, che mi compiaccio qui di citare, e il quale dice pure che il tifo ha una t endenza evidente esantematica, una rapida e profonda altera:z.ione del sangue, che si traduc~ col mezzo delle petecchie e delle suffusioni sanguigne, e che la febbre t.ifoidea. riveste una forma pe-
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tecchiale alloraquando lr.ova un ttm·eno debilitato e scol'butico. Questo concetto ha molti punti di rassom iglianza coll'opinione del nostro illu;;tre Comi ~sct ti, il qllale scrivo va giì.l. che l'azione delle cause comu'oi basta a svalgete il tifo spont;\oco sopra un organismo in 1we·da alli1 cachessia scorbutica. Lo. medicina contemporaoeà,. perlustrando ctm mi,wi mez?.i d'indagini e con nuovo indirizzo il tcl'l'eno della scienza, scorge un punto dimenticato o trascurato, g li si muove incontrc·, lo esplora, e ne ri mane soddisfatta. L' esante ma petecchialc c l'esantema roseo perd ono il loro prestigio ; è la tempcn \t.ura quella. che domina Lut.Ln. l'evoluzione ti(ic(t1 quella che hL misma; il quadro della tcmpet·t\ttm\ nel tifo, a l dire di Bernbeim, è il quadro de11a; malattia. inticra . .~o studio del calore; il fenomeno febbrile per e-ccellenza, <li viene la prìnuipale occupazione clinica., le osserva:6ioni termomeLricbe costituiscono un fondamento di dislif!7.ioni diagno!ltiche e nosologiche. Io tengo questi studii in moltissimo pregio, arno di coltivarli e li credo di grandissimo valore; 'ma sé escono dai limiti che loro sono as~eguati, dubito che debbano portare quei 1·eali vantaggi ~~lla scien1.a che ci promettono. Del resto è sempre il medesimo errore quello in cui cadiamo, è sempre il medesimo dif0tto che domina, il difetto di vole,-e distinti i subietti sul fondamento di un solo o di pochi attributi, quando la distinzione dei medesimi non può essere fatta che sull'insieme degli stessi attrìbuti. Ad argomento di distinzione fra il tifo e la t'ebbre tifoidea., si pose innami il contagio, che dell'uno e non ddl\ìltra si disse p1·oprio. ·se alcuni riguardarono il tifo essenzialmente contagioso, altri lo dichiararono pure epidemico, e se epidemica e soprattutto endemica dichiararono alcuni la febbre tifoidea, altri là riguardarono pure contagiosa. Cosl il celebre Virchow 1 ammettendo che i differenti tifi, massime la lebbre pctecchialc, possono. essere contagiosi e talora anche ad un alto grado, premel;f,cva . essersi !polto esageraLo sul potere contagioso del tifò, e l'illustre Comissetti, che af!ermava essere il tifo contagioso sotto certe condizioni, sogginngeva non essere ciò provato della febbre tifoidea. D'altr-a parte al tifo si concede una immunità relativa c alla febbre tifoidea una immunità assoluta; immunità assoluta. che è prerogativa principale ·delle malattie, che si dicono pii) specialmente contagiose; e così si accorda all' una .~W che dei-
Gio?·nale di Medie. milit. 1870
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1'$66 l'altro essere più proprio dovrebbe. Tutto ben considera-to si ritenne dai più èhe il tifo e ·la febbre tifoidea danno indizii sì ma nou sempre di contagiosità, e che ambedue si sviluppano. e si diffondono anco a modo epidemico, senza paterne in Ìilcuna maniera a ccusarne il .contagio. Tutti i tifi, scrive Bernheim, sono contagiosi, tutti a gt·adi variabili secondo il genio epidemico; l'osservazione h(l, messo fuori di dubbio il contagb per 'l'ileo -tifo; tutti sono trasmi;;sibili per l'aria, ad una grande dist.anza Ja febbre tifoidea, ad una piccola distanza soltanto n tifo petecchiale; la contagiane ha luogo nel corpo umano sia con ,un germe, che gli è proprio, sia con un germe attinto dall'aria; og ni malattia tifica, è un fatto universalmente riconosciuto, può svilupparsi sia allo stato sporadico, sia a modo epidemico, al di fuori di ogni causa di contagio, sotto l'influenza di diverse cagioni. A me non riesce però di ben capacit.at·mi delle idee di Be~ neim, il qunle sogginoge poi che il tifo esantematico fu traspor-tato dalla Crimea in Francia, ad Avignone, a Marsiglia è al Val de-Grace, perdendo ognora. di potere e di forza, e che la febbre tifoidea non si estende d'ordinario tanto lontano, ma resta endemica in una città, in un 'illaggio, in una casa. Quello che a me apparisC".e chiaro si è che ai contagi sono stati assegnati molti caratteri, fra i q nali alcuni sono contradittorii, alt~i sqno stati dichiarati senza dimostrazione, alcuni altri sono immaginati, alcuni sono stati ammessi per la spiegazione di certi fatti, alcuni altri sono stati ummesPi in servizio di qualche teoria. Sui contagi si è per lato molto, ma si è sempre dimenticato che si rngionava sopra un principio non certo, non definito. Si è pensato ch\l il tifo e la febbre tifoidea siano originati da due diversi prin cipii virulenti, tanto che non accade mai che i malati di febbre ))etecchiale comunichino una febbre enterica e che gì'iofermi d'ileo-tifo cotnunichino il det·mo-tifo. Contro questa opinione si potrebbero addurre non pochi f<\tti derivati da. dive1·se epidemie, ma basti solo citare qui il chill.rissimo clinico ·di Napoli, il quale afferma di posse dere molLi esempi eli derma-tifo ed ileo-lifv chiarissimameu te sorti nella medesima fami~lia e sotto le med esime condizioni, e dubita quindi deiJe affermazioni di Gricsiuger. E questo eminente patologo Tedesco non dice fl>rse che, quando in una località, ove da molti anni regna l'ileo-tifo, viene a .svilupparsi il dermò-tifo; in principio de1Ia epidemia non si osservano
567 ~asi ben accentuati dell'una e dell'altra forma, ma beo s\ una .specie di forma media da credere per fino alla t.rasformazione -<li un tifo in un altro; fatto, che starebbe in OJ}posizione alla dottrina .di una differenza specifica? E Peltenkofer non ammette nelle due affezioni identità di. contagio, sostenendo che la differenza della forma noso'grafica dipende dalla via, per cui entra il principio iofetti Yo 'l In Inghilterra s'incomincia ad accar ezzare oggi la distinzione stabilita da Murchison; che in yero è molto seducente : l'insufficienza dell'alimento produce il tifo ricorrente ; l'affol lamento, l'ingombL·o è la causa dominante del tifo esantematico ; 1a infezione miasmatica, la decomposizione delle mattlrie azotate, massime degli cscre~enti, gencl'a il tifo addominale. Un attento esame nella istoria eziologica delle epidemie tifìche con- • danna tosto siccome inesatta questa per quauto sia seducentissima distinzione. Nè meno ipotetica è per ora la origine delle febbri tifiche dalla pt·esenza. nel suolo di un principio specifico, che ora sarebbe coperto, ora messo allo scoperto dall e acque che si elevano o ~;~i abbassano. Il tifo adunque, scqondo le v)ste le più moderne, nli.scer ebbe dal soverchio ingombro, sar ebbe conlagiosissimo, epidemico ed endemico, mentre In febbre tifoidea. proverrebbe da ingestione di t~ostanze putride, s11rcbbe meno contagiosa, sarebbe sopratutto endemica; differenze eziol ogiche queste non essenziali, ma semplicemente e puramente di grado, insufficienti per fondamento di unn distinzione n')sologica. Dopo ,t ante ricer che, dopo tanti studii, il tifo si riconduce a canto 'della febbre tifoidea, una stessa classificazione l'uno e l'altra racchiude e sotto il nome collettivo di febbri d' infezione si rieooosco11o. Questa immane lotta di separazione e riaV\ icinamento di due affezioni morbo~>e, questo sfor z.o continuo di riavvicinamento im posto dagli st.udii clinir.i, non è questo uno spettacolo _imponente di gmndissima signiftcazion.e in medicina? Non vi vedtte mm lotta fL·a l~ teorica .e l'osservazione? Io tutte t'e epocho uor~ id~a fondamentale, in ciò che tocca. la natura delle malattie tifoidee, dom)ua la mente dei medici, cioè cl1e una sostanza straniera alrorganismo umano e conseguentemente nocevole è introdotta nella economia e forma l'elemento essenziale del morbo. La sostanza detta impura è il miasma e l'alt~raz\one successiva dell'organismo è l'infezione. È q uesta idea. quel la, che· io, diee Vircl1ow, hò ultimamente rimessa in luce 7
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quando ho riunito questo affezioni sotLo il nome di malattie iofeziosc. Fra la causa che precede la malallia ed il fen omeno ehe la esprimo, scrivo Bernheim, passu. qualche cosa c tLuesto qua1che cosa è il meccanismo patologico, è il pl·occsso vitale, per cui la causa realizza In. malattia. Se noi conoscessimo q uesto p1·ocesso, la natu1·a delle febbri liftche sarebbe conos0iuta; ma il problema è complesso o vuole essere decomposto ne'suoi clementi. Questo processo vitale di Bcrnheim non è niente meno che il pl·ocesso ~osogen i co di Bufalini, da ]ui g iù. da gran tempo -ammesso e definito; processo, che consiste in una serie di nzioni dell'orga-nismo conducenti n.Jla formazione dello stato morboso, che in parte quando più c quando meno ci restano ignorate ~ che è ufficio della fisiologia di rischiarare. Questo. grande idea mani· fcstala da un illuslre Italiano non so se fosse neppure onorata della consider azione degl i stranieri c rimase incompresa. Bisogna che la sia aoouur.iala oltre monte e allora Ja si vedrà fqre i1 giro del globo. Certamente l'arte del guarire non o.pparlictle ad un paese, ad una nazione, appartiene all'intiera umanità.; ma non dobbiamo noi rivendicare all'Italia le cose sue, qunndo gli altri delle loro sono tanto gelosi e si fanno tanto solleciti di farlo? Già J,icbig c poi Robin dimo:.trarono che lullc l e materie organiche io processo di scomposizione servono come di lievito o di fermento per le organiche o viventi, 1·ichiam1mdole, sia per r eazione, sia per catalisi, io un simile processo di scomposizione; legge questa che si avvor.1, dice .Bufalini nella goncra· zione di tulle le specie diverse delle f~.:bbri tifoideo, che si modificano uppuulo io ragione della qualità dci ])I'Ìncipii deldel'ii introdotti nell'organismo. Il Cesem~La aveva pure dichiarato potere !}ver luogo una manicm di chimica azione, oho può mettere la materia organica io uno stato di scomposiziooi 'progressive, dando cosl vita al la sua diatesi dissolutivo, che collocava ju un processo di mcta.murfosi organiche regredicnti; processo> chesosteneva non essere del tutto identico a quello del1a put refazione della materia animale morta, e che diceva non potersi esattamente definire e perciò rimanere a noi in molta parte occult~. NeUa diatesi dissolutiva. ripone egli le varie forme di tifo, le diverse specie di f~ bbri tifoidee, di cui la vera cagione
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apeo1ifioa 1·iconosce n'ì!lll\ inl,llazione di oeTti principii, quali sono le sostanze organiche in isLato di scottiposiziopè e i contagi propriamen te detti. È sotto l'influenza dell'aria calda o caldour~id!t, ·rnassime n on rin novata; carica perciò di vapori esalanti dai corpi viventi, che si generano i materiali organici in istato di scomposizione, molto più se sulla superficie della terra, o n ell'interno; delle case, o nell e vest.i delle p ersone, o sopra là loro superficie cutanea si accumulano materie organich e suscettive d i col·.ruziQ.ne. Ove si riu niscano insieme Je ci\·costanze pii) atte_a favorire Ja generazione dei p1·i ncipji d'infezione, siccome negli aceampamenti milita1·i, negl i spedali, nelle prigioni, nelle. navi, n elle sale anatomiche, nei locali di manifatLut·c, nei luoghi paludosi, nelle cjtt,à molto popo\atè, poco aereate, male l ast~icate, poco scolate e sùdicie, in v icinanza ai grandi ammassi d' immòndezze o ai ci t~iteri , e in molti altri luoghi, ove si putrefanno sostanze animali o si con ompono sostanze v egetabili, ivi si vedono sempre nascere, scrive B ufalini, le grandi febbri tifoidee semplici, òvveTo contagiose, spesso ancora amplimJtisi a modo. · epidemico. · La. doUrillla della fermen tazione conquista n~a. gran parte de l tel'reno medico : il fermento è un organismo vivente : la fermentazione) secondo· Pasteur, d e~esi ali~~ manifestazioni vitali di esseri microscopici vegetabili ed animali : a ciascun'a fermentazione egli assegna un fermento speciale. P olli appoggia. Je viste dell'illustre chimico :Francese, cerca di dimostrare la esistenza nel corpo vivente di veri processi fermentativi, si studia. di dimostrare l'esistenza di m alattie da fermento morboso, alle quali !lnisce con-- ·stretti.ssimi vincoli di parentela lo febbri tifoidee. Coze e Feltz istituiscono !)peciali sper imen ti, dai quali risulta che il sang:ue umano tifoideo non putrefatto, preso sul vivente, determioà 's u li 'orga~i$mo del _co niglio degli efl'et.ti ·apprezzabilissimi ; che il sangue del coniglio in tnl modo infetto può infett~rc a sua volta il sangue degli animali della medesima speeìe; che cosl si :r.iproducono successive generazioni di batte1·i, che il bat.teriurn speciale del sangue tifoideo ramme nta il batterium catem1la; clie il sangue subisèe delle alterazioni simili a que1le del sangue pttLrido,; che le localizzazioni patologiche si fanncr sui conigli come sull'uomo; che l'analisi cbimica mostra una diminu:t.ione nei fenomeni di ossidazionc e combustione. Il profes-
:S70 sore Tigri di Siena aveva segnalato pure la presenza di batteri nel sangue dì un uomo morto dj febbre tifoidea e Hallier professore a.. J eoa trovava ne1sanguedt>i malati di tifo esantematico un miorococ-cus, che seminato in un terreno convenevole a\'rebbe germogliato ed avrebbe dato il fungo conosciuto sotto il nome di Rhizopus nigricans, e nel sangue c nelle evacuazioni degli indivi-dui in preda a febb1·e tifoidea trovava due varietà di cellule vege twbili, lo une corrispondenti ?gli stessi micrococchi d el rizopo, ed esi stenti io gran numero nell'intest.ino, le altre consistenti in spore del pet-iciUium CrttSiacewn ed esistenti nel sangue. La" causa del tifo addominale si ,distingue da quella del tifo esantematico no11 per la presenza di una specie differente di fungo, ma per il modo col quale questo penetra nell'organismo. Nel tifo addominale, teoria molto analoga a quella di Pettenkofer, il n~ic1·o coc~nts del Rhizopus arriva negli in testini e vi produce delle distruzioni; nel tifo esantematico il miC'ì·ococous del Rhi~optts è assorbito dai polmoni (' penetra nel sangue. Il miasma tifico è un ga.z? Per diversi titoli, dice Bernheim, il miasma protesta contro la forma gazoza. Il principio tifoso, secondo Ferriui, è un ente vele noso, che· circolando misto col sangue influenza tuttE! le parti dell'economia animale. Per Cantani nelle malattie d'infezione il sangue è solamente veicolo della materia morbifica, e la malattia i[lcomiucia prop1·iamente quando si guastano i solidi, pel· opera dei quali alla fine anco il sangue si muta. Il virus, i contagi, i miasrni, i miasmoidi, penetròno, secondo il chiarissime> professore, nel sangue, ma non lo ammalano, trapassano per esso e co,n esso corrono~ La malattia comincia quando le sostanze nocive perve_nute ai tessuti ed agli organi guastano la nutrizione dei gruppi loro cellulari ; il virus petecchiale guasta. le cellule cutanee, il virus della febbre tifoidea guasta i follicoli intestinali isolati e agmiua.ti. Questo processo di mutamento dei solidi e poi del sangue l'esim!o pantani confessa essere occulto. l\:Ia se questo processo morboso è occulto, esso fu dunque da lui immaginato da cima a fondo . Le febbri tifiche sono, giusta il sentimento di Beroheim, affezioni infaziose, sono malattie generali, sono malattie primitive del sangue. Cosa .è Fagente tifi co, qual'è il suo modo di agire? Rispondere all'una e all'altra domanda in modo certo egli non crede essere oggi possibile. Probabilmente, soggiunge Bernheim, è un fermente>
571 clie altera direfto:,mente' il sangue. Ma quàll'è ques~o fermento? Lo ignoriamo è la conclusione del medico d i Strasburgo. · ~ignori, , io n on credo d'iogaonarmi essendo che le teoriche proposte per le febbl'i tifose son.o oggi quelle, che sono state sempre, sono le teoriche, ch e s'invocarono mai semp re alla terpretazione dei grandi avvenimenti epidemìci, sono le teor iche aefle comuni impu~ità atmosferiche, le teoriche de!la esistenza di uo principio specitico, di uno sp eciOco miasm:l: di un contagio volatile o fisso, di un miasma-contagio, di un contagio-miasma . .Gl'insegnamenti di Liebig, di Buf~Jìoi , di Pàsteu1·, di Griesiogel', di Murchison, di Tommasi, di Cantani, d'Hirtz, à i Bernhd m, muovono v eramente da principii diversi, hanno un diverso fondamen to ? I o essi vedete v.oi da senno una vera dififerenza di essenziale natu ra ? La sostanza è sempre l'istessa, è la for ma che cambia : è sempre la istessa idea, che la ci viene presentata solto colori di ver-si, e che la si vorrebbe bandire e che la ci si vorrebbe imporre siccome una novità. Noi dobbiamo guarderei bene da simili seduzioni e(l avere sempre in mente che il nome non f,~ la cosa. Insomma è la idea di ferm entazione · rinnovata di Van Relmont che ten de a prevalere negli spiriti, siccome destinata ad interpretare le malattie d'infezione. È no ritorno alla scienza del passato, un ritm no, che pur tro ppo nel cam po medico non raramente ripelesi . P er i recenti progressi il concetto moderno della flogosi non si ritwvicina all'antico concetto e mo l'te delle idee a.lloni adottate e rigettate ·più t ardi non hanno oggi riacquistato valor e? Sia ciò per noi di salutare istruzione, e ~in d l severa lezione per quelli che se~ tono dispregio per gli ammaestramenti dei nostri maggiori e che di tutto quello che non sa di nuovo non variano che con dispettosa ironia. Quelli, che sono persuasi' che il ·tifo esantematico ed il tifo àddominale SCJ1UO à~te evoluzioni ntO?"bOSC differen ti, SODO CCrLamente molti, ma po1~hi non sono quelli, che della identità del tifo e della' febbre tifoid ea persuasi si sentono; e gli uni e gli altri si meravigliano fra loro a vicen da della ostinatez~a della propria opinione. Ma se il tifo e la f~bbre tifoidea sono malattie generali, malattie infeziose, se ambedue hanno sede nel sangu e , se il fluido sanguigno è nell'uno e nell'altra primitivamente a ltèrato, può essere benissimo che un processo morboso comuuu regga le due affezioni. E se l'alterazione primitiva del sa11g?e,
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che comanda tutta J'evoluz,iorie morbosa, c·i è sconosciuta nel essere intrinseco, sé igoonudO'la' nemmeno possiamo .sai}ere ~~ sia in esse verilmente identica' oppure differente, nella su.a nattir~, come si potrebbe affermare la sua identitì.J._ o )a non iJenLità, del tifo e della {'ebbre 'tit'oideèlt? Se] la g,enesi dèl derm.o-tifo e dell'ileo-~ifo ~ avvolt~. ancora in incertezze e dubbli, se la_ e4iologi~ ne è pur molto manch.evol.e, se; non :..è in alcun modo cl et!-)rminato ancora quale· sia pi·oJn:~am.ente la causa mor~osa, ·che li muove, st:! Fagente tffìco ci è ignoto nel ''ero suo essere e nel modo preciso .di agire, se la specificlt~ co.n cessagli è' l:uWwia ben· lontana d<1J l\t~·ere ricevuto -~ tutta h~ JJecessaria dhnostt1aziÒne, se l'idea di .un contagio, di un miasma, di , un fe1:mento .n on· esce dai limiti di unJ~ . semplice~ jpotesi, se questi problemi capitali non sono risoluti, come affermare noi che il tifo e J.a febbre tifoidea sono d ne malf!ottie essenzialmente òistintè, oppure cpe sono due forme diverse di uria stessa malattià? La qu~stione è dunque ancora palpitante e per risolverla è di e:videot.e necessità di sottoporre a diligente e minutissiino -esiuné tutte q!).ante le pertìnenze morbose, che a-ll'una e ·all'altra appartengono, servendoci di tutti quanti gli aiuti fìsièi, che oggr noi possediamo. · Oon questo. saggio io intesi meno di dire cose che voi più di. nie sapete che di eccitar v~ a studiare ancora. questo gr~nde, argom·en-to dì medicina militare, che colla vita del ,soldato è · pçr inti"mi rapporti e strettissimi e.ollegato. Da questo studiQ potrà derivl,\re il migliore essere delle armate, delle nazioni, dei popoli~
ALLACCI4'l'UH.A D:ffiLL'ARTER,IA ILIAQA E;~TERNA PÉR' ANEURISl\J.A
Dl;FUSO DA'LLA FE~IORALE
SUPERFlOfALE . SlN~ST.RA. r
Quantunqué il caso cbe imprendo a descrivere sia a vÒi tvtbi ben noto, pur nondimeno pella sua rat;a frequenza; pella speci~llità dell'operazione ·che :richiese, e pell'.esito s11o· 'fo;·tunato, lo stimai abbasta-nza di r.ilievo ed imp.ortante da. meI·i_tar·e una particolare · menziol)e; e fu appunto. cot:ale col1si· derazione che· mi :;;p1'onò a tessere, la· ::;toria. di esso, ne~la id~h altresi eli rendere omaggio alla potet~:.;a dei ~ezzi delle l
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discipline -nostre, che risguardano precipuamente la medicina operatoria. Gambino Pietro caporale dei veterani, d'anni 4o0, dì costituzione-originariamente robusta, di temperamento sanguignonervoso, nasce da genitori sani : nella sua infanzia non ehbe mai a soffrire dì infermità, nella virilità fu varie volte ammalato d,i affezioni veneree, e tuttùra conset•va una cicatrice estesa alla _regione ' inguino-crurale sinistra conseguenza di antica adenite. Fin daf primi del mese dì novembre dello.scorso anno H Gambìno avvertiva un piccolo tumore alla parte anteriore superiore della coscia sinist1·a, che avendolo esso ..giudicato una glandola infiammata, senza consiglio d'alcuno credè opportuno CUI'arlo con una semplice applicazione di alcune mignatte. n tumore aumentava gr·adatamente di volume, e si assocciava a dolori ricorrenti alla parte interna della coscia, del ginocchio e del piede conispondendc, tuttavia il Gambino continuava nel suo scrvizro, e si limitava ad alcune frizioni sui .punti dolenti di pomata eli belladonna, allorché esacerbatosi il dolore, ed 'essendosi diffuso anche a tutta la gamba, con. senso talora di formicolio e di fr-eddo al piede, spon tane~men tc si applicava un viscicante alla parte interna della gamba, ed allora fu· costretto a guardare il letto: rilevando però un notevole peggioramento nei sintomi primitivi si decise a chiedere una visita medica, dopo la quale venne obbligato ad entrat·e all'ospedale di'\•isionat·io di questa città_ Fu il giorno 7 febb1·aio 1860 che ricorreva in questo st;lbilimento. Dai dati anamnestici e dall'esame istituito risultava che il Gambino oltre alle pregresse malattie veneree, aveva sostenuto gravi fatiche nei 24 anni di servizio che pella maggior parte passò nei bel'saglieri e nei cat,abinieri reali, che abusò talvolta di bevande alcooliche, e che trovavasi pitL dimagrito dell'ordinario pelle sofferenze sostenute dal novembre al giorno d'entrata all'ospedale; che un tumore omogeneo, del volume ciJ"ca d'un uovo 'di colorubo ma ob1ung0 , pulsante accompagnato da soffio isocrono alla sistole car•diaca,
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ed in direzione del corso normale dell'art.eria crurale, aveva sua sede all'apice del triangolo della scarpa della coscia sinistr·a: Ff'a i diversi sintomi obbiettivi e subbiettivi si rilevarono pure delle chiazze échimotiche superficiali all'intorno del tumore, delle mor·sicature di mignatta non ancora ben cicatt•izzate, la tmccia del vescicante applicato, manQanza assoluta della pulsazione dell'artel'ia poplitea e della pedidia corrispondente, dolori ricorrenti assocciati tal volta a senso di fredd o lungo la parte interna della gamba e del piede sinistr·o, smania. ed insonia durante molte ore della"notte, ma con apiressia completa. Il complesso dei sintomi enumerati, e l'assenza di qualsiasi causa traumatica, condussero alla soluzione dei principali problemi della diagnosi sia in riguardo alla natura cbe alla sede della malattia, fu quindi ammesso il concetto di una lesione primitiva dell'arter·ia femorale superficiale, molto pro· babilmente una ateromasia, la quale determinò a grado a grado lo svil1:1ppo di un'anezwisma sz)ontaneo dell'arteria femorale superficiale sinistra nel punto di sua origine, ed a poca distanza quindi della fem01·ale profonda. Gli altri fenomeni morbosi non potevano spi_egarsi che coll'ammettere che un embolo avuto ot·igine nel sacco aneurismatico, e COp-1posto o di obrina coagulata, o di · materiale ateromatoso distaccatosi dalle pareti arteriose; ovvero e dell'uno e dell'altro elemento assieme riuniti, avesse intercettata completamente la circolazione sanguigna arteriosa della porzione inferiore, e delle diramazioni principali della femorale superfiéiale. La prima indicazione fu dì diminuire con pillo1e sedative le sofferenze alla gamba ed al piede, onde dar calma e riposo all'infermo, ma contemporaneamente vennero fatte anche altt·e prescrizioni, èhe sono le seguenti: posizione supina, e riposo assoluto del membr.o alquanto rialzato all'estremità, dieta moderata, bagni diacciati con soluzione di perclorur•o di fetTO sul tumore, e bevande acidule internamente alternate a decozioni mucilaginose con per'clorut·o di ferro. Il tumore aneurismati0o però avendo mostrato tendenza ad au-
mentare, venne allora leggermente compresso con una fascia- , tur.a che partiva dal piede ; si applicò su di esso una vescica coùtenente ghiaccio che sospesa ad un archetto di f\lt'l'O so., napposto al mémbro, aumentava d'un poco la compressione: contemporaneamente fu disposto ed applicato un turniquet sull'arteria crurale nel suo punto di sortiti:\ dall'arcata del Popatzio, affinchè imped·i.sse o diminuisse la corrente e l'impulso del sangue entro l'aneurisma. Codesta compressione può ammettersì che riescì intermittente od irregolar·e perchè di leggieri si r..allentava pella difficoltà <;li tener fermo l'ap,... , pai·ecchio compressore, pel fatto della mobilità naturale delle regioni trocanteriche e della parte superiore delle anche ove appoggiava, e perchè l'infermo stesso ne favoriva il rilasciamento per godere di maggiore comodit~ . Fu lasciata la fasciaLum e continuato questo sistema d cura per qualche giorno senza inconveniente alcuno, allorchèi nel mattino del giorno 18 l'infermo accorgendosi che a gra do a grado la coscia si gonfiava, e che la fasciatura sempre più f:!Lringeva forte io modo da portar dolore, chiamò pel medico. Venne tolta la fasciatura, ed un nuovo ed imponente stato di cose si preseutava allo sguardo in quel momento. Gonfiore 'smisurato , e tensione a tutta la coscip. che estendevansi fino al poplite, con dolor·e più marcato lungo ilmuscolo tensore della fasciatura ; tumore aneurismatico più vo~uminoso , ma cor,fuso nella sua periferia col turgore di tutta la coscia, esteso quasi fino aIl 'arcata: crurale; scomparsa. della pulsazione dell'aneut'isma; j)allore ed indebolimento di forze; polsi piccoli ('edevoli ed irTegoktri; il qual treno. fenomenològico ~ece ammettere la rottura ed il crepaccio. dell'aneurisma, e l'istantanea emorragia e conseguente infilt~amento di sangue nei varii strati della coscia. P ella importanza e gravità del caso, e pella urgenza di dQveJ· procedere aci una gr,ave operazione cruenta, vennero tosto· invitati a consultazione i diversi medici d,el presidio e di servizio a quest'ospedale, i quali opinarono tutti ed unanimamente pell'allacciatura dell'arteria iliaca esterna; senonchè
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all'intento di rianimare le for·ze dell'individuo, e pr·eparal'lo all'operazione, fu pensato di soprassecler·e d'un poco, in tanto che per impedire pet· quanto era possibile 1:aun1eoto di gonfior e dell'arto, si disponeva in modo che per turno g1i eset·centi dello stabilimento praticassero la compressione digitale sull'arteria cmralc. Benchè la .compressione venisse eseguita colla maggiore diligenza e precisione, ciò nullameno nel giorno successivo venne riconosciuto che la coscia nella metà di sua circonferenza da cent.. 50 e 1[2 che aveva, arrivava ai 52 cent., intanto che sul Lumor·e la stessa misura che segnava 55 cent. ammontava fino ai 57, per· conseguenza venne stabilita la indicazione immediata e di necessità dell'operazione. Em ilgiorno 22 febbraio e 15• di ospedalità, vi so vverrete, allorquando sotto la dieeziene e coll'aiuto intelligente del distinto nostro medico direttore cav. Agnelli, ed al)a presenza della maggior parte di voi, o egregi colleghi, eseguiva l'allacciatura dell'al teria iliaca esterna seguendo il processo di Cooper. Non starò ad estend ermi nella minuta descrizione dell'operazione ne' suoi varii particolari, imperocchè a Lutti è abbastanza ben nota, ma soltanto ricorderò obe senza cloroformizzare l'infermo, ed fn nove minuti potei allacciare l'arte~·ia iliaca senza che Riavesse a deplora!'e nessun incidente o complicazione di sorla, infatti dopo aver inciso a strato a strato i diversi elementi della parete addominale, distaccato e spostato il peritoneo, pr·evia gra duale lacerazione del lasso tessuto celhdare che 'unisce la vena iliac&coll'atleria rispettando la prima, non che il ramo nervoso del genito crumle, potei passare dall'interno all'es terno lago di Deschamps e pt·aticare la legaLura senza avm· nemmeno lo spandimento dì una goccia di sangue entro la cavità addominale: eseguita poscia la sutura incavigliata, e praticati ;ari punti di sutura intercisa, procedei alla consecutiva medicazione e fasciatura, e non attesi più che a ristorare l'i nfermo abbastanza abbatt uto ma non scoraggiato.
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l primi fenomeni che susseguit·ono all'operazione furono formi.col io all'estremità delle dita, e cl.olore alla: j)(ll•le :plan~ t.are iìltema del piede associato ad un senso di perfciger-azione in tutto l'a1·to, il quale venne curato coll'applicazione di coperture calde di lana, e con bottiglie eli acqua calda alla pianta del piede, mezzi che vennero continuati pe1· alcruanto leJllpO allo scopo di favot•it·e sempre più Ja.cit·colazione del membro. Sul tumo1'0 anemismatico vennero continuate le bagnature con soluzione di perclot'UJ'O di f l:l i'I'O, e se si eccettui un leggior grado di gaskicismo che venne vinto con un purgante oleoso, non si ebbe a l'ilevar·e nessun fen omeno morboso consecutivo, uemmeno la febbre eli reazione. Nel secondo giomo dell'operazione fu fatta la pl'irnn medicazione; la coscia incominciava giù a dirninujre <'li volume per l'assorbimento eli porzione del sangue stravasato, ed il senso di dolore e di freddo a calmarsi. Di mano in mano ne giorni successivi vennero tolti i punLi di sutur·a; la fel'ita che era della lunghezzn di 12 cent. in molti punti si riunì per prima in tensione; nel 21 o giorno dell'oper·aziofie fu tolto il laccio, c non rimaneva più che questo sol pnoto pr·ofondo, e piccoli punti superficiali per avere una eicatrice completa. La coscia inlanLo ogni giorno diminuiva tanto nella s ua mel<\ che sul tumore di due o tre centimetri circa; delle maccl1ie cchimotiche pl'ofonde comparivano al disso,tto de'Jla cute; l'arto sì manteneva caldo, e la nutrizione di:;creta, ed intanto il sacco aneul'ismaLico si circoscl'iveva semp1·e pii1, da solido che era cominciava •a m~nifestarc una marcata fluttuazione. Il giorno 29 marzo, o 36° giorno dopo Ja operazione, si ebbe là. cicatrizzazione completa c solida della fe1Ha; la coscia nella sua m.3tà aveva raggiunti 3G cent. e 1r2, e ~3 e 1l2 sul tumore; il tumore· anenl'ismatico appariva se;npr~ più fluttuante, ma nella pal'te sua inferiol'c preflentava notevole indur·imento con dolore irl'adiantcsi talom fino al ginocchio: l'infermo avendo conservato sempr·e integre le funzioni digestive mangiava piuttosto laut:lmente · ed ebbe campo in
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poco temvo da rimettersi ii:i forza e migliorare nella nutrizionf, per'Ciò senza sofferenza potè qualche volta alzar'si e moversi lentamente uella sua stanza mediante il sostegno del piantone e l'appoggio d'un bastone. Il . giomo 4 aptile praticai con piccol~ trequar,~i una puntura esplorativa sul tumore aneurismatico, ma non ne ottenni alcun esito, un sol piccolo grumo di sangue rimase nella canula, per cui giudicai che la raccolta si l'iducesse 3lla sola llHl:ssa cruorosa o globulare, ed çt coaguli fi brinosi del sangue. Dopo ti'C o quattro giomi si manifestò legger rossore e gonfiezza con dolore in vicinanza della puntura : il gior·no 9 il paziente avver·ti qualche bl'ivido di freddo che si ripetè con agitazione e febbre nella notte del giorno 11. Mi accinsi a1lora a praticare un incisione sul sacco o tumore aneurismatico la qualè diede sortita a grande quantità di sangue · ragrumato, mist:o a fibrina coagulata, ed a materiali' d'incipiente pur·ulenza: non creduta sufficiente deÙa .aped.urfl. pel' dar esito a tutti i principii raccoHi, inquantochè si rintracciavano porzioni di aponeurosi mortificata ed alcuni elementi del sacco, dopo alcuni giorQi estesi la incisione tanto supcJ•iormente che nella p::u·te più inferiore, in guisa da poter domina r•e lutto il fondo del cavo prodotto daU'anell!'isma, e qui~r i poter applicat·e i compensi terapeut.ici che potc\tano essere richies li dal caso, e fui ben lieto d i questa detcr·minazion.e duppoichè assieme ai var'ii principii e detriti organici poteì escider·e in vat·ie riprese una porzione ragguardevole del muscolo sal'totio, la quale vuoi pcJla compressione sofferta dall'anemisma, vuoi per un P\'Ocesso lm1tp iofiiam: matorio, vuoi finalmente pel contatto con materia-li in via di decomposizione, doveva necessar'iamente sulJire un processo ncct·obiotico ed essere eli minata per ottenere una cicatrizzazione più sollecita e regolare. Col mezzo di lavatme ed injezioni di soluzione di acido fenico, e talvolta di acqua di calce, e mediante l'applicazione di fi1accie imbevute talora in soluzione di perclol'Uro di ferro, a •solo scopo deter·sivo, . potei correggere gr·adatamonte la
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supedìcie della vasta o profonda piaga risultante dalia spaccatura del sacco aneurismatico; la reazione febbrile che fu però sempl'e legger·a, in breve cessò; il dietetico che da ultimo venne ridotto fu aumentato e costituito d'un buon vilto carneo col vino, e tutte le misure igien iche e pro!ìlatiche adottate valsero in poco tempo a rimettere di nuovo il nostro infermo ; non si potè scorge!'e in uppresso, è vero, il t itorno della pulsazione nell'arteria poplitea e pedidia, ma la cir·colazione però si effettuò sempt·e e si effettua tuttora sonza nessuna diffico!Là; le granulazioni crebberQrigogl iose; il ctwo del tumore aneUI'ismatico andò man mano :->comparendo, la piaga si restringe di molto colla progressiva cicatl'izzazione, l'ammalato si alza e cammina coll'appoggio di stampelle, e ft·a pochi giomi spero che aVI'emo una cicaLriz. zazione completa; essendo poi scongiurato qualunque pericolo confido eziandio che venendo vinta fl'n non molto una supersl;ite, ma 1 E~ggera rigiditfl. nei movimenti di flession e d~l ginocchio, il gambino pott·à acquistare ID<lggiore forza e cnm· minare più libero e senza bisogno di sostegno alcuno. Molte e nrie sono le considerazioni chi.l potrebbe farsi .per spiegar·e i diver·si fenomeni che precedettero ed accompagnarono il caso in quistione, ma per non dilungarmi di troppo, dirò solamente che la inter•rotta circolazione che fin da principio si rilevò nell' at·teria poplitea e pedidia, :valse a p1•eparare la dilatar.ione dei rami arteriosi collatet·ali che dovc,·ano in appresso è dopo l'allacciatura fornire il nutrimento a tutto l'arto sinistro; che il crepaccio e l'emorragia del sncco aneur·ismatico coi voluminosi coaguli che for· mò for·tunatamonte al suo intorno, produsse una compressione sufficiente pet· imp:>dire, il che non avviene sempre, qualunque comunicazione dell'aneur·isma coi vasi collaterali dilatati dopo l a allacci<ttura, ecl un'omon·agia consecutiva; e che alla perfine a coronare un esito sì favot·evole vi coop2rarono senza dubbio il coraggio e la puona tempra fiisica del nostro informo. Parma, 1 giugno 1870. ll 111.cdico eli 1-·eggimento Dott. L. MoNTAKdRr.
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DEGLI EMOSTATICI E SPECTA.I.:\IEl\TE DEL PERCLORURO DI Jc'ERRO D't.LCUN.li: FAB.i\'IA.Cm NON COMPLETA){EN'rE NEUTRALIZZATO.
r Emostatico, nome dato ai mezzi adoperati per frenare l'emor·ragia. Questi si possono distinguel'e in meccanici, topici e rimedi universali farmaceutici i ai pr·imi ::1ppartengono la cautel'izzazione, la compr·essione, la leg::ttura, la torsione, inoltr·e il ghiaccio, Ja cui azione è in cer·to modo fisico-di· namica, e che è uno de' mezzi più potenti chè si abbiano pet· arrestar·e le emorragie, !e sostanze agglutinanti, siccome la gomma arabica, dragante, l'amido, ecc. ecc., i pannilioi, le toronde impregnale di soluzione di nilro con sale ammoniaco, aceto, le coppelle secche e scariftcate, le sanguisughe applicate sulle parti remote, e simili. I r imedi universa:Ji emostatici quali debbono specialmente esse1·e aclo perati nell' emori agi"' passive? Basta solamenté il dit·e che essi vogliono essere adoperati con cautela e da pcr·sona perita nell'arto; pet'chè non sono minol'i i mali che nascono da una emorl'agia incautamente frenaLa di quelli che cagionar possa l'emormgia stessa; 2" Nel novero riguardovole de' farmaci emostatici di conoscenz(l. alla pratica medica non esclusi quelli che -vengono smerciati sotto i1 misterioso velo dell'aborTito segreto (acqua dell?agliar·i, del BinoUi, dell.Vlontet·ossi, ccc. ecc. (1) il pcrclorur·o di ferro quando sia ben preparato c della dovuta concentrazione e neutro occupa ancora un distintissimo posto, ed in vet·o il suo beneflco uso si estende, e propaga più sempre, ogni dì sorge novella prova della sua energica azione e dci (1) Anche l'l\cclalo di pcrossido di ferro convellicnlcrllcnle amrninislrato, come suggcrisee il valente chimico Rnspini, gode eminenti doti emoslalichc, cioè di potere coagulare istanlaneamenle il san)luc, c ciò perchè c1ueslo sa l ~ per la natura dell'acido suo or·g:mico possiede giil da solo delle proprietà di coagulare l'albumina senr.a lll'esentare gl'inconvenienti del, perclor1,1ro di ferr·o allorchè viene svincola lo dalla su~ combina-zione. rcrrica pel suo conia tlo col snngne arlm·ioso, adoperando l'acetato eli pcrossido di rerro non si inlr'•1duce llcll'organismo sostanza nocevole all'economia animale.
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rapidi effetti pet' uso i1~tus, r;t extta (1), ma per ottenere gli immediati effetfi favorevoli si richiede: 1" di farne uso nella massima purezza, concentrazione a gradi 30, perfettamente neutro o di fame uso ip unione col cloruro di sodio, onde la pratica ·medica non sia · costretta a lamentare più volte sinistt·i effetti, e ciò quando la soluzione si trova in eccessi d'acido; 2" di non associarlo ad altre sostanze organiche a motivo della sua affinità chimica e della radicale incompatbilità; - nulla reca k'\nto danno, discredito a buon rimedio quanto siffatte mescolan~e che ne alterano, neutralizzano e menomano anche la sua azioae (alb•1miua, latte, tannino, gomma, . mucilagine, glicel'ina , china, oppio, le pastiglie, pillole, ergotina' e tu'tte le materie astringenti or·ganiche), diversamente oltre d'irl'itare le parti dell'organismo vivente la sua potente azione emostatica ne vieHa alquanto affievolita, parali ~zata, recando non poco danno all'ammalat.o, e la dottrina medica tl'adita, delusa nelle suo giuste filosofiche o filantropiche aspettative. Ecco un fatto eli recente data da noi osservato. • Nel principio dello scorso mese di maggio il sig. (1) A proposito 1lci diversi pretKil'ati .che circolano in commercio direttosi; c impuri, rammenteremo ni benevoli !cUori che il farmacista esercente spedisce la ricella medica, ne esige il t·ispeltivo imporlm·e, esso (lCrò per la nobile t' scientifica arte che esercita deve amalgamarsi alle filantropiche mire della dotLt·ina medica, ed alle urgenti bisognosi cure dell'ammalato, esso non ò un commercian-te, il quale materialmente tende a smerciare, lucrat·e, ma lo scienziato chimico-farmncistn ha altri do veri da compict·c, se vuole progre,dil·e deve possedere altri importanti doti, cioè amot'e allo studio· cd all'umanilit, c con questi giusti et! indispcnsa)lili principii priu1a eli spedire le mediche pt•esct·izioni deve assolutamente assicurarsi della purezza c perfezione de' farmaci, c per ciò o!l'lnere bisogna bandire i laboratori commet·ciali, c rare in modo che la mag,gior parte delle prescrizioni siano effettuate aocbp nel llill modesto laboratorio. In vero per oueoerc i farmaci JlUI'i per uso delle mediche prcscrizio11i non necessitano tante macchine, tonti a111Jarati, vuoto, nè gt·anili vapori .e ciarlatanesche ap parenze, ed elcsnnti etichette, carte di variati colori, mu bensì stmlio, perseveranza, scicnz;l c coscienza, e buofla volontà al lavoro, infine amore a chi sofft·e. Non vuclsi tacet·c che i sali solfl!ici sono ramuci sovt·ani, e specialmente per quelle affczio11i di origine zimolica, ecc., c se alcuni pratici, in numero di pochissimi, non oltcnnero risultati favorevoli, è a causa del farmaco impuro che sgraziatamcote si h·ova io commercio, e così dell'olio di ricino. che allo stato natut·alc di freschezza 11ossicde un sapore dolce hulirnceo non disgustoso, d'aziono antiflogistica, pnrgativo, autelmintico, che gli ammalati anche i più schifìltosi (ligct'Ìscono bene. Tutto all'opposto se ò vecchio o ·rancido~ in tale Gìo1·nale di Medio. miUt. 1870 ' 37
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dott. N. N., esercente dell'arte salutare, che col massimo • impegno e solet•zia menomamentc non trascura di esperi• meutare molti farmaci nuovi proposti c studiati da benemeriti cultori della pt·ogressiva igea, aveva in cu,ra una fi:mciulla di . sei armi circa, affetta da emorragia alle gengive: • dopo d'avere esperimentato 'vari farmaci semplici emosta• tir.i, e non vedendo lo stagnamento, ricorse al famigerato • emostatico del signor Piaxza e Pravaz, ecc. ecc., il per• cloruro di ferro, in soluzioni di densità gradi 30, in unione • col cloruro di sodio, applicato diligentemente alla p~u·te· : « nessun coagulo, invece produceva irritazione, imbianchi« mento alla delicata epidermide. lo cbe per càso ero pre• sente, vedendo fallito questo energico emostatico, mi detti • ad analizzarlo e lo rinvenni acido, adulterato, non più atto • al benefico uso che si suole dalla medicina destinare. • Infatti, trattato coll'acetato di potassa da un leggero roseo • colore, all'albumiua d'ova e latte vaccino e leggerissimo • coagulo, introdotto in tenue quantità in un tubo di prov(l « a grad i 20, 25. Baumè, portato il liquido al calore di 4.0 contingenza é acre, irritante alla gola, i suoi immediati molteplici prlncipii"Costitucnti tJer l'assorbimento dell'ossigeno atmosfc1•ico si sono alquanto modificati, deteriorali, decomposti, e non più alli al benefico uso antiflogistico, lassativo che si suole dalla scienza medica destinare. In conseguenza il povero infermo assolutamente non può continuare la cura, specialmente in soluzione o emulsione, e così tanti altri farmaci che qui lol'na superfluo a rammentare, c per sino le d1·oghe in polvere che vengono somministrate dall'improbo commercio a danno della povera umnnitù soiTerente, cd ad umiliazione di alcuni vigenti farmacisti che da <1uesti droghieri dipendono. J fornelli fdrmaccutici che in quest'ultimi tcm11i noi vedemmo a SJlegnersi tJer la concorrenza delle male augurate iodustrie chimiche nelle mani de'd,·ogbiCI'i e delle éomrucrciali speculazioni, ben inter1Jrctando, e seguendo il cammino de' progressi delle chimiche, mediche discil>line hen presto si riaccenderanno. Il giorno in éui la farri1acia potrà oiTrire la mcdiciÌJa coi farmaci inallerahili per sanare le matàuie, non escluso un valido soccorso a riconoscerlé, c constatarne le vere cause (analisi degli umori diversi llatologici, muco, orina , pus, acque degli idrot>ici, sangue alterato ecc.), essa avrì1 raggiunto il suo apogeo. Lo stalo di avvilimento morale in che presentemente si trova quel giorno avrà termin.c, sta adunque a noi colleghi questo indispensabile còmpito, affreUiamolo coi nostri studi, associazione allo diverse società fa rmaceutiche italiane, ai diversi llBl'iotlici di chirt~ica, medicina c farmacia, ed arti industriali. Le J)reparazioni di chimica c farm acia, anche nel più modesto laboratorio, e ben foi'Oili di reagenti, tanln. pc1· uso della fm•nwciu, che tlCl' la ;1ratica mcdica, riùonderà ad Ol'goglio della nostra casta non disgiunto da buon interesse.
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• a 45 nello scopo di meglio sviocolat'e l'acido idroclorico « libero1 nel caso appuntQ vi si trovi .,in e.ccesso e ~oprà
" posto al liquido stesso con tubetto intriso d'ammoniaca si • è for·mata una nuhecola discendente di sale ammoniaca « prodottosi per la combinazione del gas_cloro-idl'ico libero "' coll'alcali; dalle segnalate chimiche-reazioni si scorge a « chiara luce esser'e 41 percloruro di fel'l'o acido, impuro da • proscriversi dall'uso medico. ~ Onde migliorare la preparazione di questo importante sale ferrico ho intrapreso varie ricerche seguendo la scientifica via già tracciata dai benemeriti Bestocheffc, Burrin Buisson, Piazza, Landat'er, Lefort, Maitre, Deleau, Frantland, e tanti altr'i eminenti esperimentatori, cho ora qui non occor!'e di nominare. Il seguente metodo lievemente modificato si pt'esta favorevolmente ad ottenere il perclor·ur'o di ferro, concreto e liquido allo stato neutro senza pr·odurre irri tazioni alla parte ove viene effettuaLa la terapeutica applicazione c.ome valido emostatico non esclus'o di usa,rsi come disinfettante le piaghe puru1ente, ma preparato in grande anche per disinfetl:ar'e le cloache serbato eli sostanze vegeto-animali in putrida fermentazione. P·repa-t·atJione. Lim!!,tura di ferro puro in polvere, parti lOO • 500 Acido idroclor·ico 150 Acido nitrico purissimo Acqua comune distillata quanto basta. In una conveniente capsula di porcellana si versa la limatma di ferro in polver·0 con quanto basta d' acqua, si riduce della consistenza d'un liquido poltiglia, indi vi s'aggiunge poco per volta l'acido nitr·ico; l'operazione deve essere offettuata all'aria libera, oppure sotto un cammino, onde non essere molestati da vapori nitrosi rutilanti, cessato lo svol· gimeuto de' vapori nitrosi, si diluisce la massa nell'acqua, e si espone al calore di gmcli ottanta ai uovanta sino a com~ pleto essiccamento. Il fei'I'o perossidato ottenuto si farà bollire per alcuni minuti co1l'acido idroclorico, onde ottenere la soluzione, coll'avvertenza che il perossido di fert'O ne rimane ciell'indisciolto, si ritira dal fuoco e si mette a patte per ore 24, agitando di tempo in tempo la mistura, trascorso questo tempo di nuovo si espone al calore della hollit,ura per alcuni minuti, aggiungendo una tenue quantità d'acido nitrico, onde trasmutare se per caso cont(ilnesse del prato-
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èlontro di fer"r·o in percloruro. A questo p11nto si filtr·a per· carta sugante, ed il liquor•e salino limpido colorato intensa· ménte in bruno rossastr·o tendente lievemen te al giallognolo si farà evaporare a lento calore a secchezza - da conservarsi in ct'istalli smerigliati e lontano dalla luce - disciolto nell'acqua stillata alla densità di gradi 30 si ottieno il perclol'UI'O di ferro pet· uso emostatico, da usarsi in unione col èloruro di sodio. Propt·ietà 'rima?·chevoZe. Il parcloruro di feno concreto si offre in una massa salino· rossastra, tendente al bruno gia:llo, inodom. sapore stitico ferru ginoso, solubile nell'acqua, lasciando un legger· deposito l'ossastro di pro tossi do di fet·ro, solubile nell'alcool e nel l iquor·c anodino minerale; messo iu contatto all'albume d'ova poch0 gocce dò.nno pronto coagulamento abbastanza consistente per potere agitare, capovolgere impuuemente il vaso· che lo contiene; in contatto al sangue di recente sorlito dalle vene vi pt·oduce una magmaistantanea aderente sen:T.a proclurre si~ nistre conseguen:'.e, al latte vaccino imme(liato coagulo, in contatto all'acetato di potassa, coloramento intenso rosso di sangue venoso - ai vapot'i ammoniacati nessuna l'eazione, nè nessuntt nubecola cliponù;;n1e di sale ammoniaca prodotto per la continuazione del gas cloro-idrico libero coll'alr.ali in contatto al Lornasole 1r e viene leggermente Ht'r•ossato, ~iccomo il perclonli'O di feno anche neutro nnossa sempre leggermente la carta bleu del tomasole.
Osservaeione. 1• Operazione. - La limatul'a cii fef'ro in polver·c m0ssa in contatto all'acido nitrico per· legge de-gli nffini s i pei'OS · sida, l'acido uitr·ic9 trovandosi chiuso si svolge in vapori rutilanLi pericolosi a rof'll)it·arsi, op perciò s i t·ichiedc I'Ol>erazionc sia fatta sotto un Cllmino. 2• Op<JratJione. - Il perossido di ferro in contatto all'aciòo cloro-idrico si combina e forma un perclor·uro di fel't'O solu· hilissimo, ecl allo stato neutro por l'eccesso della base me-· tallica perossidata. 3• La filtrazione ad ottenere la soluzione limpida ed esente di per·ossido di ferro non chimicamente combinato. 4• L'evaporazione acl ot t~:mer1a allo stato concreto, la soluzione di gradi 30 di dem;ità per· ottenere la soluzione di perclorltro di furTo officinale per uso emostùtico.
Ministero .della Guerra. CONSIGLIO SUPERIORE DI SANITÀ MILITARE <Jommissione sti\tis,ica
NOTIZT E SuLLA
STATISTICA MEDIC1i DELL'ESERCITO l'EL
TRIENNIÒ 1867-69
RELAZIONE A Sua Eccellenza il Ministro della Guerra.
Pircmo, addì ·10 Luglio 1870.
Jt Medico /Jitellore D . F. BAROF FI O.
&t ~M:;Jm* ~t>U (1A,,~\lk QOMISSETT I ,
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R I ASSUNTO STATISTICO .
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DEL MOVUI:ENTO SANITARIO l)EJJL' ESERCITO PEL TRIENNIO 1867-69.
Sua Eccellenza il Ministro dell~ Guerra, apprezzando l'utilità d'una ben ordinata Statistica militare, volle attuato presso il Ministero un compiuto ufficio pelle Statistiche informazioni, c, come necessario complemento di esse, sollecitava l'esatta esecuzione delle prescrizioni della Nota Ministeriale 10 marzo 1866, relativa alla Statistica sanitaria ,dell'Esercito. Una speciale Commissione presso il Consiglio superiore di sanità militare, e sotto l'immediata sua dil'ezionc, aLtende già a tale lavoro, o.ode potere, colla cooperazione degli ufficial] sanita1·i tutti, fin dal corrente anno compilare e presentare a S. E. il Ministro una Relazione Statistica che risponda alla legittima sua premura pella sanità · e pel benessére dell'Esercito. Per utilizzare io qualche modo i materiali che il Consiglio superiore possedeva delli anni 1867-69, e per dare quasi inizio al còmpito affidatogli, la Commissione Statistica compilava di· versi quadri relativi ad esso periodo triennale, di alcuni dei quali parve opportuno al Superiore Consiglio proporre a .S. E. il Minist1·o la pubblicazione. Sono pochi specchietti riassuntivi che abbozzano le condizioni sanitarie dell'Esercito e permettono qualche essenziale e non troppo scoraggiante raffronto con gli analoghi dati pubblicati dagli ufficii sanitarii Statistici instituiti oggidl presso tutti ì meglio ordinati Elserciti stranieri.
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V0 .1
AlJ!intier.o periQd·o t~·lennale non si estende p,eJ;;,.vero Q.h'e la. Statistica · d-?g'li Spedali e StabilimenJ;r sanital'i militari (Quadri IJ II, III, ·vr, V:Il,); p~i mili ta~·i ricovel'ati negli Spedali civili non poteronsi ancora e.sattaniente riscontrare le cjfie deif'anno 1869: pel solo oiennio 1867-68 si stabilirono quindi rilievi complessivi e riscontri proporzionali éompiuti (Quadri IV, V, VIU); final. m'ente due specchietti (IX, X) presentano riepilogati i çlati .me"" 'tereologiQi e le relatiy~ os.cjllazioni estreme per alcune stazioni atte a dare una idea delle c1imatologil}he disparità inerenti a1le d\vet·se regioni nelle quali _puossi con logica e naturale norma immaginare suddiviso il P!lese. BlENNIO 1867-68.
Il movimento .sanitario dei due anni appare riepilogato nei segu~nte s.pecehie.tto :
EN'l'll.\1'1
!\lORTI
complessivam. o
l ANNl
1867
Hi6t>;)6 42\} 7t57l2·192 14 O 13 2 10 60 18 O 40 14 t$7 83~1
~~~~~~ 170760 467 78812183 12 7 12 2 10 08 '17 5 42 14 2~ 9006 1
annua ·1 " ,. .. StalJilim. , milil.al'i 132258 362 621> '11'96 13 8 ·12 8 8 49 •19 7 3412 00 7216 Stabilìm ' · civili 3'1399 86 148 391 12 3 12 o ·1 So 16 O 7 2 t:i2 -14~7
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Totale ·J6S6~7 448 773Ì2187 -13 .3 12 '!:5 10 34 17 8 <ld 14 52 8673
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(f}·Ed individui giornalmente allo Spedale pér 1000 )>resenti ai çorpi. .
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Distinto per stagioni è rappresentato dalle respettive medie riassuntive nel seguente (1):
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36 40 4~
42
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Le dispa1·ità inercuti allo località, si riassumono nel seguente specchio colle proporzionali delle precipue zone in cui può essere divisa l'Italia (2):
(i) Le differenze colle analoghe cirl·e del <tuadro precedente dipendono dalla base diversa di raffronto: nel t• quadro si tenne conto di tuili gli entrati, direttamente dai Cor1>i e per traslocazione da altri Spedali, nel secondo der soli entrali direttamente. (2} l.e disparità colle analoghe cif1'c dei quadri lll'occdcnli dipendono dall'esclus!onc di alcuni Stabilimenti (Penali, Manicomii, Dètlositi Otralmici ecc.) che, riceuando ammalati di t>I'OI'Cnienze diverse, non JlOtevano imputarsi ad una determinata zona tcrl'itoriale.
ltalia Infei'iore I talia Littoral~ . . . Italia Insulare . . .
·s41 1o8 ·137
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18 3 19 6 18 p
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14 67 ·H 1_2
--·-..-.<=--====--==-----~-------
Finalmente le differenze tra i diversi Spedali, in raP.porto ·
colla entità numeric~, della rispetti va fot•z•t media, fuì·~~o :
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Forza media l ~torlaliJ.à per Perman:ema m:edia gior\H<Iiera ·1000 eu lrali indiyid.uale
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Ent-rati.· ~~pese
100 a 200 meno di ·100 ·
13 1j2 14 2t3 ·13 1Ti.i
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oltre 300 200 a 300
•
•
La media annua delle ammessioni nel biennio
a 163657; però come quasi 6000 entrati negli Spedall e
S'tabilim<:;nti sanitarii militari provenivano da a.ltri Spedali pé1: (l) 1• Ordine: Palermo, Napoli, Verona, Firénze;·Torfno. :.__ 2° ordi!le·: 1\IUano, Venezi~, !'3ologna;,· Caserta. - 3• ordine: sii al~_r i Sped~li divisjonali ed· i .sti.ccu.csali di ManLo,va, Capua e Cava. -- 4" or<line: tutti gli altri"Ospe-
- dali nìimari· suecu.t•sa!i, ecc.
....
!J90 trasloca~ioni
o sgombri, o vi fecero passaggio da Stabilimenti civili, cosl la vera cifra delle entrate vuol essere ridotta a 157732. n totalo degli entrati fu q\lÌndi di quasi 450 a1 giorno di 2 per 1000 giornalmente, 773 per 1000 all'anno in riscontro alla forza. I 415 dei malati ebbero ricetto negli Spedali militari, 1r5 precisamente negli Spedali civili. Se i( numero assoluto degli entrati è naturalmente in rap-' porto di1·etto colla forza, l'espressione loro proporzionale pl'esenta invece un certo rapporto inverso : cresce, relatjvamente1 col diminuire della forza il numer o proporzionale degli entrati allo Spedale e viceversa; tranne però nel tr~nfestre estivo pcl quale l'aumento degli entranti è sempre ed assolutamente e pl·oporzionalmente notevole.
Spedctlità. - n totale clei cm·ati (entrati e r imasti) negli Spedali militari ele vasi a 139254; fu di soli 32721 p~~ gli Speciali civili, 171975 io totale: vale a dire 815 per 1000 della forza. Le gùmtate di tmttam&nto sommarono in media annualmente a ~170550- 2637936 per gli Spedali militari - 532594 pei civili. L11. cle[!ertza rneclia rtiM·naUer a (il numer o cioè dei m:alati in media giornalmente presenti negli Stabilimenti sanitarii d'ogni. genere) risultò di 721 6 pe• gli Stabilimenti militari, 1457 pei civili, 8673 in complesso; cifra che corrisponderebbe· al 24• della fo1·za. La p er1nanenza media individuale fu dj giorni 19 7 per gli Spedali militari , di 16 per gli Spedali civili, e quindi 17 8 giornate in complesso. Si dovrebbero contare io media 42 individ\Li allo Spedale per 1000 della. forza, e qnit1di 42 giornate di Opedale per 1000 di presenza ai Corpi; finalmente ogni individuo sotto le armi conterebbe in media 15 giornate d'Ospedale all'anno. La degenza è naturalmente sempre in stretto rapport.o colle ammissioni; però, non un aumento proporzionale sensibile nel qnarto trimestre, notasi anche pei degenti quel cert-O ant.agonismo colle cifre proporzionali della forza, che per gli entrati già accennammo ; si per questi come pei degenti il 3• trimestre segna un costante aumento relativo. Mortalità. - Si ebbero in media 22.00 dece~si all'ann-o; 13 9 per 1000 entrati, 12 5 per 1000 sul totale ou1·ati (12 9 per gli
ts9t Spedali militari, 12 1 poi civili), 10 ~ 34 per 1000 della forza. Se messa in 1·jscontro col numero degli ammalati la mortalità assoluta presonta necessariamente un cer to rapporto diretto, con una elevazione decisa però pel 1" trimestre di ciascun anno; ed esso rapporto diretto, come l'tmmento del 1" trimestre, ancora .Più manifesto riesce se riscontrasi la mortalità assoluta con la degenza. La mortalità t·elaliva o proporzionale manifesta avvece si com l'entrata come con la degenia una certa oppo· sizione marcata, nella quale s piceà però pur sempre l'incremento sensibilissimo attribuibile al 'J• tri roestre. Se per converso la morlalità si raffronta alla forza, patente ne 1·isulta l'influenza delle stagioni ; il 1" trimestre, ma ben più ancora il a•, supera notevolissimàmente ogni relativa proporzione.
' Pet•dite. - Contano tra gli uscitì 7664 individui che richiesero all'atto d'essere dimessi speciali provvedimenti; 4900 furono inviati dir·cttamente in licenza di convalescenza di 40 a 90 giorni ; 2764 furono sottoposti a rassegna e di questi 461 otl.eunero licenze straordinarie di 6 mesi, i più di un auno; 2303, poi furono congedati per rimando. Gli indi\'idui che reclamarono sifia tti compensi ascesero quindi r..omplcssivamente a. 47 per 1000 entrali, a 36 per 1000 della forza; gli inviati in licenza (5361.) darebbero la proporzione di 33 per '1000 entrati, 25 per 1000 della. forza; i rimandati furono 15 per 1000 entrati, 1l per 1000 della forza., e 1046 per 1000 morti. I rimandi nei soli Spedali (senza calcolare cioè quelli che hanno luogo direttamente ai Corpi) superarono quindi di quasi 1t20 il numero dei decessi negli Speduli stessi. Lo perdite complessive (morti e riformati) si eleverebbero finalmente al 22 per 1000 della forza all'anno, propor-tione però notevolmente al disotto del vero, giacohè non vi si comprendono, come fu già notato, i rimandi che hanno luogo direttamente dai Corpi. Zone. - La mortalità relativa vn mrmifest.lunente aumentando dal mczzodl al nord : la rigidezza degli inverni nell'Italia supe· tiore, l'incostanza delle stagioni nella media, darepbero una plausibile ragione del fatto; per couverso poi la dolcezza della stagione invernale e la mitez1.a delle oscillazioni termometriche estreme nell'intero anno, spiegnr potrebbero l'inatteso r isultato tanto favorevole pella zona insulat·o e per la Bassa Italia.
~9~
Stabilimenti. - T enu:issime furono per verità le differenze osservatesi im i diversi Stabilimenti in l'apporto colla loro capacità o meglio degenec• effettiva. PQrò, per quantunque lieve, il vantaggio spetterebbe sempre, per gli Stabilimenti milita~·i, ai minori, sia pet· la mortalità che, c ben più, pella permanenza dei malati, cosa che spiogbcrebbesi pella possibilità d' uua più esatta sorveglianza e di un più unilo ed identico, ed anco più efficace, iudirir.zo sanitario direttivo. L'opposto notasi avvece pel' gli Spedali civili, cd ò tal fatt•> che mcri!a di fissare l'attenzione superiore .. .. . . È probabile che la ùoticcnza di mezzi curativi, la mancanza di ossenzh\li igieniche <~ondizioo i , la trascuranza. c l'abbandono da parte dei curanti, t~ieno i fatto1·i composti del non desidere,·ole risultato.
Genere di malati. - Riservand(l qualche maggiore dettaglio sul proposiLO nel parlare degli St1lhilimenti miliU\ri (in quanto per gli Spedali civili è im1>nssibile raccogliere qunlsissi essenzia! · nozione sulla naturn dd le malattie), può cllsere D l·l~to : cO Stabilimenti Penali. La rnorfnlilil vi è dopph> dtll la mortalità gene• al .. : '77 decessi per 3137 eu trai i, vale n dir;.• 24,63 pe\' 1000 Pll\rcl(Ì. b) V:etertmi efl I1walidi. Media nnuua degli entrati 4'17, dei morti 52: quindi quasi de<·upla (12!> per 1000) della p1·opor· zionc generale. c) MattiC{)mii. Enttarono negh Spedali militnri 170 rllienati nel biennio, dei quali 6 morirono; ne tnlrarono 212, che diedero Jn deoes~i, noi Manicomi civili; ma come l>on. 130 tra quest'ultimi già figuravano nd movimento degli Spednli militari, cosl L\ vera cifra degli alienati nel biennio dev'essere ridotla a 252 con 22 mol"'i - 1'88 per 1000 curali, mortalità piò. che sestupla uella generale. La permanenza media ascese nei 1\fauicomi n 75 giorni; però q uc~sto fatto non si verificherà più nell'avvenire, stante lo adottate misure onde sottoporre i meutccatti a rassegna di rimando, appena consti della realtà. e gra.vor.z~ dei Jissesti loro psichici. cl) 1~rmc. Lu media annua delle ammissioni ascese a '1650 circa (1(8 nelli Stabilimel1t.i civili, 7t8 nei militMi), vaie a dìro trtOO cir&\ del totale amm1\lati : in media di 1000 uomini pt·eseuli ai Corpi, più elle 7 sono ogni anno sottoposti alle cure te1·mo-minerali.
~
ts93
e) Malattie Venet·ce. La media annua degli individui che ricoverarono negli Speciali per celtiche affo~~.ioni sarebbe salita a 22596 (1(14 negli spedali civili, 13t14 nei militari) -cio~ ~18 polr 1000 ammalati comuui (più del quinto), llO venerei per 1000 deHa fnu.n (più di 11 IO). La rclla delle CUl'C fu in media rii 1mnue lire 88768 0!'11 agli Ospedali civili c 10[11 ai militari) e la quota media individuale (nuove infezioni) lire 4 50 (3 84 pegli Spedali militari, 5 16 pei civili) f) O{lalmici. Furono 1[15 degli ammalali tutti, o più precisamente s'ebbe un oftalmico su 15 ent1·ati in gene1·o; il 40 per 1000 rapporto alllt forza. (ìli oftalmioì ~rauulosi ascesm·o in media a 2300 all'anno; furono ciuè un 1(4 circa. (277 per 1000) Jegli oftnlmieì in gcner~ e circa 1(60 (18 per 1000) dcgh amm&lati tutti ammessi nell'anno: l' 11 per lOOO della fol'za. In media furono giornalmente scmpt•o presenU ni Depositi oftalmici 440 granulosi ( IJ15 della forza media degli ammalati tutti 1\gli Spedali militari); la permancn1.a metha in essi Depo11iti fit 104 giornate per iudiriduo curato; per lOOO giornate di pres(lr,za ai. Corpi si av1·cbbero quiutll avuto 2 giornate a i Depositi ottalmici ; ctl. oguì individuo sotto le armi 1\vrcbbe passilla ai Deposita oftn.lmici in tne.;i,. gio1·u U 84 ocll'auno. Gli cmcrralopi lurano circa 1000 all'nunv, 118 ( 120 per 100tl) d~gli oftalmici Lutli_; itl20 (8 per JOOO) degli cutrll.tiin complesso;5ped000 della fona. g) Cmwa.ll!scenl. I Depos·u dt con· aleocenza ebbero in l)ledia :3642 entranti di'anno, 73U per ammcssioni dirette, 2903 per pùst:~a?~io dagli Spuùali; il :-l p~w 10l) <[uiutti degli usciti dagli Osl c dali p Sò• ·rcbbe ai D •posiii convalescenti: in media la presenza di ogni l'Oavalc~centc fu di 20 g1orni; dci ricoverati il 10 circa richd .... c rientri\ quindi allo 8pedale. h) .Li~ oss1wvazionc. Cospicno ne fu il mnviment(l; un 2800 cirèa all'anno (5J7 inacritti "t7 militari) vale a dire 20 ogoi lOOO anunnln~i comutll, il ] 3 pur l 000 oella fnrza.
ui
Vaaoùwzioni. - Si .s:.webbcrc> Jll't'l.Licati h media 45000 ioncsti vaccinici all'anno; (\c,n <>..sito genui11n 315, spurio 243 nullo 442 su mille vaccinati· ella etessa. uniti~ nurucricn s'ebbero n praticare 77 vere varcitHitioni~ 85 t·' a~'C!Ui\:GIOui, (od in'lll.ll,ni in indiv1dui giù vaccini\ Li noll'infillw.b ), .72 poi prescntavnno le stigmat0 dc\ già snpcmto vaiuolo .
•
~94 Oo1~àisioni metereoZogiche. - Non possono trarsi molte, nè sicure e positive deduzioni, stante la brevità del periodo d 'oSservazione. Le stazioni scelte come tipi delle diverse zone regionali rappresentano abbastanza esattamente. le esenzia1i condizioni metereologiche di esse zone. Risulterebbe il gennaio, (e più il gennaio 1868) essere st.ato il mese più freddo; il più caldo l'agosto (e più nel 1867); il trimestre più freddo è sempre n1 • (specialmente nel 1868), il più. caldo sempre il 39 (specialmente nel 1867). Le oscillazioni invernali sono assai più marcate, nei reciproci ~st1·emi, che le estive: tra le curve te rmometriche delle diverse stazioni vi ha evidente parallelismo. La pressione ba-rometrica più alta s' ebbe· in febbraio, la più [lassa in marzo; la massima pressione $'ebbe nel 1" trimestre 1868, la minima nel 2'' trimestre 1867. La pressione tione in generalé un decorso inverso della temperatura: è maggiore colla più elevata temperatura e viceversa. Fra le curve barometriche delle diverse stazioni vi ha pure assoluto parallelismo. La minima quantità di pioggia s'ebbe nel gennaio 1868, nel febbraio e luglio 1867 .... La minima assoluta spetterebbe al febbraio, la massima al settembre. Il trimestre piÌl piovoso fu i! 3• 1868; il più arido il 1• 1868. Le curve plu'Viografichc mostrano uon esistere nelle diverse stazioni quel rapporto che notammo perfetto e costante nel parallelismo delle termometriche e delle barometriche. Le oscillazioni massime (differenze tra le estreme) della temperatura nelle diverse stazioni, sarebbero rappresentate nel seguente quadro:
' Gradi dell& osoìllazioni massime della temperatura.
Locu1 Moncalieri Udine. P~.tdOYa
Bolo~na
Firenze
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Na1>oli . . . . 1\eggio Calabria Palermo Cagliari
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Tn!MESTilALI
f/l'adi 26 6
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21 7 22 1 23 ~
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1° trtmestre .
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gradi 15 8 ,; 11 !)
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6 6 16 (i
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Anno 1867 . .
16 7 15 8 18 1
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Anno 1868 . . Bll\NNM.l
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TRIEN-NlÒ 1867-69.
La media del Movimento t.rienoale appare riassunta nel seguente ·
s~ecchieteo (1);
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47
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53
59 04
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La {Ofza media corn'pl es~iva degli Spedali militari ascese a 7072; la pennanenza media a 20 giomi; ogni individuo sotto le nrmi passò in mediò; 12 giorni negli Spedali militari ogni anno· • 1l!{alcttlic. La fisonomia- nosografica de1J'intiero periodo ~riénnalc, desltmeodoJn. dagli Spedali militari, pelle forme morbose p'iù salient.i e.d import-anti S<1l'ebbe rappre~ euta~a dal seguente
sp.t>,cchietto: , (i) Non si è tenuto calcolo degli Stabilimenti balneo-termali,· comecchè 11011 llOSSa»O a rigOI'j) le JOJ'O Cifre ÌtnJlUiai'Si ad llli JlCI'iOcJO dt!lermiuato C meno·
JlOi a quello in cui fuuzionano: sotto il t'<lJlJ)Orlo nmrnillistrativo Jìerò dovendosi calcolare, si clevet•it pel tr·imcstrc estivo la ll•~oporziooc· mensile rleile .entrate. di due cir·ca, e la degenza media di J ,6 per mille della forza.
tS96
1\lAL:\TTIE
Tubercolosi polmonarc 63!> 4 9 3 1 324 r.ebhri lifoiùec 003 4 (i 29 21 8 9!) fi'obhri periodicho . 2::!772 •184 2 H7 1 Meningite cerebro spin. 28 02 o 1 u. Alcooìismo 2 ·I Nostalgia 68 ! o i) o3 ·l 1 5 21 lll?~billo 314 1 -2 4 \\llhare . Hit> 1 2 o 7 23 3 2 ' lUsipola. . . . . 663 1 ti 1 8 Vaiuoio c v;liuoloide 488 37 2 4 22 Scabbia . 415G 34 ;; 21 9
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'J)·amnatismi. - I futti violenti piil importanti occorsi sarebbe•·o:
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Sommersiono . . . . . Contuse . . . r~cdlc . Di 1agiio . . . _ D'<u·ma da fuoco F ntltÌJre . . . Traumi Lnssa~ion i . _ Di>lor3ioni Scollature
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Furono q11indi i traumi 23 ogni 1000 çasi di malattie comuni; la mortalità uei traumatici raggiunse il 18 per JOOO; i decessi per tale speciale causa. sommarono al 34 per 1000 dei decessi tutti. Furono inoltre ricoverati negli Spedali militari 73 ..aticida.
l'citate
Opg');a_ti. - Miuim.a tu la cifra deglj il;H~.ivi4,ui: che · dovetteJ.:Q escsere assoggettati ad op~razioui ehirutglche ~'importanza, carne ap.p!J.re , dal seggeute sp~cchi~tto: .
l 'fniEN.I'ilO
~~
OPERAZIONI
-~ <d
l w'il'oracent~si Cisto~omia
O Ì>ERATJ l'El\ 1000
.,
lj:miotomia
Amputazioni . Diverse . .
13
~ 7
2
·l
2 112 Hlt>
1 30 3
Tota!e ·. - ; ;
·- l ~
-~ l~ -
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o 03o o 023 1
4oolo38.~ J· o oull:
o 001> o 003 o 200 500 ~ o 001 o ooo o oo3 o 2òo 500 o ooll o· 3b2 o 183 6 ooo 258 o ow; 'Co>
O 4t8 O 254 O
600119'
O 005!
~· ~ ~ ~0 1;-.-;- ~l,.
F.urono ·quindi ·o perati 95 indi.vidui in media all'anno, 32 su milte>traumatiéì, 0,769 su '1000 entrati, o;465 . su mille. aelìa forza; i '·deces.si furono in raffr<;>nto ai dece~uti. tutti 8,4 per 1.000 - . la mortalit;\ tra ·gli operati raggiunse 148 · per 1QOO, lil. ott~ volte superiore a ·quella · dei traumatici·. comuni· ----' fu di . Gior.lftale di irieàic. rnilit. >·1870.
38
598' 0,69 per 1000 della forza. -
La mortalità pelle gravtsstme operazioni della toracentesi, cistotomia ·ed erniotomia fu della metà (529 per 1000 opera:ti) - le amputazioni di grossi membri (più che 2t5 :' delle ope~azioni tutte) diedero 258 decessi per 1000 .:._ Le operazioni minori (legature d'arterie di 1o 2• e 3• ordine - cist.ocentesi - litotrizia - uretrotomia - orcbiotomia - idrocele - fistole anali e perineali) non segnarono che la morLalit~ del 19 'per 1000, identica quasi a quella dei traumatismi in genere.
Ufficiali. - Ne furono ammessi nel tricnoio 2082 negli Spe· dali militari, 823 agli Stabilimenti termali militari, 31.9 negli Spedali é Stabilimenti· civili; 2400 in complesso; pegli Sp·edali militari si avrebbe quindi una media annua di 694 ammissioni, di 274 a lle terme, 968 io complesso; i ricoverati negli Spedali militari (escluse le terme) diedero 98 decessi nel triennio, in media quindi 33 all'anno, equivalenti al 47 per 1000 entrati. E come dai Bollettini 1t/fì.ciali rrhivansi avvenuti nel triennio 523 çlecessi tra gli nfflcit~li; co~ì può stabilirsi che circa i l 19 per 0[0 soltanto, oecorsero negli Bpedali militari. Calcolando soltanto le morti tra quelli iu attività di servizio, (379 nel triennio) si avrebbe la proporzione del 12 per 1000 della forza. Spedali diversi (paralello). - Gli Stabilimenti militari che diedero la s-pedalità (numero medio giornaliero dei ricoverati} massima furono Verona (506), Palermo (484) e Napoli (451}; la minima Càtanzaro (63), 'l'reviso (66) e Cagliari (82).' La. pennancnza individuale degli ammalati fu massima a Chi~ti é24), Caserta (23) e Padova (22,2); minima !} Bari (14), Mantova (15), Piacenza (16). La mot·talità massima, in rapporto al numero degli ammalati si verificò negli Spedali divisionali di GE.nova (22 per 1000), di Padova (20;-2) e di Firenze (20,1) ; la minima in quelli di Bari (6,31}, Catanzaro (7,37) e Mantova (8,80). Per valutare però questo dato importerebbe poter stabilire la proporzione delle ammissioni sulla forza rispettiva, fattore atto a radiealmentè mutare il sé'Iìso delle induzioni di primo tratto possibili. È però un fatto che le località; febbrigene avrebbero segnata: la permanenza e la mortalità rèlativa-; minore...... Non sarebbe quest'ultima compensata nel computo generale dalla proporzione dei rimandi?.
599
Epoclte (salubrità relativa). -
l quadri g1·affici permettono
u'ò complessivo ·àpiirezzamento dei' rapporti· tra la fò rz~ ed i movimenti diversi degli ammalati; l'isult~ all'evidenza che: Llf fine dell'inverno ed il principio della primaverile stagione, sono ~e~ise epoche mot·~igene: la mortalità vi è p iù elevata, mentre le a mmissioni e la degenza sono relativamente· minime; . ora il riscontro di queste risultaòze attesta dell'indole gravissima delle malattie dominanti. Oltre però al momento climatologico, vuol esser messo a calcolo come fattore essenziale di tali risultati la coincidenza della chiam~ta· delle nuove leve.~ •. · Il primo iil'ocinio della vita militare è sempre ed ovunque fonte di malattie e d 'aumento proporzionale nella mortalità. Ma la stagion e in modo ass"Oluto pi\ì feconda di malattie, ed infausta pex la loro gravezza· e la con's eguente mortalità, è in Italia la stàgio·ne éstiva. Le condizìòni locali però eseroita'UO (subor- · dinatamente se vuolsi, ma pure incontrastabilmente) un'azione che aggrava le influenze generali delle stagioni: i mesi ca.ldipsimi, . i_nvero, morbigeni ovunque. in Italia, sono eccezipnatrnente mot·tiferi nella meridionale;· il febbraio ed il marzb sono invece relativamente i nfuusti e fatali paTticolarmenle nelle regioni nordiche e specialmente nel Piemonte propriamente detto.
ne
R l E. P l L O G O ENTRA'fl.
Negli Spedali tu tti, al giorno . . . . . . . . . . . . ~Hso Per 1000 della forza all'anno . . . . • . . . . . . . 773 DEGENTI (Forza giot·naliera dei malati agli Ospedali}.-1t24 dei' preSenti ai çorpi, cioè per 1000 . . . . 1 • 42 Cun.~·n (4Jti negl'i Spedctli mitita?'i, 1l;;i nei civili). 8H> Per 1000 della fona all'anno . . . . . . . . PEmUNENlA (individuale dei malati). 19 7 Agli Spedali miljlar i - giorni . . . . . • . 1(~ fd~ ci vili id. . . . . . . . . 178 In complesso id. • . . . . . . . • SPt:nALJT:\ (Giomale d'OspedCLle). 42 Per 1000 di presenza al Corpo . . . . . . . ,Per ogni individuo sotto lè armi all'anno 15
o
1\fonT.ALl'l'A.
De'cessi pet' •J000 enf:rali
. . . . . . Id. curali negli Ospedali militari civili . . . . . Id. id. Id. id. ~omplessivamenle. Id. della forr.a • . . • . . . • . . . . Decessj. Mèdia mensile in mai'Z9, aprile, agosto e $Cltembre Id. · Id. negli altri otto me.si . . . . . .
10 9 12 9
·a 1
12 5
10 o' o 90. o 76
600
Rm.u-ìm (nei soli Spedali militari). Per 1000 entrali . . . . . . . . . . . • . della forza . . . . . . . . . . . . Id. Id. morti (1J20 in più) . . . . . . . . . LICENZE (di convalescenza degli Spedali m'ilita1·i). Per 1000 entrali . . . . . .. . . . • . Id. della forza . . . . . . . . . •
10. H 1046 33 2;}-
DEPOSITI 01 COXVALBSCBI\'U.
Entrali per 1000 usciti dagli Ospedali . . Ne escono guarili su mille . . . . . . • Rientrano agli Spedali su mille . . . . . . Permanenza media individuale - giorni VnNEnEI (13J14 negli Spc<lali militari, 1t14 nei civili). 1t!S dei malati comuni, cioè per 1000 . . . . . . 1 [1 O della forz.a, cioè per 1000. . . . . . . . . 0l'TAL~uc• (1 11 ti degli ammc~lati tutti). Per 1000 entrati in genere . . . . . . . . . . Id. della forza . . . . . . . . . . • . GnANULOSI (11-i· degl·i oftalmici tutti). J.>er 1000 entrati in genere . . . . . • Id. della foru1 . . . . . . . .
30
900 100
20
218
11 0
68 40
18 H
'fliAil~fA'riS!III.
23
Per 1000 malati comuni . . . . . . Deceduti per 1000 decessi in genere . Id. traumatici • . . .
34
18
0J'll11A'r!.
Per 1000 malati comuni . . . . . O 76 Id. traumatici . . . . . . 32 00 Id. della forza. . . . . . . . . . . . • . O 46 1\lorlalità per ·1000 decessi comuni (8 volle quella dei trauma!.) 8 40 Id. o perali . . . . . . . . . . . '148 00 Id. della forza . . . . . . . . . . O 06 · ld. am1>utati. . . . . . . . . . . 2tl8 oo OssEnvAzio:u: (1J50 degli entrati tutti). Entrali per 1000 mal~li. (2t7 mililat·i, 51J iuscrilli) 20 Id. UOIDIOl • • • • • • • • • • •15 TERME.
Ammessi per 1000 malati ordinari . . . . . . · Id. uomini presenti ai Corpi UH'ICIALI tin allivo servizio). Mortali là per 1000 della fot·za . . . • . Id. entrati negli Ospedali .
10 7
12 47
\' .ACCINAZIONI.
Cift·a media annuale . . . . Esiti genuini per 1000 innesti Id. nulli Id. Id. dubbii o spurii . .
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336 794 7()9
3)6 , '162 2tl7 2.90
2620
1772
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(837
2674
28nO
202::1
(1) Ìl servi~io· sanitario in questi Jlaesi il ordinato in modo essenzialmente dh<érso che da noi, come disparato è il mòdo di l'eclutamento dell'esercito; I :rril1roò\i non possono quindi più essere assoluti e precisi. Essenziale. per ·l ' e~ercito francese è la considerazione ciel largo funz ionare delle in (etmeri~ reggimentali, Yet"i succeda1iei degli ospctlali e quasi a considerarsi' ~ome i nòs:tri ,succnrsau. (2) COli) C ,nécessariìl base· di calcolo ·nei raffronti, accenneremo le seguenti cifre relative ~Ila fot:za: ' \ 18'6'7: en·eu.ivo. medio 384-180; media pì-esenti 337381; differeti1.a 4-7000; 18()8: . ,; 394634;_ ,, 331203; • ,, 63000; (3) n ,numero maggiore. delle ammissioni spella al 4° trjm~st.re ·1867, eù al 1° ·J S68. - Nei ~oldati nel p'rimo ·anno di sei·viiio né11868'si ebbero 668 én!ri\ti per {000 aii' OS!>;edalc, 472ti ammalati in lQta'te.
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Per suicidio
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10 73
o o5
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11 74
1868 AIl'.i n,lerno In ~~~eria . fn Ila i a .
'Il 17 22 i7 33 7~
o 39
12 27 24 31
Complessivamente
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o 71 () 97 o 38 o 74 '
All'iulerno
ln . Ai g~ria . . J n rtalla
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23 1)4 1:S 91
3:5 08
14 52
(i ) La mortalità massima veri6cossi pel 1867 nel ~ trimestre, nel J• pcl nel primo 11nno di 'servizio fo di !U,Ol.i nel 1867 e 13,30 nel 1.868·. - Su ! 000 uomini 'in genere accaddero nella zona Nord 6,67 d,ecessi nel 1.867 e 8,7 nel 1868; uel centro -10,33 e nel meizodì 91il! nel !86_']'; .f.3,8 nel ce.ntro e. mezzodì nel 1868. - Per febbre tifoidea Se n'eBbero 4,93 nel i867 e nel 1868 3,1l4; Q,lO in Italia nel !867 e 20,4 nel ~868; 1 ,~1 nel <1867 nel Nord della Francin e !,98 nel 1868; 2,87 e ~·,tlO al cçnta·o e mezzodì. - La tisi polmooare diede 2,28 decessi per .fOO"O uòmini nel i867 e nel !868 3,04; nel Nord della Francia i ,66 e 1,05; al cenlro c mezzodì 4,46 e 1,70. - Il tifo causò 3,04 decessi per 4000 uomini in A!lgm~ia, anzi 4?96 nei corpi ind,igcni. - Le moa·ti per1000 uomini distinti per grqdi furono: negli uffiziali O,i 8 nel i867 c nel ~868 9,-18; nei sottouffiziali 8,915 e i 0,92; nei cemuoi '12,f0 e il>, 10. - Fioijlmenle gioverl• notare cbe di 1000 decessi M avvennero: 92 ai corpi nel 1867 c !l9 nel4.~68; 733 e 772 all'òspcdale; !07 c 108 in congedo di convalescenza ; 66 è 61 in aUre posizioni d i assenza. Osp~dal'i dviJi eU J?arigi. - .(BesNum). lllortalilc~. - Pcl vaiolo H O per 1000 ammalati - Febbri tifoidee 210 pcl' ·WOO - Tl.si 502 p~r ~000 - Pleurite 9,1 per !000 - BronchHe -i6 per !000 - Pncumon;te ~~per iOOO. d$6~.- Lo mor.t~lità su ! 000 \IOrnini
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All'intorno 30808 ·J,J,ct51 172 470 2654 •JO 00 5 1) 97 3-I 3 5 196 Jn Algnl'ia. . 943;2 64'18 217 670 656 11 00 71 14~) l 25 4 2 227 In l iuli n . 161 ulo 11 4 932 ;1 0 ;; 00 26 73 l 23 ·l 9 99 ComplC$5.. 40tl84 21158 '179 t~22,3334 9 88 57 106 ~o ~s 6 108 1868
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All'interno 31442 14946 1 66 476.281.4 10 52 53 97 30·3 8 H)O
ln Algeria. •J9798 t 0336 234 5231H 8ti 2•J 26 113 309 ~H ]7 8 262 9 26 21 o s 3Q In Italia . 1 36 84 2o 617 1 o 2 11 1 181 494 4040 12 20 641 131 27 14 5 200 Co ~pless.. tlli53 l~600
(1) Nel -l867 giornate di presenza per· uomo 320 e 307 nel 1868. Nel i 8u7 giornnte d'assenz<l per uomo 415; per mal:lltia 1(}; all'osp·edale 8,t>. Nel !868 id. l:!O; id. 19; id. 10, 0. (2) N~l 1868 i casi di infezione venerea nei soldati nel 1• anno di seryi~io furono 1Jtl; mentre la éateg,oria non costituiva che ·l j9 dell'efTett'ivo.
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60~
Vaiuolo. Nel 1867: - N• 888 - 2,3 pet· 1000 uomm1 decessi, 85 per 1000 v aiuolosi, dei quali 0,16 per 1000 uoriDni in .Francia e 0,18 per 1000 uomini. in complesso. - Nel 1868 : - N" 2&66 ----- 6,5 per 1000 - decessi, 67 per 1000 vaiuolosi. - Nel 1867 si ebbero negli infermieri militari 13,3 casi di vaiuolo per 1,000 uomini. Su 1000 individui colpiti dal vaiuolo erano già: · 1867: vniuol~tr 20; l'ivaccinati 201; vaccinati 731; vergini 48. 1868: 20; . 200; 750; » 30. Vaccinasioni. - Nuovi innesti, No 4544,nell867, 5085 nel1868. - Riva.ccinazioni, 35081 nel 1867, 42239 nel '1868. - · T otale, No 39625 nel 1867, 47324 nel 1868. - Insuccessi di vaccinazioni, No 510 per 1000 nel 1867, 638 nel 1868. - Insuccessi di rivaccioazioni, N• 660 per 1000 nel 1867, '650 nel 1868. - , 'l'otale insuccessi, 'N• 638 per 1000 nel 1.867, 647 nel 1868. - T successi per 1000 furono : 1867: pei nuovi inuesli. 490; rivacciuazioni 340; totale 362. 1868: » 370; » 350; 335 (1). .Aliemiti ai ma.nicomii. N• 196 - 0,49 per 1000 nel 1867 ; _,...... No 174 - 0,42 ~er 1000 di effettivo - nel 1868. Riforme, per 1000 uomini. - Rimandi, 7,18 nel 1867, 5,92 nel 1868. - Non attività temporaria per_ infermità, nel 1867 5,94, nel 1868 5,68. - Cambi d'arme • ( indicati pel solo 1867) 0,27. - Sn l 000 rimandi nel 1867, furono 400 per t.isi, 165 'per èrnie; nel 1868 i casi di rimando per ernia salirono a .0,46 per 1000 nomini. b) Ingldlte1·m -
BIENNIO 1867-68 (2)
Ve?ze1·ci (1867) 23 -
per 1000 uominì '16,19 - giornate di cura per individuo all'anno 6.
(i) È da noLars i la prOJJOrz!one degli insuccessi, giacctiè non Leuendosi calcolo ncll'ese•·cito f•·ancese degli esiti spurii, che comprcndonsi coi genuini, i soli esiti nulli possono ofl'rirne una baso di conf•·onlo coi risultati quali si notano nel nostro esercito. Nelle visito di incorporazionc furono nel 1868 riscontrati, su iOOO iuserill i, 3o,6 già vaiuolati, !l27,ti già vaccinati, 37 anduli immuni dn ogni influenza vaiuolosa c vaccinica. (2) Giova notorc che in Inghilterra non si ha .altra catego1·ia di malati c~e quella all'ospedale, perchè qualsiasi malato è sempre ricoverato negli SJledali lo•·o, che sono tutti (pochissimi ecceuuati) reggimentali.
606
riformati 4,2~
11isi (1868) - in Inghilterra morti 2,37 totale 6,59 per ilOOO uomini.
... Nel
R~no
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1867 1
~8681186711868
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870 oo 76:> 7ùO oo! En trali agli sfedali per 1000 uomini 833 8ts 4~ 47 41 59 41 07 Media giorna icra degli ammalati • 9 6.2 9 40 8 H9 16.. 26 ~{9~'1!11Ltà por 10,09 uomi!Ji . . . 30 10 22 20 37 50 -~ ~ 50 R1forme Id.
c) Bavim·q, -
BIENNIO 1867-68·
,-
EnLrJll\ ~U'ospedale. . r.~r 1000 uom it:~i i\'Iorlahta (1) . • • . id. Media giornaliera dei maiali id. Durala media delle cure, giorni • Véxrerei. per 1ÙOO uomini • . ', . .'
1867
1868
802 00 5 79 3t 00
883 00 6 67
90 00
31 00
1.2 07 73 00
d) Stali Uniti - - JliENljfO 186'7 "68· TRUPPE
Bianche
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•(i j'Nel ·186H In mortalili1 si suddivide: ti,36 per malatlin, 0,43 per accidenti, 0,88 per suicidio.
QUADR[ STATISTICI
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1. TRIENN10 1867~69 - SPECCHIO 'GENERALE- DEL 0
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t'azione dai passaggi da stabilimento a stabilimento lìella.:steSs!\. località·. ·'
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609 IL o '1'MENN10 1867.69 DATI PROPORZIONALI PEr PIHNCIPALI SPEDALI MlLITARI. SPEDAL ITÀ MORTALITÀ OSPEDA.Lf MILITARI
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Giornale di tWedic. milit. 1870.
39
614
V. Bmmuo SPECCHIO DEL MOVIMENTO DEGLI AMMALATI
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{d) Individui degent.i giornalmente allo spcdale per 1000 della forza, e gio•·nAt.o di ospedale per 1000 di presenza ai Corpi.
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1867-68. E RELATIVE PROPORZIO~I PER STAGIONI.
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VI. ThiENNIO ·1867-69. - VACCINAZION :
-
CONDIZIONI
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Trien. 8955 7 11364i 85!1034417 7 133069 2444 27 34352 32 4753145 41t
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{*) Le differenze che si notano tra le diverse cifro parziali ed i r·
che potè consta\are l'esito, e di solo 56287 tra queste si pot
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elativi totali dipendono da che pel 1868 di sole 56375 vaccinazioni si .erono determinare le condizioni anamncsti.
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Ix• BIENNIO 1867-68. - VARIAZIONI TERMmfETRlCHE BAHOME PRESE COME TIPI DELLE DIVERSE
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3'13.[) Hl8.0 398.9 204.9 414.1
238.4 Gt0.3 715.6 662.p 707.3 219.7 624.8 7'11.0 363.3 1127.4 1382.7 1255.0 226.6 848.6 916.3 882.4 :$94.1 70 1.8 1.279.7 990.2 184.7 79 1.0 395.5 223.9 293.7 55~.6 501.2 !)28.4 72.8 , )) 296.6 " 278.1>-1 282:1 805.3 861.1 833.2-
620
:x. SPECCHIO NUMERICO E TAVOLA GRAFICA DEI LIMITI ESTREMI IN CUi OSCILLARONO LE CURVE DI TE)IPERATURA !I.SDIA !I.ENSILE E DI PRESSIONE BAROME'l'RICA IN qALIA • .
Oscilla~ioni estreme della temperatu1·a nel biennio 1867-68.
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10 8
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11 G
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29 2
Udine
~ 1867 + 1 5 23. 2 1" trimestre 1868 - 3 7 11 7
Pavia
-
1 9
'24 o
Bologna
o9
24 7
Firen ze
42
24 8
Perugia
2 :s
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Moncalieri
media -
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,
6 7
24 o
~ 1867
9 8
26 5
s• trimestre ( 1868
Palermo
9 9
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6 ·1
Anno1867 Anno 1!!68
Napoli Reggio
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18 8
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19 2
25 8
21.2
~ 1867
·1 1
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4" trimestre ( 1868
42
22 o
- 37
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2 6 ' 19 2
621
J.ti'VIS'.rA. DEJ. GIORNALI
Rendiconti sulla ith·ofohia in Francia durante gli, an9t 1.863-1868. Poco fa aH' Accademia delle scienze H sig. Bouley comunicava. 'àlcun\ dei risultati ottenuti dalla invcatigazione concernente la i'drofobia. durante gli anni 1863-68 istituita dal ministl'O di agricoltura. t • In 48 diptn-timenti, in' cui è stato detto in 108 rapporti essersi mostrata ltt rabbia, 320 persone furono moi·se. 2• Queste 320 persone dettero 129 casi d'idrofobia, cioè, uua mortalilà di 40. 31 per OtO di quelle che furono morse. a• In 123 casi conosciuti specificati nei documenti ai morsi non seguirono accidenti idrofol>ioi. I 68 casi di cui la susseguente istoria è sconosciuta con t11tta probabilità non furono essi pure accompagnati da tristi cllHti, dappoichè l'avvenimento di casi idrofobici d.iviene quasi sempre noto. 4• Dei 320 individui morsi 206 erano maschi ed 81 femmine, il sesso di. 33 non essendo indicato. o• In 206 maschi la mortalità fu -di 100, o un poco meuo de11a metà; mentre nelle 81 femmine fu solo di 29, o poco più di uo terzo. L'autol'e riguarda questa differenza come una acoidentl\lità statistica dovuta al piccolo numero di cif1'e trattate, .ma meritevole tuttavia di essere notata: 6° L'età. delle persone morse è stata indicata soltanto io 274 casi. Il numero più grande di casi (97) si verificò fra J'età di 5 e 15 anni) ma lò .sviluppo dell'id1·ofobia dopo il mor~>o fu a quella età notato soltanto 26 volte, o 26. 77 per OtO; ma nei decenni successivi si alzò a 48, 61 e 60 per OlO. Cosl che se i fanciulli sono più esposti ad essere morsi essi sono meno facili a cadere neHa idrofubia. 7o In un g1·aude numero di casi i morsi furono daLi da cani maschi. Nei 320 çasi in questione i morsi in 284 furono dati da cani, . in 26 da cagne, in 5 da gatti, ed in 5 da lupi. 8• Per ciò che concerne la st11gione, 89 persone furono morse nel marzo, aprile e maggio; ~4 io giugno, luglio e agosto; 64 in se.ttembre, ottoj:>re e novembre ; e 75 io dicembre, gennaio
622 e febb_raio: Cosl e evidente che una eguale vigilanza , occorr.e per i ·cani idrofobi, in tutti i periodi dell'anno e in tlttte le , sta,gioni. 9• Le ind.agini fatte offt·ooo alcu'ui importanti risultati r~lati vamen.te al periodo .d'in!}ubazione, ehe sono conformi a quelli, che si derivarono da preQedenti ricerche. Dei 129 ·casi in cui i morsi furo.no seguit.i dà conseguenze fatali, il peripdo d'incubaz,ione è stato verificato in '1061 col, risultato che ,è,dtu:ante i primi ·GO giorni .dopo il morso che più frequentemen te tMmifestasi l'idrofobia, cioè in 78 casi su 106. .Gli altri 33 sono distr.ib\liti fino al 24Ò• giorno, cioè, esattamente sei mesi, divenendo. tuttavia ognora meno numerosi, così che dop.il il too• gìornq vi sono spltanto 1 e 2 casi e soltanto uno al sesto mese: Si conchiude che le probabilità. di non contrarre idrofobia aumentano grandemente quando-sono pass<1ti due mesi, e c.h e dopo il novantesimo giornG la immunità completa diviene molto probabile. Le. ricerche presenti confermano pure le ante~edenti · 1nello stabilire la conclusione eh~ il periodo d'incubazione è più Qreve in propoY'l..ione che il soggetto è più giovane. Schierando i casi sotto due periodi - l'two da 3 a 20 anni di età, e l'aitro da 20 a 72 anni - si è trovato che la durata media nel p~·imofu dì 44 giorni, e nell'ultimo di 75, differenza evidentemente, di gl·ande . conseguenzà in rapporto alla prognosL 10. La durata d.e!la malattia fu ve1·ilkatu in 90 casi, e jn 74 di questi la morte avvenne nei primi quattro giorni e. specialmente al, secondo . e ter-zo giorno. In 16 casi la vita si p1·Òlungò : al di Jà del quarto ,giorno. , . '11. .Gli studii fatti, ·portarono qualche ioformaz.ione importante dspçLto al pericolo dei morsi io relazione-alle regioni che furono sede di essi. Paragonando le ferite aventi la sede mede&ima, si è trovato che la idrofobia si svi luppa -in 29 dì32 c4e ebbero pe·t\ sede la faccia. In 73 casi in cui fu(qno rno,rse le ~1ani, la idrofobia si verificò in. 46 e la in;nnuoità si notò in. 27. Le ferite delle es~remità superiori ed inferiori, confrontate eon que.l!e della faccia e delle mtmi, dettero una ; pxopo~·zione inversa. Co~lÌ in 28 re morti l'iportate alle estremità superiori,. lé mani. eccettuate, l furono 8 .e le immunità 20; e in 24 it'e.rite delle estremità infe-riori 7 furono· f<tt.alì; e 17 norr furono seguite da -tristi effetti. Nelle ferite del tronco, generalmente moltepliei, c~:si f<1tali.
~
623 predominano an cora, essendo 12 con 7 immunità. Questè cifre, come quelle dci primi ra.pporti, attestan·o la protezione campa· rat.iva di quelle parti che sono ricoperte dalle vestL · 12. In quanto all'importante soggetto· di prevenire Jo sviluppo de11a malattia, la guarigione. essendo tuttavia una incognita, osserva Bauley che i documenti presenti, come tutti quelli che li hanno preceduti, mostrano che la cauterizzazione della ferita, e speci~lmente la cauteriz.zazione col ferro rovente, prat1cata prontamente e compiutamente. è la migliOl'e di tutte le misure profilattiche. Di 134 ferite pe1· morso di animale rabido, che furono cauterizzt~te, la immunità ebbe luogo in 92, e la morte in 42; mentre in 66 ferite, che} non furono trattate colla cauterizza~ionc, la immunità si vel'ificò soltanto in 10, e la morte in 56. Abbenchè il cauterio attuale usato arditamente e pront-amente sia il mez.zo che dà la maggiore probabilità di protcziQpe, ·non è sempre possibile ricorrere ad esso, e ju mancanza del medesimo, o prima che sia adottato, vuo1si riconere alla suzione immed iata della ferita, il paziente compiend o tosto egli stesso questo ufficio ogni qualvolta sia possibile, sputando imme .. diatamente il fluido succhiato dalle labbra. La fcrilà deve edSere sottoposta a pre:;sione a ffinchè dia sangue, e deve essere lavata continuamente con qualsiasi lluido, come l'acqua di javel o ancora con orina. Ogni qualvolta la forma delle pa1·ti lo permetta, la regiòne deve essere stretta da un laccio circolare, che ,non deve esseNl levato fi.nchè non sia stata praticata la cauterizzaz-ione, e finchè non sia stata fatta mediante coppott.azione una sottrazione di una buona parte di sangue di cui esso ha sospeso i1 corso. Bouley non fal meozione della escisione delle parli morse, mezzo comunemente usato in Inghilterra. (MédicaZ Timas ancl Gar;ette, 30 aprile 1870).
Uisultati della vaccinazione nell'Armat~ ·Francese. Il signor Champouillon, dell'Ospedale di,Val dc Grace, riferisce che dura.ntc l'anno 18G7-68 3319 solduti de\rArmata F.vancese ebberQ o il vaiuolo o la vaiuoJoide, e di questo numero 2432 erano stati precedentemente vaccillati, 720 er~no stati rivaccin:lti, 58 a''evano avuto già il v>liuolo, e 109 nou ebbero il vaiuolo nè fur<lDO yaccinati. Dei 3319 soldati, 2'188 erano stati
624 vaccinati nell'infanzia, e 1135 erano stati vaccinati pe1· la prima volta o rivaccinati fra il 21• ed il 23° anno. La età. media, in cui fu contratto il vaiuolo, fu di 23 anni e 9 mesi. Io quanto alla questione di antagonismo fra il vaiuolo e la febbTe tifoide, il prof. Cbampouillon non può esprimere opinione, ma concorre in questo fatto rimarchevole che di 2200 Turcos condotti dal· l'Algeria e accasermati in Parigi non un solo ammalò di febbre tifoidea, cosa straordinaria e senza esempio; mentre 61 per cento del ]oro numero avevano avuto il vaiuolo innanzi alla incorporazione loro. (GaceUe Hebdomaclait•e e .Médical Times, 30 aprile 1870).
ossenazioni cllnlcbe sulla, temperatura. della. malattia. (per EDUARDO L oNG Fox). lliNINGlTE TUBERCOLARE. MANIA.- MELANCONIA . -
AscESSO DEL CBB.VELLO
D.ElmNZA. -
P ,mALISI GENERALE.
Meningile tubercolare. La lesione delle meningi occorre cosl costantemente come concomitanza del tubercolo, che è impossibile di separare la tempe1·atura del primo stadio dalla temperatura della tuberco· losi in generale. Come tultavia i sintomi cerebrali e m eningei si sviluppano, la temperatura giunge generalmente ad un punto, che sebbene più alla della normale, è sp~sso al di sotto delle alte tem perature <iella tubercolosi. È raro di trovare n ella me· ningite tubercolare una temperatura molto sopra al 103°. Per il t-empo variabile durante il quale persiste in questi casi la vita, è comunissimo trovare la temperatura che si mantiene a 100• circa o 101•, con una tendenza irregolare a remissioni mattututine ed elevazioni serali in oiun modo costanti. P er regola generale la temperatura si mantient da 2• a 4• Fahr, al di sopra del punto normale durante il corso intiero dei sintomi cerebrali, e cambia soltanto il suo corso poco prima della morte. Può essere (ed alcune osservazioni ottalmoscopicbe di Al· lbutt dimostrerebbero che questa condizione acuta si fa talora cronica) cl1e questa malattia permetta per avventura una par· zia1e guarigione, e perciò che la temperatura abbia un periodo di defervesoenza. L'autore dichiara di non essere stato mai for·
625 tunato d'incontrarsi in un esempio d'i g!,larigione, e dice ,essergli ~ sembrato che il termine della. malattia nella morte sia ac<~m pagnato da due opposti stati di temperatura, uno, in cui la temperatm'a cade rapidamente . per quar:u)t<)tto ore inuanzi la morte, e all'agonia giunge il pu.nto molto basso di 94"; l'altl'o, ov~ l'ev~nto fa.ta;le à preced u~o da u;na temperatura più a.lta delli\ normale, ma pure non molto alta, molto più bassa di quella che d'ordinario osservasì n ella morte durante gli esan- · temi; e ]a temperatura fatale può naturalmente toacace qualsiasi punto fra questi due estremi. Hirtz fa una sorprendente esposizione intorno al valore del termornetro nella diagnosi fra Ja meniogite tubct'colare e la semplice. Egli dice che nella prima non vi ha elevazione di temperatura, che talora si verifica eziandio un abbassamento della temperatura preesistente, non astante la estrema rapidità del polso, mentre nella meningite semplice la temperatur!li si alza rapidamente a 104" - 106' , e COSÌ rimane mentre il polso dirninu,isce nello stato comatoso. Crede Fox che su qnesto punto tutti gli osservatori non converranno con lui. In qualche periodo del corso della m eningite Lubcrcolate, se non iu tatti, Ja. temperatura sarà più alta. dell& n01·male, sebbene non sia al eerto aita così come riella meningitc non tubercolare.. A contrastp di questi ,casi di meniugite tubercolare 'si può mettere un esempio .di meningite reumatica, in cui la temperatul',.'l. della sera all'ottavo giorno era di 102", e si alzò nel giorno seguente a 109"lt5, allora quando sapraggiunse l a morte, venti minuti dopo la quale la temperatura giunse ,a 110• 3[5. Le le&ioni meningee sono spesso così lievi in questi casi di m eningite tubèrcolare, e possono avere avuto cos\ poco elle fa1·e colla causalità deJia. mor ~e., eh~ noi siamo .spinti ~ considerarli quali semplici concomitanze di una malattia geqera-le, o la stretta affinità patologica e clinica fra. i casi di questa malattia e la mcningite cel'e~ro-apino.le, rende probabilissima l.a teo ria che l'ultima sia una malattia generale piuttosto che locale. E permesso di &ndare più oltre, e di dire che probabilmente ogni ,rneningife è una ma,nifestaz_ione locale di uoa ma:latLia genel·al&? Eecluse le lesioni meuingee dipendenti da .tuber.colo, da reum~tismo, da gotta, da sifilide, da principio esantematico, da alcool(smo, da uremia, corpe cause di meuingite rìmànanno
6~6
soltanto le malattie delle ossa, le ferite, l'insolaz-ione, cause tutte nella lòro azione più o meno m·eccaoiche. Se questo è il caso, e la osservazione clinica sembra cqndurre a questa opinione, noi 'dobbiamo conchiudere che la teq~peratura della meningite varierà moltissimo, secondo la malattia generale con cui è connessa. Se esistono eccezioni a qncsh~ idea, esse s i troveranno in casi di meuingite cronica, quali si trovano nei ricoveri, in alcuni esempii di mania. acuta o nella paralisi generale. L'autore dichiara di non avere trovato mai qualsiasi elevazione di temperatura ddlla meniogite. cronica. Se la esistenza di linfa granulare intorno alla midolia allungata abbia un'influenza io qualche modo modificante sull'altezza della temperaLum è tuttavia una questione; ma è meritevolissimo di considerazione che l'alta temperatura del tubercolo acuto sembra essere decisamente abbassata (quantunque sempre nl di sopra del punto normale) allora quando la malattia ha prodotto la lesione dei vasi dello. pia madre alla. base del cervello.
Ascesso clel ce1·vello. Lo stato flogistico del cervello stesso, conducendo all'ascesso, sembra differire dalla forma pirettica. della meningite, principalmente per la più grande elevazione di temperatura e, pe1· la più grande intensità di sintomi. Il termometro aiuta a distinguere questa malattia dai tumori sifìlittici o altri tumori cerebrali, in cui il dolore. è spesso un sintomo prominente, ma in cui non havvi elevazione di temperatura. La persistenza di un alta temperatura serve a diagnosticare l'ascesso cerebrale da ogni forma di alienazione mentale, mentre la maggiore altezza cui si a17,a il mercurio nell'ascesso cerebrale, 105• e un grado più alLo, basta in generale a separare questa malattia dalla meningite tubercolare. JJiania.
Eccettuata la mania tisica o consuntiva, la temperatura della mania non si allontana molt.o dalla normale. La temperatura dei maniaci durante gl'intervalli di calma, intervalli che possono durare per molti mesi, è alquanto più bassa del punto normale e avanti appunto dell'assalto maniaco avvi spesso un abbassamento considerabile. Quando sopravviene lo sta.to di ec-
627 ' ~>ltamen;;~, acu o,
$_pesso nota_si t~n .H:eve inali am:ento. d'i tempera:j m.:a, ,COJlfrop to' a quello· immediataJ;lleJltc prccede))te.·Q.uesto ~ inalzam<ìlrt'O npn .continua Jungam.e:nte, 'può aff<litlo m.apèare, e· qul!lndo.. esiste scn'rbra. non essere .in r agione dir·ett-a c.olla·jntenllit~ Aello s~a,tò mariia.co. Infatti, l r~ temperatura spessd non è . l}qS): alta quando l'eccitamento è $UO · massimo, co'm:e è a;]jf!lb.nta ~rima. che sia raggiunto questo punto. Nei casi. del dot· torè Glo'uston la differenza fra la temperatu ra del periOdo tl-ì eccitamento è. quella del periodo di quiescenza fu iù t~rmine mèd,io di 2. 2•, F abr. nella mania periodica con lunghi pei·iodi, e gi ,;l. 1• Fahr. nella mania periodica cçm brevi intervalli. '(}_ome l'eccitamento perde della .sua fo)·za, il mercurio generaimenJ~ si abbassa; c se un individuo muore i_n un accesso mani~co,, la temperatura-. si a~bassa di 4 o 5 gradi · sotto. il
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al
noQ:n.~le.
Ne11a _ll}anja consunt}ra (rattanto i f10no_meni sonò moJto diffellépti. La tem p eràtura ·è molto ~Ha, e (f.OnLinua cosi con piccole llemissi-oni, ·di rado cadendo sotto al 104• È evidente che questo inal~aménto di temperatura è dovuto alla tisi: e . non ha che fare cÒll"eccitamento mentale 5 p oichè questo può l'ariare moltissimo in ·l}i'.a'do, mentrè la temperatura rimane la medesima.
Melancolia. lp quest.a forma di alienazione mentale la tempei·atura in, genetale ~ decis)lroente depressa. ll ciclo di temperat.m'a può con- . tinn~re .nello st.ato normale fi,nchè le r egistmzioni della .sera. sono più basse di . quel! ~ della mattina, ma d'ordinario l~ un~ e le altre so.no al di sotto di quelle che si osservano iu un .individuo sano. IJ .dottor vVH!iams ha osservato un abbassamento di alcuni gradi . avanti téntati:vo di suicidio. . L 'autore ci·ede che la diminuzione della temperatura, .c osi costantemente trovata nella melancolia, sia affatto indipèndente (li(Ua; ·quantità del .cibo preso; essa ha Ju·ogo certamente. quand.o 'if eibp viene pr'eso in modo conveniente. Clauston è d'opinionè elle la deme.nza. è la sola forma di ~toll\a in cui la terr).pèr.atura media è ~l ai. ~otto di quella normale, ma una dimiimzione si trov.a: SeJiza .dubbio non. solo nella melaneolia> ma nella mania -eroni;ç,a:anco-r.a di lungo cor.so. Il dottor ·Clauston· affe~ma pure .che
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628 la masturbazione nelle forme ordinarie d'insania produce un aumento di temne1·alura. Qu~sto non è sempre il caso. In un individuo di 45 anni le temperature più basse 961/5, 96 4/o e 95 2[5, furono . registrate dopo una forte masturbazione. Demen~a.
La fo•·ma la più bassa della umana esist-enza ha. pure per un certo tempo la più bassa temperatura di qualunque stato di vita. D calore del corpo sta pure in rapporto ,dù·ctto colla esteozione de lla dcm eo:.~a; quando questa si fa ognora pii1 completa il calore del coYpo si abbassa ad un punto s-.::mpre . più basso.
Pa1·alisi generale Qu~sta condizi(lne morbosa. sembra partecipare più del carattere d'i una mfdattia acuta di quello che del carattere di altl·e forme d'insania. In uo individuo, di 45 anni, cbe ora stato infermo per tre anni, c in l~Ui la malattia aveva raggiunto il tel'llO stadio, sebbene abitualmente piuttosto bassa la temperatura mogtrò una tendenza alla esacerba7.ione, sempre coincidente coll'eccitamento e la violenza. Anco le registrazioni serali appa.rve1·o più alte in generale delle maLLritinc, ma ciò non fu costante. Un fatto simile è stato osservato dal dottor Ci'ouston ; egli d ice che nella paralisi geuel'ale la media de'Ila tempel'atura serale è più alta in ogni caso di queHa. della mattina. Tuttavia ciò è generalmc.mte più marcato nei primi stadii della malattia di quello che nell'ultimo. 11 dottor Gibson ha trovato la temperatura Il 102 5;5 dm·ante g1i attacchi di Mngestione nella paralisi generale, e non ha veduto iLnormalc depressione di temperatura in questi pazienti. n dottor Williams, d'altra parte, sebbene notando simili osservazioni di Ludwig Mayer, neghi che nell'inLiero corso della - . mulatt.ia occorra qualunque ioalzamento di temperatura, e consideri che è solo negli ulLimi stadH che sì trova. qualche abnormità, ed allo•·a. « la tendenza è all'abbassamento, e la temperatura continua lentamente a decrescere menti·e la demenza e la para.lisi unanimemente avanzano ed in fine estinguono la vita. ~ Egli continua a dire • Io posso io vero affermare che in niun caso dj decisa o anco di paralisi generale incipiente io non ho mui .registrato un aumento di temperatura. ». Ora è ce1:to che
G29 • le O!;servaziooi di Gibsoo e di Clouston, con quelle di alcuni medici esteri e con quelle, dice l'autore, mie proprie, sono egualmente precise alle ricerche del dottor Williams; e Ja differenza di opinione su questo soggetto è altra illustrazione dell'accordo fra Ja OS$ervazione clinica c ilt·isultato pat<>logico. La questione sulla natura della paralisi generale fu risoluta nella sala anatomica prima che si osset·vassero le differenze cliniche, e la. verità. è questa, che l'atrofia peculiare cerebrale, la sola apparenza patologica tollerabilmente costante appartenente alla paralisi genet·ale, è talora accoll'\pagnata da più o meno me;ningite e. talora no. In un numero considerabile di casi vi è ispcssimento delle meniogi cerebrali, o almeno alcune granulazioni della membrana dei ventricoli, testimonianza di qualche stasi sanguigna temporanea con anormale iotumescenza delle cellule; mentre in molti altri le meningi cerebrali e spinali si trovano perfettamente sane, e la sostanza dei centri nervosi medesimi non offrono segno di precedente processo flogistico. Può accadere nd un medico d'incontrarsi in q~esti Cl,lsi non Hagistici soltanto; mentre nella p1·atica di altri accidel;ltali elevazioni di te mpera tura coincidenti a grande eccitamento mentale saranno le prove cliuiche d~lla generazione di quelle lesioni meningee che si trovano talora dopo mort~. L'uso del ~ermomt.tro in queste forme di disordjne mentale ad oggetto diagnostico è semplicemente negativo. Esso può aiu~arci nel determinare cl1e nel cervello non esiste ascesso , non vera cerebrite, non acuta meningitidc.' Di per sè esso nulla ci dice per distinguere una alienazione menh1le da un tumore cerebrale, da. una emorragia del cervello, da un rammollimento, dall'embolismo, ecc. Ma è sempre utile fino ad una certa estenzione relativament{l alla cura. Esso ci dice che, nella maggioranza dci casi di alienazione mentale, la terapia deve essere composta di sostanze stimolanti e toniche. (Médical Timcs anà G;a.eette 30 aprile e 7 maggio 1870).
Acido carbonico. Nella sua ultima lezione il dottor Bicbardson prendeva a soggetto alcuni punti nuovi c curiosi relativamente aJl'az.ione fisiologica dell'acido carbonico. Descritti i fatti Osiologici principali, Gio1'nalc di llfeclic. milit. 1870.
.tb
630 egli procedeva ad illu~trare · l'azione d~1}'acigo carbonic-o sui fluidi animali e vegetabili. L'emineu~e chimico, il aott. v~r$mann 1 .studiando. Ja fabbricaziòne 'qi alcune a,cquo medjcina1i 1 tr<J.vava. C'he quando l'acido · éar'bonico con poca· soda ' veniva portato a contatto con alcune infusioni VHgetabili, il gaz veniva fissato in gr·a~de estenzione, e l'infuso era t.osto trasforma.to in un;,fiuido ~ denso albuminos.o. Questa osservazione suggeriva a Richa!'dson l'importanza eli fare, delle ricerche sperim.e ntali intorno alla influenza deJl'acido carbonico sui fluidi anim!J.li, , suiìa sec~ezione mucosa dei tubi aerei, sull'albrimiua, sul siero, ~ulla soluzione rtiuscolare, sulla fibrina, sul saogue, sui corpuscoli sangujgui, sulla bile, sul ·latte ed altre ~e.QJ:ezioni auim~li. Quelli che segùono sono i risultati da Ìui ottenuti. L'albumina apparve precipitata dal siero, la fibrina da una soluzione di fìbl'in~ mu~colare , e la fibrina: da una soluzione nel sangue. Dipoi fu dimostrato che i corpuscoli sanguigni esercitando un effetto condensante· sull'acido impedivano ad esso colla presenza loro ·di precipitare i colloidi, e che il sangue di recente estratto dalla vena sfibrinato, , sot,toposto all' acido carbonico,, mentre era reso nero dal processo essendo ,esposto all'aria a 60" Fahr. cedeva l'acido e prendeva I'.os~igeno in luogo ,di esso con tale avidità che una supe~ficie di savgue d'un piede quadrato era cangi.a to quasi istantaneamente d!l sangue nero a sangue rosso-vivo· arterioso. In tal modo ·rifletteva Richarclson, l'açido carbonico per la pade del s·aogue della superncie polmonare vescicolare è una necessità altrettanto impnrtante per la respirazione quanto lo è l'ossigeno' pèr la :parte dell'arìa. (Méclical Times and Gattette, m~ggio 21 1870).
