80 ANNI DA EL ALAMEIN

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STATO MAGGIORE DELL’ESERCITO

V Reparto Affari Generali Ufficio Storico

Principali unità impiegate nella 3^ battaglia di El Alamein (24 ott-5 nov 1942)

ARMATA CORAZZATA ITALO

TEDESCA

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X corpo d’armata (gen. Enrico Frattini ad interim)-Supporti di corpo d’armata, fra cui: 9° rgt. bersaglieri su due battaglioni (XXVIII-LVII autoportati); XIIX/16° raggr.a. da 105/28; CXLVII/8° raggr.a. da 149/28; XXXI btg. guastatori; X btg. genio artieri; X btg. genio collegamenti; 15 cp d’arresto. Servizi di Corpo d’Armata (sussistenza, sanitario,trasporti).

17 D.f. Pavia (gen. Nazareno Scattaglia) su: 27° rgt.f. su due battaglioni; 28° rgt.f. su due battaglioni; 26° rgt.a. su tre gruppi; unità divisionali, fra cui: XVIII btg. misto genio. Servizi divisionali (sussistenza, sanitario, trasporti).

^27 D.f. Brescia (gen. Brunetto Brunetti) su: 19° rgt.f. su due battaglioni; 20° rgt.f. su tre battaglioni; 1° rgt.a. celere su due gruppi; unità divisionali, fra cui: XXVII btg. misto genio. Servizi divisionali (sussistenza, sanitario, trasporti).

^185 D.f. Folgore (gen. Enrico Frattini) su: 186° rgt.f. su tre battaglioni; 187° rgt.f. su tre battaglioni; 185° rgt.a. celere su due gruppi da 47/32; unità divisionali, fra cui: VIII btg. Guastatori. Servizi divisionali (sussistenza, sanitario, trasporti).

XX corpo d’armata (gen. Giuseppe De Stefanis) Supporti di corpo d’armata fra cui: XXIV btg. misto genio. Servizi divisionali (sussistenza, sanitario, trasporti).

^101 D.mot. Trieste (gen. Francesco La Ferla) su: 65° rgt.f. su due battaglioni; 66° rgt.f. su tre battaglioni; 21° rgt.a. su tre gruppi camp.; unità divisionali, fra cui: VIII btg. bersaglieri su autoblindo; XI btg. carri M 13; LII btg. misto genio. Servizi divisionali (sussistenza, sanitario, trasporti).

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^ ( ( (

132 D.cor. Ariete (gen. Francesco Arena) su: 8° rgt. bersaglieri su tre battaglioni (III-V-XII); 132° rgt.f.carrista su tre battaglioni (IX-X-XIII); 132° rgt.a. su tre gruppi camp, e due smv. unità divisionali, fra cui: III gruppo corazzato Nizza (3°); XXXII btg. misto genio; XV/150 raggr.a. da 105/28 XXX gr. da 88/55; CCCXXXII gr.a. da 100/17. Servizi divisionali (sussistenza, sanitario, trasporti).

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133 D. cor. Littorio (Gen. D. Gervasio Bitossi)

12° rgt. Bersaglieri (XXI- XXIII-XXVI)

133° rgt. fanteria carrista (IV-XII-LI)

3° rgt. artiglieria celere

XXIX gr. artiglieria controaerea pesante motorizzato Unità divisionali, fra cui: III gruppo corazzato Novara (5°)

CXXXIII Btg. misto genio motorizzato Servizi divisionali (sussistenza, sanitario, trasporti).

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XXI corpo d’armata (gen. Alessandro Gloria ad interim): Supporti di corpo d’armata, fra cui: 7° rgt. bersaglieri su due battaglioni; 8° raggr.a. di armata con tre gruppi; XXXI btg. guastatori; LXV btg. geni collegamenti; XXVII bt. genio artieri. Servizi di Corpo d’Armata (sussistenza, sanitario, trasporti).

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25 D.f. Bologna (gen. Alessandro Gloria) su: 39° rgt.f. su tre battaglioni; 40° rgt.f. su tre battaglioni; 205° rgt.a. su tre gruppi; unità divisionali, fra cui: CCCLVII gr.a. da 75/27; XXV btg. misto genio. Servizi divisionali (sussistenza, sanitario, trasporti).

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102 D.f. Trento (gen. Giorgio Masina) su: 61° rgt.f. su tre battaglioni; 62° rgt.f. su tre battaglioni; 46° rgt.a. su due gruppi camp, ed uno c.a.; unità divisionali, fra cui:

CCCLV gr.a. da 77/27; CCLIV gr.a. da 77/28; IV btg. granatieri c.c.; LI btg. misto genio.Servizi divisionali (sussistenza, sanitario, trasporti).

SUPPORTI D’ARMATA di riserva a Siwa (non prese parte al combattimento): D. Giovani Fascisti (gen. Ismaele Di Nisio) su: rgt.f. Giovani Fascisti su due battaglioni; 136° rgt.a. su quattro gruppi; IX btg.f. autonomo; III gr.sqd. Monferrato su autoblindo. Servizi d’armata (sussistenza, sanitario,trasporti).

