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DALLA BAINSIZZA AL PIAVE 75

sciplina, docili, fedeli, pronti al sacrificio, il bruto comincia a svegliarsi; e le nostre intima zioni non basterebbero a far cessare l'invereconda cuccagna se non fossero suffragate da una sca rica di nervate sulle spalle dei riottosi. Ingrossi piuttosto il bottino degli austriaci! noi non pos siamo vedere i nostri soldati abbassarsi al livello di predoni.

Come è vero che tutte le cose umane sono re lative! Pochi chilometri più oltre ci fermiamo per raccogliere dei sacchi di caffè sventrati che versano nel fango il loro prezioso contenuto. La tentazione è troppo forte, e facciamo un'eccezione alla regola; ne facciamo una seconda in favore d'una bella macchina da scrivere, che il mio dat tilografo scopre con un grido di gioia in un fosso. Preso l'aire, a tutti verrebbe la fregola di prendere, ma lo spazio a bordo essendo limitato, risolviamo di imbarcare solamente un centinaio di scatole di carne conservata, che aiuteranno a risolvere perqualchegiorno l'arduo problema della mensa .

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In prossimità di Palazzolo un esiguo drappello di carabinieri cerca di ristabilire l'ordine; il loro maresciallo non esita a raccontarmi, con lo sdegno di un diacono che sentisse il Papa rinnegare Id a

Valentino Coda

dio, che nel mattino due ufficiali superiori a ca vallo hanno lanciato in piena calca il grido si salvi chi può. Pensa che fossero tedeschi trave stiti; io penso che sia una delle tante fandonie in circolazione, perchè il parossismo della paura è ormai tale che basta un nulla ad allucinare i sensi. Ne ho la prova istantaneamente: una mo tocicletta che sopraggiunge, imitando con i suoi scoppi il tiro della mitragliatrice, spazza la strada in un lampo, tutti se la danno a gambe, cara binieri compresi; non si vedono che calcagna in aria e corpi ruzzolanti nei fossi. Nulla di più ri dicolo e di più schifoso di una folla spaventata. Conto i cannoni abbandonati fra Castions e Palazzolo, otto, tutti di grosso calibro. Un nono è trascinato a braccia da una squadra di atletici artiglieri.

A Palazzolo, dove giungiamo in quattr'ore da Muzzana (tragitto che normalmente si sarebbe fatto in dieci minuti), un maggiore medico ci ferma all'ingresso di un ospedale sgombrato e ci prega di caricare tre feriti che non hanno tro vato posto sulle ambulanze. Uno di essi è un ufficiale dei bersaglieri, grave, che il medico non ha osato finora far trasportare: inclinerebbe a lasciarlo nell'ospedale, affidato ad un infermiere,

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