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I distintivi di specializzazione e incarico 1949-2020
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I tipici distintivi di specializzazione per l'Artiglieria comprendono, soprattutto dal dopoguerra, anche quelli relativi alla guida di mezzi corazzati e semoventi. Essi tuttavia sono già stati sufficientemente trattati in un precedente volume della collana, dedicato ai Carristi e quindi rimandiamo il lettore a quella trattazione. In questa sede analizzeremo altri distintivi che, generalmente, erano collegati al tipo di specializzazione militare dell'Arma. Per tutti gli altri distintivi generici rimandiamo invece al volume più generale "Fregi, scudetti mostrine e distintivi dell'Esercito Italiano 1946-2016". La prima normativa del dopoguerra in materia fu la circolare del Giornale Militare Ufficiale n. 230 del 30/05/1949, con la quale venivano adottati nuovi distintivi di carica e di specializzazione. Essi, ricamati in filato di raion su panno kaki, dovevano essere applicati sulla manica sinistra del giubbetto, del cappotto e della camicia dell'uniforme estiva. Con quest'ultima uniforme erano quasi sempre portati su un'apposita fascetta portadistintivi, detta "volantino", applicata alla spallina della manica sinistra della camicia e pendente sulla manica. La forma e sagoma di questi distintivi risultava dalle dettagliate descrizioni riportate sulla circolare e dalle tavole a colori allegate alla stessa. I distintivi legati a specializzazioni e incarichi tipici dell'Artiglieria erano soprattutto il puntatore scelto e lo specializzato per il tiro, oltre all'operaio, quest'ultimo riferito all'operaio di artiglieria come ad altri tipi di operai specializzati (aggiustatore, motorista meccanico di automezzi, magnetista ed elettricista montatore). Questi distintivi erano rappresentati da disegni (una bocca da fuoco, una stella ad otto punte, una lettera O) in colore giallo-oro. Circa le tipologie di fattura dei distintivi, questa serie era, come già anticipato, ricamata a macchina in filato di raion su panno kaki ed era fornita dai Magazzini di Commissariato; successivamente, verso la fine degli anni Cinquanta venne distribuito un nuovo modello del tutto nuovo per l'epoca, in plastica morbida stampata a caldo su panno kaki. Questi distintivi, che mantenevano lo stesso disegno, erano molto piacevoli e senz'altro più pratici,
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I principali distintivi di carica e specializzazione, relativi all'Arma di Artiglieria, adottati con circ. n. 230 del 30/05/1949, nei modelli in filato di raion ricamato a macchina su panno kaki (colonna a), in plastica stampata a caldo su panno kaki (colonna b), distribuita dal 1959 circa, ed infine in canutiglia dorata (colonna c), disponibile dai primi anni '50. Essi erano: 1. Puntatore; 2. Specializzato per il tiro.
Capitano e graduati di un reparto di artiglieria pesante campale in uniforme per servizi armati speciali estiva, Marciano di Romagna, 18 agosto 1952 (colf. Mesturini). L'immagine mostra il distintivo di specializzato per il tiro, cucito sul portadistintivi (detto "volantino") sopra il gallone di grado, dei due graduati sulla destra.
Sotto: due distintivi di specializzazione da taschino, non ufficiali, in metallo verniciato e, in basso, vetrificato, tra i tanti realizzati.
• Il m
Il distintivo di Operaio in tre versioni del modello ricamato in raion su panno kaki e, in basso, nel modello in plastica stampata a caldo su panno kaki. In questa specializzazione non è stata reperita (e forse non prevista) la versione ricamata in canutiglia dorata. Questo distintivo, oltre all'operaio di artiglieria, era riservato anche ad altri operai specializzati e cioè l'aggiustatore, il motorista meccanico di automezzi, il magnetista e /'elettricista montatore. durevoli e meno costosi di quelli ricamati e presero ben presto il sopravvento. Contemporaneamente venne anche realizzata, su iniziativa privata e disponibile negli spacci delle caserme e nei negozi di articoli militari, la stessa serie in un modello più ricercato, dove le parti gialle erano sostituite da canutiglia dorata, conferendo ai distintivi un certo "pregio" e facendo sì che fossero molto apprezzati, specie dai sottufficiali e graduati. Tutta la serie riportata nella circolare istitutiva del 1949 venne infine realizzata anche nel nuovo modello in plastica
adottato verso la fine degli anni '50; in tutte queste serie vennero realizzati anche tre distintivi che ci interessano, puntatore scelto, specializzato per il tiro e operaio d'artiglieria. Essi vennero poi regolamentati nella prima pubblicazione organica del dopoguerra, il "Regolamento sulle Uniformi dell'Esercito" edizione 1971, tra i distintivi di specializzazione. Nel successivo regolamento ediz. 1989, tutti i distintivi di specializzazione vennero eliminati poiché considerati "non contemplati in ambito Forza Armata" e di conseguenza vietati. Anche i Regolamenti pubblicati negli anni successivi, l'ultimo a stampa del 1997 ed il più recente Regolamento ediz. 2009, il primo digitale, non citano più questi distintivi. Vi è da dire infine, oltre a quanto normato ufficialmente, che dalla metà degli anni Sessanta e per circa quarant'anni, prese piede un'altra tipologia di distintivi; essi erano realizzati quasi tutti a scudetto, ricamati a mano o più spesso in plastica stampata a caldo su panno nero, o rosso, talora azzurro e volevano rappresentare le principali e più comuni specializzazioni alle quali erano assegnati i militari di leva. li loro disegno era assolutamente fuori ordinanza, talora molto fantasioso ed anche se nessun regolamento li prescriveva venivano spesso tollerati e quindi frequentemente portati dai militari che potevano reperirli presso gli spacci delle caserme o nei negozi di articoli militari. Tra questi citiamo il capo pezzo, il servente al pezzo, il caricatore ed il puntatore: questi distintivi erano stampati a caldo su panno nero, sagomati a scudetto con bordo giallo e fondo nero, sul quale spiccava il disegno di un pezzo d'artiglieria in posizione di fuoco e, superiormente, la relativa scritta.
Una serie esemplificativa di distintivi di specializzazione per artiglieri, in modelli del tutto non ufficiali, anche se quasi sempre tollerati. Dall'alto: Specialista d'artiglieria, specializzato per il tiro, meccanico d'artiglieria, cannoniere per cannoni senza rinculo, capo pezzo. Quelli nel box sotto sono già sufficientemente auto esplicativi.
C'erano poi lo specialista d'artiglieria, una grossa lettera A maiuscola circondata da un serto d'alloro e superiormente la scritta «SPECIALISTA», il tutto in giallo su fondo nero ed il cannoniere per cannoni senza rinculo, un cannone su base fissa con in alto la scritta «CANNONIERE» ed in basso le sigle «S.R.». Lo specializzato per il tiro era invece di forma tonda con fondo rosso e riportava due bocche da fuoco incrociate bianche, una stella ad otto punte e la scritta «S.T.» dorata, il tutto contornato da un serto d'alloro dorato. Il meccanico d'artiglieria era sagomato a scudetto, nero con spesso bordo bianco e riportava in giallo la sigla «MA» (di cui la A bianca) a lettere intrecciate e circondate da un serto d'alloro e la scritta «M. ARTIGLIERIA». Un ultimo distintivo per specializzati d'artiglieria che segnaliamo, sempre non regolamentare, è quello, databile agli anni '60-70, di capo pezzo. Ricamato a mano in canutiglia dorata su panno rosso, rappresentava un fregio dell'artiglieria da campagna circondato da un serto d'alloro. Superiormente, tra i due rami d'alloro, vi erano le sigle «C.P.». A completamento citiamo infine i piccoli distintivi metallici da taschino, smaltati e/o vetrificati. Può essere interessante, a questo punto, riportare l'elenco degli incarichi specialisti, relativi all'artiglieria, previsti nell'Esercito Italiano, con il relativo numero di riferimento, e databili al 1992 circa, anche se per pochissimi di questi è stato realizzato il relativo distintivo:
- 50/A - 50/B - 61/B - 61/C Motorista per gruppi elettronici d'art. Addetto ai missili. Puntatore di artiglieria. Servente d'artiglieria.