Foto e documenti di: Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito, Progetto El Alamein e www.congedatifolgore.com Aldino Bondesan, titolare scientifico del “Progetto El Alamein”, professore di geografia fisica e geomorfologia, Università degli studi di Padova; Walter Amatobene, coordinatore logistico e operativo del “Progetto El Alamein”, direttore del giornale telematico congedatifolgore.com

MINISTERO DELLA DIFESA

Editor e Editore Difesa Servizi S.p.A. - C.F. 11345641002

STATO MAGGIORE ESERCITO V Reparto Affari Generali Centro Pubblicistica dell’Esercito

Di r ettor e r esp ons abi le Direttore responsabile Colonnello Giuseppe Cacciaguerra

Co ordi namento Coordinamento Ten. Pierluigi Bussi Testi Carlo De Risio, Ten. Pierluigi Bussi Grafica Serg.Magg.A. Raimondo Fierro T ip ografia Tipografia Gemmagraf 2007 S.r.l. Via Tor de Schiavi, 227 - 00171 Roma (RM) Tel. 06.24416888

Sono trascorsi 80 anni dai combattimenti svolti ad El Alamein e Rivista Militare, con questo fascicolo speciale, vuole rinnovarne la memoria. Il ricordo è azione: è vita activa

Arena il 4 novembre 1942 alle 15:30: “Carri armati nemici fatto irruzione sud Divisione Ariete. Con ciò Ariete accerchiata, trovasi 5 km nord-ovest Bir-el-Abd. Carri Ariete combattono

PRESENTAZIONE

80 anni da EL ALAMEIN

MALTA O SUEZ?

improvvisate.

El Alamein, in arabo «due bandiere». Nel 1942, c’era di una avanzata della nostra Decima Armata in direzione calcestruzzo, apprestate dai britannici, recavano la data

importanza tattica e sovrastato a sud dai 217 metri della «piramide» naturale rocciosa di Qaret el Himeimat –terreno cedevole.

di immettere, con condotte forzate, l’acqua del Mediterraneo – depurata con un avveniristico sistema di desalinizzazione – nella depressione, per ricavarne da allora, i tecnici ammonivano a non turbare il corso subito danni incalcolabili. Ma questa è appunto soltanto di acqua dolce di quel tratto di deserto occidentale

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Rivista Militare El Alamein mein di Carlo De Risio

Rotte dei nostri convogli Aerei siluranti avversari

Bombardieri avversari

versersari ar ari ari

con base a Malta

Incrociatori avversari (con Radar) Sommergibili avversari

Bombardieri avversari provenienti da levante

collaboratori di Rommel.

accenni alla «intransitabile» depressione di El Qattara. Ma sulla assoluta interpretazione di questo assunto «volpe del deserto» quanto a malevoli apprezzamenti ritirata, riuscì a portare i suoi mezzi corazzati attraverso quelle sabbie mobili, partendo dall’oasi di Siwa».

con due Divisioni la depressione di El Qattara, aveva del 30 ottobre questa notizia, trasmessaci dal Comando contrapposti fermi a El Alamein, Rommel si spinse

d Di i i i l d i di El Q tt

Militare 3
El Alamein Rivista

prese nella primavera del 1942. Il 29 e 30 aprile 1942, a avevano deciso di risolvere la partita nel Mediterraneo e nel Nord Africa.

dall’Aeronautica italiana, aveva cessato di esistere col nome altrettanto convenzionale di «Operazione stava preparando per l’impresa. Non meno di sette Divisioni italiane erano state precettate loro Divisione paracadutisti, con mezzi e carri armati scacciare i Britannici dall’intera Cirenaica e dalla Marmarica, allontanando la minaccia rappresentata dai successiva operazione contro Malta. Soltanto dopo, si

notturno, da sud, dell’intera massa corazzata e la parola convenzionale “Venezia”. deserto, al riparo di estesi campi minati. Esula da questa trattazione ricostruire, una fase dopo Divisioni italiane, soprattutto dell’«Ariete», corazzata, e facevano parte della massa di manovra. nella presunzione di un loro facile «cedimento». corazzata britannica, dopo aver individuate le posizioni dell’«Ariete», aveva «caricato come se si fosse trattato quando si erano lanciati contro le posizioni tenute dai con notevole dispendio di mezzi e di uomini, l’Armata enfaticamente denominata dai Britannici Knights Bridge

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Rivista Militare El Alamein mein

britannica, contro la quale Rommel si era spezzato i

con 560 carri, 228 dei quali italiani, e, durante le Desert Air Force l’Aeronautica italiana e la Luftwaffe avevano concentrato avevano ottenuto il risultato di falcidiare la massa di carri di Knights Bridge fu enorme. mobilitazione dell’apparato militare e industriale statunitense in favore del fronte nordafricano avvenne

Roosevelt. Risposi immediatamente: ‘’Darci tutti i carri Sherman, ancora privi del motore, e un centinaio di e una minaccia mortale portata alle indispensabili fonti da parte dell’Asse, l’euforia dei Capi ma nessun

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El Alamein Rivista Militare

dell’Armata corazzata d’Africa. Contemporaneamente, veniva accantonato il previsto attacco contro Malta, È importante sottolineare, nella successione orientale e in quello centrale del Mediterraneo, contro compiuto aveva esaurito le scorte di nafta della Marina previsto attacco a Malta. risposta a Mussolini, Hitler infatti scrisse: «Ordinate vostro Comando e il Maresciallo Rommel crederanno di poterlo fare militarmente con le loro forze depositi di carburante, materiali, viveri. Ma il bottino non forze corazzate sarebbero state lanciate contro il fronte forze dell’Asse nel teatro nordafricano. Ma intanto c’è da

War Department, furono «letti», ovviamente, in quella dibatteva l’Ottava Armata britannica.

una comunicazione dell’addetto militare americano al numerico dei mezzi Britannici e di quelli dell’Asse, così concludeva: “Rommel potrebbe tentare l’invasione

attaccare Malta in modo da assicurarci un’ininterrotta mercè momento opportuno”».

IL «MIRAGGIO DELLE PIRAMIDI»

1.142 carri armati Britannici, 1.009 erano stati distrutti; nei depositi del Medio Oriente rimanevano appena quel momento irripetibile, per tentare la conquista di

Alessandria, del Cairo, della Zona del Canale. Cavallero condividevano la predisposizione di Rommel

dell’«Ariete», assunse il comando del Corpo d’Armata, Desert Air Force, rinunciando

obiettivi, non è soltanto questione di benzina e di bombe la situazione in modo del tutto obiettivo e non penso Di tale giudizio mi sento responsabile di fronte alla storia» ritrovarono a Sidi el Barrani per un incontro conclusivo, mentre le punte avanzate dell’Armata si avvicinavano riluttante a quell’affondo; Cavallero era un po’ sulle sue ancora dai ricordi di Bastico. stato concesso. corazzate».

ed i 160 caccia monomotori disponibili nel deserto occidentale. precedenti operazioni.

