3 minute read

32 VALENTINO CODA

mana ansima sotto il carico . Uno dei feriti ran tola, gli occhi nuotanti nel letargo che precede la morte; un altro è già spirato. Forse meno in felici coloro che sono stati abbandonati alla dub bia pietà del nemico!

Fra gli artiglieri ravviso una vecchia cono scenza, Fontana, robusto camalo del porto di Ge nova. Quantunque non sia più un ragazzo (ragazzi siamo stati insieme), sale svelto e leggiero, por tando sulla spalla taurina l'otturatore d'un « me dio calibro ». Il pezzo, mi narra con mestizia non priva d'orgoglio, ha fatto fuoco tutta la notte, un fuoco « del diavolo ), poi la batteria ebbe ordine di ritirarsi. A trasportare i grossi cannoni non c'era pur troppo da pensare, ma gli ottura tori sì, e Fontana mi addita i suoi compagni che li portano a turno, dandosi il cambio ogni quarto d'ora. Egli peraltro non cede il suo a nessuno : sarebbe bella che un carovana mostrasse di pie gare sotto il peso!

Advertisement

Fontana non era prima della guerra uno stinco di santo, eppure mi ha dato, oggi, una lezione e una consolazione. Io gli chiedevo, intenerito dalle aspre ma familiari cadenze del natio ver nacolo: « Quand'è che torneremo laggiù ? ).

Pensavo alla mia dolce, bella Genova, alla sua

33 corona di monti azzurri, al suo tappeto di onde verdognole, alle sue vie marmoree ove frusciano profumate le più belle donne del mondo... Ma

Fontana aveva un'altra nostalgia nel cuore; ag grottò le ciglia, si volse all'Isonzo che gorgogliava giù nella valle giallo ed ostile, e brandendo come una clava il s o otturatore mi rispose: « Ci tor neremo presto, presto ... Scià veddid ! ).

CAPITOLO II. SUBIDA

Ore 20. Il ponte di Plava è saltato. Le no stre due Brigate, dopo alcune ore di riposo, si dirigono verso il mare per andar a difendere la stretta di Subida, sopra Cormons. Io ed altri due ufficiali, incaricati di incanalare il movimento e collegare i reparti durante la marcia, ci avviamo i a piedi per la strada da Krasno a Verolje, ma ledettamente bersagliata dagli austriaci che deb bono crederla stipata di soldati, mentre per l'ap punto non ci siamo che noi tre. Fra gli enormi bracieri che divampano ovunque, non tanto per necessità quanto perchè i soldati si divertono a metter fuoco alle più meschine baracche, il gran dioso magazzino di Verolje, con le sue provviste accumulate pei bisogni d'un Armata, brucia per un'estensione di mezzo chilometro quadrato, con un alto e continuo scoppiettio di lamiere che la

Dalla Bainsizza Al Piave 35

fiamma torce e spezza, e che lì per lì ci fanno credere a un tiro sparso di mitragliatrici. L'incen dio ha invaso la strada, e i soldati, ad uno ad uno, passano di corsa in mezzo alle vampe. Qua dro degno di Goya.

Piove sempre a dirotto, e per noi che scappiamo è una fortuna. Io ho preso posto in una moto carrozzetta che sotto il castello di Dobra mi si ferma bruscamente, in panna. Ricordo che qui . venni, due mesi or sono, a cercare d'un mio fra tello, e appresi l'angosciosa notizia: disperso... Mentre il motociclista s'ingegna, sotto il diluvio, di riparare la macchina guasta, io mi sgranchisco le gambe intirizzite e mi accosto ad un vasto fab bricato, i cui numerosi dipartimenti sono stipati d'ogni ben di Dio. Cappotti, zaini, arnesi da zappatore, fucili, gallette, piccozze, tende, stufe, filo telefonico, c'è di tutto, e tutto è a disposi zione del primo venuto, perchè il magazzino è aperto, e non si vede anima viva. Incontro final mente un ufficiale commissario dalla faccia stra lunata, il quale mi informa che il magazzino verrà incendiato fra un'ora, e mi mostra i covoni di paglia e le botti di petrolio pronte pel triste ser vizio.

-- Se i soldati volessero prendersi qualche

Valentino Coda

cosa! -- mi dice quasi supplicando, nell'additarmi le folte schiere di fanti in marcia. Ma il povero fante è curvo sotto il peso delle armi e dello zaino, rotto dalla fatica e inzuppato di pioggia fino all'osso; par che non possa neanche sostenere sè stesso fino alla tappa ancora lontana.

Il motociclista mi avverte che il side - car non ne vuol sapere; per la riparazione occorrerebbero i ferri del mestiere che non ha. Quando si va in side-car, c'è da ringraziar Dio di cavarsela con far la strada a piedi, quindi, dato sfogo ai moc coli di prammatica, mi mescolo rassegnatamente ai soldati che seguitano a cianciare fra di loro in libertà, non sospettando l'Ufficiale nella figura ammantellata e taciturna che segna il passo con loro.

Cristo! quei monti li abbiamo pagati con tanto sangue, e ora ce li fanno lasciare!

-sarcasmo . A casa.

Adesso poi chi sa dove andiamo a finire!

A Trieste stride una voce avvelenata di

Eh, a casa!... Ti spicci!

Una risata pigra, svogliata si sgrana nelle file più vicine. Ti spicci nel gergo della caserma si

This article is from: