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DALLA BAINSIZZA AL PIAVE 47

un ufficiale sopraggiunto afferma che la collina in faccia a noi è tenuta dai nostri posti avan zati, e che qui siamo in seconda linea. Discendo, corro al Comando di Brigata: il colonnello non sa o non ha tempo di illuminarsi. Proseguo per la strada, arrivo alla chiesetta che signoreggia il passo, o sella, di Subida, barricato alla me glio dai nostri che vi banno messo in posizione due mitragliatrici. Questo è, mi dicono, l'estremo limite della nostra occupazione; davanti abbiamo delle pattuglie eploratrici, e il nemico. Ma la collina che mi dà pensiero sorge molto più oltre, ed è necessario che io mi accerti se là stanno amici o nemici; quindi supero la barricata e mi avanzo, guardingo. La via striscia alle falde dei colli : ecco alla mia sinistra una casetta a cui un telefo nista, italiano, allaccia il filo, ecco cinque o sei mitraglieri, con un sottotenente, che vanno a col locare un'arma. Li vedo inerpicarsi lungo la scar pata ombrosa di acacie, sul cui vertice sorge la chiesa col suo modesto campanile, fatto apposta per servirci da osservatorio. Il punto è veramente strategico, e per una difesa provvisoria la scelta non poteva esser migliore.

Sto per inoltrarmi quando, cinquanta passi più

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