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DALLA BAINSIZZA AL PIAVE 63

deschi erano poco lontani. Quelli risposero al zando le spalle: « Siamo già prigionieri ». È pro babile che questi sciagurati, che accettano la pri gionia con si pronta rassegnazione, paghino caro il loro fallo. Il nostro interlocutore, che ha tutt'ora addosso una certa tremarella, si sfoga contro le autorità che non si sono curate di avvertire le popola zioni. E anche questo è vero! Il colpo è stato così rude e improvviso che ha spezzato i congegni della macchina burocratica, le relazioni fra autorità militari e civili, tra prefetti e sindaci, tra Go verno e Paese. Al Municipio non si sa niente, la polizia è muta, i funzionari sono scomparsi, ognuno che sa e può aiutarsi, pensa a sè. Ultima rappresentanza superstite dei poteri dello Stato, è il prete. È quello che consiglia, ammonisce, con vince il gregge di perplessi a restare o partire, secondo che egli è patriota o austriacante, se condo che il partire o il restare gli sembra utile agli interessi della parrocchia; ma qualunque sia il loro fine, i ministri della religione sono al loro posto in tanta sciagura e, se non altro, fanno ba lenare, come al capezzale dei morenti, il raggio d'un'estrema speranza.

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