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VALENTINO CODA

addossate alle pareti scogliose, sia in angolo morto. Quando si vive sotto il tiro nemico, non c'è ricovero che non sia presunto, fino a prova contraria, in' angolo morto: così si dorme tran quilli, equando la granata arriva, non si ha quasi maiil tempo di esasperarsi sulla perduta illusione.

Ci siamo coricati ieri con doppia soddisfazione: il grande attacco austriaco, preannunciato dai di sertori con profusione e precisione di particolari per la notte sul 23, non ha avuto luogo sul no stro fronte. Pare invece che i tedeschi abbiano tentato verso Tolmino, pigliando una sonora ba tosta e lasciandoci nelle mani diecimila prigio nieri.

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La notizia è una delle tante che reca il Bollet . tino ufficioso, o bollettino del fante, che dal prin cipio della campagna non ha mai cessato di cir colare, inedito e anonimo, ma non meno venerato e assai più appetitoso del Bollettino Cadorna. Ab biamo telefonato la buona novella al Generale , che col Capo di Stato Maggiore e alcuni di noi era salito, per ogni buon fine, in prima linea, all'osservatorio d'artiglieria di quota 800. Ci aspettiamo da un momento all'altro di vederli ridiscendere .

Invece è tornato stamattina il Maggiore Nasi,

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e ha dato l'ordine di sbarazzarci di una parte del l'archivio e dei bagagli, mandandoli giù a Per cotto, sede del Quartier Generale della nostra Di visione. Poichè mi secca di ridurre la mia sobria riserva di biancheria e la piccola biblioteca che è preziosa per ingannare la monotonia delle ore vuote, vado a domandargli spiegazioni: mi ri sponde che, in vista della sistemazione invernale, verrà alleggerita la prima linea e il Comando si trasferirà probabilmente più indietro. Nasi , sol dato di vecchio stampo, cieco e sordo a tutto ciò che non è la sua consegna, manca di fantasia, e la sua spiegazione è inverosimile. Già vagamente inquieto, m'imbatto nel capitano dei Carabinieri, Menni, il quale misteriosamente mi accenna ad uno scacco toccato dai nostri a Tolmino e ad una conseguente correzione di tutto il fronte. Rivolgo mentalmente e cordialmente all'astrologo l'augu rio che la gerarchia m'impedisce di buttargli in viso, e decido di raggiungere il Generale a quota 800 per vedere che cosa succede. La mia sinecura di Ufficiale addetto alla Segreteria mi lascia quasi assoluto padrone del mio tempo e dei miei atti; perciò, con un semplice avvertimento allo scrittu rale che sarei tornato nel pomeriggio, mi metto la strada fra le gambe (è bene il caso di dirlo

Valentino Coda

perchè non è più di un sentierucolo sassoso e ri pido) proprio nel momento in cui due granate scoppiano sul piazzale del Comando. A proposito di angolo morto!

Salendo, mi si spiega sotto gli occhi il pano rama, non bello ma pittoresco, della conca di Ravne. La cresta capricciosa del Kobilek mi na sconde i monti più bassi dietro ai quali scorre l'Isonzo, ma volgendomi a mezzogiorno vedo il suo nastro argenteo strisciare nella pianura, e quando mi sarò arrampicato di pochi metri, vedrò biancheggiare là in fondo Gorizia, a cui, non appena il San Gabriele sia finitodi prendere, si potrà calare di qui in due ore. Il paesaggio è, a un dipresso, quello del Carso, bucherellato dalle doline, disseminato da una sparsa vegetazione nana che non riesce a dissimulare il sudiciume ammannito dalla guerra. A mezza strada, mi sof fermo a contemplare una zuffa aerea fra due cac ciatori nostri e tre avversari che non sono i so liti dalla croce nera, ma più snelli di forma, più chiari, e paiono anche più veloci. Debbono esser tedeschi : l'altro ieri il nostro Baracca ne abbatte due, per la gioia dei nostri occhi, fulmineamente.

Vedo un caccia italiano slanciarsi, piombare su due nemici che incrociano in ruote lentissime, il

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gruppo si serra fra un crepitio di mitragliatrici, poi gli apparecchi si distaccano, ed uno si allon tana perdendo quota e lasciandosi dietro, come la coda di una cometa, una scia di fuoco. È no stro o loro? non giungo a discernere i colori, e un cattivo presagio mi fa parer l'erta più dura.

A quota 800 trovo il Comando in una caverna bassa, umida, male illuminata da una lampada ad acetilene. Il Generale mi accoglie bene, ma appare preoccupato.

Chiedo notizie dell'aeroplano : è proprio il no stro che è caduto in fiamme. Conegliani, l'ufficiale d'ordinanza, aggiunge: « Nous sommes dans une mauvaise passe », e mi apprende all'orecchio, che in giornata si eseguirà l'alleggerimento della pri ma linea, ossia l'abbandono dei punti più avan zati, compresa la quota Papa oltre Madoni, la quota che ci è doppiamente sacra perchè il no stro povero generale, Achille Papa, la conquistò e la battezzò col suo sangue.

Mi inerpico sulla piramide di sassi che protegge l'osservatorio; la scena è degna di esser veduta.

I cannoni duellano su tutta la linea, ma il nostro tiro è di gran lunga più nutrito, e riconforta il cuore. Noi tiriamo sulle truppe austriache (tede schi non se ne sono ancora veduti) che si am

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