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2. “Caro compagno, ci rivolgiamo ancora una volta a te”
2. “Caro compagno, ci rivolgiamo ancora una volta a te”
In questi primi mesi del 1945 Levi è travolto dagli impegni. Arturo Loria annota il 14 febbraio: “Riunione al Vieusseux per il giornale con A. Bonsanti, Longhi, Masciotta, Michelucci, Zampa e C. Levi”. Le trattative per far entrare Levi nella redazione del “Mondo” proseguono per qualche tempo, senza successo
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19. La rivista esce il 7 aprile
1945 legata ai nomi di Bonsanti, Loria e Montale.
A metà febbraio, Natalia Ginzburg chiude le discussioni sul Cristo sollecitando la consegna di un altro lavoro: “Non hai mandato i disegni per il libro di Rossi-Doria! Che cos’aspetti a mandarli? Il libro dovrebbe uscire e mancano soltanto i tuoi disegni! Provvedi subito a farceli avere”
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Il 26 marzo 1945 si rinnovano gli incarichi suddivisi fra i membri dell’esecutivo e quelli della Direzione Politica del PdA fiorentino. Enriques Agnoletti è confermato responsabile del supplemento del partito sulla “Nazione”; per Levi c’è la nomina a responsabile dei “Rapporti con la Nazione ed attività artistiche in genere”. “Si delibera di pregare Levi di preparare il disegno del distintivo del Partito”
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. A metà aprile un altro sollecito dal PdA: “Caro Compagno, ci rivolgiamo ancora una volta a te per ripeterti nella forma più calorosa”:
“occorrono al più presto possibile, per non dire immediatamente, quei famosi manifesti per la “pace” che tu ti sei preso l’impegno da tempo di disegnare e compilare”. Noi ci rendiamo perfettamente conto dei tuoi impegni di lavoro che ti portano via buona parte delle ventiquattro ore; d’altra parte ti renderai benissimo conto che il Partito ha bisogno di te e della tua opera per questo lavoro del quale tu meglio degli altri comprendi l’urgenza
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Levi avrebbe dovuto realizzare due manifesti sul tema della “pace”, nei quali dovevano essere rappresentati “il Partito d’Azione, gli Alleati e possibilmente l’Italia”. Non tornava al mestiere di grafico solo per spirito di partito. Riprendono le vecchie collaborazioni: Levi disegna il logo che contraddistingue la casa editrice “La Nuova
19 ACGV, Arturo Loria, Diari, alla data e passim; sulla nascita del “Mondo” cfr. C. Ceccuti, Le origini del «Mondo» di Bonsanti, “Nuova Antologia”, a. CXIII, vol. 533, fasc. 2125-2126, gennaio-giugno 1978, pp. 348-367. 20 FC, CL, Natalia Ginzburg a Carlo Levi, lettera cit. 21 Archivio ISRT, Carte Ramat, b. 3, verbale dell’Esecutivo, 26 marzo 1945. 22 FC, CL, il Comitato Esecutivo del PdA a Carlo Levi, 17 aprile 1945.
Italia”
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. Ci sono anche altre opportunità: nascono le “Edizioni U” di Dino Gentili. A distanza di molti anni, Maria Luigia Guaita ricorda lo spirito di quella impresa: “Stava crollando tutto, ma si sarebbe ricostruito. Le Edizioni U sarebbero state solo un piccolo lumicino, ma era giusto accenderlo. Era per questo nostro stato d’animo che accettai la pomposa carica di segretaria di redazione”. La sede era in via Tornabuoni, “tre stanze dell’ammezzato” del palazzo dell’Ente di Turismo di Firenze. Le aveva messe a disposizione il presidente dell’Ente, un amico di Ragghianti e di Luigi Boniforti.
