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Radio

La radio svolse un ruolo fondamentale nella propaganda di guerra, tanto da assumere l'oneroso compito di annunciare, a piazze affollate, a reparti adunati o ai singoli fortunati possessori di apparecchi, le principali tappe politico-militari del conflitto, dalla dichiarazione di guerra, aLlo sviluppo delle operazioni sui vari fronti, al crollo del regime fascista, a11 'armistizio. L'attenzione de II ' autorità miJ itare per tale strumento di comunicazione fu tale che costanti e molteplici furono le cure e 1 'interesse che vi dedicò: sia per dotare le truppe di numerosi apparecchi per l 'ascolto, sia per promuovere programmi dedicati ai militari, sia per vigilarne l'operato ai fini della sicurezza militare, sia per battere in contropropaganda le trasmissioni avversarie lanciate nell'etere.

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Nel presentare un opuscolo dedicato alle conversazioni radio, i l già citato Parole di ufficiali ai soldati, l'introduzione ben definiva il ruolo che lo strumento doveva svolgere ai fini della propaganda militare: "La quotidiana trasmissione radiofonica alle Forze Armate, compiuta dall' E.l.A.R. in Roma, si propone di raggiungere la truppa nei servi: i territoriali e sui fronti di hattaglia e d'intrattener/a non solo con notizie a casa e da casa. o con programmi musicali, ma con belliche, ricordi storici, commenti politici, richiami religiosi.

A tali diversi modi cl' assistenza morale s'è aggiunta una breve com ·ersazione settimanale ai soldati, che intende inquadrare e illustrare l'azione dei reparti durante l' odierno conflitto: chiarire i singoli elementi della guerra moderna: promuovere nei cuori dei combattenti un' intima suggestione, che addi:ionandosi alla norma istruttiFa dei comandanti diretti. concorra a ra\'\'i\·are i me::i esterni ed interni della lotta .. . ·· .

Prima che l'Italia entrasse in guerra, allo scoppio del conflitto europeo, le trasmissioni dedicate ai militari non erano molte. AI contrario, andava in onda una sola programmazione settimanale ne11a mattinata della domenica, intitolata La trasmissione per le Forze Armate. Durante il periodo della non belligeranza la trasmissione subì una radicale trasformazione, per essere più rispondente ai gusti dei militari e alle esigenze propagandistiche. Ampio spazio fu dato ai momenti ricreativi, mentre la rappresentazione di radioscene fu limitata alla celebrazione di grandi figure della storia. Ridotte furono anche le radiocronache delle cerimonie militari, dedicate esclusivamente a quelle di eccezionale importanza e specialmente a queiie in cui era possibile ascoltare la parola del Duce. Fu dato, inoltre, maggior tempo al "calendario guerriero" della trasmissione, in modo che oltre alla cronaca degli avvenimenti militari e politici fosse possibile anche un commento sugli eventi di interesse dei militari. Venne invece deciso di sospendere la lettura dei messaggi dei militari, "per la ricche::a del

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programma e lo scarso tempo a disposizione". Di fatto, il programma diventava soltanto propositivo e toglieva l'unico spazio all 'atto partecipativo, quello dei messaggi inviati dai soldati.

Con l'entrata in guerra dcll 'l tal i a, la trasmissione dedicata alle Forze Armate divenne quotidiana; nel mese di agosto, fu aggiunta al programma una sezione intitolata "Notizie da casa", cui fece seguito quella speculare di "Notizie a casa".

Con il progredire del conflitto, le trasmissioni dedicate alla guerra e ai combattenti aumentarono. Nel gennaio del 1941 , a seguito di accordi presi con l 'E.l.A.R., la trasmissione per le Forze Armate fu diffusa due volte al giorno: dalle 11,15 alle 11 ,55 (dal lunedi al sabato), e dalle 16,00 alle 17,00 (dal lunedì al venerdì). Il sabato, oltre alla trasmissione del mattino, ne veniva fatta anche una al pomeriggio dalle 16.00 alle 16,30; di domenica andava in onda soltanto la trasmissione pomeridiana dalle 17,30 alle 18,30. Gli orari delle trasmissioni subirono in seguito modifiche con l'avvio di nuovi programmi.

Nel comunicare gli orari ai Comandi, il Gabinetto Guerra raccomandava di facilitare l'ascolto ai militari e di fare in modo che i posti d'ascolto reggimentali fossero sempre attivi, che le radio in dotazione fossero efficienti, e che soprattutto le notizie da casa fossero recapitate con la maggior sollecitudine ai militari interessati, ove non ascoltate.

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Uguali sollecitazioni furono in seguito rivolte per la trasmissione delle notizie a casa; più volte venne stigmatizzato come il servizio venisse frustrato a causa del ritardo che intercorreva tra la segnalazione della notizia e la sua irradiazione. Fu pertanto stabilito, nell'aprile del 1942, che gli elenchi delle notizie da trasmettere fossero inviati giornalmente, e non più periodicamente, direttamente al l 'Ufficio Propaganda dello Stato Maggiore R. Esercito, a cura dei reggimenti, per evitare ritardi; e di reiterare, telegraficamente, la richiesta di trasmissione di notizie che non fossero andate in onda per qualsiasi imprevedibile motivo. Ovviamente, anche sugli elenchi e sulle notizie incombeva la scure della tutela del segreto, per cui gli elenchi- destinati in copia ad enti civili- non dovevano contenere nessun elemento che potesse infrangere la sicurezza (intestazione, bolli, numeri di posta militare, ecc.), c i testi delle notizie stesse erano standardizzati e laconici.

Alla fine del 1942, le trasmissioni di guerra e per i militari raggiunsero l 'acme; furono infatti numerosi i programmi diffusi, definiti trasmissioni speciali di guerra: - Trasmissione perle Forze Armate, già citata, e La radio deL combattente; - Radio Igea, trasmissione dedicata ai feriti di guerra, in onda tutte le domeniche, dalle 14,15 alle 15,00; - Notizie da casa, programma che oltre ad essere previsto nelle trasmissioni per le Forze Armate andava in onda,

dal lunedì al sabato, dalle ore 11 ,15 alle ore Il .35; - Noti:ie da casa, esclusivamente per i combattenti sul fronte orientale, trasmessa tutti i giorni dalle ore 16,00 alle ore 16,25; - Notizie a casa, per tutti i combattenti dei diversi fronti e territori occupati, in onda due volte al giorno, dalle 07,45 alle 08.15 e dalle 18.00 alle 18,15 (la domenica soltanto al mattino).

Vi erano, inoltre, altri programmi che direttamente o indirettamente interessavano i militari, come Radio Famiglia (indirizzata ai congiunti dei combattenti), 30 minuti nel mondo, Radio G./L. , Trasmissione per le donne italiane, Commenti ai fatti del giorno, l cinque minuti del Signor X.

È da ricordare anche che, sui fronti operativi e nei tenitori occupati, andavano in onda particolari programmi diffusi dalle stazioni locali.

L'autorità militare pre tò molta attenzione ai programmi per le truppe. operando anche la censura quando necessario. Nel maggio del 1942, ad esempio, i l Ministero della Cultura Popolare, nella cui Direzione Generale Propaganda era stato inquadrato l 'Ispettorato per la radiodiffusione, inviò al Comando Supremo per il nulla osta la radioscena intitolata "Quota X", relativa ad un combattimento in Africa Settentrionale. L'Ufficio Propaganda ne impedì la trasmissione, perché essa fu ritenuta poco seria, di grossolana faciloneria e redatta con incompetenza. E quindi, in sintesi, controproducente ai fini propagandistici, in quanto trascendeva in spirito goliardico poco conforme alla disciplina, accentuava l'importanza del botti no fatto agli inglesi, quasi che da esso soltanto dipendesse l 'approvvigionamento delle truppe italiane, presentava incongruenze tecniche nella descrizione del combattimento e nelJ 'azione di comando.

Le tra missioni radio, comunque, non sempre raggiunsero i fini propagandistici desiderati; è nota l 'idiosincrasia dei militari per la rubrica di Appelius, Commento ai fatti del giorno. Infine, la radio si trovò a dover lottare anche in contropropaganda, in particolare contro J 'ascoltatissima Radio Londra del colonnello Stevens, le cui notizie, studiate a tavolino da esperti della comunicazione c preparate secondo un codice del dire e del non dire, che peraltro non cedeva mai alla menzogna grossolana, diedero non poco filo da torcere al Regime. E, ancora, la radio dovette battersi contro interferenze clandestine, provenienti da emittenti estere ma anche da emittenti sul territorio nazionale, che giunsero a inserirsi nelle trasmissioni italiane.

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RADIOCRONACHE DI GUERRA TRASMISSIONE "PARLANO l COMBATTENTI" (in onda il 24 dicembre 1940, ore 23.01)

ANNUì'\CI,\TORE - Ente Italiano Audizioni Radiofoniche: EIAR Trasmissione speciale; ln questa notte di vigilia per il Santo Natale dell'anno 1940, diciannovesimo ciel l 'Era Fascista, vogliamo portare in tutte le nostre case, attraverso il mezzo miracoloso della radio, un soffio di vita guerriera ..__ proveniente da tutti i fronti - estesi dalle Alpi al l 'Oceano Indiano, dalle coste della Manica alle Montagne albanesi - da tutti i fronti ove l 'Italia in armi combatte la sua guerra

mediterranea ed imperiale. Soltanto la magica radiofonia può riunire ed accomunare in breve spa7io di tempo le immense distanze geografiche che corrono tra tutti i fronti di ouerra b italiani, sulla terra eli due continenti,

344 dall'acqua di due oceani, per le vie cieli 'aria che corrono diecimila chilometri dali 'Inghilterra al Chenia.

Verranno ora diffuse, una di seguito all'altra, procedendo dal nord verso i l sud, alcune brevi trasmissioni provenienti da un aeroporto del Corpo Aeronautico l tal i ano sulla Manica; dalle Alpi del fronte occidentale; dall'Albania; da un aeroporto del fronte i taio-greco; dali' Africa Settentrionale: da una base navale. e dall'Africa Orientale Italiana.

