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War Plan RED/CRIMSON, di Marco Leofrigio “

War Plan RED/CRIMSON

di Marco Leofrigio

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raiding the icebox

In We Stand on Guard, un fumetto del 2015, un pugno di eroici civili canadesi sconfigge gli invasori yankee1. Ma l’invasione americana del Canada è oggetto di almeno due recenti romanzi di storia controfattuale2 e di vari board game3. «Incursione in ghiacciaia» (raiding the icebox) è il titolo di un articolo comparso sul Washington Post del 30 dicembre 2005 sui piani elaborati tra il 1892 e il 1935 dagli Stati Uniti nel quadro di un’eventuale guerra con l’Impero britannico. Ironizzando sul quagmire iraqeno, il giornale scriveva: «quando invaderemo il Canada nessuno potrà mugugnare che non avevamo un piano». Negli Stati Uniti la guerra col Canada suona infatti comica, come in Italia la guerra con la Svizzera4; in Canadian Bacon (1995) Michael Moore immagina che la Casa Bianca, fallito il tentativo di convincere Mosca a una nuova guerra fredda e scartata l’idea «troppo assurda» di una guerra globale al terrorismo, si lasci trascinare da uno zelante consigliere per la sicurezza nazionale, da un cinico fabbricante d’armi e da una banda di vigilantes in una folle guerra col Canada, scongiurando in extremis l’olocausto nucleare5 . Ma i piani di guerra reciproca c’erano davvero, sia tra Italia e Svizzera6 ,

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1 Brian K. Vaughan and Steve Skroge, We Stand on Guard, Matt Hollingsworth Fonografiks, 6 Nos (July-December 2015). 2 Peter Sasgen, War Plan red, Pocket Star Books, 2004; Michael Cnudde, War Plan Crimson (It’s 1936: Canada invades U. S.!), Somerset House Press, 2011. 3 Brian Tram, War Plan Crimson, Fieri Dragon Productions, 2001. invasion of Canada (War

Plan Crimson) – An Amerika 3D Printed Set; Milan Becvar, Great War at Sea: U.S. Navy

Plan Crimson, Avalanche Press. 4 V. il 3° episodio nel film io tigro, tu tigri egli tigra (1978) con Enrico Montesano. 5 Emily Schulz, Michael Moore: a Biography, ECW, Toronto, 2005, pp. 94-120. 6 Alberto Rovighi, Un secolo di relazioni militari tra l’italia e la Svizzera 1861-1961, US-

SME, Roma, 1987. Maurizio Binaghi e Roberto Sala, la frontiera contesa. i piani svizzeri di attacco all’italia nel rapporto segreto del colonnello arnold Keller (1870 -1918), Casagrande, Lugano, 2008.

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sia tra Stati Uniti e Canada. Questi ultimi furono desegretati nel 1974, e la loro pubblicazione nel 19777 provocò un incidente diplomatico tra i due paesi. E ancora nel 1993 uno storico psico-sociologo sostenne che gli Stati Uniti stavano progettando l’imminente invasione del Canada con la 10th Mountain Division8. Ovviamente i piani di contingenza sono prassi normale di tutti gli stati maggiori. Ma quelli reciproci tra Canada e Stati Uniti fanno emergere gli storici antagonismi fra i tre poli dell’originario nucleo Nordatlantico, rimossi o minimizzati nel discorso pubblico e confinati alla storiografia specialistica9 .

La conflittualità anglo-americana dal 1775 al 1935

Pari agli Stati Uniti per estensione territoriale, il Canada ha un decimo della loro popolazione ed economia. La frontiera comune è la più lunga del mondo, e per oltre un secolo e mezzo è stata militarmente sensibile. Gli Stati Uniti la varcarono invano nel 1775 per sollevare i franco-canadesi e

7 Richard Preston, the Defence of the Undefended Border. Planning for war in North america 1867-1931, McGill-Queen’s U. P., Montreal, 1977, p. 277. 8 Floyd Webster Rudmin, Bordering on aggression: evidence of U.S. Military Preparations against Canada, Voyageur Publishing, 1993; Id., a Cognitive History of the Canadian avoidance of american threats, 1910-1990, University of Tromsø, 1996 online. 9 Gerald M. Craig, the United States and Canada, Cambridge, MA, Harvard U. P. 1968;

J. L. Granatstein and Norman Hillmer, For Better or for Worse: Canada and the United

States to 1990, Copp Clark Pitman, Toronto, 1991; T. Gordon Stewart, the american response to Canada since 1776, Michigan State U. P., 1992; C. C. Eldridge (Ed.), Kith and

Kin: Canada, Britain and the United States from the revolution to the Cold War, Cardiff,

University of Wales Press, 1997; John Herd Thompson and Stephen J. Randall, Canada and the United States: ambivalent allies, University of Georgia Press, 2002; Jason Andrew Kaufman, the origins of Canadian and american Political Differences, Harvard U.

P., Cambridge, MA, 2009.

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La battaglia di Ridgeway, Ontario, 2 giugno 1866

nel 1812 per annettersi l’intero Canada; confronti armati si verificarono nel 1838 e 1859 per dispute territoriali e nel 1849 un gruppo di notabili canadesi firmò un manifesto per l’annessione agli Stati Uniti. Superiori per terra, ma inferiori per mare all’Inghilterra, gli Stati Uniti dettero priorità alla difesa costiera: il «terzo sistema», studiato nel 1816 e poi ridotto per ragioni finanziarie da 200 a 42 forti concentrati nel New England, fu completato nel 1867. Nel 1861-62 la guerra di secessione aveva provocato un nuovo confronto militare alla frontiera canadese, e dopo la vittoria l’Unione chiese all’Inghilterra 2 miliardi di riparazioni per aver sostenuto i Ribelli, o, in alternativa, la cessione del Canada; per ritorsione contro i raid navali confederati provenienti dal Canada, dal 1866 al 1871 Washington tollerò i raid dei Feniani (coi veterani dell’Irish Brigade nordista) che volevano impadronirsi del Canada per barattarlo con l’indipendenza irlandese. Una delle ragioni per cui nel 1867 il Canada fu elevato a Dominion fu proprio per contrapporre una identità nazionale canadese10 alle mire annessioniste della Repubblica, riaccese con le dispute sull’Alaska, l’Oregon

10 James Sturgis, «Learning about Oneself: The Making of Canadian Nationalism, 18671914», in Eldridge, op. cit., pp. 95-118.

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e la British Columbia. Al 1871 risalgono i primi due romanzi americani di fantaguerra tra Gran Bretagna e Stati Uniti, nel ruolo di aggressori insieme a una Coalizione europea oppure alla sola Russia; trionfa la Royal Navy e viene restaurata la Confederazione11. In un romanzo britannico del 1885, la rivoluzione feniana appoggiata dagli immigrati anarcosocialisti complotta per assassinare la regina Vittoria e provoca l’intervento delle Nazioni Europee e l’occupazione permanente degli Stati Uniti12. In tre romanzi del 188889 il casus belli sono i diritti di pesca nelle acque canadesi: nel primo a perorare la guerra è Lord Randolph Churchill, il padre di Winston13. Come in altri due romanzi del 1896 e 189714, gli americani occupano il Canada orientale, ma la flotta inglese distrugge quella americana e bombarda la costa Atlantica. La forza dell’America sta nell’iniziativa individuale: audaci scienziati, intrepidi corsari, perfino un cartello patriottico di capitalisti e imprenditori («American War Syndicate») che prende la guerra in appalto e sperimenta nuove superarmi elettriche.

I romanzi riflettono la collisione tra due placche tettoniche imperiali, resa inevitabile dalla crescente potenza economica degli Stati Uniti15, con

11 Abraham Hayward, the Second armada; An., the Battle of ironclads. Hallie Williams. a true Daughter of the South (1900) è una storia controfattuale della guerra civile, vinta dai

Ribelli grazie alla flotta inglese [Everett F. Bleiler, Science-Fiction. the early Years, The

Kent State U. P., 1990, NN. 1075, 267d e 2338, pp. 356, 84 e 820]. 12 ‘Sir Henry Standish Coverdale’ (pseud.), the Fall of the Great republic [Bleiler, N. 487, p. 162]. 13 Samuel Barton, the Battle of the Swash and the Capture of Canada (1888); Francis R.

Stockton, the Great War Syndicate (1889); W. H. C. Lawrence, the Story of ’92 (Toronto, 1889). [Bleiler, NN. 135, 2014, 1285, pp. 41, 709, 426]. 14 Francis George Burton, the Naval engineer and the Command of the Sea (N. Y., 1896);

James M. Galloway, John Harvey (Chicago 1897) [Bleiler, NN. 338 e 1541, pp. 112 e 516]. 15 Brooks Adams, the law of Civilization and Decay (1895), america’s economic Suprema-

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la loro penetrazione commerciale nel Pacifico e nei Caraibi, la politica navale perorata fin dal 1890 dal comandante Mahan e la ripresa della dottrina Monroe. Nel 1889-1892 tornò a formarsi in Canada un movimento pro annessione, appoggiato dal partito liberale. Nel 1895 Londra reagì con durezza alle ingerenze americane nella disputa sui confini tra la Guyana britannica e il Venezuela, e Theodore Roosevelt sollecitò «an immediate war with Great Britain for the conquest of Canada»16 .

Quando finalmente la Gran Bretagna accettò l’arbitrato proposto dal presidente Cleveland, i media enfatizzarono la svolta, ora nota come «The Great Rapprochement»17. Questa si tradusse nei reciproci avalli del 1898 su Cuba e Sudafrica e nell’intervento congiunto in Cina, ma l’accordo fu di breve durata, tanto che il tema della guerra anglo-americana tornò in un romanzo del 190418. L’Inghilterra si sentì sfidata dal «corollario» Roosevelt alla dottrina Monroe contro l’intervento europeo in Venezuela, dal controllo del Canale di Panama (che rendeva il Seapower americano superiore a quello britannico) e dalla mediazione della pace russo-giapponese che valse a Roosevelt il Nobel (1906). A loro volta gli Stati Uniti presero male l’alleanza anglo-giapponese19 del 1902, rinnovata nel 1905 e nel 1911 e l’ingerenza britannica durante la Rivoluzione Messicana20 a cominciare dall’incidente di Mexicali (1910)21. La crisi raggiunse l’acme

cy (1900), the New empire (1903), tutti pubblicati da The Macmillan Coy, New York-London. V. the americanization of the World, New York-London, Horace Markley, 1902, del giornalista inglese William Thomas Stead. 16 «Crimson War Plan» in Globalsecurity (cit. la lettera di Roosevelt al generale James Harrison Wilson del 5 novembre 1895, in Edmund Morris, the rise of theodore roosevelt, 1979, pp. 530-531). 17 Bradford Perkins, the great rapprochement: england and the United States, 1895-1914,

Atheneum, 1968; Iestyn Adams, Brothers across the ocean: British Foreign Policy and the origins of the anglo-american ‘special relationship’, Tauris, 2005..Rebekah Brown,

«A History of the Anglo-American Special Relationship», Ashbrook Statesmanship Thesis, 2012. 18 James Barnes, the Unpardonable War, New York: [Bleiler, N. 122, p. 38]. 19 Philips O’Brien (Ed.), the anglo-Japanese alliance, Routledge, London, 2004. 20 Peter Calvert the Mexican revolution (1910-1914): the diplomacy of the anglo-american conflict, Cambridge U. P., 1968. 21 Mark C. Gleason, From associates to antagonists: the United States, Great Britain, the

First World War, and the origins of War Plan red 1914-1919 , University of North Texas, 2012, pp. 21-23.

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nel 1913 col riconoscimento inglese del presidente Huerta, inviso a Washington per l’assassinio di Madero, e con la fornitura di armi da parte del Giappone (per reazione alle restrizioni californiane all’immigrazione nipponica). Grazie al carburante messicano la flotta inglese poteva infatti attaccare anche dai Caraibi, contemporaneamente ad un attacco nipponico sulla costa del Pacifico. Temendo addirittura un imminente sbarco di 200.000 giapponesi, il vertice militare interforze (Joint Army and Navy Board, creato nel 1903 da Roosevelt) prese l’iniziativa di concentrare forze navali alle Hawaii e nelle Filippine. La marina aveva fatto lo stesso nel 1898, ma il presidente Wilson, meno corrivo di McKinley, oltre a dare il contrordine, andò su tutte le furie per la violazione delle sue prerogative costituzionali22 .

L’antagonismo anglo-americano era comunque attenuato dalle rispettive correnti «atlantiste», rafforzate dalla grande guerra. In opposizione alla politica wilsoniana di neutralità armata, Leonard Wood e Roosevelt lanciarono il movimento della «Preparedness»; e dopo l’incidente del lusitania e l’incursione di Pancho Villa su Columbus, lo stesso presidente fu convinto dal suo consigliere Edward Mandell House a varare un enorme potenziamento militare e a sostenere le democrazie. Tuttavia i prestiti all’Intesa, i Quattordici Punti e l’intervento nella grande guerra non eliminarono, ma paradossalmente resero più acuta la competizione tra l’Impero e la Repubblica23. Già nell’ottobre 1918 la missione commerciale inglese in Sudamerica fu vista a Washington come una indebita concorrenza ai negoziati della Armstrong-Vickers col governo brasiliano24. Oltre alle profonde divergenze che portarono alla dissociazione americana dalla «pace Cartaginese» (come la definiva Keynes), gli attriti strategici erano tali da far scrivere a Wilson, subito dopo la conclusione della pace che «si sarebbe potuti giungere ad una guerra con la Gran Bretagna».25

22 «War Plan Red Orange», online nel sito Globalsecurity. 23 Keith Robbins, «Partners and Rivals: Britain, the United States and the Impact of the First

World War», in Eldridge, op. cit., pp. 137-146. 24 Thomas C. Mills Post-War Planning on the Periphery-anglo-american economic diplomacy in South america, 1939-1945 Edinburgh U. P., 2012. 25 Gleason, op. cit.

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la conquista americana degli oceani (1915-1930)

Il pungolo anglofobo veniva dalla Marina, convinta di dover giocare un ruolo attivo in diplomazia26. Già il piano quinquennale elaborato nel 1915 dal segretario Josephus Daniels e dal capo di S. M. ammiraglio William Benson, puntava alla supremazia navale ed era quindi orientato non contro la Germania, ma contro il Seapower anglo-giapponese. Nel corso del conflitto Benson segnalò ripetutamente a Daniels che le modalità di applicazione del blocco navale britannico contro gli Imperi Centrali danneggiavano in modo troppo pesante l’export statunitense, e già nel dicembre 1918 ipotizzava che «war with Great Britain may come»27. Nonostante gli ammonimenti dei diplomatici atlantisti come W. V. Pratt a non esasperare la competizione navale con la Gran Bretagna per non ricadere nella logica del 181228, la preoccupazione della U. S. Navy per l’alterazione degli equilibri strategici prodotta dall’alleanza anglo-giapponese e dalla scomparsa della Hochseeflotte era tale che Daniels definiva i negoziati di pace «the Naval Battle of Paris» e che i delegati americani a Versailles giunsero a ipotizzare la sopravvivenza di un nucleo della Kaiserliche Marine per fungere da contrappeso alla Royal Navy29. Il Primo Lord del Mare, Ammiraglio Rosslyn Wester-Wemyss, ebbe al riguardo vari colloqui con Daniels e Benson, sentendosi sempre ribadire la richiesta americana della parità navale («U. S. Navy must equality with British Navy»), mentre la stampa americana denunciava il «British Navalism» con gli stessi toni della precedente campagna contro il «German militarism». Alla conferenza navale di Washington (13 novembre 1921-6 febbraio 1922)si raggiunse un compromesso, limitando la parità alle navi più simboliche e costose (da battaglia e portaerei) ed escludendo gli incrociatori, categoria che l’Inghilterra considerava indispensabile per il blocco economico e il controllo delle linee marittime, vale a dire per l’effettivo esercizio del Seapower30. Il Trattato

26 Come segnalano gli articoli comparsi fra il 1910 e il 1940 su Proceedings, la rivista dell’U

S Naval Institute (Paul Y. Hammond, organizing for Defense: the american Military establishment in the 20th Century, Princeton U. P., 2015, p. 69, nt. 34). 27 Gleason, op. cit. 28 W. V. Pratt, «Naval Policy and Its Relation to World Politics», Proceedings, xlix (July 1923), pp. 1073-24. 29 Gleason, op. cit.. 30 John R. Ferris, «The Symbol and the Substance of Seapower: Great Britain, the United

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pose inoltre fine all’alleanza anglo-giapponese31 e contribuì a indirizzare il Giappone verso la disastrosa decisione di puntare sulle grandi navi e sulla battaglia decisiva anziché sulla più redditizia guerra sottomarina32 . Diversamente da Washington, Londra considerava gli equilibri navali meno importanti di quelli economici. Lloyd George vietò alla Royal Navy di studiare una possibile guerra con gli Stati Uniti, per non dare pretesto a richieste di riarmo navale insostenibili sul piano finanziario. Fin dall’ottobre 1916 J. M. Keynes aveva osservato che la dipendenza finanziaria dall’America metteva in questione la sopravvivenza dell’impero33. Nel dopoguerra questa preoccupazione rafforzò la resistenza contro la deriva «atlantista» della politica britannica. Sotto la pressione degli «isolazionisti imperiali» – il cui capofila era sir Maurice Hankey (1877-1963), già analista della Naval intelligence e poi segretario del Gabinetto e del Comitato di Difesa imperiale (CID) dal 1912 al 1937 – nel 1919 il Canada rifiutò la proposta americana di libero scambio34. Da parte britannica rimase per tutto il primo decennio postbellico «una profonda e latente diffidenza» verso l’America35, nonostante il negoziato sul debito di guerra inglese

States and the One-Power Standard, 1919-1921», in Brian J. C. McKercher (Ed.), anglo-american relations in the 1920s: the Struggle for Supremacy, University of Alberta

Press, 1990, pp. 55-80. 31 Zoltán i. Búzás, «The Color of Threat: Race, Threat Perception, and the Demise of the Anglo-Japanese Alliance (1902-1923)», Security Studies 22, No 4 (2013), pp. 573-606. 32 David Evans and Mark Peattie, Kaigun: Strategy, tactics and technology in the imperial

Japanese Navy, 1887-1941. Naval Institute Press, Annapolis, 1997. 33 J. M. Keynes, «The Financial Dependence of the United Kingdom on the United States of

America,» 10 October 1916. Il manoscritto originale, e la copia dattiloscritta, sono nelle J.

M. Keyne’s Papers, JMK/T/14 (Treasury official 1915-19: war finance. Papers concerning the state of anglo-american relations, September 1916). Cfr. G. C. Peden, arms, economics and British Strategy: From Dreadnoughts to Hydrogen Bombs, Cambridge U. P., 2007, p. 77. 34 Frank C. Costigliola, «Anglo-American Financial Rivalry in the 1920s», the Journal of economic History, 37, No. 4 (1977), pp. 911-934. Tim Rooth, «The Political Economy of the North Atlantic Triangle», in Eldridge, op. cit., pp. 147-176. 35 McKercher, «‘The Deep and Latent Distrust’. The British Official Mind and the United

States, 1919-1930», in Id., op. cit., pp. 209-238.

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(1922) e l’impegno di un consorzio finanziario americano promosso da J. P. Morgan (1924) per consentire una soluzione almeno interlocutoria alla questione delle riparazioni di guerra tedesche36. Anche la crescente americanizzazione della cultura e della vita quotidiana provocava in Inghilterra forti reazioni scioviniste e protezioniste, al punto che nel 1925 furono lanciate campagne per il boicottaggio dei film e prodotti americani («Buy British»)37 .

Nel 1923, se Billy Mitchell perorava un’alleanza anglo-americana contro il Giappone38, la Naval Intelligence americana attribuiva all’ex-premier Lloyd George l’affermazione che l’unica minaccia contro la Gran Bretagna nel prossimo futuro proveniva dagli Stati Uniti e che i punti di frizione erano, nell’ordine, la questione irlandese, la rivalità navale e il debito di guerra39. Nel febbraio 1927 il presidente Calvin Coolidge promosse una nuova conferenza navale, a Ginevra, per estendere le limitazioni navali pure agli incrociatori: l’obiettivo era di dimezzare i 70 britannici, in modo da poterli bilanciare coi nuovi 25 programmati dall’U. S. Navy40. Gli interessi erano però inconciliabili e il fallimento della conferenza fece addirittura temere la guerra, tanto da motivare l’appello pacifista del comandante Kenworthy, un deputato laburista proveniente dalla marina41. Ancora l’11 novembre 1928, nel decennale dell’armistizio, Coolidge polemizzò col navalismo britannico e rilanciò l’obiettivo della Big Navy, la flotta più

36 Kathleen Burk, «The House of Morgan in Financial Diplomacy, 1920-1930», in McKercher, pp, 125-157. 37 Anna Engebretson, the american Challenge and the British National Press: 1925-1930,

Thesis, University of Leicester, 2012. 38 Galen Roger Perras, Kathrina E. Kellner, «‘A perfectly logical and sensible thing’: Billy

Mitchell Advocates a Canadian-American Aerial Alliance against Japan», the Journal of

Military History, 72, No. 3 (July 2008), pp. 785-823. 39 J. Kenneth McDonald, «The Washington Conference and the Balance of Power, 192122,» in John B. Hattendorf and Robert S. Jordan (Eds.), Maritime Strategy and the Balance of Power: Britain and america in the twentieth Century, Macmillan, London, 1989, pp. 189-210 [Cit. in Hattendorf, Changing american Perceptions of the royal Navy Since 1775 Posted on July 1, 2014 (paper originally presented at «The Navy is the Nation Conference,» held at Portsmouth Historic Dockyard, Portsmouth, Hampshire, England, 18-19

April 2012)]. 40 Leo Marriott, treaty Cruisers: the First international Warship Building Competition. Pen & Sword, Barnsley, 2005 41 Joseph Montague Kenworthy, Peace or War?, Boni & Liveright, 1927.

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potente del mondo. La crisi del ’29 favorì tuttavia la ripresa del negoziato navale, concluso col trattato di Londra, che teneva conto delle esigenze britanniche consentendo una superiorità della Royal Navy nella categoria degli incrociatori leggeri.

la genesi del Plan reD

Come ha recentemente ricordato John Hattendorf, decano del Naval War College, «Mahan himself drafted the first American naval war plan in 1890 based on a concept for a weak U.S. Navy to operate with a defensiveoffensive strategy.»42 . L’idea fondamentale era ovviamente di sfruttare la superiorità terrestre per privare la flotta britannica delle sue basi nel Canada Orientale e limitarne così l’autonomia. Il 15 dicembre 1892 lo S. M. dell’esercito (Adjutant-General Office) chiese ai comandanti regionali di studiare la conquista del Canada. Analoghi studi furono fatti nel 1894 e 1896 per la presa di Halifax e del New England43 .

Con la costituzione, il 17 luglio 1903, del Joint Army and Navy Board, precursore dell’attuale Joint Chiefs of Staff, la pianificazione bellica ame-

42 Steven T. Ross, american War Plans 1890-1939, Routledge, 2013, pp. 8-9. 43 Ross, cit,, pp. 7 e 11.

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ricana assunse una crescente connotazione interforze, da cui scaturirono i c. d. Color Coded War Plans del 1918-193844 elaborati dal Joint Planning Committee, così chiamati perché i possibili belligeranti erano indicati con vari colori: Blue gli Stati Uniti, orange il Giappone, Yellow la Cina, Black la Germania, Gold la Francia, red la Gran Bretagna, Crimson il Canada e Scarlett Australia e Nuova Zelanda45. L’unica potenza che poteva sperare di vincere una guerra contro l’America era ovviamente l’Impero britannico46: veniva presa in considerazione pure l’ipotesi red/orange, ossia di una coalizione anglo-giapponese, definita però «unlikely» nel 1924 e «highly improbable» nel 193547 .

il Canadian Defence Scheme No. 1

Sul Canada vegliava però il tenente colonnello James ‘Buster’ Sutherland Brown (1881-1951)48, che idolatrava l’Impero e detestava gli yankee. Famoso come organizzatore logistico della forza di spedizione canadese nella grande guerra e nominato nel 1920 direttore del G2 (military operations and intelligence49), ‘Buster’ elaborò un piano di difesa (Defence Scheme No. 1, 12 aprile 192150), che, sul presupposto di un imminen-

44 Louis Morton, «Germany First: The Basic Concept of Allied Strategy in World War II», in

Kent Roberts Greefield (Ed.), Command Decisions, Center of Military History CMH Pub 70-7, U.S. Army, Washington, 1960, 2002, pp. 11-48. Blaine L. Pardoe, Never Wars: the

US War Plans to invade the World, Fonthill Media, 2014. 45 Esistevano pure piani per l’invasione di Messico (Green), Cuba (tan), Centroamerica,

Caraibi e Azzorre (Gray), Sudamerica (Purple, Violet), Filippine (Brown) e Islanda (indigo) e un Plan White per lo stato d’assedio (Internal disturbances). 46 Morton, cit., p.13. 47 «Red Orange Plan», Globalsecurity. 48 Atholl Sutherland Brown, Buster: a Canadian Patriot and imperialist, Trafford Publishing, Victoria, BC, 2004. 49 Arold A. Skaarup, out of Darkness--light: a History of Canadian Military intelligence, iUniverse, Lincoln, 2005. Rhodri Jeffrey-Jones and David Stafford (eds.), american-British-Canadian intelligence relations, Routledge, 2014. 50 Preston, op. cit.. V. «Defence Scheme No. 1», en-wikipedia.

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te attacco americano su Montreal e Ottawa, prevedeva una serie di raid diversivi di colonne volanti canadesi contro obiettivi nevralgici in territorio americano, con lo scopo di guadagnare tempo per l’arrivo dei soccorsi britannici: la stessa strategia adottata dai Boeri nella prima fase del conflitto sudafricano in attesa di un intervento tedesco. Il piano prevedeva l’occupazione di Seattle, Spokane e Portland ad Ovest e di Fargo e St Paul al Centro, offensive su Albany e nel Maine ad Est e raid limitati nei Grandi Laghi. Le forze dovevano poi ripiegare distruggendo le linee di comunicazione. Per saggiare il terreno, fra il 1921 e il 1926 Brown e altri ufficiali condussero pure imbarazzanti ricognizioni clandestine nel Vermont51. Nel 1928 il nuovo capo di S. M., Andrew McNaughton, abbandonò il piano di ‘Buster’ e lo trasferì a comandare la British Columbia. Qui nel 1931 Brown elaborò lo Scheme No. 2, che mirava a difendere la Costa del Pacifico e la neutralità canadese in caso di guerra tra Stati Uniti e Giappone, e che fu approvato dal governo solo nel 193652 .