– avendo ceduto carri, cannoni e materiali all’«Ariete» e

dalla sabbia e da ore e ore di moto, in combattimento.

In queste condizioni, l’Armata era il fantasma della pur duramente provata, stava avvicinandosi alle basi Rifatti i conti, l’Armata poteva contare esclusivamente sulle proprie forze e, in considerazione delle scadenti sarebbero stati restituiti ai reparti, prevedibilmente, nel privare di una sola delle Divisioni corazzate destinate Addirittura, inesplicabile la dispersione delle forze

motorizzate in Nord Africa avrebbe ulteriormente complicato il problema del rifornimento, necessariamente brucianti insuccessi dell’Armata del deserto.

PRIMA BATTAGLIA DI EL ALAMEIN (1-31 LUGLIO 1942)

piazzaforte, l’ultima posizione importante prima del Mediterranean Fleet importante quanto la difesa a oltranza delle posizioni della depressione di El Qattara, erano attestate le indiana.

volute di fumo: i funzionari bruciavano fasci di documenti un movimento pendolare, in un alternarsi di vittorie e l’oscillazione del pendolo, verso oriente, era andata al di

Nel porto di Alessandria, le navi della Mediterranean Fleet stavano per salpare, mentre una squadra navale preparava all’autoaffondamento. disponibili per la difesa di Alessandria e del Delta erano

interamente da autoblinde. In conclusione, una forza dell’intera posizione di El Alamein, da nord a sud, non reazione britannica, quella aerea soprattutto. Ma il primo urto – in considerazione delle condizioni dell’Armata

da parte dei soldati dell’Asse e di prostrazione da parte dei Britannici. Riattivare il mordente delle truppe fu il riuscì, con la sua presenza sul campo, combattente tra i combattenti.

Rommel – e con essi della prospettiva di una marcia tra El Alamein e Bab el Qattara, a ovest dell’altura di sopraffatta, aveva distrutto 18 dei 55 carri coi quali i

tout court importante e sconvolse la tabella di marcia dell’Armata tedesca stava combattendo con la tensione delle sue rimasero in bilico. notte il comandante dell’aviazione mi aveva informato stessi, e a quanto pareva, si preparavano a una ritirata. si stavano consumando come cera al fuoco. Il cedimento della Divisione corazzata italiana scosse settimane presso Knights Bridge l’”Ariete”, sia pure

della situazione”. Dopo l’”Ariete” fu la volta della Divisione di fanteria

Come si è detto all’inizio, il terreno, nel settore settentrionale di El Alamein, è piatto e uniforme, per cui rilievi del terreno appena percettibili diventarono

rimase stupito per la poca accentuazione delle alture, non è dei soldati. Il soldato italiano era volenteroso, dato un rendimento superiore alla media.

Bisogna dire che le prestazioni di tutte le unità italiane, ma specialmente delle unità motorizzate, superano di molto ciò che l’Esercito Italiano ha fatto negli ultimi ammirazione dal punto di vista umano come da quello militare sistema militare e statale italiano, del cattivo armamento e piani. In media, il comando italiano non era all’altezza decisioni e rapidissima attuazione delle medesime. non poteva tener fermo senza l’aiuto tedesco. Oltre alle sui piani britannici – inviati dal rappresentante militare al War Department.

di restare nel terreno retrostante. intercettava e decrittava da sei mesi, comunicandoli a venne trasportato al Cairo, dove morì, resistendo a tutti i tentativi britannici di farlo parlare. Naturalmente, fu dato momento cruciale.

calarsi su Malta. Ma la pressione dell’Ottava Armata britannica, con Costretto ad un continuo, snervante lavoro di «rammendo» del fronte di El Alamein, Rommel delusione per la mancata conquista di Alessandria, del Cairo, di Suez.

SECONDA BATTAGLIA DI EL ALAMEIN (31 AGOSTO - 6 SETTEMBRE 1942)

aerea”. operare nel deserto. nuovamente propositi di ritirata e Cavallero ribadì la ultimo attacco britannico, i combattimenti scemarono diavolo”.

Malta tornava a brandire – per usare l’espressione di colarono a picco, comprese molte preziose petroliere: ottobre, 11 in novembre. al DAK.

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Rivista Militare El Alamein meein

dirette dipendenze del Comando Supremo italiano e per Delease

motivi inesplicabili – a concentrarsi nella produzione i carri britannici e, soprattutto, i nuovi carri statunitensi. prezzo.

Avvenivano intanto, nei due eserciti contrapposti, importanti mutamenti al vertice dei comandi.

i rapporti con il Comando Supremo a Roma, Rommel

fecero sosta al Cairo, all’andata e al ritorno, diretti a Mosca, per importanti colloqui con Stalin.

El
Militare 15 l A
Alamein Rivista

si fermarono qui. di essere sostituito per motivi di salute. Sotto la stessa contribuito alla eccessiva “personalizzazione” del comando in Africa, col nuovo ordinamento da lui voluto Rommel, era stanco, soffriva di difterite nasale, • • da parte britannica, le forze erano state valutate cannoni, 450 carri armati, 150 autoblinde e 1.200 aerei di tutti i tipi. Corpo Motorizzato italiano, con le Divisioni corazzate

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Rivista Militare El Alamein mein

britannici era nutrito e ben diretto. da parte dell’Asse. il terreno era duro e fermo, in altre era cedevole e

campo di mine di fronte a noi. Il mattino successivo scorta di benzina”. Questa ruse de guerre da altre fonti – avrebbe dunque acuito il problema indicata come la causa principale dell’insuccesso della andarono in maniera sensibilmente diversa. seriamente ferito sul campo e il comando venne assunto nelle mani la direzione tattica delle operazioni. Questa fase dell’intero ciclo operativo sul fronte di El sfondare in direzione di Alessandria e del Delta. un importante preliminare scambio di comunicazioni Come riserva minima per l’offensiva, Rommel aveva investirono, come si è detto, il settore meridionale del fronte, con l’obiettivo di superare di slancio la e sboccare sulla costa all’altezza di El Hammam, alle dovevano escludere i carri modello “II”, poco armati e nettamente inferiore a quello col quale aveva combattuto

El Alamein Rivista Militare 17 A

contro la difesa britannica della cintura minata. Ma li dove si contava di trovare soltanto deboli forze, si trovavano invece profondi campi minati e una difesa lo sbarramento minato, costituì una testa di ponte e presente. minata. Mezzanotte è ormai trascorsa. È cominciato il minati, strenuamente difesi dall’avversario. Dall’alto,

I Britannici usano un nuovo metodo per illuminare il

dell’alba, la resistenza dei britannici nella fascia minata diminuisce. In tal modo, le punte corazzate del DAK profondamente verso est e di “ruotare” all’alba di continuare l’attacco. Ma una cosa era evidente:

Rivista Militare El Alamein

preparare le sue controazioni.

tal modo, urtare direttamente contro il dorso dell’altura essere conquistata mediante un attacco diretto”.

di trasportare il carburante senza ottenere il risultato sperato.

soprattutto dai numerosi pezzi controcarri da 57 mm. Questo affondo tedesco non riuscì, a sera, i carri della dalla posizione principale del fronte e la trasferì sul occupare la zona a est dei combattimenti, lasciata dalla assunto il comando il Colonnello Crasemann, fu lanciata una volta al presente. superare lo sbarramento della quota 132, i carri potranno motorizzata.

Il rifornimento di munizioni e carburante diventa “africane” di Rommel, fu quella di Alam Halfa, senza

El Alamein Rivista Militare 19 A

mancanza di benzina. dei campi minati britannici al momento dell’assalto spari si spensero nel settore meridionale del fronte, di Himeimat, coi suoi 217 metri di altezza. Si stavano apprestando il proscenio e le quinte

dentro”. E Hitler di rimando: “Sono fermamente convinto tempo, è destinato a crollare”. sul fronte russo.

Long Range Desert Group di Royal Marines

quando il DAK stava per scavalcare il crinale di Alam Halfa. Insomma, la “volpe” aveva perduto lo smalto dei

motosiluranti. – cadde nel cielo di El Alamein l’asso dell’aviazione considerazione della crescente, rinnovata minaccia rappresentata da Malta, venne decisa una nuova offensiva mani dei Britannici.

PROLOGO ALLA BATTAGLIA CONCLUSIVA

Rommel al periodo compreso tra il fallimento della vinto fatalmente. avesse mai posseduto.

US Air Force aveva fatto la sua apparizione e avrebbe partecipato con un buon numero di missioni alla prossima offensiva britannica. A petto del rafforzamento, senza precedenti, dell’Ottava di El Alamein. situazione e Stumme non volle o non seppe farsi valere settembre, su 40.200 tonnellate di carburante destinato perdute 12.308.

privarsi di reparti corazzati da inviare in Africa. Durante la licenza, a Rommel furono mostrati i nuovi carri pesanti credere in un potenziamento della Panzerarmee da due anni combatteva in Africa Settentrionale. In disposto sul terreno reparti misti alternati, italiani e imbottiti di mine e trappole esplosive.

corazzata “Ariete”. Come riserva d’Armata, nel terreno retrostante, a nord,

atout

polivalenza del pezzo, controaerei e controcarri, come

Alle dirette dipendenze del comando d’Armata c’erano, computo numerico puro e semplice delle Divisioni non Scomponendo il dato relativo ai carri – come sempre 421 Crusader, 167 Stuart, 223 Valentine e 6 Matilda Su 497 carri dell’Asse, 239 erano carri medi e 20 carri statunitense e nemmeno da contrapporre ai Crusader.

TERZA BATTAGLIA DI EL ALAMEIN (23 OTTOBRE - 4 NOVEMBRE 1942)

contemporaneamente il fuoco contro le posizioni non si era mai visto nulla di simile. era poco indicato per conciliare il sonno.

dovizia di mezzi, prevedeva, nel settore settentrionale,

i campi minati, sboccassero abbastanza celermente in campo aperto. Due corridoi dovevano essere aperti

per cui i punti di radunata della fanteria britannica non criticata da Rommel, subito dopo il suo precipitoso Stumme, nelle prime ore del 24 ottobre, recatosi in il fuoco nemico e morì per colpo apoplettico, cadendo per uscire rapidamente dalla zona pericolosa. Dunque, Rommel era assente all’inizio dell’offensiva; muti per alcune ore. Ce n’era abbastanza – in conto l’ostacolo rappresentato dai campi minati. Non accadde nulla di simile. È necessario, a questo punto, fare un piccolo passo aveva ricevuto una telefonata da Hitler in persona. Se la il comando della Panzerarmee

da sud. Come sempre, non confessata, c’era la

testimonianze scritte e raccolte “a caldo”, rispondono veramente le cose.

si era ricostituito una massa d’urto, valutabile in difensivo avrebbe probabilmente consentito, secondo i destinato a far cadere per manovra l’intero fronte di El Alamein”.

britannico, non avrebbe certo esitato a lanciare la sua motorizzate, a differenza delle Divisioni italiane. Armata avvenne nel settore settentrionale – dove, alla da un eventuale fondamento nel settore meridionale. violenti combattimenti per sbriciolare, una ad una, le posizioni dell’Asse e triturare letteralmente le Divisioni di The Desert Generals

concludere l’anno con una vittoria.

