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DALLA BAINSIZZA AL PIAVE 93

tenza e il ricordo del '66 determinò nei gover nanti l'ossessione di evitare non solo le infram metenze nella condotta della guerra, ma ogni contatto che potesse inceppare la funzione e in debolire l'autorità del condottiero; essi vollero e francamente adottarono la dittatura militare piut tosto che la confusione dei poteri, la pluralità dei comandanti e lo scontro delle gelosie indi viduali. E la dittatura sarebbe stata salutare, se l'uomo si fosse trovato pari all'ufficio. Così Sa landra, come fu savio nell'afforzare lo strumento della vittoria, avesse avuto l'energia di spezzarlo allorchè si rivelò nella sua organica impotenza!

Il maggio del 1916 fu un avviso di Dio. L'im preparazione, l' insufficienza, la stolida presun zione del Comando italiano si palesarono allora in piena luce per coloro che i bollettini audace mente menzogneri non potevano trarre in inganno.

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Asiago fu nel maggio del 16 la prova generale di Caporetto; qui e colà gli stessi metodi furono applicati dal nemico col medesimo successo, qui e colà la nostra sconfitta fu caratterizzata dal repentino crollo degli apprestamenti difensivi, e la sola differenza consiste nella profondità dello sfondamento e delle sue conseguenze. Allora il Comando potè nascondere ai lontani la verità sino a fare della sconfitta una vittoria; oggi ri corre all'immonda scusa del tradimento. Salandra ebbe forse la possibilità di risparmiare Caporetto, e gliene mancò il coraggio: preferì gettar sul banco, insieme con le sue dimissioni, una mezza accusa non sufficiente per toglier la benda alla nazione, sufficiente per insinuare nei veggenti un dubbio angoscioso.

I bollettini odierni, di cui abbiamo confuse notizie, pare accennino a battaglie campali, a scacchi del nemico. Da quel che vediamo noi, debbono esser veridici come quelli di maggio ... Nè battaglie, nè resistenze : il nemico fa di noi quel che vuole, ci scaccia a pedate dal nostro suolo, dal suolo della Patria e noi, miserabili, non facciamo niente per salvarlo! Centinaia di migliaia di uomini non hanno sparato un colpo di fucile, e le mitragliatrici, i cannoni fusi con gli ultimi soldi della « grande proletaria », in vece di seminare la strage nelle file dell'inva sore, restano seminati per le strade. Il vincitore non avrà che a voltarceli contro, e noi colpiti nella schiena cadremo da vigliacchi .

Ah, la ritirata! Io mi figuro un generalissimo, che assiso allo scrittoio misura scrupolosamente le distanze sulla carta topografica, e tira giù dai

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