Tali trasmissioni provengono da appositi impianti preordinati dali 'EIAR in ciascuno di questi settori operanti. Avvertiamo che fra una trasmissione e l'altra sarà probabilmente necessaria una breve pausa per necessità tecniche, e che qualche trasmissione proveniente da grandi distanze potrà risultare disturbata da normali cariche atmosferiche.

A UNCIATORE - Trasmissione dalle A lp i del fronte occidentale. (Dopo cinque secondi. il collegamento è stabilito)

R ADIOCRO:'\IISTA- Il microfono è questa notte presso una località del fronte alpino occidentale che già avevamo raggiunto al seguito delle nostre truppe vittoriose nel giugno scorso: siamo sul Colle del

Moncenisio. a 2000 e più metri di quota. Un posto di guardia.

Qui nella stanza riscaldata, si sta bene. Fuori, nella notte, la vallata e i monti guardiani sono quieti, bianchi, in silenzio .. . eppure ... esattamente sei mesi or sono, nella notte fra il 24 e il 25 giugno, questo stesso microfono faceva eco al fragore cupo del cannone. TI nemico stava rinserrato in fortezze scavate nello spessore del monte, ma l'alpino, il bersagliere, il carrista, la guardia alla frontiera, le camicie nere, avanzavano tra forte e forte, superavano le vette ghiacciate e sfilavano ben addentro nelle vallate nemiche. Poi l'armistizio vittorioso ... Oggi quiete, neve, silenzio: è Natale.

Con i due ufficiali e i soldati del posto di guardia siamo tutti intorno allo stesso tavolo. Guardano i l microfono e stanno zitti. (Pausa) Ma ... bisogna che un vostro soldato '-' parli al microfono; vediamo il più giovane, per esempio? Qual è il più giovane, maggiore?

MAGGIORE- M ah, non so. Sei tu il più giovane, Torchio? Quanti anni hai?

SOLDATO - Ventuno, signor maggwre.

MAGGIORE - Su, allora tocca a te.

SoLDATO - Ma io ... signor maggiore, cosa devo fare?

RADIOCRONISTA- Vieni qui, Torchio, avvicinati al microfono. Dunque ... guarda: è come se tu parlassi con un amico. Hai capito? Dì qualche cosa, così come ti viene ... Dagli altri soldati partono incitamenti:

E dài Torchio , su.'

SoLDATO - Ecco ... io dico che è Natale ... Posso mandare gli auguri anche a casa?

RADIOCRONISTA - Ma s. intende ... Si capisce, mandali.

SOLDATO - Beh, tanti auguri alla mamma, al papà, ai fratelli, alle sorelle ... E tanti tanti auguri ai camerati, a tutti i soldati di tutte le armr.

(Un attimo di si! enzi o,· poi)

TuTTI 1 SOLDATI - Buon Natale!

RADIOCRONISTA - A tutti voi italiani che combattete, ovunque voi siate, dalle coste sul Mare del Nord ali' Africa Equatoriale, dali 'Oceano Atlantico ali 'Oceano Indiano: buon Natale a voi! Buon N a tale dalle Alpi nostre.

ANNUNCIATORE - Trasmissione dali' Albania.

(Silenzio. Scricchiolii atmosferici. Una voce intellegibile chiama: Pronto, pronto. Roma.' Roma!- Una scarica - Voce lontana: .. . Tirana.' Scricchiolii)

Ul\ SOLDATO - Nel giorno del Santo Natale, noi combattenti eli terra. del cielo e del mare in Albania, ci avviciniamo con la preghiera ai nostri cari lontani, ai genitori, alle spose, ai figli ed ai fratelli. Noi soldati d'Italia parliamo oggi con una voce sola: siate sereni e siate fieri di quanto si sta

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compiendo in questa terra sorella. Per la vittoria noi offriamo in omaggio a Gesù che nasce ogni nostro atto di questo giorno santo.

Buon Natale, genitori, spose, figli, fratelli! Pensate che noi già pregustiamo la gioia che proverete quando leggerete le pagine di eroismo che ora stiamo scrivendo.

Buon Natale ai camerati che per la grandezza della Patria, la gloria del Re Imperatore, combattono in cielo, in terra ed in mare agli ordini del Duce. (Voce al radiotelefono. in ter:o piano: Ti rana! pronto, pronto ... Lo scricchiolio cessa bruscamente. Silen::.io)

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RADIO IGEA TRASMISSIONE "SALUTO Al FERITI DI GUERRA" (in onda il 2 febbraio 1941)

Cari camerati, d'ora in poi la trasmissione di "Radio Igea'' sarà soprattutto dedicata a voi.

Quando si pensa a voi, non è facile dire quello che il cuore sente. La Radio e i giornali, quando parlano di voi, vi chiamano "i nostri gloriosi feriti". Non sono parole, queste, dette così per dire. In queste parole gli ital.iani ci mettono veramente tutta l 'anima. Siete nostri, così come siete della nostra famiglia; è come se vi conoscessimo uno per uno, anche se non vi abbiamo visti materialmente: e quando vi si chiama gloriosi, non è per fare della retorica, non è per dire una bella e illustre parol.a, che suona bene. Glorioso significa, questa volta, qualche cosa di profondo, di intimo; siete gloriosi perché siete semplici, avete combattuto da buoni soldati e nelle carni giovani avete entito a un certo momento come un colpo violento, e poi è uscito il vostro sangue. Quello che le madri e i padri chiamano "sangue mio".

Questo sangue, e i l dolore delle medicazioni e l'immobilità e le bende fastidiose, e l'odore forte dei medicinali, hanno co tituito il coronamento della vo tra dura disciplina di guerra. Non bastava il freddo, non bastava la fatica e Ja tensione massima dei nervi: nei momenti del rischio mortale anche le ferite sono venute. E voi non avete detto niente: i medici militari sono concordi nel dire che i soldati italiani feriti riescono a vincere il dolore in modo sovrumano. Qualcuno di voi ha detto: "Mi dispiace di essere stato ferito, solo perché ho dovuto smettere di combattere. Ma ci ritornerò presto". Abbiamo saputo di un ragazzo in gamba che ha perso la vista e ha detto solo questo: "Sì, mi dispiace perché poi come faccio a tornare in linea?" . Non ha detto: "Perché non posso più vedere il sole, le belle ragazze"; ha detto soltanto: "Perché, come faccio a tornare in linea?" . Capite ora come mai, se vi si chiama gloriosi, non è

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per darvi il contentino di una bella parola.

È perché vi vogliamo distinguere da tutti noi. l combattenti, i feriti e i Caduti sono un 'altra cosa. molto più alta di noi. diversa dagli altri: ono degli uomini, per cui hanno valore solo le cose eterne, il sacrificio, l 'onore, il dolore, anche la morte, c poi soprattutto la Patria: la Patria servita con tutto, col sangue. con la vita, col non vedere i parenti, i figli, col dormire per terra, con il subire i bombardamenti giorno e notte c resistere e voler solo, sempre, a tutti i costi, vincere.

Per questo, quando pensiamo a voi, feriti di guerra, si sente un misto di ammirazione, eli rispetto, di tenerezza e di ver!!ocrna '- e : vercrogna o ;;....: per noi ' che siamo tanto meno di voi. E furiosa, sdegnosa vergogna, per quelli che non pensano a voi. e che voi avete dato i l sangue, e tanti soldati hanno dato la vita; e non avete detto niente, solo qualche cosa che nel linguaggio dell'anima corrisponde alla parola che il soldato dice al superiore: "Signor sì". Ora che le trasmissioni di "Radio Igea" saranno d'ora in poi dedicate a voi, potrete scrivere ali 'Eiar. chiedere canzoni, musiche, che vi piacciono in modo speciale. Pensiamo anche che a molti di voi può riuscire gradito che una particolare canzone sia dedicata alla propria madre o alla fidanzata; e allora scrivete presso a poco così: "Trasmettete la canzone tale e tal altra, e dite che io. ferito tal dei tali. la dedico alla mia mamma o alla morosa". È una specie di appuntamenti

348 per radio: le vostre care donne lontane sentiranno la canzone nello stesso preciso istante in cui la sentirete voi nella corsia dcll 'ospedale. La mamma penserà: "Sta meglio, guarisce presto se mi manda questa canzone"; e la fidanzata si riprometterà di cantarla insieme a due, dopo la Vittoria, sotto le stelle. Così sia. Perché, dopo la Vittoria, vi deve essere tanta serenità di lavoro ed amore in questa terra del popolo italiano.

Iddio, nella sua giustizia infallibile, conosce il cuore di questo popolo. Qui la pianta dell'uomo, contadino, lavoratore, credente e combattente è di una bontà c di un vigore degno del premio upremo della Provvidenza.

La propaganda inglese è balorda, perché troppo brutalmente bugiarda: ma, quello che è peggio, è eli una viltà senza precedenti. di una miseria morale che non può essere giustificata da niente, da nessuna ragione di Stato, da nessun calcolo, da nessuna astuzia: è troppo ignobile e inutile. Perché i bugiardi a stipendio della propaganda anglo-giudaica hanno osato recare offesa senza nome a questo popolo nostro, da cui siete usciti voi, e i combattenti e i Caduti. Hanno osato pensare con viscida e idiota malvagità che questo popolo onesto, lavoratore e signore quanto nes un altro al mondo, possa rinnegare, per qualche acrificio in più e qualche vicenda di guerra più dura, tutta la sua vita, il suo onore, la sua fede. Come se gli italiani non fossero impastati di volontà. di lavoro, di sacrificio e di sete di bellezza, eli

verità, di giustizia; come se gli italiani stretti intorno al Duce da sempre, non fossero gente capace di dire: "Prima eli arrivare a toccare un dito eli questo nostro Capo, che è tutta la nostra giovinezza ed il nostro orgoglio, si dovrebbe passare sul rogo eli questo popolo".

Camerati feriti di guerra, datela voi la rispo ta a queste infamie, e ai dubbi e ai se e ai ma della gentucola, che la sera farebbe meglio ad andare a letto piuttosto che star a stuzzicare l 'apparecchio radio, dopo che questo ha pronunciato, a chiusura, la frase piLt bella delle nostre trasmissioni: "E un particolare saluto vada ai camerati, che in ten a e in mare e in cielo vegliano in armi" . Rispondete voi, fiore dei reggimenti. Gli uomini creano i mezzi meccanizzati, ma i mezzi meccanizzati non creano gli uomini ed i cuori dei cittadini e dei soldati.

Silenzio nelle corsie bianche, a una cert'ora. I feriti ripòsano. 1 volti sono pallidi; qualche pupilla nera arde nel candore delle garze. l feriti pensano. Ricordano il momento della battaglia: <-• c il sibilo del proiettile, o lo schianto a cui seguì il fiotto del sangue sul grigioverde. E vedono e sognano i volti lontani: le vie del paese, i campi, le spiagge, la casa che attende, la chiesa dove si ricevette il battesimo c dove si sposerà. I feriti pensano.

Pcrconono con i l pensiero tutta l'Italia, e il cielo c il mare e, oltre il mare, i monti dell'Albania e il deserto della Mannarica. Il pensiero dei feriti, come lo spirito dei Caduti. e il ricordo dei combattenti, passa sugli uomini c sulle cose.

Bisognerebbe dire a ognuno di noi: "Lo senti vivo e l?resentc questo pensiero loro?". E una domanda muta. I feriti, i combattenti, i Caduti dicono: "Noi abbiamo dato questo, e diamo c daremo. E voi?". Gli italiani debbono sentire questa domanda elci loro soldati martellare nel loro cuore: la debbono vedere come immensa, e scritta sul cielo all'inizio di ogni giornata: "E voi?".

Feriti eli guerra, combattenti, spiriti viventi dei Caduti, state tranquilli: il popolo cui appartenete e di cui siete il fiore e l'orgoglio farà fino in fondo il suo dovere. Questa Italia è sempre la gran nave eli tutte le tempeste, nei millenni, e sull'oceano oscuro del destino: ma la nave è de tinata sempre al posto della grandezza.

Bravi e cari ragazzi: quanto si vorrebbe e si dovrebbe fare per voi! Ma for ·c nulla vi premia di più che il sapervi benedetti dai vostri genitori e da questa grande madre comune, che è l'Italia: l 'Italia che farà infallibilmente vedere a chi sappiamo noi di che colore sono i sorci verdi.

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PAGINE DI GUERRA ALLA RADIO TRASMISSIONE "IL GRANCHIO DELLA MARESCIALLA" (in onda il14 ottobre 1941)

Mentre sulla fronte orientale si delineano sempre più vaste e decisive le vittoriose avanzate delle Annate dell'Asse, non mancano altri segni eloquenti delle ripercussioni che la situazione attuale comincia ad avere anche in quegli ambienti che finora, per interesse o per testardaggine o per incomprensione, parevano disposti a puntare tutte le loro po te sulla carta anglosassone. Uno di questi sintomi è costituito per esempio dal discorso tenuto alla Radio dalla signora Ciang Kai Scek, moglie del cosiddetto maresciallo che governa ancora una parte della quella appunto asservita agli interessi anglo-americani. Questa signora ha la fama di essere molto intelligente e di impicciarsi molto della politica del suo paese, f01mando così un perfetto parallelo con la signora Roosevelt, della quale però, a dir vero, nessuno ha mai detto che sia molto intelligente. Ma poco importa: per noi, il vero segno d 'intelligenza per una donna è quello di non entrare negli affari del marito, specialmente quando si tratta di politica, perché con ciò si corre il rischio di rendere alquanto ridicoli la politica e il marito. Comunque, dato che la signora Ciang Kai Scek ha voce in capitolo, è interessante o ervare quale sia la sua opinione di fronte agli ultimi avvenimenti. E questa opinione è, che gli Stati Uniti e l 'Inghi !terra si portano molto male riguardo alla Cina; che la considerano come una potenza di secondo ordine; che non la consultano neppure quando si tratta di decidere del suo avvenire; che insomma la Cina viene considerata da essi solo in quanto può essere uno strumento da adoperare per gli scopi della politica anglosassone.

Per essere una donna intelligente, la signora Ciang Kai Scek ha impiegato evidentemente molto tempo per accorgersi di un fatto che tutti avevano capito a volo fino dali 'inizio del

conflitto! L'altruismo degli anglosassoni è ben noto: tutta la storia ne è piena, come si sa! Qualche volta gli inglesi bisogna proprio fermarli, perché non si sacrifichino troppo per gli altri; tutta la loro storia notoriamente è improntata ad un eccesso di genero ità verso il genere umano. Questa era almeno l'opinione di madama Ciang Kai Scek fino a ieri. Essa non si era affatto accorta che per difendere stupidamente gli interessi commerciali anglo-americani, la povera Cina ha conosciuto in questi ultimi anni la guerra, le distruzioni, la carestia, la fame.

(La voce della Radio nemica ha inteJTOtto a questo punto l'oratore per insinuare che in Italia si soffre la fame e che nelle nostre si verificherebbero tumulti e dimostrazioni con morti e feriti.

Aldo Valori prontamente ha risposto)

L'ignoto signore che ci interrompe e che dall'accento quasi buono possiamo identdlcare per un italiano rinnegato, cioè per un traditore al cento per cento. sa benissimo di raccontare delle fandonie. In Italia ci sono restrizioni alimentari e d'altro genere come in tutti gli altri paesi belligeranti e parecchi anche neutrali,· ma l'ordine è pe1jetto, il morale altissimo, la fiducia nella vittoria. assoluta. Ci racconti piuttosto il nostro interruttore a che cosa sono ridotti i cinque pasti del popolo inglese: di quante um·a e di quanto burro e di quanto maiale disponga la popola:ione inglese; in quante città sia accaduto anche di recente che la gente l'ivesse di cipolle per settimane intere.

Chiusa la parentesi tomiamo a madama Ciang Kai Scek. Se la signora si è accorta così tardi del! 'egoismo fondamentale della politica britannica e americana, noi lo spieghiamo in un modo semplicissimo; è anche questo un effetto deJI 'andamento della guerra, che ha fatto perdere le ultime speranze ai partigiani della coalizione anglosassone. Le vittorie dell'Asse in Russia e nel Mediterraneo hanno segnato una svolta nella guerra. I ciechi cominciano ad aprire gli occhi, cd anche la signora Ciang ha aperto i suoi, che speriamo siano belli.

(Radio nemica: E gli italiani quando apriranno gli occhi, si accorgeranno che combattono unicamente per la Germania)

Risposta: 11 nostro interlocutore dm'rehhe trovare qualche argomento nuovo, che faccia pitì presa. Questo è ormai più vecchio della vecchia Inghilterra. Gli italiani sanno benissimo quello che fanno e seguono la strada che riene loro tracciata da un interesse storico e nazionale lucente come il sole; se qualche \'Oita potessero cn·ere qualche dubbio in proposito. il contegno e il linguaggio e i sistemi stessi della propaganda anglosassone basterebbero per C011f'ermarli nel loro atteggiamento. Gli italiani sanno che dopo/' immancabile l'ittoria, ci sarà

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ahbasran:a da fare nel mondo per essi come per i camerati germanici.

Ma basta così e torniamo a madama Ciang. Anch'essa come tutti i patrioti cinesi. aveva sognato un grande compito di lavoro e di progresso per il suo grande paese. Ma con igliando il marito Maresciallo a mettersi da parte degli anglosassoni, ha preso il più grosso granchio che si potesse immaginare, perché gli anglosassoni hanno un principio ben fermo, un programma ben preciso: che nessun altro paese possa diventare grande né intraprendere un grande compito storico enza il loro permesso. E naturalmente questo permesso non lo danno mai!

La guerra deLI 'Asse non ha altro motivo; e dalla consapevolezza di questo motivo è sorta la solidarietà italo-germanica e l'adesione di altri grandi e piccoli popoli alla politica dell'Asse. Con la conqui ta dcJJa Russia europea tanta parte di quc to nostro comune programma appare reaJizzabile nel modo più attraente. Già vediamo che cosa l'avvenire riserba alle nostre energie.

Ci sarà un 'Europa da ricostruire, senza etichetta e senza protezione britannica; un'economia da rifare fuori delle dottrine importate dall'Inghilterra, che andavano benissimo per questa, ma avevano l'inconveniente di basarsi sullo sfruttamento intensivo c sistematico degli altri paesi. Resta poi l'altro campo immenso di lavoro, che ci verrà dato appunto dal disfacimento dell'Impero coloniale britannico; per questo non

352 saranno di troppo le energie di due popoli giovani come l 'Italiano e il Tedesco, e non mancherà lo spazio per operare senza pestarsi reciprocamente i piedi.

Tutte queste cose il popolo italiano le capisce benissimo e si infischia solennemente di tutte le insinuazioni c le malignità che su tale argomento gli vengono suggerite. Del resto, una cosa è pacifica, e noi l'abbiamo sperimentato a nostre spese; che alleati più egoisti, piLt falsi degli Inglesi e amici più malfidi degli Americani non pos. ono esistere. Noi ce ne dovemmo accorgere durante e dopo la guerra mondiale, quando fummo dai nostri alleati letteralmente traditi e canzonati; cd ora se ne accorge, come abbiamo visto, perfino la signora Ciang Kai Scek, l'intelligentissima, sebbene non sembri, moglie del Maresciallo. Perché se ne accorge ora? Perché le cose vanno veramente male per l 'Inghilterra, perché gli Stati Uniti appaiono come non mai perplessi e divisi di fronte alla nuova situazione, che impone loro doveri diversi e discordanti. È la voce cJoquente delle vittorie dell'Asse che comincia a far sentire i suoi effetti irresistibili; è la riprova clamorosa dell'impotenza dei ·uoi avversari che conferisce perfino ai Cinesi il coraggio di criticare e di protestare contro i loro padroni e sfruttatori d 'ieri e di sempre. Si vede che il calcolo delle probabilità comincia a dare risultati poco confortanti per i nostri nemici. È questo appunto che volevamo osservare per oggi, e ci sembra che sia abbastanza.

