GIORNALE DI
-~,. MEDICINA MILITARE •
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PUBBLICATO DAL COMITATO DI SANITÀ 'MILITARE .
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(P ER ORDINE DE L MI NISTERO DELLA GUERRA )
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Luglio 1881.
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LE FEBBRI DAMALARIA CURATE ~ELLO SPEDALE MILITARE DI CATAl'l'"ZARO dnm nte l ' nJ timo trimestre del 1879
r. I morbi da infezione malarica costituirono quasi i tre quarti delle malattie di medica pertinenza che vennero curate nell'ospedale militare di Catanzaro durante l'ultimo trimestre dell'anno 1879. Ciò che però allora richiamava tutto l'iute· resse clinico del riparto intorno alle malattie malariche, determinandomi poi a farne argomento di un rencliconto speciale, non era tanto l 'importanza che a quei morbi veniva data dal numero, quanto quella che emergeva dalla immensa varietà delle forme e dalla non rara gravezza dei casi. Nessuna classe sociale ofi're, come l'esercito, la opportunità di fare dei morbi malarici uno studio così completo e forse, col tempo, così proficuo. Da una parte l'assidua vigilanza colla quale il medico militare deve seguire giorno per giorno le condizioni sanitarie del corpo cui a,ppartiene, fa sì che non gli possa sfuggire nessun caso di recicliva di sitfatto morbo; e ciò costituisce un severo controllo alla efficacia delle cure precedentemente fatte ; dall'altra parte il tributo che le malattie da infezione malarica prelevano ogni anno sulla salute della truppa è cosllargo, che il medico non solo
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può seguire su vastissima scala cotesti morbi durante tutte
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le loro fasi, ma può eziandio sorprenderne i vari modi di evoluzione, distinguere le guarigioni -vere dalle apparenti e così precisare sino ad un certo punto come e quanto ai -vari esiti concorra l'intervento terapeutico. Sembra che al danno della grandissima diffusione dei morbi malarici fra l'esercito debba servire di compenso il fatto, che può constatarsi ogni anno, che nelle regioni e nelle epoche in cui domina dispoticamente la malaria, accanto ad una cifra elevatissima della morbidità, quasi sempre ne esiste una. relativamente molto bassa della mortalità. Se questo fatto vale a comprovare la minore letalità immediata ind()tta dalla infezione malarica in confronto alle altre malattie endemiche ed epidemiche dell'esercito, mon offre però la misura reale di tutto il danno che, prescindendo dalle perdite temporarie per speda.lità e per licenza e dalle perdite permanenti per congedi di rimando, l'esercito subisce per effetto di cotesta infezione. Infatti la letalit:ì. indotta dalla infezione malarica avviene od in modo acuto e specialmente per la perniciosità delle sue manifestazioni, od in modo cronico per effetto della cachessia e delle profonde sue localizzazioni. Ora, non v'è possibilità di confronto fra il numero d elle perniciose che ogni anno suole verificarsi e quello delle cachessie che in seguito vanno a costit uirsi, tanto è maggiore il numero di queste ultime. Avviene però che la letalità. indotta dalle perniciose è appunto raffigmata quasi tutta dalle cifre della mortalità che lo statistiche del nostro esercito offrono annualmente come effetto della infezione malarica, mentre quella indotta dalle cachessie, che certamente è di gran lunga più grande, non è compresa che in minima parte dalle statistiche stesse. n militare che è colpito dalia.
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cachessia palustre, i cui effetti letali sono piuttosto tardi vi, non appena la sua malattia è riconosciuta incurabile, ottiene il cougeùo di rimando, e la mortalità, che più tardi sarà probabilmen'te indotta da qnei casi di cachessia, anzichù a carico dell'esercito, andrà colle sue cifre ad accrescere la somma dei defunti nelle statistiche dello stato civile. Altri trovano un compenso dei da,nni indotti dalla malatia nella circostanza che paralcllamente coll'accrescersi delle sue manifestazioni, diminuiscono lo altre forme morbose. È un fatto che allorchè domina endemicamente l'influenza malarica, si verifica ciò che in generale rilevasi durante lo imperversare di quelle gravi epidemie caratterizzate da estrema diffusibilità, che, cioè, cessa il polimorfismo morboso proprio
di quel dato periodo in cui la epidemia si svolge per lasciar luogo alle manifestazioni del morbo dominante. ì\Ia questo fatto non deve in~endersi nel senso di una incompatibilità morbosa, quasi che i morbi fosserp dipendenti da germi di coi l'uno nel sostenere la lotta per la propria esistenza dovesse distmggere l 'altro. ·- Come i principì infettivi delle gtandi epidemie, quello del veleno malarico coglie tutte le costituzioni, deboli o forti che siano, in una proporzione assai maggiore di quella che è propria della morbidità ordinaria. È quindi ben naturale che specialmente tutti quegl'individui -di costituzione relativamente debole, i quali appm1to perciò -sarebbero stati più che gli altri eS}Josti agli effetti delle varie cause morbigene inerenti alla vita umana in genere ed alla vita militare in ispecié, è naturale, ripeto, che quegl'individui pel fatto solo di essere stati colti dalla malaria é di essere obbligati a sottoporsi alle cure ed ai riguardi igienici propri di quel morbo, si sottraggano alla maggior parte delle cause morbose più comuni e scemino quindi di una cifra non indifferènte il contingente che altrimenti fornirebbero alla generale morbidità.
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LE FEBBRI JJA MAT.ARIA 678 Del resto è un compenso ben meschino quello della diminuzione del polimorfismo morboso, quando si rifletta che ad esso si sostituisce un morbo che colpisce moltissimi, che è difficilissimo a sradicarsi in un gran numero di casi e quindi sottrae per settimane e mesi molti militari al servizio; tm morbo infine che è circondato da tutti i pericoli inerenti alla gravezza eventuale degli accessi, od alla cronicità che è suscettibile di assumere, e che in relazione a questi peric.oli ha la sua letalità immediata e tardiva.
II. Le malattie da infezione malarica che ebbi in cura nel riparto presentarono tutte la principali forme di cui sono suscettibili : 48 furono a tipo terzano, 44 a tipo quotidiano, 3 a tipo quartano, 8 a forma remittente, 4 a forma perniciosa e 14 a forma cronica. Ciò che più mi ha sorpreso nello scindere questi casi secondo il loro tipo è stato di non aver trovato fra di essi alcun caso di quotidiana doppia, o di terzana doppia. Non garantirei che alcuna di queste forme non sia sfuggita alla mia attenzione, sono però persuaso che tali modalità delle febbri malariche vadano facendosi sempre più rare in tutti i rendiconti clinici non tanto perchè sia scemato il numero di quei casi che altra volta venivano diagnosticati come tali, quanto perchè oggidì è del tutto mutato il punto di vista dal quale Yengono studiati. Quando lo spirito sottilissimo di osservazione teneva luogo di tutte quelle nozioni positive che oggidì servono di guida alla diagnosi ed alla proguosi di un morbo, neUe febbri a periodo si annetteva molta. importanza all'ora in cui ingrnivano gli accessi ed al grado dei sintomi concomitanti. Alla intensità. della febbre si dava..
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pure importanza, ma non possedevasi alcun mezzo per apprezzarla rigorosamente e per poter stabilire degli utili confronti; era quindi specialmente sui ratl'ronti più sicuri dell'ora e del grado di certe conconutanze con cui ingruiva un parossismo febbrile che fondavasi la diagnosi di quotidiana o di ter2ana doppia. Ora, inve-:e, accertata la natura mala1ica del morbo, il sint.omo che si segue con maggior interessamento è quello della febbre; gli altri sintomi concomitanti sono tenuti essi pure ili vista, ma solo in quant.o possono rappresentare una complicanza o costituire un pericolo. Usando del termometro per tener dietro alla evoluzione febbrile, si è giunti a risultati, che certamente prima non si sarebbero preveduti: si riconobbe, cioè, che molte febbri che ritenevansi intermit · tenti non lo erano punto e spe::ialmente che in molte doppie quotidiane o doppie terzane o terzane duplicate qu.:,llo stadio, che giudicavasi siccome apiretico, non potevasi rigorosamente ritenere per tale; mentre si riconobbe che molte forme malaiiche, che ritenevansi continue, non sono che forme pa· rossistiche subentranti o subcontiuue, forme in cui o l'accesso successivo subentra prima della defervescenza dell'accesso precedente, oppure gli accessi si ripetono e si succedono parecchie volte nelle 24 ore. Dai risultati della termometria applicata alle febbri ma· lariche deriva che non solo è più limitn,to il numero di quei
casi che possono diagnosticarsi come quotidiane o terzane doppie, ma che il concetto della intermittenza della piressia non può più essere cosl incondizionatamente accettato come sint~mo necessario delle forme morbose malariche, poichè se la intermittenza. è propria delle forme ma1ariclie più comuni, quali sono le quotidiane e le terzane, non la si ritrova più nelle forme perniciose subcontinue, nelle subentranti ed in
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altre ancora in cui la termometria constata la successione dei parossismi e l'assenza di qualunque stadio apiretico. È noto come sia proprio dello esordire delle febbri mia· smaticbe l'assumere molto spesso il carattere remittente per poscia spiegare il tipo quotidiano o terzano più o meno de· finitivo. Siccome tale remittenza iniziale perdura soltanto due o tre giorni, così non è che al servizio presso i eorpi che il medico può constatarla, mentre questa speciale evo-
luzione del tipo febbrile assai raramente può osservarsi negli ospedali rlove gli infermi di febbri a periodo sono generai· monte inviati al 2° o 3° giorno di malattia, quando cioè la febbre, abbandonato il tipo remittente iniziale, ha già. assunto il tipo accessionale puro. La remittenza iniziale della febbre, più che la estrinsecazione degli effetti specifici che il veleno malarico esercita sulla umana economia, deve considerarsi come le reazione con cui tutto l'organismo risponde allo insolito stimolo infettivo esercitato dal miasma tellurico, quando non sia l'espressione del catarro gastrico che com. plica molto spesso l'esordire delle febbri malariehe. Non sono però queste le forme curate nel riparto che annoverai fra le remittenti, perchè il loro numero sarebbe stato ben più grande: collocai invece fra le remit tenti quelle forme malariche, che, per tutta Jla durata della malattia, mantennero il carattere remittente della febbre. Carattere comune a quei casi di remittenti, e che rivelavano la intensità della infezione, o quanto meno una estrema debolezz~ di resistenza organica individuale, era la grande prostrazione delle forze presentata da ciaseun infermo. In relazione a questo sintomo, come effetto di una stessa causa, segnalava.nsi pure altri fatti morbosi costanti, cioè depressione morale, torpore intellettuale, decubito dorsale mantenuto per parecchi giorni, appianamento dei tratti del volto,
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e colorito giallo-pallido-sporco dei tegumenti. Questo stato determinavasi fin dal primo e dal secondo giorno di malattia, e, se non fosse stata la nozione della dominante endemia annual e malarica, dello speciale ·modo di decorrere della febbre e la esclusione di altre concomitanze, si sarebbe potuto facilmente interpretare come efl'etto di infezione tifica anzichè di infeziore malarica, aYuto riguardo specialmente a quei ca.si d'ileo-tifo i quali ingruiscono subdolamente e che trascorrono il loro primo settenario in mezzo ai sintomi meno caratteristici del morbo. Quantunque cercassi di premunirmi contro la facilità di consimili equivoci, pure in un caso fui tratto in inganno. Trattavasi del soldato nel l o fanteria Vitali Bartolomeo della classe 1857. Entrato nell'ospedale il 17 ottobre 1879, asseriva di essere ammalatO da quattro giorni con febbre, cefalea intensa ed epistassi: non aveva mai avvertito alcuna di quelle sensazioni soggettive che accennano al rinnovarsi od al risolversi di un parossismo febbrile i presentava invece sensorio ottuso, prostrazione, ventre indolente ma meteori· stico, lingua impaniata nel mezzo, arrossata e punteggiata ai bordi; anoressia, sete, alvo chiuso da due giorni. Tutti i visceri sani meno la milza che era accresciuta in ispecial modo nel diametro trasverso. La temperatura alla sera del 17! quarto giorno di malattia, 9ra a 39,5° C. la mattina del 18 a 39° i la sera del 18 a 40° C. la mattma del 19 a 39,2° C. Per quanto conoscessi quanto fosse azzardato il formulare una diagnosi in prima o seconda giornata dacchè si assiste ad una febbre, la quale non trova ragione di es· sere in alcuna alterazione organica apprezzabile dai comuni mezzi di fisica indagine, pure, sedotto dai sint.omi razionali, che, pel loro raggruppamento, sembravanmi caratteristici, sedotto dal particolare andamento della febbre riconosciuto
LE FEBBRI DA MALARIA 682 fin allora, e spinto inoltre dalla necessità di dar presto uu nome a quella forma morbosa che doveva essere inscritta nelle statistiche nosologiche dello spedale, alla mattina del secondo giorno in cui visitai l'infermo, feci diagnosi di ileo-tifo. Stando all'epoca della malattia, la febbre non poteva dirsi precocemente elevata raggiungendo i 40° C. nella sera del quinto giorno: inoltre l'altezza della febbre alla sera e la scarsa remissione del mattino, il suo ria.ccendersi più vivo alla sera successiva con accrescimento relativo al mattino dopo, mi davano già l'idea di quel tipo jperacmastico che caratterizza la piressia dell'ileo-tifo. Non mancava poi alcuno eli quei sintomi razionali che sogliono essere prodro· miei di questo morbo e ne accompagnano il primo settena· rio; cioè, la cefalea, la epistassi, la ottusità del sensorio, il • tumor di milza; mancavano, è vero, la diarrea, il gorgoglio ileocecale, e, ciò che è più, la nozione esatta, del decorso della febbre durante un periodo più lungo di quel che non fosse, costituito dai due giorni che servirono di fondamento al mio giudizio; ma, se per quest'ultimo lato non vi è nulla che mi giustitìc)1i della troppa fretta che ho avuto di formulare la diagnosi, sembravami poter sorpassare alla mancanza degli altri sintomi addominali, riflettendo che aravi ·già discreto meteorismo, che si era verso la fine del primo settenario e che non sempre l' ileotifo si accompagna al suo principio con diarrea. Del resto queste stesse considerazioni che ora sto esponendo, mi consigliavano allora di essere guardingo e di non cullarmi nella fiducia che i fatti non potessero successivamente smentire alla mia diagnosi. Anzi pensando che, oltre alle forme mitissimo ed abortive dell'i· leo-tifo, ed oltre a quelle altre forme equivoche raggruppate sotto il nome di sin oche, di febbri gastriche, vi ·erano le
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forme remittenti, le subcontinue e continuo da malaria che potevano simulare l'ingrnire e l'andamento primordiale di un ileo-tifo, poichè il caso lo permettera, adottai un trattamento curatiro che chiamerei bifronte; somministrai, cioè, chinino ad alta dose che trova\·a la sua imlicazione pcl caso si fosse trattato di remittent.e malarica e non era controindicato se erasi in presenza di un ileo-tifo; mi attenni ai clisteri anzichè ai purgativi per combattere il meteorismo che p oteva essere dipendente da semplice inerzia intestinale, tanto più che nella tifoidea i purgativi non sono indicati; infine prescrissi epitemi freddi al capo per combattere la ostinata cefalea. n mattino del terzo giorno di spcdalità, che era il settimo di malattia, cominciò a farsi un po' più di luce intorno a questo ca.';o. La febbre che nella sora precedente era stata a 40° C. al mattino del 20 ora scesa a 38", presentava cioè l'ampia remissione di due gradi; risalita nella sera del 20 a 39° C. al mattino del 21 rimetteva ancora di due gradi segnando 37° C. I fenomeni intestinali eransi mitigati in-
quantochè le deiezioni alvine dopo l'applicaziolle dei lavativi avevano ripreso il loro corso , il meteodsmo em scomparso e cosl pure cessata era la cefalea. Alla presenza di que~te remissioni così sensibili, ricordai l'aureo precetto formulato dal Baccelli con quella sicurezza che gli viene data dalla sua grande competenza: « In ogni febbre di apparenza continua, « quando la remissione eccede un gra.do e mezzo del termo« metro, acquista probabilità si tratti di periodica; quando la « remissione varea il doppio o il doppio grado e mezzo la per« s uasione si cambia in certezza morale ... quando poi dal« l 'esame si possa escludere la esistenza di un processo lo« cale che sostenga il processo febbrile la morale certezza passa. « all 'evidenza ,. .
LE FEBBRI DA MALARIA 684 Quelle remissioni così larghe verificatesi due giorni di seguito dopo una febbre che aveva durato sei giorni, la cessazione di ogni sintomo per parte dell'addome, la persistenza del tumore di milza, mettevano in chiaro che tutto il quadro sintomatico anzichè ad infezione tifìca, era dovuto alla malarica. Fu una febbre accessionale a periodi subentranti in cui l'uno accesso ingruiva quando ancora il precedente non era dissipato, io modo che i periodi apiretici venivano oscurati. Tale nuovo concetto de11a malattia trovava la sua nconferma oltrechè nel miglioramento progressivo verifìcatosi dal giorno 21 in poi, anche in fatti posteriori. Il Vitali, uscito guarito dallo spedale il 6 novembre, vi rientrava il 6 dicembre presentando netti gli accessi febbrili a tipo terzanario ed offrendo le note di una oligoemia così marcata e di un decadimento cosl profondo della nutrizione da dover essere inviato in patria a fruire di una licenza. di convalescenza. Questo caso, d'altronde non raro nei luoghi dove domina endemica la malaria, sembrami importante per gli ammaestramenti che ne derivano. Tutte le malattie febbrili r.he non sono subordinate a localizzazioni apprezzabili cogli attuali mezzi di fisica indagine, e che non presentarono sintomi prodromici di qualche esantema, no~ ammettono ìn sul principio che una diagnosi di probabilità; la diagnosi di certezza potrà essere formulata soltanto tardi, cioè quando oltre alla estrinsecazione dei sintomi caratteristici si avrà. potuto constatare la particolare evoluzione dei sintomi principali e specialmente la evoluzione della febbre.
III. Fra i quattro casi di febbre perniciosa malarica avuti m cura, due specialmente meritano di essere segnalati.
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Sarebbe reramcnte necessario che prima io dichiarassi quali casi io ritenga per perniciosi, poichè quello della pcrniciosità. è concetto così vasto nella teoria c così arbitrario nella pratica che serve molto spesso a coprire col suo manto non solo forme osctu·issi me di mlLni festazioni malariche ma anche casi graYissimi e rapitlamente condotti a morto in cui la malaria non poteva per nulla essere imputata come mo· mento eziologico. L 'appellativo di perniciosa dovrà col. tempo scomparire dai quadri delle forme morbose, e scomparin). allora soltanto che l'anatomia patologica potrà a quel termine generico, che non esprime che una modalità sintomatica, sostituire una idea più concreta, che ne riveli la causa in determinate alterazioni organiche. Egli è qnindi che finchè nuova dovizie scientifica non ci permetta di rinunciare a questa eredità di nn passato, in cui troppo spesso si copri m il vuoto della sostanza coll'ampollosità della forma, userò io pure eli quel termino che è così comunemente accettato. Ritengo quindi per perniciose tutte quelle forme morbose grali e minacciose dipendenti da infezione malarica, sia che ritraggano la loro perniciosità dalla quantità c forse dalla qualità del veleno malarico, sia che la ritraggano da predisposizioni, o da attualità o da reliquati morbosi. Dei quattro casi suacccnnati uno assunse il carattere di pcrniciosità pel tipo subcontinuo, il2° per la forma colerica, il go per la. forma comatosa, il 4° per la . forma embolica. Potrà sembrare incoerente clte mentre dichiaro nettamente una forma embolica, le ponga accanto un'altra forma espressa in modo cosl inùetenninato e sintomatico qual' è la comatosa. Fui però costretto a definir cosl e non altrimenti quelle due forme dal loro speciale modo di decorrere, il quale, se nell'un caso mi permise di risalire con sufficiente sicurezza all 'al terazioue materiale che lo ha determinato, nell'altro mi lasciò
LE FEBBRI DA MALARIA 686 in tale dubbio da ritener prudente l'annuncia.rlo genericamente per la sua forma sintomatica anzichè per la sua forma anatomo·patologica. n primo di questi casi fu della più grande semplicità. Il sotto-brigadiere delle guardie doganali Di G. N. entrava all'ospedale di Catanzaro il 9 ottobre 1879 per febbri roalariche recidive. Al terzo giorno di sua degenza all'ospedale fu colto da un primo accesso che per intensità e decorso potè ritenersi regolare; al quarto giorno venne co1to da un secondo accesso, ma questa volta con sintomi insoliti per parte del cervello, cioè cefalea frontale ed occipitale, confusione di idee, seguita più tardi da torpore intellettuale, ed infine da sopore. Persistette in tali condizioni dalle 3 poro. del 12 sino alla mattina del 13 ottobre per riprendere poi il pieno possesso delle sue facoltà. Dallo stato di sopore si ridestava se chiamato ad alta voce o scosso ; dietro ripetuti inviti mo· strava lentamente la lingua la quale non era punto deviata; e dava indizi che la. motilità degli arti era pienamente li· bera e che alquanto tarda ma normalmente distribuita era la sensibilità tattile e la dolorifica. Del resto non vomito, non trisma, uon miosi nè midriasi. La febbre ingruita come al solito senza maggiore intensità di brivido iniziale, e senza temperatura troppo elevata, avendo questa raggiunto aJ. l'acme i 39° 4 C., quando non fossero stati quei fenom eni di stupore, avrebbe potuto ritenersi che costituisse un normale parossismo febbrile. All' indomani febbre e stupore tutto era cessato, l' infermù accusava. uno stato di benessere discreto e di accessi non ne comparvero altri. A quale entità morbosa, a quale alterazione potevasi ran· nodare quella forma cosl incompleta e passeggiera? Era evi· dente che la perniciosità di quella forma stava nel sintomo sopore, ma qual'era l'alterazione che realizzava cotesto sin-
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tomo? Allorchè disordini funzionali colpiscono un organo in modo fugace per poscia )asciarlo così intatto da non rilevarvi che poca o punto traccia del disordine pregresso, bisogna ricercare la causa di quel disorùine funzionale negli ele· menti meno fissi, anzi negli elementi più mobili di cui l'organo si compone, cioè nell'elemento idraulico (1). Questo principio, che sembrami debba tenersi davanti alla m ente ogni qua.lvolta un morbo si presenti nelle condizioni s uaccennate, tt·ora ancora piit sicura la sua applicazione al· lorchè i disordini funzionali avvengono sotto la dipendenza della infezione malarica. Questa infezione porta specialmente i suoi effetti sul sistema nervoso ganglionare sotto la cui dipendenza trovansi i nervi vasomotori, per cui è naturale che nelle malattie d'indole malarica si verifichino più facilmente congestioni nervo·paralitiche che vere flogosi. Nel chso attuale devesi aggiungere una circostanza aggravante; il \'ice· brigadiere era piuttosto dedito all"abuso degli alcoolici ed è noto come sia proprio delle sostanze alcooliche il prO(lurre una dilata· zione dei capillari che nel fattospecie può arer agito come causa predisponente ed in suo concorso la. infezione mala· rica potè essere la causa determinante di una paralisi va· somot{)ria passeggiera. per parte dei capillari irroranti parte della corteccia cerebrale. Epitemi ghiacciati al capo, chinino per uso interno ed ipodermico e clisteri fatti con una soluzione acquosa di sol· fato di magnesia costituirono il trattamento messo in opera durante le 15 ore che durò la gra,rezza dei sintomi. Fu la (l) Vi è un altro elemento negli organi capace di eccitare <lisor· dini funzionali fugaci e questo ò l'elemento nervoso ; ma le sue alterazioni funzionali sono probabilmente subordinate anche esse all'elc· mento idraulico.
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cura che vinse il male o fu il male che si dissipò spontaneamente? Credo cho una paralisi vasomotoria, allorchè è limitata ad un distretto rasale non troppo esteso, e specialmente quando ha per causa la infezione malarica., o l'in· gruu·e di un accesso di febbre miasmatica, possa essere per sua natura. tra nsitori a e possa quindi dissiparsi spontaneamente. l\Ii dilungherei troppo quando dovessi dar ragione completa di questo mio cominci mento, il quale è appoggiato a.ppunto a fatti in cui sintomi gravi determinati da cause di quella natura si dissiparono spontaneamente senza alcun intervento cura tivo. P erò lascio sospesa la risposta. al quesito che mi sono proposto, aggiungendo che da quei.•c:lSi fortunati che mi occorsero ili spontanea guarigione di stati così gravi, non mi ritengo autorizzato ad un nichilismo terapeutico che non sarebbe giustificato. IV.
IJ secondo caso meritevole di menzione è quello di perniciosa embolica il quale assunse maggiore importanza anche perchè l'embolismo si è verificato all'arteria del silvio destra. Ne ftl colpito il carabiniere aggiunto :i\iasi Giuseppe della classe 1858 proreniente dal 25° fanteria ed entrato all'ospedn.le di Catanzaro il 27 novembre 1879 perchè affetto da febbri malariche. n l\Iasi era ammalato ili tali febbri da due mosi; i periodi febbrili erano stati assai fì·equenti e rav\•icinati por cui la sua nutrizione si era fatta molto deperita. il colorito giallo-grigia-Stro della cute ed il pallore della mucosa rilevavano una sensibile alterazione della crasi sanguigna. La milza era ipertroficn. senza oltrepassn.re l'arco costale; il fegato era pure ingrùssato. Al l o dicembre, cioè al 5° giomo di degenza all'ospedale,
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il Masi venne preso da parrossismo febbrile, normale per
grado, per durata, pel modo di svolgersi delle sue fasi e per la esclusione di qualunque sintomo estraneo all'accesso stesso. Il 2 dicembre l'apiressia fu completa. Alle 3 pomeridiane del 3 dicembre il parossismo febbrile ricompane colla stessa regolarità di svolgimento della prima volta. In seguito per tre settimane l'apiressia fu completa, ncssnn sintomo subbiettiro od obbiettivo venne ad aggiungersi a quelli precedentemente descritti, anzi giornalmente io <1oveva lottare contro il desiderio replicatamente manifestat{)mi dall'infermo di uscire dall'ospedale dore io lo tratteneva per cotTeggerne, se era possibile, la intensa oligoemia. Il giorno 24 dicembre, cioè 21 giorni dopo l' ultimo ac· cesso, il Masi venne preso da febbre che percorse le sue fasi regolari. Al mattino del successivo 25 veni>a colto da afasia transitoria che gli durò pochi minuti. Quantunque al momento della visita la loquela si fosse completamente ristabilita, quantunque non si rilevasse alcun disordine funzionale per parte del sistema nervoso, nò vi fosse traccia di febbre, ritenni prudente di ricorrere ad un trattamento preventivo energico con alte dosi di solfato di chinino per uso interno ed ipodermico, preceduto dall' applicazione di un clister·e purgativo. Malgrado ciò, alla visita del pomeliggio il ~fasi versava in grave })eri colo; esso trova vasi in quello stato che vien designato col nome di apoplettico. Aveva il volto pallido, la coscienza completamente abolita, la respirazione sterto· rosa, sensibità e motilità volontaria abolite, le p11pille dilatate incompletamente così che il foro pupillare non era perfettamente rotondo. Eravi dippH1 tl'isma, e, quanclo vinto lo spasmo, si tentava d'introdurre qualche liquido per la via della bocca, riconosce"asi che la deglutizione non pote44
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Yasi compiere per abolizione dei moti riflessi necessari. L'infermo a,·cnt assunto decubito dorsale, gravitando però alquauto col suo peso sul fianco sinistro. Seppi che quello stato ùurava da due ore e che arera avuto principio coll 'inceppa mento della parola come al mattino. Chiesi aH ora ed ottenni di consultarmi col direttore di sanità sig. ca-r. Lanza e fui lieto di troyare nel suo parere un appoggio al concetto diagnostico che mi ero formato e conseguentemente alla cura che dorera iutrapre!ldere. La sera del 2:> la temperatura era a 39° C.; il polso sostenuto denotava che la sistole cardiaca era abbast-anza valida, la respirazione era lenta e superficiale, nella notte si ebbe perdita inrolontaria delle orine. Vescica di ghiaccio al capo, iniezioni i poùermiche di chinino, clisteri purgati vi e senapi:t.zazioni agli arti inferiori furono i mezzi di cw·a aùoperati in quel giorno. Di rimedi per bocca non era il caso, stante il trisma e l'abolita deglutizione. All' indomani persh;teva lo stesso stato del giorno prima; vi si aggiun· gera però un fenomeno para]itico evidente cioù la ptosi della palpebra superiore sinistra. La temperatw·a al mattino del 26 era a 40° C. Si insistette specialmente sugli epitemi ghiacciati e sui clisteri purgativi. Verso sera verifica.vasi un principio di miglioramento, cioè un accenno al ritorno della coscienza. Il ·nrasi apriva gli occhi e collo sguardo segniva il movimento ili quelli che gli stavano dattorno; non mostrava però d'intendere ciò che gli si diceva; la temperatura era scesa a 39° C. e nella notte persistette la. jncontinenza d'orina. All 'indQmani, 27, il miglioramento facevasi ùecisivo; l'infermo rispondera un po' tardo e con pa· Tola inceppata alle domande che gli si dirigevano; le pupille avevano ripreso la loro contrattilità, la respirazione si era fatta regolare per numero e per profondità. de' suoi movi-
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menti; dietro mio invito l'infermo sollevava le braccia e le gambe, mentre la. sua temperatura era scesa a 38°,3. Verso sera il suo corpo era coperto di sudore profuso, le orine venivano emesse volontariamente, ma alla regione sacrale ed alla ischiatica sinistra rilevavansi due vaste esca re da decubito. Al giorno 28 l'aspetto dell' infermo si fece normale, la coscienza. era completamente ritornata, la parola spedita, la temperatura a 37°,5. Comparve però allora un sintomo che nel giorno precedente era sfuggito pcrchè la coscienza dell'infermo non era abbastanza chiara da poterlo rilevare. TI Masi accusava di sentirsi indebolito tutto il lato sinistro del corpo. Qnantunque infatti il giomo priJna abbia potuto constatarsi la possibilità in cui era l' iJ1fermo di muovere le braccia e le gambe, pure allora si rile,·ò che a sinistra la contrattilità muscolare era alquanto indebolita, cioè che i l braccio sinistro pote1a mnorersi in tutti i sensi ma non poteva essere portato come il destro sino all'altezza del capo, e così pure avveniva della gamba sinistra che poteva muo· versi ma con minor energia della gamba destra. La sensi bilità tattile in quelle parti era pure diminuita,, intatta era la dolorifica; mentre la lingua conservava la sua motilità normale, la deglutizione era anch'essa un po' tarda ed im· perfetta, specialmente riguardo ai liquidi. Quel po' di emiparesi sinistra persistette pochi giorni dis· sipandosi poi gradatamente ; sicchè al quiJ1to giorno di que· st'attacco il Masi poteva dirsi guarito dalla sua malattia cerebrale; ma una lotta ben piìt dura doveva sostenere in seguito per le piaghe da decubito, che tennero dietro alla eliminazione delle vaste escare che eransi costituite in 3G ore di gravezza di morbo. Non mi propongo di seguire le "icende di questa lotta, perchè la fase in cni trovavasi la
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ma1attia allorcllè col riparto lasciai l'infermo, non aveva. importa.nza in rapporto allo scopo che mi sono prefisso in questa relazione. Aggiungerò soltanto che la febbre, strettamente col1egata. in allora alla esistenza di quelle vaste piaghe, si mantenne Yespertina fra. i 38° ed i 39° C. con un deperimento sempre più progressivo dell'organismo e che quando lasciai l'infermo l'andamento della febbre ed il deperimento generale relativo non permettevano di formulare che ·una prognosi ben dubbia di quel caso. Allorchè mi trovai in presenztt di quella gravezza di :sintomi non feci alcuna diagnosi differenziale ; sembravami di non sentirne il bisogno perchè il quadro morboso mi apparve fin dapprincipio così completo e quindi così eloquente cl1e non esitai a formulare la diagnosi diretta di embolismo capillare cerebrale da sostanze pigmentari in individuo melanemico da discrasia malarica. Gli elementi di un rigoroso diagnostico dell'embolismo capillare sono : la nozione del focolaio ove elaborasi il materiale embolico, e !11. nozione della provincia vascolare obliterata.; or bene mi sembrava che tali nozioni mi venissero indubbiamente fornite dai precedenti morbosi, e dai sintomi di allom che rappresentavano l'alterata funzionalità della. zona cerebrale ischemica. Veramente, nel dar conto delleattualità morbose del )fasi, non accennai nemmeno al sospetto che il medesimo fosse affetto da melanemia. Feci cenno bensl della tinta giallo·grigiastra della sna cute, ma, alieno come sono sempre dal complicare la diagnosi con dia· gnosi eli probabilit.'\ che molte volte sono smentite dalla pro· gressiva evoluzione del morbo, non mi credeva autorizzato a scorgere in quel sintomo isolato l::t estrinsecazione della discrasia melunemica. E se anche mi si fosse presentata alla mente la probabilità. che quel sintomo in quel caso avesse
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un valore patognomonico, me ne avrebbe dissuaso la seguente considerazione. ll colorito assunto dalla cute in causa di varie condizioni morbose è sempre la risultante della fusione di due cololi, cioè di quello offerto dalla speciale pigmentazione cutanea normale, propria dell' individuo, col .colorito fornito dalla discrasia sanguigna onde è affetto; ne scende· quindi che le varie gradazioni delle pigmentazioni morbose possono essere tante quante sono le gradazioni delle pigmentazioni cutanee individuali, e che perciò un valore patognomonico le pigmentazioni morbose possono avere soltanto quando si presentino coi loro caratteri tipici. Nel caso attuale il colorito della pelle del Masi era giallo-grigiastro innestato sopra un fondo naturalmente bruno; restava quindi sempre il dubbio che la tinta assunta dall' infermo fosse una modalità della sua pigmentazione normale fusa col pallore dato dalla oligoemia ma1arica e perciò non poteva dare a questo sintomo l'importanza che poteva avere. Allorchè, però, in concorrenza ad esso, vedeva sorgere fenomeni cerebrali che ne rivelavano il carattere, a quella pigmentazione cutanea doveva naturalmente ridonare tutto il valore patogno· monico che le viene attribuito, tanto più che l'embolo non poteva attingere che alla discrasia melanemica la sua ori· gine, poichè il cuore era sano; mentre d'altra parte poteva escludersi che la obliterazione dei capillari cerebrali fosse indotta da trombosi sia per l'età del soggetto che pel modo di svolgersi dei sintomi. Si sarebbe potuto fare però una obiezione alla mia diagnosi di embolismo capillare. Fu constatato che due giorni prima del suo attacco il Masi era stato esposto per più di un'ora al sole, che, quantunque fosse sole di dicembre, pure mandava raggi abbastanza cocenti. Orbene, mi si potrebbe .chiedere, dal momento che fu constatata tale circostanza,
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J)erchè non si ritenne che la malattia fosse determinata da. una delle forme più gravi della congestione cerebrale anzichè da embolismo ?
Non discuterò se l' insorgenza dell'attacco due giorni dopo della esposizione ai raggi solari possa dimintùre l'importanzl"t ·di questo fatto come elemcillto causale del morpo; mi preme invece di stabilire quanto valore possa avere la obiezione di cui è suscettibile la mia diagnosi. Uno dei caratteri differenziali fra. l'apoplessia e l'embolismo è questo che la prima ha prodromi, il secondo non ne ba_ Nel caso attuale però prima del grande attacco, si ebbero •
nel Masi fenomeni cerebrali che potrebbero essere interpretati come prodromici dello stato apoplettico in cui cadde dippoi. lnfatti esso fu colpito da afasia alle 6 del mattino, alle 7 l 'afasia erasi dissipata per ricomparire 6 ore dopo insieme agli altri sintomi gravi. Riteugo però che l'afasia da cui il Masi ftt colpito al mattino non si possa ritenere come sintomo prodromico : io invece lo considero come un primo att.acco di embolismo, il quale al1a sua volta venne seguito da un secondo e più diffuso attacco. Nel primo attacco i granuli pigmentari obliterarono solo pochissimi capillari, l'anemia della zona cerebrale relativa fu passeggiera~ e quindi soltanto per poco la sua funzionaliti\ fu sospesa. Nel secondo attacco maggior copia di granuli pigmentari sospinta in più estesa rete capillare determinò l' ischemia di una zona più estesa del cervello sospendendone la funzionalità fiocbè in quel punto la circolazione non fu direttamente
od indirettamente ripristinata. Tale modo d'interpretare i fatti mi sembrò cosl soddisfacente da ritenere che, indipendentemente dal corso successivo <lella malattia, soltanto per gli antecedenti morbosi, pel modo con cui si determinò l'attacco, era clinicamente
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ammissibile che si trattasse eli embolismo capillare, e che si doYesse escludere qualunque altra ipotesi. l sintomi gravi costituenti lo sta.to apoplettico insorto dipoi, ed il postumo che si ebbe, gnantunque di breve durata, della emiparesi sinistra e della dilficoltà. di deglutizione, fu· rono effetti della ischemìa sofferta dal centro nervoso ottostriato destro e detenninata dall'embolismo dei capillari dell'arteria del Silvio destra. Questo caso adunque, come accennai in sul principio, ha la sua importanza anche per la sede che è relativamente rara; tanto rara che il 1\feissucr citato da J accoud, ~u 51' casi di rammollimento cerebrale per embolismo delle arterie del Silvio, trovò solo otto casi di ostruzione a destra. La guarigione avvenuta in pochi giorni dei sintomi cerebrali dovrebbe dispensarmi dal parlare della cura. Ma sono ben lont..tno dal credere che la guarigione di una malattia debba attribuirsi in t-uUi i casi alla sua cura pel solo fatto che la cura precedett-e la guarigione. n tempo e le evoluzioni naturali del processo morboso sono elementi ben più potenti e da tenersi in conto, tanto più che la terapia troppo spesso le sfrutt-a a proprio vantaggio. In questo caso la guarigione si ebbe : eppure non fn messo in pratica il classico precetto che viene suggerito per l'embolismo, di adottare una cura eccitante affinchè la sistole cardiaca rinforzata possa aumentare la pressione della colonna sanguigna retrostante all'embolo e liberare dall'osta.colo la rete capillare ingombra di granuli pigmentari. Nulla di più razionale di questa indicazione. Non ho potuto però soddisfarvi per due motivi : in primo luogo nel fattospecie la sistole cardiaca fu sempre abbastanza gagliarda e riteneva superfluo di ricorrere all'arte per ottenere ciò che già mi offriva la natura. In secondo luogo sembrami dubbio
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che colla cura eccita.ute si possa raggiungere lo scopo in quel momento in cui sarebbe più utile e necessario l'ottenerlo cioè prima che il territorio cellulare, reso ischemico dalla obliterazione capillare, subisca le regressioni proprie del rammollimento. È probabile che quando l'aumentata pressione arteriosa non Yalga a vincere l'ostacolo capillare, concorra ad accrescere la congestione in quella parte dove la parziale obliterazione vasco1are indusse un aumentato afflusso di sangue. In tale contingenza il danno sarebbe maggiore t1el vantaggio che ci si propone, perchè sì accrescerebbe la. imponenza ili quei sintomi apoplettici, alla cui determinazione, nei casi di embolia, comunque si voglia, deYe contribttire per sua parte l'aumentato afflusso umordle nelle regioni cerebrali saue.
v. Fra i 14 casi di cachessia palustre avuti in cura, pochi riferiYansi ad infezione antica contratta prima che l' infermo venisse sotto le armi ; la maggior parte si costituivano come tali dw·ante la. cura stessa poche settimane dopo l'avvenuta infezione. E probal)ile che se gli effetti acuti della infezione malarica debbono attribuirsi, oltre che a condizioni individuali, anche alla qnautità. ed alla qualità del veleno inficiente, gli effetti cronici siano specialmente subordinati alle condizioni organiche individuali. Nel numero degl'individui affetti da cachessia malarica ho posto non solo quelli la etti milza era molto ingrossal.a ed il cui veutre offriva quei caratteri di forma e di resistenza che sono speciali alla ca.chessia ; ma contemplai pure quegl' infermi i quali con tumore di lJlilza
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appena o punto accentuato presentavano una oligoemia così profonda da potersi ritenere che l'alterata crasi sanguigna sarebbe rimasta per molto tempo superstite alla cessazione delle manifestazioni malariche acute. Molte volte in questa categoria d'infermi, quando non si avesse assistito prima allo svolgersi ed al ripetersi di parossismi febbrili propri della infezione malarica, si rimarrebbe incerti se athibuire alla infezione stessa quella profonda. oligoemia che presentano, tanto meschina è la localizzazione che subiscono nei visceri ipocondriad, nella milza in ispecie. Egli è vero che nei casi in cui la milza non si rinviene aumentata nei suoi diametri ordinari, può accadere, come osserva il Baccelli, che sia aumentata soltanto alla sua estremità superiore e che questa, ricurvandosi sotto la volta del diaframma, vada ad occupare un tratto di area dove normalmente si dovrebbe avere il suono timpanico del ventricolo. Ma. credo che nei casi in cui nemmeno l' indagine, diretta a questo punto, vale a rilevare sensibile aumento nel volume della milza che giustifichi la esistente oligoemia, questa debba essere attribuita ad alterazioni che avvengono nel midollo delle ossa. Mi sembrò rilevare che questi casi si verifichino specialmente allorquando all' ingruire dei parossismi febbrili, l' in· fermo accusa grande spossatezza e riferisce agli arti, specialmente agli inferiori, una impressione dolorosa come se le ossa fossero state percosse, contuse. La profondità stessa alla quale questa impressione dolorosa suole riferirsi esclude che ne sia il sistema muscolare la sede, e fa. ritenere piuttosto che si tratti di congestione del midollo delle ossa. Del resto è noto in fisiologia la parte che ha il midollo delle ossa nella ematopojesi e clinicamente è dimò·strato lo stretto rapporto che corre fra le malattie del sistema osseo e le alterazioni della crasi sanguigna.