Volantino di un sergente Allievo Ufficiale di Complemento presso la Scuola di Artiglieria di Bracciano (Forum Mi/es). Sopra il gallone di grado e lo scudetto della Scuola è applicato il distintivo di specializzato per il tiro, in un modello particolare fuori ordinanza. - 63/B - 63/C - 66 - 66/A - 66/B - 66/C - 67 - 67/A
Puntatore di artiglieria contraerei. Puntatore tiratore di artiglieria c/a. Addetto al tiro di artiglieria terrestre. Fonotelemetrista. Addetto al tiro di artiglieria missili. Addetto al tiro di artiglieria contraerei. Aerologista. Aerologista misuratore del vento di superficie. - 67/B Operatore per cronografo campale. - 101 Mitragliere contraerei. - 104/A Fotografo di artiglieria. - 111 Servente per cannoni senza rinculo. - 111/A Servente per missili controcarro. - 119 Bonificatore NBC. - 119/A Rilevatore NBC. - 120/B Tecnico elettronico per complesso di rilevamento artiglieria contraerei leggera. - 121 /B Operatore elettronico per complesso di rilevamento e calcolo di artiglieria. - 121 /C Operatore elettronico per radar controfuoco. - 121 /D Operatore elettronico per radar sorveglianza terrestre. - 121 /G Operatore elettronici per radar sorveglianza contraerei. - 121 /H Operatore elettronico per centro operativo di gruppo missili contraerei. - 121/1 Operatore elettronico per lanciatori di missili contraerei. - 121 /M Operatore elettronico per radar. - 203 Comandante di squadra topografici di
- 261 - 261/2 - 263 - 263/2
gruppo artiglieria. Capo pezzo di artiglieria. Capo pezzo di artiglieria missili. Capo pezzo di artiglieria contraerei. Capo pezzo di artiglieria contraerei per complesso quadruplo. - 263/D Capo arma di artiglieria. - 66 Comandante di squadra tiro di artiglieria terrestre. - 266/B Comandante di squadra tiro artiglieria missili. - 266/C Comandante di squadra tiro artiglieria contraerei. - 267 Comandante di squadra aerologisti. - 302 Comandante di squadra avvistamento aerei. - 311 Comandante di squadra cannoni senza rinculo. - 319 Comandante di squadra NBC - 321 Comandante di squadra radar controfuoco. - 321 /L Comandante di squadra lancio missili contraerei. - 321/M Comandante di squadra radar missili contraerei.
Anche l'Artiglieria, come altre Armi dell'Esercito Italiano che vantano grandi tradizioni storiche, ha voluto perpetuare il ricordo del glorioso passato conservando alcuni degli elementi uniformologici delle guerre ottocentesche, in particolare nella sua specialità dell'Artiglieria a Cavallo, le famose "Volòire", nate nel periodo risorgimentale, ma anche in un reparto dell'Artiglieria da Campagna di stanza a Roma, per i suoi compiti di rappresentanza.
Chepì dell'Artiglieria a Cavallo.
È il principale elemento uniformologico storico che sopravvive nelle uniformi dell'artiglieria del secondo dopoguerra ed è indossato ancora oggi: fa infatti parte dei copricapi storici che, assieme al cappello da bersagliere ed al cappello alpino, rientrano nel corredo di alcuni tipi di uniformi venendo identificati come copricapo speciale (o di specialità nel caso del cappello alpino). Nonostante quanto si possa pensare, il ripristino dei copricapi storici nel dopoguerra non fu per niente automatico e naturale ma dovette subire, negli Alti Comandi, un certo ostracismo da parte di chi era smanioso di un completo rinnovamento rispetto al passato. Per fortuna, però, alla fine prevalse la salvaguardia delle tradizioni e con essa la conservazione dei copricapi storici. Il chepì per l'Artiglieria a Cavallo, benché il reggimento fosse stato ricostituito nel 1947, fu ripristinato solo ai primi di settembre del 1950 e poi sancito con F.O. del 15/05/1952, con la precisazione che: « ... è della stessa foggia prevista per il passato, con le sole varianti che è di color kaki e senza la criniera nera [ripristinata solo nel 1957 - n.d.r.]. Si usa con l'uniforme di libera uscita e con quella per riviste, parate e servizi d'onore.». Il chepì è costituito da un fusto, di forma cilindrica, realizzato con fibra vulcanizzata e ricoperto esternamente da una fascia di panno cordellina kakioliva, chiuso nella parte superiore da un tondino in materia plastica color verde oliva, foderato internamente di satino verde scuro e provvisto di alluda interna in cuoio sottile marrone, alta circa 4,6 cm. Nella parte inferiore esterna è apposta, tutto intorno, una sopraffascia in materia plastica color verde-oliva, alta mm. 40 circa. Sul davanti è applicata la visiera di cuoio verniciato in kaki-oliva lucido, con la parte inferiore in salpa di colore verde. L'altezza del chepì è, nella parte anteriore, non compresa la visiera, di circa mm. 115 e, nella parte inferiore, in salpa colore verde.
Chepì da truppa del Reggimento Artiglieria a Cavallo. Nel dopoguerra fu ripristinato nel settembre 1950, ma senza la criniera che fu invece autorizzata solo nel 1957, nera per tutti tranne i trombettieri che la portano bianca.
Sul chepì sono applicati i distintivi di grado, i montanti, i bottoncini, la nappina, la trecciola, la coccarda, il fregio, il soggolo, la treccia; vi si aggiunge, con l'uniforme per servizi armati di parata e d'onore e grande uniforme, la criniera. I distintivi di grado si applicano intorno alla parte superiore del fusto immediatamente al di sotto del tondino; gli ufficiali superiori portano il gallone sopra ed il galloncino sotto. Essi sono dei seguenti tipi:
per ufficiali superiori: un gallone dorato piatto largo mm. 17, con galloncini sottostanti, larghi mm. 5, nella misura di 3 per Colonnello, 2 per Tenente Colonnello, 1 per Maggiore per ufficiali inferiori: galloncini dorati piatti nel numero di 3 per Capitano (ogni galloncino largo mm. 6), 2 per Tenente (ogni galloncino largo mm. 6), 1 per S. Tenente (galloncino largo mm. 12) I vari galloncini sono inframmezzati da una striscia di seta kaki larga mm. 3;
Il Col. Mauro Amò, Comandante del 1 ° Gruppo del Reggimento Artiglieria a Cavallo, Milano, 2014 (SME).
per aiutante di battaglia e marescialli aiutanti: galloncino di tessuto dorato largo mm. 12, striato in nero e sottopannato di rosso; per marescialli: galloncino di tessuto dorato largo mm. 12 striato in nero; per sergente maggiore e sergente: galloncino di raion giallo largo mm. 15;
per graduati di truppa: galloncino di raion rosso, largo mm. 15. I montanti sono costituiti ciascuno da un tratto di cordoncino (dorato per gli ufficiali e marescialli e di lana color giallo-arancio per il rimanente personale) del diametro di mm. 3-4, applicati fra il distintivo di grado ed il margine superiore della sopraffascia; uno di essi nella parte posteriore del chepì e gli altri due sui lati, in corrispondenza dell'estremità della visiera. Per gli ufficiali superiori i montanti sono costituiti da due di detti cordoncini, posti alla distanza di mm. 2,5 l'uno dall'altro. I bottoncini, uguali a quelli del berretto rigido, sono fissati a metà altezza della sopraffascia e sul prolungamento dei due montanti laterali. La nappina, di forma ellissoidale alta circa 6 cm. ed infilata, grazie ad un gambo di filo di ferro, anteriormente nell'apposito taglio praticato sull'orlo superiore del chepì, al di sopra del fregio, è di metallo dorato per gli ufficiali e di lana di colore rosso, munita di dischetto centrale di colore nero, per i sottufficiali e la truppa. La trecciola, di lana colore giallo-arancio, è alta mm. 6 circa ed è applicata intorno alla parte superiore del copricapo. La coccarda è costituita da un nastro tricolore in seta per gli ufficiali e marescialli ed in fiocco di raion per gli altri sottufficiali e per la truppa; il nastro, convenientemente arricciato e piegato, è cucito in modo da avere forma circolare con diametro di mm. 58 circa. È collocata tra la nappina ed il fregio, coperta in parte dall'una e dall'altro. Il fregio è in lamiera di ottone dorato ed è applicato centralmente sulla parte anteriore del chepì immediatamente al di sopra della visiera e sopra la coccarda. È costituito da due cannoni e due sciabole
Cerimonia per il cambio del Comandante del Reggimento Artiglieria a Cavallo presso la Caserma Santa Barbara di Milano, 1 O ottobre 2014 (Voloire.Org). Sulla sinistra si può notare il Gruppo Bandiera della Batteria Storica, schierato nelle sue uniformi ottocentesche, che saranno descritte nel seguito del capitolo.
incrociati e sormontati da una granata con fiamma a cinque lingue, ripiegata a sinistra di chi indossa il chepì (esso è già stato illustrato nel capitolo dedicato ai fregi). Il soggolo è formato da una striscia di pelle verniciata in kaki, larga mm. 16-16,3 e munita di fibbia metallica; quando il soggolo è abbassato, la fibbia deve risultare sulla guancia sinistra, con la punta dell'ardiglione rivolta in alto. La treccia è dorata per gli ufficiali, screziata in nero per i marescialli e in lana di colore giallo-arancio per gli altri sottufficiali e per la truppa; è larga mm. 15 circa e finisce ad un capo con un occhiello ed all'altro con un uncinetto di ferro. La treccia per ufficiali è guarnita, in corrispondenza dell'uncinetto, di una ghiandina dorata lunga mm. 30. La treccia, fissata nella parte posteriore del chepì con l'uncinetto, scende trasversalmente dal lato sinistro, passa sopra la visiera e viene agganciata con l'occhiello al bottoncino di destra.
In alto a destra: cerimonia del cambio del Comandante del Reggimento Artiglieria a Cavallo tra il Col. Valentino de Simone (cedente, a sinistra) ed il Col. Sergio Vignocchi (subentrante, a destra), Milano, 10 ottobre 2014 (Voloire.Org). Nell'immagine si nota l'aigrette, il pennacchio bianco che un tempo era d'airone ed ora sintetico, previsto per il chepi dei comandanti dell'Artiglieria a Cavallo con la Grande Uniforme.
Sotto: cerimonia del cambio del Comandante del Reggimento Artiglieria a Cavallo tra il Col. Tommaso Vitale (cedente, a sinistra) ed il Col. Luca Franchini (accettante, a destra), Milano, 28 novembre 2007. (Voloire.Org).
La criniera nera (bianca per i trombettieri), munita di gambo in ferro, viene applicata sul davanti del chepì, dietro la nappina, scende sulla destra di alcuni centimetri al di sotto della spalla ed è fissata alla parte destra dello stesso chepì mediante un passante di cordoncino nero. Il chepì costituisce copricapo speciale per il personale del reggimento artiglieria a cavallo e deve essere indossato nei seguenti casi: servizio di picchetto e servizio di ronda; servizi armati di parata e d'onore; con l'uniforme ordinaria invernale limitatamente ai sergenti e militari di truppa (con la criniera nei giorni di Festa Nazionale e d'Arma, sen-za criniera negli altri giorni); con l'uniforme ordinaria estiva limitatamente ai sergenti e militari di truppa, nei soli giorni di Festa Nazionale e d'Arma (con la criniera); altrimenti viene indossato il basco nero.
Uniformi della Batteria Storica delle Volòire.
In data 31 gennaio 1966 il Reggimento Artiglieria a Cavallo, allora stanziato a Milano presso la Caserma Santa Barbara di Piazzale Perrucchetti, fu autorizzato dallo SME alla ricostituzione "extra organico", per compiti di rappresentanza, di «una batteria ippotrainata da 75/27 mod. 906». Si diceva "ippotrainata" e non "a cavallo" perché erano reperibili solo i pezzi gommati in dotazione nella Seconda Guerra Mondiale. Queste batterie, nate in Prussia alla metà del Settecento, e sviluppatesi durante le guerre napoleoniche, furono impiegate anche in Italia specialmente nell'Armata sarda, nelle cui fila si batterono durante le campagne d'indipendenza. Le loro caratteristiche di agilità e velocità consentivano una maggiore rapidità di spostamento e di manovra rispetto alla normale artiglieria da campagna e permettevano alle batterie a cavallo di operare a stretto contatto con le unità di cavalleria. Adottato nel 1844 il distintivo della criniera nera al posto del pennacchio "a salice piangente" portato sullo shakot, sostituito poi dal chepì, assunsero ben presto il soprannome di Volòire1 (termine col quale anche oggi è indicato non ufficialmente il reggimento).