RADIOTRASMISSIONE PER LE FORZE ARMATE "CROCIATA DI VITA" DEL TENENTE CAPPELLANO MILITARE MARIANO RESTANTE (in onda il 25 dicembre 1941)

Soldati d'Italia, in nome di Dio e della Patria, salute! La guerra che combattiamo è una lotta gigantesca a carattere eminentemente etico, intesa a ristabilire l 'equilibrio economico, spezzato dal materialismo storico e politico dell'ultimo secolo.

Come nelle guerre combattute dal popolo d'Israele nei millenni dell'aspettazione messianica e dal popolo cattolico nei secoli del Cristianesimo, Dio fu sempre l'alleato potente e decisivo, quando la lottacome la nostra- ebbe come scopo la difesa del diritto alla vita. Così. oggi ci avvalora negli sforzi, ci sostiene nei sacrifici e ci prepara la vittoria.

Siamo educati all'etica del Vangelo di Cristo, che pone tale diritto a base dell'insegnamento divino e a fondamento del consorzio civile, dal quale scaturisce, come da fonte naturale, il sentimento istintivo della religione, de il' umanità e della Patria. La nostra guena è dunque una crociata di vita.

Un alto e profondo senso di giustizia, sentito nella coscienza c attinto alle polle cristalline della morale cristiana, ci impone il dovere di condurre la lotta con estremo vigore e inflessibile volontà, fino a quando l'equità predicata da Cristo e reclamata dagli uomini, sarà un frutto sbocciato da una maggiore ripartizione delle ricchezze della terra.

Noi che ci siamo levati per primi alla riscossa, svegliando l 'Europa dalla narcosi di Ginevra, uniti ai forti popoli alleati che versano con noi il fiore del loro generosissimo sangue, ricostruiremo sulle rovine d'una civiltà mistificata e tradita, il tempio della concordia dei popoli, sul quale potremo finalmente incidere il motto: "pace con giustizia".

A questo principio fondamentale e assoluto del diritto divino ed umano, base della coscienza religiosa, umana e nazionale, noi attingiamo le supreme direttive dell'equità. Ad esso ispiriamo le sane e feconde opere della nostra fatica e le audaci imprese del valore, le gesta leggendarie della spada. Più che alle glorie dell'arte, ai successi della scienza e ai trionfi del nostro progresso, va reso omaggio al senso di giustizia, che l 'Italia tramanda alle future generazioni come un 'eredità della stirpe.

Non c'è ragione che possa mettere in dubbio l 'esito di questa ciclopica lotta. La religione, che ha confortato Colombo nella drammatica scoperta dell'America, guidato Dante ai regni d'oltretomba, ispirato Giotto e Raffaello a crear le divine Madonne, suscitato nel genio del Palestrina le melodie del Paradiso, saprà infondere anche a noi l'orgoglio di compiere intero il nostro dovere.

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La grande preghiera cristiana, compagna fedele ed invisibile della nostra vita, fu di conforto nei durissimi quattro anni della guerra mondiale. Oggi, non meno accetta e soave, freme come un inno sulle nostre macchine guerriere. Ovunque frul la un motore o avanza una macchina o marcia un soldato, noi, popolo, esercito, Patria, combattiamo c preghiamo.

Mai, né odio di politicanti né rabbia di settari propagandisti, varranno a spezzare l 'unità morale della coscienza italiana, cementata dalla Fede, improntata ad un'alta giustizia. Le virtù del nostro esercito sono consacrate dalle gesta dei combattenti e dalle vittorie. Questi e non altri sono i supremi valori della nostra etica nazionale: dirittura morale della nostra coscienza e legge fondamentale della nostra vita.

Poiché questo conflitto, per le cause che lo hanno scatenato e pei metodi con cui è condotto, e pel volto morale con cui si presenta, è una guerra di liberazione, noi la combatteremo senza tregua c senza quartiere fino a che avremo conquistato lo pazio vitale indispensabile al respiro del popolo. Sotto la spinta spirituale di questa insopprimibile e travolgente aspirazione delJa vita, auspichiamo il giorno del sospirato riscatto. In attesa del nuovo destino europeo che avanza, la mia voce, che vuol essere fiamma di fede battagliera e vittoriosa, rechi a voi combattenti il voto ardente del sacerdote e del soldato, che è insieme promessa di Dio e ordine della Patria: Vincere, vincere, vincere!

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RADIOTRASMISSIONE PER LE FORZE ARMATE "IL TUO TURNO VERRÀ" DEL COLONNELLO ETTORE MIRAGLIA (in onda il 1 o gennaio 1942)

Da questo microfono tutte le sere una voce, dopo la trasmissione d eU 'ultimo giornale-radio, saluta gli ascoltatori, aggiungendo sempre "un particolare saluto ai camerati che in terra, in mare, in cielo, vegliano in armi". Materialmente questo saluto non giunge agli orecchi di chi "veglia in armi"; ma le ali dell'etere lo portano direttamente ai loro cuori, ed essi Io sentono questo saluto che è sintesi del tributo di riconoscenza e di amore della nazione che ai suoi soldati ha affidato il proprio destino.

E il soldato di terra, del mare, del cielo, sente in tutta la sua più alta significazione che la patria è con lui. Ed aumenterebbe - se non le avesse portate al massimo rendimento- le forze dello spirito e del bracci'o.

Ognuno al suo posto, più o meno vicini al nemico, tutti i soldati sanno di dovere adempiere ad un duplice imperativo: dovere, sacrificio; e con piena coscienza ciascuno attende il suo turno. Il turno viene per tutti, indistintamente: per il fante che è faccia a faccia con 1 'avversario prima di ogni altri, è vero; ma la guerra odierna, rapida per i mezzi di cui dispone, può portare in primissima linea anche chi ne è più lontano. T caiTisti, i fanti ed artiglieri deLle unità motorizzate, i marinai e gli aviatori che- fuori delle immediate insidie - possono aver goduto di qualche ora di relativo riposo, sono nelle condizioni, per i mezzi di cui essi ed il nemico dispongono, di trovarsi nello spazio di pochi minuti ad immediato, stretto contatto col nemico. ll loro turno viene.

E viene per tutti! Nella complessa macchina di una nazione in guerra, se potessimo con un solo sguardo abbracciare tutto ciò che fa parte delle forze annate, noi vedremmo un colossale scaglionamento di soldati, dalla linea del fuoco, via via fino a quelli che sono a casa, imboscati come dicono molti, ma che invece fanno pru-re di riserve in stato potenziale; riserve che da un momento all'altro possono essere chiamate e proiettate là dove se ne sia manifestata la necessità.

E se guardiamo più attentamente e più addentro in questo vastissimo quadro che abbiano voluto rappresentarci, troveremo dovunque, anche nel più ristretto ambito di una unità o di un reparto, che c'è sempre chi combatte e chi non combatte. Vedremo insomma che vi sono individui che hanno compiti più rischiosi ma ad un tempo più onorifici, e ve ne sono invece anche di quelli i cui compiti, pur modesti e certamente meno rischiosi, sono di altissima necessità per l'organismo che si batte.

Tutti utili, anzi tutti indispensabili, perché chi studia e dirige la guerra non

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può creare per nessuno posizioni che non rispondono strettamente alle inderogabili esigenze belliche.

Fante di tutti i fronti (e se dico fante intendo abbracciare con questa parola santificata tutti i soldati d 'Italia), fante delle ambe e dei deserti africani, delle rocce greco-albanesi, delle steppe russe, tu l 'hai vissuta, nella meditazione del riposo c nella ebbrezza della battaglia, questa vita di tormento del cuore, tesa soltanto al sacrificio in nome d eli' altissimo compito che ti era commesso! Fante, marinaio o aviere, che mi ascolti in questo primo giorno dell'anno solare che sorge, alba di nuove, gloriose gesta che ti faranno protagonista di altre fulgide pagine da aggiungere a quelle gloriose della storia eroica della patria, tu sai, perché hai profondamente vissuto il ciclo della battaglia, che il turno arriva, per ognuno!

Eri a riposo, in un accantonamento di relativa comodità, o a bordo della tua nave, o nella temporanea solenne tranquillità di un aeroporto, e attendevi alle tue piccole cose: lubrificavi le armi e i motori, o spazzavi la coperta o forse . . . . scnvev1 a casa, o magan pensavi a rendere il tuo aspetto più prcsentabile col raderti davanti ad un residuo di specchio, e forse, durante questa molto relativa fatica, un pachino ti vergognavi e ti se m brava di far troppo poco rispetto ai tuoi compagni che nello stesso momento vedevano, come diciamo noi, il bianco degli occhi del nemico ... e il tuo turno è arrivato. Il reparto si è avviato improvvisamente verso le prime

356 linee, o la nave è salpata, o gli apparecchi hanno decollato, o forse quelli nemici sono arrivati sul tuo cielo. Ed eccoti in un momento divenuto l 'attore principale del dramma che si svolge.

Hai lasciato indietro qualche imboscato, come tu dici; perché nella foga della ripresa del tuo ruolo hai ritenuto imboscato il tuo camerata che in un forno da campo spalava pagnotte o davanti all'attendamento in un ospedaletto disinfettava i feni del chirurgo; hai ritenuto imboscato il fante, forse un po' più vecchi ere! lo di te, che scaricava dall'autocarro i sacchetti della posta militare (quella che ti porta le notizie dei tuoi) ... Ma infine di accorgi che sei stato severo. Anche per questi tuoi compagni, tanto necessari alla vita materiale e spirituale dei combattenti, giunge il turno. Nella guerra moderna c'è posto per tutti. Gli imboscati di cui parlavamo hanno sostenuto te, combattente autentico; ti hanno dato da mangiare, hanno portato fino alle prime linee la posta e le munizioni, hanno curato le tue ferite, pur fatti segno alla diretta insidia del nemico. Hai forse pensato con un tantino di disprezzo a chi se ne stava comodamente in un deposito in Italia, e forse non ti sei accorto che anche per lui è venuto il turno; è partito coi complementi, ha combattuto come te, c chi sa, può avere anche immolato la propria esistenza ...

Hai pensato forse a quel tale che (chi sa perché) se ne stava a casa giovane e valido, senza che il distretto si accorgesse di lui ... Ma forse, mentre

pensavi ciò, anche quel tale è stato richiamato, ed è partito così come partisti tu, con lo stesso cuore, con la stessa anima e- soprattutto - con lo stesso spirito. Anche il suo turno è arrivato!

Guerra totale è quella che combattiamo ... c'è posto per tutti in questa grande scacchiera in cui tanti pezzi, forse meno importanti, forse anche trascurabili, possono da un'ora all'altra assumere importanza di . . . pnmiSSimo pwno.

Non andiamo dunque a fare la questione dei perché su quel che facciamo e su quel che faremo ... ! Siamo le pedine di questa immensa scacchiera che è il mondo e siamo impegnati in una partita la cui posta è l 'avvenire della Patria. Chi ci comanda e guida conosce la essenza e le finalità ultime di quel che si opera. Noi tenendo sempre presente il duplice imperativo di cui ho parlato: dovere e sacrificio - ci lasceremo comandare e guidare, certi che la nostra funzione, per quanto modesta possa sembrare, s'ingrana nella colossale partita come la rotellina nel congegno di un orologio. Il nostro turno verrà e sapremo essere pari al compito, per duro che sia, che ci sarà affidato!

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RADIOTRASMISSIONE PER LE FORZE ARMATE "ASCARI ERITREI CONTRO AUSTRALIANI" DEL MAGGIORE BERNARDO VALENTINO VECCHI (in onda 1 '8 gennaio 1942)

Anni duri furono per la Li bi a quelli tra ill914 e il 1917. Ci dovemmo ritirare alla costa attraverso pagine tragiche ed eroiche che disseminarono di morti in combattimento, per fame e per sete il Gebcl c le vaste pianure stcppose.

Le località della costa erano tenute da qualche battaglione di milizia territoriale, da battaglioni libici e da pochi battaglioni eritrei che compirono un turno affluendo alla Libia dalla loro terra attraverso le insidie del mare.

Questi avventurosi viaggi dei reparti eri t rei originarono episodi i più impensati; il più interessante è quello che si connette al mio battaglione, aJ I Eritreo, dalla fascia rossa, il battaglione "Turittu" che, d'avanguardia ad Adua, nel '96, si fece massacrare quasi completamente per arginare l 'avanzata degli Scioani.

Quando il l Eritreo fu destinato in turno alla Libia, per mancanza di piroscafi nel mar Rosso, fu avviato per compagnie col postalino MassuaPorto Said e si radunò nella base militare italiana di Porto Saicl.

La sera del l 'arrivo cieli 'ultima compagnia fu particolarmente festa fra gli ascari. Durante la libera uscita sciamarono per il mercato, nei caffeucci, nei cinematografi della città divenuta la sede quasi permanente di

358 truppe inglesi, francesi, belghe, italiane e australiane. Gli Australiani, come al solito, avevano dato luogo acl una serie di incidenti e ri se dalle quali i nostri ascari erano sino allora rimasti fuori. Ma proprio quella sera un gruppo di Australiani, incontrando alcuni Eritrei gridò loro in inglese: "Scimmie nere schiave de li' Italia".

V'era malauguratamente un graduato eritreo che capiva l 'inglese il quale ribattè nella stessa lingua: "L'Italia è nostra madre, schiavi sarete voi". Ne nacque una zuffa violentissima. I nostri ascari erano tutti disarmati, gli Australiani armati di baionetta e di pistola. In pochi minuti gjacque ucciso un ascari e due feriti, mentre gli Australiani si diedero alla fuga scomparendo nel buio. T tre o quattro superstiti raccolsero i compagni e fecero ritorno al campo non molto lontano, dove già era suonata la ritirata.

L'ufficiale di servizio, fatto l'appello e lasciato lo sciumbasci di u o uardia ' come era . prescritto ' era Pià o rientrato in città per pranzare. Il Comandante del battaglione e gli altri ufficiali erano anch'essi a pranzo al Casino rigurgitante del mondo cosmopolita elegante che stipava la città.

L'ufficiale di servizio, appena consumato il pasto, fece ritorno al

campo; notò, passando attraverso il quartiere indigeno, una certa agitazione, udì dei clamori, vide dei poliziotti egiziani accorrere qua e là e, quando giunse ali 'accampamento, non trovò che il capo posto che si presentò a lui dicendo che il battaglione, inquadrato e al comando dci graduati, era uscito dirigendosi verso la città. Il mio collega sino allora nulla sapeva dell'incidente fra gli ascari e i soldati australiani e, quando il capo posto glielo raccontò e vide il morto e i feriti, intuì cosa stava accadendo e si precipitò in cerca del suo Comandante.

T clamori e l 'agitazione in tutto il quartiere periferico erano aumentati: grida di spavento, urla selvagge e spari echeggiavano qua e là. Un ufficiale della poi i zia egiziana era corso ad avvertire, frattanto, il Comandante del I battaglione dicendogli che gli a cari eritrei avevano dilagato per la città spalleggiati in alcuni punti da soldati egiziani dando la caccia più accanita agli Australiani che, senza alcun ritegno disciplinare, ancora vagavano per le taverne e per i postriboli in gran parte ubriachi.

Nonostante gli sforzi non fu materialmente pos ibile raccogliere i nostri ascari che, ver o le due di notte, erano tutti rientrati al campo e passati in rango stavano ascoltando la fierissima filippica con la quale i l loro Comandante li investiva avendo dietro di sé tutti gli ufficiali; la voce era feroce ma nell'intimo suo quel vecchio e bravo coloniale non poteva, come noi tutti, non godere per la lezione data dai nostri ascari a quegli avventurieri.

Un australiano ucciso e una sessantina di feriti, di cui qualcuno gravemente, furono il bilancio di quella notte nella quale la popolazione araba e diversi soldati avevano fatto causa comune con i nostri ascari. Alla fine il comandante del battaglione investì lo sciumbasci dicendogli duramente: "Tu cosa hai da dire?" "Noi ' s • ignor mao-o·iore C>C> ' rispose il graduato impettito sull'attenti, quando volere potere mazzare tutti gli Australiani; mazzato uno solo perché uno solo ascari morto; quando dare ordine Porto Said subito diventare tu Ha italiana!".

Ci fu la solita inchiesta, ma le stesse autorità egiziane la lasciarono cadere, lieta, forse, in cuor suo, che qualcuno avesse osato infliggere finalmente un castigo a quei mercenari inglesi che infestavano l 'Egitto con ogni sorta di violenze e di soprusi.

Da quel giorno, allorché dalla base di Port Said transitavano i complementi eritrei per i reparti in Libia, oppure quel I i che rientravano per conva.lescenza o per fine ferma in Eritrea, i nostri ascari furono evitati da Inglesi e da Australi ani e fatti segno di una evidente e scrupolosa considerazione.

Ancora durante la campagna etiopica e certamente anche oggi, l 'episodio è vivissimo nella memoria dei port-saidini i quali in tanti anni

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che videro transitare truppe al servizio dell'Italia non ebbero mai a lamentare un sopruso, una mancanza di riguardo, un atto di indisciplina che, invece, fra le truppe australiane e quelle inglesi stesse erano ali' ordine del giorno.

Soprusi sempre, sofferse da parte degli Inglesi l'Egitto che oggi va languendo sempre più sotto le pretese e sotto la sferza britannica. Ma verrà il giorno che il nobile Paese che fu sempre amico dell'Italia, che ad esso tanto bene ha arrecato nel guidarne i primi passi come governo autonomo nel campo militare, industriale e scientifico, verrà i l giorno che sarà Ii berato dal giogo britannico e potrà vivere la sua v i dignitosamente e forte de li' amicizia sincera dei popoli generosi, primo fra tutti, l 'Italia.

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RADIOTRASMISSIONE PER LE FORZE ARMATE "ANTIBOLSCEVISMO E NUOVA EUROPA" DEL TENETE COLONNELLO ARTURO MARPICATI (in onda il15 gennaio 1942)

Pochi mesi fa a Berhno i rappresentanti dei 13 Stati aderenti al Patto Anticomintern hanno riaffermato la risoluta volontà di combattere con tutte le forze contro l 'Internazionale comunista. In quella solenne occasione il Ministro degli esteri italiano ha chiaramente sottolineato le origini e le essenze del Patto: vero fronte di battaglia contro la sinistra ondata di barbarie, di corruzione, di violenza che la Russia sovietica ha scatenato contro il mondo, in particolare contro l'Europa.

Il conte Ciano ha con legittimo orgoglio ricordato come i giovani che offrono la loro vita fiorente sui campi sterminati della Russia, siano gli stessi eredi e continuatori di quegli audaci giovani che più di Venti anni or sono obbedendo allo spirito animatore di Mussolini e di Hitler, primi alzarono la bandiera dell'anticomunismo, primi diedero il segno della riscossa, primi caddero per la vittoria di quegli ideali intorno ai quali oggi spontaneamente si stringono tanti paesi e tante genti.

Sono, o camerati, gli ideali che nel corso di millenni noi abbiamo dovuto con costante sacrificio difendere contro le ricorrenti minacce della barbarie; la santità della Patria, la santità della famiglia, delle leggi, della Fede, quegli ideali nei quali le N azioni civili trovano la loro unità.

Mentre il Ministro d'Italia parlava di fronte all'alta assemblea, i rappresentanti dei popoli che l'ascoltavano dovevano concordemente riconoscere al nostro Paese un'assoluta priorità storica nella lotta antibolscevica; dovevano riconoscere che fu proprio un Italiano, Benito Mussolini, a indicare per primo nel fatidico 1919 il dilagante pericolo bolscevico e a sventolare per primo quella bandiera sotto la quale in quel giorno si riunivano i popoh civilissimi dei due continenti più antichi del mondo.

Da Berlino a Tokio, da Helsinki a Bucarest, da Madrid a Nankino oggi si guarda ancora una volta a Roma come alla maestra, all'antesignana, all'anticipatrice di una nuova civiltà; civiltà che potrà svilupparsi appieno soltanto dopo l'inevitabile sconfitta della Russia, la quale, come naturale conseguenza, determinerà lo sfacelo dell'impero britannico.

Chiarissimo è stato al proposito anche il Ministro degli esteri germanico, Von Ribbentrop, rivolgendosi soprattutto a certi testardi, retrogradi cervelli inglesi che perseverano n eU' errore di trarre le loro deduzioni riguardo a questa guerra mondiale dali' esperienza dell'altra, e continuano a riporre le loro speranze sull'arma del blocco e sullo spettro

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della fame, ha dichiarato: "Dal punto di vista economico l'Asse con i suoi amici, vale a dire praticamente con tutta l 'Europa, si è reso indipendente dalle importazioni cl' oltremare. Il continente europeo si è messo una volta per tutte al sicuro da ogni blocco. l cereali e le materie prime della Russia coprono totalmente i l fabbisogno dell'Europa; la sua industria di guerra sarà presto tutta al servizio di quella della Germania e dei suoi alleati, aumentando notevolmente il potenziale bellico europeo. L'organizzazione di questi giganteschi territori prosegue anche durante la necessaria stasi invernale ed è in pieno corso di attuazione. Sono con ciò create le decisive premesse per la vittoria dcii' Asse e dci suoi alleati contro l 'TnghilteJTa" . Ma per gli Stati Uniti? Anche a quc to interrogativo che non rappresenta più un interrogativo, Ribbentrop ha risposto con parole definitive: "Qualunque sia l 'apporto degli Stati Uniti coi quali, è bene ricordarlo, non da un mese ma da anni eravamo virtualmente in guerra, esso non potrà mutare l'esito del conflitto che sarà rappresentato dalla vittoria dcii' Asse e dci suoi alleati" . Fiducia assoluta che deriva dunque ai Capi responsabili dcii' Asse non da illusioni chimeriche, ma de li 'esame obiettivo della situazione inglese la quale viene così. a . . nassumers1: ncora oggi a l 0 . La situazione geografica dell'isola britannica permane infinitamente più sfavorevole agli attacchi aerei

362 concentrici di quanto non lo sia la situazione del continente europeo. 2° . Con l 'intervento del Giappone il potenziale economico e bellico del Tripartito è diventato di gran lunga superiore a quello anglo-russoamencano. 3° . Con l 'impiego concordo dei principali strumenti bellici dell 'Asse e dei suoi alleati contro l'isola britannica per mare, nell'ari a, per teJTa, l' lngh i l terra verrà seminata cl i rovi ne e prima o poi finirà in tutti i ca i col soccombere.

Questa caduta evidentemente produrrà lo sbandamento e la scissione del suo immenso Impero, che potrà allora paragonarsi al corpo di un mostruoso animale al quale sia stata mozzata la testa. Invano ChurchiiJ e Roosevelt,- è una loro idea fissa affidano la loro estrema speranza di vittoria ad una rivoluzione interna in Germania, in Italia c nei Paesi occupati; essi dimostrano così. ancora una volta e in maniera grotte ca, in maniera grossolana, di essere deficienti in psicologia, di non comprendere che una sola implacabile volontà anima i due popoli de il' Asse: combattere ad oltranza fino alla vittoria; di non comprendere soprattutto che l 'Europa, per virtù eli Mussolini e di Hitler, si è ormai destata da un letargo di ecoli ad un risveglio che accende risco se in ogni angolo della terra.

Oggi l 'Europa vede chiaro, vede con occhio europeo; ha individuato cioè nella Gran Bretagna la causa prima di tutti i suoi mali ed ha

finalmente compreso la necessità di unificarsi per vivere in pace, per costruire, per prosperare. Il lavoro, l'immane ma fecondo lavoro per promuovere questa auspicata unità europea è appena cominciato, ma procede già su vie chiare con passi celeri e sicuri.

Da questa organizzazione unitaria del lavoro, della produzione, dei rapporti poi itici-culturali tra le diverse Nazioni, dai loro scambi economici e monetari, dalla creazione, in una parola, di una nuova più ampia, più ricca e più libera vita europea, dipende forse l'esito stesso della guerra. Un fatto è certo: che questa organizzazione è antiplutocratica così com 'è antibolscevica; che tutte le Nazioni civili in buona fede devono dare a questa opera il meglio delle loro energie, ma presto, ma subito, perché il tempo concesso a questa grandiosa attuazione è poco, è breve; che per i pavidi, per gl'incerti, per gl'infidi l'ora può trascorrere invano.

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RADIOTRASMISSIONE PER LE FORZE ARMATE "IL SOLDATO ITALIANO E LE COMPAGNIE DI VENTURA" DEL MAGGIORE ARRIGO POZZI (in onda il 22 gennaio 1942)

Superato il terrore dell 'Anno Milledurante il quale una credenza popolare, universalmente diffusa, riteneva e temeva dovesse avvenire la fine del mondo - l 'Europa, come un resuscitato, incomincia a muoversi tumultuariamente.

Milizie mercenarie, assoldate per costituire o potenziare un esercito, milizie popolane e volontarie riunitesi per affrontare le prime, tramutano l 'Europa tutta, ma specialmente l 'Italia, in un vasto campo di battaglia.

Bande di saccomanni prima, piccoli o grossi eserciti poi, calano in Italia al soldo di signori o di comuni, portando strage e rovina un po' per tutto; ma il ricordo di Roma guerriera, se pur latente, e l 'antica perizia dell'arme degli antichi conquistatori del mondo riaffiorano qua e là così che ben presto, in gara con le compagnie di ventura d 'Oltralpe, sorgono le nostrane.

Il loro apparire ferma nella storia l'ansia degli italiani verso la l i bcrtà, l'indipendenza e l'unità della Patria.

Alberico da Barbiano, disgustato dalla ferocia dei mercenari stranieri, chiama a sé i migliori fra gli italiani, che servono nelle varie compagnie di ventura e costituisce la "Compagnia di San Giorgio", bella e forte macchina di guerra, con la quale a Marino (28 apri le 1379) egli difende le ragioni di Papa Urbano VI contro l 'antipapa

364 avignonese Clemente VII. Primi ad assaggiare il filo delle spade c i colpi delle mazze ferrate italiane sono dunque i francesi. Singolare è il premio di questa vittoria, che ben può definirsi italiana: nominatolo Cavaliere di Cristo, il Papa gli dona uno stendardo su cui sta scritto: "Italia liberata dai barbari" .

Con questo spiccato carattere di italianità, le compagnie di ventura riunite dai suoi luogotenenti tengono poi il campo vittoriosamente, difendendo interessi italiani, non importa se talune volte contrastanti, e dando assai filo da torcere agl.i stranieri. Poco a poco a comandare anche a questi ultimi sono, neJJa maggior parte dci casi, i condottieri italiani; la disciplina si fa più ferrea, il trattamento relativamente più umano: si combatte all'italiana.

I no m i dei condottieri gettano fulgori di luce: i due Sforza, Braccio di Montone, il Piccinino, il Carmagnola, Giangiacomo Trivulzio, Federico da Montefcltro, Bartolomeo Colleoni. che a Frascata, alle porte di Alessandria, taglia a pezzi i francesi (incredibile quante volte ci iano venuti fra i piedi da nemici i signori francesi nel corso della nostra storia!); Francesco Ferrucci, che alla testa delle sue milizie toscane sbarra il passo alle truppe di Carlo V e a Gavignana,

arringando i suoi uomini, dichiara: "Sta in noi sostenere l'onore delle armi italiane" (strano questo vocabolo onor militare in bocca a un mercante di panni improvvisatosi uomo d'arme e capitano, ma non troppo se si pensa che si tratta di un italiano!); Andrea Gritti, capitano delle milizie veneziane, libera Padova dai confederati della lega di Cambrai; Bartolomeo d'Alviano che, lo stesso anno ( 1509), affronta coi suoi cadorini i novemila imperiali dcii 'imperatore Massimiliano e li mette in rotta; Prospero Colonna che. nel 1522, sconfigge francesi e svizzeri alla Bicocca presso Milano. Ed è un altro Colonna, Marcantonio, che, a capo delle galere italiane, distrugge a Lepanto la flotta dcgl i infedeli; ed un papa italianissimo, che ama farsi riprodurre sulle monete a cavallo con una frusta in mano in atto di cacciare i barbari dali 'Italia, Giulio II della Rovere, alla testa delle sue milizie italiane, trovandosi nel L511 all'assedio di Mirandola, cinto di corazza e armato di spada vi penetra tra i primi assaltatori servendosi di una scala a pioli.

Tocca alla fine ad un guerriero morto a soli ventisettc anni, Giovanni de' Medici "dalle bande nere", di sconfiggere i france. i ali' Adda, gli svizzeri a Corso, nel contado di Bergamo, gli spagnuoli una prima volta a Pavia e una seconda sotto Milano, realizzando quel che di lui scrisse subito dopo la sua morte uno storico del tempo, Paolo Giovio: "Essere egli nato per mettere i n l i bertà l'Italia, cacciandone lo straniero".