Lì battevo a macchina, male, le poche lettere che mi davano da scrivere, tenevo la contabilità, spazzavo, facevo i pacchi e rispondevo al telefono, intimidita e reverente quando dall’altra parte c’erano personaggi come Salvemini, Lussu, Lionello Venturi, che protestavano perché non erano ancora arrivate le loro bozze o cercavano Dino sempre in giro in quel pezzo d’Italia liberata, e più tardi per il mondo
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Gentili era un amico di Carlo Rosselli, aveva fatto parte di “Giustizia e Libertà”, era stato in esilio all’estero, era rientrato in Italia al seguito degli Alleati nel Sud liberato, e aveva raggiunto Firenze alla fine del 1944
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. Le Edizioni U si distinguono subito pubblicando la Vita dei fratelli Rosselli di Aldo Garosci nella collana “Giustizia e Libertà”. Nel giugno 1945 Pavese scrive a Ragghianti per conto della redazione Einaudi: “Sento che fai anche tu l’editore. Se t’avanza tempo e qualche proposta, vedi di ricordarti che anche noi stampiamo libri”. Ragghianti risponde che “un gruppo di amici” l’ha invitato a collaborare: “io ho accettato volentieri, anche perché le iniziative che la nuova casa intende svolgere mi sembravano veramente utili e non previste da altre”. In parte rassicurato, Pavese spiega i motivi della sua preoccupazione: “Le Edizioni U ci hanno allarmato in quanto parevano una secessione della casa editrice, specialmente Venturi me le presentò così”
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23 I bozzetti a colori si trovano presso l’archivio della casa editrice e sono stati pubblicati, attribuendoli a Levi in via di ipotesi, in Una casa editrice tra società, cultura e scuola. La Nuova Italia 1926-1986, a cura di A. Piccioni, La Nuova Italia, Firenze 1986, p. 100. L’attribuzione è confermata dagli schizzi ora in FC, CL. 24 La testimonianza di Maria Luigia Guaita si trova nel volume Tra politica e impresa. Vita di Dino Gentili, Passigli, Firenze 1994, p. 67. 25 Si veda ivi, la nota biografica di Giorgio Luti. Un ritratto di Dino Gentili si può vedere in Carlo Levi si ferma a Firenze cit., p. 111. 26 Questo scambio di lettere è citato da Mangoni, Pensare i libri cit., p. 218, che ricostruisce i rapporti tra Einaudi e le Edizioni U (si veda anche la nota 192, pp. 218-219).
Levi collabora realizzando le copertine di alcuni libri. Il suo legame con quell’impresa è testimoniato ancora nel 1948, quando per le Edizioni U esce una monografia dedicata alla sua attività artistica, a cura di Ragghianti. Ma questo è anche l’ultimo libro confezionato dalla casa editrice prima del fallimento.
“Venerdì (Tempo bello, rosa invernale a sera)”: il 22 dicembre 1944 Arturo Loria va a spasso in cerca di libri, passa da un antiquario e ci trova Umberto Saba,
intento a fare là una perizia dei libri di una bella raccolta. Penso di comperarne alcuni. Chiacchiere con Saba su la guerra e il mercato dei libri. Incontro Carlo Levi di ritorno da Roma e da Napoli (come mi piacerebbe vedere la Napoli di oggi!)
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Appena può, Levi riprende a viaggiare. Di certo ne approfitta per andare a trovare Lelle, ma cerca di conciliare impegni personali e politici. Il 29 novembre 1944 Calamandrei gli lascia una delega perché partecipi al suo posto al Comitato consultivo centrale del PdA, che si riunisce a Roma
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. Le comunicazioni migliorano, spostarsi diventa più facile anche perché l’inverno è passato, il tempo è più clemente, Levi ne approfitta con frequenza sempre maggiore.
Umberto Saba è a Roma almeno dal marzo 1945, contento e senza rimpianti per la “spaventosa arida Firenze”
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. La moglie e la figlia sono rimaste dalla Ichino. Loria le trova ancora lì una mattina di fine estate: “a colazione da Lina e Linuccia Saba a casa Ichino in Piazza Pitti. Piacevole conversazione con le due Line circa Saba, Montale e altri scrittori e letterati come Solmi, Vittorini, Ferrata, ecc”
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. I Saba approfittano dei viaggi di Levi per scambiarsi notizie, inviare denaro e oggetti. Il poeta scrive alle Line, il 16 marzo 1945:
La mia lettura al “Ritrovo” è andata molto bene (neanche un augurio mi avete fatto per essa; proprio le mie letture non le potete sopportare); mi hanno consegnato 5000 lire;
27 ACGV, Arturo Loria, Diari, alla data. 28 FC, CL, delega di Piero Calamandrei, 29 novembre 1944. 29 U. Saba, Atroce paese che amo. Lettere famigliari (194-1953), a cura di G. Lavezzi, R. Saccani, Bompiani, Milano 1987, p. 5. 30 ACGV, Arturo Loria, Diari, 12 settembre 1945.
3000 ne ho date a Carlo per voi, mie poverette. Giacomino [Debenedetti] mi ha scritto nell’“Epoca” un commovente articolo; lo ho pure dato a Carlo
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Saba pensava che insieme a Carlo avrebbe visto anche la Ichino: “Ditele che l’aspettavo a Roma giorno per giorno. Perché non è venuta? Non viene più? Mi dispiacerebbe”
32. Adesso Carlo lo informa che lei verrà fra pochi giorni.
Ditele che la rivedrò assai volentieri; e che spero di passare in sua compagnia alcune buone ore. Io la ricordo spessissimo e vorrei tanto sapere che sta un po’ meglio; che si è cioè un po’ più rassegnata a prendere dalla vita quello che la vita può dare. Perché, tutta l’arte di vivere è qui
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A fine mese ancora un appuntamento mancato tra Carlo e Anna Maria, a Roma: «Ho veduta parecchie volte la Ichino – scrive Saba alle Line –. È venuta con me alla “Nuova Europa” […]. Sta bene; ma è assai ansiosa di rivedere Harlo»
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. Il tono delle lettere di Anna Maria conferma che Levi faceva di tutto per evitarla. Anche Paolo Vittorelli si trova coinvolto in questo gioco:
Sono oggi rientrato dalla Toscana e riprendo a fare io stesso le mie corrispondenze per la Nazione. Ho tentato di venire a Firenze, ma non ho avuto il permesso e mi sono dovuto fermare a Siena. La signorina Jachino [Ichino], segretaria di redazione della Nazione, mi prega di comunicare a Carlo Levi che egli è richiesto d’urgenza a Roma; altrimenti sarà costretta a venire lei stessa immediatamente a Firenze
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Anna Maria era impiegata presso “La Nazione del Popolo” almeno dal gennaio 194536. Proprio in quel periodo aveva in mente di realizzare un giornale per bambini “i cui eventuali proventi saranno devoluti a totale beneficio di un Istituto per Bambini Orfani”. Ragghianti fornisce per conto del CTLN le referenze necessarie:
31 Saba, Atroce paese che amo cit., p. 5. 32 Ivi, p. 4. 33 Ivi, p. 6. 34 Ivi, p. 9. Saba storpia il nome “Carlo” per riprodurre l’accento toscano di Anna Maria Ichino. 35 FC, CL, Paolo Vittorelli, nota teletrasmessa da Roma, 9 aprile 1945.
Si dichiara che questo Comitato è a conoscenza dell’iniziativa della Signorina Anna Maria Ichino e che considera favorevolmente la pubblicazione di un Giornale per Bambini […]. La Signorina Anna Maria Ichino è ben conosciuta da questo Comitato e ne riscuote la più completa fiducia per quanto riguarda le sue capacità e qualità morali
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Si può immaginare che Anna Maria non avesse ancora superato il dolore per la morte del figlio Paolo, e che questo rendesse ancora più difficili i rapporti con Levi. A fine maggio è di nuovo a Roma, alla pensione Fabrello, la stessa in cui aveva vissuto Calamandrei nell’agosto 1944:
mi trovo assai bene. Mangio assai ed ho una camera discreta. Sarei voluta andare da Natalia proprio per stare con lei ma non hanno posto. Qui la sera sono completamente sola, e vado a letto prestissimo. Non sono ancora riuscita a vedere Saba. È più impegnato di una cantante.
Incontra Mario Spinella a una conferenza di Rossi Doria, cerca senza successo Guttuso, ha alcuni impegni presso l’Unione Donne Italiane: è iscritta alla sezione fiorentina e cerca contatti con quella romana. Soprattutto aspetta: “Carlo caro vieni presto. Io giro a Roma a occhi chiusi. Voglio serbarmi le sensazioni più belle per quando ci sarai tu”
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Bruno Fallaci è partito subito per il nord. Da Milano, il 16 maggio informa Levi che sta premendo sul maggiore Noble, vecchia conoscenza del PWB “per ottenere il tuo permesso di viaggio”. Per ora, solo vaghe promesse. “Tornerò alla carica”.
Noi tutti parliamo di te, almeno due volte al giorno, quando siamo alla mensa. La tua presenza sarebbe come l’olio nel lume. Con te potremmo imbastire un programma e svolgerlo.
36 Cfr. Archivio ISRT, PdA, b. 9, Domanda d’iscrizione di Anna Maria Ichino datata 6 gennaio 1945. 37 Archivio ISRT, CTLN, b. 63, fasc. Stampa e propaganda, “Varie 1945”, “Dichiarazione” datata 4 gennaio 1945, siglata da C. L. Ragghianti. 38 Tutte le citazioni da FC, CL, Anna Maria Ichino a Carlo Levi, 26 maggio 1945.
