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DALLA BAINSIZZA AL PIAVE 41

dai loro occhi inquieti di bestie inseguite e dal l'insolita celerità della marcia .

Dalle colline a destra e a sinistra dell'angusto passo di Subida, i soldati della nostra Divisione vedono andarsene tutto un esercito , e non è dif ficile che l'idea paurosa di rimanere gli ultimi, di essere sacrificati venga minando il loro spirito. Nessuno confessa il suo occulto timore, ma tutti lo sentiamo agghiacciarci l'anima: se i soldati ci sfuggissero di mano? Da tre giorni una voce ne fasta, certo una calunnia ci sussurra negli orecchi che Caporetto è opera dei soldati... che la sobil lazione faziosa ha ottenuto il suo intento, l'eser cito non si batte più. Contro questa insinuazione ii nostro onore si solleva in un impeto di sde gno; i soldati noi li abbiamo visti al fuoco , sono sempre gli stessi, quelli che hanno vinto poche settimane fa al Chiapovano, quelli chehanno stre nuamente resistito al Na-Kobil. Ma lassù noi era vamo vittoriosi, saldamente piantati in terra ne mica, animati dalla baldanzosa fiducia della no stra superiorità: qui siamodei vinti, e non si vis sero trenta mesi in campo per ignorare l'influsso che i fattori morali esercitano sulla combattività delle schiere .

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Il primo panico i ebbe poco dopo le quattor

: dici. Sentiamo un tumultuare lontano e crescente, uno strepito di ruote, un calpestio di moltitudine, e dalla gola che si apre in alto fra due catene di colli, vediamo sboccare e precipitarsi la valanga. Vengono giù a stormo, urtandosi, frammischian dosi, ondeggiando come un campo di grano fru stato dalla bufera, non più soldati, turba, non più uomini, mandria; nelle prime file occhi folli, visi stravolti e disperati, bocche urlanti di terrore; ufficiali, fanti, artiglieri, cavalli, cannoni. Ad un cenno del nostro capo ci stendiamo in sottile ca tena sulla strada, dieci o dodici ufficiali con le rivoltelle in pugno, dietro a noi un esiguo drap pello di carabinieri, e una trentina di scritturali, piantoni, attendenti, quasi tutti senz'armi: e at tendiamo l'urto .

Ma l'urto non viene. All'appressarsi della prima ondata di fuggiaschi, il generale intima un alt che domina tutti i clamori. La prima fila si ar resta, rifluisce sui sopravvenienti, la massa ha un rigurgito, due o tre oscillazioni, si arresta.

Che è avvenuto? perchè avete abbandonato i posti?

I soldati, sgomenti, tosto ripresi dal pugno ferreo della disciplina, tacciono.

Il generale chiama gli ufficiali e li interroga.

Abbiamo ricevuto ordine di ripiegare ri spondono unanimi.

Da chi? non si riesce a saperlo. L'ordine, vo lando di bocca in bocca, è corso lungo le trincee come il fuoco lungo una miccia. Sapremo più tardi il motto di questo enigma, adesso l'importante è di riordinare, rianimare queste truppe -- è un bat taglione e mezzo che si agglomera intorno a noi -- e rioccupare il tratto di linea sguarnito prima che il nemico v'irrompa.

Dietro front ! ---- urlar urlano cento voci.

Ma, mentre noi trattenevamo l'avanguardia, il grosso e la coda della colonna, non potendo avan zare sulla strada, ha dilagato da una parte e dal l'altra, sparpagliandosi nei campi. Carabinieri e ufficiali danno la caccia ai fuggenti e ne ricon ducono il maggior numero. Svanito il panico, i soldati stessi hanno vergogna dell'accaduto, e in sistono per convincere noi che non ebbero inten zione di scappare, ma in buona fede credettero che ci fosse l'ordine di ritirata : sottufficiali e gra duati si fanno in quattro per ricostituire il proprio reparto, e il battaglione riprende il cammino delle trincee, se non con lo slancio che solo l'esaltazione d'un fulmineo assalto può infondere, con la ras segnata ubbidienza che basta per tenere una linea

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