il Joint army and Navy Basic War Plan – red (1930-1935)

Basato sui wargame svolti presso il Naval War College e sugli studi della Divisione Intelligence dell’Army War College a seguito delle sopra citate tensioni del 1927, il piano interforze per la guerra contro l’Inghilterra (Joint army and Navy Basic War Plan red) fu approvato il 10 mag-

51 Pierre Berton, Marching as to War - Canada’s turbulent Years 1899-1953, Anchor Canada, 2002. 52 David J. Bercuson and J.L. Granatstein, «Defence Scheme No. 2», in Dictionary of Canadian Military History, Oxford U. P., 1992, p. 61.

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gio 1930 dai segretari della Guerra e della Marina, integrato nel febbraio 1931 dai piani di forza armata, ed emendato nel 1934 prevedendo l’uso immediato dei gas e il bombardamento strategico di Halifax. Nel febbraio 1935 il Congresso stanziò 57 milioni di dollari per la costruzione di tre basi aeree strategiche lungo il confine canadese: camuffata da aeroporto civile, la base nei Grandi Laghi dominava la Penisola dell’Ontario, cuore dell’industria canadese. Per errore la notizia trapelò e comparve sul New York times del 1° maggio. In agosto l’esercito americano svolse le sue più grandi manovre in tempo di pace alla frontiera canadese, con 36.000 uomini e 15.000 in riserva in Pennsylvania. Il 18 dicembre il piano fu sottoposto al presidente, ma non fu approvato53 .

Il piano considerava come causa della guerra la «constantly increasing Blue economic penetration and commercial expansion into regions formerly dominated by Red trade». Per evitare la rovina economica, Red avrebbe dovuto distruggere la marina mercantile e il commercio estero di Blue e occuparne i possedimenti d’oltremare incluso il Canale di Panama. Per non apparire come l’aggressore, Red avrebbe cercato «to provoke Blue into acts of hostility». L’obiettivo di Blue sarebbe allora divenuto la definiva «expulsion» di Red dal Nord e Sud America e la sua «definite elimination … as a strong competitor in foreign trade». La guerra sarebbe stata

«A War of long duration, involving the maximum effort of the armed forces and civil power of the United States, directed initially toward the isolation of Crimson from Red and the defeat of Red armed forces in North America and the Western North Atlantic, including the Caribbean Sea and the West Indian waters, and finally toward the economic exhaustion of the Red Kingdom».

Compito principale dell’esercito era di occupare Winnipeg, le Cascate del Niagara e l’Ontario per tagliare la Canadian Pacific Railway e la rete

53 US National Archives, records of the Joint Board,1903-1947, Roll 10, J.B. Report No. 325,

Serial No. 435 (War Plan red) to No. 641. Navy Basic Plan red (W. P. L. 22, February 1931). F. W. Rudmin, a 1935 US Plan for invasion of Canada, online su glasnost.de , 1 Feb. 1995). Christopher M. Bell, «Thinking the Unthinkable: British and American Naval Strategies for an Anglo-American War, 1918-31», international History review, (November 1997) 19, No. 4, pp. 789-808. John Major, «War Plan Red: The American Plan for War with

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Future Wars

idroelettrica e neutralizzare le industrie militari, e infine «to gain complete control of Crimson». La marina doveva invece tagliare le comunicazioni marittime, impadronendosi di Halifax con una expeditionary Force di 25.000 marines e di tutte le basi britanniche dei Caraibi, per poi attaccare le maggiori rotte commerciali britanniche.

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