Fallaci dà un rapido quadro della situazione della stampa a Milano: escono sei quotidiani, cinque dei partiti e il “Giornale Lombardo” controllato dal PWB: “io, con l’aiuto di un gruppo di redattori dell’ex Corriere lo tiro avanti, così freddino, rimpinzato di notizie scolorite, come lo vuole il Maggiore”. Il “Corriere della Sera” sarà riavviato ben presto, in un modo o nell’altro. Lui stesso ha già ricevuto delle offerte per riprendere il suo vecchio posto. “Per ora, nicchio; in seguito, vedremo”. Ci sarebbe anche un’altra possibilità: colla ripresa del “Corriere”, il “Giornale Lombardo” sarebbe da rifare:
bisognerà quindi trovare un direttore e mettere assieme una buona redazione indipendente e politicamente pulita. Carlo dovrebbe comparire sulla scena, allora. […] Naturalmente, se potessimo realizzare il nostro progetto, sarei con te e con gli amici. Al quotidiano che nascerà dalle ceneri del Corriere mancano molti uomini di primo piano: i signori che reggono le sorti del nuovo-vecchio foglio si illudono, sono ottimisti. Credono che il giornale sia solamente cucina e impaginazione. Dovranno ricredersi. Penso anche a Cancogni. Il bravo matto andrebbe bene e dovremo riparlare di lui, al momento buono. Finisce l’epistola, scritta in una stanza piena di baldoria. Credimi, caro Carlo, Firenze è proprio una città civile, anche se scettica o addormentata
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Appena i permessi di viaggio sono pronti, Levi prende la direzione di Milano e Torino. Anna Maria rientra a Firenze, e gli scrive il 14 giugno:
non ho ancora ricevuto nulla da te. Spero che starai bene e sarai finalmente con tua mamma. Come hai trovato tutti? Sei contento? Per meglio dire una lettera l’ho avuta: quella che hai mandata con Boniforti. È il nuovo presidente del CTLN, lo sai? Mi ha fatto piacere che hai i quadri: però ne ero sicura. Quando tutto cammina bene non c’è da temere! Io ho cominciato a girare per la Pretura in cerca di cronache. Vorrei riuscire, perché è un lavoro che mi diverte di più che lo stare ferma in ufficio ad archiviare pratiche […].
39 Tutte le citazioni da FC, CL, Bruno Fallaci a Carlo Levi, 16 maggio 1945.
Chiede consiglio a Carlo, vuole adottare un bambino che ha visto all’Istituto per Bambini Orfani. “Rimonterò il lettino di Paolo e farò per lui tutto quello che non ho potuto fare al mio”. Questa sembra essere la sua unica preoccupazione, anche se non manca qualche accenno alle residue possibilità di un futuro in comune. “Quando tornerai? Non ti dico nulla di noi, di me per te. Non posso proprio”. “Non ti dico di salutare i tuoi. Non penso più a nulla e sono tanto distaccata”40 .
Anna Maria non riesce ad avere notizie di Carlo per tutto il mese. Lo cerca anche a Milano, presso Bruno Fallaci. Il 24 gli scrive dopo aver sentito le voci che circolano a Firenze: “Mi è stato detto che vuoi entrare all’Italia Libera”
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. L’inseguimento dura tutta l’estate e finisce per coinvolgere tutta la famiglia Levi. Il 27 agosto Lelle scrive a Luisa: “Carlo è già a Roma e io spero che mi venga a trovare a Meta prima che torni a Napoli. Carlo ha rotto completamente con la Ichino, e basta”
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. Luisa parla della questione direttamente con Anna Maria quando va a Firenze per il congresso dell’UDI, nell’ottobre 1945. D’ora in poi, Carlo sarebbe passato per Firenze con la massima discrezione
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40 Le citazioni da FC, CL, Anna Maria Ichino a Carlo Levi, 14 giugno 1945. 41 FC, CL, Anna Maria Ichino a Carlo Levi, 24 giugno 1945. 42 FL, Lelle Levi a Luisa Levi, 27 agosto 1945. 43 Lascio qui Anna Maria Ichino, senza indugiare sui rapporti che continuarono – a fasi alterne – nei mesi e negli anni seguenti, e per i quali rimando a Benaim Sarfatti, Firenze 1943-44 cit.