2 minute read
Istria nella seconda guerra mondiale
STAGIONE DEITOTALITARISMI
Alia ricerca delle condizioni di vita migliori, tanti Sloveni, Croati, antifascisti e non emigravano oltre océano o in Jugoslavia, in altre regioni delPItalia, nonché in altri Paesi europei. La maggioranza dei combattenti italiani nelle brigate internazionali della Spagna repubblicana erano giuliani, cosí come la maggioranza dei condannati per reati politici dal tribunale spéciale per la difesa dello stato era della Venezia Giulia.
Advertisement
Forse è supërfluo sottolineare quale rottura delle relazioni tra i diversi popoli deiristria ha prodotto il fascismo con la sua política totalitaria mononazionale. In questo senso possiamo forse più fácilmente comprendere, ma mai giustificare le azioni del régime succeduto al fascismo, anch’esso totalitario, che sottoponeva i cittadini alla repressione con l’aiuto dell’altrettanto “sacra“ idea comunista.
Istria nella seconda guerra mondiale
Istria entro nella seconda guerra mondiale con il resto dell’Italia. Nel setiembre del 1940 tra Tarvisio e Fiume l’esercito italiano, come scrive il generale M. Roatta, chiamô aile armi due armate con una in riserva, che insieme contavano 37 divisioni e 38 compagnie di artiglieria pesante. Questa chiamata aile armi, a giudizio di Roatta, rappresentava Popera preparatoria più imponente e solida compiuta dalPesercito italiano nel corso della guerra. I vertid militari erano consci di quanto urgente fosse il problema degli “allogeni“, che ben presto mostrarono la loro slealtà e già prima ma poi specialmente dopo Parmistizio si arruolarono in massa nelle cosiddette brigate d’oltremare. Assieme alie truppe partigiane jugoslave, queste brigate hanno poi combattuto contro il nazifascismo.
La situazione era movimentata anche nella pénisola. Sebbene Popinione dell’Inter- nazionale comunista fosse che PIstria avrebbe dovuto essere nella sfera d’influenza del PC italiano, il PC sloveno, principalmente in base a un accordo del 1934 tra il PC italiano e quello austríaco, e il PC croato presero Piniziativa nell’organizzazione della resistenza antifascista in Istria, che per due anni e mezzo era rimasta lontana dai focolai principali della lotta antifascista in Croazia e in Slovenia. Le prime cellule di questo movimento, organizzate da militanti comunisti giunti dalla Slovenia (Oskar Kovačič) e dalla Croazia, caddero sotto i colpi della polizia fascista. Particolarmente duri furono i colpi subiti nella primavera del 1943 ad Albona, a Pisino e a Pinguente. Dalla formazione partigiana slovena che operava nella zona tra Brkini e Mašun, nel giugno del 1942 si staccó un gruppo di combattenti e si trasferi nell’Istria croata sul Monte Maggiore, ma già verso la fine delPanno venne neutralizzato dalle formazioni dell’esercito italiano.
Nell’Istria slovena dal dicembre 1942 c’era un attivista stabile del Fronte di Liberazione (FL), Vidko BUaj, che tra aprile e maggio costituî il Comitato Provinciale del PC sloveno e il Consiglio Provinciale del FL per PIstria slovena. In modo simile, nel marzo dello stesso anno a Caroiba venne costituito il primo organo stabile nell’Istria croata - la direzione del PC croato per PIstria. Tra la popolazione italiana nelle città costiere la resistenza antifascista veniva stimolata dal PC italiano.
La resistenza all’occupatore ebbe grande impulso dopo la caduta del fascismo e specialmente dopo Parmistizio (8 setiembre 1943), quando ci fu un’insurrezione popolare generale. Tutta PIstria venne liberata, l’apparato amministrativo riparo a Pola e a Trieste, dove poco dopo arrivo l’esercito tedesco. La popolazione di tutt’e tre le