l’Asse avrebbero necessariamente dovuto ordinare lo passo. l’aviazione stava avendo un ruolo decisivo. montato sui superati CR.42, dell’Aeronautica italiana formazione di biplani italiani CR. 42: non so se ridere di settore meridionale i Britannici, tra il 23 e il 29 ottobre, settantina di carri e centinaia di uomini, appartenenti

solo stavano condividendo il destino dell’Afrika Korps –contrastando il terreno ai britannici, palmo a palmo – ma

mettendo in campo meno di 150 carri, vedeva le aveva temporaneamente ritirate le Divisioni di prima di carri armati, armi, rifornimenti e carburante. Il 23 stava preparando I’“Operazione Supercharge” aviazione disponibile.

annotazioni del Maresciallo – venivano abbattuti uno dopo l’altro dai britannici. I cannoni anticarro italiani da 47 mm, esattamente come i nostri da 50 mm, non di carri e Rommel, dando fondo a tutte le sue indiscusse

Supercharge”. Ormai, per salvare i resti dell’Armata, si ordini furono diramati ed erano in corso di esecuzione, insensato in quella situazione: “Alle vostre truppe non vittoria o alla morte”.

confusione: era l’applicazione del classico aforisma napoleonico “Ordine, contrordine, disordine”.

lasciato una testimonianza scritta di questa autentica epopea.

Corpo contro circa 100 carri armati pesanti britannici armati esplodevano o s’incendiavano, mentre il ‘Carri armati nemici fatta irruzione a sud dell’’Ariete’;

valorosa lotta, era annientato. Con l’’Ariete’ perdemmo

delle perdite, dovettero rammentare le parole del Duca

della sfera cui appartiene il valore come fatto morale”. litoranea, verso occidente, “col sole alle spalle e il viso rivolto alla notte”. Nonostante il Corps de chasse – fecero il resto, bloccando ulteriormente i movimenti di Divisione paracadutisti – al pari di quelle di fanteria –stava contando i suoi morti, compresi i fratelli Ruspali, Quando vincitori e vinti contarono le rispettive perdite, comandante dell’Afrika Korps I Britannici lamentavano a loro volta la perdita di 13.560 uomini, tra morti, dispersi e feriti e 600 carri della enorme sproporzione dei mezzi. campane per la vittoria, i Britannici, in considerazione

d’accordo con Carrelli Barnett, quando scrive: “Da un punto di vista storico questo è l’ultimo atto dell’impero duramente combattuto”. I tre cimiteri di El Alamein ne sono la muta testimonianza: un bianco Sacrario sono raccolti i resti dei combattenti

pietosa ricerca delle povere ossa di quanti, sotto tutte le bandiere, si affrontarono in armi, ottant’anni fa, nel deserto di El Alamein.

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

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Per il Duce, per il Re Tempo di guerra - I diari e le note

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Comando Supremo - Diario 1940-43 del Capo di Stato Maggiore Generale, Cappelli, 1948.

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La condotta italiana della guerra-Cavallero e il Comando Supremo 1941-1942 Decisioni fatali

L’Italia nella seconda guerra mondiale, Cappelli, 1967.

I falchi del deserto 1963.

I giorni di El Alamein

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La guerra del deserto La campagna nell’Africa Settentrionale 1940-1943

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Storia di diecimila aeroplani, edizioni europee, 1947. La disfatta nel deserto 1946.

Mussolini l’alleato, edizioni Corso, 1952. Roatta Mario, Otto milioni di baionette, Mondadori, 1946.

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Storia militare della seconda guerra mondiale, Mondadori, 1970.

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Le azioni navali Dal 1° aprile 1941all’8 settembre 1943 mondiale, 1960.

La difesa del al 30 settembre 1942 con l’Africa Settentrionale dal 1° ottobre 1942 alla caduta della Tunisia

Rommel

a Rivista Militare la sua storia in terra d’Africa e di comunicare minuziosamente le sue imprese fatte di ricordi spesso drammatici. Nelle sue parole paura di morire”. col compito di supportare militarmente il Deutsches Afrikakorps britannici.

pista erano in attesa gli aerei militari multiruolo SM 82, avevano una capienza limitata. In un secondo momento iniziano a trapelare le voci che la nostra destinazione era l’Africa Settentrionale, precisamente Barce in Libia. Appena atterrati ci fu chiesto di consegnare i paracadute, sembra che avessero dei problemi, ma non ho mai capito bene le motivazioni, si parlava di sabotaggio. Dopo alcuni giorni, ci riconsegnano i paracadute e saliamo sui mezzi militari con destinazione Tobruk. Durante il viaggio ricordo un’indicazione stradale che mi ha colpito: strada dell’Asse –Roma, Tokyo, Berlino – quel percorso terminava tra le sabbie mobili, un deserto senza uscita. In quella zona rimaniamo una ventina di giorni per effettuare una serie di visite mediche; ricordo molto bene che eravamo forniti di un numero consistente di armi automatiche.

Qual è l’episodio più brutto vissuto durante la sua esperienza in Africa?

Mi conferma che quando è partito da Galatina non conosceva la sua destinazione? Mi racconta brevemente il suo viaggio ed i primi giorni in terra africana?

Una notte di luglio arriva l’ordine di prepararsi per uno spostamento verso l’aeroporto militare della mia città natale. Eravamo all’oscuro di tutto, non sapevamo cosa ci aspettava. Sulla

cosa ci aspettava

A
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Rivista Militare El Alamein mein

uno scontro a fuoco le strazianti scene vissute da un mio amico colpito al volto: si strappava con le mani quel poco che gli era rimasto del viso, brandelli di carne che volavano via. Bevevamo l’acqua dei radiatori dei camion tedeschi, la

ma era maleodorante; ci lavavamo i capelli con la sabbia, convivevamo con i pidocchi e con la dissenteria. Ci mancava tanto l’acqua. Non potrò mai dimenticare le scene di soldati seppelliti vivi. Ma non ho mai avuto paura di morire.