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Questa, che emetto, non è che una ipotesi, la quale ba in proprio favore taluni fatti che altrimenti non si saprebbe. come interpretare ; manca invece del controllo piì1 importante clw è quello che vien fornito dall'autopsia, ma anche da questo lato non manca la probabilità di un appoggio solo che si consideri che nell'anemia perniciosa progressiva, di cui forse a torto si fa una entità nosologica a sè, le principali alterazioni organiche rilevansi appunto nel midollo delle ossa. In tre casi di tipica oligoemia malarica verificai la presenza di albumina nella orina. In un caso anzi l'albuminuria era così intensa, che se ne potè fàre la diagnosi dai
soli sintomi razionali prima ancora di procedere all'esame della, orina. Segnerò infine fra le cachessie malariche un caso di rilevante oligoemia, la quale indusse transitoria insufficienza della valvola mitrale, rilevata dai sintomi fisici che le sono particolari, e da sintomi di replez:ione del circolo polmonare. Questo caso, attesa la sua rarità, fu ghì argomento di una conferenza tenuta nello spedale di Catanzaro i mi spinse allora a presentarlo ai colleghi il desiderio di avere il parere intorno alla origine di quella insufficienza; poichè, dovendo proporre a rassegna l'infermo che ne era affetto, la proposta mia doveva essere o di congedo o di lunga licenza secondochè rimaneva accertato che la insufficienza fosse consecutiva ad endocardite, o ad effetto transitorio della rilevante oligoemia. Si convenne allora che pel modo quasi subdolo con cui apparvero i sintomi della insufficienza, per la loro relativamente breve durata, l'insufficienza sia stata solamente funzionale per anomalie neUa contrazione dei muscoli papillari indotte dalle condizioni oligoemiche "dell'infermo. Per quanto forzata ed eccessiva possa sembrare questa
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conclusione, che era pure la mia, essa era giustificata non solo dal modo di svolgersi del quadro morboso ma. anche dall'esserne ammessa la possibilità. dai principali clinici. Se si ammette infatti che i sintomi fisici che l' anemia. induce per parte del cuore, debbano riferirsi ad un disordine nella contrazione dei muscoli papillari, non è improbabile che, in date contingenze, tale disordine possa giungere a tal punto da provocare una temporaria. insufficienza. delle valvole cardia~he. In seguito a tale parere, che ftl pronunziato quasi unanime dai colleghi, l'infermo fu inviato in licenza di convalescenza di sei mesi.
VI. I morbi malarici dividono con alcune malattie infettive a lunga evoluzione l'inconveniente di non presentare dati sicuri da cui si possa sempre desumere che la loro guarigione è definitivamente avvenuta. Come nella sifilide, dopo la scomparsa delle pleiadi gan· gliari, dopo la cessazione di ogni manifestazione secondaria, dopo ripristinata nelle esterne parvenza la crasi sanguigna, avvengono talora ulteriori manifestazioni che indicano che quella infezione che si credeva guarita non è ancora e· stinta, cosl nelle febbri da malaria, malgrado la cessazione dei parossismi febbrili, non di rado, malgrado la riduzione, la scomparsa del tumore splenico, malgrado la riguadagnata. floridezza dell'aspetto, che sembrerebbe indizio della ripristinata crasi sanguigna, vedonsi spesso, con recidive pertinaci, riapparire quei parossismi che sembravano definitivamente cessati. ~{algrado ciò le statistiche degli ospedali in genere ci <lanno per guariti tutti quegl 'infermi da infezione malarica
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i quali, superati i loro tre o quattro accessi a tipo quotidiano o terzano, sono poi dallo spedale inviati ai loro corpi perchè in seguito si mantennero apiretici per parecchi giorni; nè meno guariti ci sono offerti dalle statistiche coloro che sono fatti uscire dallo spedale malgrado la persistenza di un tumore di milza piìt o meno lieve, o di altri sintomi che rivelano come della guarigione non vi sia che l'apparenza nella tregua delle manifestazioni infettive. Come già osservai fin dapprincipio, non v'è che il medico di servizio presso ai corpi che può conoscere tutta la verità intorno alle van~'l.te guarigioni delle febbri periodiche ottenute in pochi giorni alle infermerie ed agli spedali, e questa verità la conosce specialmente se trovasi in quelle località in cui le febbri sono endemiche ed in cui il campo d'osservazione è. così esteso e la osservazione stessa così pro· tratta da. permettere di ricondurre alle sue proporzioni reali il successo di ogni cura. li medico presso dei corpi li vede cotesti infermi, dichiarati guariti in quelle statistiche spedaliere, che forse un giorno avranno servito o serviranno di appoggio a stabilire la efficacia di qualche sistema di cura e li vede colti da febbre, 14, 18, 2:1 giorni dopo gli ulti· mi accessi e per molti mesi ne vedrà una gran parte a prosentare ancora queste vicende parossistiche, anche se per promunirsi contro tale eventualità, avrà sottoposto quegl'in· fermi alle più celebrate cure preventive. Può argomentarsi da ciò quanto arduo sia il pronunciare un giudizio di guarigione definitiva di una infezione :malarica sonza incorrere nel pericolo di essere dopo poche settimane smontiti dai fatti, e quanto valore, sotto questo rapporto, possa annettersi alle statistiche degli ospedali quando da esse si volessero rosponsi così rigorosi e delicati. Difatti mentre le esperienze fatte a Bliddah e citate da Laveran sui
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vari metodi di cura delle febbri a periodo, diedero per risultato che il trattamento col solfato ili chinino offerse in media 0,9 accessi per ammalato, quelle fatte dallo Skillern di Filadelfia collo stesso rimedio offersero in media 3 13/ 1."' accessi, e si noti che lo Skillern cita queste cifre per di· mostrare che la maggior efficacia terapeutica si raggiunge col chinino unito alla morfina, il quale ciò nondimeno diede ancora risultati meno brillanti di quelli ottenuti a Bliddah col chinino solo poichè la media degli accessi fu di 1 12/ 317 • Queste differenze statistiche non avrebbero ancora una grande importanza quando non vi fosse il Polli, il quale dai dati statistici che cita, fa risultare che i sali chinacei danno il 44 Ofo di recidive, e ciò per dimostrare l'insufficienza curativa di chinacei in confronto dei suoi solfìti. Quanto differente debba poi essere il criterio usato dai vari medici nell'apprezzare le guarigioni delle febbri può argomentarsi dal seguente confronto: le esperienze di Bliddah sulla efficacia del solfato di cinconina offersoro che le febbri trattate con questo roedicamentv presentarono una media di accessi appena ù~(eri01·e a quella raggiunta col metodo aspettante; le esperienze fatte colla cincon.ina negli ospedali militari italiani e riassunte dal colonnello medico comro. Macbiavelli diedero su 851 casi, 724 guariti, 85 migliorati e 42 esiti nulli. Certamente una fra queste statistiche dev'essere inesatta, poichè altrimenti dovrebbe ritenersi che col metodo aspettante si possano avere gli stessi effetti che si raggiungono colla cura cinconica, cioè il numero ragguardevole di guarigioni ottenute dalle esperienze fatte nei nostri ospedali: nel qual caso non varrebbe certamente la pena di servirsi del rimedio. Qualora procedessi nei confronti, lo deduzioni sarebbero addirittura paradossali. Il metodo aspettante nelle esperienze di Bliddah offerse una media ili 2,58
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accessi per ammalato, mentre lo Skillern colla cura chinica raggiunse la media di 3 1 ~/ 1 .H accessi per infermo, ottenne cioè col chinino più accessi che a Bliddnh senza rimedio alcuno. :.\fa lo scopo mio non è di scendere a conseguenze paradossalj; quello bensì di eli mostrare che la constatazione
di un fatto, apparentemente così semplice, com'è quello della eflicacia. dell'intenento terapeutico nella cura delle fE:IJlJri mal:J.ricbe, deve esserd circondato da quello stesso ri· goroso positivismo che oggidì vuolsi adottato per tutte le mediche discipline, e senza del quale i responsi della scienza perderebbero qualsiasi autorità.
VIL Da quanto ho precedentemente esposto una febl>re perio· dica non può dirsi definitivamente guarita se non quando, dopo scomparse le alterazioni degli OJ·gaill ematopoietici, si abbia aruto col fatto la pl'ova che la cessazione dei paros.-;ismi febbrili J1a perdurato oltre alcuni di quei periodi, nel corso dei quali, per naturale evoluzione del morbo la febbre suole farsi recidiva. Le condizioni della milza dopo la cessazione dei parossismi febbrili potranno costituire nel maggior numero dei casi \111 criterio presuntiro circa :alla probabilità o meno delle recidire, od intorno alla persistenza o meno della infezione; ma il ralore assoluto che Jumno le alterazioni della milza nel dimostare che la infezione malarica non è ancora spenta, nom l'hanno le condizioni normali di quel viscere per dimostrare la proposizione inversa., perchè le alterazioni indotte dalla infezione ponno localizzarsi in altri organi che, come la milza, concorrono aUa ematopojesi, ma che sfuggono ad un esame diretto.
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VIII.
Stabilito questo punto importante J)Crchò è la b<tse su cui poggia l'interpretazione della efficacia di ogni sistema di cma, passerò ad alcune considerazioni sulla terapia delle febbri malariche. Suoi dirsi che una febbre a periodo se non guari:;ce a m ezzo del chinino o non ba origine mala.rica., od è complicata, od è refrattaria alla cura, pcrchè il chinino è male amministrato, o non è puro. Fortunato rimedio il chinino ! di quale altro medicamento si è mai proclamata. la onnipotenza. in termini così recisi ? Pressochè unico fra i sant( scampati alla. strage che gli ico· noclasti della riforma. terapeutica fecero degli idoli di cui andava tronfia la farmacopea, nel fatto della sua preserva· zione deve scorgersi certamente una prova del roto unanime che gli attribuisce un'efficacia superiore a quella degli altri rimedi. Ed invero se si chiede a quali titoli de,·e il chinino l'n· niver:;ale suo credito, si risponde : ai fatti. 1\Ia se si guarda ai fatti senza il lume della feùe, in mezzo a quelli bene accertati, se ne trovano alcuni poco persuasi,,i, taluni con· troversi ed altri infine traYisati o dan·entu;;iasmo o dalla pre· venzione. Plù controversa poi è la questione che insorge allorchè ci si chiede come avvengono questi fatti, cioè in qual modo agiscono i chinacei contro le febbri a periodo. Chi nella infezione malarica vede ancora qualche cosa di oscuro, di ignoto, si accontenta dei successi reali ed appar enti del rimedio, dimentica gli insuccessi, ed assegna al chinino un'azione specifica, nella quale ripone tanta maggior fiducia inquantochè il· chinino trasformato Ìll rimedio
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empirico goùe di tutto il prestigio che è proprio dei poteri occulti. Chi, camminando colla scorta delle moderne cogmz10ni riconosce dalle febbri a periodo colpit<> il sistema nervoso ganglionare, e, primitivamente o secondariamente, vede pure interessata la crasi sanguigna, assegna al chinino una virtù più attendibile perchè in relazione anche coll'azione fisiologica del rimedio ; la proprietà, cioè, di regolare ed accre· scere il tono alla innervazione vasomotrice. Quando si esca da questi duo concetti generici, del quale l'uno non esclude necessariamente l'altro, e si voglia ancor piìt precisare l 'azione dei chinacei, non si trova più che confu:>ione e contraddizione. V'è chi vuole che il chinino agisca specialmente in virtù del suo potere antimalarico, chi 11er la sua virtìt antitipica, chi per la. sua virtù antipiretica; e forse i sostenitori di teorie così disparate non sono nel vero che allorquando reciproc::tmente tentano, coll'allegazione di fatti forniti dalla loro e:;pcrienza , di togliere l'attendibilità ai fatti che gli avrersari adducono ; nè potrebbe essere altrimenti, poichè lo stabilire a quel modo la proprietà generica di un rimedio non sembrami che un artificio. « Se il chinino fosse dotato « di una virtìt assoluta distruggitrice del veleno mala" rico, una volta domata la febbre, una volta. allontanata. " la causa pirogena, le recidive dovrebbero essere annullate. ,. Così si esprime il mio collega ed amico dott. J<mdoli per provare che il chinino non è antimalarico, e sono lieto eli serl'irmi delle suo patole per sostenere la stessa opinione. D'altra parte è probabile che il veleno malarico, dopo determinati i suoi effetti specifici sull'organismo, non si rinnor elli più, e che la riproduzione degli accessi, secondo il tipo assun to dalla fchbre, e la re"cidività stessa della febbre
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non sia dovuta alla riproduzione del veleno malarico, ma alla persistenza e talora alla evoluzione monotona o progressiva, secondo i casi, degli efi'etti specifici iniziali. Ed in questo caso, che ha per sè tutte le probabilitìt, il chinino non ha bisogno per agire di essere anti-malarico. È vero che, dopo la scoperta delle spornle germinali del releno malarico, si è creduto di scorgere una contropr1·va delle proprbtà anti-malariche del chinino, 11el fatto che qu l lle sporule germinali avvizziscono e muoiono poste che siauo a contat~o con una soluzione di chinino. La deduzione però non è strettamente logica : in primo luogo perchè non è ancora incontrastato l'attributo di febbrigeno assegnato alle alghe scoperte da Salisbury, da Balestra e da Sehru, tanto più che le specie di queste alglle sarebbero tante e differenti quanti sono i loro scopritori. In secondo luogo la proprietà per parte di un rimedio di spegnere la vita.lità di queste sporule non porta necessariamente la conseguenza che il rimedio stesso introdotto nell'organismo debba sopprimere lo sriluppo della infezione malarica perchè e il rimedio e le sporule possono incontrarsi nell'organismo così modificate da non subire pilt alcuua vicendevole az;one, tanto è vero che altre sostanze che, come il chinino, uccidono le sporule supposte febbrigine, non hanno, malgrado ciò, alcuna virtl! di sopprimere le manifestazioni malariche. In appoggio alla opinione di coloro che ritengono il chinino siccome anti-malarico potrebbe da taluni invocarsi la virtù profilattica contro le febbri a periodo che a questo ri· medio generalmente viene attribuito. Se nonchè dirò col dott. ·Morone, il quale, su questo ar· gomento pubblicò una interessante memoria nel Giornale di medicina militare, dirò con lui che sul valore dei chinacei 45
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come profilattici d('lle febbri intermittenti, gli apprezzamenti sono tutt'altro che unanimi. Prendendo anzi a prestito le citaz.ioni sue, aggiungerò che fra le esperienze fatte in Italia, quelle del cav. Lauza fatte a Mantova nel 1872 e quelle del cav. Costctti fatte a Veno)zia, diedero risultati negati ri ; mentre quelle fatte dal ca>~. Tunisi avrebbero dati i più brillanti risultati. Il Morone stesso poi dopo di aver sottoposto ad assennata critica i risultati ottenuti dalla pratica profilattica adottata in Palermo nel 1873 dal cav. Giacometti, conclude che la amministrazione preventiva dei preparati cbinacei contro lo svi]uppo delle febbri intermittenti fallisce di {1·onte all'esame 1·igoroso dci fatti, ed a tale conclusione mi unisco io pure guidato dai risultati di quel po • di esperienza che mi può competere. Nessuno vorrà. negare che se i brillanti risultati ottenuti da queste esperienze ponoo attribuirsi anche a fortuite coiucidenze e specialmente alla circostanza di aver per caso adottata la misura profilattica in un anno in cui le febb1i dominarono con minore intensità; i risultati negativi invece non possono aver che un sjgnificato, cioè essere l' indice della. impotenza profilattica del rimedio, o quanto meno della sua impotenza relativa in quegli anni in cui il miasma presentasi più diffusibile nei suoi effetti. Per ciò che riguarda la. virtù antitipica, è ancor meno verosimile della precedente, poichè si rife1isce ad un fatto, cioè alla periodicità che non è per sè stessa un'alterata fQnzione, ma la intercorrente manifestazione sintomatica della presenza nella economia di materiali i quali accumulatisi lentamente in qualche viscere durante l 'apiressia, giunsero ad un punto da essere incompatibili colla integrità funzionale dell'organismo e produssero la febbre. Non è- quindi la periodicità che il chiuino è deputato a combattere, ma la sensibilità manifest.ata dall'organismo allo stimolo indotto dalla
707 presenza di elementi disaffini. Starebbe in ciò la facoltà an. tipiretjca che, fino ad un certo punto, può riconoscersi nel chinino, poicbè l'unico mezzo che ora è in potere del medico per combattere la febbre è quello di diminuire le manifestazioni della reazione organica (Cantani), ed il chinino può scemare tali manifestazioni regolando la innervazione va· somotrice, quella innervazione che è direttamente interessata nei fenomini febbrili in genere, ed in quelli malarici in isp ecie. CURATE NELLO SPEDAI.E MIL. DI CATANZARO
IX. Riconosciuta l 'azione del chinino siccome palliativa ed atta solo a moderare i fenomeni febbrili indotti dalla infezione malarica, resta ora a stabilirsi quanta parte si debba assegnare a questo rimedio, allorquando, dopo il suo uso, una febbre a periodo appare guarita. n problema non è dei più facili a risolversi in ordine ge· nerale ; credo poi che ancor più difficile ne sia la solu· zione quando si riferisce alla SJ)ecialità dei morbi di cui tratto. ll Cantani è fra clinici quello che, per sostenere la efficacia del chinino e la inefficacia dei rimedi rivali, raccolse involontariamente in un fascio tutte le armi che possono essergli rivoltate contro per combatterlo. Infatti, per dimostrare come siano soltanto, apparenti i successi che si ottengono curando le febbri a periodo con mezzi volgari e coi numerosi succedanei del ehinino, esso asserisce che la frequente guarig1"one spontanea della infe· .zione maku·ica.... il non m1·o esatwimento com:1_Jleto clel P'"O· cesso morboso..... la possib-ilità eli scambiare CO'I'~ tma facilità sflraor(linaria il JJost hoc colpropter hoc..... sono le sole eh·· costanze che possono aver accreditato molti di quei mezzi che vengono adottati come succedanei del chinino.
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Semllrami però che tali argomenti abbiano tanta forza da l)Oter limitare non solo l 'azione dei succedanei, ma quella. stessa che al chinino viene attribuita nella cura dei morbi malarici. Se le tanto decantaLe cure della pneumon ite col salasso
e col tartaro stibiato si addimostrarono superflue in nn gran numero di casi allorchè si acqunstò la convinzione che la ma] at ti a ol tre nd essere per sua natura a corso necessario, tenrle a:;sai spesso spontaneamente alla guarigione, se ora appunto si attribuiscono alla naturale e\'oluzione del morbo quelle guarigioni di pneumouiti che i clinici al principio di questo secolo in Italia si disputavano come indiscutibile effetto dello speciale loro sistema di cura, perchè quando m1a febbre a periodo guarisce, se trattata col chinino, deve ri. conoscer:>i nell'uso del rimedio la causa esclusive~ della sua guarigione? Il Baccelli, il quale ammette che le febbri da malaria abbandonate a s& stesse 11ossano perfettamente guarire, confessa di aver laseiato spe:;so qualche infermo sl:'nza cura, perchè, come egli dice, convicn 1·iverlere e stuclim·e i modi eli naturale desinenza del morbo. Il Nicmeyer ammette che la ci(1·a cui arrivano le _qua?'igioni in 1·ealtcì spontanee, è di certo molto più graude di qtwnto si suole generalmente ammettere. Lo Jaccoud dice che gli ammalati che non ?·imm1gouo soffoposti all'azione clel velcnomalarico possono gua1'ire srnta cura 1 ma questa guarigione rieMccle ncduralnu:nic 1tn tempo molto lungo, da 4 a 7 settimane; ma sembrami che non meno, in una buona metà dei casi, de\e durare il trattamento col chinino. Mie particolari osservazioni, che è con estrema trepidazione che espongo, tanto sono in opposizione colle opinioni
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più accreditate in proposito, mi permettono di stabilire un rapporto di quasi eguaglianza numerica fra i casi di infe· zione malarica che spollltaueamente si esauriscono, e quelli che guariscono modificati dalla cura specifica. Esse mi convinsero iuoltre che i casi d'infezione tenace, ribelli, sian numerosi tanto se P'rccedcntcmcnte trattati col metodo aspettante, quanto se trattati colla cura spec.ifica anche negli inter\'alli apiretici. Insomma l'aforisma ippocratico « mtfunnalcs longa e ma~: ime vero quae hyemcn attingunt» non avrebbe ancora perduto nulla della grantle Yerità. che contiene, poichè malgraùo il retto uso del chinino, sono nu· merosissimi i casi ai quali tale aforbma può venir ancora applicato. Se può apparire audacia la mia di cozzare contro ad un principio accettato quasi come inùiscutibile dalla maggior parte dei medici, mi conforta però che lo stesso dubbio in· torno alla assoluta efficada ùcl rimedio, se non è esplici· tameute espresso dai clinici più autorevoli, può ciò nonostante essere intraveduto in fondo al loro pensiero. Così il Niemeyer a questo proposito si esprime: nè la chinina n.è altri fannaci conosciuti sono a clir vero antidoti sicuri contro la infezione malarica da troncare con cerfe.z.za l'intero processo della malattia; ma l'azione della chinina contro il sin· tomo più importante e più pericoloso della intossicazione malarica, cioè contro la fel>bre è quasi infallibile. Lo J accoud dice: quando la feòùre è curata eli buon'm·a (col chinino) guarisce 'rapidamente; ma se si SOSJJcndc trO]JlJO presto la meclicatum, gli accessi 9'ÌCOII1j_Jaiono dopo un ·intervallo va?·iabile, ciò che iudica che la febbre, anche cunta di buon'ora, non può dirsi guarita. Il Tommasi ùà il chinino fmchè dura l'i11g1·ancz.imento di .milza, il che equivale al tacito consentimento che il rimedio
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f,E FEBBRI DA MALARIA
agisce esclusivamente come palliativo, poichè non è indizio di efficacia radicale quella di un rimedio che per guarire il morbo debba seguirne passo a passo la lunga evoluzione. Baccelli, che pur chiàma divino rimedio il chinino, sug· gerisce altre f01·mole per quando nelle ùweterafe febbrt autunncdi la. chinina data e ridata, fallisce. Infine il Cantatù stesso, dopo aver detto che conf·ro la malaria -i cMnacci agiscono ù~ un modo non SUJ.>er·iore a(l ogni dubbio nè rigo,·osamente stabilito nei suoi dettagli, nelle quartane, nelle remitteuti malariche e nelle erratiche, si affida anche ad altri rimedi. E se, come ragione vuole, più che le opinioni deYonsi ap· prezzare quei fatti che meno danno luogo a contestazioni, sembrami che la seguente statistica che riporto dal Laverau valga a confortare del suo appoggio le considerazioni testè fatte. l\falgrado l'nso del chinin?, Ba.illy su 886 perniciose conta 341 de0essi; Nepple 6 decessi su 14 perniciose, An· tonini e ;'\lfonard 9 su 39 comatosi o apoplettici; Maillot 38 su 186 perniciose, infine Haspel vide soccombere il terzo dei suoi infermi colpiti da perniciosa. Coteste cifre non avvalorano certamente il concetto d'infallibilità in cui generalmente è tenuto il cJ1inino; e probabUmente, molti rimedi che non possono vantare l'attribut,o di specifico, non andrebbero superbi di tale statistica. Egli è vero che una parte degli insuccessi di cui codesta. statistica si fa rivelatrice, non può imputarsi al chinino, poicbè, per essere imparziale, dirò che questo timedio non poteva agire in tutte quelle forme malariche, la cui perni· ciosità fosse stata per caso costituita da lesioni materiali pil1 fisse e pill gravi di quel che per sè stessa non sia unn. stasi nevro-paralitica nella quale l'azione dei cbinacci è precipuamente indicata.
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CURATE NELLO SPED.ALE MIL. DI CATANZARO
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x. Ma per evitare ad un rimedio i disinganni, non bisogna esagerarne la efficacia. Può comprendersi sino ad un certo punto come i chinacei nelle condizioni scientifiche e psichiche dell'epoca in cui furono per la prima volta introdotti in Europa, per quella aureola di misticismo da cui erano cir· condati, dovessero essere accolti colla più cieca fiducia e col massimo degli entusiasmi. Allora, non era poca cosa per un rimedio l 'essere importato dai gesuiti e da regioni, alle cui provenienze, la immensa distanza aggiungeva molto pre·
stigio. Nè meno potè contribuire alla loro fama la fortuna che i chlnacei ebbero nei primi tempi della loro introduzione in Em·opa, di guarire un re non meno potente di quella setta dalle cui mani essi uscivano. Quando poi si aggiunga che la effettiva azione nevrostenica del rimedio dovette concorrere ad accrescere il numero delle guarigioni che spontaneamente poteva ottenersi per naturale 8\'0luzione del morbo, non farà meraviglia se la fiducia che in essi veniva riposta confinava col vero fanatismo. Se però si pensa che l'empirismo su cui appoggiavasi allora l'impiego dei chinacei era ancora più cieco dell'empirismo moderno i se si pensa alla strana fisio-patologia di quei tep:~pi ed all'as· senza di un concetto nemmeno approssimativamente esatto intorno alla natura del morbo i se si riflette infine alla facilità che allora esisteva ancora maggior di quella .che pur troppo anche attualmente si lamenta, di scambiare il post hoc per il pt·opter hoc, si comprenderà come i titoli che i chinacei avevano allora alla pubblica stima non erano che in pat·te indiscutibili. E poichè non si è mai tanto prossimi a cadere come quando si è portati troppo in alto, cosl anche i chinacei ebbero un periodo della loro storia in cui
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LE FEBBRI DA MALARIA
contro il loro impit'go si riùestò così forte reazione da farli tempor<triameute proscri\'ere dallo. pratica comune. Come av,·irue però, cile malgrado le attuali mutate condizioni psico-~cientifi libe, malgrado i frequenti iusuccessi del rimedio, malgt·atlo lo sconfor tanti stati5ticbe precedentemente citate, malgrado le controrcrse opinioni intorno alla sua azione terapeutica, il chinino non cessa di essere col ferro e col! 'oppio la pietra angolare dclrcdificio tora:)ico? Egli è che, come nessuno vorrà disconoscere, nell'epoca attuale il problema terapeutico delle febbri a periodo, reso in appu,renza piit facile e quindi più solubile, si presenta in sostanza iu cOtllli'l.ioni ben di poco ùis:>imili da quelle in cui era ai primi t!.!mpi dci chiuacei, e cib iu parte pe1· la na· tura stessa del problema ed in parte perchè, malgrado i tenta ti l'i della recente ri1ol uziono terapica, il posilirismo scientifico applicato rigorosamente a tutte le mediche di· scipl in e rimase pressocùè lettera morta per la terapia.. Oggi dì, come allora, i rimedi nuori elle sorgono sono sostenuti da teorie preconcette, da osserrazioni incomplete, da leggi generali de· sunte dalla considerazione di poclli fatti; c, malgrado così ma1 lilla base, malgrado l'assenza di un serio controllo che ne rircli la efficacia vera, quei rimedi vengono accettati con una confidenza e non di rado con un entusiasmo cui possono giustificare soltanto il bisogno che di loro è riva· mente sentito e In. speranza di non trontre iu essi quel di· singanno che gli altri offersero. Quasi ciò non bastasse avvenne poi per legge di compen· sazio ne elle quei rimedi antichi, i CJual i si sottrassero agli ef· fetti della rirohl'l.ione che la terapia ha subìto negli ultimi anni, crchhcro oltre misura nella comune estimazione, quasi concentrassero in sè quelle virtù che si attribuivano ai me· dicamenti che di quella rivoluzione furono vittima. I chinacei furono del numero dei superstiti alla strage fatta dal nibi·
CURATE l-.TELLO SPED,tLE mL. DI C:\TAJI:ZARO
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lismo tcra.peutico. Alle loro antiche virtù, quasi fossero poche, si aggiunsero tutti quegli attributi che sono H portato delle moderne piì1 estese cognizioni 11--io·patologiche, insomma essi, come idoli, vennero innalzati a maggior devozione in ragione diretta degli altri che di mano in mano venivano abbattuti, quasi a dimostrare che la mente umana nell'or· d inè scie11tifìco come neli 'ordine psichi co non può sottrarsi alla prepotenza dell'istinto che gli fa adorare sem1Jre qual· che cosa, e con tanto maggiore ardore quanto più è lontano dalla intima nozione di ciò che adora.
XL Sembrerehbemi ben sterile l'opera mia, se dopo aver cer· cato di limitare il ~·alore dei chinacci, ricouduccndolo alle sue proporzioni reali, non potessi presentare qualche compP.nso terapeutico il quale offrisse almeno in parte quei vantaggi che tante volte si ricercano indarno nell'uso dei cbinacei. Nei casi in cui il chinino dato e ridato ha fallito, allorchè contro la recidività. delle febbri e contro la cachessia i mezzi specifici, gli analettici, i ricostituenti si spuntarono, io non tro•ai che una risorsa veramente utile : quella cioè eli ab· bandonare ogni cura interna e di affidarmi alla idroterapia. Le doccie fredde cUrette non soltanto sul tumore splemico, ma a tutto il corpo, e l' inviluppo iclro·terapico mi valsero guatigioni più radicali e più pronte di quello che suolo at· tendersi dalle altre cure. Non comprometterò l'uso di questi mezzi di cura collo esagerarne la efficacia: posso però assicurare che i casi in cui la idroterapia ha fallito sono proporzionalmente assai meno numerosi di quelli in cui fallirono le altre cure, e che la celerità con cui si ottengono sensibili miglioramenti è tale da non lasciare alcun dubbio sulla parte che nella guarigione spetta alla cura.
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LE FEBBRI DA l\IALARIA CURATE ECC.
Usai sempre l'in viluppo idroterapico come perturbatore, specialmente nell'intento di rompere la catena dei parossismi febbrili, e perciò ne feci uso non solo giornalmente durante i periodi apirettici, ma anche una o due ore prima che ingruisse il nuovo accesso. La doccia a pioggia è mezzo curativo troppo usato e conosciuto perchè sia necessario di accennare l'intento che la suggerisce: i suoi effetti tonici, eccitanti, perturbatori sono troppo preziosi per non tentare di raggiungerli con un mezzo cosl potente in una malattia che ne offre cosl chiara: mente la indicazione. Nel chiudere questa relazione sento in me che da molti non verrò assolto per avere osato di attaccare un principio consi· derato in terapia siccome dogma. Se la scienza non fosse esclusivamente obbiettiva, e, nello accogliere le verità che emanano dalla osservazione dei fatti non prescindesse dalla maggiore o minor autorit.~ che può competere a chi ne fa uno studio scevro di ogni passione, non avrei azzardato di mettermi solo, o quasi solo, contro ad idee consacrate da secoli di esperienza e da stucli di in· telligenze elette alle quali m'inchino. Ma i fatti staranno sempre al di sopra delle opinioni, e, quali che siano per essere le loro risultanze, io le accetterò sempre purchè ad esse venga condotto da un esame imparziale e lontano da ogni fonte di errore. Quando a ciò non mi spingesse la storia della scienza cogli esempi dei suoi secolari errori, mi riconfermerebbe in tale proposito l'aureo precetto di Grandesso Silvestri il quale insegna che bisogna saper tornare all'esame ed art analisi delle idee JYÌIÌ quotidiane e J.Jiù ab duali J)er accorge>·si degli errori p iù quotidiani, più abituali e falot·a seeolari. Catanzaro, aprile 1880.
D. ENRICO Fnnr capitano-medico.
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SULLA NUMERAZIONE DELLE LENTI.
§ l. Chi deve occuparsi di misurare e correggere i vizii di refrazione dell'occhio deve anzitutto possedere alcune esatte nozioni intorno alla struttura ed alle propriatà ùi alcuni stromenti ottici, e principalmente delle lenti che di siffatti stromenti costituiscono talora l'unica, ed assai spesso la parte più essenziale. Questi brevissimi cenni non hanno altro scopo che di esporre le più elementari nozioni che si riferiscono alla nu· meraz'ionc clelle lenti O'rclinaric cla occhiali. Perciò resta fin d'ora inteso che quanto qui si espone risguarda escln· sivamente le lenti sferiche (biconvesse o biconcave) con raggio di curvatura uguale per ambedue le superficie, e di cosi limitato spessore, che questo si possa, nel calcolarne gli effetti diottrici, impunemente trascurare. § 2. Gli effetti diottrici, o la forza di refrazione che dir si voglia, delle lenti sono determinati: l 0 dal valore n dell' indice di refrazione della sostanza, di cui esse sono formate (l) ; 2° dalla lunghezza 1· del raggio di curvatura delle loro superficie (anteriore e posteriore), che, non bisogna di(l) Per chi non lo sapesse ~i chiama indice di 1·e(razione il rap· porto espresso dalla formola sin. a; nella quale s~·n. a dinota il seno sin. 11 dell'angolo formato dal raggio luminoso incidente sulla superficie ri· frangente colla perpendicolare ad essa superficie, e sin. b dinota il seno dell'angolo che con questa stessa perpendicolare fa il raggio r et'ratto.
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SUL;:.A. NUMERAZIONE
menticarlo, nelle seguenti fonnole viene sempre supposto eguale per ambedue le dette superficie. § 3. Infatti dalla lunghezza r del raggio di curvatura, e dal valore n dell' indice di refi·azione dipende il valore F della distanza focale principale, vale a dire della distanza. cbe corre fra la lente, e quel p unto (fuoco prinC1pa7-e) in cui vanno a convergere tutti i raggi incidenti sulla lente da un punto luminoso infinitamente lontano. La relazione che colloga fra loro i menzionati valori (1~, ,., F) è espressa nella seguente form ola : r
l ) F = 2 X (n-l)" Mercè questa formola, quando sono note due delle tre quantità in essa simboleggiate (11, 1·, F) si può sempre trovare n valore della terza (1).
§ 4. Giova qui notare che se '_)el vetro comune dia oc· cbiali (c1·o?vn) l' indice di refrazione n fosse uguale a 1,50 (come alt re volte si ammetteva) la distanza focale princi· pale F diventerebbe uguale al mggio di curvatura 1·, talchè si potrebbe pigliare indifferentemente il valore dell'una per quello dell'altro. Infatti sostituendo nella formola l) ad 1~ questo valore 1,50 si avrebbe :
=
,.
r
F = 2 x (1,50 - 1) = 2 x (0,50) quindi F
=T cioè F = ,.,
§ 5. Siccome però l' indice di rifrazione suddetto è in realtà = 1,53, ne viene che F ed ?' hanno due distinti va(l) Questa formola è applicabile tanto alle lenti biconvesse (positive, conver genti) quanto alle biconcave (negative, divergenti): solamente è d'uopo avvertire che per le ibiconcave il valore r del r aggio diventa negativo (cioè - r): dal che ne viene che negativo diventa pure il valore della distanza focale principale (- F).
71 7
DELLE LEXTI
lori. J•er rendere più spedito e facile il calcolo si ammette ora che l' indice di rifrazione n. del cro1rn da occhiali sia = 1,54. Con questa supposizione la differenza fra il valore attualmente ammesso ed il reale si riduce acl 1/ 3 di quella. che si ave•a. prima quando si suppnnem n = 1,50. § 6. Ora sostit uendo nella formola. l) ad n l ' indicato va· lore di 1,54 si ha : F =
2 X
(l,~'* _
l ) qnintli F =
1 .~ 8
e viceversa ,. = F X l ,08. Dal che si vedo, che, quando sia nota la lunghezza pr. F , uwltiplicanclola per 1,08 si ha la lunghezza del raggio ·r : e viceversa, quanclo sia nota la lunghezza del raggio ,., dividendola per l ,08, si ha la lunghezza focale. Con altre pa· rolo F : t· :: l: 1,08. Esempio l 0 • - Si sa che una data lente ba l metro di distanza focale pr. Quale sarà la lunghezza del suo rag· gio di cmvatura? - I n questo caso siccome sappiamo che F = l metro si avrà ·r = l m X 1,08 os:-ia 1· = 1"',08. La lunghezza ricercata del raggio sarà di l metro, ed 8 centimetri. Esempio 2°. Si sa che una data lente ha 20 pollici di distanza foc. princ. - quale ne sarà il raggio di curvatura? In quest.o caso F = 20 pol. Dunque abbiamo :
r = 20 pol. X 1,08 ossia ,. = pollici 21,60.
Esempio 3°. Si sa che una data lente ha uu raggio di curv. di 54 pol. - Quale ne sarà la distanza foc. pr.? In questo caso avremo : 54
54 pol. = F (1,08) donde F = pol. 1,08 = poi. 50. § 7. La lunghezza del 1·agg·io di cu~·vatum csp1·esso in poll-ici servl fino a questi ultimi tempi di base alla nume·
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SULLA. NUMER,AZIONE
razione delle lenti. Chiamavasi cioè lente N• l quella che si lavorava co] raggio di curvatura. di l pollice; N• 2 quella cl1e si lavorava con un raggio d.i 2 pol., e così vja; e si ammetteva che le rispettive loro lunghezze focali principali fossero esse pure di l poi., di 2 pol., ecc. La qual cosa, come si è visto al § 5, non è esatta. Oltrecciò questo sistema di numerazione presentava l'inconveniente di servirsi, per indicare la lunghezza, sia del raggio, sia della distanza focale, di una. misura (il pollice), il cui valore varia da una nazione all'altra. Inoltre aveva lo svantaggio di impiegare i numeri più bassi della scala per indicare le lenti di maggior forza rifrangente, e che perciò si impiegano a misurare e correggere i vjzii di re· frazione più forti, e ad ottenere i maggiori ingrandimenti. Perciò questo sistema venne abbandonato per sostituirvi quello che è attualmente in uso. In questo si adottò la misura metrica, e si stabillla gra· duazione delle lenti in modo che a.i numeri più alti della scala corrispondano le lenti di maggior forza rifrangente : e qui si noti, che siccome questa forza stà in ragione inversa della distanza focale principale, così ne viene che ai gradi più elevati della scala corrispondono lenti di più corta distanza focale. In questo sistema per tmità eli misum si adottò la fm·za ?"ifrangenfe di 1ma lente eli 1 metro di distanza fo· cale principale; e la si chiamò diottria (designandola col sim· bolo D, ed attribuendo il simbolo d ad un numero qualsiasi lli dette unità). E siccome in ogni lente, giusta quanto si ~ già detto, ed occorre aver sempre presente, il numero delle diottrie (d) st.à.
in ragione inversa della lunghezza. focale cosl si ha la relazione .l
2) d = F
nella quale F deve sempre essere espresso in metri.
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DELLE LEXTI
Quando la distanza focale pr. F si fa = l metro si ha d
=-"' = l D, cioè uguale ad una diottria. 1 1
Se la distanza foc. pr. F si fa = a metri 0,50 si ha
d
=
1 M. 0,50
= 2 D, cosl via. e
Non si dimentichi che F in questo caso deve sempre essere valutato in misura metrica. Ciò premesso, mùla di più facile che trovare il valore della distanza focale principale, quando si conosca il numero delle diottrie di una data lente, e viceversa trovare il numero di queste quando si conosca il valore della distanza focale pr.
Esempio 4°. - Data una lente di 4 diottrie, quale ne è la distanza foc. pr. ? In questo caso d = 4 D. - Quindi sostituendo nella formola 2) a cl il suo valore si ha: 4 D = ...,..., ossia l
.1..1 Ul
l
F ,, = T =M. 0,25.
La lunghezza foc. pr. ricercata sarà di M. 0,25.
Esempio 5°. - Quante diottrie avrà una lente di M. 0,50 di distanza focale pr.? In questo caso F = M. 0,50 - Quindi sostituendo nella formola 2) ad Fil suo valore si avrà d= M. ~. 50 = 2 D. quindi d = 2 D.
La lente in discorso avrà 2 diottrie. § 8. Siccome però lo stadio· di transizione dall'uno all'altro di questi due sistemi dura tuttavia, e gli stromenti ottici graduati all'antica non sono ancora tutti fuori d'uso, cosl CO·
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SULLA. NUMERAZIONE
loro, ~..be per obbligo della loro professione sono costretti a ma· ncggìaro ora gli uni ora gli altri, debbono famigliarizzarsi coi metodi più semplici e spediti di trovare I' esatto ragguaglio fra essi. La qual coEa non è punto nè difficile nè lunga ad otte· nere, solo che si abbiano bene scolpite nella mente le basi su cui ciasctmo dei due sistemi si fonda. § 9. In che cosa difft:riscono tra loro i due sistemi? Ripetiamolo, a costo di annoiare. - Nell'antico si denomi· narano le lenti dal nwnero (N) dei pollici del loro mggio eli curvatura (che erroneamente si supponeva uguale a quello della loro lunghezza foc. pr.) Nel nuovo sistema invece le lenti si denominano dal mtmero (d) delle diottrie, vale a dire dal numero elle si ottiene dividendo 1 JJCr la loro 1·ispcttiva lunglmJza focale princ. es1n·essa in metri. § 10. Dunque per trovare il numero (d) di diottrie corrispondente al numero N dell'antico sistema, si deve prima di tutto licercare la lunghezza focale in pollici F,. corrispondente al raggio N: poi ridw·la in metri, e divi· dere per essa l'unità. - n quoziente di quest'ultima di· visione sarà il numero (delle diottrie) ricercato. Come vi è visto al § 6, esempio 2°, N (raggio in pollici)
1 8
diviso per 1,08, ossia ~ , dà la lunghezza focale (ancora
espressa in polNc~}; per ridurla in metri bisogna quindi moltìplicarla per 0,027 (giacchè ogni pollice (l ) eqtùvale a metri 0,027). Quindi al raggio N in pollici corrisponde la : mctn . == N oÌ027 l tmgZw.zza r.ocal e m 1
•08
Ma. stccome . Ia 11 ~. aZJone . 0,027 T,08 è -- O,02r::<> -(l) P ollice parigino, qui si intende.
5 == 40' I 200
721 così è chiaro che, per trovare la distanza focale es1n-cssa ù~ metri corrispondente al numero l'V dell'antico sistema, basta. DELLE LE:"TI
'l •.
moltiplicare questo numero N per 0,025 - ovvero per 5 dividendolo poi per 2, tagliando fuori le ultime due cifre ovvero (ed è questa la via pitt spiccia) dividere N per 40. Conosciuta poi la lunghezr.a focale in metri, per avere il numero d delle ùiottrie non si ha piit che a dividere l per il valore di essa lunghezza focale. Si avrà. qui aili d -
l NX0,0:.!.3
200
40
ovvero cl -:= NX 5 ovvero d -:= N
e per conseguenza si avrà anche N -:= ~ § Il. In conclusione da tutto ciò chiaro apparisce come, per trovare il numero delle diottrie corrispondente al nu· mero noto N dell'antico sistema, basta dividere per quest'ultimo il numero 40; e viceversa, sapendo il numero delle diottrie, per trovare il numero equivalente N dell'antico sistema si deve dividere il numero 40 per quello delle diottrie. Esempio 6°. Si ha la lente numero I O dell'antico sistema. A quante diottrie equivale? I n questo caso si ba N-:= 10. Quindi d-:=
~
10
. l
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-:= 4 D.
La lente avrà la forza di 4 diottrie. Esempio 7°. Si ba una lente di 50 diottrie. Qual sarà il suo numero equivalente nell'antico sistema? In tal caso d-:= 50 D. Quindi N=
!6 -:= (di poll.)(l). 4
/5
(l) P er ottenere un ragguaglio ancor piìt preciso bisognerebbe adottare addirittura. quale indice di refrazione del vetro comune da. occhiali il valore 1,53 (invece di 1/54). Infatti Snellen e Landolt nella loro D ioptometrie 'che fa parte del Tmité complet d'Ophthal-
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SULLA NUMERAZIONE DELLE LENTI
§ 12. Ai vantaggi che si ottengono dal nuovo sistema, già accennati al § 7, si deve pur aggiungere quello non indifferente di ridurre a semplici addizioni e sottrazioni eseguibili a mente i calcoli degli effetti che si banno dalle combinazioni di più lenti, sieno queste dello stesso segno, o di segno diverso. Esempio 8°. Ad una lente di - 4 diottrie (vale a dire divergente) se ne aggiunga una seconda di+ 2 (convergente). Quale sarà l'effetto della combinazione? - 4 + 2 = - 2. La combinazione produrrà l'effetto di una lente negativa di 2 ]) (- 2 D). Coll'antico sistema la lente negativa equivalente a - 4 diottrie avrebbe il n° - 10, la lente positiva equivalente a + 2 D avrebbe il n° + 20. Si sarebbe quincli dovuto intavolare il conto seguente l l d . .t 10- 20 - lO l + 20 - IO = X a C\11 Sl rae 200 200 ==- 2o
=
Dal che si sarebbe dedotto che l'effetto della combinazione sarebbe stato uguale a quello che si sarebbe ottenuto appli· cando la lente negativa no 20. Ma ognun vede come il con~-o riesca assai più complicato.
V. G.
mologie (Paris, 1880) di Landolt e Wecker, inserirono una tabQ!la di riduzione basata sull'indice di refrazione = 1,53 ; e si potrà con profitto riccrrervi nei casi, fortunatamente non troppo frequenti, nei quali sia di capitale importanza raggiumgere la maggiore possibile esattezza.
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CHrAMATA DEGLI INSCRITTl SOTTO LE A.mU Se sia indifferente mandarli subito da un estremo all'altro del regno - Prime malattie che travagliano l' inscritto Quali ne sono le cause?
La. chiamata degli inscritti sotto le armi nella stagione invernale, essendo subordinata ad esigenze sociali, economi· che e militari, mi dispenso dal dimostrarne l'inopportunità dal lato igienico; ciò che d'altronde venne fatto con chiara evidenza, e con maggior autorità da distinti coll.eghi ed igienisti militari. Mi limiterò pertanto a dire brevemente dell'influenza che il subito passaggio da un estremo all'altro del Regno du· i-ante la predetta stagione può esercitare, ed esercita real· mente sulla salute dei giovani soldati. Fra costoro, quelli che dalle provincie meridionali sono sbalzati nelle regioni mon· tane e nelle valli nevo:.~e dell'alta e media Italia, si trovano quasi inevitabilmente esposti ad un numero cospicuo di af· fazioni morbose, quali sono quelle che dipendono diretta· mente dalla alterata od abolita funzionalitll dell'organo cu· taneo. Quindi i catarri acuti, la flogosi dei tessuti bianchi arti· colari, i reumatismi, le entero-peritoniti rapidamente fatali, e sopratutto, e con maggior frequenza, le affezioni paren.chimatose dei polmoni, siccome quelli che debbono rapenti-
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CBIAlliATA DEGIJ INSCRITTI
namente supplire alla diminuita o soppressa secrezione der sudore. Non sempre, a dir vero, la pneumonite dipende dal raf· freddamento, che anzi il Jaccoud l'attribuisce in molti casi ad una speciale predisposizione interna; ed altri moderni patologi la ripongono in ordine nosologico, fra le malattie infettive; è però fuor di dubbio, che le intense perfrigerazioni costituiscono una potente causa occasionale del suo sviluppo. Ne consegue da ciò che se il reclutamento avesse lt;ogo in più propizia stagione, un numero considerevole di gio· vani soldati sarebbe conservato alle proprie famiglie ed all'esercito. Ho voluto accennare da lbel principio alle affezioni eh~ colpiscono quasi esclusivamente gli iscritti sbalzati dai climi' temperati nelle regioni fredde e nebbiose; soggiullgo tosto che queste stesse affezioni vengono profondamente modificate nella loro indole, nel loro andamento, nei loro esiti dall~ grandissima influenza che esercita sugli inscritti medesimi il passaggio dalla vita. civile, alla vita militare. . Sa~:ebbe un paradosso il voler sostenere, che t.utti i soldati di leva ammalano nei primi tempi della loro educazione militare; eppure, buona parte di essi non isfugge ad uno stato morboso non ben determinato, ma che si rivela colla depressione delle forze, collo scoloramento della pelle, col rapido dimagramento, in modo da far quasi sospettare di un lento processo a fondo dissolutivo, nel periodo d' iocu· bazione. Ed è sotto gli auspicii di questa manifesta alterazione del ricambio organico che si estrinsecano le predisposizioni morbose inerenti all'età, al temperamento, :alla costituzione, alla ereditarietà; che fra le malattie a forma clinica be11
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<letorminata primeggiano per gravità e frequenza, le infet· ti,•e, e che le ipersteniche propriamente dette ne assumono facilmente l'aspetto e l'andamento. E qui mi prendo libertà di richia mare l 'attenzione dei miei giovani colleghi, sopra fottti da me le conto volto osservati; cioè che, negli iuscritti, le più insignificanti deviazioni dallo stato fisiologico acquistauo non di rado ed improvvisamente una gra ri tà non sospettata nè coonestata da fenomeni fisici apprezzabili. In poche altre circostanze il me· dico militare si trova pitl di sovente nella necessità d'in· vocare il famoso quùl divinum d' Ippocrate. Occorre pertanto che nel le v_isite giornaliere, ed in ogni occasione in cui debba prestare la sua assistenza ai soldati di leva, si spogli di quel certo rigore che gli è imposto dal dorere di sollecitare i pigri, e di punire i simnlatori, per rammentarsi unicamente della sua missione altamente umanitaria. Un doppio ordine di cause, fisiche cioè e morali, concorre alla patogenesi delle prime malattie che travagliano l'in· scritto, c qunste cause, è superfluo il dirlo, si compenetrano e si influenzano a vicenda. Accennerò sommariamente le principali. n cambiamento di clima e di abitudini, il genere d'alimentazione, la foggia del vestire, l'affollamento delle ca· serme, il riposo ed il sonno talora. insufficienti a riparare le perdite, la protratta. stazione verticale, il brevissimo ri· poso accordato dopo la somministrazioue del rancio, le istru· zioni troppo prolungate ed impartite all'aperto sotto il dominio di una temperatura freddo-umida, o di venti impe· tuosi, ecc. ecc., non possono non impressionare sinistramente i giovani organismi.
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Per quanto spetta alle cause morali gli inscritti vi sono più o meno soggetti a seconda della loro provenienza.
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Gli abitanti delle grandi città e dei grossi borghi si risentono in genere assai meno del passaggio dalle loro case alle caserme. L'abitudine di veder truppe, il trovarsi frequentemente a loro contatto, il desiderio di vestirne l'onorata divisa, e più di sovente gli affetti di famiglia poco solidi, i disinganni precoci, le strettezze economiche, il poco amore al lavoro, tutto concorre a render loro meno sensibile l'allontanamento dal domestico focolare. Ben altrimenti avviene degli inscritti che giungono a.i
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corpi dalle isole, dai villaggi, dalle valli remote, dai luoghi alpestri e selvosi, e che formano il massimo contingente dell'esercito. Sebbene le comunicazioni ferroviarie e stradali aumentate, l'istruzione più diffusa, i contatti commerciali moltiplicati, abbiano diminuito in gran parte l' isolamento dei piccoli borghi dai centri popolosi, non è però diminuito l'attaccamento che gli abitanti delle isole e delle campagne conservano pel luogo natio. Per l'isolano, i confini della patria e direi quasi del mondo, sono segnati dall'orizzonte dove il cielo si smarrì· sce nel mare, e pel contadino, dalle montagne che circon· dano e chiudono quanto ha di più caro il suo cuore. E sebbene, come osserva argutamente il Giusti, i costumi dei villani siano pit~ belli dipinti cJ.e a vederli, tuttavia non è men vero che costoro esenti dalle aspirazioni esagerate e dalle snervanti abitudini della città, amantissimi delle loro piccole proprietà, laboliosi per bisogno e per sentimento di dovere, trovano la felicità negli afietti di famiglia ,resi più intensi dalla potenza altamente moralizzatrice della cam· pagna.
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Non è quindi a meravigliarsi, se le giovani reclute del contado, giunte ai corpi si fanno tosto rimarcare pel loro contegno riservato, quasi diffidente, e per una cert'aria di melanconica rassegnazione che imprime loro negli atteggia· menti e nel volto l'espressione di quel bellissimo verso : Nos pat?·iac fincs, et dulcia linquimus arva. Ed in prova del grande amore che i campagnoli conser· vano per la terra natale, non posso trattenermi di riferire un fatto, come suol dirsi, palpitante d'attualità. Tra i mille e trecento iscritti che nell'ora scorso febbraio si trovarono raccolti presso questo distretto militare, ben più di trecento nel primo giorno di . libera uscita misero le ali ai piedi, e si sparpagliarono nei comuni del circondario. Tutti, nessuno eccettuato, si trovarono presenti alla partenza pel corpo a cui erano stati assegnati; ma, vollero, come si esprime con ineffabile soavità. l'immortale Silvio Pellico, vol· lero un'ultima volta essere rimirati dai dolci occhi materni... Egli è perciò che sotto l'influenza della depressione mo· rale a cui sono in preda gli agricoltori e gli abitanti delle regioni montane risentono più facilmente l'azione delle po· tenze morbose, e la statistica ci prova come la morbidità. sia maggiore di gran lunga in costoro che negli artigiani e negli operai che trascorsero buona parte dei loro vent'anni nelle officine e nelle stamberghe della città. Grazie all'avvicinamento delle popolazio1ù, ali' istruzione diffusa per ogni dove ed alla brevità della ferma, si riscon· trano assai più raramente i casi di avversione invincibile pel mestiere delle armi, che manifestano taluni inscritti appena giunti ai corpi, e che meriterebbe l'appellativo di icliosin· crasia antimilitat·e, se fosse permesso di usare termini strani ed improprii per far meglio comprendere la natura di certi fatti.
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L'avversione invincibile al servizio militare che conduce quasi sempre al suicidio, può essere confusa colla nostalgia e coll'alienazione mentale, ma non ne presenta in modo alcuno i caratteri ; le funzioni di relazione e di nutrizione sono normali, la sensibilità, la circolazione, la respirazione, la digestione non sono alterate. Potrei addurre più d'un esempio in proposito, osservato nel lungo periodo di vent'anni, dacchè ho l'onore di prestar ser· vizio ai corpi, ed ho voluto farne cenno in questa circostanza per riaffermare quanto dissi più sopra, cioè che i'ufficiale me· dico ba un compito importantissimo durante la prima educa· zione militare deli' inserì tto. Questo compito è altrettanto modesto, delicato e difficile, quanto è glorioso quello di trovarglisi a fianco sui campi di battaglia, allorcbè fatto soldato, ed obliando con generosa dimenticanza la sua piccola patria, combatte e cade per l'onore e la salvezza della. patria comune. Alessandria, addì 5 marzo 1880.
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t I GHINA. capitano-medico.
RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI
Rf VISTA lVIEDICA -
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S ol cuore g t·nsso , del prof. v. STOFFELL,\ (Allgemeine Wiener mcdizmisce Zeitung, n• 18, 3 maggio 1881). Nella. seduta della I. e R. Società dci medici di Yicnna. del 29 aprile u. s. il professor Stotl"clla fece la seguente comunicazione sull'argomento. Sotto la denominazione di cuore grasso deve soltnnto intendersi la degenerazione grassa [dci fasci muscolari primitivi del cuore e non già il semplice deposito di grasso. La diagnosi di questa malattia, ritenuta come possibile solo in casi rari da Oppolzcr, al giorno d'oggi, in grazia delle continue osservazioni al letto dell'nmmalato, c delle ricerche caùavericbc, in seguito infine dell'ampliamento delle nostre conoscenze sulla fisiologia e patologia in generale e sulla formazione del grnsso in particolare, non deve ritenersi più come difficile, potendo la malattia scoprirsi fin dal suo inizio. La sintomatologia del cuore grasso comprende i seguenti momenti : l'ottusità cardiaca appare ingrandita, l'urto del cuore debole, i toni oscuri e spesso debbono percepirsi coll'ascoltazione diretta, il polso piccolQ facilmente compressibile la di cui frequenza spesso si abbassa, inoltre il sopraggiungere di oppressione, difficoltà di respiro ad accessi o in modo continuo, disposizione agli svenimenti, ed infine l'esistenza dei momenti etiologici che al cuore grasso si riferiscono. Riguardo alle cause, si può affermare che ad eccezione di quei pochi casi che possono riferirsi ad un eccesso di alimentazione, la malattia deve considerarsi come una profonda alterazione dello scambio materiale.
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Stoft'ella. considera la formazione fisiologica del grasso come il prodotto della decomposizione dell'albumina priva di azoto, e mostra come questa formazione dipenda da tre momenti: l" dalla quantità de!J'albumina. introdotta, 2• dal grado di ossidazione della medesima, e 3° dall'energia trofico-plastica. in individui di diversa età, sesso, temperamento. Lo stesso grasso introdotto nel nostro organismo può essere convertito in materia grassa soltanto quando si trasforma in una. delle parti componenti il corpo umano (palmitina, stearinaed oleina). Ricche introduzioni d'idrati di carbonio e sostanze collagene inducono grandi accumuli di grasso, ma solo perciò che tolgono l'ossigeno dal sangue nel quale ne resta troppo poco per ossidare i prodotti di scomposizione dell'albumina privi d'azoto in ncido carbonico ed acc1ua.,' per cui ne deve avvenire la formazione di grasso. (Schema: l'a.lbumina si decompone in sosta.nze azotate e in sostanze prive d'azoto; le prime si trasfot·ma.no e danno in .ultimo urea ed acido urico, le ultime si scompongono in acido carbonico, acqua c grasso). Inoltre gl'idrati di carbonio, ecc. perchè facilmente ossidabili, sono da considerarsi come pr otettori e conservatori dell' organismo ànimale. Per ciò che riguarda la formazione patologica del grasso, si hanno alcune analogie. Virchow, Vogel e Benno Reinhardt ci offrono le prime conoscenze sulla degenerazione grassa degli organi interui. Il cuore grasso, secondo questi ed altri autori, si mostra con ugu~ le frequenza nei magri e nei grassi, solo è collegato a degenerazione grassa di u.ltri organi (fegato, reni, ccc.). Molteplici stati morbosi ne determinano la comparsa: obliterazione dell'arteria coronaria, pericardite, anemia e clorosi, malattie d'infezioni acute, morbo di Brigt, vizi di cuore, avvelenamenti con. ncidi minerali, con fosforo, arsenico, ecc. n cuore grasso si produce sperimentalmente: a) se si assoggettano gli animali alle alte temperature (Luithlen); b) se si privano lentnmente o rapidamente del sangue per mezzo del salasso (Peri, Tschudnowsky e l'autore). La perdita dei corpuscoli rossi del sangue in ambedue le ricerche, e nell'ultima serie la diminuita ossidazione dci prodotti finali porta ad eguali risultati, cioè alla degenerazione grassa degli organi, specialmente del cuore A. Fraenkl constatò inoltre un legame tra la decomposizione
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dell'albumina e la mancanza di ossigeno nel sangue, per cui si veniva all'accresciuta separazione dei prodoLti di decomposizione ricchi d'azoto. Anche nell'intossicazione il cuore grasso si può spiegare in egual maniera, pcrch0 deperisce una grande quantità di corpuscoli rossi del sangue, cd oltracciò si derc porre in considerazione la diretta influenza del veleno sulla vita della materia. Non è più alcun dubbio che In. mancanza di ossigeno nel sangue porta al cuore grasso. Considerandosi i corpuscoli rossi del sangue come il veicolo dell'ossigeno, lo scopo del medico dev'essere diretto ad accrescerne la formazio ne. Sotto c1ucsta veduta il ferro si deve riguardare come il piil effi cace medicamento. Vautore impiegò il pirofosfato eli ferro e soda, e molto più il solfato di ferro sotto forma di pillole di Dland, amministrate immcdiat:uncnto alla fine del pasto. Ques ta terapia richiede persis tenza e costanza. Negli atcessi asmatici si deve amministrare l'estratto di Quebracho che spesso apporta effetti meravigliosi. La terapia m~~rzial e può eventualmente unirsi al chinino, che si deve spin~e rc, quando esiste l'insufficienza valvolat·e del cuore, fino a tanto elle la compensazione non si efl'cttua. Stofi'ella parla infìne sulla dietetica di questi ammalati, e dice che ai medesimi non si deve somministrare sola. came, ma anche una certa quantità d'idrati di cn,rbonio e di grassi, nffinchè questi rimettano il materiale che deve servire da un lato alla formazione del calore dell'organismo e dall'altro alla reintegrazione fun zionale dci muscoli. Lo stesso sangue deve porsi al riparo dell'impoverimento clei suoi materiali plas tici.
Natura parassltaria dell' tmpaloclls mo (Ga~setta medictt italiana - Pt·ovincie vettcie, n• 28, 9 luglio 1881). L avet·an, dimorando i n Algeri, si è proposto di studiare l'argomento. Egli ha trovato che nel sangue di certi ammalati all'etti da febbre palustre esistevano degli elementi bianchi pigmcntati (leucociti mclaniferi), poi altri clementi allungati, rotondeggianti pigmcntati, assai regolari, ma che non somigliavano a leucociti,
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Inoltre, osservò che alla periferia di questi elementi pigmeutati, molti filamenti tenui, trasparenti si muovevano con grande agilità. Questi elementi pigmentati circolano nel sangue, si incontrano in tutti gli organi, special:nente nei vasi della milza e dal fegato. L'abbondanza di questi elementi nella milza, nel fegato, impa.rte agli organi il colore medesimo; nel midollo spinale e nel cervello una tinta più scura alle sostanze grigie. Questi eJemcuti si lrovano pure in quelli che periscono per cachessia palustre ; ma allora sono meno numerosi e preferibilmente localizzati nei vasi della milza e del fegato. L'autore condusse i suoi studi per vie che non ci è permesso seguire in questa circostanza, e venne alla conclusione che i parassiti da esso trovati negli elementi pigmentati dagli individui affetti da impaludismo, sono da considerarsi veri ematozoari che si avvicinano alle osciJiat·ie. Si tratta dunque di una vera affezione parassitarin, non ili una affezione da organism~fermenti.
G raude (JuauUtt\ di mugis tero di bis muto tratte• nuto •la mes i n e llo s tomaco (La salute, no 20). All'ospedale di Modena moriva. il 2 marzo una don na stat.avi ricoverata il 5 gennaio per cancro dello stomaco. L 'esame necroscopico fece rilevare un fatto abbastanza singolare e meritevole d'essere notato. L o stomaco era di grandezza normale. Inciso lungo la sua grande curvatura si vide la. cavità sua riempita di una ma.ssa pultacea scuriccia, abbastanza solida che ne aveva presa la forma e che si mostrò costituita da mezzo chilogrammo di m.lgistero di bismuto agglutinato da muco. Il neoplasma aveva sede a tre dita trasverse dal piloro e l'esame microscopico ne mostrò la stm ttura cancerosa. Siccome risulta in modo certissimo che durante tutta la. sua degenza all'ospedale l'ammalata non aveva mai preso magistero di bismuto, cosi devesi ammettere indubitatamentc che essa portasse nello stomaco il medicamento da. due mesi almeno.
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D e lla lnOn cu z~' favorc , •o l e tl~ll·htro-p n enmoto· r ace s ul c ors o tle lla. tnbe rcol o!;ll p o lmonale ( Gazzcfl(' medica italiana - Provincie ?'el/Cie, n• 28, 9 luglio 1881). TI dottor Hérard, al Congre;;so medico d'Algeri , disse che spesso, nel decorso della tisi, l'itlro-pneumotorace in alcune circostauze esercita una influenza favorevole s ulla tubercolosi, arrestandone il processo e determinando successi in:;perati. Quando le lesioni sono s ul principio, il polmone è sparso di granulazioni; J'idrotorace che Yicne a comprimere l'organo, :\l'l·esta pure quella morbosa produzione. Quando le lesioni, sebbene arrimLe al secondo e terzo stadio, sono 1)oco estese e circoscritte al lobo superiore, la compressione esercitata dall' idro-pneumotorace, impedisce l'affiusso del sangue verso i prodotti morbosi, e rtuindi ne so::pende il progresso ; nel medesimo teml)O che an icinando le pareti delle caverne, posso no susscguirvi le cicatri 7.zazioni. Affi nehè la guarigione avvenga in tali circostanze, fa mestieri che l'altro polmone sia per la. maggior parte intatto. Se il polmone è invaso in tutte le sue parti dal processo tubercolare, quindi irriducibile dalla compressione, l' idro-pneumotorace aggrava la malattia. L 'autore reca a. sostegno della s ua tesi parecchi fatti clin'ci.
1Jo c a s o di esantem a dn. c hinloo, del professar DENK ( Gion tale italiano dr/le malattie veneree e della p elle, fascicolo ili, giugno 188 1). Una piccola dose di chinino yenne somministrata. ad un ragazzo di 11 anni malato di panno: 0,1 con 0,02 di ferro. E sso era affetto in pari tempo Eli anemia, di gracilità e da fotofobia con piccoli infiltrati alla cornea, per cui ve nne prescritto l'unguento cinereo colla belladonna da usarsi alla fronte tre volte al giorno. L'intera pelle divenne d'un roseo-scarlatto, che impallidiva sotto la pressione, alquanto gonfia con sparse vescicole gialle, piccole, abbondanti, più copiose al collo, alle ascelle ed allo sterno, ove erano aggruppate. Al mattino del 10 gennaio vedevansi le pal-
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pebre gonfie, rossa la congiuntiva, diminuita l'infiltrazione della cornea destra: lieve dolor di capo, senso di distensione euta.nen, non prurito nè bruciore: fu sospeso il suddetto unguento. L'll gennaio al mattino la temperatura. 38,2 C. polso 104; alla sera temperatura 40,1 C. polso 112. La pelle come sopra. 13 gennaio sospese le polveri: le vescicole cominciano a rompersi e a disseccarsi in croste. Alla sera temperatw·a. 39,4. 14 gennaio non più febbre: comincia. la disquamazione. .Alli 20 gennaio furono ri}>rese le suddette polveri; il giorno dopo la presa del chinino col feiTo l'infermo lagnassi di malessere e di calore al capo; notte irrequieta. Alli 21 l'infermo rìprese le polveri, ma alla sera. la pelle tutta. arrossò senza comparsa di vescicole. Il palato molle, tonsille e le fauci erano un poco rosse, l'w·ina senza. albume, lievi le manifestazioni soggettive. Sospeso il chinino alli 22 gen· na.io la temperatw·a era normale, e tutto era terminato nella prima settimana di febbraio. Tale eruzione differiva dalla scarlattina: 1• perchè mancavano i suoi segni patognomonici; 2' per la r elativa lieve frequenza di polso nello stadio eruttivo ; 3' per l'estensione del rossore, e per la mancanza di proprio stadio prodromico: in meno di 12 ore l'intera pelle era ugualmente rossa. Il professar .Arlt interpreta il fatto quale intossicazione, ed esclude l 'irritazione dei nervi gastrici e l'effetto riflesso sui vasi cutanei analogamente all'orticaria., che sarebbe una nevr osi vasomotori& dei vasi cutanei.
GU alcalotdi cadaverici, pei dottori Baot1ilU>EL e BoNTJIY (Giornale intemaeùmale delle scienze mediche, fascicolo 1', 1881). Lo sviluppo degli alcaloidi cadaverici è di un'importanza capi· tale in medicina legale per ciò che riguarda la tossicologia. Il professar Selmi, che si è occupato fra i primi dl questo argomento, può essere soddisfatto che le ricerche degli autori francesi abbiano confermato completamente i risultati da lui otte,nuti. Le conclusioni più importanti d~gli autori sono queste:
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l" È indubitato che durante la putrefazione cadaverica si
sviluppano alcaloidi che non derivano da sostanze tossiche ma che possono avere con esse delle analogie; 2• Il numéro di questi alcaloidi è svariatissimo, ed a misura che l'argomento vieu meglio studiato, possibilmente se ne troveranno degli altri; 3° Spesso sono molto difficili ad isolare, mentre si producono in tempo brevissimo; 4" La loro azione sull'organismo animale ed umano può essere tossica al pari degli altri veleni; 5• Il freddo, col ritardare la. putrefazione, ne impedisce, a quanto pare, lo sviluppo.