Febbre ricorrente a s. Giles. Il dottor Rass, medico uffieiale di sanità pe~· il distretto di
~· Giles, in una dotta relazione ~ulla febbre ricorrente, ehe · Ila dòminato nel suo distretto, analizza ~inuti'ssimamente tutti i fatti
e lè circostanze che si trqvano in connes~ione colla malattia, e tira le tieguenti conchiusioni: ,;
t• Esiste· un veleno spec.ifico che determina la febbre ricorrente; ·. . 2• Fra le influenze personali e domestiche, la privaz!one e l'affolla:mento sono le cause le più potenti che chiamano il virus in attività;
'
63·1 3• Ii !)arattere epideqlÌCO della febbre è principalmente .detern?.inato: . · (ra) Dall'infezione per contatto diretto (personale) e per fomiti. · (b) Dei fenomeni meteorologici, fra i quali i piìt importanti. e~ano una temperatura fra il 26 e il 54 2•, una deficienza di ozono nell'amosfera, forti venti soffianti daH'dccidente a mezzogiorno, e pioggie di notte. Queste deàuzioni sono presentate siccome il risultato di ricerche nei fatti l'icordati ;. e sono aperti alla discussione. Il collocamento di un numero più grande di fatti può giustificare la correttezza. o ht qualificazione delle induzioni, alle quali io, dice l'autore, sono giunto; pure, soggiunge egli, mi giova credere che queste investigazioni saranno per riuscire utili ·alla scienza sanitaria. (Mediaat -TVmes and Gazette, 4 giugno 1 870).
a·
Peso del cervello. Nel Jmwnal of Mentcll science t866, trovasi una. elaborata memoria del dottor Shuman sul - P eso del cervello umano e nella quale egli dà il seguente quadro importante relativo al peso del cervello di quindici uomini celebri : ' l Cuvier naturalista . · 2 Abercrombie, medico . 3 Spurzheim, medico , . . . .. 4 Dirichlet, mattematico . 5 De l\1orny, uomo di Stato e cortigiano 6 Daniel \Veber, uomo di Stato 7 Campbell, lord cancelliere . 8 Chalmers, celebre predicatore 9 Fuchs, patologo . 10 Gauss, mattematico 11 Dupuytren, chirurgo 12 'Vhewell, ·filosofo 13 Hermann, filologo 14 Tiedemann, fisiologo 15 Hausmann, mineralogista. Medie d'i dieci uomini celebri . Medie di quindici uomini celebri
etù 63 64 56
oncie . 64 5 63 '
70 80
55 06 53 6 53 6 53 5 53 5
52 78
52 9 52 6
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49
47 44 77 43 50-7.0 54
9 2 2 7 50-80 32 'l 80
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Sulla tragica fine del collega medico di reggimento dottor ~istis, ecco quanto raccogliàmo dal Corriere Campano del 24 giugno:
...
l\1erco!edl mattina alle 12 precise la nostra città fu commossa da un orribile misfatto del tutto nuovo nella storia de' delitti. Un beccaio, per nome Giuseppe Cardane, conos~iuto sotto l'agnome del buonobu<mo, soffriva da moltissimi anni una fistola alla vescica, pe1· cui era stato inutilmente agli incurabili ed avea sperimentato tulte le cure dei dottori casertani. Non sappiamo come nvesse saputo l'esistenza. dell'egregio dottor.Pistis, meruM u chirurgo di reggimento presso ii.6• granatieri. Qualche settimana fa, l?assassiuo beccaio mandò pel medico Pistis,\ che ignoriamo Sè veramente gli avesse fatto concepire buone speranze. Ieri l'altro, al solito, il dottore si recò dall'infermo per medi carlo e mentre ginocchioni stava operando, la belva del beccaio, come ebbe sentore di non migliorare, trat.to di sotto al guanciale uno scannatoio, diede tm colpo al dottore da farlo cadere cadavere, avendogli perforato l'aot·ta, nè contento un altro gli vibrò al fianco che andò à ferire il basso del venhicolo del cuore. Questo mostro, che, col piede sull'orlo del ser.olcro uccise un giovane nel più bello della vita, lasciò agoniz'laute la vittima• chiuse la casa ed andò dalla moglie in piazza a dirle che aveva ucciso il dottore. La moglie protestò e non volle ricevere la chiave, mettendosi con la fuga in salvo delle sue minacce. Allora egli rassicurò tutti che sarebbe egli stesso andato dal pretore :i. costituiroi e raccontare il fatto -- e così fece. Rit-enuto per ordine del magistrato da' reali carabioie1·i si andò alla casa e si trovò che qua~to avea raccontato l'assa.ssino non era un sogno di mente inferma, m,a era pur troppo una dolorosissima verità.. La. notizia colla rapidità. dell'elettrico si diff~se per la città. Dal quartiere di Aldifreda. vennerò all'istante tutti i suoi COI;Ilpagni d'arme uffiziali e !!uperiori; da ogni parte corsero amici dell'ucciso, colleghi e quanti non credevano alla desolantissima novella. - U u dramma di raccapriccio e ru orrore era stato già. _esegulto nella via di S. _Agostino e tutti colle lagrime agli
633 occhi e sdegnati cercavano il reo - e buon per lui che si trovava assicurato dalla forza pubblica, altrimenti avrebbe provato di che è capace l'ira popolare, quando vede nel seno delle società. esseri che starebbero meglio ne' boschi. Quando coi ferri ai polsi fu visto il colpèvola in carrozzella trasportare al carcere, uri · grido unanime di O,isprezzo e d'indignazione si rivolse contro quel brutto ceffo. Il Cardane non è nuovo al sangue, percbè di mestiere uccisore di animali innocentissimi; oè era poi la prima volta che si lordava del sangue umano, giacchè avea scontato ·nella galera due altri omicidii. Ieri' alle 7 1t2 a. m. dall'ospedale militate mosse il convoglio funebre che accompagnò àll'ullima dimora l'assassinato dott. PistisTutti gli uffuiali superiori ed infetiori delia guarnigionc 1 chiamati e non chiamati dai severi regolamenti, che ieri si sarebbero volentieri infranti da tutti per rendere una pubblica testimonianza di affetto all'infelice ùottore, tnt.ti in gran. tenuta si lrovarono coi rispettivi capi di corpo all'ora stabilita. ; Innanzi a. palazzo il' còrteggio si fece più nùo'leroso, perchè n si fece trovare la giunta municipale, presieduta dall'assessore funzionante cav. Daniele, il quale in nome dell'intera. cittadinanza, seguito da un disc~elo numero di amici del Pislis, volle rendere il tributo di stima all'estinto. L uoghesso la via del municipio la gente si era affollat,a per salutare l'ultima volta l'amico de' I>Ovcri e l'infelice benefattore. Da.' balconi le gio\'Ìnett'e e le signore fecero per quanta era lunga la strada cadere sul carro funebre una pioggia di fiori fu uoa manifestazione spontanea di simpatia per la sventura, la quale fatta dal sesso gentile con gli occhi mo1li di lagrime, fu accolta con lagrime di riconoscenza da quanti seguivano il feretro. Dobbiamo confessarlo, ci rincrebbe di non vedere nel seguito che due soli giovani medici borghesi: non vale il dire non fu avvisato alcuno. Vi ·sono éircostanze in cui il carattcì·e ufficiale e l'imposizione dei riveriti superiori tolgon·o ogni merito agli atti esterni. Certi doveri, alcune convenienze si debbon sentire, senza averli imposti : certo, nessuno mandò pregando le signorine tutte de1la via municipio; certo, nessuno impose ai borghesi ed alla giunta di andare all'esequie; nè la milizia cittadina fol'se aspcLtò ~i ordini del colonnello e questi quelli del sindaco, come qualche
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N~ 'l'.l.Z I .E
uila tragica fine deÌ collega mediéo di l'eggim·ento dotto1· Pjstis, écco qu~nto raèeogliamo dal C01"1"iere Campainò del 24 g·iugùO: ...
1\1ercoledì .rn!VtLioa. alle 12 precise la nostra c\ttà, fu coq1mos.s~ a uu orrJbile misfatto del tutto ouovq. nella s.toria de' çlelit~i. .
Un bec~aio, per nome Giùseppe Cardone, con,o~,ciuto 1 sotto agnome Q.él buonobucno, sòffriva da ·moltissimi ano; una fi§tola la . vescica., per cui era s.tato inutil'rnent.e agli incurabili ~d· a.v.:ea >enimentato tuLtele curè·dei.dottori casertani. Non sappiamo come .-:esse saputo l'esisteuz~ dell'egregio dottor ,l'istis, medicù e cJ1in:g0 ·di reggimento pi'.csso iJ.6• granatieri. Qualche set~i~ana ., l~<assassino bèccaio mandò pel medico Pistis,;::che ignoriamo l veramente gli avesse fatto concepire buone speranze. Ieri lltro, al solito, il dottore si recò dall'infermo per medi carlo e. entre ginocchioni stava operando, la belva del beccaio, come l be sentore di non miglior.are, trat.to di sotto al guanciale ~no annatoio, d.iede UIJ colpo al dottqre da f~rlo. cadere. èadavere, 'e.ndogli perfol'Uto l'aot'ta, nè contento un, alt.r.o gli vibrò a,f :J..nco ch.e andò à ferire il basso del v.entricolo del cuore. Questo mostro, che, col piede sull'orÌo del sefolcro ucci;e un ovane nel più bello della vita, lasciò agonizzante la v~tt~)lla•· 1\use la casa ed andò dalla moglie in piazza a dirle che ave:va ~CÌ$0 il dottore. La moglie protestò e non volle. ricevere la 1iave, fnettendosi con la fuga ,iu salvo. delle sue minac~e. Alra egli rassicurò tutti che sarebbe egli stesso apdato dal. pne·re a éostituir:.i e ·racconta·re il fatto .- e così fece. Ritenuto per ordine del magistrato· da' reali caraUinieri si · 1dò alla casa e si trovò che quanto avea raccol.lt~to l'assassino )Il era un sogno di mente inferwa, era, pur .troppo una >Jorosissima verità.. La. notizia colla rapidità. dell'elettrico si diffqse · ptir la città. · al quar~ier~ di A)difreda. vennero all'istante butti i suoi co ~;n-·~ .goi d'arme uffiziali ~ ~upcriori; da ogni p~~tc cor~~ro am~ ci 1ll'ucciso, e61l_eghi e quanti non credeva.no alla desol~n~issiml\ 1velJa. - Uu dramma di rac(!a.priccio e di orrore era sta,to à eseguHo nella via di S. Agostino e tutti colle lagrime 'agli
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occhi e sciegnati cercavai10 iÌ r'<lO - e buon per lui cùe si trovava assicurato dalla forza pubblica, altrimenti avrebbe provato di .~he è capace \'ira ,popoJare,1 quando vede nel seno delle SO· cietà. essel'i che starebbero meglio ne' boschi. Quando coi ferri ai polsi fu visto il colpcvolo in carrozzella. trasport:1rc al carcere, un grido unanime di d)sprezzo e d'iudignazione si rivolse contro quel brutto ceffo. ' ' ' 11 Cardone non è nuovo al sangue, perohè di mestiere ucci· sore di animali innocentissimi; nè era poi la ptlma volta che si lordava del sangue umano, giacchè twea scontato • nellà galera due altri omicidii. Ieri alle 7 1t2 a. m. dall'ospedale militare mosse il convoglio funebre che accompagnò all'ultima dimora l'assassinato dott. Pistis. Tutti gli uffiziali superiori ed infctiori della guarnigione, chiamati e non chiamati dai severi regolamenti, che ieri si sarebbero volentieri infranti da tutti per rendere una pubblica testimonianza di affetto all'infelice dottore, tut.ti in grall- tenuta si trovarono ooi rispettivi capi di corpo all'ora stabilita. Innanzi a palaz~o il corteggi'o si fece più numeroso, pcr(lhò n si fece trovare la giunta municipale, presieduta dall'assessore funzionante cav. Daniele, il quale in nome dell'intera cittadinanza, seguito da un disc~elo numero di amici del Pistis, volle rendere il tributo di stima all'estinto. Lunghesso là via del municipio la gente si era affollata per salùtm·e l'ultima volta l'amico de' poveri e l'infelice benefattot·c. Da' balconi le giovinette c le signore fecero per quanta era Junga la strada <~adere sul carro funebre una pioggia di fiori fu 'una manifestazione spontanea di simpatia per la sventura, la, quale fatta dal sesso gentile cnn gli occhi mo11i di lagrime, fu accolta eon lag1·irne di riconoscenza da quanti seguivano il feretro. Dobbiam6 con'feisarlo, ci rincrebbe di non vedere nel seguito che due soli giovani medici borghesi: non vale il dire non fu avvisato alcuno. Vi sono Circostan~e in cui il carattere ufficiale e l'imposizione dei riveriti superiori tolgono ogni merito agli atti este~·ni. Certi doveri, alcune convenienze si debbon sentire, se11za avcrliimposLi: cci·to, nessuno tnandò p1·egando le signorine tutte della via municipio; certo, nessuno impo~c ai borghesi ed ali R. giunta di andare all'esequie; nè la milizia cittadina forse aspetto gli ordini del colonnello e questi quelli del sindaco, cowc qualche
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altro impiegato aspettò l'ufficio del segretario capo per mJtpversi. .un'ora p:rima di :casa. _ . · QtJ.esto abbh:rmo potuto dire, p'erchè è_ nostrò solito di non ]asciar nulla nella pe,una, sia .di lode che di c.ensura, on'd.e c( gloriamo d'avene amici e nemici. A qùesta narrazione lo stesso giornale a.g~itmge ~ -'seguenti cenpi~ necrologici.
NECJBOLOGIA.. Sisinio Pistis nacque in Cagliari il .23 febbraio del 1830 da Effi.sio e da Agostina Sini. > Studiò nel liceo _e. nel·l a università della sua patria, dov.e si laureò nella medicina e chirurgia. - Dell-'arte sanita~·i~ fu cul., tore amorevole e paziente, onde s'ebbe la stima dei su,oi colleghi e: la fiducia di -mo)ti clienti. '· Quau·do .fer.ve!J, negli animi d ~gl'italiani, al ·1851-), la nobile iqea di scuot~re il gioco straniero e guadagnare p~r sempre la indipeq.,denza nazionale, . ent~ò 1 come medico aggiu.n to, nelle file di quel nucleo di valorosi, che al!qra giUar,ono le fondanienta dell'incrqlla.b.i!e ~difi,cio dell'unità italiana. l _pericoli della g,uerra lo affezionarono al servizio sanjtario r:nihtare é conti~uò la sua carriera s~m.pre con zelo ed impeg!lo... Ed i_n qualilà di medico di b.attaglipne e di 1·eggimento stette presso varii Corpi; ed ora, in qualità di medico di reggimento (:Ì\ 2• cla-sse, era .add(!t to al 6o granatieri in Caserta. · N,ella campagna d~i 66; nell'infausta giornata del 24 giu-gno, ;;il.l campo d i battaglia a ·,.Custoza, non si stancò mai di .medicare 'i f'erìti; che anzi ebbe a roeritarsi la menzione onorevole, perchè calmo e con grandissimo coraggio operò molt.e a,mp.utazioni, a)lorchè maggiore era il calore della pugua. Venuto a Caserta da un anno circa, fra i suoi co)legh:i e gli amici del Ot?·colo N-aziona~e, .ove passava, per lo più legg~~1P,o) le ore che gli a1tri dànno p.e r solito ai passatempi innocentis.Simi, si. lasciò notare, pei suoi modi co.tt~si e pe~ UJ;~a squisita gentilezza di ,sentim~nti di anitno, che ' egli nascondev.a' sotto certe ap'parenze alq.ua1fto, bmbere. e spiacevoli a cJ1j nof c.orios ceva personalme{J-te.
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Ma più che agli-amici le virtù rai:e del dottor Pistis furono note ai poveri, che ei curava gratuitamente, anzi pre-Stando loro i medicamenti ed i necèssaTi mez;r,i qualch~ volta. Povero Pistis! questo sentimento di carità cittadina che ti avrebbe dovuto far guadagnare, oltre l'alloro, la civica corona, ti fece innanzi tt'mpo scendere nel fior degli anni pel' una inano omicida nel sepol cro, dal quale tu ti sforzavi di strappare il tuo perfido assassino! Se le lagrime si debbono versare sulla tomba dei pro di ; se v'ha pianto che debba bagnare l a spogìia di chi cade vi ttima del pro.p rio dovere, in pro d~lla umanità; quelle lagrime e quel pianto furon o versati certamente per te, infdice dottore, da tutta {}uanla la cittadinanza di questa città. Il dottor Pistis non lascia solo dolenti della sua mor te gli amici, i compagni d'arme, i conoscenti ; egli: lascia inconsolabili una povera e vecchia madre e duc .sorelle, alle quali egli buono, riconoscente, affettuosissimo mandava mensilmente tutti i suoi risparmi. - E questa è una prova che sotto la tunica del militare "vivono e vivranno, come cosa sacra sempre, gli aifetti pjù dolèi de.lla famiglia! Questi pochi cenni biografici, così come a me piangendo Ii han detto i superiori del Plst.is e gli· amici suoi più. intimi uffiziali, sen za studio, e seguendo il mio costume di giornalista, con l'animo addolorato di aver perduto un bravo amico, ho qui senza prétensione di sorta pubblicati, perchè si sapesse da tutti <la :vita di colui che ieri in Caserta tutti piansero barbaramente ucciso. Caserta, li 24 git~{!IW 1&70. G. Cmill.
BIBLIOGJtAFIA.
SINOSSI DELL'URINA UMANA pe1· uso speciale dei Medici e Farmacisti pel do LI. D10sconnm VITALI . Farmacista Capo dello Spedale civile d i Piacenza.
La conoscenza .esatta e compiuta della costituzione delle urine è oggidl un bisogno, una necessità, che frequente sorge nel pratico
6.36 esercizio .deUa mediéina. L'analisi dellè urine è invero uno dei più immedlatf ed utjli stissidii che· la chimica può offrire alla diagnosi, e bene spesso è 'pùre criterio e sodo fon<lameué0 ·d'una raz,ionale · ~d efficace tel'apia. L'orfgine di questo '1iqu'id.o escrenientizfò, i legarrii -intimi- tra la sua fot,mazione-, la sua chitnica composizione l' andamento delle fun'zioni più essenziali della vita, la sanguificazione,·la nutriz.ione, spiegano l'interesse legittimo,. col quale il medico interroga . al ~etto del malato lo stato della. ~ relativa funzione. Ma pei· poter invocare un si 0pportuno e valido soccoTso nell'opera sua giornaliera, il medico .pratico aveva di necessità potel:lo usufruire con prontezza, con ?emplici :e facili maneggi, e con' que}la franchezza, che, in onta agli scarsi mezzi, d·i chi può egli ordinariamente disporre, pur valessero ad attenerne rìsultati abbastanza precisi, franchi e suscettivi dì' deduzioni immeaiate, e p·osftive. Tanti desiderìi rendevano difficilissima la soluzione ael propo·sto ·tema-, ed è perciò appunto, che furono dettati numerosi volm:ni, tracciate diverse tavole riassuntive, molti quadri sinottici, ecc., di cui è ricca la medica letteratura ita'liana stra-niera, e ·'specjàlmentè .Ja germanica. Ardua. era· quindi l'opera .di· tentare una nuova compilazione~ che tutti offrisse i requisiti accennati, ed ovviasse ai difetti, che qual più, qual meno tutte le precedenti presentavano. Eppure il Vitàli, a noi sembra fino ad un certo punto sia riescito: il suo lavoro _per lo meno riassume lo stato della scienza al dì d'oggi, e l'espone con ordine, e semplicità co:nmendevoli§sima; la pre~enta in modo conciso, ed insiememente compiuto, nessun mezzo d'fnvestigaziope trascurando; si può con prontezza., a colpo ' d'occhio direl!simo, consultare~ Se v:i andasse unito un riassunto degli atti operativi pi1t .freq.uentemente aliJleno necessarii, nell' ordine con cui yogliono .essere §segu~ti a risparmio di fatica, di tem1~0 ·e d'ìnccrtez.za, il lavare del Vitali sarebbe tornato megl~o cqmpiuto, e di ·:utile piu· sicuro pel rnedico. Oosl è di cèrto un pregevole libro atto a ripcontrare con sicurezZJa i risultati d'un'analisi, ed a dedurne con .certez7;a immediati responsi; ma non vale come ·.guida all'attuazione metodica di esse analisi... Questo .clesiclet·io H V-itali potrebbe però .appagare 'i;erfettamenté,. e rendere cosl. il suoJibro
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e
l.
637 un vet·o, e commendevolissimo manuale pratico di urologia me,dica. Ma non a noi è dato, nè qui tornerebbe opportmto un'esame più, dettagliaJo di esso lavoro; nostro solo scopo fu infatti il ricordarlo ai colleghi, como pregevole, ed utile pubblicazione, mer,itevole di , tutta loro attenzione.
VARIET~t\.
Specchio proporzionale dei gradi neHe diverse armi. L'Italia Militat·e pubblicando il discorso pronunciato dal senatore generale Menabrea circa ai provvedimenti pell'esercito, indicava le cifre proporzionalì dei gradi nelle ·diverse armi, cifre che qui riproduciamo agg iungendovi quelle del corpo sanitario e farma· ceutico:
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Uffiziali superiori
l 6,09 10,1o 1t 3,34,13,o!'SI36,76 6,98 110,33 0,76
Capitani
22,34 ·16,25 32,Gtl 3o,45 43,:'>3 34,88 ·H,04 27,28
Suballerni
71,57 73,6!'S o4,o1 o·J,oo l-t9,71 58,14 48,63 71_,96
TOTAI.E
100 100 100
-
~~ 100 100 ~ 1001
(! ) Gli uffiziali del corpo saoil<lt'io stanno al totale ulfìziali nella proporzione del 4 Jl. OrO; gli · assimilati ad uflìziali generali nella l>roporzione di O, 72 r>. 010 ; gli ufOziali generali sono nell'esercito 0,86 Jl. OrO; nel corpo sanitario 0116 p. OtO. ·
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Dietro PJ,-(Iposta del 11finiste1:o dell' internp_, con . R. Decreto ·del ~ maygi o 1870. COSTEl'l"l'l cav. P'etronio, medico direttore ilél corpo sanita:rio mil'itare, distintosi a ·Vcne1.ia: - Venne concessa la, medaglia di bromo per béneme1:enza da e.sso acq!liSl!lla verso la salute pub- . blic~ .in occasione :del ch olèva~morbt1s negli .a:nni 1867 e 1868.
Con B:. Dec1;eto . d~Ì, 2 giugn.o 1..870. S. M. i\ Re ha f~t to _l_a seguente no~mina nell'Ordine della Corona d'Italia: A CAVALIERE ' ~IAN'P.ELLI cav. Nicola, medico-direttore nel ,corpo sanitario militare.
·Con R. :Qecreto (lel 2 g·iugno 18.70. .
. . .
-
'
-
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:s. M. i~ .Re ha faUo le scg. nonline nèll'O!·dine dei SS: Maurizio e Laz~aro:
.' A CAVALIERE ~ · PLAISANT cav. Gitlseppe, medico direttore nel coq)ò sanilario mili t. GUIJ)OJ'Tl cav: Cado, · id. · id. ·
Con R; Decreto del 2i5 ·giugno 1870.
.
l seguenti .ufHCiali sanitari sono sta~i collocati in aspettativa per rid'uziope di- corpo in seguito a toro domanda, a sen.so del' .rarl. 10 della legge 2o maggio 18~2 snHo stato degli. ufficiali, col\?annua paga a cadauno di çssi~ annotata, a cominciare- dal 0 1! l'uglio 1870, ·PIAZZA. cav. Qiacon)o, -medico .~ ireLtorc, addetto - a (lo spedale divisionario di Bari . . . . . . . . . . . . L. 2,460 BlNAGiiL cav. Ain'brogig, i'd. id., addetto allo sped'ale dh•isioniJ.rlo di Napoli, e coma-ndato•al succursale di Capua . .;, ,·2,ptl0 BORELLI cav. Giorgio,_ medico di reggimento. di 'l' classe addelto allo spedale divisionario di Brescia . . • • " 2,050 Tl\ltONl cav. Giuscrwo, ìd. id. nel cor.po ~<lPPALOri dél ·• genio . . . . • . . . . . . . . • . . . . . • , 2,0t>O GADiilÙ' dotl_i Giacomo, id. nell'li" reggimento fanteria .. ~ ,860 D-E ,l\'IAoRCQlS ,d:ott. Vincenzo, id. nel 6.2° ·negg. 'f~hleria >> · 1~860 N LhL';,I;1'j;;RI•dott·. Calogero; .id. neld4" regg, fanteria .. " 1,860 ~i!ADASCH I ·dott. Giov. Ba'ttista, medico di reggim-en'to di 2' · classe nel reggimento cavallèggerf .di J\fonferrato
G39 doLI. Tr.oùoro, id. nel regg. Nizza cavalleria . . • ~· "'"'"'"'"A cav. Pietro, id. id. addetto allo spedale diyisionario di Piacenza . . . • . . • . . . . . • FARINA dott. Pietro, id. id. nddello atto spedale divisionarìo di Ch.ict.i . . • . . . . • . . . . . . .,.ARNABO' dott. Angelo, id. id. nel t• regg. bersaglieri 6" battaglione . • . . . • . . . . ·· . . . . . .
" 1,400 .. 1,400 " 1,400 " 1,400
Con Determinazione bfinisteriale del 27 giugno 1870. FINOCCHI ARO Giuseppe, medico di batl. di 1• classe, stato richiamato datraspettativa in servizio ell'ellivo con R. Decreto del 19 ml!-ggio 1870. - Destinato al 2" reggimento bersaglieri, 37• battaglione.
Con R. Decreti del 30 giugno 1870. I seguenti ufficiali sanitari e farmacisti militari sono stati coll ocali in aspettativa per riduzione di corpo, a senso dell'al'!. 10 detta legge 2tì maggio 18tì2 sullo stato degli ufficiali, coll'annua paga a ciascuno di essi annotata, a cominciare de l 1 • luglio 1870. ZAVATffARO dott. Giuseppe, mtdico di regg. di 1' classe, addello alto spedale divisionario di Venez-ia L. 2,01>0 FRESA dotL. Pasquale, id. id., adùello allo spedale divisionario di Torino . . . • . . . . . . . . , . ,. 1,860 CATALANO dott. Giuseppe, id. id., addetto allo spedale divisionaria di Palermo, e comandalo al succursale di Messina. . . . . . . . . . . . • • . . . • ., 1,860 ROMEI Giuseppe, farmacista capo di 1• classe, addetto allo speda:te divisionario di Firenze . . . . . . . . ., 1,400 AN<:HONO Costantino, far macista, addetto allo spedale divisionario d i Milano . . . . . • . . . . . . ., ·l ,080 BERSANI DOSSENA Domenico, id. id., addetto allo spedale divisionario di Cagliari . . . . . . . . . . . , 1,080 GATTI Giuseppe, id., addetto allo spedale divis. di Verona " 1,080 PAOLETTI Luigi id. di Firenze » 1,080 BIANCO Guglielmo, id. di Milano ., 1,080
Con Determinazione 111inisteriak del 12 luglio ·1870. GUIDOTTI cav. Carl.o, medico direttore pressi) Io spedale divisionario di F.irenze. - Trasferta allo spedalc division. di Bari. LEVESI Cll\'. Giovanni, medico di reggimento d i 1 ~ classe presso lo .spedalc militare divisionario di Bologna. - 1d. id. di Palermo e comandalo al succursale di Messina.
640 BADARELLI dott. Giuseppe, id. i-l. di Torino. - Id. nell'H • regg. d i fan!eria. BOBBA doLt. Emilio, id. id. presso it 2• regg. d2 ar'Ligliéria. - Id. MI corpo zappatori del genio. PASCALE doli. Vincenzo, id. id. presso lo spedalc wililare divisionario di Napoli e comandalo ·al succursale di Caserta. - Co· mandato al succursale di €apua·: · PARISI dott. Edoardo, id. id. presso !o spedale. militare divisionario di Napoli. - Trasferta nel 2• regg. d'artiglieria. SCIIIAPPARELU cav. Emilio, id. id. presso il corpo moschettieri c comandato alla succursale. dclJa .feclusione mi!Hare ~i Fossano. - Id. nel ti9° regg. ·fanl€ria.• BINI dotl. Giovanni , id. id. presso lo spcdale militare divisionario di Alessandria. - Id all'ospedale militare divisionario di Brescia e comandalo al succursale di Cremona. CRESCENTINO cav. Costantino, id. ·fd. presso iJ q • regg. d1arliglieria. 1 · _ - Id. id. di Verona. CARUSO dott. Domenico, id. id. presso il 59• re.gg. fanteria. - Id. nel 14• regg. fanteria. DE LlLLO dott. Luigi, QJedico di reggimento di 2' , classe presso lo spedaie· militare divisionario 'di· Napoli •c co.mandato al succursale di Caserta. - Id nel 6° regg. granatieri. · XI.MBNES dolt. DionisÌf), id. id. pr~sso lo spedale divisionario di Palermo e comanùato al succursale di 1\Ie.;sina. - Id. nel 62• regg. fanteria. , ,, , . VITTADINI dott. Gerolamo, id. id. p,resso il 60° regg. fanteria. - Id. 11el regg. cav'llleggeri di Monferrato. · POLA dott. Carlo, id. id. presso lo spedalc militare divisionario di Napoli. - Id. nel 60" regg. fanteria. CIAPPEJ doj.t. Carlo, id. id. prc>so lo &,pedale division·ario di Bolo gna. - ld. all'ospedale divisionario di Ch ieli. BUIZA dott. Evaristo, id. id., stato richia-mato dall'aspettativa per riduzione di corpo, - Destinalo al ;>;>• regg. fanteria. GALLENGA dott. Antonio, id. id. presso lo spedale' mHitar~ divisionario di Brescia e comandato al succursale dJ Cremona. - Trasrerto nel regg. Nizza cavalleria. DE CANNELLIS dott. Federico, id. id. presso il 46°' regg. fanteria. Id. ne! regg. Savoia cavalleria. BER'fOLINI dott. Giuseppe, id. id. · Presso lo spedale 'militare · divisionario di Bologna. - Id. all'ospedale militare divisionario di Palermo e comandato al succursale di Messina. FERNANDEZ doli. Alessandro, id. id. presso il 36° regg. fanteria. Id. nel 7o t·egg. d'artiglieria.
641. lflèOLETTl dutt. Vincenzo, id. id., stato richiamato dall'aspettativa per riduzione di corpo - .Destinato àl 36• rcgg. fanteria. QlJERRIERO dott. Francesco, id. id. presso il 4• regg. granatieri. Tras.ferto nel 46° regg. fanteria. , CARUTTl dott. Enrico, medico di battaglione di 1' classe presso lo speda1e militare· divisionario di Torino. - Id. alla casa reale invalidi e compagnie veterani d'Asti. DOCll\10 dotL Michele, id. id. di Torino e comandato all'infermeria regg. d'Exilles. - .Rientra all'ospedale divisionario di Torino. RAPILLO -dott. Raffaele, id. id. presso lo spedale militare divisionario di Palermo e comandato a l succursale di Messina. Tràsfè'rlo nel 1W regg. fanteri.a. · FHRRARIS dott. Luigi, id. id. presso la casa reale invalidi e compagnie -veterani 'd'l1sti. - Id . nel 6• battaglione bersaglieri. OGNIB&NE dott. Andrm~, id. id. presso lo spedale militare divisionario ai Bologna.': - Id. all'ospedale divisio n,nio di Torino e comàndato ali 'infermeria reggimentale d'Exilles. MAGLIANO doll. Giuseppe, medico di bau. di 2• classe presso lo spedale militare divi~ionario d'Alessandria. - Id. nel 4• regg. granatieri. CODEl\10. 1'eofì.lo, farmacista capo di 2• classe presso lo spedale divisionario di VeJQna e comandalo al succursale di Mantova. 14. all'ospedale divisionario di Cagliari. BOCCHIOLA Luigi, id. id. di Palermo e comandalo al succursale di McS.sina. .:... Id. id. di Brescia. CA,RRERJ Attilio, id. di Palermo. - Id. di ' Bologna. FILIPPI Giacomo, farmacista presso lo spedale divisionario di Perugia· - Id. id. di 1\lilano. ANSINELLl Vincenzo, id. id. di T(lrino. - Id. id. di Perugia. BERGANCINI Lorenzo, id. id. di . Piacenza e comandato temporariament-e a quello di Verona. - Id. id. di Verona e comandato al succursale di Mantova. · ROGGERO Giacinto, id. id. di Torino e comandato al succursale di Bard. - Rientra all'ospedale militare di Torino. CON~OL.ANDI J'ielro, iarmacistà- àggiunto presso lo spedale militare 1 dÌvisionario di Torino. - Coma'n dald al succursale d'i Bard. RAFFO Gio. Battista, id. id. presso il corpo dei moschettieri c comandato alla su<rcuì'sale della reclusione militare dl Fossano.Trasferte all'ospedale divisionario di Firenze. BARTOLl· Luigi, id... id. presso" l.o spedale militare divtsionario di, Napoli. - Id. id: di Vet!ona. · CAPONE Ignazio~ id. id. di Bari. - Id. id. di Palermo e comandalo al succursale ·di Messina. J
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Bon Jt :ÌJ-ecr,pti dél 12 lugliò 1870. R!J;>Él'~I d·otL Giuseppe,.ìned. di regg. iH 1" alass~,. ~d'de,uo' al 42" I:egg.
fanteria. - Co!jocato in. aspettatì~a pér riduzion!J di ·corpo in seguito a $Ua .domatida, oo!L'a1,1nuà paga di lir~ 186.0 a còmiriciare dal 1 o agosto 1870, · . CECCaRp~i cav. Gaetlno, medico di reggimento· di 2' classe, àddetto al. regg. ussari di 'Piacenza. - Col!pcato ·in aspe.ltaliva per ridu-· zione di corpo in seguito a sua domànd8, · CQ!l\ mnua paga ·di L. ·14QO a cominciare dàl 1° agòsto 1870. ' · BONUCèi cav, Anicio, medico di b;ttaglione di 1' classe, addello all·o sy edale divi~i{mario di Bologna~ . TACCHEO 'dott. Emilio, id. id. reggimento ussari di Piacenza. BUG~ìt(ELLI dott. NapÒ!eone1 . id. id.. nel l'W rcgg. ·fanteria. F:G.È!\'ElEAN,JOLIBO.IS dott. Giusepp~, id. id, nel 23o reg~. fanteria Collocati' in aspettativa per r~du~ione ·di corpo, i!l ~eguito a· ·Jòro domanda, coll'annua paga di ·t. 16.80, a comìnciare dal-H>. · · lug,io 1870. BUONO.MO dott. Biagio, id. id. allo spetlale divisionario .di Piàcenza. ARM·ELLINl d.ott. Marco,: jd. id. nel 36° -regg. fanter-ia . . GIULIANl dott. Alessandro, id. id. -nel 2" reggimento bersaglieri, H o battaglione. AUSILIO dott. Gerolamo, id. id. addetto allo spedale di,;isionario di .Brescia. ,PE 10RENZO dott. Pasq·uale, id.· id. .di Bologna. VETERE dott. l\Ia~co, id. id .. nel1 4; s egg. d'artiglìe1~ia. Collocali· in · .aspettativa . per Hduzione di .corpo, in seguito a ·loro domand'a , · coll'annua pagà di: L.' 1440, a, cominciare dal ·16 luglio ·18]0. · · 1\f.(IHETTI ·dott. Mìdhelc1 id. id. in aspettativa per Infermità temporari~ ·non , pròv.::niet;~li , gal ~el'vizjo, con·'rt . de,creto aegli 9 luglio 1869, domiciliato a 1\'Io~c,al\eri (TQriilo); - Amme~so per effetto degli ·articoli 12 e B2 della legge '2ts maggio 1852 sùllo stato ·' degli ufficiali, a concorrere per' qccupare gli !'!lPi·eghi che si {acciano vacanti nel s uo grado,··a copiinciitrè dar 9 luglio ·1870, ~ continuando a god~re ,dell'attuale sua Pttga, sarà consideratò come in aspettativa per· l'iduzìone di corpi). B(:)CCHlA dott Enrico, medico di batt'aglione df 2' classe, in <~;spet , .tali va per motivi di famiglia, con R. o ecre,Co del ·3 giugno ·1869, domici!Ìat.'o a Paima. - Id. id. hL; a com.iriçiare' dal 3 giugno 1870, coll'annua paga di..L. 1070, ed in tale posizione sarà.cousiderato come .in aspettativa per rfduzione di corpo.'
Cim Détei,minCJJZ.. Ministerìale del 14 ·lu'glio.'·1870.
Con: R. Decreto ·clel 18 luglio 1870. A'Yl\tASSO Ale~sandrr, farmacista capo di ~· classe P.resso lo spe~ale ·4ivisionario di Chieti. ;-;- Collòqalo in aspefla~iva per. mqt,vi-· di famiglia in seguito a su,a domanda, a datare dal 1• agosto 1870 .
...
'Cpn D.ete1·minazio'lii llfiniste1'iali del 22 luglio 1870. l~~NZl p:où" B'aldassarre, medico di reggimento d'i 1• classe,,. addil.Ho
. allo S.I5eda'le divisionario di Pa·lermo. - Trasferto nel '42• regg. fanterh. SFRJSÒ doÙ.' Luigi, medi7o di. regg. di 2' classe, aMelio allo spedale d'i visionario di ' Bari. - Id. nel regg. ussari d i Piacenza. · · MUNE>O' l(ìoH. Vincenzo, id. id. addetto ·allo spedale divisionario di An.éona. - >Id. allo spèdale- di.\lisionario di Palermo·. tONG.O·dott. ctiuseppe, m-edico d.i ballaglione di 1' classe nel 44• f~gg. fanteria . -:- Id. nel regg. ussari di Piacenza. P1S€d:L0 dott. Lorenzo, id.. id. addetto allo spedale ·divisionario di ' Firenzé. - l n~t 44" regg. fantÒria. •· , • ASQUINI dòlt-. Enrico, id. id. addetto allo spedàlè tlivisfonariò di T:re:viso.- - . Id. ncL.23• .-rcgg. fanl~ria. RW'!\TÒ dott. Luci'dio, medico di battaglione di·· .1• C'l 'asse, ad'detlo aHo sp~dale divisionario di B'rescia e comandato al sur.cursale di ·cremona. - ·Id. nel 2° regg. bersaglieri' H• battaglione. RDS&l, (l·ou. Raffaeié; 'id, id., addeito•.al.Io spedale d·ivisiomlrio.di Bari , ~ Id. nèl , 36• t•egg. ·fanteria, . • C~TAREbL.t don. Piétro, id. id. addetto allo speciale divisionario di Genova.· _:_ Id.. allò'· speda1e divisionario di Palerm.o. ·. CQGcJ;.l~QRE ,d~Ù: Ahtoni~, icL id., di 1' classe, adclello aUo spedale, Mv1siQnatio di, Ancona. - Id . aìk~pe~ale divisionario di Bresci;!. e coilt,antlato _press_o. la forl(lzza_sii Rocça d'Anfo; lMPARATI ·doll. ~fari;lno, id. di 2• classe nel 2• regg. fantetia. ]d. nel 4° regg. d'artiglieria. . . FER·R04LI'O dou:· Giuseppe, medico di' battaglione !Ii 2• classe a~d,eltQ •all'ti sn.edaie d1visionan1o di Palermo. .,.... nel' !W regg·, fanteria. ~O.RG~ \lolt Gio. P.~nte,"icL .id. addetto allo s'pedale divisionari!> di Fiten~é. - I~'. l). el ·2• r.egg. fanteria.
et
644 PlNTO dOU. Giovanni, id. id. nel 'l s• reggimento fanleri!l. - Id. n l 33• rcgg. fanteria. MANGANO dolt. Giuseppe, id. di 1' classe nel 33• regg. fanteria.Id. nel 13" regg. fanteria. Con Determinc~z. il'linist. a)Jprova,ta da s. !tf. in udienza del 24 luglio 1870.
TORNAR dott. Francesco, merlico di reggimento di 2' classe, addetto alla C<lsa R• •Jovalidi e compagnie veterani df Napoli. - Transitato alla 1• classe del grado colla decorrenza della relativa paga dal 1o ,agosto 1870. Con Detennina.zione Mini~tetiale del 29 lugld o 1869.
PASQUINI doll. Oreste, medico di reggimento di 1• classe presso Lo spedale divisionario di Verona. - Trasferto allo spednle divisionariò di Parma . CIANCUI dott. Ferd inando, id . id. presso lo spedale divisic.nario di Parma. - ld. allo spcdale divisionario~di Verona.
IL Di1·ettore Mcd. lspett.. CERALE comm. Giacomo. Il Redaflot' e Med. Direll. ca~. BAROf FIO.
Marlini Fedele, Gerente.
ANNUNZIO BIBLIOGRAFICO l
•
Della condizione delle Mediche Scienze PRESSO IL POP OLO EBREO
INNANZI ALLA CATTIVITÀ BABlLONICA l'.EL DOTTOll. GIUSEPP E Conte PASQ U ALIG O
Medico di Reggimento
Volume unieo in 8• - J.•J.•e.zzo f'•·· 4:- (pegli associati fr. 3) edito a benefizio dei bambfni scrofolosi Ji'IACE~ZA. -
Dirigoro le r ichJeste nll' autore -
P IACENZA.
ANNO XVIII. -
Firenze, 20 a 30 agosto 1870. -
N. 23 e 24.
l'f.iEHORIE O BIGIN ~LI
UN CASO DI P ARA.PLEGIA DA CAUSA TRAUMATICA pcl dott. Rn'FAELE Qr-FJmB .
Signori, Le malattie del sistema nervoso han richiamato in tutti i tempi l'attepzione di medic·i, i quali sovenli ne hanno formato oggetto di predilezione de' lor:o studi. Ma l'esatta conoscenza delle medesime, per quanto sotto taluni rapporti possa ritener·si pel'venuta all' altez.za del ' progresso delle scienze mediche in questi ultimi tempi, dffee nondimeno delle serie e talvolta insormontabili difficoltà; imperocchè non è raro il naso di osser-vare nel corso di tali malattie dei sintomi comuni ad alterazioni di verse, aventf appen~ dei lontani punti di contatto tra loro. E ciò avviene dal perchè gli aLti intimi che si compiono nei centri, che tanta parte banno nei fenomeni dell' intelligenz{l, della volizione e della sensibilità, non che in quelli deHa vita vegetathr.a, .sfuggono tuttavia alle indefesse ricerche del medico e del fisiologo , per cui nelle inalat,tie di cotesti centri la determinazione di sede dell'alter·azione morbo~a e del processo, si presenta il'ta di ostacoli in modo da ingenerare nell'ariimo dell'osset•va~ore il dubbio e l'ìncert~zza . P erò se in grado sommo queste difficoltà si riscontrano nelle malattie dell'encefalo, in quelle del midollo spinale la diagnosi spe>sso procede con maggiori elemepti di precisione, · giaccbè meglio apprezzate vi sono le alterazioni che provocano date forme morbose. Dopo l'i)nmortale scoper:ta di Carlo Bell sull' ufficio opposto dei cot'doni anteriori e posteriori, deputati questi alla trasmissione delle impressioni sensibili , e quelli alla condu41 Giotnctle d·i Jlfedic. milit. 1870.
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cibilità dell'influenza motrice, i disordini di sensibilità o di movimento che. avvengono negli org}1.ni la cui innervazioueparte dal midollo spinale, possono essere inferiti a tale o tal altra porzione del midollo istesso; e spessissimo dal modo di estrinsecarsi di tali fenomeui si può risaìil'e alla natura della lesione nelle sue diverse fasi. Un'osservazione di lesione del midollo spinale colla sua ordinaria manifestazione di paraplegia che ho avuto opportunità di raccogliere in questi giorni, n~l mentre conferma le idee sop1·a accennato, viene a mettere in rilievo varii argomenti di cui spedalmeute si sono occupati alcuui tra i più recenti scrittori di patologia. La specialità del caso mi ha incoraggiato ad . illustrarlo, ond' essere così nella circostanza di potet sottomettere a:t vostro relto gi udizio ed ap- . prezzamento le considet·azioni e deduzioni di cui mi si è mostrato fecondo. 1
StM·ia anamnestica. - Il giorno 8 marzo 1870 era ammesso nella sezione direLta dal dott. cav. Santini il soldato Goldoni Giovanni di Milano, del regg. Lancieri di Milano, riformato per paraplegia, allo scopo di essere sottoposto a tutti quei mezzi valevoli a migliorat·e le condizioni di simili infermi. Egli riferisce che il 4 febbraio 1869, tr·ovandosi a Lucca di guarnigione ed eseguendo in piazza d' armi gli esercizi ginnastici sul cavallo, in un rapido piegamento dei tl'onoo indietl'o urtò la 1·egioue lombare contro la sella. Un dolore vivo in questa regione, che si esacerbava in tutti i movimenti, fu 1' immediata conseguenza di un tale urto. Costretto a ritornare in quartiet'e, appena smontato da ca~ vallo. si accorse di un'insolita debolezza agli arti inferiori, in modo che a stento raggiunse il proprio letto. Nel medesimo istante avvertì un' insuperabile difficoltà ad emettere le urine e le materie intestinali, a cui si bisognò rimediare col cateterismo e coi clisteri. Entrò l'indomani in quello spedale civile, e nei P.rimi cinque o sei giorni non provò alcuna esacerbazione nei predetti sintomi, all'infuori di
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qualche contrattura molesta agfi ~rti pelvici, in cui la sensibilità e la J!!Otilità erano molto diminuite. In quell' epoca il trattamen_to fu quasi negativo, limitato alla somministt·aziooe di qualche oleoso ed al catetere in permanenza. Trascorso questo breve periodo di tempo insorse movi· mento febbrile piuttosto vivo, e il dolore localmente aumentò d'intensità in modo da provocare una geherosa applicazione di rrugnatte. Da questo momento i ricordi dell'infermo non seno abbastanza sicuri ; ma da qn.el. che mi è stato possilJile ricavare, sembra che non abbia provato dei dolori irradian. tisi agli at·ti inferiori, ma solo un senso di costrizione circolare alla base del tr·onco. Alla cessazione del movimento febbrile che dm:ò parecchi giorni, l'individuo si trovò completamente paralitico alle eskemità inferiori. Alla- costrizione · degli s:finter:i era subentrata la paralisi dei medesimi i alla regione sacrale ed ai trocanteri si manifestarono delle piaghe di decubito, e gli atti di nutrizione deperirono grandemente. Il tronco e gli arti superiori conservarono la normalità delle loro funzioni. In t_ale sfato rimase l'infermo per lo spazio di tre mesi circa, durante i quali gli furono successivamente applicati molti vescicanti alla 'regione lombo-~acrale, fu sottoposto all'uso dell'iodut·o potassico e più tardi a quello degli strie- . nici, non che alle frizioni .eccitanti ed ai bagni a vapore· nella metà infer·iore del corpo. Dopo' questi tre mesi un lento ma progressivo miglioramento si manifestò nell'infermo i le piaghe di decubito cicatrizzarono ; la yolontà riprese il suo impero sugli s:firiteri,:' e la motilità negli arti paralizzati cominciò gradatamente ad apparire. Eglì sortì un po' migliorato dallo stabilimento dopo s_ei mesi di cura, costretto però ad appoggiarsi sulle grucce. Rimase altri due mesi convalesceòte al corpo, indi fu inviato a 'questo spedale ond'esservi sottoposto a rassegna. di rimando, che subì nei primi dello scorso novembre. Ma trovandosi il Goldoni privo di parenti e nell'impossibilità di provvedere a se medesimo, si ottenne dietro ,lodevole ini-
648 ziativa del nostro Medico Direttore che il suddetto infermo fosse rimasto nello stabilimento, onde tentare coi mezzi curativi appropriati a tali malattie di ottenere un q ualche benefico ris ultQ.to. )fino al giorn0 in cui venne sot to l a nostra osservazione, egU rimase in una sezione di medici·na, ove sotto l'azione dell'iodm·o potassico e di tonici, non che di un regime convenevole, migliorò nelle condizioni generali e locali in modo da muoversi col solo aiuto dei bastoni.
Stato pt·esente. - Giovane di sviluppo scheletrico regolare j di nutt'izione generale mediocr·e, meno alle gambe ove si riscontra un leggier grado di atrofia ; senza alcu n vizio ereditario o sifilittico, il Goldoni offre a primo aspetto i segni caratteristici della paraplegia incompleta. I nfatti la sua andatura è motto stentata anche col mezzo dei bastoni; il cot·po rimane piegato in avanti, ed i movimenti degli arti pelvici sono l enti, incerti ed incompleti. L 'arto sinis tro nella deambulazione viene in qualche modo sollevato dal suolo e portato in avanti; ma il destro, in cui la paralisi raggiunge un grado avanzato, è portato all'esterno, e poi strisciando in avanti in maniera tale da impartire all'andatum il carattere oscillatorio. E sperimentando la temperatur'a degli arti inferiori, dessa si tr·ova pres.so a poco normale, giacchè il termometro C." segno. 37 al cavo popliteo, colla differenza di due decimi in più all'ascella. La contrattiHtà muscolare sotto la corrente d'induzione appare poco al d isotto della normale nell' arto sinistro, molto più debole al destro, ove anche con una intensità maggior0 di corrente non si t'iesce ad avere con· tt·azioni energiche. L a sensib ilità agli arti medesimi ha pure subito delle importanti modificazioni, ma non così gravi come quelle della motilità. A detel'minare meglio il grado delle sue modificazioni, abbiamo voluto studial'ia nei suoi differenti modi, e secondo l'indirizzo che ci è stato indicato dai recenti progt·essi della fisiologia e dagl i studi speciali di alcuni scrittori moderni. ·
649 Avanti di procedere nella narrazione, permettetemi di richiamare alla nostra mente alcune nozioni impor~anti. Le fibre dei nervi sensibili non trasmettono che nello stato d'integt·ità le sensazioni sia tattili, sia termiche o dolorifiche che vengono prodotte in qualche punto del corpo. Se '·una modificazione avviene nella l or·o terminazione, nel l oro corso o sui punti centrali ove mettono capo, le sensazioni sono modificate in modo che può esistere nel tenitorio • da loro innervalo completa anodinia, essendo conservata. l:;. proprietà di sentire le impressioni tattili. ' T ralascio qui l'esame delle spiegazioni che i fisiologi han voluto dare al fatto, cioè se siano le medesime fibre che, alterate in qualche par·te della loro s tmttura intima, non permettano la percezione di qualche impressione, nel mentre è possibile la trasmissibilità di altre, oppure se accorrano fibre diverse a ciascuna delle diverse maniere di sensibilità: io constato il fatto per le utili applicazioni che ne possono derivare. L a sensibHità tattile degli arti inferiori, esaminata alla maniera del Webe1·, ci ha offerto i risultati seguenti (1):
M in imo deUe distanze
an etti le due punte del C01r.,l)GSSOP1"0VOcano tma doppia sensa~ione. ARTO DESTRO
Coscia, regione anteriore Id. id. posteriore
metri 0,17,05 l) 0,23,03
(1) È nolo ch e la sensibilità latlile non è uniforme in Lullì i punti della superlìcie cutanea. Se si tocca la pelle colle punte di un com·." passo ravvicinate, si ba una sensazione unica; ma se si allontanano, ciascuna punta invia al sensorio una spèciale impressione. Il \\eber, a cui spetta il merito della scoperta, ba determinalo con esatte misurazioni la minima distanza alla quale viene percepito il doppio contatto nelle diverse regìoni cutanee. Senz'uver bi~o~no qui di riprodurre la la vola di queste misure cb e ognuuo può èonsultarc nel mantplo di fisiologia del Vierordt, basta l'accennare che il ru ~ n i mo divarfcamento (4 millimetri) si ha alla superficie }lalmam (\l'! l:; uita, ed in massimo (poco più di 4 centimetri) alla gamba ed 11!\ , sterno.
Gt!O
Gamba, regione anteriore, estet·iore Id. id. id. interiore Id. id. posteriore id. dorsale Piede, id. Id. piantare
))
.. »
»
0,16,00 0,15,00 0,30,00 0,20,00 0,18,00
ARTO SI~'1STRO
Coscia, regione antei"iore Id. id. posteriore Gamba, id. anteriore, esteriere Id. id. interiore id. Id. id. posteriore Piede, id. dorsale Id. id. piantare
metri 0,15,00 0,20,00 l) 0,05,00 0,09,00 » 0,16,02 0,09,05 0,09,00 ))
Questo quadro, oltt·e al rivelarci una notevole· diminu· zione della sensibilità tattile, ci offre una marcata differenza tra l'arto destro e sinistro, essendo nel primo costantemente maggiori le distanze. La sensibilità termica mostrasi deficiente, in special modo all'al'to de;,tro, ove non vengono avvertite che le differenze molto significanti di temperatura, sfuggend.o le minime allo apprezzamento dell' individuo. Contuttociò il disordine in questa maniera di sensibilità non raggiunge l'alto grado che abbiamo notato nella prima. La sensibilità dolorifica è anche diminuita; leggermente all'arto sinistro ove poco si scosta dalla normale, molto più al destt·o ove si notano dei punti di completa mJOàinia. n titillicamento alla pianta del l'iede, e le punture di spillo ·tal vol ta senza essere avvertiti provocano dE)lle contrazioni e dei tremori muscolari. P er quanto nel caso in esame la ,diagnosi di pa·rapZegia da lesione . spinale non cadesse neppure nella sfera del dubbio, pure il deter·mioare la natura della lesione primitiva, quella delle successioni morbose avv:enute nel midollo, e le probabili alterazioni preseuti,, era pe~· noi ui1a quistione se-
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riissima e piena di difficoltà. Lo studio della natura della affezione 11,1or]?osa non ci era solamente imposto da curiosità scientifica, ma sì bene dalla convinzione che nella mancanza di tali elementi niente di probabile poteva stabilirsi -sulla prognosi, nessun criterio scientifico potev~ dirigere il tmttamento. Gli scrittori, che in questi ultimi tempi han tr·attato delle malattie del midollo spinale e dei suoi involucri, ci danno è vero delle descrizioni molto esatte dei sintomi svariati 1ielle ·medesime, non che delle alterazioni anatomiche che ad esse si rifer·iscono. Ma nel nostro caso con !)Oche ed incel'te nozioni sui sintom i che primi si manifestarono e che si mostrarono dominanti in seguito sino all'epoca attuale, senza la cognizione delle modificazioni avvenute nelle varie maniere di sensibHilà, della temperatura e della motilità negli arti inferior·i,, in tutfe le differenti fasi percorse dal morbo, Ja diagnosi della lesione centrale non poteva stabilirsi che sull'esame minuzioso di quei pochi sintomi !'jferitici dall'infermo, le quali a· dir vero meritano abbastanza fede , considerato il modo regolare di svolgimento che han tenuto. Anzitutto è necessario determinare possibilmente la natura e l'estensione della lesione iniziale. Stando alla narrazione dell'infermo, la rapida comparsa della paraplegia e del dolore spinale ci potrebbe indicare che, avendo Ja regione lombare colpito sul margine posteriore della sella, ne sia avvenuta una contusione nella porzione inferio1·e del midollo; ma oltrechè, per noi è inconcepibile tale ]esiòne senza frattura o spostamento delle vertebre e valida contusione delle parti molli ch'costanti, ci sembra poco probabil(~ che nel rapido moviment() indietro del tronco sia stata la contusione il fatto principale. Piuttosto incliniamo a credere che l'azione muscolare rapida, forzata, sia stata la sola causa efficiente della lesione. È infatti possibile che in una violenta -contrazione dei muscoli spinali il midollo. abbia subito qualche stira'gliamento nella ·sua porzione inferiore, e che in !Seguito a ciò la rottura di qualche vasellino abbia prodotto dei
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piccoli focolari emorragici nella spessezza del medesimo, e pr·ecisamonte verso i cordoni anteriori. Ma che vi sia stata o no emorragia nel midollo è certo che nessun'altra spiegazione potrebbe darsi alla rapida comparsa della paraplegia. La congestione attiva del midollo e delle sue membrane, che lo Jaccoud (1) dice prodotta qualche volta da violenti sforzi musculal'i, non apporta le successioni mot·bose che nel nostro caso ebbero luogo. La mancanza di febbre uei primi giorni ci pel'motte di escludere la meningite c la mielite primitive; la mancanza di contt·azi(lni tetaniche nei muscoli dorso·lombar·i e delle estremità inferiori ci esclude l'emorragia meningea. Che qualche punto emorragico sia avvenuto nei cordoni antel'iori, io sono portato a crederlo dalla persistenza del dolore limitato ai lombi, che dai patologi viene sp:egato dallo stiramento che v-ongono a soffrire le corna anteriori della sostanza grigia; però questa non ha dovuto subire grande alterazione in quel momento, al~rimenti la paralisi degli sfìnt.eri avrebbe dovuto apparire primitivamente. La ragione anatomica verrebb3 a convalidare il nostro esposto. Il Brovm-Séquard (2), la cui competenza in questo genere di studi non può cadere in contestazione, ha constatato il fatto della paralisi degli sfinter·i o dei deLrusori, secondo che la ::.ostanza gr·igia entrava o no a fm· parte dell 'alterazione ; egli affermando questi segni como caratteristici, dice che da ciò è venuto nella convinzione che i nervi del retto e. della vescica abbiano origine dai cordoni anteriori, e qnelli degli sfinteri pl'oprio dal centro della sostanza grigia. Però il sesto giorno nel nostro infermo insorse febbre, il dolore alla regione lombue aumentò grandemente, con irradiazioni circolari alla parte inferior·e del tronco, e la par·aplegia divenne C6mpleta. L'esame di questo quadro fenomenico, sebbene mancante di molti ed importanti dati, ci {l) Trailé de Patlwlogie Interne, Paris 18i0, vol. 1°, pug. 288. (2) Sullo paraplegie. Traduzione del dott. Borellì, N:\poli 18G7.
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conduce all'idea di una mielite reattiva limitata alla porzione lesa del midoHo, il cui COJ'SO dapprima acuto, pare sia stato alquanto modificato dal metodo antiflogistico adoperato. .Ad avvalorare questa idea concorrono non tanto i criteri del metodo di cura posto in opera, quanto le piaghe di decubito, e la pHl'alisi dogli sfinte1•i manifestaLasi in quell'epoca. Ci mancano dati sufficienti a stabilire se meningitc circosct·itta alJa p01zione infiammata d ... l midollo, siasi accompagnata alla flogosi de11o stesso come talvolta accade: il Goldoni di più non ò in grado di riferire se vi sia stata anestesia piantare, se abbiano avuto luogo aberrazioni di sensibilità consistenti io sensazioni incomode di formicolio, di puntuee, di caldo e di freddo agli aJ'ti pclvici i solo ricot·da che di tratto in tratto, p1'obabilmente per azione ri· · ilessa, i muscoli erano pre~i da oontratlure. Questi fenomeni d'ipercinesia involontari appartengono, è vero, ad altre morbose alteJ?azioni del midollo i ma nel nostro caso congiunte ai sintomi che mi è stato })OSSibile r·accoglieJ'O, et'edo che abbiano qualche \3.lore come sintomi di mielite. Ci manca in u1timo il cl'iterio dell'esame uroscopico che sarebbe stato di molta imp0rtanza, essendo l'ulcalinità dell'urina uno dei segni frequ en tissimi della mielite. La cessazioue della febbre dopo alcuni giorni c'indica che in grazia del tr·attamcnto la :flogosi non hn progr·edito, ed ha preso in seguito il carattere di cronicità. Tale periodo ba presentato come manifestazione la paralisi completa per tre mesi, mentt"e il miglioramento avvenuto in sèguito si riferisce ad un periodo di t·iparazione e l'iassorbimento. In ultimo lo stato attuale dell'infermo, nel montl'o ci conferma nei sovraesposti giudizi, ne agevola la diagnosi della p resent-e altet•:.tzione del midollo, tanto più che ~i sembra essere un corollal'io delle affezioni che abbiamo ammesso. A cbiar·iJ' meglio il mio pensiet·o mi si pe1·mettano alcune riflessioni : La paraplegia cronica, di cui è affetto il Goldoni, ci fa cono.scere che in lui l'influenza della volontà sui muscoli
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degli estr-emi inferiori, trova un ostacolo a tr·adursi in movimento pl'oporzionato all'intensità dell'alto volitivo. La conducibilità di alcune fibre net'Vee è interTotla; e cotale interruzione, dall'esame de'sintomi, dobbiamo riferil'lo alla porzione inferiore del midollo spinale, nelr·igonfiamento dorso lombare, limitata ::ti cor·doni antero-laternli con prcvnlenza a dMtr·a, non essendovi incrocinmeoto nelle pamlisi spinali. La prova che la lesione dev'essere limitata a questo punto, l'nbbiamo dal fntto che il titi!Jicnmento della pianta del piede, le punture, e gli stimoli in genere, producono delle contrazioni cloniche e do'tr·emori nelle detto estremità, senza cbo la volontà dell'individuo possa influonzadi. E ciò mosLra che alcune ccllllle net·vosc rimangono esh·aoee all'influenza coordinatrice de' movimenti volontm·i. Ora l'interr·uzione di alcune fì!Jr·e nerveo essendo l'esito costante della mielite, e potendo facilmente elitninare lo altro cagioni che valgono a produrre simili interruzioni nel midollo (como il rammollimento non infiammatorio, la presenza di un tumot·o ecc.), dobbiamo necessal'iamonte ammettere· nel caso che ci occupa un esito di mielitc. 1\on vi scmbr·i esngerata la sicurez?.a colla quale oso pronunzhue questo giudizio sulla presente alterazioue del midollo; le notizie raccolte, e le modificazioni attuali sono sufficienti alla bisogna. Ma non basta ancora, è indispensabile a determjnarne la natura speciale dol processo; qual è stato adunque l'esito della mielite nel noslt·o paraplegico? Per venire alla soluzione di tale quesito , sono necessari alcuni ricordi aoatomo-patologioi. Gli esiti ùella flogosi nel midollo spinale possono esser·e simili a quelli che a vvengono io altl'i tessuti ed ol'gani; però quando il morbo decorre lentamente, allora i11·ammoUimento e la sclerosi sono le successioni morbose che quasi esclusivamente vi s'ìneontrano. Tal volta coteste altel'\1.Zioni sono isolate; ma non di raro evviene che l'una accompagni l'altra, anzi è difficile cbe un focolaio di rammollimento infiammatorio non abbia una sclet·osi più o meno estesa alla sua perifer·ia.
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Onde sludiat·e le sopraddette alterazioni sono indispensa· bili pochi cenni istologici. - Gli elementi nervosi del mi· dolio (cellule e fibre), come quelli dell'encefalo sono legati insieme da un tessuto interstizialc notato p1·ima da Keuffel e dal medesimo l'itenuto per fibroso. Vit·cow (1), a cui spetta il merito principale di aveme coslo.tato l'esistenza e descritto esattamente Je forme elementari, ba riunii o questo tessuto alla grande serie dei connettivi chiamandolo t~etJroglio. Costa di una sostanza fondamentale molle, e di cellule sferiche, fusiformi, lenticolari, ramificate. La sua consistenza aumenta in alcuni punti, come a1le pareti de'venhicoli e del canale centrale del midollo, ovc fot·ma con rivestimento dello ependima. Nelle flogosi del midollo spinale il ncvroglio subisce le alterazioni iniziali, che sono il gonfiamento torbido delle cellule, e la proliferazione delle medesime con produzione di elementi nucleari, e di çorpuscoli a nuclei multipli (elementi indi.trerenti del For·ster). Tule alterazione è accompagnata da un;l pt·olifer·azione nucleare nella tunica avventizia dei vasi, e da una essudazione siero-nbrinosa (2). La nutrizione degli elementi nervosi è compromessa, essi subiscono l'infilteamento gl'asso. I tubi net·vosi sono rotti, la mielina è divisa o liquefatta, c gli assi·r.ilindri quando persistono, sono attorniati da goccioline di grasso, alterati e deformati come li ha riscontrati ìl Virc0w in un caso di mielite traumatica. · Anche gli elementi neofot·mati possono rimanere infiltr-ati di gt·asso, ed oftì·it'e cosi il carattere de' corpi granulosi di Gluge. Quando il processo per via de'compensi fisiologici e terapeutici si arresta, nel focolaio flogistico vi sussegue l'andamento rekogrado; la parte liquida viene riassorbita, il grasso emulsionato spal'isce puro per assorbimento, e se il focolaio è piccolo non t·imane al suo -posto che un'indurìmento o sclerosi parziale. Non ò infrequente il caso che il (i ) Patologia cellulare, trad . ih11. p. i23; e llathologie des tnmeors, tra d. frano. vol. 2, p. -123. (2) Iaccoud, laco cit. p. 31L
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rammol1imen,ta persiqt~ cJrcoscritto da una limitata scloros); ed anc0ra fino la parte liquida spat•'ire per assorbhmeqto, ed essere surrogato da tula sierosità che dà al focolaio l'ai:q?.etto di una cisti. Spesso la .por,zio_ne della pi~ roadrf( vioina-mostrasi ispessita ed aderente al mi\ioHo. Da 0iò che abbiamo detto ~pp1rre che nel c.orso cronico di una mielite, siavi o no ramr:nolliJ:ne~;rto, la scle11osi è-l'alterazione patologica la· pitl importante. I Pllto1ogi· si ·sono occ1,1pati i.n q~:~.esti ultimi te1npi a stu.diarne accuratamente le fasi eh~ vi cot'r·ispondono così che questo· nupvo campo è stato esplorato in' tutti i sensi. Agl'im.p,ortanti lavori' del Miillef', del Cruveiller e del Rol~itanski , hanno seg-u ito. i profondi s.tudi del Turck, del, Leyden, del Fromrnan, d~l B:infleisc;h, del C!larcot,. del Y,ulpian e del Jaccoud sull'argomento. Mercè l'oper·a di cosi diligenti osset>:atori, noi· conosciamo che .la sclerosi spinaJle o:lfce de' fenomeni differentLa misura che essa attaccaj cordoni antero-laterali o poster'ioti, a misura ch'essa è diffusa o circqscritta; e ciò si coinpr;ende faciime.nt-e se si consiçl.era che gli -elementi nerv-osi nel punto in cui si $Volge rimat1gono compressi, strozzati per cosi dire e che il tessuto neoformato gradatamente a loro si sostituisce. Per non estendermi in questo luogo alla mirwta descr·iz.ion~ delle· modificazioni di cui il ne--v:roglio ·è. sede nella sclerosi, rkor<lerQ solo che le sue cellule sono aumentate '' di volume, e r·ipiene eli nuclei grosse rivestiti da uno strato denso di pr0tpplasma'. I prolungamenti ceU~lari sono dilatati ed infiltrati di nuclei; .e meglio appariscono le lòr.o anal3-tomosi. In r>rosieguo vi si mostrano degli elementi fibrillari, 'forse orjgin~ ti dalla sostanza, amorfa del nev:roglio 'Rìnd-'.fleisch). La sclerosi pervenu:tà · ad un cer·to grado di .s:vilupp,ò, viene 1:iconosciuta dalla consistqnza au:ment_ata e dall'aspetto grigi o, cit'costa-nza che anteriorr;nente . gli fece dare jl nome di degenerazione gl'igia. In due éasi illustéati nella séuòla di" anatomia patologica di questo isti-tuto , ?n periore 'dal pro•
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fessore Pellizzari, la sc-lerosi era molto avanzata; per cui il midollo mostravasi impicciolito circolarmente nel punto ove esisteva ch'coscritta la scleresi comune, tanto ai cordoni anteriori quanto ai posteriori. L'esame microscopico rivelò le alterazioni solite a riscontrarvisi con pr·evalenza del tessuto fibrillar·e. Gl'indivi·dui erano di età avanzata, affetti da paraplegia completa da qualche anno, ed erano periti in se. guito a malatt.ie intercorrenti. Dopo così bTevemente accennate le alterazioni che avvengono nel midollo spinale in seguito al processo flogistico, e specialmente quamlo percorre lentamente i suoi stadi, ci rimane facilitato lo studio della presente lesione spinale- del nostr•o infermo. Cbe la mielite entr·ata nel periodo di cronicità abbia avuto per esito _un rammollimento circoscritto, la paralisi completa per val'i mesi, le piaghe di decubito e l'atrofia non molto avanzata negli arti infer·ior·i ne sono la prova la più manifest~. Ma l'infermo ha miglior·ato, le piaghe si sono cicatrizzate, l'atrofia si è anestata; egli ha ripreso quantunqué par·zialmeute, l'uso dell'estremità colpite da par·alisi, ed ha guadagnato nella nutr·izione generale: non è ciò l'espr essione di un processo lento di riparazione intervenuto. ne' piccoli focolai di rammollimento? Ma notiamo bene, la riparazione • non si esegue che pel nevroglio: i piccoli focolai di rammollimento possono chiudersi e cicatl'izzar-e colla condizione di lasciare al loro posto dei noduli di sclerosi circoscritta; per cui se collo scomparire degli essudati siero- fibrinosi che talvolta si estendono u dista11za dal punto leso, alcune fibre nervee -vengono a riprendere la loro funzionalità, J'imane sempre un'interruzione relativa a quella porzione di elementi · nervosi cumpromessi nel rammollimento, · o dist11utti da,lJa sostituzione \legli elementi connettivali. La sclerosi nel caso in esame de\1 'essere limitata ai cordoni antere-laterali; i posteriori sembrano risparmiati. Ciò desumiamo dalla mancanza de' dolori folgoranti e riferiti a qualche regione periferica, causati nella sclerosi posteriore
G58 • dalla compressione e stir·amento delle radici sensitive; dalla. mancanza di contr·azioni riflesso o elettriche esaget·ate, e eli tutti quegli altri fenomeni d'ipercinesia comunissimi nelle lesioni do' cordoni poster·iori. È vero che la sensibilità nei suoi differenti modi è in difetto specialmente all'arto de,stro; ma tale deficienza piuttosto che riferirla alla partecipazione de' cordoni posteriol'i, riteniamo che si debLa riportare a lesione delle corna anteriori della sostanza gr·igia. L'aiTe~ione midollare del nostro infermo quindi per noi non consiste in altro che in una sclerosi circoscritta de' C01'cl<mi atltero-laterali con lJrevaletlZa a destra, limitata al priti· cipio de~ rigonfiamento dorso-Zombat·e . Tutto ciò che abbiamo r ilevato fin qui dall'anamnesi e dalla sintomatologia nel mentro conforta di numer·ose prove il nostro giudizio diagnostico, ci risparmia in pari tempo l'esame de' morbi spinali cui la presente alterazione del midollo potrebbe confondersi. Infntti basta accennare la meningite spinale cronica, il rammollimento inscbemico, la presenza di un tumore, la congestione parziale, perchè si scorga l'inutilità. di una diagnosi pet· esclusione; tanto queste affer zioni di.fl'c riscono nelle cagioni e ne' sintomi dalla sc1er·osi circoscritta.
P-rognosi. Siccome il miglioramento graduato della · nutrizione generale e di tutti quoi fenomeni compresi al vocabolo p~ll'aplegia sono per noi l'indizio cet'to del miglioramento avvenuto nel processo locale del midollo in cui la sclerosi non ha progredito come quando è l'espressione di una mièlite cronica pr·imitiva, cosi abbiamo fondamento di credere che le recidive o esacerbazioni solite ad avverarsi ne' processi cronici del midollo, non debbano sopravvenire nel nostro caso. Per quanto 11 Jaccoud formuli una prognosi sconfortante in tutte le infiammazioni acute o ero · nicbe del midollo, col ritenere che pos~ono essere tal volta arrestate da un trattamento energico, solo per qualche tempo, riprendendo in seguito il loro corso ordinario ver:;;o un esito
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fatale, llUl'e coscensjosi ·osset'\'àtori registrano de' t:asì di gua.., rigione o p6t' lo meno di stabili miglioramenti; ed io credo che ulteriori osservazioni siano necessarde pt'ima di pronun· ziare un giudizio così assoluto come quello dello scrittot·e fcancese. Il Brown-Sequard (l) il cui l\)arere sull'argomento è di molta aut.ol'ità, seml'lra che non divida la me.desima opini.op,e del Jaccond giacchè vanta 2 guarigioni compiute e 6 miglioramenti ai 20 casi di mielite cì·onica. Ma se osi:~.mo manifestare uua p1·ognosi così favorevole ~ull\n•damento del processe locaTe, che sembra defini tivamente arTestata, non possiamo dire lo stesso per quegli elem.~nti che fllrono compresi nel lavor.io distruWvo la cui sostituzione è impossibile. Quindi la par·aplegia che' n'è l'espressione costituirà l'infermità permanente del nostro individuo. Trattame·•~to. Il metodo di cura adoperato nel pr·esente caso
con·isporrde a quanto hanno proposto i più recenti scrittori. Ad eccitare l'l}.zione del midollo ed a favorire la nutl'izione nei muscoli negli ~wtj inferiori, rmustre cav. Barofllo nostro medico direttore propone l'estl'atto alcoolico di noce v~om i c.-a, e la c,onente elettrica. Indi dall'egregio curante è stato sottoposto a deJie frizioni eccitanti lungo la parte in~erio re della regione vertebrale, ed alla doccia fredda. Mercé l'uso ragio· nato di ta~i compensi e la loto . costante appliéazione, oltre ai vantaggi ottenuti si spera di poter rendere più tollerabile l'infevrnità al povero Goldoni col rnigliorar·ne la paralisi, .fino a tanto che si mostri assolutamente refrattaria ad ogni mezzo. B.iguardo al trattamento mi sembrano necessarie ~lcune considerazioni cliniche per giustifìcat·e, se pur ve ne sia bisogno, quanto dissi più sopra in rapporto alla diagnosi cioè: ch_e l'esatta conoscenza della natur•a del~a lesione spinale, d-el suo grado, e del periodo in cui versa, ha un ~mpor · tanza granclissima nella ter apia. I n tempi non m<;>lto remo~i (1) Lo co cit, p. ?O.
660 i medicamenti più energici come la stricnina, la belladonna, il mercurio, il iodio ecc. erano usati alla cieca, e senza un
indi!"izzo clinico, giàcchè la loro speciale azione sul midollo non era ancora bene conosciuta. Da ciò il discredito in cui son caduti sovente de' rimedi di efficacia incontestata, essendo molto più c.?modo negare la convenienza in un dato processo morboso, piuttosto che studiare accmatamente le cause che banno impedito o modificato i ris1,1ltati che se ne attendevano. E valga l'esempio della stricnina. Dappl'ima era usata indistintamente in tutte le forme di paraplegia per la sua azione totanizzante; talvolta con vantaggio, spesso cou danno pet· qui il suo impiego nelle paralisi era stn.to da alcuni espressamente censurato. Ma studiata sperimentalmente la sua azione, e ristretto il campo dell'appli<:azione, questo potente alcaloide dalle mani dell'empirismo è passato in quelle della medicina razionale e spcr·imentale. A questo pr·oposito il citato Br·own-Sequar·d avverte che « ove la str·icnina fosse amministrata alla rinfuso. in tutle le formo paraplegicM come fanno la maggior parte de' pratici, ne potrebbe venire gran danno, ed incremento al morbo onde procede la paralisi (l). • Infatti dagli esperimenti eseguiti dal medesimo sugli animali; da quelli del Mat•shal Hall, dol Van Deen, del Magt·on e Brisson risulta cbe cotesto alcoloide non opera a mo' d'eccitante come il galvanismo, il calore, le irdtaziooi meccaniche ecc. non essendo capace di pr·odurre la menoma irl'itazionc sul midollo; ma aumentando il potere r)flesso viene determinato da un afflusso maggiore di sangue; per cui non solo si ha un aumento eli scambio materiale o quindi di nutrizione, ma anche un accrescimento delle proprietà funzionali degli elementi net·vosi, che sono in dipendem::a dell'ossigeno del sangue. Quindi la stricoina, o le sostanze che la contengono possono adoperarsi solo in quei cas1 rn cui le nole flogistiche ed il'l'itativo del midollo o delle ('l) Locn cil. pug, 11 O.
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radioj nervose siano affatto scomparse ; per la qual cosa se il .loro impiego 1 è · opportuno adesso nel nostro infermo, non lo era certo -in quell'epoca in cui anche allo stato cronico esistevano i· segni della, mie1ite, I medesimi principii devono applicarsi agli altri mezzi adoperati, la ·doccia fredda e l'elettricità, La prima trova. la sua applicazione nel caso presente per il fatto che provocando la costrizione delle piccole arterie e de' capillari cutanei_, favorisce un'iperemia temporanea nello speco veL·tebrale; la , seconda giova invece migliorando lo stato della contrattilità m.uscol51re, nella nutrizione degli arti paralitici, e del potere riflesso. Sarebbe stato nostro· desìdeT'io sperimentare l'azione della corrente costante dt>.l R emak, specialmente raccomandata da un valente elettl·o-terapista, il Bénedilct di Vieuna; ma in mancanza dell'appal'ecchio abbiamo procurato supplire colla corrente indotta. La stato dell'infermo è soddisfacente: dal giorno della sua entrata mello spedale reali vantaggi si sono ottenuti forse insistendo nell'impiego razionale de' predetti mezzi; qualche altro miglioramento ci giova sperarlo, ma a parte il desiderio, dubito· molto che possa raggiungere un grado che si avvicini a guarigione, essendo indelebili talune alterazioni del midollo. Quindi se eccitandovi la nutrizione ed il potere rifleoso si è potuto avere il ristabilimento della funzione in alcune fibre nervee atrofizzate, o compresse dagli essudati e dai prodotti di proliferazione, nessun compenso fisiologico .e tet·apentico sarà valevole a ripristinare o a sur.rogare nell'ufficio speciale gli elementi distrutti. Pur' troppo questo o sigaori è, uno di quei casi in cui la teoria e l'esperienza si accordano nel pronunziare un giudizio presso a poco assoluto : uno di quei casi ne' quali il medico pure arrivando col concorso di tutti i mezzi fisici, fisiologi'ci , razi onali e clinici alla maggiore pl.'ecisione desiderabile nella diagnosi, prova desolante convinzione di non potere avviare a guar·igione il suo infermo. Ma ciò non deve Gio1·nale di Medie. milit, 1870
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662 impedirci dil,qontimiare 1'1ella via d~.l px:ogtesso, e. nell.a ri-· cercà del. v:èv0~ L'arilmo nostro noB" deve .abbandon-arsi· allo smmf.otto in vista dello spettacolo affliggente d'indi:v:idui,col-. pihi• da infert'nità che ·coi· mezzi di diagtwsi a nostra disposizione possano essere talvolta fin dal prii1cipio dichiaracti. come ·superior-i alle risorse dell?arte; anche in questi casi ci rimane· un nobile ~o vere da-. compiere; quello di ridurre jl morbo alla sua più semplice formu coll'allontanarne le complicanze, impedirne o ritardarne le fatali conseguenze, alleviando nel medesimo tempo possìbilmente ·_ le sofferenze dell'infermo. :,1\:ddi 30 apriÌe.., 1870. {)_!.' •
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SIFILIDE E TUBERCOLOSI Ossm:'wAZIONE CLINICA, comtmicata da~ medico di "'regg. dottot· Silllano Santini alle confet·enze sciet~ii(ìche dell'ospedale rnilz'· tm·e· dzvisionale di F'it·enze.nella to,'nata del16 dicembre 1869. Poco fa l'eminente clinico della università di Br:eslau domandava quale rapporto esiste fra la tuberco~osi e la silllide e rfspondeva ammettendo, .. come Lagneau ave~v.a già anunesso, che la ìnfezionè sifilittica può sviluppar·e una prodisposizione esistente al tubercolo, e che può dare or-igine ezìandio alla- tube1·colosi s.enza disposizione a questa malattia. Questo argomento ··mi 11ichiama alla memoria -un ·fatto inolto singolare, che nell'anno perduto si presentava· a-lla nostra oss.ervazione. Voi, che il s~pe~e grandemente alle~ta,. voi, che ognor crescente vaghezza avete dì. sorprendere nei su~i mivabili e stupendi segreh la natura umana sana e n:ialu.t~, voi, cui non viene mai meno H giusto e nobilissimo . çlesiderio .di · conoscere tùtto quello· che accade nel v~sto ca.mp0 della :scienza, voi non sdegnerete al certo Rer poco ascoltarmi e colla vostt'a attenzione segui-rmi nel)a nar·r azione di .cruesto fafito clinico, H quale a me sembra importantissimo, essendoché serva ad illustrare il soggetto di Lebeet ed
663 a mostrare non esser cosa difficile· che al letto dell'infermo nasca confusione ft·a sifilide e tubercolosi, e dappoicbè c'insegni potere esservi caso, in cui è difficile non poco stl\bilire qual parte prenda nella malattia il principio sifilittico, qual p.ar'te prenda •nella medesima altro elemento morboso. M. P., soldato della classe 43 nel 7• reggimento artiglieria, di temperamento linfatico-albuminoso, nato da genitori 3ani, il 19 febbraio del 1868 entrava per sinoca in questo os:pedale militare, ove assalito di poi da semplice congiuntivite destr·a veniva egli . passato if giorno 6 del successivo marzo nella sala oftftlmici. Sensazione dolorosa a destra, gravati'va, intensa, all'intorno dell'orbita, entro alla cavità orbitaria e nel globo oculare stesso, massimamente nelle ore di nJtte, fotofobia, abbassamento della facoltà visiva, rossore della congiuntiva per fini ssima ·iniezione r.onulare occupante la sclerotica ed avente termine al bordo di unione di essa colla cornea trasparente, aspetto tomentoso dell'iride nèl colore alterato, appendici a guisa di filamenti del piccolo cerchio ir·ideo, pupilla ristretta, angolosa, deformata, immobile, sono questi i sintomi, che ci fu dato t·accogliere mediante l'esame subie-ttivo ed obiettivo, e che d estarono nell'animo nostt·o il sospetto di affeziope oculare specifica. I;e indagini dirotte su. questa via ci condussero ben P\'esto alla scoperta di particolari antecedenti. In seguito a commercio consumato con femmina nel dicembre dE)l 1867, nar~ rava l'infermo di avere contratta una ulcera unica, indolente, che prendeva sua sede nel solco ghiando- prepuziale, e che andava sellecitamente a riparazione, e rifet•iva altresì che al primo giungere del. pro$simo febbraio aveva incominciato a provare senso di debolezza agli arti infef'iori ed una facile ed inusitata stanchezza seguita tosto da cefalea nottlll'na e da dolori come reumatici a sede non fissa, affermando eziandio di essersi bene accorto della presenza allora di macchie rosee sparse sulle regioni antel'iot·i del torace e delle mernbr·a supet·iori. Colla preesistenza quindi del fenomeno
G64 sifilittico primitivo, l'ulcera dura od infettante, e la comparsa successiva di fenomeni sifilittici secondari i, lo stato di ipo~tenia) la cefalea, i dolori reumatoidi, la roseola, no.i vedevamo già svolta una gran pat·te del dramma della . sifilide. Spingendo più 0ltre ancor·a le nostre ricerche, caddero sotto la nostra osiervazione le adenopatie multiple, dure, i ndo:lenti delle regioni inguit~ali e della regione cerYicale poste· riore, l'eritema granuloso delle fauci, le papule mucose della faccia iuterna delle guancie, e placche di psoriasis, aventi un area di contorno rameica sparse per il corpo e più spe· cialmente alla palma delle m~ni. Cosi la diag~osi di sifilide costituzionale con manifestazioni secondar·ie rappt·esentate in modo particolare da una dermatosi squammosa e con fenomeni di transizione rappresentati dall'il'ite specifica era fuori di dubbio. Coll'uso del calomelano, del diagl'idio e del solfodorato di antimonio, e mediante le t·ipetute istillazioni fra le. palpehre di atropina e la chiusura del globo oculare fatta llon velo, ben presto col contemporaneo soccorso della cura diretta genet·ale, che ci piacque d i effettuare col mezzo del liquore di Van-Swieten, della irite completamente trionfammo. Come parve a noi che il liquore di Van-Swieten spiegasse una .forse troppo lenta e limitata virtl1 medicamentosa, noi credemmo, domandatone prima consiglio al chiarissimo Medico nostr.) Direttore, di sostituire ad esso il bi- ioduro di mercurio unito all'ioduro di potassio; cur·a mista questa, per la quale ci sembrò trovare nel caso nostro speciali indicazioni, e che a vero dire fu da brillante successo coronata. Ma, frattanto che noi ci compi:).cevamo di ve~ere diminuir,e e dissiparsi poi le manifesta;z;ioni sifìlittiche s~çondarie, l'infermo andava per·dendo ognora più le sue forze e vieppiù percosso mostravasi negli atti della sua nutrizione. T aciturno e mesto, quasi lo dominasse un triste presentimento, senza mai muovere lamento, pallida e scarna la faccia, di colore rosso vi~o. e circoscritto tinti gli gigomi, da qualche èol p o di piccola e secca tosse, cui a veva nemmeno fatto
66o avvertenza, raramente mol'estato, alla fronte ed al petto sudante nelle prime ore del giorno al suo destarsi dal sonno, deboli presentàva egli i suoi polsi ed oltre l'usato frequenti e celeri. Dalla percussione praticata in tutte le regioni del torace si ottenevano risultanze assolutamente negatiYe, ma l'ascoltazione immediata scopriva alla base deU'uno e dell'altro polmone la esistenza di rantoli subcrepitanti a piccole bolle, piuttosto profondi in sede circoscritt.ta e fissa, per modo, per intensità e per tono costanti. Questi rantoli andarono giorno · per gjorno acquistando estensione e in breve ora tutte quante le regioni toraciche nei due lati erano divenute sede ·d'insoliti rumori bollosi. l polsi si fecero più deboli ancora, più fl'equenti, più celeri e si stabilì un vero stato febbrile e non lieve, con manifeste remissioni mattutine ed esacerbazi.oni vespertine; profusi, generali, notturni sudori apparvero; l'appetito' notabilmente diminuito trasmutavasi in assoluta a-vversione all'alimento ; le azioni nervee-muscolarì facevansi talmente difettive da non permettere più all'infermo di alzarsi dal suo letto; sopraggiungeva diarrea profusissima e l'emaciazione precipitava all'estremo grado. In questo stato rivedutolo il cav. Baroffio, convenivasi di ,sospendere la cura mercuriale, di sostenere coi tonici e cogli analettici diffusivi le for·ze digerenti e gli atti della circolazione sanguigna; di opporre contro il malore consuntivo una cm·a del tutto ricostituente. Soddisfacemmo a queste di verse e particolari indicazioni terapeutiche coll'uso della china in aecotto, dell'olio di fegato di merluzzo, dell'ipofosfì.to di calce, del vino generoso e con una dieta eminentemente costituita di alimenti plastici. Gli effetti benefici di questa cùra non tardarono in vero a mostrarsi e il risultato ultimo fu tale quale noi non avremmo osato giammai sperare. I n1ntoli dimirruirono, si abbassarono, si fecero più rari, si circoscrissero maggiormente· e · in breve il territori.P appartenente al viscere della. r-espirazione libero aft"atto rimaneva degli insoliti rumori. Le azioni cardiaco-vascolari e la temperatura grandemeu t" alte-
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rata a poco a poco sì ricondussero nell'ordine normale: cessarono i sudori notturni: l'appetito divenne normale: gli atti della genérale nutrizione apparvero più compiuti, più validi, più efficaci, e le azioni dinamiche, lo azioni nerveemuscolari fecero ritorno alla ·primitiva loro energia. L'affezione gravissima e lunga, dal nostro infermo felicemente superata, lasciava però nell'organismo profonda offesa, che solo col tempo poteva essere riparata e cancellata, e perciò, pot·gendocene giusto motivo e prestandocene conchiudentissimi argomenti, c'invitava a proporre l'ind-ividuo ad un anno di licenza straordinar·ia di convalescenza, la• quale tosto ottenuta, egli da questo ospedale partiva il 26 maggio dell'istesso anno 1868 per il suo paese natale. Ecco un caso, in cui alla sifilide succede una malattia polmonare. n fatto della successione fra l'una e l'altra è evidente e di per se manifesto, nè avvi difficoltà a pensare ad una esistenza di stretti rapporti fra 1e due affezioni, ma facil cosa non è il fame una convincente dimostrazione. Per l'insieme dei sintomi razionali e dei segni diretti in modo assoluto considerati la malattia ci si presenta nella immagine e ci apparisce al certo per quella affezione, che comunemente dicesi tubercolosi del polmone, e che ora diremo noi più volentieri tisi polmonare. Di tise o tubercolosi gaUica si è parlato da medici antichi e da medici moderni, e gli uni e gli altri fatti riportano ed osservazioni, comprovanti la influenza della sifilide a condurre il viscere respiratorio in questa alterazione. Si credette di avere ragioni per potere ammettere la. gomma. nel tessuto i>olmonat'e e si ammesse e si tornò ad ammettere ancora il tubercolo sifilittico o gomma del polmone: ma l'anatomia patologica e la istologia non riuscirono a definire i carattet'i differenziali fra l'infiltrazione tubercolosa ed il prodotto sifilittico, e la elinica, riconosciuta nella tisi gallica e nella ordinaria tubercolosi polmonare una semeiotica comune, si trovò nella illti)otenza di distinguere per questa comunanza l'una dall:altra· al letto dell'infermo.
667 Fu essa una tisi gallica, fu essa una tubercolosi polmo:nare la malattia consuntiva, che nel caso postro ,geguì alla $filide costituzionale? Se è pur possibile mai a questo quesito .rispondei·e in un modo logicamente scientifico, a ,questa possibilità crediamo di non poter giungere che col portare .-sul fatto particolari considerazioni. Consegu·entemente va ben la pena di sottoporlo a minuta analisi. Se il criterio semeologico non può prest_arci soccorso, pos·so,ne servirei di fondamento diagnostico il criterio eziologico e terapeutico? La presenza del principio sifilittico neWorganismo, la sopravvegnienza alla sifilide costituzionale di .una malattia polmonare consuntiva, non è argomento invo·Cabi.le per conchiudere in modo assoluto che l' una è sotto la dipendenza dell'altra e per dichiararla di natura sifilittiça. Comprende ognuno potere seguire alla sifilide una affezione polmonare, s enza che fra loro esista alcun rapporto, alcun vincolo, e potere non essere una tisi gallica. Questo argomento non ha che un semplice valore relativo. Nel caso nostro la scena dell'affezione polmon~re si apre quando appunto sta per chiudersi ,la scena della sifilide, circostanza questa, che no.n mostrando fra la prima e la seconda malattia una strettezza vera di legame, porge un m·iterio per ritenere poco : probabile la esistenza di una tisi gallica, più probabile la esistenza di una tubercolosi, per la quale, se non , esistono nel soggetto nostro disposizioni ereditarie, esistono predisposizioni però individuali. Vediamo se dai fenomeni morbòsi possiamo essere mai confor,tati e quale linguaggio essi ci parlino. I sintomi razionali non sono altrimenti che .quelli che propri i sono della tubercolosi polmon11re, .e quest~ pienamente rappresentano;. ma all'ammissione di essa sono -eontrarii i segni diretti, o fisici, relativamente considerati .negli accidenti loro di or.igine, gi sviluppo, di sede, di estensione, di modo, di andamento, additando piuttosto una bron• ~hite a corso lento, bilat-erale, diffusa, che a sua volta è tuttavia dai fenomeni generali contradetta. ·Più della tubercolosi è la tisi gallica quella, che più si regge sptto l'esame
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semeologico : j sintomi generali le possono app,a rtenere e i segni stetoscopici ne sostengono la esistenza. La tise subor· dinata alla influenza della sifilide riceve benefizio essenziale dallà cura specioca, che, se non quasi esclusivamente, n elia massima parte almeno ai preparrtti mercuriali, all'ioduro di potassio, ed all'ioduro di antimonio affidasi. Nell'individuo nostro la cura mercuriale, vinta la sifilide nelle sue forme secondarie, si ·arresta nella sua poten:6a medicatrice, ed è mestieri sospenderla: l'affezione polmonare ad essa indiffe . rente non resiste all'incontro ai mezzi di cura tonica e ricostituente, che contt·o alla medesima riportano un compléto trionfo. Il criterio adunque terapeutico sfavorevole alla esistenza di una tisi gallica ci comanda di ammettere piuttosto 'QOa tubercolosi polmonare. Ma la guarigione di questa· è una r•rissima eccezione; la guarigione di quella è pure un fatto ordinario; ed in ti era avemmo noi la fortuna di ottenere la guarigione della malattia. La felicità quindi del successo, quasi escludendo la tubercolosi del viscere respiratorio, ci persuade a rìguarda~e siccome probabile l'altra affezione. .Argomenti esistono dunque in favore della esistenza di una tisi gallica, argomenti esistono in favor·e de'Ila esistenza di una tubercolosi polmonare; argomenti contrarti esistono per l'una, argomenti contrari esistono pet· l'altra. Considemndo tuttavia come sia inn.egabile clie la giudicazione del male non propria generalmente della seconda, · molto propria della prima, ha forza di stringente argomento; considerando· come la cura rinut!'iente seguisse nel caso nostro la cura specifica, la cura antisifil!ttiea, la quale fu lunga ed estesa; considerando come non si possa escludere affatto che eSf:ìa abbia in qualche modo esercitata sullo stato morboso del polmone una azione benefica; noi ci sentiamo inclinati ad ammetrere nel nos!f.9 infermo_ l'esis.~enza di una tisi gal· llca piuttosto · che la esistenza di una tubetcolosi polmonare. Ci affrettiamo a dichiarare che questa non è che una diagnosi di semplice probabilità, né vogliamo dissimular& che un qualche dubbio rimane ancora nell'animo nostro.
669 Vi ho narrato q)lesto fatto nella lusinga ·che voi non l'avreste trovata privo di pratico interesse, e nella persua· sione che voi avreste perdonato il mio debole ragioBar·e in grazia del desiderio . di apprendere la ·verità, per Ja quale ricbie~go i v:ostri lumi.
ANNOTAZIONI SULL'IDRATO DI CLORALIO
Memot·ia stata letta nella Conferenza scientifica che ebbe luogo nello Spedale militat·e di Genova il giortto r giugno 1870. Ogni qualvolta una nuova sostanza fa la sua comparsa .nelle file degli agenti te1·ap~utici, prima che il suo uso si estenda, se pure ciò succede, passa sempre un certo periodo .la cui lunghezza è subordinata alla più o meno manifesta bontà dei risultati; e questo in v irtù di quell'oculatezza·, di quella .prudente riservatezza di cui vanno dotati i cultori delle medich e discipline ad accettar·e le innovazioni, ed anche in virtù, bisogna pur dirlo, di quell'ostracismo che una cerchia di essi , pet' fortuna oggidi ristrettissima, conserva per tutto ciò che v' ha di nuovo. , Alla serie dei primi la st.OI!ia però è li per dar ragione dimosti·andosi come agli autori ·~i sistemi di terapia cer.cati mentre vagavano negli spazi tt·ascendentali sia toccato la sorte ·d'Icaro. Comunicare quindi il predotto che. fornisce il crogiuolo della clinica osservazione, rendere dì pubblica ragiÒne gli effetti che da un nuovo l'imedio si ottengono diviene un dovere, non solo per eliminare quelli che numerose esperienze dimostrarono dannosi o per lo meno in~1tili, ma specialmente per diffondere colla massima celerità l'uso di quello la cui utilità è divenuta manifesta, iucontrastabHe. · Nel noNero. di que·s ti ultimi noi _abbiamo l'idrato di clo· raUo, H quale sebbene di recente introdotto, ha già asceso rapidamente dal gradino delle pure esperienze a quello
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della pratica applicazione nei pubblici s tabilimenti e privata clientela. Non è qui mia intenzione _di spiegarvi le sue virtù terapeutiche, perchè sarebbe voler negare in voi o colleghi quell'applicazione allo studio in for-za del quale avrete .appreso prima di me o contemporaneament~ quelle nozioni che distinti pratici si presero cura di pubblicare; io volli aggiunget·e alle altre poche mie ossen·azioni per contribuire a che l'amministrazione di questo nuovo ipnotico si estenda con quella so1lecitudi n~ che giustamente si merita.
Osservazione 1". M .. . . M .... ver·so li 18 apt·ile ricorreva a me una sera per una odontalgia diffusa a .tutta la parte destra del mascellare superiore che lo tormentava incessantemente giorno e notte senza che provasse il minimo sollievo dai soliti presidii .che in tal caso si usano. Verificata nessuna lesione materiale e giudicatala quindi proveniente da causa reumatica le presct·issi 2 grammi d'idrato di cloralio in 50 gr·ammi d'acqua da prendere in una sol volta nella sera stessa. Al mattino riferivami che mezz'ora circa dopo averlo ingoiato era stato colto dal sonno lranquilissimo il quale avea durato tutta la notte e s'era svegliato . senza dolo ~e odontalgico ed altra qualunque indisposizione.
Osservazione 2•: La signora marchesa di P ....... consorte d'un ufficiale, di forme avvenenti, di-costituzione delicata, di temperamento nerveo, reclamava le mie cure per una secca tosse che da due giorni.l'avea assalita con tale intensità da privar·la del necessario riposo. Riscontrata all'esame nessuna affezione n~ dei bronchi nè tampoco polmonare, ma solo una laringofaringite, le faceva prendere una pozione con estratto tebaico che produceva ben3ì una moderazione nella spasmodia
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ma non tale d:a concedel'le il desiato sonno notturno e lasciavala_ invece in un continuo stato di leggera sonnolenza · protraentesi nel giorrro, di ·più, cosa non insolita, una· mol esta cefalea gravativa. Quest'ultimo fatto mi fece sospendere tosto la dett~ . mistura e ric9rrere ad altro per soddisfare all'indicazione essenziale della malattia, mentre per appagare il desiderio che con insistenza estemavami di procurarle una notte tranquilla le propinava alla ser·a il detto rimedio . alla dose e modo dianzi accennato. La domani era soddisfatta del sonno goduto l'intera notte senza che avesse provato allo svegliarsi altra molestia che 1a principale. Devo })erò qui notare come la sera in cui feci tale prescrizione, recatomi a visitare l'inferma per precauzione sull''Ora in cui era inteso l'avesse in·goiato, la trovai con mia sorpresa desta, inquieta, in preda ad intensi e replicati colpi <h tosse secca, in agitazione com'essa esprimevasi, S"enza che però io ritrovassi alcunchè di straordinal"io come termogenesi aumentata, circolo accelerato, ecc. Interrogatala se avesse -presa la pozione, risposemi di averne bevuto un sorso ma per destato bruciore di gola e tosse fortissima vi avea rinunziato. Assaggiata la soluzione per assicurarmi della sua identità, giuns i a persuaderla d'ingoiare il rimanente non senza però aver aumentato del doppio il veicolò onde evitare quell'aumento di sensibilità già di per se stesso prol)unziato pel 'fatto della malattia principale come difatti bastò ad inwedi~e là rinnovazione degli accennati assalti. /
Osser-vazione s•. Il capol'ale B ... al· n• 188 della sezione chirurgica, la sera dell'otto maggio, mio turno di guarilia, chiestomi qualche cosa onde procul'arle quel sonno che i dolori intensi per reumatismo articolare gli avean tolto; gli amministrai 2 grammi e mezzo di siffatto composto in una fiata alla sera
ed al mattino riferivami d'esser ristorato pel sonno continuo fatto durante la notte. Delle tre esposte osservazioni la 2• ci conferma ciò che altri scrissero cioè: es..;ere le dosi piccole da evitare perchè appunto quelle provocano disturbi nervosi mentre si può senza pericolo spingere la dose fioo a otto grammi, si avverta inoltre, pel suo sa pore alquanto piccante, forte, di usare la soluzione piuttosto allungata (120-150 di acqua) quando trattasi di individui con qualche affezione laringea o za,·ingofaringea come nella fattispecie. Ora questi inconvenienti o sconcerti per dosi mimine non sembrano essi una prova in favore dell'opinione del suo inventore O. Liebreich che questo corpo agisca in modo per la propt·ietà di convel'tirsi nel sangue in clor·oformio come a c.ontatto dei liquidi alcalini? Insegna difatti il Cantaci e s'è verificato che il clot·oformio introdotto in moderata quantità nello stomaco e sul principio dell'inalazione produce fenomeni d'eccitamento. Lasciando però ai detti csperimentatori la questione medica, mi sia infine permesso osserval'e che nemmeno quella finanzial'ia, odiernamente da non dimenticare, costituisce un'ostacolo all'adozione di questo medicinale in qualsiasi stabilimento poichè i due grammi e mezzo consumati neno spedale non costarono che 30 centesimi ! Genova 16 maggio 1870.
Il ·medico di battaglione BERTOrA.
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:RIVISTA. DEI GIOBNA.LI
Ossernzlonl sul tumori del medlttstipo. (Continua1>ione e fine)
In . via di conclusione faremo osservare che molti tumori del mediastioo possono avere il loro punto di partenza da una notevole ipertrotia e vegetazione delle glandule bronchiali o da quella speciale affezione ghiandolare comunemente detta leucoe· mi~; in questi a mmalati non trovansi atìètti i soli ganghi linfatioi dei bronchi ma tutto il sist.ema ghiandolare in generale tende all'ipertropia. Ordinariamente questi tumori si osservano più sviluppati alle glandule del collo. L'essenza di questo morboso processo non ci è ancora abbastanza nota. Gli ammalati presentano un aspetto pallido e anemico, sono liberi quasi sempre da febb1·e 1 il loro polso non è punto alterato e vanno soggetti a profu!li sudori notturni. I reperti anatomici ci mostrano per lo più un aumento dei globuli bianchi del sangue e un maggiore accumulo di elementi linfatici nelle glandule. Quando lo sviluppo delle glandole bronchiali assume notevoli proposizioni, anche i Cenomeoi di dispnea, di compressione dei bronchi, possono associarsi ai disturbi di circolazione, e verranno io scena tutti quei fenomeni che di solito si osservano nei tumori del media.stino; si avrà. in somma lo stesso quadro fenomenologico non ostante che la cavità del mediastino sia libera affatto da tumori. Non ò molto tempo che noi ebbimo opportunità di fare una simile osservazione sopra un giovane di vent'anni il quale presentava al lato destro del collo un tumot·e piuttosto voluminoso, ineguale, indolente che datava da oltre un anno. In appresso altri tumori simili al primo si svilupparono anche a sinistra, l'individuo era pallido e macilento, però sempre apireLico e di buon appetito. Ma dopo br~ve tempo si stabill una forte dispnea e cominciarono a farsi visibili alcuni tumori sopra lo sterno e sopra ambidue le clavicole; non v'era più alcun dubbio che la
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dispnea fosse l'effetto di ùna éOnìpressione delle vte . aeree circondate da glandule iafiltra.te· e.ipertrofiche. I tumori cn•ebbero in volumè e ..·crebbe pure -1' emaciazione e la debolezza,. la. diS.J;lDèa si_cambiò in veri accessi di soffocazione ·ri'belli a quaisiasi tratt3mento. t.{egli ultimi.gi~rnL'>i associò il fenom~no del'la tosse . ·con espettorazione; la faccia delrammalato diventò cianOtica:; .le paroti'di, le glandule sottomascellàri e le parti lat.erali del collo inegualmente tumefatte. La percussione fece constatare ottusità e una maggiore re)!is'tenza delle pareti toraci che, a. destra. fino alla qual'ta, a sinistra fino alla terza. costa. Inoltre respi~· t razione bron_ chiale. Posteriomentc al torace ·a destra eguale_ottusi'tit,, ma minore resistenza che anteriormente ; qui pure si sentiV:a re~piraziqne bronchiale con rantoli .tussanti e sibilanti nei ~ndi e piccoli broQchi e nella trachea. I toni cordiaci eJ:al;lo indeboliti, piccolo i\ polso, le pareti add?minali erano tes.e , lÌ!ilza e fegato alquanto aumentati di volume. Esacei·bandosi la dispnea · l'ammalato mori sotto nn accesso di soffocazione Alla necroscopia si trovarono dei tumori della grossezza d'un pu~no addossati l'uno all'altro, che si estendevano pèr ogni parte ·della cavità toraci ca comprimendo la trachea e' i- bronchi; .anche lf1 milza era ipertrofizzata, in tutte le glauduk si trovò Uli -numero considerevole di corpuscoli liofi.ttici. ' · Con ciò abbiamo dato un esempio di tumori ghiandolari nell'interno del petto i quali senza essere veri tumori del medjast_ino si comportavano come qu~sti ulti-mi .riguardo alla sintow.atologia. Scorgesi d!t quanto abbiamo detto che i tumori del mediastino come tali non offrono segni caratteristici sia .nel vivente che nel cadav;_e;re. ·Que_sti sono pure neoformazioni che invac.fono quello spazio anatomicamente distinto col nome dì medias~ino, ma anche in questo caso ben di raro si limi.tano a quello spP,zio chè tendono invece -a diffon~ersi più o ·meno, sia verso le parti tor;\ciche 'sia verso· i visceri; e questo modo. di sviluppo litm è pròp..rio soltant•> di questi ultimi tum'Wii ma anche di altl'i còme cancerosi; carcinoma-tosi, cistici· ecc. Da qualsivoglia punto del cavo può so~gere il carcinema, il quale vegeta e cresce secondo leggi finora poco conosciute ora in una·. direzione .ora nell'altl·a e pu() perfino principiare dagli stessi polmoni. Se un ~imile tumore va pe;· ~aso ad o~cupare
67o la cavità ante).'iore e la posteriore allora prende nome di tumore del mediastino. per regola si sa· che il tumore carcinomatoso in specie può occupare anche altri spazi della cavità toracica. Come abbia~o detto sopra il tumore del mediastino si complica spessissimo ad àltre malattie: così per esempio verso .la fine della malattia vediamo complicarsi al tumore la. polmonite, la bronchite, la pericardi.te ecc. Si è già trattato della prognosi e dichiarato che dessa in generale è infausta, che l'esito letale è sempre inevitabile; soltanto il decorso può vm·inre, cioè sarà più celere o più lento a seconda delle varie complicazioni che accompagnavano la malattia e a seconda ~ella natura stessa del-. tumore. Generalmente si può djre che tanto più s0llecita sarà; la morte quanto più gravi e frequenti saranno gli accessi dispnoici e di soffocazione, quanto più si aggravano i disturbi di circolazione ai quali di solito fanno seguito l'edema delle estremità, raccolte sierose nel petto e fenomeni d'idropisia. I tumori carcinomatosi in generale crescono con somma rapidità, e perr.iò menano prontamente a morte; anche qui devono essere presi in considerazione i disturbi fun~ionali che possono presentare le più grandi varietà. In quanto al terapeulico trattamento si sa che noi non abbiamo il potere di far sparire siffatti tumot·i coll'uso di medicamenti interni, tr1nto meno poi potranno giovare al malato se trattasi di tumori carcinomatosi. Nei tumori di benigna natura e glandulari si ricorre al iodio e al mercurio onde ot.tenere il loro riassorbimeuto, ma posso assicura.re che fino ad ora nessuno è riuscito a f<tr scomparire dal mediastino un tumore con questo trattamento. In questi casi le cure del medico devono rivolgersi in modo tutto speciale alle complicanze per attenual'le quando che sia possibile, in altre parole la cura non potrà. essere che sintomatica e palliativà. Ove abbiano predominio, la difficoltà di respiro, la dispnea, g.Ji accessi d'asma si impiegheranno i mezzi adottati a combatterli benchè, confessiamolo francamente, il più delle volte questi mezzi sono inefficaci, tanto più in questi casi nei quali i fenomeni dispnoici sono meccanicamente provocf\ti dalla presenza del tumore sulle vie aeree. Lo stesso può dirsi pe1: riguardo ai disturbi di circola2.i0ne. Contro la forte compres~ione sofferta dai bronchi e dalla trachea sono impotenti i
Ma
676 mezzi inte:t_ni come pure impotenti lo sono contro la compressione dei vasi sangujgni e di altri orga.~i. T!ittavla Plil~13ia.mo a.rr~ care qualche ·sol!iev.o all'ammalat~ consigliandogli una ·adatta pQsiz,ione e questi· buoni efl:ettLpossonq essere sostenuti momen~a; neame!l-te dall'applicazione di bagni freddi e da.fol'ti sottrazioni di ~alo re; ma ciò non ostaote non · ~a.remo mai nel caso dì ot(Vien Med: Zeitung) tenere éffetti costanti e duraturi,
Lezioni ciHmiclte ·sulle malattie dello stomaco. (Prof. SKoDA}
L'àffe.zione più frequeù.t e del ventricolo è il catar!·o, deJ quale vengono distinte due qualità, l'acuto cioè e il cronico. Intendiamo per catar.r o acuto tlello stomaco qu·e i casi che ci_, si palesano con disturbi febbrili, legge1·i, localizzati allo stom!J,co, q_uando non si possa riferire il movimento febbrile a qualche altra.locale affezione. !.dunque il catarro· acuto insorge con. febbr~ la quale d'ordimirio non è molto viva; l'ammalato perde l'appetito, 'lo molesta un senso i:1i pressione allo stomaco,-·Ia sete è aumentata e gli ordin'arii fenomeni fèbbrili sono associati ad una ·sensa zione spiacevole del ventricolo; se altro non si trova dic.esi che tratta~ì di un catarro gastrico acuto febbrile e per servirmi di un espressione piit usuale, che si tratta di febbre gastrica. Il catarro cronico, si anuunzia specialmente coll'anoressia,. gusto cattivo, senso di pressione allo stomaco oppure. questo viscere si fa dolente ·dopo il pasto, si hanno delle eruttazioni e vomiti; quando il male si presenta con questi soli sintorQi non vi ha nulla· di grave. Ma sotto il nome di catarro gastrico s'in· tende anche un'acuta affezione dèllo stomaco nella quale i proçlotti dell'infiammazione non ci si manifestano in -modo speciale e caratteristico non trovandosi traccia alcuna di suppurazione ma i. corpuscoli mucosi si formano in maggior quantità e comparisce il sangue specialmente nel vomito, rompendosi i capillari. I fenomeni a·dunque sono tutti dìversi quando la mucosa gastrica è turgida di vasi, quando la medesima è molto inspèssita, l'epitelio distaccato in modo da formare delle erosioni e quando BHecialmente i'affezione ha invaso la; maggior parte dèlla mucosa stomacale; ed allora vediamo la · malattia resistere a qnalsi.voglia trattamento. D'?rdinario non si trova un
medicamento dal quale possa sperarsi un sollievo, e i vomiti ostinati,. l'impo.ssibilitt'l. di pl''e nder ci bo e più di tutto la diffi.eoltà c1te ha il ventricolo ad elaborare gli alimenti porta ben presto un generale esaurimento dell'organismo. Pertanto quando parlas! di catarro gastrico si' de ve intendere anche la difficoltà di digestione alla quale tal uni vanno sQggetti; questo stato però non ~ di un imminente pericolo chè la dispepsia può dut·ar&. per mesi ed anni senza che l'ammalato soccomba, per la ragione che anche con difficoltà. si può digeril'e ed assimilare forse in gran parte l'alimento inge~ito. All'incontro se una tale affe~ione è più intensa la digestione è impossibile ed ha la stessa importanza dell'ulcera dello stomaco (1tlcus pe?·fom1!8), oppure del cal·cinoma, perchè quando un carcinoma non fa rapidi pt·ogressi la morte non sopravviene d'ordinat·io cosi sollecita come in una gastri'te diffu~a. la quale ha un decorso acuto o subacuto. Frattanto importa sommamente far distinzione tra gastrite cronica e catarro cronico, vale a dire che se si parla di catarro gastrico cronico si deve intendere i fenomeni morbosi più 1egget·i che d'ordinario non minacciano. la vita del rnàlato e che poco per volta scompaiono dietro il solo regime dietetico conveniente. Col nome di cronica gastrite si distingue quel processo infiammatorio accompagnato da inspessirnento della mucosa, da una ·più copiosa secrezione di muco e talvolta di pus con ricorrenti emorragie che a dir vero non sono mai abbondanti (le materie vomitate son tìute di sangue) con viva sensibilità allo stomaco non solo alla palpazione ma in special modo dopo il pasto; lo stomaco non tollera il cibo e lo rigetta, l'a<;~qua stessa diventa intollerabile. In seguito a questa affezione. il dimagramellto fa rapidi progressi, l'abbattimento delle forze segue ben presto e sotto i più tenibili patimenti i più dolorosi conati avviene la morte pèr esaurimento in 14 giorni o !~ 4 settim&n~· ttl più. Una simile infiammazione può uscire limitata afÌ un pié~ colo · tratl.o del visce1·e, nel qual caso potrà. cagionare violenti dolori, ma non vi sarà a temere per un esito infausto giacchè l'ammalato non ostan te che sia molestato dai dolori continui . per m·esi ed anchè per anni finisce poi colla gq!lrigioue. Dobbiamo egualmente distinguere non solo un catarro acuto dello stomaco ma una infiammazione acuta; adunque la- mucosa del ventricolo forrna il substratto della infiammazione cronica or ora Gi.o1'nale d·i l'l'le di c. milit. 1870.
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d_escritta, ma può anche .essere !nva.lla .dall'inft.!J.mmazi0ne.. acuta il,di cui effetto può .essere ,molto ~imitato in· ~stension~ opp,ure diffuso. •Dietro l'infiammazione a.c uta della mucosa dello stomaco ch.e talora : è an eh~ m·upos~ son . vomitati 'i p1:~€lot~i di questa ·infiamma;iiÌOne; tali saFebb'~ro il p,us; il sangu~, e pseurl"<~ J,Dembr~ne. La febbre ·è io ogni modo assai intensa, jl . polso straordinariamente celere, l'abbattimentò del malato è tale éhe di leggl;!ri gli si legge in volto la gravità del morbo. I n questi casi sopravviene assai di frequente la dian•ea, quando' cioè i prodotti. dell'infiammazione non v·engono solta~1to mari dati alla' b'occa per le contrazioni convulsive nel viscere . ma ai::tcbe evàcuati nel tubo intestinale dove agiscon·o come sostanze iuitaoti e suscitano la diarrea. Se questa infiammazione acuta · è assai estesa assume l'aspetto di. cholera colla dffferenza dei forti dol~ri dello stomaco ·i q;mli son proprio dell'infiammazione e mancano- sempre nel cholera. Al vomito e alla dia-rrea si assoeia di sovente H collapsùs del volto, lt~ estremità. inferiori son~ colte qa crampj la pelle si colora di ~leu, insomma sì ha dinaflzi l'immagi~edel cho1eri:J>, C()lla differenza.. che in questo caso i dolori dèllo storilaco sono 'at.rocì. Con tutta facilità e. non a torto uba simile malattia ci farcì rièorrere colla mente ad un avvelenamento per azione çli .qualche corrosivo. L'azioni di tali agenti tossici è capace di Tisvegilare gli stessi ac.uti feòomeni e non ci vien fatto di tro':ar<J differenza alcuna tranne nel caso ehe o · i prod.o tt.ì dell'infiamma· zione si mostrino nelle materie· reiette oppure sia possibile dimostrare in esse materie la presenza del veleno.-Riterremo. pertanto che i casi d'inftammazione diffusa della muccosa gastrica; nel loro esordire ,possono di.fficilmente differenziare dagli avvelena_menti l?er veleni caustici a meno che non si yeng<t accertati dalla scoperta dèlla sostanza velenosa, o dal!~ presenza di um~ grande quant.it~ di J?l'!ldotti infiammatori, la (_(ual'ultima CÌ;J.:COSti:'ll:lza non s!' verifica nel caso di av·velenamento ; un V'eleno pt()voca una irritazione d~lla .mucosa, ma noQ è già in, u.n a simile irri~azione cpe si può accumulare una notevole quantità: · di pro d'o t ti flogistici. Questa gastrite sembra avere la stessa c.a usa che péT l ;iusorgtlre di un carbpnchi6 produce un'infiammazione Ùel te$snto unitivo sottomucoso con ascessi multipli. -Sembra infatt-i-·che in
si
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qu~sta gastrite SU\ m gioco l'azione di uno specia.le'·miasma, una sostanza deleteria la quale nell'organismo è causa dei suddescritti processi morbosi. Queste infiammazioni soltanto son immediatamente pcrico)ose e per poco che si csterrdano riescono prontamente letali. In tal caso la morte avviene ·in brevjssimo tempo e non è questione che di poche' ore; ma se l'infiammazione è limitata può farsi tutt.o al più una nlcerazione che di nuovo gm\risee, oppure una ulcera acuta. dello stomaco e:d in questo caso ci si presenta sempre 10aggi01·e l'analogia di quest'affezione coll'origine del carbonchio o della gangrena dei polmoni. Le materie vomitate potrebbero anche assumere un odore cattivo e speciale, un odore da gangrena, di modo che si potrebbe sopettare tuttavia di una gangr-ena della nncosa gastrica. L'analogia con questo processo morboso sta nell'infiammazione del tessuto cellulare sottomuccoso e sottopcritnoeale come ho detto più sopra. Anche questo processo è susseguito da tumultuosi fenom eni, violenti vomiti, intensa febbre, dolori atroci; solamente sul principio non scorgesi t1·accia alcuna di prodotti infiammatori, quando poi la mucosa dello stomaco viene a rompersi in qualche punto allora l'ammalato vomita del pus e cosl io grande quantitÀ. che non possiamo cqmprendere d'onde esso venga. Spesso si forma un vasto ascesso intorno al tessuto celsottomucoso, aprendosi il quale ascesso il pus fa comparsa tutto ad un tratto. Naturalmente questo processo è uno dei pe1·icolosi ma se la suppurazione non è troppo estesa può anche avvenire la guarigione, nè dobbiamo ammettere come un ..suo effetto necessario e inevitabile la distruzione della tunica muscolare, nè la dilatazione dello stom~\co quando l'ascesso è chiuso e guarito. Adunque il vomito di pus ha luogo o per un infiammazi_one piuttosto diffusa della stessa mucosa gastL-ioa o per un ascesso del tessuto cellulare sottomuccoso, questa seconda forma morposa acuta talv-olta è causa di copioso vomito purulento. Ben poco si conosce circa le cause di qut~Sta gastrite acuta. In certi individui si localizza allo stomaco una flogosi in Yia di metastasi per pioemia. In (1uest'ultimo caso dessa non è sempre accompagnata da vivi dolori. Negli altri casi non si può con sicurezza farla derivare da una metastasi sullo stomaco mentre che nella pio.emia anche senza la gastrite abbiamo già ttQO sta~o gl'avissìmo.
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Abbiamo delle · oe~erv~zìoni es~tte... da]]~ q1,1~l! l·isu1tç~. che· questa gastl'ite ha decorso come ~processo metas latico. s.e nz<~ cl1,e in vita si a!Jbia avuto motivo. <li sospettar'e la presenza de]falterazione lo·calc, talcJJè la l}CCI'OScòpia sola ce· la fece sçoprire~ Ma in molti casi. questa. gastrite metastatica produce egualmerité vomj·ti; dolori e crampi e d_i leggeri .si comprende corneo- aH'iuvasi"~Hle di questi fen omeni . facilmeule il malato soccomb.a. . L e cause eel catano gastricò acuto non sono ,.del tutto cottosciute. Noi siamo solitì attt·ibuire que.sl;a rnalatt.ia alle oi·dinarie i~fluenze~ come per esempio a un Taffreddamento e no n v.'ha d·u bbio che tanto una cot,izza come uo catano di stoma:co .possono essere l 'efte~to di un raiT~eddamento. Il catarro cronico dello stomaco proviene da più cause e può e:ssm'e l'effetto di uu~ preg1;~ssa affezione acuta de]Jo stomaco" ed anche di altre 'm àlattie deJI?organismo e souvi specialmente due speçi ~ di croniche,affeziooi .d el basso ventre, éioè le afft!zioni del fegato e della milza 'eh~ assai d'ordinario son o associate a catarro gastric6 ci:o"nico. Così JJelle malattie di cuore e dei polmoni, e specialmeute in quelle che pregiudicano profondamente. la piccola circola.zione assai spèsso insorge .un 0atal'l·o cronico, effetto .di sta·s i che formatasi nelle vene cave· vieo difl'usa successi vamente aJio stomaco è all'it'ltestino. Di 'p iù un regi·me non conveniente e l n special modo glì smodati piaceri della tavola souo noto.rie e frequentissime ca.u se di catauo gastrico. Iu quanto alla 'ter apia il catarro cronico dello stomaco, o la febbre gastrica è un'affezione che nu\l'altro richiede ~raune la di.e ta., tenere •un egtH'I.le lemperatu~a, evil:are i .raffredda!neuti ed i riscaldamenti, e se l'ec~jtazione f~bbrile non è intensa. non è. · neeèssaJ'i!) a.ftittto Io stare a letto; nè d·'altronàe _.o ccorre 'l'ti so di q\lalche speciale' rnedictJ.mentq contro il catarro ·ga~trico se non quando la 1nala~tia sia l'im'~ediato effetto di. un pasto eccessivo o '"!Ìi smodate libazioni d'alcolici, nel q!lal caso ,gioverà propin.:n-e un emetico, oppure un pmgativo onqe libe~·are l'inte,Stino del sud c.ontenuto- superfluo. Il solo sintoma del vomito non è sufficiente .per fare indicazione di un emetrco; la nausea è l'effetto necessario di questa afi'ezione di stoma~o e col proc'u1:are il vomito nòn si apporta sollievo alcuno, si ·avrà qualche _giova· mento con questo mezzo .solo nel caso che la nausea sia sostenuta dalla presenza di sostanze indigeste clie occupino lo
MI stomaco io grande quantità; adunque quando Jo stomaco è vuoto sarebbe una pratica irrazionale e dannosa di dare gli emetici perchè con questi la condizione morbosa dello stomaco . piuttosto che migliorare peggiora. La. cosa ~ ben diversa se dòpo un pasto troppo 'Jat\to si !.rovino nello stomaco delle sostanze non nncora digerite. Ben si comprende .come lo stomaco ammalato, specialmente se havvi movimento iebbrile uon può elaborare i cibi ingeriti i quali per la loro presenza p1·ovocheraono nuovi disturbi finchè non vengano in qualche man;era allontanati ed ecco tornar utile in questo caso l'applicazione del vomitivo. Il più delle volte .non abbiamo nemm eno il bisogno di ricorrere a questo medicamento, attenendosi con molta fl\cilità il vomito titillando le fauci con mezzi meccanici o facendo be1·e molta acqua tepida. Le nausee son qm1lche volta ostinate e insoppo1·tabili e cout.ro di esse gli oppaiati in genere hanno un azione efficace. Si raccomanda da molti l'amministrazione di be\'ande acide per moderm·e le nausee, come puro l'aèqua gasosa di se·Jt.z, l'acqua di soda e .la pozione eli R.iver. Talora giovano t.anto le bevande aci<le come le alcaline, ma con.fessittmo pure che spesso non l1anno alcun eff~:~tto; all'o ra s.i può tentare il solfato di zinco o l'ipecaqnaua a piccole dosi e talvolta si è riusciti ad attenuMe la forza di queste nausee coi soli mezzi oradE!tti. Se poi il movimento febbrile non è molto intenso si può tentare anche il thc o il caffè nero, quest'ultimo anzi mi corrispose pià dogli altd nel combattere la nausea. :Ma quando la febbre è piuttosto risentita queste bevande saranno propinate a cucchiai. Tal fiata la nausea non cede lìnchè non le succeda il vomito e con questo si evacui molta bile, per ciò i mezzi che contro le nausee si aveano rivo1t.i erano rimasti senzl\ effetto. In questo fenomeno però non v'è più l'ombra di pericolo e trattasi soltanto di agire contro di lui soltanto perehè è il sintomo pià penoso ·eire presenti l'affezio'ne. Un catarro acuto dello stomaco svanisce entro alcuni giorni e tutt'al più in due settenaTii se ulteriori complicazioni non vengono a distul·bare il suo decorso ; come già si è detto non abbisogna d'una cura molto attiva. ma bensl d'un trattamento unicamente sintomatico. · Il catarro gastrico cronico richiede una rigorosa e p:e.:isa.