Ovunque, per qualunque ragione di guerra, in questo secolo il condottiero italiano, capitano di ventura o comandante di popolane milizie, è sempre circondato da fanti, archibugieri artioli ' o italiani, onde dalla eri cavalieri ' perizia consumata del primo e del riconosciuto valore dei secondi si sparge per i l mondo il nome d 'Italia, di più in più balenante nell'orgoglio degli italiani e nella percossa fantasia degli stranieri, molti e molti anni prima che la sua unità potesse esser raggiunta.

Ci penserà il Piemonte a raccogliere il sogno di Arduino d'Ivrea, di papa Urbano VI e eli Alberico da Barbiano, di papa Giulio II, di Giovanni dalle Bande Nere, portandolo a compimento. I suoi principi, se pur non sempre rendcndosene conto, lavorano a questo copo: Emanuele Filiberto, Testa di fcJTo, a soli 17 anni entrato nelle milizie di Carlo V, divenuto adulto e gran generale, distrugge a San Quintino i francesi "precedendo nell'assalto le sue truppe con la picca in mano" e, un secolo e mezzo più tardi, Vittorio Amedeo Il, riunitosi al cugino Eugenio, batte clamorosamente lo stesso nemico (sempre quello!) sotto le mura di Torino.

È il tempo, in cui il valore individuale del soldato, rimasto anonimo durante la trasformazione della tecnica militare dali' arma bianca dei singoli cavalieri all'arma da fuoco '-'

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della massa, torna a rifulgere di un suo proprio ·folgorante splendore. Il sacrificio cosciente di Pietro Micca, l 'oscuro minatore, che si offre volontario per distruggere il nemico a colpi di mina donando alla Patria la sua esistenza, è ben pari ali' eroico atto di valore compiuto dal sergente Ferruccio Ferrari, medaglia d 'oro, guardia alla frontiera, che, il 21 giugno 1940, lascia volontariamente il proprio ufficio contabi li là e sale al Forte Chaberton per assumere il comando di un pezzo. Ben sapendo di essere condannato a morte dal preciso tiro di controbatteria del nemico, ustionato e mortalmente colpito, bada a salvare dal rogo i serventi, cedendo più delle volte il suo turno di barella. Trasportato altrove, questo eroe muore con la persistente visione del suo cannone, che folgora l'avversario e contribuisce alla vittoria.

Onore agli artiglieri italiani di tutti i tempi, così strettamente uniti ai fanti, ai cavalieri e agli altri soldati d'Italia nel sacrificio eroico, nella dedizione suprema.

Con soldati come questi, capaci di rinnovare attraverso i secoli queste fulgenti tradizioni eroiche, l 'Italia, mercè il sanguinoso travaglio durato nei secoli, è giunta alla sua Unità, sogno di tutti i suoi combattenti antichi e nuovi, e marcia sicura verso il suo antico e nuovo destino di grandezza, di gloria, di vittoria.

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RADIOTRASMISSIONE PER LE FORZE ARMATE "COME DEVI LAVORARE" DEL TENENTE COLONNELLO GIUSEPPE MARIA CATANZARO (in onda il 29 gennaio 1942)

Ovunque sei, Soldato d'Italia che mi ascolti, e che ancora una volta non vedi la giubba ed i segni del grado, io ti parlerò ancora come t 'ho sempre parlato. Da uomo che parla al cuore ed ali ' intelligenza di un altro uomo. E ti parlerò allora proprio di questa mia giubba che sto guardando ora, parlando di qui dalla nostra terra d'Africa che, se pur tu mi ascolti come se io parlassi da Roma, io son qui sulle trincee africane ove combattiamo la nostra bella, se pur dura e difficile, guerra mediterranea di casa nostra; ché si può oggi incidere un disco dove si vuole e farlo parlare a qualunque distanza. Ma ecco quel che voglio dirti. V'è su questa mia giubba una macchia che forse non toglierò mai per un ricordo che voglio conservare. Rosso-viva due noni fa, ora è rossobruna. È sangue. Di un capopezzo, ucciso due notti acl oggi che faccio incidere la mia voce sul disco che ora parla a te. Ucciso da una bomba nella piazzuola, vicino al suo pezzo: là dove dovetti accorrere subito dopo lo scoppio mortale. La bomba era scoppiata fuori dalla piazzuola; ben costruita, ben riparata da una cintura di bidoni di benzina vuoti c riempiti poi di sabbia pigiata. La protezione era ottima: lo scoppio, pur vicino, non aveva né sconvolto né rovesciato la cintura resistente come un muro, spesso quasi due palmi, e ben radicato nel terreno. Fatalità solo aveva voluto che uno scheggione della bomba fosse stato scagliato nello scoppio contro l'unico nota bene: l 'unico- bidone rimasto, certo per trascuratezza, riempito a metà. Forato, traversato parte a parte il bidone s'intende- senza sabbia come era, come burro. La testa del capopczzo era poco lontana dal bidone.

Ora ragioniamo. È proprio fatalità questa? O non piuttosto, m 'è già scappata di bocca la parola, trascuratezza? Quel capopezzo, pur morto nello scrupoloso adempimento delle operazioni di puntamento, caricamento e sparo del suo pezzo; ottimo soldato e cuore d'Italiano- l 'ho visto con i miei occhi nel suo portamonete, oltre a poco denaro, un nastro. sciupato per esservi da tempo rimasto, con i colori del bianco rossoverde: un italianissimo nastro tricolore - non è stato la causa della propria disgrazia? La balleria era in posizione da qualche mese. La piazzuola, ripeto, era ben disegnata: comoda per il ervizio del pezzo, non troppo grande al tempo stesso per non aumentare la probabilità di venir colpita in pieno! TI lavoro eli scavo, collocamento e riempitura di sabbia dei bidoni, era stato fatto in pochi giorni tutto d'un fiato. Per il restante tempo però: mesi abbiamo detto, nessuno era voluto andare al di là del primo sforzo fatto.

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Nessuno aveva verificato se vi fossero imperfezioni o guasti. Il capopezzoera lui che particolarmente doveva pensarci- aveva pagato questa trascuratezza con la vita. Conseguenza tragica di non aver fatto il proprio dovere. Tutto il proprio dovere, fino in fondo!

Ma ecco che allora mi par di sentirti a chiedere. Ma non basta essere bravi, capaci, coraggiosi soldati? Ed io ti rispondo subito: no, non basta! -E sai perché? Perché la Patria, questa gran Madre di tutti, chiede a te: amore! Amore cieco, assoluto co ì com'è l 'amore quando è vero! Che è allora passione di tutti i momenti, sempre attenta a vedere, a cercare con ansia, con paura, quale danno, quale offesa può venir fatta all'oggetto amato ... E la guerra; questa terribile, ma bella fatalità della Guerra, non è che la prova, il collaudo di questa infinita passione, di questo infinito amore che tu devi avere per questa grande Madre! Prova e collaudo che deve darti la preoccupazione continua, il lavoro continuo di tutto ciò che può diminuire la possibilità di offesa: morte e sangue, dei tuoi compagni: i tuoi fratelli in questa grande Madre.

Ecco come tu devi lavorare. Senza riposo, ventiquattro ore su ventiquattro, se occorre! Sentinella di te stesso e de' tuoi compagni, attento e preoccupato sempre di tutto ciò che la tua intelligenza può ben migliorare il lavoro già fatto! Lavora così sempre! Non solo ne sarai ripagato dalla gioia di sentire che ogni attimo, ogni gesto della tua vita è utile! E se i tuoi compagni valgono come te; allora un esercito di un milione di uomini ne vale due, tre, o pitt! Sono questi gli eserciti che vincono! E noi dobbiamo, non possiamo non dover vincere!

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TRASMISSIONE "MEZZ'ORA RADIOFONICA FF.AA." DEL COMANDO SUPERIORE FORZE ARMATE SLOVENIA-DALMAZIA (92• trasmissione, in onda il 23 dicembre 1942)

Programma e sviluppo della trasmissione

1) Sagra di Giarabub (disco sfumato; apertura della stazione) 2) Gli avvenimenti (conversazione del maggiore Alfredo Jeri) 3) Schisa "RondinelJa azzurra" ritmo ali. (canta serg. magg. Fumarco) 4) Pagano "Per tutti e per nessuno" ritmo all. (canta sign.ina Guanti) 5) Montagnini "Se dai retta a me" ritmo mod. (canta fante Donati) 6) Bertini-Olivieri "Tu che sorridi a me" ritmo lento (L. Dolliver) 7) Blasco-Marchionne "Ti voglio sempre bene" ritmo mod. (Aldo Donà) 8) Catalani-Wally' "Ebben ne andrò lontana (Rosetta

Pampanini) 9) Puccini-Manon "No pazzo son" (tenore Gigli e barit. Noto) 10) Sagra di

Giarabub (disco sfumato; chiusura della stazione)

Ancora oggi, camerati, "l' orchestrina grigioverde" è al microfono per rallegrarvi con i suoi ritmi e unitamente ai cantanti signorina Guanti, sergente maggiore Fumarco e fante Donati, vi presenta 3 canzoni di ritmo moderno.

Incomincia il seroente o magoiore e Fumarco che appartenendo all'mma azzurra, dedica a tutti i camerati aviatori la bella canzone del tempo di guerra "Rondinella azzurra" di Schisa. Camerati aviatori, attenzione, e mi raccomando di applaudire forte il camerata Fumarco.