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GU appare cchi d' induzione e lettro - ma.gnette l nella dJngnos i d e l corpi e stranei dl natura m etallica e modUleazloul allo s pee illo elettric o d el F nvre . Nota del dott. ALFONSo Pooor, assistente alla clinica chirurgica di Bologna (L'Imparziale, 15 maggio 1881, n• 9). L'osservazione clinica coll'evidenza dei fatti ha pienamente confermata. l'efficacia, altre volte messa in dubbio, dello specillo elettrico nella diagnostica chirurgica per accertare la presenza di un corpo estraneo di natura metallica (come un proiettile) in qualsiasi modo introdotto e nascosto nei tessuti. È nn mezzo di diagnosi prezioso, superiore allo specillo Nelaton, e che quando raggiunge il corpo metallico, dà. al chirurgo una certezza assoluta, e perciò l'indicazione possente ad intraprendere le più difficili e gravi operazioni, sicuro di riuscire nell'intento, di togliere cioè il molesto ospite che per i processi ' locali morbosi non solo può disturbare ed impedire la funzione di una parte o di un arto, ma tentarne la esistenza é compromettere eziandio la vita di nn intero organismo. Il prof. Loreta, mio illustr e maestro, dandomi l'opportunità di apprezzarne per mia propria osservazione i vantaggi in un caso ·in cui egli lo mise in opera, e del quale ne tece oggetto di una conferenza clinica pubblicata nel giornale n Mo,·gagni, mi persuase dell'utilità grande che ridonderebbe alla pratica chirurgica se questo rigoroso ed esatto mezzo diagnostico potesse attenersi dalle più comuni macchine elettriche e quindi potesse al bisogno essere nelle mani di tutti. Con questa mia. comunicazione adunque, avendo in animo solo di dare la soluzione del propostomi quesito, e di dimostiare che
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lo s pecillo elettrico può applicarsi alle comuni macchine più g e neralmente addottatc, mi dispenso dall'accennare a tutti i cong egni ed apparecchi fino al presente stati immaginati all'unico scopo di soddisfare all' indica;\ione diagnostica. Bx·evi considerazioni sulla struttura e modo di agire degli apparecchi d' induzione elettro-magnetici sono sufficienti per render chiaro in qual modo servano ad annunziare la presenza di un corpo metallico, e valgano a generare in noi tale e tanta certena. com e se quel corpo cadesse direttamente sotto i nostri sensi. N o n mi fermo su tutte le pt\rticolarità, occorrendo per la 1:> ia tes i solo ricordare come l' interrutore clelia corrente o martello sia mantenuto in continuo movimento vibratorio quando l'apparecchio è in azione: e prendo in esame la maccl1ina d'induzione d el Pizzorno, che è costrutta secondo le leggi generali di tutte l e altre di tal natura, perchè presso noi molto in uso, e perchè avendo l'opportunità di mostrarvola mi facilita non poco la chiarezza dell'esposizione. n polo positivo della pila si mette in rapporto con una. delle estremità del filo induttorc del rocchetto, che coll'altro estremo va a terminare alla colonnetta. metallica sostegno del martello : il quale è costituito di una testa, e di una sottile, stretta, elastica lamina di rame che ne rappresenta il manico. In tal modo riesce evidente essere il martello animato dall'elettricità positiva giacchè per mezzo del rocchetto si lega col polo di tal nome. Il polo negativo invece, per mezzo di un filo nascosto in un solco del fondo della scatola, va alla colonnetta metallica che porta una vite la cui punta corrisponde al manico o molla del martello, e può da questa essere allontanata ed avvicinata facendo girare il disco metallico. Nella punta della vite adunque si raccoglie l'elettricità positi va. Perciò avviene che quando la macchina entra in funzio ne l'elettricità positiva del martello combinandosi con quella negativa della vite, si stabilisca tosto il circuito del fluido ·elettrico, ma solo per un istante ; perocchè i fasci di ferro dolce, collocati entro il rocchetto, magnetizzandosi per l'azione della corrente voltaica attraggono a se il martello, il quale per conseguenza si allontana dalla vite, e la corrente viene intetTotta. Ma il ferro ben presto smagnetizzandosi per il contatto del martello, questo per 47
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propria elasticità si avvi ci ns. alla vite, ed il circuito di nuoYo è chiuso. Tale alternarsi di fatti avvenendo s uccessivamente e con molta rapidità, costituiscono la ragione per la quale il mru:te\lo è in continuo movimento : movimento tanto. r apido che sfugge all'occhio, ma che bene si fa sentire all'orecchio per lo speciale rumore a voi tutti noto. Ora è chinro che se per mezzo di un filo metallico applicato con i due estremi ai poli della pila si crea un nuovo circuito elet· tri co che sottragga tutta la elettricità che doveva. percorrere l'ap· parecchio induttorc, il movimento del martello necessariamente debba tosto venir meno : come pure si abbia. un identico efl'etto se si congiungono con un filo metaHico i due poli della wrrente della l" elica. L 'esperimento che ora ripeto alla. vostra presenza, vi dà la prova positiva: c mi preme di far notare che solo il me· tallo è atto a produrre tale fenomeno, giaccbè altre sostanze sebbene eccellenti condnttricì dell'elettricità non valgono a sottrarne tanta all'apparecchio induttivo da aversi la mancanza delle vi· brazioni. Stabilito questo semplicissimo fatto, conseguenza di una legge ovvia di fisica, è evidente in qual modo una macchina d' indu· zione possa servire nella. specillazione elettrica. I nfatti questa macchina del Pizzorno, nei cui fori della. P elica sono fissati gli estremi lli due iìli conduttori i quali colle altre due estremità sono fermati nelle ghiere di ottone dello specùlo elettrico del Favre, non è punto scemata della. sua. attività, cd iJ rumore in tutta. la sua grandezza è bene avvertito; ma. appena che avvicino e metto ad intimo contatto tutte e due le punte d11Uo specillo con un corpo metallico il martellino si ferma perchè si è stabilito il nuovo circuito che devia la corrente. Perciò il ces· sare del moto del martello e dello speciale rumor e, quando lo specillo elettrico è introdotto in un tramite di una ferita denota in· fallibilmente la presenza di un corpo metallico, giacchè nessuna altra sostanza organica od inorganica è capace di chiudere in modo tale il nuovo circuito da. far cessare il movimento del martello. Questa. condizione è necessaria nello specillo elettrico, poichè se dovesse mancare, e se oltre i metalli, anche i liquidi o tessuti animali avessero il potere di stabilire nel nuovo circuito tale grado
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di corrente elettrica da avet·si il segnale stabilito, allora diverItebbe il più infedele c' fallace sintomo diagnostico : come accadde appunto nei primi apparecchi creati a tal uopo, i quali essendo troppo sensibili reagivano al contatto dci tessuti animali. Ora mi compiaccio di assicurarvi per molte prove fatte, che la macchina del Pizzoi:no o quella del Gnife, mentre dà un camb iamento di suono appena percettibile nel momento che lo speciHo viene messo a contatto con una sostanza buona conduttrice dell'elettrico per quel po' di fluido che si disperde nel nuovo circolo, soltanto però i metalli valgono a sospendere il rumore vibratorio. Se avessi l'opportunità ripeterei ben volentieri gli esperill'lenti fatti di mettere lo specillo a contatto dei vari tessuti in un animale viro, nel qual caso si r erifica un risultato tutto negativo come tale si ottiene, e voi stessi ora siete testimoni, immergendolo in un vaso pieno d'acqua salata. Accertati bene questi fatti di somma importanza per il valore di<lgnostico dell 'appar ecchio, è bene notare alcune circostanze legate alla natura dei corpi metallici e riferiùili alla maggiore o minore facilità a dare prontamente il segnale quando essi vengono tocchi dallo spccillo. Una condizione n~ccssaria per avere la chiusura del nuovo circuito e la cessazione quindi del rumore vibratorio, è cho le due punte dello specillo siano poste contemporaneamente ad intimo contatto col corpo metallico ; perciò quei metalli i quali presentano un grado miuòrc di durezza, cosicchè si lasciano facilmente scalfire, e di leggi eri ricevono l'impronta di un altro corpo, sono quelli che meglio si prestano all'uopo stabilendone prontamente il contatto. In prima linea a tale rigua,rdo v'ha posto il piombo, poi l'argento, il rame e quindi il ferro. L'esperimento ve lo dlmostm : avvicinando lo specillo ad una palla di piombo generalmente alla prima prova vien meno il rumore; il qual fatto invece non è sempre pronto ad avverarsi per le piastre d'argento, rame e ferro. , La ragione è molto semplice : il primo metallo vien facilmente intaccato dalle punte dello specillo, mentre riesce più difficile, e in ordine di esposizione, per gli altri, nei quali si richiede per aversi il contemporaneo contatto delle due punte, che lo spe-
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cillo si trovi in un piano che passando fra le due punte sia perpendicolare nl~a supet·ficie del corpo che tocca: condizione non sempre necessaria in un metallo tenero, giacchè se l'inclinazione è lieve la punta più bassa afforzandovisi, permette all'altra il contatto. Tale condizione necessaria per avere il segnale della presenza del corpo metallico, e cioè l'immediato e contemporaneo contatto delle punte, può costituire in certi casi e più specialmente quando si abbia a fare con un metallo duro, una cagione valevole a non aversi la sospensione del rumore quantunque lo specillo ne sia in rapporto. Tanto più che lo specillo potendo essere contenuto in uno stretto, lungo e curvo tramite fistoloso o di una ferita, non è sempre concesso al chirurgo di variarne a piacimento l'inclinazione per ottenere quella richiesta. L' inconveniente possibile accennato è presto tolto da alcune modificazioni che propongo le quali tendono ad assicurare sempre il contatto contemporaneo delle due punte con un altro corpo, qualunque sia il rapporto esistente fra la supet·ficie dello stesso e la direzione dello specillo. Lo specillo del Favre è costituito di una guaina cilindrica di ottone, e di un'asta formata di due fili metallici ricoperti di seta e tenuti assieme per un secondo rivestimento pure di fili di seta. La guaina, o astuccio, può essere retta o curva, e si adopera l'una o l'altra a seconda la direzione del canale da sondare. L'asta che è un po' più lunga della guaina., termina con due punte parallele, distanti un millimetro circa, e non ricoperte ; nell'altro. estremo invece i due fili allontanati portano ciascuno una ghiera di ottone nelle quali si fermano i fili conduttori. Lo specillo va applicato sul malato o ~erito coll'asta. introdotta nella guaina, ma non completamente, perchè le punte sarebbero di impedimento alla sondatura : solo quando il chirurgo vuole mettersi al cimento, spinge, tenendo fissa la guu.ina, sull'asta per sprigionarle e metterle poi a contatto immediato col corpo in ricerca. Ora il modello che vi presento, dimostra le modificazioni da me apportate. Alla guaina (in verniciata esternamente eccetto che nella estemità libera), a mezzo di una ghiera di ottone con vite, .si fissa direttamente uno dei fili conduttori. L'asta è format-a di
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:un sol filo metallico terminato a punta in un estremo, mentre .all'altro porta una ghiera metallica che serve per il secondo filo conduttore: è più lunga di 4 centimetri circa della guaina ed è rivestita per un tratto che corrisponde alla lunghezza della medesima di fili di seta bianca nel dmanente, invece di fili di seta rossa, la qual distinzione serve per far conoscere quando la punta ha raggiunto l'estremo della guaina nella quale è stata introdotta. Quando si deve mettere in opera tale specillo, la porzione dell'asta ri<:operta in bianco vuole essere invaginata nella guaina, ma non tutta1 in modo che la punta vi rimanga nascosta; quindi si sonda la ferita, il seno fistoloso, o il canale naturale, e se l'impressione tnttile dello specillo trasmesso alla mano annuncia la presenza di un corpo che simuli il metallo, vi si fissa lievemente premendo la guaino., e si spinge poi con dolcezza sull'asta finchè non incontra alcun ostacolo. In tal modo si ha la certezza assoluta del contemporaneo contatto delle due punte, e del venir meno del rumore della macchina se quello è un corpo metallico. A conferma del vero, il fatto valga a mettere in piena luce l'importanza. delle llevi modificazioni accennate. Esperimentando ora lo specillo, avete campo di osservare e verificare che qualunque ne sia l' inclinazione sua, pnrchè non si avvicini di troppo al par allelismo, qualunque la natura del corpo metallico e per quanto irregolare ne sia la forma e la superficie, pur tuttavia sempre colla stessa prontezza e facilità risponde al tocco del metallo, il che non avete veduto a.vver'lrsi costantemente con quello a punte fisse. I quali vantaggi iono dovuti alla mobilità della punta
dell'asta: nelJo specillo del Favre essendo le punte fisse, il contemporaneo contatto di esse col corpo è subordinato alla possibilità di poter dare determinate proporzioni allo ~specillo : nel modificato invece la condizione necessaria a chiudere il circuito quando reallnente tocchi un corpo metallico, è nelle mani e nella volontà del chirurgo. Dimostratovi colla prova dell'esperimento che le macchine d' induzione offrono le condizioni necessarie per servir e alla speeillazione, e che lo speciUo propostovi toglie un inconveniente possibile ad incontrarsi con quello del Favre, mi piace di intrattenervi ancora. su alcune p-articolarità che comprovano come an-
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che sotto altri riguardi rispondano alle esigenze pratiche degli altri apparecchi. Le macchine d' induzione e quella. del Pizzorno ad esempio, sono costruite su gli stessi principii dell'apparecchio esclusivamente a tale scopo immaginato dal Trouvé, e presentato all'Accademia :r>Iedico. di Parigi nell'anno 1869, del quale nell'arsenale di chirurgia contemporanea di Gauiot e di Spillmann si le~e : u è un istrumento perfetto che fa conoscere con tutta sicurezza la pr esenza di una palla. o di altro corpo metallico. ,. L'apparecchio del Trouvé in vero è pur formato di una pila. a bisolfato di mercurio, di rocchetti induttori o appru.·ecchio elettro-magnetico, e di un.vibratore o martellino : se non che quando il circuito vi eu chiuso per il contatto dello specillo con un metallo, allo1·a si ha il rumore vibratorio; invece nelle macchine di induzione il segnale è costituito dal fatoo contrario, cessazione del rumore, imperocchè in queste la chiusura del circolo dello specillo sottrae l'elettricit-à. al martello, in ctnello all'opposto ne stabilisce il passaggio. La corrente elettrica nell'apparecchio del Trouvé o in tutti gli altri è continua, coUc macchine d' induzione si può somministrare allo specillo elettricità a corrente continua, o intermi ttente a seconda che i fili conduttori sono fissati direttamente ai poli della pila o ai poli delln l" elica; nel qual ultimo ca.so, se il cilindr o gradnatore è introdotto tutto nel rocchetto, si ha unn corrente debole ma pur d' induzione. Questa distin2ione potrebbe a tutta prima sembrare di grande importanza pratica nella eventualità che le due punte dello specillo toccassero un tranco nervoso; ma alcuni esperimenti fatti mi hanno persunso, che rispetto all'azione sul nervo corre poca dift'erenzo. fra quella continua della pila ed intermittente del rocchetto a cilindro chiuso. Infatti scoperto in un animale il nervo ischiatico, vi ho messo a contatto le due punte dello specillo
animato dalla corrente dell'induzione della 1• elica e si è avuto una tetanica contrazione dell'intero arto; poscia mettendo lo specillo in rapporto diretto coi poli della pila e rinnovando l'espemento, si è avuto pure una energica contrazione teta!llioa. se non che in grado meno f<>rte. Il qual risultato prova che l' inconveniente delle contra,zioni
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quando un nervo vien tocco dalle due punte esiste tanto colla corrente continua che con quella intermittente, la differenza è solo di grado: pèrciò sl nell'un caso che nell'altro il chirurgo deve evitare il contatto, la qual cosa agendo con )1rec.'tuzione si ottiene tanto con lo specillo del F avre, che con quello modificato : col primo le punte si sguo.inano solo quando si bo. la sensazjone tattile che simuli il corpo estraneo, col secondo si conseguita lo stesso intento, introducendo completamente l'asta solo quando la guaina è a contatto con il corpo in esame : perci~ nel tragitto del seno fistoloso o del tramite della ferita non può produrre alcuna irritazione speciale, imperocchè quantunque l'estremità della guaina (che rappresenta una delle punte) sia scoperta, pur essa sola è indifferente anche o. contatto di un nervo d enudato. Infine un ultimo confronto : lo specillo del Favre termina con due punte, le quali non servono tanto a raccogliere l'elettricità, quanto a perforare sottili strati di sostanze che coprissero il proiettile o il corpo metallico come ad esempio un pezzo di vestito, una. membrana neofomu\tn, ecc. Nello specillo propostovi, e di cui vi ho presentato un modello, esiste invece una sola punta, quella dell'asta, l'altra è rappresentata dall'estremità della guaina e cioè da un cercine tagliente, il quale non ha egual l>Otenza di perforazione, ma che potendo applicarsi separatamente, acquista tale azione da approssimarvisi molto. Però una semplice modificazione nell'estremo della. guaina è sufficiente per renderlo superiore anche a tal riguardo a quello del Favre. L'estremità della guaina invece di tagliarla. perpendicolare all'asse longitudinalc, si può tngliarla obliquamente a guisa di nna penntl. da scrivere, e renderla in tal modo provvista di una punta acuta. Allora è certo che le due punte potendo applicarsi separatamente e successivamente, ed essendo mobili in tutti i sensi l'una sull'altra, lo specillo gode condizioni più favorevoli per farsi strada e pervenire al corpo che non quello del Favre, nel quale essendo le punte accoppiate e fisse non possono avanzare che con semplice pressione, e non con un movimento combinato di rotazione sul proprio asse. Con tale modificazione lo specillo va appUcato in modo diverso dal già accennato, ed inoltre deve essere provvisto di un
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mandrino acl estremo ottuso, che sporgendo dalla guaina ha da difendere, nell'atto della sondatura, i tessuti dalla punta. La guaina col mandrino si introduce nella fistola, o ferita, e serve da semplice specillo esploratore: rinvenuto il corpo sospetto vi si fi ssa la guaina, si estrae il maudrino e lo si sostituisce coll'asta puntuta. Se la prova è negativa, si estrae l'asta per rimettere il mandrino e si specilla. dl nuovo, per r ipetere l'esperimento se l'occasione si presenta opportuna. Queste poche considerazioni avvalorate dalla pro'ta dell'esperimento dimostrano adunque: 1• Che realmente le macchine d' induzione elettro-magnetiche (come quella del Pizzorno), mentre sono utilissime nella terapia, lo sono altresl nella dlagnostica per accertare la presenza di un corpo estraneo di natura metallica ; 2• Che lo specillo a punte mobili è preferihne per molte ragioni a quello del FaVI·e, imperocchè facilita e vieppiù assicura. il contatto contemporaneo delle du~ punte col corpo, qualora sia possibile di metterlo ad immediato e diretto rapporto di contiguità.
Grande gomma all'apofisi mn.stoidea ed alla re• glonc Cronte-teanporale coanpllcata da lnJlam•
mazioue suppnratlva dell'orecchio medio; gu~ rigioue ; del dottor PoLLAK (Allgemeine Wiener medizinisclle Zeitttng, n• 20, 17 maggio 1881).
Il 4 ottobre 1880 si presentò all'autore il signor Fr. Sp. di anni 39, costretto da vivissimo dolore all'orecchio destro accom· pa.gnato da. copiosa secrezione. La. malattia. era cominciata da lO giorni senza causa apparente, con dolori veementi all'apofisi mastoidea, ed in pari tempo dovette sorgere il tumore che sarà descritto in seguito. n paziente non aveva mai sofferto all'orecchio. Nel 1870 durante il suo servizio militare aveva avuto un'ulcera al ghiande e bubboni suppurati agl'inguini. Non vi fnrono manifestazioni alla pelle ed alle mucose, non si praticarono cure ruercuriali o iodiche. Il paziente di buona costituzione e nutrizione, aveva il colo-
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rito del viso e la congiuntiva giallognola. n padiglione dell'orecchio destro era arrossato e rialzato ad angolo retto sulla superficie del capo. All'apofisi mastoidea si notan1. un tumore grosso quanto un uovo di pollo che si diffondeva sulla regione temporale, eli consistenza pastosa, coperto da pelle normale e solamente fluttuante in uu punto limitato della sua parte inferiore. Tutte l e glandole linfatiche della pa1·te destra del collo erano ing1·ossate. Il condotto uditivo esterno ripieno di spessa cd abbondante marcia, allontanata la quale, la pelle di esso condotto appariva rossa, spoglia in parte di epidermide, turgida, facilmente sanguiguinante, ristretta verso la sezione ossea in modo da ammettere difficilmente la sonda. Le trombe eustachianc erano del pari rigonfie e col cateterismo delle medesime l'ascoltazione dOJ)O l'introduzione forzata dell'aria diede il segno della perforazione. n potere uditivo era molto scaduto, ma migliorava in qualche modo dopo la doccia d'aria. Il corista applicato al vertice, era sentito meglio dal lato destro. L'orecchio sinistro è normale; nessuna alterazione agli organi toracici. L a diagnosi posta dall'autore fu di otite media purulenta, otite esterna dill"usa e conseguente periostite del processo mastoidco. La terapia si limitò alla doccia <li aria, all'aspersione di polvere di acido borico nel condotto uditivo o in pennellazioni sul tumore di parti eguali di tintura di iodo e di tintura d'oppio, non avendoilpazieute voluto sottopo1·si all'incisione. Il dì 8 ottobre lo stato dell'infermo era lo stesso. L 'incisione del tumore eliede poco sangue misto a pus. L'osso non era denudato dal periostio. Colla pressione usci dall'apertura una massa facilmente lacerabile colla pinzetta, la cui appm·enza microscopica, unitamente ai criteri del colorito del viso e dell'ingorgo glandulare, faceva temere un carcinoma della rocca. La stessa impressione fece l'infermo al professor Politzer. Però l'osservazione microscopica dimostrò l'inammissibilità eli questa diagnosi e l'esistenza di cellule rotonde, come Virchow le descrive nei granulomi. Pollak vide nuovamente il paziente il 29 ottobre. Lo stato dell 'orecchio medio e del condotto uelitivo esterno era migliorato, l 'otorrea era ridotta al minimum. Il tumore all'apofisi mastoidea era diminuito di volume e dalla incisione mantenuta aperta per
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mezzo di nn tnbo a drenaggio uscivano, a. detta del paziente, pezzettini di tessuto biancastro. n ll6 novembre il sopradetto tumore era scomparso; invece se n'ora manifest.'l.to un altro alla regione temporo-frontale della grossezza di un pugno, non ispostabile dai tessuti sottoposti, coperto di pelle normale e ad eccezione di due posti fluttuanti, di consistenza elastica e doloroso alla pressione. Il dottor Nedopilche cbe dietro invito di Pollak aveva esaminato al microscopio il contenuto del primo tumore, pose la diagnosi di gomma, ed a tale scopo gli ordinò due grammi al giorno di ioduro di potassio, che l'infenno non potè tollerare oltre 4 giorni. L'incisione produsse una febbre traumatica di 48 ore. Il corso di questo secondo tn· more intanto fu più rapido del primo e in 16 giorni fu completamente riassorbito. Il 24 dicembre il paziente fu dichiarato gna· rito anche dalla malattia auricolare che non pareva avesse alcuna relazione genetica coi suddescritti tumori. Il 17 febbraio 1881 l'infermo si presentò nuovamente al nostro autore il quale notò un'ulcera larga mezzo centimetro e lunga uno nl margine superiore dell'elice, con bordi a picco e dentellati e superficie grigio sporca., inoltre altre due piccole all'eminenza scafoidea della su1>erficie posteriore del padiglione. Essendosi il Pollak accertato, o.nche in vista dei precedenti, dell'origine luetica di tale affezione ordinò sull'ulcera il Jodoformio e internamente il ioduro di potn.ssio da l a 5 grammi il giomo. Le ulcere guarirono rapidamente, ma l'adenite al collo era ancora significante e tale rimase fino al4 maggio, ultima visita fattagli ; però l'infel"mo aveva tralasciato da molto tempO< la cura iodurata. llmon essera ancora state osservate delle gomme all'apofisi mastoidea, la grandezza delle medesime, la difficoltà della diagnosi differenzinle persuasero il Pollak a rendere di pubblica ragione questo fatto.
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IUVIST A DI TERAPEUTICA
Kedlcamentt per lnjezlonl lpodermlche c dolili da of!larl!ll (Gazzetta eli medicina pubblica~ puntata 5·~ maggio 1881). Crediamo di molta utilità pei medici pratici i seguenti specchietti dci medicamenti che più comunemente si usaru> per injezioni ipodermiche e per inalazione colle dosi da usarsi Fra le siringhe usate per injezioni ipodcrmiche sono più da raccomandare quelle della. capacità di l grammo e divise in 10 parti eguali~ cosicchè ad ogni divisione corrisponde l decigramm() di liquido. Se~ come sovente, dei singoli medicamenti si prendo la piccola quantità di 10 grammi~ ad ogni divisione corrisponderà l decigrammo di liquido~ cioè La centesima parte della. sostanza, mentre in tutta, la siringa se ne conterrà la decima parte. Acido carbolico, 0.10, acqua distiU.lO.O: mezza siringa. o tutta per volta, quindi si injetterà 0,005 fino a 0.01 di acido carbolico. Aconitina 0.10~ acqua distill. 10.0: 2 fino a 5 decimi della siringa per volta = 0.002 fino a 0.005 di aconitina. Apomorfina (idroclomto di) 0.10, acqua dlstill. 10.0: 3 o 7 decimi della siringa per volta= 0.003 fino a 0.007 (vomitivo ). Atropina (solfato di) 0.10~ acqua distill. 10.0: l a 2 decimi d ella siringa per volta= 0.001 fino a 0.002 di atropina. Calomelano 0.30, acqua distill., glicerina ana. 5.0: mezza siringa nlla. volta, quindi 0,005 fino a 0.008 di calomelano. Canfora 0.50, olio di mandorle dolci 10.0: mezza siringa per volta., quindi 0.005 fino a 0.010. Chinina (solfato o idroclorato di) 1.0 ed ncido cloridrico diluito gocce 5~ acqua di stili. 10.0, 3 fino a lO decimi della siringa. p er volta= 0.03 fino a 0.10 di chinina..
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RIVIS'l'A
Cloro.lio idrato 2.0, acqua distill. 5.0: l fino a 4. siringhe per volta, quindi 0.4 fino a 1.6 di cloralio, in diverse parti del corpo: produce piccoli ascessi. Caffeina pura 0,5 acqua disti!!., s pirito di vino diluito ana. 5.0: 2 decimi di siringa fino ad l intera per volta = 0,01 fino a 0.05 di caffeina. Cvniciua 0,04 acqua distiU. spirito di vino diluito ana 5,0: un quarto di siringa fino ad una intera 0.001 fino a 0.004-. Curaro 0.1, acqua distill. fi.O: una goccia eli acido cloridrico, l fino a 3 decimi di siringa per volta, cioè 0.002 fino a 0,006 di cura.ro. Digitalina 0.05, acqua disti!!., spirito eli vino diluito fino 5,0: l a 5 decimi di siringa per volta, e qnindi 0,0005 fino a 0 .00 1 di digitalina. Emetina pura 0.1, acqua distill. 10.0: un decimo di siringa per volta, cioè 0.001 di emetina.: da. r ipetere ogni 5 minuti fino ad ottenere l'effetto (piccolo ascesso). Ergotina 0.60, acqua distill. 10.0. Si inietti nel parenchima
della porzione vaginale attraverso uno speculnm con canale lungo circa 4 1/s. Joduro di potassio 3.0, acqua distill. 10.0: mezza siringa fino ad una per volta, quindi 0.15 fino a 0.20 di joduro. 1\forfina. (idroclora.to di) 0 .20, acqua distill. 10.0: 3, 5, 7 decimi o una intera siringa. per volta, cioè: 0.003, 0,005, 0,007 fino a 0.02 di morfina. Se ne può fare una soluzione più forte con 0.02 di morfina nella stessa quantità eli acqua ed iniettare la stessa dose. Narceina (idroclorato di) 0.20, acqua distiU. 10.0: 3, 5, 7 decinti. o tutta la siringa per volta., cioè: 0.006, 0.010, 0.014 fino a 0.02 di narccina. Nicotina. 0.04, acquà. dislill. 10.0: un quarto di siringa per ,·olta, cioè 0,001 di nicotina. Pilocarpina (idroclorato di 0.20, acqua distill., 10.0: mezza siring.a per volta, cioè 0.01 di ·pilocarpina. Secala (estratto acquoso di) 1.0, acqua distill., o glicerina pura 10.0: un quarto di si~inga cd anche mezza fino ad una = 0.025, 0.05 di secala. Soluzione arsenicale di Fowler 5.0, 2 o 3 goccie al giorno.
DI TERAPEOTICA
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Stricnina (azotato di) 0.10, acqua distill. 10.0: 2 fino a 6 docimi di siringa, cioè: 0.002 fino a 0.006 di stricnina. Sublimato corrosivo 0.10, acqua disti ll. 10.0: mezza siringa fino ad una, quindi 0.005 fino a 0.01 di subiimato. Tintura di canapo indiana, acqua disti li. ana. 5.0 : 3 a 6 gocci e per volta, (piccolo ascesso). Tintura dijodio 2 a 7 decimi fino ad una siringa (nello struma). Tintura di oppio fino a 15 goccie, (picco!<> ascesso). Veratrina 0.07, acqua distill. con spirito di vino diluito a.na 5.0: l a 3 decimi di siringa, quindi 0.001 fino a 0.003 di vera trina.
"1Jn nuovo rimedio contro n prurito, del dottor B uLKr.EY (Il Morgagni, fascicolo VI, giugno 1881 ). Il medico si trova spesse volte disarmato contro il prurito di alcune malattie cutanee. L'oppio e la morfina presi internamente sono per lo più impotenti, o se provocano il sonno, questo è incompleto, non riparatore, durante il quale il malato si seguita a grattare. Il cloralio preso internamente ed anche applicato esternamente, soprattutto in combinazione del bromuro di potassio, d à migliori risultati. La belladonna ha pure fornito de' buoni ri· s ultati. L'acido fenico è stato sperimentato internamente contro il prurito, ma senza grande successo. L'insufficienza di tutti questi rimedii fece escogitare e trovare al dottor Bulkley un nuovo agente fra i rimedii d'origine vegetale. Questa nuova sostanza adoperata con successo contro l'asma spasmodico e contro certi casi di nevralgia facciale è il gelsemiwm.
L'autore impiega la tintura di gelsemiwm da 3 a 10 gocce ogni due o tre ore fino ad ottenere la calma che si richiede. Questo rimedio ha pure dato dei buonissimi risultati contro l'eczema.
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A..dnlternzio ne d e l e nffè c ol oòcc lolo dl dattero (Journal de pharmacie et de chimie). Le opere scientifiche ci fanno conoscere come il nòcciolo di dattero sia uno de' numerosi prodotti che servono a falsificare il .caffè. Infatti, mediante una torrefazione moderata, esso non :acquista cattivo odore, il suo sapore diviene meno astri ngente, può essere facilmente macinato e prende tutto l'aspetto del caffè. Ne risulta. quindi esser cosa di molta utilità lo svelare una simile :frode. La costituzione cellulare di questo nòcciolo non è che leggermente modificata dall'azione del calore. Le }>arati delle cellule restano trasparenti anche imbrunendo e le granulazioni interne divengono più o meno nere. La materia colorante contenuta nell'inviluppo del nòcciolo non è completamente distrutta allorquando la parte interna. del jperisperma è già completamente bruna.
I gas sviluppati durante la. torrefazione possono raggiungere 82 centimetri cubi per 100 di nòcciolo; ma allora. l'operazione è spinta al suo estremo limite. Di questi 82 centimetri cubi, 77 sono d'acido carbonico, il resto è un miscuglio d'ossido di ca rbonio e di azoto. Ha vvi perdita in volllDle di 3 a 4 centimetri cubi circa. per 100 grammi di nòcciolo. La. densità. di 1,305 discende a 1,190 circa. 11 peso diminuisce dai 12cr·,650 ai 12''·, 700per 100. Questo fatto indica che il nòcciolo è poco moclliìcato poichè, lasciando da parte l'acqua d'idratazione, non perde di piìl che 2 grammi dei suoi principii costituenti. L'olio non è punto alterato, le altre
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sostanze lo sono più o meno profonda.mcnie e perdono nwlto della loro solubilità.. L a polvere non contiene c.be pochissimo gas c 100 grammi ne svolgono appena 20 centimetri cubi quasi esclusivamente costituiti d'acido carbonico. Cento grammi di nòcciolo torrefatto esauriti con acqun bollente a bbandonano raramente più di Scr., 200 ad Srr. 300 di matm·ic solubili. L'estratto secco è molto as tringente e contiene più di 3 grammi di glucosio. T eoricamente adunque vi sarebbe un gran muncro di mezzi adatti a svelare la presenza del nòcciolo di dattero nel call'è torrefatto; ed in vero, si osserverebbero i seguenti fatti in una simile mescolanza : La densità sarebbe forse ancora inferiore a quella dell'acqua distillata, ma tenderebbe ad avvicinarsene. Il volume tlei gas svolti da 100 grammi di polvere non raggiungerebbe più 175 centimetri cubi, cifra trovata dal Coulier p er la polvere eli caffè puro. L 'estratto avrebbe egualmente un peso inferiore a 19 gnuumi, e questo estratto non conterrebbe più la quantità. normale di m aterie azotate compresa tra 5 grammi e 5''·,870 per 100. Il peso delle ceneri non raggiungerebbe più 2 gmmmi, cifra minima. La silice e la soda potrebbero essere riconosciute in queste ceneri poichè E'sistono nel nòcciolo di dattero. Infine, il color giallo-verde, che il caffè torrefatto comunica ad una soluzione alcalina calda, sarebbe più o meno modificato dalla materia colorante rossa del nòcciolo che avrebbe in parte resi· stito alla torrefazione. Ben si comprende come sarebbe cosa difficile lo stabilire tutti questi fatti ove si trattasse di svelare una frode moderata che n on sorpassi, per esempio, il 5 od il 10 per 100. Tuttavia. esistevi in tal caso un procedimento che permette di riconoscere la sofisticazione; esso viene d'altronde indicato in tutti i casi. È desso basato sulla differenza notevole che esist~ fra la d ensità del caffè e quella del nòcciolo di dattero o sull'esame microscopico.
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RrVlSTA
Modo operatorio: si prende un imbuto n. robinetto della capacità d'un litro e riempito per metà d'acqua distillata. Alla. superficie del liquido si proiettano, in strato uniforme, 10 grammi della polvere sospetta; istantaneamente tutta la polvere di nòcciolo si raccoglie nella parte affilata dell'imbuto seco trasci uando una piccola porzione di caffè, generalmente i ft·ammeuti più grossi. Senza attendere che le particelle ancora in sospensione siansi completamente depositate, si apre il robinetto e si raccoglie il deposito in una capsula. Dopo decantazione ed essicazione, il residuo raccolto si polverizza in modo più completo. Si proietta di nuovo quest-a polvere nell'imbuto, ma questa volta riempito per metà d'una soluzione zuc.cherata che segni la densità di 1,100 cioè molto superiore a quella del caffè torrefatto e notevolmente inferiore a quella del nòcciolo. Questo liquido si prepara. cosi: Zucche7'o bicmco: 27 gra.mmi. .Acqua distillata: quattto basta per 100 cenUmetri cubi. Questa volta il nocciolo di dattero si raccoglie pressoché solo al fondo del vaso; basta allora separarlo ed esaminarlo al microscopio per ri conoscet·lo al carattere tipico che è quello di presentare cellule prismatiche a pareti molto spesse con canali porosi, larghi e profondi. A.vvelennmento per pane ammuffito (La salute, Igien~ popolare, n• 11, 15 giugno 1881).
n dottor Mégnin espone il segue1tte fatto: in un distaccamento di cavalleria ad Orano si distribul del pane di munizione, che sebbene preparato da sole 48 ore era già coperto da. una muffa nera e aranciata: gli uomini tutti lo gettarono via., due soli ne diedero a mangiare alloro cavallo. La conseguenza per questi che ne a.nvano inghiottito forse un mezzo chilogrammo, fu un vero avvelenamento -c-aratterizzato anzitutto da coliche violenti, poi da accessi di vertigine alternanti con un coma profondo, accompagnati da anestesia generale, da risoluzione muscolare completa, da. atonia della vescica, da perdita dei sensi, da sudori gelati e profusi. Gli esiti furono per l'uno ristabilimento completo, per l'altro una pa.raplegia. incompleta.
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753 Questi fatti non sono i soli finora registrati di avrclcnamcn to d 'animali domestici per pane ammuffito. Il \·ctcrinario Coruevin n e riferisce due altri consimili. Due porci elle avevano mangiato del pane ammuffito, furono presi da gravi accidenti gastrici (coliche, vomito) e cerebrali (passo automatico, cecità): uno di essi m orì al domani. - Un carrettiere di :\Iontigur, nel tempo della guerra franco·prussiana, comperava. dai soldati i frustoli di pane p er mantenere il suo cavallo; ne a vera ammucehiata una bel' a quantità e ne dava tre volte al giorno alla sua bestia. Dopo 1re settimane questa era gravemente ammalata, con brividi frequ e:,~i, sbadiglio, respiro e polsi celeri, bocca calda c secca, le mucose d'una tinta giallo-brunastra, orina ematurica, debolezza museo fare. Malgrado d'una cura eccitante, l'auimalc moriva nella notte: il veterinario volle vedere il pane che serviva alla alimentazione, e lo trovò COJlCrto di mull'a grigia c aranciata.
L 'aria considerata c ome veicolo (lc l germi, del dottor \V EJoucn (Qenlralultttl fiir clic M cdicinischcn Wissenschaften, n° 1). II dottor W ernich intraprese delle ricerche sperimentali, allo scopo di rendere più facilmente intelligibili le condizioni fisiclic per le quali i germi degli infimi org:tnismi sollevati dall'at·ia e da questa trasportati !ungi ùal loro terreno natio, vengono deposti in altre località. I materiall per gli esperimenti consistettero, per la maggior parte, in apparecchi di mescolanze putride, contenenti in abbondanza il bacterium termo, messi in comunicazione con vasi pulitissimi, ma contenenti soluzioni nutritive molto assorbenti. Il dottor Wernich si servì anche di colonie del micrococcus prodigiosus, e finalmente, nei casi più adatt.i fece uso di sporule di bacilli <lei fi eno. I risultati furono i seguenti: l. Una quantità. di micro-orgauismi compressi e prosciugati esposti alla. più forte corrente d'aria. non emettono alcun germe capace di essere trasportato.; 2. Il detrito contenente germi viene facilmente trasportato; e gli sarà tanto più facile il formare nuove colonie del rispettivo
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organismo, quanto più numerose saranno le particelle della primitiva sostanza nutritiHI· contenute insieme al germe; '3. I corpi porosi, contenenti germi, vengono dalle forti correnti di aria scossi abbastanza per lasciar liberi i germi e rendere infette le correnti di aria i 4. Basterà all'incontro umettare questi corpi, per impedire tali effetti i 5. I li!tuidi trasmettono i loro germi alle correnti di aria che li involgc, in forma solamente di vescicb ette; le correnti di aria passanti sopra i liquidi contenenti germi, si conservano pure, fu01·chè nel caso che si fornii una schiuma sulla superficie ùei liquidi stessi.
Soll't'ssorbhne oto di ncque minerali attra,·erso le I!IUJ•Crflci c utanee (Journal d' Bygiel~e, no 246, giugno 18tH). D dott.. Chatin ha presentato ad una delle ultime sedute dell'istituto una nota ùel dott. Champouillon, r elati va a!Je ricerche da questo proseguite per die.::iotto anni allo scopo di determinare e dimost rare l'assorbimento dalle superfici cutanee di principi minerali in soluzione nell'acqua di bagni. Le esperienze furono specialmente istituite sulle acque ferruginose magnesiacbe del
Luxeuil. Secondo l'autore, le condizioni che favoriscono o contrariano i fenomeni d'assorbimento })Cr la pelle sono relative alle qualità fisiologiche del soggetto sottoposto ad esame , alla composizione, alla temperatura ed alla durata del ba.gno. Le condizioni favorevoli all'assorbimento cutaneo sono !agiovane età i il temperamento li nfatico i la debolezza generale dell'organismo consecutivo od anemia, a grandi emorragie, a malattie croniche, all'astinenza, alla reclusione prolungata i una pelle fina e delicata, detersa con soluzioni sa.ponate dal sudiciume del sudore; i bagni riJ'etuti che hanno per effetto di rammollire e di rendere pcrmeabile l'epidermide intravas colare. L e condizioni indi vi duali contt·arie sono : la vecchiezza; una pelle secca., scagliosa o ticoperta da. sedimenti fi ssi della traspirazione; una. costituzione robusta; un temperamento pletoriCOi l'abitudine ad un regime alimentare eccitante.
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Analisi chimiche esatte hanno accompagnato le osservazioni -cUnicbe raccolte durante più anni. Conclusione. L'assorbimento tlell' acqua minerale dalla pelle non può essere contestata. Secondo la legge dell'endosmosi ed in certe condizioni determitate, il regime della bagnatura, impie. gato da solo, po'>siede lo stesso grado d' eflicacia curativa dell'acqua presa in bevanda. • ~aratterl della carne sana e della carne alterata
(J<>urnal d'Hygienc, no 242). I principali caratteri della carne sana sono i seguenti : La carne di buona qualità deve essere consistente al tatto. Bisogna però por mente alle circostanze che ponuo far variare tale consistenza; il freddo secco la fa aumentare, l'umidità la fà diminuire; la carne è meno consistente nel giorno in cui è macellata che nel giorno successivo; la cottura modifica variamente la consistenza della carne, cosi la ca.rne cucinata il giorno dopo la macellazione è molto più tenera. J,a carne di buona. qualità si tag lia facilmente e sulla superficie d el taglio lascia vedere un vero mosaico formato da uu' infinità di poligoni irregolari, dei quali ciascuno corrisponde al taglio di o:n fascetto muscolare e dei quali le dimensioni, variabili secondo le specie animali, costituiscono le granulazioni della carne. Il sugo della carne di buona qualità ò di color r osso vivo, la rua reazione deve essere leggermente acida; il sugo pallido ed alcalino indica che la carne provi~ne da un animale magro, faticato, malato. L'odore della buona carne deve essere piacevole e fresco ad un tempo.
Nuove esperienze sulle lnooulazloul preventive , d el dott. PA.srEu& ( Gazette médicale de Paris , n• 25, giugno 1881). Il d ott. Pasteur ha fatto nna comunicazione all'Accademia che r esterà memorabile negli annali della scienza. Da più mesi l' illus tre scienziato attendeva senza posa alla soluzione di un problema.
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che interessa in sommo gràdo la scienza. e l'umanità, poichè si tratta nientemeno che ùi apprestarci a.rmi potentissime per premunirei contro i pericoli delle malattie zimotiche. Talesolnzionc reputa il Pasteur di aver trovato coll'uso d' inoculazioni preventi ve praticate con un liquido vaccinifero ottenuto attenuando con coltu.t·a metodica la. virulenza di germi infettivi. L e applicazioni che · egli aveva fatto di questa tcs.i generale a casi particolari, al colera dei polli ed alle malattie carbonchiose depongono a favore del metodo. Ma fin qui H Pasteur era stato costretto di esperimentare su scale troppo ristrette perchè i fatti da lui prodotti avessero la forza di rimuovere qualunque dubbio. Un mezzo eccezionale gli si è offerto poco fà per dar prove evidenti dell'efficacia d' inoculnzioni preventive contro il contagio carbo· ncbioso ed ecco in quali circostanze. Due mesi or sono, la Società d'agricoltura di Melun poneva a disposizione del dott. Pasteur sessanta pecore destinate ad esperienze, il cui programma. fu antecedentemente determinato. Dicci di dette pecore dovevano servire per confronto e non dovevano subire alcun trattamento. Venticinque altre dovevano subire, con dodici a quindici giorni d' intervallo, due inoculazioni preventive praticate con ùue vi rus carbonchiosi diluiti in modo ineguale. Trascorsi altri quindil~i giorni; le venticinque pecore in ti\! modo vaccinate e le venticinque altre residue dovevano essere inoculate con un liquido carbonchioso assai virulento. Il Pastew· prediceva che le venticinque non vaccinate sarebbero tutte morte , mentre le venticinque vaccinate, sebbene viventi colle prime in promiscuità. completa, avrebbero resistito alla seconda inoculazione. Si stabili inoltre che le pecore le quali sarebbero venute a morire per carbonchio sarebbero state sepolte in fosse separate vicine le une alle altre c disposte in uno spazio chiuso d:~. palizzate ; e che si sarebbero fatte collocare in questo recinto venticinque pecore nuove, che non avessero mai servito ad alcuna esperienza. Ed il Pasteur dichiarò in antecedenza cbe tali pecore avrebberO" ricevuto il contagio da germi carbonchiosi che vernù ùi terra avrebbero trasportato alla superficie del suolo, mentre altre pecore, lasciate nelle vicinanze di questo stesso recinto, sarebbero restate i[\lmuni dal contagio carbonchioso.
757 Il fatto r ese completa giustizia a sitfaLte predizioni. Lo stesso :n-venne per <.licei animali dell e specie bovine (otto vacche\ un bue\ e un toro)\ di cui sei prcvcntivamcntc vaccinate come è
stato indicato più sopra sostennero impunemente l' inoculazione di un liquido co.rboncùioso assai virulento, mentre gli altri quattro presentarono, attorno al punto ù' inoculazione, edemi volnminosissimi contenenti più litri ùi litjuido, nello stes:;o tempo che la loro temperatum internn, salì di tre gradi al disopra del normale. L'accademia ha fatto a tale comunico.zione l'accoglienza entusiastica. che meritava. Agli oppositori accaniti del Pasteur si può fare nna. sola risposta: E cco le pecore che dopo due inoculazioni preventive ill'asteur dichiara refrattarie per un tempo assai lungo al contagio carbonchioso. Volete voi convincerci sull'inesattezza di tale asserto e dimostrarci elle l'immuni!..'\ così otttenuta si estingue già al 15• giorno\ come sostiene il Colin? Ebbene prendete queste stesse pecore e mettcteci in grado di vederle soccombere se non con sintomi di carbone\ almeno con lesioni J>roprie a sitl'atta. malattia zimotica specifica. :Ma se voi siete incapaci a sostenere siO'atta prova, rassegnatevi a vedere quanto prima la scien~a dotata di un mezzo per prevenire lo sviluppo di malattie tah to ostinata che una volta manifestatesi, n iuna terapia 'è valida per debellarle. Koi crediamo dal canto nostro che la questione delle inoculazioni preventive sia entrata in una nuova fase, in •tuella cioè delle applicaziom pratiche. La medicina veterinaria è chiamata adesso a trnr vantaggio dalle scoperte del Pasteur, circondate da garanzie assicurategli dalle esperienze sopra riportate. Noi speriamo, e tutti lo desiderano, che l' immunità assicurata alle prove d' inoculazione di un virus carboncùioso diluito non si deve a fatto accidenta.Je e che noi abbiamo là la formula matematica che ci permetterà di estendere poco a poco a tutte le malattie infeziose reputate zimotiche i benefici della vaccinazione Jenneriana.
