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DALLA BAINSIZZA AL PIAVE 83

addosso ad una finestra e mi abbandono alle mie riflessioni. Taciturni, aggrondati, lividi, i miei compagni sparsi qua e là nello stanzone hanno l'aria di far la veglia a un morto. Conegliani piange come un bambino; grosse lagrime scor rono sul suo volto glabro e pingue di giurecon sulto romano, mentre le rade ciocche dei capelli precocemente canuti, che egli usa ravviarsi sul cranio pelato, gli pendono scarmigliate sugli orec chi. Povero Conegliani! quando s'arruolò volon taro, a quarantacinque anni, non pensava di venir a trangugiare un calice così amaro. D'Aceti piange anche lui, e da tutt'e due gli occhi, il che mi sembra strano, perchè uno è di vetro : il buono glielo ha portato via, sul Carso, una palla au striaca, ed ora probabilmente D'Aceti rimpiange che quella palla non sia stata più intelligente.

Ore 11. Il tempo è di una lentezza mortale. Il generale non dice nulla, e nessuno osa do mandargli ordini . D'altronde, che potremmo fare? Stiamo a contemplare l'eterna, mostruosa sfilata delle truppe, se così possono ancora chiamarsi questi zingari che camminano balenando, a strap pi, a ondate, questo ciarpame che va sbrindel landosi ad ogni passo, e sbrindellandosi si al

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Valentino Coda

lunga fino all'inverosimile. Chi fosse capace di contare tutta la gente che è passata finora su questa sola strada, conterebbe le stelle del cielo e le arene del mare. È raro che passi una schiera compatta, raro che venti uomini portino lo stesso numero al berretto: quasi tutti raccogliticci, un vago impulso li ha raccozzati, un altro frivolo impulso li dissolverà. Ad ogni momento da uno di questi gruppi precari si stacca un uomo per adagiarsi sull'erba, per entrar a chiedere un bic chiere d'acqua: nessuno si preoccupa di rimanere indietro, perchè è sicuro di trovar sempre com pagnia. Altre volte un giacente si leva e si ac coda ad una comitiva che gli dato nell'occhio, oppure son due amici, due compaesani che si ri conoscono e si mettono insieme. La più parte è senza fucile, tutti sono senza zaino. Ahimè ! che colpa farne a gente che marcia da sei giorni e sei notti, senza tregua, e non sa dove va, ed è in vasa dalla sensazione, più opprimente della fa tica, che tutto è finito ?

Ciò che addolora ed irrita di più è il sentirsi chiedere ad ogni piè sospinto indicazioni che sa rebbero preziose e che noi stessi ignoriamo; sen tirsi chiedere la strada e dover rispondere cento volte: non so. Nomi storpiati di paesi ignoti,

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