Che rapporto aveva con i commilitoni?

Era buonissimo, ci si aiutava a vicenda. Quando ero in servizio esterno al campo e trovavo pagnotte di pane, cercavo di accaparrarmi tutto quello che potevo anche per gli altri, spesso le nascondevo nelle mutande, non avevo problemi a rischiare la vita per il loro bene, ci tenevo a portarle al campo e distribuirle. Ma lo facevano anche gli altri. Ricordo molto bene il ruolo degli ascari, erano molto disponibili con noi seppur terribili tra di loro. Il rapporto con la gente del posto era ottimo, se potevano ci aiutavano.

Che ricorda di quel famoso 23 ottobre 1942, ad El Alamein si combatté la madre di tutte le

battaglie con i paracadutisti della “Folgore” in prima linea.

La battaglia comincia intorno alle 20.30; nonostante stanarci, loro attaccavano a largo raggio, cercavano l’accerchiamento, a noi mancavano le munizioni, ma abbiamo rischiato il tutto per tutto con un attacco incrociato. Il nostro obiettivo era sparare ovunque, facendo così gli inglesi pensavano a loro volta di essere accerchiati. La notte cercavamo di avvicinarci il più possibile al nemico, il problema che intorno a noi erano piazzate molte mine che esplodevano ad altezza d’uomo, il nemico era fornito di metal detector, noi dovevamo scovare le mine con il coltello. In pochi giorni siamo stati sopraffatti dall’avversario e siamo stati costretti ad arrenderci il 5 novembre, ma è stata una resa con gli onori delle armi. Il 6 novembre 1942 vengo fatto prigioniero. Sinceramente gli inglesi non mi hanno trattato male.

Molti soldati avrebbero preferito morire che arrendersi, me lo conferma?

Assolutamente sì, nella nostra testa esisteva solo il coraggio, eravamo stati addestrati per essere pronti a tutto, la nostra grandezza era questo, mai arrendersi meglio morire.

Dopo la sua grande esperienza vissuta in Africa che consigli può dare ai nostri giovani?

Di vivere la libertà e la democrazia, di non sottovalutare la pace e di evitare qualsiasi genere di scontro tra i popoli, cercare di rispettare le persone anche se sembrano cattive. La guerra è bruttissima!

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El Alamein Rivista Militare

Professore, lei ha combattuto a El Alamein – e non solamente – in quella battaglia diventata ormai leggendaria. Lei ha vissuto la guerra nelle sabbie infuocate del deserto, torrido di giorno e freddo di notte, tra rischi, disagi nostalgie e Cosa la sorreggeva in quei momenti così andare avanti?

Era il senso del dovere che mi sorreggeva costantemente, che mi

Non avevo risentimenti verso nessuno, anzi volevo dare il mio apporto in un momento particolare per la Patria. Non importava chi governasse, io e miei amici commilitoni lottavamo per la Patria, per la nostra terra, per la nostra storia e per la nostra cultura.

L’amicizia che si instaura in condizioni di pericolo è particolare e di non facile comprensione per chi non l’ha provata. È un sentimento che i solamente il cuore può riuscire a capire, senza usare le parole. Cosa c’è di diverso, rispetto all’amicizia che nasce nel benessere e negli agi?

Vede, nella Divisione “Bologna”, la mia Divisione, c’era una particolare atmosfera d’unione e di amicizia. Era in sostanza quello che si chiama vero cameratismo. Quando si vive insieme in situazioni di pericolo, ognuno dipende dall’altro, come ognuno fa tutto per l’altro, per proseguire l’esistenza sia pure in circostanze tragiche e anche per sopravvivere, per sorreggerci reciprocamente nei momenti di sconforto e per consolarci a vicenda quando molti commilitoni non tornavano. Ho visto i miei uomini – ero Comandante di plotone – e i miei amici fatti a pezzi e mi si stringeva il cuore per dolore, rabbia e impotenza. Io però da Comandante dovevo fare di tutto per tutelare e proteggere quelli che mi rimanevano. Ancora oggi, il ricordarlo è un’emozione sempre molto forte. Non potrò mai dimenticare. D’altronde come potrei?

Lei ha provato l’esaltazione della vittoria. Come ha reagito all’ordine di ritirarsi dopo la battaglia di El Alamein?

Ci ritiravamo, è vero, provavamo un senso di rabbia e di vuoto nello stesso tempo, ma avevamo la sensazione di non avere perso la battaglia. La disparità con il nemico era enorme, non era per nostro demerito che ci ritiravamo. Avevamo fatto l’umanamente possibile, non ci era venuto meno il valore o il coraggio, bensì le sole risorse materiali. A volte, con la ragione, valutando le forze che l’avversario poteva mettere in campo, incominciavamo a renderci conto, poco a poco,

Intervista pubblicata nel dicembre 2002 su Rivista Militare

Ci voleva un coraggio doppio per lottare in una situazione del genere: rischiare la vita, e con mezzi risicati e logori, per fare il proprio dovere.

È vero, ci rendevamo conto di questa nostra impotenza materiale, dei nostri scarsi mezzi, un’abbondanza incredibile di mezzi moderni, tanto in carri armati quanto in aerei. Cosa si poteva fare con i nostri «47/32»? Eppure

morale. Ognuno di noi – e venivamo da tutte le regioni d’Italia – era convinto di essere determinante per la vittoria delle nostre Armi. Questo erano riusciti ad inculcarci: l’importanza del singolo nella collettività.. Cercavamo di sopperire alle limitate risorse con maggior cuore, con sempre rinnovato entusiasmo, facendo anzi a gara per essere utili agli amici e per proteggerli in ogni modo. Così tutti si sentivano a proprio agio perché ognuno era al servizio degli altri e del Reparto.