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'regola di diéta; bisogna conceder e agli ammalati gli alimenti con molla pa1·aimouia e scegliere quei cibi verso i quali son maggiormente portati gli infermi, poichè vediamo alcuni ammalati tollùrare bcuissìmo gli alim ~nti vt!gchdi, altl'i invece avere una invincibile avversione per questa specie di cibi mentre gustano e digeriscono ed assimilano abbJstanzn bene i cibi eminentemente azotati come le cami. Oome medicamento cuntro àl ca tarro cronico lo zinco soLto la forwa di solfato è quello che più merita fid ucia, la sua azione lah•olta è mpida a non credersi, ma se uou se no vedesse un effetto b11ouo, non dovremo ostinarsi nella sua npplicazioue ma tenter emo qualche altro mezzo; per esempio agli amaric:aoti, la centauNa, il trif0lio, la genziana mauiféstal'ono t;\ lvolta h\ loro azione contro al catarro ct:onfco. Si v ougu mente che questi mezzi devono essere potentemente sussidiali da una dieta bene regolata; t1·u le bevande l'infermo sceglie sempre quelle dt\ll'uso dolle quall egli sentesi meno ·affaticato ; in generale bisogna a\•er uu certo riguardo a quelle inesplicabili idiosincl'3Sie degli ammalati per cui avversano una bevanda e simpatizzano per uu altra; so ad esempio sappiamo che l'acqua pura è la bibita più convenienle per questa malattia non dobbiamo per questo teoorci ostinatamente a questa, ma anzi riuunciarvi in quei casi non infrequenti in cui l'ammalat.o dopo l'ingestioue dell'acqua accusa senso di peso od indefinibili molestie; allora gioverà riconcre ad altro gene1·o di bevande e vedere f'orse so il vino a\lungato possa ttndare esente da quegli inconvenienti Similmeotl! può uccadere che l'ùmmalato si trovi meglio colla birra. Se il catarro cronico non proviene da causa iòcural>ilé, se per esempio non dipende da una g1·ave alfezione del fegato e do. un vizio cardiaco, in una parola se non costituisce che una semplice affezione prodotta soltanto da una dieta s regolata, un si mile catt\1'1'0 cronico è sempre g uu.l'il>ile e cede io poco tempo ad un'adatta cura, ma se un'affezione inamovibile è la causa rimota della malattia, il trattamento curativo non varrà che ad alleggerire il male. P er rigual'do ai descritti ·processi inflammatorii è da notarsi che uon è a nostra cognizjone trattamento alcuuo che possa portal'e un qualche giovamento. Adunque in quei casi da m e più sopra descrit.ti di violenta febbre, intensi dolori allo stomaco, vomiti ed ematemesi non ci resta che ricorrere agli oppiati, forse le inie;~,ion i sottocutanee
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683 potranno riuscire ancor più giovevoli che l'applicazione interna, ma non ebbi fluo ad ora occa sione di sperimentarli. Internamente si danno gli oppiati eoU'acqua di lauro-ceraso, ma lo ripeto, l'azione di questi medicamenti è piuttosto dubbia e se si otti ene la guarigione ciò dipende più dalla limitata diffusione della malattia meutre una gastrite molto diffusa riesce quasi sempre mortale. Dlrcmo lo stesso per l'infiammazione del tes· suto c~llulare sottomucoso, la quale se è molto cixcoscl'iWt riesce facilmente a guarigione, si rompe la membrana muco?a, viene evacuala una. certo. quantità di pus e se l'infermo e convenientemente h·aUato la parte infiammata messa a nudo easendo piutto:~to limiti'\la si cicatrizza prestamente, tutti i sint-omi diminuiscono d'inteusità e a poco a poco si stabilisce la guarigione. Ma se la distruzione della mucosa ò piuttosto estesa, difficilmente guarisce perchè la. parte intiammata a contatto coi succhi gastrici è causa di cou tiuui ~rampi di ritomaco ed un potente ostacolo alla guarigione. Non devesi già ritenere che ogni qualvolta si abbia vomito copioso di pus qucsLo abbia la sua provenienza unicamente dal vcntrico)o; la sua origine può esse1·e anche più l ontana, co&\ può provenire dal duodeno, dal fegato, dal pancreas, e perfino dalla milza, e ciò chiaramente si comprende quando ai rifletta che un ascesso formato in uno di questi organi può contrarre delle aderer:ze colle pareti del ventricolo, che queste pareti possono venire perforate e il pus evar.uarsi nel medesimo. È inutile dimostrare come questi ultimi ascessi sieno senza <'Onfronto più pe ricolosi che gli ascessi pr9pri dello stomaco bencbè vi siaoo dei casi ben constatati di guarigione. Gli ascessi del fegato che si nprono nello stomaco non tt·ovu.no grf'tnde ostacolo a guarire inquantoche la superficie inferiore del fegato adat.tandosi all'ulcerazione del ventricolo ed aderendo alle. sue tuniche supplisce in éerto modo alla mancante parete mentre la sostanza del fegato offre una discreta resistema all'azione dei succhi gastrici; però questa guarigione non è di lunga durata, dopo un tempo più o meno lungo avviene una nuova r9ttnra e l'ammalato muore di peritonite acuta. Lo stesso è da dirsi per certi ascessi della milza e del pancreas. Tra le tante affezioni dello stomaco merita una speciale menzione l'ulcera rotonda del ventricolo. La sua eziologia è alquanto oscura. Non sono già gli agenti esterni o le esterne cause per-
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turbatriei quelle- che 1a determinano ~a le dévdno nreeedere ,àisfurbi ·neWòrganizzazione stessa dèl viscere. In- nrancanzà .:di soddi·sfaeenti spiegazio~1i a:bbondanò éorne ~l solitÒ le ingegnose ipotesi.· L'esoi·dire 'dell'ulcera è molte volte aecompagna~o da cardit\lgia. I dolori possono esset·e fissi, costanti oppure rieorrènti tal ~h e il me~ico qual~he voita "Ii scambia ·per una vera cardial· gia, -idiopatica, tanto più che possono durare anche rwr q'ualche anno senza che alcun altro fenomeno· rivéli la natura vera dell'àffezioire. .F<inalfuente vengono in scena i sintomi che ci fanno· riconoscere con tutta çertezza la presenzr•·· dell'ulcera. Egli è certo che non di rado questa morbosa condi~z.i.one si sviluppa. con Uri corredo di sintomi penosi, di vomiti, nause, dolori preceduti d.a una ostJnata e .inviucioilé ripugnanza a qualsiaqi cibo. È altresi un fatto éhe l'ulcera rotonda si può svi:luppare e continuare anche lungo tempo senza portai· seco alcuno _dei summent.ov:ati fenomeni. Si danilo dei casi dove il med.ico non ha che un solo sintomo da osse1·vare. vale c dire -,L' ,ematemesi senza che in p·recedenza. v.i sia stata cattiva digestione, o cardialgia. :M:a nei· casi ordinari l' ulcera è preceduta. da, quello stato . morboso che viene ca.ràtt!'!-rizzato. dai sintomi pi.ù· volte menzionat.i; frattanto qu!'Jsti medesimi sintomi, come ~1bb!amo ~ed.uto, sono anche proprii del catarro gast rico, perciò non de·vono. ·considerarsi cara~teristici dell'ulce1:a rotonda ed è perciò che il ph\ delle volte nella diagnosi di un ulcera.. non p!}ssiamo escludere affatto la possibilità di un. intenso catarro gasbl'ico. L'avversione al ci~o e le cardialgie potrebbero esprimere- semplicement.e l'effetto di una abnorme innervazione ed il . ·catarro ;gas.trico potrebbè essere . pure la conseguenza di questa àbnorme innerv.azione. Sospetteremo della presenza m un'ulcen> se le molestie di .stomaco dui:ano· da molto tempò e specialmente se vi sono non ·solo accessi cardialgi6i ma anche dolori fissi in qualche pbsto, o tali ch:è aumentino in forza dietro una pressiòne dall'esterno. Dopo la pèrtinacia dei · dolori e .déi distur~i dj digestione un fstto importautè e sino a un certo punto caratteristico "si è ehe nell'ulcera l'esagerata sensibilità si accrese~ cqstantemen:te col· l'in_ge'~tÌòllC d'ci cibi. Non vogliamo dire, che tu~te l~ vol~e che trovasi u~ ulc.era il mangiare sia sempre doloroso, ma :·ordinariamente è così; ~ però questo si ritorna ·si nia:uifesta .anche senza
685 ulcèra., principalmente nel catarro gastrico cronico. S'intende da. fi!è ·che una degenerl!-zione carcinomatosa del ventricolo è capace di provocare i medesimi accidenti. Frattanto diremo che riguardo all~ diagnosi differenziale . tra l'uicera rotonda e la degenerazione cauceros(l. non possediamo dei dati sicuri, se si 'eccettui H caso- io cui si "(>OSsa covsLatare sulla località un tumore, chè allo!·a non an1met,teremo già una semplice ulcera rotonda ma. dopo avere verificato il tum.orc e ponderate lutte le circostanze che ordinariamente presiedono ana degenerazione carcinomatosa si potrà senza tema d'errare stabilire la diagnosi di carcinoma. Se però colla palpazione non si l'isconf,rn il tumore non si avrebbe con ciò una prova per escludere il carcinoma poichè questo neoplasma può benissimo svilupparsi in luoghi inaccessibili all'esplorazione. È ammissibile una diagnosi di pt·obabilità prendendo in considerazione 1\j sueaccennate ciroostanz.e, ma sarà sicura soltanto allora che dopo gli accidenti che abbiamo descritti venga in scena l'ematemesi e che nè per la, presenza di un tumore nè per altre circostanze si pof'sa presupporre lo sviluppo di un carcinoma. In tutti i casi il vomito sanguigno è on fenomeno di un grande valore. I vecchi meqici s'immaginano che 1'e mant~ mesi si faccia nelle lesioni della mucosa unicamente in seguito :\ disturbi nelle grosso vene che si partono da1la milza allo stomaco, ms. questo concr~tto e falso p_e rchè il vomito di sangue può aver luogo senza una lesione della mucosa pre,cisameote pe1lo sLesso modo con eui può farsi un'epil!lssi senza lesione della mucosa delle nari. ~ Ma questa sorta di gMtrorra.gic si manifestano sotto certe particolari condizioni, in special modo in una discrasia scOI"butica oppure sotto l'influenza di certe mal1:1.t-tie febbt·ili. Nel tifo per esempio sopravvengono emorragie diverso come epistassi, emoptoe eQ.teron:a.gie, ematuria; perciò non sar ebbe un caso molto sh·ano se avesse luogo anche il vomit-o sanguigno. Se in un'affezione tifoidea osserviamo .il fenomeno dell'ematemesi non dobbiamo precipitare la diagnosi di utl ulcet·a dello stomaco quale una complicanza. de.lla malattia. Soltanto se ad una affezione cronica del ·ventrico)o banno preceduto la cardialgia, la ·di-spepsia, i vo · miti, specialmente dopo il pasto, potremo sospettare una certa relazione tra il vomito di sangue con un ulcet·a. del ventricolo e vi è questo dì caratterist.ico che se anche non vi furono in
l.l8li .precedenza tali fenomeni , se non si riscontra un notevole movimento febbrile, se ci mancano i dali da farci sospettare un carcinoma, se l'ammalato non è scorbutico e ciò nulla ostante vi sia i1 vomito sangui$ilO non vi sarà alcun dubbio sulla diagnosi, avremo a fare cit>ò con un ulcerazione giacchè in simili ·condizioni non può aver luogo l'ematemesi senza ulcera. L'ulcera risiede nello stomaco o in qualche caso più r aro nel duodeno; cosi accade spesso che il sangue venga evacuato per ·secesso prima ancora che si . manifesti per vomito. Il sangue co:s\ evacuato non presenta il suo ordinario aspetto andando soggetto a notevoli alterazioni nel_ suo lungo tragitto per il tubo inte~tinalt• 1 e soffermandosi sempre uo tempo più o meno, lungo <nell'iutestino tenue ttuchc quando vi si versa in grande quantità. Ci si appalesa :.1.duuque sensibilmente alterato, net·astro e grumoso; non ostante queste alterazioni si riconosce tuttavia che ò sangue per l' a$petto tutto particolare che i mparte alle materie fecali. Se in appresso insorge anche il vomito siamo certi che l'ulcera risiede nel duodero; che se l'ulcera risiedesse ltello stomaco potrebbe pm·e fat·si qualche scarica sanguinolenta non come fenomeno primario ma consecutivo al vomito, cioè .sòtto i movimenti convulsivi del veutricolo una parte del sangue si fu strada nell'intestino per cui le feci diventano sanguinoleoti. l'erapia. - Si è creduto altre vol te che gli astringenti aves.sero il potere di promuovere la guarigione dell'ulcera. L'esperienza in vero ci dimostra che non di rado l'ulcera guarisce, ma sappiamo ancora che la .guarigione non è punto duratura. La cicatrice si rompe oppure in vicinanza della cicatrice si forma una nuova ulcera; cosl vediamo degli individui i quale soffrirono anche per un intero anno disturbi di stomaco goder' buona. sa· salute per qualche tempo, poi ricadere ammalati alternandosi cosi più volte la guarigione colla recidiva. È inutile t.ormentare gli ammalati cogli astringenti i quali non giovano a nulla. Siccome all'ulcera del ventricolo si associa spesso il catarro cosi riesce di qualche sollievo il solfato di zinco che però non avrà il potere di sanare l'ulcera. Fu proposto contro l'ulcera il nitrato d'argento; è questo me dicamento un caustico potent.issimo. Sarebbe una follia l'adoperare la pietra infernale per cauterizzare l'ulcera; certamente se ciò s_i potesse ottenere non sarebbe impossibile la cicatrizzazione ma il aifficile, anzi l'i..;;possibile sta
687 nel far cadere il caustico proprio a contatto coll'ulcerazione; pertanto ~ou si ha per questo mezzo che poca fiducia, tanto più , che la Sl;l!lo. applicazione porta con sè anche altre spiacevoli conseguenze come una par~icolare pigrnentazi.one di tutto il corpo; nell'interno dello stomaco trovasi una cer ta quantHà dì cloruro di sodio il quale de~ompone il nitrato con produr-ione di cloruro d'argento, sostanza del tutto inerte che non ha verutia azione sulla localit.il. e che assorbita dai vasi linfatici e trasportata in circoloimpat'te alla pelle il colore bt·.uuo. Gli oppiati stino di qualche giovamento. Lo ziuco deve essere usato come si è detto contro il catarro ed egualmente con regime dietetico ben regolato. Il latte non è setnpre l'alimento più conveniente, chè alle volte ria..reglia. forti dolori. L'azione dell'oppio è duplice, cioè sulla condizione morbosa e sul cervello. Ricorreremo agli oppiati quando questi producono i loro buoni effetti sui dolori, ma se cagionano nausee e vertigini dovremo sospenderne l'uso. Attualmente si ha il vantaggio di applicare l'oppio senza metlerlo in diretto rapporto collo stomaco, voglio dire per mezzo delle iniezioni sottocutanee colle quali si sono ottenuti effetti maggiori. Nessun caso di guarigione si potè attribuire piuttosto all'uno che all'alt.ro dei medicamenti impiegati, pe;rciò dobbiamo confessare che la malattia guarisce in modo tuttavia a noi sconosciuto. Quando gli accidenti prodotti dall'ulcera si mitigano, che la digestione migliora e l'ammalato assume un buon aspetto non bbbiamo altro a fare che adoperarsi per impedire la r~cidiva ed al più debole sintomo che annunciasse un ritorno della malattia pr~scrivere una rigorosissima dieta ; in questo modo si può r iuscire ' a tenere in certi confini i progressi dell'ulcera in modo che la seconda volta il corso della malattia sia anche meno pericoloso della prima. La degenerazione cancerosa dello stomaco si stabilisce più freqnentemente al pilor,) e, sviluppandosi è causa comunissima di stenosi di questa apertura e perciò <Pimpossibilità. che ·n contenuto dello stomaco faccia passaggio nell'intestino. Si sa che il cancro dello stomaco già. per sua :natura è sempre associato al catarro il quale aila sua volta ~n:oduce nausee e vomiti; in questo caso il sintoma del vomito acquista maggior intt:nsifà perchè influenzato da un altro momento eziologico che è la stenosi pilorica. Fu ritenuto come
688 segpo
caratt~rìstjco
di l}ancro l'oqore o il sapore di 11na. speche pr~~eutanQ le ;naterie vomit.ate; ma questa credenza .è d_~l tutto erronea, le materie odoràno d'acido fo~te· in tu.t te le malatt.ie dello 'stomaco e perciò non havvi aJcurichè di singol,are qhe, lo · ~tesso si tr6.vi .nalie malattie canc.e rose. n v.oxnit.o è moltp più ostinato e _molestò. nel canm·_q che nell'ulcera ·dello stomac'o1 Jna non è Jlitì t)·equente cb e nella ge\strite cro1.iica; ail'incontro in quest'ultima affezione i vomiti sono più ' riav\•icinati. Il :ciwcrò; qua~1ilo non· abbia sède precisatJ;i~nte nel piloro m~:). in qualunque alti·o _p unto ..e specialment~· sulle pa.l'eti può pèrdurare per· molto tempo senz~~> cagionare· vomito ed anche senza dìsturbare notevolmente la digestione. Se ad esempio esso 1 fa prominenza pe~ entro hi' cavità_ dello stomaco, nof:) mancherà · di recare qualche nocurneuto al1e funzioni del viscere, se inyece .~J sviluppa nell'interno delle pareti, se crescendo lascia tuttavia inta~ta_ la mnçqsa, allora puq assum~re notevoli proporzio~1ì, dif: fondersi per un gran tratto senza dare indizii molto manifesti l flella sua presenza ,.nè dànneggiat·e di molto la digestione. Ora possiamo renderei i·agione di quei casi singolari in cui uomini che hanno sempre. goduto lodevole st.a to di salute Ono ad ~tà .l).Vfl.Mata-1 tutto ad Ull trattO SOnO presi da VOmiJj interCOl'l'Cllti di m,atérie coloranti in bruno dopo di che i n più o meno. tempo vanno a soccombere. Non si potrebhé rag;ionevo1mente ammettere cile con tanta rapidità tin cancro possa svillippa.rsi, ma ,piuttosto· è da shppor'si che il cancro nàto nell'ìntei:no dt~lla parete stO(nacale dietro la mucosa e in seno al tessuto cellulare SO.ttomucoso sia crescititb in questO' stato sino <t certe dimensioo'i1 che p·o~ci.a ·la ~ucosa cedendo alla sempre crescente invasione pel neoptasma. si sia rotta dan.d9 l~wgo ai vomiti caratteristici ai quali siano seguiti i rapidi prog_ressi del cancro e finalmente la morte. In molti casi, specialmente se ladegenerazione Cimcerosi\ av\l'jene in età non ~polto avànzàta oppure anche nell'età giov'frtiile, questa degen~razione va assoc{ata a dolore, e l'ammalato ~ travagliato· da cardialgia come n_ell,a ga· strite e·còme nell'ulcera l'O tonda, la; digestione è indebolita, sono e_ruttazioni, vomiti . frequenti . e la pelle si colora di quella tinta. ·caratteristica m.O'lto pilt presto ohe ne.! caso d'nl'ceraj)erforante. Nei, èà-Q.~ro · si dà l'ematemesi, ma molt.o più di 1·ado eh è . nella ·ulcera. Quando però 'il cancro si ramniollisce e ch'e· dà origine ci~le ac~dità
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ad un'ulcera posso~o farsi éon tutta facilità le emorragi~ e tanto .copiose quanto quelle dell'ulcera ordinaria. Come indizio carat• terìstico di canct·o g li autori banuo addittato il color ciocco]atte delle ,materie reiette 4!!-llo stomaco; ma è un enore contro i~ quale dobbiao1o metter e in guardia i meno e~ pcrtì. Il colora: mento bruno delle materie vomitate è prodotto dall'uscita del sangue dai vasi quando questo· non sia in grande quantità. Il sangue sLravasato messo a contatto col succo gastrico vieo decomposto colorandosi in bruno. La· caratterisiica del cancro ci è ~.olamentc somministrata dalla microscopia la quale ci mette sotto gli occhi la strut-tura del cancro medesimo. Altro segno diagnostico a~remo dalla palpazione quando si fa sentire la presen:t.a di un tumore alla r egione dello stomaco. S'intende che io Qas.i speciali in cui i vomiti sono tanto frequenti e ostinati che nou si sappia· con cer tezza attribuire quèsto fenomeno ad . uu catarro gastrico, ad una gas trite piuttosto che ad un'ul cera od un cancro, in si mili casi il solo microscopio potrà togliere ogni du bbio in proposito. Se in vicinanza dell'ostio pilorico si sviluppa un tumore canceroso ne nascerà uno stringimento che reuderà impossibile il passaggio delle sostAnze dello stomaco al tubo intestinale quindi i vomiti continui, quanlo è ingerito altre ttanto vìeu vomitato e la nutrizione si farà in proporzione dì quel pooò che può assorbire ln mucosa gastl'ica in simili! condizioni; la nutrizione adunque discenderà al suo minimo. Nessun dubbio che possa assorbirsi del materiale uutritizio dal solo stomaco prima che i cibi pilssino all'intestino, ma l'assorbimeuto è sempre limitato, e una sostanza che per dissolversi e rendersi alibi le richiede un!\ lunga e laborazione non può essere assorbi {:a dalla stomaco. La zuppa può venire in parte assorbita dallo. stomaco, molto meno lo è il latte andando soggetto alla coagula.ziOJle e no!l lasciando assorbire che lo zucchero e i sali; il . formaggio poi non si assor bisce punto. Di leggeri si cumpreude cbe un soggetto nel quale non si opera il passaggio delle sostanze alimentari dallo stomaco agli intestini può assimilare ,.ben poco e non dovrebbe cibarsi ohe di semplice zuppa. È inutile e fo rse dannosd il prescrivergli il latte, giaccbè come si è detto la caseina non è assorbita. Questi ammalati devono assoggettal'si a di eta rigorosa, non prenderanno che minestre e per bevanaa la bina che in gran parte il ventricolo assorbisce. Non
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690 giova tentare pt·ocesso alcuno onde togliere la stenosi de1l'orificio pilorico. Una volta stabilita lo stenosi è affatto indifferente che questa sia cagionata da un cancr01 da no fibroma o d tl qualsiasi altra organica lesione; gli effetti sono identici e quello che è causa di morte non è il tumore in sè, ma la stenosi. Si nutrirà l'ammalato . con sola birra, zuppa e clisteri ; ·quest'ultimo ~ezzo iu vero è di poco profitto perchè dall'intestino crasso può farsi un certo· assorbimento ma non mai una digestione. Non daremo adunque che sostanze che possono essere assorbite; da bandirai la carne e il latte, da prescriverai la zuppa concentrata come alimento abituale. Ma anche questo alimento è meschi'no di fronte ai bisogni dell'organ ismo, e di ciò possiamo convincerci se lasciamo evap01·are il brodo conce_ntrato di cui poco rimane di materia solida. flJ:olto più serio è il caso se il cancinoma si sviluppa al cardias invece che al piloro, in. tal caso quando l'ammalato deglutisce il cibo ritorna imm~diatamente non trovando libero il passaggio dall'esofago allo stomaco, se vi è paralisi nella porr.ione inferiore del canale si f01:m a 110a dilatazione saccata entro la quale le sostanze alimentari si possono soffermare tm tempo pir1 o meno lungo sino a che da una contrazione spastica non vengono gettate al 'di fuori ; questa è una condizione L-ristissima, per provvedere alla quale non possiamo ricon-e.re che ai clisteri . L'assorbimento nel canale dell'esofago è quasi nullo, e nel sacco che' formasi immediatalnente sopra il cardia.s ha luogo una continua secrezione, senza alcun ]avoro d'assorbimrnto, la materia segregata è blenorroica, o mucoso-puruleot;a spesso commista a· sangue che esce dai capi1lari dilatati; daremo gli oppiaH a il ghiaccio in pezzi; cont.ro i vomiti le acque gazose. Ci resta ancora a parlare della cUZataeione dello stomaco; questa malattia è dovuta alla paralisi della muscolare, paralisi che si stabilisce dietro cronica. affezione della mucosa gastrica -o per lo sviluppo di un carcinoma nello stomaco e specialmente al piloro. In alcuni casi rari si stabilisce 1a paralisi dello stomaco anche primitivament-e senza ehe vi sia stata in precedenza un'affezione della mucosa oppure del peritoneo. Quest'ultima affezione della muscolare che finisce con una gastrectasia è tuttavia guaribile in certe circostanze e può .anche scemare per lungo tempo senza che il medico ne àl:>bia il menomo sos petto, palesando <J.uesta
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affezione gli ordinari sintomi delle più comuni malattie di stomaco, cioè dispepsia, anoressia senso d i pressione; Mme potremo iu me~zo a questi fenomeni che nulla hanno di particolare e ca.ratt.eristico, discernere la dilata.zione e una volta constatata dccide1·e se è p-ermanente o meno? Tosto che la tunica muscolare è colpita da paralisi lo stomaco non può più liberarsi completamente del materiale contenut.o; effetto di questa inerzia di stomaco sarà una raccolta di maggior quantità di liquido che tenderà a sfiancare il viscere e s'intende che lo stiramento protratto a lungo dovr:\ indurre un cambiamento di posizione· dello stomaco. Questo viscere si dilata sempt·e a spese della sua parete anteriore, i suoi punti d'attacco vengono stirati e smossi ed è fenomeno frequentissimo che il piloro, spostandosi in basso, passi da una posizione trasversale ad una posizione obliqua in modo da corrispondere dietro l'ombellico. Ma lo spostamento dello stomaco non è sempre riconoscibile colla palpa-4ione poichè il romorc che rende lo stomaco alla percussione non differisce in nulla da qu.ello di un'ansa. intestinale dilatata. Lo stomaco dilatato, presenta anche questò di particollwo che abitualmente contiene una grande quantità di liquidi e di gaz mescolati assieme la di •mi pt·eson7.a Si :aanifesta per un gorgoglio che nasce sotto ogni movimento del corpo. Anche in condizioni normali può formarsi questo rumore, ma ciò si verifica solamente dietro un lauto pasto e uua copiosa ingestioue di bevande; il fenomeno è costante quando lo stomaco sia affet.to di dilatazione, cbè in tal caso si può anche provocarlo a volont.t\ premendo la regione epigastrica in val'ii punti alternativamente c questo è veramente un caratteri~lico indizio dell'affezione in discorao. La diaguosi pertanto è sicura quando trattisi di dilalat.ione permanente. Trattasi ot·a di sapere se dessa costituisce un'affezione primitiva oppure sia postuma a qualche malattia dei t.essuti vicini; si potrà dire se ci sia steoosi del piloro; avremo in tal caso una stipsi permanente; se però la dilatazione non è associata a stenosi pilorica la malattia non sarà d'imminente pericolo e l'individuo non godrà. cel'!.amentc noa prospera salute, ma potrà. vivere molti anni attenendosi a uoa dieta conveoi(Ulte. Se la dilatazione insorge io un soggetto giovane senza gt·avi complicazioni per parte dalla mucosa gastrica con tutta probabi Iità puossi stabilire la diagnosi di un'affezione non grave del la tunica musco'hnc
692 suscetribi1e di cma e guar1g10ne; sappnuno per esperienza che in tal caso la paralisi può guarire e con questa sparire affatto ogni dilatazione. La malattia colpisce anche la tenera età e allora p~·ovi ene semplicemente dalla tunica muscolare senza grave compartecipazione della mueosa, così anche in questi casi possiamo aspettarci una stabile guarigione. Difiìcil cosa è additare una regola da. seguirsi rigorosamente nella terapia di quest.a affezione, ma è certo che la dieta anzi tutto ha una grande influenza sul h~ guarigione. Si può prescrivere lo zinco onde rimuovere le complicanze per parte d<~lla mucosa. La dilatazione di stomaco che associata a catarro gastrico insorge nei vecchi soggetti pe1· effetto dì degenerazione cnncerosa è di necessità una maJattia incurabile e tutta la terapia non potrà limitarsi che nel campo dei palliativi rappresentati in ispecial modo da uh addatto regime dietetico e da tutti gli altri mezzi che le circostanze richiedono come gli opiati contro il dolore e gli aslriogeuti contro lo stato catanale. (Yienet· Mecl. Pt·essc)
Sulla Uevulsioue. (A. TmPrnn)
Negli ammalati che tutti i giorni si presentano a chiedere i nostri soccoTsi noi combattiamo le più svat·iate forme morbose colla faradisazione cutanea. Fra le affezioni primeggiano le algie apparentemente spontanee, gli stravasi sinoviali e sierosi, i tumori scrofolosi delle ossa e delle glaudule. La faradisazioue cutanea è un metodo di eletrizzazione che noi usiamo ora come il più vantaggioso, ora come mezzo terapeutico accessorio c che p uò t·impiazzare con grande beneficio i senapismi, gli esntorrii le fontanelle, la cauterizzazione trascorrente, in una parola tutti g li agenti del cosl detto metodo rivulsivo. Prima ch e ci . mettiamo a studiare il modo d'azione della fa. radisa.z.ione cutanea· non sarà super fluo di consacrare qualche parola sulla terapia rivolsi va; così ci iìarà fatto di stabilir meglio l'indicazione e dare cosl al nostl'o argomento la maggior possibile chia1·e:~.za. Se si vuoi ricercate quale }Jossa esrete l'origine del metodo rjvulsivo non si ha che da rivolgere uno sgua.rdo retrospettivo sulla medicinà, di quei popoli (per esempio, g li arabi m odel'ni),
nei quali tutta la terapia si limita all'impiego di mezzi derivativi e troviamo che il sintoma dolm·e è quello che sta. , ad indicare l'applicazione del moxa o del caustico attuale. Abbiamo detto di considerare le nevralgie quali dolori spontanei, quali effetti senza causa. Però il dolote è necessariamente l'effetto di una morbosa alterazione, una lesione del centro o una alterazione di un tronco nervoso oppure delle estremità. terminali di un nervo o di un tessuto nè l quale il nervo si dirama. Il dolore che insorge in certe condizioni patologiche si volle P,flt•agonare a quello che è provocato dalla presenza di una spina infitta nei tessuti vivi. Il paragone è abbastanza esatto e noi lo possi&mo accettare, dobbiamo però riconoscere che se anche noi non vediamo questa spina beuchè sia presente, sia che la sua sede cambi, sia che si trattenga in quel dato luogo un tempo più o meno lungo, la sua azione è sempre pt·oporzionata a quelle date condizioni. Nelle affezioni dolorose, nelle algie, la spina, per continuare nel nostro paragoné si lascierà allontanare. Ben di rado i nostri tentativi sono direiti a quello scopo perchè troppo siamo dominati dall'idea che la spina non vi sia più e che il dolore possa f.lrsi sent.ire indipendentemente da quella. Perciò trattiamo il siutoma dolore so~na punto curarci della sua causa e siccome con questa pratica un pò schiava dell'az zardo si ot.t.il.'ne spesso qualche buon successo cosl si incomincia sen:>1 tltro a tentare questo metodo. Fra i mezzi che si usano i soli razionali sono i narcotici. Si sa per esperienza che essi hanno la virtù di abbassare fino ad un certo grado la ,ritalità del centro delle percezioni, donde l'indicazione del loro impiego interno. Inoltre si è osservato che gli stessi mezzi agiscono anche localmente e che nel luogo dove sono applicati, astrazion fatta dalla loro azione generale, producono .un narcotismo dei nervi. Allo scopo di rinforzare l'applicazione locale dei narcotici si allontana lo strato d'epidermide che ricopre la parte da uarcotizzare; ora si potrebbe domandare se il vescicaute indipendentemente dal na1·cotico eserciti un'azione, sua propria. Si è osservato in fàtti che talora con questo mezzo soltanto si raggiunge lo scopo. L~azione è per noi inesplicabile, ma non si manca di darle Giot·nale di Medie. milit. f870.
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694 un nome ; si generalizza il fatto osservat~ e si parla di metodo rivulsivo secondo il quale. al ve~cicicaote si sostituiscono i vari metodi d'eccitazione. I numerosi successi che si attribuiscono a questo, terapeutico indirizzo chiaramente ci dimostrano che la spina soventi per la potente r'eazione .provocata da un ·forte dolore o meglio una suppuraziooe artificialmente provocata nelle viéinanze può scomparire completamente. Potendo adunque ·con una dolorosa. jrritazione allontanare un dolore da un punto dell'organismo si tentò di sostituire ai vescicauti cd al caustico attualò l'eccitamento elettrico. Gli effetti furono. identici, solo ent da couside1·arsi che men tre cogli antichi metodi la pelle restava più o meno disorganizzata e che le lesioni proprie di queste medicazioni persistevano per un tempo più o meno lungo, la revulsioue elettrica presentava il vant~ggio· che a seconda che .le circostanze l o esigevano potevasi applicare successivamente a periodi ravvicinati. Astraendo dai vantaggi dell'elettricità come mezzo terapeutico contro le affezioni dolorose dessa ci offre ancora dei preziosi indizii per istudiare il meccanismo dello sLato nevralgico, ci fa intravedere qualche cosa sulla natura della allegorica s-pina. Non di rado si ha occasione di constatare (e le stesse osservazioni si fecero coll'uso dei vescicatorii) che notevoli stravasi sierosi spariscono con sorprendente rapiditR. sotto l'influsso della irritazione elettrica. Adunque i fenomeni riflessi, ossia la reazione provocata dai rivulsivi appartengono in prima Hnea all'apparato circolatorio; dal che si deduce cou tutta ragione che ]e nevralgie contro le quali la rivnlsione agisce con efficacia sono cagionate molto pL"Obabilmente da anomalie di circolazione nel tes&uto dei nervi e stando ai tanti e felici risultati puossi ammettere che ciò che nella nevralgia rapprest-.nta la spina altro non sia che una stasi localiz~ata. Altre- volte era in uso un altro metodo elettrico per il trattamento delle affezioni nevralgiche, col quale si ottenevano risultati soddisfacenti, e che sotto il pomposo nome di metodo ipostenizzante acquistò una grande popolarità. Questo metodo che originariamente era acaettat~ solo per la. fed e che inspirava l'azione. dell'elettricità senza che nessuno pensasse mai di perfezionare il suo modo d'applicazione consisteva nella soppressiene della resistenza e perciò anche del dolore cutaneo onde
69!i far agire Ja I!Orrente di un appat·ccchio d'induzione su di una grande porzione di un nervo e precisamente di quel nervo che si voleva instupidire. ' Servendosi taluni di questo metodo per attutire il dolore nell'avulsione dei denti cd altre brevi operazioni chirurgiche, tentai di dare una spiegazione sul suo meccanismo e mi parve di poter inferi re i seguenti principii: giammai un nervo è instupidito o narcotizzato, ma oltTe il senso di dolore cagionatogli dall'operazione gli viene trasmessa ancora un'altra percezione di sensazione. Se un nervo ha da trasportare simultaneamente due imp.r essioni al centro, viene tramandata quella che al centro è più vicina mentre l'altra r est.a. esclusa e con ciò si spiega l'a.pparente anestesia. Finalmente fu provato da. esperienze esattissime che molte sostanze, la stric nina, per esempio, indipendentemente da ogni assorbimento metLe i nervi in uno stato abnormale e tutto specit\le, stato più durevole ancora. della stessa azione diretta. Le eccitazioni della corrente variabile dovrebbero essere efficaci nello stesso modo. Il processo di cui ora ci occupiamo potrebbe adunque per qualche tempo mascherare un dol or~ la di cui causa potrebbe rimontare ad una lesione del tronco o dell~ estremità di un nervo, anzi le modificazioni indotte al circolo per via riflessa dalla revulsionc e lettrica possono qui verific~~rsi per via diretta ed effettuare una stabile gu&.rigione, menlre in altro modo non si ottengono forse che effetti passeggeri. Pertanto nel trattamento delle affezioni dolorose consistenti solamente in condizioni di circolazione anormale e facilmente modlficabili possiamo ottenere notevoli effetti con due metodi dell'eccitamento elettrico, ma in tal caso dobbiamo limitar tanto la rivulsione elelLrica come la trasmissione di due impressioni a quei soli casi nei quali la eos} delta medicazione antinevralgica resti senza effetto ; a questi casi appartengono, per non citare che degli esempi comunissimi, le nevralgie del quinto paio cagionate da carie di un dente, le nevralgie dell'iscbiatico, delle quali sia causa un'affezione organica del ventre o del bacino, finalmente quelle nevralgie tanto frequenti costituite da. essudati diatesici tra gli elementi del sistema nervoso. (WieneJ' llieà. Zeit.)
OUG Sull'innesto eplderJDiCO negli (ledall di Londra. t ollera del dott. .1. A. Fnn1 prof. di anatomia alla Scuoln pratica di Parigi, al pror. fi'. Co!clti.
Omwevole Collega.!
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Finlanto che io possa forniryi" dei resoconti direttamente da P arigi e più probabilmente dalla frontiera germanica e dal campo della guerra, ove chiesi di recarmi per prestare l'opera mia, perme ttetemi di dirvi una parola intorno ad alcune nuove esperienze chirurgiche sull'ùmesto epidtf'mico, o come dicono gl'[oglesi, sul it·apiantamento della pelle, quali ebbi ad osservarle in questi giorni. Quando il sig. Rcverdin, interno degli Spcdali di Pa1igi, ue fece la prima comunicazione alla Società di chirurgia, molti chirurghi si affrettarono a studiare l'ar~omento. Gli sperimenti di alcuni fallirono. Dovevasi attribuire l'insuccesso a qualche difetto. nel manuale operatorio, o nella costituzione del malato(?). Da un mese, già io potei seguire a Lond1·a. i risullati vcrameute meravigliosi òi recenti esperienze. L'impulso ad esse venne cll\llo spedale di S. Giorgio, e so ne deve l'iniziativa al signor Pollack. lo vidi iJl quello spedale sei malati, nei quali si tentò d'innestare l'epidermide sovra antichi ulcerj, che non cioo.trizzavano. In quattro di questi infermi l'operazione è porfettamr.mte riuscita. Il sig. Enrico Lee ha opert\t,o sopra un ulcera varicosa, che datava da tre anni, in un vecchio; in Lre settimane l'ulcera, già larga come lA. palma della mano, era cicatriz%ata per Lre quarti. AMhe il sig. Holmes ottenne . pieno risultato in una piccola ulcera alla gamba destra, in un uomo di 45 anni. I ca:li però più meritevoli di attenzione sono quelli del sig. P olll\ck. Questo abile chirurgo ha guarito in poche sottimane due ulccri al lato esterno del ginocchio sinistro, in uu soggetto d i 26 anni, che ne era affetto da sei anni. 11 19 gennaio 1870 è accolta nella divisione del sig. Pollak una r~aazzclta di 8 anni, Anna X, che present~va sul fianco destro una vasta piaga granuleggiante, che era risultante da una scottatura. Questa. piaga, esLcsa dalla natica, che ne era coperta interamente, fino al ginocchio, contava 45 cent. di lunghezza e 36 di larghezza nelll\ sua 1·egione più alta. Dopo due anni non si mostrava ancora alcuna tendenza alla riparazione, e il 5 maggio
697 cioè quattro mesi dopo l'ingresso della inferma nello Spedale, le traccie di cicatrizzazione erano impercettibili. Il 5 maggio il sig. Pollack prese tre frammenti d'epidermide sul fianco destro della fanciul11!> e li collocò sulla piaga. Il 26 maggio, il 16 c 23 giugno ed il 13 luglio egli trasse ed innestò sovra. altre provincie della superficie ulcerosa alcune altre porzioni d'epidermide. Tutti questi innesti all'infuori d' uno o due, riuscirono completamente. Oggi, 23 luglio, non restano che alcuni punti jsolati di piaga sulla regione della natica. Mi affretto di pass11re al manuale operatorio, ciò che deve interessare principalme nte il pratico. Noi sappiamo che l'~pidermide è costituita da cellule che si rinnovano continuamente. Le più giovani che sono anche lE:l più profonde, diventano mano mano più superficiali, mentre le antiche si staccano c cadono insensibilmente. L'istologia c'insegna che le giovani cellule possiedono una g1·ande vitalità -e che preferibilm ente sono atte alla proliferazione attiva. Questo dato istoJogico è la base della teoria dell'innesto epidermico. L'operrlziooe è facile, e può riuscire procedendo in diversi modi. In generale sono eccellenti i suoi risultati nelle piaghe granuleggianti, successive nlle bruciature. 1 . Si p 1·ende 1m frammento d'ey_Jidennùlc, di 2 o 3 millimetri di larghezza. Il sig. Reverdio la trae dalla faccia interna della gamba; il sig. Pollack d,\1 ventre, dalle ooscie, dal braccio ecc. È necessario, per quanto possibile, sollevare contemporaneamente le giovani cellule che costituiscono il corpo mucoso del Malpighi. Si può impiegare la. punta di una lancetta senza far sanguinare il det·ma, ovvero,· come fece il sig. Pollack, prendere un poco di epidermide colle molle d i una pinzetta e tagliare al di sotto colle forbici, avendo cura di scorrere colla lama quasi sulla punta dd lo strumento; cosi si stacca l'eviclermide e la parte superficiale del derma. 2. Si colloca il fretmmento sulla piaga io una maniera che la sua faccia profonda. poggi sui bottoncini carnosi. È indispensabile che la superficie d ella piaga sia detersa da tutte le impurità, che potrebbero inquioar1a. Basta mantenere le due super:fìoie a contatto, ma si può, volcndolo, fare una piccolissima incision e sul sito, ed inserirvi il frammento di epidermide in modo da imitare l'innesto che si pratica sui vegetali.
~698
3. Si copt·e l'epide1Yaide int~estata con ~ma listet·ella di telct· dia'<Jhyloncda, collo scopo d'impedire lo spostamento del frammento,, e si applicano a1trett.aute listerelle, quanti sono i· frammenti . Le listeTe.l le si allonh'u!ano dopo tre ·o quattro giorni conà massima cautela. e si Tinnovano. Pe·r Io più passano da 8, a 15 giorni, prima che sì possa constatare se l'operazione riese~. Al contorno deHo strato trapiantàto, si formano alcune giovani cellule, che generano una sottile pellicola 1ucente, che rapidamente si . estende, finchè t occa' i r_nangini dei prossimi innesti, o que lli della piaga. È veramebte <lègno ·di osservazione i.l fatto che questa pellicola si distende cos1 rapidamente, mentre i- ma1'gini della piaga conservan:> la pt·imitiva lentezza nei loro progressi. In sette settimane, nella giovane ma1ata del sig. Pollack, il primo frammento avéva acquistato sette centimetri di dimensione. • Non si può dubitare che questa non sia una meravigliosa conquista chirurgica; che potrà diventare feconda di sva~ia~e pratiche applicazioni. Io domando a me stesso se in questo modo di cic<,ttrizzazione, oltre quello delli~ rapid_ità non,ci fosse anehe un altro vantaggio, il quale, se mi fosse concesso di cosi esprimermi, chiamerei ·consecutivo. Con quale disperante pertinacia le cicatrici. non si retraggono, producendo le più spaventevpii de'formit~ !. Chi sa se .le cicatrici non abbiano in questi casi d'innesto una struttura -divérsa, e per conseguenza diffeienti effetti -? I bottoncini carnosi non hanno la stessa ~struttura in tutti . i periodi, ed egli è. evidente , che nei fatti , di cui qui si tratta., éSSÌ si trO'(aDO SOrpresi da questo strato· epidermico che li invade, per così dire loro malgrado. Prima d'abbandonare questo argomentO' tanto interessante, aggiungiamo una pa'rOla a titolo di illustrazione fisiologica. Si può innestare sulla piaga granuleggiante di un soggettot .!"epidermide di un altro. Il sig. Pollack in fatti tolse un frammento di pelle a sè stesso, lo trapiantò alla fanqiul1a, 4i cui feci pa1·ola, e l 'innesto riuscì perfettamente. Ma v'ha di più; lo SJ)el'imeuto riesce anche quando si -colloca repidermide d~ un negro sovra un bianco·. Ciò fu sperimènta to -dallo st~sso chirurgo. }!;gli tt•asse un piccolo lembo d.i epidermide da ùn negro e lo 'inserì sulla _stessa malata ; oggl ·.è manifesto che questo piécolo lembo si accrebbe di dirneùsioùe e -che le cell!lle pigmentari sono moltiplicate.
699 PrO!'CSSO per llt COllSCI'Va:t iOne della Cltl'l\r, fl'eSCII.. di C JWRGJls di Montevideo.
Nell'America del sud le Cil.rni sono a teuufssimo valore. Si macellano buoi e pecore quasi unicamente per le pelli, le ossa • e il grasso che so ne ricava. Da qui nacque l'idea dell'estratto di çame di LIEBJG. Ora se tutta questa carne potesse esser messa in condizioni di essere trasporlata. nei centri pilt o meno lontani· senza guastarsi, acquisterebbe un gran valore. GEORGÈS studiò la soluzione di questo problema, e il mezzo che meglio riuscì è il seguente. L e carni sono taglìate in pezzi di grossezza. variabile fra 20 e 60 chi!.; si immergono in un bagno composto di glicerina, acido cloridico e bisolfito di soda contenente 85 per 100 circa d'acqua. Estratti dopo un certo tempo da questo bagno i pezzi vengono· spolverati con bisolfito di soda, in polvere fina, e chiusi .quindi entro scatole di latta., che poi sono chiuse con sa.ldatura. In tale stato la. carne si conserva perfettamente, e quando si aprono le scatole, anche dopo lunghissimo tempo, si trova una carne che parrebbe macellata il giorno stesso. Per distrugg ere l'odore solforoso che na.tUt·almente conserva basta !avaria con acqua acidulata con aceto ed esporla per qualche tempo all'aria. La, car ne così preparata si smercia attualmente a Parigi, ed ~ Londra al prezw medio di 50 o 60 centesimi al chilogTammo, e forma l'oggetto di commercio importantissimot potendosene somministl·a.re giornalmente 1(f,OOO chil. tanto a Parigi che a Londra (1). (Giornale di {a1·m. e cMrn. di To1·ino, aprile 1870, pag. 185)
(i ) L'agente conservatore, come vedcsi, è l'acido solforoso, che coll'acido cloridrico si melle in libertà dal bisolfito sodico. E in cio
l'esperienza avrebbe confermala la bontà del progetto di conservazione dello carni, cbc in seguito a molteplici prove noi ave\'amo fallo fino dal 1861 n ella Memoria pubblicata dal Polli negli Annali di chimica (aprile, pag. 214) " Della conservazione delle carni commestibili coll'acido solforoso e coi solfiti. ••
700
Ambu lanze \'Oiontarie ('1). 'l'ogliamo da un articolo pubblicato nella GatcUe hebdo·madait·e il seguente brano risguardante lo scopo, l'organizzazione e il modo di azione delle ambulanze volontarie. c L'ambulanza rimane, durante la battaglia, con le riserve o dietro ad esse. Il còmpito laborioso di rilevare, curare, trasportare i ferili sotto il fuoco, esige sangue freddo, abitudine alla polvere, e deve l!erbarsi ai chirurghi d'armata. l\fa finiLo. il combattimento , i chirurghi volontarii si precipitano, coi loro mezzi di trasporto, nel campo dell'azione, ed è a1lm:a che comincia l'opera prop.ria deUe ambulanze internazionali. Questa opera è triplice. Esse portano dapprima alle ambulanze militari, col loro ou meroso personale, un soccorso, del quale si può farsi agevolmente un'idea, se si coofiiderì che la grande ambulanza al quartier generale, non ha che sei medici di ogni grado ; esse prevengono quelle sceae desolanti e spesso ripetute, nelle quali si vedono dei chirurghi sfiniti, colle braccia stanche, col coltello intaccato, ammontiechiarsi d'attorno le membra amput(l.te senza potet· bastare al bisogno. In secondo luogo, siccome la loro missione speciale è mission~ interua?.ionale, esse si f11nuo debito di andare a raccogliere i feriti de11'armata nemica; questo còmpito sacro, imponendo anche maggiore rispetto, si r~ude anche piìt agevole, segnalato com'è da una speciale assisa. Infine, cd è questo lo scopo dominante dell'istituzione, tsse fr>,·man{) sut luogo spedali pei feriti non trasporlabili. Invece di traspol"t1u· seco indistintamente, in caso di 1·itirata, tutte le vittime del ferro e del fuoco, esse ricoverano sotto le tende, e se abbiROgni, nelle ca se del villaggio più prossimo, i più aggt·avati; esse inalberano, per proteggerli la bandiera della neutralità, e non r;li abbandonmto che r;uat·iti. Ciò che non possano fùre le ambulanze militari, obbligate a seg11irc i movimenti del corpo, tot·oa. possibile alle ambulanze volontarie, le quali hanno, oltre al loro personale (1) Riportiamo questo cenno sulla missione delle società di soccorso ai ferili, comeccbè risponda perfellamenle alle nostre idee in proposito...... A certuni parrà :roppo umile il campo lasciato alla loro attività; ma ohi aUo splendore delle fulili apparenze antepone l'u~ile vero , saprà meglio apprezzarp, l'esattezza dell'esposto oonce~to .
B.
70t
regolare, una riserva di chirurghi civili, e questi non reggimentali, non arruolatj come gli altri per tutto il tempo della guerra, ma volontarii, il cui zelo si spera che non sarà per mancare. Sono queste riserve che prenderanno la direzione del servigio, che trasformer anno r ealmente le ambulanze io ospedali, mediante baracche od apprestamenti di case private o pubbliche, quando l'ambulanz-a dovrà raggiungere l'armata e provvedere a nuovi bisogni. Gli spedali neutralizzati, saranno essi sempre rispettati? O non saranno sacrilìenti alle neces:;ità. terribili della g uerra "l Si può dubitarne; ma si può anche · sperare che la composizione mista di questi spcdali, dci quali, gi1.1sta la convenzione di Ginevra , gli ospiLi, a qualunque armata appartengano, non sono piil considerati come prigionieri, ma devono essere r est.ituili senza scambio, avrà non poca influenza nelle determinazioni dei capi belligeranti.» Già. sei di si fatte ambulanze si organizzarono in Francia. Quest'ambulanze sono stabilite se1:ondo il sistema americano: i feriti e i malati non trasportabili possono essere trctttnti sul luogo fìno a completn guarigione. Il personale di un'ambulanza si compone di un chirurgo capo, di quattro chirurghi, di dieci assistenti chirurghi e dodici sotto-assistenti, ave nti a loro disposizione 52 infermieri. Ciascun ambulanza dispone di <}O cavalli, dei quali 12 da tiro per il trasporto del m1\teriale proprio dell'ambulanza, che con· siate io otto vetture, diciassette grandi tende coi loro letti, cinquanta piccole e molte casse di biancheria. Le grandi tende contengono 24 leLti, e coprono in media una. superficie di sei metri di larghezza sopra otto metri di lunghezza. Ciascuna può eesere messa in piedi io dieci minuti. Per il trasporto dei feriti sotto la tenda, ciascuna ambulanza dispone di trecento lotti muhiti di barelle e di cento t1·eggie . lo una battaglia. si fa calcolo che un'ambulanza così costituita possa portare soccorso da 1500 a 2000 fe1·iti. D'altra parte ogni ambulanza ha un corpo di riserva nel personale medico, che può all'uopo venire a riprendere il Bervizio già organizzato e facilitare ai primi di portarsi in avanti. La spesa dell'ambulanza tutto compreso sale a 150,000 franchi. Chirurgo io capo alla prima si è il Liégeois. Una seconda è già in via di forma?.iooe, e sarà diretta da 1\larco- Sée.
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Mese di giUgno 1870. - CLIMATOLC
Minima assolul
ITALIA
Media 1
lndicaz. ,
Giorno e
P1'essione atmos{e1 m
m
Settentrionale . . 76'1. 83 752. 21 il 2o a Cbioac Centrale. 76'1 . 93 7~2. o4- il 2o a Jesi . Meridionale. . • 761 . 99 755. 78 il 10 a Catan
.
Ternperatuta ir Settentrionale . . Centrale. . . . Meridionale. . .
o
o
6. 8 il 6 alla $acn 8. o il 6 a Cameri
21 . 34 2t . 65 23. 1o
H. 6
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Acqua cadu. Setten Lrionale . . Centrale. . . . Meridionale. .
.
m
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29. 2 ad Alessandri; 16. o a Portoferraio '12. o a Catania . •
76. 1
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TUTTA ITALIA • •
·
l
Id. Id.
massima minima. .
)GIA ITALIOA. - Mese ·di giugao 1870. ta
Massima assoluta
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delle estreme
GiornQ e luogo
tioa a ooed al ma1'e. m
m
:gta . . 768. 07 il 13 a San Remo. . . . . 768. 46 il 16 a Chieti . tzaro . . . 1 768. 66 il 12 a Velletri. '1.
1~ . 86 HL 92 12. 88
gradi centesimali.
a S. Michele in o . . .
~l . . • •
o
34. 9 3o. 7 32. 6
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il 21 a Pavia . il 21 a llologna il 30 a Catania
27• 7
2·1. o
tct in millimetti. m
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. 166. 2 • 152. 6
12o. 1
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13i . o ad Ut·bino .., 136' 6 a Velletri. . . . . 113. 7 ad Udine. . .
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Pressione media . . . 761 . 92 Id. massima 768. 66 Id. minima 752. 21
102 In Prussia oltre il servizio delle nmbulanze1 che è pure organizzato secondo il sistema americano, si organizzano nelle diverse città infermerie, le quali sono affidate alle cure di associazioni libere di pat·ticolari; alle spese di queste infex·merie lo Stato contribuisce con una quota per ogni individuo feriGo o malato accolto in quelle; sistema questo che abbiamo veduto messo in pratica nel 1866 presso di noi e che diede buoni risult-at i. Le città della Germania protette da bandiera neutra secondo la convenzione di Ginevra sono Erms, · Wiesbad e n, Dillernbourg, IIombourg e Dade, vale ~~ dire le città jn cui esistono stabilimenti balneari.
VARIETÀ Ana."te.tu.a al vaccino.
Fra le effemeridi dell' Union Meclicule., notiamo la seguente, che ne11e odierne qnistiooi vacciciche merita particolare ricol'do : « La Sorbona, proibisce la pralica dell'innesto vacciuico, siccome illecita e contraria alla legge di Dio. D'all:ronde bisogna astenersene, perchè è un delitto il tentare il Dio. Che i cittadini si guardino bene adunque, dall'imitare i seguaci della inocnlazione. Se, Dio ci guardi ! essi sono colpit.i dal vaiuolo cerchino rifugio nelle braccia. di Dio, e lo preghino ar.dentemente. Allora spiati dalla necessità, consulteranno i medici e chiederanno ad essi i farmachi che l'Altissimo ha creati dalla terra, e che gli uomini prudenti non devono disdegnare. (Ecclcs. C. 38,V. 4). • Questo documento che noi possediamo manoscritto, e che è d el 1750, è sottoscritto come segue,: • De Marcilly Debacq. Deliberatum in Sorbona, 16 mènsis julii, anno 1750 •. (Uttùm Medicale c Gazz. Medica di Padova)
Siamo lieti di poter pubblicare e pubblicheremo regolarmente nel seguito il Bollettino seguente, redatto dal Ministero di
ag1·icoltu1·a, industria c commercio -
Direzione di statistica.
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BOLLETTINO UFFICIALE Con R. Decreto del 4 giugno :1870. ALOIATI-BUSSOLlNO cav. Ferdinando, medico. di bali. presso lo spedale divisionario di Torino. - Collocalo in riforma in seguiloa sua domanda, per infermi tà non provenienti qal servizio, ed' ammesso a far v~l el'O i titoli al conseguimento del trattamento che gli c ompete per legge, a datare dal 16 giugno 1870.
Con R. Decreto del 28 luglio 1870. G.HISLANZONl doti. Cesare, medico di batt. di 1• classe in a~pe t!a tiva per molivi di famiglia a Ossanesga, provincia di J3ergan•o. - Dispensato dal sen•izio in seguito a volontaria dimissione. CARLEVARIS Feliciano, farro. aggiunto, in aspettativa per riduzione di corpo, a Morano, pt·ovincia di Alessandria. - Id. id., a. 'datare dal 1• agosto 1870. ANCONA dolt. Virginio, medico di battaglione di ·I• classe nel regg. Nizza. cavalleria. - Id. id., a datare dal 1o agosto 1870.
Con Determinazioni M'inistel'i(tli del 3 agosto 1870. COltClONE doli. Achille, medico di regg. di ·1' classe, addt~tto allo spedale divisionario di Cava (Salerno) e comandato al succursale di Potenza. - TrasferLo nf(l 63° regg. fanteria. MARANGIO doll. it1ichele, id. id. di Napoli e comandalo al succursale di Casnrla. - Trasferto allo spedale divisionario di Cava (Salerno) o comandalo al succursale di Potenza. COGLITORE dott. Antonio, medico di ball. di 1' classe, id. di Brescia e comandalo presso la fortezza di Rocca d'Anfo. - Trasfe~· to allo spedale di visionario d'Ancona. RAVICI NI tloll. Ale~sandro, id. addetto allo spedale divisionario di 1\Iilano. - T rasferlo allo spedale divisionario di Brescia e co}llanàato presso la fortezza .di Rocca d'Anfo. ASQUl NI dott. l~nrico, medico di hall. di 1' classe nel 23" reggim. fanteria. - Trasferte allo spedale divisional'io di Treviso. CABASSl dott. Pietro, id. addetto allo spedale divisionario di Verona. - Trasferlo nel 23" regg. fanter ia. TONINl doti. Paolo, id. id. di Treviso. - Trasferto all'ospedale divisionario di Verona. VICENTlNl dott. EugMio, id. nel 36" •·egg. fanteria. - Trasferte nel 4i • rcgg. (an teria. VALORANI doll. Filippo, medico di bau. di 2• classe nel 41° ress. fanteria. - Trasferte nel 36" regg. fanteria.
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'iO;) C01t Determinazione ilfinisteriale del 4 agosto 1870.
{;ABUTTl Vincenzo, farmacista addetto allo spedalè divis ionario' di Verona. - Passa comandato allo spedale militare succinsale di Mantova. BERG~MINI Lorenzo, id. di Verona e comandato al succursale di ltfanlova. - Rientra allo spcdale divisionario di Verona.
Con Deterrninctz. Ministeriale del 9 agosto ·1870. FUSCO doll. Giovanni, medico di ballaglione di 1• classe addetto a llo spedale divisionario di Ancona. - Trasferto allo s pedale divisionario di Bologna. NICOSIA do~t. Paolino, id. id. id. di Bologna. - Trasferto allo spcdale divis. di Catan7.al·o e comandato al succursale d.i Cosenza.
C011 R. Decreti dell'i 1 agosto 1870. TOSO Gi useppe, veterinaio in 2o nel corpo veterinario militare {reggimento lancieri di Montebello). - Collocato in aspettativa per motivi di famiglia in seguito a SUit domanda a far tempo dal16 agosto 1870. BULRRlO Carlo, id. id. di 1" classo uel corpo veterinario militare, .in aspct.Lati va a Milano. - Hiclliamato in allivitù. di servi1.io, ('1 • turno) nel corpo stesso, colla paga fissata dal R. decreto 27 giugno 18G·f , a fa•· tempo dal 1° seuemlwe 1870 e destinalo al reggim~ulo lancieri di Montebello. MAGGIORANf dott. Gaspare, medico di ballaglione di 2• classe in aspettativa per infe•·mità temporarie nbn provenienti dal servizio e~n R. decreto 9 agosto 1869. Ammesso a concorrere per occupare gli impieghi che si facciano vacanti nel suo grado, per . effetto degli articoli 12 e 32 uella legge 2~ maggio 181)2 sullo slato degli uffiziali, a cominciare dalli V agosto i 870, e conti. n uando a godere dell'attuale sua paga, sarà considerato come in aspet~aliva per riduzione di corpo. ZECClllNI dott. Gerolamo, id. id.' in aspellativa per motivi di famiglia con R. decreto dell' H agosto 1869. - Id. id. id., coll'annua paga di f.. 1,080 a far tem po dal lo settembre 1870, ed in tale pos i'lione sarà consideralo come in aspettativa per riduzione di corpo.
Con Determinazione J'rlinisleriale a11provaict da S. M. in udienza dell'H agosto 1870. FQRlTANO cav. Giovanni Battista, medico di reggimento di 2•,eJasse nel 1° reggimento fa n teria. - T ransitato alla 1• classe del grado colla decorrenza della relativa paga dal 1" settembre 1870.
706 Con Determinazione Minist. del 13 agosto 1870. MARRI dott. Ludovico, medico di battaglione di 1" classe nel regg. l ancieri di Mont.,bello. - Trasferta allo !ipcdale divisionario di Padon. DAMELE dott. Pietro, id. id. addetto allo spedale divisiona rio di Padova. - Id. n el reggimento lancieri di Montebello. R&NDONE dott. Francesco, id. id. d i 2" classe addelto allo spedale divisionario di Alessandria. - Id. nel 3" regg. d'artigllerid.
Con R. Dec1·eto del 14 agosto 1870. GfUDICE doli. Giova nni, medico dì battaglione di i • classe nel 3" reggimento artiglieria. - Dispensalo dal servizio in seguito a volontaria dimissione, a datare dal 16 agosto •1870.
Con R. Decreti del 18 agosto 1870. LEO Giacomo, farmacista aggregato in aspeLlàliva per ridmione di corpo a 'apoli. - Richiamato iu effettivo servizio colla paga fissata dal H. decreto 26 maggio 1861. a far tempo dal 16 agos to 1870 c destinato all'ambulanza della 13• divisione allÌ \'a (.corpo di ossonazione dell'Italia centrale). I sollonolali ufficiali sanitari o farmacisti militari, in aspettativa per riduzione di corpo, sono richiamati in effettivo ser vizio, colla paga e van taggi fissati dnlla legge 28 giugno 1866 e dal R. decreto 26 maggio 1861, a f.u tempo dal 1 • settembre 1870, e con dclcrminazione ministerialc delli 21 agosto 1870, destinali ai corpi e stabilimenti a ciascuno indicati. CJPOLLA c1w. Giuseppe, medico direttore, domiciliato a Foggia. Ospedale divisionario d i Bari. PEHETTl cav. Giovanni Maria, id. id. a Barge (Cu neo). - Ospedale divisionario di Firenze e comandato al succursale di Siena. BONINO cav. Annibale, modico di reggimento di 1" classe, domicilia to a Torino. - Ospedale di visionario di Verona. CLARA cav. Francesco, id. id. - Ospedale divisionario d'Alessandria. SANGffiNETTl dott. Alciblade, id. id . a Firenze. - Ospedale divisi onario di Piacenza. GALLUCCI dott. Gaetano, medico di reggimento di 2• classe, domiciliato a Cosenza. - Ospedale divisionario d i Milano. PANCERASl dot t. Virginio, id. id. a Bologna. - Ospedale divisionario di Padova. CAlHlARO doLI. Giuseppe, id. id. a Livorno . Osped. d iv. d'Alessandria·
707 Ospedale di-
BOTTO dolt. Bartolomeo, id. id. ad Alba (Cuneo). visionario di Verona. POGGI doll. Giovanni, id. id. a Novi (Alessandria). - 69" reggim. fanteria. AUR&GLI dolt. Carlo, id. id. a Bologna. - Osredale divisionario di Verona. ALBERTOLETTI doli. Giuseppe, id. id. a Novara. - Osped. divisionario di Parma. LOCASCIO doll. Litterio, id. id. a Napoli. - Ospedale divisionario di Firenw e comandalo al succt1rsale di Sienn. VIAJ\OLI doll. Gaetano. id. id. a l'iz7.igbellone. -tt~• regg. fanteria. MARlETTl dott. ~lichelo, medico di hattuglione di ·l'classe, domicil. a Moncalieri (Torino). - Ospedale divisionario <l'Aiessandl'ia. BONUCCl cav. Anicio, id. id. a Bologna. - Ospedale divisionario di Bolognte. 'l'ACCHEO do~t. Emilio, id. id. a Chioggia (Venezia). - Osped. divisionario di 1\Iilano. BUGAl\IELLI dott. Napoleone, id. id. a Bologna. - Ospedale dlvisio· nnrio di Genova. FREREYEAN-.JOL\BOIS doli. Giuseppe, id. id. a Pro S.l Didier (Torino). - Ospedalo tlìvisionario di Verona. BUONOMO doli. Biagio, medico di ballaglione di 1' classe, domiciliato u Cardilo (Napoli). - Ospedale divisionario di Firen~e e comandalo al succursale di Siena. ARl\1E LLINl dott. Marco, id. id. tt ~hmtova. - Ospedale divisionario d 'Alessa od ria. GlULlANl dotl. Alessandro, id. id. a Fii'CD7.e. - Ospedale divisionario di Verona. AUSILIO dott. Gerolamo, id. id. a Palermo. - Ospedale di.visionario di Firenze. DE-LORENZO doti.. Po.squale , id. id. a Napoli. - Ospedale t.livisionario di Piacenza. VETERE doLl. &turco, id . id. a Castrovillari (Cosen1.a). - Ospedale divisionnrio di Milano. MAGOIORANl .dott. Gaspare, medico di battagliono ùi 2• classe, domiciliato a llfonLe S. Giuliano (Trapani). - Ospedale divisionario di Firenze. ZECCHINI dott. Gerolamo, id . id. ad Ancona. - 36" regg. fanteria. BOCCHlA. doli. Enrico, id. id. a Parma. - o4° regg. fanteria . BOLDRINI cav. Alessandro, farm. capo di 2• classe, domicilialo a Caserta. - Ospedale divisionario di Chieti. TANGO Giuseppe, farm. id. id. a Napoli. - Osped. divisionario di Milano.
6!:>4 SALI NAS Lur.iano, farro. aggiunlo, domiciliato a Napoli. divjsionario di Firenze.
Ospedale
SALO~iONE Giuseppe, id. id. a Napoli. -
Ospedale divisionario di Firenze e comandato al succursale di Siena.
1\{unili di foglio ed inden nità di via dovranno raggiungere la loro destinazione non pilì tardi del l ~ settembre 1870. Con Determ. IYiini~teriale del 21 agosto 1870
AGOSTI cav. Giuseppe, medico di reggimento di 1" classe· nel 45° regg. fanteria.. - Trasferto nel regg. cavallel,lgeri di ì\lonfet·rato. CAPRA dott. Giuseppe, id. id, nel 69o regg. fanteria. - Id. a llo ospedale divisi.onario di Fi renze. VITTAD l l dott. Ge•·olamo·, medico di regg. di 2• classe, noi reg~. cavalleggeri di Monferrato. - Id. allo spedale di~ isionario di Tori l)O. HAPlLLO dott. Raffaele, met1ico di bauaglione di 1• classe nel 5i0 regg. fanteria. - Id. allo spcdale divisionario di Palermo e co· nHtndat.o al succursale di Messina. 1\0SSI dotl. Raflaelo, i d. ili. nel 36° regg. fanteria . - Id . all' spedalc d i visionario di Milano.
DEFUNTI. MACAGG[ cav. Auloniu, medico di rcgg. di 1' classe nel 63° regg. fanteria. - Mor~o allo spedale milit. df Capua li 23 luglio 1870.
11 Diretlore !\led. lspctl. CERALE comm. Giacomo· Il Redatto1·e Mcd. Dirett. cav. BAilOFFio.
~iartini Fedele, eere:nte.
ANNO XVIII. -
Firenze, 10 a 30 settembre 1870. - N. 25 a 27. l91EUOR IE OltlG I N &I .l
1\ELAZIONE SANITAI\IA DELL'OSPEDALE ·MILI1'ARE DIV. DI ALESSANDRIA. l~'l'ORNO ti.L PRIMO Tft1::\IES'l'HE 1870. Nel mese d: gennaio p. le condizionj sanitarie di questo presidio furono cccellonli. Nei successivi due mesi di fobbl'aio e di marzo s'ebbero in quella vece malaltie assai gravi e quattr·o decessi in conseguenza delle medesime. Questo cambiamento fu il proùotto sia delle inclemenza meteorologiche nnerate$i negli indicati due mesi, sia ùella epidemia mot·billosa ùorninatn nella città, la quale fu particolarmente letifera nei bambini. I1 morbillo, che nel presidio awva eominciato con quatt1·o casi in gennaio, si rese poscia piìt frequenl.; e sovenLt! associato a bronchiti capillnt·i, per modo che :;opra '•2 casi di tale malattia si ebbero a lamcnt:u·e tl'e dcc,~ssi. A.ll'iufuori della sua frequeJ}le gt-avezz<l, il morbi llo non DI'esentò alcuna cir·co!lt;\nza cbe meriti essere spec~alrnente ·meuzionatn. Divennet·o pure numerose eù assai gr:n-i le 01 dinarie malattie di petto e dimostr·arono abbastun?..a }'jniluenza che l'isentivu no drilla dominànte epid~mi a morbillosa. Queste malattie acute di petto dieder·o pure luogo ad un dt:cesso. Gli altri tre decessi furon o cagionatr dn. affezioni lubercolat•i di petto o degli intestini. n vaiuolo volle faro atlo eli presenzn con due casi lcggierissimi, uno di vaiuoloide c l'altro ùi varicella. FortunaGiornale di Medio. milit. 1870.
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tamente le vaccinazioni e le rivaccinazioni compiute con esiti meravigliosamente felici, ancorchè fatt e con solo vnccino umanizzo.to, tagliarono corto ad ogni progresso della malatt:a (1). Non occorse nèl trimestre alcuna lesione traumnlica di impot'tanza, e quanto ad operazioni chirurgiche non si ha da notal'e fuor•cbè l'esportazione praticata dal medico di t·eggimento dottot· Furitano, d'un tumore fibroso della grossezr.a d'un uovo di gallina, profondamente situato nella natica destra d'un sergente del 3° regg. ttrtiglieria, al quale due mesi prima era stato pure esportato altro tumore, identico per forma, volume, natur·a e posi:done dalla natica sinistra. In ambedue i lati il tumor·o era collocato in pr'ossimità delln. tuberosita iscbiatica. L'operato è attualmeulc guarilo. Le cose t·elative a questa provincia d'Alessandria non essendo mutate cla molti anni , io mi riferisco, per quanto spetta alle informazioni richieste dal § A della Nota l O marzo 1866, alle relazioni ~ circostanziate d'alcuno fm gli anni scorsi. (i ) Poichè mi venne fatto di accennare agli esili felicissimi delle uccinazioni di questo presidio, ciò ebe in Alessandria non ò cosa nuova, non sarà fu ori proposito aggiungervi alcune considerazioni. In un rapporto sulle vaccinazioni dcll'esei'Ci to per l'anno 1868, stampato nella prima puntata del Giol'tlc~le di Meclic inc~ rn'ilitare del l'anno volgen lt>, parlando l'autore di una proposta~~ià -più volte fatta dal solloRcrillo di sopprimere la categoria degli esili spurii nei relativi rendiconti, ed osservando come ne:;li stati del 42° di fanteria tali esiti non avevano alcun rappresentan te, non volle credere alla verilù dei risullnmenli ollonuli in quel corpo, c giudicò inconsulta ed arhi· traria quella nostra opinione. Debbo anzituuo tranqnillare l'autore· del rapporto soprct la bontà e sopra la verità degli csili!fclici ' ollennti nel 42° di fan teria. Gli esili che allri avrebbel notati qual i spurii per In {(Irma, furono nel 42• tli fantcda. in numero cosi piccolo che forso non giuogcv:;~no ai venti (dico venti), o tuili furono provati con l' iuocula7.!onc del loro prodollo, ripartendoli quindi Ira· i genuini ed i nulli, secondocbè il risllll!meoto della prova era positivo o negatiyo. Dal cbe si scorge che se n sm\ volta l'autore non avesse agito arbitrariamente, avrebbe dovuto tene•· ;conto dei risnltamenli da noi
7H spedale occorr·e notar·e come cosa nuova l'impianto c l'attuazione del calorifero (sistema Litta) nel fabbricato nuovo, mediante cui s'ottenne il doppio offelto del riscaldamento delle inférmeric e de-lla ventilazione. Il calorifero, che porta il numero 6 del progr•amma della società Litta, consta d'un focolare in ghisa rivestito di mu· ratura e collocato nel sotterraneo, e di tre conduttori, di cui uno centt·ale per il fumo e per la ventilazione e due laterali per la diskibuzione del calor·c. il cent~ale ha Ol'igine dalla par•te più bassa del focolar•e e, come fu già notato, conduce i prodotti volaf:ili della combustione ilo sopra il tetto, attraversando ambedue le infermerie nella loro parte centrale mediante un largo tubo di lamier·a di ferro, il quale vi è avvolto da altr·o tubo pure di ferro, ma di maggior diametr-o, cosicchè fl'a l'uno e l'altr·o viene a tl'ovarsi un intervallo di un decimetro desti· nato a stabilire attomo al primo una correute d'ar·ia calda per l'aspit·azione e per· l'esportazione di quella m efitica delle vcl'ificali e uolali nei roudicon ti sotto la nostra garanzia, am.icbè scartarli nei co11fronti generali. A parte quindi la questiollC che senza alcun bisogno d'essere fuuo scgbo di parole meno bouevole, ha ognuno it dirìt.lo di moliC'ro innt\(J7.i e di patrocinare intorno a qualche puoto di dolll'llla o di pra· tic.1 quelle idee che più gli tulentano, pnrcbè lo faccia senza lesione dei terzi, non s i può a meno di fare l ~ mera viglie che alla nostra Pl'Oposla non siasi voluto accordare nel suddcllo giornale fluell' Indu lgenza che sovente v'loconlrarono altre proposte od opinioni che senza alcun dubbio erano più radicali, più spinte o più inconsulto cd arbitrarie della nostra, la quale pc1· lo meno toude a semplificare i rt\ndìconti delle vaccinozioni. Imperciocchè quella categoria d'esiti spurii ci ahbia sempre fallo l'effelto del quarto p11ggio di 1\farll)Ouroug, il quale, men~rc gli altri tre si rendevano utili in qualche modo, e!lli non portava nulla ... . et l'aut1·e ne JJOrtait 1·ien! con quel che segue. Sono lJCI'lanto dolente di non poter secondare i desiderii del prelodato autore del rapp,orto, 'lbbandonnndo la mia opinione, la quale, come di giusto e savio cnorc, mi sembra in questo proposito mi· glioro della sua.
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infermerie. A' tale sç:opo il tub9 esterne ·presenta a !ivello dèl suòlo delre i.nferrl'l.érie quattro apertur-e ·larghe e !lluni~e di ,gt·aticola:,' p.er . me~zo delle quali Paria deUa paTte bassa delle ·medesime, attr-atta dal movimento d'ascensione che si stahllisée ~ttMno ~nho cent1·ale' ver il t·iscaldamento pro- · d'otto à'.al f~1mo, v iene . esp.ortata e condotta 'fin sopr?- ii tetto. Ii' g1·ad6' di forza di Cfué1la at~razi ~n~ .è tale che· un fazzoIètto' .spiegatù' in viçinanzà delle indicate'· aperture reticolate vi si applica su.hito con forza e. con vivacità. i'' dué' tubi o condotti Jatetali, destinati .allà: distrìbuzione ' . . ~eil'aria ·clll.d::t, emetgono daJla parte più al_ta del focolare, dècoçrd'n6 in iliuratura lungo l'a volta· del sotterraneo e quindi pet·. tutta l'altezza del piano terreno. Nell'attmversare il vo'ito del prìrno p iano si convertoJ.o, ciascheùuno in un tubo di bmiera di fer:ro che a sua ~olta raggiung,e jÌ sof- · fitto, lo perfora e t.er·mina· nell"infermeria del sec6rrdo piano a1l'àltezr.a di metri 1,70 d'al suolo .con utùpertura reticolata da:" cui si spande il calore: Nèll'inferrneria del primo piano le bocche eli calore ;;ono .. ~1la ·circonferenza ·del tubo, all'altezza di' metri 1;50 dal suolo in • mimèt·o di quattt'o, e ìnunitl3 di opporftmi regolato l'i. Al di soprfl di tali bocche il tubo è fornito d'm?a valvola · interna, n'lediante cUi si p uò all'occo'rr.enza il1terrùmper e o diminui re il passaggio del calore verso il piàiw supe'riore. 9on lo stesso (,l{l)orifero furon0 plll'e riséal'datf i locali del piano tei'Teno, cioè ·1a ·s'a la eli col'lfei'enza, la came!'a (iel me<liqo eli guat'dia·, gli uffici· d'arpmini:Ùrazione e di direziqpe', non .qhe J\nfern:~eria degli scabbio~i. · - · i locali -.tutti àttnàlrnente · rjscalçlati con il caloi::iferq, lo er-ano ,.t1eglì ..anni scorsi: . · i o Con _due caloriferi ci'antic.o · modellÒ, i qùali corlsuIilaVal'l.0 ·~t'an quan~ità di legoa, ,proèiùcendo pÒchissimo cilpré; 2° .Cen cinquè stufe di. terra coÙ'!ì- d.ì Castella·m onte; . 8o Con ciBque stufe dio .lamiera di . f.erro . Ih totale è0n· numei'o · 1~ 'fuochi, di cui alcuni. richiedevaiio. un consumo notevo.1e di combusti}?il~.
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"Media nte l'opa detto ca!orife~o; cl~~ fu mantenuto in .azi.one d'ài 23 noveli1bre 1869 ai' 4 d'aprile 1870, e col soécorso deJle tioppie i nvetr~atc che furono "pur:;. còlloca:te, in ambedue le infér·merie' nell'i"stesso _tel)lpO; si oètenne in t!ltto Viìwerpo una temperatut'a me·dia di 10 gradi Reaumùr· al piano primo e d i_, 9 al secondo piano, ed una suffi cie1ite ventilazìope iQ. ·amb~.d.ue . Qujndi è che .malgeado la chiusqra · accunata ~ cJ)ntinua deHe infermerie· e la concenttaiioM· dì qpasi tutti .gÙ 5J,;t;nmaJati oe1~e ·ruedesitne, fu c.osa rarissirp Il il s~ntìnvi cmttivi odol'i, nè s'ebbe a ·Jamentare alcun· inconv:enieqte ner > gli ammalati. , ha mE}teol'ologia del trimestre si può J'ilevaJ·e dal segueQie: ,j
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1870.
Il medico clirett9rc PECCO.
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RELAZIO~E SANITARIA
SULL' OSPEDALE MILITAH.E DIVIS. DI TORINO R1C.UARDANTE IL .PRIMO TRIMESTRE
1870.
1998 furono i malati curati nel pl'imo trimestre del corrente anno nello spedale di\·isionario di Torino, 300 in più dei l'icoverati nel consimile trimestre del. 1869. Per-chò tale diffeeenza? Le pronte, rapide e f••equeutissime variazioni te1mo-barometriche, l'alternarsi di un fr·eddo intenso con un tiepore primavc•·ile, Yerifìc:ntosi nei mesi di gennaio e febb•·aio, ci danno, se non un\\ssoluta, al cerlo una relativa plausibile ragiono dell'ammalare del soldato, e più ancora dell'inscritto proveniente da un clima temperato in un clima fr eddo, variabilissimo, quale fu nella decorsa stagione invernale. Glì abitanti della città, benchè assuefatti alla mutabilità di questo clima, risenti rono vivamente l'influenza delle fr e· quenti cagioni reumatizzanti, essendo .;tati qual più qual meno colti nell'inverno da cori%zC, angine, bJ·oncorree, bronchiti, pleuriti, polmoniti, in una p:u·ola da catarro della mucosa c1c1l'albero respir·n.torio, piuttosto tenace e restio agli ordinari compensi ter·apeulici. Bencbè un ce1·to numero di questi catarri laringo-broncbiali permettesse, sia ai cittadini elle ni soldati, di aLtcnderc alle loro ordinarie occupazioni, i dissesti funzionali dei >isceri contenuti nel casso toracico, associati a gagliarda reazione febbrile, si presentarono nel loro esot·diJ·e con sintomi d'indole così grave da tolTe l'esistenza nel primo soLtenario ad alcuni individui. Le tavole nec1·ologiche dei cittadini furono più del con· sueto numerose; quella dei milik'lr'i si tenne inferior0 alla media del 2 010, tenendo a calcolo tre individui portali cadaveri a1lo spedale. La media approssimativa dei decessi sopra la forza del
ms presidio (7653) sarebbe di 0,27 0[0. Nel perio·do del trimestre .,tH·essochè la terza parte della forza sarebbe passata allo spedale, cioè uno sopra tre soldati. Dal complessivo numero dei curati nel t.r·imestre d'uopo è detrarre quelli non nppar;tenenti ul presidio di Torin.o, dei quali 46 erano i rimasti, 150 gli entrati direttamente o pl"ove.nienLi eia altri spedali; totaJe 196 infermi che.. non dovrebbero esser·e calcolati nel totale dei malaLi del presidio com~ ohe di reggimenti estranei al medesimo. Gl' inscritti inviati in osservazione dai Consigli di le n della .pt·efettura di 'L'orino ascesero a 201, dei quali N. 78 fLwono proposti a l'imando e ~~3 per h -rivedibi1itù. Che i dissesti funziona li dell'albero respiratorio abbiano ia modo sorprendente dQminato nel decor·so tr·imcstre, lo prova il quadro delle malattie curate iluranle il medesimo, compilato colla maggiol' possibile accunttezzu; dal rruale l'Ìsult{l. 0ssere ·entrati nel trimestre : Per lariogo-proncbite Per pleurite . Pél' polmonite
N. 154 41 51 Totale N. 246
Sopnt questo notevolissimo lJUtner;o di gravi affezioni morbose fnmmo abbastanz;;t fortunati 11ei successi , non anndo perduti che quntteo intlividui sop1·a 246 cumt'i, cioè 1,62 per OtO. Que§to favorevole risultato io reputo di dove1 io rifePire al rt1et.odo di cura adoper·ato, usando, e non prodigando,· in tempo utile le emissioni sanguigne c gli anLimoniali, non puest.ando cieca Cl'edenza a quei neo-patologi ~he vogliono escludeee il salasso, il quale sarà, checchè ne dicano, sempre tl $OYI:ano dei compensi terapeutici nel1e prett~ flogistiche aft'ezioni polmonali, nè cederà lo scettl'o agli antimoniali cotanto proclamati, i quali, riconosciuli quai principi .,-cali, lìOn aeriveru11no a dekonizzare le emissioni sa nguigne, finchè
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si farà un plebiscito cosci·euzioso~ da uom)m à!ieni da ogni partito, gu~dati ·aaì fatti e dalla provetta esperienza. . N!3'iìa ti3rza· ·decina di · geì111aio ~ominciò a far capòlino il m.brbillq,' del che posi ìn .avvertenza i signori uffièiaÌi'•sani~ tai'i d(~ervizio ·presso i C6rpi, affinchè inviasséro pròptamei'ite allo sp.edale qt1egPinfei·mi ·che lasciassero qualche dubbio di feb,bre eruttiva:. E' particelare la ·complicanza: .della vermina_zione in pressochè tu~ti i morbi-llosi che ·nel tr·imès:ti'e a-sce· sero ~ ;57 con zm soio decèsf.>o. , Oei tr:e portati cada v: e-ri allo 'spedalé clue erano affetti da vizio o·l·ganico al c~tor~, il terzo eea un. brigadiere delhdegione a1lievi carabinieri, il quale, acltletto alPufficio di leva, . ))e_nchè soffl'isse· tli fébbri a periodo~ non si diede 'inalato per non pf?rdere il soprasso1do che percepiva. ·Consigliato da ignote· persòne a prendére m'lo . specii1éo cbe si vende dall(l. fal'macia Tcli-ic'co, Finfelice l'i ngoia va a close -,g~nerosa nei1'acc€'sso del fl'edclo e dop<:> poche ore ' spil'ava. ·L 'analisi chiÌnica delle 'sostanze raccolte nel ventricolo e n~ll ' intestin-o, non che quella dello specifico suinclicato (di cu·i qui sotto si tt·t~sc;rive la relaL~ione fattami dal favmacista car)o sig. cav. 'Leone), esclude qualsiasi dubbio di venefi cio. L'enorme ipertrofu:l epato splenic(l.' ci .rende ragione. della causa della morte. A tale-'scopo venn_ero consegnate al predetto cav·. .L~one - èlue tllbarell~, '·èontenente l'una il ventricolo con epoca ma.terià "'iquida di co'lor gial!'o- r·oiisastro· 'fioccosa, 1a seconda le r!m~nentj visceri eon poche rnaterie fec:,:li.
Analisi chimica .delle intestina. ·
estrarre dall' albarel'lo il Yentr'icolo, si' lavò l:ljl!gentenicnte con l'ipetute obluziol'li d 1·acqua distiiTa1;a ed alcool pul'o. I-' e- lavature si concentr?rono in capsula· di pqrcell(tna sino a consistenza eU molle estratto, che unito a grammi l!~.O di viscel'i e materie fecali s'i'ntrodnsse, 'mediante t ubo di \Tetro in ~.clattfl, ritorta tnb0fàta che, posta a J)agno di · sa])l)ia, fu m~ssp H1 co)11tmìcn.zione con "pallone esso pure
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tubolato e mantenuto a bassa temperatura mediante bagno freddo. Disposto così Pappamto, si ve1'sò dalla: tubolatura della ritorta grammi 180 d'acidò' solfllrico pmo, poscia luta.te le commessure si accese il fuoco sottoposto a bagrw di sabbia ,e si procedette alla totale carbonizzazione delH1. materia contenuta nella ritorta. A tal punto, smontato l'app~ reccbio, messo in disparte il liqùìdo acido distillato nel pallone1 !q segt;Jato A. · ·Mediante bacchetta di vetr·o si staccò dalle pareti della ritorta la materia carbonosa e si polverizzò in mort.aio tli vetro. La polvere di color· nero fu messa in capsula di '}>orcel lana, si versò sopra un decimo del suo peso di acido nttr'ico puro, c collocata a bagno maria fu lasciato in mace· l'aziono per mezz'ora; poscia si aggiunsero 200 grammi circa d'acqua distillata per diluire la materia carbonosa e si filtrò. Il liquido filtrato, esKendo molto acido per l'acido solforic? e nitrico che conteneva, fu posto in adatto utensile ed a bagno di sabbia, si spinse gradatamente il fuoco sino a far disparir~ ogni emanazione nitrosa. A questo punto si nggiunse tant'acqua distillata, che filtrando si otlenoero 321 grammi di liquido, il quale venne diviso in tre parti eguali distinte con le lettere alfabetiche B C D. Siccome si. sussurTava che il disgraziato Cassone fosse stato vittima d'ingestione arsenicale propinata i1r un ·febbrifugo poçhe ore prima della sua morte, si cercarono subito le traccie di questo potente veleno, sottoponendo il liquido JJ all'apparato di lYiarsQ, che si ebbe avverlenza di far agir·e in •bianco per cir·ca · mezz'ora. Quest'esperimento riuscito negativo, sia nell'ottenere l'anello lucente nel tubetto, sia ancora per· non ·aver prodotte macchie sul piattello di porcellana, ci fece certi non es3ervi traccia di arsenico o di antimonio. Sicut'i di non aver più a che fare colle precitate sostanze, si decise di conservare il liquido C per verificare all'uopo il risultato avuto dall'esperimento dell'apparato .di J.\llarsh e
718 quanto risulterà dalle nuove riCèrche che samnno per essere intraprese. Versato il liquido D in bicchiere d'assaggio, si fece attr·avot'Sare -da f0rte corr·ente d'acido solfLdrico. per tre ore continue, ma nessun precipitato ebb"l luogo, per cui si escluso la possibilità· della presenza dei sali di cadmio, rame, bismuto, mercurio, argento, piombo, ed infine di tutti i sali i cui solfuri sono insolubili anche nelle solu;~,ioni acide. Constatata in tal modo l'assenza di sali a base metallica, si scacciò per mezzo del calore l'addo solfldrico qal liquido, c v~:Jrsato n e una piccola quantità. in un tubo da saggio si aggiunse dell'ammoniaca, il che diede luogo ad un leggero precipitato bianco-fioccoso che ci fece sospettare la possibile presenza dell'acido fosforico. A ciò far corto si fecer o i seguenti esperimenti: 1 • r.I.'rattata altra piccola porzione del .liquido con acetato di soda e cloruro di ferro, si ebbe un precipitato giallo.stro di fosfato fer·rico insolubile nell'acido acetico ed affatto solubile in eccesso di reattivo; 2" Ad altra porzione fu aggiunta soluzione di nitrato d'argento, e si ebbe precipitato bianco opalino solubile nel· l'ammoniaca e nell'acido nitrico; 3Q Col molibdato d'ammoniaca si ottenne un preeipitato giallo-chiaro- polveruiento solubile nell'ammoniàca. Questi tre ultimi esperimenti confermarono iol primo con· cepito sospetto della pr·esenza dell'acido fosforico in possibili combinazioni con basi alcaline, che pet· mancanza di reagenti relativi non si poterono constatare. Destava ancora a sapersi se la presenv.a di quest'acido -negli intestini fosse stato ingeri to allo stato di inoffensivo sale, oppure prodottosi da ingesto venefico fosforo . A sciogliere tale ineertezza si ricor·se all' app:::rato di Mitscherlìcb, che per· brevità si tralascia di descrivere !imitandomi a dirle c:ho si è operato sopra duecento grammi di visceri contenuti nell'albarello grand() con l'avvertenza di scacciare l'alcool di cui erano ·itnpl'egnati; che sì Dggiun::;e
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alla materia sospetta di avvelenamento un poco d'acido solforico puro, e ciò pei' le ragioni che la S. V. Ill.ma, conoscitrice di questo ingegnoso apparato, sa essere indispensabile per ottenere un risultato perfetto. DjsJ>osto adunque l'apparato in un autro che ci servì magnificamente di camet'a oscura, si fece fun zionare senza che però si manifestasse la fosforescenza, il che ci provò in modo certissimo non esservi la presenza di fosforo negli intestini. A comprovare poi la precisione dell'apparecchio si aggiunse alla materia in analisi otto centigrammi di fosforo, .e senza cangiar niente lo si fece funzionare, e si ebbe una fosforescenza che si mantenne viva per oìtr~ mezz'ora, ed avr·cbbe oltre continuato se si avesse avuto ta11ta pazienza di rimanere più oltl'e ad osservar·lo. Esc1usa con quo:-)t'esperimento la presonzu del fosforo, di pieno accordo coi miei colleghi farmacisti si conchiuse che il povero Cassone non sia stato vittima di sostanza veneUca minerale ..... Dall'analisi poi tlel liquido ingoiato dul Cassone si ebbe ragione a concbiuclere che detto liquido conteneva del solfato di potassa e materia estr·attiva, che concentrata a consisten~a di miele diede l' 116 del suo peso. Tale estratto nel gusto, nell'odore e nel colol'e pl'esentò i caratteri dell'estratto di ippocastano (aesculus ippoeastanwn). Nella seconda quindicina eli febbraio si iniziarono le l'ivaccinazioni che vennero ultimate con felice successo nel mese dì mar:~.o pel presidio di Tol'ino,· in aprile -per i v::wii presidii della divisione. tot·ino, SO maggio 1870. Il medico capo AJ:tENA.
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RELAZION E SANITARIA DELL' OSPEDALE MILITARE DlVIS. DI PALERMO SUL PRThiO TRUIESTRE 1870.
Mete-reologia. ~ Variabilissimo fu il clima dlll'ante questo triroeske e specialmente neì due mesi di fÈJbbraio e marr.o . Quest'ultimo .fu rimarchevole pet" la qun;utità di pioggia cadut~L e per numer'ose burrasche provenienti dalle nordi che piaghe. Si sòno osservati specialmente molli squilibri nella temperatura diurna e notturna, e tali <lf.l segnare in poche ore differenza: di l O e 12 gradi. È fuori dubbio che queste variazioni nelle condizioni atmosferiche ebbem un'influenza positiva sulla prvduziooe di numerose malattie ' degli ol'gani respiratorii e furono causa dell'aggravarsi di altre in corso.
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gennaio ) febbraio ~ O. S. O marzo , ~ 22 gennai? 1G 4. Massima temperatur·a ) 13 febbraro 19 4.. t 24 marzo l 7 2. 30 gennaio 2 O. Minima temperatura 1 febbmio 4 2. 25 marzo 6 9. gennaio 70 5. Umidità media febbraio 69 8. marzo 72 O. Venti dominanti
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Jgiene. - L'ospe~ale mi1ita.r~ divisionario è situato al N. E. . di Palel'mo, a ridosso dell'ex fo rte cl! Castellamare, in una delle posizioni basse della città: la sua. esposizione princi· pale è di N. N. O. Il suo aspetto esterno pr·eso nell'assieme fa un'impressione piuttosto favorevole, tanto per l' elevat~zz!\ del fabbri ca to, quflnto pei s uoi grandiosi cortili. E di sei metr·i al cli3opnt de1 livello de l mare a piano terreno c di 21 metri all'ultimo piano. l e infer:nerie occupano nl primo pi!l,no l'in ti ero quadr·ato regolare di cui è formato; al secondo
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lati' N. e,O. al terzo il solo lato O. La capacità d.ell'ospedale in letti non è maggiore di 600 a 620, di cui 150 almeno sono· co11ocati in sale· male illuminate e pessimamente ventilate ; esse pel'tanto n9n ,ve.ngono occupate se non in caso di assoluta necessità, poche deUe infermerie sono buone rea1metxte; la maggior parte mediocr-i, tanto per l'esposizione, · quanto per la costl'Uzione e disposizione delle aperture. Una delle cause aeua minore salubrità déllc sale devesi attribuire al materiale di costruzione, che è poroso, tendente ad impregnarsi di umidità, ed alla soverchia spessezza delle mura; a quest.o aggiungi gl' inèonvenientì che s' ir1contrano in tutti gli ospedaii ridotti sopra antichi conventi, che è pure il caso di questo. Nel maggior numero dell e sale la cubatma dell'm:ia 1?arebbe sufficien te, senoncbè la loro ventilazione non può l essere ben regolata, essendo o nulla o soverchia come accade in oonitloi che non hanno <.~pert ure che alle due estremitft. D_'altra parte l'ospedale è supplito da acqua eccellente ed abbondante. La principale latr·ina eh@. occupa i 1l'e piani dello stabilimento, a pon (:3Òte fu in quest'anno ìntieramente rifatta , ed una oon·ente d'acqua continua intt·odotla 'nella sua cloaca non· permette più l'accumulazione delle materie fecali, pr'oducendo in tal modo un gr·an v~ntaggi o nell'igiene delle sale jn cui essa si ap1·e. Il cortile nuovo in fronte all'ospedale livellato e piantato a grazioso sqnare sarà un benefizio per gli ammalati nella stagione estiva ed un con'1eniente luogo per passeggiata al riparo dei raggi del .sole. I locali accessot·ii dello stabilimento sono ben disposti. e ben tenuti; la lavaode1·ia funziona con economia e con sodd isfa2io~1e ; qosi dicasi della cucina, della camera dei bagni, doHa farmacia. . L'alimentazione degli ammalaLi è stata curata colla ma:s. sima sollecitudine e colla dovuta economia. I generi dì consnmo sono della migliore qualità, non esclusa la carne per quanto è possibile in Palermo.
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Il Consiglio d'amministrazione dell'ospedale .ottenne dal Ministero di fat· sostituir·e alla paglia dei paglfericci le -foglie di gt:an turco. Questo cambio t·eclamato da un'imperiosa necessità, specialmente in questo paese ove la ·paglia è di cattiva qualità, fu condotta a termine nel presente tt•imest!'e, e sono convinto cbe l' igiene dell' ammalato ne ritrarrà grande vantaggio. Capacità delle sale nel suddetto ospedale.
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723 Malattie domit?anti. - Un colpo d'occhio al quadro statistico del mo'Virnento degli ammalati per malattia ci fa scergere che il numero degli entr·ati nel tl'imestre ~di 1837. Nel COJ'risponclente trimestl'e deli 'anno 1869 essi furono 16'70, dando cos'i un aumento pel 1870 di 267 ammalati. l morli nel l o trimestre 1869 fm·o1_10 23; 17 pel 1 o trimestre 1870.
La malatt.ia dom,inante è sempre ·la febbre periodica semplice, endemica in molte località della Sicilia. Gli entrati furono 318, cento in più del cor-rispondente tt·imestre 1 ~69 . La maggior pade di questi sono recidivi di •lCcessi sofferti nell'éstate ed autunno antecedente ; pa1·ecchi reduci anche di licenza di convalescenza. Queste recidive per quanto si è potuto ossarva1·e sogliono riprodursi sotto l'influenza di strapazzi ed anche s~ mplicementc in occasione di abbassamenti di temperatura, e dimostr·ano la natura maligpa del miasma,. ed il deperimento costituzionale degl'incliviùui. Onde po$sibihnente antivenir·e per la prossima stagione estiva u11a rect•udescenza in questa malattia ci proponiamo di cominciat·e nel mese di giugno una dish·ibuzione di una dose giornal!era vino chinato (15 centigr. di solfato) preso la mattina a digiuno dai .soldati distaccati nelle località maggiormente soggetto al miasma palustr•e, c specialmente nella valle del fiume Torto, in Par·tol)ico, Bagheria, Castellamm·e del Golfo. Noi ci Tipromettiamo di ottenere buoni risultati da questa pt·atica già illustrata da molte osser·vazioni fatte in parecchi pun,ti del globo ove dominano le febbri di malaria, come lo riporta il prof. Vivena't di Vienna in nna utilissima pubblicazione che il medico di reggimento dott. Manzi volse recentement.e io italiano, facendone lettura alle conferenze quindicinali. AttraggoQo l'attenzione, dopo le febb1·i intermittenti, le affezioni degli organi del t'espiro. Aggruppando assieme le l at·iugo-br~mchiti, le pleuriti e polmoniti, pneumot·agia, e tisi polmonale, ahbiamo un totale di 150 entr·atì. La corrispondente cifra del l" ttimestre 1869 non ci dà per: la
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stessa forma morbosa che 69 casi, molto al disotto della metà. Nel trimestre corrispondeute poi, cioè nel l • del 1869, la cifl'a di queste affezioni è di sole 92, cioè d! 51 jn meno dell'attuale. Da questo esposto si p,uò dedurre che l'influenza delle cause atmosferic~e, gli squilibrii di .temper<.\tura, l'umidità, i venti impetuosi banno una positiva influenza nella .Produzione delle ·J;nalattle degli ~rgani intratoraç~ci. Noi ritroviamo Ùll nesso· inconte~ tabile fra quanto rileviamo nelle .osservazioni metereologicbe (quantunque solo a'ccennate di volo)' e lo sviluppo delle malattie in questione. 01·a domandiamoci. la l'agio ne · per cui il nuÌnero delle affezioni mot'bose predette supera di g1·ao lunga quel1e curate nel 1• trimestre dell'anno antecedente. Dipende ciò forse da che in quest'anno fu ·più rigida la st~gione? o fÙronvi alt1·e cause? ·Le osservaziotli metereologiche del l" t1·imestr~ 1869., ci <1imosL1·ano che le vicfuìd o aLmosfèricbe hanno una. grandissima analogia con ql1 :!le de1 presente anno, pioggie con· tinuate, burrasche, incosf'~m'l.a e variabilità, sono pm·e carattel'isticbe di quest'epoca <1ell'a nn o. Bisogna duuque cer.:;;1.' e qualche altra causa, ed jo cr·edo di non enare atteibuendo questo fatto, al modo di esercitare le rP.clute ed anche i ve,·clli soldati colla nuova teoria. · Il passaggio così rep,e:ll.iuo dalle abitudini ordinarie della vita ad una violenta con\ inuata ed in·otlessìva ginn.as~ica (quasi senza riguar\1! pel ~cmpo .buono o c~Ltivo) è stata.,senza t~lcun dubbio la causa della produzione di molte delle mltlattie di cui ci occupia,mo. Abbiamo osse1'vato che le laringo-bronchiLi travagliarono an eh~ di peeferenza, se non quasi esclusi va· mente, le reclute, ed assunsero facilmente la forma cronica, che ci obbligò di rilasciar·o nume1 ose dicbiatazionl di inabilità al se~;vizio, che si ~arebbe stati in diritto di non prevedere, qopo la maggior cura nel.i10n accetta1·e al sè1·vizio. gJ'inscritti gracili e specialm!)nte dopo stabilita definitivamente l'attuale misura del petto. Se~te viii o~·ganLci }ti· cuor'e· troviamo pure f~gi~tcati, di
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cui cinqtie riformati ed appartenenti a. quest'u1timn leva. È f110l'i dubbiO Che all'epoca della 101'0 accettazione DOll VÌ• era in loro che h predisposizione a questa malattia, e, che il nuovo modo di vita ba fatto in breve tempo prendere delle proporzioni incompatibili col servizio militare. Gli usciti cJnvalescenti, rassegnati ed i morti per Lisi polmonalo registrati in questo ttimcstre ascendono complessivamente ad una perdita di 132 uomini, provano irrefragabilmente all'analisj, che una parte di v.:ro ci deve essere in questo mio giudizio. Altre forme mothose che mi sembrano avere un'attinenza diretta collo sLato mctcreologico, che abbiamo trascr itto, sono le risi_pole in nnmel'o di 21 : i reu matismi r/4 ; le oftalmia es~eru e 69. Nel corrispondente tl'imestre dQJl'ann~ antecedente tr•o vo per- le p t'ime ::l l , :);Z per i secondi , 38 pet' le ultime, cifre, alquanto al disotto di llUelle dell'anno presente, ma pur sempre superiori e s<;nza correlaz.ione con quelle degli altr·i trimeshi. · . . Tl 4° trimestre dell'anno 1869 che in questo clima, sebbene abbracci dicembt·e e novembre, si avvicina più all'autunno che nell'Italia settentt'ionale, ci dù per le malattie sopra , indicate le seguenti cifre. H.isipole 2; Reumatismi 19; oftalmie esterne 39 i enorme differenza che colpisce a prima vìsLa . Ct·eclo adunque che sia giustificato rl ritenet·e che gli squilibrii degli ageati metereologici , magnetismo l:crrestt·e, pressione, temperatura, venti', ecc. abbiano una dil'etta influenza nella pt·odl.lzione di taluni morbi ..
Le malattie venereo sono in diminuzione, se paragonate in agli entmti del 1° tr·imestre 1869. Gli entrati nel 1870 essendo ùi 220, menlr·e nel 1869 · es,;ì· fur ono 3Mi. All'infttori di questo fatto non presentarollo nulla' di rimarchevole, o che esca dal loz·o .:l>ituale decorso. Un apposito resoconto annuale verrà dato in s13guito dal medico curante.
~1umero
Giornale di li'Jedìc. m.Uit. 1870
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726 Notiamo un leggero aumento nelle oftalmie esterne, e per contro una diminuzione nelle oftalmie gt·anulose. Quantunque vi siano ancora qua è là sparsi nei reggimenti alcuni granulosi, pure possiamo dirci abbastanza fortunati in Sicilia, di vedere questa malattia quas i scomparir·e dai ranghi. I medici dei corpi che ben sanno, quanto essa sia refr·attaria alle cure, vigilano cou ragione affinchè, esistendo non si propaghi, ma :volga a guarigione pm· ritenendo nelle caserme coloro che ne sono affetti ed adibendoli ai servizi compatibili collo stato delle loro palpebre, mcntr·e è un fatt.o che non può contrastarsi che la vita fuori di un ospedale è più favorevole alla cura. Mi resta solo a dir·e due pat•ole sulla mortalità. Si è colpiti subito dalla cifra di 10, s u diciasette morti, che rappresenta la pe.rdità per tuber·colosi polmooale. La rigidità della sta· gione contl'ibui non poco a rendere più prontamente letale quest'affezione, e ciò dimo :~tr·a cho questo clima è poco favon~vole alla cura di qualla malattia, che spesso anche nel ceto ci \'ile prende la fonna della ti si detta galoppante. Il clima di Palermo preso nel suo assieme e dedoLto dallo osservazioni metereologicbe esteso su tutte le stagioni e per una lunga serie di anni appar·e un clima mite e temperato. Le • pressioni barometl'iche sono più uguali, la escursione termometrica è più ristretta che non sul continente. l• venti e le pioggie sono più regoln ri; ma da un'altra parte 's i verificano in Palermo delle discese tennometriche l'imarchevoli, degli abbassamenti di temperatUI'a di 10, 12 e 14 gradi in poche ore, e di questi nei loro calcoli generali per otLener0 le medie gli astronomi tengono poco calcolo; ma non vi è chi non veda qu.ale deve essere la influenza di simili mutamenti su di un organismo ammalato e specialmente nelle malattie tuhercolose. A dò si aggiunga che le abitazioni e pet· anche gli ospedali di questo paese non offrono mez?.i di riparat·e a questi squilibrii. Non vi sono mezzi di riscaldamento, perchè appunto il clima essendo mite e quesp feno·
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meni fisici di poca durata, non si credè prezzo dell'opera il premunirsi contr·o dì essi, eppure avviene in parecchi giorni della stagione invernale che la temperatura delle abitazioni non è superiore ·ad 8 e 10 gradi centigradi, ora contro una simile temperatura delle abitazioni non vi ha possibile reazione per parte di un organismo in decadimento, di cui la fine, per queste cagioni, viene precipitata; 16 o 18 gradi centigradi sono, salvo poche e1~ce7.ioni, necessarie per mantenere la resistenza di un organico ammalato, ora avviene spesso che per parecchi giomi di seguito nell'inverno questo non si può ottenere nelle nostre infermerie, e da ciò la spiegazione delle morti rapide e numerose per un dato genere di malattie. Le febbri tifoidi, si manifestano nel presidio di P alermo durante l'intier-o anno. Quantunque curate colle regole che armonizzano colle odieme conoscenze .fisiologo-terapeutiche, esse danno sempre una imponente mortalità, che coscienziosameote credo si debba attribuire alla deficiente assistenza igienica, che mi costr-inge a terminare c9l solito ritomello : necessità di riformare il corpo degl'infermier·i militari. Gl'inscritti in osservazione furono 350, di cui 27 (già riformati per dito a martello dal Consiglio di T rapani), furono qui inviati, per ottenere un parere sulla p1·oduzione naturale o fraudolenta di questa storpiatma. Lascio al medico di reggimento, dott. Prato Domenico, le osservazioni su questa parte del ser·vizio ed unisco k sua relazione tJ·imestr-ale in proposito. Palermo, apr·ile 1870. I l medico dit·ettore MONASTIER.
SEZIONE MISTA -
l 0 TRI!\1ESTRE 1870.
·Questo trimestte, essendo l'epoca in cui ·si aprono le sedute dei Consigli di leva pei.'la visita degl'inscritti, le Sezione mh:,ta venne destinata per le osservazioni; tuttavia sul principio e
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verso il fine del medesimo essendo èsiguo il numero di quelli si continuò dal' ricetto ai malati i di questi far·ò cenno in seguito. Dal 7 gennaio al 28 mar·zo gl'individui cutrati in osser-. vazione sommano a 348, giung•'ndone da ogni circood:nio della divisione militar·e di Paler·mo, cioè: rla Caltanissetta, Girgenli, Termini , Piaz:.la, Col'leone, Alcamo, Nla~:!:ara, 'l'mpani, ecc. · D~i detti 348 ~n locinquantanore furono giudicati abili, centoventinove Inabili e tr.,;ntatr·e rÌ\'edibili; di 27 individui giunti da Trapani, per disposizione di quel Consiglio dietr·o letter·a minister·iale, non si diede giudizio d'idoneitù, non essendo quello lo scopo per cur et'(! nsi in vinti; di qucsli f:.u·ò cenno più sotto. L e infermità si distinguono nei gruppi s.!guenti: 53 per palpitar.ron~ di cuor,:, compreso qualcbc asmatico, qualclwduoo per· gracilità e difeLto d'ampiezza del t.·H:ace, 8 per emoUisi con o sen?.-'l. affezione degli organi respir'ator·ii, ossia vera e supposta, 5 per ostruzione ai visceri addomino.li, l per caccbessia sifilitica, 11 p.1r· epilessia vera o simulata . 1 per· Idiotismo, 21 con piaghe varie, specialmeule nelle gambe, 6 per tigna vcm o ar tìficiale, 2 pet· alopecia, 30 per· oftalmia esterne in geuerc, epiforu , tumore del sacco la cl'imale, con-· giunti vili, par·ecchie delle quali procurate i in questo gruppo si compr·endono pul'e le macchie comeali, 26 per diféllo di vista in genere da r,ausn. interna vem o allegata, cat;u·atla, retiniti , coroiditi, ecc., 13 pee miopia, compreso qualche stt'a· bismo c qualche iperpr·esbiopia, con o senz:~ slafiloma o difetto dei mezzi refrangen ti, 30 per oturT•~ a pel' lo più prowrata, 5 pel' sordità a vario grado, reale o simulata, 4 per· jpedl'Ofia delle tonsille, 2 por polipi nasali, 1 per· osteosm·coma al mascellaee superiore, 2 per ozena , 11 per· emeralopia, [) con midriasi per lo più provocata, 2 per· artr·ite, 10 per· derma.tosi varie, per lo più scabie ed eczema, 4 pet· cicatrici varie, 3 per ernia, 6 per· enuresi, renella, calcoli, 4 per· idrocele, 4 per fistola o seno all'ano, per· lo più artificiale, 4 per
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em0cr:o1di, 1 pe~· prolasso del retto, l per cirsocele, 6 pe1· clawiicazione da causa visibile o Ho, lO per difetti varii ai piedi, 6 per sudo1·e fetido ai medesimi , 6 per u'ngbia incar,nata, 4 per dita accavallate, 35 per dita a martello a vario grado, 2/1 dei quali provenienti s.olo da 'I'1·apani, Pac~co e Monte. S. Giuliano vicini; totale 348 come fu detto. Da c:p1anto ho già accennato buona parte di queste infermità eranp provocate o simulate ; questa è la misura del tras_2ol'to pel militare servizio che dimostraoo i varii paesi; e ci convinee sempre più cho se molti individui agiscono spo.ntaneamente o per consiglio dei purenti, pm troppo vi h~. pur sempre qualche speculatore cbe eseL'(;il:à su di loro il turpe mercato; ma questa è storia tli tutli i tempi e di tutti i popoli. Parecchi divenncr·o cronici pe1· tutta la loro vita. e a questo_ prezzo o[ter:uero l'intento ; provocnte o no, per cede inf~t·mitit si dovette clat· giudizio d'inabilità assoluta. Coi principii umanitat'ii ai quu\i è inspirO:ba li,t :socie.tà, pt'iocip.ii che il medico deve ric<>noscerc piì.l d'ogni altro, non ·potendosì adoperare alcun mezzo violeulo per iscoprire la 1'ealtà di certe malattie, per parecchie di queste fu d'uopo t·ìferirsi agli atti notorii : se questi fossero sempt·e sinceri' )lon è computo nostro d'indagare. Si è potuto , ossetvare che varìi gruppi di malattie appartenevano a questo o a qoell'altro paese; ciò pto va che si agisce per imitazione non solo, ma che là ci dev'essere qualcuno degli acceuMti infam i specu latori. Non rna11carono i tentativi eli seduzione, i t·aggiri pe1· parte di qualcuno fra' gli stessi inscritti o dei lot·o èongiunti o amici, ma questa è co_ ;;a ormai troppo notoria. Convien dire che due soli tent-at·o1lo di aggravare la loro infermità procurata, gli altri tutti dimostrarono di essere assai poco allettali dal rimanere nell'ospedale, eomlJresi quelli che v'erano onh·ati per propr-ia detet·.mina;r.ione, henchè sul traLtamento non si sia mos~R lagnanza, perciò in massima sollec:itarono la eura o l'uscita anche a costo d'essere dicliiarati idonei. Parlet·ò di quei gruppi di malattie che mi ::;emlJi·ano offrir~ qualche maggior interesse.
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Oton·ee. -- Tt·e le provocate figurano io prima linea le otorree. La !J)aggior parte degli individui entrarono a periodo cosi recente di causticazione, per lo più con iniezioni, che si poteva facilmente riconoscerne la traccia. Alcuni altri più cauti a periodo più inoltrato di snppurazione, non tanto però che non se ne potesse ancora distinguere l'artificiale infiammazione, per lo più lungo tutto il canale uditivo esterno. Tal uni poi a uno stadio assai più inoltrato, cioe: a stl'ingimento notevole od a quasi totale chiusura del meato. In alcuni si era perforata e distrutta la membrana del tim · pano, in altri si sentiva qualche punto di osso scoperto, in tutti più o meno le procurate abrasioni, limitate o estese per tutto il ·condotLo. La più par te 'divenner·o croniche ad onta di ogni cma; alcune poche, le più superficiali e leggere, guarirono, in qualcheduno si formò lo stl'ingimento malgr·ado gli stuelli, i <:austici e la spugna preparata. Per lo più vert· nero dati da Gibellina e du Alcamo. Piaghe. - P arecchie pure furono le piaghe provocate, alle gambe specialmente, e per· lo pjù con vescicatorii, qualcuna coi caustici; ma nessuna fu così grave che non sia riuscita la cura. Uua di maggiot· rilievo, alla regione temporale destr·a, era con ogni probabilità stata fatta coll a potassa; questa fu tra le più ostioate perchè un punto dell'osso era quasi scoperto. Un'altr·a. estesissima alla gamba fatta pure con qualche caustico potente, forse l'acido nitr·ico, il cloruro di zinco o simili, travasi in via di guarigione,. Un tale già stato dichiar-ato idoneo rientr·ò p<!! r l;l seconda volta con nuove piaghe provocate alle gambe. Varie altre furono di eczema e furuncoli. Quelle vennero per lo più ,da Castelvetrano e Mazzara. Ottalmie. - Tra le ottalmie est~rne prodotte artificialmente figurano parecchie congiuntiviti. Meritano speciale ricor·do due casi in cui il caustico fu applicato con sì poco cr·ittlrio che se per poco ancora si teneva era il bulbo dell'occhio sfondato; in uno specialm13nte la sclerotica era quasi
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a tutta sostanza' perforata; il caustico, probabilmente la potassa caustica o la pasta di Canquoin, er·a stato applicato ka la palpebra i nferiore e il bulbo; ne sussegui una cica· trice aderente con entropio vistoso. L'altro a. minor grado guarì con lieve deformità.
'Midriasi. - Le midriasi può dirsi che erano tutte provocate. Da un tale si potè scoprire tra le palpebre il bulbo la eat'ta atl'opinata di cui si. set>viva per neutralizzare l'ef- , fetto della fava. di calabar, che da noi si adoperava per combattere la midriasi.
.Miopia. - Le miopie e i varii difetti di vista simulati o esagerati furono in proporzione note\'Ole, ma coll'esame oftalmoscopico praticato dal nostro egregio medico dit·ettore e dal direttore Bonalumi dirigentt1 ullor·a la sezione oftalmici, o col mezzq dello stereoscopio o delle lenti e_ di qualche altro apparecchio ottieo, non era difficile il riconosccrne la re~ltà o no e il grado; le miopi e venivano benissimo controllate colla finta l ente n" 3 Bonalumi, la quale non era altro che un semplice vetro.
Ti_qna. - E n oto come si tenti anche di simular·e la tigna ' coll'applicazione di sostanze éscarotiche sul cuoio capelluto, appiccicando poi sopra le piaghe cosi provocate certe sostanze, allo scopo d'imitame le croste i ma basta si può dire aver· visto una volta la vera tigna per non cadere nel grossolano errm·e, fosse anche l'eC'L:ema o la p50I'iasi del capo. Unghia incarnata. - Sì Yide pure chi credè procurars l'unghia incarnata causticandosi il margine <~arnoso attiguo. La vera unghia incarnata coi blandi mezzi di eui solo è possibile servir•si cogl'inscritti, compreso anche il caustico e l'opportuna medicotura, è difficile a guarirsi e richiede sempre un tempo assai lungo i diffatti in nissun caso ci riesci questa cma.
Fistola anale. - Di quattro fistole o seni all'ano tre erano evidentemente procurate, l'apertura esterna si vedeva ch e
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era di lr\glìo più o meno recente il tragitto era vet'so: la tuberosilr\ i::;ohiatica, non vot'so il retto, dil'eziono prudente data cet·lo da mano de1l'arte. Dopo un po' di tempo assumono il v~t·o aspetto fistoloso fondendosi facilmente il t.~s suto cellulare adiposo di quella regione, la :;tessa applica· zione clello stnello contl'ibuisce a dare l'aSjJOlto cn.l losp alia ;q,ertura artficiale. Andte quel5to riuscirono di alquauto Juoga c difficile cura, malgrado l ~ iniezioni asLringer.ti c l'oppoituna medicazione.
So?·dità. -- Qualcuno stimolò ht sordità con una costanza degna vct·amente dt più uoùiJe fine. Quesll si lasciano diffidlmento sorprendet·o, intanto la loro lisionomia ha una la1e impronta o t'iesce cosl sLudiato, contratfal.Lo ogni loro alto che di legger i uno si formn almeuo 1:1 convinzione mot•aJe che nou sono alt1·o elle simulalor·i. Così di quelli ~be simulano, per esempio, una claudica'l.ioue da causa non .beu razionale e manifesta .. Palpitaf!io!le. - Cr·cdo ci sia poco a dire :nalla simulazione o provocazione del pnlpilo, percbì: poco conosciuti e di breve offìcacia sono certi mezzi, se l'•JHflcrvaziono t·iesce nttent.a . Il difficile sta nel distinguere se essa sia per In uola emo:r.iont.! che provauo :;empi'!! piì1 o me11o cerli inscl'illi, o c;e dipenda da un vor·o vizio del raro· e, qu:wdo quJsto non è cbe all'esordir<' , oppure <la quakho affezione de1l'appa1·al<> rospimlcwio. Jn nknni 11uesta emozioue dura anche pi(t giorni e si cadrclJba in er-rore volendo sollecit?.re un giudizio nppog· giato soltanto a nn po' piìt :,i f•·equemm, a un po' di esagerazione dell'impu1so <:ardinco, :wcompagnato anche, so Ri vuole, da un certo 1innito melal lico; pa7.ientando nell'osservaziono ·' nc;c;nofuc'ntlllsi l'individuo :ùl'imp:·es;;;ion:l dell'esame r1uesti tli ~t wbi P'11' Il> più seompn riscono. S•l invece penlurauo, bcnc:hè non :Sernpl'e ca.mtteristici ,. distinti, il p ·r·ito avrà allor·a un non disprezzevolo cl'itel'io cln ver-nrnente una lesione esiste o pe!· lo meno incoata, se a·1che nmt può ancora prechHtme h\ sede, sia al centro ci rcolato•io !lite ;1 i polmoni o ai br·o1tcbi. l
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Ipcrtro{ia-tollsille. - Riguardo all'ipertrofia delle tonsille io ·eredo che il voler stare al concetto dell'artjcol,o rela~(vo mll' elenco B sia un'esagerazione ; anche quando non sia tale da r·iescire di not~ vole impedimento alla deglutizione c r·t)Spirazione parmi ch1) detta ma1attia sia incompatibile colle e::igcnzu del milital'O ~ ervizi o in cui viene messo. cosi iu azione questa par·te delle vie respirator·ie; infatti noi vediamo quallto :>pesso i soldati vadano soggetti alle anginl', quelli che hanno già queste ghiandole ipertro.fiche vengono allora più minacciati di soffocazione degli altri e più di fr·equente recidi\·ano. .Dito a met·tello. -- Una della infermità negl'inscrittJ cbe, mettono più alla tor·tura la mento del medico militare si è il dito a mal'tello. Anche quando v'è ancbilo.;;i e u ~u1 a del margine dell'unghia, se il dit.o è poco svolto, non prominente e l'us ur ~l limitata, agendo questo di conserva cqgli altr·i con movimento pure limitato, non si è ben persufl.si che questo sia di vero impedimento alla mat·cia; molti invel'o si vedono camminft rù beni~si m o anche colle scarpe _gr-oss0laue e nsteottu. Il ùi1·e poi se sia stc'\to procurato art ifi cialmente riesce auche più diffici]e, essendo oma'i noto a tutti che s; può ottenere colla legatura protratta, che non li! scia alcuna traccia; questa em appunto la questione che si agitava sui 27 individui venuti da Trapani. Anche provocnto col taglio del tendin e csteoso!'e, in modo che sola. resti l'aZIOne del t1 ·ssor·e, se qudllo è sottocutaneo e si pratica alquanto lu11gi dalle dit.a, sopr·a la commessura di queste, come si puè eseguire, è difficile dh;tinguedo. Difficilissimo poi r·iesce se si pr·atica sul fles sore, diso tto, pet'chè lra le pieghe cutanee la ci,..atdcc ve rrebb~ totalmante a c0nfùndeni. In qualunque modo se c'è in tntti la convinzione che si procuri, e i medici stessi del paese lo confermano, conviene pm· dire che qui si riscontrn congenito ::~ssai più di fr·equente che altrove, prova ne si:tno i '27 di T rapani. che cer·to non er'ano tutti artefatti, t: 15 s u ;25 di Canicalti veduti l'anno scorso. Altr·e volte invece l'anchilosi è poco sensibile; intanto
73, il dito è prominente, ricUI'vo ed è di vero impedimento al porto delle scarpe ordinarie, ma non si osa pronunciara il giudizio d'inabilità perchè non & il v~Jro dito a martello. Ret~ella. - Non voglio pone termine a queste poche osservazioni senza dire qualche cosa sulla renella. Vo lendo stare all'esplicita espressione dell'elenco io credo che si sarebbe troppo corr·ivi nel pronunciare un gi udizio ·d'i nabilità per certi individui che sono realmente tutt'altro che inabili. A più. d'uno sar-à capitato qun lche volta di vedere le proprie orine lascia1·e un po'di sedimento, un po'di renella nel vaso, senza che questo sia un fenomeno 0ostante e senza che ciò costituisca una vera affezione dell'apparato uropoietico, nè che rechi disturbo. Per buona fortuna che le avvertenze del nostro superiore Consiglio ci mettono io guardia dal commettere un'ingiustizia, di questa come di altt·e malattie non si deve dar giudizio se non dopo attenta e protratta osservazione.