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TRCNIC~ ESERVIZlO MEDICO-MITJTill
<Jenol s oll'organlzzamento del servizio filanJ&arl• io tempo di pace nell'esercito germanico, pel dott. Sro1uA, capitano medico. Nel semestre scolastico dell'inverno tra.scol'so, traendo profitto dalla mia dimora in Berlino pet· studiare l'organizzamento dell'esercito germanico in tempo di pace, chiesi ed ottenni per mezzo della nostra ambasciata di essere ammesso a frequentare giornalmente l'ospedale militare (Tempel-Hof), ove appresi quanto verrà esposto in appresso. MODO DI R'EOLUTAW:N'l'O DI MEDICI E FARMACISTI lllLITABJ. - 1 medici militari si reclutano in tre modi: l • mediante studenti di medicina educati negli istituti medici militari; . 2• mediante studenti di medicina, divenuti medici, ed ammessi a soddisfare al servizio militare in qualità di volontari di un anno; 3• mediante medici civili. I. Gli .'ltndenti di medicina, superato l'esame di nmnusstone llll' università, sono accolti, in seguito a loro domanda, nell' istituto Federico Guglielmo, oppure vengono ascritti all'accademia di medicina militare. Nell'istituto hanno gratuito alloggio, lume, stufa, ricevono una lira e venticinque centesimi al giorno e devono rientrare in casa non più tardi delle 11 pom. Rimangono nell'istituto quattro anni, nel qual tempo frequentano tutti i corsi universitari, che per essi sono pure gratuiti, e superato l'esrune di laureo. (Doctor-Examen) ricevono per sei mesi l' istruzione militare come gli altri soldati di leva e poscia. sono destin ati per un anno in qualità di sotto-assistenti presso i profes-
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sori della Charité oppure vengono ri partiti nei grandi ospedali militari della Germania e specialmente in quelli in cui hanno sede le università degli studi per prepararsi all'esame di libero esercizio. Superato quest'esame vengono nominati medici assis tenti di seconda. classe e devono servire nell'esercito otto anni, cioè il doppio degli anni in cui sono rima.sti nell'istituto. Gli studenti dell'accademia di medicina militare hanno solam ente gratuiti i corsi universitari ed essi, ottenuto il diploma di libero esercizio, devono servire nell'esercito in qualità di medici militari quattro anni, cioè un numero d'anni eguale a quello in cui sono rimasti nell'accademia. Tanto gli uni che gli altri ricevono nell'istituto un'istruzione complementare di quella universitaria ed ascoltano all'uopo le ripetizioni di medici militari che vi sono addetti, o dimostrano ai loro compagni le preparazioni anatomiche fatte nei gabinetti universitari sotto la. direzione del medico militare addetto a quel dato corso d' istruzione. L'istituto accoglie in media 180 giovani all'anno e l'accademia militare ne accoglie circa 40. Se uno studente non supera il primo esame (.FisicumrExamen) che ha luogo all'università nel secondo anno di corso, può tentare nuovamente la prova, ma se anche in quesLn. non ha buon esito, perde il diritto di restare nell'istituto ed è obbligato a servire nell'esercito il doppio degli anni in qualità di sotto-assistente medico; se però continua. per proprio conto gli studi ed ottiene il diploma di libero esercizio, allora. serve il doppio degli anni nell'esercito in qualità di medico militare. II. Volontari di nn anno. Questi ottenuto il diploma di libero esercizio in medicina e chirurgia servono nell'esercito per un anno in qualità di medici miaitari. 111. Medici civili. Un medico civile per divenire medico assistente militare deve per sei mesi fare un corso d'istruzione militare c per altri sei mesi p;restare servizio in un ospedale per apprendervi quanto ha riguardo al servizio sanitario si in pace che in guerra. FARKACISTI MILITARI. - I giovani studenti di farmacia, che de':ono adempiere all'obbligo di leva, ottenuto il diploma nell'università, sono ammessi a prestar servizio per un anno negli ospedali militari.
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TECNICA E SERVIZ[O
IsTRUZIONE ot )fEOICt !IXJLITARI. - Nell'istituto Federico Guglielmo sono addetti in qualità eli ripetitori 18 medici militari. Questi frequentano il corso universitario s u cui devono fare ripetizioni nell'istituto ed in vigilano sull'assiduità e s utla diligenza dci giovani dell' istituto stesso. Quasi tutti sono capitani medici (Stabs-Aerzle), raramente ammogliati, godono delle indennità speciali stabilite per le truppe eli guarnigione in Berlino ed hanno gratuito alloggio nell' istituto. Alla Charité sono addetti in qualità di assistenti di professori 6 medici militari (Stabs-Aerzte) i quali hanno gratuito vitto ed alloggio nell'ospedale. Tanto gli uni che gli altri resta.no in Berlino quattro anni, trascorso il qual tempo tornano a prestar servizio presso i corpi. Gli assistenti della Charité possono in appresso diventare professori straordinari. IsTRUZIONI AXXUALl. - Ogni anno ha luogo in Berlino un corso d'istruzione complementare pei medici militari, cioè pei ma~ giori (Ober-Stabs-Aerzle); pei capitani(Stabs-.Atwzte); e pei s u baiterni ( Assistenten-.A.erzte). A tal uopo ogni comando di corpo di esercito destina là annualmente per un mese un maggiore, un capitano ed un subalterno medico, che sotto la direzione eli professori universitari ripetono il corso delle operazioni chirurgiche, quello eli ottalmoscopia, di laringoscopia, di otoscopin., di percussione e ascoltazione, ccc. Anche nelle province i medici militari della riserva ripetono i detti corsi presso le rispettive università. In media ogni quattro anni i medici di ogni grado ricevono tale istruzione complementare, la quale è gratuita tanto per quelli in servizio attivo, come per gli altri della. riserva. QUADRO DEL CORPO SANITARIO. - Tutto l'esercito, fatta. eccezione della marina, ha pel tempo di pace i seguenti posti di medico milit..'l.re da fornire: l Generale medico dell'esercito (General-Stabs-Aret) . 16 Colonnelli medici (General-Ae1·zte) di cui 4 eli prima e 12 eli seconda classe distribuiti come appresso: l addetto al ministero della gue1Ta ; 14 ai comandi generali di corpo d'esercito ; l all'istituto Federico Guglielmo.
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246 Maggiori medici, 100 di prima e 146 di seconda classe (Ober-Stabs-Aerzte) ripartiti nel modo seguente: 2 addetti al ministero della guerra; 11 5 ai reggimenti eli fanteria; 73 ai r eggimenti di cavalleria; 2 8 ai reggimenti d'artiglieria da campagna; l al reggimento ferrovieri; l allo stabilimento centrale di ginnastica; 2± alle grandi guarnigioni, fortezze, ecc.; l al collegio eli cadetti in Berlino; l alla casa invalidi Berlino. 246 totale maggiori medici.
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339 capitani medici (Stabs-A erzte) distribuiti come segue: 229 ai reggimenti di fanteria; 2 al ministero della guerra; 14 ai battaglioni cacciatori; 5 alle scuole di sott'ufficiali; 28 ai reggimenti d'artiglieria di campagna; 14 ai battaglioni zappa tori; 2 ai battaglioni del treno; 1 al r eggimento ferrovieri; l al comando della milizia mobile in Berlino ; • 13 alle grandi guarnigioni, fortezze, ecc.; 24 all'istituto Federico Guglielmo; 6 ai collegi cadetti. 339 totale capitani medici.
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658 assistenti medici, dei quali 256 di prima e 402 di seconda c lasse, distribuiti nel modo seguente: 14 addetti ai colonnelli medici dei corpi ( Gcneral-Aerzte); 344 ai reggimenti di fanteria; 14 ai battaglioni cacciatori; 5 alle scuole di preparazione di sott'ufficiali; 144 ai reggimenti di cavalleria; l ali' istituto militare di cavalleria· ' 58 ai reggimenti artiglieria di campagna; 580 da riportarsi.
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580 t·ipot·to. 22 ai reggimenti artiglieria. a piedi; l alla scuola d'artiglieria e genio; l alla scuola d'artiglieria pel tiro; l alla compagnia per gli esperimenti della commissione d'artiglieria; 14 ai batta.glioni zappatori ; 2 al reggimento ferrovieri; 16 ai battaglioni del treno; 9 ai collegi cadetti; 12 alle case e compagnie invalidi. 658 totale assistenti medici.
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In totale dunque 1260 posti; dei quali quelli degli ufficia.li superiori sono tutti al coperto, mentre quelli dei medici assistenti patiscono tuttora alcune deficienze. CARRIERA DEl MEDICI lULITARI. -Un medico assistente impiega in media IO a 12 anni per divenire Stabs-Ar.et; ma per la promozione ad Ober-Stabs-.Arzt il tem1)0 è cosi lungo ed inde· terminato che alcuni v'impiegano da 15 a 20 anni in condizioni normali ed altri vanno in giubilazione col grado di Stabs-Ar.et. II modo di progredire è regolarmente per anzianità congiunto ad un esame d'idoneità. che i 03Jlitani medici sostengono per diventare maggiori. EsAME Dt PROMOZIONE. - Tale esame si compone di tre separati esperimenti, cioè: I. Di due lavori sctitti d'igiene, medicina legale e di servizio sanitario militare che vengono redatti in tre mesi valendosi all'uopo di tutte le opere che trattano il tema da svolgere. II. Esame pratico di chirurgia sul ca.davere. Tale esame viene sostenuto in presenza dei clinici di chirurgia in Berlino, i quali sono pure colonnelli medici di riserva (General-Aerzte) come il prof. Langenbeck, il prof. Bardeleben, ecc. In sitfatto esame si eseguono tre operazioni cioè una legatura d'arteria, una resezione ed un'amputazione, discutendo d.i ciascuna le indicazioni e le contro-indicazioni. Il III' esperimento è verbale c viene dato al ministero della guerra iu presenza del maggiore generale medico, di due colon-
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nelli medici e di tre maggiori. Gli argomenti da svolgere sono quelli che hanno attinenza. alla chirurgia di guerra, al modo di trasporto di malati e feriti in guerra ed ai regolamenti sanitari. In fine di quest'esame si visita pure un soldato malato c se ne rìlascia analoga dichiarazione medica. Sf:RVIZJO IN TEMPo DI PACE. - Al ministero della guerra (j}fedicinal-.Ablheihmg) sono addetti un maggiore generale medico, un colonnello medico segretario, due maggiori e due capitani. Il maggiore generale medico ha la s uprema direzione del servizio sanitario, sl in pace che in guerra, di tutto l'esercito, corrisponde coll'imperatore e coi medici capi di corpo d'esercito ed ba sotto immediata dipendenza la direzione del materiale pel servizio sanitario in guerra, il personale, la statistica ed il giornale di medicina militare. CoRPI n'ESt:ROITO. - In ogni corpo d'esercito è addetto un colonnello medico (Ge"eral-.Arzt) di 1• o di 2• classe. Ad esso è affidata la direzione sanitaria di tutto il corpo d'esercito. Egli destina i medici di servizio agli ospedali ed ai corpi; riassume cd elabora i lavori di statistica ed ha l'alta vigilanza degli ospedali e delle infermerie militari e la. revisione di tutti i quesiti di medicina legale del corpo d'esercito a. cui appartiene. Ogni anno si reca ad ispezionare gli ospedali militari e le infermerie che da lui dipendono. DrviSIONl. A ciascuna divisione è addetto un maggiore mcdico il quale dirige e sorveglia tutto ciò che riflette l'igiene dei reggimenti costituenti la divisione a cui è addetto. REGGl1111lNTI. - A ciascun reggimento sono addetti sei medici militari, cioè un maggiore, due capitani e tre assistenti. Il maggiore dirige il servizio sanitario del primo battaglione cd lla l'alta sorveglianza su tutte le questioni che hanno attinenza all'igiene militare (a.limcnta?.ione, vestiario, acqua, ventilazione, epidemie ed endemie, ecc.). Egli si reca due volte alla. settimana aJ reggimento per conferire col comandante di questo. 11 capitano medico più anziano di1·ige il servizio del secondo battaglione, ed il capitano medico meno anziano quello del terzo; mentre i tre assistenti fanno il servizio giornaliero del reg· gimento stesso, ripartenùosi in tal modo il lavoro che il primo visita i soldati affetti da malattie comuni; il secondo i malati
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J 'octbi e ùi malatl ie veneree c della pelle; ed il terzo le famiglie
di sottufticiali eh<' alloggiano nc:'l IJUarliere. Se un solo subalterno fa scn·ilio, allora adempie da solo al lavoro degli a ltri (lue. ll' llll'F. ~oe sz,\ u ~~ L st~ RVIZtO f : RESI'OliSABII,JTÀ. In ciascun bat t a~li on e il maggiore 0 (1 il capitano medico che vi è addetto compie il s~n· iz i o indipendentemente dagli altri, nè alcun ufliciale, ~ottn fficia l e o solch1to può allontanarsi temporaneamente o })ermanentemcnte dal corpo per infermità o per malallia, contratta o non per causa di servizio, se per esso non rilascia la necessaria dichiarazione medica il maggiore od il capitano dirigent e il servizio sanitario in quel dato battaglione n. cui l'individuo è addetto. Tale dicbiarazioue poi giunge per via gerarchica al colom: ello medi co dirigente il scrrizio sanitario presso il corpo d'c:'sercit o a cui il reggimento appartiene. La proposta dci medico del corpo non subisce alcuna sostn-nzit~le variazione per parte del colouuello medi co. ~ c i casi eece:r.ionali, quando cioè l'individuo non si mostra soddi ~fatto della deci::ioue del medico militare, inoltra una seconda istanza cbe per via gerarchica giunge di nuovo al comando del corpo d'esercito ed in base a questa nuova istanza il colonnello medico conroca una commissione di tre medici militari che, visitato l'individuo, rilasciano tre certificati medici, suJia cui base il colonnello meclico del corpo d'esercito emette il suo })arere. Se poi eccezi onalmente aucùe a questa seconda decisione non s i acquieta. l'individuo, allora inoltra una terza istanza che per via gerarchica giunge al mmistero della guerra ( lJ{edicinal-Abllteilung), ove il generale medico delega una nuova commissione di tre medici militari che visitato l'individuo redigono tre separnti documenti sulla bn.se de' quali il generale medico emette il suo parere, che è inappellabile. I NFERMERIE m coRPI. - Le infermerie di corpo accolgono malati di poca enti t:\, che presumibilmente siano in grado di riprender servizio dopo cinque giorni, trascorso il qual tempo, se non sono guariti, vengono inviati all'ospedale. SERVIZIOn'osPEDALE. - Per ciò che si riferisce al servizio d'ospedale racconterò brevemente quanto osservai in quello presso Tempel-Hof durante il mio soggiorno in Berlino.
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In Germania non s i gettano le fondamenta di un ospedale o di una caserma. se prima uno. commissione di uffil'iali medici non studia la natura chimico-geologica del terreno c r igiene dci luoghi circostanti; cd ancbe nella conunissiono per la costruzione di qualunque stabile militare sono sempre atlt!etti due mcdici militari, i quali fanno pure parte d ella commissione esaminatrice che è deputata a visitare lo stabile costrutto prima che venga abitato. CE:s!H SULL'OsPEO.\LE Mli, ITAit E TEliPEL-llo r. - Il terreno su cui elevasi l'ospedale giace a sud del villaggio T empcl-IIof cd ha una larghezza media di 272 metri et! una lunghczz:t ùi cirta 3:36 metri con una s uperfi cie eli circa 61277 metri tjuaclro.li. L a faccia principale dello stabi limento guanla ad est s ulla. strada di 1\'folt l< e ed l1<\ nel mezzo la piazza di l\Ictz, su cui s i trova l'ingresso principale. Inoltre è limitato a nord dalla strada. Albrech t, a sud dalla strada F ederico Guglielmo e ad ovest da. nna strada. senza nome. Dei dintorni dello stabilimento la parte ubicata a nord prospetta un parco di pri rata spettanza, ad est c a sud è circondato da campi e ad ovest dalla strada Imperatrice Augusta fian cheggiata da abitazioni per ambedue i lati. L'elevazione del terreno è di circa metri 13,80 sul livello delle dighe d ei mulini di Br.rlino c per tale elevazione viene assicurata una ventilazione perenne attorno a llo stabilimen to. Le ineguaglianze del terreno furono regolat!l in modo che sull'asse mediano dalla piozza di Mollkc alla parte pos terio1·c il terreno digrada per un metro c tla questa linea per ogni lato si ha nn pendio di 60 a 70 centimetri. Stmlificazionc del suolo. - Lo strato di humus contiene argilla cd è profondo due metri, attraversato in alcune parti da nmide vene di sabbin; più profondamente si trova per ogni parte uno strato di schietta sabbia. Distriuueioue dello stabilimento. - L 'asse principale è in direzione della strada Imperatri ce .Augusta ch e termina sulla piazza di 1\'letz. L'ingresso principale, che trovasi qui, mena in un vestibolo cb e verso est è chiuso da un cancello di ferro e nelle altre parti è limitato: 0
l a D<'rd dal corpo di guardia con una superficie costrutt.a di 911 metri quadrati ;
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2• a sud dalla rimessa per le carrozze della ferrovia a cavalli della stessa superficie, e 3• ad ovest dall' ufficio d'amministrazione s ull'asse mediano dell'intero stabilimento con 404 metri quadrati di superficie, dci quali i 112 ubicati a s ud contengono nn portico d'ingresso per le canozze della ferrovia a cavalli. Nel mezzo di tutto lo stabilimento si trova : 4° la casa economica con 56! metri quadrati di superficie contenente ad est un 'elegante cuçina con 210 metri quadrati di superficie. Intomo ad essa si aggruppano quattro Blocks che le sono congiunti mediante: o• un port.ico coperto con 52-1 metri quadrati di superficie; i quattro Blocks A, B, O, D per ammalati, capaci ciascuno di 65 letti. La facciata principale su cui trova.nsi le s ale per a.mmalati è ubicata a sud e dista dai muri dell'opposta parete 17 metri, mentre la distanza fra i due estremi dell'asse maggiore è di 93 metri. La base di costruzione di ciascun Block è di 705 metri quadrati cd ai Blocks A, B sono da aggiungere 29 metri quadrati per il locale dei bagni a vapore i vi contenuti. Paralleli alta. strada Moltke e distanti . lS metri dalla stessa sono: 7° i padiglioni E, l, a due piani, J>er 74 letti ciascuno, con oltre 62G met ri quadrati di superficie costr,ttta. Il loro asse principale sta ad angolo retto con quello dci Blocks cd è disposto in modo che le facciate principali sono nbicate ad est-ovest. Essi distano metri 33,60 dalle estremità dei Blocks (;, D. Sulla stessa linea ad est del terreno e lontano 17 metri dalla. strada da costruire sono: 8' tre isolati stabili G, E, I, contenenti 37 letti ciascuno con 588 metri quadrati di SUl>erficie costrutta compresevi le logge pei convalescenti o per gravi malattie da infezione, ubicate a sud, ampie 10 metri e distanti 32 metri dagli estremi dei
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Blochs A e B. Sono inoltre paralleli alla strada Albrecht: 9• un fabbricato di 297 metri quadrati di superficie costrntta che contiene l'ufrlcio e l'alloggio del medico direttore dell'ospedale; nonchè l'alloggio dell'ispettore capo;
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10 un'abitazione con 40! metri quadrati di superficie costrutta per i servi e loro famiglie. L e ultime due costruzioni coi circostanti giardini sono separati dallo stabilimento. Al nord-est della cinta generale di costruzione si trovano: uo la sala anatomica con 123 metri quadrati di superficie costrutta., e 12• la ghiacciaia con 56 metri quadrati di superficie. F inalm ente a sud del terreno sulla straùa .Federico Guglielmo si trova: 13• il magazzino pel materiale degli ospedali da campo con u.n a superficie di costruzione di 4 77 metri quadrati. Tutti questi fabbricati sono separati fra loro mediante vie, sentieri e gia.rdini. Blocks. - Le sale degli ammalati nei B locks sono ubicate a sud ed in ciascun piano dei medesimi si trovano piccole stanze da uno, due a sei letti con ingresso libero sul corridoio che le separa dalla porta d'ingresso, a sinistra della quale trovansi le stanze per un infermiere e per la preparazione del Thee ed a d estra i locali per i bagni, per gli orinatoi e per le latrine. Padigliani. - I due padiglioni E, I, banno in ciascun piano d ue sale per 16 letti ciascuna in fondo alle quali trovansi a sud due camere per 2 e 3 letti ed a nord la sala dei convalescenti; mentre i padiglioni ad nn sol piano hanno le stesse sale dei padiglioni a due piani, nonchè una. loggia per la cura di gravi ma· lattie da infezione. Ventilazione e (:ubaggio. - La ventilazione si compie nell'inverno col mezzo di stufe e nell'estate meJiante le finestre e spe· cia.li ventilatori verticali costrutti nei soffitti dei secondi piani1 od aperti nelle parti inferiori delle porte ed al disopra delle finestre. Nei Blocks anche l'illuminazione a gas coadiuva il rinnovamento dell'aria. Il cubaggio per ogni letto è di circa. 37 metri cubi nei B locks e di oltre 39 metri cubi nei padiglioni. L etti. - I letti sono di ferro, bassi, provvisti di doppio traliccio metallico con due rilievi pure metallici e mobili in corrispondenza della testa e dei piedi del malato. Sopra il traliccio è posto nn semplice materazzo di crine e due lenzuola ed una coperta. di lana nelle pieghe di quello superiore. I letti non hanno numero progressivo.
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Tabelle. - A capo del letto infissa in un 'asta metallica trovasi
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unn piccola tabella di legno verniciata in nero su cui con inchiostro bianco, preparato con acetato di piombo liquido e gomma arabica, si scri,·ono le seguenti indicazioni: Corpo, cognome, compagnia, grado, entrata, nomen morbi, dieta, m edi~:<tm. int., cxtcrna. Le inùicazion i relative alla tempcratura, ai ritmi cardiaci e :~li atti respiratori vengono segnati provvisoriamente su foglietti di carta comune. Le note cliniche e le altre indica.zioni comuni si riportano di temt>o in tempo sulle tabelle cliniche individuali. La dieta ed i cibi ~peciali in sostituzi one, so vengono modificati durante la dsita, sono scritti su carta comune dal capo degli infermieri e finita la visita servono di base all'assistente pet· modificare il rupportino degli alimenti del giomo successivo. Fra un letto e l'altro in corrispondenza della testa del malato sono posti sul pavimento piatti metallici contenenti sabbia per gli sputi degli indiridui non gnwi, mentre per espettorati dei gravi si fa uso di recipienti di vetro della forma di bicchieri a collo lungo cd ondulato. Pt;RsONALE. Il personale dell'ospedale ( Tcmpel- Ho{) è costituito dal medico direttore, dai caporiparti ed assistenti, d:tgli ispcttori, dagli infermieri c dai servi. Medico direttore. - U medico direttore ha. la suprema direzioue dell'ospedale tanto d<Llla.to tecnico che da.ll 'anuninistr ati Yo. Egli ordiua c dis pone ogni cosa nell'interesse della disciplina e dello stabiliUiento; iuvigila su tutti i rami del servizio ed è dirett.amcnte responsabile verso il Gcneral-Arzt del corpo d ' esercito e verso il ministero della Guerra. CatJOl'i;,Jarti ed a.ssistenti. -- l caporiparti (Obet·-Stabs-Aerzte e Siabs-Aerztc), sono comandati all'ospedale per turno dai reggimenti e si alternano fra loro di sci in sei mesi in modo che u u caporiparto dopo sci mesi di servizio nell'ospedale, rimane per un anno in riposo, nel qual tempo dirige il servizio del proprio battag lione o ve si reca, salvo casi straordinari, una o due volte alla. settimana. Nei sci mesi di servizio all'ospedale determina l'ora della visita antimeridiana, provvede al vitto dei malati attcncudosi alla tubella regolamentare degli alimenti c cura secondo i
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dettati della scienza e secondo le sue speciali convinzioni. Se malati gravi o circostanze imperiose non lo richicggono, non si reca all'ospedale per la visita pomeridiana. Assistenti. - Gli assistenti pure vi sono comandati dai corpi e si alternano fra. loro in modo che dopo due mesi di servizio rientrano per un anno ai propri corpi. Gli assistenti oltre il servizio nei riparti hanno pure l'obbligo della guardia che ricade ogni tre giorni. Nei giorni di gua.:rùia restano nel proprio allog~io che banno in ciascun Block cd allontanandosene notano con liiglietto sulla porta la nuova residenza. I spettori. - L'ispettore è un grado intermedio fra il perso nn-le civile c il militare. Egli per lo più ha servito molti anni in qualità d 'infermiere o in altri corpi dell'esercito. Ogni ispettore dirige un patticolare servizio pel CJ!Uale ha pure un corrispondente numero d'impiegati o di servi. Cosi v'è un ispettore per la cucina, per la lavanderia, per l'illumi11azione e pel riscaldamento, pel trasporto degli ammalati, per l'ammiuistrazione, ecc. ecc. I spettore capo. - Invigila sui vari servizi l'ispettore capo che risponde di ogni cosa al direttore dell'ospedale. I n(ermie,.i. - Ogni reggimento ha. dodici infermieri, alcuni de' quali prestano servizio all'ospedale, altri sono addetti al reggimento o comandati al ministero della guerra. Gl'infermieri sono soldati dell'esercito, che dopo aver prestato servizio nel corpo per un anno ed aver tenuto ottima condotta, sono ammessi, in seguito a loro domanda, a sostenere l'esame per diveuire infermieri. In siffatto esame devono far mostra di una sufficiente cultura elementare. Devono inoltre essere di bell'aspetto, forti, robusti ed esenti da qualunque infermità od imperfezione. Ottenuta l'ammissione vengono riuniti nell'ospedale, ove per cura di un medico militare ricevono un'istruzione teorico-pratica per uu anno c si preparano a sostenere l' esame d'idoneità per essere nominati infermieri effettivi, esame che sostengono alla presenza del Geueral-Arzt dirigente il servizio sanitario presso il corpo d'esercito. Superato felicemente 11 detto esame sono nominati infermieri e conservano tale ufficio si in pace che in guerra. La loro· ferma dura tre anni come per gli altri soldati, però possono riunovarla di anno in anno sino ad ottenere le competenze che spettano ai sottufficiali per uno o 49
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più affidamenti o ad actluistare i requis iti per divenire ispettori Gcndarmcu o Schutz-lcutc. Nell'ospedale fauno la guardia di tre in tre ore nella sala principale di ciascun riparto, seguono le visite medi che, coadiurano gli assis tenti, curano le osservazioni termometriche c scrivono in piccoli registri di carta comune i medicinali c gli alimenti ed acquistano l'idoneità per eseguire tutto ciò cl1e riHcttc la fl ebotomia nonchò gli apparecchi, bendaggi c la. comprcs~ionc digitale delle arterie. Quelli che prestano servizio ai corpi accompagnano questi, invece dei medici, ai bersagli cd alle marcie. Ogni infermiere è provvisto di una piccola busta chiru rgica. Scn;i. - Questi possono essere civili o militari, non abbisognano di particolare istruzione e sono adibiti per tutti i lavori mtttcriali. E ssi provvedono alla nettezza delle sale c delle latri ne, preparano i letti, trasportano gli amma.lati, portano loro il Yìtto, i medicinali, ecc. ecc. DlsTnmt:ztONE: nE:OLI Ai\UIAI.ATJ. -Nel Tcmpci-Hof funzionano c1uattro riparti: quello di chirurgia occupa il padiglione E ed il Dlock D; il I• di medicina il Block A; il 2• il padiglione F; ed il riparto di malattie ottalmiche e veneree i due Blocks B, C. :Xci ripn.rti di 2• mcdidua c di chi.rurgia vengono riuniti tutti gli ammalati gravi in una. sala di I6 letti cd è appunto in ques ta cùc fanno la guardia. gl'infermieri; mentre gli altri malati come pure 11uclli ricoverati nei riparti di 1• medicina c di malattie ottalmichc c veneree sono riuniti secondo il tipo speciale di malattia da cui sono affetti; anzi nel I• riparto di medicina gl'individui malati di risipola, scarlattina, morbillo, tifo, dissenteria, ecc., sono dis tinti fra loro per locali c per personale; e quando un tipo di malattia ll<1 infl!zionc prende la prevalenza sugli altri e non è più possibile di ottcnernc la separazione nel Block, si riuniscono i maiali in uno de i padiglioni isolati (}, H, I. Il rigore per la separazione d egli individui affetti da malattie contagiose od infcziosc è cosi grande che questi sono chiusi nelle loro i nfermerie ed anche dh•cnuti convalescenti non possono recarsi a passeggio che nei propri giardini i qu<1li sono separati da tutti gli altri. Y AIOI,O E VACCINAZLOSl. - Rarissimi sono i CaSi di vaiolo C basti notare che in un lungo periodo di quattro anni in tutto l 'cscrcito germanico non se ne ebbero che 5. ! medici attribuiscono
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tale splendido risultato alla val:cinazione obbligatoria cd alle cure grandi che pongono nel ri vaccLnarc gli io seri tt.i ap11ena si p resentano al corpo. OssERVAZIO:sE. - Per l'osservazione non v'è speciale riparto p erché il numero degli osservantli è selllpre minimo. Se un inscritto di leva si giudica tl:tl consiglio bisognevole di osservazione, viene nullameno assegnato ad un corpo cd è appunto da questo che in appresso s'invia all' ospedale. Il docum ento poi che si rilascia da.ll'ospcdale all'osser vando serve di b ase al medico del corpo per promuovere l'adeq uata proposta. L o stesso avviene per quei malati che non sono più atti a. continuare il servi zio. Una mattina fu posto in uscita un soldato affetto da eczema della faccia e del cuoio capelluto, ribelle a tutti i mezzi di cura impicg:tti. Il dirigente il riparto ordinò al sergente degli infermieri di darne avviso per iscritto a.l medico del corpo. li signor dott. Schactl'cr mi assicurò che lo scritto em un semplice avviso pel medico del corpo; poi cLè questi poteva proporre il malato per lunga licenza di convalescenza, JlCr riforma, ccc. e poteva anche ftLrgli fare il servizio. Insomma. il medico del corpo n elle sue attribuzioni è indipendente da tutti gli altri. I soli medici assistenti non sono intlipeudenti c perciò nemmeno responsabili: essi non possono firmare neanche una ricetta! D istxrEZIOlii E '"1. v ATURA DEL l, A ou.N CHEltlA. - L a biancheria di ciascun malato che entra all 'ospedale viene lavata cd occorrendo .disinfettata con soluzione al 2 fo di clorato di p o tassa o med iante opportuna stufa. Anche il contenuto dei materazzi, le lenzuola, le coperte, ccc. dei sold<tti afi'ctti da malattie di infezione o morti vengono disinfettate ~:olia stessa solllzione. SERVIZIO NEt RIPARTI. - Ciascun capo-riparto, come si è d etto, stabilisce l'orario che reputa più opportuno. Nel TcmpelHof la visita ha luogo ad ore diverse nei vari riparti nè viene indicata da alcun segno particolare. La diversità d'orario non arr eca impedimento all'esattezza del servizio giornaliero, perché l e ore pel vitto restano sempre inalterate (colazione alle 9 ant., p ranzo alle 12 merid. e cena alle G pom.). In chirurgia è molto in voga la medicatura alla Lisler modificata secondo il pro ~.:csso del prof. Bardcleben. Tale modifica-
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zione è riposta nella sostiuzione della iuta fenicata all'ovatta ecl è semplicissima. Applicato sulla ferita o sulla piaga il Silk protective preparato secondo il metodo del Listcr, si ricuopre la. parte malata con iuta immersa nella soluzione d'acido fenico al 5 per 0 /o o con iuta fenicata secca. La iuta fenicata, si ]Wepara nel modo seguente : Acido fenico grammi cento, Spirito di vino litro uno, Iuta chilogrammo uno. Si lasda JlCr 24 ore la iuta nella soluzione d'acido fenico espirito poscia si tiene sotto pressione fin eh è diviene secoru. Per ciò che riguarda i ncbulizz:1tori ed i drenaggi si attengono rigorosamente ai precetti del Lister. Un mezzo molto semplice c facile per applicare i drenaggi è quello del dott. Scb:teffer. Egli fil uso, invece dciJe pinzette, di una cannula metallica curva. ·della grandezza di un comune catetere d'argento, snlla cui estremi t<\ sporgente daJ labbro inferiore della fetita si applica il tubo a drenaggio che assai facilmente scorre attraverso .i tessuti ritirando la sonda. Nell'ospedale non banno luogo rassegne, nè si fanno speciali proposte per i malati che non si credono più atti a continuare il servizio; ma se ne dà semplice avviso al comando del battaglione e per esso al medico rispettivo, il quale, se lo crede necessario, visitaJ'individuo e propone al comandante quel provvedimento che reputa più opportuno. I letti non hanno numero progressivo nè alcuna indicazione speciale. Per trovare un malato bisogna inoltrar domanda al consiglio d'amministrazione, il quale dal r egistro generale rileva il riparto in cui l'individuo è ricoverato; il sergente del riparto poi notifica la sala in cui l'infermo si trova. In ogni riJ>arto esiste una sala. in cui si recano i convalescenti che hanno il permesso di levarsi dal letto. In detta saJa restano molte ore del giorno, specialmente quando non possono uscire al passeggio nei giardini e trascorrono il tempo in letture, giuochi, ed alla scuola. I malati sono trasportati dai corpi all'ospedale per 'mezzo della. ferrovia a cavalli o delle slitte, ove sono disposte barelle per adagiare i malati gravi. L'ospedale poi è in rapporto telegrafico col
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ministero della guerra e coi coma.ndi di tutti i reggimenti o corpi che hanno diritto di mandarvi i loro informi. LAVORI DI SCRITTURAZIONE.- Il SOldato malato porta SeCO una scheda che si deposita all'ufficio d'amministrazione ed all'uscita. dall'ospedale si restituisce al proprietario colle indicazioni della malattia sofferta, delle punizioni avute, ecc. ccc. In un registro nominativo generale vengono iscritti per cura dell'amministra.zione tutti gli entrati all'ospedale cd in un registro quasi uguale vengono pure inscritti per cura di ciascun riparto tutti gli entrati giornalmente in questo. Sulla scorta di tale r egistro si compila in appresso la statistica semcstrale. Per ciò che riguarda il servizio dci capo-riparti bisogna aggiungere lo statino numerico giornaliero per le prescrizioni alimentari e la cartella clinica che tengono luogo del nostro biglietto di sala e dei nostri r egistri pari e dispari coi relativi .estratti. L'amministrazione compila in appresso uno statino numerico in cui sono riepilog!lte le ordinazioni alimentari dei quattro riparti, statino che serve di norma all'ispettore della cucina per gli alimenti del giorno successivo. Così con pochissimi r egistri c con prezioso risparmio di tempo si compie il servizio senza inconvenienti di sorta. Devo aggiungere inoltre che nella pagina posteriore dello statino numerico del riparto il medico assistente nota tutti i cibi straordinari complessivi, mentre le indicazioni scritte con inchiostro bianco sulla tabella di legno posta a capo alletto di ciascun malato servono a classificare le forme di dieta cd i cibi straordinari di ciascuno. I medicinali vengono scritti su piccolo registro di carta comune dal medico assistente, desumendoli dalle note che gl'in· fermieri scrivono durante la visita. VITTO DEGLI Ali.UlALATI.- Colazione. -Per colazione hanno gli ammalati una zuppa., oppure caffè, thè, latte. Praneo. - Carne di vaccina, di montone o di porco con una porzione di legami o di erbe. In media 167 grammi di carne e 110 a 120 grammi di legami. Cena. - Zuppa d'erbe, di farine o di patate ed invece della. stessa una zuppa di latte oppure una tazza di thè. BeiJar,de. - Per bevanda comune si usa la birra che si distribuisce per ciascun malato nel modo seguente:
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Birra di Baviera 0,45 centilitri. Birra (nera o bianca) 90 centilitri. Pane. - Pane scelto di segale per la prima forma di dieta 666 grammi al giorno e per la seconda forma 333 grammi. Pane di semmolino per la terza forma 167 gt·ammi c biscotto per la quarta forma. 100 grammi. Cibi stmm·dinari od in sostituzione degli ordinari. -1' Beef· stcak per la 3• forma nella proporzione di 167 grammi di carne; 2• An-osto di vaccina 167 grammi (3• forma); 3' Cotolette di montone 167 grammi (3• forma); 4' Arrosto di montone 167 grammi (3' forma); 5' Cotolette di maiale 167 grammi (3• forma); 6' Arrosto di maiale 167 grammi (3• forma); 7' Arrosto di vitello 167 grammi (3• forma); 8• Cotolette di vitello 167 grammi (3• forma); 9• Carne di vitello con aceto di vino 167 grammi (3• forma); 10• Prosciutto 2• e 3" forma 84 grammi; 11• Purè di patate 500 grammi ; 12' Riso con latte 60 grammi (3• e 4" forma); 13' Cavoli salati 167 grammi (2• e 3• forma); 14• Marmellata di prugne 167 grammi (3• e 4• forma); 15' Frutta cotte (pera, mela) prugne) 167 grammi (3• e 4• forma); 16' Brodo (per porzione trenta centilitri) di cui 167 grammi di carne di manzo (3• e 4" forma) ; 17' Brodo con uova (per porzione trenta centilitri) di cui 167 grammi di carne cd un uovo (3• e 4• forma); 18' Un uovo a bere per porzione (3• e 4• forma); 19• Zuppa di vino; di cui; a) vino leggero 0,15 di litro- b) zucchero torrefatto 33 grammi - c) semmolino 17 grammi. (3.. e 4• forma); 20• Zuppa sagù al vino: a) vino leggero 0,15 di litro -b) sagù cotto - c) zucchero torrefatto 17 grammi (3• e 4• forma); 21• Zuppa di semmolino al latte, di cui: a) latte 0,45 di litro -b) scmmolino 33 grammi (3• e 4" forma); 22• Zuppa con bina, di cui : a) bitTa (nera o bianca) 0,30 di litro - b) pane di farina di segale 50 grammi (3• forma) sem·
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molino grammi 33 (4• forma)- c) zucchero torrefatto 17 grammi - d) burro 8 grammi (3• e 4• forma); 23° Zuppa con prugne cotte, di cui: a)prugne cotte 67 grammi (3'" f orma) e 50 grammi (4• forma)-b) scmmolino 17 grammic) z u cchero torrefatto 17 grammi (3• e 4• forma); 24° Cioccolata, di cui: a) cioccolata 50 grammi (3• forma) e33 grammi (4• forma)- b) latte 0,30 di litro; 25° Cacao, di cui: a) cacao in polvere 17 grammi - b) zucc h ero grammi l 7 - c) torio d'uovo l (3• e 4• forma); 26° Caffè, di c ui: a) caffè torrefatto 8 grammi (l•, 2• e 3• forma) _ b) latte 0,10 di litro; 27° Thè, di Cui: a) thè nero o verde 3 grammi (1•, 2•, s•forma.. - b ) latte 0,10 di litro - c) zucchero grammi 17 (1•, 2• e 3) forma); 2 8° Vino, e precisamente: a) vino leggero (vino rosso, del Reno, Ungarese) 0,15 di litro (3• e -!• forma)- b) vino forte (di Burgu n d, del Reno, U ngarese, di Porto) O, 15 di litro (3• e 4• forma); 29° Porter (birra inglese) 0,45 di litro (2• c 3• forma); 30° Burro 33 grammi (2• e 3a forma); 31 o Limone m ezzo, zucchero grammi 33 (3• e 4• forma); In sostituzione delle bevande ordinarie.- 1• Latte 0,6 di litro (2'", s· e 4• fonna); 2o Tisana. d'avena (2", 3• e 4• forma); 3o Ti sana d'orzo mondo (2•, 3• e 4• forma); 4o Tisana di riso (3• e 4• forma); 5° .Acqua di riso (3• e 4• forma); 6° Zuppa all'acqua, di cui: pane grammi 117 (3• e 4• forma). SERVIZIO FARMAcEuTrco. - Il servizio farmaceutico viene disirop egnato nell'ospedale da farmacisti volontari di un anno e diretto da un farmacista capo che ba sede presso il comando di corpo d'esercito . Il titolo di farmacista capo si ottiene mediante esame di concorso a soli requisiti fra cui bisogna annettere anche quello di . ' aver serVlto per nn anno in qualità di farmacista volontario. D farmacista capo dirige il servizio farmaceutico del corpo d'es ercito a cui è addetto e si. reca una. volta all'anno ad ispezionare le farmacie degli ospedali che da lui dipendono.
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TECNICA E SERVIZIO MEDICO-MILITARE
Non esiste in Germania una farmacia centrale ed i medicinali e le droghe si acquistano direttamente dalle farmacie civili e dai droghieri. CoNCLUStON!. Dal breve cenno sul servizio sanitario che son venuto fin qui esponendo e da quanto vidi coi propri occhi parmi si possa conchiudere che base del servizio sanitario in Germania è la semplicità, l'indipendenza, la responsabilità e che il generale medico facendo parte integrale del ministero della guerra ha realmente l'alta direzione del servizio sanitario e del personale si in pace che in guerra. E qui mi corre l'obbligo di ringraziare pubblicamente il nostro ambasciatore il sig. conte di Launay il sig. tenente-colonnello di stato maggiore Osio cav. Egidio, che si compiacque d'accompagnarmi al Ministero della Guerra, all'ospedale militare, ed al deposito del mnteriale sanitario e tutti gli ufficiali medici prussiasi che ebbi la fot'tuna di conoscere, fra cui piaccmi ricordare il sig. Generai· Arzt von Stuckrad, il sig. Ober-Stabs-Arzt Miche!, direttore dell'ospedale militare T empel-Hof, i sig.' Ober-StabsAerzte Schrader c Strube, cd i sig.' Staùs-Aerzte Schaeffer a Gros· shcim le cui gentilezze e cortesie sono veramente s uperiori a qualunque elogio.
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RIVISTA DI STATISTICA MEDICA
Statistica sanitaria lo Franchi (I talia militare, n• 84, 14 luglio 1881 ).
n ministro della guerra fmncese ha fatto pubblicare sotto il titolo di " Appendice al resoconto sul servizio di reclutamento , la. statistica sanitaria dell'esercito; durante l'anno 1878. Quantunque questo documento giunga con un ritardo di due anni, ciò non di men:> faremo conoscere ai lettori i punti che maggiormente li possono interessare. L'effettivo preso come base dci calcoli è stato di 486,655, compresivi i riservisti e gli assenti. L a media dei presenti è stata di 440,614. n numero degli ammalati entrati negli ospedali fu di 103,742, ossia il 213 per 1000 uomini dell'effettivo medio. Questa proporzione è maggiore di quella del 1877 (206 per 1000), mu è minore di quelle del periodo dal 1872 a l 1877 (237) e dal 1862 al 1869 (319). Per l'effettivo dci presenti questa proporzione si eleva a 235. n numero degli ammalati entrati nelle infermiere fu di 140,428 uomini, ossia 288 per 1000 uomini dell'effettivo e 318 per 1000 presenti. n totalé degli ammalati curati fu di 229,065, ossia il 470 per 1000, proporzione superiore a quella dell'anno precedente. I corpi d'armata che ebbero un maggior numero d'ammalati furono: il 19•, 660 per 1000; i 20• ed 180, il 596; ne ebbero minor quantità: il 14•, 426 ed il 6•, 430. Gli uomini esentati dal servizio per indisposizioni leggere o curati nelle camerate ascesero al numero di 888,361 ossia vi fu il 2,016 per 1000 presenti.
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RIVISTA
Questa. cifra è molto più alta che nel periodo dall862 al 1869 e quasi eguale a quella del periodo dal 1872 all877 (2001). Il numero dci giorni di cura e di indisponibilità. fu di 7,486,712, ossia, in rapporto ai giorni di presenza, ve ne fu l di cura per ogni 21,48 giorni di presenza per ogni uomo dell'cffettivQ. Ogni ammalato è stato indisponibile per circa 6 giorni e mezzo in media. L a media giornaliera. degli indisponibili per malattia fu di 20,511 per I'csCI·cito intero, ossia il 42,15 per ogni 1000 uomini dell'effetti vo, il 46,76 per ogni 1000 presenti. Questa situazione meno buona di quella del 1877 è stata però migliore di quella dei periodi precedenti. I corpi d'armata. i cui risultati, dal punto di vista dell'effctlivo indisponibile per malattia, sono stati più soddisfacenti furono il 60, il 17•, il 3• ed il 1•; e quelli, la cui situazione fu la più sfavorevole, il 16•, il 19• ed il 13•. La durata media. della. cura fu più lunga nel governo di Parigi, più brere nella 10• regione. Fra le truppe che presentarono minor numero di giornate d"in· disponibilità furono i pontieri; fra quelli che diedero un numero maggiore furono i corpi disciplinari. Su 1000 giorni di cura o di indisponibilità., s i contano: 424 giorni d'ospedale; 222 d'infermeria.; 253 di esenzione dal servizio. Le malattie che richiesero le maggiori cure agli ospedali furono quelle delle vie respiratorie, quindi quelle degli organi digestivi e le febbri intcrmittenti. I corpi d'armata che ebbero il maggior numero d'uomini all'o· spedalc furono il 19• cd il 150, ne ebbero meno il 2• e 1'8•. I corpi di tmppa che, a questo riguardo, raggiw1sero la pro· porzione più alta, furono gli stabilimenti penitenziari d'Algeria ed i corpi disciplinari; quelli ch'ebbero la più debole, la gendar· meria mobile ed i pontieri. Calcolata per gradi e per anzianità, per ogni 1000 uomini, la proporziono delle entrate all'ospedale, si hanno i seguenti dati: 48 per gli ufriciali; 133 per i sottufficiali; 227 pei soldati; 255 pei militari aventi meno di un anno di servizio; 90 per i ri· servisti. · Le m:dattie che furono cagione di maggior numero di ammis· sioni all'infermeria furono quelle dell'apparecchio digestivo, e quindi quelle degli organi circolatori.
DI STATISTICA MEDICA
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Si è constatato che su 1000 sottufficiali solo 118 sono stati curati all'infermeria, mentre per uno stesso numero di soldati ve ne furono 308; cioè quasi il triplo. n numero dei militari definitivamente tolti dai ruoli dell'eser cito per. cause sanitarie s'elevò a 7,978, oss!a il 16,3 per 1000 d'effettivo. In questo numero sono compresi 11923 riservisti riformati durante il loro soggiorno sotto le armi. Questa cifra rappresenta una proporzione di 6,4 riformati per ogni 1000 nomini dell'effettivo dei riservisti chiamati. Dedotti questi ultimi la proporzione si riduce a 13,1 per 1000 uomini dell'effettivo medio dci militari appartenenti ai contingenti dell'esercito attivo. Questa proporzione è st:~~ta superiore a tutte quelle degli anni precedenti dopo la introduzione della statistica sanitaria, eccetto
di quella dei due anni che seguirono la guena; essa raggiunse quasi le proporzioni del 1872 e del 1873 (15,8 e 14,19 per 1000). La cifra dei giubilati è stata di 103 ossia del 0,21 per 1000 dell'effettivo medio. Quella delle riforme per congedo n• l , fu di 1, l per 1000; quella delle riforme per congedo n• 2, di 5,326 di cui 1,923 riservisti ; vale a dire il 12,0-i per 1000 dell'effettivo dell'esercito attivo. Questa proporzione è molto più forte di quella degli anni precedenti. Su 1000 ufficiali solo 4,23 sono stati riformati o posti in non
attività. per malattia ; quest~ proporzione è inferiore alla media normale. È nella fanteria di linea. che la. proporzione delle riforme è p iù importante. La tisi polmonare (non compresa la bronchite cronica) è, tra le affezioni interne, quella che cagiona il più gran numero delle uscite definitive dall'esercito. n numero dci decessi avvenuti nell'esercito nell'anno 1878 s'eleva a 4,029, ossia. 8,23 per 1000 nomini dell'e ffettivo, 9,09 per 1000 presenti. La mortalità, considerata in rapporto coll'età, dà la seguente proporzione: 6,44 su 1000 milit~ri aventi meno di 20 anni; 9,47 di 21 e 22; 7,40 di 23 e 24; 6,90 di 25 e 26; 7,6 1 da 27 n 30; 7,08 da 31 a 35; 11,57 di 36 anni e più. Considerando la proporzione dei decessi in rnp~)Grto col titolo sotto il quale servono i militari, si ba: 5,50 morti per ogni 1000 ufficiali; 3,83 per i volontari di un anno; 9,43 per i volontari ;
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RIVISTA DI STATISTICA MEDICA
8 109 pei raffcrmati, 1 supplenti ed i commissionati; 2 161 pei riservisti; 8,78 per i reclutati. La proporzione dei decessi snbìti nei diversi mesi dell'anno, presenta le seguenti differenze: 9,00 in gennaio; 8,55 in febbraio; 8,45 in marzo ; 8,88 in aprile; 7,45 in maggio ; 7,83 in giugno ; 8,99 in luglio; 9,53 in agosto; 7,28 in settembre; 9,74iti. ottobre; 6,66 in novembre; 6,79 in dicembre. La febbre tifoidea ha causate 1,422 morti, cioè più del terzo della mortalità gener~e. La proporzione è inferiore a quella dell'anno 1877, ma è ancor troppo elevata in rapporto al periodo dal 1862 al 1869. Da quanto si è detto si arriva alle seguenti conclusioni: La cifra degli ammalati in camerata è stata più elevata di prima. del 1870, perchè il lavoro è stato considerevolmente aumentato. Vi sono sempre maggior numero di visite mediche nei giorni di esercizio in terreni variati e di marcie militari, che negli altri giorni. Nulla. vi è da fare in questo; ma. è necessario d'altronde ricercare una ca.usa che determini meglio l'aumento degliindisponibili; noi la attribuiamo ancora alla troppo grande indulgenza dei comandi di revisione che dichiarano abili a prestar servizio giovani malaticci incapaci di sopportare le fatiche del servizio attuale. E abbiamo tanto maggior ragione di supporre che ivi si deve cercare il principale motivo di questa recrudescenza di ammalati, in quanto che le ammissioni n.gli ospedali e le riforme dopo convalescenze ripetute prendono proporzioni straordinarie. Aggiungiamo che i pontieri e la gendarmeria mobile, esclusivamente formati con uomini scelti, sono i corpi in cui gli ammalati sono molto più rari.
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CENNI BIBLIOGRAFICI
L'esponente p h\ corretto della capacitA vitale, del dottor MAESTRELLI1 capitano medico del 10• reggimento fanteria. Nell' interessante lavoro che porta questo titolo, il dottor Maestrelli tenta la soluzione dì nn difficile problema che tuttora si studia dagli antropologi, dagli igienisti e dai medici militari, cioè determinare il proce'3So più sicuro onde avere la esatta capacità del torace per poi dedune da questa la capacità vitale- ultimo risultato pratico per noi, una più accurata scelta del soldato. L'autore, in seguito ad osservazioni praticate con metodo rigoroso sopra 166 soldati del proprio reggimento ha potuto mettere a confronto tre metodi di misurazione del torace, cioè la misura perimetrica, la diametrica e la cubica; quest'ultima eseguita col metodo proprio, il tutto messo in rapporto colla capacità vitale ricavata per mezzo di uno spirometro di propria invenzione. Dal parallelo delle cifre ottenute, risulterebbe anzitutto provata la grande insufficienza della perimetria del petto a rappresentarci fedelmente la capienza polmonare degli individui. La misurazione fatta sui diametri antero-posteriore e bilaterale, come ha proposto il dottor Monti, sarebbe preferibile alla. prima, ma non scioglie la questione, le quantità che si banno da questa misurazione non vanno in progressione colle cifre rappresentanti la capacità vitale. n solo metodo di misurazione che offra un risultato in armonia co1 dati spirometrici è la misurazione del cubo la quale, secondo l'autore, si ottiene meglio coi seinidiametri del torace e colla lunghezza dello sterno. - I semidiametri ci darebbero l'area media del cono-torace, la lunghezza sternale l'altezza del cono stesso, quantità sufficienti per ricavare da ultimo la cubatura. '
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CE~I BIBUOGR~FICI
L'autore riconosce che il numero delle proprie osservazioni fu troppo limitato per pretendere di far accettare come indiscutibiti le sue proposte; vuole però, e ci pare a buon dritto, attirare l'attenzione ùei colleghi su eli un fatto il quale se ricevesse la conferma da altre e più estese osservazioni avrebbe per conseguenza. importantissima. una migliore scelta del soldato.
L e c ritic he u.lla vncclnazione omanlzzata come s ono g ins tific utc, del dottor S. AVEnDR.ACE. In questo lavoro il dCJttor Avendrace vuoi segnalare alle autorità un pericolo non presentito da altri, c causato dalla controversia non ancont risolta sulle due vaccinazioni animale ed urnaaizzata. In certi pensi della Sardegna, le popolazioni cominciaM a. mostrarsi riluttanti alla vaccinazione umanizzata, persuase che ormai essa sia insufficiente alla profilassi dei vaiuolo. :Ma siccome non sempre il vaccinatore tiene a sua disposizione bastevole quantità. di buon vaccino animale, ne viene che molti bambini non son vaccinati nè coll'un mezzo nè coll'altro - con· scgucnza inevitabile, epidemie vaiolose in certi comuni dell'isola. - I l dottor Avendracc, appoggiato e alla propria esperienza e agli scritti di medici competenti che si occuparono di tal questione, come il dottor Santello, il professar Orsi e il generai :Manayra., insiste percllè si cessi da questo ostracismo a cui si vuoi condannare il vaccino umo.nizzato, mentre non si è ancora provveduto a che la r accinazione animale si faccia in modo da poter offrire alle popolazioni una suJficientc profilassi. P. l i Direttot•e
ELIA Coùm>Jello mt<lico, m• mbro del Comilnto di saniki milildrt.
Xl Re .Jat.tot•e PRETTI
CARLO
C"i""lano m<dico.
NUTINr FEDERico, Gerente.
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.... NOTIZIE SANITARIE
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Stato s anitario dl to t.to Il R . eser c ito n el mese tll gennaio I SSI ( Giom. rnil. ulfìc., 1881, parto 2•, n• 16).
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Erano negli ospedali al l o gennaio 1881 (l ) . . . . . . . 3833 Entrati n el mese . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8284 Usciti. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5813 Morti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 104 Rimasti al t • febbraio 1881 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6200 Giornate d'ospedale . ... .. .................... 146343 150.! Erano nelle infermerie di corpo al t • gennaio 1881 ... . Entrati nel mese ... . ... . . . . . ............... . 7583 Usciti guariti . ...... ... ... . ...... . . . . .. . .. . 5653 1185 " per passare a.Jl' ospcdal c . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1\iorti . . ....... . . . . . ..................... . Rimasti al 1o febbraio 1881 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2249" Giornate d'infermeria. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 51858 Morti fuori degli ospedali c delle infermer ie di corpo . . Totale dci morti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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Forza media giornaliera della tr uppa nel mese di gennaio 209.!65 Entrata media giornaliera negli ospedali per 1000 di forza 1,28 Entrata media giornaliera negli ospedali e nelle infermerie di corpo per 1000 di forza (2) ........ .. . .. . 2l 26 M edia giornaliera di ammalati in cura negli ospedali e n elle infermerie di corpo per 1000 di forza . .. . . . . . 31 Numero dei morti nel mese ragguagliato a 1000 di forza 0,63 (l) Ospedali m ili tari (principali , succursali , infermerie di presidio e specia li ) e ospedali civili. (2) S~>no dedotti gli ammalati passati agh ospedali dalle infermerie di corpo.
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NOTIZIE SANITARm
1\Iorirono negli stabilimenti militari (ospedali, infermerie di presidio, speciale e di corpo) N. 86. Le cause delle mor ti furono : apoplessia cerebrale 1, meningite ed encefalite 7, bronchite acuta 4, bronchite lenta. l , polmonite acuta. 24, pleurite 6, idropio-torace l , tubercolosi miliare acuta l , tubercolosi cronica 10, nltra malattia degli organi r espiratori (emottisi) 1, cachessia palustre l, malattia del fegato 2, peritonite 3, ileo-tifo 13, meningite cerebro-spinale 3, morbillo 1, vaiuolo e vaioloide 3, febbre da malaria 1, cistite l , ferita da punta o da taglio l . Si ebbe l morto sopra ogni 127 tenuti in cura, ossia 0,79 per 100. l\Iorirono negli ospedali civili N. 19. Si ebbe l morto sopra ogni 71 tenuti in cura, ossia 1,41 per 100. Morirono fuori degli stabilimenti militari e civili, per malattie24, per conflitto 1, per suicidio 4.
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13 SE T81
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SOMMARIO DELLE NATERIE CONTE~UTE NEL PRESENTE FASCICOLO.
l'~e•norie
originali.
~ulle glandule linfaticht' <1 sugli oq~ani ad..>noidi. Lettum del pror.
Francesco ~rtese (con t aNoia· an n essai . . . . . . .. · . . . . Pag. Una (lat·ola anc11ra !<U IIa ntun<"razione delle ll'nti , pel t!oll. B. F •.• ,. Contt·ab~zione ali;, chit·ut·)fi:t con~cr1·atrice operau va, dd dott. l. S~re ma7gaon.: 1nedacn . • . . . . • • . . . . . . . . . · • · · · · ... • • • l:n s:dasso opportttno, d<'l dott. Rossi Federico Gerolamo. . . . • • . ,.
785 803 810
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Rivisttl. di giornali italiani e<l es t-eri. Rl l'lS'l'A .MEDICA.
cna p_;11:ali~i da ~pavenlo, d<:! doli. O. K. Pel, profes~orc nella. Unjverlllla eh Am~t<'rdilnt . , . . . . . . . . . . . . . . · · · · · • 'Fa-g. Idro-te lefono nwdico, dl'l prof. Sabatuccl. . . . . . . . . . . . • . . • lt~ JI·aziom• es!Ps io:r<•na di't l't'S<·ic;uni. d\'1 dnH. Grosse! . : . . . • ,. Su una nuova ru;ol:tllia prOI'to<'V.ta dall;t s;tliva d'nn bauthtno lllorto <l'idt'Ofoltia, rl~i donoa·i Pasteur c Chamberland . . . . · · · . . • ,. Un caso d'iucisinne dPI pt•r•ic~t-dio, del dott. S. Rosensteln . . . • ,. ll;;gni di mare e sordi!;\, til'l dott. S41ne r Molin di Harcellou~ •• X uovo 1rart:unpn 1o di'Ile atr,•zi o ni a11 icol;lri su bacllle e ero n te
J,e
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RIVISTA CmRURGtCA .
F!'rite prod<>lle dalle! sostanze esplodP.t'lli di ntl)dl't·na ill\'P.ozionP, d e l d ott. Euoenio Rochard, mNiil'o eh mr11·ina di 2" t.:l:n;sc . · · . . Pag. Opet·<•li ùt trach~>otoani a e loro destino, del dott. Mangeot de Troyes . • Ferita a1·vc!lena1a tl;t carie d!>nlale. Nola Ilei prof. Filippo lussana . • nelle r<'sezi oui articolari n<'lla chirurgia di guerr a, per E. D'!lorl!'e ,. Int orno ad una fe rillt incisa dell'nrteria femorale. OS~!"''·az •on ' del dott. Filippo Scalzi. provoste all'accademia me.dica •lt H-o tmt neua S<~cluta d c•! 22 lll:tll'f{IO IS:\1 . . . . . . . . . . . . ·. • · · • · · · · " Const'rv:av.ione •l~ll',sso pisiforme nella disnrticolaz•OnP della mano. del prof. H. Gulllery . . . . . . . . . . . . . . . . · · · · · · · · · •
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850 851 861 870
Rl\'ISTA DI Ai'iATOMJA E FISIOLOGIA.
Cireol:tzionc ne lle art••rie coronarie del cuore. sperimenti d ei s igg. H. Newell Mar1in e W. T. SedgWick . . . . . . . . . . . · · · · · Fti.y. L'~<·çit;llJil!tà d1:l c-orpo calloso. de l prof. Brown-Sequlrd. . . • SpertmPnll sugli e>lfctli de lle applicrlZioni perifericlul Sl!l sistema nervoso Ct·nlrale, del prof. Brown-Sequard . . . . . . . • . ,. Sulla t>lastica d~i tnu~coli t.: dd tendini, per Th. Gluck · · · · · • . ,.
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RI\'ISTA D'IG!El\E.
Una <'pirlenaill tiflc:J. pr<•dOlta d:t aria inf••lt:t, del d ott . Schmldt : Pag.
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del doli. Thln . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . · · · · · · · ,. D'un utilt•. copricapo per I'AI;tcri:t. d11l Sij!. Troupeau . • · · · · • · "' Dell'uso da. ,.;.qJoa·i t! i ar.ido sct lfuroso p ...,. disinfeW•re o. rendere sane le J::t•:mda <thitazinni, ò~l dnl!. Paul Fabre . . . . . . • · ;. · · · ·. · • Il C<~n~tJ!hO, supe,t·iore di saltthri tit. dd a·cgno d' t.:nglteJ·aa e l illUDlaza o ne dct ca<lutt liUl campo di ballaglia, . . . . . . ·. . . · · · · · · · · ..
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T&CXJCA E SF.R\'IZIO ) IEDICO·MILITAR E.
D••lle modi.llc;Jzioni illlpre.sse ull':trtnumenlo d e lla fanteria in rnppono :<lla ane<l acina militare, del dott. E. Oelorme •. . . . . · · · · Pav.
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CO!'iGRESSI.
Congresso medico internazi o n~Je di Londra.
. .. . . .. Pav.
Rivista bibliografie&• G!'O(!'rnn'!. nosoln~i~a dell'llali:t. studio ùd dntl. Giuseppe Sonnanl, vrof. d agae nl! nell:t H. Unh···1·sità di l':t,·ia . . . . . . · · · · Pau.
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MEMORIE
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ORGANI
ADENOIDI
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Riproduciamo qui sotto un pregevole lavol'o del prof. Cortese, e nel far ciò crediamo di far cosa grata ai lettori. Ce ne fa sicuri non solo il nome dell'autore, chiarissimo nella scienza , caro e venerato tra i colleghi , ma il soggetto stesso del lavoro il ~~l e bencbù già. trattato qualche anno fa, nulla ha perduto del ~scientifico valore. X oi por parte nostra accogliamo l'offerta. dell illustre scienziato lieti e riconoscenti, quale duplice attestato della sua infaticabile operosità e del benevole interesse che egli tuttora professa pel corpo sanitario militare.
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Quando l'uomo, sempre indefesso e non mai sazio di utili verità, si apre una nuova via alle scoperte, Ri prepara tale e tanto cumulo di laboriose investigazioni, eh~ per giungere alla sua meta gli è mestieri talora rifare il cammino dianzi percorso, ripassare alla stregua di nuovi sperimenti le cose
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(l) Correva la primavera dell'anno 1862, quando teduce poc'anzi dalla campagna di Gaeta, e occupato allora in lavori di mente relativi ai tnilitare senizio col grado d'ispettore sanitario, col quale aveva assistito e presieduto a quella interessante impresa, piacque al consesso accademico della università di Torino, mediante l'iniziativa dell'egregio prof. Timmermans, e presidendo il corpo accademico l'onorevole sig. Rettore Girola, di nominarmi con ispontanea elezione membro del Collegio medico di quella celebre università. Nell'accogliere con lieto animo quell'onore di rado compartito ad altri, io scelsi, come argomento allora soggetto a nuo,·i c accorati studi , l'argomento che ora riproduco corredandolo di alcnni disegni illustrativi, i quali allora dovetti
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SULLE GLANIHJLE LINFATICRE
tho stimava, ormai cognite e conferm:tte, c trovarsi cos1 10 quelle co1Hlizioni medesime in cui è il pellegrino, il quale,
illuso tlagli effetti cruna luce }l)ntana, crede giunto il termine del suo viaggio colà, doro forse comincin, il sentiero })ÌÙ lungo e faticoso. Ognuno di noi è ricorrlerole delle cause che in un ' epo~ molto vicina hanno influito sui destini della fisiologia.. La teoria cellulare, resa manifesta soltanto nel 1839, voi ricordate, o signori, come abbia smosso tutto l'edificio d·una !'Cienza, edificato dn. forse due secoli con tanto studio e trar aglio. Già fino dal seicento il microscopio avcm cominciato a rcnclnsi rirPliltore di belle scoperte nelle mani d'nn 1\ral· pighi, d'un Leuweuhok e d'altri pochi; ma, o mancasse ùi quella perfezione di lenti e di meccanismo ch'è necessaria alle sottili ricerche, o non fosse completa ancora la conoscenza de' fatti positivi da cui dovevano prender principio le sue mirabili ri•elnzioni, quei larori d'allora sono rimasti come pilastri e fondamenta d 'una vasta fabbri ca cb e atteadeva una mano capace di architettarla. Ora il microscopio perfezionato a. tanta chiarezza, aiutato dai J)rogrcssi deu·arte chimica, che per esso può cogliere nell'atto le leggi delle affinità molecolari; da quelli altresì della el ettricit~t, la
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lasciare inediti stante la brevità del tempo conc.Jssomi e la no,·ità ùel subbietto. Credo perciò non intem pestivo l' illustrarlo di alcune t:wolette che possano rcnderlo più chiaro e intere~sante oggidì in cui quello studio di fine anatomia potrebbe ancora venir coltil•ato ùa alcuni dotti. Forse potril collegarsi con questo lavoro anche quello della milza cd organi simili ematopoietici di cui è stata arricchita ln. supellettile anatomico- fl~iologica ùei tempi nostri. (Vedi su questo proposito una 111ia memoria intitolata : Co11sùleraziotl'i anat.omico-patologicllc sulle gland1de sanguig1w e sui tess?tti erettili cavernosi, letta e ~ta111pata nelle Memorie ,Jell' istituto rcncto. ·rcnc~ia 1870, vol. 15• .delle 1\iemorie). C. F.
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E SUGLI OROA~I ADE~O!()I
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quale .applicata alle parti elementari l a~cia sc-oprirue le })rOprietà ritali di cui l'Ono dotate, quell'edificio si è supcr· bamente innalzato fino quasi al suo culmine. Non una ma moltissime mani imlusb; Yi recarono materiali di nuom c solida tempera : e for:'e non è lontano il tempo in cui iri soltanto arranuo sede sicura lo cognizioni tutte, che si rif·~ riscono alle scienze fisiehe e naturali. Ciò non di meno male forse si apporrebbe chi sostenesse
che tutto il fru tto di quei primi larori non trornsse appli· cazione alcuna alla sapienza do' giorni nostri. Molte volte le idee, che g~ rmogliano rergiui dalla mente profonda dì qualche spassionato osserratore, sono le pii1 giuste, e dirò anche le più grandiose. Kon an-iluppate dalla rete dci minuti accessori, che sono troppo sorenti semeute lli dubbio, arrivano ad uno scopo positivo per un cammino retto e sicuro. Quando a' suoi tempi si satirizzara il l\Ialpighi per la esteusione da Jui data al tipo glandulare degli organi, forse i suoi censori non pe1Jsanu10 che un secolo dopo le nuore maniere d'in· dagine dessero in gran parte ragione a quel som mo. Quando la dottrina degli spiriti occupava le menti dei graudi uomini del seicento, che loro attribuivano le misteriose funzioni dei nervi, mancavano allora in vero le prove materiali e dimo·
strati re Iler sostcuerla, ma l'idea oontr.astn ta ùnl sorgere delle ipotesi sulla vibrazione newtoniana era più tardi dal galvanismo e dalla sottile anatomia confermata per giusta. Quante altre ancora ricissitudini delle umane cognizioni non tro,·erebbe chi si occupasse della storia di questi tentatiri dell'uomo nella scoperta del 1ero? Certo egli avrebbe a durare fatica lunga e incompiuta; perciocchè non è detto cbe l'ingegno dell'uomo non iscopra altre ancora maniere d'inv~stigazione che prep1rino alle etù. che rerranno rasta e feconda materia. di nuovi studi.
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StiLtE GLAXDULE LINFATICHE
In una occasione per me tanto solenne com'è qu~sta, o signori, che mi consente di dissertare dinanzi a voi, nel cui consorzio vi piaceste di aggregarmi, non al certo per alcuno particolare merito mio, ma sì per sola singolare vostra benerolenza, concedetemi che di una, non la maggiore forse, di queste vicende vi tenga breve ragionamento. Nè vi sgradisca la sottigliezza. del subbietto : perchè di più vasto non sarebbe questo il luogo e l'occasione, nè la mia sarebbe mente accomodata alrimpresa; ma perchè dalle stesse sottili invenzioni voi sapete trarre argomento ad applicazioni larghe e profittevoli. Il soggetto di questo mio breve seri tto non è cb e un rapido sguardo sulle recenti scoperte che riguardano le glandule linfatiche, e gli apparati adenoidi che con queste hanno attinenza. Gli anatomici dei tempi addietro pensavano che i vasi chiliferi deponessero il chilo nella trama cellulosa di cui quelle glandule sono contest-e; e questo venisse più oltre ripreso dai vasi efferenti; che questi organi fossero costituiti di un tessuto spugnoso, sparso di ampolle, atte a. gonfiarsi, quando sotto il lavoro digesti,-o il chilo vi conconeva. abbondante; perchè trascotTera colà libero da ceUula in cellula, senza esservi stretto fra le pareti di un determinato canale: per modo che scaturiva dallo stretto pertugio, se con uno spillo quegli organi si trafiggevano. Nessuna continuità di canale per tanto esistere fra i vasi inferenti, e gli emissari; e così la linfa ed il chilo potervi sostenere là dentro una trasformazione, mediante la quale si converti\·ano in vero liquido riparatore: imperciocchè quegli umori entravano al certo dentro la gianduia in rapporti intimi col sangue circolante per essa, se è vero che le sottili iniezioni di un liquido colorato, spinto nei vasi del mesenterio, tingera d'egual colore la linfa uscente dalle glandule
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E SUGU ORGANI ADE~OIDI
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pei vasi efferenti senza che rottura alcuna si fosse osservata in quei vasi. Queste cose pensavano sulla guida di tali semplici e concludenti sperienze il Warton, il Brunner, il Riolano, il Monro, ed altri di quella inclita schiera di osserva· tori dello scorso secolo. Senonchè, studiando più addentro nei penetrali di questo oscuro sistema, l 'Runter, l'Albino, il M:eckel sono yenuti in questo pensiero, che le glandule conglobate non altro fossero che un vero plesso di vasi linfatici, tenuto conserto da un tessuto connettivo. Onde l'Haller, postosi in mezzo a quelle controverse séntenze, aVYerth·a: che nelle glandule anzi dette poteva compiersi la trasmissione diretta da' primi ai secondi vasi lattei d'un umore sieroso, lattiginoso altresì, ma più tenue, laddove le arterie deponevano negli spazi cellulosi della gianduia il liquore più crasso, ripreso poi dalle minime vene assorbenti, e trasportato da esse nei secondi vasi lattei, o nei troncbi efferenti. Per la qual cosa il primo concetto chiaro e persuasi'vo degli anatomici era stato totalmente travolto: da una circolazione interstiziale per ampolle e lacune, si era passati ad ammettere una circolazione pet· canali chlnsi e continui: la conciliazione tentata dall'Haller era fondata sulla presenza di du~ liquidi <!iversi in due diversi ordimenti dell'organo stesso, e così invece di rischiarare il subbietto, l'aveva del tutto oscurato. Le iniezioni a mercurio, tanto predilette ai piì1 recenti anatomici, miissime dopo il grande uso che ne fece il Mascagni, hanno per lungo tempo dappoi convalidata l'idea della natura plessiforme dei gangli linfatici. L'uomo suole molto confermare i suoi giudizi sulla guida delle analogie. Se fra le leggi costanti del sistema linfatico primeggia quella dello spartirsi repente d'un tronco in vasi molteplici e più nn i, ricomporsi di nuovo in un tronco solo; dopochè quei ramo-
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SULLE GLANDOLE LINFATICHE
scolli si sono congiunti con chiare ed eleganti anastomosi n.' consimili d'nn tronchetto vicino, ne veniva facile la il1azione, che nelle glandule si ripetesse lo stesso artificio modificato soltanto nelle foggie più stipate e inrolute del reciproco commcttimento. Il plesso r:on era ivi soltanto una rete, ma unn. rete aggomitolata e circonvoluta: le storte ed i gomiti de'i vasi così disposti rappresentavano perciò ba~be, riccttacoli, rigonfiamenti. I va.c;ellini sanguigni (al modo ste~so che fanno i capillari nelle glandule acinose) intessevano le loro magliette intorno a queste bacche o circonvoluzioni linfatichc, e ,-ersarano dentro il plasma necessario aLl a:;similare la linfa. Chi guarda nello ta,rolette del ..t\Iascagni, nelle stupende figure delle opere del Panizza, ne' disegni che corredano la memoria del Berrns sulla in ti m~ struttura delle glaml ule, ,·edril. raffigurato con molta. chiarezzn. il concetto ora accennato di quegli illustri anatomici. Il mercurio, o signori, se è il più penetrante e divisibil& mezzo d 'iniezione, è per certo anche il piit infido. Fincbè trascorro fra chiuse e resistenti pareti, si comporta in quel modo che farebbe in un cannello capillare di vetro di tut termometro. J.Iu. tostochè entra in un tessuto delicato e cedevole, fra spazi e hcune senza vera parete, produce bozze, • tumescenze informi, bolle e ricettacoli che snaturano affatto il tipo normale tli qnell'orclimento. So venti, rotta una lacuna per incomposta pressura, entra nel dominio d'un sistema organico, nel quale non era intendimento che penetrasse. La confusione che ne risulta non può essere chiarita dal coltello anatomico, perchè da ogni minuta puntura scaturisce fuori precipitoso, e lascia vuote le parti che il riempimento doveva rendere manifeste. n perchè quell'instancabile investigatore dell'apparato linfantico, il Rnsconi, non più al mercm-io commetteva il segreto delle sue indagini, ma a liquidi tenui, scor -
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revol i, colorati , co' quali ~;ompieva quelle tanto accurate ricerche sui rettili, per le quali è principalmente cltiaro il suo nome. Le indagini fallaci cond ucono di necessiti\. a corollari men giusti. Quando si faccra pubblica con grande apparato di esperimenti la clamorosa scoperta del Lippi e del Fohman sulla moltiplicitil. delle foci liufaticl.lo uella corrente venosa, vari ilhstri anatomici contemporanei si a!Trettarono a combatterla con industri JH"OI·e e ragionamenti. Il t.entati1·o lld Lippi e del Fohman è rimasto oppres:;o sotto la terribile influenza del dubbio, c non so che sia:;i rilernto ancora <h questa pre::.sione. Ciò nnlla ostante un gramlo 11ostro a.na· t omico, mentre la comhattera co' suoi vigorosi argomenti, parera conclul1ere, che se un'anastomosi de"linfa.tici nelle vene minori ave1•a aspetto di verità, questa era. nel caro delle glandule liufaticbe stesse. Io non mi son creùuto mai da tanto da contraddire ad nomini illustri e meritamente celebrati por lunghi e diligenti lavori; ma non ho potuto trattenermi dal duùitare profonllamcnte sulla verità. di un t al fatto. Tra le sottili e veramente completo iniezioni dì molte parti dol nostro org:wisrno, colle qu:.tli io tentarn. emulare le stupende preparazion i del Prot haska e del Benes, io pos:;~dera (e possedo tuttora) degli esemplari di glancl11le linfatiche del mcsenterio, e ù"altre regioni. Poche mi sono comparse piit ricche di reti Yascolari sanguigno come son queste; e già il modo S!)eciale del loro intrecciamento m'aveva fatto sospettare che appositi organetti si riccttassero nel loro grembo, aggiudicati a qualche special funzione. Certo io non era atto a mettere in luce un fa!.to cos\ rabhuiato dalla. vicissitudine delle controrerse opinion i, nè le muta.te mie condizioni me lo avrebbero consentito; ma 110 ritenuto per fermo quello che ritengo per fermo anche oggidì, cioè
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che riguardando alla ricchezza della circolazione sanguigna in quegli organi, doveasi concludere non la linfa al sangue, ma sì bene il sangue alla linfa porgere, dentro ai medesimi, elementi sostanziali ed abbondanti. Gli studi assidui e pazienti che da vari anni si proseguono nella dotta Germania coll'aiuto di microscopii eccellenti, mentre portavano una splendida luce sull'intima composizione di un gran numero di organi e di t.essuti, andavano a poco a poco rivelando il segreto di queste glandule e di tutte quelle forme anatomiche, che con esse hanno rapporti intimi di struttura e di funzione. K~lliker per primo ha dimostrato che il vaso linfatico, entrando in quel corpicciuolo, dispare e si confonde con esso : che si riforma di poi e si ricompone a sue spese ; per guisa che la glandula è un corpo interposto fra il vaso inferente e l'emissario, come una specie di filtro, dentro al quale la linfa si depura e animalizza. L'antico concett.o dei primi anatomici è ricomparso sull'orizzonte scientifico ornato di nuove prove sommament-e dimostrative, ed ha rovinato le teorie fondate su_lla fallace esperienza delle iniezioni a mercurio. Oggidì non vi è più micrografo alcuno , dice Virchow, che creda ancora alla completa continuità. del vaso linfatico nell'interno del ganglio, e le successive ricerche hanno fatto generale e incontrovertibile l'opinione del K~llicker. Non è certamente nè l'occasione nè il luogo d'intrattenervi, o signori, in ragguagli minuti di sottile anatomia, che abbisognano dell'uso dei sensi per essere più agevolmente raffigurati al pensiero. Ma mi limiterò ad alcune idee principali che spieghino il progresso della scienza sovra un campo rimasto per tanto tempo incognito ai microtornisti, e prenderò norma dalle recentissime invenzioni del professore His di Basilea.
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Delle tre sostanze es::;enziali di cui la glandula è composta, la media o midollare è quella soltanto che merita il uome di glandulosa, e sta nello sviluppo suo a spese dello stroma o della corteccia, la. differenza precipua fra le mesenteriche e le altre che spettano all'apparato liofatico. La parte midollare d~lla glandnla, fornita di scompartimenti che KIHliker ha denominato alvcol·i, Leidig follicoli, Briicke elementi glandttlari, lobuli il Donders, è il luogo ove il fascio dei canaletti linfatici, ch'entrano per la corteccia, perde la propria natura canaUforme, che riprende soltanto nella massa dello stroma quando sotto forma di vaso efferente abbandona la gianduia per quell'ilo medesimo pel quale entrano i sangUJgm. Ora questi scompartimenti od alveoli risultano di un tramaglio abbastanza simmetrico di trabecole, di cui le più cospicue si attengono alla corteccia da un lato, allo stroma dall'altro, e danno formazione a quegli spazi a cbiostra, da cui il loro nome d'alveoli è provenuto. La sezione di queste gla'ndule ha qualche cosa che ricorda la sezione d'un rene: i pilastri delle chio:stre, che nel rene abbracciano le piramidi e si prolungano fino all'ilo, sono anche in esse disposti per guisa che il vano e la volta delle arcate protubera a traverso il sottile strato della corteccia, quando son pieni di suco linfatico. È per questi pilastri medesimi che si introduce nella più intima sostanza quella gran copia di san· guigni, i quali nelle perfette iniezioni danno all'interno della glandula quell'elegante aspetto di larghe arcate sovrapposte le une sulle altre, :rappresentanti i vasi primari d'una più sottile distribuzione reticolata, che occupa il vano delle medesime. Ecco pertanto un sistema di spazi disposti in più piani dalla periferia verso all'ilo, che i primi anatomici, già co-
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nùnciando dal gran(le )falpi€;·hi e dal Nuckio, hanno considerato C)IDC cellule comunicanti frt~. loro, circontlate da reti vascolose sanguigne. Ma quegli spazi, in cui consiste il problema anatomico-fisiologico dei gangli linfatici, ben altro che semplici vani e ricettacoli, sono il finissimo ordimento di trahecolette minori, nel cui grembo si ricattano quei corpi rotondi fo1licolari, che hanno tutto le qualità a.natom.iche e gli uffici delle glandtùe peyeriane degl'intestini tenui. Scambiati per circonvoluzioni e storte dei vasi linfatici quando colle iniezioni a mercurio la loro dilicata. struttura ne rimanev!L guasta o distrutta, essi riprendono oggidl il posto che a loro compete nella gradazione delle forme anatomiche, e ripetono sopra nna più vasta scala quell'importante sistema di organi, che si estende a tutti gli apparati a' quali la nn.tnra affidò il grande ufficio della ristaurazione del sangue. Tutto questo ordimento di trabecole grandi e minime forma adunque un solo sistema : i seni, colle trabecole rare, intrecciate, costrutte di cellule stelln.te, nel cui grembo s·annidano nuclei, forse estremamente attinenti alla. progressi\·a composizione della linfa; gli otricelli e follicoli, similissimi alle accennate glandule peyeria.ue, con una trama più stretta. ed una disposizione a spazietti, occupati da cellule nuove, che si vanno aumentando sotto il laroro dell'assimilazione li nfatica. Ora i vasi sanguigni che dalle gran<li trabecole, lungo le quali decorrono, spiccano rami verso il centro degli alveoli, c intessono quelle reticelle eleganti, di cni è sì bella la comparsa sotto le fine iniezioni, mostrano quanta parte abbia la circolazione del sangue per quei vasi, privi or .na.i d'ogni accessorio estrinseco relamento, al trnsudamento d'un plasma che si mosce alla. linfa. In una delle mie preparazioni la massa, essendo proceduta. fino al centro dei follicoli, li ha
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t·iempiti como snol fare cogli ndni renali, quando si ver:;n. uelJa capsuletta del Bowmnn, e ne ri1·elò le forme globose, Jn, posizione reciproca, e le colleganze loro coll'apparato vascolare pertinente agli a~coli . Così ht linfa. versata. dagrinferenti in quegli spazi o seui, vi si aggira lenta e interrotta dalla trama trabecolare, b;tgna eù abberera i follicoli, riceyo "Vita dal trasndnmento di l'lnsma. sanguigno e si f<1 coudnt· trice di un ammasso di cellule nuore, che sono i globuli bianchi destinati a rifornire i corpuscoli rossi del sangue. D'onùe procedano questi cor1Juscoli linfatici non è ancora con sicurezza determinato da' moùerni osscrl'atori. Che sia,no produzioni delle cellule ramificate non parreblJe, perchò quelle sono uni nucleari e questi procedono sempre da cellule a nuclei molteplici, che colla scissione dallllO luogo a rapitla e grande moltiplicazione. Che si generino da. raggruppamenti di SO· stanza granellosa, e come per generazione spontanea, sarebbo contraddetto dal precotto di Virchow, che ogui cellula naSC() da cellule~. Ma finchè que.~ to JHlllto difficile si chiarisca, e confermi la sentenza di questo illnstre microtomista, ci contenteremo dei fatti che ci dimostrano in sì fatto genere di organi in qnaluuqne paJrte risiedono, e non altro\'e forse, esi:;tere la vera officina de' globu li del sangue. ilfentre la loro formazione entro la, parete do' vasi sanguign i è contrad· detta ùa una quantità ùi osserrazioni accurate, provano per contrario la verità. di quella as::erzione sì la grande copia ùi globuli bianchi tradotti dalla Jjnfa continuamente nel sangue, sll'accu· mnlamento di tali prodotti in que;;ti organi, qualunque sia la regione del corpo che occtlpano, dimostrata dal confronto fra la linfa de' vasi atlèrenti e quella degli eJl'erenti. Queste cellule o globtùi banno oltracciò tutti i caratteri proprii ai corpuscoli bianchi del sangue di giovane etù, cioè forma. rotonda, natura granellosa, membrana molto rav,;cinata al suo nucleo, ecc.,
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e nessuno di quelli che sono proprii ad un tessuto stabile e definito, di cui concorrano alla formazione. Si direbbe per vero che la linfa fortificata dagli elementi che le porge il sangue non solo promuova [a proliferazione di quelle cellule, ma le maturi e distacchi, per carreggiarle poi libere e indipendenti luogo i maggiori canali del sistema, e versarli nel sangue. Imperciocchè chi guarda il centro di questi organi (cioè i seni e i follicoli) stenta a rivelarvi la vera intima struttura, tanto essa. è oscurata dall'ammassamento delle dette cellule, che al modo delle epatiche riempiono i vani lasciati dalle trabecole: ondecbè l'His ba dovuto venire a capo di tale scoperta di fine anatomia mediante strisciatura diligenti di pennello, cbe distacchino prima e allontanino quelle minute creazioni. La qual cosa dimostra forse perchè il Briicke ed il Teichman, tanto diligenti e operosi nella ricerca di sì tenebroso organismo, colle loro iniezioni non sono riusciti a scoprire la presenza dei. seni. Ma che la linfa ed il chilo adoperino all'anzidetto distacco, pare an•e· rato dallo scorgere, come entrati nel dominio di que' seni e follicoli abbian mestieri di :filtrare per gli accennati ammucchiamenti di cellule, e rigonfìno col loro concorso le a1·cate e gli alveoli per modo che sotto la digestione intumidiscano oltre il livello della tunica involvente la gianduia, sotto forma di tumoretti perlaceii. Laonde il Wirchow paragonò questi organi stessi ai filtri di sabbia o di carbone a trarerso i quali il liquido si depura; il quale trasporta di detti corpuscoli tanto maggior numero, e di più grossa e completa misura, quanto i gangli linfatici sono voluminosi. Non è però questo solo l 'apparato organico destinato a sì nobile ed elevata funzione. Lascio per ora di fermare l'attenzione vostra, o signori, sulla milza, sul timo, sulle glandule
chiuse della lingua e delle fauci, e forse su altri sistemi
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anatomici, che si sospettano produttori di simili globuli bianchi, di cui la scienza non è ancora sicura. l\fa non mi p osso distogliere da sì interessante argomento, senza gettare uno sguardo agl'intestini, che sono per certo fra le prime radici di quel sistema, ed il prototipo delle sue forme ana· tomiche. Voi ricordate con quanta asseveranza si giudicasse falsa l a opinione del Lieberkiihn tendente a ravvisare nei villi le r adici assobenti del chilo. Certamente quell'acuto anatomico errava, quando sulla finale estremità di cotesti piccoli organi ammetteva una boccuccia aperta, che pompasse il succo chilifero, e lo trasmettesse per mezzo d'un canale scavato l ungo il suo asse nelle sottostanti reti linfatiche. La boccuccia non esiste a dir vero, ma la cavità centrale è dimostrata dal Briicke e dall'His; interrotta. bensì da una rara trama trabecolare di cui è composta egualmente che la mucosa per tutto dove non è occupata dai follicoli lieberkiibniani ; e questa è del pari continua con un apparato di seni che circondano lo strato delle glandule peyeriane, nonchè ognuno de' suoi follicoli otricolari, e finisce nello strato sottomucoso, dove soltanto principiano i veri canali chiliferi. - Tutto quell'insieme di tessuti, che costituisce la trama fondamentale, l'orditura, il telaio, se ccsl piace appellarlo, della mucosa, ripete precisamente le forme della sostanza glandulare dei gangli linfatici. È anch'esso una tela di trabecole forn1ate da egual tipo di cellule stellate, i cui prolungamenti s 'inretiscono a modo di ragnatela più o meno stipata,· nei cui vani si nicchiano per ogni dove altre cellule, simili ai
corpuscoli bianchi, e per la quale serpeggia. quella tanta. rete di capillari sanguigni. Direbbe cosa vera chi dicesse, che tutta la mucosa del tenue intestino rappresenta una vastissima glandula spiegata in membrana, della quale i fol-
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SULLE GLA.NUULE LINFATJCBE
licoli peyeriani e solitadi non rappresentano che le provincie più ricche de' suoi elementi anatomici. Per la qual cosa His la comprese sotto la comune appellazione di sostansa adenoide, e ue paragonò con molta ragione le analoghe forme a quelle de' gangli linfatici: cioè i follicoli intestinali alle ampolle di questi; i villi e le falde ùegli intestini medesimi con tutta la mucosa interglandtùare agli otri midollari : con questa difi'erenza. soltanto, cl1e mentre i seni linfatici sono a questi circonfercnti, nei villi per conrerso sono collocati nel centro. ]~ bello il vedere, anche nei preparati che possedo, tanto riceo e delicato intreccio di vasi in organi di sì minuta grandezza quali sono i rilli de' tenui intestini, nei quali se lu massa d'iniezione penetra oltre il confine circoscritto dalle pareti vascolari, riempie la intima sostanza reticolare, 1i erige come fossero le dita. di tm guanto, e vi rivela una lacuna centrale, che le osservazioni col microscopio non semp:-e sono atte a dimostrare quando essa è ripiena di cellule. Come penetri il chilo in questo parancbima reticolare dei rilli, le assidue in<hgini del Briicke, sottile analizzatore di quegli organi misteriosi, non seppero ancora detìillre. Cert.o 110 per aperture boccheggianti; forse per imbibizione dell'epitelio cilindrico, come altri proferirono ; il meccanismo è prol)abilmente più semplice ancora: esso si riduce in ultima analisi, secondo His, con grande verisimiglianza ad una filtrazione diretta a traverso d'un tessuto Jassamente ordito d i filamenti e tra.becole, unico sostegno della ricca trama di rasi, che forma quasi il solo ed esclusivo elemento anatomico fondamentale di quella mucosa. Io qui metto fine, o signori, a questo rapido colpo d'occhio sona organi così interessanti la economia animale, che per tanto tempo brillarono d'una luce incerta allo sguardo degli
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ìndagatori. Nè per vero mi sarei confortato a tenervene disco rso~ se la cognizione tlella loro costruttura istologica si compendiasse al solo interesse ù:un raffinamento anatomico. L'importanza dei trovamenti nella fabbrica del corpo animale, non si misura tanto dalla loro materiale grandezza, quanto dalle applicazioni fruttifere che ne può tare la, scienza clinica. In un'epoca come quesLa, iu cui es:;a si srincola dni legami del pretto solidismo, per attingere, libera e spassionata, fonti di sapienza utile e proficua, anche dall'umorismo, la conoscenza piìt perfetta degli organi desLinati alla riforma del sangue acquista un pregio certamente cospicuo. Perlocchè è prezzo dell'opera il ri\'olgere una piì.t serera attenzione a que:>te sorgenti di riparazione, le qua,li t:ome derono mantenere quel liquido puro e benefico, così possono profondamente contaminarlo. E che queste sorgenti sieuo d' una estensione superiore for~e d'assai a quanto si creùe anche ai dì nostri, malgratlo le novelle scoperte e dimost.razioni, altri fatti lo additano. Io vi accenava poc'anzi che altri organi ancora paiono IH·efìniti al singolare ufficio di formare globuli bianchi de· stiuati a tramutarsi piit tardi in globuli rossi, i quali l'ana · tomia scoprirà forse tra poco, e mostrerà con prore visibili dacchè la fisiologia li va annunziando da lunge. È un fatto a dir Yero rilevante, che la linfa, la quale proviene dalle estremità del corpo, e che non è ancora tra-Scorsa per gian· dula alcuua conglobata, si trovi pregna di questi globuli hianchi, lacldove quella che esce dal fegato ne è priva del t.utto. Tale stupenda rivelazione del Teichmann prova che altri organi adenoidi sono sparsi in regioni del corpo, ore l'anatomia non ha portato ancora con tale scopo il suo coltello e le sue lenti. His accenna alle membrane sinoriali delle articolazioni: però chi guarda alla grandle affluenza di
SULLE GLANDOLE LINFATICHE 800 vasi, specialmente veno,si, nelle ossa spugnose, ed ai ricchi depositi di materiale succoso entro le stesse cilindriche; e più d'ogni cosa chi medita sulla influenza delle malattie di questi tessuti sull'organismo intero e sul sangue, non andrebbe forse lunge dal vero se ve la cercasse là dentro. Ora, finchè si completi la conquista di tutte queste officine dei globuli bianchi della linfa, molte applicazioni u tili permettono ormai quelle che già sono cognite e comprovate. Non v'è pratico il quale non abbia ravvisato come il sangue possa contaminarsi almeno in due guise: l'una per gli effl.uvii dell'aria che si respira, l'altra per il guasto di questi organi
proprii a preparare gli elementi alla sua ricostruzione. Non vi è certamente una vja più immediata, più inevitabile, più estesa altresl (pensando all'incessante meccanismo delle sue funzioni) per introdurre nel sangue principii o disaffini o deleterii quanto il polmone. Chiedete, o signori, agl'infermieri destinati a vivere nelle sale, ove molti feriti si affollano, dove le vaste e putride suppurazioni spandono un miasma che i sensi stessi rivelano, e vi diranno, dopo pochi giorni, che le loro membra sono stanché e senza forza, il loro appetito scemato, lo stomaco inclinato a vomito, le intestina a diarrea, la pelle percorsa da brividi febbrili, la testa ottusa e sonnolenta. Se anche non vel dicessero, il pallore della loro faccia, la lingua impaniata, la depressione dell'animo ed altre esteriori appa1·enze vi rivelerebbero abbastanza un infettamento del loro sangue, che non avreste ragione d'attribuire a pravità d'alimenti. Portate soltanto quegli uomini in un'aria pura, lontana da queste infezioni, e in breve rorso di giorni si ricomporranno alla sanità primitiva, quasi tutti senz'uopo di medicine. Noi fummo testimoni dell'influenza. dell'aria viziata dalle esalazioni degli ammalati di tifo e re· stammo persuasi che a questa forse unicamente, anzichè al
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contagio cut.aneo od ai disordini d'alimentazione, fu dovuta quella tanta propagazioue che, dopo aperta. Gaeta, invase le nostre truppe. Tn queste infezioni l'apparato adenoide, nonchè avervi parte primitiva, neppure mostrò avervene una im· portante secondaria, od almeno uni,·ersale e necessaria. Ma nelle febbri tifoidee propriamente dette, le quali, se male non m'istruì l'esperienza, hanno in questi organi aùe· noidi la loro origine prima, la contaminazione del sangue procede in un senso diverso, e quasi si direbbe contrario; e le necroscopie rivelano appunto colà. quelle stromentali per· turbazioni, che seguono la linea delle naturali concorrenze dei loro prodotti nel sangue. Eppure v'è ancora taluno che a tifo, a febbre tifoidea, a stato tifoideo cholerico ed a somiglianti altre forme disparatissime attribuisce nome e significanza comune. Perchè in ognuna è patente quall'apparato di fenomeni atassici che, analogo nelle sembianze, costituisce la più spidata e saliente delle esterne manifestazioni del morbo. Sì, la forma è ana· loga e quasi identica.; perchè è il cervello che è pervertito nelle sue funzioni dalla irtigazione d'un sangue depravato nei suoi elementi. n cervello, che fino dallo sviluppo embrionico la natura ba provveduto di abbondante massa del più puro sangue che esca direttamente dal cuore, non regge che per poco all'azione d'un sangue infetto, o s~evro di elementi plastici, puramente eccedente in carbonio. Ma non è nella perturbazione de' suoi uftìzi che sta la radice del morbo, sì veramente nelle cause lontane che ve la. produssero, e che valsero a snaturare la composizione di quel fluido pel quale esso vive e funziona. Sa tutti i miasmi che penetrano per le vie polmonari, se tutti i pervertimenti chimici degli umori elaborati dagli anzidetti organismi adenoidi non lo guastano in guisa da renderlo inetto sempre a nutrire la massa encefalica, ciò dovr:t
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ricercarsi nella natura meno venefica e dissolvente di quei chimici elementi che lo vanno contaminando. n perchè lo scorbuto e la scrofola e le tubercolosi e tali altre infermità molteplici possono a lungo esistere in un corpo umano, senza che la vita del centro nervoso sia minacciata da presso. Arduo e sublime argomento è questo, sapientissimi uditori, a cni quasi involontario mi trascinò l'amore alle utili applica· zioni di un'arte, che per tanti anni fu connaturata colle ahi· tudini della mia vita. Ma sarebbe temerità singolare se spingessi più avanti il mio piede sovra un terreno occupato sì de· guarnente da questa numerosa e distinta schiera di dotti che mi fanno corona. A voi, che con tanto onore di questa celebre scuola e di tutta Italia coltivate con invidiata fortuna ogni ramo veramente utile delle mediche discipline, è riservata h soluzione anche di questo astruso problema. Così di qua d'onde è partita la luce che illuminò l'intelletto del Gall, dov~ è nata la prima opera fondamentale della chirurgia operativa, dove può dirsi coltiv:~~ta la parte più eletta degli studi severi, positivi, sperimentali, avrà vita e sviluppo la più filosofica guida alla giusta estimazione dei morbi che dai vizi del sangue derivano, la più proficua. e profonda applicazione delle verità che la infaticabile anatomia. ad ora ad ora comparte al grande scopo della umana salute.
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SULI1A NUMERAZIONE DELLE LENTI. -lOC>Ot--
La Direzione: del Giornale accoglie con grato animo il seguente lavoro, compiacendosi altamente che una discussione di cosi elento interesse scientifico e pratico, massime per la medicina militare nei riguardi medico-legaH, siasi sollevata fra due distinti colleghi, valenti cultori entrambi delle oculistiche discipline. Aliena da polemiche, la Direzione non può che far plauso alla più ampia trattazione di un argomento assai difficile e tuttavia in qualche punto controverso, quale è quello della misuraziop.e dei vizi di rcfrazione.
Partigiano convinto del rapporto di l a 36, pel ragguaglio tra le due numerazioni delle lenti, e quindi tra l'unità antica (il pollice) e la moderna (il metro), intendevo propugnare presso i colleghi quella convinzione. Studiando però con cura la questione in tutti i suoi dettagli, fui colpito da un fatto, che bastò per indurmi a mutare d'opinione, pella vantag· giosissima influenza PltATICA del sistema del 40. Dico quindi subito che accetto, e lieto, il rapporto di l a 40; vale a dire ammetto, comecchè praticamente utilissimo, che la lente unità moderna di l metro di lunghezza focale ha la lun · ghezza del raggio di costruzione di 40 volte quello della lente unità antica (di l pollice = 27"'m). Pel ragguaglio del 36 militavano molte e non poco valide t"agioni:
a) Il metro non è già 40 ma sl solo 37 pollici parigini ; si poteva quindi comprendere come vi si sostituisse il •
804 36 (che accostandosi sommamente al rapporto reale, era poi suscettivo di ben più esatte numerose suddivisioni, cosa pei calcoli utilissima). Ma non si riescirà. d'un subito a capire come e perchè si sia. pensato a. sostituitvi il 40; b) Il metro diviso per 40 dà 25,mm, mentre il pollice ne è 27; il pollice, per converso, preso 40 volte dà 1080mm e non un metro ; c) Sta bene che l'equivalenza esatta fin 'ora ammessa tra la lunghezza focale ed il raggio di costruzione delle lenti è puramente convenzionale, basandosi sull'indice di rifrazione del vetro comune (JL,50) e non sul reale del C;own purissimo (che è 1,53); ma essa convenzione era universalmente accettab perchè comodissima nella pratica. Ora, rinunciando a tanto vantaggio, il ragguaglio del 40 si basa necessaria· mente sulla supposizione di un indice di rifraziòne ( l ,54) che non è il vero, quindi supposizione egualmente C•) nvenzionale ed appena un po' meno arbitrari~ (l); à) Il Crown da occhiali varia un po' di potere rifrattivo secondo le diverse paste usitate nelle diverse fabbriche; non è d'altronde la sola sostanza nella quale si taglino le lenti da occhiali, ed il cristallo di rocca naturale ed artificiale, il Flint, il vetro di cobalto, ecc. hanno diverso ed anco notevolmente diverso potere rifrattivo; e) Quale necessità d'altronde di trar in campo la lunghezza focale (per le lenti da occhiali)?... Ammesso il valore rifrattivo per diottrie, ess'3 bastano a tutte l'esigenze dell'oculista; all'ottico quel cho importa è il come costruirà la lente richiestagli e quindi i!Olo gli preme conoscerne il raggio (l ) Il raggio di costruzione è ' / ,00 più della lunghezza focale per l'indice 1,53 (facendo F =l, abbiamo R = 1X2X0,53 = ! ,06); colla vecchia convenzione (R = 1X2X0,50 = 1,00) era dunqu e ' / ,00 i" rMno, ma colla nuova (R = IX2X0,54 = 1,08} l'errore ò ancora -di •l 100 Ìlt più.
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SULLA NUMERAZIOKE DELLE LENTI
di costruzione.... Il rapporto mediato tra le diottrie ed il raggio basta adunque ad ogni pratica esigenza; f ) Finalmente sta il fatto che il rapporto del 36 è 1'ufficiale per noi medici militari : alle cas;sette ottiche invero, delle quali furono recentemente dotati tutti gli spedali militari, va unita una tal>ellina di ragguaglio (ind,ispensabile in quant-o le lenti vi son numerate per diottrie, , mentre gli elenchi B e O indicano i numeri antichi in pollici) stabilita sul 36. Non è dunque sul terreno delle sottigliezze scientifiche che è possibile convincere assolutamente e riuscire ad interderci. Per buona ventura la questione ci offre un altro lato ed il più importante di fatto, il lato pratico, e su questo terreno, in onta a tutto, è facile dimostrare elle il rapporto del 40 riescirà ~ pit't giusto e, quel che val meglio. pù~ utile, anzi il solo veramente 1n·atico. Facile è convincersene se si trasporta la questione appunto dal campo speculativo a quello dell'applicazione... Ed una siffatta. convizione è necessario si ingeoeri per rendere accetto ed indisculibile oramai il proposto sistema di ragguaglio : riesci remo così ad intenderei. Ora lo intenderei è cosa essenziale per noi medici militari. Se ne vuole una prova ? Gli articoli degli elenchi B e O che si riferiscono aìle imperfezioni diottriche, stabmscono per la inabilità. il grado della miopia a 4 (correggibile colla lente negativa di 4 pollici), quello dell'ipermetropia a 6 (correggibile colla lente positiva di 6 pollici) e lo lenti, come dissi, della cassetta ottica son numerate per diottrie; ma col rapporto del 36 ~ è inabile il miope a 9 diottrie (36 : 4 9) è abile qnello a 8,75; se è inabile l'ipennetropo a 6 diottrie (36 :6=6) è abile quello a 5, 75 ... Col rapporto del 40 non sarebbe a.
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vece inabile che il miope a 10 diottrie (40: 4 = 10) e quindi idoneo quello a 9,75; sarebbe inabile l'ipermetropo a 6 2 / 3 diottrie (40: 6 = 6,66) ed idoneo quello a 6,50: si richiederebbe adunque col sistema del 40 una diottria di più che con quello del 36 per la inabilità del miope e 2 / 3 di diottria per l'ipermetropo. Vediamo ~dunque di far.:li tutti meglio capaci della necessità di accettare il rapporto del 40: riesciremo cosl allo scopo.... intenderei. Anzitutto è indispensabilmente vero che pei riscontri tra l'antica e la nuova numerazione è di necessità basarsi esclusivamente sul raggio di costruzione delle due lenti, perchè è il solo dato esatto dell'antica denominazione, ed è lo espresso esattamente dal numero della lente: per ottenere quindi risultati esatti, di quantità omogenee direttamente paragonabili, bisogna assolutamente ricorrere al riscontro dei raggi di costruzione. La lente moderna n° l (l'unità della nuova numerazione, del valore di una diottria) ba la lunghezza focale principale (F) di un metro, 1000111111; essa vale cioè a ridurre i raggi che vi incidono in fascio parallelo (i solari p. e.) a far fuoco a 1000111111 dalla lente (dal lato opposto all'incidenza se la lente è positiva, fuoco reale; dallo stesso lato della fonte luminosa- fuoco quindi virtuale, apparente - sè negativa.) . Ma perchè il fuoco cada proprio ad l metro è necessario sia costrutta (accettando come indice medio e 1watico di rifrazione 1,54) su di un raggio (R) non già di 1000mm ma sl di 108omm (otto centesimi più lungo di F); se esso raggio fosse di un metro la lente avrebbe maggior potere rifrattivo, ed il fuoco cadrebbe a 926m111 .... La lente no 2 (di due diottrie) di doppia forza vale ad avvicinare il fuoco alla lente sì che pei raggi paralleli formasi a mezza distanza,
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SULLA NUMERAZIONE DELLE LENTI
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quindi F = 500"'"' ed R = 540m"'; se la si costruisse con raggio di 500"'"' non avrebbe che 463mmdi lunghezza focale, e sarebbe di conseguenza di 2,15 diottrie. Per avere adunque il potere diottrico stabilito sulle regolari divisiOni del metrO (l "',5o<4nl. 1 33cenL 1 25cent. 6CC.) è DeCeSSa r iO dare al raggio di costruzione la relatira maggiore lunghezza richiesta. Ora se il raggio di costruzione della lente no l (di una diottria e di un metro di lunghezza focale) è l oso•um, quella dell'antica lente unità (di un pollice= 27m"') è certo che ne è la quarantesima parte (l 080: 27 = 40); la lente, per converso, n° 40 (di 40 diottrie e di 25"'"' di 25) dovrebbe costruirsi su lunghezza focale .... 1000 : 40 di un raggio di 27"'"' (1080: 40 27), cioè precisamente di un po1lice, quello quindi della lente n° l antica numerazione. Dunque il no 40 si adatta a divisioni perfette per riscontrare tra loro i raggi eli costruzione delle antiche e nuove lenti; ed esprime esattamente il rapporto tra il pollice ed il ME-l'RO OITICO (cioè la misura proporzionale dei raggi di costruzione in rapporto alla metrica t·cale delle lunghezze focali). Quindi accettevole ed esattissima è la formola. (l):
==
==
l
N
D (Numero moderno, in diottrie)
_ Numero antico, . . polhc1 . . t= P (Nntncro antico, oppure in pollici)
40 {
ID
oppure Numero moderno, in diottrie
Ma tuttò ciò sta ad una essenziale coudizioue, che cioè i fabbricanti si attengano alla reale lunghezza del raggio di (l) Veramente l'esattezza del rapporto non si verifica che pel pollice parigino in uso in Fra nei n, nel Belgio ed in Italia; però minima e trascurabile è pure la differenza pel pollice di Vienna (il ragguaglio esatto dovrebbe essere 41), del Reno (41 '/,),per l'inglc~e (41 5/ 100); non è notevole che pel russo (37), il bavarese (44), lo svedese (45) c l'olandese (47).
UNA PAROLA ANCORA 808 coskuzione; allora daranno lenti della richiesta lunghezza focal e metrica, e quindi dell'indicato valore reale in diottrie... Devono costruire la lente no l in curve sferiche di l 080mm di raggio, la lente n° 2 in curve di 540m 111 di raggio, ecc. Sarà facile ciò ottenere; vorranno, i nostri fabbricanti specialmente, adattarsi a tale esigenza ? Certo che l'accetteranno : È NEL LORO POSITIVO ED ASSOLUTO fNTERESSE.... Si lasciano invero le cose come stanno e non vi è quasi nulla, almeno ben poco da innovare. Per la maggior parte delle lenti da occhiali, anzi per tutte le più usitate. non si tratterebbe che di cambiar loro il numero; per stabilire quindi commercialmente il nuovo sistema non si esigerebbe che una limitatissima aggiunta al materiale di fabbricazione at· tuale che quasi tutto servirebbe benissimo ; donde una spesa tenuissima e rimuneratoria in quanto ci emanciperebbe dalr estero- al quale ora si fa ricorso solo per non esserci capacitati della reale entità industriale della riforma.... E se di ciò si persuadessero i nostri fabbricanti il nuovo sistema si diffonderebbe prontamente. E cbe proprio colle vecchie forme si possano produrre quasi tutte le lenti metriche lo dimostra il seguente specchietto :
Lnli • etriche
Lug\nn Coale
Rag~o di eoslruziose
No l
rom. 1000 666 500 400
mm. 1080 720 540 432
l lj2
2 2 l/2
ftumi ntidU (l}
40 26,66... (27) 2Q 16
(l) Ho indicati i numeri reali ed approssimativi..... Si ratrTontino colle ap,prossimazioni che dà la tabellina nl 36 ripetutamente ricordat.a. e si vedrà che l'esattezza del 40 è ben superiore.
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SULLA NUMERAZIONE DEf.LE J.ENTI
Leali mttricl!e
Lngbuu r~1le
Raggio di olslnl!im
Nameri 3Dt.icl!i
No
rum. 333
mm. 360
13,33 ... (13) 11,43 ... (11 1/2) 10 8,88 ...(9) 8 6,66 ... (7)
3 3 l/2 4 4 .,2 5 6 8 12 13 15 16 17 18
285 250 222 200 166 125 100 83 77 66 62,5 58,8 55,5
309 270 240 216 180 135 108 90 83 72 67,5 63,5 60
2()
50
54
2
2& 30 32
40 33
::n
1,6... (1 lf2) 1,33 1,25
40
25
43 36 33 27
lO
5 4 3,33 ...(3 1/2) 3,07 ...(3) 2,66 2,50 2,25 2,22... (2 1/ .;,)
l
Per ora però, appunto perchè colle cassette regolamenta1i fu trasmessa la tabellina di ragguaglio, il 36 t·esta per noi i l solo legale. Se negli articoli degli elenchi B e a si sostituiranno ai numeri antichi i metrici per diottrie, allora potremo usare il rapporto del 40. Ecco come studiando la questione di nuovo sollevata dal collega. V. G. proprio convinto di dovere combattere la sua conclusione, ho finito per riconoscere l'opportunità del ragguaglio al 40, e mi auguro diventi il rapporto legale.
B. F.
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CONTRIBUZIONE ALLA CHIRURGIA CONSERVA.TRICE OPERATIVA Lettura fatta alla conferenza scientifica del 3 aprile 1881 nella direzione di sanità militare di Alessandria. c: e~;
TuttJchè la medicatura antisettica del Lister sia già stata dimostrata utilissima in molti fatti di grande importanza e per l'entità della les10ne violenta degli artit e per il pronto e felice risultato ottenuto, senza ricorrere ad alcuna mutilazione, credo tuttavia si debba estendere il novero dei casi pratici con esatta e veridica narrazione di esempi diversi e di considerevole gravità; affine di promuoverne maggiormente la fiducia e la frequente applicazione. In conseguenza del che, e specialmente per ottemperare all'invito fattomi dal nostro egregio Direttore, aggiungerò alle tante storie cliniche, già note, la seguente, a mio giudizio, not-evolissima pei rilevanti vantaggi, che si sono ottenuti dal mentovato trattamento, quantunque sia stato applicato mentre il nostro ferito trovavasi in condizioni infelicissime. Il sergente Fasola Raffaele del 12° reggimento artiglieria, di temperamento linfatico, di buona costituzione, non stato passivo di qualsiasi malattia di rilievo prima del novembre u. s., alle 10 ant. del giorno 22 di detto mese a scopo suicida esplodevasi il proprio fucile al lato sinistro del petto.