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"RONDINELLA AZZURRA"

(Ann .)- Signorina Guanti è il vostro turno ... prego .. . (Guan.) - Vorrei domandarvi un favore ... vorrei dedicare anche io questa mia canzone ... (A nn.) - Immaginatevi signorina ... il microfono è a vostra disposizione e penso che la persona alla quale volete dedicare la vostra canzone sarà in ansia ali' apparecchio ... (Guan.) - Oh, no! La mia canzone è "Per tutti e per nessuno". (Ann.)- Vi prego signorina ... non cominciamo con le frasi sibilline ... non capisco cosa intendiate dire ... (Guan.) - Semplicissimo. La mia canzone è per tutti quelli che mi ascolteranno .. . e per nessuno ... (Ann .) - Capisco ... possedete veramente una logica chiara, cristallina. (Guan.) - E siccome so che i camerati in grigioverde vicini o lontani mi ascolteranno, questa canzone la dedico a tutti loro. (A nn.) - Brava signorina Guanti. Ascoltiamo dunque questo ritmo allegro di Pagano: "Per tutti e per nessuno". "PER TUTTI E PER NESSUNO"

Ed ecco il nostro fante Donati che evidentemente ha trovato nel suo nuovo amore un tantino eli diffidenza da parte della ragazza, e come vi dicevo un giorno, la musica ha sempre avuto ed ha uno strano potere sull'animo femminile. Per questo

370 Donati cerca, cantando, di convincere la sua ragazza ad aver fiducia in lui. Ascoltatelo nel ritmo moderato di Montagnini dal titolo "Se dai retta a t.ne". "SE DAI RETTA A ME"

"L'orche trina grigioverde" e i suoi cantanti hanno tetminato il programma e vi danno appuntamento per il giorno di Natale, dopodomani.

Del reparto dischi trasmettiamo un ritmo lento di Bertini-Oiivieri dal titolo "Tu che sorridi" . Canta Luciana Dolliver. "TU CHE SORRIDI"

"Ti voglio sempre bene" è un ritmo moderato di Blasco-Marchionne interpretato da Aldo Donà. "TI VOGLIO SEMPRE BENE"

Ascoltate ora il soprano Rosetta Pampanini ne Il' interpretazione della bella romanza "Ebben ne andrò lontana" dalla Wally di Catalani. "EBBEN NE ANDRÒ LONTANA"

Chiudiamo il nostro programma con un brano lirico dalla Manon di Puccini. Il tenore Gigli canta "No pazzo son". "NO PAZZO SON"

RADIO ZARA (93' trasmissione, in onda il 25 dicembre 1942)

Una canzone del tempo di guerra: "Vincere" di Arconi Zambrelli. "VINCERE''

Come vi avevamo promesso mercoledì scorso "I' orchestrina grigio-verde" e i suoi cantanti anche oggi, giorno di Natale, sono al microfono per portarvi con i suoi ritmi e le sue canzoni moderne una nota di festosità. Era già stato stabilito il solito turno ma ... apriti cielo. Va bene - mi diceva ieri sera la Guanti che io ho cantato la volta scorsa, ma perché proprio il giorno di Natale non dovrei cantare per i camerati in grigio verde? Eh sì, eh già ... avete ragione ... bè, siccome dimostrate così tanto entusiasmo - le dicevo io- faremo uno strappo alla regola c vi faremo cantare, va bene? Ma scusate ... e io chi sono?mi diceva il sergente maggiore Fumarco, - non ho forse pili diritto io che sono soldato, di cantare per i miei camerati invece della Mazzola che ... insomma, camerati, non vi dico il putiferio che ne è nato, e non soltanto a parole ... Ma chi ha avuto la peggio sono stato proprio io ... io che mai ho apetto bocca per dire: voglio cantare anch'io ... Fortunatamente nel nostro auditorium non c'è ancora l'apparecchio per la televisione, altrimenti scorgereste non pochi cerotti sul mio viso e il baffo sinistro molto pili sfoltito del destro. Pensare che qualcuno di questi ragazzi abbia voluto strapparmi qualche pelo per poi riporlo in un medaglione come ricordo strettamente personale dell'annunciatore della "mezz'ora in grigio verde", lo credo assurdo ma eppure è così. .. è molto pili misero del destro questo baffo ... Mio Dio che cosa dirà la mia Beatrice? (Mazzo/a)- Dirà che siete un chiacchierone. (An n.) - Senti, senti chi parla ... la Mazzo la, proprio lei che ieri sera ... ragazzi, guardate Cappellano ... ha ancora l'occhio dc. tro gonfio ... sicuro ... si trovava alla sini. tra della Mazzola quando essa ha inveito con quel po' po' di parole contro Fu marco e ... Cappellano ... ; sicuro ... ha preso un colpo d'aria. (Capp.) - Bè, qua si fanno troppe chiacchiere inutili e temo ... (Ann.) - E temi per l'altro occhio. (Capp .) - No. Temo che i camerati che ci ascoltano siano ormai stanchi e abbiano desiderio di sentire il programma musicale. Per dare il via comincio proprio io con un ritmo allegro di Casucci dal titolo: "O risaiole". "O RISAIOLE"

La Guanti vi canta un ritmo

'-" allegro di D'Anzi dal titolo: "Ritmo nel cuore". "RITMO NEL CUORE"

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Ed ecco il turno del sergente maggiore Fumarco che vi canterà: "Sottovoce" una canzone ritmo allegro di Consiglio. Precisiamo: "Sottovoce" è il titolo della canzone e Fumarco la canterà col suo timbro naturale caldo e simpatico. "SOTTOVOCE"

È al microfono la signorina Mazzola per cantarvi una canzone val.zer di Mendes dal titolo "Valzer delle bambole". "VALZER DELLE BAMBOLE"

Ascoltate ora il nostro aviere Ponzecchi nella bella canzone di Di Lazzaro "Rosabella del Molise" "ROSABELLA DEL MOLISE"

Chiude il nostro programma il fante Donati con una canzone di Caslar "Sorrentina". "SORRENTINA"

GLI AVVENIMENTI

La lotta non ha tregua in ogni settore e in ogni latitudine, eppure sembra che la divina ricorrenza del Natale la superi, quasi la sommerga per lunghi attimi.

Sono gli attimi in cui il pensiero di ciascuno di noi ritorna alla casa lontana, e specie alla casa della nostra infanzia quando nella ingenuità del nostro credere intendevamo che Gesù venisse solo per noi a colmarci di doni e di grazie.

Sono gli attimi in cui la mente rievoca anche senza averli mai visti i viottoli tutti neve delle strade di campagna all'incrocio dei quali la chiesina splende scaldata da tanti lumi e dal calore della fede immacolata.

Questa nostalgia delle nostre case, dei nostri bimbi e delle nostre donne nel giorno della divina ricorrenza non è nostalgia che dia peso: bensì è visione da riconquistare contro chi volle togliercela con deliberato e colpevole proposito.

A guardar bene, noi anche per questo lottiamo: perché sia salvata dalle contaminazioni questa nostra religiosità fatta di cose umili e di pensieri chiari; perché dalle nostre case non sia tolto a forza il presepe del giorno santo e in luogo di quello appaia la bestemmia dei traditori e tinnegatori di Cristo ai quali soltanto potevano accostarsi senza sentirne ribrezzo, e sperando di spartire il danaro de li 'empio mercato, i trafficanti osceni del ghetto di Londra e della borsa eli Nuova York.

In questa guerra che ha superato l'antico significato degli irredentismi per diventare scontro di popoli, le mete si sono allargate a tal punto da coinvolgere, oltre alle ragioni di vita materiale, le ragioni o anzi i diritti della vita spirituale. Il Cristo redentore del nostro presepe con gli insegnamenti ineffabili del bene e della sobrietà; e dali 'altra parte il perpetuo regno del! 'abbondanza del superfluo dello sperpero.

Non vi è dubbio che noi siamo i paladini della nuova santa crociata e come tali conduciamo innanzi e proteggiamo gli stendardi della virtù che Dio riconosce c che Dio premierà.

Nel giorno della divina ricorrenza mentre sembra che il fragore della battaglia d'ogni settore e d'ogni latitudine sia sommerso dall'osanna di milioni di cuori fedeli, il nostro credo si rafforza in una preghiera che Dio accoglie nel Suo grembo con una offerta di moltitudine che sempre Gli fece onore: benedici, o Gesù, la nostra fatica e il nostro sacrificio, chi ci regge e chi ci guida, le nostre anni di redenzione, le nostre case dove alberga l 'umiltà, le nostre donne fedeli e caste, i nostri bimbi che Ti somigliano nell'incanto degli occhioni e nel sorriso d'innocenza.

La nostra fede risplende, la nostra certezza di vittoria contro i predatori c gli spergiuri, contro chi volle tutto il gran sangue di questi anni, brilla come la stella che nel purissimo cielo indicò ai re Magi la capanna della divina nascita, a Betlemme.

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RADIO BARI (in onda il 23 novembre 1940)

COMUNICATO

Le Potenze dell'Asse, considerando la propaganda svolta da tal une stazioni radio nemiche, rendono noto ufficialmente a tutti i Paesi musuJmani che esse i impegnano a non ostacolare la navigazione dei piroscafi, qualunque sia la loro bandiera, che trasporteranno pellegrini ai Luoghi Santi mussulmani. l Paesi mussulmani dovranno quindi invitare le Società di Navigazione a render noti alle Potenze dell'Asse la rotta che ven-à percorsa da ciascun piroscafo di pellegrini, la data della partenza c gli eventuali scali da effettuare durante i l tragitto.

Le Società di Navigazione, oltre a fornire i dati di cui si tratta, dovranno assumere impegno di non compiere alcun atto in relazione con l'attuale situazione militare e politica. e di limitare la propria attività aJ solo trasporto, per il viaggio di andata e ritorno, dei pellegrini.

Nota: il comunicato fu trasmesso, in arabo. per contrastare la propaganda inglese, che d(jfonde l'a noti:ie su presunti q[fondamenti, ad opera di for:e dell'Asse, di IW\'Ì con pellegrini a bordo.

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TESTI-TIPO STABILITI PER L'INVIO DI NOTIZIE (nella trasmissione "Notizie a casa")

- "Sto bene in salute, abbraccio tutti". - "Ho ricevuto vostra corrispondenza. Risponderò presto. Intanto vi invio saluti e baci". -"Attendo vostre notizie. Vi assicuro mie ottime condizioni. Saluti e baci". - "Vostre buone notizie mi rallegrano. Saluti affettuosi e baci" . "Ricevuto vaglia. Ringrazio, affettuosi saluti". - "Spedito vaglia, assicuratemi ricezione. Affettuosi abbracci".

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