Mi resta a dire delle affezioni ~r dinarìe curate nella stessa sezione. Queste si riferiscono tutte a quelle proprie della stagione: angine, paroLiti, et·esipele, febbri cosi dette r~umatiche senza nota localizzazione di morbo, se r.on à forse l'organo cutaneo affetto per la. diapuischesi, ma specialmente le bronchiti e le pneumonie che furono veramente in proporzione straordinaria e non poche gravissime. Se vi hanno malattie, per- le quali si osserva un'influenza di stagione, senza dubbio sono quelle, e questa fu appunto una delle stagioni le più soggette alle variazioni, ai disquilibri di temperatur·a, non solo da un giomo all'altro, ma anche nello stesso. Gl'inscritti, come ogni anno s i ossenra, fnrono quelli che, per· il t~ompl esso delle cause int•• renti alla vita mil itar·e a cui non sono avvezzi, pagai'Ono il più gran tributo, benchè nissun caso sia stato letale. Parlando di tutti in genere si può dire che ben pochi fuL·ono esenti o che quasi ogni altra malattia ne fu più o meno complicata; quindi è evidente, che se vi ebbe influsso la
Malattie ot·dinarie. -
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stagione incostante, sono pure da incolparsi le soverchie esigenze del servizio, l'istruzione all'aria fresca del mattino, le perlustrazioni ootlul'lle, le guardie, gli esercizi ~ìnuas tici, la esagerata azione degli organi l'espiratorii; questa è troppo dura prova a cui non sempre reggono neppure i piit robusti, molti iovero anche di buona scelta si dovette poco dopo riformare. Far giungere le reclute sotto le armi in più mite st~gione o per lo meno non tardare a provvederle del cappotto, fissare gli esercizi in ore meno fredde e di miuore durata, poiohè non si può tl'anslgere per altre esigenze, credo sarebbero provvedimenti valevoli a diminuire ' almeno di mollo la proporzione di queste gravi malattie a cui neces· sariamente va incontro il soldato. l l medico di yeggimento PRATO.
RELAZIONE MEDICA DELL'OSPEDALE MILlTARE DIVISION. DI GENOVA 1
SOL Pl\L\!0 TRiMESTRE DELL f.NNO 1870.
A tramontana del golfo ligustico e sulle rive d'uno dei suoi seni più rientranti ò fabb ricata la città di Genova a 44° 25' 4" di latitudine, e 6° 85' 8" ·di longitudine orientale del meridiano di Parigi. Essa trovasi come t·inchiusa entro un ampio bacino di forma triangolare, colla base al mare, fot·mato da due contraffot·ti, che a poca distanza da! monte del Puioo sì staccano da una dil·amazione di una catena secondaria dell'Appennino, uno dei quali correndo ver·so S. S. E. va a terminare al Capo di Far·o, ov' è posto il fanale della lanterna; e l'altro piegando verso S. S. O. va a formnr·e le ridenti colline di Carignano, per ter·minare ai dirupi che si estendono a levante del porto sotto la batteria della Strega e della Cava. La base di codesto bacino, profonda mente incavata nel suo
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mezzo e rioftancata ai suoi estremi opposti dai due capi suddetti che vi avanzano in m are, dà luogo ad un vasto se~w che cos tituisco il por·to d ~lla città. Due cospicue · valli, una a levante, l'altra a ponente, le quali <l al nom~ del torre11to che scor~·c sul loro fondo. chiu· mansi rispettivamente del Besagno e della Polcevera, CO· steggiano immcdiahqnente l'accennato bacino, o rivoJg·cndosi entt·amhe a Gl'eco, dopo aver descritta un'ampia curvH, no11 più . separate thP. da quella p:-ima diramazione di cni nl:l seguono l' andameuto, vanno a mettere capo a lla giogaia centralo, ricevendo nel loro seno lo sbocco di parecchie altre valli secondar·ie coi loro totrentelli che vanno poi ad alimentar·e tanto il Bisaguo che la Polccv.na. Quei due contmiTorLi che circondano la città, erti e dirupati e sepat'ati in gran parte di lo1·o estensione dai circostanti colli mediante profondi e scoscesi bunoni, si formano già per se stessi un vali do baluardo ; a maggiore difesa però della città stessa essi vennero cor·onati da robusta muraglia, la quale, misurando una lunghe1.za di beu dodici miglia l' ' geogn1ficlle con diversi avvolgimenti a seeouda delle <lccidentalità del terreno e delle esi gen~e militari, tutto r-ieingn e per t~t.to m~t msce questo bacino, pr·oteltu e difesa poi essa stessa da numerosi cd imponenti fo1·ti1izi che \'edon:;i q:1a e C{olà torregg.ii,lre sui punti più culminanLi. Genova, come la maggior par·L•} dci paesi ma:·ittimi, ha in generale vie ussai strette, _tortuosi chiassuoli in mezzo a case eccessivamente alte, lo quali sono per lo più mtwcanti di luce e. d'aria, particohu·mante llei piani inferioJ'i. Conviene però dire che in questi ullimi anni già vi si fece-ro notevo:li miglis)i·amenli, ed altri si stanno t uttavia facéndo;. furono aRei(~~ pa1:occhie llìlove vie ampie . e spall.iose; abbattpt·~ molte ~ur•id•.: catap0cehie; attenute in a1cuni punti k mum dell'antica cinta pel' modo da stobilire libere corrent.i d'al'i;t Hei sof1ocati vicali sottostanti; o parimenti si stabilit·ono noi diver·si quaJ·tie!'i della c;ttiL- dei pubblici lavatoi , utilizzando l'acqml di cui è sufflcient'erj1ente fornita la città stessa. .lJi
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l<ttti Que cospicui acquedotti portano in Genova l'acqua potabile; l'acquedoUo civico per la valle del B~sagno e• quello detto di Nicolai per· la valle della Polcevera. Il pt·imo raccoglie }(; acque di rruntlro sot·genti diverse che scaturiscono presso Bargagli, Vigonovo, Rivotorbido e C01rìasca. tl mas· simo dell'acqua r·accolto da queste quattro sorgenti misurato nell'acquedotto pt·ima di entrare 11ella cillà risulta per ogni ora di metri cubici 1500; il minimo, che è pei mesi di luglio, agosto e settembre, di metri cubici 650. Codesto acquedotto, che percone una lunghezza di metri 28260, vare sia stato incominciato n~ll'anuo 1257, e proseguito succc!'lsivamenle di tratto iu tratto superando ostacoli immensi attraver·so dit·upi e bm·roni; non sat·ebbe stato compiuto venlmente cbe in qur:sti ultimi tempi, sia pet· le gr·andi opere d'm·te che vi si aggiunsero, sia pet·chè tutto il Ll'alto da Molassano Ono u Pino sopr·a uno sviluppo di 5000 metl'i si devette abbandomm1 r1 motivo della. cattiva sua situazione e della gt·ande spesa che esigeva la sua cons~r·vazione e soslituir·vi al trù convenienti opere. Abbenchè sia giù piuttosto antica l'origine di quest'acque· dotto, tuttavia, a somiglianza di quanto si osserva in paJ'ei:chic altre città, altro piìt antico acquedo,tto di costruzione romana sorgeva i11 questa valle stessa, come ne fanno fede molli gmndiosi avat~zi qua e colà dissemi11ati, e taluno dei qualì a pochissima distam:u dal condotto aLtualc. L'acquedotto Nicolai poi raccoglie le sue acque da due pozzi filtranti solto il letto del tonente Scrivia a 360 metri sul livello del mare, le quali aUt·aver·sano uno strato gbia· ioso della pot~nza di 16 metri c disce9dono nella gal!eJ·ia dei Giovi presso Bus~\ lltL Que11e acque mccolte in tubi di ghisa vengono a Genova, alla quale forniscono abbondantemente arqua potabile a fol'za motrice; la quantità d'acqua sommini· strala da cod~sto condotto è di litri 500 al minuto scco.udo. Ind ipendent e~nente poi ùa questi due condotti la città è fornita di parecchie fontane e di numetose cisterne, le quali non si aprono al pubblico servizio che nei casi di straordi· ll:.\l'io bisogno.
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La configurazione del suolo è generalmente montuosa; il territorio p1·esentà due grandi zone fisiche ed agronomiche; una di esse marittima, larga dai nove ai dieci chilometri, coltivata a giardini, a ' vigneti, a cereali, o ortaglie, ove crescono rigogliosi l'arancio, il li mone, il fico, il pesco, lo olivo, le iridi , i gigli ed altre -piante aromatiche; l'altra più agreste e talora selvaggia che comprende le so.mmità ·dei monti e le terre più settentrionali colle loro valli ed i loro burroni. Una parte di queste si presenta nuda e calva, altrove popolata di castagni d'alto fusto o a ceppaia, e qua e colà offre numerosi piani coltivati a grano, patate, mais, ecc. Gli oliveti e le vigne in qualche l ocalità ben esposta al meriggio ed al riparo dei venti vegetano rigogliosi anche fino a 500 metri dal livello del mare, ma per lo p iù . nei dintorni di Genova non si vedono al d i lù dei 200 metri. Il circondario di Genova ha una superficie di 9269 5 ett.are; di queste il 25 pe1· OrO è a coltura manuale ed a seme; il 85 per OrO a bosco; il 40 per 0[0 u pascolo, gerbido , scoglio nudo e ghiaia di fiume. Lq chimica composizione del terreno coltivo varia secondo la diversità dei luoghi; nella parte marittima, sui colli e sui fianchi lor.o, esso è. il -risultato dellù sfaci rnen1o degli scisti ardesiaci o macigni che alternati con strati d'argilla ' sil icea e s pati calcar·eì formano il s uolo; altr·ove predomina la calce, oppure la sek e; i piani io fondo alle v-alli sono formati di tel'ra. d'alluvione più pi'ofonda e leggera con o senza minute schegge scis tose e calcari. I ciottoli ecl i rottami di pietre si mèscolano ovunque al terreno di coltura, il quale presto si essicca per poco scarsrggino le pioggie; quindi è che nell'estate l'erba non cresce e quas-i manca per lungo tempo il pascolo. Essenélo i due quinti circa del territorio p1·ivì di alber-atura e nudi non si può fòrmare il terriccio che serve a mantenere zolle folte ed erbose; gli acquazzoni poi che nell' es tate si rovesciano improvvisamente s u talt.> suol o secco ed inaridito vanno traendo al mare gran parte della terra che si va lentamente formando dall'azione della
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atmosfera e. della luce. La media annua d'acqua piovaoa è di metri 1346. Raramente tr·anquilla è l'atmosfera e poche sono le giornate ]ungo l'anno non turbate dal vento ; d'altra parte i venti sono essi pUI'e raramente violtmti, qu~ntunque frequentemente mutabili; gli sbilanci di temperatura prodotti in una màssa d'aria che trovasi a contatto di due estese superficie dotate di temperatura diversa, quali sono per una par·te il mare e per l'altra una catena di aspri e sr.oscesi monti per tutto tagliati da valli, danno luogo a questa . continua ventilazione; generalmente i venti' dominanti sono il N. cd il N. E. dalla parte boreale, il S. E. ed il S. O. dalla parte austmle. I venti · O. e N. O. spi!'ano di rado, e cotale rimarchevole mancanza si vuole attr·ibuir·e al riparò che presenta la catena dei monti che sovrastano a Volki, i quali partendo dal mare a ponente di Genova si estendono ir. una linea spezzata, che corre per breve tr·atto un poco a Greco ripiegandosi indi a N. fino quasi alla origine della Polcevet·à. La valle di questo torrente è intiet•amcnte aperta nella direzione settentl·ionale, ed è perciò che sono predominanti i venti del N., sia perchè in siffatto modo viene lasciato ai medesimi libero ingr·esso per .. essa, e sitt anco1·a perchè si formano altre correnti entro le sue numerose ed · estese sinuosità. È però a notat·si èhe codesto predominio dei venti boreali non si osse1·va generalmente che durante l'inverno: in estate all'incontro soffiano di prefer·enza i venti sovra menzionati dell'emisfero australe. II mare e le pianure transappennine sia nell'inverno che nell'estate kovansi in condiz~oni opposte di temperatura: duraute l'inverno la temperatura del mare è superiore a quella delle nominate pianure, è inferiore nell'estate; quindi qttelle alternative chiamate d'aria ora da questa ora da quella regione 3 norma della maggiore elevatezza della rispettiva temperatura: quindi quel soffiat·e dei venti o dalla parte settentrionale o dalla parte australe, trascorrendo cioè nell'estate l'aria più fredda del mar·e nelle più calde piaghe
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al di là dell'Appennino, e genemndo così i venti australi; mentre nell'inverno, riversandosi verso il mare l'aria di quelle plaghe stesse fatte oramai più fredde, dà luogo ai venti settentrionali . .A:ll'estremità occideòfale delJa città, sulle falde del colle degli Angeli, in amena e ridente posizione è sitpato l'ospedale militare. QuesL'edifìcio fu già convento delle monache tut·chine, stato innalzato a tale scopo nel 1659 a propt·ie spese dal medico Orazio Torre, pat!izio genovese. Soppressi nel 1801 gli orcli ui regolar·i, fu dai francesi conveJ·tito in ospedale militare, 'e dopd a:lcnni lll'Ìni in caserma ; nel '1815 fu riattato per uso d.ì ospe~aìe reggimentale; e nel 1833, quando Re Cad o Alherlo r·iordinò il corpo sanita['io militare, prese il titolo di ospeda le milita['è divisionario. Esso occupa un'nr·ea di 3116 melri r nhi all'altezza di 28 metl'i élnl livello del mare; colla sun facciata principale guarda a scirocco, e trovasi hene a e (Jato e solegginto da ogni part.e, e~Jcettuato il co!'po di fabbrica che è rivolta a tramo utana e tr·ovasi addossato al monte da cui è appena separa!o mediante stretto e pt·ot'ùndo fosso rives tito di muro; iYi regna per· vero dire grande umidità, patticolarm ente nei piani inferiori. La sua c:.~pacità è di 380 letti, o present:1 J)Oi tu Lti i difetti che sono comuni agli ~ta bili meJJ'L!, di (ruosto get1ere in ispeci·C', collocati in fabhl'icati che originnt·iamente erano stati desLinati a tuU'altl'o uso. L'ospedale possiede inoltre una casa succursale a S. R '· nigno, capace, di 120 letti. Le condizioni meteorologiche nell' ora docor;so primo tr imestre val'iarono considerevolmente da un mese all'altro. - · Durante il mese di gennaio la temperatura oscillò fra + 8 e + 8 j fu solo nei giorni 25, 26 e 27 eh() il tennornot· o discesu sotto lo zero di mezzo grado. Qnesto mese passò generalmente asciutto, e non si ebbero che cinque gior ni di pioggia; la pressione barometrica ·media fu di 764 millimell'i. - All'incontro assai piovoso fu n mese eli febb1;aio, e si el..>b'ero appena otto giornate di tempo bello. La températul'a
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discese a - 20, 3" e 5" nei giorni 8, 9, 10 e 11; e questo abbassamento di temperatura si vide coincidere con pari diminuzione nel1a pr·essione barometrica, la quale discese a 755 millimetri. Nel giorno 9 gelava l'acqua nelle fontane e nei tuhi delle case, che rimasero prive d'acqua quali per tre e quali per quattro giorni consecutivi; nei giorni 11 e 12 nevicò sui monti circostanti alla città e nella città stessa. L a pressione barometr·ica media fu di millimetri 759. Marzo infine fu piuttosto asciutto, e non si ebbero che otto giorni di pioggia. La tcmperatma variò tra + 5 e -;- 10 in modo però graduato; la pressione media fu di 758 millimetri; si osservò però un notevole abbassamento il gior·no 24, in cui la colonna barometrica discese d'un tratto a 749 millimetri , preenunciando così un furioso temporale che si scatenò nella notte nella città, lasciando poi coperta di neve tutta la campt1gna cit·costante e la città stessa. L a pression(~ media nel trimestr-e fu di millirneki 760,3. I ven ti dominanti furono costantemente la tl'amontana e gr·eco; poche volle soffiò ii scirocco, o il libeccio, o vento vat·iabile. L a costituzione medica fu per poco dissimile da quella del t rim,~stre p recedente. Predominarono ancora i calatri gastrici, però senza più essere acc.;ompagnati da diarrea; e cosi ptedomiearono pure le affezioni varie dell'apparato respiratorio, i reumatismi, le sinoche, quali gastriche e quali reumatiche. - · Nessun caso meritevole di speciale menzione si ebbe ad osser·vare in codesto inter·vallo di tempo. Gli inscritti stati inviati in osservazione dai Consigli di leva c1ei diversi cit·condari, oppure dal Comando del depo~ito di leva o dal Generale rassegnatore ascesero al numero di 167; di questi, 7 furono dicbiar·aLi t·ivedibili, 74 fu,.ono riconosciuti abili al servizio militare, ed i rimanenti in.J.bili. Genova, 26 aprile 1870. l l medico di' etto·re SOLARO.
Cio1·nale di Medio. milit. ·1870
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RELAZIONg :.\IEDICA DELL' OSPEDALE MILITARE DJVJS. DI PIACENZA N'L P R!j{Q TRnìESTR~ DELL'.\N~O
1870.
C m.:DIZ!ONr TOPOGlUFTCRE ED IDROGRAFICHE DI P JA.GE:\ZA -
N AT CI\,\ GEOLOGICA
DEL TElUtR:\ 0 -
FERTIL1J'.\ ' - · Pno.n oTTI AGU Jc ou
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:-.n cHE, CO~iMEHC!AL( E lNDUS'.l' niAL1 DEL t'.<\l!~SE.
A -
Conrlieio,,i Topo!Jm{iche.
F ra il p aralello 45• di lat itudine nord (ch e segna neL globo la mena distanza ti·a l'cquato:-e e il pol o) c<l il 27• di longitudine est apeesi, scr ndendo dagl i Appeunioi, u na vasta pian ura costituente l'ag1·o piacentino, il quale (secondo r ileva si ùulle tavolo geodetiche del H. i$Li tn to Jom bal'do di scienze ed a rti, l'iportate dall' e~im i o Carlo dolt. Cattaneq nelle N otizie nattwali e civili di L ()mbardi(l.) è posto precisamente nll'altitudinc di meLl'i 110,24,5 (e non già (;)(),270, come venne er·roneament.:! iudicato dall'A nm&a·rio ci'vi{e di P iacetiZct di L . G~ l1i pel 1870) misuraln sul livello doll' ~lta marea dell'Adriatieo. Quei':to tl·atto di t et'l'eno, cost itnito a rrovincia nel 1860 dalla dittatura Farini, misura una superfi cie di ben 249900 et tari; cioè a dire, 103,861 di montagne (di cui le mnggiol'i eminenze ci sono offerte dai monti P enna, R ugo la o C<J.rameto), 40,000 eLtar! di boschi, tl9 ,648 d1 colli agroculti, più di 96 ,6()6 et t:u i di deliziosa pianur-a frastagli ata da sei torrenti che la dividono in altrWante vallate poste tutte in direzione S . E . - Ne segnano i confini: al Mrd il Po che la divide dalla lombarda provincia di Cremona; nl1' ovest i t orrenti Bardoncggio, T rebbia cd Aveto che la sepa ra no dal P iemonte; al, sud gli Appennini liguri ; all' es t la pr·ovincia di Parma.
743 Geodeticamente considerata la sua maggiot· linea orizzontale s'estende da l snd al nord pet· 102 t:hilometri circa, per 63 dall'est all'ovest. Nd cenLl'o CJ!~asi d i questa ferace pia· nura, e lJ)ù pr·eci<:am~ ntc tra il q,oo (gr:ado) 3' (minuti primi) 55" (secondi) di latitndine nordica, e 27• (gr·ado) 22' (minuti pr·imi) 50" (secondi) di longitudine or·ici1ta lc, sorge l'antica città di Piacenza, che vuol:>i abbia av uto or·igine e nome (Placenlz) dai Gallo- Celti. Considerevole e forte per· ant iche e recenti opere militari, cinta di mura e di bttluardi, risulta punto strategico d' impm·tante difesa. Lontana dalle colline 12 chi!ometl'i circa., 1 appena dal P o, è discosta da Pa1·ma .f>8 chilometri e 50 met.ri ad O. N. 0., lo è 130 da Mi1ano a S. E ., 27 da C1·em ona a S. 0., e 26 a N. E. da Pavia, importante città che fu. oggidi parte della divisione territoriale milita re di Piaceuza . La superficie totale della città viene (:alcolata in 233 e ttari di t~rreno, di cui M ,-,}mc:no di ridotti a giardino od or·t aglia. Sui r·esidui 179 ett ari s'innalzano, oltre 5000 fabbrìc:tti, molti c vasti stabilimenti (prima ad uso conventuale) e moltissime chiese, di cui 31 erette a parrocchia, 7 collegiate, 11 or·a torii, 19 chiese soppresse, 12 caserme, 18 pubblici ufficii. La popolazione di Piacenza da un ultimo censimento eseguitosi nel 18G4 (nel quale eran compresi i comunelli di Mucinazzo, S. A ntonio, S. Lazzaro, S. N icolò) risultaYa costituila da 40325 abitanti, e come tale l'ho pur io indicata nella relazione medica del primo trimestre dell'anno decor·so ... Ma era codesto un da to s icuro o non piuttosto un calcolo erroneo del municipio ? Err·oneo l'assevennra d'altronde fin dal l 807 il dizionario statistico ufficiale dei comuni d' It.alin. del pr·of. :Yi arzorati, nel quale senza gli accennati suburbii calcola vasi la popolazione piacentina in soli 30967 abitanti. D agli unagrafici elenchi, is tituitisi r·egolar·mente in Piacenza ' solo or· son pochi mesi, appare che in oggi (sia per la ce&-
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sazione dei molti lavori fortificator·i i, s ia per la diminu.zione della forza del pt~esidio altt·a vo'lta enoneamente computatasi ce me popolazione eifèLti va e non fluttuante, sia per altro motivo) la non arorivi a super·are i 28594 abitanti, cifra pure accettata dall' autor~ dell' annuario della provincia pel 1870.. · Piacenza offre una fo r·ma piuttosto ellitt.ica in direzione dal S. O. all'E. come le valli della sua provincia. Qu~ttro accessi, di . cui uno a barrier·a, ed nno cosidetto di soccorso, si aprono nel circumvallante della città, la quale misura un peri m~tro di 6500 metri tra le mura cioè ed i s uoi quindici bastioi1i di difesa. Le vie per lo p{ù dÌ!:ette tutte da N. O. a S. E. sono abbastanza spaziose, fomite di marciapiedi e troltabili (t1·o ttoù·s), genel'èllmente pulite e sufficientemente selciat:e. ' Innumerevoli sma'Jtitoi e condotti per chiaviche in ogni vicolo o strada (sempre a lieve bipendenza costrutta) servono all'efflnsso dell'acqua piovana, che disgt·aziatarnente però. non ancora vennero incanalate a dovere, talchè nei giomi piovosi o dopo le nevicate ma-lagevole torna la libera circolazione, t anto più yhe per l' espurgo delle nevi non venne iìnora pensato che in parte; spazzando cioè le vie p r·inci}Jali e la · sciandone d'ammonticchiate nei larghi e nelle piazze dei qm1drivii . ' Due soli pubblici passeggi arborati esistono per entro alla città, uno con esposizione Eliolica a S. E. detto di S. Rainrondo (ch'è il più frequentato), l'altro a fianco della caserma Famese dir·eHo a porta Fodesta in prossimità al gazometro; istituìtosi solo da pochissimi anni per una società stra niera che assuns e l'incarico della pubblica illuminazione notturna con cir·ca 1'100 fiamme ordinarie.
B -
Comlizioni ià?·ografìchc.
Per quanto rigqa1·da la condizione idrogra"fi-ca è d'uopo il dirlo, Piacenza non è al certo una delle città d ell' Italia Ùf'ntrale che per un tale argomento possa andars-ene lieta.
745 La vicinanza del Po e della Trebbia, i tanti toncrlti che qJ.laSi senza legge per lungo tempo vagarono per la provj:ncia, le tante acque sottenanee esistentivi, più eh~ s ervii'e all'agricoltura ed all'industria locale, t ornarono e tornano di danno per l'umidità conseguente alla pubblica igiene. D'altronde i non infrequenti sttari pamenti del P o e della Trebbia accrescono i danni che, maggiori necessariamente nelle campagne, trovan riscontro soltanto in quelli che pur di tratto in tratto sono prodotti dagli avvallamenti di terreno e dovuti ~Ila condizione idrografica tu Waffalto speciale del territorio. Patto invero degno di i'iguardo egli è per la . città e provincia · l'esistenza di queste cosidette acque sotterr::nee, le quali, corrodendo per· più o men lunghi tratti il terreno sovrastante, provocano talv.olta o lo slaccarsi dai monti di gigantesche frane (deplorevole avvenimento sì degli antichi che dei moderni tempi), oppure repentini e vasti:ssimi abbassnmenti del suolo tuLto lungo la pianura. Una frana per esem pio caduta nelle epoche romane distrusse la colta Veleia. 3'74 frane si novcrano dal Cottese (Saggi di geologia pt·acentina) come cadute dal 954 al 1827. Ultimamen te (1865) a.ltra fr ana caduta per corrosion e da acque sotlerranee ebbe ad occupare una elitla superficie di 130 e ttari di terreno, c,~gi.onando la rovina di undici abitazioni. Un'altra, estesa l}er d ue chilometri quadrati, devastò e distrusse or non ha gnari fer tili te)Teni e più ben coltivati vigneti. P er la ctttà. poi le acque sotterranee prima, indicate, filbrando nei pozzi, t·ovinano (comecchè salmastre) l'acqua potabile che in generale difetta, tanto nella campagna che nel perimetro della citt;\, così da mancarne affatto in taluni pozzi come nell'autunno del 1866. Una sill'atta incoerenza e permeabilità d.el suolo da u n lato, le infaustissime infiltrazioni dei canali sotterranei, che numero di 60 e più girano confluendo pel rio Fodesta nel vicino Po, fanno sì che l'acqua potabile (repel'ihi !e iu genere alla sola profondità di l a 4 metri} abbia. :,c:conclo
in
,
746 il Col'tese assicma, pressoehè s empre la media tempe1·atura di + ::; gmdi non solo, ma fanno sì che ahbia a contenere di molto ge:>so, di m olta terra, di molte sostanze or·ganiche ed animali infusor·ii, lasciando così molto a. desidel'a r-e tanto all'analisi qualitativa quanto all'analisi qnantitat.iva. Oltre a ciò i suddetti cànaii, comeccbè destinati ad essere -gli emuntorii degli scoli e de1le chiaviche della città, nel confluire al Po circosc!'ivono fatalmente da N. O. a N. E. una striscia di ter ra a ttigua all'abitato per modo che venendo ad essere? circondata torna di igienico nocumento e non lieve pegli abitanti. . Se in tutta la provincia però e· nella stessn. città difettano le acque potabili di sol'gente, non è a dit·e che mnnchino le acque tonenziali e fluvi ali ai bisogni domestici e tampoco le minerali. L e prime sono for·nile appunto dal rapidissimo P o al nord di Pia~en za, ove arriva ingrossato dalle immissioni d i ben 21 fiumi e tonenti, di cui il più St'egolato, il Trebbia. Le m<tggioti piene di questo real fiume, che elevansi in genere sul li vello della massima magr·a di metri 7, 30 presso le fo ci del Ticino, per l'influenza appunto del 'Trebbia s'eleva no ad 8 metri e fino ad 8,20 pr·esso Piacenza, durando. dai 4 ai 20 giorni. In vicinanza della città, sempre per· effetto del Trebbia, ossel'vasi se non cangiata potente mente morlificata perfino la natma dell'alveo, il quale da sabbioso qui si cam bi~l in g!1iaioso. In quanto alla sua larghezza nello stato or·dinnrio è da 180 ai 300 metri, ma nelle grandi piene arrivò fino ai 1500. Gli spessi gorghi pr·odotti dalla corrosione sono profondi dai 9 ai 1 O metri sotto il livello della magra ordinaria, nel resto per lo più è profondo metri 1, 50. Importantissimo dopo il Po scorre all'ovest di Piacenza la Trebbia, avvallata da magnifjco ponte di 23 arcate, uno dei più belli d'Italia; torrente sr·egolato, flll'ioso, che nel s uo decol'rere adduce innumerevole qua ntità di sassi, di ghiaia e detriti di monti. '
747 Ad est il Nnr·o ed altri fiumi e torr entelli minori, quali l'Artla, il Chero, il Riglio ed il Fidone, discorrono la pianura 1-l'a·versandoln. in di:·ezione da sud ad est e s el'vcodo alla irrigazione d i ben 10550 ettal'i di tetTeno. P er aCCJ.Ue min.e:·ali poi ne esistono var·ic fonti ; n. S alsomiuore p. e. sonom·i ncque contenenti mul'iato di soda , e t raccie di sali a hase d i iodio, co mmendati s~ ime nella serefola , nella s ifllide, nelk artritid i, nei r achitism i. A Lesignano v'hanno riù e più fo nti d'acque solfato- calcari, d'uso fin O!'a indeter-minato. In altr•i comuni delle m on·tagne esiston o acque id.t·o-solfor-oso che l'esperienza insegnò utilissime per varie epizoozie. C -
Naltwa Geologica.
La serie dei colli piacentini (di cui taluno misura un'al' tezzil pee fino d i 1600 p iedi) seconclo che detta va il Cortese nella più volte citata s ua opera s ulla geologia di Piac~nza, add imostrasi formatr. di sostanze terrose, seminate dalle spoglie di marini tes tacei, a mod;J tale da costituire una zona conchiliacea sub' appennina. P r·essochà tutti ha:mo per base la marna argillosa (riunione di calce e di p o tassa); nella ::;ommità sono invece costituite da strati fìcazioni di sabbia quarzos o-calcare con mica -ar gentina ossia con silicato d 'allume. L'origine di questi colli, sarebbe per tutti contemporanea e da causa comune; cioè a di1·e, dall'emers ione neltunica in quelle remote età preist<'l·iche in cui l'Oceano si ritraeva lasciando allo scoper to la penisola italica ! Una cosiffatta s uppos izione geologica t rova validissimo appoggio nel reperir·si continuato dei t anti fossili esistenti nei banchi di ma rna,, di s abbia , d i pietra pii.l o meno :aura - comecchè solo l'oper~ d' un mare stazionario, ed a lungo stazionario, poteva permettere alle conchiglie, ai pesci, ai cetacei {che hanno tuttt; com e ben diss e il Redi negli opuscoli d i Storia naturale, un , modo particolare e pr·oprio per
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esistere) di vivere e propagarsi là appunto dove ancor oggi si attrovano. E notisi pme, che i reperiti fo;;sili e conchiglia<:Ji tra cui la Nerita Canrena, la Cyproa Cinnamomea, il L epas, il Conus I:Iusticus, conservano - in onta allo svoglicrsi coni inuato dei secoli avvicendatisi conservano non solo i naturali loro colot'i, ma sì ancora il madreperlaceo, e per fino il legamento lor tent1inoso, come il Molossi ed il Cortese- assicurano d'aver constatato, massime nelle escursioni scientifiche fatte a Castel Arqunto. Il teneno calcare sabbioso dei propingui colli (nei quali non radi sono i Diaspri, le Agate, le Calcedonie (p. e. sul Mont.e Lauro) l'Ammianto, la Lignite) offre necessa1·iamente al cultore di geologia ampla messe di studio ; como all'industl'ia paesana un utile non esiguo; specialmenlç nelle tante ca ve di pietra calcare, che al imentano non solo le fornaci della provincia; ma servono per l'esportazione al· l'estem su larga scala ! A. Ferl'iere esistono antichissime miniere di cupro c di ferro, lavorate dai romani. A Montcc:b iaro, a Majano, a Montecchino olLre a qualche saggio di lìtantrace (la cui potenza di calor·ie sarebbe eguale a quella o!f<?-!'ta dalla lignite dei vicini scavi di Borgo taro e di Granica e Valdonino nella pr·ovincia di Parma) nelle rapide altemanze della pietr·a arenaria e degli schisti tl'ovasi abbondante il petrolio ; i cui pozzi esca vali da uiHJ. privata società industriale restano pur troppo pel movimento inoperosi! A Vigoleno esistou cave di gesso selini toso in masse e ,propiuenze isolate, aventi la base negli strati marnosi. A Baccedasco finalmente finissima argilla ; come sulle sponde del Nure bellissimi mar·mi. Nella sottostante pianur·a il s~ol o (nel qnale i passaggi dello strato sabbioso a quelli di marna, sono bmschi e frequenti), il s uolo partecipa in genere della medesima qualità geolog.ica della montagna ; prevale~dovi però saltuariamente
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ora la silice, ·Ora l'argilla, come ce lo addimosbnu1o le produ-zioni spontanee della piantaggine media della cicorea silvesti'e che potentemente vi allignano e riescono oltr·e ogni djr rigogliose. Ricoperto d,humus il teneno alluvionale dell'agro pia-. centino (_con se·ntitissJma preponderanza in più e più 1uoghi della pianura) rendonsi necessariamente speciose le condizioni di t'erWitù, e numerosi i p1·odotti dell'agricoltura! D 1
Fertilità.
ta par-te mont.ana del piacentiDo, abitatissima pel'fino nei vertici, ricope1·ta di boschi cedui e di faggi, e più aWinsotto di quercie e castagni, offre buona po!'zione di sè alla AoÌtui'a delle frutta e delle vite. - E più a?Sai la pl'odurrebbe bddove non fossero :1 disastr-;1rla le frane e le cot·renti. sabbiose. I _terreni poi locati alla piana sono oltre ogni dire fecondi di biade, di cer·eali, così, che danno oggimm una· ragguar-devole prodnzione, massime in oggi, che oltre a 10550 ettari di tel'r·eno sono finalmente e debitamente irrigati. I vantaggi di cosifatta irrigazione, riesciranno d'assai più sensibili gq~ndo un altr·a cospicua estensione di tetTitorio com'egli è pt·ogetto, compartecipi al heneficip la mercé del cosidetto traver·sante che si sta costr·uendo sul Trebbia.
E -
Prodotti agricoli.
Fra i precipui prodotti ag!'icoli del teJTitor·io (nel quale è gioco forza r iconoscere un agr·ario miglioramento notevolis~i mo al confronto delt'agr:o parmense) sono da anoo;verar.si più che ili Zea Mays, l'uva, le castagne il frumento e .I~ canapa, H fieno, i
foraggi. P acbe risaie alla distauza dai 19 ai 28 chilometri ~si~.tono ,con breve estensione a C?-stel San Giovanni, ad Alze.no, a Polig.nan_o, a Villanova e fuor-i di provincia alla distan~:~a di ~o.li 4 chilometri dalla testa di ponte sul Po ,a Fistarezze ed a San Stefano.
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F -
Ccndi$ioni econc/miche e cormnerciaU.
·n commercio della provincia piacentilla abitata st:condo il censimen to del 18M cht 23:~,000 abitanti, puoss1 in genet·e dir limitato ai so li prodotti ag:·icoli. Gli abitanti laboriosi, economi , speculativi sann o approfittarne a più doppi i; da ciò ne consegue chJ l u uondizioni econo m ich~ sì della provincia che della città siano ttcl complesso assai buone. Un argome nto d'i nduzione non s olo,' ma u11a concl udente t·iprova delle felici condizioni economiche dolla provincia, io ritrarrei (piu cchè dall'aumento o decrescimeuto numel'ico dolla popolazione, Ja qu:.tla può variar·e di numet·o per millo circostanze speciali) io l'itrarl'ei dalla somma complessiva della rendita oggi im ponibile alla provincia, la ·quale ci cons ta salil·e a ben 18,988,791 lire italiane cioè 9 milioni 60 mila 2132 l ira e 62 centesimi per tenc oi arativi, un milione 89819!) l ire por fabbricaLi, 7 milioni 94~ 329 pe1· ricchezza mobile. G -
Condizioni ind~tstfiali della città.
A dar finalm ente un'idea delle condizioni indus triali e commerciali escl usive della ci ttà, ne basti annotat·c coma vi esistono l :J mu-liui nella sola cilLù, mol ti opiilcii, fabbriche d'ar·mi , eli stoviglie, d'alcoli, di seta, di pannilana, di fustagno, di cera; e tintori~ , c gualchiere, e concerie di pellami nell e quali anzi usandosi a larga dose il d ontl'O di calce, s'ottenne l'inodot·osità lo1o, tanto ricercata e tan to indispensabile all'igiene. l La quautità della s pecie bovina, e la bontà dei pascoli, danno uno sviluppo speci..tle al comme1·cio del caseificio i cui pt·odotti gareggiano con quelli della non lontana Lodi. La rendita imponibile della sola città di Piacenza, rilevasi io L. 3',523,804, 17; l'J.:.]rariale e Provincia le in L. 31 2,,./ 07, Oa; la sovr'imposta comunale in L. 133,963, 70; per cui il bilancio consuntivo del municipio pel decorso 1869 fu pe1: l'attivo computato in L. 1,242,207, 1!7; per la passività 1,113,1 27, 77; per cui ebbesi un prodotto in più di italiane L . 129,079, 40.
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Cortdi&ioni inteUettuali e morali. Helativam~ n LJ alle conùi:'liooi intellettuali e morali della provincia, comunque esistano uon poche scuole elemeolari, liceali, ginnasiali, tecniche; comunque si siano islituili da alc~n tempo comizii agrari, società d'incoraggiarueuto per la iodustl'ia pacsnna, biblioteche circolanti, associazioni operaie, associaziolli di mutuo socco"SO, coopJr';llive, ccc., pur· tultavolta le non tornano quali sarebbero a dcsillerarsi per il popolo della campagnn., il quale è tuttoro. im!Jcvuto di superstizioni, d'ubbie, di pregiudrzievoli CtTor·i. Abilu~to da lunga schiaviLù a sottoporre la patria alla chiesa, lrt ragione al sillabo; retr·ivo addimoslrossi ai migliommenti lutti possibili, sì nell' industr·ia cho nell'agr·icollum, condotto d<ll pregiucl izievole adagio vulgare àeU'esscrsi tJCI' lo passctto {alto sempre così... Egli ò quindi perciò che tntt'a1tl'o che lieve è nella pr·ovincia il num ~ ro degli analf;tbeti, come deplot·J.va il prefetto di Piacenza, in una sua recente pubblica leLtera. Però non così è a dirsi fo t·tunatamente per ciò che r·iflelte la città. Qui vi al> biamo l'istruzione superior·u masc!Jile impartila da un R. . liceo, da un ginnasio comunale, da una scuola tecnica; frequentali il 1• in meJia da 50 alunni, da 115 il 2", da 90 il 3•, All' istruzioHe femminile concorrono 200 alunne a termine medio, all'demenlare 731. fanciulli c 422 ragazze, 311 inCanti riconono alle s-:cuole private (in numero di 37), 147 l:lono gli studenti di tr·c convitti. Con tansi in tutto, 15 scuole pubbliche nella ciltù, 9 nei sobborghi, 92 sparse nella provincia ! Essendovi b en 1565 elettori politici nella città, 1861 amministrativi, 4.54 commerciali, contandosi 999 individui eleggibili a giurati, ne t•isulta implicitamente che scarso debba essere il numero degli analfabeti in Piar.enzn... E tanto più scarso in quantochò risulta dalle statistiche municipali che ben 2069 sono in tutto tra bimbi e bimbe i frequentanti le pubbliche scuole, 407 gli impiegati regi e comunali, 221 gli impiegati privati, 2i9 i professionisti e sacerdoti. Esistono in Piacenza d'altronde !J spettabili collegi d'eduH -
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cazione, molte opere pie , ospizìi civili per esposti, per orfani, anmalati, convalescenti, poveri, impotenti a lavoro, una congregazione di cnrità, una cassa di risparmio, molte associazioni di mutuo soscor·so, di progresso, di scienza, le quali rendono la prova più compt·ovata del grado reale di coltura e di momle ben'essere della popolazione, più e meglio che io possa offerire in questo rapido accenno! ~ap o
secondo.
CONDJ'Z(ONE CLUL\.'l'OLOCHCA ORDIN ARIA D.( PIACENZA.. - VEN'l'I CHE DO}<f tNARONO N.E:L '.L'BIMESTRE. -
N a:nJR.\. -
INFLUENIIA.
LORO DIREZIONE. -
V ARHZIONI 'l'ERl\IO.\mTRtCHE.
I GR O:\!ETRICHE E B.UW.\!ETRICHE SORVENU'l'E .
Conàizio•li climatologiche m·dinarie.
Da os.:;er·varsi attente e continuate (ebbi già altl'a voLta ad annotare come) ris ulti indubbiamente che la media. tcm· per-alum di P iacenza manlengasi ai 1.2 gt·adi R ea umur. L'estremo massimo cui sat·ebbe giunta io genere sar ebbe dai 25 ai 28 gr<.~di; l'estremo limite mi nimo dai 7 agli ·u gradi R eaurnur sotto lo +er-o. A venti dominanti indicai già quelli di nor d est, nord ovest ed es t, e per le condizioni climatologiche io genere aggiuns i come siansi verificate nel decennio 1818-1828, a termine medio annuale. 75 giorni piovosi, 20 nevo;>i, 35 Ji nebbia, 130 sereni, 105 variabili. Resultato codesto naturalissimo pelle condizioni speciali della città, ove i cambiam enti atmosferici osservansi rapidi e frequenti massime in oggi che pee istrategiche viste si dovette .ricotTel'e all'a bbattimento dell'a rborato per un vastissimo l'a ggio d'attorno all o urbane fortificazioni. Ora a ra ffermare vieroeglio cosiffa tte indicazioni generali, . concon·ono oggi le osservazioni raccoltesi durante il 1• trimest!·e del 1870. Son poche e scarse, chè a darne un ragguagliato, un
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esteso rapporto (quale addirebbesi all'importanza oggidi messa io cosifatti studi, e quale per noi si desideter·ebbe d'altronde di p orger·e) ci fa impedimento il difetto di particolat'i ish·omenti qual i s'adopt·ano appunto dai cultori della meteot·ologia applicata agli studii demografici. · Ad ogni modo, dalle osset·va:r.ioni fattesi nella scuola di fisica del R. liceo locale, Melchiorre Gioja, e da quelle per noi praticate cogli scarsi mezzi di cui disponiamo, poossi fin d'ora stabilire non esservi stata sul 1" tt·imestre 1870 diversità alcuna t r•a i fenomeni constatati in P iacenza per l'egual per·iodo di tempo nel decorso di due qu inquennii e quelli sorvc n~ti esclusivamente in quest'ultimo trimestre.
Osserv(l$ioni termomet1'iche del trimestre. Risulta in fatto da tali osservazioni che la minima temperatura verifìcatasi nelle invernali stagioni del decennio (1859 al 1869) sarebbe stata di 9 gr·adi centigr·adi (pressochè 7 Reaumur) la medìa del -+ l al + 7, quantunque in via eccezionale, pei' es. nel 1549 la temper·ntura sia discesa cosi per Piacenza da rappreJJder.J a ghiaccio le acque stesse del Po. Or·a in questo 1• tr·imestre pm·e dai - 7• sotto lo o• osser·vatosi nei p!'imordi di gennaio, ln termogenesi oscillando dal + l t2 al -1- 7 ed al 9 1]2 centigr·., sali al + 10 gradi nel mese dì mar~o. Osser·vazioni bat·omelriche pel trimestre.
Dalle osservazioni istituitesi nel R. liceo locale eroer·ge che il barometro (il quale ordinar-iamente notossi pel corso d~un deeenuio 1859 al 1869 segnar· sempre a Piacenza durante l'inverna.Jc stagione u na media altezza d i 27 pollici ed 11 linee) oscillò anche durante il l o trimestre 1870 tra i 26 pollici e 18 linee e 112 ed i 27 all'incirca!
Condizioni igrometriche. Accennai alh·a volta come l'altezza media dell'Igrometro per Piacenza nell' invel'Oalc stagione soglia essere di 83, 98. Il numero medio de'giorni sereni è di 37 a 40.
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LR quantit<'L della pioggia C<tdente in ogni stagio ne inve!'llule di circa 144. millimetri- 224 in primavera, 992 nall'autuono, 170 nell'estate. Or·:J. dm·;tnte il tr·imestre avendosi avuti soli 112 millim. di pioggia cadub1·- 39 giorni di assoluto se1·eno - L'al· tezr.a media dell'Jgr·ometro essendo stata di 83,70, copiose esserulo slale le nevi si, ma uor. fl'equenti, c h! fol'lissime nebbie essendosi alternate a limpidissime ore di cielo se:·eno, - ne consegue che abbiamo avuto condizioni perfi'Lt~me11te normali' e solite alla citta.
Yenii dominanti nel trimestre. Dominarono finalmente nell'invernale stagione al solito i venti di N. Est. Nel febbraio però e nel mar·zo ebbero spesse volte a manifesta:-si irnp~tuosi i veuli di Nord e òi Not'cl-Ovest!
COS'rt'.rUZION E i\illDICA ORDTN.t\.RL\ DEL LUOGO . L A STA.G[ONE. L ORO
CA.USJ;;
1.-:FLUEN;t;J:; ENDR~CJIE ED EPIDP.MlC!iE . •NOTI': E PRES UNT E .
D ELT, l;: MALATTIE SOFf'ERTE
Sl'EC!ALI. RA 7. (0~I
-
-
N ATURA ED
INDOLE
DAI MTLLTARI. -· LoRO
Rrs OLTATI CLI!\'TC[ OTTENUTISI.
C'lTORNO
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IDE}'f S ECO::-<DO
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SUSSIDII
OPERATIVI IMPIEG·AT!SI NELL E
-
CAUSE
C.:ONSTOE-
'.l'El\APRtYrJCT.
SALE
CHIRUR-
GIG'r lr: DELt .'OSPED.\LE.
Le sovraccennate variazioni atmosferiche anemometr·iche ed igromeLr·iche verificatesi nel trimestre, egli è ben fàcile immaginare come possano influire ed abbiano influito di tatto allo sviluppo di speciali forme morbose nella popolazione piacentina dur·ante l'epoca invernale ; cb e 1' abito :fisiologico e sanitario dell'uòmo o le dominanti malattie popolari hanno odgine e formrt d'alle condizioni topograficbe e meteorologiche. Nel territorio piacentino (ma più specialmente verso la
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catena degli Appennini), gli abitanti sono pct· lo più alli dell:l persona, di armoniche forme c di prosperosa rohustc7..za. P revale in essi 1l t<! mper.tm~nto sanguigno linfalico, e megli(' degli altri popoli ·vicin i J·icortlano l'incroci::uncnto clel tipo romano-gallico r.oll'elntsco c: be qui fermò stanz"1. nell'evo antico. Scendendo ì)crÒ alla pianura, è notevole la progt·essiva deCI·escenza degli accenna ti fisici requisiti. Lo malattie piv frequ<·nti nei luoghi elevali sono nl soli to le tlogisli ehc - nella pianu ra al con trnt·io, sono le feb!Jri intet·mitteoti, lo scorbuto, la pel1agrn, mas:;ime fra i contadini di quei comuni ch e più sono vicini :~1 Po, e nei qnnh svcntnrat;t m~ nte si va ogni dì più svolgc~ ndo . Nella cillit dominano parimenli le febbri a ti p\) lcrzanar·io le quali constatansi di rl'ef~ renza tra coloro ch'abitano i qual·tieri sdtcn trion:lli della rillù. Dalle statistiche nosologiche emer·ge pure corne la tubercolosi polmonarc e le altre etisie non facciano disgraziatamente difctlo, comccchè su l584 decessi se ne l'ileYar ono 306 causali o da pn••umoniti o da tuber·colosi bronchiali e pulmonari. Questo rapido accenno valga a d-:termiuar·e quale sia in genore la media ordinaria costituzione della città e p rovi ncia di P iacen7.U. - Riferihilmeutc poi alla
Condizione medica speciale del trimestre Egli è da osser·var·si che siccome l'ubitna!e umidità del paese, genem affezioni accessionali o reumatiche (fonte di molte e diutur-ne successioni morbose), cosi la soverchia va· riabilità atmosferica provoca e prepar·a le infiammazioni degli organi respiratorE e dell'albero nrtet'ioso, le quali con maggior acuzie si manifestano nella primavera e ncll' esttJte.
Influense endemiche cd epidemiche - loro cause twte o presenti.
Le cosmoteHuriche in fl uenze già pl'ima indicate come dominanti in questo 1° trimestre, necessal'iamente indussero
7oS pur q uesta volta una data modificazione nella costituzione medica ordinaria del luogo. Qui ndi è cbe alla febbre periodica, la quale è a dirsi più che altro endemica nella città, si sostituiscono durante il genuaio le affezioni degli or·gani respiratol'ii sotto l a forma reumatico- catarrale.
Natura, indole delle malattie sofferte dai militm·i. Rifer·ibilmente a lla natura, all'indole delle malattie sofferte dai militari durante il l o trimes t re, noi abbiamo pure ad annotar·e una prevalenza decisa d'affezioni r eumatico-catarra li , comeccbè in 855 cmati furonvene ben 100 aft'etti da làt'ingobroncbiti e 19 d'angina . Le febbri periodiche da infezione palustre tn numero di 68, le fìsconie epato-spleniche, fm·ono le principali affezioni patologiche che si constnt}J.rono dopo quelle degli alb eri laringo-bronchiali nei nos tri s oldati! Non mancarono è vero, correndo il mese di febbraio, alcuni casi di pneumoniti; ma sia_ per numero che pet· mitezza, furono questi tutt'allr·o che considerevoli. P el marzo poi, ebbervi nel gruppo delle malattie m ediche curates i ne i soldati a lcuni mitissimi casi di morbillo. Aggiungerò a schiarì mento che la progr essio ne constatatasi in senso decrescente, delle malattie m ediche del trimes'Lr'C fu di 100 laringo-bronchiti, 68 febbr·i periodiche, 67 sinoche r eumatiche, 23 febbri effimere, 19 angine, 15 gastricismi, 4 pneumoniti_, 2 alienazioni mentali. P er quanto riguarda il gruppo delle malattie chirurgiche, le non presentarono al solito grande importamm, quantunque vi s i siauo curate una cancrena pet· assideramento e due fratture, una cioè d~lla fibula destr·a del t erzo ' inferiore, una del terzo metacarpo destro. - Fra tture, la di cui cura procedette colla massima r·egolarità. Prevalsero in generale (come d'ordinario), le manifestazioni della scrdfola, le quali ve ngono qui favorite pm trOl)PO dalle igrometriche condizioni del ·paese ; tanto egli è vero
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nn ·che anche pr·esso la b orghesia, tulte le affezioni scrofolose, scorbutiche, le odonta1gicbe, le· parotiti per· l'influenza .appunto dell'umidità atmosferica dominante, - trovarono nel trimestre uno sviluppp nec0ssariamente maggiore che non nelle a ltre stagioni. Le ottalmie conservar ono l'abituale mitezza, limitate es.sendo per lo più a semplici s ub'irritaziooi ed iperernie con,giuntivali. ùlno s viluppo invece superiore a quc·Uo verifical:osi nello , antecedente trimest re, ebbesi a notare nelle infezioni s ifilitiche, comeccbè fur or!o ben 48 i cma ti nel decorso Lrimestre, dei quali per·ò, gio\·a il dirlo, la m:1ggior parte non sofferse che della forma. più mile , cioè a d ir·e la ble11orTagica .
Caw1e speciali dei morb~·.
Un cosifatto aumento d'amrnnlati nella sezione venerei (notevole sì in confr·onto a lle 'cifre offerte dagli a ltri trinw-;tri, ma rnite abbastaDza rel::tt.ivamente alla forr.a. del presidio) è n p;t r·cr nostro d ovuto ad un cert~ tnl qual abbandono da patte della politica autorità, eli quella oculatc~za ch'crasi lauto comm.;ndata alt m ,·olta s ul la prostituzione claudestina, esercitata nelle ta verne pii1 che su quella )<'gale delle case di 'tolleranza. Ed invero - dni rapporti settimanali redatti dalla sezione venert'i e tl'a smes~ i per norma nl la poliLica autor·ità risulta come la più par·te deHe infezioui nei soldati abbia avuto origine da veneri sconosciute o vaganti! Causa poi dello svi luppo, peggioramento e diffus ione della scrofola - come per le febbri per·iodiche è a r·i tenersi nei .rniliLari l'infelice condizione ig romet l'ka della città é tenitorio. Rt.Stl.ltati cZ::nici attenutisi. E l>scndo entmti direLt.am onte neH'os pedale numero 590 a,mmnlati, cioè : 200 in gennaio, 213 in febbraio, 11 7 in marzo - pr·eesis tendovene 64 in cura , ed essendovene rimas ti 90 a tutto il 1• aprile - vem)er·o complessivam ente
G-iornale dì .Medie. rnilit. i870
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curati (eome dall'annesso quadr·o statistico nosologico trimestrale) ben S.i:; individui. Di questi, ì52 escirouo pet'fet· tament<:l guar·iti, !) so li moril'Ono, 4 passarono ad altro ospedale. ConstJerati p"r <")::pi a,·endovi uua fQr·za. media com plessiva di 34. !l soldati ài guarnigione il numero maggiore dégli ammal:rl i v..:nne offerto dal /l" J·eggimcuto d'artigl leria travagliato p.,. lo ptil da febbri periodicbc lht infezione palustr.::, in forza tuttora delle pl eg1·essl.! guurnigioui falle a M:auto·l'a ed n Vcuezia.
P I'C'>'50Chè idc11lil'i agli ndopr-ali:;i nell'antecedenza furon o i presidii terap. utid propinati a debelhre ìe febbri periodi ch ·~ ; cioè a tlirc ful'ono i pt·.:Jpnra ti chininic i, cui venne con buco esiLo surrogato ir1 varie circostanze il preparato di sobst (citrato di cbinoidina) con sentito risparm io di spesa. Le deplezioni S<l oguignc cui si dovette J·icorrere furono limita to eLl incal colabili in forza :\ppunto dcll'cs egu it~t della vis-flogi<;lica dominante. Nulla possiruno dire dei metodi operativi non uvendpsi per· for·tnn:1 ùovulo procedor·e nd operazioni esoroticbe di entità où importanza. A d ulteriormeol.t.' rischiar·are i clinici risulla ti ottenUiisi nel trìmest1 o dirò ehc la permanenza media degli anlmalali, rn01·ti, guarili o traspol'lali ad altro ospedale - t·isultò a poco pii1 del termine mediu generalmente ammesso come dato norm::tlt>. I..n morta1it:'t - i congedi di rimando - le licenze annuali c semes' rali, tolsero sugli esiti delle cnre una med ia egualmente normale. Ora vediamo quali siano le condizioni del nuovo er<!t!o ospedale divisionario di San Raimondo in S1Jt·r·oga:r.ione, a quello detto di San Savino.
(~apo
<:;mn•t o . 1
ÙONDJZtoNI (;ENERALI E SPECTALI DELL 0 SPElULE DlViSIOl\AHIO DI PIACENZA E lN.DTCAZlONE DJ>LLA CCUA'f URA. DELLE SALE.
A senso della nota ministedale in data 10 marm 1866 , sub No 50, c01·remi l'obbligo di spendere <tlcunc parole nlht
descrizione del nuoYo ospedale milita1·e di Ran Uaimondo, es~codo' la sua SUITogal\ione a quello il-iste. cd auti- igienico di San Savio.o, una mod ificazi one appunto d'entità, sorvem.1t.o da1l'anno decorso, 'la quale deve formare precipuo ogg~tto dell'annus i relazione. Spiacemi non potere t·dtm· di tutto appìeno, perocchè mi fanno tutt'ol'O. difet to molti fr·a gli indis pensa bili da ti s tatistici e resultanzc cbe solo da. una protraLln. osser vazione pot1:anno rit.rarsi. Il 2 7 giugno 1865, in seguito nlle <'manatesi d isposizioui minis te1·iuli, la dire;~,ìo n e del genio militare in PiucenZt\,.gil.Lava Ja p rima pielr·a di quest'ospedale, che co mpiu[.o~i nel 1868, dieLro una spesa eli 856,000 t'ranchi, veniv<t ad esser e ·a.bìLato solo dal giorno 1'"/ settembre dell'anno testè decor·s o . .A. punto t opografico d 'erezione, scegli evasi un'area 'di )Jen v cnt iquattromila metri quadmti, p osta a cavalil!r·e dei bastioni m eridionali detti di San G iovannì 'e di Sant'Agostino, in linea retta al pubblico passeggio, e più p r·ccisamente sul piano del detruso bastione e porta di San Raimondo. Nel pr·oge:Lto d'er·ezione del fabbl'icato stabilivllsi saggiam ente anzìLutto l~he la for·ma da darg!isi fosse come più conveniente ai principii d'igiene, quella di un segmento di quadrangolo, avenLo un'esposizione eliotica delht fr·oo t.e sua
principale a S. E. e pelle later·ali a N. E. ed a S . O. Ad unire poi le due ali costrutte come la parete cantr·ale ad un piano nobile ,un tcrragno ed un sottetto, e servire così alle regole dell'euritmìa, venne aggiunta una quarta ala costituita solo ·dai luoghi terreni allo scopo che un'altezza maggiore di fabbricato, non avesse ad impedire la libera
aereazioné dell'ospedalè.
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11 principal vano così quadrangolare .di forma - resultante nel eorpo di fabbri ca venne attorniato da un nndrone o porticato dr trecento e nove metri in complessiva lunghezza, metri 4,80 d'altezza, costituito da 44 n.r·cate, le quali ofl't·ouo una luce di meki ::S circa, od un'altezza. massima eli metei 4.,25 cen timetri . .Dei quntlro suoi lali due (che congiungono le ali al corpo principale dd fa!Jbr;cnLo) ser·vono d'iugresso alle scale in quattro rami partite verso il piano supcriorC', ed in due pei sotterranei! Gli altr·i due ser'vono d'accesso ai fabbr·icati accessorii, cioè: a lla sala anatomica, alloggio del custode e più ai 2 ''asti cortili esposti uno a S. O. e l'altr·o n. N. R Sì intur·tmmt:ntc elle esternamunte, il fubbr'i cn.to è costrult(l in tnnttonaia (di cui quelle usate per· le pareti interne l.l i\ la par!icol:.lJ'ìtà d'esser a vuoti inlerspersi. - La facciata espo;;ta a nor·d·est misura per lunghezza H 5 metri •l 60 c;w ut,imetri <;irtsched uo:t clelle due ali, cont<"tlldone ::;oli 68,05! 11 dis~·gno adottalo (il rustico lombardo) porta un compartimento della facciata principale iu ;-, cor·pi parziali, in cui ~'aprono ~ 17 fiu ostr·ù, delle quali 40 binate c 12 a roseltone posle nel sol:otctto. Complessivamente (coll'altre due ali del fabbricato) sono l HA le aperture dello () f.wciato (inter·ne ed estt!rnc) dell'Ospedale! L'altezza totale del fabb!·icato, ascende a metri 17 - Un m uro alto !t rnetri all'incirca, partendo dagli angoli cstor·ni delltt t'accinta ecntntle, c seguendo la stessa direzione del tal>hri;;ato l'alLomia, dhideudo1o a 11or·d est a sud-est e nordovest dalla aperta c:l mpngna. In quanto a Ila pntli7.ionl! int<?rn:t dello st.nbilimenl o : atl,t·o v~Hlsi nella p<wto cen tmle d<ll piano terreno situa Li gli ut'fil5ii d'amminist:azione (:3 stanze), la sala tw· le mediche cuuferenze, quella d'ufficio pel medico direttor·c, la farmacia e ::;uo deposito ( :~ slanz •), il laboratorio fal'muceutico, la euri1•a (;l loca li), la stanza pel rncdico di çtLHtrdia, 'le pri-
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gioni (2 stanze), il corpo di guardia, la sLanzn d'accettazione de,gli infermi, lo spogl iatoio, la sala d'attesa, il depu~ ito di armi, il donnitoio pegli infermieri, le st1mze pei b agui . N:!l 1° piano, s'attrovano 21 s ale sale d'infermeria (oggi destinate al r•ipar·to medico) più una vastissima sala centl'ale destinata. ai convalescenti. Nel sottototto esistono le abitazioni pa1·ziali destinate per gli alloggi del medico direttore, degli uflicii d' amministrazione, del far macista, del cappellano tleHo stabiliuìéuto, più 19 piccole stanze ad uso dì piCC<•le in fermerie. Gli tdloggi tanto al sud che al nord mettono sovn.1 tlila ga lleria scoperta o loggia solm·e p1·ospiciantc una il giardino inter110, l'altt'a Ja s trada. Nelle du ~ a li esistono invece' : Al pian ten·eno 20 infer merie per le affezioni contagiose di cui 1O per lato - Le fambt·e o Jatr·ine, e l'accesso ai rami di scala sì pel piano superiore che peì sotterranei. Al plano nobile le altre salu ordinarie per gli ammalat.i e le stanzette per gli ufficiali. Sottenaneamente poi a tutto questo corpo di fabbt·icato girano coll e medesime disposizioni, i magazzini, le legnaie, le cantine, nelle quali veunero collocati i termo-sifoni ohe diramano il calorico a tuyto lo s tabilimento. N.el quarto lato finalmente del quadrangolo, costituito came dicemmo già, dai soli terTagni , ~sis l.ono i locali di abitazione per le suore, a lcuni mugazzini per' mobUiar·e ed attrezzi, la lavanderia non ancora attivata, un bagno p nrziale per le snor·e, l'Oratorio r ùell 'Ospedale teslè nominato a Parrocchia indipendente da quella di Santa Teresa, e diretto per lo spirituale da un , ex-padre dell'ordine di R. Fr-ane'esco. Relativamente ai cortili, ai giardini sono interposti ne] faibhricato dub ampli vani, uno cioè a mezzçdì destinato per giardino ed ortaglìa delle suo·r e, l·'a ltro a: ponente arhorato ad uso passeggio pei con-çalescenti più due altl"i cort ili :1 levante, un piazzale· ridotto a giar·dino inglese nnl r:rezw del fabbri cato e due piccoli cortili di sfogo inter·ni ~
i62 Da cosifalta, bonchè succinta <llJscrizione ùel co111J.ilesso matm·iale dello stal>rlimento, emerge come eccellente ùebba essere e sia di fallo la partiziono dei suoi loeali, otti ma la ubica:r.:ouc stabilita. Ed invcr·o se pos tulato d'igiene è l'erezione d'un ospit-a1iere stabilimento nella par·te piil sana ddla ciltà, sul l imite della s ua per·iferia, i11 luogo asciutto, il pita elevato. ben ventilato, circondato da vaste piazt:e, o da luoghi arl>orati, isolato da ~•hi tazi oni o da centri di popolazione - Se la forma da darsi agli ospedali ìn genere è la quadrangolare, egli è sicuro che per rapporto a quello di San R aimondo bassi preci::;amente ottemperato a tutti i principali dettami J ella pubblica igiene. n punto topografico di s ua erezione è considerato l'is pettivamenle alla città come uno dei più felici essendo appunto tra i piir agroculti. Divisa in due patti eguali l'elisse che le\ determina; emerge dalle tavolo iconogntficbe che quella metà di Piacenza ch'è esposta a sud, contenga pressocbè 3250 ellari di terreno, di cui ben 1500 r idotti a co!livazione; nel m entr-e pel mandamento di nor·d, non se ne contano che dai 480 ai 482. Dominata Piacenza, per ordinario, dai venti di sud-ovest o di nord-ovest, l'Ospedale di S. Raimondo, .restandone difeso in gran parte dal semicer·chio ràppreseotato dalle abitazioni della città che da sud-ovest si dirigono al nordest; b::t pure indubbiamente buona l'anemometrica espos!zione. I n quanto all'elevazione, r·isulta che il piano su cui si aderge l'Ospedale, altro-vasi a metri 2,04 sopra il livello della P orta F odestn, il cui limitare sarebhe a metri 66, 27 sul livello del mare. È pure finalmen te innalzato .l'Ospedale nella località la più asciutla, perchè la più discosta dal Po e ·la meno irrigata dalle settanta e più diramazioni, che sotterraneamenle ad uso dell'industl'ia manifallurieru ed a scolo delle chia· viche discorrono Piacenza. Modificntosi coll'erezione del solo porticato dal lato del
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suèl, il sistema di costrm;ione quadrangolare , fu tnlt'ulLro che s:tcrificata. la ventilazione ai bisogni della disciplina o del servizio - imperocchò separata dai quartieri tènuti dagli infermi, è la pnt't.c destinata agli alloggi, alla (!Ucioa, nlla farm a~ia , agli uffici dagli accessos·i i locali ! - L a stanza anatomie:., la Chiesa, la Iavauderia souo si può dis·e fuori d,J fabbricato, nò pos;;ono per la 101· posizione menoma· mente nuocere, t·iescire d'incomodo ;1gli ::~mmalati! Nè infes·iore per me!"ili (semps·e sotto il t·igu{u·do igienjco) è <:ert<\mentc l'interna distribuzione dello 41 infermel'ie ot·ieotulc (como abbiamo indi cu lo allra volta) cd a sudovest e a nord-ovest ed a nòrd- cst!: imperocchè a conciliare l'esigenze del s~t·vizio colle imperiose leggi della salubrità, ogni snla contiene soltanto 12 letti, avendo ogni infet·ml!ria rispe"ttivnmentl} una 'lunghezza di metii H,20, una larghezza di 6,10 ed un'aUcr.za di metri 5,15 al centr·o della rvòJLerrann. Per cosifatte dimensioni architettoniche, chiaro risulta come ogni sala d'infermi presenti un cubaggio amùieote d'aria per :q28 metri e 78 contimelt·i, cifro. che divisa pei 12 aroma· lati contPuen<H cffrirebbc loro un !lmbìéote di ben 35 metri e 73 centimetri pet· ciascheduno; ammesso ben è inteso cb e ogui stanza rosse intero. mente occupata per tu tu i 12 letti! - Che 1addoYe sembrasse insufficiente cotal ampiezza o.i bisogni delJ'amrMlato, soggiungerò che anche il riscaldamento artificiale, resta per· modo disposto che miserevolmente' servo alla ventilazione naturale c meccanica . Difatti dalle dinamo-metriche prove istituitesi, e r ipetute più volle Jn quest'Ospedale, risulta che ciascun ammalato viene per esso a disporre di circa 80 metri cubi d'aria rinnovai!Jile e respirabile per ogni ora e per ogni individuo. A togliere d'altr·onde dalle inf~Jrmerie l'aria viziata dagli am mnlati che ametterebbero secondo i r isultati della scienza bene 1300 gmmmi d'acqua allo stato di vapore, 100 litri d'acido carbonico per· giorno e per ammalato) si stabilirono due sistemi speciali uno di ventilazione, uno di calorifica-
764 zione, a fullzionare simultaneamente; cosicchè nel mentre si ventilano gli nn'lbienti r:ol richiamo dell'aria pura, li si risc.alda colla circolazione dell'al'ia calda. 'I'ubi ver·Licali od otìzzonlali n seconda dei piani, fumno posti per entro alla grossezza dei muri in numero di sei per· ogni infermeria, siccome destior~ti nel asportare come t rom be-aspi ranti , le emanazioni deleter·ir. degli ammalali. Siffiltli tubi p;;rcor-rono necessariamente i fianchi delle volterrane del piano nobile e vanno a confluire tutti iH un c;\nale colletlalore il quale a sua volta immette in due tor, icelle aperte nel sotto-tetto ai lati del corpo del fabbrica to. Questo sist ema di ventilazione, comunrrue possa d a ·per · solo S€11·virc, vie n tnltavolta coadiuvato dalla simultanea azione del sistem a di caloriucazioue eostilnito ~a 4 speciali copie di termosifoni, producenti uò calorico ordi nar·io di l O gradi .R~~umur col consumo di circa 5 quintali di legna per giorno ~ Le singole coppie dei caloriferi, collocate nel sotterraneo del fabbri cato mettono rispettivamente in condotti quadr·angolari per forma che si diL·amano in tutto lo stabilimento por·tando l'aria caJila nelle r·ispettive sale con 6 apposite boeche od apertur.e, poste nella parte super:iore pe1· le infermerie, nell'i nferiore per gli ufficii far· m~tcia e cucina dove ·necessariamente sono ammessi i tubi d'aspirazione. D.eUe quattro coppie di caloriferi, là prima posta nel braccio di.~ fabb rica a levante è destinata al l'iscaldamento di quelle dieci stanze che sono in questa P.arte del fabbr·icate; La 2• a leYante del corpo principale della fabbr,icà, riscalda solo la farmacia, gli ufflcii e cinque· sale dol pr·imo· piano, dando in o.! tre due bocche di calor·e alla cosidett~. sala di con.va!escenza. La terza cop.p ia situata a pon~nte del corpo del fabbricato, è. destinata esclns ivamente a tr·asmettere ~l c:-~ l o.rico agli alloggi,,ni mngazzia.i. ed alle sei residue stanze ·d·e] prim-o piano. Flnalinellte la quarta coppia di oalovifevi (oh.e è ' post~ nel braccio .(i}j pOJJ..ente~ ~ à destiqata a J:iscaJdare; le uitirne' d1iec'i: sate. del· faliliricatQ.
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Ora i due tel'mosifoni che costituiscono n~ quattro l'Opp:e, essendo destinati al riscaldamento distinto dei due piani, sono di ~po:- 1 i per· modo che possnsi a vicenda l'i:;,·aldat·sene o l'uno o l'altr-o, o tulti e due a volontù. Dai calol'iferi pnssa il c. lorico nelle così elette ('amere di distribuzione di aria cr~lcla mcdionte due upp~u·ecchi , una panrtoi a ver·ticnle rioè ad incnstr·o, ed uc.a ribalta a conlro~eso - Da questa mediant e gli <tpposili condo ti i sopntcitati pnssa il calot·ico ad essei' ver salo nelle :>al.l e suddh·iso per· modo che ciascuna bocca csisteuto nelle infer morii! comunica col tubo che dir·, Liamente imbocca il calo:ifcro, e ciò per· evitare che il calorico s'accumuli negli ambienti più prossimi ni cnlot·ifori ed ottener e unifor·mità di distribuzione dell'aria calda. Il conseguente equilibl'io della temporatur·él esterna ed intema determinato 1lai caloriferi e d:l i vcmWalot·i, sen·e mitevolmento alla pul'ifioaziono dell'aria l A complelare finalmente l'importante nereazione delle sale, ma~sirne pet· l'estiva stngione in cui mancherebbe l'adiuttorlo del calorifeti, :;'aggiunsero certe parlicolnr i disposizioni put· rapporto alla chiusura ed aprimenlo deg li usci e delle 134 fine;;tre. Ogni sa la d'infer·meria ha rlifalli un amplo finestr·one bi-
nato (che per altezza misur·a metl'i 2 e 72 centimetri, per l~rghezza metri 1 e 20), piil tre potle di cui una centr·ale a vetri che dà negli androni o conidoi. e due laterali di comunicazione trn ~~1:\ e saln alte ciascheduna metri 4, 15 lar·gbe melfi 3,35. Ogni finestra è munita (come ogni porta centrnle dell'infermedn) di doppia vetr·ata e impannata, d'apposite asserr aglio a ohiave cho impediscono all'ammalato d'ap1·ide o rcincbi uùerlc a eapl'iccìo o se-nza l'assenso delle per·sone deli'ar ~. Relativamente all'illuminazione artificiale venne adottato $Ì per le· infcrmeFiO che pegli ufficii l'uso del gas elle raggiunge la comodità alla vivacità della fiamma ed alb'economia, per· • l 1uso domestico delle lucerne .por·tatili, viene adoprato il canfino.
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Siccome poi i danni pl'ec!pui aUI'ibni ti alla loce d;;l gas, dipendono primo dalla sua intensilù, :;econdo dalla notevole -emanazione di caloi'ICO, così venne snggiamr~nt e pr·ovvisto 4 che nelle infer merie ogni heecuec'o di gas ill umi nante fosse sospeso ad un 'al lezztì. .non m iro r~ di 3 metl·i, fos se in dir er,ìone <lei ven tilatot·i, e fi nalmente riparato da appositi tubi ed argant_i - Per cn::;if.1 Lli p!·o Hed imenti la gran quae lilà d'ossigcmo ass01·bita naturalmente dalla fiamma, resta abbondevol mente surrcgata da Ila ventilazione ; nè l'i ngrato odore del solfid rato d'ammoniaca · che tal nata si esah1 può ofl'en·dere per nulla gli infer·mi degen ti nelle ri spetti ve sezioni. Nò il gàs illumi mtn lo (di cui se ne consumano da 11 a 12 metri per gior·no a mezzo di 52 becchi (dei 104. esistentivi) portati ad lr{~ di fi amma negli uflìcii, 118 nelle sale d'i nf~t·m erie), nè il gas illuminante, sen •e esclusivamente come s istema d'illuminazione artificiale, ma sibbcne vien us:tato per la disinf~zi o n c delle litri ne ! Partendo dal pri ncipio eli fisica s1ìer·imentale che la ventilazione sempre ed ovuuqne s'accresca p er etfetto della combustione ordinata, venne pul' nelle zambre collocalo un cammino di • eulilazione. In questo vi si fn nnn perennemente d ue fi amme di gaz ridolle ad 1(?1, di ·fiamma (unu nel pi:l nternmo, una nel 1• piuno) allo ,·sc:opo appunto eli rich,i<lrtWro unt.~ corrente d'aria dalle vasehette dc!Ju l<Jkina, aorne pur·e di richiamare la eorrente di esalazione dalle fogne che devon esser ' 'uolate due volte al mese come da contr·atto con una società privata. Siccome poi · l'indicato sistema di dis infezione da per se so!o, riescirebbe di tr·oppo costoso e non del tutto sufficiente ov,e e'non fosse adoperato ; su , larga scala, cosi< vengono con· tinunmente i quattro cessi dell'Ospedale tenuti inodori la mel'cè dell~ or.dioarie abluzioni giornaliere col solfato di ferro, della disinfezione col cloruro di calce della politura coll'acqua versata a lat·ga mano da appositi robin-etti.o cannelli a chia ve, facenti parte del grande ..apparato idrografico del-
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l'Ospedale, meteè cui puossi dirizzare il getto d'?equa , dove meglio ve ne fosse d'uopo ! Acl .ottenete l'aequa potabile quella pel bisognj tcrnpeutici e domestici furono cos trutti nel l'Ospedale ben q u ~1ttr ·o pozzi sorgivi. . L'escavnzione lor·o è a metri venti d i profonditù. Il volume d 'acqua esistente in ognuno vien calcolato in media dai tre ai cinqu,! rnet:ri d'allezza. Una tromba idraulica a doppia pressione postà al n" 88 cortil e di levau! e alimenta d'acqua gli alloggi e le latrine una -seconda a ponente, nlimenta le infer·merie, gli ufficii, lo stabilimento balneario portandolh a diciaselte metri d'elevazjone più del pozzo, oltre ai 200 metl'i di percor_renza per entro ai tubi di piombo. Una ter·za tromba idraulica porto. l'acqua pei bisogn i d ella farmaci a, della cucina e pei ser·vizi comuni di aspersione - Una quarta fi nalmente pòsta nel quaJ•tiere destinato alle su ore' immette quant'acqua occone ai loro us i domest ici ed al loro b agno parzia-le. Relativamente al s istema balneario per l'Ospedale, dirò che per le cure idroterapicbe da istituirsi esistono ju apposito 1·iparto al piano teneno ben diciasette tinozze in pietre - Di questo, quelle destinate ai bagni medicati, ,mis urano per ciascheduna una lunghezza di m et~i uno e quamnta, una larghezza di metri cubi 7'0 centimetri. Quelle alt re invece d estinate ai bagnì comuni sono lunghe metl'i 1,70 larghe 80 centimelt'i. Un assortimento completo di getti d'aqua per le d0cciature, di diverso volume e potenza compie l'eccellente s is tema balneario s tabilitosi pet· l'Ospedale che destinato al ricovero di 372 ammalati potrebbe benissimo pel caso di bisogno esser capace per cinquecento e più letti. Resterebbe o!·~ a dirsi di certe par ticolarità di comodi parziali, qmtle il letto su cui adagiare l'. in fermo che avendo d'uopo dei bagni non potec;~e essere tra~porlabile, e che dal piano superiore vien fatto discendere alle s tanze. dei bagni
768 a mcr.r.o d'un appar·a"to meccanico simile all'altro con cui vengono dalla cucina fatte sa lire al piano super·iol'e le marmitte per· la zuppa con sentito risparmio di forze ..•• . Resterebbe a dar qualche a~ccnno pure ~·el:lLiv amenlo alla stanza mO!'!uaria, al1a pei con\"alesceoti alla cucina, ufficii e far·macil•, ma ad abbrev iare la già lunga descl'izion e dir·ò : Stanza necroscopica (COll nn'urnpla c b8n levigata t:tvola. anatomica), sala pei convalescenti (equivalente in dimousione a tre Ol'd inaric infermerie), Chics;t (capace per 120 persone, ufficii (spaziogi, l>en aereali) farmacia, cucina (con foroclli econonlici), Ja,·andcria (non pm· auco atlivata) magazzini, dormitor·ii pcgli infermieri, corpo di guardia, s L:mza d'ttccetl,azione degli ammalali, e luogbi acccssorii, sono tu!lt locat.i precisamente a posto, e per modo da non t iescire di i neo· modità! aè direltu nè indiretla agli ammalati. In quanto finalmenle alla ghiacciaia, tanto indispensabile in un Ospedale, m~ssime per In. sezione di chirurgia - ag· giungerò solo che posta nella parte del fabbricato che offre l'esposizione eliotica del sud, r·.tppresenta pc:· forma un conico troneo f'o:vescio. CosliLuiLa da due zone a volta tenute una dall'altra, alla distanza dei 14 ai 25 centimetri, misura all'incirca cinquanta metri di profondità, una larghezza al suo fondo di m.etl'i 4,50 ed alla sua apertura di metl'i 7,00. - La sua. capacità e calcolata per oltre o~tocento quintali di ghiaccio. Piacenza, aprile 1870.
l Z Medico, Direttore FROSlNL
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SQpra una nuova O})erM.iòne' J•er rimtU)l'ere l'aderenza posteriore d r ll'ii'~de per ALESSIO 0 GSTON di Aberdeen.
Quando uell~ iride un singolo punto si è formato di adesione fra il mar·gine pupillare dell'iride e la len te, avvi grande peFìcolo che l'occhio r imanga per sempre offeso. Sr, l'atr.opioa è weffil:ace quando questo punto di adesione è LULLavia molle, la malattia tende aù andare d i male iu peggio, iu tluanto cbe la parte fissa agi::ce come un conti nuo irril(\nle; tla luogo a ri· c~aduL~ d' iritc più o meno gravi, e conduce acl aumentò di ·adesione in estensione c a cambiamenti atrofici nell'iride stessa. l) risul ta to ulti mo è ehe la pu pilla /inisce co ll'aderire to talmente alla lente, la · eassula anteriore nella popi Ila n vicino alla pupilla si ricopre dei prqòotLi della flogosi c questa capsulite, turbando la nutrizione del la lente, conduce alla formar.iooe della cataratta, meqlt'C l'iride atrofica li1 promin enza alla sua periferia per il Ouitlo nella c:~mera posteriore e forma un anello con·v p~so intomo alla pupilla occlusa. Nel 'tempo istesso soffro no d'ordinario i tessuti più profondi dell 'occhio. La sincchia posteriore è una delle parli le meno sorldisfa· oenti cl elia prntica ollalmica. Nei casi d'irile e cheratite, o~c esiste altitudine alla fonn.azione eli tal successione morbosa, )roso dell'atropina ci fomisée un mezzo di prevenire questo <W venimento molesto; ma, a dispetto della cura la più attent.a, le adesioni avvengooo spesso, e coslituiscono un get·me di male, tenden te contiouamcnle al progl'esso. Quando le adercoze souo ampie ed estese, nion mezzo migliore e più sicut'O vi ha rlella iri(lr.ttomia. che porta la guari· gione assolula a spese d1 una lie'l'u deformità. Se le adesioni sono pocl1u e comprendono semplici ponti del margine p~pi l lare, sarQbbe deshlerabilc di polere rompere la sinechia s~nza de.Ler minare una deformità dell'occhio. D'ordinario in questi casi l'atropina rimane senza effetto; l' operazione è il solo mezzo per ottenere l'i nte n Lo . Si è p(Oposto in quesli casi di f:lre io · sostituzione dell'iri· dellomb nna in cisione periferica nella cornea col coltello or· dinario da iridellomia,.dipoi d'introdurre un uncino piat:to par·
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ticolare tagliente al suo lato concavo c di lacerare le adesioni col lato convesso o di tagliat'le colla parte concava. si' sperò inul.illr.cn!.e che questa operazione sareLbe sta ta seguita da buon successo in un occhio sotlo l'influenza cl ell 'atropiua, ma essa non ll'o~·a fa vore . Di recente il dott. Passava nL suggerisc e di rompere nel seguente modo le adesioni limitate dell'iride alla lente. Att·opinalo l' occh io, si fa una incisione periferica nella cornea di contro al Ialo delle adesioni; si r itira il coltello; e s'introduce un fdrcipc, che, prendendo l'iride vicino alla pupilla e in un punto' corrispoodenLè all'adesione, trasci na quella aWesterno verso la ferita linr.llè l'adesione si rompa. Ogston esegui questo processo ed il risultato per ciò che riguarda l'iride ru eccellente, ma sebbeue l'adesione si vedesse lacer<Jre, la contrazioue della pupilla, ~;hc iovariaùilrnente segui all'uscita dell' umore acqueo permesse alle due estremilà del· l'adesione di accostarsi l'una all'allra cosi ua presso che esse si riunirono di nuovo a dispetto del largo uso dell'atropina, e quando la ferita corneale fu cicatrizzala esisteva .come avanti l'operazione lo stato ·medesimo di materie, solo l'adcsiÒne non fu cosi estesa come precedentemente . Nei due processi operatorii sopra ricordati l'inconveniente consiste nella uscita necessaria dell' umor acqueo e nel permct· terc in tal modo alla contrazione pupillare successiva di por· tare le estremità delle adesioni separate così vicino che esse si riuniscono. Esse rnoii trnno tutta,•ia come l'iride possa essere impuueme nte manipolata, c che l' irite non c ancora un risulk lato ordinario di un prudente e giudizioso inter vento. Il seguente modo di operare nei casi di aderenze limi tate per cui l'iridettomia è una troppo severa misura è ba:;at.o so· pra due fa tti: 1° che l'iride è un tessuto sufficientemente duro da resistere decisamen te ai tentativi di trasfissione e sarà spinto dinanzi a.lla punta eli un istrumento acuto tanto da essere an· cura lacerato dai suoi attuali attacchi piullostqchè permettere alla punta di trave r~arlo; 2° che se non è permessa l'usci ta dell 'umor acqueo, un istrumenlo può essere introdoLlo nella camera anteriore, e l'iride manipolato senza produrre conlra· zionc di una pupilla atro~inata. Sottoposta la pupilla all'nione dell'atropina . e l'infermo al· l'azione del cloroformio o del bieloruro di melilene, si fissa uno specchio a molla sulle palpebre e l'operatore fissa il bulbo con.
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un fon;jpe tcn!tlo colla mauo sinistra. Dipoi ben si ,studia la situazi one dell'ad el'enza, e, se f<~ d'uopo, per render1a dist inta si usa la ·luce arli!ìcialc conçcotrala. Tullavia ·cs:>a è sollnnto nccessaJ'i<t con debole luce del giorno o iJeltc opacitit de'Ila cornea. Oopo ciò s'in troduce un ago a Lrarerso la comea, press.o itl margi ne sclero t.icale, :1d una distanza considerabile in un Jato dell'adesione, e io tal direzione cl.Je spinto in avanti vada au incrociare all angoìo retlo quc] r<Jggio della lente che è sed e dell'adesione. I./ago è spinto in avanti nella camera anteriore e diretto dal l' operatore cosi eh o la su<J punta s'im· pegni nel margine popillnre d•!ll 'iriòe alla racli ce dell 'adesione. Il semplice t:ondoLLo clelia pun ta dell'ago coll'iride è su11ìciente per ciò, nè alcun tentativo deve farsi per immergere l'ago nel tessuto. Medi<tule uo movimento delicato di le va d. ella punta del· l'ago verso la periferia dell'iride, la ferila corneale facendo pun to d'appoggio, l'aderenza si rompe essendo s~i rn la e !ace. r ata; dipoi l'ago si ritira lenlamente dall' oechio c l'operazione è terminata . L'ago usato da Ogston ha la punta uo poco rotonda, tanto da non essere acuminata. L'autore dice eh o non si verifica co o secutiva reazione del· l'iride o della corn ea, aO'erma anzi d i aver trovato la dilatazione della pupilla mantenere S!Wlpre le estremità lacerate dell'aderenza allonlanate solto l'uso dell'<Jtropina fìn chè non abbia avuto luogo l' assorLimenlo. (Médical Times anrL Gazette 28 magsio i 870) ~
Osservazioni Cliniche sulla temperatura, )lll tologtca (per LONG Fox)
Teta11o - Corea - Croup - Angina - BroncMle. Parlando de1la temperatura del tetano è forzu dire qualche cosa òell'elfet.Lo dell'azione muscolare sul calore dtil corpo. Davy trovò che.Ja temperatura era decisamente aumen tata dopo l'esercizio attivo, fallo veriUcato pure da Ogle e di recente da Obérnier. Da Helmboltz è stalo dimostralo che la contrazione muscolar e è accompagnala da una elevazione di temperatura. Più recentemente Solgcr, Meierstein, ed allri trovarono che nel primo momento dellc1 eccitazione di un muscolo, questo è alquanto più fresco, ma poi diviene più caldo, ma eh~ l'ascensione non è
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intieramente proporzionata al lavoro meccanico; che oltre a ciò il muscolo nella sua eccitazione svi luppa più calore quando nella sua contrazione ·è contrariato di quello che quaudo non è con·
trariaLo. Secondo la dottr·ina di 1\Iayer dobbiamo r itenere che nel ri· poso le elasticità chimiche che sono rilasciate per l'uniorie di sosta nze ossidabili coll'ossigenc sono· trasformate in calore, mentre durante il lavoro una parle di questa somma di forza è, mediante 1a disposizione dci muscoli, ca~ b i a ta in opera meccanica. Conformemente a ciò, se le allre cose forono egual i durante Il ripOSO C il la voro , la produzione del calore deYC C!'Sere pi\t alla durante il riposo, massime quaudo durante il riposo minore è il rafffedclamenlo per la respirazione e la traspirazione. Per·Lanto, menlte che nel lavoro corporeo nna parte delia forza messa in libertà mediante il pro ~;csso chimico per la pnnluz;one del calore è perrluta come calore, ed apparisce c:oint\ lavol'o meccanico, che si trasforma io moLo, puro nel tempo mc:tlesirno lo scambio di ma teria del lavoro corporeo è più rapi do. Pet· l'aumento di respiruzione l'amm is:>ione di ossige ne s~ f~1 più grande, il moto del sangue più celere, e cosi il nurùc1o dei globuli sanguigni souoroesso iu nn dato tem po a!l'-i rJ ll ouuza dell'ossigeno più consi{lerabil e, c '(;Osì l'aLLo chimico da cu i di pende la produzione del calore è più r apido. E l' aumento ncìla produzione non è compensato · per p~rle de1la somma di fo rza elle è spesa nel lavoro mecca nico, po ichè 'la .forza che è sviluppata ocll'allivilà del musco!o mediante l'a· zione ch imica aumentata è ordinariamente più grande di quella che è usata nello scambio in lavoro. ed app<lri sce si•ccom c una sovraprocluzione di calore. Questo più di calore è soltra llo dal corpo negli individui saui per una serie di mecc,ln ismi, c:lle souo eccitali ·dallo stesso lavoro, medi·;mle l :J respirat:ionc pi ù <:clere, la circolazione del sangue più celere per la pelle, quiudì più celere raffredclamenlo. traspirnioue aumentata ecc. ecc.; cosi che un equilibrio molto apprqs:,ima Lil'arilehte ha luogo da una ·parte fra il cambi<Jmenlo in lavoro meccanico di forza che avrebbe potuto essere calore ed il raiireddamenlo aumentato, c dall'a!Lt•a la pt·oduz1one più grande di calore per l'aLto ch i· mico · aumentato; c -così la d'itfèrcnza d1 temp ~raLura in riposo e durante l'esercizio è piccolissima. Allora secorrdo la teoria di Mayer, In formazione del calore nello séamhiò di rnntet'ìa riceve soltanto una p enlit~ per la coulra?.ione' musèolal'C, quando quc·
na -sta prodUOe ne~Il~e. lavOlJO me(}caoiéo. a ecla').'"l.l ha ~ con,fermato Ciò p~r osserv:a~)o ne òirefta. Egli trovà èhe l<i ·q&-atttìlà_di çalorc pnodoLto hella' con.traziont~ mùCcoh1re e più gi::~hd~e~ 'se il 'muscolo ~segaise'e Ùna C{)iltt'a-zìon~ stà~i'ca, non assoèiata ·• cioè a lav6.ro mecc-a.nico, di. quello ·che se la co n t-ra~i qne produce Jayoro meqcan!co'; oltre. a ci'ò. che 'la 'quantit~ di· calore, che si a·is·p-erde n un ~muscolo in opera mecc.anica, corrisp.onde aWeffeUQmeç·C.Ulico.; ·egli col)..clude pure coe i , prodotti della contraziqne, l,ìtils~ol~~rr·è, Jl ealqre ·e i~ lavoro mecéanièo, , ~ona l'e~pressione deW<J,tto· chimico .,çhe ha ·lu9gp n~el muscolo. . · ~u-è'sta - cons_~tfer~~i95_le fondata sopt-a fatti g,sservatl servira.~o. ~a spiègà,r:e il Jiev:e inalzame.nto di tem:peratura che o.ccorre 'p.e r l'eg:ola .gener:aJ.e, sù non uuiv.ersalmente,. nel tetàn;o, neJ I·a, ~orea · e~ l& -all~·c m ~latti é •. in cui )4 c_onù•azione tonica_, la convp,lsio)le .çoreica:, o agitaz.ione, sono i p,llincjpali fenomeni. '
. · Te~-ano: N.e-l· teta~o' la tèmp~~atura può per'sistere a! p!Jnto ,nor4U.ale o poco al di _sop'ra 'Ono all'a-pprossimarsi del termine fatale. ':N q~esto periodo si .~.gsserv·alp un alta elevazione di t~.mper~tura; 109'lt: Fahr. (43 C), Hi 2• Eahr. (4!.~:• C), ~4:.2 .-5• Fahr. (M 7 C) ( .ques~ elevazione cd i temperatura non ces.sa jn~ierameu[e dopo 'la morte. Niuna ~~z1on e anàtomica,,. può· tl<tr tonto di ciò"'! BiH'roUi e Ii'lck~a · zb~fgo' l'attribuiscono ad ~sagenita aiio~e mùs'col-are~ è,Ley,den ad "irritazione d:eL <:entri nervosL Quest-a spiegazione -è 'fnHef.aniente opp,òsta ad• o.gl).i OS~8l'l'aZ:ione SUgiÌ. eJfetti d~)- . .ra-~ione muscolal'e . .•Et'b, ~anendo ché lé c.onvulsion'i ·generaì:m l).fite. nop pnoducont> càlOr u, e che, quando si produce, biò è :nei oasrtatàJi, l~attriDuisce a;il èsaurim~nto paralitjco dell;a~ìone ~Ile regola fa lemperatUr;l, con;s.~guenza delfoffe$a portata al .;~ìst~m~ pervo~o cel)tr.ale che presìede s0P.ra di essa. · · Av ~epgpno .degli e~empi:';Jutta,~ia, in cui. la Lempçratura è al.ta -ne-lla ma~shna parte· depa !Dala\Lia. .· ,. A; spiegar,e tali ca~i è n~c~ss.n;[o o accçttal'e 'la 't,eoria ·di $tn.., -o.· dì COUSJ<Ìérare l'elevazione coÌl;te' il r.isuJLato;,OP.ÌUtJÒstO COJll.a . in'di,pea òj mç>vftpertto impe,dito:. È f11~iie intendere c.Qe l'arto eh~- . micG ~uò manffestarsi hHièramente con:re motq,, ~e no,n' a;vv! imp.ediroento ~l pieno es,eguimento ed <!.Zio n e ~ (lei muscplj ; ma se' la, lib er~ ·azione di que~ ti il).çon.tv;t . oonsidyrabi~e -, ~stacol9?.. l'e'ffelto ' si mgsHerà sotto 1'0rma di càl'or~ çom_e~s~ YeJ'l_e nefra m.acchineria. Qù.anto ·g;J;!ande sia l'impedìment.o .all'a libena: azione ••
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dei muscoli nell' opistotono è me~so ln evi aépza dalia .r ottura, dei retti delf'addomirie .cl)e . t~nfo fr~qu,entem~.6 te incontr~,si'. · è.oraa..- La intlilenza•leggei:issima, deU ~at~i:Vi bà,muscolare s11lla tt}mperatu-rtl ve.des'i pi'ù .concludenteme.nte nella corea acuta, ove il ,novi mento non solo. è moHo, i~Lenso., •ma è pm·e molto con:tiol!ol ll te~f1.Jom.e tro. rrella corea acuta ,di l',5\do, registra_un gvadQ sopra 99•Fa ~r. e spesso registra un grado al disotto del normale, ; e y.ÌÒ; .1\0C,O ·qua.ndo l'aziopfl chi.t;p.ica n.el corpO; è considerabfl~. L'osserva:done clin'ica_per.ciò costri'nge a credere obe 'l'e.strcma at,tlvì~à IDU§COlare .n ~)J ?; ~qre51 no p ha sulla Qleyaqion:e de lÌ~ ;t~JI!· pera~Ur<\ pjll etl'eti;p di' qg~llo phe Ì'a~bia nello ,&tatq d i salute. Gt·oup. ·_ Poco ci. è da ctjne. della iemperaturra nel cro.up. L'altezza del termometro è di ben poco valore nella pro,gno.si,.. poichè l'elevazione può essBre.d·i JJon gra ~ de esten,?ione,. mentre la mi:llattra Mrre rapidissimamerite al termine fatale . .Può essere piii util e nella•-rliagpmli in quei vari ·casi, in .cui la mancaoza della losse e tl~lla voc.e peculia're crouposa' ammette uù elemento ùi dubbi'ò sulla precisa natura della m~liHLia. wunderli((h dìce· che in niuoa malattia a'Cuta· grave può la tem.per~~l1ìa essere cosi ~ n.sign'ificante come nQ He altezioni crouJfo!)e' e 'difteriche. Si può, è vero, ve.dere fn t{ueste malaifie :una temrtel'atura molto elev-ata éome una manifestazi·one di lontano pericoto1; wa Lemp.erature,'xn:oderar.e ed anco norr,nall ·non d:\nno l~ più pi'ce:ola sicurezza ·'di g.uarigione. · -A1ig.i.na.. - Il peri'odo ascendente può persisten~ per quattro. giÒfili o 1)\Ù, ma Spesso' è terminato àlla secondd o tèrz~l sera. in al'c'ùn\ "casi'' il punto massiri:lo è to~· o rois'' ao·cora,. H ··qual'e ·'!<~ ' raggiunto, la de"fervescenza in generale-è critica .- 1~uò aver luogo·nef corso di 'Una sing~la notte, e. coincide 'colla apertura d'un piccolo ascesso.'Frequentissimamente pertanto. l'elevazione"' d()lla temperatura è dj una estensione molto miuoì·e non· giungendo a Hll1•, e i'il '.questa forma 'J'abbassameot.o è .quasi sempre per Jìsi: e còtnpréiìde un numero di g\or~i àssai \\ariabne. ~Bronchite, Il :ma~fijllÌo della temper;atura di .rado eccelile nella bron;xh-ile jL, i02 2ta". Efs~a è certame)lte · ~tHro e$-e-mpio dt;Qga inyw.sa ({ondizioiJ,e flogis~ioa sopra .ù1)~ J~rf5a' supcr;Jìcip .,di una m.embran_a mJ~ço~i.\ sen~a molt~ piressi<L N?!l è che l' ~~i,on e chimica consegueq~e ,aH~ condizione vasomotopia 'si m[lpife'~ ta sotto due forme d'i forza, calore l'una, secrez.ione l'allr~ ? l:'ul· · ti ma non .solo. pnendendo il posto dì parte d:i· ci'ò òhe altrimenti l
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sarebbe calore, ma anco direLtameuLe ùiminuendo la temperatura colla evaporazione c colla espettorazione. Il periodo ascendente neJla bronchite è di estensione molto variabile. Secondo l'autore ordinariamente comprendé circa quattro giorni ; ma è impossihile in molti casi dividere cosi la malattia in per iodi, dappoichè tende ad assalire nuovi tubi e slncronarneute a ciò a mostrare lievi esacerbazioai. 1 rappoFti di temperatura nella bronchite col polso e colla respirazione s6'no molto indefiniti. ba stessa temperatura può. coinddere oon nn polso di 132 e 96; e nella bronchite capillare dei ·vecchi la temperatura può essere di Wl• con un ·polso di 78 o StJ,. Per • regola ~ un'alla temperatura nella bronchite sarà accompag11ata a.respirazione celere,' 32, 34, 36 o 4:0 al minuto, ma l'una non è guida all'altra; ~·i può trovare una temperatqra di 98" e.sistepte ' con una respirazione tli 32 al minuto. La tempera tura compar,ativ-aii,l,ente ba~sa . n ell ~ brpp,ç/lite è utile per distinguere questa mai~Lliél dalla pueumonite, l)On sempre' 1'adle altrlmcrl.Li. È aucòra di qualcb,e, aiuto in guei. oasi di f~bbre ep_terica, in oui . i siutomj durante Ja prima ~ellimana sono principalmente polmonari: se la temperatura si fa alLa a m~zzo ,o al fìné qella ,Prima. s etti~~~; la maW,Lia è ~iù c.he bronchite, e secondo l'estensiOne dell' ,nnalf-amento della temperatur-a_, la malatLia può .essere riconosci~t.a come fel;>bre eo' tenca. E utile ancora quando è consociata al tubercolo. l segai fisici dellubercolo sono spesso mas.cherati çlal rantolo bronchiale, Se 111 temperatura giunge ad, un puuto più alto di !020, e specialmedte se la temperatura · si lUanli ene, mentre J'irrila~ione bronchiale decli na in modo manifesto, si ·può affermare sicurissiihameote che l' iri'dividuo è ancora 'tubèrcoloso. (Médt"cal Tirn es and Gazette, 4 giugno 1870).
Il ma.schera.tore deJI'a,marQ. •
•
l
v· hanno persone che portano una viva ripulsiène per le so-
stanzf.', amare, in taJ..caso .-riesce abbastanza utile possedere una sostanza. che ne mascheri il disgusto. Il farmacista Bouilhon ' trovò nylla. r cgo'lizia un aiuto a tal uopo; co~e (a l'essenza di mandorle amare pel muschio, l'anic.e per la valeriana, il sugo dolce della regoliz1a ·fa sparire 'quasi istantaçean1ente•gli amari più intensi, come del chinino, dell'aloe, della coloquintide, ecc.
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Sull' emera.lot•ia per F. Po 'CBT e L. CoiNos·r {SchmiJL's Jabrbùchcr ecc. i 870. 2j.
Dw·aute un'epidemia di emeralopia nella guarnigione di Strasburgo, Ponnel ebbe occasione di esaminare per più volt~ conl'oftalmoscopio, 30 malati affetti da tale infermità. E gli trovò le arterie della retina straordinariamente pallide, chiare e sottili, e le vene oscure, tumide e congestionate; in alcune anche un- colo~:a mento •·oseo della papilla c nei periodi più avanzati un leggiero edema di essa e della retina. Quest'anemia della retina era patog nomonica; essa svuni va, e cioè le arterie ritornavano rosse, e le vene ristrette, contemporaneamente al cessare dell'emeralopiastessa.Fra i metodi di cura impiegati, nei casi antichi, fu trovata rapidamente utile solo l'elettricità (come adoperata?); i tonici, le soluzioni di nitrato d'argento, i vescicaoti, i vapori d'ammoniaca furono inutili. La dimora in luoghi oscuri veniva sopportata molto malvolentieri dai malati, e dava occasione a deposizioni false. Ooiodet è di accordo con Poncet nel dire che l'anemia della r etina sia car atteristica dell'emeralopia, però ammette questo fatto solo per il più gran numero dei casi; talora si rinvennero anche gli stat.i congestivi. Questi resero necessario un procedimentO antiflogistico. L'emeralopia ordinaria viene all'iocontl'O sicuramente rimossa mercè la leggicra cnoterizzazione di tutto il contorni? della cornea, fatta senza toccare qu~:sfultima, con un lapis di pietra infernale fiaamente appuntato. Egli si convince nella prima sera della verità della deposizione, mercè l'o!!servazione, nella notte 1 e q1,1,iudi nella mattina procede alla cauter i1.:,;azione dopo di che fa fare frequenti bagnoli freddi. I sintomi non più si ripetono nella sera seguente, e il malato è guar ito. Ooiodet adduce le storie di tre malati per dimostt·are la rapidit-à. della guarigione; in un caso la malattia durava da 4 settimane, e io un altro da otto (Geissler) (1).
F. Bol>"FIGLL - Nello Sperimentale. (i) L'anemia e l'edema lieve relinico (manifesto per un riflesso nebbioso azzurrognolo) furono da noi constatali quali sintomi propri e coslanli legaLi pell'inlensità alla malallia e decresceuL1 con essa. lrla av,•ertimrno ancora un altro fenomeno costante cd essenziale..... le parvonze diollricbe dell'iperroelropia {immagine distinta del fondo senta !ante - immagine virluale - movimento delle immagini omooirno alla testa dell'ossorvll.tore). DAnol'rio.
i77 D~ll' uso dell' aJiparec·chlo bia,oulare gelatiJUtto allnctil}.to
nella cnra delle fratture drlla cla,·icola. D D. ·Paquet di Roubais immaginò un sim* appax·ecchio io feJ.Tata ne1 1869, consistendo in due anelli che abbracciano amb:edùe le, regioni scaf!ulo-clavicolati, e s'i allacciano per il Joro margine posteriore o apinale ? con questo apparecchio .si porta particolarmente indiet1'o il rooneooe delle spalle, e certamente s'immobilizzano i frammenti dell'osso fratturl\to. Qualitnnque questo ap parecchio sia ingegnosissimo, pure la guLtarerka. ..non si trov~\ facilmente in ogni luogo, costa assai, per adattarla convenientemente abbisogqa di speciali manipolazioni? è<~ per questo che il D. Hamon della ,Rochelle ha adop~rato in due casi di frattura della ~]avicola lo stesso apparecchio, ma comp osto invece nella -seguente maniera : fatti dìsciogliere a caldo in unlif. piccola qJ.IantitiL d'acqua ~00 g~;am mi di gelatina, detta da bagni, in mod.o che acqmsti consistenza siropposa, si fa iQnnlza,·e il braccio de\ lato malato paralello all'orizzonte, il mo.ocone ·della spalla si 1:icuopre di un denso strato di ovatta p rocurando di ben difendere la reginne ascelhu:e e scapulo omerll.le dall''azione di un ~tpparecch1o, che in pochi momenti acquista la consistenza del legno; fatto ciò c_on · una fascia di un m etro e mezzo si gira a.ttomo alla spa.lla ed alla reglone ascellare, '; nello stesso tj\\mpn con un penoeJio $Ì distende la. · soluziom; di gelatina che immediatamente si secca; su questo :nrimo stra~o se n e passano altri tre, ·o qm~ttro, che vengono gelatinizzati nella stessa rmmier!~, procurando di. bagnare fortemente la regione scapolare e debolissimamente l'ascellare; costruito co.sÌ. i l primo ;meJlo si procede nella ~ tes:,sa guisa ·p er il Jato sano, e quindi si tolgono ambedue e sulla porziol)e scapolare, sul suo margjno spinale, si praticano 8 fori distanti 2 mill. l'uno dall'altro; {atto ciò i due anelli sono riposti in sito, e con un cordoncino passato per i fori praticati si cerca di ria.vvicinarli fra loro, il che può f,trsi -nuche graduatamente, .a um entando ogni giorno la costrizione fino al punto voluto per mantenere in sito i frammenti della fl'attura; con questo mezzo Hamon è riuscito in due casi ad ottenere ottimo resulta.to, se~zacl1è i malati fossero m olto molestati dal loro apparecchio. (E~~llet. géttéraZ ((e th.érap., 30 tnai, 1870). gutt~~operka
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Snl s'lstema. di slilto· ·mag-giore e i'eggimeitta!e nel ·~e.rvizio medico militare · (pe!· H professsore LoNGMOI\E.} .;. l
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; Nella lezione iutroduttoria a Netley ' il prof. L.ongmore <diresse l'attenzione dci suoì uditori '<!.!la diseussione dei meriti relativi d~l s'is.,feìnà dì stato maggiore r eggimentale e ~generale d~U'am ministJ:azione del Dipa,tti'r:neutù Medico •:leU'Annata. Ammett~pdo cl'ie rn·olti ufiìcia.l'i di r eggimerrto il' si's telna dj stato maggiore ' generale satà. una ·sorgente dì · ~o'lto disappunto, egli esp1·.imewa là 'sj>era.m.a éh.e nd òarnl1iamentei la do-v:uta considerazio:ue:·può essere inostta.ta, al·!e' c.i rcostanze di· questi. ;uffkiali'. Già da 1uugo telnpo, ·egli ·ossèrvava, .e'fa stato prevedutò che la ductata.•del sistema , medico•·r eggimentale. avvicinavasi al suo t.eruìine. Il presente sistema di conéeutr!l.zione: di truppe in campi e gua-rnigioni aU'interdo rimuove 'il 'motìvo che appariva ren~~re neoessarìo il·sistema reggimeo'tale ·sott:> le prirne condizioni, q ~and0 l'Armata Britannica •era sparsa per reggimenti e ·distaccamenti, non solo sulla ·Grl\n Bre.~tagna; •mu. sopra ·.t utte le parti del ,nostro impero coloniale. Orn. è s,t ato pr6Vato che il s!stema:, anco per il setvìgio interno, e uuo sciup10' di potere ptofessionale, una inu·tl{e .mo!~ipli:oazi é'ne di equìpag~iameotò chirurgico; e >peuciò . ' di s11esa1 e in' t~mpo di guei'ra è costilontemente ~adu~o, come · nelle prime lotte' in Crime·a e in um ·p.eriodo posteriore dinanzi. Sèbastop'o·u, quando · i medici di aléuui reggimenti ebbero un numerò di · fe'riti da assistere, .superiore di gran· ]u-nga alle furze lòrb ed altvi res'!a ~ano disoccupati ·ÌO quantO si riferisee alle \:!sigenzé de1l'occasi'one: I vantaggi del sistema opposto fucono pienamè"Q.te dimos!Jrati" uella guerra de\1860 in China, ·durante .Ja qualE<, 'c'o!là san«ione del Genet·aTe ,Comandante, Jil Medico Capo ~bbe intièrarllerÌte a sua; tlis'posizion~ gli ufficiali sani'ta.ri tanto di regghn<ento· quanto di stal;o maggiore, cpst ' che, senza riferH·si ai comaùdfinti dei reggimen ~i, egli potè togliere e distribuire i medici ì·e"ggirnt~n ta!'i 'ogni qual volta e dovu·ngue <:r eiiette clì'e i loro' s> ervigi f&ssero i- più v::-.ntaggio~'Ì . Il risultato -fu . così 56-ddisf~~rìtè l.:'lìe il Ministro El èlla Gue rra :rifeni alla· Oa m.er~· de'i ' CQ'tfJUJ1i. che le diHpOSiz.loni .mediche· d'elh\' s·p:..~!l izioue erano st~tè 'coodòtte 601 M eées,s o .il più. eom'pleto, il p iù feliée ;e -il più hrillantè, e .ch e 1a salute. (lelle ·truppe eta s tata meglio custodita
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779 ,e preservata di quello che mai fosse stato in ogni antecedente campagna.. Dalla esperienza acquistata in questa occasione l'lspettore·Genera.le dottor l\Iuir fù condotto ad esprimere l'opinione cbe il $istema reggimentale, d<òve alla fine ctder~ td sistema generale ospidalier o più comr-reosivo e pratico. L'Isp~ttore-Gen e rale MNl.t durante l'ultima guerra della Nuova Zelanila ottenne una si'mìle esperienza e riferl che il sisterna reggimentale r ègolamentare del servizio di spedale da campo parve sul principio che desse buoni risultati, ma le difficoltà incontrate furono tali da mostl'are la inapplicabilità assol uta di esw in cf\so di gui!rra. Le teude e l'equipaggiamento di spedale essendo stati trovati generalmente i•Ìutili ingombri ai reggiment.i nel muoversi in campo furono lasciati indietro, ed i reggimenti pe furOJlO s ba.raz·t.ati. Tutti i casi gravi di feriLe e di m:tlattie furono trattati negli ospedali permanenti e generali, i doveri degli ufficiali sanitari di reggimento essendo limitati ad applicare le principa'li mediCllture durante l'azione inviando i feriti e i casi seri per la cura agli ospedali generali i più vicini, e curando i casi lievi di malattia e gli accidenti in marcia. La stes3a cosa avvenne ·dun~ote la guerra in America: il sistema di spedale r eggi mentale tentato da prima fallì nell'istesso modo, e fu tosto adottato io sua vece il sistema ospida lier o genera~e, siccome è uellc armaLe di tutte le grandi nazioni militari d'Euro pa. Tale essendo la esperienza dci tempi di guerra, il prof. Longmore domanda, pu ò essere saggio di conservare il sistema reggimentale in tempo di pace, invece di fòmiliarizzarc gli ufficial i sanitari dell'arm-ata col sislema. di guarnigione o di spe~ale generale e di tentare di migliorare questo sistflma. al quale si deve aver ricorso in pratica allora quando viene la guerra? li sistema reggitnentj1]e è benefico in varii modi sn~to il punto di vista del servizio miliim·e, ma. per ciò elle riguarda il servi&'io medico esso ristringe la sfera di osservazione e di pratica entro Jimiti comparati v;Lmente stretti. I mali che accompagnal'OllO gli -spedali ge ncr~li nei primi anni furono il risultato di trRscuraoza di disciplina, di misur-e igieniche, di conveniente sòrveglianza; che in questi giorni di gt>nera le istt'Uzione ed osservazione non potrcbpe nver ìuogo senza un pronto e SFero rirvprovero. · Oltr<l i vantaggi del ~;istema di stato maggiore . gepera.lc poco sopra discorsi, esso avrà l'effetto di rendere più equamente di-
780 stribuito il regolHmento di servizio, sP.bb.,ne sia questionabilese questo sarebbe stato sufficiente per effettuare pn tal cambiam ento se il sistema reggi mentale non fosse stato dimostrato chein tempo di guerra è inapplicabile, del pari che sotto le nuoveeircostanre dell'Armata Britannica inutilmente çom,plicato e dis pendioso io tempo di pace. Ma quello che Longmore considera essere il punto il più importante in~ favore del sistema proposto è che esso sarà il mezzo di stabilire un sentimento più profondo di carattere professionale io tutti i ranghi degli ufficiali sani tari e condu rrà ad uno scopo comune per sostenere la reputazione qel corpo professionale. Notando l'aoalogin. fra gli Ufficiali Medici dell'Armata e gl'Ingegneri R eali come mE>mbri di corpi scientifici innestati al sistema militare e che compiono ·doveri comuni alla prat,ica profes~iooale civile e militare, Longmore os~.erva la grand ~ diffe renza esistente fra i due corpi; - gl'Iogegne_ri frequenteme nte sr wdono rassegnare i gradi militari e prendere una parte distinta n ei grandi lavori pubblici e n ~>lle im p1·~se scientifiche, ment.rer con poche eccezioni onorevoli, i Chirurghi dell'Armata non prendono tale parte cospicua n ei l avori civili professìonali. Come risultato del nuovo sistema e dello spirito rli cumulazione professionale, che può d~\ esso avere origine, Long mo,·e espri me la speranza cl1e questo caso non può prolungarsi tropp'olk e, ma che la r eputaziòne pt:i Chirurghi dell'Armata possa proporzionalm ente estendersi, e che essi possano essere beo rkercati per coprire alcuni dei post;i, che ora sembra che siano solt<mto aperti ai loro ctllleghi civili. Sebbene i chirurghi dell'armata p ossano essere destinati a pal!sare per dei cambiamenti simili ad ~\lcuni di quelli per i quali sono passati ai tempi loro gl'Ingegneri R.eal ir l professore Longmore .non crede che possa nella nostra armuta aver luogo uua perfetta analogia ad un'epoca vioiM sebbelle sia ciò avvenuto nell'Arrn:na. P x:ussiana. (Meàical Times and Gazette, 21 rnagg,io 1S70).
ElfetU dell' alcool sul corpo umano. Cosa diviene dell'alcool? È esso totalmente eliminato? Se non è eìiminato, sicaome non può essere annichilito, è esso ossidato?' Ma se è ossidato, ove si trovano i suoi prodotti ? Cosa fa nella malattia? Aumenta o diminuisce l'azione? A risolvere queste ed· altre si~ili questioni Parkes e ollowicz esperimentarono sopra.
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un soldato sano ed intelligente, nell'età. di 28 anni, di altezza media e di medio peso, il quale per otto giorni fu sottoposto ad una dieta semplice e nutritiva con sola. bevanda acquea. Negli nltri sd giorni successivi, la dieta essendo la stessa, lo individuo prese alcool, il primo giorno un'oncia, il secondo dùe, poi quattro, sei, otlo oncic. Dipoi egli bevve per altrettanti giorni acqua soltanto. Per tre giorni successivi prese dodici onoie di acquavite al giorno (eguale a sei di alcool assoluto); e finalm ente per altri tre giorni acqua di nuovo. Quale fu il risultato? Quale è l'azione fisiologi0a dell'alcool sull'uomo !'ano 'l 1° Il peso misurato due volte al giorno rimase immutato. 2• La. tempe1·atum pre.s1\ all'ascella ed al retto non apparve altE>.1·ata, se pure n on snbl un leggerissimo' aumento. 3' 'L'effetto sensibile d ell'alcool si n otò nella circolazione ; esso aumentò il numero , delle pulsazioni cardiac:he di 13 per Oro. ed aumentò il lavoro mec<:anico del cu•1re di un quinto. 4• Inalterata si trovò la. eliminazioue dcH'a-zoto pct· l'orina; non vi fu segno di aumentata. combustio ne o dì ritardati\ mètamorfosi dei tessuti. 5° La cosa istessa è a dirsi 1·clativnrncnttl all'acido fosforico. 6° Le escrezidni al vi ne sò110 tanto poco mutate quanto lo sono le urinarie. 7• Lo svolgimento di carb.,ne per i polmoni non fu determinato. Riguardo a lla elim!nazione dell'alco.)l per i polmoni, pelle, orina, intestini gli autori affermano il fatto di qualche eliminazione, ma non sono io grado di dire se tutto l'alcool è eliminatv o una parte di esso è distrutto. 9• Una quantità più piccoht di i\lcool sotto fonn<\ di acquavite sembra tanto potente qtmnto nna quantità maggiore di alcool assoluto. lO" Una o due on de di alcool assnlut.o date a dosi refratte in 24 ore ad un uornv sano è paruto che aumentassero l'appetito, quattro oncie ]o diminuirono in mr:do considerabile ed una quantità maggiore lo abolirono. 11" Gli autori riconoscono grandemen te benefico l'uso pratiço de ll'n.lcov l ne l fhvorire un manchevole appetitç>, n ell'eccitare un cuore debole , nel rende1·e più celere uua • languida circolazione capi llare. Eglino avvertono tutta'Via gravem ~: ntc che con una dose soverchia l'appetito può essere distruLto , il cuore indebitamente eccitato, e la circolazione impropriamente aumentata. Finalmente essi rigettano l'idea di applicare al vino ed alla birra alcune deduzioni che sono state 1 ricavate dal modo di comportarsi dell'alcool puro e dell'acquavite - (MedicaZ T·imes and Gasettc, 23 luglio 1870)
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Liebig soUa. sorgente della forza muscolare. Due t eorie esistono oggi ·della sorgente della forza muscolare: 1° Che sorge da decomposizione della sostanza nitrogenosa del m uscolo, io cui prende parte, sebbene non una parte essenziale, la decomposi~ione deli.'ossigene; 2• Che è dovuta alla combustione del materiale nou nitrogenoso. La prima teoria è quella sostenuta da Liebig, l' ultima è negata da Liebig, il quale la incalza con obiezioni nella ter~a sezione della sua recente memoria. Questa teoria fu mt:!sSa in camp~ da Fick e Wislicenus alcuni anni fà., e sviluppata da Fraoklaud, secondo il quale quello che segue è il modus opm·andi durante l'azione muscolare. L'ossigeue e il mate.riale nutritizio combustibile sono contenuti nel sao'gue che circola a traverso il muscolo. Fiochè questo è in riparo essi non agìscono chimicamente l'uno sull'altro, ma tostochè il cervello manda un impulso al muscolo per mezzo dei nervi, incomincia tosto l1ossidazione. In quest'ossidaziooe la forza potenziale diviene rorza effettiva, di cui una parte prende la forma di moto meccanico ed una parte la forma di calore. Questa è la sorgente del potere muscolare e del calore che acc9mpagna l'esercizi? muscolare. Il musco1o stesso è a tquanto analugo ul pistone od al cilindro di una m<Jcchina a vapore, e l'urea form ata durante l'azione muscolare è da cou~;id erars i , sotto il punto ~i vista del materiale che ha deg~:: nerato per sfn•gamento come l'indice del semplice logorio dell'istrumento. Quest'opinione d,oveva la sua origine alla ora ben nota ascehsione àel Faulhoro da F ick e \Vislioenus, che fu effettuato con una dieta strettamente non oitrogenosa, e durante la quale fu determinata l'cscre:z.ione dell'urea, e si trovò non essere aumentata al di sopra della media. Fick e \llfislicenus arguirono che, stan techè essi non presero cibo nitrogeooso e non segregarono p iù n itrogeoo del soliio sotto forn•a di urea, e pure fecero un lavoro meCI}anico eccessivo, è impossibile che le .forze muscolari po ssano essere iì ri· sultato di decomposizione del muscolo in urea e in altri pro dotti, e che p erciò le forze musco lari dev o no avere altra sor gl!nte ; che essi dichiararono t:ssere l'o $Sidazioo é della matçri<L
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783 qon nitrogenoaa, che eglino ricevevano nei loro corpi sotto fol'lDa di dieta non nitrogenosa, cui si sottoposero durante il memorabile viaggio delle Alpi. Liebig acc~nna che essi ome.c;sero di determinare la quantità di njtrogene passa~ nelle fecci, e che e-ssi non si pesarono prima e dopo il viaggio. Se l'economia animale fosse come uo fucile invece di essere come un orologio, il r agionamento sopra esposto potrebb'essere valido.. Citando alcuni esperimenti del dott. Parkes, egli mostra . che l';;.um~nto nella escrezione dell'urea vuoi essere osset·vata alcuni gio~ni dopo un violento esercizio muscolare. Egli--accenna inoltre ch e la produzione dell'urea n el corpo non . è esclusivamente dovuta nll' azione muscolare e non può essere.. perciò riguardata come la misura della decomposizione muscolare. Secondo Liebig durante l'azione muscolare i prodotti di m etamorfosi si accumulano nel tessuto del muscolo, e quest' accumulamento produce H beo noto senso di ~tanchez.za muscolare. Termjnat~ l'esercizio muscolare avvi grad,uata dotet·sione del tessuto mus1:olare, colla quale cessa czia:ndio il senso di stanchezza. Contro la t-eoria che l' ossidazione del ~atcriale non nitrogenoso nel fluido circolante è la causa dell'azione muscol~r~, eg!i adduce j_l f<1Uo che p<rhzi isolati di ,Lcss~to muscJo}Rre òhe sono stati lavati con uua debole soluzi'one salina entrano in azione quando sia no convenientemente stimolati. (Médical 'l.'imes mul Gazette, 18 giugno 1870).
U piombo neH<t mediCi\ZiQne. ~l dottore Burgraeve nell'ospedale di Gand usa pc~ la mediciMone delle piaghe il p iom bo ridotto 3 .s ottili lamine, e ciò con eccellenti risultati : ·queste ·Jamf~ctte sono maute).1Ute in posto mediaulc b enderelle angllltioate. Ecco i vantaggi della !lledicazi~l ne :
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1• Il piomi,Jo 1·ies~e dolce c frèsco al conta:uo de.l1a pi~ga;·
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.2• Dispensll. dall'uso delle fila cciche1 che è una causa pet·-
~ anonte di
ri:;culdamentv ; 3• Lo st_rato di sol~uro che si fo:mu, impedisc~ .la putrefazione; 4• Medicata la p1aga. può faCJlmente hwarst, senza scomp tle la meùi<'aturl'l.. · Oirn-. dellct R . .Accad. di l'o1·ino.