Cosa ricorda maggiormente dei momenti di pausa che si alternavano alle battaglie?

Il carattere domestico della buca è stata un’esperienza davvero insolita. Noi soldati consideravamo il fosso scavato nella cocente sabbia come la nostra casa. Lì avevamo le nostre povere cose, lì cucinavamo e mangiavamo, lì ci sorreggevamo a vicenda e sognavamo tante cose. Inizialmente ci sembrava piccola, scomoda e angusta ma dopo le prime settimane era il massimo che si potesse desiderare. Ci donava rifugio e conforto e costituiva un importante punto di incontro.

Quali ammaestramenti i giovani possono trarre da quegli episodi?

allora?

tutti, dentro e fuori casa, in un imponente processo di sviluppo tecnologico, addestrati a un linguaggio che poco ha a che fare con le antiche realtà domestiche. Esisteva, nella guerra che combattevamo, un’Italia semplice, prevalentemente contadina, rurale, dove però

lettere per i miei soldati. Erano lettere che parlavano di modeste, ma importanti sfaccettature della vita: gli affetti familiari, la salute delle bestie domestiche, il lavoro nei campi, la salute dei parenti anziani. Quelle povere famiglie che allora conducevano una vita di stenti, resi ancora più drammatici da una situazione di guerra, avevano bisogno di credere rimasti laggiù. Tra le sabbie della grande Africa.

li ha vissuti, perché sono una preziosa scuola di vita. Gli Italiani non avrebbero potuto dimostrare al mondo il loro valore, non si sarebbero fatti onore a El Alamein senza una passione, tutta umana e spirituale nel contempo, strettamente legata al servizio della Patria. Questa parola Patria, appunto, Rappresentava infatti amore per gli affetti più cari (famiglia e amicizie), per la nostra cultura e civiltà, esigere dignità, umiltà, dovere, legge della coscienza e, per quanto mi riguarda, mi ha aiutato a capire il vero valore della vita, della religione e la grandezza di Dio.

Le sue sono parole di elevato valore spirituale, ma come vengono percepite nella nostra epoca?

La vita va assaporata nella sua totalità, come pure va compreso il grande dono che la stessa vita rappresenta. Ma questo non va scisso dal contesto generale, che ci deve avvicinare agli altri e farci sentire il legame con coloro i quali ci hanno preceduti nelle varie epoche. Ecco da cosa scaturisce il sentimento di comunità nazionale, che purtroppo sembra oggigiorno quasi spento. Per fortuna, però, qualcosa si sta muovendo anche in tal senso.

una intervista a Rivista Militare, correlata da alcune aveva staccato la mandibola; lo prese sulle spalle e lo Prima della partenza per l’Africa, quali sono state le sensazioni vissute ed i ricordi del suo viaggio?

Non sapevamo di andare in Africa. “Il Tenente Ferruccio Brandi informa che è comunque imminente il nostro impiego; non si sa dove, ma è certo per i prossimi giorni. Nel cuore della notte la tromba suona l’allarme. Non si tratta di una esercitazione, come altre volte è avvenuto, si parte davvero. Nessuno sa dove. Barcollanti ed assonnati, sono le quattro del mattino, smontiamo le tende, prepariamo le armi individuali e gli zaini. In autocarro arriviamo all’aeroporto di Galatina. È l’alba, spiaggia gialla: è il deserto, siamo in Africa. Siamo una goccia d’acqua. Si parla di un lancio nel delta del Nilo, alcuni affermano che ci lanceranno su Alessandria d’Egitto altri ancora su Malta. All’alba lasciamo Derna sommersi da una tempesta di sabbia e assaliti da sciami di mosche fameliche che non ci abbandoneranno più: un tormento indescrivibile” .

I britannici, nell’ottobre del 1942, presero il sopravvento: cosa ricorda di quelle giornate?

“È stato proclamato lo stato di massima vigilanza. Si ritiene possibile un prossimo attacco. Dalla mia buca con il binocolo scruto l’orizzonte a 360° gradi. Vedo solamente il deserto nella sua immensità; nel campo minato davanti a noi, si notano le piccole irregolarità del terreno dove il nemico ha posato le sue mine. Il compito assegnatoci consiste nel lasciar passare le spalle con bombe a mano e bottiglie molotov. Siamo soli, praticamente nelle loro linee, isolati da tutti e con un solo, ordine: Resistere!”

Prima della cattura da parte dei britannici, ha salvato il suo Tenente, Ferruccio Brandi, gravemente ferito durante la battaglia del 23 ottobre, portandolo a

“Dalla mitragliera del carro armato britannico, che utilizza addosso. Un proiettile gli ha asportato metà del viso. Prendo il pacchetto di medicazione che non basta, mi tolgo e utilizzo anche la mia panciera, riesco a fermare il sangue. Forse questo gli ha salvato la vita. Lo trascino in l’occhio che gli rimane, il sangue si è fermato, gli sollevo la testa ed emette un urlo, appoggio la sua testa sulla mia borsa e lo sento respirare. È vivo!”

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Militare El Alamein
mein

La battaglia di El Alamein è un motivo di orgoglio difensore della Patria?

Il mio orgoglio è stato quello di aver potuto combattere con onore, nonostante gli scarsissimi mezzi a disposizione. In Africa, dove eravamo, non c’era nessuna Patria da difendere, non era chiaro perché eravamo andati in quel luogo. Eravamo dei ragazzi poco più che ventenni, condizionati dalla propaganda del Fascismo: dovevamo credere, obbedire, combattere, senza farci troppe domande. Molti di noi si sono accorti troppo tardi di essere stati mandati in guerra solo per la gloria di “qualcuno”.

Quali sono stati i momenti più belli che le sono sua avventura in Africa?