Rinate, sulla carta, le batterie a cavallo, si dovettero pertanto rifare, presso la Caserma Santa Barbara, le scuderie, l'infermeria quadrupedi, la cavallerizza ed il maneggio, ma soprattutto si dovettero formare i nuovi "artiglieri a cavallo" con artiglieri di leva. Arrivarono le rimonte, acquistate in Irlanda dal Magg. Giovanni Battista Marcone Terzago, già Comandante del 3° Gruppo ed i finimenti rifatti sugli originali dalla Selleria Pariani. E fu ancora Marcone Terzago, con l'aiuto del Capo della Divisione Generale di Artiglieria dello SME Franco Andreis, già Comandante della 1 a Batteria a Cavallo a Pordenone, a rintracciare i 4 pezzi originali Krupp da 75/27 mod. 1906/12. Inizialmente la batteria, denominata Batteria a Cavallo, era strutturata su 4 pezzi; nel tempo si è ridotta a Sezione Storica con 2 soli pezzi. Ogni cannone da 75/27 è attaccato ad un tiro composto da 6 cavalli, articolato in 3 pariglie (volata, di mezzo e timone) con i cavalli di sinistra montati dagli artiglieri conducenti, preceduti dal capo pezzo a ca vallo e seguiti, sempre a cavallo, da altri 4 serventi per un totale di 11 cavalli per squadra pezzo e 8
1 dalla parola dialettale piemontese ratavolòire (pipistrelli), poi contratta in vo/òire (volanti), per l'effetto visivo, di notte, delle criniere al galoppo che battevano sulle giubbe.
La Batteria Storica delle Volòire stila nel cortile della Caserma Santa Barbara di Milano, sede del Reggimento Artiglieria a Cavallo (Voloire. Org).
artiglieri. A questi si aggiungono i trombettieri a cavallo. Per i militari che compongono la Batteria Storica è stata adottata una uniforme storica di stampo ottocentesco, in panno turchino. Il taglio di questa uniforme si ispira a quella degli artiglieri dell'Esercito Italiano del 1887, anno in cui il Reggimento fu costituito in Milano. L'uniforme degli ufficiali prevede la giubba di panno color turchino scuro a due petti, con filettatura gialla (colore distintivo dell'artiglieria) sui bordi e sulle finte tasche posteriori, con due file di sette bottoni dorati ciascuna sul davanti, convergenti verso il basso, il bavero rivoltato rivestito di velluto nero con le regolamentari stellette argentate, la cravatta bianca, i paramani in velluto nero filettati di giallo ed i distintivi di grado dorati con intreccio a fiore sopra i paramani; i pantaloni sono anch'essi in panno colore turchino scuro con una banda di panno giallo larga 4 cm. Il copricapo è il chepì già descritto sopra, ma in panno turchino scuro con visiera e soggolo neri, con i tradizionali ornamenti} e con la criniera nera. Completano l'uniforme le spalline metalliche in lastra dorata con frangia dorata, la
A destra: l'uniforme storica del Capitano Comandante della Batteria a Cavallo (Voloire. Org). Sotto: l'uniforme storica dei militari di truppa della Batteria (Voloire. Org).
~ciarpa azzurra, la bandoliera in gallone di tessuto d'oro, foderato di velluto nero, con ornamenti (testa di medusa, catenelle, scudo e frecce) in argento e con il coperchio del cofanetto in lastra dorata con distintivo dell'arma in rilievo, gli stivali neri con speroni (portati sotto i pantaloni) e la sciabola.
Il pezzo attualmente in uso presso la Batteria Storica delle Volòire è il cannone Krupp da 75127 mod. 1906112. Qui sono illustrati il pezzo, completo di cassone porta munizioni ed i partico· lari della bocca da fuoco e della culatta. In alto a sinistra: un caporale della bat· teria a cavallo, montato ed in uniforme storica.
