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3. Una corrispondenza da Milano: balli nei cortili e un nuovo primo ministro al governo

Ne L’Orologio Levi ricorda che Milano fu la prima meta del suo viaggio al nord: di nuovo, come otto mesi prima verso Roma, per strade distrutte su automobili rimediate all’ultimo momento. Nel buio della notte, l’accompagnano i fuochi d’artificio sparati in tutti i villaggi: “il tuono allegro dei mortaretti giungeva da ogni parte dell’orizzonte, sopra il canto sereno dei grilli, nella campagna”. A Reggio Emilia, l’automobile si rompe e costringe a una tappa imprevista: “nessuno poteva, a quell’ora, riparare il guasto”.

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La città era buia, le strade deserte, gli alberghi affollati: venni accompagnato dal cameriere di un’osteria, un partigiano già vecchio, alla difficile ricerca di una camera ove dormire. Camminammo a lungo su quegli acciottolati: dalle case, di dietro agli spiragli delle porte giungeva un mormorio continuo, come se esse fossero tutte piene da scoppiare di gente, e tutti parlassero insieme, e dicessero le stesse parole, sussurrando di felicità. […] Continuavamo a camminare, svoltando per viuzze buie, in quel brusio indistinto. Giungemmo, infine, a una casa, battemmo a una porta, venne a aprire una vecchia vestita di nero. Aveva una camera per me, se mi contentavo

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A Milano tutto una rovina, ma le strade sono “piene di una folla esuberante, curiosa e felice”.

Andavano a comizi, a riunioni, a passeggio, chissà dove. Tutti parevano contenti di vedersi, di urtarsi camminando, di respirare, di ritrovarsi, di sentirsi vivere. La città pareva più abitata del solito. «Quanti siamo!» parevano dirsi i milanesi, ammiccando d’intesa e di meraviglia; e si sedevano sull’erba del Parco.

La sera si balla “in tutti i cortili, al suono di orchestrine improvvisate”.

Alle corde, tese tra le finestre dei primi piani, erano attaccati dei lampioncini di carta, e delle frasche verdi, e là sotto, i milanesi ballavano. Passavano le ore, la notte era fonda, e le danze continuavano senza interruzione, come se una forza miracolosa reggesse i muscoli di quelle ragazze, che pure avevano, per tanti mesi, mangiato così poco. I

lampioni si spegnevano a uno a uno, e il ballo non cessava. Fazzoletti rossi al collo, camicette leggere, vecchi vestiti d’estate, pantaloni militari, tutto ondeggiava e piroettava concorde: neppure le brutte e le vecchie erano trascurate. La luna era alta in cielo: il suo raggio penetrava attraverso i buchi delle finestre sbrecciate, i profili irregolari dei muri cadenti: a quella luce, in tutta la città, i milanesi ballavano, abbracciati e confidenti come se fosse la prima notte del mondo

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Levi passa circa un mese tra Milano e Torino. Il 5 giugno si ritrova con i fratelli a Torino; insieme scrivono alla madre, ancora a Torrazzo. Luisa:

Carlo è arrivato stamane ma domattina parte per Milano. Sta benissimo. Verrà a Torrazzo probabilmente lunedì o martedì o mercoledì prossimi […]. Io ho preso servizio questa mattina a Collegno.

Carlo:

Finalmente ci rivedremo; dopo aver tanto aspettato ho trovato un’automobile che mi ha portato a Milano e a Torino. Speravo molto di vederti qui a Torino. Invece ho trovato soltanto Luisa e Riccardo, e li ho trovati benissimo, e molto felici […] sarei corso subito da te, ma non ci sono mezzi di trasporto, e devo essere domani a Milano per il Congresso del Comitato di Liberazione.

Riccardo aggiunge la sua firma

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Durante quella prima settimana di giugno a Milano si svolge il congresso dei CLN regionali dell’Alta Italia. La “NdP” aveva introdotto l’argomento pubblicando una intervista a Leo Valiani. Nei giorni seguenti riporta dei brevi resoconti, e l’8 giugno i risultati finali della riunione

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. Il Comitato toscano era invitato in veste di osservatore; la delegazione comprendeva, tra gli altri, Eugenio Artom – che fa da portavoce – e Luigi Boniforti che di lì a poco avrebbe preso il posto di Ragghianti alla presidenza del CTLN.

44 Levi, L’Orologio cit., p. 66. 45 Tutte le citazioni ivi, p. 68. 46 Tutte le citazioni in FL, Luisa, Carlo e Riccardo Levi ad Annetta Treves, 5 giugno 1945. 47 L’intervista a Valiani esce sotto il titolo I Comitati del Nord, “NdP”, 4 giugno 1945. Per le cronache dal convegno si vedano i numeri del 5-8 giugno.

Si avverava l’augurio formulato molto tempo prima da Fallaci. Appena arrivato a Milano, Levi inizia a collaborare con l’edizione cittadina del quotidiano del PdA, “L’Italia Libera”, diretta da Leo Valiani. Il 9 giugno 1945 è l’ottavo anniversario dell’omicidio dei fratelli Rosselli. Un ricordo di Levi è pubblicato in una pagina che, attraverso Carlo Rosselli, vuole ricordare “tutti i caduti di vent’anni di cospirazione antifascista e di guerra per la libertà”. Comincia dall’ultimo saluto a Nello Rosselli, che nel 1937 partiva dalla casa di famiglia, in via Giusti, a Firenze, per raggiungere Carlo in Francia. Ripensa a quando ha dipinto i loro volti, “simili, ma più attivo e fiero il primo, più pensoso, con gli occhi dolcemente pendenti il secondo”, e sente l’insufficienza di questo ricordo, anche se è così “preciso e vivo”.

Si è delusi della memoria, quando essa si rivolge a chi ci fu caro, parte di noi. Quella che fu vera amicizia e vita, è rimasta intera nelle nostre persone, del tutto assimilata e non distinguibile: e il resto è vaga immagine, ombra senza corpo che si abbraccia con amarezza. È più nitida la figura delle cose indifferenti che il viso del padre o dell’amico, che è stato tolto e che (nero è il colore del lutto) un geloso dolore ha ricoperto

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Ancora pochi giorni e si consuma la crisi del governo Bonomi: sembra arrivato il momento di una nuova fase nelle pratiche politiche, dell’autentico rinnovo della vita italiana. “Gli uomini della resistenza sanno ormai di poter governare, e di doverlo fare, nell’interesse comune”: Levi segue gli sviluppi da Milano.

Ferruccio Parri, il capo della Resistenza, è presidente del Consiglio, e ha fatto sentire, nei suoi primi discorsi, una voce, un tono morale, veramente nuovi; e perfino una forma nuova di eloquenza civile.

Parri riceve il mandato per formare il governo il 17 giugno, il suo gabinetto inizia ufficialmente quattro giorni dopo. Levi promette di proseguire con le sue corrispondenze e di spiegare che cosa ci sia di nuovo nell’aria.

48 C. Levi, L’uomo e la sua vita, “IL”, Milano, 9 giugno 1945.

Che cosa sia, politicamente, questa novità, cercherò di dire altra volta, quando tornerò, nei prossimi giorni, in questa capitale del Nord, dopo questo primo passaggio fuggevole, e mi ci fermerò più a lungo. Ora lascio Milano e i suoi balli estivi: l’automobile mi aspetta per portarmi a Torino

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A Torino, Levi partecipa a una delle riunioni di fondazione dell’Unione Culturale Italiana, un’impresa che poi sarà legata al nome di Franco Antonicelli. L’amico Piero Zanetti gli manda una copia dell’ultimo verbale e dello statuto modificato, pregandolo di passare queste carte anche a Riccardo, al prof. Giuseppe Levi e ad altri

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. Gli impegni principali dell’estate 1945, però, sono a Milano. Il 30 giugno Levi fa una lunga intervista a Ferruccio Parri, che la “NdP” pubblica il giorno dopo

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. Continua anche la collaborazione con “L’Italia Libera”, che a fine luglio gli pubblica due commenti, il primo sulla conferenza di pace di Potsdam, l’altro sulle nuove prospettive istituzionali, le possibilità del governo Parri, il ruolo del Partito d’Azione

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. Levi sviluppa i temi della libertà e dell’autonomia che già aveva discusso con il pubblico fiorentino.

A poco a poco, Levi si svincola dall’impegno con la “NdP”. Scrive ancora un pezzo per il numero che celebra l’anniversario della Liberazione di Firenze, l’11 agosto 1945. Questo e l’intervista a Parri sembrano gli unici suoi interventi sulle pagine del quotidiano del CTLN durante l’estate del 1945

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Anche “L’Italia Libera” di Milano celebra Firenze libera, pubblicando un articolo di Manlio Cancogni: Agosto 1944 a Firenze. Una liberazione a metà

54. Il 9 agosto, Leo

Valiani aveva dato la notizia a Levi, a Roma:

49 FC, CL, manoscritto senza data, su carta intestata della ditta di vini “Ditta Fratelli Nobili…”. La NdP non pubblicò questa corrispondenza. 50 FC, CL, Piero Zanetti a Carlo Levi, lettera senza data con un allegato con data 19 giugno [1945]. 51 C[arlo] L[evi], La situazione economica e i problemi politici in una nostra intervista col Capo del Governo, “NdP”, 1-2 luglio 1945, ed. del mattino. 52 Cfr. C. Levi, Il Convegno di Potsdam. I Grandi e i popoli, “IL”, Milano, 20 luglio 1945 e Id., Un’esperienza autonomistica, “IL”, Milano, 22 luglio 1945. 53 Non esiste ancora un elenco completo di tutti gli articoli pubblicati da Carlo Levi tra 1944 e 1945 sulle pagine della “NdP” e dell’“IL”. D. Ward, Antifascisms. Cultural Politics in Italy, 1943-46. Benedetto Croce and the Liberals, Carlo Levi and the “Actionists”, Madison 1996, fornisce la lista più completa (cfr. “Appendix 1 Carlo Levi’s Journalism”, pp. 192-194) tra quelle che si possono attualmente consultare (oltre a quella presentata nell’inventario della FCL, in ACS, si veda quella fornita nella bibliografia da G. Sirovich, L’azione politica di Carlo Levi, il Ventaglio, Roma 1988). Tuttavia anche la lista di Ward presenta delle lacune, sia per quanto riguarda la “NdP” che per le due edizioni – quella milanese e quella romana – di “IL”. 54 “IL”, Milano, 11 agosto 1945, ed. di mezzogiorno.

ho assunto Cancogni per reportages comuni per l’Italia Libera di Milano e di Roma (a condizione che quest’ultima sia diretta effettivamente da te, il che mi pare evidente). Naturalmente se tu – a un momento dato – ne avessi bisogno in redazione a Roma, io lo utilizzerei come nostro brillantissimo reporter-corrispondente da Roma. […] Va da sé che l’assunzione di Cancogni da parte nostra è subordinata alla tua approvazione

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55 ACS, FCL, b. 41, fasc. 1420, Leo Valiani a Carlo Levi, 9 agosto 1945.

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