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Es]Jerimenti .fisiologici sulle funzioJJi della membrana del tlmJlano e degli ossichti dell'orecd1io nello slato di salute e di malattia. (per AoAYo PouTznR) Gli esperimenti sopra una membrana nrtiftoinle distesa mostrano che la membrana vibra maggiormente quando i suoni che sono ad essa trasmessi si approssimano al tono appr opriato alla membrana. La membrana del timpano possiede all' incontro la qualità di ricevere e trasmettere toni alti e profondi, ::on solo in immediata successione, ma anche simultaneamente. ll nostro orecchio può essere capace di distinguere i toni cli tutti i differenti istrumen ti in un'orchestra; i suoni i più minuti possono e$Serc tutti simultaneamente seguiti, e il più piccolo discordo essere scoperto nell'insieme. B:elmholtz ha provato matematio~1meo te che le membrane curve posseggono uo potere più grnnde di risonanza di quelle piane. Egli att!'iboisce il potere di risonanza della memb!'ana del timpano alla convessità della lamina raggiata verso i] meatO' cs!'eroo. Polilzer la crede una dell e causé; ma è ancor;\ esperimentalmente provato che il potere risonante rimane il medesimo quandO' la membrana è convessa verso il auuno <'he xiceve, o quando è concava ad esso. t'opinione di P oiitze1· è che un fattore importanle per il ricevimento simultaneo dei varii toni è il dlfferentc grado di tensione delle singole parti della mcmbrapa del timpano prodotto dalla sun convessità. L'autol'c dimostrò col metodo grafico che gli ossicini oon si muovono per individua vibrazione molecolare, ma per un movimento in massa. La vibrazione proporzionale di ciascun ossicino dipende essenzialmente dal meccanismo delle articolazioni. p,>litzer nel 1862 dimostrava cbe col movimento esterno del timpano il martello è ti~jto all'esterno, l'incudine non seguendo q uesto movimeot.o. Helmholtz conferma questo fatto c paragona l'articolazione del martello e dell'incudine all'ingranaggio di una chiave di orologio. Durante nn movimento interno i1 denle d'ingrnnaggio del martello si fìsl:!a esattamente in quello dell'incUdine, e cosl questa si muove. Dorante un movimento eslerno il dente d'ingraoaggb del martello diviene libero da quello dell'incudine, e cosl si muove il solo ma rtello. Segue allora, l' asse delli ossicin j. npn
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785 .essendo 'fisso, ma mobile, che i movimenti del martello sono molto più grandi di quelli dell'incudine 9 delle staffe, il che fu conferml\tO da Schmiedeka.m e nuck. 11 metodo impiegato dal dott. Buck e secondo il principio di Lissayous-, che consiste nell'esaminare le vibr~zioni di un corpo col me?'JZO d' is trumenti ottici. Minuti ' pezzi di amilo .furono da. lui posti sugli ossìcini, e le vibrazioni furono misuràte con un microscopio ed un. micrometro. Politzer modificò a.iquanto questo metodo e lo usò per una eerìe di espét·imenti sull'orecchio umano, di cui i risultati souo quelli che seguono : · 1 o Le vibrazioni degli ossicioi prodotte da suoni di eguale intensità t-1·asmessi alta membrana del timpano sono più potenti quando alti toni giungono alla ~nt:mbraoa. Esse sono minori quaodtl gravi toni sooe trasmessi ad eèsa; io toni molto alti la .intenS;ità delle ,,ibrazioni diminuiscono di nuovo. 2" Se le parole entr~mo nel meato per mezzo di un porta voce, gli ossicetti vibrano, ed il numero delLe vibraziqni cor- , Tisponde al numero d~lle vocali delle parole. 3• Se quatche parte della membrana .d el timpano è oppressa ·da piccòli glo9i di cerume od altra simile cosa, l'intensità. degli 'QS,sicini è· alquanto diminuita; ma quando l'istesso peso è so.stenuto dal martello o da altro ossiciuo, l e vibrazioni loro sono considerabilmeote diminuite. 4" Gli òssicini essendo cosl compressi, gli alti toni trasmessi ,allà membrana producono delle vibrazioni comparativamente più. grandi di quello che facciano i toni profondi ; e pattimenti le parole producono vibt·azioni molto più deboli di quello che i suoni musicali. Questi risultati sono concordi oolle osservazioni fatte negli orecchi malati; i Hambin'qlenti sulla membrana del timpano {cicatrici, depositi calcarei) sono meno offensivi di altre formazioni pat·ologicbe al pot-ere dell'udito, come adesione o anchilosi degli ossicini, che disturbano le loro vibrazioni. È manifest.o ancol'a che io casi tali àlti toni sono percepiti meglio dei toni profondi; e che la difficoltà. nell'udir patlare si uota quando si percepisoono facilmente i toni musicali. 5° Perforando artificialmente la membrana del timpano, le v\brazioni del martello diminuiscono e6nsidtlraoilmente; tostochè.
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tuttavia si porta una membrana artificiale a contatto del processo lungo del martello, le vibrazioni aumentano di nuovo. 6" Il rumore udito nella cavità. del timpano, quando forti suoni vengono trasme~si alla membrana timpanica, e a cui Helmholtz ha già d chiamato l'attenzione, non è prodotto, come egli dice, dalla concussione ddl'articolazìone del martello e dell'incudine, ma dal rvmbo della membrana del timpano e dei ligamenti degli ossicini. Politzer lo dimostrò sul cadavere, ma il rombo si ode ancora quando l'articolazione del martello e dell'incudine è artificialmente anchilosata.
(Medical Ti!nes anà Ga~ctte, 6 agosto 1870)·
'La. siricnlna come antidoto del eloralio di LnmRF.IGn.
Dalle ricerche dell'autore risulta che non trovò mezzi per distruggere questa sostanza quando si trova ancora nel tubo intestinale. Egli osservò che il cloralio ;agisce prima· sul cervello e midollo spinale e poi sul cuore; e pensò che la stricnina, che r afforza le sistoli cardiache e diminuisce le diastoli, dove\'8 agire contro il cloralio. Gli esperimenti fatti sugli animali hanno confermato in parte le sue pr~visioni. Dando a.d un animale una dose di cloralio che agisca non troppo fortemente, la stricnina cagiona il tetano; ciò invece n on ba luogo qualora ìl cloralio eia amministrato io qu.antità. cospicua. LtJ;:BREICH -somministrò ad un coniglio una dose mortale di cloralio; l'animale perl tosto. Somministrò quindi la stessa dose di cloralio ad un secondo coniglio, ma quando la respitazione cominciava a farsi debole, amministrò una dose mortale di stricnina.; gli effetti delle due sostanze si distrussero, e i' animale si riebbe affatto. Dopo due giornia mminiAtrò allo stesso coniglio la medesima dose di stricnina, c l'animale morl in 15 minuti. LnmBElCH ritiene la dose di stricnina conveniente per combattere l'avvelenamento negli animali a 10 milligrammi. Lo stesso mezzo può essere impiegato contro il cloroformio; n ell'uomo l'iniezione soltocutanea è da preferirai; qui è però assai difficile il determinare la dose. ( Ga~l!etta medica delle cliniche, del dott. BAVIO'IITI. Vol. VI, N• 12).
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Il cblulno come topico nelle mitlattit~ oculari. (Ocl dottor GnJLIO FT.Ansn, rnedico-chi ruJ•go primario supplente nel ci vico speciale rl i Pavia). Nella seduta del 4 settembre 1869 della società ottalmologica in Heidelberg, il professore Nagel1 rjPet·endosi alle esperienze di Bioz ed altri, sopra l'azione del cbininv, fece una comunicazione riguardante parecchie prove da lui istituite con questo rimedio, in diverse <\ffezioni cong iuotivali e corneali. I l professore di T ubinga adopera il cloroidrat(l di chinion sotto forma di collirio, applicato direttamente sulla congiuntiva, a guisa di doccia, e diee di avere in parecchi casi osscn·ato l'azione del detto rimedio molto più efficace di quello che non sieoo molti altri topici comuuemente adoperati, c ciò io ispeoie nei catarri congiuntivali <}rouici, io certe forme fli ctt!nulal·i e pustolari, e· finalmente nelle affezioni purultmte dciii\ cornea. Sopratu:to poi il detto autori-! raccomanrla l'uso dci collirii di chinino, in quei casi di diffusp. infiltrazione della cornea, coosl;)cutiva alle eatrazioni della cataratta, facili a mani festarsi p er innuenza della cattiva costituzione dei pazienti. Secondo il Nagel, la potenza. medicamentosa sarebbe da ricercarsi nell'azione dirotta. del chinino. sopra i corpuscoli incolori del sangue fuorusciti. Dal principio dell'anno, epoca in cui m: pervenne la comunicazione di questo nuovo rimedio, fino al presente io l'adoperai nelle forme m~rbose sucnunciate non solo ma altresl in altre malattie a q ueste afl5oi, e nei quindiéi esempln.ri su cui ai basano le esperienze fatte finora non si potè non rimarcare una azione veramen te efficace e pronta nel medesimo tempo. Ma là dov.e l'azione di questo rimedio, mi si presentò di un vantaggio incontestabile c superiore ad ogni altro mezzo fra i finora conosciuti, si fu nelle ch eratiti pareochimatose e nelle opacità corneali. Ognuno sa che la cheratite parenchimatosa si caratterizza per un decorso estremamente lento, e che ordinariamente impiega un lasso di tempo comprese fra i tre e i sei mési per la g uarigione. Nei tre casi di affezione da me curati col chinino, ebbi la soddisfazione di poter ottener la guarigione, in uno spazio di tempo minore ùi un mese.
788 L'applicazione del rimedio era toll erata benissimo, e gli ammalat( soffdvano solo un po' di bruciJ •·e alle prime applicazioni, appena dopo la medicatura. Indi ad alcuni giorni che si era impi~g,t to il topico in discorso, si vede vano comparire alla periféria della cornea nume1·ose ramificazione vascolari, che si estendevano poi verso il centro della. stessa a costituire delle piccole isolette rossigoe, fra mezzo, all'opacità grigifl. uniforme, che determinava l'infiammazione diffusa della cornea. Col progresso di tempo, i vasi si vedevano , impallidire per svanire del tutto assieme all'opaciLà. Per rispetto poi alle opacità corneali non infiammatorie, io l'adbperai in un solo caso· di albugine, ed otteuni un· vantaggio pronto e notev\)le; ma in riguardo all'intensità. della ~acchia, n.on potei ultimare la cura, giacchè l'ammalato avendo acquistato un sufficiente grado di vista abbandonò l'ospitale e pit) non lo 1·ividi. Invece del collirio, come viene consigliato dal Nagel, io feci apprestare una pomata di cloroidrato di chinina col ~lieerolato d'amido, !!ella proporzione di una parte di· sa1è sh qu!\ttro di menstruo. Ciò non feci per desiderio di novità, ma unicamente perchè mi riesciva alquanto incomoda l'applicazione del collirio a gui~a di doccia, e d'altra parte quella. formola sembravami più tollerabile e di azione più duratura, cHe non sotto forma di ungnento. (Riv. di Med. di Chir. eli Ter., aprile 1870.) Dott. G1uL10 Fr,ArtEn..
e
Pomata. antl-parassitica. Solfo sublimato . ' . . . . . Cloruro ammonico-mercuriale Solfuro di mercurio Olio di oliva Sugna fresca. Creosoto . .
grammi »
9
0,75 0,75 6
24 2
Si triturino insieme dapprima ]e tre prime sostanze, e si mescç>lino esattamente ai corpi grassi. ·' Questa pomata è utilmente impiegata contro la scabbia, il favo e le altre affezioni cutanee dovute alla presenza di un parassita. (Annali di medicina pttbblica, 20 aprile 1879).
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Il cloritle. La storia tera.peutica. di questo, nuovo ed efficace,.,ipno,tico va ogni.,gjorno più arricchendosi, v:eqendo aperJmen};ato in t11tte le circostanze cliniche. Ultimame.n te il dott. ~auriac adoperò questo agente terapeutico, e con successo, nei dolori di natura venerea, quando erano r~usciti vani i mercuria.Ii ed H ioduro di potassio, oppure a cag~one della)entezza d'azione di questi rimedi, quando urgeva di sedar t osto dei dolori gravi delle insonnie tormentatriei, ecc., : ~sso potè continuare a. ;!.ungo il <?)or~\e, perchè i suoi effétti non si accum.ulano sui nervi, essendo lar,su~ azione fugace. · Il dott. Hughes Bennett, con particolari sperienze sopt'a animali, ha dimostrato l'antagonismo esistente tra il clorale e gli effetti tossici della fava del calabar. Lo stesso autore coQstatò l'efficacia del clorale !)ome ipnotico · nei , tisi ci. 1ll 1dott.o r l.VIodde~ ne f1~ce ultimamente una. l~rga applicaziope anche in ginecologia all'ospedale Rotonda di Dublino; l'uso dapprim~ contro l'insonnia t• d i dolori èonsecutivi al parto; ma poscia l'usò anche contro la. rigidità del éollo dell'utero, per cui si ritardava il parto in donne primi pare; il cloralio calmò l'energia delle contrazioni, e procurando il sonno, diede il tempo al collo per dilatarsi.
!lnchi>Qstro nero d'anilina per· la llngeria.: di S. P.
Si può ottenere un inchiostro molto istantaneo, mescolando al momt)nto di farne uso, una soluziene di clorato ferrico, (ottep';l-tO precipitando u~!\ soluzion~ di c~orato di barit~.?q~_so}fato ferrico) ed una soluzione di cloruro di anilina. La tinta cosi ottenuta è molto più t·icca di quella che si ottiene mediante i sali di rame, e l'effetto è molto più rapido. - Il nero d'anilina resiste perfettamente al bucato; esso può dunque e~ere vanta~giosamente sostituito al qitrato d'argento nell'economia do· mèstica per 's~gnare (pannolini. (GùrmaZe di {armaola e chimica 'di Torino, .xri'a rzo 1870, pag. 133). l
Giornale di Medie. milit. 1870.
~O
790
L'esito delle grandi operazioni prima e dopo l'uso degli anestetici. Il p~of. Simonin cercando di paragonare l'esito 1 delle grandi opera'zioni di chirurgia prima e dopo l'anestesia, praticat,e in 34: anni all'osped.ale delle cliniche di Nancy, reca ìn mezzo due serie di operazioni l'una di 107 (dal 1835 al 1847) fatte senza anestesia, l'altra con anestesia di 229 operazioui (dal1847 a11849): le operazioni riguardano specialmente amputazioni di membri, operazioni di ernie, ecc., la mortalità primn dell'uso degli aneste· tici è stata del 36 per 100 e discese a 10 per 100 dopo l'uso dell'anestesia.
BIBLU:OGitA.FIA. L'illustre prof. comm. CoaTESE pubblicò nel 'x v volume delle
Memot·ù: deU'istUttto veneto di scienze, Zette1·e ed a1·U, di cui è membro, una nuova interessante dissert~zione anatomica, che ha per titolo:
Considet·azioni anatomo-patolo,gicl!e St~lle glandtUle sanguigne e sui tessuti erettili e cavet'Jtosi.
All'appoggio delle altrui e proprie investigazioni, specialmente microscopic;he, l'egregio autore tende (b stabilire che, nell'appa· r ente unità di tipo anatomico, i tessuti glandulare sanguigno ed etottile presentano differenze notevolissime, che, nel mentre spie· gaoo la somma differenza dello scopo fisiol ogico, stanno a prova della necessità di stabilirne due distinti ordini di tessuti. Alcune consider azioni sull'influenza ematopoietica del tessut-o spugn•JSO delle ossa; alcune deduzioni relative a certi prodotti · patologici, accrescono l'interesse pratico del laYoro. L& memorietta è corredata di ,otto belle figure litogr~(àte rap· presentati con notevole ingrandirne1ito finissime inie~ioni dello milza, del rene succenturiato, aei corpi cavernosi, ecc. L'egregio scrittore tratt!\ questioni che lunghi studi gli hanno reso conosciute e famigliari, il suo lavoro ba perciò quel carattere di profondità di concetti e di sicurezza di deduzioni, che appunto è sempre il portato della perfetta .conoscenza dell'argomento. BAROFFIO.
l.
19f
·VARIETÀ Carth-Ciosets. Latrine a tena. secca, sistema Moulé. Il sistema Moulé è fondato sul principio. della disinfezione immediata dell~ feci all'nono della terra asciutta. La eminente propriet~ asso1~ente della terra polverosa fu da lungo tempo usufruita come mezzo eccellente ed economico di 'disinfezione delle materie fecali, e per t~le scopo impiegasi appunto nella preparazione di certi guani artificiali, della poudrette, ecc.; come mezzo poi di disinfezione immediata degli escrementi, il musulmano, di rigida fede ancora, l'usa all'evenienza per religioso precetto sanzionato dal Corano. È alla f;in fine una igienica applicazione della ben nota pratica del gatto e di altri animali felini , di ricoprire i proprii ·escrementi raspando intorno intorno la terra. Il vero pregio delle lat.rine Moulé sta nella semplicità del congegno che permett.e volta per voltO. il gettito della terra sulle feci appena emesse. Una specie di siffatte latrine è in uso a Berlino in un quartier~ della guardia; esse· funzionat)O presso a poco come quella che qui descriviamo : è 11empre ·cioè la mobilità dello scalino, che f<t da. predella al seggio della latrina, che r.ostituiscela parte essenziale del meccanismo. Nello scorso anuo all'ospedale provvisorio (dì baracche) del campo. d'esercita:biooi di Bruck' sulla Leita fu applicato esso sistem~, e noi dobPiamo all'illuminato interesse dell'egregio generale Cadoroa per tuf.to ehe ba tratto al servizio sanitario l'av~rne avuta conoscenza, come dobbiamo alla squisita gentilezza. del medico di stato. maggiore nell'esetcito austt·iaco ~ottor Sigismondo Bernstliz la p1·esente descrizione ed i disegni relativi. Un luogo ed abbastanza ampio cor ridoio, costituito da una tettoia a colonne, mette in comunicazione l'infermeria çol c~sQtto ove sono le' latrine. Il casotto, ·costruito con rozze assi, è lungo circa 10 e largo 'l metri; dal lato dell:inf'ermeria, lungo tutta la parete, presenta internamente un corridoio su1 quale si aprono le sette latrine, costituite da altrettanti sedili elevati di sessanta centimetri da terra; una tavola a cerniera li Ticopre, bisogna sol,l~va;rla per iscoprire i fori e come essa tende a ricade1·e spontaneamente è col dorso ~
792 \
che l'ind~v!duo ~eduto ~.4 ,.a,ç.p~jc1aJ;~ s~l,s~~i~e la.tiene sol1~vata. A 15 ~ent1me.trJ dal suolo dind'n\ 1 a1 sed1h v'ha ·un gradmo o predella che bisogna montare .P,ì necessità per arrivare ai sedili ste'SsiJ 1 •: ·' La fossa .è unica scavata·· t utta per lungo sotto i sèdili ed è quasi 'del' 'doppio Hù·ga in die'tro,, éssa 'è pi·dfondà 75 c'én:'ti!lletri circa sotto il livel'lòY•iìel suolo,' e •le pà1;eti n'e sono in ·muratura, rivest ite di ' cemento ed asfalto. Còrridoio e 'Sedili non oc-cupano. 'che la m~tà per le·!Jurlgo del cas'ottQ ~versò l;illfèrmeria, Paltra porzione '4è~ casotto •.n'e è ·tiivisa. da un ·assito verticale el1e 'co~ stituisèé ·n dorsale· del1e làtrine. Ora ·dietro ' ciasèun se'd·i le; 'attaccàto àll'aSSÌ'tO OOI'sale, av,ri una •cassettà di legno di' fOrmt\ prismàtica, còll'al)ice rivolto 'in basso 'verS'o :la fossa: esse cassèttè ~''sono ttipien:è1 di terì-a Mciutta, che, passandola 'ad un gros~olano· st~~éjo ;di ferro, si è r'esa ·abbastanza ·fin·e ed omégi nea. I h ipice dì esse cassette è troncò- e préSènta cosl una apertura (lat·ga 5 centimetri e lunga quant'è lungo· il sedile), che'· chiudesi con una ' semplice .valvola ai legno a battente. lEssa •valvola è unita col montatdio o pÙ'della con due travicelli in b'ilic.o su d'un ipdmochi.o cili'ndric'o, per ' modb· che; quando shì~fJOggi1rno i predi su1Ja predelÌa,rmontando e dik<;endendo dallà 1lati'ina, ·.si apre ed l'hl.a peri ione suffic1ente' d~tla terra contenuta nella càsset.ta 1 c'àde nèlla •fossa per l'apertura 'corrisponde n'te· e ricopre gli e's crementi. ' ita ·i:est.ante por~ionè ciel casotto 'dietro la fossa presenta sui , due lati abb'astanZ:a. spazio pér accrimùlar vi da una parte la terra asciutt~ p·er ' le ' ~as~ette, dall'alti·a. 1e• feci che éstraggonsi' aàlla fossa. Néi mezzo poi una discesa ·a piimo inelinato pel'mette accedere' con •facilità .àl fondo della · fossa. ~ P~r· oùenere eskttamente lo scopo è necessario,: che gli e'sere· merìti sieno bastantemente coperti, · per la qual cosa' 'PUÒ essere ne(\essario · 1c1le 1 la gente di servizio un paio di veite al giomo àltneilb vi. get'ti soifra cdi badili }d·ell'altra !terra. Ogni 2° o 3• giorno si rimescolino gli eS(Il'enienti accumulati còn' ~erì·a l e quando la"fossa '(:j • a rhétà 'ripien'a sìà ·vuotata. ' Tia terra vu3[ essere' sca:vàta d ~l suolo ahe ?si trova in ·fie' nanza, 'acci'ò non si· per da tetnpo nèl farvèla èt:mdm+e. La •stacciatut a ìdeve,;aver 1uògo ìn un corridòio· che sia coperto e'di as~ititto aìllncliè Ila terra trion p~·etida 1dèlJltimidità. E •mçgHo
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1
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dt tutto, facciasi quest'operazione nel casotto stesso della latrina. La terra già preparata e ammontichiata vuoi essere di quando in qwmdo passata pello staccio; poichè essendo sostanza molt9 igroscopica essa- attira a sè con grande f~ciJità l'umidit~, cosichè gli e~or.~l'nenti diventano liquidi, si putrefàono rapidamente è· lll&ndano fetore. _ Oltre l'orina. e le materie fecali n essun'altra materia vuoi essere gettata là entro. In ootal modo.gli escrementi riescono pienamente disinfett-ati, le latrine mandano nessun odore, uè feculento, nè amm_oniacal~, e siffatto genere di latrine torna convenientissimo ai stabilimenti di grande dimensiqne.
Igiene di uu'arma.ta in campagna. P erehè, domanda Chévalier ~ in un interessan'te articolo sull'argomento, perehè uelle ultime guerre, di Crimea, Italia, Messico, Boemia , America , le m~rnate belligeranti perdettero una cifra ben maggiore di soldati pe1: le mal~ttie eh~ pel: fen o e pel .fuoco del nemico? Perehè quef!ta cifra. giunge,• p. e.' pe'russi all'enorme e quasi incredibile proporzione di 80,000 uccisi battaglia o m()rti· in seguito a feri te, e 550,000 per cholera, tifo e altri rnor bj? Per~;hè la Francia ne perdette per h\ stessa causa 75,000 su 95,000, e soli 20,000 in bat.Laglia 1 P erchè l'Inghiltena 17,000 su 22,000 con soli 4,600 pel ferro ed il fuoco de'nem ici? I perchè sono varii <~ tutti dolorosi. Il Qhévalier pn.-):la d elLa~ Francia ma si attagliano anche ad ·altri, per non dir~ a tutti. 1" Soverchia esigen:Ga delle leve che re clutano uomini non atti a sostenere le fatiche del rude mestiere delle armi. 2" Nutrimento insufficiente, poco variato, poco igienico, p'oco ra:Gionale. 3<> Negligen~a l'iguardo alla politezzll, elemento urgentissimo di sa]JJte in uno straordinario agglomeramento d'uomini qual è U\l'armata. 4" Numero inadeguato. di _medici: insufficienza doppiament~ dannosa, e per chè non bas~a all'uopo, e per cbè uccide per soverchio di fati·c he i medici stessi 82 su 450. 5• Violazion e delle due precipue leggi dell'ìgie!}e : accumulaii'tento nelle ambula11ze, isuffieieute ventilazione negli spÉ)dali.
in
Mese di luglio 1870. - CLIMATOLO( Minima assoluta
ITALIA
Media
Giorno o l
P1·ess·ione ltlmosfe·l"i, m
m
Settentrionale . . 7o9 . 84 752 . 78 j il 30 a Chiogg: Centl'ale. . 760. 36 7~4 . 20 il 2 ad Anconf . 7~9 . 73 754 . 88 il ·18 a Beneve Meridionale.
l
l
Temperatu1·a in Sellenlrìonale . . Centt·ale . . . . Meridionale. . .
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H .1 il 'l alla Sac:l'a 10. o . il 3 à Camérir i8. 5 il '19 a Girgenl '
Acqua cadute Selle nll'i onale . . Centrale. . Meridionale.
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7. 6 a Genova. . 2. 1 a Jesi . . . 4. o a Locorotondo
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Temperatura media . . TuTTA ITALIA . . Id. - m~s~ima . Id. mnuma. .
liA ITALICA. - Mese di luglio 1870.
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Massima assoluta ·
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l Giorno e luogo
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i9o
Con Determ\tlazione Ministt!riale ael 14 agosto 1'870. l seguenti ufficiali sanitari e farmaceutici furono pestinali presso le ambulanze del corpo d'esercito d'·o sservaiione delle divisioni ' attive, e -presso gli ospedali temporanei infp:lind icati:
GIACOM&TTI cav. Lorenzo, medico capo, in aspelfativa per riduzione di corpo. - Presso. il quarlier generale del corpo d'esercito di osservazione, continuando nella posizione d'aspettativa. · Presso l'ambulanza dell'H• divisione attiva MOJA Luigi, medico di rcgg. di 1• classe in nspettativa. - Id . id. BOLLA Giuseppe, medico di regg. di 2• classe. - ld. id. LAC.\ VEIH. Onofrio, 'medico di bauaglione di 1' classe. - Isl. id. BARTAl.INI Emilio, id. di 2' l}l8,!<!>e. - W. id. VERi'1ETTI ·Luigi, iJ. id. - Id. id. NEGUA Ft·ancesco, id. td. - ld. hL ~t\BBIUCATOrtE Nicola, J;trmacisla ag~iunlo. - ld. id. GlJlDOTTl cav. Carlo, medico d ircUoJ·e. - Pr·e~so l'ambulanza, ds:lla ~2· divisi-one alti v.-.. CUESCENTlNO cav. Costantino, medico di Tegg. di 1' cl. - Id. id. CUG USI, doti. Giuseppe, id. id. in aspettativa. - ld. id. MAlrfOGUO Fer·flitumdo, medico di baU. di 1' classe. - Id. id. DlU.LA.CHt\. Francesco, id. id. - Id. id. 11ESPASlANI Giulio, id. id. - Id. id . BL\NCBI Leopoldo, id. di 2" cll1sse. - Id. id . CASSINEl.Ll Paol.o, JarmaciSk'l. - ld. id. COLO~lBtNI cav. Vlamìuio, med ico d irettore. - Presso 1'\\mbulan?.a della 13' divisione aLLiva. PAIUSL dollol' Domenico, id. di regg. di 1.' cl. in aspel!. - Id. id. RES!tSCO Adolfo, id. id. di 2• classe. - Id. id. SAPPA Domenico, id. di bntla~l. di 1" classe. - Id. id . GOASCO Carlo, iO. id . - Id. id. ' RICC A Boberto, id. di 2' classe. - Id. id. F.ÀNil' l~I Giovanni, id. id. - ld. id. LEO Giocoroo, farmacista aggiurtto, in aspcllaliva. - Id. irl. TUN1S{ cav. Carlo, medico direLI. - P1·esso l'amb ulanlil di riserva. SARNO dou. Frauéesco, id. di regg, di 1' classe. - Id. id .• TOSI Federico, id. id. - Hj. id. PANDOLFJN1 Pietro, id. di bauagl. di 1' classe. - Id. id. SANTULLI Sabato, id. di 2' classe. - Id. id.
PLA1SANT cav. Giuseppe, medico direttore. -
796 SORMANI Giuseppe, id. id. - l d. id. CIUFFO Giovanni, id. id. - Id. id. FACEN Aurelio, farmacista aggiunto. - Id. id. BAlrBACCI dott. Francesco, medico di regg. di 1• classe. - Presso l'ospedale temporaneo di Terni. BERGAMO Ferdiuando, id. id. - Id. id. GIRONE cav. Diego, id. id. - Jd. jd, , BACCHINI Cesare, medico di regg. di t• d. in aspellaliva. - Presso t'ospedale temporaq~o di Rieti. MANCUSl Ant.onio, id. di 2• classe. - ld. id. TAr.IPKLLlNl Carlo, id. di battagl. di 1' classe. - Id. id. COGLiTORE An tonio, id. id. - Id. id. ALEMAGNA dott. Antonio, medico di regg. di 1• cl. in aspettaliva. Presso l'ospc<lale lompo~aneo di Orvieto. OPER'fl dott. Bernardo, id. di 2' classe. - ld. id.
Con R. Dem·eto del 18 ctgosto 1ìno. OGNIBE~E dottor Andrea, medico di
battaglione di i' classe, addetto all'ospedale divisionario di Torino e oomandato presso la fortezza d' Exilles. - Concessogli, a datare dal 1" settembre 1870, l'aum ento di stipendio in lire 400, per aver passato un quinquennio in effettivo servizio nell'attuale suo grado, a senso dell'articolo 4° della legge 28 giugno 1866. GALLI dott. Vitaliano, id. id., nel 21" reggim. di fanteria. - Id. id.
Con R. Deot·eto del 2o agosto 1870. VERNETTl dottor Luigi, soldato ne l corpo d'amministrazione. -Nominato medico di battaglione di 2• classe nel corpo sanitario mimare, colla paga e vantaggi fissati dalla legge 28 git]gno ·1866, a cominciare dal 1 • settembre 1870. NEGLlA dottor Francesco, id. - Id. id. Cl\RAOON li\ dollor Antonio, id. - Id. id. VERTONE dotto1· Eugenio, id. - Id. jd. PETRONE dottor Pietro Paolo, id. - Id. id. GILBERTI dottor l\iatleo, id. - Id. id, BOBBA dottor Emilio, medico di reggim(lnlo di i • classe neL corpo zappatori del genio.- CoDilessogli, a datare dat1• settem br~ i 870, l'aumento di stipendio di lire 380, onde pbrlado a ·godere della paga assegnata al grado immediatamente superiore, per aver passato un secondo quinquennio in effeWvo servizio nell'altuaie . grado, a senso dell'art. 4• della legge 28 giugno 1866. REGIS dottor Stefano, iC:. id.. nel 67" reggimento fant. - I d. id. COCCO dol,tor Asosl.ino,. id. id. nct 2o" r~gg. fant· - Id. id. SANTlNI cav. Silvano, id. id. pres~o l'osped. div. di Firenze. - Id. id.
1
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f "sotlònotal i u'fficiali sarlitari in ,ilspeftati va 'per· ri'd\izione' ili' co:npo sono richi'aniaH' in' effettivo servizio c'o!la p-à!ga ·e ~àU(~gr Ussati dalla legge ~8' giugno 1866·, a comi'nc'ia!te 'd.~e t• sèt~mbre:. fsro. '
...
·'
MURA:TO,RE cav. Giuseppe, medioo di .reggimento di t• classer do.· miciliato a Saluzzo (Cune,o). 11 J!~CCHINI ·dollor Cesar~, il Ìd. id.. l'arma. Pl,CCfii dottor Césare, id. id. id. a J?aola (Co~~nza)1 , CU~'usl dottor" Giuseppe, i'd. id. in servi#u presso il. 28• beUagliJn~ oèrsagliéri; a seii'so dell'a.rt. 2 pét ·n. deàeto Hi settembre 1867. S'ARNO d6ttòr :Vinèbnzò, medico di reggimento' di 1• cti1,.sse; ·uomi· l ciliaù:i à Sa1ét'no~ ~iu~~ ,dottor. tuigi, id. id[ \'d, •a'Napoli'. ALE'M'AG'NA: dottor Antonio, id. i'd. id. a Salet·tio. P.\RI~S'I doftor Domenico, medico d'i' reggimentJ di 2-:. clas~e, at5mici· li'ato a Capua'. '
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· Con R. Deore(o' d~ 28' agotsto 187o:· · • t' 'l
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• ,.,
J\UR.CH:IANOI cav. lPiet ro, medico direttore, addettò àl'fo s~itd'a ré 3!'- ' v.isionariò -d( Toì-iìw. ..2_· Concess'ogli, a datàrè,.a'df i·" sette~fir~ 1810: l'aumento ~i ·stipeùcHo ·di lire'<!is'o, on<re· por'tb.rro a ·g'Q~1JM· della paga assegnata al grado immediata,ment~ supè"rìòi~, IW • aver p:issato un secondo q'tliiliiuenniò' iii effé'tÌivo sgrvNib1 ·rfih'-, t'attual'e grado; a mente dell'art. 1·· della lèg'ge 28 g'i dgno 186'7~ PECCO cav. Giàco'mo, id. id. di Atèssandl:'l·a'; _.!.. 'Iii. jd'. id? !ti\PP'ARl cav. movanni, id. ìd: di Padlov~. .- 'Id. id. ìa:
Pèr ·aetèr-minai.1one' mi~istel'iaté dèlli 'go agtiist~ 1'87·o. MURATOlm ··cav. Giuse'jjp.é, Uiédico di reggimJn•rot (li' i~' <;!asse: stato richiamato dall'aspettativa in efféltivo .s'ervii ìo c)piì'·R. Decfé(o del 2f:i·lagosto ·1870. - ·Ulestinato- allo speoal·e' d'ivisidiìihifi' aì' pl}f\.fgia. PlCGHI doli. Cesare, rd. m. id; -- Destin. all'osped'ale 4.iviY. dr·Bati. FlORE dottor Lodovico; inedièo di battaglione di 2.~,@~sse,' ·a'dl:lett?. · all'ò'spedil.le diviSioÌtàti'ò tli Càv~ (Salerno}. ___c Trasfel't~ ne·f· ll'" 'reggimento bersaglieri 28;, battaglione.
798'
C011. Determinazioni Ministeriali del 2 settembre 1870. VERTONE dottor Eugenio, (medico di batta~liono di 2• classe, late nominato con R. Decreto del !5 a~-;osto 1870. - Destinato allo spedale divisionario di Palerml•. CARAOONNA dottor Antonio, iJi. - Id. id. d'Ancona. PETRONE dottor J,>ielro Paolo, id. - ld. id. di PPrngia. GlLBERTI dollor 1\iatteo, id. - ld. id. di Brescia. 1 predetti ufficiali sanitari dovranno raggiu,ngere la loro destinazione no n più tardi del 10 soLlembro 1870. Con R. Decreto de. 4 settembre 1870.
BOVENZl dollor Angelo, medico di reggim. di t• classe prPs o lo spcdalc divisionario di Napoli. - Concessogli, a dalare dal 10 ottobre 1870, l'aumento di stipendio di L. 389, onde partarlo a godere della paga assegnata al grado immedialamcnte superiore, per aver passato un secondo quimtueunio in effettivo sen•i1.io nel s rad o attuale, a mente dell'art. 4" ti cita legge 28 giugno ·J866. GIRONE cav. Diego, id. id. presso l'ospedale telllpol'aneo di 'l'cl'ui. - Id. id . PASCALE dollor Vincenzo, id. id . adtlello all'ospedale dh·isionario ùi Napoli c comandato al succursale di Capua. - Id. id. BILLA cav. Domenico, id. id. nel 66• rcgg. fantcrià. - Id. id. PARISI dottor Edoardo , id. id. nel 2• rt>Fg. d'artiglieria. - IJ. id. PASCA dollor Camillo, id. id. nel 70° rcgg. fanteria. - Id. id. STODOTI dollor Federico, id. id. presso l'ospedale divislonar!o di Genova. - Id. id. ,PONTORIEI\ 1, d,ot.tor Agostino, id. id. llf1 l 21• t•cgg. fanteria. - Id. id· llfARA NGIO dottor Micbele, id. id. atldello :.tifo F!JCdale divisioMrio d i Cava {Salerno) e comandalo 111 suocurs. di Poteuza. - ld. id. BERGAMO do ttor Ferdinando, id. id, preli~O lo spodnle temporaneo di Terni. - Id. id. BR!NCACCIO dottor Giuseppe, medico di ballaglione di t• clasr,e presso lo spedale division. di Bolopna. - CoHct.'s~ogii. :l dalurt; dal i" ottobre 1870, l'aumento di stipendio di L. 400, oude portarlo a godere della paga assCL(nala al grado irumediatamente superiore, ptlr aver passato un secondo quinqucuoio in eiTotth•o servizio nel grado attuale, a mente dell'ari. .f9 della l e~gc 28 giugno 1866. VITA dottor Felice, id. :d . presso lo spcdale divisionario di Cavo (Salernh). - Id . id . w
'
799 Per determinaziOM ilflmsteriale del lS settembre 1870.
AGOSTl <'av. Giuseppe, medico dì reggimento di 1• classe, già nel 4!5" regg. fanteria, e trasferto al reggimento cavalleggeri di Monferrato per determinazione ministeriale del 21 agosto 1870, Bollettino n• G3. - Rivocal.a e considerata come non avvenuta la destinarionc al reggimento cavalleggeri di Monferrato. ALBERTOLET'l'l dottor Giuseppe, medico di reggimento di ! • classe, addetto all'ospedale divisionario di Parma.- Trasferta nel regg. cavalleggeri di :Monferrato. FIMIANI dottor J,uigi, medico di battaglione di 1• classe nel 34• regg. ranlerit\. - Trasferte allo spedule divisionarlo di Napoli o comandato al succursale di Caserta. MORELL[ dollor Leopoldo, id. id. addetto allo spedale divisionario di Napoli e comllndato al succursale di Caserta. - Trasferlo allo spedale divisionario d1 Venezia. !'ASQUALIGO clottor Pellegrino, medico di battaglione di 2' classe, addetto all'ospedale divisionario di Venezia. - Trasferte nel 34" regg. fanteria. ZAVATTARO vav. Angelo, medìco direttore. - Presso l'ambulan-za della 2' divisione alt.ivs.l. AGOSTI C;IY. Giu.scppc, id. di regg. di 1" classe. - Id. id. GAR DI~I cav. Vincen-zo, id. id. - Id. id. MARINI dott. Fmncesco, id. id. - Id. id. AOSILLO dott. Ci rolamo, id. di batlagl. d i 1' classo. - Id. id. PRETTI dott. Carlo, id. id. - Id. id. l\1;\GGIORANI Gaspare, id. id. (Ji 2' classe - Id. id. 1\AFFO Gio. BaLLista, farmacista aggiunto. - Id. id.
Con R. Decreto del 7 settembre 1870. I sollodescl'illi soldati nel corpo d'amroinistrnzloue sono stati nominali medici di battaglione di 2' classe nel corpo sanitario militare con riserva d'anzianità, o colla paga e vantaggi fissali dalla legge 28 giugno ·1866, a cominciare dal 1" ottobre 1870; e per determin azione minislet•iale di pari dala sono stati destinati presso gli ospedali militari a oiascupo indicati, che dovranno raggiungere non più tardi del 16 settembre corre~t le. TO:\rELLlNI dollor Leopoldo. - Ospedale divisionario di Palermo. TUFANO do ttor Gaetano. - Id. di Napoli MOSSO dottor Angelo. - Id. di Cava {Salerno). POLLERA dottor Giorgio. - Id. di Ancona. GRASSI dollot Dometrio. - Id. di Napoli. MAJOLl do ttor Giuseppe. - Id. di Livorno.
ilO' VITA dottor Pietro. - ld. di Piacenza. MORI dottor Glov3tmi. - Id. di Anconn\ MOROSSl ·d'Ollor Gio. Gllsparc. - Id. Ili Bari. VITTADINT dottor Ltrigi. - ld.~ di Br~cia. ZAMB.Elilll dollor l'iatro. - Id. di BolognQ.
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Con R. Decreti dell'H settembre 1870. NAPOLI dottor Gibseppe, medico di regg. di 2' classe .in aspellntiva per riduzione di rorpo a 1\Ionteleone (Perugia).- Dispensato dal serviziò in seguito a vòlontaria dimissione, a datare dal 16 settembre i 870. MARONE dottor RafJ'aela, medico di ballaglione di 1' classe nel 2o reggimento bersaglieri, Hl" oaltaglione.- Collocato in aspellalÌI'II per infermità temporarie non provcuien!i dal servizio, coll'anona paga di L. 1440, a cominciare dal 16 settembre 18i0. Gli ufficiali sanitari e farmacisti militari sollodClìcrilti, attualmente io aspellativa per.: riduzione di corpo, sono stati riçhiamali in éffettivo servizio colla paga c vantaggi tìs~n.li dalla legge ~8 giugno 1866 e dal R. decreto 26 maggio 1861, a cqmincinro clal 16 sellembre 1870, e con determioa1.ione mioisle•iale di pari dala, venne loro assegnala. la deslina~iooe per ciascuno indicata, che •!ssi dovranno ra.ggiungere~non più lardi del ~1 corr. rne~e. MOYNE cav'. Giuseppe, medico di regg. di ·t• classe, domicili11to a Napoli. - Ospedale divisionario di Napoli. GOZZANO cav. Carlo, ìd. ad Agliè (TJrinu). - Id. di Piacenzl'l. ANTONINl doli . Felice, id. Il' Bologna. - Id. di Cavn (Salerno). FORMlGLl dott. Camillo, id. n Firenze. - Id. ui Parma. CREMA cav. Gaetano, id. a Modena. - Id. di Bologna. MAFFEl dott. Alessandro, id. a Lucoa. - Id. di l\Jilano. 1\fAlNERI ùoH. Villorio, id. a Pietra Ligure (Genova). - 46" regg. fan l· COCOLA doli. OomenicQ, id. a ~apoli. - Osped. dhis._di Napoli. FE~JCE. don. Sebastiano, id. a Cava (Salerno). - hl. dì Tre,i•o. C!lV~SCO cav. Alessanqro, id. a Genova. - Id. di Gouova. DE LEO dott. Giuseppe, id. a l'{apoli - lt.l. di Piacenza. OAL VESCO cav. ,Alessandro, id. a Treviso. - 10~ reg~. Ian!el'ia. SILVESTRl doll. Pasquale, id. a iXapoli. - Ospedale divis, di Napoli c è'qmandillo al suc<iursalè di Caserta. BROGLiA dott. AnLonio, id. a Vicenza. - !)!')• re:-:g. f"(lnlt>ria. PAPINl dottor Anlero, io' servizio pre.•so il 3• balla!!l. b!'rsaglieri.Regg. ussari di Piaeenr.(l, POFFE dollor Aurelio. medich di reg~. di 2' cla~se, domiciliato n. Verona. -- 5" regg. ber~hgl., 24• b!Ìltagliòuc.
80t
pres&o il iT' .balt~tg)ione bersaglieri. - 2• regg. bers., i ~ l)attljgljone. BONDI dottor Zcffirino, id. 11 Parma. - 3" reg~. ber~. 2()?. 1IJattagl. SA'fTA dottor Giuseppe, medjco di reggimepto <li 2• classe, domiciljalp a S?ssari. - -i 0 regg . •bersagl., 32" ballqgli~e. ZADEl d,Q~Ior Luìrgi, id. id., a Srescif\. - 3° ,regg. b,ers., 5• ,ba\lagl. BOLLI 1 I do,ltor l~ietro, id. id., rtligljj\dina Vh~le (Padova). Ospedale divjs. di Verona e comandato nl succursale di Mantova. C!TTA~EO doU. Antonio, id. id., a Pavia. -}o regg. bers., 9o bali. MANCUSO doli. Antonio, id. id. a Cagliari. - Osped. divis. di Chieti. COCCHl dollor Domenico, id. id. a. Bìolla (Noyéj.ra). 1 4" rcgg. bers. 28• hattaslione. SILVIO dott. 'Vincenzo, id. id. a Portoferraio.- Osp. divis. d;i Livorno, PERONDI dottor llarlolotncll, id. id. in servizio presso il u • battagl. bers. - ;;• regg. bers., u • ha.ltagliooe. MARANl dollor Alessandro, itl. id. a' 1\lodena. - -t• regg. bersaglieri, 6• ballaglione. BELT.ONE dottor Giovanqi id. id a T,o;ìno,. - 4" rE>gg. bersaglieri, 1 29" baUI\glione. POGLIANI cav. ~ui gi, id. j~. ad ~rdonno (Sond~iOJ. - ..t• rqgg, bersa_glierì, 31" battaglione. ARRIGONl ùollor Ercole, id. id. a Milano. - 2• reggim. bjlrsngllcri, i0° battaglione, TAMANTI dottor Luca, id. id. a Lecce.- Ospedale divis. d'Ancona. BALLERINI dott. Silvio, id. id. n Firenze. - 4. regg. ber~., 40" bntt. NARETTI dottor Gio. Antonio, id. id. a Torino. - 2" regg. bersagl., 2" battaglione. SEGRE dollo1· !sacco, id. id. li Torin.o. - 4o regg. berlja~l, 33• .balt. LUGLl dotl.or Carlo, id. id. in ser-viz~o nel 15• ballagl. bersaglieri.2° rcgg. bers , 15• ballagliouc. VALLE dottor Efisio, id id. in servizio nel 30" ballagl. bersaglieri. 4" regg. bersagl., 30" .Qattaglione. CAO dottor Antonio, id. jd. a Cagliari. - ~· regg. bers., H " baltagl. MEREU doLtqr Luigi, id. id. q. Bplc;~gp.iJ,. - 2" reg~. bers., .P~· baltagl. PO'ri!:NZA dottor Enrico, id. iq; a Na.poli. - 37• regg. fl.\nteria. ROME! Giuseppe, farmacista capo di 1' classe, domicilialo a Caste. Azzara (Grosseto). - Ospedale (f~"lisionario di Firenze. AtBANO ~N icola, farmacista capo di 2' classe, domicilialo a Napoli, - Id. di Treviso. SCIAilAFFlA Agostino, id. id. a Cava (Salerno~ - Id. di Milano. STANZIANO Gius~ppe, id. id. a Napoli. - Id. di Bologna. FABIANI Antonio, farijlacistn aggiunto, domiciliato a Napoli - Id. di 'Palet·mo. ' C\SAULA Giuseppe, id. id. l\ Napoli. - ld. di Firenze. TA~DlVO cav. Gio. Ballhta, id. in servizj.o
s.
80! PARINI Carlo, farmao.• dom icil. in Alessandria. - Id. d'Alessandria. MINUCCl Francesco, id. i d. a Napoli. - (d. di Napoli, e comandato al succursale di Caserta. VALLE Luigi, id. id. a Torino. - Ospedale divis. di Torino DELLA CORTE dottor A!fon so, medico di ba~taglione di 1• classe i n aspettativa per motivi di famiglia, domiciliato a Nocera (Salerno). - Richiamato in effettivo servizio con anziauilà dal 26 novembre 1861, e colla paga e van taggi fissati dalla legge 2.S giugno 1866. a cominciare dal 16 settem bre 1870, e per determina·tione ministeriale di pari data, destinato allo spedale divìs. di Napoli e comandato al succursale di Caserta. DE GIROJ.AMI dott. Pietro, id. id. a Chiavenna (Sondrio).- Ricbiam. in efJcllivo servizio con anzianità dal i 8 luglio i863 e colla paga e ntnlaggi fissati dalla legge 28 giugno 1866, a cominciare dal 1.6 settembre 1870., e con determinazione rninisterialo di pari data, desti nalo al reggimen to Nizza cava lleria. PETRONIO doll. Giuseppe, medico dj batl. in a spell. per molìvi di famiglia, domicilialo a San Biase (Catanzaro). - Richiamato in effettivo servizio, con llnzianità !del 12 aprilo j 866, e colla paga e van taggi fissati dn ll n l!'çgc 28 giugno 1866, pei medici tli battagl ione di 2' classe, fra i quali rimane classificato, a cominciare dal 16 settembre 1870, e per detPrminazione ministeriale di pari dala, destinato aii \Jspedale divi~ionnrit>7di Bari. C:ORIGLI ONI dott. Giuseppe, medico d i batt. di 2' classe in aspetl per motivi di famiglia, domiciliato a Salice (Lecce). - Rich iaro. jn effettivo servizio CJ•n ~tnzianilà del 27 giu~no i 866, e colla pagn e vantaggi fissati dnlllt le!!ge 28 giugno 18661 a cominciare dal 1 G settembre 1870, e pAr determ. m inisl. d i pari dala destinato allo spcdalo militare divisi.mario di Cava (Salerno). CANNAS dolL Carlo, medico di batt. di 2' classe in a!pettativa per motivi di famiglia, domlciliato! a Cagliari. - Hichiamat() in etfallivo servizio con an tianità 5 dicembre i 86G, e colJ,t pnga e nntaggi fissali dalla lt>g~ e 28 giugno 1866, a cominciare dal 1G settembre 1870, e per dotcrminaziooo ministcrialc di pari d ~ la destinato allo spedale dil•isionario ùi Padova.
Con Determina~ione ministeriale dell'H settemb-re 1.870. PASQUALIGO conte Giuseppe, medico di reggimento d i 2' classe, add ello a llo !ipedale divisioJJario di Piacenza. ·- 'l'rasferto nell'8" regg. fanteria. CALEFFI dottor Cimbro, id. id., ad rlrtto aUo ~pod11l" divisionario di Verona e comandato aJ~•succm·snle di Man tovn. - , Id.~nel 57• regg. fanteria.
803 BALLARATI dollor PietrQ, id. id., addetto all'osp. divis. di Napoli e comandato al succursale di Caserta. - Jd. nel 29" regg. fant. GUERRiERO doLtor Fa·ancesco, id. id. nel 46" .regg. ·fanteria. - Id. nel 5" regg. bersaglieri, 36" battaglione. SFRISO dottor Luigi, id. id, nel regg. ussari di Piacenza. - Id. noi tiQ bersaglieri, 34" ballaglione. BUIZA dottor Evaristo, id. id., nel 55° regg. fan teria. Id. nel s• re~g. bersagl., 12° ballagliene. SERRATI dottor GioYanni, i«.l. id., nel 10" rcgg. fan t. Id. nel 3° regg. bersagL, 3" battaglione 'J,'AGLlERQ dottor Uernar~o, id. id. noii'S• rcgg. fanl. - · Id. n el 5° I'Ogg. bersagl., 35• ballaglione. SCBIAROLl doLtor Alessandro, id. id., nel 37" regg. fant. - Id. nel 5" regg. bcrsagl., 16° batlaglione. CARASSO doltor Antonio, id. id., nel 57" regg. fanlerìa. - Id. nel i " regg. bersagl., 21 • ba ttagli•me. MONTANI dollor Luigi, id. itl. nel 38° regg. faul. - hl. nel 5° l'egg. bcrsagl., 22• baUa~-:lione. ltoSSI dotlor l•'ederico Gerolamo, id. id., nel re~g. cavalleggeri di Aloss.andria. - ld. nel 1• regg. bersag111 ·19• battaglione. CAM PUS dollo1· .\ulonio, id id. nel 29" regg. faul.- Id. nel 2• regg. bersagl., 4" balla~( ione. PEl\ONACCf do ttor Rosario, )Dedico di ballaglione di 1' classe nel3" r<'gg. bersa:,:Lieri, 5• battaglione. - Ospedale divis. di Milano. GOVERN!TOIU dollot· Vincenzo, id. id., nel 29 l'Pgg. bers'lglieri, 2" hallaglionr, - ld . To1·ino. RlVATO dottor Lucidio, id. id., nel 2• regg. bersagl. H • battaglione Id. di Venc1.ia. MOSCI dottor t•'runcesco, id. hl., nel 4v regg. bel'sngl. 31° ba.ttagt. ld. di Ve-rona r. comanclalo al succursa le di l\Ianlova. PERRARIS dollor Luigi, id. id., n el 1o regg. bersagl., 5• battagl. ld. ài Boto~na. OLTOLl dottor Ercole, id. id. nel 3" regg. bersagl., - 18° battaglione. - Id. a Napoli. ZATELL1 dollor Fortunato, med ico di battaglione di 1' classo 'nel 4" "' regg. bersagl. 28• bat!agliooe. - Id. di Bolognn. FlNOCGIHARO dottor Giuseppe, id. id., nel 2" regg. bersagl. 37" batl. - Id. di C:llamaro. t. é OO-GIAN 10 NE dottor Pictl'o, id. id., nel 5• regg. bersaglieri, 36" brltaglionc. - Id. di l~ irent.e. • ROVATI dottor Cesare, id. id., nel 5• regg. bcrsagl., a.• battaglione. - Id. di Livorno. CA.LVIERI. dottor Giulio, Id. id.; nel 3° regg. bersagl., 12• battaglione. - Id. di Firenze e comandato al succursale di Siena.
•
80', DI!FEDE dotlor Raffaele, id. id., nel t " t·egg. bers. 21 •· baUaglione. - Id, di Firenze PA,NARA dottor Panfilo, id. id., nel· f • regg. bllrsaglieri, 19" battaglione. - Id. di Chieti. PRl\NZATARO dottor Carmino, id. id., nel 2° regg. bersagl. 4" !battaglione. - Id. di Palermo. CANNAS dottor Bffisio, id. id., di 2• classe, nel 3" regg. bersagHeri, 200 battaglione. - Id. di Parma. BERTOLA dollor Pietro, id. id. nel 4" regg. ll~rs., 32° battaglione.Id. di Genova. TURINA dotlot· Luigi, id. id• nel ·t• regg. bersaglieri, 9• battaglìone. - Id. di Alessandria. VALLINO dottor Giovanni, id. id., nel 4° regg. bersagl., .w• bnllagl. - Id. di Firenze. GIA.COMELLl dottor Augusto, id. id , nel ll• re'gg. bersagl., 24" battaglione. - ld. di Verona. FIORE dottor Ludovico, id. id.. nel :.t:• regg. bcrsagl., 28• battaglione. - Id. di Ancona. SCOLARI dottor Licinio, id. id., nel 4° regg. bersagl., 33" balta81ione. - Id. di Verona e Mniandato al succursale di Mantova. BOVO dottor Angelo Antonio, id. id., nel 5" ;egg. bersagl., 35° hall. - Id. di Perugia · 1\:FANZONl dollor Giuseppe, id. id., nel 5" regg. bers., 16" .battagl. Id. nel so regg. fanteria. SILVESTR[ dottor Giovanni, id. id., nel ts• regg. bers., 22" baUagl. - Jd. di Napoli e comandato al succursale di Caserta. D'ANDREA. dott. Gennaro, id. id., n~;~l 6" regg. fant.- Id. di Perugia. Per Determinazione Ministeriale del Hl settem.b1'e 1870. SCIARAFFIA A~oslino, farmacista presso l'ospedale divisiona'l'io di Milano. - Trasferta all'ospedale divis. di Napoli e comand;.t.to al succursale di Caserta. pon 'R. Detreti dell'H settembre 1870. ROSSI dott. Francesco, sold11lo nel corpo d'amministrazione. - N1h· minato •medico ·di balt. di 2. classe nel corpo sanitario militare con riserva n'anzianità e colla paga e vantaggi fissali dalla legge .,.28 giugno· 1866, a cominciare dal 1° ottobre 1·870, e per determ. minisL. di pari data del!linato allo spedale ·divis. di Firenze.
~fORET'l'r' doll~r Cesa re, mcd lco di reggi m. di 1• classe in aspettati ~a por riduzione idi corpo. -
Morto in Prato li 7 agosto 1870.
, .JLP~rçlj,pre u~1ed. Js.petl. CBI\ALE cotnm •.Qi·acomo·
.11 lledattore ,Med. Onett. cav. B.moFFio. '
~tartini Fedele, Gerente.
ANNO XVIII.- Firenze, 10 a 30 ottobre 1870. -
N. 28 a 30.
ll.iEUORIE O BIGIN A.LI
EX DIPARTIME:iTO l\IILITARE DI NAPOLI
Relaziona igienica~saniLaria pel i " trimestre 1870. « Dne circostanze meritano speciale menzione in questo «periodo di tempo ; l'arrivo al corpo dei soldati di nuova « leva, e la r igidezza dell'inverno insolita in queste pro« vincie. » Queste parole collo quali incominciava ranaloga relazione pel t • tl'imestre 1860, medtano eli essere qui vi riporta.to, come quelle cui s'informa pure in gran pnrte il concetto della presente relazione. L' inverno infatti in quest'anno non fu meno r igido ovum1ue, vuoi in Napoli ed in Basilicata, vuoi in Calabria, in Pngli,a o negli Abruzzi; la neve ed il ghiaccio essendo comparsi ripetutamente non solo sui luoghi elevati, ma pure al 1)iano, come rilevasi dalle relazioni mediche parziali, fra cui citerò quella del menico , dil'igente il :-;ervizio sanitario dello spedale succursale fli PotoJ•Za in H~ilì cata, ove il termometro centigt'ado ha segnato iu gennaio - D, in marzo - 11. Citerò pure le re) a;.~i oni di Rossano e Castrovillari e di altri luoghi delle Calabrie, ovc l'insolito ft·cddo glaciale ha recato grave danno alla Yegetazionc, specialmente agli agrumi ed ag1i ulivi ; e sehhone l'invct'no negli Abruzzi, soglia essere rigido, raramente p<.'l'Ò negli anni decorsi la temperatura minima ùisce:;e al g·raclo 14" sotto zero, come da una relazione di Aquil a. Rari furono j giorni del tutto sereni, frequenti ed abGiornale di Medie. miUt. ·1870.
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booda'flti l~ pioggie, rapide e freque11ti le oscillazioni termoriletriche e' l'avvicendarsi dei .venti opposti per no.tura e direzione. ·' Il freòdo .più intenso fu avvertito in genliaio nei rrimi ed ultimi g~orni del mese, ed in mano versy la metà, ma lo stato .umido dell'atmosfera fu quasi continuo e permanente. In relazione alle descritte condizioni atmosferiche ed al... ' l'arrivo a! corpi dei soldati di nuova leva il numero totale degl'infermi entrati nel trimestre nei diversi ospedali (6824) si è sensibilmente aumentato a fronte dei -1475 che figura vano nella . stati5tica dei trimestre · precedente. 1Le etfime.re, le sinoche (reumatiche), le angine, tle la'Y'ingob?•o'YI;chiti, le pulmoniti, le ·ottalmie esterne, e le (ebb1·i in'termittenti fornirono il maggior contingente d'ammalati , come si può rilevare dal quadro nosologico. Il dominio insolito delle febbri. intermittenti nei' mesLpiil freddi dell'inverno fu già nota.to nella relazione Ì rimestrale delJ'anno ora decorso alla ste~sa epoca, e con più di ragione deve essere quivi segnato per le magg~or propor~ioni che esse assumono no.n t anto nei luoghi ove sono endemiche, quanto in quelli ove sono ordinariamente rare ed appena conosciute. Il qual fatto può in parte attribuirsi all'influenza di una costituzione me.dica speciale favorevole a questo genere di malattia, la quale influenza Q.omina già da alcuni anni assai estesa, stazionaria e permanente, ~d .in parte può ascriv,ersi alla costituzione accidentale freddo-umida dell'atmosfera .ed al dominio quasi costante in tutto il corso del trimestre di venti carichi d·umidità, i quali è noto dall'esperienza essere favorevoli allo sviluppo delle febJ.)ri {n. termittenti, in opposizione ai venti asciutti ·che lo moderano (Griesinge~). · Arrogi la disposizione alle recidive nei soggetti ché patiroiìo· la· febbre, non essendovi forse malattia che più· di questa conservi la tendenza a recidivare, tendenza collegata ad ignoto tl.rrbamento costituzionale che può rimanere inerte e latente per lunghi anni. ~ ~
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L'esperienza ha pure dimostrato come la disposizione morbosa alle febbri intermittenti può essere ingenerata dal protratto soggiorno nei luogbi di malaria e rimanere latente, in modo che gl'individui che furono immuni dalla malattia durante la permanenza nei luoghi infetti, la contraggono poi sotto l'influenza delle più leggeri cause occasionali, quando siano trasportati in luoghi esenti dalle febbri. Questa disposizione morbosa nell'uno o nell'altro modo ingenerati è facile comprender quanto sia diffusa fra i militari di presidio in queste provincie per il protratto 'toro soggiorno, nei luoghi palnstri sia di queste come delle contrade settentrionali del regno. La brigata granatieri 5• e 6• reggimento, traslocata or fa· un a1mo da Mantova a Caserta, dopo di aver · fornito all'ospedale il maggior.numero di febbri periodiche, dimostra tuttora gli effetti d'avvelenamento miasmatico lento che suole improntarsi nella fl.sonomia delle malattie da cui vengono attaccati quei militari, come risulta dalle relazioni dei rispettivi medici di reggimento. Lo stesso dicasi della. brigata ·savona, Bologna e Valtellina, che forn irono allo spedale di Napoli in questo e nel trimestre antecedente il maggior contingente di febbri recidive contratte la maggior parte in Basilicata, nei distaccamenti e nelle perlustrazioni contro il brigantaggio, o di nuova origine per disposizione morbosa latente dei suddetti luoghi d'infezione, Uno dei fomiti più potenti d'infezione miasmatica sono setnpre state lé emanazioni del Volturno nei dintorni 'di Capua, e sebbene pei lavori di bonificazione e di aeginamento eseguitisi in questi ultimi anni sieno migliorate notevolmente le condizioni igieniche e sanitarie di quella piar.za, osservansi però sovente fra i militari che vi tennero presidio gli effetti della disposizione morbosa sopraccennata. Al qual prO})Osito il medico d.irettore presso quell'ospedale ~vverte opportunamente nella sua relazione, come e~endosi r ecentemente aboliti quasi tutti i posti di guardia sugli. spalti per l'attuale disarmo della piazza, Ili ha fondata spe-
808 ranza di vedere poi diminuito nella stagione delle febhri il loro dominio, avvegnachè da quei posti di gLtardia il soldato et'a spècialmente soggetto à.U'azione dei miasmi e del freddo umido delle notti tanto più nocivo perchè alternato ad una temperatura diurna più o meno elevata. Oltre le febbri intermittenti della cui insolita frec1uenza ho procurato addurre la spicga.zione, domi narono le malattie proprie della stagione e della costituzione freddo- umida e speaialmente i catarri, le iperemie e le flogosi delle vie aeree e del parenchima pulmonare. Seri ve da Foggia il medico di reggimento del 26 fanteria, aver dominato come nel trimestre precedente, l'angina difterica fra i bambini sovente micidiale, continuare le febbri periodiche recidive, e le pulmoniti negl'infetti da cacchcssia palustre essere state letali, noverandosi fra sei morti cinque vittime di queste malattie. In generale le relazioni dei medici ùi servizio ni corpi si lodano anzichenò dello stato di salute comparativamente buona, in cui si mantennero le reclute nuove alla vita mi· litare ed ai modificatori igienici di ogni genere . Appare però dalle relazioni degli ospeclali come le laringo-bronchiti e le pulmonite-catarrali, crupose ed anche t ubercola ri colpiscono di preferenza i coscritti: così all'ospedale divisionale di Chieti su otto defunti nel ìrimetre si conterrebbero cinque coscritti per malattie pulmonari, eli cui alcune innestate su antichi esiti organici ; allo spedale civile di Solmona (scrive il medico di reggimento del 32a fanteria), su sette casi di pulmonite cruposa avvenuti fra gl'inscritti si ebbero due morti, e dalla relazione del medico dirigente il servizio presso l'ospedale militare di Gaeta r isulta che al comi.nciare del febbraio dodici e più polmoniti · si ebboeo fea le nuove reclute; ma i provvedimenti igienici adottati prontamente at't·estarono lo sviluppo di ulteriori casi e fra i militi suddetti non ebbe a deplorarsi che un morto. Risulta pure dalle relazioni tli Caserta e Cava come le bronchiti e pulm oniti più gt·avi si elJbet·o a curare fra i coscritti talora consocie e con~ecutive al morbillo.
809 Indipendentemente da questo esantema che suole manifestarsi ogni anno in proporzioni più o meno considerevoli all'arrivo dei coscritti, la freque11za e gravità delle malattie. di petto in questi ultimi merita richiamare l'att<;nzione dei medici di serYizio al corpo, non solo per le provvidenze igieniche e pro.fìlattiche di cui devono essere oggetto le nuove reclute al loro arrivo, quanto per le determinazioni a pr~ndersi a loro riguardo ave, malgrado le ripetute visite a cui ful'ono già sottoposti non offrisser o nella costituzione, nello abito del corpo, nell'ampiezza e forma del torace e nello stato dei visceri entrostanti sufficienti garanzie d'i.· doneità al servizio militare. Accanto al morbillo di cui sono registrati 25 casi nella statistica generale sono da notarsi il vaiuolo e la varicella che si affacciardno qua e hì con . rari casi sia negli ospedali civili che ricevono pure militari , come a Reggio di Calabria, a Vasto e a Solmona negli Abruzzi, sia negli ospedali militari di Gaeta, Cava e Capua. Mi affeetto a dichiarare che all'ospedale di Gaeta si ebbero soli due casi di varicella, ed un caso di vaiuolo allo spedale di Cava fu curato con esito felice in un soldato del 28• fanteria vaccinato nell'infanzia e rivaccinato nel corpo. Rilevo dalla relazione del medico di regg. al 70" fanteria che all'ospedale civil e di Reggio vi furono sette casi di vaiuolo nei militari del suddetto reggimento con un morto . 'Questi era un rénitente non vaccinato nell'infanzia nè al suo tardo arrivo al corpo . Fu poi eseguita al più presto la vaccinazion~ del le r eclute e degli altri militari giunti ~l corpo dopo la vaccinazione dell'anno antecedente e si ottenne, scrive il dottor Pasca, che niuno della nuova leva fu attaccato dalla malattia. All'ospedale civile di Solmona, scrive il dottor Bernardi, del 32" fanteria, si ebbero a curare tre militari vaiuolosi, di cui due inscritti furono attaccati l'uno da vaiuoloide e l'altro da vaiuolo contl.uentissimo comparsi nr.l periodo d'incubazione dell'innestato vaccino. Quest'ult imo coscritto non era stato
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vàccinato nell'infanzia e non era vaiuolat<;>, ebbe p~stole di ·vaccino genuine che fecero il ioro corso regolare còme quèlle del vaiuolo di cui è guarito. · · ·'Il medico del 22" .b attaglione bersaglieri oss.e rva nella sua relazione da Atessa che nel distaccamento di Vasto si ·ebbero di'IJersi casi di vaiuoJp per cui fu eseguita prontamente la vaccinazione e cessava la malattia. Al quale . proposito debbo soggiungere che il suddetto battaglione nel corso del trimestre ha avuto quattordici vaiuolosi dei quali 12 guariti e 2 rimasti in cura al 1" d'aprii~, come rilevo dal rendiconto modello n• 2, relativo al battaglione suddetto. Tutti questi casi di vaiuolo di -cui Ia cura fu praticata negli ospedali civili non figurano naturalmente. nella statistica degli spedali militari nella quale sono registrati Il casi tra vaiuolo é varicella, quasi tutti appartenep ti ;illO spedale succursale di Capua, cioè: · quattro casi di vaiuolo con . un decesso e quattro di varicella (?). Fu vittima del vaiuolo il soldato Grande Carmine, del 63" fanteria (classe 1847) 1 non vaccìnato· nell'infanzia, nè vaiuolato, SQttoposto però all'innesto vaccinico con esito genuino al di lui arrivo presso il reggimento, come r iferisce il dottor Macaggi. Un soldato del 2• regg. artigl., ren·itente di leva, altro dei vainolosi guariti, fu vaccinato:nell'infanzia non rivaccinato al corpo. Risulta non essere stato vacchtato nell'infanzia un a)tro vaiuoloso, rivaccinato al corpo. con ~ito nu.l lo; il quarto dei vaiuolosi appar.teneJ1te al 63° fan.t~ria (classe 1845), Ii.on fu rivaccinato al corpo perchè _partito subito per la campagua del 1866, come riferisce il risp~ttivo medico di reggimento. . . ' .Riassumendo le notizie anamnestiche : furono attaccati dal 'IJaiuolo i non 'IJaccinati al corpo (due renitenti di leve) ed i 'IJaccinati con esito nullo fossero o no stati
'IJaccinati nell,infanzif!. Non furono .poi trascurate le cautele d'isolamento e di disinfezione, ma sopratutto si fu solleciti ad eseguire le vaccinazioni e rivaccinazioni non solo delle nuove reclute,
su ma: 'pure dei militàri delle classi anteriori a quella del 18<18, i quali risultassero essere stati ri vaccinati al corpo con es!to nullo, la quale misura profila~tica fu e stesa a tutti i militari della divisione di Napoli. · Affine agli . esant~:~mi è la risipola di cui si ebbero già frequenti casi . nel trimestre po po, i quali andarono aumentandosi, serpeggiando la malattia anche fra ·la popolazione civile. I militari entrati nel trimestre nell'ospedale per ri· sipola figurano 61 nella statistica riassuntiva, la quale cifra non comprende i casi frequenti (almeno in questo ospedale divisionario), di risipola manifastatasi in malati digenti per altri morbi, sia nelle sale di medicina come in quelle di chi1' urgia, dei venerei ed anche dei scabbiosi, talora spontanea, talora consentiva a puntura, incisione, ecc., essendo manifesta da qualche tempo una tendenza delle malattie in generale a prodursi con .movimenti fiussionarii alla super· ficie del corpo, la quale tendenza è pure indicata dagli erpeti, furuncoli, paterecci, dalle piaghe cutanee, ecc., che fìgurano numerose più deli'ordinario nella statistica. Compagno ;1ll'arrivo degl'inscr.itti suole pure verificarsi ogni, ~nno un aumento considerevole di scabbiosi, dei quali infatti sono entrati 316 a fronte dei 160 che figuravano nella statistica del trimestre precedente. Chiuderò questa relazione con alcune considerazioni sulla mortalità in r apporto del numero dei curati ed al genere delle malattie. · Sommando le cifre dei rimasti al l • del trimestre con quelle degli entrati nei diversi ospedali si avrebbero 7826 curati, fr~ i quali essendo morti 90 la mortalità media corrisponderebbe a 1 15 per cento. Ma siccome fra i curati sarebbero compresi :
1416 Venerei ; · 1024 Inscritti o militari in osservazione ; 459 Ottalmici ; 337 Scabbiosi; in tutto 3236.
8f2
Fra i qilali, tJome poteva moralmente prevedersi. ' non è registrato verun morto; la cifra dei curati computabili in ordine alla mortalità si ridurrebbe (dedotti i 3236) a 4590 cori 90 morti, cioè: l 96 pet cento. II quale risultato è :eur sempre soddisfacente quando si voiga ~no sguardo al quadro nosologico ove appare la natura e l'entità delle malattie, computate in 1;apporto agli esiti ottenuti. Contando a questo modo l'a cifra della mortalità non sare.bbe più subordinata al maggior o minor numero di ottalrpici, scabhiosi, venerei e uomini in osservazione è potrà essere l'esponente fedele dei risultamenti delle cure. Le febbri tifoidee e tifo offrirono prop.orzimiat amente le cifre maggiori d'i !l successi essendo registi' ati 15 . morti su 42 curati-. Le malattie degli o!'gani respiratorii, le laringe-bronchiti, le pleuriti, e pulmoniti e la tisi pulmonare, come offrirono il maggior contingente d'ammalati (763 curati), diedero pure la cifra maggiore di mort~ (40). Per questo genere eli malattie pagaroao largo tl'ibuto all'età ed all'inclemenza della stagione. gl'invalidi ricoverati all?infermeria di Massalubreiise, dei quali morirono 9 stl 44 curati, e non · furono più fortunati gl'invalidi e veterani della R. casa in Napoli, che contrilmirono per nn terzo alla r'nortalità segnata nella statistica dell'ospedale militare divisionario, c1ove erano _ l)Ortati cadaveri-,o sem i mòrti, come qsserva il medico ~l i· rettore dottor Maiitese nella sua relazione. Non debbò infine p~ssate sotto silenzio il contribtlto che suole offrire alla mortali.tàJa reclusione militare di Gaetasu'casi fi·equ'enti di tubercolosi e di cacchessia ind·omabih : su sette morti nel trimestre allo speclale succursale· di Gaetà tre erano reclusi; un suicida e due tubercolotici. Napoli, IO giugno 1870. _
Il m,edico ccipo CosTANZO.
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·813 RELAZIONE SANfrAIIIA DEL 1° TRTh!ESTRE U!70 PER LE DIVJSIONI D1 FIRENZE, LIVORNO E PERUGIA•
.Movim ento degli ammalati nel tt·imestre.
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H raffronLO delle cifre sta listi che riforibili .al 1. • trimestre del corrente anno cqlle analoghe dell'ultimo trimestre '1869 in di· cano un aumento nel mo,·imenlo degii ammalati , dovuto io gran parte. alla classe nuova chiamata, cd a.Jla rigida e piovosa sta·, gione invernale, che in modo veramente eccezionale si protrasse fino ai primf d'aprile. I~a classe ·1848 giogneva ai corpi in genn~io e febbrai o, due mesi nei quali il freddo fu rigidissimo, le pioggie dirotte ed incessanti. Io conseguenza dell'umido-freddo, o\Lre modo pernicioso alla salute dell'uomo, si crearono poco a poco nell'organismo del soldato disposizioni od attitudini morbose che portarono poi alle affezioni catan·ali c rcumaLiche. ' L'aHività f'unzionale delle mucose cho sotto una tale inijuepza prevale sempre, fece sì, che esse fossero poi più facilmente esposte delle aUre alle flogosi acute e croniche, e ciò accadde in ispecial modo alla mucosa bronchiale, e a quella di tutto l'app,arato respiratorio. Era quindi inevitabile, che gente. nuova, non acclimatata, proveniente da località. in cui le cond izioni atmosferiche sono
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divers.e , sentisse maggjormente gli effetti malefici di c'ause. al dominio delle quali era impossibile sottrarsi. Ciò è specialmente riferibile· agli inseritti del mezzogiÒrno d'Italia·. Buona parte ùelle 1 reclute cadut.e inferme app11-rtenevano a quelle provincie. ' Fra• le malaUie.predon:inanti riconoscenti la genesi loro da r.ondizioni atmosfériche, ed interessanti di preferehza ·i ' visceri intratoracici, vanno in ordine di frequenza enumerate le·laringo-bronchiti, le polmoniti, e le pleuritL Le diverse m:ilattie clàssilicate in ragione del maggior conM tingente che' offersero, senza aver riguardo all'importanza loro come entità morbose, ed all'importanza degli organi che ve'n· nero attaccati, hanno il seguente ordine:
Laringo-br·onchiti . Febori periodiche . Sifilide priniaria Blcporragie . . · Scabbie . Polmoniti.
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Fra gli entrati nelle corsìe di chirurgia comùne non vi fu caso, che meriti .5peciale ricordo. ·Non è così degli 'entrati affetti da traum~tismi, poiohè in questa categoria abbiamo avuto d~ registrare un discreto numero .di casi del più grand'inter:esse. i • Una luss~zione dei. cubito destro per, caduta da ·cavallo riportata dal -soldato attendente Dongiovanni Pietro del 7" reggimento fanteria il 2~ marzo s 'Perugia; 2• Una frattura della gamba sinistra avvenuta fuori ·servizio nel soldato. Colini Giuseppe •del 116.· reggimento fanteria il 2 gennaio a Siena; a· Una contusione grave alla radice del naso con frattura delle o,ssa nasali riportata dal soldato Reda Nicola del reg· gimento d'Aosta il i7 febbraio in questa çiltà; 4" Una frattura obliqua del radio sinistro al 3• inferiore di quell'osso. per calcio , di cavallo riportata in servizio dal soldato Daneri Domenico del reggimento Jancieri d'Aosta il 1o gennaio. Dovemmo deplorare una perdi t~ per traumatismo: il sergente Possetti Giovanni Ballista suicidavasi con arma da fuoco ; ìJ proiettile fece iJ foro d' ingres~o alla regione sopra-ioidea destra, 'ed il ,foro· d'uscita, l~ s1 rrovò al sincipite, producendo lesfoni
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svariatissime, e tali di loro natura -da seguirne all'istante ,necessariamente la morte. Altri traumatismi di importanza vennero ricoverati negli spedali civili del dipartiment-o. t• Una contusione con frallura al malleolo esterno della gamba destra per caldo di cavallo nel soldato Frontini Luigi del 7• reggimento artiglieria di presidio a Pisa; 2• Una frattura composta · cofnminutiva al terzo inferiore della gamba destra per cad uta accidentale nel sergente Cignelto Lorenzo del 34• battaglione bersaglieri di presidio a Foligno; 3• Una frattura del radio destro in corrispondenza del suo terzo medio per caduta, avvenuta nel soldato Grandi Cesare del 61" reggimento fanteria di guarnigione a Terni. Gli ottalmici furono ! 48: tale cifra è tutt'altro che eccessiva : però siccome 58 sarebbero stati gli ottalmici grao"losi, Vllolsi ritenere ancora abbastanza notevole da meritare quella perseverante e diligente attuazione delle igieniche prcscrjzioni ·preventive, e curative norme che già produssero altra volla tanti egregi risnltamenLi. Gioverà · però notare, che essi granulosi furono quasi tutti ammalati recidivi, e la maggior parte tocchi da forme semplici, senza nota di gravezza o pericolo. La cifra del le veneree infezioni fu di 371!: la proporzione sarebbe stata di !2 per o/O entrali , rapporto più favorevole del normale nel nostro esercito, ovc non è insolito che essa proporzione si accosti al 20. per ofO. In raffronto poi alla forza media avressimo pei venerei en trati circa il 22 per i/000 nel trì· mestre, rappprto abbastanza rassicurante. Degli scabbiosi appena vuole farsi parola, giacchè 13!1. en trati è una cifl'a, che indica una proporzione ch e non eguaglia il 23• deglì entrati , ed appena supera il 7 per 10ÒO i11 riscontro alla forza media. I riscontri numerici sulla mortalil~ ne indicano i seguenti rapporti. Morti 12 Morti H
per ·1000 entrati per 4.000 curati.
Rapporto alla forza media avressimo la proporzione di 0,22 per 1.000. Non dominarono malauie d'indole eccezionale e maligna; ce
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lo provanò le cause più influenti de)le mqrti, che riassumere si possono nello specchio seguente : Affezioni degli organi respiratorii Tisi polmonarc . . Cncchessi~ scorbutica Febbri tifoidi Meni ngo-enccfalite Morbillo. . . . l\Ialattia di Dright Altra malattie dive•·se comuni
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Le giornate di cura ammettono alla loro volta i seg01enti im· portanti riscontri numerici :
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Dei guariti :Oci tr1ls loca ti Dci morti .
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409
224
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TOTALE . 2:1 590 23•10 H89
6889 47964
3430 42556
:
Se da esse cifre si sot(raggono quelle spellanti alla categoria vaccinandi, avressimo, raJTrontandolo con quelle indicanti i di· versi movimenti numerici parziali e generali, i seguenti risultati :
.
.Med'ia elette gior·nate di cura. IN RAPPORTO COL NUi\fERO Totale dei curati . Useitì. Traslooati Morti
Firenze
Siena
Lil•orno
Perugia
Totale
~ 5 11/2 ~ 7 il/2
26 ~/5
42 4/2 l 4 3 3/5
/14. 4/"l. 46 11/2 .1.3 40
43 ~ /2 29
22 ~/5
39 ~ /3 73
l
H ·1 /2
16 ·1) 3 ))
))
58 ~/2
56
817
Quest'ultimo raffronto delle giornate di cura coli~ diverse ca· tegori e degli esiti è eloquentissimo; da esso si vede che la media piu alta delle giornate ùi c11ra è stata quella dello spedalo succursale di Siena; la minima quella di Livorno; f1·a queste due vi banuo quella di Firenze e quella di Perugia. Le :tllre coosi· derazioni che si potrebbero fare su di questo argomento, Je ommctliamo, siccome quelle che ci costringerebuero a passare i limiti prescritti per questa nostra relazione. Ci limiteremo a dichiarare, che la media generale delle gior· nate di cura ottenuta dai suddetti raffronti ha per se stessa uno special valore, che chiaramente dimostra, come favorevoli siano stati i risultati ottenuti sui morbi dalle pratiche cure.
Il medico capo VALZ E~A.
OSPEDALE MILITARE SUCCURSALE DI SIENA
Rela.tione sanitatia pe1· il i • trimestre dell'anno !870 annessa al quaclfo t?'imestrale n• ·a bt·s. 11 totale degli ammalali curali io questo trimestre, apparisce dall'annesso quadro statistico nosografico di n• 136. dei quali· n• 116 ne uscivano guariti , n• i!f ne venivano evacuati snlrospe-· dale civile di quesk1 cillà, n• t., all'ospedale divisionario priucipale di Firenze, e n• 2 morivano. Giova premettere poche considerazioni sulla posizione, o con· dizioni igieniche di questo succursale, e quind i esaminare i fatti principali relativi al movimento avve.{luto in esso durante questi due mesi di gennaio e febbraio, collo scadere dei quali ha cessalo di funzionare. , Situato come è all'estremo orientale della cilt.à di Siena presso la Porta S. Marco, a cavaliere di un piccolo colle, eù isolato da ogui allro edifizio, esso godeva incontcstabilmenle gli essen:dali benclizi dell'aria libei'a c pura, della ventilazione e della luce.
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La cost11uzione di questo locale fan[;ico ospizio monastico) fa· votiva suffi.cientemente 'il servizio, per non elevarsi al di sopra di ~nn piano di fabbrica, e per la disposiziorie delle due ali op· postè · principali rivolte a levante, convergenti in un comune alriò al quale fan capo gli sèaloni ch.e portano al t• piano ove escl11si~amente èollocansi gli ammalati', riservando il terreno, p~r la farmaci'a, cucirra, inagaziini .ecc. 'A ·questi vàntaggi avevamo· però da contri\pporre, la mancanza di soffitte, e là 'insufficiente spessezza delle muraglie che appena raggiungono· i €lO centimetri, condizioni tali, èhe· come facilmente puÒ' èredérsi, non sono capaci di i5olare quanto basta· l'ambiente delle infer. meri e, dagli ecéessi di temperatura delle varie stagioni. Nè a ciò ovviava il riscaldamento artificiale, perchè esso ottenevasi mediante una sol'a · stufa di terra cotta, situata nel mezzo di un'infermeria di circa 90 le'tti, e provvista di un largo tubo verticale che dopo un tragitto di o metri, s'innesta al tetto versando cosi buona parte di t:alore all'esterno. Simili SVf\Utaggiose éondizioni non prestandosi al mantenimento di una temperatura costante ed uniforme, por tavano seco alcuni inevitabili disordini . Infatti gli ammalati più lontani dalla stufa, cons'igliati, dal de· siderio di una ·più calda temperatura, acl alzarsi dal letto e riu.niti in circolo attorno a quella unica sorgente di calore. andav~tno cosi inevitabilmente incontra a pe'rfrigerazioni successive de1la pelle, aprendo cosi nuova sorgente di reumi e 1ai'ingili. Da questa medesima cagipnc pure provennero alcune recrude· scenze d:i speciali malaLtie del capo quali le cefalee e le ottal· mie. Anzi circa a quest'ultima classe avemmo nel sotto -tenente .De-Martino gravi esacerbazioni di ottalmia bellica elle si manife· stavau,o tutte le volle che l'individuo si tratteneva alla stufa. Jn questo. trimestre la costituzione medica regnante fu la reu· matica, che trovò facile spiegazione nella stagione invernale, nel clima incessante della città di Siena, e piu pecttliarmente nelle speciali variazioni me teorologiche giornaliere: Infatti lo stato ·ael cielo fu prevalentemente il copcrl.o ed il piovoso (vedi annesso qùadro). - Lo stato igrinnetrù;o dell'al· mosfera fu: notevolmente saturo, avenùo grande sorgente ll 'umi · dil.à dalla pioggia caduta, elle pr,r la special naLui·a non <IS<;Ol'· bente del suolo e sottosuolo sul quale fu Siena eclilìcata (terreno alluvionale costituito da depositi argillo -sabbiosi con souosuoio di tufo o breccia calcareo-siliceo) a ritenere avidamente la -pioggia
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ed il vapor d'acqua che vengono a bagnare il terreno, che ~anto piil difficilmente cedeva questa . volla; in quanto che lo stato anemoscopìco di questa ZOlla atmosferica non ebbe a favorirne troppo la evaporazione . . Infatti avendo io questi mesi soffiato prevalentemen te i veuti del quadrante di greco raffreddarono· l'atmosfera ; spirando dalle parte c\i greco-tramontana, e dalle quarto di greco-levante, por-tarono seco loro nella nostra peni sola notevole quantità di vapori umidi raccolti alle superfici del· l'Ionio e dell'Adriatico. La 1nedia tcrmomet·rica fu assai bassa, piil che d'ordinario in q~esla. stJlgiooe non sia in Siena, ed anzi le osservaziQni fatte in proposito meraviglfavano il 'popolo che da vari anni non aveva memoria di un invcrnata così rigida.
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Oon simili generali condizioni meteorologiche, poi si collega la oscillazione frequente della colonna bm·ometrica. ,Non fa c.tdunque meraviglia se i febbricitanti costiluirono la cifra più notevole degli ammalaLi entrati nel bimestre, e se fra questi, le malattie che ebbero manifesta prevalen~a furono le altezioni rcumatiGhe di natura tlogislica con s0de di elezione principalmente sulle muccose degli organi respiratori. E di queste le principali ragioni eziologiche potemmo facilmente allribuire oliJ•e che aJI'joQuenza stagionale cd alla costiluzione media dominante, all'arrivo a questo presidio della nuova classe di leva 18t.t8, che più atta Lrovavasi a soggiacere all'influenze morbose l'CUmatiz?,an!i. Che la seconda dÌ queste ragioni sia stata quella che principalmente forni di febbri citanti il contingente di am· m~tlati lo mostra il còmpnto comparativo praticato per i due mesi di geun~io c febl~raio. ll numero di ammalali entrati nei !!Oli primi 20 giorni di quest'ultimo mese ol trepa~sò il doppio della cifra degli entratl in gennaio . . Anco questa Yolta si è potuto cons~atare le tristi consegnenze di un troppo rapido acclimamento ~ quale vengono a subire le. nostre classi dii. leYa, tanto più nocivo alla salute di questi gio· vani soldati, dappoichè vien praticato c:ol trisle corredo di tante sravorevoli condizioni fra cui le principali. Stagione la più variabile e fredda dell'anno. Cond·i.z·ioni morctli depressa per il distacco dal · luego nalìo, lamiglia, amici, ecc. e per le diverse cond izioni empatematiche del loro spirito così brust.amente trasportato col corpo loro in atmosfera di nuovissime e non tutLe piacevoli abitudini. 1hlS1JO?'tO e ·via_qgio per la via di mare senza alcun riparo, a totale discrezione dei venti e tlelle tempeste invernali~ non cbc dell'acqua e della nove che cade dal ciclo, e quel che più monta con vestiario insu(ficiente per difendersi dall'inclemenza della stagione, c dei climi pei quali trascorrono. Quesla stessa maniera eli considerazioni valse viemaggiormentc a spicgarci il prevalente concorso all'ospedale dei coscritti delle provincie meridionali , su qnelli provenienti dalle altre nostre . regioni. I primi infatti abitrtati alla clolcezza de l cielo ed alla 1nitezza del clima, dopo un lungo ed incomodo viagg'io per mare risentù·ono tosto giunti in Siena, i perniciosi eil'etti di una stagione, a loro affatto ign~ta, per la eccessiva rigidità, ed incostanza. In quanto alla terapi}Utica non si scostarono i medici nella Giomale lli Medio. milit. 1870.
82.2
cura di queste affezioni flogistiche dell'apparecchio respiralorio, dalla cura classica, ùell'applicazione della quale a\'emmo ruotivo di rallegrarci non avendo da lamentare la perdita dr alcun am. malato. Fu quindi usato il salasso generule in un moùo parco beosi, ma 1100 restio, piaccndoc:i fa r no::;Lt'O prò 1l cllu sapicnli osservazioni germaniche, nelle: quali si è arricchita la medici na moderna, ma non am:~ndo di lasciarsi lrJscinat·c da un cieco ed inconsulto fanatismo, cercammo semp1·r di slauilire con preci· sionc, le principali indicazioni al sa lasso quali trovammo nella condizione organica cd il bilo del corpo n r~ l Lempcramenl.o, noll'acuilà dei sintomi febb•·ili, nell 'incci>JJameJJlo cil·colalorio, manifesto per la comparsa di fenomeni cianotici. c sintomi dì compressione cerebrale, c localmente poi nell'ìntensilà dello stato iporemico e nella estensione del ffi L'desimo. Il salasso locale per sanguisugio lu pralil'alo senza timore, c hen corrisposf', ed in molli individui potè supplire a! generale. Cii antimoniali e le preparazioni nilrale ci ful'ono ulili nel rispondere alle indicazioni del miuorare la frequenza ''asalo soverchia, e la soverchia tormogenesi cutanea. Fra i• primi i l tar· Laro stibialo fu a noi di un gran presidio curativo, e fn ordì· nariamenlc tollerato. Non lasciammo da parte i purgaLivi, cd ora ci servirono gli oleosi per distogliere gli stati saburraJi complicativi, Lal'altra volla i calartici, per provocare con tro irritazioni intestinali, cù alli critici per aiDuvi siorosi. Ci valemmo spesso uei derivativi c rivulsivi, fra i quali più di frequente giovarono le senapizza· zioni, i vescicanti cantaridati, le frizioni di olio di Croton ccc:. Facemmo largo uso degli espeLLoranli, Poligola, lpeca.~uan<l, c Kerme3 minerale ad alla dose ucl secondo periodo della ID:l· laltia . Fu rigorosa ma non eccessiva la dieta di brodi e min ostru dapprima, e poco vi tello c pol19 dappoi. n ghiaccio fu particolarmente usato nelle complicazioni alas· sico·adinamiche c sempre con palese vanL;1ggio. L'andamento fu assai regolare e rapido, se si cccelluino alcuni pochi noi quali la malattia insorse fin da principio in modo subdolo c lento. Rehtivamente ai venerei cd oLLalmici poco abbiamo da dire o solo che in limitato uumero cntrr1rono all'ospcrla\e. Gli aro·
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823 malati di chirurgia similmente sia per lo scarso numero, sia per la niuna entiià loro, non offrirono alcun motivo di ·specialé annotazione. Vi fu nel · bimestre un solo caso di scabbie. Queste affezìoni debbono essere sempre scarsissime io un 1Jresidio nel quale i medici curino l'igiene dell'alloggio, del vestiario, e della nettezza del soldato; atLribuendo tutta l'impor tanza che meritano alle visile sanitari c. Circa- ai singoli casi più grav:i dello sl.abilimcnto, o merilevoH eli speciale riçordo avemmo nel mese di gennaio un eLniplçgja fàciale sinistra, nel soldato Carusi Raffaele del 46" reggi; mento fantori~, condotta a guarigione mediante uua cura idroterapic-a speciale. Di questa non comune forma morbosa, avendone t.c~suLa una delLagliata isloria il mP-dico di battaglione sig. doU.. Borgi, non staremo qui a darne ulteriori ragguagli. Nel· mese tii fobbraio avemmo un c,1so di moningite nel soldato l\1ontanari Giacomo del 46" reggimento fanteria, per il quale non corrispoudendo le nostre cure, si ebbe dopo 9 giorni di malattia, esito ,infausto . - I rcliquali anatomo-palologici comprovarono la faLLa diagnosi.
Inscritt-i in ossr:rt,azione. Gli inscriLti inviati in osservazione jn questo succursale dal Consiglio di leva dei cìn:ondarii di Siena e Moutcpulciano, si 1iruHò a soli :17 di cui :15 da Sjcna, c 2 da Motepulciano. · Su tutti l'osservazione corrispose presto .e bene non avendo mostrato, i pochi simulatori, cd esagcratori, lanla valenlìa da sostenere a lungo la loro parte. Di fatti le giornate di lJermanenza ammontanti a n• 37 dànno una media per ogni intlividuo di giorni 2 i lG. , te malatti e per le (JUilli furono lnviati in osservazione c le proposLe emesse cd acccLWLe poscia dai singoli Consigli di lo-va sono le seguco Li :
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--PROPOSTE DELL'UFFIZI.ALE SANI'f-AR10 ~
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. No Asma. )) Otorrea. Ambliopia sinistra . . Jmpiagamento all'ombellico . . Sor.dità . . . . . . . . . .. ,, Atrezioni dell'apparecchio genito-ori- » nario )) Claudicazione . Cicatrici aderenti in prossimità del )) ginocchio destro . . . E'Sudati pleuritici a destra )) Pal.pitazione
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Gli esami ed i riscontri a riguardo di quello che dichiaravasi sofferente di asma, non abbisognavano protrarsi di troppo, dap· poichè risultò fino dalla prima visita, che 1'inscritto aveva presa questa malattia ad imprestito senza conoscere in cosa consisteva. Dasli l'accennare che i fenomeni asmatici da esso allegali, si rcsiduavano in dolori alle ginocchia ed all'ombelico, manifestandosi solo dopo aver percorse varie miglia a pie.di. L'ambliopia non fu. riconosciuta nè coll'esame s~eroscopico oè ottalmoscopico. . L'impiagamento all'ombelico fu constatalo essere il risultato di sostanza irritante ed escarotiche poste sulla parte, come appunto venne supposto dai componenti il Con.siglio di leva. La sordi Là e la claudicazione rimasero smascherate dopo brevi esami ed esperimenti. Du.e cicatrici aderenti dense e profonde, con ragguardevole perdita di sostanza, situate al disopra del margine Sllperiore della rotula destra, consegne nLi di vasto ascesso sofferto anni indietro, furono ritenute come incompatibili colle esigenze c fatiche della vila militare.
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Le affezioni dell'apparecchio genilo-orinario, consisterono in due casi d'ingorgo e inlumescenza del cordone, e testicolo si· nistro. In uno di essi t'rattavasi di voluminoso cirso-varicoccle, nell'a,ltro di postumi di orchite blenorragica. Il terzo fu inviato JJer sospetto di fistola uretrale, di cui ne fu riconosciuta la in· sussistenza. Il quarto infine affetto da litiasi urica, al seguito di una accurata analisi chimica dell'orina, fu posta in essere l'al· legata infermità. L'esame statico comprovò la preaenza di essudati pleuritici in allro inscrilto, postumi di. recente pleuro-polmonite soiTerta, per cui si ritenne la precaria inidoneità dell'inscritto, e ne fu emesso il voto d'invio alla prossima ventura leva. Un solo dei quattro che allegavano palpitazioni fu dichiarato abile, gli altri manifestarono all'esame statico non dubbi segni di lesione organica del centro circolatorio. Il medico dù·ettm·e
D. GUIDOT'fl. OSPEDALE 1\HLITAUE DIVISIONARIO DI VENEZIA Rcla.zione medica sulle malattie 1Jrcva.tenti nel i • t1·ùnestr·e 1870. 0SSERVAZION1 l\:IETEREOLOGICUE
Pressione d'aria a O" 7uO. sa +3. 2 Temperatura bagnata 82 o Umidilà relativa q, Ozono N·E. N-0. Venti che dominarono in gennaio N-E. N-N-E. Ici. ld. in febbraio S-S·E. N·E. lei. Jd. in marzo LriJUestre Condizioni del ciclo nel corso del 1!6 Sereni . 38 Coper ti . • Giorni Nebbiosi Piovosi . Nevosi .
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Le
malattie che si ;ebbero prev~len'i in questo trimestre sotto il p1;1~to di vista della loro. import(lnza sono state le flogosi degli organi respiratoFi. Non . .si deve però tacere che le fe~bri periodiche figurano ancol;a in n:umero sproporzionato alle a!Lre malattie, ma come ebbi a notare eziandio pel trimestre decorso, queste infermità ,si verificarono quasi onninamente in :individ Lli già àHra volta passivi di queste e speci~lmente nei sold~ti del 1. o Reggimen~o Granatieri che ne fu çolpito in larga scala al C~mpo di Verona sotto i bastioni delia Fortezza. Le perniciose che avemmo a curare in numero di quattro (frutto fuori di, stagione) colpirono soldati degenti entro lo Spedale, eccezione fatta di un soldato .della Fanteria di Marina, il quale en_lrò come affetto .da grave perniciosa pne{\monica proveniente dal Corpo, ma in tempo per ~al vario da )minante morte con injezioni ipodermiche di bisolfato di chinino praticate in per'sona dallo seri· vente. Per la variabilità della stagione, pel dominio di venti nordici .freddissimi, p~r le 1requenti burrasche ecc. occorsero piu numeros~ ~ più gravi del solito le pleuro-polmoniti e le bronchidi. N9tammo che, ove neiJe prime intervenne l'arte COI) opportuna sanguigna nel loro primo. stadio, quando cioè è ancora possi-bile la risoluzione di tale stato morboso senza che decorra tuLti i. suoi esiti o come, credendo dire uqa novità, senza che ei compia il suo. giro ciclico, col linguaggio della scuola tedesça, ed anche tale sanguigna si ripeteva, SCl)za uscire da quella mode· razione che è frul.lo di somma prati·ca, i n questi casi vedemmo esi ti brillanti e bel! e cu~'e . Non così lasciando il tremendo morbo alle sole risorse della natura, aiutata ancora da quei presidii terapeutic:i preconizzati dalle scuole tedesche; se fummo forzati ad attenerci a tal metodo non per elezione ma per tardo ingresso dell'ammalato allo spe· . dale quando c:ioè la polmo!lite era già nella sua cerctda ciclica necessaria·. Nel soldato Rocco morto di polmonite, che non potè ~alassars'i per·essere giù oltre al secondo stadio avanzata, l'autopsia rinveniva la polmonite posteriore inferiore laterale sinistra non solo· cen epatizzazione in p'tlrte rossa e grigia ma con empiema laterale e pseudo.. membrane spesse nel bel J;Ilezzo del parenchima polm9nare. . I Medici curanti per ciò si attennero con maggiore fi duci'a al saggio metodo dei moderati salassi, congiùnto ali'uso epicratico
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del tartaro stibiato ed all' applicazione dei vescicatorii nel pe· riodo a,tooico, ossia ritornarono con fiducia al metodo della clas· sicà osservazione che jn It~lìa almeno, adoperato con opportunilà diagnostica e pratico sapere ha dato mai sempre risultati si brillanti da non invidiare le non troppo incoraggianti statistiche germaniche. ll morbillo, sebbene ollremodo dominante in Venezia, non ha che debolmente attecchito nei nostri soldati. Convinto della sua contagiosità mi son dato premura di tenere isolati i 1.3 casi che ne dovemmo curare c ciò forse ha in qualche modo evitato ~eminìo dannoso nei reggimenti. Dal vaiolo che pure era assai diffuso in Venzia sono rimasti quasi immuni i no'stri soldati non essenJosene annoverati che ~ casi, ed il merito di ciò può riferirsi alla rlvaccinazione sollecitamente eseguita e con ottimo esito. La migliare è stata ecce· zionale. Le malattie chirmgiche non ebùero en tità per casi di gravi traumatismi o per morhi rrwriteYoli di atti op e:a ti ~ i di gt'ande importanza; ma pur troppo nella categoria piaghe, anche le più meschine, si è notato e si noLa tultavia una difficoltà immensa a portarle a cicatrice. Di buon ora si fanno pallide, bavose, sono .invase da deciso facedenismo nonostante che siano tali aroma· Jali curati col maximum della diligenza dal medico ' di Regg. sig. DoL. Radaelli, informato acl ottimi principii pratici chirurgici e sieno degenti in due sale ariosissime e tenute con proprietà inappuntabile. In quelle stesse sale per lo passato le piaghe decorrevano verso celere guarigione·, cosicchò anche un mio ope· rato di amputazione di gamba, per quanto fosse in cattiva con· dizione di salute, delle il bel risultato di cicatrizzazione di prima in Lenzione. · Ad evitare maggiori sciagure, e non ultima la gangrena di spedale, non solo si adopera la necessaria proprietà di medica· ture, ma si è costrelli a fare lavacri ùi acqua clorurata e di ~1ppli· caré il carbone sulle piaghe quale oLLimo disinfeuante. Essendo ciò insolito si è t'iconosciuLO che è in diretta attinenza delle emanazioni corrotte animali vaganti nell'atmosfera circumambiente, dopocbè sonosi lasciati. tanto inoltrare i lavori imponenti della strada ferrata, i quali certo nell' estate YCntura, come ho già rapportato in passato, non mancheranno di recare ben più perniciosi effetti, come le nozioni scienlifiche e pratiche le più comuni dànno ragione di prevedere.
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Siccome su tutto fu amp1amento riferito superiormente anche nel rapporto alla Giunta Sanitaria dell'anno decorso, allo scrivente non incombe altro obbligo che di notarne gli effetti via via che si verificheranno, declinando in pari tempo ogni responsabilità sui medesimi. Quando si pensa che siamo in questo spedale contornati da nn vasto padulc fallo di rcrcotc ad arte e che stanno esposti all'aria circumambiente per prosciugarsi i depositi del fondo dei canali e della laguna trasporlativi per fare nella laguna le fondamcnLa per la nuova via fùrrata, e che le nostre latrine, per le acque fermo cho ne conseguono, non banno scolo libero, ben di leggieri mi sarà concesso che i timori di gmi danni alla igiene di questo Stabilimento più volte scritti e con insistenza, hanno pur troppo un fondamento di relllà da non doversi neppm· di' un poco tacciarsi per illllsorlo. Le allre malallie decorsero regolarmente nè meritano particolare menzione. La mortalità fu di i 6; ouo individui mancarono por malattie croniche, la più parte riformati e tra questi si annoverarono 5 Lisi tubercolari, uno scorbuto, una cistite cronica ed una carie susseguita da pioemia. SeLLe mancarono nello Spedale per casi acuti e cioè 3 per polmoniLe, 2 per pemiciosa, i per enterite acuta ed i pet· morbillo; uno morl repentinamente in quartiere per emormcsi polmonare. Venezia, li 20 Apt'ile 1870. Il medico clù·etlm·e COS'rETTI
OSPEDALE MILITARE DITISIOXARTO DI 1\IILANO CASO Dl GllAYE FRATTURA DEL CI\ANIO GU.\lllTA Dl S.F.CU11'0 .AD
A1"l'O ùl'Ell.\TIVO.
Sto1'ia letta dal medico di battaglione, sig. La-Gavera Onofh"o, nella conferenza scientificct del •1o maggio 1.870.
La sera del 6 gennaio dell'anno corrente, circa alle ore 9 1(2, trasportato in questo ospedale Contri Valentino, soldato nei cavalleggeri di Lucca, io gravissimo condizioni di salute per cr<~
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caduta fortuita dall'allo d'un corridoio esterno del primo piano della caser.ma S. Simpliciauo. Egli ora precipitato da un'al Wzza di metri 6,00 battenclo il capo sul suolo del corLile costiluilo da ineguale ciottolato. Il caso era stato fortuito, ma causato dal non avere a\' erti La la ringhiera di forro che fa barriera al corridoio, e che uppena S'innalza a metà ùcll'allczza della statura o'rdinaria d'un uomo. Il Contri ha 23 anni, ò di robusla costituzione; non ebbe mai infermità tli sorta, e la congenita robusL~zza accrebbe colla Yita agricola e pasLorizia che mena,'a fìo dall'infanzia nei salubri monLi di Piove Pefago modenese. Il caduto giaceva· in decubito dorsale ed in atteggiamento di abbandono. Aveva pallida la fisooomla, lento e piccolo il polso, midriatica la sua pupilla destra. Privo della parola e di ogni apparente moto volontario cl'intclligenza, appena mandava uu qualche lamenLo inarticolato quando lo si chiamava ad alta voce ed in modo ripetuto. Collocato nella sezione di chit·urgia gli fu applicaLa una vescica con ghiaccio alla tosta~ dei scnapistni allo snre. Dopo una mezz'ora mostrò riacquistare un certo grado di coscienza del proprio stato e dei propri bisogni, poichè pronunziò parole di lamento, mostL'ò necessita di urinare e far di corpo, ed in realtà co,mpiva a lali bisogni. Era però tanta in lui la prostrazione delle forze che fu crednto urgente il dargli qualche cucchiaiata di pozione cordiale. In questo mentre il medico di battaglione, sig. dott. Bellina, che avea accowpagnato l'infermo all'ospedale, si era data premtu·a anello t'li avvertire de] gr·ave caso il sig. medico capo, il sig. medico direttore cd il signor medico di reggimento dotlor PasLorello; questi, giunti ben presto, passarono a rigoroso esame delle condizioni del Contri, e « constatarono nessuna lesione t• n~l l 'arnbilo llel tronco cd estremita; gravo info!lsamento per 11 contro dei tcgumenti e delle ossa craniane dall'esterno della bozza fron tale destra a tulla la fossa temporale corrispondente. Era avallameuto a forma prismatica o lievemente curvilinea, a ~ convessità in has3o, concavità in alto, con leggera tedenza obliqua dall'alLo alllasso, e dalla lJozza frontale alla sommiLà della conca dell'orecchio. Il dito esploratore avvertiva nel cenli'O dcll'infos• samento una linea scaht·a, irregolare nel senso dell'infossamento stesso, che dava sensazione como dl margini di frattura ossea;
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verso il frontale aveva qualche cosa come dì un margine taglìente. Il Contri anche ai lievi contatti esplorativi, dav(\ segno di dolore co'n lamenti più vivi. Presto furono d'accordo nella diagnosi di frattura con infcìs· samento. Unanimi diehiararono grave il caso e di più che dubbio prognostico; si riuni rono ad immediato consulto per decidere il da farsi per quanto possibile nell'utile del fratturato. · Era al consulto, oltre i sunnominati, anche il signor medico di battaglione dottor Nicoletti "che si trovava di guard ia. Sull<J, diagnosi c prognosi non vi era dissr.nso. I doLtori Sar· torelli o Bellina proponevano l'immediato soccorso ci1irurgico cbe avesse scopo di rimuovere la compressiooe cerebrale fatta inùubbiamenle dalle ossa entroflesse. Il medico capo, il medico dirctlore, il dottor Nicoletli opi· navano che si dovesse almeno soprassedere di qualche ora per aver agio a meglio giudicare lo stato dello infermo, e potere escludere, per quan!o possibile, la cslenzione della frallura al!a base del cranio, od i gravi effetti della commozione cerebrale con versamento da contro colpo: In tal caso pareva loro che ogni atto operativo potesse riuscire non solo inutile, ma pro· babilmente anche dannoso; per contrario esclusa, per quanto possibile, la grave condizione suespressa, allora sarcbbesi più conscienziosamenLc deciso sul!a utilità e convenienza Lleil'atto operativo. Era vero che ruaneavano gli assoluti segni materiali e della frattura della base del cranio, e del versamento da commozione, e controcolpo; poicl1è era usi osservé,lle poche stili e eli sangue uscite dal naso, era mancato ogni stillicidio sanguigno dall'orecchio, non esisteva ecchimosi perioculare e sotlo-congiuntivale; non v'era alcuna difficoltà alla deglutizione, cd i vomiti erano stati di ma· terie ingesle alimentari e bevande solo appena dopo la caduta, n è vi era al cuna paralisi. Si era avvertiLa la necessità del le emissioni delle orine o delle feccie, e volontariamente \"i si et'a adempilo. Ma nullameno i fenomeni accusatori della estensione e gravezza di tal i craniocerebrali lesioni potevano nel momento· non appalesarsi, c fra qualche Ot'a, per contro, diventare pateoLi. Il Gontri, infatti, andava man mano peggiorando di stato, e la poca intelligenza svaniva: lo abbandono delle forze si facea più spiccato, la anestesia dell'ambito cutaneo, ed in ispecie delle inferiori estre· • mità, andavasi pronunziando.
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Adottata l'idea del prudente temporeggiare si fecero conti. nuate le applicazioni di ghiaccio alla località, si ri peterono le applicazioni senapate passeggianti all e estremità inferiori, si p,ose un iqtelligente infermiere di guardia fissa al ferito e Jo si raccomandò alla· sorveglianza speciale del sig. medico di guaTdia. Alla visita del maLLiuo susseguente lo stato comatoso erasi fatto più profondo, i polsi piccoli, contralti, celeri; abolita ogni coscienza di sè, e di quanto lo circondava; susseguiva la paralisi non solo di senso, ma anche di moto alle estremità, specialmente inferiori; inavvertite le perdite delle urine c delle fecci : qualche sussuHo clonico di tempo in tempo. Nessuno, stillicidio sanguigno nè dall'orecch ie, nè dal naso, nessuna ecchimosi periorbilale o sotto-congiunti l'aie; persistente la :mtomatica deglutizione di \)oche goccie J 'acqua ghiacciata che di quando in quando eragli intromessa II·a le labbra. La midriasi all'oc.chio destro fattasi così esagerata cla non mo· strare che un esile Gcrcine irideo : il respiro celere, stertoroso. Fu convocato generale consullo di tullo il personale medico. Unanime ru la decisione di non più attendere, e fidenti nella sper:mzl che i falli fossero localizzati al punto del trauma passare a larga scopertura del punto offeso, e laddove si potesse con delicate manovre rimuovere le ossa entro spinte, contentarsi di questo per !ogliere là compressione, dare ésito a<l bgtli estra· vasato ; ladclove ciò non bastasse tenersi pronti alla applicazione di qualche corona di Lrapano. L'atto operativo venne affidato all'abile chirurgo sig. dottore Luigi Fossi, medico di reggimento, come quegli cui era in direzione· il riparto cb ìrur~ico . Circa le 2 pomerid. fu posto mano alla operazione. Una incisione curvilinea a convessità in basso, concavità in alto, partente dall'esterno della bozza ft·ontale destra, e vegnente a circa (~ cen tim etri del superiore attacco del padiglione dell'orecchio corri spondente permise di alzare un lembo che pose in perfetta scovcrtura e con rapidità e senzà quasi perdita di sangue, chè appena due capillari arteriosi furono incisi e torti, tutta la super!icie della fralt.ura. Allora si riconobbe la esattezza del diagnosti co. Era frattura comminuta, a forma irregolare, come stellata, che dal centro dell'infossamento si irradiava per ogni verso, c per un'area del diametro di circa un 9 centimetri, avendo isolati
832 al centro due frammeflti, che si cosLìtuivano più propriamente dalle ossa fronto -parietalc. Staccato il pericranio con diligenza di manometterlo il meno possibile, e rispett.arne le persistenti continuità col circostante tuttavia integro, sl ·cercò di f<)r penetrar il margine quasi ta· glicnte d'una leva fra la cima dei due frammenti isolati; si riuscì a rimuovcrli l'uno clòpo l'altro, e si pose a scoverto la dura meniuge lievemente scalfilta in uu punto e ricoverta di sangue semi aggrumato. - L' applicazione di una leva curva ed ottusa permise senza grave sforzo di rialzat·e e lasciare in sito le altre ossa ioflesse. A questo mentre pet· la tolta compressione si notò una prima profonda inspirazione del ferìLo. Fu l'inizio del progressivo cessare dello stcrtore respiratorio, come del riordinarsi la fisonomia del!'infermo. Con pinza ossìvora furono rimosse le punte acuminate della frattura, con delicati lavacri furono tolti i grumi e nellala la dura madre. l'iessuna emorragia imponente si osservava; era trasuclamento parenchimatos;o sanguigno. Le pulsazioni cerebrali si anclav:ano sottocchio rior·dinando e t'acendosi isocroni agli aLI.i respir~ Lorii. Il dito esploratore non avvertiva senso di stravaso sanguigno sollominigeo, nè lo faceva temuto entro encefalico. Una sutura atlOl'Cigliata con 9 spilli riuniva esattamente la ferita ed il lembo dal suo angolo superiore a 3Jff in basso; 114: era lasciato beante per facilitare lo sgorgo di ogni possibile c probabile secreto. La medicazione fu dì poche fìla imbevute in acqua Pagliari con sopra pposizione d'una lunghetta bagna ta d'acqua ghiacciata; atl un giro o due di fascia era raccomandata la fissa zione della medicazione. Si prescrisse la incessante irrigazione locale d'acqua pure ghiacciala. Per bevanda fu raccomandato qualche cucchiaiata di limonea vegetale pure ghiaçciata. Astinenza da qualsiasi ali· mentazione, nello scopo di non eccitare ,il vcntricolo a temiiJili sforzi di vo~ito . La sera l'infermo cominciava a fare qualche movimento colle estremità inferiori, emelleva inavvertite le urine; la febbre si era pronunziata con. aumentata tcrmogenesi c qualche tendenza a sudori; i polsi erano a 100. Lo apparecchio era appena tinto in rosso. Nelle 24 ore successive alla subita operazione cominciò l'in· fermo a pronunciare lamenti e dar qualche segno di ritorno a
83'3
cosciimza, ta pupilla dell'occhio destro cominaiava a diminuire d~lla midriasi; i moti degli arti più liberi, la anestesia cutanea meno pl'onunziata. Con desiderio accoglieva l'appressarsi delle somministrate bevande sempre di limonea, ed acqua ghiacciata. I polsi a· HO, la termoge11esi sempre aumentata, i sudori più pronunziati; le urine sempre emesse inavvertite. Qaarantott' ore -dopo l'operazione non v'è di nuovo che lo aumento delle pulsazioni arteriose salite sino a 120. Al terzo giorno doìJo l'operazione l'infermo dà segno manifesto di ricuperato udito, ha febbre vi.va per termogenesi, e polsi a i 30. Beve con avidità e frequenza limonate tredde e qu~lche cucchiaiata di ou:imo brorlo. L'apparecchio è più in· zuppato di liql!idi sanguinolenti, perciò si rinnovava la medicaziom;. La ferila ·ha margini al q nanto tumidi che mostrano }lerò di volere aderire io primo tempo. L'occhio destro ha pupilla quasi normale e sensibile alla luce. L'udito è ripristinato fors~ eon un po; di iperstesia. Le mani corrono al punto ferito, e lo ammalaLo pt·onuuzia Jamedti articolati di locale soffet'enza. Anche l'ambito cutan'eo di Lutto il corpo si è fatto ip~rstetico. Comincia ad aweri.ire la neces~ilà di urinare. Si sopendono le applicazioni fredde e si medica con sola faltlclla irrorata d'accrua Pagliari. Si concede qualclle ·cucchiaiata di più di brodo, e qualche frustolo d'i ghiaccio per bocca. Da cruesto gior110, comincia a decrescere la febbre p1ù per di· minuita termogenesi, cl\e per valulabili diminuzioni dì pulsazioni-; l'operato ha sonni tranquilli e di più ore. È tornato a perfetta coscienza ecl uso di parola, avverte la necessità di emettere le urine; Ila eccitamento di sensi specialmente visivo, ed auditivo sicchè ogni rumore gli è fastidioso, e la luce lo offende. Sente il bisogno di qualche alimentazione che gli è accordata in qualche cucchiaio eli pane· trito. Ha meno sele. Lo si medie&, e dall'angolo inferiore della ferila cola pus icoroso con qua1clie grumo. Si tolgono q u~ttro spilli. È il sesto giorno dell'operazione, e \l progredire verso il bene, locale e gener:ate~ è lento ma progressivo. Il pus che sorte dall'angolo inferiore e dai fori ove era Jo spi.llo superiore ed il medio, è pit'Lttosto abbondante, sempre tinto di sangtle, ma eli migliore aspetto. Febbre e sete in marcata diminuzione. Appet.ilo che si pronunzia. Sonòi· che si fanno regolari. Iperestesia che diminuisce. Si concede qu(l!Chc cucchiaio di semolino, e solita liQlonea vegetale.
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8S.i
La sera sì torna a medicare poichè l'apparecchio ~ inzuppato di marce. Noi medicarlo si trova una piccola scheggia os.soa mobile nell'angolo infet'iore della ferita che senza diilìcoJtà l'iene eslratta. Il pus l1a caratteri come di suppurazione ossea. Le urine sono abbondanti, nessuna però 1a defecazione dal 1. • dì che entrò allo spedale. Si prescl'ivc perciò un clistere purgante che dopo 6 ore promuovo abbondanti dejezioni alv~ne perfettamente avvertite. L'infermo parla e risponde lento, ma con precisione e chiarezza. n suo stato da questo giorno continuò in progresso di miglioramento. Furono tolli tutti i restanti spilli. I margini della ferita erano ri11uiti; solo dai fori degli spmi già superiormente indicati persisteva a gemere la suppurazione. n dì :19, cioè 13 giorni clopo la caduta, si riaccende più viv:. la febbre. Era febbre di snppuraziono: di fatto, questa s'e11a lhtta abbondante, fetida, icorosa. La intelligenza era più ottusa e tarda, la località dolente, ritorno di sensi dolorosi a quasi tolto il corpo. Le funzioni digestive sono pure perturbate e la anoressia c la lingua rossa ai bordi, impaniata mostra Io stato irritativo delle ''ie gastriche. La dieta a soli brodi e le bevande lìmonale, la frequenza m~giore delle medicazioni bastava a fugare questo morboso fenomenico apparato. · li 20 gennaio H miglioramento era sensibile, locale e generale, e così continuò progredendo fino al ~4:. In questo giorno può tlirsi assicurato il suo avviamento a guarigione; ogni fupzion e è quasi fisiologica. La località dà abbondaTILi, ma oUimo le seereziooi di pus. Il fallo avverte manifesto il diminuirsi delle supertìcii ùella perdita di sostauza ossea. È un tessuto di neo-formazione a consistenza più che cartilaginea che dalla ]Jeriferia tende riparare tutto l'esportalo osso. Senza falli mcritevoU di nota continuò il migliornre ge.neralc c locale del Contri, fino al dì 8 féhbraio, giorno .che per le ottime condizioni raggiunte potò abbandonare il letto per qualche ora. n 26 febbraio egli passeggiava libero per l'ospedale, valenùosi della p!'opria persona (anche a sua a!Iermaziooe), come prima della ·caduta. La sos.tanza neo-formata avea riparata io toLalilà la perdita ossea. La ferita era tutta riunita c cicatrizzata; solo dal foro inferiore dello spillo mediano gemeva qualche slilla, più di siero alblllllinoso cb e eli pus. Udito, vista perfella: nessun fenomeno nervoso, nessuna sofl'erem:a locale.
835
Ai primi di marzo anche ì1 foro suaccennaLo era chtuso per solida cicatr ice. Il Con lri avea ogni aspetto c realtà di ottima ripristinata salute. Al punto del trauma non si riscontrava che una cicatrice lineare licvomeot'e rosea che mat·cava l' incisione ivi sttblla. Egl i poteva dirsi atlo a continuazione di militare ser vizio, ma non era prudente che vi si soltoponesse tanto pron tamente poicbè pàro:10o ctoversi evitare le pressioni. d ~l keppy alla parte di fresco lesa e riparata, c le fatiche delle esercitazioni militari c le lunghe esposizioni alle insolazioni delle passeggiate e militari manovre. Egli era perciò presentato ad una rassegna per concessione di una lunga licenza di convale.sccnza. Quesl<t dal signor generale rassegnatorc gli sarebbe stata accord:~ta anche di un anno, scia ottima indole del Conh·i c l'amore che porta al propl'io Corpo c la gratitudine che- seutc per le cure avute non gli avessero fatto pronunziare desiderio di averla lirn itnl.a a soli () mesi. Ebbe tal concessione, cò il ·17 marzo partiva per goderne in seno alla prop1·ia fantiglia.
RELAZIONE SANITARIA 1'HIMESTRALE
Su.lla co.stituzione medicrt flOl]Jrasidio di 'l'raviso annessa al t(uadro statistico clel 1" t1·imeslre 1870.
Sulle condizio ni topograriche, geologiche, idl'Ogt•afkhe, agrt· cole economiche, industriali e mediche in genere di questi pat>si che. si trovano COllll)t'esi oell'allualt limite di questa divisione militare territoriale, già avendo avuto occasione di discorrere con sufficicnle dotli.lglìo giusta la esigenza di un semplice rapporto saniL:~rio negli anni precedenti, separandooe anche la descrizione alle diverse provincie di Treviso, Bolluoo ed Udine a misura che si andò sempre più ampli,tndo questa giurisdizione militare forse la. più estesa dell'Alla Italia, nulla avrei più da aggiungere che non fosso· giiJ detto senza lema di ripoLi?.ioni non essendo occorso cambiamenli in questo br(}ve giro di anni. i!: perciò che me oe astengo nel rapporto sanitario di questo trimestre limitando le mie osservazioni alla condizione medica
R1'ass1t.nto delle osservazioni meteo7'ologicha della 11er ogni mese llw·antt .....
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836 dominante ed alle variazioni meteorologiche che si avvicendarono nel principio del corrente anno, costituendo come uno stato eccezionale per questo clima piuttosto temperato sebbene vario a seconda delle diverse sue zone per la grande ' 'ari ct:ì topografica dei suoi piani. Inl'aUi per la doppia cortina elevatissima delle Alpi elle cir· condano l'altissimo Friulano ed il Bellunese, queste provincie essendo difese dalle forLi bufere boreali, ed abbastanza lontane dal mare per non sentire l'influenza di quei venti sciroccali, c della malaria che domina nelre sue lagune, godono di un clima asciutto, e molto ozonato; ma appunto per la loro elevatezza esposte a forti correnti che soffiano improvvisamente dalle ampio gole di questi alti monti massime nel verno vi riescono facili e gl'avi re llogosi degli organi del l'espiro, mentre sconosciute vi sono se non importate le febbri accession:Jli. Invece nelle parLi più met·idipnali e prossime al mare, dove le molle acque che provengono dalle vette alpine scaturiscono dal suolo dopo ùi avere anraversato la zona ghiaiosa intermedia, il miasma palustre vi domina eHtlcmico, ed çmr.he nella provincia Trevi· saua sebbene in migliori condizioni, le febbri periodiche si mostt·ano ftequenli e facili a recidiva. Però Loltine queste particolarità di alcuni paesi puoi dirsi che il perin)etro di questa divisione miliwre è piuttosto salubre e favorevole alle truppe che vi stanziano anche a motivo dei molli torrenti a rapido corso che lo attraversano e che agiLandovi coutinuamente l'aria, la privano eli tutti i principii deleteri ~;he vengono sviluppati dai centri popolati.
838
Cominciava il correnLe anno con vecti m direzione dell'Occaso che si alternarono quasi interpo\atamente durante t.ulto il mese di gennaio con quelli ùi Levautc ~ però coruc s&mpre suol accadere io questo clima i venti nordici eccedettero del doppio quelli di Sud, massime quelli nordici levaotini che stettero nella proporzione di 50 a Hì con quell i d'Occidente; fra i venti di l\Iezzodl invece SÌ verificò il CODlT<IrÌO percllè soffiarono quelli di Tramontana nella proporzione di 22 a 6 so li ron quelli d'Oriente. n principale predominio l'ebbero pur sempre i venLi eli N. E. quindi quelli di N. E. N. e E. N. E nelle stesse lJroporzioni, mentre fra i venti occ.identali quelli dì N. E. di S. O. e di 0- S. O. si presentarono colla stessa frequenza. Fra i venti magistrali si osservò sei volte quello di Ponen te, ciuque ,-ol!e quello di 'l'ramor.to e tre volle quello di Levante, tutli gli allri intermedi meno quelli di N. E. N'. c di N. N. E. ei.Jbut·o piccole proporzioni. Complessivamen te spiraT'Ono 6o vol te i venli nnrdi<' i eli qualunque direziane c 28 volte quelli di .Mezzogioroo, 5() . volte quelli d'Oriente e 37 volLe quelli eli Ponente~: 'l'euuLo per calt:<..lo de lla loro presenza dello varie epoche del mese ne risulta cbe nella prima cinquina del gennaio solliarono quasi semp1·e ven ti ili Occidente con alternativa or:~ Kordica ora di Mezzogiorno: nella seconda ancora quasi sempre venti N. E.; nelle due seguenti cinquine ancora venti d'Occaso quasi costantemente nordici, e nella terza decina venti pressochè costanti di N. m. con jntcrmcdi e solo iocidentalmcnte negli oltimi due giorni ven,ti di N. O. È per questi motivi che la s L~gi ono fa qnasi sempre jncostante nella sua temper:~tnra ~llernanclo giorni di iutunso freddo con altri assai temporali massime nella deci na med ia, al 1Wincipio della quale si ebbero tre giorni di pioggia conseclltiva o furono questi i più temperati del la sl.agioM essendosi elevalo costantemente , il termometro fra i + ò, 6 e fino all B grati i centigralli nei giorni 9, 10, H e 12. La pressione barometri ca invece segnò in qoesti giorni una minore elevate7.z:l perchè discese fino a 747 c 27 nel giorno 10 mentre in 'tul.lo il restante del mese si mautertne quasi setopre rra i ni8·, 760• cd i 760\ 6i8' gradi. Lo stato igrometri co si com ponò conforruerucutc al h;tromct.t·o, cioè segoò al psicroruer.ro di AngusL la massi ma sua elevatezza oei quatLro giorni piovosi sopramentovati, e nt'l pritl· cipio del rnese, mentre or.1 r estante osc~illò fra i 50", 60• cd i 70• so· c ciò per Il copiosa sospensione di vapori acquei nel.· l'atmosfera, stato igrometrico assai frequente in questo clima.
839
Se nel gennaio vi fu grande ioco:>tanza nell'atmosfera, nel febbraio invece questa si mantenne più regolare sebbene piii rigida pel predominio quasi costante dei venti di levante che vi portavano quel forte ablJassamento di temperatura e nella prima quin'dicina anche una costante umidità e giornate coperte. Tventi d'Oriente furono in questo mese nelle lJroporzioni di 77 a 7 soli con quelli di Ponente, e quelli di Nord nelle pmporzjooi di lì2 a 22 con quelli di Sucl. Il veu to più predomina nte fu quello di N. 1!1. che re~ nò per 215 sopra tolti gli altTi · venti, quindi si succeùettcro pure con molLa frequenza quelli di E. N. E. e di N. E. E. non mancando di presentarsi con qualche insistenz3. anche il oardinaio di Levante Est, mentre sl osservò tre volle soltanto il vento diretto di Borea. Fra i venti di mezzogiorno si mostrò qualche volta quello S. K e E. S. E.; ltrW gli aliti inlcr : me(li no11 ebbero che qualche. momentanea cd accidcnl;lle appariscenza . Sah'O pochi 'giorni al principio o nel finire del mese Mi quali soffiat·ono pochi 1venli del 1\Iezzodl massime lCI'anl.iui, Cullo il restante mese fu sempre in preda a veoli ghiacciati <li N. E. che ci portarouo il cattivo tempo o l'u.midilà, salvo verso il finire del mese che appanero venti di ruc~zogiorno e ai tt·amontana col bel tem-po. La temperatura atmosferica in questo mese si mantenne qua:e:i costantemente lin oltre la prima decina solto lo zero, nelle altre duo invece si elevò e si 'mantenne acl uo~t elevatezza primaverile giungendo fino a gradi centigrad i !2, ~iO al mezzodi del giorno 26 e gradi -130, iO al mezzodì tlcl 28. La pressione baromcLrica assai elevala al principio del mese. nelle giornale più rigide, discese invece ed arrivò a b<1Ssissima e\evalnra nel restante massime al principio della terza docina per la grande, umidità dell'aria e per cui si osservò il fenomeno strano eli una elevatezza barometrica .di soli millimet.ri 7f!1 e (iQ al mattino del giorno 22. Anche lo stato igrometric;ò si vprificò assai basso nel psicrometro in relazione coll'e)evalezza barometrica, quindi di WOgl'adi il massimo osservato al giorno 13 verso sera si chbe fino a H-0 , 21", 17° nei giorni 7, 8 e ~O grad i io• al mezzogiorno del 22 avendovi avuta una media durante Lu,tto il mese di soli gradi u5•. Kessuua meraviglia quindi che si verificassero in r~uesto mese soltan to 7 giorni di sereno, mentre. se ne ebbero H di foschi v.1ri o nebbiosi e 10 di pioggia neve O(l assai nuvo1osi. n decorso mese di marzo ultimo del trimestre corrispose
840
ruirabilmènte al psudonimo che gli fu dato di mese veoioso lanta fu la varietà ùei venti che sofiiarooo da ùbtlrse direzioni senza costanza di correnti salvo nel pt•imo del mese che continuarono per alcuni giorni con direzione di venti levanLini. Si ebbero in questo mese N. 52 venti nordici, o 41 di mezzodl, 65 in direzione di Levante 28 dal TramonLo. I ''enti ùi Nord EsL però ebbero anche in questo mese come sempre il predominio c fra i venti del Sud presso a poco furono nelle stesse proporzioni i venli di Grecia o del mese a quelli d'Occaso. Pochi i venLi nordici delle Alpi Carniche e Giulie le quali apportarono giornale rigide ed asciutte allraversanùo quelle immense giogaie copot·Le da nevi eterne. In regola di frequenza si ebbero i primi i vonLi di N E, <JUindi que]li di N. E. E. di E. N. E. e di B. Poche volte si fecero scoLire queHi di Sud c di S. O. S, opput·c tli N. O. c S. O. c si cb· bero grau venti card inali. Venti di Nord :1 , di Sud 6, d'Est 8, d'Ovest 2. Con questa varietà ed iocoslaoza di ventil;l;;ionc che servi a mantenere quasi sempre coperto il ciclo con pochissimi giorni di sereno, si ebbe pure una pressione barome• Lt•icn costantemente assai bassa più che non si ebbe a vcl'i lìcare nei mesi precedenti, non avendo elevato in media che millimelri 70B, o9 essendo discesa fino a millimetri 7t.l:8, 70; non fu che nei cinque ultimi giorni della seconda decina che si alzò di pòco, mentre in tullo il restaute mese si aggirò fra i 75ti, c 7~8 millitnetr·i.' Non diversamente si comporlò lo stalo igrometrico dcll'almosfera che discese fino a gradi 18 al mezzodì del g-iorno 15, avendo iu media sostenuto i grad i 65. Il termometro lino al principio ùel mese si era mostrato quasi primaverile, discese d'un tratto dopo la 'J)I'ima decina e si maoLenno basso oltre il consueto della stagione fino al giorno 26 per poi riascenderc di nuovo e mcucrst al regolare livello. Nessuna meraviglia quindi se con tal i clementi di perturbazione organica e coll'arrivo dei nuovi inscriLii non ancora abituati ad un clima diverso del loro nativo si videro aumentare di poco i nuo,·i entrati all'ospedale e si ebùero a curare malallio sopra LUtto polmonali di qualche {;ravczza non esclusa qualche tifoidea . Rigu'll'do alla piogg:a ne fu piultoslo scarso questo trimestre non essendosi osservata che quattro volte nel gennaio, sci volle nel febbraio c qnaLu·o nel marzo. complessivamente non essendo caduta che millimetri ·123, 58 di acqua in (]ltOsta pianurn; cioè
8-'! milli~elri 4.8, 53 nel gennaio, millimetri 43, iO nel febbraio e
'Qlilliroetri 31, 95 nel marzo. Se però poca fu l'acqua caduta noo per questo mancò questo clima di esserH triste e quasi sempre coperto durante il trimestre perchè sopra 90 giorni se ne eobero 31 soli di sereno, 31. d'incosLanli e varii, e 28 di nu· vulosi e piovosi. Lo stal.o sanitario del paese fu ~gualme nte piuttosto buono e si ebbe predominio di bronchiti, pleuro pneumoniti, febbri ga·· !ilriche ed accessionali; al secondo mese si mantennero più frequenti le febbri gastriche, le inlermiltenl.i ed i reumatismi muscolari ed articolari c nell'ultimo mese le gastriche cd j catarri bronchiali. II vaiuolo serpeggiò pure sempre con qualche insistenza sebbene benigno in queste campagne, il che indusse nel paese ad anticipare la vaccinazione nei bambini. Il principio del corrente ;nmo fu come si disse più sopra marcato da condizioni eccezionali climatel·ichc che ne resero la stagione <ISSai più rigida e triste dell'usato, eppure malgqdo a,nchc l'arrivo di molLi nuovi inscrilti, buona parte dei quali -provenienti dalle provincie -più Lemperntc e tlalle meridionali i quali perciò come che abiluati a climi c costumanze diverse, ebbero a :>offrire mol to del nuovo acclimatameoto, 1mre la condizione snnita.ria di queste . truppe fu buona in generalo ed il numero dei suoi malati si mantenne sempre in proporzioni limitate. Però per le grandi incostanze di questa atmosfera, come si potrà rilevare dal qui unito riassunto delle osservazioni meteorologiche della provincia di Treviso nel decorso trimestre, lé flogosi massime degli o•·gani polmonali assunsero quasi sempre forme assai gravi con tendenza al tiOsmo, sebbene di c;~ rattere legittimo influenzate dalle sole cause ret~matizzau ti. Ollre quesLe malattie la cosLiluzionc medica di questi paesi si mostrò propensa alle ma lattie eruttive, morbillo, vaiuolo e scar1allina ma quesli morbi rispettarono tuLLi il militare di guesto p1;esidio non avendosene avuto oeppUI·e un caso qui, sebben e nel pre· siclio di ncline sotto forma benigna siasi frequentemente pre sentato il morbillo. L'assenza di malattie eruttive in queste truppe milita in favore del buon l'Cgime igienico che vi fu osservato. Variò di poco nei diversi mesi del trimestre la bassa forza ùi questo presidio a motivo ùel licenziameuto eU una classe e dell'avviso dei nu(}vi inscritti avendo cominciaLo l'anno con una ci-
842 fra di circa H ?o presenti giornalmente, andò poi aumentandosi, sicchè complessivamente in media si puoi valutare nell'ì1Hicro trimestre a circa 131,7 uomini come trovasi indicato rlallc cifre parziali ro~lstrale nel quadro statistico forni tomi da questa divisione. Enu·;H·ooo all'ospedale nei tre ruesi decorsi 420 indi · vidui tre quarti dci quali provenienti dalle truppe del presidio •l da quei pochi distaccamenti che spedivano qui i loro maiaLi, ti3 fra questi l'ul'ono i nuovi inscritli sperlili all'ospedale in osscrv:tzioHO c :~9 provenienti eia corpi estranei o spediti dal de· posi lo oftalmico eli Yillorio per la sua chiusura. La loro proporzione nei vari mesi del trimestre, cioè SG malati nel primo mese. 15'1· nel secondo, e i 27 nel lcrzo indi ca già por sè sola la verità del sopracsposlo. cioè la maggiore facilità nell'ammalare dei nuo\'i arrivali i <1uali infatti ascc'lcro nel febbraio c marzo :1 1(}!! cUt'aLi sopra il totale di 367. L'entrata giornaliera pci giorni 90 del ll'imcstre fu eli fJ, c it1 3 o sui corpi della guarnì· giooe, c sui distaccamenti di 3 e 213. La sorlila nelle tt·uppo del presidio fu di pgco inferiore all'entrata nei u·e mesi. La media giot·nali ora fu complessivamente di eire~ oO e 2l3 malati esclusi gli ioscriLLi iu osservaziouc cioè 32 113 nel gennaio, u8 nel secourlo mese o 6l nel tet·zo. La massima dci rico,·cnli fu di 83 nei giorni IG febbraio c 13 mai'ZO, il minimo di 3i.i noi giorni () c 22 gennaio . Quest'entrala di malati calcolata con la forza media della guar· oigione valutat:l nell'intero trimesll·c a i 3'!7 uomini di bassa forza darcbllc 1:1 proporzionr Ili 2~- ccl ·113 poco pilt per 010 ossia 1'8 per ceuto al mc:;c:: riparti to in 7 nrl gennaio. •IO nel febbraio c poco meno nell'8 ucl marzo; con 3 cd :1.13 in cura giornal· monte per 010 sulle truppe del presidio le quali contarono ncll'intiero ll'irnoslro gioi'Tiate di rnr~ 3t~2fr,. La pcrmanenzv rl'ospe· dale di tutli i sortiLj fu di 38{{,7 giornale pei corpi della g uar. nigione; di 727 pot' gli estranei, quindi ogni malato della guarnigione avrebbe avuto una permanenza d'ospedale dig iorn i :12 ed i l4· compresi i ll decessi. Di tutti gli entrati ~13 circa furono curali per malattie mediche, oltre il5 per malaLLie chirurgiche compresi H trauma. Lismi, 1t6 per roalaUic oculari compresi i 13 granulosi qui spediti dal deposito oflalmico di Villorio c tulli meno uno, estranei alle truppe della guarnigione, ·t [<16 pOI' malaLLio veneree cd 1t28 per scabbie.
8<l3
'Si ebbero in tutto il trimestre quattro soli decessi, Lutti del ;;.:so reggimen to fanteria, dci -{]Uali due della nuova leva- c quindi non acclimatati ancora pcrchè appena giunti al corpo, i quali morirono !)Cr febbre tifoidea l'uno. per lifo peteccbiale l'allro, ciJetto \lell'improvviso cambiamento di vita c dove non era certamente estraneo il patema morale. Gli allri due della classe del 1.8~7 morirono uno per tifoidea pure essendo soggello di carattere assai irritaùile, logorato da patemi morali e r.he aveva subito molLe punizioni colla prigione. L'altro si rese defunto dopo lunga malattia polmonale pet· uscite con versamento pleuritico. Questo soggetto che fino dal primo giomo del suo in· gresso presentava nn'epatizzazione pol:llOrwlc sinistra e che perr.iò era già stato riformato, aveva di mollo migliorato la sua condizione in modo da lasciare spctare che avrebbe potuto rag. giungere il proprio paese, ma riacutizzato~i repentinamente precipitò al suo fine con versamenti nelle pleure, nel pericardio e nell'addome che lo tolsero di "ita dopo 8G giorni di de· cubi lo. I pt'imi due non fu rono sezionati pcrchè rapidamente avanzatasi la putrefa1.ionc nel primo; pcrchè malauia contagiosa la seconda: negli altri si ri 0\'r.noero in entrambi aderenze pleurilichc con versamenlo, anche m quello decesso con miliare, il quale era io preda ad una diatesi tubercolare. Nell'ultimo decesso H reperto catlaverico diede oltre an·epalizzaziooc polmo· naie gcn(Walc sinistra e versamento sieroso in ambe le cavità, pure un 'enorme r:tuantilil tli siero cilric.o sparso nel cavo perilone:Jlo con fisconia epatica c sua dcgeneraziouc adiposa. Come si disse più sopra dci malati di m:~lallic mediche fu pr0sso a poco dei 2t3 d~i curati c le malattie principali cbe vi n~urarono furono qnasi tutte di vero carattere flogistico reumatico però con tendenza al tilìsmo, si ebbero molte effimere c molle sinocbe poche <Ielle quali a fondo gastrico, quindi, in via di numero, figurarono le tlcriodicho gcnet·almente recidive c r.on molta frequenza, le laringo bronchiti, i C'atarro bronchiali, poche pleuriti e molle polmoniti assai gravi che appunto diedero un ùecesso. Dopo, queste varie tifoi•lce SOJH'aLnllo nei nuovi ioscl'ilti che dieùero anch'esse gli altri tre decessi, alcnoo gastro enteriti o diarree di carattere reumatico, l)OChe aoginc, tlue artrili, molLe ne ..nlgie emicraniche, una iLLeri?.ia e due soli casi eli ostruzioni viscerali esiti di sofJerte febbri accessionali a l unga decorso.
844 In tutti questi maiali la blanda cura antiflogistica per non deprimere troppo i soggetti e sopra tutLo il regime tonico co· stituente dopo risolta la flogosi valsero a semplificare la cura ed ott.enere unà pronta guarigione. 'l'ate regime era tanto più necessario a quelli logorati dalle febbri di mal'aria ai quali con poche propinazioni cbinacee si fè ricorso per impedirne le rer-idive ai decott.i amari continuati per qualche tempo ed in alcuni casi alle soluzioni arsenicali, ma in molLi di essi si dovette ricorrere al cambiamento di clima con una licenza di convalescienza mensile onde poterli ristabilire completamente. Si curarono le nevralgie col valerianato di chinino che riusci , mirabilmente a sospendere gli accessi e le affezioni reumatiche con blandi eccoprotici. In quanto alle tifoidee il ghiaccio internamente, le bevande acidule e Lamarindate diedero migliori risul· tali. Nella sezione di chirurgia si ebbero molti ascessi acuti di poca importanza, alcune erpeti, molte adeniti cervicali fenomeno assai facile a verilìcarsi nei militari forse per la facile loro esposizione alle vicissitudini atmosferiche, varie paroLidi massime nel febbraio per la grande incostanza atmosferica in quel mese, varie piaghe semplici massime per geloni, escoriazioni o contusioni, ed altri pochi morbi locali di poca importanza e di facile gua· rigione. In generale questa sezione di malati non ebbe fatti rilevanti se non, le adenili cenicali in molte delle IJUali si presentava .l' indurimen to scirroso delle ghiandole del collo con ipertrotia di tutto il cellulare drcumambiente, ribelli acl ogni trattamento anche lungamente continualo con preparati jodici c coi ferruginosi e pei quali si fecero varie proposte pei bagni di mare come il migli.ore espediente risolutivo. Si ebbe a curare un caso di sinovite al ginocchio sinistro io un nuo-vo in· scriLLo, dipendente da forte distorsione .occorsale per caduta due anni addietro e elle :;oll' uso delle manovre si acutizzò . DoJ)o 62 giorni di cura con cata plasmi e frizioni jodichc ed il riposo assoluto essendo cessalo il Lurgore ed il dolore alla parte sembrava guarilo, ma dopo pochi giorni al primo esporsi alle esercitazioni mili tari si riprodusse di nuovo la malattia per cui si dovette proporre a rassegna non essendo possibile sperare da lui quando anche guat'ito un buon servizio nel mililare. Si ebbero undici casi di traumatici, nove dei quali per contusioni o ferite lacero contuse accidentali, una distorsione ed una
845
leggera ferita da taglio alla coscia per ferita da baionetta' in rissa, ma tutte queste furono di pochissima importapza sicchè sortirono guariti con pochi giorni di riposo e copertura della parte non escluso qualche bagno saturnìnato. Nella sezione degli oftalmici entrarono 9 sole oftalmie esterne '!a più importante delle ·quali si fa una cheratite traumatica co~ ernia. dcll'eridc in seguito a colpo di scheggia nello · spaccare le legna. Presentatosi questo caso con sintomi nevralgici di qual· che gravezza massime pel dolore sopra orbiLale, guari però ab·. bastanza prontamente con una sola sinecchia anteriore al luogo dell'ernia iridica dì poca appariscenz.::. Entrarono molli granulosi tutt: provenienti dal deposito oftal· mi co di Vitlorio due costituitisi spontaneamente perchè e"asi spontaneamente da quello stabilimento già guariti e che dovevano essere messi io sorlila ben tosto, gli altri a motivo della sua clùusura; ma di questi alcuni furono spediti al convalescenziari o di Verona per ordine del Comando generale della divisione in seguito a mozione di questo sig. Medico capo; gli altri qui rimasti perchè appartenenti alla divisione sono prossimi a guarigione e verranno avviali ai loro corpi. Nella sezione dei venerei predominarono le sifilidi primitive in scarso numero c questo meno pochi casi di vere ulceri 5ifi· Jitiche, le altre erano ulceri molli con facile produzione del bubbone seconLJario. Si ebbero trt~ sole b!eunorragie ad un'or· cbile blenorragica guarite assai facilmente colla cura esterna associata alla cura interna con balsamici, sicchè di quattro Cll· rali per questa uretrite specitica non ebbero che 48 giorni di permanenza d'ospedale. Le orr.hiti richiesero maggior tempo e 1a cura fu quasi in ogni caso faLla colle penellalure di collodion, però, in un caso questo metodo abortivo non avendo otle· nulo efficacia si dovette ricorrere a cerotli adesivi con cicuta ed impiastro di Vigo ·che li risolse perfettamente. OILre i curali pt'r malattie ordinarie entrarono pure in questo ospedale No 53 inscrilti della nuova leva spediti da vari consi· gli di queste provincie, oppure dal 3° Deposi lo di leva di questa Divisione per essere me~si in osservazione onde constatare l'esi· stam~a, il grado e l'incurabililà della loro infermità. L'esito di queste osservazioni essendo già stato descritto nella colonna delle annotazioni al quadro interno dello slaLo trimestrale modello 3 bis mc ne dispensa di parlarne qui se non accennando
8.16
che di questi W furono dichiarati abili, 5 rivedibili alla prossima veotur;1 leva, e 33 assolutamente inabili per infermità iocompa libìli col mililare servizio a senso dell'~lenco B del re_ golameolo sulla )eYa. Jn nessuno di questi si ebbe a ricouo. scere assoluta simulazione di malattia, solo in qualche caso una esagerazione di mali non però soslenula, c facile a limitare al giusto valore coll'attenta osservazione. Terminerò questa relazione coll'accennare cbe le vaccinazioni vennero incominciate nella seconda metà del marzo presso tutti i corpi di questo presidio essendo stato lJrima impossibile di potern e Lentar·e l'esecuzione per In difficolUì di potcrla efl'eLluare con buona linfa tolta da braccio a braccio. Essa procede regolarmente eseguila in ogni corpo coll'inesto a braccio a braccio e coll'ago del Falconi in modo che si spera oltcnerne atl opc· razione finita un discrelo risultato. ~ Treviso, il 10 aprile 1.870. Il 11fedico Diretto1·c Dott. A. PEwso.
OSPEDALE MILITARE SUCCURSALE DI UDINE.
Rela~ùme medica pel 1° trimest1·e 1870.
Udine capoluogo della provincia situata nella spaziosn pianura del Fduli, vuolsi fondata nel secoio 6". Questa citta\ elevata IMtri 106 dal livello del mare, ha il suo territorio disposto per metà ad altipiano, o l'altra metà viene rappresentata dalle Alpi, colli e colline. La provincie. è lunga 131 chilometri, ed ò situata fra i gradi 45 e 40' di latitudine boreale e gradi 29 57' e 30 Hl' di longitudine. La superficie e di chilometri quadrati 6, 649, e dal .fiume
847
Tagliamento viene divistL in due pareti uguali da ovest-sud; vi scorrono molti torre.nti fra qnali il Torre da nord-sud- est. Le Alpi Giulie e Carniche Ja cingono da est-nord-ovest ed ha i $uoi coufuli dalla parte di nord col territorio eli Villaco, all'est con quello di Gorizia, al sud col mare A.ddatico e provincia di Venezia, all'ovest colle provincie di Treviso e BellllllO. Il térrcno pateozoico è rappresentato dal carbonife~·q cun schisti varii portanti ruderi organici, quali P olipai, Favosites al Veolites. Inoltre scorgesi un calcare roseo magnesifero con avanzi di coralli, quindi si hanno }E; arenar ie rnarnose nelle loro multiple varietà, e nella valle del 'ragliamento vi è pure terreno calcareo magnesiaco. n soprassuolo delle iet•re situate ft•a il Tagliamento ed il 'fot·re è composto di ciottoli e ghiaia con pochissimo terriccio; sicché la sua fertilità o forza produttiva è ben limitata. Le sorgenti di acqua che abbondano a piè dei monti e nella bassa pianura, sono quasi mancanti nell'altipiano e ciò dipende dall'essere il sottosuolo ghiaioso, quindi adatto a permettere la fi ltrazione profonda ; epperò anche nei torrenti l'acqua è mancante quasi tutLo l'anno. A.nche l'acqua potabile scarseggia, e nella città per gli usi domestici ed industriali vi~ne introdotta a mezzo di canali acquedotti. Una parte dell'acqua è levata dal torrente Ledra. Nella provincia vi sono acque minerali idrosolforiche fredde quali l'acqua di p~ano che contiene cloruro magnesio e caloe coi loro solfati ; così di queste acque si trovavano a Tolmer.za, Punteba, Tarcenta. In Sacile scaturiscono acque acidule ferruginose di qualche efficacia curativa. Il climn è temperato con atmosfera asciutta nell'altopianò, colline e monti, mentre verso la marina è sommamente umido ed insalubre per malaria. La città di Udine situata a 4.6' 4 1 di latitudine nord come vicina ai monti ed al mare è soggetta a Npeotini cambiamenti di temperatura. La bora vento di levante è più fre·quente e molesto a guisa da disturbare il sistema nervoso e l'apparato res?it•atorio. IÌ vento di nord-ovest (Ga~bino) è freddissimo e di non minore molestia. Il terreno in generaJe essendo ghiaioso con poco terriccio tiene pochissima fertilità. Mancando l'acqua d'irriga-
848
zione e le proporzionate braccia pellavoro dei campi fu pensato alla formazione di estese praterie permanenti, ed alla formazione dei prati artificiali. Con ciò è reso possibile un esteso allevamento di bovini, cavalli e~ animali lanu ti. ll grano frumento e turco sono i precipui prodo.tti _del suolo ai quali aggiungonsi i legumi in genere. Il riso vi è pure coltivato in piccola,sJ.lperficie di terreno, le viti ·vi sono coltivato sopra una decima parte d~l .suolo e producono vini buoni ma scarsi. Il gelso forma l'esclusiva piantagione nell'altipiano del Friuli, e fornisce foglia in grande quantità per l'allevamento dei bozzoli, dai quali lo speculatore ritrae abbondante prodotlo. La filatura de' bozzoli vi è fatta in larga scala abbencbè ent1•o piccoli s tabilimenti privati, ed ottiene seta di qualità la più scelta, q uesto ramo di industria fornisce alla provincia ricchi guadagni, e procura lavoro alla classe operaia. $onvi pàrecchie fabbriche di conciapelli, di carta, macchino per segare legnami, fonderie di vetri e così dicasi d'ogni altr'arte e mestieri che tutte hanno sviluppo parziale nella città e provincia di Udine. Esportasi dalla prc•vincia la seLa per la maggior parte, il legname, le pelli e alquanto frumento. S'introducono coloniali, droghe, -preparati chimici, cotone, canape, olii. La città molto ricava dal commercio colla provincia avendo tre mercati ogni settimana e molte :fiere di bestiame. Come addietro è detto Udine è bene areata, anche nell'interno le strade so!lo tenute .con molta proprietà, la p"opolazione nel numero di diciottomila vi si presenta sana e di bell'aspetto, allegra, vivace e sobria . . L a popolazione complessiva della provincia ò quatt?·ocentocinquantaquattromila e novecentocinquantadue abitanti . I~a costituzione media di Udine sarà varia col cambiare delle stagioni, parmi però che la sua topografia ed i rapidi sbilanci di temperatura la rendono facile alle manifestazioni infiammatorie dei visceri del petto e dell'addome nonchè alle forme reumat iche. Da questo autunno sino all'oggi pare vi domini un endemia eruttiva tantochè nella città e circondario · il vaiolo continua a presentarsi or qua ed ora in altri punti irr piccola propor zione mietendo più o meno di vittime. Il morbillo coniluente sviluppasi anche nei soldati, e nel trimestre ne ebbimo alla cura 19 casi.
849 Alla parte orientale della città in borgo Prachiuso sta collocato l'ospedale militare $OCcursale di S. Valentino, il cui fab bricato rappresenta un quadrato perfetto a•ente la facciata a mezzogiorno, e ciascuno degli altri tre lati quasi del tutto scoperti e rivolti ad est, nord, ovest. Sttbito entrati :si scorge il cortile ed i suoi quattro lati con portici i quali servono pel passeggio dci convalescenti, nel lato mf!ridionale stanno collocati gli uffici per la farmaci a e laboratorio. Nellato di est sono diRposti i magazzini del materiale di dotazione, un locale dormitorio per esercenti ed altro per la cura degli scabbiosi. Al lato not•d !>tanno situati parecchi locali d'abitazione così pel sig. medico e pei sott' uffiziali addetti; inoltre hav.vi la sala per le docciature, altra pei bagni in genere, ed altri locali per lavanderia e deposito da materiali . Nei lati ovest nord havvi la cucjna, dispensa, deposito delle lingerie sudicie, la sala di disciplina, il dormitorio degli addetti. '.l.'utti questi locali sono di loro natura alqnanto umidi, però gli allitati hanno banchetto in legno e sicchò sol.o alcuni presentano piccoli tratti di muratura con evidente umidità. Sul lato nord del pian terreno trovasi un passaggio munito eli cancello pel quale si accedo in un giardino spazioso ed alberato destinato ad uso di j)USseggio. Alla metà del lato ovest esiste altro passaggio che mette t'apo in cortile lungo e stretto dal quale si accede in altri locali como sala anatomica, deposito mortuario, legnaia, ecc ., infìno questo cortile presenta verso b01•go Prochiuso la già porta dello stabilimento la quale serve al passaggio di grossi carichi. Nel giardino havvi una grandiosa raccolta d'acqua potabile la c1ualo quivi giunge dopo essersi depurata attraverso un sistema di filtri , essa è sempre limpida , fresca, rapida, nè · contiene materiali terrosi o vegeto animali : pelchè è adatta a tutti gli usi interni dello stabilimento. Il 1• piano situato perfettamente sopra i locali costitMnti il guadrato descritto a terreno, è rappresentato da quattro corridoi regolari prospicenti ciascuno nel cortne principale a mezzo eli spaziose fìnestt•e, e questi servono pel pas~eggio ai convalescenti quando l'atmosfera fre ddo umida, loro non permette di affrontarla. Dal lato ester·no d'ogni corridoio si accede alle sale desti-
8!SO nate alla cura degl'infer:'mi e queste tutte riunite presentano una cubatura d'aria rinnoval!ile o tanta luce da contenere comodamente nentocinquaotn ammalati convenientemente ripartiti .
Cubatura dei locali ad uso stan.;a per infermi contenuti nell'ospedale dt S. Valentino Grande. "<;
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Pertanto avuta felice la situazione di questo stabile alla sua costruzione ed all'ampiezza ben proporzionati di ciascun locale ad uso infermeria, parmi si possa numerare fra g!i spedali che trovansi in favorevoli condizioni d'igiene. Se però voglionsi esaminare questi locali sotto il punto di vista di migliorie yan t.ag; giose e possibili ad effettuarsi, allora "dirò che con tutt.a facilità si potrebbero applicare; ad esempio si potcebbe : l • Suddividere parecchi locali a scopo d'igiene, ed in determinato circostanza anche a scopo ecqnomico ;
8:11 2• Ad ogni stanza gioverebbe un mecca11isr:no applicato pet' la continua rinnovazione dell'aria; 3" Migliorare le stufe che rendono poco calore ; 4.• Migliorare alcuni pavimenti ; 5" Modificare le aperture delle latrine ; 6'' Riparare qualche pezzo di muro malsano; 7• ,Ridurre alcuni locali ad infermeria, nel miglior stato di possibile isolamentJ compatibile col fabbricato, allo scopo di curarvi i morbilosi, vaiolosi, la febbre peteccbiale, ecc. Nella cucina sta oggi in -costruzione un fornello economico, e ciò che permétte sperare che più tardi la direzione del genio possa divenire a qualcuna delle accennate migliorie utiJi, c che più da vicino si legano con l'igiene. Entrando a parlare della nosologia diver sa presentatasi nel }'' t rimestre 1870 dirò in breve che lo forme infiammatorie di ogni grado e sede, furono le preponderanti, indi lo reumatiche poscia le forme morbillose, da ultimo recidive periodiche .
·-
..
Numero
Kumero
Giornate di permanenza
536
-
l
--1 J ~nahtti _curati. ~el ~ o trimestre
l Gh u~cltt gu;ll'J ti . . . . . Militari ugciti ri fo t·rnati . . .
l
l,,.,,;rti nscritti "'"'""'' giudicati""""''"""'''' abili . . . . lndividui . morti . . . . . . . hl. J'Ìtnasti iu cm·a il 1!0 apl'lic
l_ _
l
TOTALE
-
404 11:-\
7 9
-
-
-
-
6 !)7
-
-
5~6
536
6732·
Da (1uesto quadro rilevasi che il medio delle giornate di cura fu di g iorni 12 112 circa per ciascuno informo, e la mortalità dell'l per 100 circa, tenui proporzioni in vero, so vnolsi avere rigtutt·do · ttllo forme gravissime che presentavansi alla cura i n numero elevato ed alla stagiono ct•uda la quale rappresenta ]'unica o dirò meglio il primo efficente morbigeno. S i cut>arono 19 polmoniti dello qLlali 13 guarirono, una tar-
8~!
minò co~l~ mo~te e cinque ~imase.ro alla cura in avanzato periodo di risoluzione. Le pleuriti fu('Ono 7 e tutte risqlsero. Le laringo-bronchiti furono quaraptatre di cui qua.ranta guarite e tre rimaste in· cura. · . I morbilli confluenti furono dìcianove tra quali alcuni grav.issimi per diffusione ai bronchi e polmoni; ànche i gravi migliorarono e pel' tutti può dirsi assicurata la guarigione. Le emormesi celebrali in numero di quindici guariroiio meno qua\tro rimasti in cura. Le .angine furono diciassette delle ctuali quindici guo.'rite e due rimaste in cura. Una ten.i a trattàta coi semi di zucca sortì complet.amente c la cura durò ventisette giorni. Le centosette. febbri sino che a fondo gastro reumatico ri.solsero regolarmente e sollecitamente, pe.rò alcune presentarono fenomeni nervosi di rilievo. Le malattie d'occhi poco presentarono rli speciale rilievo clinico, se vuole eccett uarsi un caso di cheratite nlcerosa la quale sostenuta da granulazioni guarì radicalmente Cl)llo scomparire delle granulazioni. I casi venerei furono i comuni ed in numero ordinario. In chirurgia si ebbe una frattura alcadio la quale guarì, vari9 contusioni da calcio distorsioni per cadute ed altro, alcuni :fiemoni circoscritti, ed il giorno 2~ marzo or,e 121 [2 notte una ferita d'arma di fuoco gravissima e pericolosa nel sergente Locat elli AgtiStino del 56' reggimet1to :fanteria per tentato suicidio. Questa ferita lacera con fratture varie ha n foro d'entrata del proiettile alla regione sottomentale, quello d'uscita alla Te· gione orbitale interna sinistra, nel quale punto rimase aperto per frattura il seno frontale che vi corrisponde. Col suo passeggio il proiettile fratturò la branca orizzontale della nlandibola a destra, lacerò largamente in tre parti la lingua dal centro verso il bordo libero sinistro, fratturò e lacerò palato osseo e molle ·a sini? tra compresi gli alveoli dentali, aperse l'antro d' igmoro sinistro e diffondendosi in alto spostò l'osso nasale e"l apo:fi:si montante del mascellare sinistro, ruppe la parte O!'hitale interna sinistra, e sortì l'ultimo passaggio fratturando comminutamente l'arcata ossea orbite.ria interna sinistra, togliendo cosi
853 parte dell'appoggio osseo e molle al bulbo, il quale senza essere stato leso sostanllialmente si presenta rovesciato all'interno. Taqto guasto non fu accompagnato da grave commozione cerebrale, bensì associato e susseguito da esaltamento psiclJico per più ore. Con pazienza fu possibile al sottoscritto assistito dal medico di r eggiQlento signor Zanetti del 56° fanteria, e dal medico eli battaglione signor Aclelasio p ure del 56• medicare dette ferite nel modo il più conveniente e di opporsi alla emo · ragia che da . vicino minacciava la vita. Questa ferita venne giudicata gravissima e pericolosa per la sede, p ei fenomeni immediatamente successivi quale l'emoragia, e per i possibili fe nomeni consecutivi di r eazione infiammatoria. Con compiacenza si può rifel~ir-e che dopo 12 giorni dal ferim ento l'infermo trovasi nelle migliori condizioni fisiche attendibili, e che la reazione tl'aumaticn si mantiene in tanto grado eli mi tozza da rassicurare pel successivo andamento, cd appoggiare con ulteriori dati la fondata speranza di ricuperare l'infermo o pet'ò a guarig·ione compiuta altro non occorrerebbe al L ocatelli fuorchè un artificiale palato osseo e mozza dentiera. La vaccinazione nel se• fanteria e cavalleggeri Saluzzo con tinua rogolarmen te, e ieri furono innestati nuovi soggetti colla linfa tolta dal braccio dei soldati. L'andamento del servizio è regolare o solo resta a spet·are una diminuzione del numero dci malati, gr•azie altresì all'avviarsi regolare della stag:one primaverile. Udine, addì G aprile 1870.
il medico di ?·c,r;gimento cl!m:grmte
D. B. TRUFl>I.
Giomale di illedù;. milit. ~8'70.
.RIVISTA. DE.I GJOBNA..LI
OSSBRVAZIONI CLINICHE SULLA TEMPERATURA MORBOSA (per LoNG Fox).
Pleurisia c Pneumon;a. Nella: dit\g nosi della pleul'i sia da aHre malattie t:Jracicho e nella determinazione della natura dei prodotti offasi il termometl'o è di un estremo valore ; tuttavia la cura tormometrica è ben lontana dall'essere tanto definita come nell a maggior parte delle malattie eruttivo e varia secondo la natura dolr effusione, secondo la estensiono della superficie e le circostanze sotto cui la malattia ha a vuto origine. U nn temperatura molto sopra ] 02" è rara nella pleurisia acuta, a ::nono che il fluido nella cavit.à pleuritica divenga purulento. Pnò ancora a questo punto fer m:trsi ad un tratto. È certo pertanto che la pleurisia è sempre accompagnata da qualche inalzamen(,o di temperatura , che avviene sin· cronamonte, se non prima, al rigore inil:iale . Il periodo ascendente può essere molt.o bre,·o, du rando soltanto alcuno ore, o da uno a due giorni, ment1'e la durata del · p eriodo stazionario può esser o a tratto indefinita, cstendondosì ad un tempo che varia da due o tre giorni nd alcuno seLtimane, o contrassegnato talora da decise esacerbazioni, che sono testimonianze di un aumento di malattia. Il periodo discendente può essere molto breve o la malattia terminare per crisi. Frequentissimamente la deferv&scenza è molto graduata, ed ha luogo con remissioni mattutine cd esacerùazioni r epent ine, qne~to J ivencndo a poco n. poco bompre più piccole. Ciò notasi in quei casi di plenrisia con effusione siet•osa, in cui questa si assorbe gradatamente ed il polmone si es!lando di par·i passo, come puro in quei casi, in cui l'e.ll'usione è stata considorabilissiroa per un lungo tempo ed il polmone è stato compresso contro la spina; in cui l'ocon<•mia sembra essersi adattata alla inutilità di nn polmone, c il paziento ha riacquistato la sua salute generale.
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Questi oasi possono continuare con un certo conforto per molti anni, la respirazione nell'opposto polmone essendo intentamento puerile; ma basta una causa lievissima per determinare nuova angustia nel lato all'etto, e qunnòo ciò occorre la tem· peratura si eleva ancora. Nella pleurisia acuta la morte può aver luogo ancor quando l'effusione non 'è purulenta. Talora la temperatura diviene normale quando ha avuto luogo l'effusione ; più solitamente rimane ad una altezza sott.o-febbrile -100" a 101". Il caso è differente nella plcurisia suppurativa. Talora, naturalmente, l'effusione pleoritica, che è stata siorosa per un lungo tempo, diviene purolenta ; talora, massima nell'avvelenamento sanguigno (siccome nello stato puerperale, nel vaiuolo, nella scarlattina ecll,) l'effusione è puruleota fin da principio. Ogni volta che esiste empie ma noi troviamo sintomi di febbre etica; tanto che la diagnosi di empiema pub spesso essere fatta dal solo termometro. Non solo ò la temporatut·a Jìn dal principio più a lLa che nella pleurisia semplice acuta, n\n il caso è con. trassegnato da costanti iluttnazioni giornaliere, ed il termine fatale è accompagnato da un innalzamcnto molto considerabile del termometro. La paracentesi toracica ha un effetto rimarcabile nel diminuire in questi casi la temperatura. Kussmaul fu il primo a notare il rit.orno della temperatura al punto normale dopo la estL·azionc del pus nella plcul'isia acuta dalla cavità pleuritica. Troussenu ha fatto simili osservazioni termometricho quando il flttido estratto era di natm•a sier osa . In questi casi fra la temperatura, il polso o la respirazione esiste un rapporto discretamente costante. Fuori che nei casi di estrema debole'Zza, il polso non è molto frequente, se la temperatura non è a l di sopra di l 00', mentro osso si all\a se i1 termornotl'o registra un punto più alto eli questo. In quei c11si in cui la morte è preceduta da un abbassamento di tempt3ratura, il polso e la respirazione si trovano generalmente frequenti . L'inalzamento di temperatura distingue quindi la pleurisia dallo pleurodinia o dal dolot'o.pcr distim;ione flatulenta del colon. :.\fentre le alte temperature sono d'importanza sfavorevole, e additano l'empiema; nìuna temperatura nel corso della pleu-
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risia esclude la p ossibilità di una determinazione fatale alla malattia. Un'alta temperatura, 103• a 105•, alla plcuri;sia denota o ompiema o pleurisia sieeosa complicata o pneumonia, o a tisi o a pioemia. In a.mbedue queste ultime condizioni l'alta tempel'a· tm·a può probabilmente essere interrotta da remissioni ed esacerbazioni irregolnrissimc .
Pueumonia Premette l'autore che sotto il nome di pneumonia egli. i nchiude quelle c.onsoliclazioni del polmone, cl1c, sebbune occorrano sotto svariatissimo condizioni , e con estrema clivergenr.a rli sintomi, pure sono insieme connesse per una apparenza patologica, produzione cellulare nelle cellule aeree, e per un sintorna clinicn che può essere passeggiero e temporaneo, continuo o remittente, un inalzarnento di temperatura d'intensità più o meno grande in qualche periodo dcllu. malattia. Qnesti punti essenziali sono comuni a quelle varie condizioni , che possono • essere comprese .sotto il nome -di pncnmonia. Nel riconoscere tuttavia questi vincoli leggieri eli unione, ò forza disting uere almeno cinque condizioni, sotto cui avviene questo consolidamento polroonare, c le quali nelle loro fot•me le più tipiche diffet•iscono sintomaticamente l'una dall'altra cos• grandemente da quasi sembrare malattie distinte. Queste forme sonl.l ClUelle che seg-uono: l". Infiammazione idiopatica dei polmoni. z•. Pneuroonia esistente come complicanza di discrasie, come febbri, uremia, ecc. 3". Pneumonia che nasce al termine eli maleWa consuntiva. 4". Pneumonia cronica. 5•. Pneumonia strumosa. La prima forma di p1Jeumonia è invat•iabilmen te connessa colla pleut•isia. Se :fin dal primo giorno dell'invasione la temi peratura si alza rapidamente a 102 1I5, o più, può essere esclusa la pleurisia semplice ed ammessa la pneumonia : ma questa infiammazione polmonare venendo idiopaticamentc è così costante· mel)te associata alla pleurisia che noi siamo sicuri dl concludere che Gi tratta di pleuro-pucumonite. QLtesta forma di malattia in allora è pneumonia più plcut•isia e la sua curva terroomett:ica non esclude certamente la plturisia.
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857 In questa forma ln temperatura jncomincia ad alzarsi immediatamente dopo il J'jgore ini:!liale, e continua ad aumentare per cit•ca quarantotto ore rapidamente, con una discensione di l Fahr al matt~no del secondo giorno. Ziemsenn quattro ore subito dopo il rigorP- notava una temperatura eli 102 lt2 e otto ore più tardi 104 315". ,Più d'ordinavio· al ftnire del primo giorno trovasi una temperatura sopra !02" e al fìnil'e del secondo di 104.-106°. Il più alto punto é spesso raggiunto alla Jìne del secondo giorno . Al terzo e al quarto giorno può esservi una piccola diminuzio11e, e specialmente se abbia avuto luogo un trattamento attivo. Il salasso, per esempio, nei pl'imi momenti d.:llla malattia abbassa la temperatura di l Fahr, ma questa diminuzione è passeggera, dura in generale poche ore soltanto. Raggiunto il punto più alto, incomincia il periodo stazionario e può pet'sistere pe!' un tempo varlnbile, da due n tre giorni. Iaccoud dice che questo periodo dura in un quinto di tuLLi i casi dal terzo al quarto giorno, in tre quinLi dal ·quinto al sc~ti mo giot•no , in un quinto dal settimo all'ottavo o no.no. Durante questo peri odo il corso della tcmpP.mtura. è remittente, la remissione essendo eli r a 2" l~'aht'. L 'esacerbazione giornaliera comincia in generale verso il mezzodì, e continua aumentando flno a mezza notte; l'alta temperatura rimette poi da questa Ol'a '_fin eire<~ le nove antimeridiane, ed è stazionaria dalle nove antimeridiane fino a mez"t.o giorno. In molti pazienti la sensazione eli calore coincide con una certa esattezza colle .osservazioni termomotriche. Genel'nlmcnte la def'ervescenzlt è molto rapjda, ma pnb essere proceduta da un aumento di temperatm'tl. Ordinat'issimamente H punto normale è raggiunto da dodici a quarantotto ore o se la temperat ura è stata molto alta nei pedodi precedenti spesso è soUo il pun to normale n ei primi giorni di convalescenza. La temporatur•a, il polso, e la respirazione possono diminuire nel tempo medesimo, t;cneralmente con sudore, e avanti la coroparsa di ogni segno local':l di risoluzione . Nei casi fal.ali la morte segue con una temperatm•a molto alL'\ - 10'1'' a 106", o anco più alta, e ciò nei casi in cui la morte ha luogo per soffocazione. Secondo \Vunderlich la temperatura non è così alta nei casi
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che muoiono per asfissia come in quei cas1 m cui esiste forte delirio, ma non è insolito di tt•ovare insieme questi due sintomi. Vi è un rapporto discretamente costante fra la temperatura e il polso in questa pneumonia idiopatica, e spesso fra la temperatura e la respirazione ; ma lt1 respirazione può riman~rc molto alta dopo la completa defervescenza della temperatura, se una larga superficie del polmone è epatiizata. \Vartcr' credette che l'altewta della temperatura nella pneumonia non fosse indizio di peric·>lo ; ma la maggior parte degli osservatori differisce da lui in ciò ; e se dopo il terzo giorno la temperatura aumen ta fortemente il caso è grave. La temperatura della pneumonite doppia non è più alta della semplice. Ogni inalzamento di temperahtra nel corso della malattia è una prova della esistenza di nuova pleurisia o pneumonia. Questa pneumonite recidivante sembra essere il legame di unione fra alcune specio di fl.ogosi idiopatica e la forma di pneumonia che s'inconéra nella febbre, ed anco la lenta pneumonia, che si os.serva alla fine dei moti consuntivi ; sebbene la pneumonia catarrale di un tipo remittente, ma non veramente recidivante, non è infrequente ez.iandio sotto queste circostanze . Ambedue queste forme possono essere latenti, se per ciò s'intende che esse non sono facilmente riconosciute. La respiraz.ione aumentata, !a tosse, la espettoraz.ione rugginosa, la diminuzione dei cloruri nell'orina, tutti quesU sintomi possono mancare ; e dalla natura· del caso, o per la difrlcoHil. o pericolo di volgere il pazien~e por esaminare le porzioni posteriori dei polmoni, i segni stetoscopici e specialmente quelli dello stadio di crepitazione possono non esser.e ascoltati ; la mancan7.a di questi sintomi impedirà all'attenzione di essere richiamata alla complicanza polmonare : ~·a utore crede che questa complicanza non esista mai senza qualche inalzamento della temperatura sufficiente a dare avvertimento; e questo è precisamente il caso della pneumonia, che avviene alla fine' delle malattie consuntive, ove la temperatura è tanto spesso una temperatura di collasso. 1'\elle febbri, massime nella febbre ent-erica, il riconoscimento della pneumonia durante il periodo prolungato stazionario è difficile, particolarmente quando la temper atura di questa forma
859 è molto meno elevata di quella idiopatica ; ma anco in questo periodo qualsiasi aumento improvviso di temper atura deve richiamare l'osservatore ad un più attento esame dei polmoni : nello stadio di cleferves cen.za nella febbre ent-erica, il riconoscimento di una p neumonia è meno difficile. In una par ola, la pneumonia riguar data sotto il punto di vista del termometro non ò mai del tutto latente . Nella pneumonia catarrale, che è sp~sso idiopatica, ma pub essere secondaria, ed è una speciale complicazione d'influenza, la temperatura è atta ad assumere il tipo remH~e nte. In ;questa l'ascensione non () così improvvisa e può essere quasi a zigzag; l'acme non è tanto alto; le oscillazioni in questo periodo e verso l}ltesto periodo sono più pro nunziate che nella forma più continua, e talora piccole variazioni alternano con deviazioni molto più gr andi , e la defervescenza è quasi sempre graduale, molto pitì lenta che nella for ma cont inua ed anco più l'apda della defet•vescenza della t'ebbre enterica. Forme eli transizione esistono fra il tipo continuo e l'emittente, e certame nte tu tti i tipi di pneuroo nia consider ati sotto il punto di vista del termomett•o possono appal'ire, se non di confondersi fra l oro, almeno di non possedere limiti assai di demarcazione. Riassumendo in poche parole : La pncumonia cr<•uposa, con una curva termometrica continua, ò ge n eral~en te idiopatica, e consocia ta a pleurisia . La pneumonia catarrale, sia idiopatica o secondaria, è connessa con una cut•va tcrmomeLrica alquanto più bassa, o solitamente di un tipo remittento. Le ricadute nella pnoumonia recidivante possono essere prodotte da rimedi.i, ma spesso dipendono da ciò che una parte del p ol mone s'infiamma è poi r i'3ann, o poi altra parte diviene attaccata da processo flogistico . Una pneumeuia assolutamente latente non esiste, conoiossia · chò sia sempre scoperta dal ter mometro.
(ilfédical Times <tnd Gazette, 2 luglio 1870).
Pneumonite cronica e st?·umosa. La tomperatu1•a della pneumonite cronica varia secondo le circostanze sotto cui si è sviluppata e lo stato patologico che il polmone istesso ha preso siccome risultato della malattia.
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La temperatura dellil. pneumonite cronica associata al tubercolo è quella che ap partiene tanto al tt\bercolo quanto nlla pneull\onia; o dall'altra parte, la forma d' infiammazione cronica che termina nell'ascesso è consociata acl una più alta temperatura di quella. che è comune nelle forme che terminano nell'indurimento g·rannJnre e grigio di Addison . Il soggetto quindi di questa nota viene dìstinio come segue: l" Pneumonito cronica che termina nell'ascesso: induramcnto albuminoso uniforme di Addison . 2" Pocnmonito cronica, ~he termina ncll'indurimento grigio, che ptiÒ subire ancora il rammollimento puro!onto ; 3" Pneumonite cronica, che termina in indurimento g ranulare : anello apparente frn la pnenmonite ordinaria e il tubcrcolo ; 4" Pneumonite stru mosa, che è una pneumonia cronica in soggetto tubercoloso, e può essere preceduta od accompagnata dal tubercolo proprio; 5• Tisi cronica, che differisce dalla precedente più in grado che in fot•ma, ma nella quale lo. prorlnzione di cellule inferiori è molto più mm•cata di quello che sia nella pnenmonite strnmosa. Questa forma puro è consociata costantemente colla infiam mazione uloer ativa di altri organi , massime ùella membrana mucosa dei broncl1i, laringe e LJ•achoa e del canale intestinale. La pneumonit~ strumosa, dico l'autore, e la tisi cronica sono forme di pneumoni to cronico. con tubercolosi. In un caso di pnenmonite cronica seguila eventualmente da ascesso, la temperatura durante gli ultimi tredici giorni di vita si mostrò regolare variando <li 100° (37 s•) a l 03• Fahr (30 5•) ma non discese mai sotto il 100". Pertanto se l'infiammazione pt•eliminat•e non dà luogo all'ascesso, la t empemtura por qualche periodo della malattia è apprena sopra il punto normale. Non che il principio della malattia differisca materialmente rispetto alla temperatura dalle forme più acute. La temperatura giunge ad ttn alto punto da prima in questi casi cronici, o può o seguire il solito corso, diminuendo alln fine del llrimo o verso il cominciare del.. secondo settennario, e può alzarsi poi di nuovo ad una mimore elevazione e con varie oscillazioni cho si mantengono alquanto sopra la linea normale; o niun aumento pnb manifestarsi, o
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solo le lievi esacerbazioni notturne di nn mez~o grado Fahr per un periodo di alcune settimane, mentr e il po1mone rì!Dane nel medesimo stato, fuori che diviene più duro, più secco, pi't't !;Ienso e più pimmentosG. P uò avvenire ancot'a che alte temperature serali altern ino con grande abbassamento. Wnnderlich dice che il massimo giorna1iero avviene spesso vicino aJJa metà del giot•no, c che allora ha luogo nella sera una . r emissione che degenera tosto in notabile abbassamento; ed a questo suec'ode una seconda esacerbazione più piccola a mezzo la notte. Ad un qualche 'periodo nel corso del male una porzione intieraroente nuov\1- dt=?l polmone può divenire $ede di flogosi acuta, il che sarà sempre messo in evidenza da nuova eleva zione d.i temperatura; ma è mat'aviglioso come qtLesti casi çli pnemnonito cronica continuino lungamente nfebhrili dopo la prima $(lttimaoa, o solo con .lieve inalzamento del termometro a 99 Fahr (37 2•) nella sera. La pneumonìte st,rnmosa, per ciò che conceme la temperatura, è strettamente c6uncssa con questa forma di pneumonHe cronica in cui con l)rocesso ·rtogistico progressivo moltr> lento la temperatura è sempre alcuni graùi più alta del p unto not'male . Il suo legame più stt•etto -:>ertant.o col tnbercolo è tracciaùìle nella irregolarità più grande delle oscillazioni termo~ momeviche. L'autore propende a credere cùe la pnenmonite stl'umosa c:Jronica è sempre prog ressiva. 1.[na sezione di polmone dopo l'al tra è attaccata, e ment re la malattia progredisce, la porzione prima aft'etta può terminat•e in un ascesso o in una serie di ascessi , o non persisLendo più a lungo ìn uno stato attivo può divenire grigia, pimmentosa, indm•ata. Il legame fra la pneumonite cronica consociato. a tubercolo e la tisi cronica è nn l egame molto stretto anatomicamente. L a produzione cellulal:'e è sirn'ilissima come sono ptu•e. similissimi i sintomi generali e la temperatura. Infatti le due condizioni differh;;cono piuttosto in grado che in essenza ed ambedue p ossono essere in generale distinte dal lato diagnostico dalla pneumoni te ceonica non tubercolare per m!lnifestare una irre~ golarità. più grande ed una più grande intensità delle quotidiane oscillazioni termometriche di quello che trovi.si ordinariamente nell'ultima. Queste si vedranno molto più .decisamente nella tubercolosi acuta, e la somiglianza in questo sintomo è
862 un forte legame di connessione f1•a la tubercolosi acuta c la tisi cronica. La temperatura normale nella tisi cronica è una prova positiva della mancanza dei sintomi attivi, è prova positiva perciò della non estensione della flogosi polmonare, e della non attività della produzione delle cellule tubercolari . l<'incllè la temperatura continua normale Ja malattia non progredisce non ostante il carattere dei suoni derivati dall'ascoltazione, i1 termometro essendo una guida molto più sicura dolio stetoscopio, mentre una ele vazione conti nuata di temperatura estesa an cora di l Fahr nella scr·a è una manifestazione di progress ione di male, anco se gli altri segni fisici e sintomi genemli possano sembrare soddisfacenti, sebbene questi corri:;pondano spesso con qnello ; intanto che la intensità del oulore nnormalc è una giusta misura della in tensità della malattia come manifestata dallo stato patologico ; e, come dice il dottor R ingor, le oscillazioni nella temperatura indicano corrispondenti oscillazioni nella gravezza della malattia. Nella tisi cronica vi ba una goneralé corrispondenza fra il polso e la temperatura . Un'alta temperatura è ordinariamente accompagnata da un polso rapido, ma questa regola è natUJ•nlmente sottoposta alla ordinaria eccezione cho il polso sarà rapido per tìevolc~7.a anoorn quando la tempera tura è bassa ed il progresso del male temporariaroente arrestato. La r espirazione tuttavia non segue questa regola. La malattia può fare piuttosto rapido progresso, e pure la respirazione può essere poco o niente al di sopra della me(lia normale. Questo è particolarmente il caso quando solo un polmone è divenuto attacct\to grado a grado, mentre l'altro è abnormemento atti·m nell'opera della respirazione. Pet•tanto frequentissimamente·_un'alta temperatura coincido con una respirazione celere. La morte avviene quasi universalmente con considerabile ele· vnzione di temperatura in questi casi di tisi cronica e con ogni varietà. di sintomi generali. La temperatura delto stato fatale è del pari elevata, sia che l'individuo soccomlJa nel del it•io di manìa tisioa, o per lenta soffocazione da diminuita area respi ratoria, o per rapido logorio e non assimilazione di cibo, o por ulcera tubercolosa intestinale, o per considerabile diarrea. Ma s'incontrano casi talora, in cui con diarrea ed ulcera in-
863 testinale la temperatura fatale sarà bassa. Questi casi ordinariamente appartengono ad individui cho sono stati soggetto di tisi cronica per•alcuni anni. (Mèdical Times and Ga::ette, 6 agostò 1.870). Tttbercolo acuto. Fra il tubercolo acu to e la tisi cronica i fenomeni clinici indicano una gt•nndissima rassomiglianza, se non una identità essenziale e lo apparenze necroscopicho mos trano fra di loro molto più cho ur.' accidentale rassomigli anza. Nell'una o nell'altra troviamo sempre glandule ingrossate tubercolose, casoose o ereti!icate, sia cervicali, bl'onchiali o mesenteriche; in ambedue una tendenza all'ulcerazione delle glandule intestinali . La forma miliat•e del tubercolo coesisto sempre con infiltrazione tubercolosa nel! a tisi cronica e nel tubercolo ar.uto, nel quale s i trovano pUI'e delle cavità, comunque si trovino più frequentemente nella tisi cronica di quello che ne! tuberoolo acuto, ma generalmente con te~;timonian~e di rapida fo r•roazione. An<lO Nieroeyer, il quale ritiene che molti casi di quelli, cho diconsi consunzione, appartengono alla pneuroonite cronica, dice contrariamente n Virchow : « Avviene non infroquentemente che quei noduli bigiflì diafani , che sono sparsi nei polmoni del pal'i che nella maggior parte di altri organi, nella tubor co!osi, miliare acuta, o di cui non può essere messa in dubbio la natura tubercolare, si trovano eziandio nei polmoni tisici. È Ulestieri riconoscere quindi anco nei depositi gialli caseosi h•ovati nei polmoni (nt>toriame]lto riguardati siccome noduli milìarici) una natura tubercolare, quando coesistono coi tnbercoli grigi mig!iarici e quando questi si trovano insieme coi tubercoli oaseosi in altri organi al tempo istesso. Mezzo nor, vi ha per provare che i noduli oasaosi sono il prodotto di pneumonite vescicolare, e non tubercolo, dappnicM noi non abbiamo criterio di distinzione f1•a i tuborooli caseosi o i noduli caseosi miliarici Ji origine 'flogistica. » Anco ·i fenomeni clinici accusano nelle due malattie un si· milo rapporto. Il polso rapido, la respiraziorto generalmenLe frequente, il sudore, la temperatura del tubercolo acuto e dei per iodi attivi clolla tisi cronica (alta temperatura nella maggior parte dei casi, ma interrotta da remissioni irregolari di consi·
864 derabilo in tensità) In tendenza alla diarroa in alcuna for mo dell'uno e dell'altra, sono tntti sintomi che un~cono lo due c-ondizioni, e servono a congiungerle più dapp1·esso l'una all'altra di quello che ad ogni altra forma r1i malattia. Varie sono le formo sotto lo quali si manifesta il tnbercolo acuto. Esso può attaccare il cervello e le rnoningi, o i sintomi cerebrali possono ossoro maschct'ati dalla prevalenza della respirazione difficile e della diar:oea. Può attaccare molti organi del corpo ad un tempo, mentl'e il solo sinromo pt•ominente sar à l'irritazione bronchi ale . P nò p1·endero il polmone soltanto o principalmente, e non dar luogo ad alcun segno fisico, e può essere accompagnato da rantolo crepitante fino segno ordinariamente patognamonico di pneumonite, mentro dopo morte può non troYarsi traccia di ftogosi polmonnre . Esso può fissare sua sede nei polmoni, o nella pleura, o nel peritonco, o nello glandule intestinali, menLt•c i sintomi principali no] corso int.iero della malattia saranno cerebrali. ~on infrequontcmente può simulare la foùbre enterica ed essere accompagnata da conside· rabile ùiarroa; ruentro in un cnso si tt•over:\ forte ingoi•go ecl ulcerazione delle placche del Peyer, ed in altro can simili sintomi niuna affeziono si scoprirà del canale intestinale o delle sue glandulc . È indubitamonte una condizione morbosa difficilissima a riconosco:·.>i, ed il terruometl'o sembra probubilrncn te eh o faccia molto a rischiaure la presente oscurità. L'inalznmonto considerabile di temperatura, con rcmasswni improvvise, intense cd irt•egolari, ò quella cbe ci mette in grado di formal'e una diagnosi fra alcuni di questi casi e ln febbre enterica. Kei primi tro\ iamo spesso quasi tutti sintomi di febbre enicl'.ica, l'aspetto, il polso rapido, la lingua pntinosa, la sete, la sensìbilitt'1. morbosa abborninale, il gorgogl io nella fossa iliaca. destra, la diarrea profusa, con talora doli rio; mentre nella febbre enterica, dall'altra parte, può mancare !a eruzione, la diarrea, il delirio o la respira~ionc frequento . Nel tuberculo acuto, è vero, generalmente tt•ovasi l'addon•o appianato pluttosto che tumido, ma s'inconh·ano casi in ctli esiste considerabile t.irnpanite. polso nel tubercolo acuto ò generalmente più rnpitlo di quello che si~ nella febbre enterica e lo respirazioni sono più celeri; ma questi sintomi variano grandissimamente in questa
n
8615 ultima malattia. La temperatura sola sembra tollcrabilmente costante. Cssa è tanto irregolare nel tuborcolo acuto quanto è regolare nella febbre enterica. \ Vunderlich ricot•da nel tubercolo acuto tre tipi di temperatura. l" In cui il corso della temperatura rassomiglia a quello di uua feùbro catarrale, o in seguito alla febbre etica. 2• In cui essa simula i fenomeni termometrici di U)1a fabbro enterica. 3" In cui non è dissimile da quello di una febbre intormittontc. In questa ultima forma, secondo 'Vundorlich, la temperatura nel tubcrcolo acuto può intcrmottcre con regolarità c sotto la forma di una febbre tel'Zana o di una quotidiana doppia ; ma in tali casi si pttb sospeltaro la pre!>enza di una tubercolosi acuta per l'attaaco che apparisce JH'incipalmenie nelle oro pomeridiane, pel' lo esacerbazioni e;ho sono alquanto pjù piccole che nella febbre intermitlente, e per le remissioni più intenso. Mentre l:\ malattia pt•ogredisce, il <:tl\'attere intermittente dileguasi. Aù ogni modo è uni\ forma. molto rara. Nella prima forma la continuazione di un alta temperatura basta a scpararla dalla pncumonia catarrale. Qui pm•e sono di soccorso nlln dia~nosi la irregolarità e la intensità delle remissioni. Quando) ft•nttanto, il tumore t.uberc<lloso ha sede sullo moningi, la tcmpel'atu1'a ò meno elevata o meno it•rogolat•e, ancor quando vi ò coincidenza di considerabile produzione t.u· bercolosa miliare in altri organi dol corpo . A diagnosticare la seconda forma . in cui la ter)111eratura simula quella della febbre enterica, ad altri punti di distinzione si può aggiungere che le remissioni molto i ntense nella febbre· enterica snranno prodotte c1n qualche pe~:clita definita eccessiva diarrea o emorragia int{lstinalo, o dall'efiètto di qualche rimedio, mentre nella tubercolosi acuta non è possibile trcvare una causa tala ; frattant.o nella febbr·e enterica ogni deciso ininalzamento di temperatura fuori del cor~o ordinario termomctl'ico peculiare alla ~alattia o indicherà una l'icaduta con nuova uloorazione intestinale o qualche complicanza, pneumonia, peritanita, ascesso, ecc, che può essere generalmente ricon.osciuta. Il polso nella tubercolosi acuta il generalmente molto rapido e rimane spesso Quasi alla istessa frequenza alla più alta ele-
866 vazione termometrica e alle più basse diminuzioni . Le respirazioni sono eccessivamente frequenti quando il tubercolo attacca intieramente o principalmente H polmone; ma s'jncontrano casi di mening~te tubercolare, in cui il respiro non è accelerato che. di poco, mentre do po modo i polmoni si trovano pieni di tttmori miliarici. Al.tri esempi di tnbercolo acuto, in cui la sede della malattia è principalmenle peritoneale od intestinale, vuò essere .accompagnata da respirazione quasì normale. (Médical 'l'imes and Gazette, 3 ·settembre 1870). I)ARSEKICO NET,LE MALATTIE DELLA PELLE.
L'uso dell'arsenico in un grande numero di malattie cutanee ha condott.o a concludere che gli effetti specifici di questa sostanza i n tali morbi sono stati notabilmente esagerati. J n un numero grande di cnsi scelti non è a·p parso a lcun bene.l:lzio . Come tonico è un eccellente rimedio nella nevralgia, nel reumatismo, e nella febbre intermittente. P are cl1e abbia una qualche influenza ritardante nei casi eli lebbra al primo stadio. Fra le malattie cutanee "l'erpete zoster è curiosamente rara, soltanto un caso essendo stato veduto durante gli ultimi cinque anni in alcune migliaia di casi di disordini cutanei, in modo disgustoso tanto comune in China. L'uso della Jlanolla prnbabilmente aggrava la frequenza e il caraLtere delle affez.ioni cutanee negli Europe: a pelle sottile. La psoriasis, la lebqra e la pitiriasi sono comunissime. I rimedi costituzionali hanno poca influenza in questi casi ostinati, ed il piano, che ha dato pitL felici risultati, è stato quello di stendere su tutta la parte malata della forte tintura d'iodio, applicazione le più utile nella pratica dell' ospedale chi nese. • (ùlddical Timss and Gazette, 6 agosto 1810). DESCRIZIONE DI UN NUOVO TIRA-PALLE (per I L OIJIRURGO TUSON). L'istrumento inventato dall'autore alcuni anni fà non è stato ancora convenientemente esperimentato dai Chirurghi dell'Armata, per mancanza di opportunità. Una lunga esperienza nelle fer>ite d'arme da fuoco indusse il dottore Tuson a far costruire nn istrumento, che nella figura e nella forma rassomig1iasse ad una tenta e che nel meccanismo combinasse il potere di afferrare un proiettile nel momento che d'a l chirurgo ne era sentita
867 la posizione. Questo istrumcnto fu perciò fatto della forma di una tenta a tre branche completamente chiuso alla estremità in modo da poter essere con tutta facilità introdotto in una ferita di palla. L'istrumen to è h•nversato da· una vite centrale, che essendo girata entra nel proietlile e lo fassa così fortemente da potere essere estratto an co se in:fisso in un osso. La vite non può recare offesa ai circostanti tessuti, essondochè essa agisco fra le lame dol forcipe nello spazio vuoto prodotto dalla loro convergenza. L'autore è di opinione che questo ÌStl'U· mento portatile e leggiero possa essere utile iu guerra.
(Médical Times and Gaeette, 9 agosto 1870). IL PROFESSORE STLUCKim, NEI,LA
QUIS'riO~E
DRJ.LA. FLOGOSI.
La qttest.ione del processo liogistico, tanto importante in patologiu e medicina, occupa presentemente l'attenzione di due fra i più eminenti fisiologi Alcmauni, il t'Jl'Of. Cohvheitn di Kiol e il prof. Stricekr di Vionna. Eglino si trovano in punti diametralmente opposti, ed il cardino su cui aggirasi la discussione comprende una questione di non minore importanza di quella della - patologia umoralo o collularo. - Cohnheim ò il campione della prima o rigetta conseguentemente gl'insegnamonti di Rokitausk;r, \Virohow, Billroltb. ecc. eco. su questo rjgunrdo. Stricker al contrario difende l'ultima, e si sforza di ristabilire l'autorità di quei patologi : quello che seguo è un sunto di un discorso relativo a qtH:sto soggetto, che Strickcr ha t ostò fatto dinanzi allt\ Società Modica di Vicnna.. lo, egli dico, farò un piccolo supplemento alle mie idee espresse l'anno passato sul processo infiammatorio per i risultati di ulteriori ricerche, ma ho ragioni partico!a.t•i per fare intanto la seguente esposizione : I o ho esaminato ancora in modo sperimentale eù accorato la cornea infiammata di una rnnn, e i risultati di questo esame mi an tol•izzano a dichial'llt'e che le alterazioni flogisti elle doi corpuscoli della cornea possono, come io altra volta annunziai, essere classificate fra i fatti i meglio dimostrati rispetto alla patologia cellulare. I patologi scorgeranno tosto lo scopo di <J.UOS~a conclusione. Io devo tuttavia esprimere più precisamente i prìncipii che bo in mente. Secondo i primi precetti di patologia cellulare, possono essere stabilite le ecguenti . proposizioni : -
degli èleriùmti ana-
Q,uand~ noi diciarno c~e u~ organo è malato,·noi indlcliialllo con cfò ,che i.. ·pìinCC'ssi vftal_i (!j esso sonp anorp:1ali . . Re1atFv;?-men.te ~118; Wima prop·osizione noj indicl).iamo ancora co,I:t ciò che .la vita degli elementi anatomici d~vìa egualrl:vmte dall~ con~iz'iene nor.male. ' , .Q'ue~te "nroposizioni ' fo,ilctamèntali so.no sta'te coniradette da Cohnheim: per quanto ~'iguar<Ìa alla cornea. Se, lJagiona Oohnheim, queste ' cellule della cornea, non diFettament& .affette da ih•itatione; non sono,, com'e ·o:rga~i;mii -yiventf., spinte ad .una vita aniwmale, allora i prinèipii s!~ddetti non .poss'Ono regger.e: allora noi dobbiam9 definire differentemé'n te guesta malattia della col'l}ea che· i ·medici ~hiafano' infì.amj11aZione; ·allora qu e§tl\ maJà.ttia lJOll. l!UÒ' più l upgam€lnte essere 1'espressi.one cl'aitro .modo fenomenale di v:iia. Se la cher~tite, sot-to · .c~rte circastanz~ , signifi,ca soltanto. una..cornea oscuratçì a·a immigranti estranei; se dopo la rimo- . ~i:one dÌ ei>S.i le co.n?izioni antecedenti sono ;t'ÌSti).bilit~ in tutta la loro integrità; allo}'a i prjncipii di patologia cellul;:tr€l non sono pitt . lungamente applicabili. · · Se inoltre, ·.come è stato· fatto, iÌ don1m,a di Còhnheim· è ·gerienalizzato, allora i princìpii di patologja cellu]m<è ' nop . in generale più a lungo .applicabili. · :fo ho fatto àlto ~ontl'o tali concetti mostrando che le. cell:Ule di .. _un }es~to intì,ammato offrono un modo alt!'lratò di vita, che. ad urto' Stato embrfonrco, che. Ì lo l'O : nqclei llU• esse '11Ìtornano ... mentano, crescono, divengono am~boidi e moltiplica·no . Le mie ultime J1icerche confel'mmw. pienamente questq proposizioni: in ess,e nor.t possollO q,ni entrare e;;tes'amente. Nondimc~n o' indichè.rÒ un mez~o col quale i medici, che fòrse non possono es· sere esercitati neglh;,es11erimentf, possnno coll'.appli,cazione ·del miéroscopio convincersi ad ogni caso -dei ·p nn ti i pÙi importanti, cioè ch.e ne,i luoghi for.teménte malati della: cornèa si trovano semplici tl'accie de'i corpuscolì corneali, e che· gli hanno su p· piantati 'più. piccoli eìementi più nucleati. Sl. tagH la cornea eli ima·. ranà sana, la,si tei:J~?;a . . . . .. · in bagno per
sono
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869 circa dieci minuti in una soluzione di cloruro di sodio nella proporziono di mezzo per cento, la si ponga in acqua acidulata, dopo dieci minuti si tolga, raschiando gentilmente, l' epitelio an· terioro; .si ponga nuovamente la cornea ·in e~'~qua acidulata, e dop0 un giorno o due si esamini il preparato, e si resterà convinti della disposizione normale dei corpuscoli corneali in questo animale. Immediatamente dopo la sezione della cornea, si pass~ un ago con forte filo doppio di canapa a traverso il centro della cornea dell'altro occhio e la sclerotica, si annodi il :filo e si tagli corto. Dopo due o tro giomi si tagli ancora questa cornea e la si tratti come è stato det.to di sopra. L'epitelio anteriore si distacca qui con pinzette come una lamina intiera più facilmente che nella cornea· normale. È del pari facile distaccare . la membl'ana di Descemot. ll resto della preparazione, cioè la sostanza propria, è allora nella glicerina, durMte i. primi giorni almeno, cosl trasparente, cl1e nemmeno un roicroscopista poco esercitato può i ncontrare difficoltà col mezzo di un potere piuttosto alto (N° 10 Hartanch), ad esàmiharla in t utte le suè parti profonde . Se questo metodo per ciò che rignnrda le dimensioni di profondità no11 riuscisse ad alcuno suf!ìcientemente soddisfacente, divida la sostanza propria in lamelle e le csamin! separatamontc. Con un potere basso vada in ccr~a da prima dei si ti irt cui le forme eÌementari nei loro strati sono più spessamente disposte, c dall'esame di essi ricavi l'osservatore quelle deduzioni che po8sono essere generalmente ricavate. Se, a dispetto di questi siti, si asserisce che i vecchi corpuscoli corneali sono nascosti e che non si possono vedere, allora, sebbene questa abbiezione non potesse essere ammessa da un microsoopista pratico, devo avvertire il fatto che fu appunto la scoper ta di vecchi corpuscoli corneali fra la massa più spessa dei corpuscoli di pus che spinse pri.mieramente Co · hnheim a non rigt1ardare i primi come le sorgenti della suppurazione. Ora se i vecchi corpuscoìi non possono essere scoperti in certi siti, allora il- momento impellente - sparisce . Como io parlo qui ad un pubblico numeroso, devo astenermi dall'entrare sul metodo di ricerche che mi ba messo in grado di provare la divisione de~le cellule e anco che i corpuscoli Giotnalc di Medie. milit. 4870.
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870 corneali divengono nmeboidi. Tali metodi rimarranno sempre proprietà di un cerchio molto limitato d'investigatori. Perciò fìnchè queste questioni sono in contraddizione, io niente altro posso fare cho aspettare ftnchè indagatori compatenti e non preoccupo.ti s' impadroniscano di questo soggetto. Ma le illustrazioni che oggi si posseggono sono accessibili ad un cerchio p iù ampio, ed io mi riprometto che confermeran no le mie conclusioni . Io posso asserire che lo stesso principio, lo sviluppo e l'aumento delle cellule, si mostrano 'in tutti gli organi infìam l!!ati. Al presente non pos~?iamo coltivare la patologia dei tessuti senza riconoscere questo domma. ln un primo trattato passai oltre le dottrine della patologia cellular e. Tentai dimostrare che la circolazione disturbata e l'essudazione del fluido, amorfa, e che i costituenti morfici del sangue rappresentano una parte importante nella catena dei fenomeni infìammatorii. I n questo indir izzo io ho avanzato ancora, o, per parlare più giustamente, sono ritornato indietro. Devo al presente ordinare la stasi fra i disturbi della circola~ion e, o a questo proposito produrrò a suo tempo le prove necessarie. Come era mia intenzione di dare in questo giorno soltanto · un sunto, io devo limi tarmi ad una semplice indicazione, da cui si può inferire tuttavia che io riunisco due teorie istericamente separ!\te, cho per lungo tempo si riténnero incompatibili. Io accetto ancora i sintomi della :flogosi siccome furono in. segnati tla Rukitansky. Dico che la fl.og·osi inchiude il rosl:lore, la stasi e l'essudato, e la scioquesta vecchia esposizione al punto in cui il progresso della teoria cellulare ci ha condotti in più sicut•a via. Coll'essudato io combino i processi nelli elementi cellulari, come viene iusegnato, e noi possiamo presumern sarà ancora insegnato da Virchow. Dlco di più con piacere che là pre,•nle una disposizione di logicamen t.e rj.unire una parte degli insognamenti' di Rokitansky ad una parte di quelli di Virchow. Vedo ancora con soddisfazione che le teorie dei sistemi successivi, che furono successivamente adottati c successivamente rigettati, sono oggi considerate come riconciliabili .
(Me'clical Times and Gctzette, 2 lnglio 1870).
871 ll\'IPIEGO
DELLA
STOPPA.
CARDATA NELLE MEDlOAZIONI.
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M. Pollock, chirurgo dell'Ospedale di S. Giorgio n Londra, introdusse da qualche tempo nel suo servizio un nuovo metodo di medicazioni delle ferì te ed ulcerazioni, che potrebbe benissimo, stando a quanto riferisce la stampa medica inglese, far abbandonare tutti quelli messi in uso fino al giorno d'oggi. Si tratta della stoppa cardata (carded. oaku1n), di cui gli americani si sono molt,) servito, e che ba reso dei grandi servizi durante l'ultima guçrra. M. Pollok cominciò a9 iiJlpiegare, saranno circa 10 mesi, della stoppa assai grossamente scardassata; ma più tardi se ne procurò di una qualità superiore, presso Beli (D'OxfordStreet), che al momento è incaricato di approvvigionarne l'Ospedale eli S. Giorg io. Ve ne hanno di due qnalità, l'uua un po' più· fina dell'altra; ma M. Pollok preferisce la più grossolana, la quale non è altro che della semplice corda tagliata in frammenti dai ditenntì e nelle 1corkhouses, per essere poi cardata meccanicamente. Questa stoplH\ è di un colore bruno splendente, ed ha l'odore molto ben conosciuto del ca· trame. Se ne prende una piccola quantità, che si distende e si modella convenevolmente secondo la forma e l'estension e della piaga suppurante, la quale viene poi ricoperta dopo di essere stata inumidita con acqua. La suppurazione \•iene assorbita dalla stoppa, senza che vi si spanda cattivo odore. Ci è sembrato, dice l'autore dell'articolo che noi riproduciamo esaminando nella clinica di M. Pollock, una piaga così medicata in un caso di disarticolazione della spalla, che i principii contenuti nella stoppa mascherassero ~ distrug·gcssero completamente le catti ve emanazioni; ciò che è certo si è che noi non abbiamo sentito che l'odore del cordame, odore elle ricordava molto bene quello del mare e dei vascelli. M. Pollok fa uso della stollpa cardata nelle scottature, nelle amputazioni, nella gangrena senile, nelle ulceri suppuranti di qualunque specie e negli ascessi di varia nat ura. Egli se ne serve in seguito a qualunque atto operativo allorchè il pro·cesso piogenico si manifesta. Secondo la sua esperienza, essa sostituisce efficacemente l'impiego delle iìlacciche, delle lozioni, delle pomate, d~:;i cataplasmi; è più economica di tutti gli altri mezzi medicatori, e si applica con molta maggior facilità. Nei casi di 1logosi, imm~rgendola ·nell'acqua tiepida e ricoprendola
872 · d'un pez2;o di te1,a incerata, si ottiene u·n buon cataplasma a:nt·e~ettico, facile a farsi, leggiero .e che ~orl'ispN1de perfetta~ mente al.lo· scopo che sì propone. Nella pratica privata, la ·stoppa cardata è atta. a çliv~nta.re d'uso ·Suo estesissimo sù1.. per·. la 's,ua proprietà., sia pel' basso prezzo ·(non costa che ·2,50 al chilog, e p.tib ancora diminuire di valore), come ancora per la sem- . plice e facile sua applicazione. Nelle · ulcèr'azioni che. sono consèguenza di lunghi decubiti, essa, a quanto ci pa-re, pub tornare. v antagi'osissima, potend'> serviré, oltre le altre sUe Ciualità, di utile gùancialetto mecc~nico . Noi non possiamo a meno che raccoi,nandare· ques_ta semplicissima pratica ai chirurghi degli ospeJali ed a chiunque éserciti la medicina pra:ti.ca. 11he Lancet, 1870 e gio·1·nale l'Ind-ijJendente). · B . .G. 1
di Limousùt. - Finora il clorario pon si amministra che allo stato di idra.to di clqralio, disciolto nell'acqua, per iniezione nel retto, o 'edulc~rato, per bocca, e più di raro allo stato di cloralio anidro per inieZione ipodermica. Ma l'amtninist.razione per bocca ha l.'lnéonveniente di non permettére una ·dosatura .;rigorosa, e di essere malamen te sopportata da11 0 stomaco del malato. La sua volatilità, la sl]a r~azione acida, il suo sapore a,cre sono difficilmente mf\scherati. In alcuni malati p:ro4uce un senso di costrizione alla · gola assai pronunciato, per cui è necessariQ diluirlo in grande. quantHà di veiçnlo. Questi inconvenienti mi hanno sug-gerito il peilsiero di utilizzare la proprietà che ha l'idrato eli cl~ralio solido e' cristalli?.zato di diventare liquido. verso 46 g·radi per in trodurlo flotto questa forma in capsule o in perle. Esse se ne riempil~ebbero esattamente, e non tardert)bbero a solidi:ficarvisi. La capsula venendo chiusa col processo ordinar ip dopo di esserne stata riempita, si ottiene .così il cloralio allo stato puro, diviso in piccole dosi di 0,20 .a 0,25· 0,30, seconda la cap'acità dell'inviluppo gelatinoso. Così preservato clall'infl.uellza atMO'sf'erica l:idrato di cloralio, quando è ben· puro e ben cristalizzato, si conserva indefinitivamen.te senza alterazione. Può essere con tal me1.zo ingerito senza inconvcnienti, e dosato con precisione. 8A.P.SULE E
PERLE DI cLo:R,1LIO:
8,:J3
Pensan'do che la durezza dell'invilup,po gelatinoso .pobiebb~ apportare un ostacolo alla pronta tlissoLuzione de! cloraHo ne~ tu·bo digestivo e ritardare l'azione del medicamento ho fatto dei saggi di capsulizzaziorie colla gelatina molle ; ma trovai chè si conserva. meno. bene che colla gelatina dnr'a . J saggi terapeutiCi sono tenuti a confermare il valore di questo modo di amministrazione. V dott. Dtwhomrne pel primQ amministr-ò il cloralio sotto la fl•rma di capsule gelatinose , &d un individuo che non P,oteva più .sopportare il siroppo, ,per l'ingrata sensazione, proclottagli in go!a. E .il ri?u.l tato fu che sei capsule di 2~ cent igrammi, cioè gr. 1,50 hanno prodotto il sonno c la calma s.enza alcuna molesta costrizione\ della go)a. Più tardi ho m~sso in caJ!lSule c in perle l'alcoloato di cloralio p:'eparato da Roussin, e trovai eh~ si presta meglio dell'idrato alle manipol!lzioni farmaceutiche, in causa della sua , meno grande tendenza ,iid assorbire l'umidità dell'aria.
(Bullet-in general ad thérapeutique, e lvfedicinaPuJ)blica). 1.~ ~rAJ,TIN'A E LE DISI>EPSIE_; .ClrASSIF!CAZIONE FISIOLOGICA. E cuRA, per i.l dott. Conta·1'et. - L'autore de:(ìnisce la dispepsia,
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dichiarando essere qt1esta una alterazione primitiva delle forze .digerenti, caratterizzata da assimilazione alirì.tentare o lenta, o difficile. Spesso · costituisce tutta !a malattia; ·è tal volta- la manifestazione di imo stato generale da cui è dominata; in altre circostanze ver ultimo è il risultato di una malattia ormai svanita ; 1le si. YolHsse sohtiliz·zare stilla definizione si p o~ trebbe dimanclare come nel secondo e nel terzo p~ssa essere · primitiva l'alterazjone costituente la dispepsia. Non ya a ge_ni'o dell'autore la clas~ific\\zione . sintomatica delle_ dispepsie, per cui si hanno le dispepsie acide, alcaline, flatul~nte, gastralgiche, atòniche, irritaÙve, pituitose, ~cc. Rjgettando adunque: la forma patologiaa, quale elemento incostante e variabile di classificazione,- il medesimo cerca una .base ftsìo~ logi'ca per avere una metodica diyisione. ìt ormai riconosci'uto nella scienza esser<~ ~a saliva mista alcalina fornit!l di attivissime proprietà dissolventi sulle fecole; alla digestione iniziale di queste, ~he stanno a base della alJ.meutazione ùti1ana, provvede rumore salivare. ~e alterazioni della -secrezione devono tosto far sentire una danno.sa infi uenza sul primo atto dellà digestione. . ' '. .
874 Al sugo gast1·ico è devoluto l'ufficio di convertire lo sostanze proteiche, i·n peptono, e di prept•.rare la assimilazione. Beaumont, Bernard banno in particoli\l'e guisa insistito sul valore antisettico del sugo gastrico, che s'oppone alla òecomposizione delle carni, ed alla fermentazione putrida : l'acido soliidtico, che di questa è il prodotto, spiega una azione deleteria sull'economia : . la diges·~ione délle carni si fat'à male t uttavolta, che il sugo gastrico sarà o diminuito od alterato. P er ultimò gli organi che stanno nel canalo intestinale rnpp!'esentano una parte assai importante nella funzione della digesti·one ; le glnndole duodenali hanno per principale attributo la dissoluzione dei fecolenti e lo emulsionamento dàll& sostanze per preparare la assimilazione. Se la sacca.riflcazione delle sostanze amilacee, se la emulsione dei g·rassi non si operano completamente nel duodeno; la digestione rimane imperfetta. Ricordando l'autore le tre specie di, alimen·ti, che costituiscono l'alimentazione umana - fecolenti, sostanze grasse, e gli albuminoidi - i tre gruppi clisLinti degli organi digestiv - glandole saUvali, ventricolo ·o gli intestini - e le tre fasi della diges tione - la s alivare ocl alcalina, la gastrica od acida e la duodeno·intestinale~ cbe è l'ordinario alcalina - viene ad ammettere : L La disptlpsia salivm•e ed amilacea; 2° La dispepsia duodeno-intestinale od ipocondriaca; 3. La dispepsia gastrica o sottidl'ica. Venendo coll'autore alla rivista dei sintomi incomincieremo colla diS})epsia salivare; la quale si stabilisce ogni qual volta vi ha al terazione, dilllinuzione od assenza della saliva. 1\. questa specie di dispepsia dichiara l'autore in particolar modo soggetti i parlatori, i fumatori indiscreti, co]ol'o che l1anno la cattiva abitudine di mangiare troppo in fretta, o ad ore irregolari, gli abusatori dei rimedi e degli alcoolici_; si osserva eziandio nella convalescenze dalle malattie gravi e nella quar esima. La dispepsia amilacea incomincia per l'ordinario un'ora doyo il pasto con un senso di peso, di tensione ; ài pienezza all'epigastrico con sviluppo di gll~ per le vie superiori, di sapore ora nullo, ora vinoso, ora acido, e talvolta anche acre. Corrispondono qu ~sti fenonemi ai var ii pePiodi della fermentazione glucosica, alcoolica1 acetica, lattica e butirrica. Il canale di·
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gerente, irrit~to da una -massa' alimentare, imbevuta di umori a)lormali, si ribella e si sft•rza per liberarsene per le vie superiori, e quindi lo nausee ed il vomito ; altre volte è il ptialismo, che sopraggiunge : pervenuti gli alimenti nel duodeno, fenomeni analoghi si manifestano; o quindi coliche, battiti mòlesti, e svolgimento eli gaz, · i qualì non hanno mai un odore infetto il quale è speciale alla decomposizione putrida delle sostanze azotate. Lo svilu ppo di gaz e.:cita soventi crampi dolorosi al bellico, ed agli ipocondrii con punti dolorosi variabili; fra i piL'I costanti si nota la neuralgia intercostale a livt~llo del cuore. La costipazione alviria è la regola. Il dispeptico amilaceo di rado dimagt'a, ed apparentemente si direbbe in p uona salute sebbene si vegga inchinevole alla inerzia, e soffrente cefalaJgla durante il giorno, e d'insonnia nella notte. La lingua si vede bianca, punteggiata di rosso alla punta; ha irl'egolare l'appetito ; sta meglio quando si ciba di carne. 1 La dispepsia amilacea è quasi sempre essenziale; ft•a i a cause generali si notano l'aneJ.ll..ia e la clorosi n.elle persona giovani : è assai frequente o·sservandnsi in ragione de~ 60 0[0; guarisce ' le aequo alcaline e la mattina. col regime, • La dispepsia ipocondriaca ha per causa : 1° Il passaggio nel duodeno di alimenti mal preparati negli st.-.dii antecedenti della digestione; 2• L'alterazione qnalitativa e quant itativa dei liquidi pancreatico, biliare od intestinale; 3" La occulta. inflne noza eli cause generali . )?redilige le persone, che l1anno oltrepassato il mezzo del cammino della vita. Esordisce da 4 a G ore rlopo il pasto con battiti arteriosi, gastralgia, acidit-à e fenomeni, rifiessi cefalici. Per eli più si osserva il vomito senza sforzo, e senza nausea e nem•algie varie. L'autore insiste su quattro punti neuralgici : il primo nell'ìpocondrio sinistro a livello del pancreas e della milza; il secondo alla parte super iore dell'ipocondrio destro, pressoché all'altezza del canale coledoco; il tèrzo alla parte jnferiore dell'ipocondr io destro; il quartò per ultimo nei dintorni del bollico. Gli indicati punti neura1gici sono per l'ordinario accompagnati da neuralgia. dorsale. I r re- · golare l'alvo; ora costipazione, ora diarrea; variabili eziandio assai le materie escrementizie. S'aggiungono ben presto le psicopatie ; che sono speciali all'ipoconclriasi, che l'autore vuole con Hoffmann, Hildebrand,
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Culle n subordinare alla funzionale alterazione de~Ù organi ' acldolì!Ìnali. La salute può apparentemente pérsist'ere; in 'q ualche caso s'altera; l'ip orio_ndria~o dimagra e la pell.è pren<;le colore .giallo~terreo. Dlg·erisce male tutti gli· alimenti, segnat ainente i latticini, i fecolénti, i grassi; meri o 'male la, · carne; -la b_irr-a poco fermentat,a facilita la digestione. La dispepsia ipocondriaca si osserva in. pratica in ·ragione de'l 25 al 30 p. Ò[O. È di rado essenziale; e quando è sintomatica, e di ber.t pÙt' diffi~ilé guarigione. Le emorroidi, il · reumatismo, la gotta e l'erpetismo freq'u ent~mente la complicano. , L'aut'ore raccomanda çome efficace nella clll'a della dispepsia ipocondriaca il regime, le a.cque di Plom'b ières, cJi E ms acque alcaline. - la birra spillata cl alla botte, 'I 'ic\roter.apia, la; cura con:u~a; la maltina può soddisfare ad una .indjcazione indiretta per ··ìa solidarietà che passa fra la lligestione sa'livare e· la pancreatica ; a · ques~o proposito è utile il dire~ eh è Bo\1chadat e Chauvin ottènnero col sugo pancr.eatico eccellenti ' risultati nella dispepsia i'pocondri<ica, i q,tii sintomi sono -così vaghi come ne è incerta la cura. La dispepsia solfidrica è caratterizzata dalla indigestione delle .,çarni col? produzione di acido soÙìdrico; vi sono soggetti . i grandi mangiato;rì, i convalescenti d.alle febbri gravi, le donne g·t·avide ed i ragazzi che sono sottoposti. ad un regime sovercltiamente analettico. I sintomi variano secondo la intensità del morbo, Nel primo grado la dispepsia. è leggera con espulsione di gas di· . oçlore infetto, facile è la diarrea, vi ha l;ÌJnlgnanza· pei cibi carnei, sé te e desiderio eli cose feedde; si o~serva dopo ,un p'asto copioso nel SEH:ondo gr<Hlo _le acidità butirriche sono- più frequenti più lunghe; vi ha il vomito e la diarrea, e le mat~rie alvi ne hanno un odore pntri:do e possono contènero ~imasug:li di carne , non digeriti. Segue assai vivo l'appetito dopochè gli' effetti. della mala digestione sono sc.omparsi. - L'ammalato incomin· eia a farsi pallido, e dimagrare e presentare uno stato di sovra · eccitamento. Sin qui il male è suscettibile _di guarigione; ma viene jl terzo grado, . nel quale i sintòmi sono più accentuati : in que.sto si ha fame insaziabile ~ diarrea Iieilterica;- vomito ed emaciaziòne, e per ultimo la febbre e la morte. È la di.s~epsia solfidrica quasi sempre essenziale ; nella pra-
e
s·. ;tica delle dispepsie sif.osserva in ' ragione del lO, del 15. 010· I mezzi contro la mcde~ima valevoli sono : la c'arne cruda, la pepsin!l, gli acidi, ~l sotto-nitrato di bismuto e la maltina. Si ottengono · talvolta sorprendenti guarigioni col gir'are la difficoltà sopprimendo a dirittura l'alimentazione carnea e prescrivendo un regime esclusivamente amil~ceo e vegetale. Il sotto-azotato di bismuto non riesco utile per.cbè esercita un'azione sedativa sui nervi del vèntricolo; ma bensì perché assorbe il gaz solfidr ico e fl'ona la diarrea. La pepsina è un prezioso medicamento nella dispepsia solfid rlca, nella quale riesce oziandio utile l'acido cloridico puro od unito coll'oppio. Nella patogenesi delle dispepsie dà l'autore mùt grande miportanza ai vizii della insalivazione, i qualì con prontezza r eagiscono sullo stomaco e sulle ghiandole d uodeno-intestiuali. Ora contro ]o alterazioni della i nsalivazionc è la torapeutica impotente. Venne l'tultore nell'idea di provvedere a questa lacuna con una diastasi salivare artificiale, sorpresa alle leggi naturali della germinazione, una ,·era ptialina vegetale; in altre parole colla maltina, le cui p~oprietà. l)asseremo ora col medesimo ad esame. ' Nel 1785 il dott. Inine scopriva nell'orzo germogliato la proprietà. di saccari'fi care ramiclo; -vennero queste indagi·ni _l'ipigliato da Dubrunfaul~ nel 1821; per ultimo Pagen e Persoy nel 1833 riconobbero che nell'orzo germinante, siccome jn tutti i grani in germinazione, si trova una sostan:.:a azotata che ~e è il principio attivo; dessi la chiamarono diastasi, ed il DubrLmfault col nome di maltina volle distinguerla. Il grano d' orzo si compone di una membrana involgente, eli farina e di una gommà; sotto favorevoli -condizioni si svolge nel grano una sostanza novella, vivificante la diastasi vegetale o ·maltina, che converté la, fecola in destrina o poi in znccaro. Si ò l'analogia che pa~Jsa. fra la diastasi salivare e la germinativa, che suggerì all'autore l'idea di applicare alla terapeutica l'a maltina. · Per estrarre la maltina si fa macerare per 24 ore l'orzo tal!i ~o e pesto nel doppio del suo peso di acqua a 40 gradi, si. filtra il liquido, si diluisce nel doppio del suo volume di alcool a 90°. Si ha per precipitato la maltina, che si fa es· sicare a 40 gradi, e si conserva in · luogo ben asciutto. La preparazione pare abbastanza delicata per la difflcoltà ' di ot~
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tenere un prodotto sempre identico nelle proprietà chimiche e 1lsiologiche. La mattina si presenta sotto la forma di una polvere giallobiancastra, amot•fa ed incristallizzabile; ha un odore disnggradevole, che ricorda quello del lievito di pane, e quello della segala in fermentazione, è poco solubile nell'acqua, è un poco plù solubile nell'alcool diluito o nell'etere, ò insolubile nell'alcool assoluto; posto in contatto colla fecola cotta alla temperatura di 10• a + 50• la fluidica con pt•onte~a c la tt•asforma in un liquido opulino) il quale consta di amido, di destrina e di glucosio, l gramma di maltlna S(lioglie assai bene in poche ore 1500 ·a 1800 grammi di fecola, sottoposta alla cozione (Pagen, Pcrsoz). La mattina viene precipitata dalle sue soluzioni nell'acqua distillata dai sali di calce e di barite; i bicarbonati ed i carbonati alcalini dapprima la precipitano, e poi ect:edendo noi reagente, la ridisciolgono. I sali di piombo, di mercurio, ed i tannino formano colla maltina composti pesanti ed insolubili, o sono n dirsi con questa acldiritturo. incompatibili; l'alcool assoluto la separa dalle soluzioni. La maltina posta in un veicolo a reazione pronunciata sia acida sia alcalina, perde la proprietà di saccarificare la fecola: viene questa propriet1\ frenata dalla calce e dalla barite e dalla maggior parte dei sali lllincrali. All'opposto i sali alcalini facilitano l'azione della maltina. L'alcool diluito, gli olii essenziali, l'etere, gli acidi deboli, l'aceto cd i sali arsenicali pare che non ne infìevoliscano l'attività sua speciale. La maltina opera la digestione artiflcinle della fecola con molta prontezza, purchè questa sia perfettamente cotta e di. luita in 10 parti d'acqua in peso per lo meno. Ecco l'elenco della dig·ostibilità relativa delle principali sostanze fecnlenti: l. Fecola di riso, d 'orzo, d'avena, farina di mais: 2. Fecola di patate ; 3. Farina di fromento, di segala; 4. Fagiuoli, lenti; 5. Semola, vermicelli, patato ed il pane. L'aziono snccnrificante della maltinn ti esprime con una cifra npprossimativemente eguale in tutte le sostanze amilacee, che venne valutata del 25 per OrO doJia fecola adoperata. Stando alle esperienze dell'autore la maltinn sarebbe una
879 saliva artificiale, una ptialina vegetale; è a dichiararsi quindi un rimedio sovrano nella dispepsia salivnre. Nella stessa dispepsia ipocondriaca riesce talvolta alla guarigione, e spesso a sollievo col favorire e rinvigor-ire l'attività delle secrezioni duodeno-intesinali ; per ultimo nelle dispepsie sol:fìdriclìe ò la maltina un prezioso ausiliario allorquando si credette conveniente di adottare una alimentazione esclusivamente vegetale. Il dott. Contaret amministra la maltina solto la forma di pastiglie, alla dose di una, due e raramente tre, dopo il pasto, contenente ciascuna cinque centigrammi di sostanza uttivn.. In qualche caso tt•ovò conveniente di aggiungere alle tavolette di maltina cinque centigrammi di magnesia calcinata, la quale, al dire <lell'autorc, possederebbe la proprietà curiosa eli attenuare nel recipiente ad esperimento )'azione della malti na sulla fecola, e eli invigorirla nello stomaco; la maltina è in tutti i casi inoffensiva per il ventricolo, anzi regolarizza le funzioni alvine e non escludo l'uso contemporaneo di altri rimedi. Oltre le provo assai concludenti tratto dalla fisiologica esper imontnzione, l'autore riporta oJcune osservazioni di dispepsie antiche e gravi, nelle quali la maltina avt·ebbe veramente operato prodigi. Resta a vedersi se così splenclidi risultati saranno pnre ottenuti dagli altri pratici.
(Ga:. H ébdomadaire N . .25, Z'l, 18'70, e Gim·n. della Regia Accademia di 1'orino).
VARIETÀ l NON- COM BA TTEKTI. Nel solo r corpo d'esercito dopo la battaglia di Reisooffen furono annotati come dispersi : due medici maggiori di 1' classe, tre di 2• classe, dici anno,•e medici aiutanti maggiori e tre farmacisti militari ; in totale 27 uffiziali sanitari.
Il corpo sanitario frances~ alla data del 10 settembre constava di: 7 ispettori pelln medicina, 1 pella farmacia (maggìot'i-gene-
880 ne1·ali) - 41) medici principali di 1• classe (colonnelli) - 40 medici principali di 2' classe ( luogotenenti colonnelli) - 260 medici maggiori di 1• classe (mClggiot·t) - 300 medici maggiori di 2• classe (CG]Jìlrzni) - 22.3 (n vece d i 400 portati dal quadro) medici aiutanti maggiori eli l" classe (bcogotencnti lÌ'i 1." classe) - 100 medici aiutanti maggiori eli 2• classe, o 93 aiu tanti maggiori pm·e di 2• clasae nominati pella gnorl'a (luogotenenti di 2• classe), In tutto 1066 medici, da'quali soli 866 a l campo, 200 agli spedali d'àJgcria è dell'interno. Ecr.o le risorse sanitarie uffiziali della Francia nella guerra gignntosoa che doliboratamento intr~1n•cso contt'o l'Allemagna tutta !!.
l nuovi pozzi 'ulmlal'i americani od istantanei. Questa preziosa scoperta viene generalmente, ma non senza opposizione, allribuila all'americano Norton, che avrebbe elevato a praLico sistema un empirico tentativo che risalire.bbe all'epoc.n della guerra di secession c: difettantlo <l'acqua polahile i soldati dell'esercito del nord ebbero l'idea di procurarscoc conficcando delle canne da fucile nel terreno ancùe a notc,·ole profondità sovrapponendone una acl un'altra, tollone il ,·itone. Checchène sia è r..erlo che Norton perfezionò meccanicamente o quindi rese veramente prat ico cd utile il sistemn. Esso si ))asa sul principio dell'influenza della pressione atmosferica sugli sll·ali acquiferi anche allraverso al ricopren te suolo: non è in vero che una razionale c semplicissima applicazione clelia tromba :1~pi· r:mtc, nel mentre è anche un vero microscopico pozzo artcsiauo, nel quale la trivella ca ,·a costituisce la parete di sostegno al pozzo ... È questo l'essenziale suo ~·antaggio, chè il Lnbo in cui si eleva l'acqua è alfondalo direll:~menle nel terreno senza bisogno di far precedere l'escavazione eli un pozzo. Una robusta canna di ferro viene forzatamente approfondala nel suolo fin o a ragginnget·e lo strato acquifero, quindi all'estremo libero esteriore \'i si adatta una piccola tromba aspirante, che mossa in giuoco fa 7ampillare l'acqua. Ora è nolo come l'azione di un si fatto genere di t.rombc, l.Ja· sand osi suJI>efficacia equilibrante della pr!lssione atmosferica sulla supertlcie dell'acqua nel serbatoio qualsiasi, non pos~a eccedere chiLi limiti. Teoricamente l'ac:qua dovrebbe salire a 10'", 30 giacchi! il peso di una colonna d'acqua di tale altezza equilibra precisa·
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meute il peso di una colonna d'aria atmosferica dello stesso dia· metro o sezione; però l'imperfezione degli istrumcnli meccanici modificando più o meno, ma sempre sensibilmente, il risultato, ne consegue che in pratic-a J•allezza che generalmente si dà al tubo d'aspirazione non supera mai gli 8 tutt'al più i 9 metri. 11 sistema Norlon r1on può quindi funzionare se non alla profondità di & a 9 molt'i o poco più, c solo puossi coi pou.i istantanei ottenere dell 'acqua quando lo strato acquifero sotterraneo travisi a non maggiore profondila. Naturalmente è pure indispensabile, che os~o ~trnto sia ampio o largamente alimentato per facili comunicazioni con vicin·i depositi, pcrchò possa la tromba funzionare durevolmente: quesl<~ circostanza ò però assai facile ad incontrarsi, come non è difficile trovar ac~ua al livello limiLato sovraccennato clal suolo nei terreni alluvionali, argillosj, argilloso silicci e sabbiosi, che sono ;~ppunto i più sparsi nella natura. Dicemmo elle si approfonda nel suolo una solida c::tnna di ferro; è appunto l'mgegnosa disposizione llei pezzi che questa compongono c la semplicità ed efficacia del metodo di conficcarla nel suolo elle costituiscono il vero IUOl'ilo dell'iuvcnzione. Essa cilnna consta di diversi pezzi che si possono innestare aviLo gli uni su g~ i allri sì da potél' raggiungere secondo H bisogno la diversa profondità dello strato acquifero, fino alla massima degli 8 o 9 metri circa, sovra ricordata. 'fntti i pezzi hanno esatta· mente lo stesso caUbro di 7 cenlimeti'i circa, eù il lume interno ha da 3 il2 lino a 5 centimetri di diametro. Il primo pezzo è armato all'estremità juferiore d' un:1 solida punta piramidale di acciàio .a spigoli vivi' affilati' c temprata a forte ; penetra essa per alcuni centimetri nell'interno del tubo per solidamente inucstarvi~i etl aggetta, proime, sensillilmente al limite estel'Oo di couwllo sul contorno del tubo, ha cioè alla base un diametro un po' superiore a quello clel tuuo, allo seopo di proteggerlo e di facilitat'nc la discesa per un Joro alijuan to più grande. Al disopra di essa punt-1 la parete del tubo fino all'allczza di 40 a 60 centimet ri è tutta crivellaLa ùi piccoli fori, di Om.OO~ di diametro, pci c1uali tìllre1'à l'acqua. Ogni pezzo ba da 3 fino a 11. metri di lunghezza. Il congegno d'affondamento consiste anzilullo in un robusto anello di r. .rro entro il quale può scorrere liberamente il tubo; ad esso anello sono un~t c a cerniera tre gambe di ferro costi· tuenti un cavatl.ctto c)1~ sostiene cosi l'anello; esse gambe sono :~ppuntitc per conficcarle o fissarle nel suolo per un dato traLlo
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limHalo da una rotella o rilievo anulare. All'anello sono fissate due caruccole per le corde che muovono il maglio di ghisa che agisce per percussione (come diremo) analogamente al baUipalo, costituendo cosi nell'insieme tale apparecchio una piccola berta o capra a corde c puleggic 'sol modello di quelle che si usano pelle palaGue. lJ ceppo percuotilore è costituiLo da un masso cubico di ferro pesante 50 chilogrammi cil·ca, che all'uopo delle tlue corde adattato alle duo pulcggic d'ottone può fa cilmente essere solleva Lo da due uomin i eJ anche da un solo che l'accia trazione sulle corde coll'atto di allargare ed insicmementc ab· bassare le braccia. Abbandonato a sè alla somrnilà di sua corsa il poderoso grave ricade o colla velocità che acquista nolla caduta batte sul tubo, che ad ogni colpo si affonda di om,ot a om,orl secondo la natura del suolo e la pressione laterale da esso esçrcitata sulle pareti del tubo. Però se ciò accadesse dircuamcnte l'estremità del tubo ne sarebbe schiacciata. e deformata e sarebbe cosl allerato il congegno d'avvitamento; dippiù se il maglio dovesse ballere sulla cslt·emilà superiore del tubo, nel primo suo agire non potrebbe avere molla aLlivilà o la berta dovrebb'essere molLo innalzata pcrchè il ceppo acquistasse una certa ~·eJocità; aggiungi 'che se il ceppo cadesse li boramente potrebbe per in eguaglianza di trazione c per molt';~ltrc cause battere inegualmen te o produrre delle deviazioni dalla ''Crticale nel tubo, oltremodo dannose alla sua solidità ed al più facile suo approfondamento. A lutti sitfaUi desi· derii rispondono i seguenti sornplicissimi mezzi meccan~cì. Il ceppo è fo rato verticalmente nel centro e può così ammettere la estremità del tubo stesso, su cui agisce all'uopo di un solido cuscino .annulare ùi ferro che co n artigli d'acciaio a vili di pressione ·può Ussarsl lungo il tubo slesso a qualsiasi a llcz;~,a c spostarsi con tutta facilità mJo mano pel progredire del tubo nel suolo ciò riesca opportuno : il tubo è cosl messo al riparo da ogni guasto, mcntrcicolla porzione che sorpassa l'anello in· sinuandosi nel eeppo gli serve di sicura guida uella suF~ corsa. Approfondato il primo vi si innesta a vi le il secondo tuho e si lìssa opportunamente l'anello, c cosi. si fa per un Lcrzo se riesce necessario onde raggiungere il ser batoio acquifero . Se l'acqua t'accolla nel sollerraneo serbcftoio è sottoposta ad una pressione dirotta del mobile suolo, se ba una forza ùi ascen· sione sufficiente pel faLLo della elevazione della periferia del serbatoio, zampillerà spontanea appena il tubo giunge ad ifnwer-
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gervisi colla bucherellata estremità; se no., sarà indispensabile far 3gire la tromba aspirante. In tal caso è lJèrò necessario determinare il momento nel quale l'estremità del tubo ha raggiunto lo strato acquifero: in genere si riconosce dalla più rapida pene trazione d Cll tubo; ma in ogni caso basta di tratto in tratto f3r discendere nel tubo una cordicella con un grave, un pezzo di piombo p. e., che estraendosi bagn!lto attesterà ùella pene ll'aziooe dell'acqua nel tulJo. L'acqua che dapprima zampilla è torbida, sabbiosa, limacciosa, più o meno secondo la natura del terreno; ma ben pres!o fassi più cliia•·a e finalmente io pochi U1i nuti limpida, fresca, perfeL· tamenLe potabile almeno pelle fisiche sue condizioni. G.oneralmente le sovra accennate operazioni si eseguiscono con facilità anche aLLraverso a terreni difficili, stante il tenue d1amer.ro del L.ubo c gr·azie al potere quasi lrivellante della punta c!Je resping·e o penetra gli ostacoli. Se però si incontrassero su·ati dì macigno, massi silicei, ccc. sarebbe allora giuocoforza desistere da inutili tentativi e converrebbe mutare ,località; anche il tufo è assai difficile a superare. È pur anche vero che l'incontro di ceJ'Li ostacoli può far deviare il tubo dalla verticale, ed allora se bisogna discendere ad una. profondità ragguardevole i diversi tubi ricevendo urti indiretti e laterali potrebbero anche spezzarsi néi punti più deboli, proh'abilmente ai passi di vite. Nei casi più favorevoli bastano 20 minuti, una mezz'ora; nei più di/Iìcili un'ora o poco più per compiere tutte le sovra accennate operozioni ecl otLenere l'acquà: ben io te: so se c'è ed alla volul<~. profondità : in un minuto si ollennero in media 18, spesso 36; 40 e più litri d'acqua . Ogni apparecchio con 0 a 10 metri di tubi e la piccola tromba (che è tanto piccola ed elegante, che fu detta tascabile) costa 250 fra nchi , non occupa pel trasporto che un relativamente esiguo spazio, e non pesa più HO chilogrammi. Noi l'abbiamo veduta fu nzionare in diverse. oceasionì a Berlino, a Vienna, a Firenze e ci siamo convinti che un mezzo più semplice ed economico invano si potrebbe escogitare per ottenere un sì prezioso risultato. Confrontato eone costose e lunghe esigenze pella costruzi(llle di un pozzo ordinario, coi dispendiosi congegni ll'hellatori dei pozzi arlesiani, il sislema Norton è ciò che di più economico facile c pronto potevasi immaginare; ed insiernementc è si· semplice o basato su d'un principio ~i rioLo, che a mala
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pena puossi concepire come tanto s'abbia tardato acl usurruirne.... E la storia della lampada di Galileo, dell' ovo di Colombo e di chi sa quante applicazioni fecondò di cui i pallri nostri lasciarono e noi stessi lascieremo· ai tardi nipoti il vau lo e l'utile. Tal fiala colle prime estrazioni formasi una carnera intorno alla porzione pertugiata del tubo; 1na non semp1·e, chè spesso le sabbie smoverannosi ed investiranno di continuo il tubo, e saranno attratte coll'acqua. In tal caso sono esse sgombrate colla colonna d'acqua, ma cessando la pompa di agire si deporranno nella porzione più bassa del tubo: dopo una seconda, una tefza fermata innalzandosi tale deposito, iri ca po a.d alcuni giorni il fondo del pozzo ne sarà turàto. Il ripiego con lro quest'inconv~niente sarebbe di introdurre nel tubo una seconda canna di rnino1· diametro fln poco al tlissopra del sedimento, adallando ad essa canna interna la tromba e versando per l'o· rifizio superiore dell'acqua nel tubo del pozzo; così per l'azione della pompa vengono attirate coll'acqua le materie ostruenti. Ottenuta acqna pura \li toglie la canna interna c si riadatla la tromba al tubo. Anche l'estrazione dei tubi dal suolo è pronta c facile sì che in una mezz'ora al più si può compiere. c ciò grazi e al ll).agtio forato al cent.ro: lo si fa scorrere lungo il tubo fìo o al suolo c collocalo verso l'estremilà superiore di esso tubo !'.mello, gli si fa agire contro il ceppo dal sotto in su, con tutta regolarità grazie alla guida forma ta dal tubo s te~so. Naturalmento il ceppo agisce allora in modo opposto al prima dccriLLo, l'azione utile sono gli ,urti dal basso all'alto impressigli dalla forza di trazione : spostando opportunamente ·l'anello si riesce in brev'ora ad estrarre tutto il tubo. Si può anche agire iu diverso modo: si uvvolgc due volte intorno alla canna una catena assicurata ad una forte sbarra medianlè cui facendo leva su di un corpo tìsso si svelle il tubo . Nella guerra d'Abissinia i pozzi istantanei resero immensi servigi ed alcuni osaron persino dire che risparmiarono milioni, .centinaia di umane vi ttime cd abbrev iarono clelln melil il tempo necessario a raggiungere il nemir.o e vincerlo: è cerlo che furono essi che provvidero intera l' acqua agli uomini, ai numerosi quadrupedi ed alle caldaie ! elle locomotive del tronco di ferrovia costrutto in tale occasione. In Algeria se ·ne tentò l'applicazione c pare rispondessero avendone il maresciallo l\fac-!.\Iahon acquistati per quel corpo d'esercilo ben 300. A Vie nna
sso .furono in via d'esperimento utilizzatL per .1' inaffiamento delle strade e principalmente per le magnifiche passeggiate del Ringh e del Prather. Furono pubblicamente più volle esperimentaLi (bi concessionari i . pella Francia ed Austria Andony e Schulotr, anche alla presenza dell'imperatore a St. Cloud; e ne fecero varie prove a Gratz, a Trieste, a Berlino ed ultimamente anche a Firenze. Noi dietro gli esperimenti a cui assistemmo non crediamo ingannarci ripromettendocene delle vantaggiosissime applicazioni pella pulizia urbana, pella agricoltura e peli' esercito, specialmente nei terreni alluvionali con tan.La dovizia sparsi in ILalia. .
BAHOFFIO.
EsnoRAZIONE DELLE FERITE. - La società internazionale di soccorso ai feriti ha adottato un nuovo istrumento inventato dal Trouvè che indica a colpo sicuro la presenza ne' tessuti di un corpo ·metallico; la .sua natura, se piombo, ferro, rame, pietra, legno ecc.; la d.irei ione che ha seguito, la sua profondità, ed indica ancora se il corpo estraneo sia o no ravvolto da cuoio, lana _o altro. L'autore ha chiamato que·s t'istrumento Esploratore elettJ·ico ed è di una estrema semplicità, di 'un peso che si eleva appena a 150 g1·ammi, e di una forma tale da potersi adattare a qualunque busta chirurgica. Esso comprende tre parti distinte. l. Una sonda esploratrice . 2· Apparecchio rivelatore munito di uno o più oggetti fl.essibili. 3. Una pila. La sonda è una semplice cannula a stiletto ottuso, che allorquando la ferita è chiusa può essere ben rimpiazzata dal trequarti. L'apparecchio rivelatore, paragonabile ad un piccolo orolqgio a doppii cri:::talli trasparenti, contiene nel suo interno una calamita a'd oscillazione; esternamente due anelli per fissare mercè due piccole viti (moul:lquetons) i cordoni della pila. La pila è formata cla una coppia di zinco e carbone messa in un astuccio chiuso ermeticamente, ed il tutto non! oltrepassa il volume di una cartuccia da caccia. Il liCiuido eccitatore è il solfato acido di mercurio, in modo che l'uso della pila costa pochissimo. Giornale di Medio. mìlit. ·1870.
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886 I due principii su' quali poggia l'apparecchio sono: la buona conducibili tà dei metalli per l'elettricità , e le loro proprietà opposte magnetiche o diamagnetiche. Ecco il modo con cui viene adoperato l'appare~chio in parola. Dopo avere esplorata la ferita nella quale si suppone il corpo estraneo, mercè un trequarti esploratore, si ritira lo stiletto del trequarti, e s'introduce invece lo stiletto conduttore dell'apparecchio, che sl avrà cura di mettere in contatto con i :fili della pila. Se il corpo che s'incontra nella ferita è un metallo, viene ad esser chiuso il circuito della corrente ed il martello oscillator e entra subito in movimento, se invece è una pietra, un pezzo di legno o altro, l'oscillatore resta immobile. Si può ancora distinguere la natura del metallo, e dire se il proiettile . è in piombo o in rame. 11 piombo si riconosce facilmente dai movimenti de ll'osciJlatore, e dalla resistenza che si prova per fnr girare l'apparecchio su di sè stesso, e dalle due punte dello stiletto che penetrano nella massa. Contrariamente a quest'ultimo il rame ed il ferro essendo più duri, rivelano la loro presenza per i movimenti interrotti dell'oscillatore, e per lo scorrimento delle punte sulle loro super· ficie. Ma il Trouvè non si è fermato qui. Egli va fino a distinguere l'uno dall'altro questi due metalli per le loro proprietà opposte magne~icho e diamagnetiche. A tal uopo il 'l'rouvè aggiunge una piceola bussula molto sensibile, sospesa come le bussole de' navigli, ed accostandola alla ferita, l'ago è attirato dal ferro prendendo una posizione ad asse. Quando poi si ha a fare con corpi non metallici come pietra, legno ecc. si fa uso di un piccolo succhiello, mercè il quale con movimento di rotazione si di~;taccano e si asportano delle particelle sulle quali si fa ca· dere l'analisi. L'istrumcnto del Trouvè ha superato il famoso stilet.to di porcellana rugosa inventato da Nelaton per diagnosticare la palla di Garibaldi, ed a quest'ora probabimente sarà stato adottato da tutta l'armata. ·
~ei signm·i B~ccigct Le latrine inodore più comuni
DESCRlZIONB D ELI.A r..'l.'l'RINA INODORA ;
lttpo e Pat1·one eU Genova: -
887 che si conoscono richiedono Ja presenza àell'acqua c01-rente, e questo è un difetto perchè il sistema non è applicabile e non funzio na bene là dove le aequo correnti mancano nelle t:nse: oltre a che l'acqua corrente rappresenta un capitale, e perciò quelle latrino non possono essere adottate che dai facoltosi. Per quoste invece dei signori Baccigalupo e Patrono bastano da due a tre litri d'acqua al giorno posti in un recipiente all'altezza d i t re metri circa, perchò la latrina possa funzionare benissimo. L'apparecchio poi consiste in nn tronco di cono di porcellana o di ghisa verniciata che nlla sua parte inferiore è mantenuto sempre chiuso con un fondo mobile a bilico, e nel quale à mantenuta t~ostantemonto una piccola quantità di n.!quu a fine di intpeclire che i gas passino attraverso degli spiragli: questa ' è la rurte essent.iale dell'invenzione, cd ora verrò svol· gendo taluni particolari. Quanto alla catinella, fatta a tronco di cono, non bo nulla da aggiungere, salvo che essa ricorda )o catinelle di porcellana clolle latrine nll'ingleso , delle qualì perb ha le pareti piu inclinato assai, il che giova a rendere meno facile l'insudiciarsi. Il fondo poi, consisto in una semplicissima paletta di rame battuto e verniciato, precisamente come quella che si odoperava nelle casso pubbliche per incassare il donaro, quando i marenghi e gli scudi non ora no diventati, come oggi, altrettanti oggetti da museo, il margine antorior·e della pala è però leggermente riah:ato a fino che essa possa convertirsi in recipiente capace di trattenere uno strato d'11cqna dell'altezza di due centimetri circa. Questo fondo è, come si disse, mobile n bilico sopra un asse di otLonc cho gli sin sotto o che l'attraversa ai tre quarti circa dalla sua lunghezza; asse il quale è portato fuori del perimetro dell'at)ertura inferiore del cono, e llbo poggia su duo cusllinctti di vetro assai duro. Alla estremiL:'I. del fondo mobile, che sta al di qua dell'asse, esiste un contrappeso di piombo il quale fa oqnilibrio al poso del fondo mobile ed a r1 uello dell'acqua che vi può rimaner contenuta, equilibrio che è rotto dalla più piccola quanti tà di materia, la quale basta a far traboccare il fondo mobile, che s'abbassa, dando passaggio alla materia caduta, e vuotando l'acqua che con teneva. Questi movimon ti avvengono in un ballar d'occhi, ma non cosLituiscono il tutto, perchò io ho lasciato
888 appositamente di tener parola del movimento dell'acqua che ri pristinandosi sul fondo mobile, lava ad un tempo la parte interna della coppa: eccomi dunque a completare la descrizione. Il tubo dell'acqua che discende dall'alto, oltrepassato il piano del sedere, entra dal Jato esterno in un nodo di ghisa che fa parte del sistema e contiene tutto il meccanismo del getto d'acqua e del fondo mobile. Difl'atto quel nodo alla , sua parte inferiore si divide in due branche le c1uali ~n appositi ochielli c~nteogo no i cuscinetti di vetro, già nominati , che ricevono l'asse del fondo mobile. Nel centro poi del nodo si contiene un tubo di ottone verticale della lunghezza tra 10 e 15 centimetri, chiuso alla estremità superiore e contenente un'anima dello stesso metallo, mobile verticalmente, la quale è munita alla sua parte inferiore di una spranghetta abbastanza lnngll. da tocc~we sopr·a un ecce ntrico, che si trova sul fondo mobile dalla parte del contrappeso, da quella cioè cJ1e nei movimenti di leva si muove dal basso all'alto. Quindi ~i comprende che all'istante in,_cui il basso f0ndo {a bilico, l'asta del tubo d'ottone si alza. Ora si aggiunga che il tubo e l'anima presentano ciascheduno un foro che gli attraversa Qrizzontalmente e che quei fori si corrispondono quando l'anima è rialzata; si aggiunga puro che nel foro del tubo di ottone dal lato esterno imbocca quello pel quale l'acqua discende e dal foro corrispondente al lato interno ne parte un'altro che J?Orta l'acqua alla pat•te superiore della coppa della latrina. Quindi è che quando appunto l'anima è rialzata nel tubo, l'acqua vi ha libero pa::;saggio a traverso, e siccome ciò avviene quando il fondo mobile è in azione pel passaggio delle materie, perciò ')_nello è pure l'istante in cui passa l'acqua che va a lavare la coppa nella quale ò spinta con moto rotatorio. Ristabilito l'equilibrio, c rialzatosi il fondo mobile, l'anima del tubo di ottone discende ed allora cessa il passaggio dell'acqua a traverso dello stesso, perchè il foro dell'anima non corrisponde più con quelli del tubo. Però, l'acqua che trova"\'asi in movimento nellt\ Nppa cadendo sul fondo mobile, basta per ripristinar....i quello strato d'ncqtta necessario ad impedire il pass~gio del mefìtismo. Co~l rimane completata la descrir.ione della latrina inoJora o del suo modo d'a~ire.
(Dalla Salttte ed loea).
88~ BIBLIOGI~Aii'I.tl.
1• Dr u~ ANEURISMA DELL'ARCO DELL'AORTA TltA.'fTATO COLLA E.I..E'l'l'R.O- A.GO- PUNTUR.A.
2" L 'fuROCLORATO Dr BERBERr.{A. NEL TUMORE DELLA MILZA DA I:'{FEZIONE DI i\fALARJA,
Pel Dott_. P . .MAcCHTAVELLI Medico-Capo. L'egregio Medico-Capo dott. cav. Macchiavelli pubblicò negli Annali Unive·rsali di Medicina un bel tentativo di cut·a d'un aneur>isrna clell'Arco aortico, e delle int~res santi esperienze terapeuticlle sulla Berberina nella fisconia splenica. · Dolenti di dover spigolare nel campo altrui quel che doveva fiorire nel 1wstro, non perciò vogliamo !asciarci sfuggire l'opportunità di rivolgere all'esimio scl'ittore il nostro povero elogio, e di ricordare l'u no e l'altro lavoro all'attenzione dei colleghi, comecchè onom ne debba pur ridondare al collega ed al Corpo. Nel primo scritto trattasi d'nn aneurisma dèll'arco dell'aorta, alla medicazione del quale fu applicata. l'elettroago-puntura. Sulle tra.ccie dei nosÙi Ciniselli e Decristoforis il Macchiavelli osò e l'esito coronò, fin dov'era umanamente po.s.sibile, la nobile aucl::tcia. Non essendoci dato riassumere senza mutilarla la succosa relazione che ne dà l'operatore, diremo solo che si fe uso dell'appa~·ecchio a colonna voltaica; che l'operato vive e, non relativamente ma 1:\Ì assolutamente, in ottime condizioni; che nulla oggich ancora, dopo otto mesi, indica alla realizzazione dei guai che le più legittime ed autorevoli peritanze della scientifica prudente induzione lasciarono e lascerebbero pur travedere sull'orizzonte.
Mese eli agosto 1870. - CLIMATO:
Minima asso
ITALIA
Media
~
Indicaz.,
Giorno
Pressione cttmos Settentrionale . . CenLralo. . . . Meridionale. . .
Settentrionale . Centrale. . . . Meridionale. . .
m
m
40 57. 96 58 . 41
49 . 70 il 27 a Bre 49 . 60 il 27 ad AI ~2 . ·J3 il 27 a Gal
o
9. o il 28 a Pat 7. o il 28 a Car 13. 3 il 28 a ~al
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o
20. 41 21. i7
24. Gl
. Acqtta ecu Sellen ll'ionale. Centrale. Meridionale.
Jll
m ~9. ~
106. 4
10 . 1 3. 7
. 148. •1 21. 8
Tuu! ITALIA • •
a Mondovi a Roma . a Palermo.
Temperatura media • Id. massima Id. minima .
l
)LOGIA ITALICA. - Mese di agosto 1870.
;olula - - - --
Massima assoluta Differenza - -..__ _ . . . __ _ _ _ delle Indicaz. Giorno e luogo estreme
l
.o c luogo
)Sferica a ooed al ma1·e. m
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rescta. . . . , 66 . !5 il 31 a Mantova . . . ~ncona . . . 64. 73 il 31 a Reggio Emilia . 1Lauia. . . • 1 u3 . 22 il 29 a Velletri. . . .
16. 4~ 1 ~. 13 H . 09
a 'in g1·adi centesimali. o
adova. . . .
1meri no. . . apoli S. R. .
35 . 3 36 . 7 37. 6
..
il 2 a r"er't'Ql'a .
il 2 a Bologna. . . . il 1 a Girgenti. . .
26: 3 29. 7 24 . 3
'ldttla in millimetri. m
l . .
•
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22 . 26 1a 37. 06 l. • 7. 00 t
•
284. 6
201. o 41. o
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a Genova. . . . . 225 . 1 a Urhino . . . • • • 190. ~ a Benevcnlo. . . . . . 37. 3 m
Pressione media . . . 57 . 92 Id. massima . . 66 . 15 Id. minima . . ~9. 60
89ò Le esperienze sul cloridt·ato 'di Berberina sono una modificazione forse fortunata della · proposta del l\faggiorani : questi impiegava l'estratto del Berhe,ris vulgaris, . detto chi noide d' Armand ; il Macchiavelli adoprò un sale a base dell'alcaloide tratto dall'istessa pianta, preparato fornitogli · dal la ben nota ditta Julius Jobst di Stuttgarda, sale già noto pei lavori del Buchncr e d0l BMoeker che lo rinvenivano il primo nel la Berberis ed il secondo nella radice di Colombo . I risult ati e del Maggiorani e del Macchiq.velli incoraggiano con bei fatti a continuare nelle esperienze .... Fori;e la scienza è sulla via di trovare il complemento dell a. chinica a;,ione onde comple tamente debellare uno dei più tl'isti malori che sì ampio tartass.a la Éerra nostra. BAROFFIO .
.
ERRATA CORRIGE ~
A pag. 792 riportando l'anatema della Sorbona, incorremmo anco uoi nell'errore in cui incorreva il giornale dal quale lo riproducemmo: A vece di. INNESTO VACCINICO, dovevamo dire INNESTO VAJUOLOSO. Come ben nota l'Jmpa?"Ziale la prima dizione impoeterebbe uno strano anacronismo. Anche il titolo vuol essere modificato dicendo: ANATEMA. ALL'INNESTO PROFILATICO l"EL VAJUOLO, e cosl la Sorl1ona e la verità storica ne avvantaggeranno entrambe.
BOLLE'.Il..' TINO lJFFICIA.LE Con 11. decreto llel 22 settembre '1870. ELIA cav. Giovanni, medico direttore, domiciliato ad Asti (Alessandria}. Ospcdalei dh·isionario di Verona c comandato al succursale eli Mantova. GIUDICI cav. Vittorio, medico direttore, domiciliato a Milano. Id. di Brescia, id. id. di Cremona. , ORDJ LE cav. Gio. Battista, id. id. a i\'apoli. Id. di Napoli, id. id. di Capua. PANIZZARDI Ca\·. Francesco, id. id. a Vogher·a (Pa\·iaJ. Id. di Catanzaro, id. id. di Cosenza. AliiETJS cav. Pietro, id. id. a Biella (Novarrt). Id. di Torino, id. id. di Savigliano. l\IOZIO ca,·. Gio. Battista, id. id. ad Alessandria. Id. di Palermo, id. id. di l\fessina. PIZZORNO cav. Giuseppe. id. id. a Fir•euzc. Jd. di Livorno. PATETTA cav. Alfonso, id. id.· a Torino. Jd. di Napoli, id. id. eli Gaeta; UBEJ~TONI cav. Vincenzo, id. id. n ~Iilano. ld. tempt)l'aneo di Terni. LANZA cav. Giacinto Giuseppe, id. id. a Novi (Alessandria). ld. divisionario di Perugia. BORELLI cav. Giorgio, medico di •·egg. di <l" classe, id. a Torino. ld. di Verona. ' TAROi\'1 cav. Giuseppe, id. id. -a Casale. Id. di Genora. MARCHESI cav. Domenico, id. id. a Gaeta. o0 rcgg. bersaglict'i. GADDO' dott. Giacomo, id. iò. a Zone (Brescia). ·15° ragg-. fanteria. DE )TARCI·!lS dott. Vincenzo, id. id. ad Aquila. 69° id. PILLlTTERl do tt. Calogc•·o, iJ. id. a Girgenti. '/0 rcgg. granatieri. RAPETTI dott. Giuseppe, id. id. a Toriuo. G8° rcgg. fanteria. l\rADASCIH dott. Giovanni Battista, medico di rcgg. di 2" classe, id. a Bor·gamo. 5° r·cgg. bersaglieri, 39° battaglione. TORRI dott. Teodoro, id. id. a Pisa. 11o id., 2/ 0 id. ALLIANA cav. Pietro, irl. id. ad Alba (Cuneo). Ospedale divisionario di :.\!ila no. CECCARINI cav. GaeLnuo, id. id. n Rimini (Forlì). 1·0 regg. bersaglieri, ,1.4" battaglione. RUSSO dott. Francesco, id. id. a Pagani (Salcl'!lo).:Ospcdalc divisionario Napoli c comandato al succursale di Cascrtn. FARINA dott. l)ictro, id. id. a lllcssina. Ospedale divisionario di Cbicti. VlSSIO dott. Lodo vico, id. id. a Tenda (Cuneo). • i • rcgg. bersaglieri, 0 ·~ ·l battaglione. llARNABO' ~dott. Angelo, Jd:- icCu- cùStellcoiiè(è.rcmoi'ia)':'"'5o"'ìèi:'4:SO'id~
893 Per Dete1·minazione llfinistm·iale del 2 ottolm •1810. ,ZAVATTARO cav. Angelo, medico direttore presso ·l'ambulanza della 2a divisione att.ì1·a. Trasfcrto allo ·spedale divisionario di Bologna. GIRONE eav. Diego, medico di reggimento di •l" classe presso l'ospedale temporaneo di Terni. Id. allo spcdalc divisionario di. Napoli. CEV ASCO cav. Alessandro, id. id. presso l'ospedale divisionario di Genova. Id. nel 3° regg·. fanteria. BINI dott. Giovanni, id. id. addetto allo spedale divisionario di Brescia c comandato al succursale di Cremona. Id. allo spedale divisionario di Torino c comandato al succursahl di Savigliano. ROVERE cav. Tito, id. id. addetto allo spedale divisionario di Catanzaro. Id. id. di Brescia, id. id. di Cremona. ALEMAGNA dott. Antonio, id. id. presso l'ospedale temporaneo di Or·vieto. Id. allo spcdalc divisionario di Catanzaro. SIRIATI dott. Giuseppe, id. id. presso l'ospedale divisionario di Verona. Id. nel regg. lancicri di Foggia. AGOSTI cav. Giuseppe, id. id. presso l'ambulanza della 2" divisione attiva. Id. allo spedalc divisionario di l'adova. GARDINI cav. Vinccnw, ~d. id. Id. id. tli Piacenza. SANGUlNETTI dott. Alcibiade, id, id. presso l'ospedale divisionario di Piacenza. Id. id. di Parma. l\IARI.t'{{ dott. Francesco, i'd. id. presso l'ambulanza della 2a divisione attiva. Id. id. di Bologna. BACClllNI dott. Cesare, id. id. di -!'' classe presso lo spedalctemporaneo di Rieti. Id. id. di Catanzaro. COCCO dott. Agostino, id. id. nel 2J 0 regg. fantar·ia. Id. id. di Brescia. GALLUCCI dott. Gat>.tano, medico di rcgg. di 2" classe, presso lo spe· dale divisionario di :&filano. Id. nel 64° rcgg. fanteria. LANCIA cav. Giuseppe, id. id. nel 3° regg. fanteria . Id. nel 1] 0 regg. bersaglieri '' • battaglione. ROMA dott. F<~rdinando, id. id. nel 64° id. Id. nel '' • id. 7° id. FOSSI dott. Luigi, id. id. nel rcgg. lanci eri di Foggia. Id. nel ·1 ° id. 43° id. GIANNAZZA dott. Carlo, id. id. nel 68° regg. fanteria. Id. nel 2° id. 8° id. PUTTINI dott. Luigi, medico di regg. di 2" classe nel 7° regg. granatieri. Id. 2° id. 42° irl. TADDEI dott. Vincenzo, id. id. nel 4/.) 0 regg. fant. Id. nel 3° id. 23° id. I>OGGl dott. Gio,·auui, id. id. nel 69° id. Id. uel 3° id. 2!:>0 id. RICCIARDI dott. Ettore, id. id. nel 33" id. Id. nel 3° id. 38° id. ZINI dott. Tito, id. id. nel ;W id. Id. nel 3° id. 43° id.. IGHINA dott. Luigi, id. id. nel 5° regg. bersagL Id. nel 4° id. 26° id. 1\fANCOSU dott. Antonio, id. id. presso lo spedale divisionario di Chieti. Id. nel 37° rcgg. fanteria. r 1\fONSELESAN dott. Gaetano, id. id. id. di Brescia. Id. 25 id.
894 BOTTO dott. Bartolomeo, id. id. id. di Verona. Id. 24°. id. PANCERASI dott. Virginio, id. id. id. di Padova. Id. 33° id. 1\fANCUSl dott. Antonio, id. id. presso Io spedalc t1:mporaneo di Rieti. Id. all'ospédale temporaneo di Terni. OPERTI dott. Bcruardo, id. id. id. di Orvieto. Id. id. division: di Genova. IRACE dott. Gabriele, medico di battaglione di .,~ classe nel 4° regg. bersaglieri, ,,. battaglione. Id. id. di Catanzaro. SAPPA dott. Domenico, id id. presso l'ambulanza della 113"" di1·isionc attiva. Id. id. Torino. DELLACHA. dott. Francesco, id. id. id. della ~~ ~~ id. Id. id. di Piacenza. BELLINO dott. Gioachino, id. id. nel ·1° regg. bersaglieri 4•1° batttlgl. Id. all'ospedale divisionario di Tot·ino c comandato al succut'salc di Savigliano. ROMANO dott. Giuseppe, id. id. nel 3" id. 43° id. Id. allo spcdalc divisionario di Hari. TAl\IPELLlNl dott. Carlo, id. icl. presso lo spedale temporaneo di Rieti. Id. id. temporaneo di Terni. AUSiLIO dott. Gerolamo, id. id. presso l'ambulanza della ~" divisione attiva. Id. id. temporaneo di Cava (Salerno). PRETTI dott. Carlo, medico di battaglione di 4.. classe, id. id. Id. id. divisionale di Firanze. BELTRAJ\IINI dott. Luigi, id. id. nel 4° regg. granat. Id. id. di Par•m:1. GALLI dott. Vitaliano, id. id. nel 2·1° regg. fanteria . Id. nel reggim. Nizza cavalleria. PARISI dott. Antonio, id. id. nell'~ 11° id. Id. allo sped. di~is ion . di Chieti. SONCll\1 dott. Fabio, id. id. nell'8° regg. granatieri. Id. di Valcnno c comandato al succursale di Messina. Al\IORIELLO dott. Pietro Pasquale, id. id. nel i.i7° rcgg. fanteria. ld. allo spedale divisionario di Livorno. ARDUil\ì dott. Iacopo, id. id. nel 20° id. Id. di Trevisl) e comandato al succursale di Udine. . DUCCALONE dott. Luigi, id. id. nel regg. cavalloggcrf di Alcssantlria. Id. allo spedalc divisionario di Treviso. MONARI dott. Ettore, id. id. nel 4·7° regg. fanteria. Id. nef rcgg. caYalleggeri di Alcssendt·ia. REZZENTE dott. Giovanni medico di battaglione di 2" classe nel ~!2° rcgg. fanteria. Id allo speciale divisionario di Brescia. MAGGIORA.Nl dott: Gaspare, id. id. presso l'ambulanza della 2~ di visione attiva. Id. all'ambulanza della ol3"" divisione attiv-a. CARABBA dott. Rallaelc, id. id. nel o0 rcgg. bcr·saglieri, 39° battagl. Id. ~2 id. \ RICCI dott. Vincenzo, id. id. nel :1° id., 7° id. Id. allo spcQ:alc divisionario di Napoli e comandato al succurs~le di Capua.
89~
NIGRI dott. Se.J•gio, id. id. nel 'l o id., :f 3° id. Id. nell'8° regg. grana t. SALAGHI dott. Domizio, id. id. nel 1° id., 27° id. Id. nel ,}q id. BENAZZATO dott. Antonio, id. id. nel '2° id., 8° id. Id. nell'H" rcgg. fanteria. ' GOTTARDI dott: Luigi, id. id. nel 2.0 id., 42.0 id. Id. allo spedale divisionario di Padova. GERLElH dptt. Gio. Battista, id, id. nel 3" id., ~23° id. Id. id. di Torino c comandato al succursale di Savig·!iano. ' .TANDOLO dott. Luigi, id. id. nel go id., 25° id. Id. nel 47° regg. fant. ,SERPAGLI dott. Carlo, id. id. nel go id., 38° id. Id. :tll'ospcdalo tem~ poraneo di Terni. FRANCOLINI dott. Giuseppe, id. id. nel 4° id., 26° id. Id. al 20° l'egg. fanteria . DECAROLI dott. Emilio, id. id. nel 4° id., 4<\0 id. Id. allo speciale di,.isionar•io di Parma. ZANNINl dott. Ercole, id. id. 5° id., 45" id. Id. 'nel 22" regg. fanteria CALI Francesco, farmacista addetto allo spcdalc divisionario di Tor·ino. l'a~sa comandato al succur.salc di Savigliano. ROGGERO Giacinto, i(i. id., presso lo speciale temporaneo di Rieti. Trasferta allo speciale· divisionario di Tol'ino. RAFFO Giovanni Battista, farmacista aggiunto id. presso l'ambulanza della 2" divisione attiva. Id. id. id. GIORDANO Giovanni, id. id. presso lo spedale temporaneo di Orvieto. Id. id. di Alessandria. Con R. JJec1·eto clel 22 settembre ~1870. AUREGLI dott. Carlo, medico di reggimento di 2"' classe, addetto allo spedale divisionario di Ve1•ona. Dispensato dal se1·vizio in seguito a volontaria dimissione, a datare dal •f • ottobre :f 870.' Con R. Decercto del 2.5 settemb1·e ·1870. TONINl dott. Paolo, medico di battaglione di :f" classe addetto allo spe~ dale divisionario di Napoli. Collocato in aspettativa per imfermità temporar-ie non provenienti dal servizio, coll'annua paga di L. ~I .HO a cominciare dal 11° ottobre :1870. PETRONIO dott. Giuseppe, id. di ga classe, id: id. di Barì. Dispensato dal servizio in seguito a volontaria dimissione a datare dal •1° ottobre 1870. Con R. Decreto del 22 settembre •1870. ZAVATTARO cav. ·Angelo, medico direttore nel corpo sanitario militare. Concessoglj, a datare del ·l 0 ottobre :J870, l'aumento di stipendio di L. 580, onde portarlo a g·odere della paga assegnata al grado immediatamente superiore per aver passato un secondo quinquennio in efl'ettivo s-ervizio nell'attuale suo g1·ado, a mente dell'art. 4° della legge 28 giugn'o ~1866 .
••
893 DADARELLI dott. Giuseppe, medico di regg. di 4a classe noi corpo sanitario militare. Concessogli, a datare come sopr·a, l'aumento di stipendio di L. 380, onde portarlo a godere della paga assegnata nl grando immediatamente superiore, per aver passato un secondo quinquennio in effettivo servizio nell'attuale suo gr~ado come sopra. SlRJATI dott. Giuseppe, id. id. Id. id. PRATO dott. Domenico, id. id. Id. id. CAPRA dott. ~iuscppc,_ id. id .. Id. id. ARRI cav. F.nr!Co, ld. rcl. Id. rd. 1\'fORZONE cav. Frnneesco, id. id. Id. id. GARDINI dott. Vincenzo, id. id. Id. id. RIZZO dott. Achille, medico di battaglione di 'l"' classe nel corpo sanitario militare. Concessogli, a dotare come sopra, l'aumento di stipendio di L. ·iOO, per aYcr· passato un quinquennio io efl'ettivo servizio nell'attuale suo grado, come sopra. Con R. Dec·reto del 2 ottob·re '1870. CITARELLA dott. Pietro medico di battaglione nel corpo sanitario militare. Collocato in riforma in seguitò a sua domanda, per infermità non proveniente dal sen·izio, cd ammesso a far· valere i titoli pel conseguimento del trattamento che gli competa per legge, a datare dal ~ 6 ottobre 1870. Per Detennina;siona Minister·iale clell'S ottobre •1870. ROYATI dott. Cesare, medico di battaglione di ·1" classe addetto allo spcdalc divisionario di Livorno. Trasferta nel 2·1° rcgg. fanteria. OLIOLI dott. Ercole, medico di batt;~glionc di 4" classe addetto nllo spcdalc di visionario di Napoli. Trnsfcrto nel 57" regg. fanteria. Per Dctm·-mùwzione Min:istel'ialc del :1'2 ottobre :1870. VETERE dott. Marco, medico di battaglione di :l" classe addetto allo spcùale di1:isionario di llfilano. Trasfcrto allo speciale divisionario di Cava (Salerno). AUSILIO dott. Gerolamo, medico di battaglione di 4" classe addetto allo spedale di Cava (Salerno). Trasf'crto allo speciale divisionario di 1\filano. Con 1!. Decreto del 29 settembl'c ~ 870. FINZI dott. ì\losò Emanuele, medico di regg. di 2" classe nel corpo sanitario militare io aspcttati1·a per riduzione di corpo. Rimosso dal grado in seguito a parer·c d'un Consiglio di disciplina divisionario cd ammesso a far valere i titoli all'assegnamento che possa complltergli a tenore della leggo ~i.$ maggio 185!2 u far tempo dal 1l0 ottobre ·1870.
Con Detemli11a:.io11e ìlfinistcriale del 42 ottobre 4S70 . .MONARl dott. Ettore, medico di battaglione di la classe nel reggimento cavalleggieri di Alessandria. Trasferta aHo spcdalc ùivisionario di Treviso.
897 DUCCALONE dott. Luigi, medico di battaglione nddoìto allo spcdale divisionario di Treviso. Trasferta nel regg. cavalleggieri di Alessandria. Con .li. Decreto del2 ottob1·e ~1870. DE G'IROLAì\fl dott. Pietro medico di battaglione di 'l"' classe nel rcgg. Nizza cavalleria. Dispensato dal servizio in seguito a volontaria dimissiono, a datare dal ·16 ottobre 1870. Con R. de{}relo clell' 8 ottobre ~ 870. FORTUNA dott. Arcangelo, medico di battaglione di 2"' classe nel ~5° regg. fanteria. Dispensato dal servizio in seguito a volontaria dimissione a datare dal Hl ottobre 4870. CASA.ULA Giu.scppe, farmacista aggiunto addetto all'ospedale divisionario di Firenze. Collocato in aspettativa per infermità temporaric non provonienti dal servizio coll 'annua paga di L. 9GO a cominciare dal 16 ottobre 4870. Con 11. decreto eletti 113 ottobre 11870. UllERTJS dott. Pietro, medico eli reggimento di :1"' classe in aspettativa per motivi di famiglia a Frassineto (Alessandria). Richiamato il) ef( fctti vo servizio con anzianiti.t dal. 28 febbt·. 48611 e colla paga c vantaggi fissati dalla légge 28 giugno ·1866 a cominciare dal ~ 0 uovembre 11310. Pet· JJétenni~na~ionc illùtistm·ialc dell-i 118 ottobre ~ 870. l'LAISANT cav. Giuseppe,. medico direttore presso l'ambulanza dell'~ la. divis. attivtt. Trasfm·to allo spetlale divisionario di Livorno. COLO:.UBI~J cav. Flaminio medico direttore prcssoTambulanza della n"' divis. attiva. Trasferta allo spcdalc diYisionario di Perugia . ' GUIDOTTI cav. Carlo, medico direttore presso l'ambulanza della ·12" divisione attiva. Trasferta allo spcdale divisionario di Fit·cnze. TUNISI Nl.l'. Carlo, metlico dit•cttore presso l'ambulanza di riserva del !,rià 4° corpo d'esercito. Destinato a disposizione del comando generale della divis. militare di Roma. GIUD1CI cav. Vittorio, medico direttore addetto aHo spcdale divisional'io di Brescia e comandato al succursale di Cremona. Trasferta allo spedalc divisionario eli Milano. PlZZORRO eav. Giuseppe, medico direttore addetto allo spedale divi&ion. di Li\'oruo. Trasferta allo spcùalc divisionario di Brescia c comandato al succut·salc di Cremona. , COSTETTI cav. Pctronio medico direttore, addetto allo spedale divisionario di Ycnczia. Trasferta allo spcdalc divisionario di Dologna. ZA VATTARO cav. Angelo, medico direttore, addetto allo spedale divisional'io di Bologna. Trasferta allo spedalo divisionario di Drescia. LUVINI eav. Giuseppe, medico direttore addotto allo spedale divisionario di llrcscia. Trasferta allo spcdalc di visionario di Venezia. LA:NZA cav. Giacinto, medico direttore, addetto allo spedale divisionario di Perugia. Trasferta allo speciale divisionario di Verona.
898 i\fUIA' dott. Luigi, medico di reggimento di ~ .. classe presso l'ambulanza della H" divisione nttivn. Destinato a disposizione del comando generale della divisione militare di Roma. CRESCElGTNO cav. Costnntiuo, medico di reggimento presso l'ambulanza della ·12" divisione nttiva. Trasrerto nel 33° regg. fanteria. GUGUSI dott. Giuseppe, modico di reggirilento presso l'arnbulam.a della 12"' divisione atth·n. Trasferta al ;wo rcgg. fanteria. TOSL dott. Federigo. medico di reggimento presso l'ambul anza di r·iscn·a del già corpo d'esercito. Trasferta allo spcdale di\'isionario di Bologna. SARNO dott. Vincen1.o, modico di reggimento presso l'ambulanza di riserva del gii1 4° cor·po d'esercito. Trasferta nel 26° regg. fanteria. P1\ RA.DlSl cav. Paolo, medico di reggimento addetto allo spedalo divisionario di Torino. Trosrerto nel 2° rcgg. bersaglieri. BARBACCI dott. Francesco, medico di reggimento, addetto allo spcdalc temporaneo di Terni. Trasferta nel 5° rcgg. bor·saglieri. ANTO~l~l dott. Felice, medico di reggimento di ·t• classe, addetlo allo spedalc divisionario di Cnva (Salerno). Trasfcrto nel 4° regg. her:;aglicri. VIOLIN cav. l\Iarco Ar!t., modico di reggimento di 2:. classe t)cl 3° reggimento l>ersngliel'i. Trasferte allo spcdalc di\•ision::trio di Palermo. CESARO' dott. ~iecola, medico di reggimento nel -~.~ re,rgimento bersaglieri. Trasrerto allo speciale divisionario di Cava (Salernoj. DRBZZI dott. Paolo, medico di reggimento nel 2° regg. bersaglieri. Tr·asfel'to allo spedale divisionari o di Tor·ino. UBERTJS dott. Pietro, medico di reggimento di ~ .. classe, stato l'icltiamato in atti\·o servizio dall'aspettativa per· moti\'i di famiglia , con R. Decreto del li ~ 3 ottobre 4S70. D e~ ti nato noi 3° regg. b~rsogliuri. DOLLA dott. Giuseppe, medico di rnggimcnto di 2" classe presso l'ambulanza dell' <J.I "' divisione attiva. Destinato a disposizione del comando generalo della divisione milil3re di Roma. RBSASCO dott. Adolfo Francesco, mcdico~di reggimento presso l'aurbulanza della 13.. di1•isionc attil'a. Trasrerto allo speciale dil'isionnl'io di Alessandria. BEJtNARDl dott. Cesare, medico di J'eggimento MI :lì" rcgg. fnn~Mia . Trasrcr·to nel 2° rcgg. bersaglieri, su battaglione. l'ARISI dott. Domenico, medico di reggimento pr·csso l'ambulanza ùclla ~ 3"' divisione atti l'a. Trasferta noi 31° rcgg. fanteria. GIA~AZZA dott. Cal'lo, medico di reggimento nel 2° regg. bcl'~aglieri, S0 battaglione. Tra~ rerto allo spcdale divisiouario di Bl'esci;l. PAKCERASI dott. Virginio, medico di reggimento nel 33° rcg1). fanteria. Trasl'erto allo spedalc eli visionario ùi Ancona. J\IONSELESAN dott. Gaot.nno, medic:o di reggimento rwl 25" rcgg. funtcria. Trasferto allo spedale divisionario di Vel'ona.
'o
899 ATTI dott. Gio. Battista, mc<Uco di reggimento addetto al ~6° rcgg. fanteria. Trasferta allo spedale divisionario di ~ari. LACAVERA d!ltt. Onofri o, medico di battaglione di •1(1. elasse'presso l'ambulanr,a dell' 4 i"' di\'isiono attiva. MARCUETTI dott. Temistocle, medico di battaglione nel 26° regg. (an, teria. Destinato a disposizione del comando generale della divisione militare di Roma. ROSSINI dott. Defendimo, medico di battaglione di 11o. classe nel ~ o reggimento g•·anatieri. Destinato a disposizione del comando generale della divisione militate di Roma. 1\IARTOGLlO dott. Ferdi nando, mcdi<:o di battaglione presso l'ambulanza della ,1 '2'~ di visione attiva. Trasferta allo speciale divisionario di Napoli. VBSPASJ A~'1 dott. Giulio, medico di battaglioun p1·esso l'ambulanza della ~ '210 dh'isionc nttiva. Trasferta allo spcdalc divisionario di Venezia. PANDOLFINT dott. Piett·o, modico di battaglione presso l'ambulanza di •·iserva ùol già 4° corpo d'esercito. Trasferto allo speciale divisionario di Caserta. GUASCO dott. Carlo, medi(:O di baLtaglione presso l'ambulanza della .J3(1. divisione attiva. Tr·asferto ;lllo speuale divisionario di Aless<tndl'ia. FANTINI dott. Giovanni, medico ùi b:tttaglione di 2" classe presso l'ambulanza della H" tlivisionc attiva. Trasferte allo spcdalc divisiomu·io di Torino. ]l[li,GGlORAKr dott. Gaspare, medico di battaglione presso l'ambulanza della ·13"' divisiona attivo. Destinato a disposizione del comando generate ùcllu divisiono militare di ltomu. BARTALI NI dott. Emilio, medico ùi reggimento presso l'ambulanza dell'H ·' di visione attiva. Trasferta allo speciale divisionario di Livorno. VERNETTt dott. Luigi, ntedico di battaglione. Trasferta af!(l spcdale divisionm·io di Yerona. NEGLIA dotl. Francesco, medico di battaglione. lhsfer·to nel ':!6° regg. fante1·ia. D.fANCHl dott. Leopoldo, medico di bo.ttuglione presso l'ambulanza della ,12'' divisione attiva. Trasferta nel •15° regg. fanteria. C.ARAB.BA dott. Raffaele, medico di llattagliono presso l'ambulanza della H>.11 didsionc alti\'::t. Trasfcr·to nel 1Hi0 regg. fanteria. SOH.~fAN'l dott. Giuseppe, medico di battaglione presso l'ambulanza di riserva del già 4° corpo d'esercito, Trasferta allo spcdalc divisionario di Verona. SA:OÙ'OLLI dott. Pietro, medico di bnttagliona presso l'ambulnn~a di · riserva. T•·as rerto nel 1! 0 reggimento fanteria. CIUFFO dott. Giovanni, modico di battaglione. Trasferto allo spodale ùivisiomu·io di Firenze.
900 RICCA dott. ,Roberto, medico di battaglione presso l'ambulanza • della 13~ divisione attiva. Trasfcrto nel ~o reggimento granatieri. t'ARAGLIA dott. Donato, medico di battaglione nel 11° reggimento fanteria. Trasferto nel 22° regg. · fanteria. CASSINELLI Paolo, farmacista presso · l'ambulanza della H."' divisione attiva. Trasf•2rto allo spedale .divisionaì·io di Firenze e comandato al succursale di Siena. LEO Giacomo, farmacista aggiunto presso rambulanza della 113"' divi- • sione attiva. Trasferto ·allo spedale divisionario di Napol i. F ACEN Aurelio, farmacista uggiunto p1·esso l'amhul~nza di l'i serva del già 4° corpo d'esercito. Tt•asferto allo spedale divisional'io. di Firenze. FABBRICATORE Niccola, far·mac.ista presso l'ambulanza dell'111Ja. divisione attiva. Destinato a disposizione del comando generale della divisione militare di Roma. · SALOMONE Giuseppe, farmacista aggiunto addetto allt spedaltl divi~ sionario di Firenze c comandato al succursale di Siena. Rientra allo spedale divisionario di Firenze. , UDERTONI cav. Vincenzo, medico direttore. Tra$fcrto allo spedalc divisionario di Napoli. DERG AMO dott. Ferdìnando, medico di reggimcntò di 4"' classe. Trasferto allo speciale divisionario di Napoli e comandato al succul'sale di Caserta. llfANCUSI dott. Antonio, medico di reggimento dì 2o. classe. id. id. id. COGLITORE dott. Antonio, medico di battaglione di 1"' classe. Trasferta allo speciale divisionario di Ancona. TAl\IPELLI:t\lJ dott. 8arlo, id. id. Id. id. di Perugia. SERPAGLI dott. Ca!'lo, medico di battaglione di 2"' classè. Id. id. di Parma. SOLUlENE Luigi, l'armac., addetto allo speciale militare temporaneo di Terni. Id. id. di Napoli e comandato al succursale di Caserta. ZUCCOTTI Luigi, farmacista addetto allo spedalc divisionario di Treviso. Trasferta allo sp~dale divisionario di Torino, c provvisoriamente comandato al laboratorio-chimico furmaceutico militare. VALLE .Luigi, farmacista addetto, allo speciale divisionario di Torino. Trasferta allo spedale divisio~ario di Treviso. · DEFUNTI. FERRANTE dQtt. Giovanni, medico di battaglione di 2" classe nel 22° reggimento fanteria. l\Iorto nello spedale divisionario di Livot:no !l 2 ottòbte ~ 870, RIZZO dott. A<~hille, medico di if"• classe nel ·15° rcgg. funtcria. ftforto in J>erugia li H ottobre 4870.
ANNO XVHI.-Firenze, 10 a 30novembre 1870. - N. 31 a33 l
l'Y.iF:NIOniE OJ-:.iG:lNÀ.LI
STUDI ISTOLOGICL SUL FASCIO MUSCOLARE PRIMITIVO STRIATO. M Ei\fOR fA I,ETTA ,NELL' AtHJNAXZ A SCIENTIFICA DEL 2 GIUGNO PRESSO
J.O
SPEDALE
ì\HL1Tlé'RE
DAL MEDICO DI BA.TTAGJ,IO~E \
DJYISIO~AJ,E
DI
VENEZIA.
G. PISI\NO .
Onorevoli Colleghi, Padandovi ogg i del fascio muscolare primitivo striato, non è mio intem1lmen to occupàrmi della sua funz ione, primo perchè non vi potrei addurre esperienze personali in proposito, secondo perchè ~~o no d'avviso che, in massima, la fbiologia ha pronu-nziato il suo ultimo verdetto, quando n ei due fenomeni di contrazione e rilasciamento, ha riconosciuto altretbnti poteri in.e renti ·allo stesso tessuto muscolare. Il tributo di -vassallaggio che questo tessuto ha dovuto pagare per sì lungo volger eli tempo al sistema nervos9, non si potea più oltre mantenere nell'epoca nostra, in cui le seienze si stringono ami.chevcile la manQ, ed unite concorrono a disottenebtare la natura quale, fortun;ttamente,' si è mai sempre studiata contrariare gli sfoni che ha fatto l'uomo per renderla ancorà. più inintelligibile e .misteriosa. Grazie all 'indirizzo sperime·ntale del secolo, anche la scienza d fll cosi detto microcosmo, va. gradatamente a prendere quel posto che la logica inesorabile 'dei fatti ìe impone, n è il piao·nistco dHl morente prosclitismo della forza vitale, o . nè la stoica indifferenza di q~Je i tali 1i quali non sanno vedere che attraverso la len~e d~lla limitazione-delle umane
la
Giornale d i Medie. mìlit. 1870 .
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, 902 facoltà, valgono a fermare d'un solo passo il progreSSÌ\'0 e• sicuro incedere della biologia verso quella meta ultima, appo la quale sarà dato a tutte le scienze, trovare il vero· polo da cui si dipartono e ramificano le loro particolari ra-· gioni d'esistenza. Le passate generazioni, bisogna pm' dirlo, a veauo il mal vezzo di cominciare 1 là o ve esse. avrebbero dovuto ultimare: oggidì, all'opposto, si gode del buon senso. di ultimare colà ove i nostri buoni vecchi incomin ciaYano; e mentre nei se,coli passati noi vediamo lo studioso torturausi il éervello· nella ricerca .d'una formula, q.'un supremo principio il quale più o meno felicemente ; isponda all'~dea che egli s'ha form ato della natura e sue multiformi esplicazioni, oggi invece codesti principii codestP- formole, codesti apoftegmi non rappresentano che il rigoroso risul t.ato di due termini inqispeusabili ad ogni scienza positiva, quali sono l'accurata osservazione e la più circostan.z iata esperienza. Tanto è vero, colleghi, il giudizioso detto del filosofo di Tegel che cioè: « . LE SCIENZE COSÌ PROGREDrSCO:NO PER. LA SUCCr>SSIONE DEI SECOLI DEGLI UOli!I:!\I.
QUA~TO PER
LA SUCCESSIOXg
»
Non vorrei peraltro che voi prendeste t roppo alla lettera queste mie parole, e riteneste conseguentemente che io creda che nulla noi dobbiamo alle generazioni che ci hanno preceduto, e che no nsiavi che dell'oro nello splendore dell'epoca moderna. Noi saressimo ingiusti, e ci dip~rtiressimo eziandio non poco dai sani principii della filosofia positiYa, quando fosse tale il nostro modo di vedere Iceta di Siracusa che ·preannunzia il sistema di Copernico, Senaca che XIV secoli prima dell'avvenimento pronostica In scoperta dell'America còi seguenti versi : .. ... venicnt annis Srocula series qnil>us Oceanus Yincula rct·um laxet, et ingens Pateat tellus, Tiphoque novos Detegat orbes, nec sit terris ultima Tlmle.
(Fine del cm·o nel 2° atto della .llfEDEA).
,.
903 L ucrezio che quasi un secolo prima dell'èra volga_re divinizza, . per sel'\·irmi <lell'espressione di quel valente esperimentatore che è ii Tyndall , l' esisten za.di raggi calorifici o~curi, oggi incontestati per bei la vori degli Herschcl, Melloni e Tyndall , gli Arabi che fon dano la farmacia chimica e gettano con essa i semi della chimica mode1·na, ecc., ecc., tutti questi, dico, h anno ben ·di ritto alla nostra più alta ammirazione, nello stesso modo che io non mi saprei adatt;'H'e ad arnmitare quei tali dell'epoca nosti·o. li quali nella disami na della contestu.ra e funzi oni dei tessuti organici, intendono sottrar~i all'inte}l igenza delle leggi genera li tlel1a matel'i ~l'. Ogni epoca ha la sna patticolare fisionomi a, la quale ci viene rappresentata dall'indirizzo filosofico delle idee cardinali che hanno soprasseduto ai destini dell'umanità lungo quel periodo di tempo, e nello stesso modo che il geologista rbllo studio analitico della scorza del pianeta che abitiamo, sa rimontare a speciali periodi o'le il nostro globo le si appalcsa sotto altrettante cond izioni di essere, gi usta petchè dei particolari elementi d i formazion e im prontano ciascuno degli svariati suoi st1·ati , in egual modo, lo storico della nrrfanità caratteri1.za le epoche dalla somma delle idee che si sono poste al timone delle esplicazioni dell'umano incivilimento nelle . fasi molteplici che ha dovuto attraversare. Il mat1aYiglioso svil uppo che h~nno preso nel ,nostro seco'l <> l e sciem;e fisico- chimiche. il perfezionamento del microscopio e l'invenzione dello spettroscopio, che perfexionandone i !'en si cc ne creano qua<;i dei nuovi, il metodo analitico portato a tale stato di perfezionamento da far vagheggiare a Swedenhorg, a Davy, a Faraday l'idea <lell'unità della matel'ia della vecchia alchimia, la paleon tologia col rilevarc.r le svariate forme organiche dei tempi geologici, la botanica rilevando le miriadi eli esseri vt~getali che, compresi tra la Sequoia Sempervirens dal fusto di 106 piedi di circonferenza c ~7 6 cl' altez?.a, e la Microscopica Lepraria delle isole di corallo, n on meno che la Palmella Nivalis che abbella la monotona tin ta ùelle nevi de1ìe regioni alpine, formano
..
l' elegMte e v::n·iopinto vestito <lella .. nostra terra., tutto, dico, nel tempo che di a l secolo nostro una i nco11testata . preminenza scientifi.ca S\ti secoli passati, ne istruisce eziandio s ulla eminente virtù plastica dell a materia, sui suoi v'i rtuali poteri di adattazione alrintluenr.a delle cause svariate, che sono valevoli a modificare all'infinito il suo indirizzo nella fenomen ale estrinsecazione della vita dell'esistente. Di fronte a qaesto prodigioso svilul)PO delle scient.e consorelle; quella dell'umana organizzazione n on potea n on sentirne la salu tare _ ÌllflLtenza, e porsi, Se l10ll a livello, alla portata almeno eli mo.lto promette1'C l)ei tempi avven ire. Cet'to che si prova tuttora, anche da degli scrittori di meritata fama, non poca difficoltà . a superare cer,ti pregiudizi, li quali, giusta perchè hanno troppo lungamente do.min;\to, si sono· quasi immedesimati nella natut•a stessa dell' uomo ; ciò 11Ct'Ò non è affare che di qualche anno ancora. ùopo cui non bi:;ognerà fare le m el'~Lvi glie se ·vedremo codesti pt•opugna.toi'Ì di ~orie dalle basi fantasti(\h e, apostolar·e a favore eli quelle che hanno a spada tratta combattn to. Già gli archei e le an ime hanno fatto il loro tempo nei libri di fisiologia : il t•egno ' 'cge.tale è gia rive:1di c~to del sno azoto di cui si era fatto un p :-i vilegio dei t e:ssuti anim ali : è gii incon testn.to che « la somma delle ce tl~tle l> un o·;·ganismo, c clJe l'o;·gan.ismo vi1Je finchè le pa1·ti scmo at tive p el servi:;io del lutto » (Henle) : già il Virchow, seguendo ultt'i, ci avvel'te che « il cat·attere e l'u nità ctella 'O?.ta. non può esse,··c riposto e confinato in una data pa1·te eli p iù elevata organi::::::a::ione p. e. n el cervello, m a solamen te nella determinata e costan te conforma::ione di o,çni 'singolo elemento » (Vi1·chow. Patologia celtula,•e, 1>. 1:-3); già infine , per tace1·e di molti altri di ll On mino1· peso cd ~w ~ori ti. l'Epicarmo di Humboldt, gJ·azic ~i lavol'i di quesCA.ri$l.otele del secolo nostro, ed a1l::L g i ud izi o::;:-~ critica, del Vicq- d'Azyr, ha altdmenti interpetl'ato la Farfall a ùcl Genio d i Rodi, tanto da l ascia rci seri tto i n testn.men to che « La J ifficulté
905 de rarnener le manifèstations vi tal es de l'organ isme d' une mani ère sat isfaisa nte a\1x lois phisiques et ' chimiqnes tiens pri ncipalement, comme pour la prédiction des metéores.dant l'Océan aérien, à la complication des phénomènes ninsi qi.ì'à la. rnnl tipl icit~ des forces· agissant simultanément et dès condictions de Jeur)) actions. (HuMBOLDT. Tableaux. De L a Nature - La · Force Vitale ou Le Génie Rh0dieu C6t'itc Al légorique - .É clai réisscments e t .Arldition::; p. 379). · Dall' insiem e di codeste sentenze, quanrlo si vogl ia per poco r itletttn-c, di leggieri si deduce che, i priYilegi che )'c)rganizzn.zi(>110 urri.~llHt intende ancora arrogarsi, a discap ito della sovrana (tirezione delle l eggi che reggono l 'essere ttniversale, bisogna che un giorno o l'altro s'acc;mtenti di pertled i e, h sci:wdo gli scrupoli, :fini<;ca coll'ossoqui:<re il genio polimorfico della materin., cui essa, buon · geado o malgrado, obbedisce, e di cui è a:ltrcttan~o una parte soggetta· quanto un eleme nto imperante . E si (Teduce eziandio che, come la parte fenomenale della vita, nel modo Cll~ ci si presenta, non è che la risultante di raggi numerosissimi d'attività, così fn. d'uopo, onde meglio comprenderla nel suo insicmA, studiar·la ·nei suoi a ttivi elementi cos tit utivi, od altrimenti, nelle parti si mi lari che armonicamente congregate fol'mano cost la massa encefalica che il tessuto corneo . D i qni, 'o colleghi. , la. necessitù cl egli st udi istologici. d·i qui ld riv()lttzione, già cominciata, che il microscor1io va a por·taee nella difficile scienza che noi tnt.ti professiamo . Studiando lo. cellula noi studiamo un i ndi viduo il quale è alla 'sua voi~ un aggr·egato di indiYidui per loro stessi· viventi, rlalle cui singole funzion i dobbiamo ripeter·e la vita di cui ci si appalesa dotDta b cell uh stessa, nollo stesso modo che questa porta l'obolo s uo al fe nomefill complesso della vita dell'uomo. Questo modo di ~pprez~are la. cellula, ~ in armonia con ciò che hn riferito nella mia memoria sul sn.ngue, riport ata dal Gionwle di medicina militare del me.se di ottob1·e dell'anno passato . In essa. ho dimostrato che le cellu'e sanguigno 11on sono che l'el aborat o di
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quelli altri più microscopici elementi che per la loro univer~tliki. nell'organismo ho chiamato mor{iti : r ilevai como i nuclei stessi delle cel1ule ematiche della 1'ana esculenta si risolvano in· parti omeometrich e egu al ~e nte che le parti circumnucleari : dimostrai le muffe del sangue non essere cho appendici delle amibe sanguigne : ed infin e, meglio studiando queste medesi me amibe, rilemi la facol tà alle medesime inerente di assumere le forme più svar iate, quali noi tuttodi scorgiamo nello studio dei differenti tessuti org anici. A sosteg no di questa dottrina suggeritami da un lustro iti osservazioni, vengo oggi a parlat'vi del così detto Fascio muscolare prim.itivo str iato sul quale ho convet'SO gran parte dei miei studi in istologia. Il còmpito è arduo e doppiamente spinoso per me, non tanto per chè riflettendo un soggetto già ampiamente illustl·ato da ingegni maestri ogni mio portaLo si perde nel mare magnwn delle loro dottrine, quanto perchò mi sarò obbligato dipartirmi da,)l'opinione gen eralmente accet tata sul la elementare conformazione del fascicolo striato . 1\ii conforta llllllameno la speranza che voi mi accotderete facile veuia nel r iflesso che io con questa memor ia non intendo innalzarmi a critiço di chicchessia, nè i mporre ad alcuno quella q ua~ lunque opinione che, ìn seguito alle fu t te ricerche, m'ho formato sull'organizzazione del fascicolo striato, ma solamente por vi a conoscenza della somma delle impressioni r icevute nel mio corso di studi sul soggeUo che o•·a. vengo a parlarvi .
Fascio muscolm·e primitivo st,·iato . Gli istologisti h anno fatto due vari el.ù. del fascio muscol are primitivo, per delle peculiari differenze che agevolmente si r avvisano in esso osservandolo al microscopio; H, <eome delle due varietà una si è troYata informare il tessuto muscdare soggetto alla volizione, c l'altra gli strati muscolari della cosi detta vita istintiva, così i fasci pr im itivi, sono stati divisi in quelli della vita di rel a~ion e, ed in quelli della vita vegetati va od organica. Il carattere
907> qiffer~nziak che con tradisti~ gu~ codeS:te QJHl var~11tà dii fa-
scicol i è riposto in ciò ,che, i, fasci p~imitivi dei muscoli -volontari si addimost17a:no manifestamente striati traversa~ ment~ , lacldove quelU della vit~ organica decorrono l.i.sci, n è offrono al microscopiq, traccia sepsibile di stt·ie tra:-verse. n cuore, peraltro, fa_ecqezione a questa regola, perchè esso, qomunque sia -qn m1,1scolo compreso nell'a sfcr:a -della vita org~nica, ·.ci off~e nullameno ,j s.uoi fascicoli egualmente. striati che qt1elli della vita di relazione, tanto che, basandoc), sulle strie tra,~erse, è impossibile lo stabi-l ire una legge biologica che valga a farne conoscere a quale delle due varietà un fascicolo striato appartenga. Fin qui. gli istologisti vanno d'accordo, e le discrepanze non cominciano che allora quando s'intende determinare la r eale organizzazione del fascicolo striato, non meno che quando trat tasi di interpetna:re g1i ~V!lria:ti fenomeni che esso ne, pt•esenta al foco dell'obbiettivo. A questo proposito, bisogna -convenire, l a sci~nz a istologica, non, è ancora peryenu,ta a darci qualche cosa di positivo, che sia valevole a porre lo :studioso al coperto del dubbio, essendo che quelli stessi li quali si sonp rivolti all'osservazione ed all'esperienza onde -risolvere il difficile problema, $ono altrettanto discordi l).ell& interpetrazione dei fenomeni che si verificano nello studio del fascio, quanto nella descrizione della sua elementare contestura. Pet• i modernì istologisti, infatti , il fascio prim itivo strilito è una celhùa dotata d'una membrana contenente, e di un contenuto risolvibile in filamenti, formato ciascuno della r egolare unione di particelle più chiare che ·si alternano con delle particelle più scure; così esso non r appresenterelJbe che nna serie m1merosa di parti distinte racchiuse in una membrana. L'autoi"e invece della formula « la cellula è l'ttltirna (01'?na elementare di ogni ·sere vivente » considet'n il fascio primitivo quale « ttnq, -cellula molto allungata forrnata da una memb;·ana, da u,n contenuto q da t m nucl eo)> (Virchow, op. c. p. 41) epperò, non risolvibile nei sopraricordat i filamenti e par-
es-
908 ticelle cui accenna l'opinione priroamente enunciata. Pexdire il vero però, la dottrina del Virchow sul riguardo nòn è solamente questa, bisogna anzi dire che alla perspicacia dell'autore della Patolo{/ia celullare; . non è sfuggita la difficoltà ! d'i innestare con resultato nel suo supremo. principio bioldgiéo anche la istogenesi del tessuto muscol are~ e, gli è perciò che onde riparare ai pochi titoli che il fasciò primitivo somministra al rafforzamento della sua dottrina, egli vorrebbe vedere nella cellula muscolar e duefasi distinte ·di v ita, nella prima delle quali, o fase d' origine, essa si trove1;ebbe allo stato di semplicità, mentr·e · ne.lla ·seconda, ·O di sviluppo, si depositerebbe lo specifico contenuto (Virchow, op. c. p. 41-42). Comunque ingegnosa p ossa però sembrare code.,ta teoria, confesso che trovo m olto difficile comprendere, come si possa positivamente s tabilire la originaria semplicità della cellula muscolat'e; massime quando· si· è fortemente imbarazzati, come l'autore si addirnostt·a, nel giustamente· determinare le parti che oggidt ce la 'rilevano composta, nello stesso modo t:hc mi riesce malagevole concepire la cellula muscolare, ne11:t sua fase di Ol'igine, sprovvista di specifico contenuto . Dopo tutto, infi··le, il ViPchow istesso non dissimula la difficoltà del s0ggetto, n è, da vero filosofo, dubita 1di « confessare che per
gli
quanto sia inclinato ad ammMter·e l'originaria n atur·cc cel·ullaY·e dèi 'fasci' p'nimilìvi, i fenorneni singolar·i che avvengono entro i meclesfm.i ' 16 sfor::;ano a conecder·e che si possa stabilire anche un'altra dottrina » (Virchow, òp . c. p . 41) . · Ho vofuto rilevare questi differenti modi di apprezzare l'organizznzwno del fascicolo striato~ onde pcrsuadervi s ulla diffico lt:t che s'incontra nello s tudiarlo, :mila possibili tà èhe vi ha tuttora di stabiliL"e · qualche cosa di più positi\·o di quello oggi si conosca, e per conseguenza sulla teorico-vt·atica utilità dello studio dell'anatomia. elementar-e, como queila che ne offre tuUodì tu~ vasto campo di ntil i ricerche, molte e diverse incogn ite .da r aggiungere, e 'Ciò onde po~·ci
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nel caso di convenevolmente appre~zarc le moclalità fu n- · zionali degl i or gan i, quanto per meglio interpetrarne i materiali dissesti lt ello sta to di malattia~ , . I fascf muscolari p rimitivi :Mihti' sonò corpi all'ungati,. cilindroid~i, li quali gì·adatamente decrescono nei .loro due estrem i finchè, ordimt~·iame:1te, fini:;cono in punta. Essi non sono tutti doto.ti di eg·uali dimensioni : alcani infatti sono molto lunghi e bene s~iluppati nel lot·o r!i'amett·o tr·aver~o, altri invece sono corti e più r istretti, p(:t' cui si appone al vero chi ri tiene che i fascicoli sieno altrettanto lunghi quanto il muscolo cui appartengono . Essi riflettono il co~ore rosso-cupo riuniti in m,asse, mel'IO pronunziato se singolarmen te · osservat i, e si prescÌitano diafani cot1 mut leggiera tinta di giallo visti nel lOt'O stato d'insecchimento. La loro fìguea va1·ia eziandio a seconda delle condizioni sotto le quali si ossP.rvauo. Cosi allo stato fresco e riuniti in più, ordinar·iamenté., si notano cilindrici, qualche volta confermati a sp il'a, tal vol t'a ,.. iùterseccati da certi stl'angolamenti che limitano ùegìi spazi .elle rifle tt6no un rosso più cupo, massi me se. trattati con qualche reattivo ; nello stato secco si scorgono frequentemente quadl'ilungh i, e quanrlo si h un taglio trasveesa.le su ,un c.crto numero di fasCi insieme , riun iti, · la loro sezione traversa. si preseutn mariifestamellte angolos:l, evidelilemente dovuta alla pt•cssioJJe che su i lati si esercitano l'un l'altro. Ii contenuto d'un (ascio comunica, qualche volta, col contenuto del fa;;cicol o contigno, pce lo mezzo· di 'filam enti par ticolar-mente congregati : io 'ho visto ques ta specialità rsa'mi na~i<lo al ni ieroscopia dei fasci pri· . miti\'i bo,·ini. Ogni fascio è pt·ov\·eùnto di membraua ehe lo avvolge nella sua tolàlità e lo mantiene in continuo rapporto coi f.:tsc i vic:ini : questa me m brulla è stata chiarn t~ta sw'·colemrna , ed essa non è che la continuazione delln. lamina ~1po neurotica che avvolge il muscolo, la C[llil le compenetr3. l'organo e lo tutela e r afforza fino nelle sue parti più elementari. Il sarcolemma è apparentemente liscio, .esso è percorso a~. numerosi filamenti dei qual i alcuni.
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sono manifestamente biancastri, altt·i di colore rossigno, e sì , gli . ~mi che gli, altri io li ho visti frequenti volte j'at's~ soUosarcolemmatici: pare che questa membrana non abbia l'escl usivo ministero di proteggere solamente il contenuto del fascio , come dit·ò in appresso. Il fascicolo striato ~i contradis'tingue dal fascicolo liscio in, ciò cbe, suUa sua . s u:-. perficie si scorgono numerosissime strie che ordinariamente -eorrono trasversalmente all'asse maggiore del fascio . Possiamo fat•ci un'idea molto approssima~iva delle medesime osserva~do ad occhio nudo le strie trasverse dell'eminenza ipotenare, colle quali ha1ino esse molta analogia di aspetto. Cosa sieno codeste strie, da che cosa si debbano esse ripetere, sono domande che il natural ista ha fatto frequenti volte a se stesso, ma a cui non ha ancora dato la risposta che meriti quella fìùu cia che la sci enza accorda solamente ai veri incontestabilmente dimostrati . Gli antichi (Lowe1', CoWJler, 11ot'gan, ecc.) le riteneano fibre nervose ed attribuivan loro l'atto contrat tivo del fascio; il Vìrchow st limita a dire che esse non appartengono al sarcolemma, e che sono assolutamente interne : ed i modemi istol ogisti_ l e fanno dipendere « dall'effetto ottico dell'alternarsi.
.di particelle più scure con delle particelle pùi chia1··e, dt'sposte regolarmente così nel senso deUa lunghezza che i:n quello dello spessore » (Giudici; Il Microscopio, p. 247) . Di queste tl'e opi nion i, io trovo che la prima è forse possibile ma certamente non dimostrata, la seconda noi\. risponde che parzialmente · al quE>sito, e che la terza merita sia accu ratamente e!';aminat.a in tutti i suoi puUcolari e consegu ~nze, perchè egli è dello studio dei suoi pronunziati confrontati con i fenomeni che il fascio ne appalesa, che solo si può gi{mgere a giudicare della sua .>,•erità od i n esattezza . Come ho più addietro riferito, l'istologia moderna, nel ia..:;cio primitivo str·iato, non Yede altra cosa se non una .cellula r isultante da una membrana e ùa un contenuto, il
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..quale è formato da dei filamenti isolati e longitudinalmente piazzati, ciascu no dei quali è alla sua volta formato dalla regolat•e unione di particelle chiare e scure che s'alternan() .sovrapponendosi . Intesa in tal modo la interna organizza:done del fasci colo;: .l'apparenza striata del medesimo, così nel. senso longitudinale che trasverso, è tosto, come bene potete capaci tarvi, risoluta, percllè quelli stessi elementi istologici che guardati a seconda dell'asse maggiore del fascio producono it fenomeno reale delle strie longitudinali, provocano quello altro illusorio delle strie trasvetse se guardati in senso tra·sversn.le; così, di vet'O non vi sarebbe che le sole strie longitudinali, e le t t·asverse non sarebbero che un'·oLtica illusione. Se io mi dovessi di subito pronunziare un giudizio su codesta dottrina, sulla elementare conformazione del con.tenuto del fascicolo striato, mi sarei obbligato a dirvi che, il r isultato dei miei studi in proposito mi autorizzano a seguire altt·a opinione ; però, io non precipiterò nel giud icarla, e lascet'Ò che voi, anzitutto, veniate meco a stu-diare il fascicolo nelle sue parti costitutive, nei diversi e "Svariati fenomeni che esso ne presenta, acciò così possiamo .formarci quel giudizio, che saranno per consigliarci la lo,gica cd i f<"ttti materia.li, apprezzabili da chi unque se ne voglia con costanza ed amore occupare. E 1Jt'imarne11te mi fo lecito riflettere che, quando le strie t1·asverse si dove::;sero ripetere dal regolare alternarsi di part icelle l'iù scure con particelle più chiare, non vi sarebbe ragione di sorta perchè noi non scot•gessimo codesto fenomeno anche sui fasci primitivi dei muscoli lisci, li quali, 11on meno che quelli dei muscoli striati, si r isol vono in fì]amenti che di nienle altro sono formati che di particelle si milal'i che regolarmente si succedono: ora, noi cerchiamo i ndarno le strie trasYerse dei fasci primitivi del sartorio ad es. nei fascicoli della tonaca muscolare delle intestina... Nè vn.le il ùire che in questi ultimi non esistono le parti-
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-celle più scure, perchè pure ammettendo, pel m0meoto, la: r eale esistenza di codeste particelle dotate di colore diverso dalle al tre che le sono vicine, ritenuto che anche le particelle più chiare concorrono al fenom eno delle - stri e tra- · sverse, come le particelle formative del fascicolo liscio si corr·ispondono nelle loro deliminazioni è spazi che occupnno, così dovressimo anche in esso ravvisare il fen omeno delle strie trasverse. Inoltre, noi vediamo frequentemente dei fascicoli li quali ci offt•ono distintissimi, ed in modo da poterli contare, i loro interni .fi lamenti longitudinali, mentre quelli' irasversi o 11011 si scorgono affatto, o sono così minimi da e~sere appena aJlprezzabili cori forti obbietti vi. Quando, Ot'a i :filamenti longitudio ali prendessero v-erame nte parle all a J>rocluzione dell'illusione ottica delle stl'ie trasverse, noi dovrcssimo ezimidio apprezzarla in questa circostanza da me accennata, in cui si ha sotto gli occhi giusta quell' eìcmr.n to che, secondo la moderna teoria è la causa principale del feIlomeno. Di · più , allor·chè, espe1~im e ntando sul fascic olo, lo trattiamo acl es. coll'acido acetico allungato, ci occorre· spessissimo notare che il reagente, compenetranc1o il fascio, fa !'OHevare a tumore il sarcolemma pee uno spazio piit o meno _grand~: ebbene, in questo caso lo strie trasYersc sono, ·quasi sempre, visibilissime, mentre ind:tt'no ·si cerc:mo o si modellano coll'occhio le longituclinali ,' h qual cosr~ non dovrebbe accadere quando fosse nel vero la moderna dottrina . .Non basta : io tJ•ovo che le co::;i dette str·ie l'ongit udi"IIali 11on sono longiturlinal i di fatto; si osscnino infatti c si stnclino con accur·n.tezza, e non è difficile iì rilera1 e che essi filamenti s'incrociano per modo da far figurare il contenuto del fascio tma catena di ellissi più o meno allungate, più o 'meno regolari. Anogi, che le strie tt·asYerse· non sono sempre trasverse: esse sono, ordinatiamente, <•ndulate ed angolose, frequentemente decorrono obbl ique, qualche volta, le strie d'un lato s'incontrano ad angolo con .quelle del lato opposto del fascio, come non è raro il caso <di vederne qualcuna bipndirsi. Ora, tutti questi fenomeni
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sono inesplicabili qualora vogliamo ritenere il contenuto del fa.scio form ato .da .fila menti isolati, piazzati longitudi11almente e costituiti da particelle chiare c scure . cho si cot•ri:;;;.undono. Che sono dunque, direte voi, le strie tra.sverse ? EccoYi ciò che ho potuto r ilevare dallo studio delle me-desime. Quando si assoggetta il fascio primiti\'0 insccchito alJ' azione cl e11 'acqua distillata, r esa lcggermen te acida colI':1cido dtoclotico, ovveto, locchè trovo anche meglio, .all' .zionB d·clla. sola acqua distillata si rileva che, i fuscicoli 11011 pte:Sentano tutti un'identiCa .fisonomia in quanto riflette le stri~ tr:1sverse. Ve ne ha molti, infatti, nei qua.li .le strie sono sviJuppatissime, corrono continue da un lato all'altro del fa$cio, nè off1·ono interrompiment.o nel loro decorso, laddove in molti altri codeste strie o sono appena sensibili, o sono intersecate da dei frequenti rilievi fi lamentosi dH3 le incrociano. Così negli uni che 11egli altri però esse si identificano per r apporto, sia ai materiali istologici .da cui sono formate, come dal bto ·della loro Ol'i.gine ed andamento . Bene osservate, infn.W , si vede che esse hanno t utte un punt o di partenza, 01'a in ùei filamen ti più grossi biancastri, posti quando longitudinalmentc, quando obliqna.mente all'a:;se rnng-giore del fascio, ora su dei corpi sfe1·oidal~ biancastri dai quali molte <li esse ::;i pal'tono com da centro. E si vede eziandio .;ho quando si prendano due o più di codeste strie dal loro punto d'origine a quello di loro tel'ir:linazione appa1'ente, ne risulta all ora nna fig1,1ra fusiforme od clliticn. più o meno regolare, di cui l'estremo più svilnppat o fa capo al coepo da cui le strie hanno avuto origine, mentre l'alt1·o fl'cquentcmente fìn!scc in punta., e ponesi a contatto o di nn ft!amc:nto posto lnngitndhJ:;tlmcnte od obl iqa:tmenLe nel fasci o, os:::i ncro di a!irc sti·ie che si modelìauo nella foggia mede:;ima, quasi f,)s:;ero smagl iamenti ùcll'est1'emo appuntato ilella pl'ima figura, o chfl i fil amenti che la fol'mano abbiano ripreso il primi Livo loro
~u.
-andamenio dopo essersi posti ad immediato contatto, ofusi insieme all'apice della medesima . Lo spazio poi compreso ira le strie ci si presenta come fenestrato a piccol i circo'li od ellissi l'arca dei quali ·riflette il colore leggermente incarnato. mentr~ la materia che la delimita ci si l'i vela di colore hianeo·ceruleo. Onde apprendere codesta orig in e, anùamento e disposiz ione delle strie tt·asverse f:1. particolarmente mestieri studia1·e il fascicolo a sarcolemma rovesciato, ~osa facile ad ave~ i sul campo dell'obbiettivo, massime se si" studia su dei fascicoli secchi raschiati c quindi posti nell'acqua . P er qualche tempo ho ritenuto anch'io che il materiale che produce il fenomeno dal colore rossigno fosse effettivamente un elemento istologico del fasci~ ; in seguito però mi sono dovuto peesuadere che codesto fen omeno non puossi attribuire ad un corpo solido speciale che ivi sia di fatto, perchè esso !';compa1·e non. appena si risoh-ono nei ·loro elementi fo!mativi le parti che lo deli mitano, per cui esso, probabilmente, non è che un'area piena di sostanza liquida. Le parti poi che circo~crivono codesti spazi, od altri· menti , il materiale delle vere strie, si ri:>olve in minute particelle bianco- cerulee, che io t rovo identiche a quei microscopici elementi sanguigni che ho chiamato rnor f, ti . .Altro elemen to di prova che codesti punti rossigni non sieno particelle effettive, lo si desume da ciò che, sul campo dell'obbi ettivo, sm inuz~ ando il fascicolo sull'acqua distillata, o colla macerar-ione, non si scorgono affatto codesti corpieini di colore più scuro di queHi altri che informano le vere strie: le particelle elemen tari del fascio sono tutte identiche, e la sua parte colorante rossa la si ~corge sul JlOrta-oggetti depositata sotto form a d'enorema sull'esterno ]imite d'azione del mestruo che si adopera, non alttimenti di quando accade della parte colorante dei globuli sanguigni. Le particelle elementari del fascio non diventano scure che allora quando si lascia evaporare l'acqua dalla superncie del porta-oggetti : in questo caso però, le parlicelle l1anno perduto la loro acqua d'id eatazione, delle notabili
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modifìcazion i sono avv~nu te così alla loro supei'ficie e::;te1·na che nell'interna ·loro tessi~u ra , per cui esse cangianu di coiore nel mo:to stesso e per le ragioni rnedesill)e. per cui lo cangiano le particelle sanguigne poste in idel):tichc cil'CO-; sta'hze. ' Che se •si 'des1dera constatare ancora meglio la nes· _sun a differenza di colore tra le particelle elerhe;1tari del fascio, io raccomando adoperare quale mestr uo la glicerina la quale, anche meglio che l'acqua, avval o~·a il mio asserto. Come parola ultima infine sulle strie trasverse, e su codesti ~pazi ·che · es~e circbscrivono, credo non sia .fuor di proposito significarvi i fenomeni seguenti, che una qualche r ara volta si veri.fìcano nello studio del fascio, perchè li r eputo vale\ oli a viemeglio confortare l'enunciatavi mia opinione . ABorcM si trattano più fascicoli coll'acqua distillata, occol're qualche volta. rimarc:tre che coll'evaporarsi dell'a('qua le stl'ie trasverse di qualcuno di essi si risolvono in una n umerosa serre di piccole c:wità ellitic)1e . . La cagione di questo caJ~ gi a.me nto di ' figura dovuto alla for7.a elastica delle strie t rasverse combinata colla poca o nessuna resistenza che esse incontrano negl i spazi che circoscrivono . Il f3.Scio sotto l'al;ione dell'acqua s'inturgidisce, le lacune comprese infra la rete formata dalle strie sono eziandio imbevute di liquido, per 'cui la figura di codeMi spazi è snbord'i nata a:lla reale èonformazione dei :filamenti che li delimitano : coll'evapo1'ar.si però dell'acqua, così i fil amenti p1•incipali c:he dànn0 origine alle strie trasverse come i vari rami anastomotici di queste si avvicinano, e li spazi che circoscrivono s'allungano nel senso dell'asse maggiore del fascio, come quello per cui passa la risultante di sua elastica energia; da ciò l' allungamento del fa$cicolo che fa seguito al ravvicinamento dei suoi matériali istologici. Questi fenomen i rammentano quelli altri che ogni giorno Yediamo verificarsi nei tessuti elastici fenestrati . Questi tessuti con$ervano la regolarità del le loro aperiùre finchè de1le forze agenti in senso contrario non inten'engono, nel qnal caso, codeste apel'tu.re, circolari o quad1•ate
e
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che sieno, vengono a prendere la figura ellitica il di cui _asse . è sempre parallelQ alle forze operanti. Riepilogando dirò che, le strie trasYersc so11o Yeri fil amenti li quali proyengono da ~I tri pi ù cospicui; posti ora longi tudina)i, ora obliqui nell'interno del fascio, che fre:quentemente si ana~om izz ano circoscrivendo degli spazi verisimilmente occupati da un liquido : sono essi >eri canaletti ent ro cui corrono i granuli elementari, li quali s' i~ nosculano tanto quando producono le fi gure ellitiche grandi, quanto quando dimno luogo colle loro latera-l i dira mazioni alle figure reticolate o fusiformi più piccole. Nè per noi sarebbe nuova questa disposizione anastomotica delle ultime forme dei tessuti, come quella la quale la vediamo sempre verificarsi nelle ultime diramazioni àrtero-venose degli organi 110n solo, ma la scor giamo benanco tu ttodl al microscopio nell'interno medesimo della cosi detta fibra nervosa. Quando infatti guardi amo al microscopio de1le fib re nervose spinali, troviamo quasi sempre che il neurilema tpròtegge ora uno, ora due esilissimi fi lamenti che di tràtto in tratto s' incrociano se sono rlne, o si dipartisce pet· subit dopo ricostituirsi quando è uno. circoscrivendo degli spazi nei quali non apprezzasi ele~1ento nervoso di sor ta. Con ciò però n on v oglio dirvi che le strie trasverse si debbano ascrivere a filamenti nervosi : a me basta l'aver vi detto che a me risulta che, le strie trasvHr·se, o corte o lunghe che esse sieno, sono veri canaletti in r,ui circolano le gra. nulazioni elementari, che esse h anno un punto di partenza in cana1i di identica natùra., e che col loro frequente ::mastomizzarsi circoscri vono degli :;pazi, ove io non ho mai Yisto elemento istologico solido di sorta. Cosl, appoggiato ai fatti, io non posso uttribuirè ad ottica illusione il fenomeno delle st:-ie tt·asverse (lel fascio primitivo striato, sibbcne a parti speciali che, egualmente che quelle altre che or a andrb a studiare, concorrono a formare il contenuto del fascicolo. Egli è dallo studio analitico delle parti più centrali del fascio che meglio verrà
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.avvaloraea la reale sussistenza delle stl'ic trasverse come parti a loro, in quanto ' io trovo in esso contenuto degli organi dot ati dì conformaziòne e tessitura tale, da no~ I})Oterli in nessun modo confondere con altro elemento 'istologico del fascio. È bepsì vero che non sempre si r iesce .a ravvisare codesti piccoli organi elle tra non molto andrò a descrivere : è ·vero ,altresì che le parti centrali del fascio il più delle volte ci si presentano siffat_tamente con-formate da dovm·si quasi giur-llcre s1tlla verità dei pronun:dati deJI'istologia moderna sul nostro, soggetto : contuttociò e malgrado tu tt~ codeste app a t·en~e, io m.i. sento autorizzato da.JI'indole e natura dei fa tti che mi si sono presentati a dover dire che, la credenza che il contenuto del fascio striato di nulràltt'O risulta fol'mato che di filamenti isolati longitndinalmen te piauati e costit uiti da particelle chiare e scure che s'alternano SO\Tapponendosi. è nè. più nè meno che )Jnu formale illusione in cui faci lmente s'incorre per l'lndole stessa del tessuto che si esplora. Cinque anni or sono io m'ero della medesima opi nione d'oggidì. d' allora i n poi mi sono studiato modificar]a ·nel senso della moderna dottrina, colla scorta dell'osservazione e d~lla esperienza : i miei sforzi però sono. sempre riuscì ti infruttuosi, e sarebbe puerile temenza la mia quando oggi dubitassi notificare le cose nel modo che mi si sono presentate, solo percllè non posso sottoscdvermi al par·er·e d'un altro. Dopo queste brevi riflessioni, ragion vorrebbe che io passassi senz"altr·o a parlarvi delle parti centrali del fasciQ : io credu bcme però soprassedere ancor::t. un momento, perchè amo pot'VÌ anzitutto a conoscen~a di divet·si fenomeni che rsi veri fica no nello studio del fascicolo, come qqelli c,he nel tempo che non possono trovar-e adeguata soluzione nella dotteina i-n vigore, la trovano invece soddisfacentissitna in :q'tella. che vado a significar-vi. Nel deiwtarvi più addietro i fen omeni ed i fatti mate·r iali che, a mio avviso, non armoni?.zano coll'attuale t eoria Ciorn(~re di Medie. milit. 18ì0. /
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]stolf!gica'' stiHa ·causa·; delle 'stt'ie · trasverse del fas·cio i pFi~lliitivo, lio Ldetta, t ra Jè1'<il tre 1 còs'é, :che· i fHàmerJ.lt i iilb:iaJ... -%itti ·· lon gì'éÙdina·ii · non ,sono -~l"ongitutl:rnaii• di -f atto-,, -ed' 'ho ~ •
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sòggrunto ch'e'''quanélo essi ·sì ossen·i:no · eon· ltutta ~rattèrizioilé' che meritano ~ nòn ~sì stèilta ·à r ilevare clre:• eo:.. ·&estl. '·fHanieriti i::hncro'ciano; per modo da far fig-urare i'l 1 eénteauto d·~l fascio 1.n1a: catena eli ellissi 11iù o 'n1Hno re··golafE ' 'N'6 n· meno interessal'lti di · coi:lesto fenomeno sor\o -quelli che •ora v'ado• narrarvi .- :N·el •1u.trgo corso di niie ri·cerdie sul fascieelo, :mi e:occo'l'Sò 'freqtientemente notùe che· il mestruo che ·m'ad0p·ar:avo·, per endosmosi, od altro moùo che ·'si 'fosse; .S'in~inu·ava nèl' còntenuto àel fascio~ ora tons\3rv<mdo integro il sa:rcolemma; qualche volta l'Ovescian, dòlo ,. sui la:ti, 'e così nel-l'' un cas o che nell'altro ho V.isto, '€z iahd~o
a
in m:odo da nm~ lasciarmi dubbio di so.,.t;d;, · che il reattivo s'·in ti't~mettea. in delle vessiche allungate, mò'ltO' s0mig·1ia:rì'ti 11ella forrn.a· ·alle. btçlièi i\.isifò'P mi ,'~li e.ede .oÌrtbrelli-
fere. Queste·, ves~ù:he spesso le ho viste finire libere nel 'io,~o · est'er·no appmitMo, e ·spésso ho"anehe n otato qùesta • medesim~ estremità produrre delle arr;endic), le qùali col reg0lare divaricarsi e' •consè<mtivo· r iunÌ l'Si pvoducevano a1tro corpo 'ànalogo àlla vessica· da c:ui· provenivano. H•o n0tato'· di ' più che, ·allia• base di' molte -di codeste vessiché vi si· irova un corpo sferoi'd<ille, dn.l qnarle· eome da centro si partono li o.11gani di clie vi tengb ·parola. Dei corpi i dBntici a quésti li ,ho visti studiando ·l'iride bo,;ina, la tònaca -muscolare deHe ~:11testina, ed essi· si confondono nella for:tna colle cellule fusiformi• vegetali. Proseguendo nelle rÌèei:'che ·son·o pÌÙ .·volte riuscito 'ad iso}are codesti l)i'C• coli organi, e così meglio venfre a. capo della!oloro speciale ,,
....
•
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•!
orgamzza.zwne. . Ogmino di essi., come vi ho detto., figttra .lina v:essica
allungata, spesso libm,a nel ·suo .estrqmo appuntato, e :fr.e-
quentemente adereç.;te l)er lQ. sua base .nd un G!.lrpo ,sferoi- ' da1e: dico freque:r,1ternente, perçhè dàerse voHe ~cod.esto ·corpo· non l'ho trovato, nel qual caso visto la ves~ica pm' tirsi
ho
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da un :filamento che decor rea ora trasversalmente, ora.obliquamente all'asse longitodi nale del f~ scio'. In ogn'i vessi·ca. si possono di' leggieri studiare due soperficie, esterna l'una . interna l'altra, una cavità, una Lase, l'apice ed il tessutò comp.r eso -tt:a le t1ue superficie. · La superficie esterna si Yede per tre quarti curvilinea, l'altro quarto pare depresso, e questa devr essione, a 'forma pi t'nmi·daìe·, ordina1'iamente, si es!en•de dalla base fino quasi alì 'estrcmo nppuntato dell'organo; ove esso riprende la fonna cun•ilinea in tutto l' ambito della sun. circonferenza_. L'area occupata da questa depressione è lin.i tata dal tessuto interstiziale dell'ol'gano, il qual~ pare non s1 prolunghi nello~ppzio in discorso . Una membranella liscia , che io ritengo continuazione del sarcolemma, copre ln. super fici e esterna che . esaminbmo, ed essa pare formare da sola l'elemento i stol ogi~o della depression e innanzi ricordato. Sulla sua superficie si vedono fre(tnentemente resi~lu i di strie trasvet·se noncbè degli e::;ilissimi fil amenti fatti a zig-zag che si · dir ebbero di n o.tura neevosa . Da questa s uperficie si vedono eziandio sot'gf'J'e, qualche volta, delle appendici filifot•mi de.correnti· in vario senso, le quali si all ~mgano talmente èb in va(lere iì dominio dP-lle vessicho vicine, co1le quali pare entrino in telazione. Qualche volta si direbbe eh~ le str ie tl'asvet•sè sonn esclusivam ente formate da codeste appendici . La superficie interna si presenta ·tomentosa, nonchè 11issernimatn. di punticini rossastri chè sembrano dovuti alla tessitura pmpria delì'organo. La eavità della vcssica è im but i(m·me ed è ripiena da una ma.teda. cremosa fo1· mata da numerose granul~?.ioni elementari. L~ ba~e, prima d'adel'ire al corpo da cui si parte, offre un colletto pi'il o' n1eno pronunzi ato, e l'apice, come ho petto pit't sopra, iìnisce in punta, ed ora è libero d'aderenze, ora lo si vede formato di barbe che si fanno causa della produzione di nuove vessiche. · L'organiZ'lazione del tessuto, compreso tra le due super-
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.fi.éìe, non si può studi are senza studiare contemporaneamen te il punto da cui questi piccoli organi si partono. E, come ho detto, due cose cui ·è occorso vedere, cioè o l a vessica ha .il suo pun to di partenza pt•esso un corpo. sferoidale, ossivvero ìn un filamento. In entrambi i casi però, l'o,·ganizzazione della vessica è sempre la stessa, per cui si potrebbe quasi credere eh? codesto corpo sferoidale non sia assolutamentA indispensabile. Ogni vessica mfatti è formata dalla riunione di esilissimi filamenti, ii quali si partono dal pup.to d'attacco dell'organo e vanno convergenti a riunirsi od incrociarsi al suo apice appuntato, protetti e tenuti riuniti dalle membrane delrorgano. Il n umero di questi filamenti, o canaletti che si vogliano chiamare, è vario: in alcune vessicbe più grandi io ne ho potuto contare venti, in al tre più piccole dieci, per cui pare che il loro numero sia in ragione del volu me dell'organo. Quando l'origine della vessica è il sopradetto fil amento: codesti filamenti non . sono che altrettante sue laterali dipenclenze: che se la vessica. ha per punto d'attacco il corpo sfet•oiùale, allora i suoi fi lamenti si V(~do no IJenctrare quest'ultimo corpo, nel cui interno p are si dispongano a gom itolo, così come sucèede delle capsule del Bowman nel rene o dei corpi amidacei nel midollo spinale. Quando codeste vessiche fin iscono libere nel ·loro estremo appuntato, io riten fro che esse siano impervie in questa lot'O estremità, pe1·chè il mestruo che si adopera non riempie la cavi tà imbutiforme se 110 11 fino al punto ove i1 nisce la depressione piramidale notata sulla ,. superficie esterna . ~~Jl Riepilogando ciò che mi sono venuto finora esponendo sulla elementare conformazione del fascicolo st riato tre cosa pri ncipali se no cle..c;umono : . 1· Che il fascicolo è avvolto òa una membrana la quale s~m bra · si comporti cogli ot•gani componenti il con tenuto del cilindro come il perimisio ester no rispetto ai fasci primi tivi; ... z• Che le stl'ie t rasver~:e :;ono parti speciali, decor-
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r enti sull'interna superficie del sarcolemma, da non potersi confondere colle parti più centrali del fascicolo; 3" Che la parte principale del contenuto del cilindro è costituita dalla riunione armonica di organi vessicolosi più o meno allungaLi , pi ù o meno sviluppati. Se ora pass<tndo dall'esposizione dei fatti materiali, quali mi si sono presentati , mi fo~e perme~o fo ,·mulare 1m giud izio sintetico sulla significaziono funz iona·le dei materiali istologici presi in esnme, direi che, non si va forse molto lungi rli\l, vero ritenendo che tutta quella diffe1·enza che oggi vnolsi vedere tra il fascicolo liscio e lo striato è forse pi1ì apparente che reale, in quanto manifestamente si vede che tanto l'uno che l'altro, sostanzialmente, non d'altt·o r isultano fonnati cbe tli cellule fusiformi più o meno allunga te; per cui, la di.fferellza t1·a i muscoli stt·iati ed i lisci si ri·!urrebbe a questa che, laddo,·e nei primi gli organ i fusifo r mi sono racchiusi entro speciali concnmerazion i di tessuto con nettivo che, per così dit•e, conferiscono una spncie di autonomia ai fascietti o cilindt·i pri mitiYi, nei secondi iuvece questa aut0nomia sarebbe più dettagliata, od altrimenti, nelle loro cellule sarebbe meno pt•onunziata quella sblit.larìet:l d'aJ.ione cl1e, causa Vpart icolare congregai\)ento appare più spiccata ecl energica nei muscoli stJ·iatì. Per ciò poi che riflette le strie trasverse, io non mi so fino a qual punto possano esse somministra1·e degli elementi da r endere affine il fascicolo striato coll'organo elettrico degli animali, come non mi so, del pari , se meglio ~ ~ deblJano es.-;c ascri\·ere a fibrill e ·di tessuto connettivo, ed a laterali di pendenze dell'appuecclljo vessicolare del fasci colo ; quello che mi so di certo si è ell e, esse non sono un'illusione ottica, perchè, indi pcntlent.i dall' elcrr.Pnto longi tudinale del contenuto del cilindm, si po~sonn e:.'$e studiare sull a snpedìcie ir. tet·na del sarcolemma col quale si direbbero COJJ!·mst·mzia tc. Dopo esposta la conformazione vessicolosa del contenuto del fn~ci co lo, non deve più recnrci meraviglia il fatto os-
922 servato dal K iihne e che valso ad analorare l'opinione s ulla natut•a liquida del contenuto del cilindro. Co.desto osservatore infatti ha potuto vedere, nell'intemo d'una fibra muscolare ft·esca d' una'• rana, , un nernatode muoversi. senza che dèsse indizio di ostacoli meccanici nei suoi ntovimenti; or bene, un nematode può benissimo muoversi in tutti i sensi, e senza incon trare ostacoli, nello spazio imbutiforme delle vessiche che ho descritto, il quale n ello stato fresco è effettivamente Tipieno d'una sostanza che non è soliùa certamente. Del rimanente, non vogliate cre·del'e che io mi sin il primo che si pronunr.i cont rario a\Ja moderna istologia sul noslro sòggetto, perchè, senza varlarvi di diversi, tra gli antichi, ~econdo i quali i fascicoli muscolari slriati sono formati da una congerie di vel;siche tra loro comunicanti il contemporaneo Leydig ha prima di me riconosciut.o nel fascio primitivo stt'iato « una serie « di elementi cellulari, delle cavità allungate che si {or« mano col rimuovimento dellct sostanza contrattile » le quali sono, a suo avviso « circondate da una par'tico« lare membratla » l Virchow, op. c. p. 40-41), nella stes!la guisa che il Bottchet', il W cber ed il Virchow hanno n otato qualche cosa d'ide{ltico n ello stato patologico del fascio; questa dottrina però, éome bone potete vederB nei modet·ni t rattati d'istologia, non ha affatto attecchito, onde io sarò ben contento qualora questa mia comunicazione sarà per far$i causa presso i miei colleghi di ~ tudi p iù flettagliati sul soggetto che ho trattato, per così avvalorare od infermare i COI'ollari delle ricevutemi impressioni in proposito. Venezia, 10 maggio 1870.
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II .CtORALIO NEULAr IS'liBI:UA CON~·ULSIYA. i
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Per i) mcd. di , r~gg. do,t~.. q. Fw.nr. .,
All'unico _sc9ÌJÒ di i çoncorrerç ,IJ., 4~~yr,tl)ina.re.,.l'a7..i9Qe c~ l,a mdi.cazione di un med icam~n~o che sembrami · predestinato a graoq·i s u~ac ss i ~ narr-9 co: p\'4, ,byevj ~ p ç~cj~ i ~ermi ni . eh~ 1 ~!, sara~ possjblli, iJ scg'!-eo ~e fatto offcrtomi dalJa pratica civile, e clfeQhi campp eli .osservar,e in Lp.~Lj · i s.l,lO.\. W9Jnenti. 1 •• 1 • , v. M. è una giovioella no.ren tina di temperarncn.to' lirJatll\o.~-. dell.a el.à d i .f7 <1!Hli,,,)1;1,:;t.,CIJ.e r~e ctW;w~tra pppe,n1~ p 9 H: i~ ça~~~ di ritardato sviluppo organico per vi.zio racl!ili,Y!?· Àv un,a slattifl molto bassa c form e poco felici contrappone àuc occhi nerissimi e vivaci cd una. ricca capiglii!llll'a. È abitpalmente soggetta ~ ·diverse abberrazioni ner·vose, fra .le quali proe19mi na un insistente singhiozzo. Di carattere molto docil'e, pòco r ifle~sl vo 1 gaio, 'ma di, uua gaiezza che t~1lvolt~t St:Orte del folle, del puerile e sconcorùa sensibil mente co' ·s~Q-i i7 anni : É orfana : la maclre,- ùo n~a molfo n ervosa - - morì p'er fe.bbre tifoidea: il p,adre per tuoe1·colosi pol-
monare. Dalla prim<l\·era del i 867- a questa parte- cb e vale quanto dire, da 3 mesi ç'irça avan ~i la prima . mestru~zione .- va s9ggeua ad accessi isterici. ~e1 primo anno ne fu assalita una ci!laòtilà.
i~numerevolo di. volte: spesso r ipetula mente nello 2~ ore di ~o. gioruo. Allora.l'apparato fenomen ico ne era mite e di breve du· rata. La . scena chiuct;evasi sempre con la paranlegia che si ~o-. traeva per più giorni e grad·o 'grado svaniva . Nel secondo e ner terzo anuo qncsli accessi si ,cÙradarooo sempre più. Ad esso non ne è assalita, che alla dista nz.a di mesi: ma quell o che pcrdct.tero· in fr.equenza acqui~larono in intensita ·e nella durala. Gli ulliroj furono veramente imporien ti e non si sciolsero ct1e dopo molle.. ,ore. L'epoca prcdileLLa e semnr.e la mestrqale; e precisa mentq, i 'P,rimi o gli ultimi momenti di questo sgrazìalo perjodo ùclla ·donna. Quant unque' poi - singolare a notarsi - io lei questa., funzione si r.>Ompia regol~rmcnte c bene. Ciò premesso, cer-o il fatto. La ser;1 dcl1.Q olLpbre di .que$tO <inao la signorina V. M. rientrava in ciltà da una ;;ila d'i piacere. Era coi suoi, UJ<J DOn del. suo u,more abituale,- le cnwo con~ parse le mc.struazioui - Come preoccupat3, seria,cowinciò col;
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]'accusare un senso doloroso di striogimento al petto: une tosse secca, insistuutc la molestava. A quaut!Q a quantlo qualche contrattura muscolare, decisa come lo S<'altare di una molla, l'obbligava a scuotersi . In fine avverti dislintamentc l'ascendere del bolo isterico larina-co e le r-unvulsioni si svolsero. Fin cl ni priJOi m'~mcnti fu facile prognosticarc trattar;; i cfi. cosa grave. Difallo, tutto illrcno spa\•entcvolc de: sintomi di questa· malattia che ta nto bclhtmente si prestò sempre all:l impostura pecchè, operasse miracoli, che nella ntà di mc7.7.0 fece c'Iella nostra compagna una indemoniata, una os~cssa, c oggi - tempi piil gentili e meno propizii alla superstizione ascetic.l - ne fa , sovente una sonnanbula, una chiaroveggente, venne bruscamente i n iscena. La form:l con\·ulsiva era violenta: eravi qualche co.>:l degli spa~mi tet:1n ici e degl i scompigli cpi lcLLici: mcutre tuu o il corpo era in prccla di strani contorcimc:!n li, la mascella ìnfcl'ioro si m:mLeneva per ore serrata come nel Lrismo . Costringiml'nto lar ingeo che lalora giunse fino alla seria minaccia della soffocazione. Hesp!razione la bot'iOS<t, nnelantc. sonora: il manuh rio !lcllo sLero o lo vidi sporgere così da pat•crc avesse perc1uto i suoi' rapporti articolari colle cla vi cole. Algidismo cutaneo. pcrmaner1tc c più intenso alle estremitll inferiori. Ipere;:tcsic del !allo a del· l'udito: amaurosi r.omplcta c còstanlc per Lulla b dut·at ;~ dello accesso. I flìsorclinì d<>llo l'acolt.'l psichicbe furono <hpprima cal· mi, poi rlamorosi, quindi accomP.agnati da visioni spall?nlc,·oli, in fine fnriosi per cui non risparroi:tv3 se slcssn. fl pol~o sempre lenlO piccolo offriva un curio•;o contrasto con la violenz:t c rim-pelo di rct'ti altri sintomi. Comunqne dissennata accennò sempre però la testa come il pun1o di par·tenza, il cenlro delle suo angoscie. Di riso, di piauto, di sli<Ytligli non vi fut·ono che tentativi. Il predominio non appartenne sempre ad un gruppo di qnesl1 fenomeni, ma ora agli oui, ora agli altri: c'erano con temporaneamente· eccitament i e òepressiou i. Furono l('Ot:tlc le inalazioni col cloroformio, le aprlicat:ioni fredd e sul ventre c sulla test~. i clisteri di assa felida c I:Judano. J..c fn propinato per bocca e a dose rci:Jtivamcute genero:>;l 111 ti ntuta di valcria na con calTeina, ma lutto fu in utile. Ciw onzi, in ogni mezzo cur;tlivo J131"C\'a che il male trova~sc a1·a-omrn1o a nn JH>:-pasmo li e. Era evidente uua cleci.s:~ a\'versione per r azione de. freùJo. B:tsLava appressarle alle labbra nn cucchiaino metal-
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li co pcrchè la si volgcss~ violentemente altrove e come inorridita d:. un contallo insopportabile . .Ma nemmeno il bagno generale tepido, che altra volta a' suoi parve utile c a me seml.l t·ava indicato da questa avvers1one al freddo, fece buona pro,·a. Dovemmo e.strarrtela dopo pochi minuti minacciata nella vita dal costringimento laring co che l'asfissiava . Si giunse intanto alle i1 della sera _del 2i - 53 ore che perdurava l'accesso - e niente oe prediceva lo sr,ioglimen to. P:weva impossibile che una macchina cosi debole c mal predisposta potesse sostenere a lungo uno strazio simile. Il p~rturbamento nervoso 1 il disordine dei sensi c delle facoltà intellellu ali erano al colmo. Bastava fissarla dieci miuuli per vede.rc su quel vollo passare tutta l'iride di cui si colorano le più violenti passioni umane· Da molle ore più nulla crasi tentato, e prcvalcndomi dcii:~ mao· t:anza d'un dente - giacchè il !risma in quel momento le se;-ra\'a la bocca -le feci ingollare di st·guilo due _gt·ammi di cloralio in trenta ùi veicolo. Agii uiL1mi cucch i;ll'i si mise a gridare che la si brogiava, cho le avdvamo messo del fuoco nel venLre. Elll.:e .~ ub:to due o Lre liev i éotw.li al vomito e i.:nmecJialamcnte dopo o.;ui feoomèno morboso era scomparso : C<~ l ma non solo, ma set'cna, ilare, alfelluosa. Le prime parole furono -Cb Dio, quanto ho patito!- ma bisogna dire cbe queste fossero più nna escla· mazione automatica che riflessiva: poco dopo di tal~ pat im ~n·i non ne conservava più memoria. Ciò ell e mi sorprese in tal momeliLO non fu la rapidità òe: pas~aggio, !"istantaneità con cuj ogni fallo morl.loso si dilèguò e sto :nparve, ma la cel erità con la qullle il cloralio in questo ca~ o avl'o:JIJC agho: era appcua sceso nellò stomaco quando l'aziou e arova già compito i suoi btmclici etrl'lli. Alle mie iHlerrognioui circa il suo stltO attuale rispose av"Crtiro - o:trc l'inevi tabile sprczzameuto d..!lle membra - un scuso poco molesto ùi P'~so alla tcst:.t, che movcndola, le sembrava si con\'erLissc al vcttice iu qn;dchc co~a di forma sf'erica che uon conLrariava, ma nemmeno ne scgniva a purJ!in'o i moYimcnLi. Il freddo ai piedi si protr;t:;sc aocont pr.r più or.; e scomparve gradatamculc . Dicci miuu ti circa dO!>O lo scioglimento dell'accesso avt·cbbe mangi:tto se le si fo3se dato. Alla mezza notte si addormentò l t'a D· quillissim:~menlc e con uu bel sonno, scuza sogni.giuose alle 6 t t2 del mattino stt..:ccs:;i~o. Prese un brodo c riprese sonno: qnt!Sla
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volta si destò alle 9 112 reclamando assol11Lamente da ma n'giarc r ·e quaiche c.os~ l~ . fu co nces~o. . . , . , . , ·' Hicomparvero le mestruaz]om che st erano sospese at pnm• moti convulsiyL Nel g10roo successivo - ~3 - prese Ùn leggeropurgativo: ebbc, per ,alcune . ore un poco di fotofohia , con la cri· .mazione. H ~4, era scomp,arsa §ldìnitivamen,tj3- per,qJiesta vol.ta., - ogni traccia.. del male. · ' (2 novembre 1870.) ' ' STORIA. D'ANEBniSMA SACOATO .DELL'ARCO DELL'AORT~ ~.
(Pel dott. ALVARO med. di batt.) Palmieri Aicss<.~ndÌ'o, vice. brigndicrc delle guarQie di dogana, entrava in questo ·spedalc divi:;ional c'i 127 ottol)re :t'8.G9. Dalla stona risu}[;J aver egli 38 anni di età: di aver molto abusaLO'Iìn-dnlla gidvi nezza oi vcuerc e liljuori; di aver soiTer!o un'infezi on e s ililitica cd una tniasmatica, e di essersi più volte ammalato · di afl'ezioni r~'Umatfche. Nel marzo 1367 ' cadde sopra della ghiaia, ur1ta'pcfo fortemente col peno. Dopo circa quattro gforni dalla caduta, un. d"oloreuo cu'po e profonèo incominciò a tormentare l'infermo,. ad intervall'i, nella regione del torac~ : l'insistenza di questo dol'orc 1'olll)ligò ad antrare nello S[Jcdale civile di Varese, poi in quello di Como, e in ambedue venne curato per all'ezione re'umalica. Vi stetle complessivamente un mese, e vedendosi, sèmprepiù aggravato, divisò di mettersi sotto la cura di alcuni. medici ùi sua liùucia, .i quali, secondo narra ,gli facevano prendere d~ll'ioduro di potassio e del feì'i'o. Nel mese di maggio si ar~corse. d\ aver sul manubrio dello steruo, un pò a sinistra, un tuworcLto, · della forma e grossezza d'una ghianda. · · · . J\llora entrò nello speda le civil e di flfoden a, e qui rn ccon la. cfte in principio fù vagheggiata l'idea d'una. sililiLle tcn.iaria, ma lJco presto venne abbandonata: c fu dichiaralo invece lr•ltlarsi dt un aneurisma, e subito venne curato con digitale, sanguisugio locale , ripetuto ogni 5 o () giorni, e con una tenue dictn. 111 tu,moru intanto progrediva rapidamente, e dopo due mesi d'i cura, l'infermo stanco abbandonò lo stabilimcnto . il 2i luglio,. e tronmdosi impossibilitalo a far serviziO, riparò in questo divisionale sul !ìl.Jire di ottobre .
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'Stato presente. "Il PalmierJ è di temperamento linfat.ico: ha statura mrèdi'à;•aUM· -{li color bia:nco-giallogoolo, sollev<1hile io largbe preghe~ jlanicolo adipoM umlto scarst>, nruswli medi<Dcremcnte· svituppali, pooo robusto lo schcl otro: il cllpo ha for ma regolare. La t'orma del torace è 'tilindrica·; colta. rc~spirni·one •.s·i dilata un iformemente; il Lipo della respirazione. è di preferenza addoroino-costalc·. Jn corrispon~onza clel· manubrio• •dello stcnuo, ·alqunnlo a sinistra, notnsi un Tum'ore sfcroidale, che. si eleva al di sopra dell,1 superficie della regione per un due • centimetri ed ha un diametro longitutlinale di dieci, e traversate di undici. Inspezionando i l Lurnot'e si vede uùa mar cata e bella puhazione espansiva, che permelle cii contare ad occhio nudo 88 pulzazioni p·e r minuto primo. Ponendo sopra l~ palma della m:1·o·o, si •avv·erte un forte frcmilo ncila si stole cardiacil, c lcggierrncote palpa ndo, ~ si sente un senso di claslicità c di lluLLuazioM co nternpqraneamonle. Alla percussione si nola: afonesi sulla liuea par:~sterualc di destra, dalla ClaviCOla 1t1 secondo spazio illlel'COS!.ale; a sinistra dalla · clavicola si rende relativa nel secondo spazio intercostale c ter· mina nel quinto sull:llinca e miclavicolare destra si 'ha fon r. si norma· .le, e sulla sinistra a fonesi re!ativadalla,clavicolasioo ~l secondo spa· zio intercostale. All'ascoltazi oJJc, tanlo immed i:.1ta che mediata, notasi un soffio aspro e molto marcato, e due suoni chiari c superlìGiali, che imit:~ no e vel<~no i Cìtrdiaci. Tali suoni hanno il loro. centro d'intensitil in cot:rispondenza del cen tro del tumore, e i suoni cardiaci si sentono chiari e distinti da questi solo ncH]uinto spaz;o intcrcostale sulla lin ea emi cl,tvicolare. Il mòi·morio respi· ratorio è indebDlito a sinistra relativamente a destra, e poste· riormente notasi un_milrcato soffio broncl\iale. Addome e visceri addominal i ru~llo stato normale, come pure gli arti superìol'i e in fe riori. Il p()lso è indebolito in tut.tc le arteri e periferiche, e non notasi dist.acco tra questo e il carùi aco. L'inft,;rmo si lamcntà di debolezza di vista, di tosse, ùi dispnea, di dolori nel pelto, spalla c braccio sinistro, e di impedimento nella deglutizione. Le orine emesse nelle 24 ore asce ndono a 1.700 grammi: non olTre particolarità di sorta all' esame tisico·chimico: rapparecchio gastro-enterico funziona normnlmento. Dingnosi. A spiegare i fenomeni lìsir.i più salienti c caratteristici dcl,c3so fa duopo ricorrere subito all'idea o d'un grosso !umore del me-
923 <liastìiJO o della pleura che ~òmprima gli organi toracici, o d'ulli C~ncurìsma. : , L'unica forma. di ._Ju,more;. cbe potrebbe portare confilsione nel' caso in esame sarebbe la cancerosa cerebrìforme; ma per la rarità della comparsa primitiva d\un tal tumore in questa località, peu la mancanza Cli · ~i,px:oduzione in altri pùnti dell'organismo, C per la mancanza ·di evoluzione registrata nella storia, -dobl)iamo re· gistrare questa po~sìbilità, éd ammHUcre fn pari tempo. quella, di un aneurisma, che sola può darci ragione di tutti i sintomi registra ti neìla storia. Questa diagnosi. è stata· falla fin dal primo giorno dal caposezione sig dott. Tosi al letto del malato. Intorno alla eziologia e patogc1~esi bisogna poggiarsi sopra t -processi di perturbata nutrizione, cl1e molto di sovente si. notano nelle arterie. L'età dell'indivi;Juo, l'abuso di venere e degli alcoolici, e l'infezione silìlitica e miasrnatica, fanno ammellere uno slalo ateromatoso .dell'aorta. Si{l'aUo processo di metamorfosi regressiva, si può- ritenere, abbia dillo per risullMb la ·s oluz.ione di eonliouit;ì del'vaso, quando alla caduta ll;dcnu to dietrola succnssione 'del co.rpo. • · Corisiderancl.o poi che i sintomi diversifìeano secondo il punto dell'ai·teria lesa, tenendQ couto della sede del'tumorc, della dis1 pnea permanen te, e che die.tro movimenti del corpo fÌI'esLiva spesso 11 carattere del\'asmaspastico, dclb disfagia si può asse_rire che questi ~intomi stanno solo con, un'aneurisma dell'arco. d clì'aorta : . , ' ' Passando i\ pllrlare della specialitil an e Ul'ism~ tica, sl:hn che un: ectasia arteriosa part iale può avere hl forma di fu:-:o, di cili udro, o di sacco, giaccM nella clas:;ihcazione .degli aneurismi quasn tutli gli .au tori divcrsilìcano-gli uni dagli ~ll!.ri La divisione fatta. dallo Scarpa, erl abbracciata dà I?JOlli, sembra non corrisponde,•e ·nelh pratica. L'aneurisma fusiforme e cilindroide ha sempre un 1imilalo volume·, cd, il sacciforme è strp pre quello che acquista il massiro o dclL'tstensione. Nel easo al.l.uale il snmplice volume basterebbe a far fare la diagnosi di aneul'isma.saccalo. ma la man·, canza del di.stacco del rol::;o tra il cuore e· le arterie periferici-le <1ssicura ..non solo questa diagnosi , ma dimostra ancora elle i ';:~r teria comuni.ca col sa cco <\ueurìsmaLico per uno spazio JimilaloSapenrlo da ultimo che gli t1llarg<1menti d'un arteria vanno .scmprn CO!lfiCSsi ad un proporzionale.allùngamento, e cl1c questo,
.929 ·sposta sempre il cuor.;·daila sua fisiologica posizione, avendo nola to che il cuore trovavasi spostato alquanto indietro ed a desLra, devesi ritenere che il sacco aneurismatico si trova, sulla parete· -<lnleriorc dell'arco dell'aorta. Ui ep ilo~ando dunque si può concludere cbc la causa dc\l'aneu· risma è stata l'ateroma. che esso travasi sulla parte anteriore -dell'ilrco ùell'aor!a, e che è di forma saccata. • Cm~a.
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SL<.~nclo <.~li<J di<Jgnosi falla della specialità dell'aneurisma, biso· gna rseludcre dalla cura ogni mezzo chirurgico, e non r·e.sla che la sola indicaziooe mertica; quella cioè di fJvorire possibilmente la formazione di coaguli nell'i11terno del sacco. Per questo s i prescrisse lin dal pr1mo giorno all'infermo u11 vilto nutritivo e ·ricco di azoto: un pò di digitale per tenere coordinaLi i moti -cardiaci. c bcvaude espelloninti, sole ed accompagn;tc a qualche narcotico nei giorn i pi forLj accessi dolorolici. In seguito poi si è t5I:e;;cl•illo l'àeetato di piombo intero;\mente, cominciando colla dose eli t) centigrammi sino ai 35; dose, questa nllima, c:hc si è continuala con qualche interruzione sino al giorno di uscita dallo stabilimento.
Diario. Non potendo riepilogare i giorni, si ricorda cbe il 27 ottobre ~86!) fu il giorno di entrala : che il 9 no"embre, d?PO forli accessi dispneici, si osservò il tomorc abb:~ssalo d'ou centimetro: che
dopo tre giorni l'infermo era molto so\lcvaLo; che il 22 dello stes,;o mese s1 aggravò di molto, c <il 2'i il tumore- nuovamente crescendo, tlava una misura di 12 ceulìmetri nel diametro longituclinalc e di 13 1t2 nel lraversa\c. Al 28 cominciò di nuovo a migliorare a segno che al 17 diccmi.Jre si era abl.Jassato d'un cenllmctro. Iu seguito grad:~Lamcnte si è andato appi:.lnando, e cominciò ad essere resistente sotto la palpazione: il primo tono .si è velato per quasi scomparire, c sul finire di diceml.Jre si no· lava un' uniforme più rnarcala resislcuza. Al -15 gennaio l'infermo al>handonava lo spcùale mollo migliora!o, ma con un contralto di armistizio stabilito fra lui eu il suo male. (1.6 Giu~no ·1870')
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l L MIO llli'l'O DO DT RF.SPIRAZlOXE ARTIFICJAJ.E PER t.A CUllA DELLA. ASFISSIA. FOSTO, A CQNFRO:;>Tp qoN Gl,I Aifl'IU llE'l'OJ)l $E:J:IE:nt\I.MÉ~TK
. •VSATI., MEMOJti'A or::fl, P.n.cw . Ftt.IP,Pp PAccn . IJ' -
Per fare un adequato confì·onto !'t·a il mio metJ)do di ,·espi·ra... z.ìone artificiale, e ~uolli gcncralll?-ente in USl.l per· la cnt·a .della .asfissia,, vedi u.mo vrim~ì d.i tutto con quan1to criterio la Medicina siasi iìo'ora condotta in questa gravissima e frequente cpntingenza. Jtri nciplmtdo dai mezzi indire tti, ç:he si sogliano adopt•are in ta!i cir cosLarF e, comE\ la vellicazione delle fauci e de lle nariçj,. le ustioni della pelle, la elettro-1ntntJt1·a del cuore e dci muscoli respir~torii , i clisteri i1'l'itanti, cc. ec. è facile vedere che il min0r n1a~e che ,POssono produrre è ·quello di far perdere un t.rmpo pt'Cit.ioso in aMe.sa che si ris>Veglino dei moti ?'iflessi, che si sper·a de.bbano Tistabilire la respi razione soppressa : così che, m entt·e d'ordinario i pratici hanno. la pt·eten:tione di :;urrogani alla na tur~ nella guarigione delle malattie, invece nella. cura della asfissi a pretendono eh~ la natura (accia pe'" loro, tonroenlandola, in mille guise,- perchè· ristabilisca ln soppressa respirazione. Ma essi non hanno considerato che è a loro ap})Unto che appartiene l'ufficio di principiare a ristabilù·e questa funzi one, mentt•e alla natura spetta eontimectrla. A questo dfetto genoL;almentc si consiglra e si adoprn le~ in· sutfia:;ione, sia da bocca a bo~ca, sia per mezzo di tubi o di soffietti, credendosi generalmente di i mitare l'atto naturale di ispim:.;ione. Ma è facile vedere che con· la insu(flazione, l'atto nat ura·l e di ìnspirac'ione è i'mitato predsament.o a ?'Ovescio, e quindi non può riuscire che m.icidiale. Infatti la inspi1•asùme, essendo prodotta dalla dilatazione attiva dolio pareti to raciche, che costi tuiscono una specie di campmia.pneumatica, è chiaro che f tL clirninuire la pressione este·rna sul cuore e sui vasi• polmomwi; e perciò face ndo clitatare. la cat"ità èlel cuore ed il calibro dci vasi contenuti nel torace, provoca una m ag(JiOi'l: velocitù del sangue in qu ~ste pat•ti e principalmente nei capillari pol ruonari; d'onde una maggiore
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931 ossigena::ionc del sangue, ~d n na maggiore esalMione del. 'aèido 1 c.arbonico, che viene èlirriin ato n ella esp'i-)•a.z·i onc, 1vfà-·se l'aria atm~sferièa, inYece di essere inspirata vione insu!fiatii, è inutile che allora penetri una maggiqre quantità d'aria rcspir1~bile nel polfòone, pcrchè c'·escenclo la pressione e~tqdza sui ca'pillari ' polmona.;.;, e perciò dip1in'~èn(lo 'il lor;o 1 c~lìbro, non soÌo è reso piÒ difficile il passaggio d.e~ sahg ue \ n qnesti vasi, ma ancora ne viene ?·espintiJ, e quindi non potendo pas:::are ~to;: può 08Si genarsi, cl Lre ad essere impedita la e~ala zione delf' acido ~arbonico, ed il pcJ•icolo di ,•ampere le vessicolepolmonari. Quanto alle cavità Òel..Guore, è chiat•o che la pre.ssiooo esterna crescendo, i•mpedisce che si ,·iempiano, respingendo il sangue dalla orecchietta destra Milo vene cnve, p er c.ui il cuore si ma n tie ne in uno stato di Sincope. Trattando d~nquo gli asfi.ttic:i con la 'insulfta::ione; .como s i consi gl ia 'generalmente , no.n si f1ì altro che finire d.i amma::zw·li. E dire, cl1e sono· stati inventati e perfezionati tanti meccanismi e macchinette, e tanti soffie W, per salvnre l'umanità r Quantunque i danni cht> a):lbiamo segnalati nol\a insnf'(la.::ione fossero ignorati. fìn'or~ non avendosi .P.erò tardato a ricolloSccrli a spese delle vittime clìe ha fatte, è naturale che si dovesse cercare ~HI'i mezzi per soccorrere gli asfittici. A questo e:lfotto Leròy d'Etiollcs i mn)nginò •m ÒJ)pa,-ecchio (ascia, con la. quo.le cingendo il t orace , e stringendo e ?'Ìlassando al ternativamente, cred~ di imitare i moti respiratorii .naturali, ~ppa recchio che 1·e ooc adottato ancora dalla Soeietù umanitm"ict di Londra (l). D i[)oi Mal'l'l hall ~Iall cere{) di sempÙci~zare questo metodo, eseguendo con le mani ciò che si faceva con quell'apparecchio; ed anch'egli credè di imitare la respirazione naturale, comp;·imenclo ~ l torace e il bassovcn.t.re per Jrrodw·t·e la espirazione, (giaccbò con r_rnesto rnctodo si J'?'ÌI?CùJia dalla fi1tc}, e cessando poi lu pl'essionc, perohè la elasticità. delle coste· produca la Ìllspi?·azione (2). Ma i celebri antori di questo m etod.J, che rrotrebbesi ch iamare
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(1) In li1:J.J·c: .Now;e rtc~ ?'~Jchcrcltas su,· las sc:.;ow·.~ à. donno,. aw1;· nayl!s et é..JJ)hyxié_s. Paris 4l)31J, pa.g. 229.
(2) l\1at·tihall Hall: T; ·aitement dc
Thi!1'Ctpe<tlirptc. Pads .f 858, pag. 2Gtì.
l't~sphyx.ie.
Nell'Annuaire de
932 il. metodo della comp,·essione, non banno riflettuto che anch'essi l•anno imitato In respirazione naturale a rot·cscio, ed anche in pcggio,·i condilrìoni che nel metodo della insu(!la~ione; gincchè invece di dilatMe il tCil'ace lo comp,·ìmono, e perciò in'l'cce di p rovocni'O il passaggio del sangue per i poi mo ni e pc.r il cpore, lo respìrtgono dalruno o dall'alti-o, me ntre impediscono la esaltJ~ione dell'acido c;u•bonico; e cercando che la elasticitù delle coste produca la inspf1·a:~ioue, lasciano costantemen te il tornce nella condizione in CL'i si trova in stato di morte; il qualo non ò al certo molto lusinghiero per chi vorrebbe ritornare in vita, ed anzi peggim•a ~t dolo ancora con lo lor•o compressioni, per produrre la espil·azi'one. Questo metodo dunque, che per esserci ,·enuto di là dalle Al pi, è sta to to n to celebrato fra noi ò anche più micidiale di quello della im11@azioae; giaccbè almeno con questa si intro duce nei polmoni una cert"' qnnntità di a ria respirabile, la quale però resta quasi affatto inutile, impedendo la esaladone dell'acido carbonico c respiil(Jendo il sangue dai capillari polmonnri e dal cuore. 1\Ia nulla di più facile quanto fare enl1·are l'aria t·espimlJile 11el polmone, e al tempo stesso promo'l:ere il passaggio del sangue per il polmone e per· il cuore, la sua ossige_nazio1tC e la esalazione dell'acido cm·bontco, imitando, soltan to, ma imitnn<.loli veramente, i moli natu-rali della respirazione, cosi in t.imamente connessi col movimento del sangue. Di f,_tto , posto l'inrlividno asfittico s1.1pra un piallo legger me n te inclinato, ape rta la b oc~n o shnra7.zata dei cor·pi estranei che pott•ebbe contenere, di~cinto il torace o il basso'l'entu, e mnntenuta la tçsta nella dirrzione ordinaria del tronco, ponendosi dietro di essa, si impugna {o,·temfmte la pm·tc .Htpe,·io,·e delle due b1·accicr ;jresso il moncone delle spalle, ponendo il pollice davanti, snl collo dell'om cl'O, e le altre qua ttro dita a l di dietl'o. Allora tl'/1el!do a sè e sollct·ando nel tempo stesso il me ncone dello spalle'- s i cerca di Yalersì della comwssioHe della cla1;icola con lo sle;·no per elevoro questo osso con le coste corrispondenti. Per questo movimento è facile vedere c be si acc,·escotw i t1·e dtn.mett·i dr:l tm·acc, quantunque il diafl'nm ma non vi partecipi; se nlin che passh·nmcn t.e restando fermo . I nfatti ben pres to si sente cu t ,·(ti'C t·omm·osamcn te l'aria per
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la lari ngc ·nei pohn,o1~Ì , pro c) ucendo ?~ ~nsp ir.afione ! e ,allora <desistendo dalla O$ione inspiratoria si lascia c).le la elasticità delle coste produca .la espt";ra::;ione, come ay viene n ~tur4!mente. Ripetendo alternativame.nte q uesti movim e nt~ cpl r!t~o o~ dinario della r espi r-azione o con un r it mo pj ù celere quand() oSi crecla Opportuno, Sembra ç,ho 1 J'indiVidtlO, l),~tì, ttico, q ua ptunque possa essere morto, si a ri tornato in vita, sentendola :respir4re '<!ome un vivo; così che se gli res.t a ancora qualche leggiera atl.idudiJ,>.e di vi t a, .è ]mposs ibile che non risorga. Ognuno poi com pr enderà che se l'individ u,> as fi tt-ico sia un fan ciullo, occor:L'e ch e q ualcun o lo tenga per le gambe affi nchè r esista a lla t1·az ione in spi?·ato,·ia, e se poi sia tm. individuo molto pesante e corp ulento, allora le accennate manovre . doVl'l:lnno esser-c esegui ~e da du e p ers,onc, ir:1pugnan do . ciascuna ~on ambedue l e mani l a parte superio re · delle braccia presso l'ascella , e cerc~tnd o eseguire contemporaneamente i movimenti accennal,i. Con questo me todo dilata1tdo il torace, e pe1·ciò l'aria penetrando nel polmo ne per inspira.sion~ od at ~mzione, e non per 'impulsione, è chiar o che non :::oJo si off1'e nl sangue dell'a1·ia ?'CSp ù·abile ma anCOi'B. SÌ provoca la esaladone dc/l'aci do CarbortiCO'!, c facendo ditataJ·e il calibr-o dc t vasi c le cavità- del cuore, si provoca il passr({Jgio del sangue per queste par ti ; così che no n res ta a fare altro se non che attivare il -movimento del ,;au~ue nc!ìe al t1·e parLi più lon tane, pec mezzo di frt:zioni sulle metnhra, s enr.a tr ascurare il riscaldamento del corpo. P e,l' dare u na .idea più semplice c più completa di quest.o m e todo, basterà che io acce nn i la o ccasione in cui mi si è presentat<J naturalmente al p ens iero; quando, cioè i scnent i delle St\ le a na tomiche, per tr·aspor-tnr·e un cadavere dal cataletto sulla tavola anatomica, lo prendono, l'uno pe r la part e supet•iore d e lle brl:lCcia, pre sso l'ascella, e l'alt1·o pe r le gambe. Allora no n è r aro s enti t'e il cadavere) cho fa un a pro(ond.a insp iraziorze, e qui ndi, posato sull:1 taYola, fa una corri$ponde n te espir azione . Tale è sta ta la o: ig ine della idea fondame ntalé del mio me~ .{o~lo eli 1•es_pira:;ione artificiale, che g ià da molti anni ho insegnato sempre nelle ruie lezioni, e che il Dott. P. Sonsino si è da to cura di desc r ive t·e i n due p ubblic.azioni successive, u na Gior'llale di Medie. mil·it. ~ 870.