Cannone 75/27 mod.1912
Dati tecnici
tipo: artiglieria ippotrainata su affusto a deformazione lunghezza canna: 2250 mm calibro: 75mm peso totale del cannone ed avantreno: 1850 kg Elevazione: -15/+65 tipo di munizionamento: alto esplosivo peso granate: 6,33 kg (mod.32) velocità alla bocca: 502 m/s gittata massima: 10200 m celerità di tiro: 4/8 c/min tempo messa in batteria: 5/1 O'
in uso dal 1912 al 1950.
L'uniforme della truppa consiste invece in una giubba di panno turchino scuro ad un petto, con filettatura gialla sui bordi e sulle finte tasche posteriori, con una fila di sei bottoni dorati sul davanti, il bavero rivoltato con pipe dell'artiglieria e le regolamentari stellette, la cravatta bianca, i controspallini neri filettati di giallo, i paramani filettati di giallo ed i distintivi di grado rossi (per i graduati) con intreccio a fiore sopra i paramani; i pantaloni sono color turchino scuro con pistagna gialla. Il copricapo è il chepì turchino scuro con criniera nera (bianca per i trombettieri). Completano l'uniforme la bandoliera in cuoio tinto di giallo con ornamenti (granata fiammeggiante, catenelle e cannoni incrociati) in metallo bronzato e giberna rivestita di cuoio nero con distintivo dell'arma dorato sul coperchio, e gli stivali neri con speroni, indossati sotto i pantaloni. Per gli ufficiali e gli artiglieri, nel periodo invernale, si aggiunge un pastrano di panno pesante color carta da zucchero.
A destra. Le drap· pelle per tromba usate dal Reggimento Artiglieria a Cavallo: nella prima fila in alto quella mod. 1946 (recto e verso), nella seconda fila quella mod. 1957 (recto e verso). della quale esiste anche una variante del recto (la prima qui a sinistra) simile a quella illustrata nell'immagine del trombettiere in alto.
In questa pagina e nella seguente: le Batterie a Cavallo ritratte in occasione delle celebrazioni per il Centocinquantenario della costituzione delle Volòire ( 1834-1984), svoltesi a Milano, nei dintorni del Castello Sforzesco, il 14 aprile 1984.
Maresciallo Aiutante della Batteria Storica fotogra fato durante la cerimonia per il cambio del Comandante del Reggimento Artiglieria a Cavallo, svoltosi presso la Caserma Scalise di Vercelli, 18/10/2019 (PiemonteOggi.it) Il Reggimento è stato trasferito da Milano a Vercelli in data 8/09/2016 con il Comando ed il 1 ° Gruppo obici "M.O. Gioachino Bellezza'; mentre a Milano è rimasto il Gruppo a cavallo "M. O. Sergio Bresciani".
A destra: chepì da Maresciallo Aiutante della Batteria Storica (PiemonteOggi.it).
L'uniforme storica introdotta verso la fine degli anni Ottanta in una compagnia del 13° Reggimento Artiglieria "Magliana" per compiti di rappresentanza nella Capitale (SME). Questa uniforme, di stampo ottocentesco, è assai simile a quella della Batteria Storica de/l'Artiglieria a Cavallo e se ne differenzia per alcuni particolari, tra i quali i più evidenti sono il pennacchio sul chepì al posto della criniera, il fregio dell'artiglieria da campagna ed il collo alto della giubba.
Verso la fine degli anni Ottanta fu anche adottata, per una Compagnia di rappresentanza del 13° Reggimento Artiglieria da Campagna Magliana, di stanza a Roma ed inquadrato nella Brigata Granatieri di Sardegna, una uniforme storica di stampo ottocentesco da usarsi in cerimonie e per altre esigenze di rappresentanza nella Capitale. Tale uniforme in panno turchino scuro, molto simile a quella della Batteria Storica delle Voloire, si differenzia solo per alcuni particolari: il collo della giubba è alto, rivestito di velluto nero e filettato di giallo, con le stellette, il chepì è ornato con il fregio dell'artiglieria da campagna (già illustrato nel capitolo dedicato ai fregi) con, al posto della criniera, un pennacchio di crine ed infine l'ovale della nappina metallica porta inciso il monogramma RI.
