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Capitolo III: La propaganda ai fronti e nei territori occupati
Capitolo III
La propaganda ai fronti e nei territori occupati
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Abbiamo già visto come le direttive emanate per l'assistenza e la propaganda si traducevano, ai fronti e nei territori occupati, nei seguenti compiti per gli organi adibiti al servizio presso le Grandi Unità: - propaganda sulle popolazioni locali; - assistenza morale e materiale per le truppe operanti; - propaganda sulle truppe avversarie; - contropropaganda.
I provvedimenti adottati nei territori occupati e ai fronti dovevano rispondere a due diverse esigenze, perciò correvano su due binari diversi. Nei territori occupati, la permanenza richiedeva la necessità di una programmazione e allo stesso tempo consentiva all'autorità militare di valutare l 'efficacia delle varie attività nel tempo, almeno in teoria; e, quindi, di misurare la validità dei provvedimenti e di intervenire con dei correttivi.
Le attività propagandistiche svolte sui fronti operativi necessitavano, invece, di interventi immediati, aderenti alle situazioni del momento, tanto più difficili perché legati a sviluppi imprevedibili, non programmabili, e perciò più soggetti a comprensibili errori di valutazione; sarebbe facile, ma semplicistico e riduttivo, affermare che la qualità e l'efficacia di un provvedimento assistenziale o propagandistico sono apprezzabili proprio quando rispondono con piena validità a richieste ed esigenze . . ImprOVVISe.
Nei territori occupati, la propaganda sulle popolazioni (previo eventuali accordi con i commissari ci v ili, dove esistenti) doveva provvedere a: - diffondere manifesti illustrati e volantini per esaltare il valore ed il "contegno umanitario" delle truppe occupanti, ovvero degli italiani; - i l lustrare e sostenere le motivazioni della guerra condotta dali' Asse; '-' - monitorare i giornali locali per la revisione delle notizie di carattere militare, censurare le eonispondenze giornalistiche di guena, obbligare la stampa locale a riprodurre in prima pagina i bollettini italiani e tedeschi; - riaprire le sale cinematografiche per proiettare filmati di propaganda e documentari italiani e tedeschi; - controllare i ritrovi pubblici per conoscere lo spirito della popolazione; - gestire le stazioni radio per trasmettere programmi appropriati per le zone occupate e per le truppe occupanti, sia nella Lingua locale sia in quella delle truppe.
Per quanto riguardava la propaganda ai fronti, gli organi delle Grandi Unità dovevano coordinare, indirizzare e convogliare tutte le attività assistenziali, morali e materiali, svolte dai vari enti a favore dei soldati ed in particolare: - programmare spettacoli teatrali e cinematografici, utilizzando gli autocinema mobili o requisendo sale cinematografiche private; - organizzare apposite trasmissioni radio; -distribuire giornali e riviste; -allestire bibliotechine mobili su autofurgoni, o fisse in appositi locali; - istituire Case del Soldato, ge tite dali 'Opera Nazionale Dopolavoro, provvedendolc di giornali, giochi, trumenti musicali, generi alimentari da vendere a prezzo di costo; - affiggere, neUe caserme e negli accantonamenti, cartelli sulle norme dì contegno da tenere nei contatti con la popolazione civile e sull'obbligo del rispetto della disciplina; - instillare nelle truppe l'attenzione alla sorveglianza e alla riservatezza per prevenire azioni di spionaggio; - diffondere notizie per esaltare il valore c le vittorie ottenute da italiani c alleati anche sugli altri fronti; - curare nei soldati, che con il loro comportamento erano e restavano i migliori strumenti di propaganda, l 'orgoglio della Patria e l'esaltazione d eli' alta "missione di ci viltà" loro affidata, con una continua ed incessante opera di persuasione.
L'insieme delle direttive generali elencate avrebbe potuto consentire un adeguato sviluppo delle varie attività assistenziali e propagandistiche, ma esse non furono realizzate con pari attenzione né ottennero risultati uguali sui vari fronti e nelle zone occupate. Le disparità di attuazione furono legate a diversi fattori, tra i quali furono determinanti: le situazioni operative, non facili non soltanto ai fronti in movimento ma anche in alcuni territori occupati (si pensi ancora ai Balcani, dove la difficile situazione politica e la feroce guerriglia condotta contro le truppe italiane rendevano oltremodo problematico lo sviluppo di azioni articolate); i fondi messi a disposizione dall'autorità centrale in misura non eguale per tutti: la capacità degli ufficiali addetti al servizio c l 'attenzione posta dai comandanti; e, con l'avanzare del conflitto, le disastrose condizioni, di ogni tipo, in cui venne a trovarsi man mano l'Italia, condizioni che i soldati conoscevano attraverso le lettere dei familiari, nonostante la censura; e che ebbero via via riflessi negativi determinanti sull'animo e sul morale delle truppe.
La semplice lettura delle circolari emanate per l 'assistenza e per la propaganda ci consente di conoscere una parte della miriade di provvedimenti adottati, che proprio per la loro svariatezza non è possibile ordinare per argomenti o per attività spiegate. Soltanto a titolo di esempio, elenchiamo alcuni tipi di provvedimenti, oggetto delle circolari inviate a tutti i Comandi, che furono di interesse comune per le truppe ai fronti:
- neu·ottobrc del 1940 fu incoraggiata l'iniziativa perché le Grandi Unità stampassero propri giornali, che interessavano la truppa più dei quotidiani nazionali, perché maggiormente legati alla loro realtà, al microcosmo di eu i erano protagonisti. È da annotare, però, che due anni dopo i soldati manifestarono voracità anche di quotidiani, perché affamati di notizie degli altri fronti e di quanto stava succedendo in Patria; - nello stesso mese fu riaperta la concessione delle licenze premio, graditissime ai soldati; - a dicembre fu sollecitata la stampa di periodici umoristici, simili ai più noti c graditi giornali di trincea della grande guena, da distribuire unitamente al giornale "Fronte"; - nell'aprile de.l 41 le unità furono invitate a favorire i lavori di piccolo artigianato militare, per il successo che essi ottenevano; - a luglio furono escogitati i "radiomatrimoni" per supplire alle carenze in materia di licenze matrimoniali; - a settembre fu estesa la distribuzione delle bibliotechine di consulenza; - a ottobre furono distribuiti alle truppe pacchi dono confezionati da privati e da alunni, accompagnati da lettere degli offerenti; - nel novembre dello stesso anno fu chiesto di prestare particolare attenzione all'assistenza presso i reparti minori e presso quelli addetti ai servizi, che inquadravano principalmente classi anziane, più
esigenti e sensibili di quelle giovani ai bisogni materiali e morali; - nello stesso mese fu disposto che il lavoro femminile nelle scuole fosse finalizzato al confezionamento di indumenti per i militari da inserire nei pacchi dono; - ancora a novembre furono distribuiti, soltanto alla 2" A1mata, 2.000 litri di co(rnac "Trestelle"· b ' - nel gennaio 42 fu incoraggiata la costituzione, già sperimentata da alcuni reparti, di complessi artistici composti dag.li stessi soldati; - nel mese succcs ivo le Case del
Soldato furono trasfonnate in "ritrovi" suddivi i per categorie (ufficiali, sottufficiali, truppa), per essere adeguate ai bisogni particolari di ciascuna di esse; - sempre a febbraio, per venire incontro alle lamentele delle truppe, fu disposto il rimpatrio dei militari che avevano maturato tale diritto, ancora ostacolato dalle resistenze dei comandanti che mal volentieri si privavano dei combattenti più esperti; - nello stesso mese fu regolamentata, su sollecitazione degli organi P, la distribuzione dei emi per gli orti di guena; - nel marzo del 42 fu incrementata la razione viveri per le truppe con generi di conforto; - nell'aprile fu eseguito un censimento dei militari sardi per poterli inviare in licenza· ' nel mese di luglio i Corpi furono autorizzati a tenere . essioni di esami
con effetti legali presso le scuole reggimentali; - nel mese di agosto fu disposto di privilegiare, nella distribuzione dei pacchi dono contenenti capi di vestiario, i militari più abbisognevoli; - nel gennaio del '43 i sottufficiali furono autorizzati a convivere al rancio truppa per consentire loro di risparmiare sulla magra paga; - nei mesi successivi furono emanate numerose disposizioni a favore dei familiari dei militari ai fronti per la concessione dei sussidi, per la riscossione di assegni mediante deleghe, per l 'anticipazione di pagamenti ai congiunti di militari presi prigionieri o dispersi, per assegni alle famiglie dei militari sfollate; - ancora nel '43 fu concordato con la
Direzione Generale delle Poste e
Telegrafi di dare precedenza a quei telegrammi MILIT, che informavano i soldati sui danni prodotti dal le incursioni aeree nelle città dove risiedevano i congiunti; - in aprile furono raccolti dai dopolavori trofei, coppe e medaglie da assegnare ai reparti quali premi per gare culturali e sportive.
Appare evidente come ogni attività, che in qualche modo poteva avere riflessi positivi sul benessere morale c materiale dei militari, non venisse trascurata. Anche se è possibile annotare un notevole scompenso a favore dell'a sistenza e a detrimento della propaganda pura. Su tale scompenso, erano sempre esistiti pareri contrastanti in ambito militare.
Già nel 1940, infatti, l 'Ufficio Propaganda del Gabinetto Guerra, nel riassumere le relazioni del servizio P e nel mettere in evidenza come i mezzi a disposizione delle Armate fossero del tutto insufficienti ed inadeguati per una attiv,a ed efficace propaganda, scriveva: ''E certo rhe lo scopo di mantenere elevato il morale della truppa ed alto lo spirito combattivo si consegue O\'\'iando, prima di tulfo, ai fondamentali bisogni di ordine materiale e morale delle truppe stesse, i quali esercitano sugli animi piiJ forte passione. 11 ricreare il soldato con appropriati spettacoli cinematogrqfici e teatrali, competizioni sporti1·e ecc., lo S\'agarlo rendendogli possibile la lettura di giornali e libri. /'alimentare /' innato sentimento di amor patrio con la diffusione di opuscoli, com ·ersazioni, conferenze. incide certo fm·orevolmente sul morale delle truppe, a condizioni però elle lo loro sia sereno per poter apprezzare tale forma di propaganda, la quale. di\'ersamente, ottiene/' effetto prerisamente opposto a quello che si prefigge. Di quì la necessità cb curare primordialmente l'assistenza del soldato .... ,
L'ufficio, quindi, riteneva di massima importanza l'assistenza "materiale", perché serviva a preparare l'animo del soldato a recepire la propaganda ideologica e, di conseguenza, a mantenere elevato il morale e lo spirito combatti v o.
Ma c'era anche chi esprimeva considerazioni diverse; nel 1942, quando l'assistenza aveva assunto
ormai un ruolo prepondcrante, una dura critica venne dal comandante delle Scuole Centrali, il generale Chiolini: "H o esaminato le rela::ioni mensili sul servi::io P delle scuole dipendenti. che trasmello. Giudicherei che l'attività dei corpi in questa delicata materia sia fuori strada. È messo in luce quello che si fa, a titolo di assisten::a. Si parla infatti, e soltanto, di rancio, di sussidi, di spettacoli cinematogra.fi'ci e teatrali, di radio, di f isarmoniche, etc.
Ora riterrei che la propaganda. ai.fini di guerra, debba essere altra cosa: arrirare all'animo del soldato, per dargli la consapevolez:a dei l'itali problemi connessi al!a nostra guerra e per dargli una decisa volontà di sacrificio e di 1'ilforia.
L' assisten::a ( assisten::a, 11011 propaganda), cosl come è fatta ora, potrebbe anche raggiungere uno scopo non voluto, che è quello di abituare il soldato a troppe agevola:: ioni ... ".
Chiolini auspicava poi che la propaganda fosse fatta da persone idonee, poiché riteneva nulli i risultati fino ad allora ottenuti dagli ufficiali P impiegati. Non aveva tutti i torti nello stigmatizzare gli eccessi assistenziali; come, forse, non aveva tutti i torti nell'affctmare che le motivazioni ideologiche incidono più profondamente gli animi c restano più forti, nel combattente, delle attività assistenziali.
Specialmente quando c se, come abbiamo detto e ripetiamo, distribuite ai fronti o addirittura negli stessi reparti in misura disuguale, come avvenne, provocavano più mugugno che gratitud in c.
Sul piano della propaganda pura un documento riassuntivo, sotto forma di manualetto, fu prodotto dall.Ufficio Stampa e Assistenza nel gennaio del 1943 su suggerimento del Servizio Inf01mazioni Militari; esso però era limitato a norme eli comportamento che dovevano tenere i soldati italiani all'estero, per salvaguardare soprattutto la sicurezza e il segreto militare. Intitolato "Per te soldato italiano all'estero" , la pubblicazione invitava i l militare a tenere contegno disciplinato c corretto nei paesi stranieri, a essere buon camerata d eli' alleato ma a pretendere altresì rispelto, a essere serio e cortese con le popolazoni civili e ad usare un "tratto umano" nei rapporti, ad agire energicamente verso sobillatori e sabotatori, a non entrare in dimestichezza con gli stranieri, a non far cenno nei colloqui con i locali sull'organizzazione militare, industriale ed economica della Patria, a non scrivere nelle lettere qualsiasi notizia di carattere militare che potesse essere nociva, ad essere cauto nell'utilizzare alimenti di preda bellica e nei "contatti fisici" con le popolazioni, a stare attento alla propaganda nemica: " .. .La propaganda del nemico tende sempre a diminuire il tuo entusiasmo e la tua fede nella vittoriafinale. Non fasciarti ingannare. Se qualcuno ti dicesse che la guerra è dura e difficile. rispondi con sicure:::a e con orgoglio che i soldati d'Italia hanno sempre saputo vincere la guerre dure e dUflcili. Se qualcuno ti
dicesse che il nemico è.forte, rispondi che noi sappiamo e sapremo essere piLì forti di lui. Se qualcuno ti proponesse dubhi sulla vittoria italiana, opponi la tua certe::a assoluta nel d'Italia. A chiunque ti av,•icini riafferma sempre la giustizia della nostra causa e la incrof/abilefiducia nella nostra vittoria ... ".
Esortazioni, queste ultime, inutili e fuori da ogni realtà, in un momento in cui stava svanendo il sogno africano, era in atto la tragica ritirata in Russia, divampava nei Balcani una feroce guerriglia, e lo stesso territorio nazionale veniva martoriato quotidianamente dai bombardamenti.
Esaminiamo ora, fin dove la disponibiltà dei documenti lo consente, cosa fu fatto in particolare su ciascun fronte in materia.
Fronte Occidentale.
Nei territori occupati della Francia, gli italiani dovettero, paradossalmente, fare i conti con l 'efficiente e poderosa macchina propagandistica spiegata dali 'alleato tedesco. La Germania, infatti, in territorio francese non solo aveva nella propria organizzazione intere compagnie, in cui elementi specializzati (corrispondenti, fotografi, operatori cinematografici) e reparti addetti ali' assistenza curavano ogni minimo aspetto delle varie attività sulle proprie truppe, ma mise in atto anche una vasta c poderosa azione suHa popolazione civile francese.
Basta ricordare che il complesso ed articolato organismo tedesco, predisposto per la guerra psicologica, disponeva di 98 ufficiali e assimilati, 332 sottufficiali c truppa, 170 egretarie e dattilografe, 60 addetti ai servizi. Le poche decine di militari delle unità italiane, impiegati nella sezione e nelle sottosezioni P della 4" Armata e delle unità da essa dipendenti, erano ben poca cosa al confronto. Un anonimo relatore, nel mettere in evidenza l 'insufficienza degli organi e delle attività propagandistiche degli italiani e la necessità eli maggiori interventi, così descriveva la situazione in un rapporto informativo inviato allo Stato Maggiore R. Esercito: "L'italia è completamente assente da ogni manifestazione propagandistica sul suolo francese. Ho sentito lamentare questa assenza da italiani, da tedeschi, da francesi.
Mi è stato fati o rile\'are che un'a: ione italiana avrebbe migliori probabilità di comprensione di quella tedesca, per la maggiore facilità di intendersi. Naturalmente questa azione non potrebbe e non dovrebbe avere la mole di quella tedesca. Condotta da pochi uomini, ma ben preparati, presso gli esponenti delle categorie intellelfuali francesi, essa do"rebbe avere per scopo di esporre le basi sociali e politiche della nostra vita nazionale, le ragioni storiche della nostra partecipazione alla guerra, e mettere in evidenza il lavoro e le conquiste conseguire dal Regime nel campo industriale, economico. artistico-culturale e sociale.
Tale azione varrehhe ad aprire una porta, ora chiusa, alla ripresa delle relazioni del domani, nell'ambito di una politica di collaborazione europea, chiarendo. in un momento che appare favorevole (disorientamento spirituale della Francia), una quantità di equi1•oci, di malintesi, e di opinioni errate sul nostro conto." .
La relazione, pur pretenziosa nella parte in cui dichiarava che pochi uomini sarebbero stati sufficienti a sviluppare un 'articolata azione propagandisticaforse conseguenza della forma mentale di chi è solito "far nozze coi fichi secchi" - e poco aderente alla realtà in alcuni obiettivi indicati, non servì comunque a niente, poiché non diede luogo a provvedimenti concreti finalizzati ad orientare, soprattutto, l'opinione pubblica francese a favore dell'occupante italiano. Infatti, nonostante il contegno dci Comandi italiani, che non si lasciarono andare ad eccessi durante l'occupazione, le popolazioni dei territori francesi sottoposte alla giurisdizione italiana mantennero verso le nostre truppe sempre contegno osti le. Addirittura i collaborazionisti francesi, nel 1943, da collaboratori di vennero controllori e delatori degli italiani, passando informazioni ai tedeschi e preferendo seguire il loro carro.
Dalle relazioni della 4" Armata, di cui la collezione più organica custodita nell'archivio dell'Ufficio Storico è relativa al 1941, è possibile stralciare numerosi episodi dell'o tilità mostrata in innumerevoli occasioni. Fino a marzo, veniva annotata una "animosità sempre maggiore" verso gli occupanti italiani non solo tra Ja gente comune, ma anche tra le alte personalità politico-militari, che non perdevano occasione per sostenere ed esaltare lo spirito di rinascita nazionale presso le proprie giovani generazioni. Il generale Mario Caracciolo, comandante della 4·' Armata, arrivò a definire il contegno francese "persecutorio" . Il movimento degaullista sfruttò ogni occasione per dimostrare contro l 'occupazione: in aprile vi furono varie manifestazioni anti-italiane nel sud-est della Francia e comparvero comunicati a stampa clandestini greco-britannici che annunciavano fantastici successi iugoslavi contro le truppe italiane. Nella regione di Lanslcbourg manifesti della "Legion des Combartents" incitavano a mantenere vivi i cntimenti nazionalisti e il concetto di intangibilità del territorio francese, in particolare per Nizza e la Savoia. A luglio, l'apertura del fronte in Russia portò ad un risveglio dei gruppi comunisti ed a manifestazioni clandestine a favore della patria del bolscevismo, fatto che accrebbe la schiera degli elementi ostili agli italiani. Nella stessa occasione, il tentativo fatto dalle autorità militari italiane, di arruolare cittadini francesi come volontari da inviare in Russia a fianco delle truppe dcii' Asse, fallì completamente. Fu comunque un 'iniziativa maldestra, poiché era impensabile che cittadini francesi, a prescindere dalle po izioni ideologiche,
andassero a combattere un popolo dal quale si aspettavano l 'annientamento dcll 'Asse e la conseguente liberazione.
Con il passar del tempo, le iscrizioni offensive nei confronti del Duce e di Hitler diventarono sempre più numerose sui muri francesi; come insistenti divennero le voci di imminenti sbarchi inglesi e di una conseguente rivolta dei francesi. A fine anno, nelle cassette delle lettere di cittadini italiani residenti a Nizza furono rinvenuti scritti diffamatori contro l 'Italia.
Contemporaneamente, anche parte del clero avviò opera di propaganda contro gli italiani: il panoco di Saorgio ammonì i propri fedeli perché evitassero contatti con gli italiani, c parimenti fecero quelli di Breglio c Pontano. Fu avanzato il sospetto che ad orchestrare la campagna fosse il vescovo di Nizza, monsignor Renaud, di spiccati sentimenti anti-italiani. A dicembre un medico di St. Etiennc, tale dottor Jouglard, andò a protestare a Vichy, al Ministero dcii' Istruzione, per l'istituzione a Le Bourguet di una scuola italiana.
Perfino dalla Spagna il capo della Mis ione Militare Italiana segnalava che un ufficiale spagnolo, rientrato da un periodo di permanenza in Francia, gli avesse confidato che " ... quantunque non possa apertamente per tema di repressione./' odio della popolazione contro 1' Italia è note\'CJ!e e cresce con il crescere delle dij]lcoltà della vita ... ".
Le proteste con i l tempo divennero sempre più numerose. e dalle parole gli atteggiamenti ostili si tradussero in fatti, ovvero in attentati; un problema che restò insoluto, tanto da essere elencato tra le questioni in sospeso prospettate dalla 4" Armata ancora nel 1943 al Comando Supremo.
Se la propaganda sulle popolazioni civili dei territori occupati fu inesistente, altrettanto deficitaria sul fronte occidentale fu l'attività di contropropaganda e quella sulle proprie truppe. Fino al gennaio del 1943, il Comando della 4" Armata avanzò continue proposte al Comando Supremo per reprimere la propaganda avversaria; anche se poi, di fatto, si limitò a chiedere esclusivamente di essere autorizzato ad emanare bandi, ritenendo, erroneamente, che tali strumenti fossero sufficienti a raggiungere l'obietti v o. Quanto ali ' assistenza e alla propaganda sulle proprie truppe, ad eccezione delle circolari generiche, dei materiali prodotti in Italia e di qualche opuscolo edito dalla 4" Armata, non sembra, dalla documentazione disponibile, che sia stata svolta un 'azione incisiva in materia.
Le stesse relazioni riassuntive sulla attività di assistenza c propaganda, compilate sulla scorta delle relazioni mensili inviate dagli organi P, a partire dal maggio del 1942 segnalarono quanto fosse deficitaria l 'attività propagandistica sui soldati, al punto tale che lo spirito delle truppe, descritto fino ad aprile come "buono", andò sempre più peggiorando e diventò indicatore di serie preoccupazioni. Nello stralcio
delle relazioni della 4• Armata veniva, infatti, scritto: " ... la massa dei soldati, piuttosto che convinta della necessità di vincere per raggiungere una futura sistemazione generale, è desiderosa di terminare il conflitto per eliminare il disagio attuale. Necessiterebbe che la stampa e la radio illustrassero con più chiarezza e semplicità lo scopo ultimo della guerra che ancora a molti .. . Non risulta l'esistenza di agenti incaricati di notizie pessimistiche alfine di specifico disfattismo. Per contro si rileva la presenza, e particolarmente negli strati medi, di persone che per un complesso di motivi (convinzioni politiche, rancori personali, disagio conseguente allo stato di guerra, ecc.) diffondono, attraverso la contirtua critica, sfiducia e depressione. Numerosi i volantini e le iscrizioni murali con incitamento avverso alla guerra considerata come imposizione tedesca o come avventura svolta a vantaggio di profiuatori ... " .
N o n si conoscono provvedimenti specifici adottati in conseguenza di tali segnalazioni, se non le solite e inutili circolari sulla necessità di rendere più efficiente il servizio.
Nel campo dell'assistenza, inoltre, le carte disponibili ci consentono di conoscere parte di quanto fu attuato. Alla 43 Atmata fu assegnata, dal gennaio 1941 al luglio 1943, la somma di L. 1.060.000 per le varie esigenze del servizio; e, per lo stesso periodo, stanziamenti di circa L. l 00.000 per ciascuna Divisione dell'Armata.
Tali somme furono spese per erogare sussidi ai militari ed acquistare ogni genere di prodotti per il benessere materiale e morale, al fine di integrare quanto i soldati ricevevano dalla Patria attraverso l'invio dei pacchi dono.
Per non essere ripetiti vi in sterili elenchi di somme elargì te, di oggetti e vive1i di conforti acquistati e distribuiti, e al fine di non annotare soltanto alcuni provvedimenti adottati per l'assistenza, come la pat1icolare cura dell'artigianato militare (con 1 'organizzazione di mostre che riscossero un certo successo anche di vendita), e come le esibizioni delle tre compagnie teatrali, quella di Franco, di Durante e di Ciabattini che rallegrarono le nuppe dell'Armata, - provvedimenti che in fondo poco direbbero sull'efficacia dell'opera svolta -, preferiamo rivolgere l'attenzione ai segnali che invece fanno da prova del nove proptio sull'efficienza del servizio, quali i mugugni dei soldati, le disfunzioni e le carenze riscontrate e segnalate dagli stessi organi assistenziali e propagandistici.
Ripetute furono le lamentele relative al vestiario, specialmente per le scarpe, e perfino per i pil:L modesti ed economici filati, insufficienti per la manutenzione ordinaria del corredo e per le minute riparazioni; anche ricucire uno strappo o attaccare un bottone era problematico.
Furono segnalati disagi, a più riprese, per il servi zio postale, non sempre efficiente, nonostante la contiguità del territorio nazionale e quindi di distanze relativamente brevi per le spedizioni.
Difficili si rivelarono gli acquisti di
viveri e di vino da patte dei soldati nelle località occupate, e scarse furono le razioni di tabacco, di cui venne ripctutamente richiesta una maggiore distribuzione. Pochi erano, inoltre, i generi acquistabili pressi gli spacci, per le difficoltà di rifornimento, pecialmentc di quelli di largo consumo. Precari anche gli approvvigionamenti per il miglioramento rancio, tanto che "filosoficamente" in una relazione fu scritto che non sarebbero state più fatte segnalazioni in materia, considerato il fatto che era orm ai diventato un problema irrisolvibile!
Nonostante il morale, giudicato e segnalato come buono fino al 1942, con la crisi alimentare si accentuò nella massa dei militari un senso di disagio e di preoccupazione per le famiglie, alimentato forse anche da una particolare forma di invidia suscitata da soldati siciliani, i quali, al rientro dalla licenza, erano soliti raccontare come i propri congiunti, al contrario dei continentali, non avessero problemi nel rifornirsi di carne, di olio e di frutta, abbondanti nell'isola. Altre preoccupazioni per i familiari scaturivano dal fatto che non tutti i Comuni provvedevano a concedere i ussidi previsti per tempo, facendosi scudo delle pastoie burocratiche e privando quanti erano rimasti a casa delle magre risorse di sostentamento.
In campo sanitario, fu sollecitata la preparazione di un opuscolo informativo sulle malattie veneree, delle quali nel corso del 1942 fu riscontrato un notevole aumento.
Numerose furono le richieste di intervento con opuscoli, manifesti, trasmissioni radio per combattere il desiderio di pace, diventato sempre più diffuso e pericoloso, con i l passar del tempo, tra le truppe. Come sentita fu l'esigenza di far conoscere l'operato delle truppe italiane sugli altri fronti, per la fame di notizie che i soldati della 4" Arn1ata avevano sull'andamento della guerra negli altri scacchieri. Con l'affermarsi poi della propaganda comunista, fu avvertita la forte carenza di qualsiasi attività di contropropaganda idonea a contrastarla.
Lamentele continue furono avanzate per la scarsa concessione di licenze; un problema aggravato dal ratto che particolari licenze, lunghe e rinnovabili, furono concesse a operai e minatori. Si giunse all'aperta e dura protesta, perché riuscivano ad usufruire di quelle particolari licenze anche soldati che non ne avevano diritto, in quanto risultavano avere precedenti di mestiere diversi da quelli dichiarati c richiesti. Essi furono accusati, perciò, dai commilitoni di essere dei profittatori, al pari dei civili che speculavano con esoneri e d i spense.
Anche tra i quadri serpeggiava malcontento, dovuto soprattutto a difficoltà economiche, a disparità di trattamento, ali 'impossibiltà di fruire di sistemazioni adeguate al grado rivestito.
Nonostante tutto, si può comunque affermare che i toni della protesta non si alzarono sopra le riga né raggiunsero le punte aspre e violente riscontrate sugli altri fronti.
Fronte A.fi-ica Orientale.
L'organizzazione e le attività di assistenza e propaganda svolte dai Comandi militari sul fronte dell' Africa Orientale Italiana sono pressoché sconosciute. Gli avvenimenti militari dell'Impero e le condizioni di isolamento in cui esso venne a trovarsi non permisero, ali' epoca, la trasmissione dei documenti in Italia, per cui il fondo d'archivio è povero, e non soltanto eli carte relative alla propaganda.
Di alcune attività svolte dall'Ufficio Propaganda del Comando Superiore Africa Orientale sono rimaste tracce, ma il complesso generale dei provvedimenti adottati è sconosciuto.
In alcune relazioni, redatte in epoca immediatamente successiva alla perdita d eli' Impero, è però detto a chiari lettere come la propaganda, di cui pure ci sarebbe stato un gr9-n bisogno, fosse stata carente su tutt'a la linea. La mobilitazione indetta a seguito della dichiarazione di guerra, infatti, aveva messo in evidenza come parecchi residenti, distratti da attività redditizie avviate nel tempo eli pace, non avessero indossato di nuovo volentieri la divisa, anche perché quasi nulla era stata, nei loro confronti, l'azione di preparazione ideologica e psicologica alla guerra. La massa dei nazionali presenti in Africa Orientale era convinta che in quel territorio non si sarebbe mai combattuto sul serio. All'inizio del conflitto, ad Asmara, a Mogadiscio, ad Addis Abeba, le strade - a detta della relazione- erano "piene di uffì.ciali che non sapevano chefare".
Al punto che dopo le prime occupazioni di Cassala, Gallabat, Moyale, per le quali largo era stato l'impiego de11e truppe di colore, il numero dei nazionali richiamati sembrò eccessivo e fu disposto di largherrgiare v <..::'c....' negli esoneri. Fatto che provocò proteste e scontento, perché si verificarono come al solito abusi e finirono per usufruire degli esoneri molti che non ne avevano diritto.
La propaganda avversaria, invece, allo scoppio del conflitto fu intensificata e sostenuta con larghezza eli mezzi, con risultati molto efficaci soprattutto fra le popolazioni indigene, fino al punto da provocare un aumento notevole di atti ostili, che non furono più limitati soltanto a modeste razzie o a vendette isolate, dirette inizialmente verso elementi indigeni, ma assunsero man mano, specialmente in alcune zone dello Scioa e cieli' Amara, la dimensione di veri e propri attacchi ai presidi italiani e contro reparti nazionali in movimento.
Gli inglesi non smisero mai, direttamente o attraverso i loro emissari, di far propaganda; ad esempio, il Comando Superiore A.O.I. nei messaggi operativi che inviava quotidianamente al Comando Supremo a Roma via radio, comunicava che i bombardamenti avversari erano quasi sempre accompagnati da lanci di manifestini, nei quali si esortava gli indigeni alla rivolta e gli italiani alla resa.
L'unico piano di propaganda per l'Africa Orientale, rinvenuto nella documentazione del SIM, fu predisposto tardivamente nel luglio del 1942, quando ormai l'Impero era perduto. Il documento informa che il 18 luglio si era tenuta una riunione presso il Ministero dell'Africa Italiana, per trattare il potenziamento delle trasmissioni radio a favore dei connazionali e degli indigeni dell'Africa Orientale, poiché gli italiani ancora viventi in quei tenitori si erano lamentati per la brevità e la povertà dei programmi radio diretti a loro.
Fu deciso pertanto di: - aumentare gli spazi orari riservati alla trasmissione "Notizie da casa", che da bisettimanale sarebbe diventata gio1naliera (sabato escluso); - istituire radioconversazioni mensili su temi preparati o proposti dal
Ministero, e da questo revisionati, con la collaborazione dell'autorità militare; - porre allo studio e risolvere il problema di incrementare ulteriormente le radiodiffusioni; - potenziare i programmi e le trasmissioni diffuse dall'EIAR in arabo ed in amarico, segnalate come particolarmente gradite, e istituire un programma in tigrino.
Poiché il potenziamento dell'azione propagandistica attraverso la radio tendeva ad assistere moralmente gli italiani, inclusi quelli chiusi nei campi di concentramento che potevano disporre di radioriceventi clandestine, veniva raccomandata l'assoluta necessità eli "dosare rigorosamente il tono ed il contenuto delle radiodiffusioni", per non "destare sospetti e conseguenti limita::.ioni o repressioni da parte dell'autorità d'occupazione". Sinceramente, non vediamo come potesse essere attuata una propaganda dosata nel tono e nei contenuti, che allo stesso tempo riuscisse a tener alto il morale di gente che era ormai in balia dell'avversario, completamente priva di ogni bene, isolata dalla Patria.
Per quanto attiene al morale delle truppe è da annotare che esso, a dispetto della mancanza di ogni attività propagandistica e della completa impreparazione alla guerra, durante i combattimenti accrebbe e si mantenne abbastanza elevato, contrariamente ad ogni previsione; almeno fino a quando non fu evidente come ogni resistenza fosse diventata ormai inutile. Il 17 maggio, data in cui ormai ogni speranza di difesa era chiara follia, Amedeo di Savoia, Duca d'Aosta, nel trasmettere a Roma il doloroso messaggio che preannunciava la resa dell'Amba Alagi, sottolineava come alla fine avesse ceduto anche il morale: ..... Generale convinzione in tutti i quadri et truppa della inutilità della protazione della lotta. Impossibilità ricoveroferiti aggrava depressione rnora/e ... "
Anche altre fonti attestano come il morale si sia mantenuto alto nelle truppe, a parte la crisi iniziale della mobilitazione c quella finale della sconfitta; le relazioni della censura, operata sulle corrispondenze dei militari
dalla Polizia Africa Italiana, pervenute in Italia per alcuni mesi del 1940 e fino al gennaio 1941, mese in cui ormai ogni comunicazione con la Madrepatria era praticamente interrotta, confermano lo spirito combattivo e l'alto morale delle truppe in quell'arco di tempo.
N eli' ottobre del 1940, quando incominciò l'isolamento dell'Africa Orientale dali 'Italia e la penuria di generi alimentari procurava disagi e lamentele, nelle lettere dei militari furono rilevate frequentissime espressioni di orgoglio per la guena che essi stavano combattendo, ad attestazione del loro morale. Statisticamente poco significative le espressioni di scoramento, di insofferenza e di indisciplina di alcuni, dirette principalmente contro gli artefici della guerra.
Elevato anche lo spirito di sacrificio della popolazione civile, nonostante l'assillo dei bombardamenti, specialmente di quèlli notturni.
La certezza di una vittoria finale accompagnava ancora gli scritti censurati nel mese di dicembre, anche se dalle lettere scomparvero le retoriche espressioni e le pretenziose facilonerie avanzate nei mesi precedenti: i combattenti in Africa Orientale avevano imparato che "la guena è guerra", come scrivevano. Le lamentele furono ancora limitate soprattutto alle carenze relative al rancio, e a.lle disfunzioni del servizio postale.
In assenza di ulteriori documentazioni, si può ribadire l'ipotesi che, nell'Impero, la carenza delle attività di propaganda non ebbe determinante influenza sullo spirito combattivo delle truppe nazionali; l'assenza della propaganda fu invece deleteria per la psicologia delle truppe indigene, che irretire dalla aggressività della propaganda inglese e demoralizzate dal confronto delle potenzialità offensive avversarie in termini di mezzi bellici, incominciarono a defezionare e in ' alcuni casi, a rivolgersi contro quegli stessi italiani che avevano servito. Defezioni e demeriti irrilevanti, a confronto delle atrocità che molti di quegli stessi indigeni dovettero subire dai loro stessi "fratelli" per aver servito sotto la bandiera italiana. Anche se poi, a guerra finita, e con la successiva occupazione inglese, capi e gregari indigeni in più occasioni espressero la loro "nostalgia" per la trascorsa dominazione italiana. Una nostalgia che durerà anni, e che nel dopoguerra avrà conseguenze e risvolti imprevisti, quali le esternazioni di amicizia dell'Etiopia verso gli italiani e il protettorato che la Somalia volle affidato ali 'Italia.
Fronte Settentrionale.
Ali' atto della costituzione del Servizio P, il Comando della sa Armata di Tripoli scrisse al SIM che non riteneva necessario costituire una apposita sezione P, per "la particolare situazione dell'Armata"; e che al più, le attribuzioni del servizio potevano essere devolute all'Ufficio Operazioni della grande unità.
Oggettivamente, non sono individuabili le "particolari condizioni'. che indussero ad una affem1azionc di quel genere; ma, ancora più incomprensibilmente, l'organo informativo, preposto alla direzione della propaganda per le truppe operanti, rispose precisando che le direttive delle circolari relative al servizio P interessavano soltanto le grandi unità dislocate in teJTitorio nazionale, e non quelle dislocate in Libia, le quali ricevevano le circolari soltanto perché ne avessero conoscenza.
Avvenne però, e per fortuna, che alcuni Comandi dipendenti dalla 5" Armata, riconosciuta la necessità di avere organi di propaganda, li costituirono come era stato previsto dalle circolari e attivarono i contatti con l'Ufficio Propaganda del Gabinetto Guen a. Quest'ultimo, inoltre, diresse, convogliò e disciplinò tutte le attività relative all'assistenza morale c materiale del le truppe, mantenendo continui contatti con il Comando Superiore Africa Settentrionale e con i Comandi di grande unità.
Nel marzo del 1941. il Gabinetto Guen a, tenuto conto della situazione di fatto esistente, ma soprattutto in vista del l 'arrivo in Africa di una compagnia di propaganda tedesca, che sarebbe giunta con l 'afflusso delle truppe gennaniche, ritenne necessario estendere e regolamentare anche in Libia il servizio di propaganda, motivanclolo con il fine di una maggiore collaborazione e cooperazione con l 'alleato. Ma, in realtà, 1 'autorità militare volle evitare che tutte le attività propagandistiche della guerra in Africa Settentrionale finissero per essere gestite esclusivamente dai tedeschi. '-'
Il 24 marzo fu pertanto approntata in fretta e furia una apposita circolare, firmata da Guzzoni, sottosegretario alla Guerra, per il funzionamento del servizio P in Africa Settentrionale. "Tenuto conto delle esigen:e e della particolare situazione dei reputi dislocati in A.S.I. . si con1'alìda la costìtu:ione presso il Comando Superiore For:e Armate di un Ujjìcio Propa?,anda Truppe Operanti in A.S.I.", recitava in apertura la circolare.
L'UHicio doveva svolgere le stesse funzioni di una Sezione P d'Armata, nel settore stampa c nel settore assistenza e propaganda, con gli opportuni ampliamenti organici, necessari per le maggiori attribuzioni in campo civile e politico che il Comando Superiore in Africa aveva. A capo dell'ufficio doveva essere designato un ufficiale superiore, coadiuvato da ufficiali di complemento, che per precedenti professionali in ambito civile fossero particolarmente idonei e preparati negli incarichi loro assegnati.
Presso la sa Armata, i Corpi d' A1mata c le Divisioni, il servizio doveva essere regolarizzato con la costituzione delle Sezioni, Sottosezioni e Nuclei P: le relazioni mensili dovevano affluire al Ministero Guena per via gerarchica, affinché il Comando Superiore Africa Settentrionale potesse apporre eventuali annotazioni e considerazioni.
Come per gli altri fronti, veniva
raccomandata la massima disponibilità di uomini e mezzi per un efficace funzionamento del servizio; e la più ampia collaborazione con i similari organi tedeschi per l'assistenza, per la propaganda e per i servizi connessi (stampa, cinema, foto, radio ecc.). li l 6 agosto del 1942 l 'ordinamento deHe forze armate in Africa Settentrionale subì una radicale variazione. Il Comando Superiore fu trasformato in Comando Superiore Forze Armate della Libia (SUPERLIBIA), con giurisdizione militare su tutto il territorio della Libia; e fu istituita la Delegazione del Comando Supremo in Africa Settentrionale (DELEASE) che aveva giurisdizione, con funzioni diverse, sulle truppe italiane operanti in Egitto e su quelle impiegate con i tedeschi (anche in transito o ne.lle retrovie). DELEASE aveva inoltre alle dirette dipendenze l 'Intendenza A.S., tutti gli enti e le organizzazioni preposti a ricevere quanto affluiva dall'Italia e diretto alle truppe in Egitto, anche se dislocate su territori sotto la giurisdizione di SUPERLIBIA.
La separazione di uffici e compiti prevista dal riordinamento (definita a Roma stessa un "casotto ordinativo") non tenne conto del destino dell'Ufficio Propaganda. Bastico, Governatore generale della Libia, un mese dopo la ristrutturazione del servizio inviava al Capo di Stato Maggiore Generale, U go Cavallero, un promemoria in merito. Esaminato il problema, proponeva di lasciare alle sue dipendenze l'Ufficio P e di distaccare una sezione presso DELEASE, in quanto l'ufficio: - svolgeva la sua attività sia presso le truppe operanti sia presso tutte quelle comunque dislocate in Africa
Settentrionale; - aveva giurisdizione anche sulle altre forze armate (Marina, Aeronautica,
Milizia, Regio Corpo Truppe
Coloniali), che non dipendevano da
DELEASE; - si occupava della propaganda e dell'assistenza presso i centri abitati e verso i coloni, nonché verso le popolazioni indigene; -aveva una sezione notizie che, oltre a funzionare per le truppe operanti, svolgeva intensa attività nella raccolta di notizie relative a militari Caduti, feriti, prigionieri; -coordinava l'attività assistenziale con il Partito Nazionale Fascista e con l 'Opera Nazionale Dopolavoro in
Libia; - curava l'attività radiofonica con la sede E.I.A.R. di Tripoli.
L'Ufficio Operazioni, al quale fu dirottato il promemoria di Bastico, pur condividendo che quasi tutte le attività diverse da quelle dirette sulle truppe restassero a SUPERLIBIA, ritenne opportuno l'istituzione di un apposito e indipendente Ufficio P presso DELEASE, affinché la propaganda sulle truppe da esso dipendenti fosse più aderente ed efficace.
Cavallero, con un provvedimento che recepiva maggiormente le proposte di Bastico, disponeva che l'ufficio restasse a SUPERLIBIA, con un distaccamento
- a livello di sezione- agli ordini di DELEASE; le direttive e la gestione dei fondi restavano comunque uniche e nelle mani di SUPERLIBIA, che avrebbe anche continuato la pubblicazione della "Tradotta Libica", unico giornale edito per tutte le truppe dislocate in Africa Settentrionale.
Per le attività di assistenza e propaganda furono assegnate, dal 1941 al 1943, circa mezzo milione di lire. I fondi servirono, come altrove, a comprare oggetti di utile consumo, viveri di conforto particolari, pubblicazioni ecc., e le spedizioni del materiale venivano effettuate da Napoli.
Altri generi di conforto furono messi in vendita a prezzo di costo presso spacci militari situati nei punti di transito delle truppe (villaggi di Beda Littoria, Razza, Battisti, Bivio De Martino, Cirene, Apollonia, Savoia, Berta, Derna, Cirene); installati presso le sedi del Dopolavoro, erano dotati anche di sale di ricreazione e di biblioteche. A proposito di biblioteche e libri, segnaliamo che la Mondadori era presente con una libreria "motorizzata" in Africa, con la quale si spostava per far conoscere le proprie novità editoriali.
Alcune relazioni del servizio di propaganda, compilate dal 1941 al 1943, consentono di conoscere i provvedimenti di assistenza e propaganda messi in atto, la loro efficacia e la loro influenza sul morale delle truppe; e, allo stesso tempo, i motivi causa di lamentele tra i soldati e le numerose inefficienze, mai sanate.
Nel mese di luglio del 1941 furono distribuite, alle Divisioni in prima linea, 150 ettolitri di vino e 25 quintali di verdura fresca, oltre a ingenti quantitativi di generi di conforto, oggetti utili e biancheria, offerti dal Ministero dell'Africa Italiana. Furono assegnati 50 apparecchi radio a pile e numerose bibliotechine, insieme a migliaia di opuscoli e 40.000 fogli di carta da lettere. Con frequenza gion1aliera, gli autocinema disponibili proiettarono filmati alle truppe dislocate nelle provincie di Tripoli e Misurata. L'ufficio Propaganda pubblicò, in migliaia di copie, due opuscoli, "Ha detto il Duce", e "Perché siamo in guerra".
L'attività continuò agli stessi ritmi nei mesi succe-ssivi, e non solo nei periodi di relativa tranquillità operativa. A dicembre, in pieno svolgimento della battaglia della Marmarica, l'opera di distribuzione di generi di ogni tipo fu incessante. Al XXI Corpo d'Annata furono spediti ettolit1i di vino, 55.000 pacchetti di sigarette, migliaia di pacchi dono, radio e materiali per l'igiene. E ancora furono distribuiti, durante il Iipiegamento, oggetti di vestiario, penne, lampadine tascabili, lame da barba, carta da scrivere, fino ad ultimare tutto i l materiale giacente nei magazzini, anche per evitare che cadesse nelle mani degli inglesi.
Alessandro Melchiorri, capo Ufficio Propaganda, in mezzo alle truppe durante i l ripiegamento per seguire personalmente la distribuzione, mentre curava tale attività e riusciva
contemporaneamente a tenere i rapporti con l'istituto LUCE ed i conispondenti di guerra, ebbe ad cU1notare come la maggior parte dei soldati manifestasse la volontà di non retrocedere e trovasse incomprensibile l 'ordine di ritirarsi.
Rientrato a Tripoli, il Melchioni organizzava subito spettacoli teatrali e cinematografici per le truppe e provvedeva ad inviare spacci mobili tra le unità operanti, integrando i materiali reperiti, tramite il Dopolavoro, con acquisti diretti.
Anche le altre attività svolte dall'Ufficio non erano state da meno in quel mese; erano stati infatti distribuiti sussidi per un totale di L.l.Ol6.700 a 3.267 famiglie di militari, e la Sezione Notizie aveva raccolto e fornito dati su 1.000 Caduti, 3.000 feriti, 1.500 dispersi.
In diminuzione, invece, risultò il numero dei messaggi inviati per la radiotrasmissione "Noti-::ie a casa", a motivo della battaglia in corso; pur tuttavia, furono inviati all'EIAR 42 elenchi con notizie relative a 2.800 nominativi.
La litania dei generi e dei materiali assistenziali vari spediti continua nelle relazioni fino all'estate del 1942 quando, ormai persa la battaglia dei convogli, le distribuzioni scemarono progressivamente.
Più che l'abbondanza o meno di materiali, altri fattori ebbero però incidenza sul morale dei soldati. Soprattutto tre di essi: il problema degli avvicendamenti, il disservizio postale, il confronto con l'alleato tedesco.
La questione degli avvicendamenti restò un problema insoluto; nonostante le continue segnalazioni della forte incidenza che licenze e avvicendamenti avevano sull'animo del soldato, nessun provvedimento concreto fu preso. È pur vero che le proteste di quanti erano in Africa non tenevano conto dell' impossibiJ ità di poter effettuare trasporti di grossi contigenti di truppe, e dell'inesistenza eli adeguati ricambi in Madrepatria, anche in relazione alle numerose forze impiegate sui vari fronti e dell'esigua disponibilità delle classi di leva e dei richiami, che avevano mmai raschiato il fondo della popolazione maschile anuolabile. Un discorso comunque difficile da far comprendere, perché i soldati annotavano quoticlianemente, ingigantendoli, soltanto i casi di sperequazione ed i favoritismi.
Scriveva il comandante della Divisione "Trento" nella relazione del maggio 1942, che la permanenza di 34 mesi, prevista per ottenere 1 'avvicendamento, era considerata un vero "esilio o una punizione non nzeritata" dalla truppa, premesso che i suoi uomini erano ininterrottamente in linea da 14 mesi nelle buche della Mannarica, in condizioni ambientali e climatiche difficilissime, e non erano previste sostituzioni.
Gli faceva eco il comandante della "Bologna", aggiungendo quanto fosse incomprensibile che venissero avvicendati di diritto militari rimpatriati per contrarre matrimonio, per gravi motivi di famiglia o addirittura per
esami, c restassero invece sul fronte africano altri che avevano maturato 32 mesi di permanenza e dovevano aspettare ancora per altri due mesi, pur essendo sposati con figli e con gravi problemi familiari.
Considerazioni pesanti venivano fatte poi sui .. grm·i motil'i difamiglia", una motivazione che faceva scaturire la concessione della licenza, spesso frutto di ·'benePo!a interpetra:ione del medico difamiglia e/o del maresciallo dei carabinieri"; c sulle "licenze per esami", altro scandalo perché esse venivano richieste spesso da militari che fino acl allora non avevano sentito alcun bisogno di acculturarsi, oppure da militari già laureati o adeguatamente sistemati nella vita civile.
Quanto al disservizio postale, nelle relazioni veniva annotato come e. so incidesse sul morale più di ogni altra cosa (''gli uomini preferiscono al rancio la posta"), fino a diventare un a sillo. Scriveva Bastico in una relazione del febbraio 1943: " ... Nonostante il momento gra1·e faccia maggiormente sentire la ,.i,·a necessità di quel vi\'O COJ?forto che è rappresentato dalla corrisponden:a, sembra che dagli organi preposti a questo delicatissimo compito ciò non sia stato compreso. Lunghi periodi trascorrono sen:a che gli uomini abbiano la possibilità di avere notizie dei propri cari. sen:a potersi in quell'innegabile asilo che è rappresentato da una parola affettuosa di chi phì \'ici no è al cuore e al/' anima. Cosa sia fa l'ifa su questo fim7te è stato detto e ridetto in tutti i modi, cosa sia poi quando la già f onda solitudine è aumentata da ogni distacco della famiglia bisogna fJrOI 'arlo. ogni espressione darebbe una troppa pallida idea della realtà . L'uomo ha bisogno, allo stesso modo come nel momento del combattimento cerca la granala e in quello usuale il cibo, di m·ere ques( altro sostentamemo spirituale che nessuna parola, nessuna azione di con1'inzione del superiore, può sostituire. A \'Oite la notizia di casa può ciò che nessun'altra spinta sa fare, da questa dipende il suo umore, il suo entusiasmo. la sua l'italità. Quando il silen:io lo gra,·a il comba!lente si accascia, suhisce passivamente, si dispera. \'ede crollare /'ossatura del suo spirito. tro\'{.1 ogni suo sacrificio .... ,.
Non servono altri commenti né altre testimonianze, che pure sono innumerevoli, sull'azione devastante che il disservizio postale procurava ne LI 'animo dei soldati; specialmente quando il servizio della posta militare veniva messo a confronto con l'efficacia e la funzionalità della posta da campo de li 'alleato tedesco. E non era soltanto la posta motivo di confronto con i tedeschi.
A partire dali 'alimentazione, anzi dal suo elemento indispensabile, l 'acqua, veniva annotato come i soldati italiani si fornissero direttamente alle sorgenti e ai pozzi salmastri, mentre i tede. chi disponevano di due litri al giorno d'acqua bollita pii:1 volte ed insaporita da miscele d'orzo e caffè. Carni e gras <....-
suini cotti erano abbondanti nella razione tedesca, mentre quella italiana era composta principalmente da cibi in scatola. Ufficiali e truppa gem1anici condividevano la stessa mensa; gli ufficiali italiani mangiavano a parte, pastcggiando con cibi freschi, acqua minerale e vino, magari con tovaglieria. argenteria e cristalleria. Certamente, queste ultime, furono esagerazioni dovute alla generalizzazione eli casi limitati, ma indubbiamente le differenze di trattamento, divulgate ed esacerbate, fecero presa nell'animo dei soldati.
L'igiene dei militari tedeschi era curata nei minimi dettagli. quella degli italiani lasciava a desiderare. l tedeschi anelavano frequentemente in turni di riposo nelle retrovie, spesso in riva al mare, agli italiani ogni riposo era negato. A dare maggiore risalto alle differenze era, inoltre, l'atteggiamento antigcrmanico di molti ufficiali italiani, che accresceva l 'astio nell'animo della truppa. Quando poi si passava dalle differenze riscontrate ogni giorno alle impressioni generai i sugli equipaggiamenti, sugli armamenti, sui mezzi, il confronto da mugugno diventava pianto greco se non acredine. Ad esempio, le ·'macchinette", siano state esse mezzi da trasporto o carri atmati - la definizione veniva affibbiata a qualsiasi mezzo italiano , non reggevano il confronto con quelle tedesche, e provocavano sentimenti di umiliazione nella truppa.
Tali impressioni, già presenti nelle relazioni del Melchiorri e che contraddicevano quelle manipolateforse per un malinteso spirito di corpo osannanti al "morale fiero cd elevatissimo " e "al l 'armonia con l'alleato", furono tutte portate a conoscenza del Comando Supremo in Roma.
Anche l 'atteggiamento della popolazione indigena sembrava porre accenti sul divario e sulle differenze esistenti fra i due alleati: " ... Certo,fa!!o sr è che, se il !?eduino ha un U0\'0, un .fico. wz melone, 11/l pollo da vendere, lo cede sempre a preferen:a assoluta al soldato tedesco ... ·· .
Eppure, dopo gli eccessi commessi dalle truppe italo-tedesche in alcune provincie della Libia a danno di coloni e indigeni, deplorevole conseguenza del ''comporramento terrorisrico renuro dalle popolazioni musulmane durante /'occupazione in!{! e se (41 connazionali uccisi) e il conregno inumano delle rruppe nemiche di occupa::. ione", comportamento comunque stigmatizzato con durezza dal generale Gambara, più volte erano stati messi in atto piani eli propaganda sulle popolazioni indigene.
Se ne era occupato anche il S.l.M. che, dopo interventi sporadici, nel giugno del 1942 aveva predisposto un articolato piano di propanda per i libici c, nel mese di luglio, per i territori egiziani. Il piano, dopo aver premesso che nello sviluppo della campagna si doveva tener presente che soltanto il l 015% deHa popolazione araba era in grado di leggere la propria lingua, e che di essa solo alcune decine di migliaia di individui parlavano italiano, riteneva
che gli strumenti più idonei da utilizzare per la propaganda fossero la radio, il cinema, gli stampati.
La radio era il mezzo che più attraeva l'elemento arabo, anche se gli apparecchi riceventi non erano abbastanza diffusi. T programmi, di competenza della Cultura PopolareDirezione Generale della Radio, venivano trasmessi da Roma e da Tripoli. La stazione di Roma diffondeva trasmissioni quotidiane rivolte alle popolazioni arabe dell'Africa settentrionale e nord occidentale (ma anche della Palestina, del! 'Iran, del! 'Iraq, dell'Arabia e del nord esse comprendevano un notiziario, la recita del Corano, musica araba e altro per quasi due ore di programmi. La stazione di Tripoli mandava in onda programmi giornalieri diretti principalmente ai libici, che includevano note di propaganda, notiziari e commenti, musica araba; su cinque ore e mezza di trasmissioni, circa tre erano· dedicati a programmi in lingua araba.
Il S.l.M. suggeriva, attraverso contatti periodici con il Ministero della Cultura Popolare, un ulteriore sviluppo delle trasmissioni e l'inserimento di argomenti che avessero più presa sui libici. Quanto al problema relativo al numero degli ascoltatori, legato ad un incremento del numero di apparecchi disponibili, esso presentava indubbie difficoltà, che l'organo informati v o suggeriva di aggirare con espedienti: dotare le stazioni dei carabinieri ed i presidi militari di potenti altoparlanti per diffondere i programmi, al fine anche di controllare il funzionamento pubblico della radio. Soluzioni, in verità, di scarsa efficacia e praticamente di difficile realizzazione.
Le popolazioni libiche si lasciavano attrarre anche dal cinema; esso doveva pertanto diventare accessibile a tutti, con l'allestimento di vasti e numerosi locali di proiezione, e con la confezione di fi.lmati fatti espressamente per le popolazioni indigene. Il maggiore ostacolo alla diffusione e alla comprensione dei filmati era rappresentato, infatti e ovviamente, dalla lingua e dai dialetti; a comprendere il parlato dei film erano più gli artigiani, gli operai, i piccoli commercianti e gli agricoltori, cresciuti nell'insegnamento dell'italiano attraverso le scuole elementari, che non le classi ricche e colte. Poiché la produzione di film in lingua araba veniva rimandata "alla fine della guerra", anche in questo settore venivano suggeriti espedienti: sovraimpressioni di didascalie in lingua araba per i filmati esistenti e j cinegiornali LUCE, cortometraggi sonori c parlati in arabo sulle grandezze d '!tal i a. In aggiunta, cineambulanti e proiezioni gratuite, almeno una volta alla settimana, corredate da conversazioni in lingua araba sugli scopi della guerra italiana, sull'apporto allo sforzo bellico nell'ambito del tripartito, e altro.
Considerate le soluzioni proposte per la propaganda radio c per il cinema, e le premesse, relative ad un programma
per la lotta all'analfabetismo delle popolazioni indigene, la parte più efficace e realistica di tutto il piano propagandistico fu la proposta di una larga diffusione di stampati illustrati: l'immagine poteva ben essere un validissimo sostituto di parole e scritti incomprensibili. E infatti la realizzazione della propaganda venne affidata soprattutto a manifestini, volantini e cartoline, stampati in gran quantità.
La tardiva programmazione di un articolato piano di propaganda sulle popolazioni indigene, ed in particolare sull'elemento arabo, non ebbe comunque alcun riflesso e peso sull'atteggiamento di quelle genti.
Allo stesso modo, poco peso ebbero assistenza e propaganda suJ morale delle truppe nazionali e coloniali; a parte i motivi già analizzati, forse sul tutto gravò la particolare configurazione che la guerra assunse sul fronte africano, fatta di moti "pendolari" dovuti a offensive e controffensive; per cui, ai periodi legati ai combattimenti, esaltanti per gli uomini ed il loro morale, si alternarono i momenti di depressione, legati alle lunghe soste e alle snervanti attese.
Fronte Orientale.
Come già fatto per le operazioni, riuniamo in un unico "fronte orientale" le attività di assistenza e propaganda svolte in Albania, Grecia e nei Balcani, rispettando di massima la ripartizione territoriale dei Comandi Superiori che ebbero giurisdizione su quei fronti.
Al fronte orientale, anche se in modo diverso, le attività di propaganda e di contropropaganda ebbero difficoltà comuni e richiesero sforzi analoghi. Basta ricordare, ad esempio, le diversità etniche e religiose delle popolazioni che convivevano in quelle nazioni, le quali richiesero molteplici diversificazioni degli strumenti utilizzati dalla propaganda, a causa di tutti i problemi derivanti da culture e ideologie diverse, con tutti i conseguenti numerosi riflessi pratici che gli addetti ai lavori dovettero affrontare.
E ancora, la martellante attività propagandistica dell'avversario, recepita e sostenuta ora da improvvisa e malcelata ostilità delle popolazioni occupate, ora da una feroce guerriglia, anche in quei territori ritenuti amici o relativamente tranquilli, come in Albania e in Grecia.
E necessario, inoltre, per evitare equivoci, specificare che i limiti territoriali dei fronti e degli Stati così come sono ripartiti c citati, non sempre conispondono alle realtà geografiche né del passato né attuali, per le "sistemazioni" territoriali all'epoca della guerra, per quelle stabilite dai trattati del dopoguerra e. ultime, per quelle risultanti oggi, a seguito del crollo del comunismo, nella ex Iugoslavia.
Albania. Negli organici del 1940 fu previsto che il Comando Superiore Forze Armate Albania avesse in forza un Ufficio Propaganda, con tre ufficiali,
di cui uno capo ufficio e gli altri due addetti. Il 9 gennaio 1941. il Gabinetto Guerra ritenne opportuno, per le speciali esigenze c per le particolari situazioni delle truppe in Albania. co. tit:uire un Ufficio Propaganda Truppe Operanti, con funzioni ampliate nel settore della stampa, della propaganda. cicli 'assistenza, adeguate alle maggiori attribuzioni consentite al Comando Superiore in Albania nel campo civile e politico. Dovevano affiancare il capo ufficio, anche in questo caso. un numero di ufficiali sufficiente alle esigenze, scelti fra gli ufficiali di complemento che per le loro precedenti professioni avessero dato garanzia di affidamento negli incarichi attribuiti. Presso la 9" Am1ata e i Corpi d'Armata veniva allo stesso tempo ordinata la costituzione delle sezioni e delle sottosezioni P previste dalla nonnativa in materia.
Il 9 febbraio de li 'anno succes ivo. a seguito della separazione delle truppe c dei servizi del Comando in Albania da quelle del Comando Truppe del Montenegro, fu ordinato che anche presso il Governatorato del Montenegro fosse istituito un Ufficio Propaganda, con funzioni di assistenza estese alla popolazione civile e, alle dipendenze, la sottosezionc di propaganda già esistente del Comando Truppe Montenegro, affinché le attività in materia fossero p i ì:t tempestive, mirate ed efficaci nei confronti delle truppe operanti in quel territorio c sulle popolazioni montenegrine. Il Comando d'Albania veniva sollecitato a ripartire equamente, con quello del Montenegro, mezzi e materiali propagandistici, mentre all'assegnazione dei fondi avrebbe provveduto direttamente l 'Ufficio Propaganda dello Stato Maggiore R.Esercito in sede di perequazione.
Le attività di propaganda e assistenza svolte in Albania fino al 1941 ci sono note da una relazione, presentata alla Commissione Suprema di Difc a dal Sottosegrctariato di Stato per gli Affari Albanesi del Ministero degli Affari Esteri.
Nel campo della stampa. con opportune azioni di controllo, erano state diffusi articoli e fotografie; la stampa locale era stata potenziata con un quotidiano bilingue, il "Tomori", ed il servizio delle corrispondenze di gue1Ta era stato disciplinato inquadrando anche gerarchicamente il nucleo dci corrispondenti.
Erano tati diffuse pubblicazioni, monografie e notiziari a carattere infom1ativo e propagandistico, e distribuiti opuscoli alle truppe; per queste ultime, era stata avviata la pubblicazione c la diffusione di diversi giornali.
Nel settore cinematografico, per potenziare tale strumento, erano stati inviati in Albania 5 autocinema sonori: in quello della radio, oltre ai trasmettitori già in uso a Tirana, il Comando Superiore Truppe Albania aveva ricevuto altre due stazioni radio per l'uso specifico della propaganda di guerra; una veniva impiegata anche per la trasmissione delle corrispondenze giornalistiche degli avvenimenti bellici.
Per quanto riguarda 1· assistenza alle truppe, nel dicembre 1940 era stato istituito presso il Sottosegretariato un Ufficio Assistenza Truppe Albania che, d'accordo con il comando di T iran a. aveva messo in atto un piano per la preparazione, la spedizione e la distribuzione dei materia! i di assistenza; erano stati inviati ai militari, con il primo piano del programma, 43.000 pacchi di indumenti per le truppe, 6.300 pacchi dono per gli ufficiali, l 00.000 pacchetti di sigarette, 20.000 litri di grappa, 40.000 dosi da 500 grammi di pomata anticongelante, 30.000 pillole tonificanti, l 0.000 paia di calze di lana. 200 stivaletti di gomma, 350 maglioni di lana, 50 Kg. di cioccolata, migliaia di guide e carte dell'Albania, 20 apparecchi radioriccvcnti "Phonola" da campo a pile, sussidi in danaro.
I soldati ricevettero anche numerosi materiali e generi di conforto offerti da privati: 1.327 coperte di lana, 5.500 maglie di lana, 400 paia di calze, 2 quintali di grasso anticongelante, 40.000 litri di liquori, 120.000 lire in sigarette.
Fondi per l'assistenza furono destinati anche alle truppe albanesi, attraverso il Partito Fascista Albanese; oltre ai normali stanziamenti di bilancio, fu assegnata, per gli albanesi, una ulteriore e notevole somma di L.2.000.000.
Le relazioni sulla propaganda del 1942 disponibili informano su altre attività svolte a favore della truppa. A Tirana, Durazzo, Dibra, Podgorica, ed in altre località, furono attivate le sedi del Dopolavoro, quelle per le Forze Armate e le case del soldato. La Casa del Soldato di Tirana disponeva anche di un teatrino. Per gli spacci esistenti presso i Dopolavoro, fu richiesta la possibilità di acquistare i generi presso la Sussistenza, come facevano gli spacci reggimentali, ma la proposta fu respinta nel timore di abusi.
Trattenimenti musicali erano diventati periodici in vari presidi, come pure riscuotevano successo teatrini e orchestrine costituiti nel! 'ambito di alcune Divisioni: i concerti domenicali e gli spettacoli di musica e canzoni attiravano uffici al i. sottufficiali, soldati e civili ed erano particolarmente graditi. Servivano, secondo la propaganda, a cementare anche l'amicizia i taioalbanese. Molto seguite erano anche le manifestazioni sportive, gli incontri di calcio. di pallacanestro e le gare di atletica.
I divertimenti della truppa non erano sempre così "puri c sani", se una specifica voce della relazione di propaganda del dicembre 1941, intitolata "problemi sessuali", così chiosava: "Non si notano miglioramenti nell'organizzazione delle case di tolleran:a. L'argomento \'et valutato in tutta la sua portata. perché corrisponde ad una semita necessità f isiologica ...
Quanto alle carenze e alle deficienze riscontrate, le relazioni inviate a Roma ripetevano quelle comuni agli altri fronti: in primo luogo il disservizio postale, poi i l problema delle licenze (legato anche in Albania a quello dei trasporti) sempre più sentito. e ancora
l 'insufficienza del rancio, specialmente per le truppe in montagna (per curiosità, annotiamo che presso i l IV Corpo d'Armata fu indetta una gara fra i cucinieri dei reparti dipendenti per sollecitare una migliore cura nella confezione).
Di massima, le relazioni e altre documentazioni concordano nel descrivere attività svolte e lamentele riscontrate in Albania; su un punto le relazioni si discostano fortemente nel k valutazioni riportate da altri documenti, su quello cioè relativo ai contatti con la popolazione civile. A dar credito a quanto scritto in esse, i rapporti :fra gli albanesi e i militari italiani furono soddisfacenti e normali, almeno fino al 1942, fatta eccezione per sporadici casi di velleità indipendentiste manifestatisi fra professori e studenti.
Non la pensavano allo stesso modo altri uffici del Comando Superiore in Albania. Da aprile ad agosto del 1942 la Sezione Operazioni elencava una lunga serie di reati e violenze perpretati da albanesi. La stessa sezione, in rapporti mensili sulla situazione politica in Albania, enunciava i numerosi casi di attività sovversive, di accapanamento merci, di conuzione, di sabotaggi, di disfattismo delle autorità politiche, della incessante propaganda di cellule comuniste e della stampa clandestina ad esse legata, del rinvenimento di depositi occulti di atmi e munizioni per azioni terroristiche a Scutari, Elbasan, Durazzo, Valona ecc.
Una situazione certamente non rosea, che si rivelerà in tutta la sua drammaticità nel 1943, nonostante gli inutili tentativi fatti con le attività di assistenza e propaganda e nonostante le ingenti risorse investite; una situazione che avrà sul morale delle truppe un'influenza negativa determinante.
Jugoslavia. La brevità delle operazioni condotte contro la Jugoslavia, che si conclusero in pochi giorni, non richiese, al momento della lotta, lo spiegamento di un apparato propagandistico al fronte. Fu la successiva occupazione a rendere indispensabile un'attività incessante, per la drammatica situazione determinatasi, per le persecuzioni etniche scoppiate tra gli stessi iugoslavi di diversa etnia, per la logorante e crudele guerriglia in cui si trovarono ad essere coinvolte le truppe italiane. E, infine, per la serrata ed incalzante propaganda avversaria condotta, alla pari della guerriglia, senza esclusione di colpi, tanto da costringere la 2a Armata ad organizzare, nel proprio organo di propaganda, una corposa sezione di contropropaganda, caso unico su tutti i fronti di guena.
Nell'aprile dell941 gli organi di propaganda dell'Armata avevano messo in atto l'articolazione prevista: sezione, sottosezioni, ufficiali P. Ad affiancare l'attività di tali organi conconeva l 'Ufficio Affari Civili che, nel diramare direttive e mansioni per i Commissariati Civili dci Corpi d'Armata, disponeva che essi svolgessero alcune funzioni propagandistiche e assistenziali, come la diffusione, sulle facciate delle case e lungo le strade, delle frasi e dei motti del Duce e del fascimo; e, inoltre, fu disposta la costituzione più capillare
possibile di centri di assistenza, da coordinare con il Dopolavoro, i fasci femminili e le organizzazioni giovanili. Ai Commissariati fu ordinato anche l'immediato censimento della stampa e opportuni accertamenti di natura politica sui redattori; allo stesso tempo fu devoluta loro la censura sui periodici non italiani, settimanali e mensili, ed il compito di diffondere i giornali nazionali, soprattutto il "Popolo d'l talia", " ... organo della rivoluzione f' . t , aSClS a... .
Nel corso del 1942 le sempre più numerose esigenze costrinsero ad una riorganizzazione e ad una crescita degli organi di propaganda, sia per dare adeguato spazio ad attività sottovalutate, sia per meglio coordinare altre. Tanto che nel 1943 l'articolazione dell'intero servizio diventò molto più complessa di quella degli altri fronti. Denominato Ufficio Assistenza, con 23 ufJiciali, un cappellano e 55 fra sottufficiali e soldati esso , risultava così ordinato: Sezione Contropropaganda, Nucleo Artisti S.M.R.E., Sezione Artistica, Sezione Stampa, Redazione "Tradotta" con nucleo spedizione, Sezione Cine-Radio con laboratorio, cineteca e reparto cinematografico, Nuclei Cinematografici S.M.R.E., Sezione Ricerche-Notizie con Nucleo cimiteri di guerra, più un magazzino corrente e uno di deposito.
La sezione contropropaganda, diretta dal tenente Ruzzier, pubblicava un bollettino quindicinale sotto forma di giornale, due cartelloni murali mensili, un giornalino per i giovani, manifesti e volantini per le popolazioni, il tutto in tre lingue, serbo, croato, sloveno.
Il nucleo artisti S.M.R.E., inviato da Roma e diretto dal capitano Dixitdomino, era composto da militari pittori e scultori di vaglio, tra cui Nomellini, e documentava artisticamente la guerra al fine di preparare opere per la Mostra degli artisti italiani in armi, in fase di allestimento.
La sezione artistica, cui era addetto soltanto il tenente Ferrone, preparava il materiale artistico per le pubblicazioni italiane ed estere e studiava le "varie realizzazioni artistiche" dell'Armata.
La sezione stampa, anche essa con un solo ufficiale, esaminava giornalmente la stampa italiana, preparava i comunicati e coordinava i servizi fotografici, allestiva i materiali per le conispondenze dirette ai giornali esteri, esaminava le pubblicazioni dirette ai soldati.
La redazione della "1ì·adotta del ji-onte giulio", diretta dal capitano Cappelli, preparava e diramava il giornale da campo, ai reparti e agli abbonati, spedendo ogni settimana circa l 0.000 plichi.
La sezione cine-radio, con il tenente Cuomo, curava i mezzi radiofonici e cinematografici, ed il servizio proiezioni filmati per l 'intera Annata e per la popolazione civile; era dotata di una cineteca e di un laboratorio di riparazione delle apparecchiature. Dirigeva, inoltre, il movimento degli spettacoli di arte varia e le attività sportive e ricreative.
I nuclei cinematografici dello S.M.R.E., I o e 3°, dipendenti dal Cinereparto Speciale dello Stato Maggiore R. Esercito c diretti rispettivamente dal tenente Roncari e dal sottotenente Balclìni, effettuavano riprese dell'attività operativa c quotidiana dì comandi e truppe, con documentari sulla guerriglia e sull'opera eli protezione; inviavano, inoltre, fotografie per la stampa italiana.
La sezione ricerche e notizie, diretta dal capitano Manciati, si occupava del rilevamento delle perdite (morti, feriti, dispersi) e manteneva i rapporti con le famiglie dei militari e con tutti gli enti civili, militari, religiosi, che trattavano tale delicata materia. Per la particolare attività elci cimiteri di guerra e della traslazione delle salme, il nucleo della sezione si avvaleva dell'opera del cappellano militare Padre Calvi.
Alla corposa articolazione del servizio corrispose un 'attività che, a giudicare dalla quantità dei documenti pervenuti e conservati, dovette es ere incessante e frenetica, a livello organizzativo, propositivo e attuativo. l risultati, in verità, non furono esaltanti.
L'Ufficio Assistenza tenne rapporti mensili alle sottosezioni di Corpo d'Armata e ai nuclei divisionali P dell'Armata; analoghe riunioni periodiche tennero le sottosezioni P ai propri nuclei divisionali e agli ufficiali P. Riunioni e rapporti che non sempre furono gradi ti ai comandanti delle Unità. Il generale Piazzoni, comandante della Divisione "Bergamo", ebbe a scrivere infatti al Comando XVIII Corpo d'Armata da cui dipendeva: " ... Da poco tempo a questa parte uno o due Folte almese si chiamano a Susak capi sottosezioni e nucleo P. Così questi ufficiali perdono più giorni in viaggi e chiacchiere di quelli che possono impiegare ne/loro servizio. Inoltre, siccome per quanto mi riguarda molti hanno parenti a Trieste o Fiwne, tali ripetuti viaggi a Susak possono sembrare soprusi e comunque una demeritata preferenza su colleghi molto più severamente impegnati ... " .
Legittimi i timori e le rimostranze di Piazzoni, ma allo stesso tempo indicativi di una diffusa incomprensione, maldisposizìone e trascuratezza dei comandanti verso le attività di assistenza e propaganda.
Nelle riunioni, durante le quali emersero tutte le esigenze e le deficienze, fu ripetutamentc ottolincato come gli ufficiali P fossero continuamente distratti dai loro compiti, o fossero addirittura degli incapaci. Il capitano Riccardo Nordio, addetto ali 'ufficio propaganda della 2" Armata, dopo una visita ai reparti avanzati delle divisioni impiegate in Slovenia e Bosnia, nel luglio del 1942 compilò un rapporto durissimo nei rilievi, esordendo con la frase "// se1Tizio P non funziona" . Sintetizziamo le sue osservazwn 1: -salva qualche rara eccezione, gli ufficiali P non facevano niente per dare ai soldati almeno la sensazione che potessero beneficiare di un servizio di assistenza, per cui tutto il
lavoro, anche quello di consulenza, gravava sui comandanti di reparto; - gli ufficiali P non visitavano i reparti; - i giornali e gli opuscoli di propaganda raramente giungevano alle truppe. Per cui, insistente era la richiesta di giornali, da soddisfare con una maggiore distribuzione, anche negli ospedali da campo per feriti e ammalati; - la tiratura della "Tradotta" era così limitata che i soldati conoscevano appena l'esistenza del giornale redatto per loro. Tanto valeva non pubblicarlo e non era possibile tirarne un numero di copie sufficienti per la distribuzione alle truppe, soprattutto perché tra di esse si era diffusa la convinzione che la ''Tradotta" fosse un giornale destinato agli ufficiali più che ai soldati; - i reparti, in genere, non avevano notizie degli avvenimenti sui vari fronti, né potevano ascoltare i bollettini di guerra della radio perché o non possedevano apparecchi o erano privi dì pile per farli funzionare.
L'ufficiale P, proseguiva i.l rapporto, non era in nessun modo in grado di esercitare proficuamente i suoi compiti, poiché si trovava quasi cmpre ne li 'impossibilità di aderire alle richieste che gli venivano avanzate: non poteva distribuire radio che non aveva, né chiedere pile che mancavano anche in Italia, né tantomeno continuare a promettere il suo interessamento per il miglioramento del rancio, per una razione pane pìl:L consistente, per una maggiore distribuzione di vino o di sigarette: perché, dopo numerose promesse non mantenute e fumose spiegazioni cscusatorie alla truppa, tutte incentrate sulla necessità di sacrifici per le "momentanee difficoltà", egli veniva immancabilmente accusato di essere soltanto un chiacchierone, venditore di fumo e portatore delle ''solite parole" e eli inganni.
A conclusione, il capitano Nordio suggeriva che gli ufficiali P nelle loro visite ai reparti portassero, con il materiale eli propaganda, anche materiali "più concreti'' da distribuire ai soldati, per non limitare alle vuote parole l'opera di assistenza, o a sterili segna.lazioni le relazioni sulle lamentele e sul morale della truppa. Suggeriva, fra l'altro, che il tennine "propaganda", impopolarissimo c oggetto di malcelata ironia, fosse sostituito con quello eli assistenza, chiedendo le debite autorizzazioni a Roma (cosa che avveJTà).
I rilievi del Nordio, espressi senza mezzi termini, si ritrovano, inoltre, fra molti altri, nei rapporti delle riunioni e nelle relazioni della propaganda, anche se in tali documenti furono annotati in forma più "garbata". Nella relazione riassuntiva del giugno 1942, sugli argomenti trattati nel corso del rapporto agli ufficiali P, dopo la premessa che questi dovessero po sedere particolari doti morali, culturali e spirituali (ma lascia perplessi un inciso, che recita come essi, nel riferire ai Comandi sullo spirito delJa truppa, dovessero usare " .. particolare tatto nel presentare le situa:ioni in modo che esse collimino
con le risultanze della censura e degli altri me::i di comrollo .. . " : si intendeva dire che dovevano produrre impressioni addomesticate?) si passava ali 'esame delle varie attività.
Del servizio stampa, contrariamente a quanto stigmatizzato dal Nordio, si affermava che la diffusione era buona, come le prospettive delle iniziative avviate, che si sarebbero tradotte in una pagina dedicata ai soldati sul "Popolo di Spalato", nell 'uscita della "Tradotta" c del "Picchiasodo" dell'Xl Corpo d'Armata, nell'integrazione di notizie nei bollettini e nei notiziari editi dalle unità. Si riconosceva, peraltro, la necessità di una maggiore disponibiltà di giornali illustrati e delle riviste di enigmistica, molto gradite ai soldati.
Tra le attività ricreative si caldeggiava un incremento degli spettacoli cinematografici, maggiori proiezioni di documentari "Luce" e più spettacoli di arte varia. Le radio-audizioni erano molto gradite, per cui occorreva aumentare gli altoparlanti che corredavano gli apparecchi radio distribuiti per una maggiore diffusione delle trasmissioni, acquisire le necessarie pile per far funzionare le apparecchiature, sostituire molte radio che si erano rivelate inefficienti.
Con l'avvicinarsi della bella stagione, si suggeriva inoltre che sarebbe stato opportuno organizzare tornei e gare sportive.
Quanto ali' assistenza, i sussidi individuali ai militari dovevano gravare sui congrui fondi disponibili presso gli Uffici Combattenti del Partito, mentre le somme destinate ai reparti dovevano essere utilizzate per benefici collettivi. La contropropaganda - di cui diremo a parte- andava sviluppata in modo capillare perché potesse penetrare efficacemente sui soldati e sulle popolazioni civili.
Al termine. il rapporto evidenziava le maggiori necessità: istituzione urgente di case di tolleranza, sgravio dai servizi e da altre attività per gli ufficiali P, che dovevano essere dotati anche di una macchina da seri vere e di personale idoneo. affinché potessero svolgere adeguatamente i loro incarichi.
Gli argomenti dei rapporti non cambiarono nelle relazioni successive; al contrario aumentarono le segnalazioni delle necessità: maggiore disponibilità di bibliotechine per i soldati, del treno bagno per i presidi dislocati lungo la linea ferroviaria (lo sviluppo della gueniglia aveva costretto all'istituzione di una miriade di posti di controllo e di piccoli presidi lungo le linee ferroviarie), di valuta italiana per le casse dei reparti, di disinfestazione degli accantonamenti e delle vetture dei treni invase da pulci, di più numerosi filmati da proiettare, di più trasmissioni radio dedicate alle truppe, di una tempestiva distribuzione di indumenti invernali (specialmente alle truppe operanti in montagna), di più numerose baracche per gli alloggiamenti, ecc.
A ottobre sembrava risolto il problema di far giungere un treno APE (assistenza propaganda esercito)
SuperSloda, finanziato con 4.000.000 di lire, carico di generi di conforto per il benessere del soldato nei Balcani. Insoluta, e ribadita più volte come problema da risolvere assolutamente, restava la "questione sessuale".
Le relazioni mensili della propaganda annotavano più o meno le stesse carenze elencate nei rapporti; la loro lettura consente, però, di evidenziare come venisse fatto ogni sforzo e ogni tentativo per eliminarl.e. A differenza degli altri fronti, è da segnalare che nei Balcani vi furono poche lamentele per il servizio postale, che su quel fronte funzionò abbastanza regolaremente.
Il morale del soldato, nonostante la guerriglia e i disagi, si mantenne generalmente buono fino al 1943; anno in cui subì un inarrestabile calo, poiché fu evidente come altrove che, per le continue sconfitte subite e con la guerra ormai portata in casa, non vi erano dubbi sulla infausta, imminente sorte che gravava sul conflitto.
Problemi seri vennero dall'equipaggiamento, specialmente dalle calzature, di qualità scadente, soggette a rapido deterioramento e difficili da riparare per carenza qualitativa e quantitativa dei materiali di riparazione (numerosi furono i casi di congelamento attribuiti alla pessima qualità delle scarpe); e dal rancio, nonostante i continui tentativi di migliorarlo, per la difficoltà di approvvigionare i generi, da quelli di più indispensabile consumo a quelli di conforto. Nonostante tali difficoltà, durante il Natale 1942 si riuscì a distribuire ad ogni soldato un panettoncino da 300 grammi oppure, in alternativa, un panforte di pari peso o un torrone da l 00 grammi.
I rapporti con le varie etnie e genti dei paesi occupati venivano così definiti: - Sloveni, contatti ridotti al minimo indispensabile; - Croati, sostanzialmente contrari ali' occupazione italiana; - Serbi, favorevoli agli italiani, perché in fondo gli unici ad aiutarli contro le violenze ustascie; - Musulmani, alla finestra, in posizione di attesa per appoggiarsi poi al più forte, al vincitore.
E, in relazione a tali rapporti, un particolare accenno merita l'attività di contropropaganda che fu spiegata nei Balcani, poiché in nessun altro fronte essa fu così difficile e complessa, né richiese pari attenzione e impegno costante.
La necessità di creare un apposito organismo, che contrastasse con vigore ed aggressività la propaganda attivissima svolta nei Balcani, promossa e sostenuta da Mosca e da Londra, fu particolarmente avvertita ai primi de.l 1942. Gli studi preliminari per concretizzare le proposte furono fatti nel mese eli febbraio, dopo che fu superato l'ostacolo, pregiudizievole, del rinvenimento dei fondi. Il piano delle attività prevedeva contropropaganda a mezzo stampa, con trasmissioni radiofoniche, e assistenza alle popolazioni indigenti.
In particolare, dovevano essere stampati manifestini redatti nelle varie
lingue per controbattere quelli diffusi dagli avversari, es ere tradotti i bollettini di guerra dell'Asse accompagnati da commenti brevi e semplici, diffuse le situazioni dei fronti di guena con le azioni svolte. Le trasmissioni radiofoniche dovevano essere effettuate da stazioni apparentemente clandestine, perché fossero più verosimili e convincenti, e dovevano servire anche a disturbare le comunicazioni di propaganda nemiche. Per una maggiore audizione delle trasmissioni, venivano richiesti altoparlanti da collegare alle radio in distribuzione alle truppe, da sistemare opportunamente in posti dove le popolazioni civili potessero ascoltare i programmi. Per la propaganda c l 'assistenza alle popolazioni fu stanziata la modica cifra di 200.000 lire, quando ne occoncvano almeno altre l 00.000 soltanto per l'acquisto degli altoparlanti (la somma totale fu portata poi a 500.000 lire).
L'autorità civile fu invitata a collaborare con giornali, riviste e opuscoli bilingue, con proiezioni doppiate eli filmati, con l'istituzione di corsi gratuiti di lingua italiana, con l 'esposizione eli fotografie della guerra e delle realizzazioni italiane in campo sociale.
A fine marzo venne finalmente istituita la "Se:::ione Propaganda sulle Popolazioni Civili", successivamente denominata "Sezione Contropropaganda", posta alle dipendenze del tenente Antonio Ruzzier, triestino, esperto delle complicate problcmatiche etniche e religiose di quei territori; complessivamente, la sezione contava su due ufficiali, un topografo, due disegnatori, un dattilografo. A livello Corpi d'Armata e Divisioni la contropropaganda fu affidata inizialmente agli Uffici Affari Civili e agli Uffici Informazioni; ma ritornò presto alle naturali dipendenze delle sottosezioni e nuclei P.
Costituiti gli organi, fu subito confezionato un bollettino settimanale eli informazioni militari e politiche, prima in croato e . loveno, e poi in serbo, non appena fu possibile approvvigionare i caratteri a stampa cirillici. Seguirono manifesti murali grandi c piccoli, largamente illustrati, ed un giornalino per la gioventù, "Giornale per bambini" ad imitazione del "Corriere dei piccoli", che ebbe molto succes o. Nel complesso, a giugno la stampa per la contropropagancla era così organizzata: nella prima settimana del mese usciva il bollettino ed il giornalino, nella cconda il bollettino cd un cartellone murale piccolo, nella terza il bollettino ed un cartellone murale grande, nella quarta di nuovo il bollettino ed un cartellone murale piccolo. Il bollettino diventò, in seguito, quindicinale. Le pubblicazioni venivano tutte stampate in tre lingue, dalla ditta Smolars di Trieste.
L'attività di contropropaganda fu definita "intonata cd efficace" , tanto che nel 1943 fu estesa, per le popolazioni di razza lovena, al territorio di Udine, Trieste, Pola, Fiume e Gorizia, dove i partigiani avevano provocato
"incidenti". Non fu sempre facile però realizzarla; il fatto che essa dovesse essere confezionata in lingue non facili ed essere diretta ad etnie diverse, praticanti anche religioni diverse, fu causa di alcuni incerti del mestieri; fu rilevato, in alcune occasioni, che le traduzioni lasciavano a desiderare, fino a provocare in alcuni casi il sorriso dei lettori; e ancora, che alcuni argomenti suscitavano ora lo sdegno dei musulmani ora quello dei cristiani, per cui fu sollecitata più attenzione nella scelta e nell'esposizione degli argomenti trattati.
Ali '8 settembre del 1943, i fatti dimostrarono che le attività di contropropaganda non avevm10 sortito, purtroppo, alcun risultato: i militari italiani nei Balcani, infatti, subirono violenze eli ogni tipo, da parte di tutti. Inclusi i maltrattamenti riservati a quanti combatterono nelle stesse file dei nuovi alleati titini.
Grecia. Dell' occÙpazione italiana della Grecia si è eletto sempre con ironia: armata "sagapò" fu definita l' 11" Armata, che operò su quel fronte e vi restò come forza di occupazione. I documenti re lati v i ali' assistenza e alla propaganda consentono di rivisitare tale luogo comune, e delimitare meglio il discrimine fra l'armata cieli' aneddoto e quella che realmente essa fu durante i due anni di permanenza.
La sezione propaganda dell'Armata ricevette, dal 1942 al 1943, circa un milione e mezzo di lire per il benessere del soldato. Ad Atene, e poi negli altri presidi, furono aperte Case del Soldato; altre furono istituite presso i comandi dei reggimenti. Le case del soldato avevano annesso la sala lettura, con bibliotechine e il necessario per scrivere, e lo spaccio; gli spacci, però, sia per la scarsa affluenza di merci dall'Italia, sia per l'impossibilità di acquistare sul mercato in Grecia qualsiasi genere a causa degli altissimi costi, finirono per disporre quasi sempre soltanto di vino.
Né ai militari era possibile frequentare i locali pubblici, per i pochissimi contanti di cui essi potevano disporre. Ai soldati, infatti, dopo le rimesse a casa dalle paghe, che quasi tutti facevano, restavano in tasca poco meno di 2 lire al giorno che, al cambio di otto dracme per lira, significa v ano 16 dracme. Le libertà che la truppa si poteva concedere con tale somma sono presto dette: un bicchiere di vino costava nei locali da 280 a 400 dracme, una scatola di fiammiferi 150-200 dracme, un pacchetto di sigarette fino a 1.200 dracme. Gli ufficiali non se la passavano meglio, pur potendo disporre di 4-5.000 dracme al mese, perché frequentavano locali molto più costosi. Nel corso del 1942 la situazione migliorò, ma non di molto, dopo che il generale Geloso riuscì ad ottenere per i militari dell'Annata un assegno integrativo in dracme da spendere in Grecia, consistente in 280 dracme giornaliere per il soldato e 45.000 dracme mensili per l 'ufficiale.
Quanto ai "libertinaggi", essi avevano costi altissimi nelle case di tolleranza: andare con una donna costava almeno
l 0.000 dracme, costo che sal iv a a 15.000-25.000 dracme per quelle che mostravano attenzione "alla pulizia e all'igiene". La prostituzione libera era più economica e molto diffusa, ma pericolosissima, se si considera che ad Atene, nell 'agosto dell942, furono fermate 3.000 prostitute, delle quali il 40% circa risultarono ammalate.
I costi elevati deH'amore mercenario e la propaganda svolta nel settore sanitario, condotta massicciamente per evitare contagi in massa, ebbero come conseguenza la ricerca di sistemazioni affettive meno dispendiose e più sicure; e questo motivo fu certamente la causa principale che sortì l'effetto della trasformazione del!' l l a Annata da forza di occupazione a forza "sagapò", impegnati come erano uffici al i e soldati a ricercare relazioni durature. Se agli alti costi dell'amore a pagamento e alle paure di malattie, si aggiunge il fatto che i soldati in Grecia furono costretti a una lunga permanenza e non ricevettero che pochissimi avvicendamenti, vuoi per l'impossibilità dei trasporti che per la mancanza dei complementi, si riesce ben a com prendere come dovette essere ricercata, e perseguita con insistenza, la via alternativa dell '"accasamento" da parte di giovani ventenni alla perenne ricerca di affetti, non solo platonici.
Difficile, quindi, combattere o stroncare o almeno limitare il fenomeno. Non furono, comunque e certamente, soltanto le attitudini sentimentali dei militari a far meritare l'appellativo all'li" Armata e ad attirare l'elemento femminile greco verso gli italiani. A parte la miseria e la fame più nera, che sempre abbrutisce gli animi e fa dimenticare ogni valore- succederà anche in Italia durante l'occupazione alleata - altri avvenimenti amplificarono la disponibilità della popolazione greca verso le truppe ital.iane.
Nel febbraio del 1942 era esplosa una violenta epidemia di tifo ad Atene, al Pireo e a Levadeia, soprattutto tra le classi più povere. Il deciso intervento della sanità militare italiana, e la continua capillare opera di isolamento, disinfezione e disinfestazione, consentì di limitare il numero dei decessi, di annientare i focolai e di accelerare il decorso dell'epidemia.
Nella primavera dello stesso anno era stata in parte risolta, ancora grazie al deciso intervento degli italiani nella lotta ai fenomeni di accaparramento e di imboscamento, la grave crisi alimentare, durata mesi e che aveva provocato circa 30.000 morti soltanto ad Atene e nel Pireo. Il comando dell' 11 d Annata ebbe ad annotare che, in una sola notte del febbraio l 942, furono raccolti per le strade ben 42 bambini, abbandonati alla pietà degli italiani da genitori impossibilitati a nutrirli.
Questi avvenimenti ed i chiari interventi umanitari, non disgiunti dall'affinità latina tra i due popoli, procurarono agli italiani una indubbia popolarità, più efficace di qualsiasi teorizzata "propaganda sulle popolazioni civili", e quindi anche una certa disponibilità dell'elemento femminile a rispondere positivamente a
richieste di affetto c di relazioni, che promettevano di diventare durature.
Non è da credere però che fossero tutte rose e fiori. Il servizio informazioni britannico aveva ordito una fitta trama di agenti, composta in maggior parte da soldati inglesi rimasti sbandati sul suolo greco, che conducevano una propaganda attivissima contro gli italiani, facendo perno sullo smembramcnto ten·itoriale della Grecia e potendo contare sulla ricca borghesia, sulla classe politica deposta, sulla massa dcii 'ufficialità greca congedata e abbandonata al suo destino.
La Grecia, inoltre, pullulava di bande di ribelli, di diversa estrazione politica e ideologica che, pur tenute sotto controllo, progressivamente diedero molto filo da torcere alle unità italiane. Nell'estate del 1942 in Tessaglia e nell'Epiro l'attività delle bande subì un'impennata, e le azioni di guerriglia furono sempre più cruenti. L'esiguità delle forze disponibili. poco adatte ad azioni di controguerriglia, non consentì di battere con efficacia le bande.
Non fu peraltro l 'attività delle bande ad avere negativa influenza sul morale delle truppe. Nelle relazioni mensili del servizio di assistenza e propaganda fu messo in evidenza che giocavano sfavorevolmente sullo spirito dei soldati l' irTegolarità sistematica del servizio postale aereo e ordinario, cui faceva eco la discontinua distribuzione delle cartoline in franchigia, il vertiginoso aumento del costo della vita, le di rricoltà crescenti per Jc già in ufficienti concessioni di licenze. Problemi che aumentavano il peso di altre carenze, quali la mancanza di sapone da bucato c di materiali per l'igiene personale, l'insufficiente assegnazione di viveri- anzi l'assoluta impossibilità di approvvigionamentialle case del soldato. che si assommava alla riduzione della razione di pasta nel rancio e ai costi proibitivi dei generi alimentari sul mercato; c, inoltre, le difficoltà di procurare momenti ricreativi e di svago, tanto che la maggioranza dei reparti dovette organizzare improvvisate filodrammatiche in proprio, a fronte di una deficienza di spettacoli teatrali e cinematografici ( per questi ultimi fu ripetutamcnte segnalata la mancanza di pellicole da proiettare).
Tuttavia, pur tra i fastidi procurati dalla propaganda britannica, dalle bande, dalle carenze elencate, i soldati italiani in Grecia non subirono mai serie depressioni dello spirito. Fu soltanto dopo l 'armistizio che essi annichilirono. stretti tra gli eccidi subiti dai tedeschi ed i l feroce trattamento loro riservato, con accanimento, dalle bande greche di diversa estrazione politica.
Fronte Russo.
Non fu difficile . piegare ai soldati italiani i motivi ideologici della campagna di Russia. Le motivazioni della guerra furono presentate con slogan e discorsi che rasentavano toni '-da crociata: si andava in Russia non per conquistare territori e per sopraffare
popolazioni, ma per "liberare" genti oppresse da un sistema feroce c crudele, schiave di un regime violento e sanguinario. Un sistema che, non contento del feroce dominio imposto in casa, tentava di estendere i suoi tentacoli barbari per conseguire la bol cevizzazionc del mondo, c che quindi andava subito combattuto e distrutto.
I primi contatti con le popolazione ucraine sembrarono confermare le tesi esposte; i soldati erano effettivamente convinti della crociata cristianizzante intrapresa ed il popolo sovietico gli sembrò davvero il demone bolscevico teorizzato. Fu, in particolare, una situazione nuova ed inaspettata a sbalordire i l soldato italiano e ad avere riflessi negativi nel suo animo, a conferma delle "demoniache capacità" del popolo sovietico: la consistente presenza di donne combattenti ne li' Armata Rossa. La determinazione, il coraggio, in alcuni casi la ferocia con cui le soldatesse sovietiche si battevano, fece nascere nei maschi latini, avvezzi a considerare le donne soltanto come mamme, mogli, sorelle, fidanzate, amanti, sentimenti di ostilità tali da far fiorire oscure leggende su comportamenti efferati delle rus c, che avrebbero usato feroci sevizie e perpretato atroci mutilazioni su militari italiani feriti, fatti prigionieri, o Caduti. E di tali efferatezze scrivevano anche a familiari e amici, amplificando la fama del mostro sovietico.
Per cui, inizialmente, il compito della propaganda ideologica ebbe facile gioco c fu efficace nei risultati. Ma, in seguito, altri fattori fecero perdere peso alla preponderanza del messaggio ideologico, fino a vanificarlo del tutto. l contatti con la popolazione, i cordiali rapporti che si stabilirono fra le masse più povere e i soldati, portarono presto a più realistiche considerazioni: in fondo, i contadini ucraini avevano gli stessi problemi dei contadini italiani; affinità comuni e prevalenti, se si tiene conto che la gran parte della truppa era fatta di contadini.
Il Corpo di Spedizione Italiano in Russia (C.S.I.R.) ebbe inizialmente in organico una Sezione di Propaganda. Lo Stato Maggiore R. Esercito-Ufficio Propaganda, il 2 agosto 1941, comunicava al C.S.l.R. di aver preso accordi con la Wchrmacht Propaganda, affinché un ufficiale tedesco, giornalista, collaborasse con la sezione italiana nel settore della stampa, dell'assistenza e della propaganda. I termini della coJiaborazione venivano così definiti: - nel settore stampa avrebbero operato 6 corrispondenti di guerra (maggiore
N i no Carlassare per l'Agenzia Stefani, tenente Francesco Giarrizzo per il
Giornale d'Italia, sottotenente
Virgilio Lilli per il Corriere della
Sera, tenente Alessandro Camuri per
Il Popolo d'Italia, capitano Paolo
Zappa per La Stampa, Il Popolo di
Roma, La Nazione, capitano Ettore
Doglio per la Gazzetta del Popolo), i quali avrebbero provveduto direttamente ai servizi per la stampa italiana. L'ufficiale tedesco, al quale
era assicurata libertà di movimento, avrebbe provveduto ad inviare notiz ie e corrispondenze a Berlino; - nel settore fotografico e cinematografico, i nuclei della
Sezione avrebbero provveduto a pedire all'Ufficio Addestramento il materiale prodotto; c so, dopo lo sviluppo, la stampa e la revisione, sarebbe stato utilizzato ai fini della propaganda. Parte del materiale, la più interessante, sarebbe stata inviata anche a Berlino; - nel settore cieli' assistenza e della propaganda, 5 giornali ti avrebbero provveduto all'edizione in lingua italiana di un supplemento per il giornale da campo tedesco cieli' Armata, da distribuire alle truppe del C.S .l.R., cd a trasmissioni radio in lingua italiana da una stazione tedesca. Nei periodi di sosta o di riposo sarebbero tati organizzati spettacoli teatrali c cinematografici.
TI 4 ottobre succes ivo, per una migliore funzionalità del servizio, furono costituite altre due sezioni di assistenza e propaganda per il C.S.I.R.: una Sezione di raccolta e avviamento del materiale P, dislocata a Verona ed alle dipendenze del Capo Ufficio Propaganda dello Stato Maggiore R. Esercito, ed una Sezione di ricezione e distribuzione del materiale P, dislocata presso l'Intendenza del C.S.I.R. e da questa dipendente.
Nel 1942, il riordinamento e l'ampliamento delle unità italiane al fronte russo, che portarono alla costituzione cieli '8a Armata richiesero anche la ristrutturazione del servizio di assistenza e propaganda. Il 25 giugno fu perciò costituito il l o Reparto Propaganda per l '8" Armata, così ordinato: -Comando. con il compito di dirigere c coordinare le attività delle sezioni, assicurarne J'cfTiccnza ed il funzionamento, provvedere al rifornimento dci materiali, tenere i collegamenti con la propaganda tedesca; - Sezione P, articolata su Nucleo radio e proiezioni e Nucleo produzione (quest'ultimo co tituito per trasformazione della tipografia mobile campale). Il primo nucleo svolgeva propaganda presso le truppe utilizzando radio e cinema, e forniva al servizio informazione dell'Armata personale tecnico, mezzi radiofonici e cinematografici per la contropropaganda sulle popolazioni civili e sulle truppe nemiche; il secondo nucleo curava la redazione, la stampa e la di-ffusione del giornale per le truppe, c forniva il materiale a stampa necessario al servizio informazioni, sulle istruzioni da questo ricevute, per la contropropaganda; - Sezione Assistenza, con il compito di provvedere a tutte le attività di assistenza morale e materiale alle truppe e di curare, attraverso la sezione servizi, la distribuzione dei materiali affluiti all'Armata; - Sezione corrispondenti di guerra e radiocronisti, per la produzione del materiale teso ad illustrare e
valorizzare l'attività bellica del! ' Armata attraverso la stampa e la radio. La sezione aveva inoltre il compito di impartire direttive ai corrispondenti, affinché il materiale prodotto fosse sempre adeguato alle esigenze belliche ed alle necessità della propaganda, c di inviare in Italia rapidamente tutta la produzione. Le trasmissioni via radio dovevano essere preventivamente censurate; - Sezione Fotocinematografisti, articolata su 4 nuclei e derivata dal precedente reparto speciale, con il compito eli produrre il materiale fotografico e cinematografico, secondo i criteri e le moda] ità previste per gli altri materia! i di propaganda: -Sezione Servizi, derivata da quella di ricezione e distribuzione materiali P, c incaricata delle necessità logistiche e amministrative del Reparto, della gestione e della distribuzione del materiale assistenziale, su istruzioni della sezione assistenza.
Oltre alle normali dotazioni, il Reparto disponeva di 16 autovetture, di 7 autocarri, di cui 4 speciali o attrezzati per le trasmissioni e per le proiezioni, di 2 motocicli. I materiali tecnici dovevano essere forniti dali' Istituto Nazionale LUCE e dalla Direzione Generale del Genio.
Nel mese di luglio furono precisate alcune delle direttive impartite al Reparto, relative alla produzione dei materiali propagandistici, alla censura, all'approvvigionamento dei materia l i tecnici. Il materiale propagandistico prodotto dalla sezione corrispondenti di guerra e radiocronisti doveva essere immediatamente inviato a Roma al Ministero della Cultura Popolare per l 'utilizzazione; quello rotocinematografico allo Stato Maggiore R. Esercito che, dopo averlo censurato, lo avrebbe trasmesso ali 'Istituto LUCE. La censura delle corrispondenze, delle pitture, dei d i segni , delle radiocronache non doveva essere ratta presso 1·8·' Armata, ma dal nucleo del Comando Supremo distaccato presso il predetto Dicastero. I materiali tecnici occorrenti alla produzione della propaganda sarebbero stati forniti, riparati o sostituiti soltanto da Cultura Popolare e non più anche dal Genio, come precedentemente disposto.
