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L’economia, ñ commercio e la produzione semindustriale
RASSEGNA DI STORIA ISTRIANA
mentre tra il 27 e il 12 l’imperatore Augusto (Ottaviano) spostô il confine delFItalia sul fiume Arsia (Arsa) e fondo la cosiddetta Décima regione d’Italia - Venezia ed Istria (Decima regio Italiae Venetia et Histria). ■ In tal modo quasi tutta la penisola istriana veniva inclusa nell’Italia d’allora corne regione a sé stante, in cui perô Flstria non era subordinata ma soltanto congiunta alla Venezia. Il confine orientale délia provincia seguiva la linea che portava dal Tricorno, al Monte Catalano e Monte Nevoso, lungo il fiume Arsia al golfo del Quamero. In quanto cittadini romani, gli istriani erano parificati dal punto di vista giuridico, económico e cultúrale agli abitanti di Roma e quindi esentati da determinad tributi e servizi, vale a dire privilegiad rispetto ad altri abitanti dell’impero.
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I Romani conquistarono il territorio a est deh’Arsia, la cosiddetta Liburnia, dopo il 50 a.C., ma il territorio tra 1’Arsia e Tersatto venne annesso all’Italia soltanto attomo al 167 d.C. in seguito alie incursioni e alie guerre con i Quadi e i Marcomanni. Pero al piú tardi verso la fine del V secolo, quando la potenza dello stato romano ando scemando, il confine ritomó sulF Arsia. Una testimonianza délia continuité del confine tra Flstria e la Liburnia e rispettivamente la Dalmazia sul fiume Arsia la si trova anche nell’opera dell’imperatdre e storico bizantino Porfirogenito, secondo cui nel 950 Flstria aü’est delFArsia e Clana faceva parte della Croazia.
Dalla seconda metà del II secolo alla caduta dell’impero d’Occidente (476) anche il territorio fino a Lubiana (Emona) e il Tricomo dal punto di vista amministrativo faceva parte dell’Italia. L’economia, il commercio e la produzione semindustriale
I Romani pórtarono nella regione la prospérité. Lo testimoniano tanti resti architettonici, specialmente a Trieste, Parenzo e a Pola, dove ancor oggi si possono ammirare Fanfiteatro, l’arco dei Sergi, il tempio d’Augusto, nonché svariate iscrizioni e mosaici che sono una chiara prova della vivace attivitá cultúrale nella regione. Pola era diventata un centro di rilievo, molti patrizi romani avevano nei dintorni della cittá e altrove in Istria possedimenti e residenze estive. In Istria affluivano i veterani, che nella provincia ricevevano la terra, ma anche il capitale romano perché, com’è noto, i Romani non amavano province sottosviluppate per la semplice ragione che con gli indigenti non si poteva fare commercio.
Accanto alia giá prospera agricoltura, i cui prodotti principali, il vino, Polio, le ostriche e la lana, dai latifondi istriani venivano spediti nelle regioni settentrionah e nei porti mediterranei, si sviluppó anche Fartigianato. Sulle isole vicino a Rovigno si producevano i colori dalla cocciniglia, nei pressi di Pola si trovava un grande lanificio, nei pressi di Fasana e stato scoperta una vera e propria fabbrica di laterizi che probabilmente era la succursale del mattonificio lombardo a Vercelli. Per tutta la provincia fiorivano laboratori per la produzione dpi vasellame in terracotta e in cerámica, dato che Flstria abbondava delle rispettive materie prime. A Cervera nei pressi di Parenzo si producevano anfore addirittura per gh imperatori. L’Istria méridionale era inoltre ricca di sabbia sihcea, materia prima fondamentale per la produzione del vetro, Festrazione della quale è stata comprovata in varie localité. Un capitolo a parte era probabilmente rappresentato dallo scavo della pietra istriana, usata per la costruzione dei monumenti piú solenni.