La batteria sul colle del Gianicolo
Più recentemente un tipo analogo di uniforme storica è stato indossato in particolari circostanze anche da una squadra pezzo di cinque serventi fornita dal Reggimento Addestrativo del Comando Artiglieria di Bracciano in occasione del tradizionale colpo di cannone del mezzogiorno, sparato (a salve) dal colle del Gianicolo in Roma. Questo compito viene assolto giornalmente da personale del Comando Artiglieria di Bracciano, generalmente in uniforme di servizio.
La squadra pezzo di artiglieri che hanno effettuato lo sparo di mezzogiorno sul colle del Gianicolo in Roma, il 1 ° agosto 2019, indossando una particolare uniforme storica ottocentesca (Lagone.it). Questa tenuta, che si ispira a quelle dell'Esercito Italiano del periodo umbertino, è molto simile alle • uniformi della Batteria Storica del Reggimento Artiglieria a Cavallo, senza però la tradizionale criniera nera sul chepì e senza il pennacchio che è stato invece adottato per l'uniforme della Compagnia di rappresentanza del 13° Reggimento Artiglieria "Magliana". Gli artiglieri che eseguono giornalmente il "rito" dello sparo fanno parte del Reggimento Addestrativo del Comando Artiglieria di Bracciano. Questa uniforme storica, anch'essa di tipo umbertino, è in panno turchino con giubba ad un petto e bottoni dorati, filettata di giallo sui bordi, sui paramani e sulle finte tasche posteriori; anche gli spallini sono filettati di giallo e portano il fregio metallico
dorato dell'artiglieria. I pantaloni sono turchino con pistagna bianca ed il chepì, sempre turchino chiaro, è simile a quello delle Volòire ma senza pennacchio o criniera e con i soli ornamenti di fregio, coccarda e trecciola gialla. Completa l'uniforme la bandoliera in cuoio tinto di giallo con giberna rivestita di cuoio nero e fregio dorato dell'artiglieria sul coperchio. L'uso di segnare il tempo con un colpo a salve di cannone fu introdotto dal Pontefice Pio IX il 1 ° dicembre 1847 allo scopo di uniformare e sincronizzare tutte le campane delle chiese di Roma che con questo escamotage potevano finalmente battere all'unisono. L'obice, inizialmente dislocato a Castel Sant'Angelo, fu spostato successivamente sulle pendici di Monte Mario per poi essere definitivamente posizionato, dal gennaio 1904, sul colle del Gianicolo. La tradizione fu interrotta durante la Seconda Guerra Mondiale e ripresa nel 1959. L'obice utilizzato oggi è un pezzo da 105/22 Mod. 14/61 ottenuto per modifica dei pezzi Skoda da 100/17 e da 100/22 di preda bellica onde convertirli al munizionamento dei 105/22 M2A 1 americani. Le principali e visibili modifiche sono state: applicazione di un prolungamento della bocca da fuoco,
Due immagini dello sparo di mezzogiorno dal colle del Gianicolo a Roma, effettuato da una squadra pezzo di artiglieri in uniforme storica (Lagone.it).
applicazione del freno di bocca, dotazione della piattaforma circolare d'affusto e delle ruote assali dei cannoni inglesi da 88/27 dismessi, applicazione di un nuovo scudo. Per questo montaggio di parti diverse, in analogia al famoso personaggio di Frankenstein, l'obice viene affettuosamente chiamato "il mostro". Il 24 maggio 2015, sulla terrazza del Gianicolo, l'occasione del centenario dell'entrata in guerra dell'Italia nel primo conflitto mondiale è stata invece celebrata con 4 salve di cannone sparate da una Batteria di 4 obici da 105/14 con 16 militari che indossavano le uniformi della prima guerra mondiale.
Il centenario dell'entrata de/l'Italia nella Prima Guerra Mondiale è stato celebrato il 24 maggio 2015 con lo sparo di quattro salve di cannone dalla terrazza del Gianicolo in Roma da parte di una batteria di artiglieri che indossavano le uniformi grigio-verdi di quel conflitto (SME). È stato usato l'obice da 105/14 mod. 56, un cannone leggero tutto italiano, ideato negli anni '50 dal Ten. Gen. Salvatore Fuscaldi del Servizio Tecnico d'Artiglieria e costruito dalla Oto Me/ara, che ha equipaggiato per molti anni le nostre truppe.