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d"kllb1'qua1i jJ iù '· popola'rè, à'fB nchè fosse alla portata di titW (l).,
Un 1nè'torlb ét'~ asi simile al mio~ è- quello di H . Silves ter; c'o1n '.fv11 ciiffétcflza':però; c}\e meh't.re IÌèÌ mio mHtOdo la tr azioneiit~pira~oria1 € t•"asru~ssa 1 ai torace per mèzzo della clavic6la, invecé nel met•)do di Silvester è trasmessa per mezzo dei musdoZi :J)eitò?•ali;" p'c'r 'cui',' jilVeC() di sollevar e il monconc d-elle
spalle, Sil'\1ew~r solleva le bN1ccia dell'individuo asfìl~ico, portan rl ole sui la ti della te;;;ta, p e e • oserei tare u na trazione sui muscoli pcttorali '!2). .Ma: è' f ii cile vede r e che quando. qttez< t.i mu,. s coli son" rilassati, non possòno tl'asmettere alcuna trazione ; . p'ér dht il' metodo di ~ Sil vos ter non può essere efficace se. non ch e quando i muscoli pettoraii s'inno in stato di'?·igidità c:ada· verica ;, ed anche allora, è facile vedere, che la ti-azione che sì può · trasmette l'e al torace pc t· mezzo di quHsti musaoli,. è sdmprc molto · meno efficace di •l uello che si può trasmetter,; pér mezzo delle clavicole, le q unii non cedono in alcun modo .. ì'\ el 1867, in occasione <lel cong1·esso iute;·naziona(e di sta· tistìca in Firenze, avendo avuto opportunità di far conoscero à~ d·ott'. \V. B . Bain la e~e c uzi ono del mio metodo di ?'espi,.azione artifè.ciale, egli ha credulo dipoi migliorarlo ponendo le mani sul d'avanti del m oucone delle spalle , con le eli ta nella caVità d~ll'ascella. « Ile SÌ111ply placcs hi~ fin{/81"CS iu tl~,p ·a:x;il· lae Ùl their (1·ont aspect ec. » (3). ~a è facile ;·edere che operarido in t al gn if:a non s i può esercitare che una l;en debole t;·azione, mcntra è impossibile solleva1·e i t moncone deJJo spalle. Ora è da IJ.l1Csto sollevam<J~lto che dipe nde l a maggiore amplia· zione del t l'race . (l) P. Son!lì.no: lJ i tm nuovo m.ptoJ.ò eli pntiica;·e la ·J·espi1Yt:;i one m·tificiale co11sigliato dall'J·of Filippo Pacini. Nel giornalo medico L' I m.pa;·;;iale d i Fir·cnze, 1867 pag. 225. - I stru::ione popolare ùttor'n o 1,ti sòucol·si agli an negati. Letttwa del Ùllt t. P. Scusino. FiJ·enzC:J 186&. - (2) 11. R. Silvcstel'. The discot,e;·y o( tl!e physiological method o( i nd·uolng nspirulioì1 i n cas.: o(' c~ppcp-ent death f> ·om, clt·o·wning, cù:Jro(onn, ccc. Londou lSG3, pag-. 19 e 25. . (3) . }V. P. B:tin : 0/f " nc1o and simple method o( ~nd~tcino artifi_c~at 1'ii8jJi-I·Cition ,in cases oj' aSjihyx ia .• (1·orn drOW?'Lin ,q , strang ufqtion, cloroform. poisoneus gases ecc. Nel 'l'eh L ancet. Lon<lon, decembr.e 19, 1868 , pag. 80::1.
9:35 Ultimamente la societitreale medico-chirurgica di Londra avendo in·caricat a un a commissione per riferire intorno ai metodi d? r espi razione arlificiale del dott. Bàin, · ~ mio, la stessa commissione ebbe occasione di confroufarli ancora con· quello eli Silvester . (l ). · Ora il fatto più i mportante che risulta da esperimenti comparati·vi eseguili da quella commissione su dei cadavt?ri, è che « m edianl{J La t?·ctzione esm·citata sulle .spalle (cioè per mezzo « della clayicola , come nel rnio metodo ed i.n quello el i B11in) « si int1·oduce nel poLmone V::\' A. li!AGGJORF. QUANTITÀ D1ATU .\, che « mediante la t1·azione esercitata sulle b1·accia e sugli avam« bracci » (cioè per me.zzo dci muscoli pellorali , come nel metodo di Silvester.) Qnant1J poi a decidere fnl il mio roe. todo e quello del dott. Bain, la commissiono non si pton unzia abbastania chiaramente : ma fortunatam ente potrà deciderlo cltiunque si provi alla esecuzione, ed allora vedrà se la t?·a:::ione inspirato!'ia si eset·cita meglio e più efficacemente ponendo le ma n i dietro il monconf;! delle SJ_Jalle come ne l mio metòdo, o invece davanti al moncone delle spalle com o consiglia Ba:in. Tn concl usione, senza contare il perditempo dei mezzi indiretti, ed~ pet•icoli della elettro-pun tura del cuore, noi abbiamo ved n t~ i danni cd i ye;·icoli che sovrasta no nei metodi della insufJlazione e delln. cornp1·essione del. torace, che sono tuttora gene1•almente in uso; p? r cni l"Arcispcdale o il Munici pio di Pircnze si sono pt·ovvisti di un completo arsenale di tubi, di soffictti, di cigne e di altri aJ•nesi; che però non sono stati mai adoprati, sebbene le occasioni non siano mancate . Ma in altri pausi , anche con questi metlldi ed arnesi, malgrado i dann i . che possono prodnl're, sono stati s~lva ti degli i ndividui asfHtici; c vi sono è~~ i casi bene autentici, in cui sO?tO risorti anche dopo molte m·e cla che si trovavano in stato eli morte appm·ente. Quanto maggior fiducia dunque non dovrebbe ispirare il metodo ùa me proposto, così natw·ale, così efficace, cosi innocente, r.osì ~;cmp lice , e di così facile e p1·onta appli cazione ~ (l) Repot o( tlw Commiltec appointed to investigate Bain's ''nd Pacini's methocl o{ 1·estodng suspenlled animation. Nel Britisl• Jfedical Jow·nal. July 30, 1870, pag. 128.
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Ma il mio metodo non ha il pregio di esserci venuto di là dalle Alpi; e perciò, fra noi, non poteva meritare al~una attenzione, malgrado te- .numerose vittime dell'Arno, cb e già da molti anni, si avrebbe potuto salvare l!! Dunque, fìinalmente: Provideant Consules. R,\.PPOR.TO DEL COMITA.TO DELLA SOCIETÀ. REALE MEDICO- CIIIR.UR.-
GICA DI LONDRA PER RIFERIRE lN'l'Ol'I.NO Al METODI DI RESPIRA.ZlONfl ARTIFICIALE DEL BAIN E DPI, PACINI.
l mezzi adoprati dal comitato per procedere all'inchiesta furono gli esperimenti sopra cadaveri,· e per rivelare i relativi meriti dei metodi proposti, essi furono messi in confronto col metodo adottato dal Silvester. Nel rapporto vengono dati i particolari di numerose osservazioni instituite in proposito. Le conclusioni alle quali il eomitato arrivò da queste osservazioni possono essere compendiate nelle seguenti parole: risulta come regola, che mediante la trazione pt'at.icata sulle spalle, s'introò,uce più aria, che non medìan t!) la trazione p; aticata sullo braccia o sugli avambracci. Nonostante ciò, si hanno maggiori differenze nella quantità di aria introdotta, applicando lo stesso metodo sopra cadaveri diversi, che non applicando i due metodi · sullo stesso cadavere. La grande differenza di risultato in n esi t'ultimo caso tiene principalmente alla grandezza del corpo e specialmente allo stato di pinguedine, alla mobili là delle pareti t oraciclJe ed alla rigidità dci muscoli. Con l'uno e l'altro metoè o il comitato ritiene che s'introduca una sufficiente quantità d' aria senza difficoltà. 'E si potrebbe anche osservare che in ogni caso, in media si ha maggiore cambiamento di volume d'aria ·c he non nell' atto dell'ordinaria e tranquilla respirazione. Ma a valutare i meriti relativi dei due metodi, fu trovato che concorrono altre considerazioni che quella dell'assoluta e comparativa quantità di aria cambiata. 11 comi lato fu unanimamente di opinione che il metodo propugnato e praticato dal do•.t. Bain non ò cl1e una modificazione del metodo usualmente conosciuto dal nome di Silvester, e non implica nessun nuovo principio di azione. Inv:ero, nelle sue piìt recenti pubblicazi oni, il Silvestcr non ha limitato il suo punto eli traziOne ad alcuna paTte speciale del braccio e dell'avambraccio. Il comitato p ~rtanto è
q
937 d'opinione, che nella maggiurità di casi ha poca importanza di usare l'uno piuttosto che l'aUro metodo, purchè il comune p t·incipio su cui sono fondati entrambi sia applicato convenientexnente (l).
(British ]\1edicfll journ,al ed Imparziale) . AMPU TAZIO NE DEI , FEMORE SOI'RA- COXD!LOID.lilA.
Alla seduta del 24 maggio della Società-medico-chirurgica di L ondra lo Stokes di Dubli no lesse una nola sopra la ampu- . tazionc del femo re al dì sopra dei condili. Egli r ammentò come la disarticolazione del ginocchio abbia acquistato credito in questi ultimi tempi, ma che gli ortopedisti trovano che essa si presta rr.nle <J.ll' applicazione di un arto artificiale . Per togliere questa ditlìcoJtà .egli adoWJ il processo di ~;egare ~ condili del femore alla distanzn di mezzo o tre quarti :li pollice al di sopra del margine della cartilagine; egli asporta anche la su perficie cartilaginea della r olula, lasciando quest'ultima nelle pal't.i che debbono cnop rire il moncone. I vantaggi che s i veriftcnno in questo metodo, sono clte la r otula stessa forma pnl'tc della faccia del moncone, cuoprendo la superficie del femore co!'rispondente alla sua sezione; e così si può applicare un conveniente arte ar~ifici ale. Lo Stokes mettendo a confronto la sua operazione, colla disarticoluziooo del ginocchio, coll'ampUta. zione, nella quale il canale midollat•e rimano aperto, e colle operazioni del (_}r-itti (2) e del Carden ; trova, che essa ha van taggi superiori alle alt!'e. ( B1·itish 1vfedical Jow·nal). (1) Una qua lche conrlusione pratica c'è pur da tr·art•e per· noi.. .• La cassetta tll soccorso agli anm:gati vuol essere semplificata abÒlenùo soffietti, t ub i, cinghie ecc. clHl ne fannoJ un ar.>enale intbaraz :tanle senza alcuna utili l:!. La Svtl.l.Cl'a ha pd sct'l ilio militare adottato un llistcma misto esclu:;iYamentc meccanico, che si basa sui due metodi del Leroy e del Silvester· : la cinghia s'applica alla base del torace ed all'addome. (2) Noi a dit· Y<ll'O non sapremmo da questo cenno rilevare quali sono le particolavità che fanno il p1·occsòO dello Stokes distinte da quello del nostl-o Grilli, e mollo meno possiamo valutm·c i 1·antaggi che l'un p1'ocesso pttò a1·ere sull' altt'O .......... Cosl l'Impw·::iatc.
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DtorTno ORCA.'\O E SOlt\TOSCOPlA. - Tra i metodi di esplorazione <).egli ammalaLi, ,·c ne ba due, dice il doLL ì\Iillot, che col tempo sarnnno, in certi casi, di grande utilità: l'upto-organoscopia e la dioplro-organoscopia . La prima, cioè l'esplorazione dir CCiì~i.~t· gani meJinnte impronte J'icevuLe sulle par'li non dilatabili di vesciche di cautchouc e unte di sostanze emplasticlle, è stata oggello di ooa comunicazione all'Accademia di Medicina ; noo vi riloruò sopra. lli permetto di esporre la seconda alla Società di biologia, per il motivo che potrà essere applicata sl alle ricerche fisiOIogicllO, come all o paL.ologiche. Prima di entrare ip materia, o.>serverò alla Società cho l'esploraziono foLoscopica, nell'attualità può essere divisa io catottrica (spcculum dell'utero, dell'orecchi o, ccc.), c diollrica; che si ha da stabilire una ùi· slinzione tra le parole trasparenti e traslucide. Fi n'ora nel linguaggio ordinario si applica indi!Tercntcrncnlc l'una o !'allra di queste parole, (?J sia ai corpi iotierament c d:afau i, sia a qnelli che fanno passare uoa p:JrLc soltanto della l ucc che ri cevono c non fauno (lisl.ingnere nè il loro colore, 11 è lo stalo della loro superficie, nè la loro disl;~nza ; cioè a i corpi t r<.~ s1u ciù i. Da canto mio udollerò J'ora io poi la parola l t'asparent~ como sinonimo di ùiafano dia·'fX'I'(ç) e lascierò a quella di trauslucid o dia -c;.z'f~ç) i l signifkato tncutovato. Pet· rischiarure gli ani mali e il corpo umano, mi sono serrilo di due sorge uti lulllinosc intense, Ja luco deLLrica eh luce ossi· idrica. Pet' ouenerc la prima ho filllo costruire tlegl i apparecchi· elctlrici, con pila di Gt'IWO c di nuosCJ1, simili a tfUCili :1 fuo co di lliùd eldorpo·s , ma più comodi eù anche più portatili. Per oltoucre la seconda, mi sono indirizzato alla Società os;;i-iù a·it·a di Parigi, che volentieri mi h:l aiutalo. L'apparecchio elctu·o -din:~mico porlalilc risulta ùi un'l scntola di legno co11 due compal't.imc nti; quc~li coutcngono dèlle cavitlt quadrate o t·otoodc <.l i gu11aperca, caonll·ltouc inùurito <> ' 'etro c forniLe di uo copl!l'Chio elle v:tlc a fermarle quasi ermeticamente . I coperchi hanno de i fori che set·vono per l'iolrotluzione PN·ò !rlu~tizia ntolo non s i discono.-ra In ben m:~ggiot·c semplicità rlegli a lti ope•·ato•·ì cl t•l si~tcma. dello Stol•y r<>l metodo dr.l Grii.ti ... Questi h:t apet•t.1. la "in, l'nltt·o la. l'Ci'a piu facile c piella. B AROt•l'IO.
939 d~i liqui tli .eccil.a lori, l'acido niLcico a 40 010 e Ja soluzione di ac'itlo solforico, contenente 6 0(0 d' acido. l Agli zinchi e ai pIaLini sono ';salclali dei oaslt'i sLr eLti dj ,r;ar:ne o d'argC'nlo che termina no -all' estremità dell'appar eccllio. Per proser vi1rc i coperchi o le vasche dal l'llr.ione deleteria del! 'acido nitrico; bisogna ungerli con uAa composizione d i biL1,1mq, c ,di caoutchout. sciolti nella benzina. L'apparncchi o· ossi-id rico r isulta di una lam pada fornita di due piccoli · condotti di rame, che .ì:nédianle tubi cl.i caoulchouc, sono legali a sacchi egualmente di caoulchouc, rit)ieni d'idrogeno e d'ossigeno : med iante i due rul>ioelli ·di ques'ti conclolli·si man· (}ano i gas e quando l'idroge11e è acceso, si regolarizr.a il ·toro andameulo nell'interno della lampada, dove si trova on pcr.zoLto di calce e òh~irn o ne; in cui convengono i due gas d anelo l"inc:m. desccnzn. l ùlopll'O·Org:moscopi sono composti di doppj tubi di vet11o, dei q u~ l i n•slcrno ha unà ~ola apertura c l'i nterno una doppia. Nel tnho i nterno si Lrova una spi rale di platino, chè va ad ada U.ar.si n due llli di rnme, che mantengono nel tubo dei ~)ezzet· tini d'<I\'Orio- e che terminano con un manico vuoto dentro del quale si pnò, mediante un bottone posto eslcriormcnlc, ferma re o iu terron'lp erc la concute èlotlrica. Per oltcnere dci diop!ro-org:tooscopi a rifl esso, o dioplri-soroa . 'toscopi, cioè de~ i isLromonti acl ill uminazione cslernil, per escm· pio dell"addome, ccc. hasta adattar·e agli strumenti di sopra citali dci riflessi, di difTcrenli fo rme e d i mcn~io n i. Il diO\II.ro-gas troscopio è una lunga verga di caoutchouc contcncutc due lìli di rame isolati e due tubi sotLili di caoutehouc; i Oli cd i tubi son più lunghi della ''erga e da un lato tcrmi· nano con u na sp irale ~ i platino e dall'altro . comunicano cosli elettrodi ..\.lla cstremilit della ,·erga , dal canlo dellil spir11le, si adntta nna >-cscir.n di c::~outchouc, dentro la quale si co!looano 'la spirale c le oslrcmilà dc·i luùi, nnchc essi di cao u~ c hou c, cbe sct·vono prr 1nlrodurvi l'aria onde· gonfiarla. Dopo 3\'Crc introdotto nello stomaco l'npparecchio mediante tln tubo di cristallo o una sonda c~ofagra. ~i gonfia la \'t'SCica e si chiude la corrente per oucnrrc la tr;1nsludtl ità clelia rl'gione epigastrica. L'islt•sw appnrccchio, m<i di minor·r, dimensione può essere introdollo nella vescic·1 urinaria e senire pf'r rischiarare la re· ginne i r ogas!t'ica. Il calore svolto nei diopll·o-organoscopi può
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-essere Lollerato dagli uomini da un quarto ad un minuto. Per le esplorazioni di maggiore durala, bisogna ricorrere al raffreddamento dei dioptro-organoscopi, o come hl proposto Bruck, con correnli d'acqua, o correnti d'aria, avenùo la precauzione d'interrompere la con·entc elettrica, dtll'ante la vcnti:azione. • Dopo lunghe ricerche sulla dioptro-organoscopia c somalosco- . pia, sono pencnnLo a Juo nozioni importanti, cioè : -t• che tollo il corpo urn:111o .è Ll'ansluciòo, e cho \3 SUl tt·anslucidità è io ragion dirella della quantilà di luce impiegata per risch iararlo; e cosl esprimendomi , non intendo asserire una proposizione ma· temalìca; 2• che la luco lli0Urica è atta a fornire l'icnmaginet dello stato lìsiologico e pa tologico dell'interno di certi orgJni,. per esempio dello stom:,co, ccc. Ho detto elle tutto il corpo 11mano è translucido, .e se per ragione della loro spessezza li n oggi non ho potuto rendere e~plorabili Lalune delle sue pan i, come il pelto, le coscio, ecc., è c~usl di ciò che la luce, della quale ho nn oggi disposto, e stata insuffi cicnLe per rischinrarle. Talchè in luglio dello scorso anno cercai invano di rischiarare il pollo di un bambino sc:rrno, eli quallro a cinque annh., c:olla luce del faro elellrico di Oucssa • . della forza ùi 380 lampaùc Carcel cbc i signori L:troudiu e Illin vollero gcnplmeo Lo fornirmi. Cosl per render translucicla la ca''ilà addominale, ho dovuto per cosi dire assolligliarl:l, introducendo nello stomaco e nella vescica urinaria delle vesciche di caoulchouc dilatabili. Se dopo aver introdotto uo dioptro-organoscopio (]Ualunque n ell'intern.o della cavità s ~lacnica di un cadavere, o degli animali, o uell'uomo, si esaminano le parti rischiarate, si vede dto acc:~ n Lo a quelle che sono trasl ucido, per e.;empio la parere ad· dominale, ve ne ha delle altre che io riguardo alla lOt'O spcssezza, per es. l'utero, il fegato, ecc. non lo sono e si comporlano come corpi opachi. Se in questa medesima cavità si lrovano corpi estranei opar.hi relaLivamcnLe ai tesumcuti atldomioali, si doli· neano egualmente. Cosi le palle, le materie fecali dure c i tumori fanno vedcl'e la loro conlìgut'az.ionc, a condizione che la luce non sia lroppo intensa, pcrchè allora questa penetra uno alla f>:lrle dci tegnrueuli c·he trovansi al ùisopra di questi corpi c non li fa v~· dcre; questo aveva falLo dire a Dupuylrnn che ncll'it.lt'Ot:cle rischiarato i raggi lumiuosi :;'inclinauo allorno al testicolo, per con· vcrgerc inJi verso l'occhio ?e!l'osservatore.
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Noo fa parte ~le i mi o progr~Jmrpa l't~sporrc a.lla, Società in questa comunicazione alquanto lunga diggiil, i risultat i ou enuti, medi ante l'csplora,z ionc dio,~tri ca .•1sugl i anirp::ll i c_glt ammalqti. 1\fi limiterò a òire che nei gal.li e nei ca ni può ve.dersi la posizione del fegato, uei COt'l)Ì estranei ÌOlrodOlli nello SlO!ll,a CO, dei reni mobili, c d ~i fel i (nelle gatte). . Negli amma1ati, le cisti e .i tumori ll':wslucidi' fanno passare la luce quando no n sono ùi dimeosiol')e ~rop po grautlc ; io la · lune donne, la conOgurazione cl oll 'utero si ùelinea booissirno·, e qui mi piace ci tare il lavoro intitolato Diaplwnoscopie, Karkow, 18.68, del doLL. LazarewiL<;h, p!'ofelÌsore oell' uni versità di Karkow, che ha applicato su vasta scala la esplorazione diollri ca allo sLUdio delle malattie dell'utero. Me nzionerò solo la possibilità di risclùarare l'aclclome degli animali senza iutro d~1 zio n e del dioptro·g:lSiroscopio : '[) e l' ciò basta d'introdurre uello stomar.o una vescica di caonlchonc, dilai<U'la, applicare eslernamenle inverso la p~ rte add omioale u n for·te ritlcsso, ovvero la lam·pada ossi-idrica etl esamiuare il Ialo opposto al rifl esso o alla lam -· pada. Ho ·1ello ch e la luce rcfralla può essr.re usuta per l'esame diretlo di certi organ i. Dir.,uo se contemporaoeamcntc che si proielLa sulle loro pa reti una luce ben intensn, si esamina l'i oterno dello stomaco o della vescica m inaria di cera che sono entrambi translucidi, si veùono lo u!ccri e i corpi estranei che ho falLo simulate da Vasseur. L'autore conchiuc1e con un capitolo a proposi to della prior ilà e dicendo che con temporanei a lui e a sua insaputa molti la l'Oravano all'isLesso scopo, ::~ssicura che la prio1'i Là non p ~lò essere neg:11a al doLL. Bruck, (Bre:;lau i 86il le Stomatosctrpe} che per H. primo fece dei. tenta tivi serii per rischiarare per translueiçlilà l' organismo u mano.
RAPPOTri:O TRA L' E~10T1'I S f E LA TUBERCOLOSl POLJ\fONA LE (1'!\0F. SI\ODA)
Il prof. Niemeyer io questi ullimi tempi diede all'cmoptoe un signilica Lo ben diverso da quello accellalo On.o acl ora . Egli sostiene e h ~ il sangue stagnante negli alveoli e nei bronchi in segu1to a e;n1o11isi dà luogo aù una cronica infiammazione,.
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{ibnde:-i'] 'mdV·iméiltO febtlr.i le''é -]{l'l bisi'. Se fealtuehtc i.] sa nr~ue
nègH alveoli"C •ne~ brot10hi avesse··tal'è ·aiioné 'flogi~tica da•è;iu-
sare ·la ' slidd:elta; mala:Hia 1 ~s'i potr1~b·be· creélère·· cLh! t~ elle einorragie concomitanti ;le afl'eziònl ' di .cuòre·uh fn~Ù) ànalog1h 'ql]èllo ~i 'dòvessel ''etifi.care·. ll\lal n·e-J:'-fa'tto bulla di'•tutto CÌù si oss.e'l'~':a in seguito .a emorrag~e ' per lmà•la ~tiie 'di nuore. 'ifl.icorr:or\d:o un'·emot~isi i!n '·qu·e.JrJ~i 'ìnd'ividui che noi ·riconoscfam0 at~·èui :. da tub et~coli · e··a.vvenendo l'a· mor-te immedìatnmMt!e per J!errtot',ti•si stessa o st:ibhb dopo', non si rileva• -mai· nè· nei hronhh'i ··n'è negli ah'eol.i il 'l>en'cbè''· minimo 1res.i•eluo €H s·a·nguù :r.accoÌ!ovi-; .àWineonti·o ie tuo • vi~io : di cuorc,.fu ·caus<1 di· crrìorrnghl é· que.sta ·di' morte''tro'>'iamo 'dei .focol·a.j :emorra&id. . •. · ·· ·· ,,•· li!),Ei;nfar•to ·e morrag'i~e.Jfur:masi hé~1 idf ra\Jo •il1 q'uei casi · di emo· ptoc· che seg't!l:e ad 'un:au~zìonc :tu%·cPtolil'l'C dei pof.monf, .al coi:J t rar.io semt)re e senza •ehcezi·one 'lb troviamo dO't~o. un~emoltfsi co.nco~ilart.te un vizi0 card.iaco . .Questo ln'farto .adunque 'è ve.rhm(m tè 1la c:ausa di u·na 'cronio:1 in1ìa.rn.ma?.ionfl? Noi,asscriamo i l con·tr:al~io. ·&e.n?.:a cl!ubbio j·n, quol •phnto dòve i'\ sangue .s{ :raccoglie si risveglia una Jèggera reazione, ma questa alL1'o etl'etlo non ha; eiJe cl.'hldul'J'C noi' sangtùJ. te : sà'lile mcta'mòrfosi, cioè si coa:gu1a, s'iooapsula e forma il cosi de.fl.o ' in'f~rto · ma no n perviene ·m<ii alla suppuraz i 0r-H~. Uri ··sitn:ilc · .inrart.o· può persistere' ine.s <ed ann·i., si fa sempre più j)fe·CO]O C Col lel1l1)0 piiò ;ÙJCllC s-pa : . 'Ilipe .eòmplelamenLt\; dàlle modi'fleaiioni· ùéì · glotnrli' s'1nguign• s i sviluppa il pigmento nero e ne cO"nscgni'ta ·in!ine 1.11'la meta mOl·fosi ad·iposil . .L.e sostauze l.iq.uidè sep<n'a'le verrebbero riassor·bitc, resler"eblle il pigme;nto, . cJ·onde • que-lle -~unteggiatute .nere · Cl1~ vedian~ o dis:Selnì:oate i i1 un ·i nfar,to emori'<lgìco di ' ve~ · chia da•ta . ·1 • La conoseenza che -abbi'a rno (.Jei ·fani rela~i vi al'l'en;oui.si per viziO c;n'di<lCO armonizza COSÌ pOCO Colla ipolCSÌ· del ceJchre Clì!IÌGO c;lw io non es!to a respingere come inesatta ia sua pro· po~izione . . Ho detto che l'infarto emorragico negl'in1:lh·ìdui tubereolosi è straordinariarnente r<lro . .Dobbiamo ora investigm; quei casi ;nei quali appunto la morte :lV.venne sotto I' emotLisi o anche subito ùopo. Se l'ammalato mori molto: ~empo dopo l'accidente deWcmolloe, si potrelJ'be addurre di pret.bsto ·eli non potei' .piìl ,rieonoscerc il sangu'e già troppo all.erato lla un lungo processo patologico, ·ma se la morte è avvenuta durante il fat!.o dell'emot-
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llisi o imme d~atame utc . dop.o e se hl· .realtà si era fallo un IÌfl.far to si dovre:lDbe (l'OI',are una raçcol ta <li sa'nguc. Ma Mn è cos-ì ; anche l't!samc fallo sul vivo in rarissimi casi a emorrag ia recente ci riesci conslatare un inlarto emorragico. SI:} il soggeLto è ~Llbcwcol·os o si1Lrov er.it tL'oìLU~ ilil alla porcussi.onn, se noul:ètubercoloso e che aùbia aYuto un'emottisi non avremo. alla -peR cussione alcun suono. anormale~ ciò prova che il sangue stravasato non si ferma negli alveoli . . Seco ndo ·ricerche d-iUge nli J'atle sui vivi c sui cadaveri sembr-a molto probabile che l'cmo-ploe che accompagna la tul.:crcolosi, .pr~ma c durante il suo sviluppo si faccia p1·iucipa!meute .ùalla -mucosu bronollialtl .e no.n provenga da;,;li al veo li. · S~ reahuenle l'emorragia .provenisse ·dagli &•]VCO!i S3rebbe ·mollo difficile dar la t·agione della estrema rarità dell'infarto. 1\Ia snp.posto i'; hc jl sangue si str<Jvasi dalla mucosa bronchiale di leggeri si comprende come non possa soH<mnarsi n<:l~ ' albero aereo c venga iurcce espuli$0 per la Lo;;sc. lo non posso in . alcun modo accettare l'idea clw r cmopioc si.1 lr, cau<;a elci gravi casi di li si; ciò può dar·si soltanto in quei casi nei quali , ]' emorragi~ si fa in un tcssulo giù ammalato; così in una ca·· verna il ~augue può som~rmarsi e contribuire ad una maggioré irritazione della loealitil, l.Jcnchè è da notarsi che 'il sangne non -è gi ~1 di qnei ìiqniùi che cscr.c;itino un 'azione mollo ini t<ln te<sui tesst.:ti; :~IJhiaaìo un c:;emiJ ÌO su!la sua inocu ilil nelle coutusioui; veùi:Hno in qac;;tc che il s:111gu0 strarasato nel tcssulo cellulare sottoculaneo ortltna riameo tc si ns::;orbisce in poco tempo sem;a lasciare d<~ lll!Osc conseguenze . Ma aslraenclò Jncll e cla qu.esto notissimo f;•llo, ci sla a dimosta-arc la nostra proposizione il ,sangue i stesso che slrav:!S:l in seguito a ''izio cardiaco; cmor· r~ gi c di tal sorta non provocano · pnn l.o reazioue nei polmon·i; con qua l ragi.onc aduuque llOi remo am mettere che l'emorragie dci tuhr.rt;o!osi a(): iano cfl'etli ÙÌ\'Crsi dnllc altre? lo allnCHO al'!'emoltisi una qual che impurtanz;J ma , in CJUeslo senso, che dcssa è sempr e LI!! si11l 0111 0 che ci accusa l':~ tTczion c dci pol · moni !-(i ii formala o in ''ia <li sviluppo . Sttl nume di questa mak1llia , comé ho notato più volte, è inntite il di$Ct1Lt'rc. Sappiamo soltanto che la mala ttia ohc si ordisce in segnilo aù emo!lisi Ila un corso tuuo speciale c diverso dal processo iutìammalorio. Certamente che l'infiammazione eronka ha rurc tlll decorso che si protrae lungamente, ma
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-son le aJterazioni <listrutliv.e che io insisto ancora d'i cons-iderare çome tubercolosi' e che ·Niemayer avrebbe distinte col nome di .cronica. inlìammazione. Io non . posso. assolutamente' accordarmi colle suè vedute. :Se in seguito ·ad un'acuta pneumonìle i prodotti infiammatori · ri~angooo, noi abbiamo niente a!Lro che una pncumonìte crol)ica. l suoi prodotti si componano ben diversamente da ,quei _patologici prodotti che comprendiamo. sotlo il nome di tu· hercoli. I primi perdurano mesi ed anni senza apportare distru· zione di tessuti , mentre i tuberco.l1 'lllàndo sono in(iltrati non possono persistere a l\}ngo senza cagionare delle escavazicni.~ · corre fra queste due malattiè una importanle differenza, ma1 se trattasi solo del nome nulla vi è da· dire. Suo!si applicare ai processi patologici della tubercolosi, il nome 'li cronica infiammazione, e· rivendicare alla prima i fenomeni che si attribuiscono a quest'ultima, ma è nn'abhaoclooarsi all'illusione se si crede· col nome di cronica flogosi aver fatto aYan· .zare la terapia. Ci resterà sempre il medesimo preeelto rincùlcatoci dall'espe.rienza che è quello di proeedere sintomaticamente. Sappiamo pure che contro la tubercolosi non possediamo uno specifico e se nemmeno spectlìca è b cura dell'iufiammnzion e cronica amhebua le mulallie si cornportnno egualmente rigtÌardo alla -cura. Adunque J'emoHoe non è la causa della conseguente affezione· polmomle, dessa non è che nn sintomo di quei processi palo· logici che in un ulteriore sviluppo costituiscono la tnhereo !osi Se l'emotLbi può insorgere anche per altre cause fra-le qua!·L JJrecìpl.la è il vizio cardiaco, queste cause benebè abbiano per conseguenza un infarto emorragico possono andare esenti da ~alattie consec!lti.ve. Si danno invcr·o dei casi dove J'emotloo ~ilon è c~g ion'<l t.O da cardiop:1tie nè tla organk!1e lesioni po!mo· .nari, dove questo fenomeno si ri pr~te più voìl.e nella vita ,;enza che ne conseguiti malattie el i polmoni. Questi casi però sono rari ovvero essi consiston.o in quesl.o, che la tubercolosi iniziata _riman e molto CÌt'COscrilta e, dal pnnlo ali'eLLo del polmone si fanno delle ricorrenti emorragie . .Allri casi di emollisi sono uni_camente causali da dilatazione· ,dj vasi esist_enli nei · polmoni, c o ~ì una metamorfosi nella sostanza del polmone può tJvere per effclto gravi~simi acccsst
<l'emottisi. Gli at:cessi possono ripetersi o ciò nonostante, non comparire la l.obercolosi, il sangue può ri manere sotto forma ·<li .un infarto circoscritto; l'individuo portarsi abbastanza· bene e sr, si eccettui la del)oiezza che seguita necessariamente a una• .copiosa perùila di sangue egli uon prova altro fenomerro morboso. ( Wienner. Med. Presse).
LEZIONI CLlNfCHE SUL PNI}DMOTORACE (PROli . OPPOUER). ~otto la denominazione di ·pucumotorace noi intendiamo la raccolta d'ariél ndlo cavità ùclla pleura. Il pneumoLorace si forma o in seguito a perforazione del torace e conscgul!nte ingresso dell'aria atmosferica nella cavilà pleurale o dietro rottura d~l polmone in qualche punto simultaneamente a (]nella parte di pleura che lo ri copre. In allri casi alquanto più rari quello che opera il pneurnotorace è una perforazione dell'esofago o anche dello slomaco e degl 'intesL)ni penetrati nel torar.c aLLraverso il diaframma. Finalmente un'altra causa di pneumolorace devesi ricercare in LnLLP. quelle po:;sibili decomposizioni r.utridc di liquidi o~ altri materiali depositati delle pleure come esili di anteriori processi flogistici, decomposizioni che vanno d'ordinario aceoropagoate da sv_olgimeoto di gas, op· pure la 'rottura che opererebbe un essudalo alla superficie del viscere quando formatosi internamente tende a portarsi all'esterno e a geltarsi nella ca\'il.à del petto. I casi apparlcoenli o queste due ultime c:t legoric vengono però distin ti col nome di piopneumotoracc per differenziarli dagli altri. Che un pncumotorace possa sta bilirsi per una èsalazione gasosa delle pleure, come anlicamenle si credeva e come oggi giumo. ancora da qualche autore si sostiene, è del Lulto falso.
Eziol~(lia
. Per- ciò che riguarcla i momenti eziologici del pneumotorace.· fac:ilmente po:;siamo rÌisLinguerli dietro quanto si è dello or ora~ Perciò noi crediamo in primo luogo e per ordine di frequenza formarsi il pneumotorace nelle lesioni tratUDaliche . penelranli <lei torace e, comè osserva con aggiustalezza il Niemeyer, pre~
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cisamentc quando il canale della ferita sin abbastanza largo celle 1 non decorra in dir·cziouà obliqua, allrimenti accade con ~utta facili tà <:hc i comuni inlegumcnti all'apertura esterna fa cciano l'ufficio di V(llvc•la elle irnpetlisce l'ingresso tlcll':.~ria . Può farsi il pneumotorace per dccorhposizione gangTt'nosa, ascccssi C:ilrt:i oornatosi, delle pareti toracic:ho. to:;Lochè i rucdcsim giungono a perforare la plcura cosliliC mettendo così il C:l\'O dei torac:c in <lirella comunicazione coll'aria esterna. lfa nell:t grandissima maggior:m za ùc i casi la ragione del pneu mot ora ce consiste in un lH'Ot'Csso ulccrcso del polmone, come per csorupio un'affezione Lisicn o tubcrcoloS<l, ascessi, gangrene, mctastasi pnrulen te del polmone, ' brorlchiectasie gaogeenosc ecc, quando tutte queste lesioni inducono la perforazione della pleu.·a viscerale c il passnggio dell'aria dal viscere alla cavità toracica. Qucs(c r:oodizioni ~i iucontremono specialmente se i suddelli proces~i hanno la loro sede alla superlìcie dei polmoni oppure io sua Yicinanza. L.a lisi polmooale, o per meglio csprimet·mi, la rollura ùi una cavema format:~ si nel decorso della Lisi, devo riguardarsi come il più frequen te tr\1 LUtti momenti eziologi ci ùcl pneumotor;u;e ; o qui giova uotare che più spesso osscrvasl sopnt''reoirc il pneumotor·ac•J in quei casi nei quali la tisi decorre in modo acuto o subacuLo, mentre scorgcsi l'opposto quaudo ln mahlllia si lrasGina avanti pet· anni cd anni avvicendala da migliot·ameoti e riaculizzaziooi. Succede in questi ultimi casi cho quando la caverna è tanto av"icinala alla supcrficio.. del polmone da farsi imroedìal.:lmeote la suo rotLura si ot·ganizza una forte adct·coza tra le tluo pagine clelia pleura cho arresta l'accidente. Ascriveremo ad altre cause meno frequenti tli pncumotorace lo lacerazioui del polmone in seguito a u·:~ uma, per esempio un colpo o la ct·opatora di cellule polmooali cnflsem:ttose sollostanti alla pleura; gli nsccssi, i carcinomi tlell'esofago, un'ulcera rotonda o cancerosa, un'ulcera qualunquu' dell 'inlcstioo la quale p-erforando il ùìaframma mette in comunicazione l'inleslino col cavo plcurico c permette l'ingresso in quest'ultimo dei gas intestinali. Da ullimo in qualche raro caso è H rammollimento dello stomaco con simultaneo rammollimento del diaframma la causa del pneumolorace, come talvolla si osserva nel tifo grave. il natomia Patologica. Conpendieremo fn brevi parole la descrizione dei faLLi ana·
947 tomo-patologici che accoll!pagnano il pncumotorace. Tra tulti fenomeni il più iml)ortanlo da segnalarsi è la raoGolla d'aria ucl sac,;o pleuralc. · ' . Apr·euùo il torace ne sfugge l'aria ~omprcss:1 GOU romorc. e con tar for~a da spegu ~re un lume 1Forster}. Gcneralro(!nte IPalLa~i di pneumoìoraco monoltlleral ~ pc r'chè, corc,~c si vedrà chia,ra7 meute nel corso di.)llll!>i\ll ·nostra descrizione. avver:wdpsi iL caso di raccoiLJ d'aria in a:ul>cuue le pleure la vita si spegnerebbe in quel momento istcsso. Jlcrctò se riscontri :~mo un pneumotorace doppio :;aremo certi cho l"tu·ia penetrò in una delle Cii\ i là verso gli nltimi isl<\f!lj tl çllé\ ,,vita c quQil'acr;it1ente ftJ la causa ptiO:ì$Ùlla della mor~e .. La worL~ istantarltJa dte si ossf)rva' a\lor· eh è un pncumutor·aco dn oouolatct:ale diventa cl oppio ci fa chi:lramcnte compn~nllerc che questo pneuwotorace coosecuti,·o non può essere per noi oggetto di diagnosi nel ''ivcnte. 'Go pncumotor:tce doppio può forse essere compatibile colla •·ita solo quando in un lato resti circoscrillo, o como ordinariamen te si chiama, saccato, ciò succctlc quando le aùerenzc impeùiscono aJI 'a l'ia di cstentìcrsi 11er tutta la cavitù, un tal caso però (), t:a('O 'QS)romamentc. Oltre l '<~ri'a trov,iamo d'ord inario nel puoumotor:ace anche dci liquidi e precisamente degli essudati sicro-frbrinosi o purulcnli in maggioro o n]iuore qnanlit.à. Gli essudali possono trovarsi o in seguito a rottura di céll ule polmonali eouscmatose o in conseguenza di ferita penetrante, però in questi casi riscontriamo spessissimo la !;Ola aria. La mancanza di cs;;udati l)lcurilici nel pucumotoracc è un argomento da rivolgere coutro gli esperimenti eli Wintrich secondo ii qualo l 'aria non oserei· torébuc già un.'\ irritazi one JJqgisti ca sulla plcura in modo di· retto, ma soll<lllLO in causa dci liquidi ''Crsa lisi nel cavo pleur·alo, per esempio dci protloll• di una cancrena, <l i uoa romica, di un focola io melastalico o ùiclru no processo di decomposiziono opl)ratosi nei medesimi. L'aria di un pncumotorace ,(ùa ntn• coufondcrsi col pi opnoumotorace) consta pr·incipalmente di nzoLo c acido qal'houico,, mentre l'ossigeno ri si associa in una quanlilù minima. So il pueumotoracc ùala da lungo tempo l'aria si assorbisce poco a poco e può accadere cho quando il pneumotoracc; nei modi che abbiamo or ora SP.ieg:~li si combini colla pleurite uon si abbia iìoalmente a riscontrare che nn essudalo pleuri tico prh'o aiJallo d'ar.ia.
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· Riguardo al pelmone. ··noi troviamo . que-s to viseere quasi sem-· ·pre impennéabil~ ail'aria, sia che• ari-a stola o' a1·i.a commista a . pleuritici essudali trovisi filCColta nei la cavità; o quando an ti·- , ·Che·' aderenze 'fl00 abbiaho mess'o OSlàCOlO giace sempre nella parre posterior~ 'd.ella; cavità compresso contro la· colonna verteb.rale. Qualche voll.a mettencle il pohnone in un· catino 1Jieno d'acqua 'e soffiando in un tub,o 'intròt1otlo :in uno dci suoi l>re·Cipui' rami bronchiali, ci· riesce eli scoprire il punto dove st è J~tta la perf?razione, ma nella ma~~i or parte dei casi questa .esperie.nza ci dà ri sull_<llo negativo, percllé il punfo l)e:foralo ordirlariamènte -si richiude mediante essu·dati. Do•bbiamo lioalmenle notare che nel pneumoloraee, si trovano di frequente delle dislocni.or1 i o nel ' modo presso · a poco .uguale :che nella pleurite o neU'·idrotorace: Il diafrpmma si manifesta assai convesso e prominénte in Las·so in corrispon-denza della partè atfetta e in c-onsegueuzà <\Hche il fegato e la miiza· prendo'no una l)Osizione più ·bassa. Il medias tino pure mostrasi compresso verso il lato sano e il cuore sotl're uno spos· 'tame!ite·. 1 Tali sarèbh.ero ì tratti più sali énti c generali che ci presen~ ter'ebbe ·l'anatomia patolog·ica, de l pncumol.6race, egl i è inutile soggiungere che oltre quest.i falti si ri scontrano ben a1trc al! e· raiiooi e predsamerite quelle che si rileriscono alla malattia che fu causa del prieumotO'rlee. ~
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Sintomi e Decors'O Dal momento che l'aria trovasi nel sacco pleurale, sia cl1e l:in· ~-resso dellà medesima ab'bia avuto luogo p·er un'a perforazione delle pareti toracichc;lJer UQ·a lacera razione dci· polmoni o in qualsiasi aJu·.a guisa il polmone corrist}ondenlwsi ritira o per meglio dire, si contrae e ricacle su di se stesso. Se il pneumotorace ha per ·Causa una lesione delle pareti toracidìt' senza corrispondente ferita dei polmoni · penetra l'aria nel cavo pleurale, ben ·inteso ohe nessun ostacolo vi s'opponga, in tanta quan tilà finchè il polmone ha raggiunto il suo massimd grado di-. retrazione e finchè l'a.ria interna ~ro·vasi· sotto la stessa pressione dell'esterna attl10sfera.' Condizioni amloghe trov!amo se il pneumotorace si forma p·cr la perforazioné di· un'ulcera · dell'intestino o dello stomaco. l\'fa se la· causa è 1la lacer,liion:) del ·poimone · al lo~a entrano in azione due movimenti che meritano d'e>sere egual·
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.mente considerati, tali sono a); la relrazione del polmone e, b) l'fnfluenza dei moviménti respirlttorii. ( In. :-egui to a 're trazione del polmone penetra per la fessura tanta' ari~ Jfiocl:iè_la fo rià d'i retrazione 'ha raggiunto il suo mas~sitp.o, un processo che di Jeggieri si comprende colla seguente spiegazione; il motivo per, cu.i il polmdne in condizioni normali .trO\'asi in uno stato di espansione sta in' ciò che l'ioter'na atnio·s.fera esercita eq uabilme.nle la sua pressione su tutte le parti del v'iscete.' 'se qÒesta' p'r essione si sospende in · qualche punto, .come succede appunto in una hr.el'azione, anche l'equilibrio si romp.e e l'aria sfugge' dalla parte lacerata e la rimanente parte .di pGlmone si contrae sca~icando n'el sacco pleurale tutta l'ària.che conteneva. Quando la contrazione del polmone è compiuta non penetra, più a\·ia . fra le plcure, ciò che indica· che lo sturbato .equilibrio tra l'aria interna ed estero3 è ripristinato e l'aria ·entrata nel cavo pleurale non prodm:rà necessariamente un sol·levamento delle corrispondenti pareti. ioraciche· ma per quanto lo richiederà la trazione del fegato, un abbassamento del diaframma. Quando la. raccolla d'aria tra le pleure è mollo grande, .quanta' cioè ne può fare entrard il polm.one ritirandosi tutto, potrà dar luogo al sollevamento delle pareti toraciche, a con,dizione però che }j) raccolta aerea sia accompagnata da essudati. Consideriamo ora l'influenza dei movimenti respiratori. Con rogni inspirazione affiuisce l'aria per il puolo lacerato del "POlmone nel sacco . pleurale e s'aggiunge all'altra quantità d'aria che in seguito a retrazione del polmone si è raccolta nella ca:vitiJ medesima·. Ouando l'ammalato fil un espirazrone può accadere che quella quati'ti'tà d'aria C'IJe ·era en trata nella re::>pirazione di nuovo esca c che ll torace travisi perci,ò nella sua posizione espirat.oria. Ma mollo più eli freCJu Cntc, puossi dire anzi per re_gola, l'apertura che lascia libero passaggio all'aria nell'iospira.:t:ione si chiude a mo' di valvola nell'espirazione, non permelle .più ru.>ci:a QCil'ari;l e H torace . res ta nella -posizione inspira.toria. Noooslaule c:iò, i muscoli dell'espirazione entràodo in .giuoco cserci litnO qualche pressione sull'aria raccolta. Ma mentre .che que5la preme s'ul polmone e nnll'aria in esso' contenuta, per mezzo dei movimenli espiratori i viene espulso quell'ultimo resto d'aria che ancora travasi nel polmone corrispondente alla ,parte affelta, perciò la deLta parle non f<}l'à che difa(arsi sempre. !)iù spingendo il. mediastino verso il Ialo sano. Ad _ogni aLt~ Oiornetle di Medie. milil. 18i0. UO
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jnspiratorio segue una corre n e' di aria rio)H ~po1mb~e ' aìnmaJ<i 'ò . . . f;.,.J 'l!t ''/1 lj fJ ~ . tu I •h , t-t t~J r'" ' 1J,,l.:.'t nel..sacco pJeP.l d ·alel u~entre nel! espu·az1one non ,~iuò à%t . J H l• .1 U t) ')Il ,\'1 ·1 1! .)!,j.; .t l lu'1g.o , r~sci ~il ~e} l'l) ,II;!e. .C!?j~jl; quest?,' f~ nom en o P.~~ co ~ [].hu.~r(si fi,r;J,O a Che Ja , LensiOOC, d'aria I,JE~lJ'IOlel'lio (Je11e p\curer 'f~· ho llta s , , ·,a un Lal ~ra,do ,_ch e, ~ apert.ur~ non p~rme,t( e più 'rilcua l1a~~a g~j~ ormvre lino a che lì'- · P.r~ssiono che ra'ria , contenuta nel torace 11 • i ( \ f ·esercita nel polmone è.. .tale çhe il polmone meaesim o· sia già x , , , ,, .... , · . . · molto compresso; per queSta ragione l'àrfa ·non trova più r,li· ... 1 · ibe!;O,, in~rp~s,o q la .~.e tà _del tor:a ~e, ~orr,ispondent,e raggiung_e 1 guelfa grandq dil<\lazione che si puÒ otlènere con vigoròs'i sforZi ins!'lir~l.orii. In queste proporzioni la dilatazione del l yroraçe fi'l DO'\} può av,rw lu,ogo quando traùisi di puro pn'eumotoracé cioè di semplice. raccolta d'ar ia; .où ~e a'.questa 1racco\ta trovasi iissociato•. l'essuùatò pleuripco, la dilatazione può q.rtcllc sorpassare i sudùes~rittì limiti al punto che il lorace 'può pre's cntare H ma'ggior po~ibile graòo'' di disLensiocc 'delle s{:/é.-pareli. . Si forma un pneumo toracc quando l'essudato plè ùr itico purulento .penetra nel polmone. Nel momen to deJI'lnspirazìone Ì'aria esce 'dalla. soluzione di 'coutinÙità, si mcsco1à a'lF1es~udato e in forma di .bolle ascende e guadogn~ il livello su-periore del liflU\do mentre nel movimen'to ~spiratorio in lÙogo dell'ària passa nei polmoni allraverso l'apertura fistolosa una corrìS'pO'ndcntc -quantità d'essult<J.t.o che sotto gli sfo_rzi dcll·a, tosse passa. nei grossi JJronci}i e vi ene fin_almenle espulso. 'Questo fe.nomello si ripete lì no a che si scar:ca dal cavo p1curale f!ùllo ìiqpido (la ridurre H livello dell'essudato all'altezza della fìsto\<1 polmooale. A questo punto cessa la tosse e nei movimenti respira(orii l'loll passa per il polmone che semplice aria. Tali condizioni però non s! manteng~no a ) \mg.o chè o presto ,o tardi l'essudato rinnovandosi richiarrla io scena gli stessi fenomeni di pt~iili.a. • · Se trattasi lìnalmenle di un pneumotorace circoscritto avremo le seguenti condizioni : l'aria nell'inspirazione continuerà a peQ trare nello spazio saccato· lino a che. la tensione del s1tcco eguagli erà la pressiene dell'esterna atmosfera; a questo punto l'apertura del polmone che fu la causa del pneumotorace si chiuderà da, se ~Les>a completamente e SÌ opporrà ad Ull uJte· rioi'C passaggio cl cll'nria: al punto della raccolta il to[caCe non appare p}ù d_~lato.Lo del nor~ale . . ]l primO sintoma che SÌ manifesta Col pneu'molorace è ' ]a àisJml'tt; questa è assai considerevole nei casi di pneumotorace consecutivi a ferila penet1·ante oppure a processi ulcerosi del 1
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polmone (caverne, llscessi ec~) ed è da rimarcarsi che gli ammalali stessi anche di quest'ultima categori:J ~a nno determinare con molta precisioue il momento in cui è avvenuta la perforazione polrnonale ed il conseguente pneum otor<~ce; essi accns:mo 'di !;enlire lacerarsi qualche cosa· 'Interna mente con dolore più o meno vivo nel mentre che tuuo acl un tratto manca loro il respiro. La dispnea, come si è detto, è intensa uei primi momenti cd estremamente pcuosa. L'infermo è costretto a ~ed e rsi sul !ello oppure a giacere sulla parte m~llala per lasciare la m:::~g gior libertà pos3ibil e di mpvimen to al polmone sano. Alla dispnea si associa ùi frequente la ·cianosi, questo fenom eno trova · spiegaZ'ione nella i nS[tfllcienz'3 aet processo respi i·a tori o e. n ella compressiane esercitata dell'aria sti i grossi' tronètii v~ nos i. In simili condizioni, J'inrcrmo è esausto·, la sua pelle e fredda ed il polso i n causa della vacui Là del sinistro venlricolo è piccolo t- facilmente compressibile. Se la morte non avvi ene nelle prime ore l'ammarato a poco a poco si ri'anima, ùiroinuisce la dispnea e la cianosi, la cute si riscald<L Succede però non eli rado negli individui eli deperita coslittizione·, che in segni lO alla prolungata slasi venosa si faccia qualct1e edema parziale alla faccia o alle estremità inferiori. Il dolore sentito nel momento della perforazione polmonale si calma ordinariamente in bre\'e tempo, ma possono sopravvenire altri dolori e continuare a lungo, quc:>ti hanno loro sede alla parte inferiore del torace e sono l' espressione di una pleurite paàiale oppure eli uno stiramento sofferto dal diaframma. La clispoea grado grad o aumenta, si stabilisce la febbre, nunca l'appetito e ritornano in scena i fenomeni di stasi venosa e saturazione c.arbonica (sapore, coloramento bleu della pelle ecc.) e se il pneumùlorace dipende da aiÌezione tisica o tubercolosa dei polmoni, come è il caso più frequente, anche l'affezione pri· maria si ria culizza e procede più ra pida verso il suo esito letale. La l'ebbre diventa continua , aumenta il m'lr~srno e la pro" stbzione delle forze, sopravvel'lgono i sudori colli,q\lati vi e l'infermo finisce con un'edema polmonale acuto oppure con uu aYaozato marasma. Pur tuttavia i~ decorso uon è sempre il medesimo. Così accade che raria raccolta nel sacco pleurale venga riassorbita coll'essudato, dal che ne rot~ebbe seguire una rapida gua'rigione. Gli esiti feli ci però non si contano che fra i, casi d! pz:wun:iotorace consecutivo a rottura di cellule polmonali oppure alesioni trau-
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maliche, c si può stabilire per regola che l'andamento e l'esito di un pneumotoraçe 4i('Jcnde anzi tntto dalla causa e dalle condizioni dell'apparato respiratorio.
Fenomcm' somministrati dall'Ispezione. . Questi ci si palesano quando l'aria raccolta nelle pleure non comunica più coll'atmosrera esterna e sono ancora più apparisecoli quando coll'aria vi ~ia anche dell'essudalo liquiclo. L'osservazione superficiale del petto ci mostra subito un difetLo di movimenti respiratori alla parte sofferente, una maggior convessità della parete toracica e scomparsa degli spazi intercost.ali. Finalmente scorgesi anche una maggiore o miporc disio· cazione dei battiti del cuore. '
Fenomeni somministrati dalla Palpazione Lo spostamento del cuore si fa molto più palese coHa palpaziooe che colla ispezione, se avvi pneumotoracc sinistro la m:.~no che esplora sente battere il cuore allo scorbicolo, alla parte destra del torace e perlino sotto la mammella destra, mentre che nel poeumoLorace destro si sentirà l'apice del cuore all'interno della mammella sinistra o nella linea ascellare sinistra. È da mento"are ancora quale costante sintoma alla pal· pazione, l'abbassamento del fegato, ciò s'intende nel caso di pneumonitc destro, nel sinistro invece lo $postamento della milza non sarebbe altreLtanto percettibi le al tatto. Pusundo il palmo della mano sul petto del malato quando il medr.simo parla si sentit•à il fremito toracico molto indebolito oppure ci mancherà affatto io corrispondel17.a della parte malata.
/ Fenomeni sommi11istrati dalla. Percussione Il suono che rend e la parte afi~tta da pn eumotoracc alla per· ·Cussione finchè vi è raccolta di sola aria, è chiaro, pieno c tim· panico cd esteso al di là delle condizioni normali. D'ordinario cotesto suonosi stende anteriormente fiooall'orloinferiore dell'ul· Lima costa, di modo che difficilmente ci riesce di rinvenire al suo posto normale, l'ottusità di suono che rer.der dovrebbe il fega to oppure il cuore e la milza secondo che l'affezione sue· cede a destra o· a sinistra. mcn.tre che in sua vece si percepisce
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una risonanza piena chiara e timpanica. Io seguito allo spostamento del cuore abbiamo i relativl cambiamenti della risonanza cardiaca .~ così nel pncumotorace· sinisiro, il cuore fa sentire ia sua presenza sulla linea parasternale o anclle m:~mmillare della m~tà destra del torace fino :~lla 11:· o 6' costa, mentre nel pneumot.o· r ace destro quello stesso sùono oltrepasserà considerevolmete la linea, mammillarc sinistra. ' ' Riguardo alla percussione dobbiamo 3ncora notare, che spesso la risonanza limparnca è accompagnata da tintinnio metallico sue~ cessì1·o. il <Iuale si lascia più ·chiaramente percepire quando ~u rao te la percussione si applichi· l'orecchio al torace li .\. Se oltre all'aria trova:>i del liquido neHa cavità pleurica . qncsto per le note leggi fisiche occuperà .il piano inferiore della cavìti1 me· desima e in quel punto renderà un suono smorzato. Fra'tlant~ faremo osservare che se non si percuote l·eggermente, l'urto che riceve il liquido raccolto si trasmette con tutta facilità all'ariasovrastante c la r.isonanza chitira, -timpatica é metallica di quest'ultima maschera il suono ottuso proprio dell'essudato; in queste cc.ndizioni il limite della raccolta es~udati va sfugge spesso alle ri cerche del medico. Ci valga adunque per rcgol'a di percuotere leggermente; nè con minor cautela dovremo per· cuotere nei casi di abbondante raccolta se vorremo farcì un)idea della quantità dell'essudato, poichè altrimenti daremo luogo ad ·una risonanza timpanica sotto il livello inferiore del liquido. ciò · -che ci farebbe stimare la quantità del medesimo mino1·c· di quella che è realmente. La simultanei'. presenza d'aria e di liquido nel cavo 'lora_cico, si fa· conoscere anche per un altro importantissimo fenomeno. della percussione, e consiste nel vi,cendevole spostamento e so· stiuzione dei due suoni chiaro ed ottuso, io conformità ai éambiamenti di posizione del malatò. Essendo l'aria un corpo specificamente più leggiero dell'essudato tenderà a portarsi sempre in allo mentre che il liquido sceglierà sempre il punto più declive cosicchè quando la raccolta. è piccola e che l'ammalato giace supino, la percussione della (I) Non possiamo negare che anche in condizioni uot·mali si percepisce con questo modo di pet•cussionll il tinnito q~etallico; differisce -però da quello del pueumu tot·ace pcrchè di 'breve dm·ata () li mitato> ~. piccolo spa1.io.
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par,t.e anl~rior,e . dçl L.orac~ d~ un suonp c:<hiaro "e timpapj c9 , esit~~p ?Y\lnqu~, ,q\l~rd~ invece il ~~.alato ~ i 1'\lC~LI{ a .s.~.dere lt .~~.ono ç.hiaro, satà ip,ferio~IJl~ ntc. s-9~ qtqit9 ~all'o~luso \l qpal~ a!Jp.. R~a V..9Jia scornpa ~! ~C~ nor .qP.P!iFa :il F~Zi?nt~ r!pr~nqe la pQpizjope dì prima, . . · '· llecen. t eillonte f.u no.tato da Biermer. che il suono metallico 'l ' " ' . l de!la percussione va soggetto a innalzamenlo o abbassamento a seconda che il malato sta a _giacere o in posiziqne diril~3 ; questo. ,camwamento d'altez~a del suono met!J.IIico,. ~ar.ebbe uno de;i ·più ,qpstauli fenomeni v,ropt:i della presenza simultanea di due ~orpi, l'un gasoso e l'alleo \i(juiOo 1 e secondo la teoria di Bi.e:r-~er si spìegllerebbe a) col r:a!Jibiamento di livello del JiquidQ se.condo le leggi della gravitazione, b) per l'abba.>sarsi del dia· f~;lmma per ·u liquido ehe Ù gravita sopra e per il seguept.e al: li.mgamcnto del dia~etro longitudinale della cavità pJeur-i~!l ~qando il malato sta in piedi mentre il diaframma rir;noQt,a ·~ r.impiçciQ\isce la .C1}Vilà qnan~o ;il ~alato sli! supino. l•~enorneni. somrnù1istr!Iti dall' asoo,(ta.%.i.one
l\ re~piro··anfor-ico 'associal!l qra al ,r,o~qre !Jle.ta\lic;O ora.. .a que]lo di sf~egamento è qp(lllo che, più. {li frequ~.n ~e si ger;ce1pisce coll'ascùlt<~zio.ne, cd .è .all!i1 regione· . d~l\a · Scç!JI~J.l!a ·doye la ·resp~nli'!ipoe ,.anforicJ è più .proJ;lQDQiata. ~,e ~ l pun·to.. oré\ ciJa.to a~colnl)mo la voce dçl p a~ient~ sentia.mo. SP.essQ i\ .sl}ono m~ iallico, il qu3l·e si rinforza quando l'am~.\lilh ~o fa ~n : inspirl!~ioQe pro\ooda o ~ossjsce o. pa,rl,a a lm~go o a~l alta vQCj:L Pii~ rirp:ar· ~hev.~.w è il. s,uoBo. mc.tallico che :Lien dic:tre .imm~òiat.amcn~e ·a ,.pn cçl~p di to~~{:} e ch,e .s.pesso si fa. sGntire a. qu~lche passo (:)i, d'i·s.tanza e C! fa SOSpell~ fte de,lla natura,deJJ:a·tTezipne prima :,~rH!@ra d'ascoltare l'~mrnalato. Non di rado ascqlta-pqo,;l'a,mm1))<HQ seduto ~i ha la sen,sa~ionc çol)lg çli ·U.!la gocc;Ìa clw cada in un vaso di ,P,ly~all.o, fe.r1omeno (li still1:cidjo (tropl:enf~ìJHe>n). Si çlanno ·poi .fJ,l~uni casi iq9la'li .qei guaii ci manc.:~no i S\lddescriUi sintomi no.n tr.Q;va}l.do~i in lo;o :vece che la rGs.pipzioQe bronchiale·.o ta broocofonia. Non avremo pl.'rò mai il romore vescicolare. Da quel modo speciale d'ascoltazione ctie gli antichil chi,ama. ' •·' va.no Sttccn.ssio Jppocratis ci viene spesso pff.er~o un altro sintorna;- e' corisiste in uno scroscio paÌ'l\CO.\are che si· sen.te quando l'ammalato eseguisce un' rclpido .movimento col
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tronco. 11 .romorc fu con ragione (pal'agonalo, oè per nulla diff.~~'i. spc.' ;iJ\ '~uo .·~ih~ccilihsm'6'),: 1 a'1duc11'o . p'ro'tloud· 1s6uoten~o una bottiglia 'ripiena per 1 di liquido. La scossa d'Ippodrate non 1 ~~e.sce 1cl)e çn qnQi casi p'ei qual(si~'vi ·raccolta 'd'a.~ia e. d'es· s.~~a to ~~~n t•;~ t~ltJ ·1s~cJa·escrit~i sfnto:mi.<taUo ròfsé' c9ce~forre•pef queho di slinicidi'o) possono verilìcar:>i egu·a1meòte nella rac,· colta di sola aria. Riguardo ai fenomeni che la pèrbussione e l'ascollnione ci offre' nér pnèuniotorace circoscrino, desst sar:anno identici a qnell i delle grandi caverne, si sentirà colla percussione entro liti\) spazio (Jjeb•flcircos0l'illO, Ufi suono . chiar-o: e· tim:paoiCO e coWaseollaìioo·e un respiro bròncilial~ associato ·a crepito o più di sovente nessun romòre respiratorio.- l'fenomeni subbiettivi Ct1e" aécébnano'•' allà ''pfé'setlza tl'UO prleUJilOlOPaG~ circos.crillo Sò'no pòéòc ri levàrlti e beu· spesso mancano completamente.
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Dopo qu:u\lo si è detto· poco .ci resta aggiungere rignardo ·alla· diaghosi, éoncio'ssi~eh'è ya\ga. ner questa J)a ·conoscenza d.ei :;Sintomi' d!\Scritti nei -precedenti' parag rafi ~· i più iroporlanti momenti diagnos(ici satiilnna m'ess_i id rilievo della percussione -éd ascoltazi0ne· e• trs ques.Li avranno·· maggior valo11e,. la rìso· D<'nza• chi{ra·, 'timpani ca! e.sLe.>a al r di là 'dei· limlli tDONnah.; 'Ja l;iso.naoza metallica, la respirazione aoforica e quando vi sia me· scolanza di liquido e d'aria, la scossà d'lppocrale e la vicendevole ;Sosti tuzione òér'(]ue rumori io relazione ai cambiamenL~ di po· :sizion~ del malato. ', LI , pr1eum~ tqrage può essere scamb.~ato .CO Il p. n..e4S\ldalo,,pjeq· ·riti co, con l 'enfisema polmonale; con. una caverna, ma a~_endo ,noi trauato deltagliatamenle di queste affezioni !}ella sintoma<t.ologia cf.ediamo inuLile ,ni~ornlln·i .sopra. La diagnosi del pneumotor.ace circoscritto all'iocpntt·o p,u.ò pre· ,s.enlarc qualche diffìco1Là e ciò per la sua somiglianza con · uo. <eà.Nerna.:.supcrficiale, con. un ascesso. In questo ~3 so il co~p pl esso j(lì 'tulle.le lCÌl'COStànzo bi sal'à -di rguida per Una .r.eLtadiagl}}l3i ); ';la· sede dcll'a1Jez1onc, la qualità dell'Ol:içreato o la m~ocanz · -del medesimo, 1:1· subitanea comparsa 1deUenomeni proprii d ~l tl?Jascoltazione' e · percussione, la 'diffusione dei , m,:ed:esiq1ì ecc. h) Jin pneumotorace anche circoscritto codesLa di.ffusione è sem, J
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Per stidìilire un •gius~o· pron:o~li.C.9, 1 .come al>bi;m~o gi,à d~ Un · trattando· del•decorso 'della m.àlat~ia, do;vr.emo, ten~r conto spe~ cialmente ·della causa, detla Qo,ndizipn~ ,dei · poilpon~· e in sp~· àal motlq accertarsi se. ·qu.es~i viscer~ ·~i.~n.o aìfj.) t~~ Q i Q~ da tisi•; · · fnollreJ,Jal pr0gnosi dipeud?rà . d_a\la _,)·cjrepst~n?;a s~ H pn ~.!lmOr torace· è semplice .op,pure t;tn, ~j drop!le!J.molorace, ~ poichè s~p .... piamo per -espepienza.;,ch.e que~t'.uJtim~ .fqrm1!,!w, spejìsp pp e. ~Ho infelice. La prognosi più infausta spetta all'idrotorace consecutivo a rottura di caverne 'QJmch~ •guai che raro caso sia si regi· strato di guarigione anche di quest'ultima forma. • •Riepilogam:l'o !Stabiliremo per pril,lcipi•0;, che ,la prog.nO.si rçlel pneumo~orace· .in:'l generqle,) qualunque; sia · il. .grado :della , mal'à~·· tia·, è.. :sempre' ri.servatissimru ; ,di questo! ci •-·ammaestra. In. stati~ stièa di' ·Saussier secondo la quale su •:t-47 casi·, di pneumor..or-ace· soli 16 ~ avr.e.bb.ero terminato •colla ., ,guarigiqne ;r. 1d~ ; .ques·li 16., uno,.fu: ·causalo da tish•..12 'da pleurìte, :1 da:, trauma; 2 da eausa, in'determincrta .•t. •• · • ·· ·. i'· · , . 1• l
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- La · edra non 1 pu·ò ·essere ·-che sintomatica. Nei primi giorn.i:. narcotici· troveranno larga applicazione. lf'U certi • casi, soltantò rin':.quelli apparten én·li a sog'getti ··sangu(g.ni è di 1qualche gi·ovamerito il salasso,' e si· ricorrer4 a questa med o ·ogn -qualveÙa il polmone sano· sia mìnaccialo da ·edéma ; finalmente· sarà indicato il salasso quando • l~impeditò Ti torno ·del sangue 'provochi tali fenomeni cerebrali da .reclamar~ con urgenza ùna depleziOO'è sanguigna ~generale. Se il . p'neum'otorace ·è insorroIi~J · detorso di'' Uua tisi polmonale e .J'amma:lato non· soécombe entro lé prime venliquatfr; ore ~ si' amministrino piccole dasi di · chinina associata, àl bisògn o~ cdn ·qualche' narcòtico, si .procuri inoltr e ,di sostenere lE~ forze • del malato con latte, brodi sostan-· ziosi, estratti di carne;· in ogni caso poi 'fe forze e·la fmli'izione ·del malato, elle cause c.he hanno prov.oeata·la malattia. sar;.lnno, il precipuo obbiettivo per un razionale trattamento. i
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In alcuni casi la dispnea è' così penosa, così ribelle ai narcotici, da' obbligarci all'operaziOHC della tot·acenlesi: ciò 'àvvienequando l'aria o sola o coll'essudato si è raccolta in tale quantità da' co'mpri!mere anche il ·hto opposto del torace e pregiudicare là funzi'One del polmone s:u1o. · • ·llenòhè !!operazione non si<} spesso seguita da · efl"etti radicali pur tultavia è sempre per noi un prezioso soccorso orfrcndoci 11 solo mezzo di liberare l'altro polmone, di togliere o diminuire la dispnea c prol ungare la vtta . Per questi motivi enelle accennate circostanze la para-centesi non ha controindica· zioni, tanto meno poi se in precedenza sia stato pratic:lto senza. effetto H salasso. Wienc1· Med. presse. ...
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DELT.A. S'l'ESSA BASE 1UROR·6.TO DÌ• ESSENZA. DI VA.LEIUANA DEL r•nm·. Dt " Z. :I:JANDÉiiER DI ATENE ..:.. · M·i è accaduto ta'lvolta di in-contrare 1 nel eommerci6 tlellé droghe e dei prodotti chimici in Grecia, valerianato dì chinina provèniente da es'teri laboratori, il quale non era altro che solfato acido di chinina, grossamente • eristallìzzato, ed irrorato per mascherarr.e la frode, ccin essenza di valerìana. Oltre eh~ un tale valérianato è più solubile nell'acqua di quello normale, oltre alla differenza nella crist!llfizzazi òne;' ecl · al precipitato abbondantissi mo che la sua -soluzione nell'ac-qua di:s'tillata produce ' come la si tratti con nitrato eli barite, si' può ancora facilm ente riconoscere da ciò che, mentre il vero valerianato di ch inina sofl'regato legger.mente nell'oscurità diviene fosforesce nte, quello sofisticato nella anzi accennata maniera non presenta il fenomeno della fosforescenza.
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Inol,tre, mentre la soluzione! del valetianato di... chinina,è neutPa, •l i • ' . . •)' 14.J.} • . lJ l -~tt,eV~ .si e~ 1y~l~r·!~natç> s.o~sti c,ato 1 ç:on b~9~f~t9 .~ ~ts.~\Hi~J;!J!.e,l}:~ej J
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~i pnr.e ~bg~?t.~nza q~gna d,en·,attenziq!l,e Aei PT.at~çjJ lf!j ,cjw· -costanza ora accennata, p~roc.ch:~ 1 ~1 ·qijfer:enfl!- t~~ ·H proJ~9,~~9.. :n.Qr m~le .~ ql!~llo sqs l~t u.ito'}(,da). ·COp1~e~;çio QOJl11 pp ~stp:f .~ >~b
.b~.stanza· rUevavt~. v,ogliate .dali.a parte qe~ l':il~!?r.~1 1v enJlje; ·,y_~fi .~l ia.te d.a , q uell~J. d&l valore terape;\<tie'O. ~(;.iq; . .di .fcr._•rfA, 'e r(lì, ~hi11iioa di. '1'-.orino, giugno lS·7.Q) (1)·. l
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Nella crudele guerrar che }a Pruss~a -combatte .in I,F.rlarlcia, non:• v'ha provvedimento, non v'ha :filantropia, non v'ha sacri:fìcio, che oggimai possa più basta re al· d'immane cumolo di feriti. La società intèrnazionale, le ambulanze volontarie, sedentarie o volanti, gran parte dei ·recinti .pubbl·ici mu ~ati in ospitali, tutte le case private aperte ai feTiti, tutti' i cittadini, mutati in infermied, tutte le òonne in ·suore <li carità, tutto ciò che è ben molto, se guardiamo al ·Sentimento cbe lo ispirjl, ~~t!<? ci,ò ,è ]J~n poco alla tregua del 'bisogno 1)resentaneo ed ur-gènte. I ·feri•tl giacciono per giorni e notti a · diecine di migliaia suL campo di battaglia, confasi ai morbi e soffocat i da essi. Il personale sanitario offi ciale, vol®t:ario, .av.veni ticc.io, è incJ>,Plp.~rabi~me rr~. i:nf:eJ;"i,<n,~. ~Wuopo. -Am:b,ulara,ze. v.olon;tçtri,e. Jnrg.no :(~tt~ ·,p;i~igi,op~~~ e.4: Q!>~)igatj:! !l serviire :il ,ne<m.icp, m.eJl,~re , Mt orr.eVI).Jl9.· n_elltJ:. §J-J.l:!!im~ . .~2ro 'pli,~i" :sione d'(lguaglianza d:i t!!~~i 1 gl' jqf~~mi,: y,l ,cg;?pe.t tq gel _ll).,eqj_cQ. Le in,t endeilz.e.' miHtlòrJ,, ~.om.e... gL~ ~v.e v.~o;tQ. 'll?il~Pet~f!.tg., ..ppc}.lj. ;g.ior.n'i SQnQ, ~bituàte ,a tr&tta.J;~ il we<UC9 pegg.ig, ,d,i u.p !5regp,\l '-io, ·co.ùtin.u.ano.: nelFinsiJ?ie.Il!te e .J pe4aqt.e~,ç;a ~orp 'Q,urbanZllt ,.~ tYolere ·burocr,atizzare, num eri~zane , ~utg~_a:tiz~are gli~ u,omini , &p me 113• c.Q$.e~'· tpglieo,dp ~l :meQiçp ,oggi , inizi,gt~v.a,, ogpi . ltJ:>ertP,. sli azio.ne> nella ·s.te.ssa · Cfàl'chja sanjt,arip.. -y·~ss.im~lazione dei .grad~ d,el medico, cngH ._qffizi_!).p ct~H:ai!~p.at.~j )~ ,IJ!n ~rr~1! 1P~~ i!idl.anz_i alla· sov.raintepden'l.a !'l. a!l'am.QlÌJl.i~tr;~zip.~? · MEDICI E
FERITI.
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(~) CHiamiamo ì•'a.ttenzion'e dei collèghi fàrma.éisti su questa nota .... -Forse troveranno l'opportunità di fmme ·appli.cazivne,,
BAROl'FlO. '
Gii. è in t!!Il'PJ .dJ pace -che si per; .. IOD<'l)O le armi e tutti .gli ·ar.N~si da .·guerra, gli •è'Ji.n. tempo di pace che ·si ..deve:rior..(]inàre il cor;po Sanitario, ·Ì D· g:uiS:J.'-Che Ì SUOÌ qqadri ampliati possano e!'sere to~t:> riempiut}, ·at momenti della .guerra'. Ma lìnchè il corpo sani~rio siu'à. j;n l t_e n'p1 di pace inferior-e· a t !bisogno, infericre di num·e ro, iilfer\ore· d'imp ~rtri n ~·a, df;stipertdi~i~ <li ' grado, di autorità, di ini:tiativ:J. j ii.ncliè sàrà inter'rleho· at medici e chirurghi mi l't · ri di trattaJ'e di 'cose sanitarie;· fihcliè .Sarà lcro ' djofe5·:J.ta oghi ra~)pre-;kntan:-'a efficacè' nei cpnsi~!!. ·'ové ~i c1 ;h:1Uono lé 'piu -yitaH quistioni. ~i~gua>:dan.ii la 'sah~~ .(]el . soJ-clato, non sì avrannò )n tempo eli guè'r ra che dei ') ~~. l ~· 1 •' ' "' ~ , lònt<trii mediciì, che ~>i !}ndrannq ~ far: i a111mazzare còmé i J ·y ?lontarii soldati,_ non re~a~do e gli 1;111j e gli ~lt~1 c~~ ~~!:l poco van~aggio r !o , <opò per cui si sacrificano., J)er cui sò.no .. . ' . .. . . .. .. n . . .1! ' !!;; f
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~a.re Ul} tren ~all:\;la ~~riti fr~- u~ll . Par.~ .~ -~a!~\~..!;i1a oz:l?i~Jii P?-s:sibile un soc~or::;o . l'<:tt <>~c:J.Ce si·~ a.v,rà .Q. d avyertir, e ,j 1se • ' ,: l"' 1 ~JI i• . • ·, ~ o...pnm•q \j ~ · ' 1 · ! • ~)t, l t.., · \
"Sold~ti che -9q~ndo son? ~e.t·~ti, , convi~n~ che qb~.ia~o F,ft $,Ìf'.~za, . ~ ~h~ .att~wdf,,!l\> d~ es_-(;l,~·e. . ~oc,co~·si , q.: in~o t,ope;herl!Jo~ Y.OJt!l,- qlia{Hio v~'?'à il lor·q ,t-t.~J'i.J, ,e fr;l}~· :lnt.o lfaçèi~~.o, jl. ·fie,\ lser,eqp, c,ofil P.~gnip. f\Ì .~orti., ,ba~~mlo il i noi_l ;hnì,ta:rJi. ~p,r*
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.anche questo uno dei pi_ù spiendi·'· co-h.qt·isU de-lle. Qivjltàl ..(G.a.rr
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N :g;.c ~ 0 .~ .0 G I A. CEsAr.E dottor ~lor.cr.r:r, m c~ i co di teggitp.ento O! ,pt·im.a ·çlass ', !JlOrì a P·.t:J.Lo il 7 <J.gosto 1~7.0. W~/Ì; èr~ .Q.~tQ ~q ~~e~z9 il 3:~ -agosto 1~33, ·<.la Oli!f?.pia Za01p-?ni e qa .l)'r~ nC{!SRO ,do,tt. >.1orel~i. ora dit;e ~tore (leJ!.o ~P.Ma'e d.i .Pl'ai.q..~ Spors~.~ up.a ianc,iqlle~za, per super·iore io gc~no p,resaga .dd p i :t felice des\.ino, a 1.4 anni era già distinto alla .;cuoia di eloquenz\1.
960
òel professore :Arcangeli nel collegio Cicognini di Prato. Con_ sacratosi alla medicina, ottenne per concorso a Pisa il posto di -interno allo spedale. e fu· al Darlolini, al Burci, al Covlicelfi, at Cent.ofanti ammirazione e delizia. Nel 18()(1,, dottore in meclicina e chirurgia, alla scuola di perfezionamento in Firenze, acquistò;. in concorso, il primo posto di assistente alla cliuica chirurgica, e nel !856, con pieno plattso, il libero esercizio della medicina e chirurgia . . Il padre amoroso · gli offrl allora il largo campo della scuola di perfeziona.nento di Parigi, e ivi fu degno della ,lode e de(: l'incoraggiamento di Nelatoo, Tardieu, ì\lalgaigne, Ci\'iale e Ricord. Nel i 8~9, le voci di guerra per la patria comune , lo trassero dai galJinelli e dalle cliniche alla sudata opera del -campo. Rivide· J'llalia: e sorpassando preghiere di congiunti, offerte lusinghiere di amici e concittadini, si scb.iqrò medicochirurgo nei dragoni di Toscana. Traversò con varie sorti le campagne di guerra del !859, 60, 61, 66. Raccolse rnen.zionetJno,·evole per dis;Linti servigi e medaglia al valor militare per 11n'azione umanitaria compita con abnegazione e tale audace saogde freddo da farne stupire i nemici, ed es.>ere encomiato dallo stesso generale De-Christen: Nel marzo i 862, medico di reggimento, primo al concorso, diede opera attivissima e meritoria nel reggimento cavalleggeri Lucca; nel:e Puglie, dove là ·1ebbre mieteva i generosi combattenti, esausti da strima guerra contro arditi e bruti strumenti di , anacronismo sociale c bri-gantaggio, fino a che v'incon trò la malaria che )o scosse, foi·sc']}er sempre, nella robusta costituzione. A Voghera nel i8G5, la perdita di gr.nlllc persona che, con modesto affetto di moglie, ne sollevava le cure dello :;pirito, glr fu infinito e mal compresso patema. Chiusa la campagna del -!866, medico di reggimento di prima classe, si ridusse alla casapaterna, all'aspettativa fra i d1lelli studii c l'opera fortunata:. -dell'arte: ro3 prematuro fastidio dell'esistenza precorse lenta malallia, che grado 'grado tras~ormandolo nel morale e nel fisico,. in pochi giorni, da ultimo lo costrinse alla morte. Medico sapiente, chirurgo abile, esperto, sicuro, audace, de-· 4:iso, pronto, delicato; cittadino onorando, grande animo, forteingegno, maschia tempra e tenac~. troppo sen.>ibile e troppo-.fiero per essere felice. Esso lascia un vuoto nel corpo mcdico:militare, un desiderio perduto nel reggimento, un dolore in.
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96f
chi lo conobbe; e abbandona sul dubbio cammino della vita lre figli, teneri di anni, meschini di cèuso, eredi del solo in.t.emerato nome paterno. Possa la umana fortun a rico noscere in loro il debito di gra;tiluclin e dei lunghi logoranti suoi studii, dell'assiJua preoccu.pazion e del vero, dell'agitata travolta carriera, dci preziosi servigì all' umanità, dell 'opera data all'esercito, dell'utile appoggio r eso al paese l Subordinato r iconoscente, amico e collega ammiratore, col -.cuore piangente esprimo questo voto sul suo sepolcro. E UCE:-110 doli . 13ELLINA Jltlcdico di ballaglione 11el 1'1!9[J· Ccwalleggiera· Lucca
CE NN O NE CROLOGICO Nel distaccamento di Montecchio d'Emilia. un medico distin1issimo, pieno di vigore, c nel fior desli anni venìvac:ì improvvisamer'lle rapito nel giorno 15 corrente, da acutissi mo morbo, in mezzo al compianto di Lutti . Egli era med ico di balt. del 5" fanteria, il dolt. Crobu Ernesto da Cc~gliari, di caranerc franco e leale, d'aspetto simpatico; e pelle sue rare doti intellettuali stimato e caro a quanti lo conobber o, e carissim o poi ai molti .amici che tP.nev:l nel presidio, e nel resgimcnto in cui militava. Oh! quanto fu il dolore della tua perdita o caro·Er.neslo! quanta · l'emozione che destò nel nostro cuo1·e la inopioata e tri:.tissima novella, che Ti ave vamo pcrdut o per sempre! Credevamo trovarci sotto l'impression e di un incubo cruù.ele, c non volevamo prestar fede a ta!e sciagura, tanto ci sembrava ioCI'e•Jibile ed i mmensamente dol orosa l'eternale tua dipartita. Se in omaMio alla cara tua memoria cù ai merili tuoi il corpo sanitario ilaliano a cui onorevolmente appartenesLi, ha ben d'onùe di dolersi della tua perdita; in particolare anco glr amici tuoi ammiratori delle doti dell'ani mo tuo, non possono non condi., videre ed esternare cotali sentimenli. E dappoichè scorgiamo esser vano il voler sotfqcare l'impulsO> .degli e!Tetti, ci ·sia concesso aimepo a tuo ricordo, o collega ecl amico carissi mo, l'unirei a superstiti c pur dolent i tuoi congiunti, pr.r Tersare sul tuo feretro una lagrima affettuosa di u11 .eterno addio. Parma , J( 20 novt!mbre i 870 Ar~cUNI A}llCI.
Mese di agosto 1870. - CLIMATOLOG. l •
ITALIA
Media
.
Minima assoluta
--
............
Indicaz. j
Giorno e luc
Pressione atmosfet'ioa m
m
49. 70 il 27 a Brescia . 4.9. 60 il 27 ad Ancona
Settentrionale . •[757. 40 Centrale . . . 57. 96 Meridionale. • • ~8 . 4'L
.
52 . 13 il 27 a Catania.
Temperatura in g1 Settentrionale . . Centrale. . . . Meridionale. .
o
n
20. 41
9.0 7. o 13. 3
21. 77
. 24 . 61
il 28 a Pntlova. il 28 a Camerint il 28 a Napoli S
Acqua caduta· m
Selle nlrlonale .
. 148. 1
. . 106. 4 Meridionale. . . 21. 8
Centrale.
m ~9 .
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Turu !TALlA . •
l
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iO . 1 3. 7
•
a Mon~ovl a Roma .
a Palermo.
Temperalura media . . ~ Id. Id~
m~s~ima
Intnlma .
liA ITALICA. - Mese di agosto 1870.
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==~=J:=====-==========~===~====~==.r ~
Mas:ima asso~uta DiiTcreriial •-- - - ---~__.,... . . ....____...,.. . _ _._ · delle estreme 10go Indicaz. j . Giorno e luogo
.
;a a oo ed al mare. m
a . •
.. . . .
•
66. ! ~ G4. 73
m
il 31 a Mnn lova . . . 1U. 4;1. il 31 a Reggio Emllin . - HL 1:t il 29 a VelJclri. . . . 11 . OD
63 . 22
7tadi centesimali. .
.....
00 .
.
.
S. R. .
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il 2 a Fenal'a . . . j 26 ~ 3 il 2 a Bolo~na. . . . 1' ~9 . 7 il 1 a Gir·gcnli. . . . 1 ~4 . 3
3 au. 7
37. 6.
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, in millimetri. m
m
a Genova. . . 225 . 1 a Ut·bino . . . . . ·190. ~ a llcncvenlo . . . . 37. 3 _ l
. . . . 284. 6 . . . 2'01. o
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22 . 26 37 . 06
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.11. o
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Pressione media . Id. massi ma
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Crm Regi Der;reti del 23 ottob're ~s'Ìo. 1 COCOLA dott. Dornenico, medico di rcgg. di 1a classe addetto· allo spè:.. dale divisionario di Napoli. Collocato in aspettativa per'' inférnH6à
temporarie JlOA 'P•·oven,ieut,i_d'al sl!rvi'l.io, coll':mnna paga di L. -1860, a cominciare dal >1° uo\·ernbre 4870. . ~ SOSTJ;I,l.ip- dott. Giuseppe, m,ed.ico di regginwn~o di ·l" classe, addétf()o .allo spcdalci~ivi~.i on::ù:io di'Tre,·i,so. ConccssogJÌ1 d'al •1° novcm~r,e '1870, l'au~ncnto ui stipendio di L. 3~0, onde portarlo . ~ god!)rc dcii(\ paga assegnata al grado iwrnediatamcnlA superio1·e, pef. :.ll'e·r passato un secondo quinquennio in efl'ettivo servizio nell' attuale suo grado, a .• . 1ncl)lte dcll'articoìo 4° della; l!lgge '28 giugno ~ 866. B,P:Ò:NOl\10 dott. BiagiQ, mc~ico di battagfion,e di '1,"' clnssc, add.ctto allo spedale divisionario di 'E·irenzo c cqÌ:nnuùato al SlJécursale di Siena. Conce_.;sogli dal ~o novembre 4870, l'aumento di stipendio di L. 400, onde portarlo a godere della poga assegnotn al grado immediatamente su[Jèl'iorc, per aycr pussàto '!Il scc'ondo quinquennio in cll'cttivo· servi:do nel grado uttuàle, n mente deJI'artrcolo 4° ' delHi logge 28 giugrlo 4•866. AZZl dott. Pietro; me<tico di battaglione di 4" classe, addetto allo spedalc di\·isionario di Venezia. Id. id. id. , CORlGLIONI dott. Giuseppe, mcdicp ~~i ~ b~1t.ta_glion e di 2", classe, addetto allo sped~lle divisiO!lai'ÌO <li Cava (Salcroo). Dispensato dal servizio in seguito a \"O!Ontaria ÙirnissJone, a datare dal ~~ ~ llOVCmb're •1870. GRIOrJ dott. Litter!o,, e LA TORRf. ,dott. Felice, soldati nel corpo d'amministrazione. Nominati medici di battaglione di 2" classe nel co1'po sanitario militare, còn riserva d i nnziai1ità, c colla P,agn e vantaggi fissati d'alla feg·ge 28 giugno 4866, a cominciare dal 4° novembi'C 4 870; e per DctcJ·miuazione 1ùinisteriale del :28 ottobre 4&70, destinati allo spedale divisi<Jnario di Vcl'oua, che dovratlllO raggiung-ere il 46 no,·. <18'70. 1 Oòr+ llegio Decteto dct 11" 1idvemb1·e if!i70. GIORDANO c!lv. ~fibhclo, farmacista. capo presso l'ospedale militare divisiona•·io di Bologna. Collocato a riposo in seguito a sua domanda, peì' anzianiti1 di scr\'izio c per ragione d'eti1, ed ammesso a Car valere i titoli al con~èguirnento di pensione, a datai'C dal 16 novembre ·1870.
Con Regio Decret.o del 2 3 ottobre 4870. l medici di battaglione di ~" classe nel corpo sanitnrio militare nominnti coi 'R. Ocere ti 7 e 18 settembre e '23 ottobre 'l 870, sono classificati pcll'ordine seguente, g·iusta il numero dci punti. ottenuti IlO! relativo esame di concorso, con au:r.i:initi1 dal 7 settembre ~~370. TOl\tEJ;-LINT dott. Leppoldo. TUfiANO dott. Gaetano. :MOSSO dott. Arigelo.POLLERA dott. Giorgio. GRASSI dott. Demetrio. MAJOLl dott. yiuseppc. Vl'f A dott. l"iotro.
964 GRJOLI dott Litterio. MORI dott. Giovanni. ROSSI ·dott. Francesco. 1\lOROSSl dott. Gio. Ga.sparc. VITTADINI dott. Luigi . .ZAl\IDELLI dott. Pietro. LA 'fORRE dott. Felice. Con Regi Decreti del 27 ottobre ~ 870 . MAFFEI dott. Alessandro, medico di reggimento di 4"' classe, addetto allo spe:dalcdivisiol1ario di Milano. Concessogli l'aumento di stipendio di L. 6~0, a datare dal ~ 0 novembre 1870, per aver passato un quinquennio in elfettivo servizio nell'attuale suo grado, a mente dell'articolo 4° della legge 28 giugno 4866. MINUCCI Francesco, farmaci sta, addetto allo spedale divisionario di Napoli e comandato al Succursale di Caserta. Collocato in aspettativa per infcrmiti1 tempo•·arie non proYenienti dal servizio, coll'annuo assegnamento (li L. 4080, a còminciare dal ..j 0 novembre •1870. Con Regio .Decreto del •l novembre 4870. FORllfiGLI dott. Camillo, medico di reggimento di •" classe, addetto allo spedalc diYisionar io di Parma. Collocato in aspettativa per infermità tcmporarie non proYcnienti dal servizio, coll'annua paga di L. ~ 860 a cominciare dal ·16 novembre ~ 870. Con Determ. :Ali11i 't11r. del 2 novèmbre ·18'70 DORELLl . cav. Giorgio, med. di rcgg. di 4"' classe addetto allo spcdale di Verona. Trasferio allo spcdalc di·visionario di Catanzaro: Con llegi Decreti dell' H novembre ~870. VIALE cav. Carlo, medico di reggimento di •l" classe, addetto allo spedale militare di .Brescia. Collocato in aspettatiYa per infermità temporarie non pro.\fenienti dal scrvi;t.io. . . FENICE dott. Scbastiaoo, medico di reggimento di 1" classe, addetto allo spedalc militare di Treviso ld id id. POTENZA dott. E111·ico, mcd. di rcgg. nel 37° regg. fant. Collocato in riforma in seguito a sua domanda, per infermità non p•·ovcnienti dal servizio, ed ammesso a far 1·aleN i tiloli al conseguimento del trattamento che può compcter!i per legge, a datare dal ,16 di novembre ·1870. DEFUl\Tl. 1\riKuCCI Franccsco, farmacista in aspcttati1•a per infermità temporaric non pro,·cnicnti dal ser1•izio. Morto in Torre del Greco, Ii 28 ottobre ~870 . l
li .Direttore ]\[cd. lspett. CrinuE comm. Gi3como. Il Redattore ~rcd. Dirett. cav. BAROFPIO
llfartini Fedele, Gerente.
ANNO XVIII.- Firenze, 10 a30 dicembre 1870.- N.34 a 36
ALL'ILLVSTIUSSLMO SIG. PHESIDENTE DEL CONSIGLIO SUPE RIORE MILITARE DI SANITA FmENZI.;.
Rap}io1·to sulle cw··e batnea?·ie .e idroterapiche istit·uite.presso gli stabilimenti militari nell'anno 1869. Nel presentare alla S.:' v.a lll.ma il risultamento delle
cul'C istituite presso gli stabilimenti milit~~ri termali cd idroter apici del regno, quali ho desunto dagli speciali rapporti dei singoli medie i addetti ai med,esimì, <levo p t'emettere che nessuna l'acidificazione nel numero del le mute, c nell'ordinamento interno era stato effettuata nè orclin~ta, e che le malattie per le quali i concorrenti vi erano stati proposti, si l imitaro'ilO alle classi nosologichc a eui quelle cure erano ~tate anche per lo addietro considerate commendevoli. - Solta.nto venne ripetu ta la prova della sperata e!'licacia dei bagni marini nei residui di ottalrnie, o nell'esordire delle granuìazioni, non senza profitti abbastanza notevoli da poter-si conforta1'e dei loro effcttL Non posso tuttavia. laseiare inosservata. una lamentanza del sig. :Med ico dirigente le cure balnearie di Acqui (dottor
·Bohba), r isguar-dante la spedizione troppo frequente e numerosa d'ìmliviclui affetti da malattie leggeri ~si rne , e talvolta più presto allegate che reali, o vercunent.e così da l nngo t empo inv0terate, da rendere null o il profitto, o per converso di un valore sproporzionato alla virtù medicatrice delle sorgeùti . ., Non è sfuggito al ~etto sig . -Dottore il sosp0tto, che un dato numero di questi individui si approfitti con certe false allegazioni d'infermità poco o nulla. manifeste all'occhio del medico, per sottrarsi alle pratiche del serviìio, e sostitu ire ad esse un periodo di riposo, e di bu-on t rattamento, - L a verificazione di simili fatti non può essere effetluata che dalle per·soùe dell'arte, che sono in rapporti perso11a.li con questi sedicenti ammalati, perchè nessuno più Gioi·nale di Medio. m.i/it. !8'70. ·
6~
966 eli loro puo esserne il Yero ed autorevole giudice. - Il che interessa lauto piu d'iuculcare, in quanto che le curo termali possono venire a documentat·e fulsament·! de' ùistnrbi funzi onali residui a lesioni trn umiLticl!e , non corris}JOndcnti alla. esterna apparonzn, c cosiituirsi 11 pretesto flj pretese cbe più tardi peserebbero sui bilanci dello Stato. Queste cousidetl'lzioni daranno forse una spiegazione ezianrlio della numero~ii'Sima serie di guarigioni e di miglioramenti che si ,·edono annotati nei qnadri di qua!chc stabilimento, formanti un evide11to contrasto cogli esempi abbondevoli di esiti falliti d'alcuni altri. - Sia il diverso :'tpprezzamento dtJi profitti ottenuti, secondo i singoli medici, sia la preferenza che hanno i malati più ad u11o ehe ad un alti'C• stabilimcuto, è tt·oppo mauifc~;ta la dilfet•cnza che si riscontra nei r1naclri anzidetti, pet· non met·i iat·c che
quind'innanzi se tHl studino meglio le cause . - Intanto, a' curati i n Acqui . è degna di consitiCJ'MÌnJH' la. spiegazione data. dal dot.t. Hobba. ùel divario nolato fra i risu ltati del 18o7 e qucJJi del 1R68, p('l' guisa ehe diett·o
ri~p~tto
le spiegazioni date più sop1·a possono applicarsi Jcl pn!'Ì a ctuelli (\ell'anno ~co~o . .\nche in quest':ulllo scorgimuo Hel quaclm relatiYo allo stabilimen to di Vinadio la classificazione dei r isultati ottemtti 11011 conforme ::ùla fo1·za reale• numer-ica dci b:-.gn:lllti. 11 prospetto port<~ infa.LLi ()8 fomw morbose, e soli n2 iuclividui nel tot:ùe elci curati . - Sarebbl' utile che• il si!!JII)l' i\Iedico si :tttcHrsse ;tllc llorme nduttute da' :-;uoi I'OlÙJghi . - È d'altronde illogico il consider~11·e due o più m·\lattie, ciò che in realtù. non san,bbe che una multiforme manifestazione cruna. sola. Kon (liffirile il COJUPI'I'lldeJ·e, che citi fa la propu!"l.::t alla cura termale non pt•ende in considerazione se non la causa sostanziale del morho, pe:· ht quale giudica opportuno qucl ..hnt.tarucnto, e uon le llwlt.ip lici <tj)parenzP. :;oLto le quali essa si veste ; ecl il nwdi eo clolfo stabilimento non fa che cornplica t·~ il :~ob'geLlo, se ~
e
ciascuna eli esse porgd arbitrariamente il carattere di rn:tt morbo:--i distinti. DPI rl!:>to si può <:onvcnirc che i ~ noi n su l tari final i :;ono df'l tutto soddi,f<• ·erHi. Alquanto migliori di t{UClli dellu -·cor~o anlh.> 1SG8 :-;ono llllrho ~li P-;iti clello' cure h:t!IIP'll'Ì rli ~J o;.t q·tnnP.. l"~>hl (•ne di gran l unga iufcriori a quelli di Acqni, di ViHadio e rl'!Rcb ia. B ci(, malgrudo, il sig. dott. Rarlaelli ,;i .et•a persuaso \come ri, ulta dal ,.;uo doLLo rapporto), che la cale-
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goria, sempre numerosa, dellé al'tl'itidi o dei reumatismi pott•t•bbe ottenere un lat·go profitto dalle sorgenti apone u::;i anche nel caso che si troviuo complicati residui celtici a quelle proteiformi infermità . Dichiara oltrecciò egli medesimo. che llll buon numero dl casi di lesioni l ocnJi e di storpiature. le quali h::tl!!lO mostrat~> nel primo anno, o ~ubito dopo la <'ttt•a t(•rmale. pochi profitti. ne ri traggono eli ar-;-;ai pil't ragguar(lovoli P-tl evidenti negli anni :-;uccossivi , ~>d auche a certa 1listauza. di tempo dopo compita la prima cui'a. Nello scol'p:cre una tanta attenz ione prestata ad ogni ~i n!!nlo ed indiYidnale tl'atta.rnento, quale si rivela dalla lcttut·a 1lclle osservazioni di cui è cot•t•edato ogni nome, bi~~~gna <·o n \'enit'P però, che qualunque sia il giudizio da lui pspresso sugli esili, è· questo sempre improntato d'un tn:\T'('hio di cosccnziositi e di prudenza, che pu(, dare una spieg-azione attendihile 9alla parsimonia delle guarigioni uotit1cate. L'egre~i o dott.Savino che diresse in qne·t'anno 1869 le l'lll'è balnearie d'Ischia, il cui vaJorc terapeutico concorda '{ll<t~ i all'intutto con fJu ello delle terme di Abano, nel suo bPu elaborato rapporto ha fatto nn assai giusta ossenn;;:ii>IW quan do noLrm:t, che il torm iuo (JUar'f.qione hrt in questi cnsi una sigu ifieàzi'llll' dopt•ia, cioè ot·a assollc ta or·a ,·rlativa . Imperocchè Yi sono pet· certo molte circostanze a cui il trattamento ter male rb:ma pOt·fett:.u ncntc l'infermo dJ~ lo impre11 de. quando cioè la malattia è per se :;teso;a rli tal natut·a da lasci:wsi complctamen le combarter e da' princip ii mineqtl i· di cui la .'Sol·genl.e è compo~kt. Ma ve ne Sf\110 hcn'altre, c forsH più numerose, in cui la fonte rombattR hensì ,·ittot•iosamenie <'E't'ii l'<•liquati di uha lesione orgall ica, che rnHttono ostacolo alla l i berti\ t'uuzionn.le dell a parte t•(i'e'>ll., o malata. ma di cui uon pni1 mai distruggere i vizi ol 'm·~aJti smo che la. ca usn. o[en;;;iva o morhm;a ha irrimeniahilmcnte impresso ne!Jq. medesima. È pur sempre una ·nari~ione 7~elali11a ·quella rl<'ll'allontanamento di quosti fatti worhosi, che le fun7.ion i (ìsiologiche di una data pat·te, tìno al punto elle k pC'r rnettono le tlnc fisiche c0ndizioui. Per la 'lua! cosa ba giustamente distinto le migliol'ie ottenute coi due qualificatiYi ili grado ; molto o poco, perchè alcuni ca!:!i o pm· vctustà o per profonrli tà di alteJ'a7.iono stnunenmlc non possono con:::egu it·ne mai, nè con alcun al tt·o mezzo di m:tggi Ol'i. A ncssttllO verrà mai in pensiero che un c:dln d.Jfor:ne per oblirtnita di fnrumenti, che la
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perdita di una parte di· membro, che certi ingrossamenti e produzioni plastiche inamovibili ecc., ecc. possano trovare guarigione aai bagni o fanghi termali. Sarà soltanto cla aspettarsi l'assorbimento di quei principii plastici che imbarazzavano l'azione muscolar e, o irritavano i nervi circonvicini, tanto da migliorare lo stato sofferente per causa loro della vita dell'individuo, ed allora .l'esito della cura sarà di guarigione relativa, o di miglioramento, e non mai di effetto nullo . Vi sono ·anche degli esempi pur troppo non rari di affezioni nervose (p. es. le paralisi parziali o complete) nelle quali la cura dei fanghi e dei bagni non ha giovato abbastanza per dare un giudizio definitivo sovra la loro convenienza. 'Mi sembra prudente in questi casi di aspettare gli effetti del tempo, ·(dappoichè è noto che l'azione curativa si rivela soltanto a certa distanza dal termine della cura) , ovv~ro proporre una t.era.pia più consentanea al bisogno . - E più d'ogni cosa mi sembra., non solo prudente, ma necessario non iniziare un trattamento balneario in tutti quei casi in coi le malattie organiche, (speeia.lrnente viscetali) dànno certez?.a che si può fino da origine . temerne l'effetto contl'ario . Tali ~ono p. es. )e malattie cardiache e polmonari . Nel catalogo delle malattie che dànno occasione a' bagni minerali, vi sono anche quelle forme abbastanr.a comuni che derivano da vizio linfatico e scrofoloso . Per lo più si sogliono queste, secondo la loro gravità, spar tire in due serie, delle quali la meno ragguardevole si r iserv<L ai bagni naturali di mare o di Salsomaggiore. In quest'anno J 869 il maggior numero è stato avviato a Livorno. accoppiando agli ingorghi linfatici alcune dermatosi procedenti ùa questa origine, ed altresì alcune ottalmie di minore rilievo, ç:ioè, o già lungamente CU 1'~1te negli spedali, o vo·r·ament.e ineipienti di forma granellosa. Fu un pensiero piuttosto felice e che sembra, quando sia. giLtdiziosamente attuato, poter dare utili risultati, meno dispendiosi e meno incerti che il tenere quegli ammalati chiusi negli speclali o uei depositi ottalmici, quando da l ungo tempo le loro infermità sono divenute stazionarie. Considerando anzi la. grande impor tanza che si annette alla ctiJ·;t definitiva delle ottalmie, si consiglierebbe ai sigg. 1\fedici, preposti ai bagni marini di far effettuare frequenti lavacri d'acqua salsa agli occhi, in guisa che se ne potesse ottenere risultati più de· cisivi in avv~nire.
9A~r·
È un fatto che le forme li)lfangioitiche tanto provenie~ti da c~wsa scr9Xolosa originaria, qua:p.to da residt\i finaH di infezioni celtiche, ammettono la cura balneare e ne trovano giovamento . E un'altro fatto che si osserva non molto ra~ ram~nte nella pratica militare, quello dello sxiiuppo di tumcséem:e linf~tiche, al collo più spessò che a~trpve, in, soggetti, che mai per l'fl,ddietro avevano sofferto di s~ fatte manifestazioni morbose. Sia questa la conseguenza del nuov·o genere di vita a cui il coscritto si assoggetta entrando ne.l,la , milizia, e ch:e riesca dìsailil}e alla sua organica naturale struttura,, sia la natura JlOco arieggiata degli a~n):Jienti ove rimase per un certo tempo ricoverato, o che.cçhè altro.; di esempi sirni)i non vi è forse medico mpitare che non abl~ia avuto occasione di fame studio. Ed a nessuno è sfuggita l'util ità delle bagnature specialmente marine in q1,1esti ca~i .in cui il ùecombere negli ospedali, e l'uso dei medicamenti risolutivi interni ed esterni, falliscono troppo sovente ne1l!3 loro promesse. . Seconò,o lo stato di salute g·enerale in cui q~esti individui si trovano, vengono destinati ragionevolme:q.te o a\ bagni di mare, od a quelli di S~tlsomaggiore, ove ht. pro1pot•zione prevalente dei principii salini può, ed è in mas,... sima, più accomodata. alle alterazioni tJÌÙ prof'oncle,déi t~s suti glandnlari linfatici. E siccor11e le terme- cl'I!'lchi,a.' e, ~i Monteortone sono· impregnate di gran parte degli stessi principii salini delle anzidette, si compr:endo il perchè esse giovino sostanzialmente in questo genere d'infermità. Del . che .fanno fede le relazioni dei sigg. dottori Savino e. Ra-. daelli, le quali non sono d'altronde che la espressione sin- ' cera e coscenziosa d'una pratica ormai divenuta vieta e popolare. Sogliono per converso riservarsi ai bagni di Acqui, e più preferibilmente a quelli di Vinadio le affezioni linfagioitiche inveterate, e sospette di complicazioni a base sifilitica, e specialmente a labe mercuriale, perciò appu~to che ognuno conosce. la forza reattiva degli elementi solforosi, non solo contro gli ingor•ghi cronici glancluhwi, m1,t .SÌ principalmente contro l'eccesso de' preparati mercuriali rimasti nell'organismo dopo il compimento delle cure antiveneree, che se eccessive o irregolari costituiscono una cachessia m~sta soventi volte tenace e resistente ad ogn,i altro "" sistema di trattamento. Con ciò non vuolsi escludere la opportunità dei bagni marini e di quelli di Sal~omaggiore anche nelle sifilidi mi~te,
9"/o o restio ad ogni altro metodo di cul'a, non che nelle d<'t'matosi di genere non essenzialmente linfatico, in alcuuo fot·me di reumatismo, ecc. come ne fanno fede il quadro e la relazione annessa del dott. Borella ch'ebbe a sopt•ain-
tendere a quei bagni in Livorno, dove nello scorso am1o fu ragguardevole il numero degli accor'l'enti. NelJP caclte;;:;ie palustri, e nei vizi scrofolosi il detto sig. Dottore trovo utile far procedere alle bagnatu1·o salate &.lcune b agn at i l i'<~ d'acqua dolce, terminando la• cnra con queste ultime ogni qualvolta la cute si mostrava tl'oppo sensibile all'aziolle dell'acqua salata. In qua11to alle altre malattie dette sop1a, egli avverte, che non è ben certo se le guarigioni ed i m;glioramenti ottenuti si Mbbono più presto attribuire nll'azione specifica delle aequo salse, che non all'at•ia libel'l•. marina, al moto, ed aJI'azione tonica dell'elemento in c11i il cot'llO stava immerso ecl opr.ran te su tutta la costiLU~iollt>
generale dell'individuo. Fin qui ~mi risultati (lei tHezzi terapeutici balneari che per opera di acque sorgenti minet'ali, o saline, calde o fPedrle si sono ottenu ti nel1o scor so nuno, e che sono poi specificati nol r1uadl'o che forma npileudice e compi mento all a relazione pre:;cute. Ma prima di pt•ocodere oltl'c nell'arg•\m~nto, sono obbligato a riferit•o al Consiglio i voti di akuni medici dirigenti relati\·i agli stauilimtlnti a' quali fnrvuo raccomanda ti. Il dott. Radaelli ha giù. conseguito una parte dc' suoi desiderii con adeguato esandirnento rispetto a' comocli di cui il fabbri cato di l\Iontortone era deficiente. Quando io lo visitai quest"anno, trovai gli ufficiali politn rn ente al· l ogg~n.ti, .cot! u11 soevizio meg-lio ot·ganizz~to, eò :thlm:-~.tam~a sodcltsfattt dello stato presento del modesnuo. Anche 1 soldati o bassi ulTiciali hanno migliorato da rtueUo che el'Hilt) in adòiett·o. Gli ulterjori rnigliommenti, dei qH:~ Ii lw fatto cenM nel mio rapporto al ~linic;tcro ~arann o probabilmenfe attuati pet• guisa da rendere quello st.al•ilimentu non iu ferì ore per comodità a quello di "\crpti . . Non così potrQbbe dirsi, stando al rapport.o r:<'l dott . . _ ~• vmo, conforme a quello dei suoi predeceS!'lori, di IJUelln cl'~scltia, Mc il govemo non possiede uno stabilimentn JH'Opl'lo, ma ~i prevale del locale civile che gli viene ceduto per tlll tempo assai limitato, misurato da circa il 27 agosto aJ 5 ottobre. Questo tct·mine ristretto 11on comprende
più <:ile due rnhte, ed è forse spropor·zion.ato all'aflluen:t.a
9'1>1
de' bagnanti. Naturalmente il detto sig. Dottore insiste sulla n ecessi tt~ di avere a svlo uso J.ci milita.I'i Ull locale apposito. il quaie tolga anche l'inconveliiente del servizio dei bagni att uali. nei quali convien ~ pcl ft•a.zionarnento delle varie sue parti, far passare i bagnanti a traverso la pubbliea straù.a per restituirsi n.lle loro camere ed infermerie. A'fendo particolarmente ::~tudiat.a la scaturigine di quelle sorgenti egli si studia di concretare Hn piano di E)dificio , c11e starù [JOi nel govemo di discutet'e cd approvare. E siccome nell'It::l.lia superiol'e e~ istono due specie di stabilimenti balneal'i, r una pcl' le sorgenti solforosc, l'altra per le salint~ (AC(lUi, Vinadio cd Abano) domand<l perchè non si potrebbe approfittare delle sorgenti sol forate di Telese (Terra di Lavoro), per forn ire la Italia meddionale di bagni d i questo genere, ùappoichè essa possiede già quelle d'Ischi a che sono, a11aloglJe alle terme di \bano. Non pretendo io rispondere a questo quesito, mi limito ud accennarlo pei po;:;::;ibili studi de' tempi avvenire. Anche rispetto a ' lHJ.gni marini, il dntt. Dorella reclamerebbe in Livorno uno stabilimento milit.at•e apposito, nel quale s1 pot esse esteudc1·e tutta la sel'ie dei tr attamen li idroterapici , di cui si l'a uso presso i bagni tli Pancaldi e Palmieri nella stessa cif;tà. Certo la sar·ebbe ottima eòsa so la si potesse cou~eguire, <lstrazionc fatta da1la ragguaedevole spesa, e dal d it·it.to che polrchbnro '1ccamparn Genova e Venezia di po~Selle t'C altretcanto. )la se per le malattie linfatiche o di ge11ere uHalogo, le quali esigono cure un po' efficaci e studiate, si po:~sedollo gii~ Abano, Ischia e Salsomaggiot't:, c se per l e mi nori, e Cl ui nd i più <:on se tltanee alle Yiste d'economia, :~i destinano i luoghi marittimi, lasei ~u1 do a pal'te ogui maggiore dispendio di sot•veglianza di vitto, di fornittu·e speciali, aj)punto 1)erchè individui si fatti non ne hanno mestieri, noll saprei se il voto del dott. Borell~. potesse essere con vufficiellt{J l'agione esaudito. Ho lascia to per ultitna cosa lo staùilimento idroterapico di Recoaro porc.hè iJ solo finora in Italia ove il militare si rechi non 4 prenclet'Yi lJagni, doccie e fangature, ma a bavere l'acqua delle sue sot•genti alcaline e ferruginose. Lo che uoto, affincltè cessi lo sconcio di proporre individui ai Bagni di RecOa?"O dopo più anni che quellé fonti ~ou frequentate . Ciò che rig uarda la natura di quella sorgente venne da me già da due anni ricordato in questi rapporti; quali ne l
972 sieno stati gli effetti si scorge dalla indicazione che ne diede quello dell'anno 1868. Ot·a posso aggiungere che se nel 1868 fm·ono ammessi 122 individu i, nel successivo ascesero a 302, con risultati così soddisface nti, quali si scorgono negli ann essi prospetti. Limi Lando la scelta degli ammalati a q uelln solo classi nosologiche, che si comprendono nella vasta clas~e degli ingorghi viscct•al i , ed ai vi r. i di assimilazione, che portano seco la conseguenza di un depau11erame11to della ematosi, come si è fatta per l'anno 1869 e pel corrente. si può sperare che gli effetti delle benefich e sor genti di Recoaro, si presenteranno più largamente nu merosi ed evidenti. Infatti può ritenersi che la cifm dei curati appartiene lntta pet· intiero alle cachessie palu stri, agli ingorghi epH·tici, agli spandimeuti siel'osì per defìccnte ematosi, ed al l!! tut·be digestive per atonia dell'appa1·ato gastro - intestina le. l\el numero di qut!St'ultinw si ebbe a deplorare w1a perdita, risguardante il granatie1·e del 2" l'eggimento Tommasi Luigi, il quale g ià tt·avagliato da lunghe febbri periodiche. e più tardi da febbre lil'oidea, ehe lasciò superstite una ostinata diarrea colliquativa sostenuta da ulceri della mucosa in Lesti n al e, m od nello speciale di Recoaro, ove a vc\'a appena incominciata la cura, che dovette dopo due giorni sospendersi . Del resto sta nella sapienza del meéiico di1·igente l'alternare giudiziosamente la qualità. dell'acqua, oltre che regolarne la dose, e prolungarne l'uso, tanto che g li effetti ~i possano scorgel'e progressivi, c completi . Al che il dottor Pastro si atti-ene colla saggena chf:l gli somministra la sun. ormai ripetuta esperienza. · Anche a Recoaro sono a desiderarsi dci miglioramenti nel fabhl'icato, com'ebbi occasione di verificare in una recente mia visita. Questi sì riducono a una migliore distribuzione degli alloggi per gl i ufficiali, che a dir vero vi sono troppo affastellati in g randi stanze, con incoa1odo loro person!\le. In quanto alla desiderata UJTifdiazione delle infermerie per la b a~::;a forza, si potrà t•iservarsi a compirlo quando si seorga che l' afiln enz~ cresce al punto da supElr al'e non solo la capacità del fabbricato, ma si anche il possibile aumento delle mute. La stagione balnearia dell'anno 1860 venne divisa come segue: Acqui N" 5 mute di 20 giorni ciascuna comprendendo 40 utliziali e 100 di bassa forza per muta.
9'73
Vinadio.. m nte N" 2 ili 4 uffizia'l i e RO soldati ciascuna. Montm·tone, mute N• 4 ognuna di 30 uffiziali e 100 soldati.
Ischia, mute N" 2. Recoaro, mute l\• :l con 45 tlflizia.li e 300 di bassa r.n·za il totale. Salsomaggiore, 2 mute per N•
bassa forza.
Bagni marini iu ist.~ uaùre di soldati ciascuna del numero corrispondente all'ampiezza dello spazio assegnato. Col quadro seguente poego un prospetto complessivo dei risul-· tati ottecuti nella stagione balnearia dello scorso' anno in ciascuno degli sta:bilimenci e locali balneari, od idroterapici sovrannunciati.
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Da questo prospetto si scorge che nello scorso anno la cifra degli" ufficiali curati in (1uesti stabilimenti fu alquanto maggiore di quella del precedente (480 440), e quest'aumento è forse la pr•incipale cagior1e 1 th>ì]a più elevata cifra dei ricoverat i d i tuW i gradi che si 11 otò in nuest'ultìmo anno, che sta 181 G, 1730. t ll'a, ravvisato il numero dei coucorr·enti a queste cure sotto l'aspetto della ll• l'O di~tJ·ibuzìone nei singoli stabilimenti, colliprendOl'Ì) in nn solo pl'Ospcrto i risultati consegui ti. secondo il cr.trattere delle malati i e che i n essi furono trattate.
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L'ispettore Sanitario CORTESE.
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BOLLE'Jr'riNO lJJc'FICULE
Con llegio lJecreto del ~7 ottobre ·1870. Pl~ AN l
do tt. Rocco, medico di battaglione di 4"' classe, addetto al 29° •·cgg. fanteria. Concessogli al -t" novembre 48'70 l'aumento di stipendio di lil·c 400 onde port:u·lv a godere della paga assegnata al g•·ado immediatamente superioi·c per aver passato un secondo (lUinquennìo in eflcttiyo ·servizio nel grado attuale, u monte dell'articolo ~. della logge ~8 giugno d866. PORCELLI dott. flald assare, medico di batt. di ,,~ classe, addetto al (ÙJ'' regg. fanteria. ide111. idem. idem. Con Rcgii .Decl'fll. i del ·l 0 novemb1·e ·1 870.
.D ELEO dott. Giuseppe, mcdieo di rcgg. di 4"' classe, aciclet.to all' ospedale militare di Piacnnza. Collocato in aspettativa per informitit tcmporarie uon pÌ'ovcnjonti dal scnizio coll'annua paga di lire ,1860 a cnnJincia1·e dal :16 novcmbl'H ·1870. ' Con Regio J)ecl'eto tlel ;2~! uf.tool'l' :1370.
ORTJSl dott. Santo, medico di battaglione di 'l" cla,;so ucl col'jJ<J sanita rio militare. Rivocato dall'impiego in segui to a pr.lt'en'l di tln consiglio di disciplina cd ammesso a !'a r valere i titoli all'a:;scgnamùuto clw possa compctcrg·li a tenore della legge. :ZH maggio :J8ti:2, a decorrere dalla data del dncrcto. Con Deten nina,:;ione lllin·ister ialp del :17 1wumnb1·e :18'70.
BO.RE LLA dott. Silvio, lllcdico Ili l'cggimcn to di .1" classe, addd to ;li 22" reggimenfo fanteria. Trasfc•·to nel J'Cgg. lancieri di ì\ovara. YA.CCA dott. Costantino, medico di reggimento di 2" classe, addntto al regg. lancieri di ì\ovnra. Trasferto nel :2! 0 rcg·g, fanteria. Con Det fmli1w zione Jlii n-istci"Ìa.tc dt:l 21 novcmbl'ii ·1870.
1\IOì\A.IU dott. Ettore, medico di b~1 ttagl ioM di , a classe, atldctto td .. l'ospedale mil.ihu·e divisionale di Treviso. Trasl'crto allo o5pCldaJI, militare dh·isionalc di Bologna . FOSCO dott. Gionmni, medico di batt. di l"' classo.:, alltlct to al!'()spednle milittu·e divisionale eli Jlologna. Trasferta tdlo spedalc militare divi~iouale di Trc,·iso. RJYATO dott. Lueidio, meclico di batt. di 11" c1t1ssc addetto all'osped~!c tllilitare di visionale di Venezia. Trasfcrto nel 3.t<> rcggimcJJto ftintcl'fa·
9'79 PASQUA LIGO doti. Pellegrino, medico di batt. di 2" classe nel 34-0 reg-: · gimcnto fanteria. Tt·asfert.o allo ospedale militare di,•isiouale d' lrnezia. C01~ Regio DecJ'eto -13 ~10vcmbre ~ 870. ~ui appresso nominati ulliziali snuitari c farmacista del disciolto esercito pontilìcio sono c·.ollocaf.i in aspcttntiva per soppressione di corpo, coll'annuo assegnamento a ciu~cuno di essi indicato, a fat· t()mpo del 9• ottobrt\ 1870.
Chirurghi maggiori (membri det Consiglio sanitario miUJ.a,·e l BACCELLI dott. Antonio, domiciliato a Roma ROCCIIl dott. Filippo, id. a Uoma PELAGALLO dott. Giuseppe, id. a Roma CECCAHELJ.l dott. Ales. domiciliato a Roma
L. .11)00 »
~500
)) ·1500 D UGO
Chirurghi maggiori KA YJ.LER. clott. Carlo. FAHNi·: dott. Alessandro VAL~NTINJ llott. H.uggcro, CAPOCCETT.I dott. Gioqnui,
id. id. · id. id.
a Roma a Roma
a Rowa a Roma
,, 12(i0 )) 1260 » •1260 " ·1260
Chil'urghi aiutanti .1/aggiori eli l " classe BAllllFFI dott. Gio. Batt.. domiciliato a Roma dott. Cal'lo, id. a l!•11na id. a l{oma llELLONI dott. l'io. ~p;.\( ;t; L\.
L. 1162 80 )) il6~ so )) • ·16:2 110
(;h'ÌI'Iti'{Jh·i aiu.ta11ti maggiori di 2"' cl(ISSC
GlOV ANA:\UEI' .l dott. Pietro, dont. id. RlNALl.lf dott. Li ustavo, id. \'ILLETTf <lolt. Cesat"l, RANALLll dott. Giuseppe, id. DE PElHS doti. Nicola. id. ,\JAXCJO:\ dott. Giovanni. id. P,\St;uGC'l dott. Luigi. id. PA<..i.\:\1 dott. Lorenzo, id. DEL\'ESCOVO dott. Leonardo, id. PA~1WROSSl llott. Rornauo, id. TORfA.NI. dott. 'Raffaele, id. COltNAZZANl tnoti. f ilippo, id.
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Cffiziali sanital'i aggim1tt FALCO~I dotl. Diagio, domiciliato ·n Roma TARENGIH dott. Antonio; id. a Rom:\ ì\(ANCINI dott. Romeo, id. a Roma CASALI dott. Alessandro, id. a Roma MORONI dott. Er·cole. id. a Roma LEONARDJ dott. Fr·ancesco id. a Roma DE CADHlLLACH dott. Ales., id. a Roma LOLLl-GHETTI dott. Stanislao id. a Roma
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Farmacista .MOSCONI Antonio, domiciliato a Rom:t . . . . . . L 968 40 FERROTTI dotl. Luca, medico eli battaglione di 2" classe nel 13° rcgg. fanteria. Collucato in aspettativa per infermità tcmporarie non pro,·cnicnti dal scn•izio, coll'annua paga di lire ~ 080. a cominciare dal ~6
dicemb1·c 11!70.
11 lJircttm·e l\Ietl. !spett. CEnALV. comm. Giacomo. li Redattore Mcd. Dirctt. ca,·. BAnOl'FIO
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