1 minute read

DALLA BAINSIZZA AL PIAVE 29

e ignare dell'ordine di ritirata, mi offro, tanto più che alla sanità ho degli amici, e alla sussi stenza (nessun movente delle azioni umane è puro di egoismo) conto di trovare quella tazza di caffè che da mezz'ora sorbivo col desiderio . Si offre con me il maggiore Nasi, che « conosce bene la zona ); e andiamo.

Nasi, secco duro segaligno, sembra tagliato nel bronzo. Precipita per la discesa come un bolide e ripete meccanicamente, eco delle diflessioni che egli rumina adagio con onesta diffidenza delle proprie facoltà intellettuali: « Che infamia, che infamia ! ». Non è un'aquila il povero Nasi, ma è un uomo di cuore, uno schiavo del dovere, ed ora che un'idea netta e precisa, l'idea della ca tastrofe, ha squarciato le brume del suo cervello, egli soffre profondamente e sinceramente, e da rebbe la vita per evitare alla patria una minima parte dei guai che l'aspettano. Io non gli ri spondo, tenendomi il respiro per secondare il suo passo indiavolato.

Advertisement

Al fiume la scena è quella del giorno innanzi, ma, velata dalle tenebre, assume una tetraggine d'incubo . La solita innumerevole tratta di carri e di uomini che, aggranchita dal sonno, stenta a

This article is from: