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pag. Introduzione
Introduzione
Questo volume affronta il tema della propaganda militare soltanto per i primi tre anni della seconda guerra mondiale. Non a caso e per due ordini di motivi. Il primo è legato ad una prassi storiografica, che vuole la guerra combattuta dagli italiani distinta in due fasi: l n fase, periodo l o giugno 1940 - 8 settembre 1943, definita genericamente 2a guerra mondiale, e 2" fase, periodo 8 settembre 1943 - 8 maggio 1945, denominata per convenzione guerra di liberazione. Una distinzione che, necessariamente e conseguentemente, coinvolge anche lo studio della storia della propaganda.
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Il secondo motivo scaturisce dalla stessa ripartizione 'etei conflitto nei due suddetti periodi. Nelle due fasi del conflitto, infatti, diversa fu l'organizzazione della propaganda, diversi gli obiettivi e diversi, ovviamente, i temi trattati.
Quanto ali' organizzazione, nella prima fase l'autorità militare riuscì a conservare, almeno sui fronti operativi, una propria autonomia decisionale e gestionale della propaganda, e ad esprimere qualcosa di proprio - efficace o meno - nonostante i pesanti v in coli imposti dall'organizzazione politica; cosa che invece non avvenne durante la guerra di liberazione, poiché anche nel campo della propaganda le autorità politiche e militari italiane ebbero le mani strettamente legate dalla pesante ingerenza degli alleati, imposta in tutti i campi.
Gli anglo-americani, infatti, ben consapevoli dell'importanza della ideazione, della direzione e della condotta della guerra psicologica sui fronti operativi e sul fronte interno, pochissimo spazio e ancora più scarsa autonomia lasciarono agli italiani.
Dicevamo che, ovviamente, diversi furono i temi trattati nelle due fasi della guerra, poiché furono di versi anche gli obiettivi da raggiungere; il capovolgimento eli fronte, anzi, costrinse i comunicatori, propalatori dei nuovi messaggi, a repentini salti mortali e mirabolanti inversioni di rotta, poiché essi si ritrovarono a dover mischiare le carte e rivisitare vecchi nemici come nuovi alleati, e viceversa.
Perciò, in questo contributo, limiteremo l 'indagine sulla propaganda aJ primo periodo della guerra, nella speranza di riuscire, in seguito, ad affrontare anche quello relativo alla guerra di liberazione.
Il nodo più intricato da sciogliere in materia di propaganda, durante i primi tre anni di guerra, è certamente quello
dci rapporti, delle interconnessioni, dei limiti e delle sfere di competenza e di intervento tra autorità politica e quella è indispensabile, infatti, almeno tentare l 'individuazione di chiavi di lettura più chiare del complesso fenomeno, per comprendere quando, come e dove, e per l'incapacità di chi, la propaganda fu fallimentare; perché - e va detto subito - la propaganda nella seconda guerra mondiale risultò in gran parte tale.
E per cercare ancora di capire se essa, diversamente condotta, poteva essere maggiormente efficace. Oppure. se nessun ingegno, espediente o artificio propagandistico sarebbero serviti a produrre gli effetti desiderati, sia sul fronte interno, sia su quelli operativi, sia nei territori occupati.
È da annotare che la complessità delle situazioni, politiche e militari, comunque, non fu affatto favorevole ali 'organizzazione ed allo sviluppo delle attività propagandistiche; gli obiettivi, verso i quali le capacità di persuasione dovettero essere spiegate, furono molteplici e ciascuno con caratteristiche peculiari, più numerosi di quelli delle precedenti gue1Te: oltre al fronte intemo ed ai fronti operativi - che si presentavano, come dicevamo, ciascuno con caratteristiche precipue e variabili e richiedevano pertanto modalità d'intervento diverse ed eterogenee, con possibilità eli adattamenti non facili per la repentina mutevolezza delle situazioni operative- una nuova esperienza dovette essere affrontata, quella della propaganda da condurre nei territori occupati, particolarmente gravosa per i periodi di permanenza in quei luoghi, che si procrastinarono per mesi ed anni.
Un compito arduo, se si pensa che in quei territori, oltre ali' ostilità delle popolazioni verso cui era già difficile svolgere opera di penetrazione psicologica, si assommavano le pericolose attività propagandistiche del nemico, quelle svolte dalle formazioni politiche clandestine e dalle bande, spesso di diversa estrazione ideologica, che si formavano e conducevano azioni di guerriglia contro gli italiani invasori; e quelle, non ultime e ancora più infide, dei falsi alleati.
Situazioni locali particolari, infine, rendevano il compito di fatto estremamente problematico quando non impossibile. Se pensiamo ai Balcani, ad esempio, risulta evidente come i provvedimenti di propaganda non potessero avere alcuna efficacia per la molteplicità addirittura caotica deJle situazioni locali, mutevoli e complesse per motivi politici, etnici e religiosi: nonostante ogni sforzo di differenziazione dei temi e degli obiettivi, fatto dalle autorità militari italiane di occupazione affinché gli atti propagandistici risultassero aderenti alle varie realtà esistenti, si finì quasi sempre per ottenere risultati controproducenti, perché i messaggi diretti agli uni urtavano comunque la suscettibilità degli altri, nonostante l 'attenzione posta affinché ciò non avvenisse.
La mancanza di una seria
programmazione, in altre situazioni. fece sì che trovasse spazio, con effetti di ritorno addirittura disastrosi per gli italiani, la propaganda dell'alleato tedesco; ciò avvenne, ad esempio, in Francia, dove ancor prima dell 'armistizio, gli italiani furono di fatto abbandonati da tutti, collaborazionisti inclusi.
Altra particolare attenzione merita, infine, l'attività svolta per il fronte interno: perché attraverso di essa, è forse possibile una chiave di lettura dell'improvvisa fine di quel massiccio cd incondizionato consenso che per vent'anni il popolo italiano aveva dato al regime fascista: un declino che apparirebbe improvviso ed incomprensibile, se un 'attenta lettura dei documenti legati alla propaganda non mettesse in evidenza i numerosi segni che maturarono nei tre anni di gueJTa e che fanno comprendere come, già a partire dalla fine del 1941 , due anni di guerra avessero ormai prodotto incrinature insanabili fra le masse ed il fascismo; incrinature che avrebbero avuto come logica conseguenza il definitivo distacco manifestato il 25 luglio del 1943.
PARTE PRIMA