Nell'agosto del 1942 fu aggregato al reparto propaganda un nucleo raccolta materiale per una mostra antibolscevica da realizzare a Roma. Sono le ultime disposizioni note della storia elci 1 o Reparto Propaganda; a eguito degli avvenimenti di fine anno e dopo la ritirata dal Don (la sezione assistenza nel gennaio 1943 risultava dislocata a Makejewka), l 'unità fu contratta in normale sezione per Comando d'Armata ed il personale in esuberanza fu parte impiegato a Vienna, per la eli tribuzione di viveri di conforto ai reduci dal fronte, parte passò al SIM (interpreti), parte all'Ufficio Propaganda e Assistenza dello Stato Maggiore R. Esercito
Quanto alle attività svolte dagli organi
di assistenza e propaganda, durante la campagna il reparto poté disporre di oltre un milione di lire: poté distribuire inoltre, come avveniva sugli altri fronti, una considerevole quantità di pacchi dono, contenenti materiali di benessere, che affluivano dall'Italia. Notevole attenzione fu posta anche a !l'assistenza sanitaria, in considerazione del particolare clima che le truppe avrebbero incontrato sul fronte russo. Ai soldati fu infatti distribuito un decalogo di norme igieniche fondamentali da osservare, con succinti consigli per evitare i congelamenti; per i Comandi, la Direzione Generale di Sanità preparò un opuscoletto più articolato sul modo di affrontare le principali malattie, cui le truppe sarebbero andate incontro nel territorio russo e nei contatti con la popolazione sovietica, ricco di suggerimenti relativi a norme igieniche e alimentari.
I militari inviati al fronte russo disposero alr inizio della campagna di notevole assistenza, anche nei territori che attraversavano per raggiungere il fronte. Organi del SIM e Addetti Militcu-i in Ungheria c Romania, nel 'segnalare l 'elevato spirito delle truppe e la simpatia che le popolazioni del posto dimostravano verso i no. tri soldati in transito, informavano anche della organizzazione messa in atto con il concorso delle sezioni locali del Fascio e dell'Unione Nazionale Ufficiali in Congedo d'Italia, per assistere in ogni modo i militari di passaggio. Nella stazione di Budapest, ad esempio, già nel luglio 1941 era stato organizzato un ampio locale di ristoro, capace di ospitare a mensa 500 soldati per volta. Ad ogni soldato venivano distribuiti, oltre al rancio, un pacchetto di sigarette, bibite, fruua ed un bollettino stampato su quattro fogli con le ultime notizie della guerra c della Patria.
Offerte ai soldati provenivano anche dalle organizzazioni fasciste esistenti in Italia, che talvolta però avanzavano proposte non realizzabili sul piano pratico; il responsabile della Gioventù Italiana del Littorio di Reggio Emilia, ad esempio, per far sentire la presenza e l'entusiasmo dei giovani "cuori" italiani alle .. eroiche Fi aure .J l,.., dei camerati che bagnano col/oro sangue e coprono di gloria i campi un di calpestati dal bolscel'ismo ., , proponeva al Sottosegretario alla Guerra l'offerta c l'invio di cassette di frutta ai feriti del C.S.T.R.; una oflerta valutata non conveniente e respinta, poiché la situazione dei trasporti al fronte russo non consentiva un inoltro rapido di derrate alimentari, facilmente deteriorabili, come la frutta.
A settembre, intanto, l'entusiasmo dimostrato da comandi e soldati, verso la crociata antibolscevica intrapresa, incominciava ad essere morzato da una lunga serie di carenze che avevano . cri e progressivi riflessi sul morale delle truppe. Le prime avvisaglie si ebbero con una richiesta di acquisto di stivali, avanzata ai commilitoni tedeschi, da distribuire alle truppe in vista dei rigori invernali. La richiesta fu respinta, e fu adottata la consueta soluzione di rimedio: furono distribuiti con
parsimonia carponi da montagna c uose valdostane. Solo per le sentinelle, esposte ai rigori notturni più intensi, fu previsto l 'impiego di calzari di pelliccia con fondo di legno.
A ottobre, l 'Intendenza del C.S.l.R. inviava un lungo elenco di generi occorrenti agli spacci reggimentali, che spaziava dagli oggetti di vestiario, a quelli d'uso quotidiano ai viveri di conforto; l'esigenza fu sottoposta al diretto interessamento del Capo di Gabinetto della Guena. Per ironia della sorte, negli stessi giorni risultavano fenni in Italia 38 treni, allestiti a partire da settembre, carichi di ogni materiale, incluso un treno con un nucleo propaganda. Il blocco dei trasporti si era verificato perché l 'Ufficio Co.llegamento Trasporti Germanici aveva ritenuto di dover limitare a 15, e non più ai previsti 25, il numero dei convogli di treni in partenza dali' Italia e destinati al C.S.I.R.
Il l O novembre, comunque, riu cì a partire un treno propaganda con una cinquantina di vagoni, carichi di viveri di conforto e di materiali di assistenza, incluse 30 stazioni radio e numerose biblioteche. Era poco però per soddisfare le esigenze delle truppe in Russia, che incominciavano a far sentire a voce alta le loro proteste, segnalate anche dal R. Consolato di Bucare. t ad Anfuso, ministro plenipotenziario degli Esteri. Veniva scritto infatti che gli ufficiali di passaggio per Bucarest lamentavano gravi deficienze di vestiario, di vettovagliamento, di rifornimenti, procurando tra gli italiani presenti in quella città "sentimenti di pena" per le condizioni dei combattenti connazionali, esposti ai rigori dell'inverno russo con insufficiente assistenza materiale cd equipaggiamento inadeguato; veniva stigmatizzata anche la situazione morale, precaria a causa dei numerosi disservizi, inclusi quelli che si verificavano nella posta militare.
Alcune madri, in Italia, si unirono alla protesta, rivolgendo direttamente al Duce le loro lamentele sul vestiario dei figli militari, non adatto a fcu- fronte alla rigidità del clima. La Direzione di Commissariato, interpellata, forniva l 'elenco dei capi inviati e di quelli in corso eli invio, cospicuo in verità, e rispondeva che gli indumenti erano idonei a garantire la protezione dei soldati del C.S.I.R.
Dove finissero gli equipaggiamenti idonei resta però un mistero, perché, nonostante le assicurazioni, veniva segnalato a Scuero nel mc e eli dicembre che, nella stessa Capitale, reduci della Russia avevano sparso la notizia eli numerosi casi di congelamento, dovuti alle precarie condizioni cieli 'equipaggiamento. Evidentemente, qualcosa non funzionava nei servizi di assistenza, e ancor meno nella propaganda, se lo stesso Ufficio P ebbe a seri vere, a proposito eli tempestività ed efficacia, ancora una volta, in occasione di una distribuzione eli filmati LUCE: " ... La propaganda se vuole essere veramente operante de\'e rispondere a criteri di tempestil·ità e di misura. In pieno
periodo invernale, cioè nella fase pilÌ acuta della crisi postale, ilfilm Luce documentava che il senizio postale si svolgeva a mezzo aerei: ciò non era certo il momento pilì adatto perché non rispondeFa alla realtà delle cose. Come pure non risponde a realtà la noti:ia data dai giornali che le truppe tedesrhe in Russia ricevono tuffi i giorni la posta. Si tratta di noti:ie non controllate, piLì dannose che utili ... ".
Nel successivo mese eli giugno del 1942 era lo stesso STM acl intervenire con un promemoria ulla propaganda per le truppe in Rus ia, su segnalazione eli un ufficiale proveniente da quel fronte. I sovietici, usufrucndo anche della collaborazione dei numerosi fuorusciti italiani presenti in Russia, avevano messo in atto una poderosa organizzazione di propaganda comunista, diffondendo una quantità enorme di opuscoli c volantini in lingua italiana, con il contributo dei citati fuoriusciti e dei partigiani occultati tra le popolazioni civili dei tenitori occupati. Gli argomenti di tale propaganda non erano attinenti soltanto alla guerra, ma investivano anche l 'ideologia, la politica, l 'economia del Regime, per cui l'attività era ritenuta particolarmente pericolosa e da non sottovalutare. L'organo informati v o concludeva, pertanto, sulla necessità " ... di una intelligente ed appropriata intensificazione della nostra propaganda. volta non solo ad esaltare il sentimento militare e la fede politica delle truppe, ma altresl a rontrohattere efficacemente gli argomenti di quella av1•ersaria col dimostrarne l'inconsistenza e la fallacia ... " .
Veniva ancora segnalato che l 'avversario aveva escogitato una nuova forma di propaganda, altrettanto pericolosa: nella '"terra di nessuno" venivano abbandonate lettere indirizzate nominativamente a ufficiali, sottufficiali c soldati del C.S.I.R., invitanti alla diserzione e firmate da sedicenti militari i tal i ani prigionieri dci russi. Nonostante generiche affermazioni, sulla falsità e puerilità di tal i forme di propaganda, era incontrovertibile il fatto che, in truppe già provate da una dura campagna invernale- di ciò ne facevano cenno le stesse relazioni della propaganda-, qualche dubbio sull'autenticità delle lettere veniva pur insti l lato.
Nel corso del 1942 furono comunque incrementati i provvedimenti a favore del benessere delle truppe, a giudicare dagli elenchi dei materiali inviati e dai provvedimenti adottati (talora tardivi, come il premio speciale in danaro stabilito per quanti chiedevano a domanda di essere trattenuti sul fronte russo).
Maggiore attenzione si cercò eli porre nell'esame delle richieste e dellle aspettative dci soldati, rilevate attraverso le relazioni mensili del servizio P. Ad esempio, quando fu segnalato che le truppe gradivano molto i giornali illustrati, fu privilegiato l'invio di tali stampe, compatibilmente con la situazione dei trasporti; nel mese di maggio 1942
furono pertanto raccolte e distribuite 16.850 copie eli periodici illustrati (Bertoldo, Mattino Illustrato, Dornenica del Corriere, Tempo, Illustrazione del Popolo, Tribuna Illustrata , Marc'Aurelio), c alcune migliaia di copie di altre riviste, quali la Settimana Enigmistica, "420", Cinema, Giornale dei vht!{gi e delle avventure.
Difficoltà persistevano invece per l 'approvvigionamento di apparecchi radio e cinema. soprattutto per la carenza di materie prime c per la speculazione commerciale avviata da alcune ditte: l 'Ufficio P segnalava che la "Magnadyne" e " La voce del Padrone" avevano smesso di costruire radio del tipo economico, destinate ad essere distribuite alle truppe, per concentrare la produzione su apparecchi più costosi, immessi sul libero mercato.
Anche dopo la ritirata i soldati non furono abbandonati; ancora il 24 febbraio del 1943 partì da Verona per Gomel un treno assistenziale, composto da 35 carri e fornito eli complesso cucina, carico di generi di conforto e materiali di assistenza. Allo stesso modo, in Patria fu particolarmente seguita c curata l'assistenza ai reduci; scriveva l'Ufficio Propaganda in una propria circolare che i reduci della Russia avevano diritto non ad una "astratta riconoscenza", ma acl una attenzione concreta ed efficace che valesse a ripristinarne le energie fortemente provate, oltre che dalle sofferenze fisiche, dalle tragiche vicende di guerra che quei combattenti avevano vissute.
Ma, come è possibile leggere nelle stesse relazioni dei comandanti dei campi contumaciali, dove i reduci dalla Russia venivano accentrati, essi erano troppo provati nell'intimo per poter essere blanditi da qualsiasi iniziativa assistenziale e propagandistica, distrutti come erano nel corpo e nell'anima dalle atroci vicende subite.
Le Di visioni rientrate dalla Russia non transitarono dagli archi di trionfo, anche se per alcune di esse furono proposte accoglienze particolarmente solenni, per fortuna respinte, perché nessun effetto benefico avrebbero potuto avere sugli uomini del "Davai"' manifestazioni e cerimonie insulse c retoriche. Pari mc n ti retorico fu l'orci i ne del giorno emanato dal Duce il l o marzo del 1943: "UFFICIALI, SOITUFFICIALI, GRADUATI E SOLDATI DELL'S" ARMATA!
Nella dura lotta sostenuta a fianco delle Armate germaniche e alleate sul fronte russo, voi avete dato innumeri decisive prove della vostra tenacia e del vosrro valore .
Contro le .forze preponderanti del nemico vi siete battuti sino al limite del possibile e avete consacrato col sangue le bandiere delle vostre Divisioni.
Dalla "JuUa " , che ha infranro per molti giorni le prime ondate dal/ 'attacco bolscevico, alla "Tridentina" che - accerchiata- si è aperta un l'arco aftraverso undici successivi combattirnenti, alla
"Cuneense" che ha tenuto duro sino all'ultimo, secondo le tradizioni degli alpini d'Italia, tutte le Divisioni meritano di essere poste all'ordine del giorno della Nazione.
Cosi sino al vi siete prodigati voi, combattenti della "Ravenna", della "Cosseria", della "Pasubio", della "Vicenza", della "Sforzesca", della "Celere", della "Torino", la cui resistenza a Cerkovo è una pagina di gloria, e voi, Camicie Nere dei Raggruppamenti "23 Marzo" e "3 Gennaio", che avete emulato i vostri camerati di altre unità.
Privazioni, sofferenze, interminabili marce hanno sottoposto a prova eccezionale la vostra resistenza jìsica e morale. Solo con un alto senso del dovere e con l'immagine onnipresente della Patria potevano essere superate.
Non meno gravi sono state le perdite che la battaglia contro il bolscevismo vi ha imposto, ma si trattava e si tratta di difendere contro la barbarie moscovita la millenaria civiltà europea.
UFFICIALI, SOTTUFFICIAL!, GRADUATI E SOLDATI!
Voi avete indubbiamente sentito con quanta emozione e con quanta incrollabile fede nella vittoria finale, il popolo italiano ha seguito le fasi della gigantesca battaglia e come esso sia jìero di voi.
SALUTO AL RE!
MUSSO LINI"
A parte l'errore macroscopico sulla "Iulia" che, pur essendo fra le Divisioni più impegnate nei combattimenti, non subì affatto le prime ondate dell'attacco sovietico poiché intervenne soltanto nella terza fase della battaglia (l'affermazione dovette ferire molto i fanti della "Ravenna" e della "Pasubio"), l'ordine del giorno fu una mera esercitazione oratoria di finzione e simulatezza, partorita da colui che con assurda ostinazione aveva voluto a tutti i costi le sue truppe su un fronte così lontano, novelli crociati votati a sicura morte.