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DALLA BAINSIZZA AL PIAVE 21

naturali del Carso, linea formidabile, da potersi difenderecoi sassi, già conquistata da noi a palmo a palmo e costata fiumi di sangue. E la linea che sbarra l'Isonzo e il vecchio confine aperto ed iner me: l'idea che si possa abbandonarla senza colpo ferire, benchè alcuni l'affaccino come probabile, mi sembra un'allucinazione. Parlo col brigadiere della Forli, che mi rassicura. I suoi ordini sono di resistere ad oltranza, ed i suoi reggimenti fa ranno buona guardia nelle fonde trincee scavate a semicerchio intorno alle creste inaccessibili. Il generale è sceso a Plava, chiamato dal Co mando del Corpo d'Armata per istruzioni che non possono esser affidate al telefono. Noi ci buttiamo in sei o sette a dormire sull'impiantito di una fe tida baracca, impregnata di odori umani. Cone gliani si addormenta e geme in sogno. Menni, il carabiniere, russa come un mantice. Io non posso dormire, il cervello mulina vorticosamente le due eterne interrogazioni : « Che cosa è successo? che cosa succederà ?... Con le palpebre chiuse e i pugni stretti mi sforzo di non pensare. Un ronzio sordo e lontano mi strappa di colpo al dormiveglia pieno d'incubi. Il ronzio diventa fragore, odo il calpestio di una corsa tumultuosa, un gridiodiabolico... Ah per Dio! riconosco que

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