I momenti belli sono stati quelli relativi alla solidarietà tra

“Per ripararci dal sole di giorno e di notte dalla rugiada, abbiamo cosparso con la sabbia il telo tenda, dopo averlo inumidito con olio e grasso. Otteniamo un minimo di riparo dal freddo e dal sole rovente, oltre ad una mimetizzazione sprovvista di mezzi di trasporto, deve sperare nella d’acqua non supera quasi mai il litro giornaliero. Poche volte abbiamo il rancio caldo e quando arriva, il sapore e l’odore dipendono dai contenitori che sono stati usati; a volte sa di benzina o di nafta, altre di cloro e, nel migliore dei casi, di acqua salata” (*).

Mi conferma che il soldato italiano non ha mai pensato di arrendersi?

Arrendersi non era previsto. “Eravamo appena stati catturati e attorno a noi bruciano alcuni carri centrati dalla nostra artiglieria. Sento le urla dei soldati britannici feriti, due camion vicini sono stati centrati dai colpi dei nostri cannoni e ardono simili a due grandi falò. Io ed i miei compagni rimaniamo in piedi a braccia conserte incuranti delle schegge che sfarfallano e cadono vicinissime a noi. Ricordandolo oggi questo atteggiamento appare come una inutile e stupida esibizione, ma in quel momento mi sembrava giusto farlo” (*) far parte delle Forze Armate?

Come siete riusciti a contenere lo strapotere logistico e bellico britannico?

ci è stato possibile.

Noi eravamo giovani di leva, indottrinati da un regime che portava solo alla belligeranza. Infatti, la guerra come “valore positivo” fu una delle idee guida del Fascismo. la guerra, tanto da affermare, nel corso stesso della nella vita di un uomo, come la maternità in quella della donna. Oggi chi sceglie di entrare nelle Forze Armate diventa un professionista: la legge assegna loro la funzione prioritaria della difesa dello Stato, nonché quella di operare, in conformità al diritto internazionale, alla salvaguardia delle istituzioni e di svolgere compiti di straordinaria necessità o urgenza. I giovani devono inviano, come è successo a me, in luoghi lontani, senza sapere nemmeno il perché. Penso oggi alle giovanissime reclute mandate dalla Siberia a morire in Ucraina.

* G. Compagnoni, Altri tempi, Arti Edizioni, 2012.
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Aldino Bondesan Walter Amatobene

postazioni, dei resti, dei documenti e delle molte contro il Commonwealth

opere difensive della linea del fronte, una sorta su una fascia di deserto con andamento sinusoidale nord a sud della succitata linea del fronte, si estende

sono state condotte attraverso l’opera di www.

dell’alto patrocinio della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica. Scopo principale del ed il ripristino dei siti della linea del fronte, teatro del ciclo di combattimenti culminato con l’ultima 2007, in occasione del quale i ricercatori italiani

Information System

Geographical

Cleaning Mission “missioni di pulizia” sono iniziate nel febbraio del 2010 con l’intento di contrastare rispettando precisi protocolli procedurali.

Cleaning Mission bilancio molto positivo, permettendo tra l’altro di ricostruire con precisione lo stato della linea del ultimo, consentendo di localizzare siti di particolare interesse quali ad esempio:

• di Alam Halfa;

• • sulla rampa di Naqb Rala dove nella notte del meridionale;

dove cadde il Cap. Costantino Ruspoli, MOVM; • le postazioni dei carri e dei semoventi dell’Ariete e • l’orientamento in un’area quasi del tutto priva di duraturi; sono così nati i “cippi”, su cui sono ora quest’ultimi è inoltre possibile apporre una dedica sia quella di onorare la memoria dei caduti italiani in così da poterne collocare uno nel deserto e l’altro in in una piazza, in una scuola, in una caserma o in una sede di sezione di Associazione d’Arma.

Gli itinerari del Parco storico del campo di battaglia Dominioni è stata idealmente ripresa dai componenti

maturato l’idea di creare una serie di itinerari o percorsi d’armi. Scopo dell’iniziativa è stato quello di rendere

Itinerario A – Lo scontro sul Naqb Rala

difensivo italiano. I ripiani strutturali dell’altopiano circa 200 metri sul livello del mare e costituiscono un baluardo naturale utilizzato dal Comandante del

Itinerario B – Quota 105: assalto al Raggruppamento Ruspoli

Il toponimo Quota 105 si riferisce a una vasta piana, trovare nel tratto centrale del fronte meridionale. A nord, meridionale del settore sono marcati da una modesta scarpata incisa da uadi

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Rivista Militare El Alamein mein

Itinerario C – La Folgore resiste a Deir el Munassib costituiva un pericoloso saliente dell’Asse all’interno

Itinerario D – El Taqa Plateau. Il fronte meridionale

conformazione costituiva un impenetrabile ostacolo furono sempre saldamente presidiati e circondati da campi minati.

Itinerario E – Operazione Beresford

ampie depressioni dell’intero fronte: Deir el Munassib, Deir Alinda e Deir el Qattara.

Itinerario F – Operazione Supercharge: il fronte nord

Si tratta della porzione di fronte compresa tra la strada il Ruweisat, un’area di cerniera tra i vasti e piatti tavolati ruolo fondamentale nella predisposizione sia dei piani

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Itinerario G – I corazzati italiani

trincerato di El Alamein, attraversando il nodo di Qaret el Itinerario H – La linea dei box britannici di Qaret el Abd. Nella primavera del 1942, con lo le piazzeforti di El Alamein e di Qaret el Abd.

Itinerario L – La rete delle piste abbandonate ma percorribili con mezzi fuori strada.

Itinerario M - La Memoria dei Caduti-Sacrari Militari e Cimiteri di Guerra

Di questo itinerario esiste il solo cippo posto nel Sacrario Militare Italiano. Si è infatti in attesa di vedere coinvolte

istituzioni ed enti locali e al lavoro di quasi trecento presso il Sacrario Militare di El Alamein attraverso

Camera dei deputati della Repubblica Italiana.

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