CONTRIB. ALLA CBIRURGIA CONSERV. OPERATIVA
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Fortunatamente, mentre il disgraziato aveva mirato al cuore, il proiettile deviò e penetrò nella spalla del lato testè men · zionato. Trasportato all'ospedale rerso il mezzogiorno, all'esame locale fattogli nella visita pomeridiana delle 3, osservavasi a livello del margine inferiore del gran pettorale (precisa· mente nel punto in cui, abbandonata la parete toracica, comincia a formare la parete anteriore del cavo dell'ascella) una ferita lacero-contusa della dimensione di 3 centimetri circa, a margini irregolari e depressi verso la parte pro· fonda. Intorno alla sua orbita vi era nn annerimento cutaneo fatto da strato nero, come untuoso, di odore solfureo, evidente residuo di particelle incombust.e di polvere pirica. L'apertura di egresso del proiettile trovavasi al lato dorsale della spa1la, appena al disotto del processo dell'acromion : si presentava della larghezza di circa 2 centimetri e a mar· gini irregolari arrovesciati all'infuori. Il proiettile era qtùndi evidentemente diretto dal basso in alto, dall'avanti all'in-
dietro, dall'interno all'esterno. Il moncone della spalla presentava una tumefazione lividastra estendentesi a tutto il terzo superiore del braccio; e palpando questa regione, sentivasi distintissimo lo scroscio prodotto dal confricarsi dei fragmenti della testa omerale scheggiata. Dalla ferita di ingresso usciva sangue nerastro e denso. Riuniti a consulto i sanitari dello spedale per deliberare sull'opportunità di procedere immediatamente ad un atto operatorio, oppure di soprassedere, la maggioranza ha stabilito di aspettate, immobilizzando int.'l.nto l 'arto in un se. micanale e praticando sulla regione lesa bagni ghiacciati. Nei giorni successivi, a tali bagnuoli si sostituì una medi· cazione all'acido fenico, che si dovette rimuovere ogni giorno, giacchè la secrezione purulenta non tardò a farsi copiosis-
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sima. e fetentissirna. Durante tali medicazioni, addì 27 e 28 si estrassero dalla ferita di uscita. delle piccole scheggia ossee -appartenenti alla dia.fìsi ed epifisi dell'omero ed alcuni frammenti del proiettile: e nella visita pomeridiana del30, essendosi rilevata distinta fluttuazione al disotto del gran pettorale io nn punto situato a due o tre dita trasverse all'incirca al disopra dell'areola della mammella, si praticò una incisione, per la quale si introdusse un tubo a drenaggio che si fece riuscire dalla ferita principale. Frattanto la febbre erasi riaccesa, per cui si dovette ricorrere ai chinoidei, che sebbene somministrati giornalmente a dosi abbastanza generose, pure non valsero a domarla. Intanto l'ammalato era andato deperendo rapidissimamente, sia per la profusa suppurazione, sia per la febbre piuttosto gagliarda insorta, nonchè per le notti insonni che passava a cagione di una tosse insistente e secca, che però dall'esame diretto fu constatata di poco rilievo, non essendosi a.lrascoltazione rilevato che alcuni ronchi sparsi quà e colà per l'ambito polmonare. Epperò visto l'andamento che prendevano le cose, malgrado persistessero i sintomi infiammat.ori e perdnrasse la febbre abbastanza gagliarda, fu di comune accordo stabilito di addivenire ad un atto operatorio. E nel mattino del l o dicembre, in presenza del signor tenente colonneìlo Fiori cavalier Cesare, direttore di sanità. im questo spedale, assistito dai colleghi maggiore Rippa, capitano Dellagrena. e tenente Corte, non che dai miei assnstenti tenenti Cerme1li e Mal vicini, provia narcosi cloroformica che non riuscl completa, addivenni all'operazione. Nell'esecnzione di questa non tenni un metodo preciso, persuaso che ne11e resozioni, piuttosto che seguire le tecniche norme dei trattatisti, deve t.alora il chirurgo comportarsi a
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CONSERVATRICE OPERATIVA
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seconda del caso. Per il che cercai di utilizzare la ferita di egresso già esistente, com prendendo la ncll 'incisione, cbe pro· lungai per un tratto di circa 12 centimetri. Mi apersi così, senza ferire alcun vaso di rilievo, una. larga e vasta breccia, dalla quale potei riconoscere che l'omero offriva delle punto acute, degli angoli taglienti, delle scht>gge più o meno di· staccate e delle fenditure che si estendevano alquanto in basso. Trovai la cavit.ì. glenoidea atTatto sana, per cui, tranquilliz· zato su questo punto, estra55i vari piccoli fragm enti ossei affatto liberi; feci la resezione sottoperiostea di due altri ade· re n ti alle parti molli della lunghezza di circa 4 centimetri: infine mi misi attorno a smussare delle schegge aguzze troppo aderenti alle parti molli per essere tolte. Le pinze osteotome del Liston mi servirono ottimamente in questa bisogna per una scheggia, ma qnaudo volli intraprendere lo stesso atto operativo su una seconda, le branche cedett.Jro, e l'istrumento mi •tenne meno. Pensava già di ricorrere alla sega del Lar· genbeck, se in quel punto il povero paziento, che aveva fino a quel momento lottato contro il dolore con un coraggio ve· ramente eroico, soprafattone, non fosse caduto in deliquio. Allora, mio malgrado, giacchè comprendeva benissimo che l'atto operatorio non era completo, ultimai la medicatura alla Lister, che, come avevo già iniziato prima del l 'operazione, condussi a fine col maggior scrupolo possibile onde ottenerne un buon risultato. Quindi, adagiato l'arto in ap· posit-o semieauale alla Sarazin, si trasportò l'ammalato nel suo letto, ove giunto, gli feci tosto amministrare cordiali e vino Marsala, e porre bottiglie di acqua calda. ai piedi per ristorare alquanto le perdute forze. L'operazione cominciata alle l O an t. circa era finita. in un colla. medicazione antisettica alle 11, 30. Si cambiò il bendaggio tutte le mattine, giacehè la se-
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CONTRffiUZIONE ALLA CHIRURGIA
erezione purulenta abbondantissima bagnava quotidianamente l'apparecchio di medicazione. Le prime tre notti furono ancora insonni: ma i benefici effetti della medicazione alla Lister non tardarono a farsi sentire; e bencbè la ferita continuasse a mantenersi settica, pure il secreto purulento in breve perdette l'odore nauseabondo che prima aveva; la febbre timise di intensità. e l'ammalato coi sonni tranquilli ricuperò l'appetito e cominciò a p1·ovare un senso di completo benessere. La temperatura ascellare non raggiunse che due volte i 39°, e fu nelle sere del 2 e 3 dicembre, prima cioà che si praticasse una contro-apertura all'ascesso formatosi al disotto del gran pettorale, affine di dar esito alla raecolta marciosa che si era formata nella parte più declive del sacco, a livello del sesto spazio intercostale sulla linea emiclaveare anteriore. Dopo 11 giorni dall'operazione, visto la buona piega che prendevano le cose, si stabill di non indugiarne piit oltre il complemento: e si decise che si sarebbe eseguito il mattino del giorno 12 dicembre. Sventuratamente, una linfangioite, svoltasi nelle dita della mia mano destra io seguito all'innesto di un po' di icore in tre piccole ferite prodottemi contro le punte delle scbeggie ossee durante la prima operazione, mi impedì in quel giorno di completarla. Dovetti quindi accontentarmi di dirigere l'atto operatorio in un col signor tenente colonnello Fiori- n mio assistente, tenente medico Cermelli, che ne fu incaricato, divaricate le labbra della ferita (le quali del resto non avefano punto aderito in grazia della scarsità. e rilassatezza dei ~ti di sutura, che si erano lasciati tali appositamente la prima volta per lasciare libero lo sgorgo della materia purulenta), valendosi del raschiatoio, distaccò l'insenione dei muscoli sopra e sotto-spinosi e piccolo rotondo della grossa
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tuberosità dell'omero, che era rimasta in sito. Esplorando quindi il moncone dell'omero sentì che una scheggia (quella stessa già smussata durante la prima operazione) si era de· nudata di periostio pel tratto di circa 3 centimetri e si era jatta mobile. Valendosi per conseguenza ancora del raschiatoio completò il distacco del periostio dalla stessa c la P.sportò. Un'altra scheggia, formata dalla metà interna della diafisi omerale, era pure denudata per un tratto di almeno 2 cen· timetri di periostio ; quindi si deliberò di esportare questo pezzo privo di vita. Perciò prolungata di un due centimetri circa l'incisione più in basso, e denudata la scheggia ancora per un centimetro dal periostio, affine di cadere su parti sane, la si fece sporgere dalla ferita, spingendo alquanto il braccio verso l'interno; provvisto poi alla tutela delle parti molli circostanti, si resecò colla sega del Langenbeck il tratto di osso denudato. Addivenuto all'emostasi completa col torcere alcuni vasellini cutanei, çla cui avevasi leggero gemizio sanguigno, e introdotti tre tubi a drenaggio, in guisa che l'uno pescasse in corrispondenza. della cavità gie· noidea, l'altro nel mezzo e l'ultimo nel fondo della vasta saccoccia, si procedette alla perfetta riunione dei lembi per mezzo di numerosi punti di sutura superficiali, non che di quattro profondi. Fatta quindi una copiosa irrigazione fenica, 5 °/0 , si medicò secondo le norme date dal professor Lister, seguite pure durante tutto l'atto operatorio, che cominciato alle 9 ant. era completamente ultimato verso le 10, 10. Si collocò da ultimo l'arto nella solita doccia di filo di ferro tincato alla Sarazin. In grazia alla secrezione purulenta copiosissima, fum~ anche dopo questo secondo atto operatorio obbligati a cam· biare giornalmente la medicazione fino addl 19 dicembre: a datare dalla qual'epoca, diminuendo successivamente la quan·
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tità dell'escreto, si cominciò a lasciar in sito per quarantotto
ore consecutive lo stesso apparecchio, ed in ultimo si giunse fino a non rimuoverlo che ogni 6, 8 giorni. Non vi fu mai traccia di irritazione attorno alle Jabbra della ferita; la tumefazione della parte andò gradatamente diminuendo e scomparendo; anzi le parti molli si adattaronù sl bene sulle parti ossee sottostanti che il moncone della spalla, perduta ogni forma rotondeggiante, faceva quasi un angolo retto col braccio, nello spigolo acuto del quale designavasi con tutta nettezza la forma dell'acromion. I punti di sutura furono tolti di mano in mano che accennavano appena a voler incidere le parti molli; e con sorpresa si vide che le labbra della lunga incisione erano riunite per prim.am, meno in un tratto di 2 centimetri proprio nel mezzo della ferita, dove maggiore era stata la cresuenza delle vegetazioni, e per couseguenza maggiore anche la tensione. Temendo che questo coalito fosse ancora troppo debole e quindi non avesse a perdersi tutto il benefizio della sutura, si sostennero le parti molli coll'applicare listerelle di cerotto empla.qtico preparato all 'acido fenico, e, tolte queste, dopo alcuni giorni si vide con soddisfazione che le aderenze erano salde e durature. L'ammalato, anche dopo il novello trauma sopportato, non ebbe mai viva reazione febbrile. Avuto riguardo al decorso quasi apirettico che si ebbe dopo questo secondo atto operatorio, provvidi tosto ad una dieta piuttosto n'lltriente: e non ostante la grande debolezza. del paziente, pure procedendo con ogni cautela, non si ebbero a lamentare gravi inconvenienti dal lato del tubo ~stro-enterico. Il Fasola potè cosl in breve ristorare alquanto le perdute forze : talehè addl 3 gennaio sentivasi già in grado di abbandonare il letto; e dopo qualche giorno valendosi di una. sedia a ruote, cominciò a lasciare la. sua
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stanza per r~carsi a re::pirare aria pii1 pura. Tale moJerato esercizio diede una sì potente spinta alla già iniziata conva· lescenza, che, in poco tempo, ri a~qui:;tato completamente il giovanile vigore, lasriò anche il !iostegoo del bastone e prese a passeggiare liberamente per l'o3petlalc, portando il suo braccio sospeso al cono mediante un semplice trian· golo dell'Esmarch. Mentre anda,·ano cosl migl iorando le condizioni generali della sua salute, anche lo stato locale dell"arto leso fa.cev:t rapitli progressi verso la guarigione. Infatti consultando il diario cl in ico troro che già aùdì 2 genna.io notar asi ùi,;ti nta. durezza nel tr;ltto di bract~io privo ùi osso ; durezza, che non esitai ad attribuire a hworìo neoformativo del periostio lasciato in sito, ('Ssendo a quell 'ora perfettamente scomparso ogni indurimento flogistico. Ed i fatti mi diedero ragione, giacchè .addì 24 gennaio noi avevamo, esvlorando l'omero dalla dialisi verso l'epifisi, l'osso riprodot-to tino a circa 2 cent. dalla cavità glenoidea . Era. interrotta ogni c'O munil!azione fra i vari tubi a drenag· gio posti nel vasto cavo lasciato dall'osso esportato, ed i mellcsimi si erano già andali accorciando man mano cho le granulazioni crescevano, tanto cho essendo essi riùotti a una lunghezza massima di 2 cont. decisi di sopprim erli compie· ta.mente. Allora la ferita esterna dell'operazione passò a pronta cicatrice anche nei punti da cui fuoruscivano i drenaggi, e la guarigione addì 2 febbraio potè di rsi completa, tanto piì1 che l'ascesso sottopettorale erasi già chiuso perfet· tamen te fino dal 18 ·gennaio. Residuò una pscudo-artrosi nel cavo ascellare, appena al disotto della cavità glenoidea: questa falsa articolazione po· trebbe benissimo rispondere allo scopo, qualora non fosse resa del tutto inutile dalla completa paralisi del mn:::coh
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CONTRIDUZIONE ALLA CHlRU&GlA
deltoide, susseguita ai maltrattamenti subi!ti dal nervo circonflesso, che lo anima. L'ammalato può infatti abdurre l'arto solo a circa 20 cent. dal tronco: ma questo limitato movimento attivo (che pure è il maximum permesso) lo compie eseguendo un movimento i11 massa della spalla. In quanto ai restanti movim!'ll !i possibili nella normale articolazione scapolo-omerale, non occorre il dirlo, sono completamente aboliti. I movimenti dell'avambraccio invece sono tutti possibili e liberissimi, talchè egli può senzn. lo. menoma fatica portare 1a mano alla bocca fle~tendo l'avambraccio sul braccio; negli ultimi giorni però della permanenza del Fasola all'ospedale si dovette ricorrere a manovre di estensione e flessione forzata affine di vincere quel leggiero grado di rigidità, che naturalmente residuò nell'articolazione del gomito, in seguito alla prolungata stazione dell'avambraccio in flessione ad angolo retto sul braccio. D Fasola lasciava questo spedale militare addì 30 febbraio, riformato come inabile al servizio. Epic~·isi. - Dopo avervi tracciata l'istoria, se me lo concedete, ritorno sui miei passi, e, fattomi dimentico per un istante delle varie fasi percorse dalla ferita in disamina, della cura intrapresa e seguita, dell'esito ottenuto, richiamo alla vostra mente quell'istante in cui dopo la ricezione del Fasola in questo spedale, e l'esame fatto della sua ferita, ci siamo d omandati: Quid agendum? Saremo noi partigiani della cosl detta chirurgia atti va, battagliera, intraprendente, o fautori della chirurgia conservatrice? E qualora si accetti questa, vorremo noi seguire la conservatrice aspettativa od invece la conservatrice operativa? Nel caso si voti per quest'ultima, faremo l'operazione subito o si reputerà invece conveniente di procrastinarla? In altri
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CONSERVATRICE OPERATIVA
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termini, saremo partigiani dell'operazione immediata od invece di quella mediat~L? Tenterò di rispondere a ciascun quesito nel migli or modo che mi sia possibile; nella fiducia, che ove qualche punto rimanesse oscur•>, possa dalla ulteriore discussione che sorgerà. fra noi, essere viemcglio dilucidato. Dapprima saremo noi partigiani della chirurgia demolitrice o di quella conscrratrice? Se noi rivolgiamo uno sguardo retrospettivo alle storiche vicende per le quali passò la chirurgia, noi vediamo che quando questa era pura arte (cd il fu nel suo esordire) sdegnava i mezzi che potevano condurre alla conservazione di un membro, e fa,ttasi forte del principio che è meglio vivere con tre membri che morire con quattro, essa si era fatta demolitrice e ben di rado conservatrice. Col sorgore del rinascimento chirurgico la mercè dell'opera di quella pleiade avventurosa che sono i Delpech, Dupuytren, Palletta, Scarpa, Lisfranc, Bell, Pott, Hnnter, che furono i veri fondatori della chirurgia scientifica, si fecero meno frtJquenti le demolizioni : infine in grazia ai progressi della teoria conservatrice, di cui si fecero paladini Nussbaum, Tiersch, E:;march, Volkmann, Langenbeck, Bardeleben, Hayerdon, Ollier, LucasChampionnière, Verneuil, Larghi, Minich, Bottini, Gallozzi, ed altri che qui sarebbe lungo l'annoverare, si restrinsero continuamente le indicazioni alle amputazioni; ta.lchè come indicazioni assolute non rimangono, a detta dell' Esmarch, che gli sfaceli prodotti da. grossi proiettili. Ma a che, è giusto l'indagare, questa rivoluzione nella chirurgia? Non vi ha dubbio, lo studio più accurato della. a::atomia e della fisio-patologia valse a restringere il campo delle amputazioni; ma quel che contribuì viemaggiormente a rinserrarlo in angusti limiti è stata la medicatura di Lister. Io non voglio addentrarmi nella difficile e forse passionata questione teoretica intorno ai bacteri e alle monadi,
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COl\'TIUBUZIONE ALLI\ CHI RUIW IA
che sarebbe In base scientifica del trattamento antisettico: questa questicne teorica lascio da parte, perchè la ri ~n go una selva aspra e forte, in cui temerei inciampare ad ogni istante ; amo bensl assodare che il trattamento antisettico fu quello specialmente che limitò la cbit·urgia demolitrice, per estendP.re vicmaggiormente quell'altra più circospetta, ma ben più n ti le all 'umanitil. sofferente, che è la conservatrice, sia aspettativa che operativa. Nè difficile compitCI il questo, poich ~ larghissima tr.esse di argomenti io suo appoggio è f;tci!e spigolare negli ubertosi campi scmina.t.i da uomini illustri per dottrina e per esperienza : ma per non ripetervi cose, che da voi sono larga· mente conosciute, crcùo prudente consiglio farvene grazia. per passare in>ece a discorrervi delle accust>, che dai detrai· tori della mcdicatura antisettica le sono lanciate contro. N~ credo qul conveniente di addurrele tutte, percbè le meno gravi troveranno posto più addicerole in altra parte di questa mia memoria; qui mi piace solo rilevare quelle obbiezioni, che, ritenute di qualche entità, noi vedemmo iufrn.ngersi nel nostro infermo. Si disse, p. e., che la medicatnrn. alla Lister apporta irritazione nella ferita e nei Ruoi dintorni, sia a ragione della soluzione di acido fenico, che si adopera per irrigazione, sia pei prodotti della tra.spira?:ione, che si credono arrest.lti, per mezzo della garza e del cotono idrofilo facenti parte della medicazione di Listar. Noi abbiam:> adoperato questa medicntnra non solo nel caso del ferito di cui vi ho testè tessuto l'istoria, ma in nn caso di enucleazione di una grossa meliceride, avente sede nella fossa sopraspinosa destra, non che in alcune piaghe restie acl altri metodi di cura, e non ci avvenne di osservar alcuna irritazione, non solo nei primi giorni, in cui la medicazione si rinnovava quotidianamente, .ma neppur quando si lasciava in sito dai sei agli otto giorui.
821 Ptlr cui crediamo che di una simile irritazione abbiasi ad incolpare qualch·! altra cagione, an1.h:hè la medicatura antiCOi\SERV ATRI CE OPERA TlVA
~ettica.
La seconda accusa, che si fa alla medicatura or ora mentovata, si è di moùerare tanto la poliferazione dei tessuti da arrestarne taholta il processo fisiologico di l·iparnione. Ma se si sono osservati alcune volte dei ritardi nella consolidazione di alcune fra tture e nel riprodursi dii por1.ioni ossee in r esezioni sottoperiost.:e, ciò clere es$ere avvenuto non già in grazia d~lla speciale 111edicatu ra, ma dall'abuso della ra· schiatura, rolla quale si asportano tutti gli elementi da cui dipende la. riganerazione delle ossa. Valga il \'ero: nel uostro ft>rito acl onta dell'abbl)nclante suppurazione, che ha preceduto l'applicazione della medicatura di Lister, tuttochè per essero l'omero per oltre la metà rotto in vari fragmenti, non siasi potuto fare una metodica resezione sottoperiostea, ehbimo tuttavia il conforto di osservare il processo fi siologico di riparazione farsi sì rigoglioso, che nello spazio di circa tre mesi poterono quei ritagli di periostio, lasciati aderenti alle parti molli, riprodurre la sostanza ossea e ri· donare al membro la sua primiti1·a forma e consi:;tenza, meno in corrispondenza della cavità glenoidea, dove tuttavia dopo tale intervallo di tempo ebbe::;i ad osservare un avvallamento. D'altri inconvenienti fu incolpata la medicatma antisettica: la si accusò, p. e., di produrre talora l'intossicazione carbolica, tale altra l'eczema ftmico. Questi accidenti, non niego, po~sono avvenire, ma è possibile eziaodio preveuirli, od avvenuti porvi rimedio. Perchè adunque scalmarsi a propalarli, quasi che invece di essere rari, dovessero avvenire in ogni applicazione della medica tura antisettica? La chirurgia sènza dolore e quella senza scolo di sangue, hanno pure la loro parte di ine:•nvenienti, quando non si applicano con
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CONTRIDUZIONE ALLA CHIRURGIA
tutte le cautele; e ad onta delle loro mende non sono esse le più utili innovazioni della scienza salutare dell'epoca nostro? Qui non ristanno gli avversari della medicatura di Lister. Essi soggiungono con qualche parvenza di ragione : A che r icorrere ad una medicatnra. sl complicata e difficile quale è quella di Lister, qnando col trattamento delle ferite all'aria aperta si possono ottenere egualmente splendidi risultati? È vero, il trattamento delle ferite all'aria aperta contese per lungo tempo il primato al metodo antisettico del Lister, ma poi perdette terreno di giorno in g:orno, finchè dovette ritirarsi come completamente vinto. Qnando col · metodo di Li· ster si fanno delle 1aparotomie, si eseguiscono ovariotomie, disarticolazioni, ecc. e se ne hanno i piìt brillanti risultati, il trattamento delle ferite all'aria aperta non è in caso di rivaleggiarlo, poichè esso non può fare altrettanto. Chi mai, dirò col prof. Nussbaum, chi mai potrà guarire settanta od ottanta fra tture complicate senza un caso di morte? Chi mai ha presentato gli amputati di coscia a dozzine? Soltanto il metodo di IJister può annoverare simili risultati. Sotto il sno dominio, io soggiungo, l'erisipela, sl frequente nelle ferite, si è fatta più rara; la piemia e la setticemia hanno fatto minori vittime; ]a. cancrena d'ospedale è stata fugata. Siccbe il trattamento di Lister oltrechè procurare i grandi vantaggi della diminuita. mortalit.ì. e della precoce guarigione, giova grandemente a11a salubrità degli ospedali. Ma se tali e tanti sono i vantaggi de11a medicatura antisettica, percbè non attuarla in caso di guerra? È ciò possibile? Queste domande si rivolsero di già due celebrità chirurgiche, l' Esmarch ed il Nussbaum, e vi risposero affermativamente. Un reciso diniego invece fu dato da altri, non· cbè da una nostra notabilità medica militare. Non mi attento certamente di sentenziare fra tanto senno : credo però cbfl sarebbe una cosa ingiustificabile, se non si tenesse in
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maggior conto il parere di quelli, che ebbero di già ad esperire in guerra il mctoùo ripetutamcnte menzionato, anzichè l'opinione di quelli altri , a.i quali mancò fi nora l'oc· , casione di applicarlo. Ebbene, dalla memoria scritta dal Reyher, che fu appunto quello che ebbe il meri to di essere stato il primo ad introdurre in grandi proporziotti nella chi· r urgia da guerra il trattamento antisettico indicato e rac. comandato nel 187G dal prof. Esmarch, noi facilmente ri· leviamo gli eccellenti risultati ottenuti, il merito, l'alta importanza, nonchè la possibilità. di pmtit:are questa cura anche nella chirurgia da guerra. Sicuramente non si pretende che sul campo di battaglia il medico accorra armato di poherizzatore a spruzzare d'acido fenir-o ogni ferito che incontra, od abbia nelle stazioni di m edicazione ad applicare la medica tura antisettica del Lister. Ma anche senza quest'apparato egli può sì nel campo eli b attaglia che nella stazione di mcdicatura iniziare la cura antisettica per mezzo del tampone di ovatta salicilica o fenica, che mirabilmente vale a chiuùere la ferita e ad impedire che gli organismi nuotanti nell'atmosfera si introducano in essa ; agli ospedali da campo è serbata l'applicazione rigorosa della medicazione antisettica. Resezioni differi te, ed il sono quasi tutte (percbè sul campo di battaglia diflicihneote l'op eratore ha libera la mente per giudicare con sicurezza del · l' importanza della ferita, e comodità. per l'atto operativo e per l'applicazione di apparecchio di immobilizzazione) resezioni differite, ripeto, che appunto per esser mediate p resentano le minori guarentigie per la salvezza non pure
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d el membro ferito, ma dell'individuo stesso, trovano nel-
l'applicazione della medicatura di Lister la loro à.ucora di sal· vezza. In prova di questo mio asserto non mi occorre invocare l 'esperienza altrui : la nostra, acquistata al Ietto del Fasola. credo che ci sorregga bastevolmente. Il nostro ferito di faUi,
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CONTRffiUZIONE ALLA ClliRURGI!
come avete rilevato voi stessi, trovavasi nelle peggiori condi· zio ni generali e locali; persistente era la febbre, abbondante e di cattiva indole la suppurazione; tuttavia perdur::mdo si tristi contingenze si- opera b. resezione, e per essere questa sussidiata dall'applicazione del trattamento antisettico, l'infermo migliora. A. cagione di deliquio sopravvenutogli non si completa l 'operazione; le rimanenti schegge si resecano più tardi, cioè undici giorni dopo la prima opera1..ione; il mi· glioramento tuttavia persiste e l'infermo guarisce colla con· sen•azione del sno membro, dopo circa tre mesi di cura. Che concludere dalle cose dette? Che sul campo di battaglia corrisponde in modo sufficiente il tampone antisettico, come ne fa fede l'esperienza fatta nell'ultima guerra russo-turca; e negli ospedali da Cdmpo devesi applicare la medicatur3 del Lister, come quella. che, meglio di ogni altra, vale a guarentire la guarigione delle ferite in genere e di quelle, in ispecie, in cui si è obbligati a praticare la resezione meùiata. Quest'ultima proposizione mi pare tanto più pratica, in quanto che le difficoltà, che si credono militare contro la medicatnra di Lister, quali il costo degli oggetti di me· dicazione, l 'aumento del personale medico e di assistenza, infine il maggior tempo che occorre per la sua applicazione, sono ad usura ricompensati, a detta del Verneuil e del Lucas· Championnière, dall'economia che si ottiene dalla più breve durata della malattia; e per mio conto soggiungo, dalla maggiore sicurezza della guarigione, ed infine dal minore bisogno che si ha di ripetere la medicazione, potendosi que· sta talora protrarre anche oltre i sei o sette giorni. Vi domando venia se, forse oltre la convenienza, mi sono trattenuto sulla medicatura di Lister. A ciò mi condusse non il pensiero di farne l'apologia, occorrendo per una simile bisogna ben altra intelligenza ed autorità che non siano le mie ; ma sospinto da quel sentimento di entusiasmo, •
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CONSERVATRICE OPF.RATl\' A.
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che sorge in noi facile e spontaneo ogni qual volta approrla a felice risultatJ una medicatura, nella cui effi cacia, noi per esser alieni dal giurare in vcrba mogistri, non si ave1·a ancora piena ed intera fiduci a. Passo ora al quesito: Neì nostro ferì to dovevamo noi seguire la chirurgia conservatril:e aspettativa, o quella iuvece conservatrice operativa? È un ammaestramento, che si npprende dallo studio sulle resezioni e sulla m<'dieazione antisettica, che la medicatura di Lister ha modificato consi· derevoln: ent-e le indicazioni delle resezioni. per c11i in tesi generale puossi dire quanto l'Oilicr ebbe già ad esporre fin dal 1877 nel Congresso internazionale di Ginevra, chP cioè mentre un simile trattamento ha resa più ampia l'applicazione delle resezioni nei casi di lesioni patologiche o di deformità, ne ba invece ristretto il campo nel~e lesioni traumatiche, in modo che molte di queste, per le quali prima si sarebbe da quasi tutti i chirurghi ricorso a resezioui pil1 o meno estese, oggi colla medicatura antisettica: possono essere curate senza bisogno di ricorrervi, votJndosene con questa egualmente ottenere la guarigione. Difatti nell"nltima con· forenza del Volkmann relativa al trattamento delle fratture complicate, si trova raccolto non iscarso numero di fratture comminutive con aperture d'articolazioni, che dovettero la loro guarigione esclusivamente all'immediato trattamento antisettico, senza bisogno di qualsiasi sussidio operativo. Ma nel nostro ferito era lecito sperare la guarigione dalla sola chirurgia conservatrice aspattativa, tuttochè snssidiata dal trattamento del Lister? Credo di potere rispondere negativamente. Il trattamento del Listar, il dif;se l'Esmarch nella
lettura fatta nella prima seduta del Congresso tedesco dell'aprile 1876, ba un momento, in cui la sua applicazwne può avere splendidi risultati nella chirnrgia conservatrice aspettativa. Questo momento è quello che immediatamente
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sussegue al ferimento; in tale momento le condizioni della ferita sono favorevolissime per l'introduzione in essa di agenti settici, che si trovano sparsi nell'aria. In seguito viene coperta e difesa dall'escara e più in là, in conseguenza. dell'evaporazione dell'acqua, dà. una secrezione assai concentrata, che non è più valevole alla nutrizione di quegli agenti che promuovono la putrefazione. Ora il ncstro ferito fu da noi visitato all'ospedale cinque ore dopo il tentato suicidio; era già stato sottoposto in quartiere ad esplorazioni, s€Dza che le mani degli esamiuatari e le .spugne adoperate fossero state lavato e disinfettate ; la medicazione con cui si era coperta la ferita non era stata fatta secondo le regole di preriggeuza dell'antisettica.. In conseguenza, per esser trascorso il momento opportuno, non più sorretti dalla speranza, che il trattamento del Lister per sè solo potesse condurre alla guarigione della ferita, si reputò miglior consiglio di esperire la chirw·gia. conservatrice operativa. Qui sorse la questione intorno alla convenienza di praticare la resezione sul momento o di diffcrirla. Nel consulto da me chiesto ed autorizzato dal l 'egregio nostro Direttore la maggioranza di voi fu per la resezione mediata, desiderando che si tentasse prima la chirurgia conservatrice aspettativa. Ma. date le circostanze favorevoli, quali appunto si erano presentate nel nostro ferito, quali non sono i ;vantaggi della resezione immediata di fronte agli inconvenienti di quella mediata e peggio ancora intermediaria ? Operando immediatamente non esist.e ancora la febbre, non infiammazione, nè suppurazione ; la malattia è ancora affatto locale; col temporeggiare la tumefazione, gli infìltramenti, l'eresipela, la cancrena, ecc. possono impedire di operare poi; ed anco nel caso il più fortunato si risuscita sempre, operando mediatamente, una novella e grave burrasca ; si opera su parti infiltrate, tempesta te di mm·ciosi focolai con tragitti fistolosi. Arrogi che potrebbe
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CONSERVATRICg OPERATI\"!
succedere in simili contingenze quanto noi osservammo nel nostro faito, che cioè questi affievolito e prostrato , cada in deliquio durante l'operazione, e siasi costretti a sospenderla per completarla poscia con minore speranza in avvenire. Mi si potrebbe però obbiettare che l'indugio ha pure i suoi vantaggi : quello in particolare guisa di permettere al periostio di subire quell'irritazione preparatoria, che gli de\Te rendere le sue proprietà osteogenicbe. Ma di quale valore è siffatto vau taggio di fronte ai mille pericoli, cui si espone la resezione mediata? Per me il risultato splendido ottenuto nel nostro ferito, ad onta chfl in lui la resezione sia stata praticata mentre trovavasi nelle peggiori condizioni locali e generali, è un valido argomento per felicitarmi col trattamento antisettico del Lister ùa noi con tutto lo scrupolo applicato, e mi sospinge maggiormente a tcncrmi saldo alla bandiera del Lister, sotto alla cui inscgna credo debba schie· rarsi ogni chirurgo che attentamente consideri le splendide vittorie riportate nel campo t~ella chirurgia dal Busch, Lan· genbecb, Bardeleben, Tierseh, E:sm:mb, N ussbaum, Konig, Ollier, Volkmano. Signori, prima. di accomiatarmi da voi debbo ringraziare l'egregio nostro Direttore per avere aderito a che mi valessi del trattamento antisettico del Listar che per la prima volta si applicava in questo spedale principale, e mi corre eziandio !"obbligo di encomiare l'intelligente attiYità. del tenente medico dottor Cermelli, non che la solerte operosità del volontario dottor Bollo, poichè alla loro opera debbo l'applicazione della mentovata medicatura col massimo rigore e colla maggiore oculatezza. Alessandria, li 30 aprile 1881.
I. SEGRB Maggiore medico.
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UN SALASSO OPPORTUNO
Non vorrei che la intestazione della presente memoria risvegliasse in mente al cortese lettore altro significato tranne quello di far constatare tma delle virtù del sala:;so. Sono troppv alieno dal volere risuscitare le ardenti e passionate controversie, non ancora del tutto assopite, cbe si elevarono fra i seguaci costanti della vecchia medicina flogistica ei i moderni discepoli della nuova me.licina fisioistologica. E per nominare alcuni sommi capi delle varie scuole ci· terò: Sthal, Brown, Graves, Ra,sori, Tommasini, Broussais, Bouillaud, Bntfalini, Vircbow, Nyemeyer, Cantani, J accoud e le coorti dei loro seguaci, i quali, tutti, esaurirono le argomentazioni le più probanti pro e contro il salasso; gli uni per portarne alle stelle l' intrinse0o valore quale potente mezzo terapeutico (antiflogistico per eccellenza); gli altri per biasimarne e condannarne l'uso, se pure non l'accusa· rono di aver causato nuove complicazioni morbose. Per poco che si voglia paragonare la cieca voga, colla quale esso veniva adoperato quasi fo1lse una panacea infal· libile per una mas10ima parte di malattie, ali 'ostracismo al quale ai dì nostri venne irremissibilmente condannato quale colpevole delle più tristi conseguenze nella cura delle ma· lattie, fa duopo convincersi come siasi ecceduto da ambe le parli nel valutare ed apprezzare· una risorsa terapeutica di incontestabile efficacia quando la si sappia adoperare opportunamente e con tutta ponderazione.
UN SALASSO OPPORTUNO
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Il caso clinico che sono per esporre al lettore benevolo potrà. valere a ricordare, fra le virtìt tcrapeutiche di cui è dotato il salassa, quella sua di arrestare le gravi emorragie dei visceri interni causate da urti e contusioni violenti. Il cannonier~ Reccl1ia Nicola, della 9:L cO>mpagnia dell 'li o reggimento di artiglieria, poco prima del mezzogiorno del 15 giugno 1879, stramazzava a terra rimanendo schiacciato sotto un cannone da. cent. 15 G.RC nella batteri:!. Duca di Genova, di fronte al VI baraccamento al campo di San Maurizio, ove troravasi comandato colla sua compagnia per esperienze varie sul tiro delle artiglierie. Chiamato d'urgenza. al IV baraccamento, ove mi trovavo comandato presso la ScuolJ. d"applicazione di artiglieria e genio, poco tempo dopo l'a\'\'enut:l. disgrazia, giungevo in tempo per vedere arrivare al suo baraccamento il paziente traR· portato sn barella improvvisata. All'istante in cui esaminai il cannoniere Recchia lo tro· vai in un stato di prostrazione generale con tendenza alla sincope. Co:;parso ù suo corpo di sudore vischioso quasi freddo e copioso, pallido il volto che aveva l'aspetto ca· daYerico. collo sguardo semispento e quasi Yitreo; p:tllidissime erano le labbra scmichiuse; il corpo inerte per riso· luzione di tutto il sistema muscolare; i polsi erano frequenti, piccolissimi, quasi filiformi ; l'abito esterno suo era dell'apparenza atletica. Vaste e copiose ecchimosi occupavano tutta la regione mammaria sinistra del petto. la spalla sinistra, la porzione superiore del dorso corrispondente e l'arto sinistro superiore per intiero, il quale per tale causa era enormemente tume. fatto c disteso da abbondantissimo stravaso di sangue, per cui il suo volume era divenuto più del doppio del normale. L'enfisema sotto-cutaneo esistente alla parte superiore del torace, in !)orrispondenza dello prime coste sinistre ed nl
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UN SUASSO
dorso, i varii rantoli percepiti all'ascoltazione, gli sputi sanguinolenti rutilanti e spumosi, nonchè la dispnea e la puntura sentita a livello delle 2a e 3• costole, indicavano la la.cera'Zione del tessuto del polmone sinistro da penetrazione delle estremità libere delle sunnominate coste riconosciute fratturate nella. porzione loro compresa fra la linea papilla•·e o mammil1are sinistra e la ascellare dello stesso lato, cagionando la suindicata pneumorragia. L'abbassamento della spalla sinistra e la immobilità quasi paralitica del sottostante braccio ed avambraccio enorme· mente tumefatti, dolentissimi, rimanendo l' intiero arto in posizione forzata di estensione e di semi-supinazione; facevano temere di qualche grave alterazione, o nella contiguità dei capi articolari della spalla o nella continuità dell'omero; lesioni impossibili a diagnosticarsi in quell'istante per lo eccessivo turgore già accennato e pe·r le condizioni generali in cui trovavasi il paziente. In qual modo aveva potuto prodursi un così grave trau· matismo? Nel manovrare il cannone da 15 cent. sulla piazzuola. onde disporlo in batteria, esso cadde sulla destra nel fossatello che s~ trova fra la piazzuola ed una traversa in prossimità della sponda stessa; il cannoniere Recchia, cercando di evitare il pericolo che gli sovrastava, trovandosi nel fossatello che con un piano inclinato viene a sboccare posteriormente sulla scarpa. di raccordamento C?l terreno naturale, tentò di fug· gire per questa comunicazione ma non ne ebbe il tempo: poichè caduto a terra il cannone per la sua culatta, la ri· manentc porzione andò a percuotere nel dorso sinistro il fug· gente cannoniere. L'urto di corpo cosl pesante (3000 Kg.) caduto da una altezza di poco men che due metri fece stramazzare a terra il Reccbia; per cui egli venne sbattuto contro la scarpa
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esterna del fossatello destro, la quale è rivestita di terra argillosa ben battuta e indurita, rimanendo egli schiacciato sotto il cannone che fortunatamente non gravita\'a del totale suo peso sopra l'infelice. Al contracolpo, contro la scarpa, devesi attribuire la frattura anteriore late:·ale delle 2" e sa coste sinistre e la penctrazione dei loro framm enti nel sottostante polmone. Allo stesso coutracolpo è pure da attribuirsi l'abbondantissimo stra vaso. sanguigno in tutta la compage dell'arto su· periore sinistro, nonchè le larghe echimosi alla porzione anteriore c superiore del lato sinistro del torace per rottura dei vasi sanguigni all'atto della grave contusione. Le condizioni generali del Rcccbia erano talmente pervertite da reclamare pronti soccorsi. Fra due indicazioni così. opposte qual si erano: l • quella della pneumorragia cho richieùem sommariamente un sa· lasso nell'intento di diminuire l'aillusso sauguigno al polmone offeso onde diminuire la pressione intravascolare del viscere offeso e quindi frenare l'emorragia, ed anche per prevenire al tre rotture vascolari; 2° l'altra indicazione, anch'essa urgente, di ricorrere agli eccitanti generali per combattere le conseguenze del shock in cui trova vasi il Recchia, mi appigliai all'adozione simultanea. delle due indicazioni combinate, perchè amendue riconosciute di tutta urgenza. Diedi la precedenza però al salasso onde frenare la pneumorragia traumatica. L 'emissione sanguigna che tanto urgeva poteva, a seconda dei suoi effetti, suggerire altre in· dicazioni. Praticai la flebotomia al braccio destro rimasto illeso. Appena a!'erta la vena, il paziente diede segni manifesti del beneficio che ne otteneva. Che anzi non solo si rialzarono i polsi più espansi, si rianimò lo sguardo del R~cc:hia che riacquistava, lentamente però, l'uso dei sensi riacquistando
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UN SALASSO
così relaziont> col mondo esteriore. Diminui rono eziandio i sintomi di soffocazione e l'infermo potè articolare alcune pa· role in rispost..t alle interrogazion i mossegli. Col flu ire del sangue dalla. vena aperta diminuivano pur anci.Je i sintomi dr.llu prostrazione generale. L't111ico cordiale che mi aressi a disposizione era 1'elisire di china e ne somministrai ripetut~ cucehta.iatc all ' infermo durante il salasso, nell'intento di procurargli un'ecdtazione genc.'rale qnale correttivo della commozione nervosa. In tal guisa si ridonava al porero Rccchia un poco di forze scuotendo lo dal torpore che tendeva a dominarlo in· cessantamente. Nel mentre il Reccbia manifl'stava il ritorno dei sensi in relazione col mondo estemo, sentii profondi sospiri sol· lc,•arsi dal petto dei suoi compagni che, trepidanti, a~:.i stc· vano ai soccorsi che gli si apprestavano alla presenza degli Ufficiali tutti accorsi con penosa e premurosa sollecitudine. Q1tei profondi sospiri, cl:e rumorosarnen te fuggi mno dal petto di OJni astante a guisa di espressione di interna con· tcntt?z·ta a mala pe"a trattenuta nel constatare il ritorno all:l. \'ila del loro compagno così malconcio, e di muta ri· conoscenza Ycrso chi s'adoperava toto corde a farlo ritornare in vita, mi procurarono quel sentimento di inesplicabile soddisfilzione che a noi soli medici ò dato il provare qualche volta a compensv delle numerose amaritudini che tanto di frequente condi~cono l'esistenza di chi esercita la sempre Jelbat.1 e di spesso ingrata professione medica. Approfittai immed iatamente della miglioria conseguita dal Reccbia per attuare le disposizioni occorrenti all'imme· diato suo trasporto a·l ricinil)re ospedale civile di Ciriè. Lungo il tragitto, il cannoniere Reccbia aveva frequenti minaccie di sincope, lo qu:Jli furono scongiurate coll'unico cor· diale a disposizione e col le in:-tlazioni reiterate di a mm onia~:a.
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Fui lieto, nel rimettere il Re<:!t:hia nel Pio luogo che lo ospitara, di saperlo fat to segno alle più solerti eme. Non narrerò quindi drlle cure prodigategli in quel piccolo ospedale civile. Farò noto sol amenb~ che iri fu confermata la diagnosi fatta precedentemente e si potè col miglior agio rendersi conto dello stato della spalla e dell'arto sinistro immuni da lnssazione e d:t frat tnrn qual:;icnsi. ll Recchia, che era dotato di atletica costituzione fisi ca, guarì bene a suo tempo di tutte queste lesioni, nè piì1 mi interessai sulla sua sorte. A noi altri medici militari può non infrcquentcmente accadere di trol'arsi in talu ni fran genti di fronte ad urgenze di soccorsi di ogni specie per t raumatismi rari o per casi mor· hosi rapidi ed istan tanei che non ammettono indugi e peggio ancora esitazioni. In taluna eli quelle circostanze fa d'uopo tisoh ersi a ri· correre al salasso quale agente di perturbazione nella ckcolazione sangnign:t inceppata o deviata, onde restituire ni vasi sanguigni la loro contrattilità diminuita o quasi totalmente sospesa, prollncenùo conge.>tioni ed apoplessie con grave iattura dP.li ' individuo che ne è colpito. La preseute memoria nell'attestare l'utilità, o meglio, la opportunità del salasso nel caso contemplato, può benissimo valere a ricordare l' identica sua utilitft d'azione nelle altro emorragie viscerali, semprechè esso sia praticato nel mentre avviene la emorragia che si vuole arrestare. In tali circo· stanze il salasso, come fu già. più sopra indicato, agisce col diminuire l'afflusso sangujgno nel viscere fatto segno a rapida r..ongr..stione ed anche col diminuire la. pressione intrava. scolare del viscere offeso : tutto ciò è il risultato della pronta diminuzione, prodotta dal salasso, nel volume della
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UN SALA:>SO OPPORTOXO
E non sarchLo forse anche opportuno il salasso in alcune commozioni genoral i avvonute in individui robusti e pletorici presso i quali avviene una relativa paralisi transitoria, o ]JOr meglio dire uno f;pasmo delle arterie, segnatamentc le ca]Jilla1i, per cui ne anione uno stato di pletora apparente con minaccia di congestione ed anche di apoplessia nel li· scère il meno re~istente od il più alterato, per poco che <.lnri un simile orgasmo? La i:>tanta.nea Jimin u:tione del volume della colonna san gnigna, col ristabil ire la. circolazione del sangue nei gro:>~i. ra:;i, darà tempo alla. crisi di riso l versi evit.'Lndo le gra\i conseguenze che sarebbero ùirenuto funeste senza la pron· titudine d'azione che caratterizza il salasso. E si è appunto questo suo modo così subitaneo di agire c!te renùe prezioso il salasso. Nella vita militare accadono talune circostanze nelle quali la suesposta, maniera di azione del salasso puo rendere in· contestabili servigi agli indiridui colpiti improvvisamente da. tulune \'iolenzo od infermit.ì, ed i medici militari che ue fa~;esscro u:;o otterrebbero certamente dei risultati soddisfat~Pu ti . Si è per lo appunto nelle circostanze di isolamento, Ion· tnno da tutto ciò che reude così efficace l'assistenza ospitaliera e quella di famiglia e che manca intieramente al medico_ridotto ad agire prontamente all'aperta campagna, con risorse insufficienti c torse an~.:he nulle, si è allora soltanto, ripeto, che il medico dere aver presente come il salasso possa far conseguire l' inteuto di arrecare sollievo efficace all ' infermo affidato alle sue cm·e. 'l'orino, nv\'embre 1880. D OTT. Rossr FEDERICO GEROL.UIO Cii p i tano-tnedico.
RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI
RI,TIST A MEDICA
t 1 ua a•arnlis i dn I!I (HH'ento, del dott. O. 1\. Pr.t., profl'i:SOrc u clla UnircrsitìL di Amstcnlam (Ber/in. Kli11isd1e Wocheu.-;chri(t, H ~iu~no 1 ~8 1 , n• 2a). I'nra li.si per causa psh:l!ica <li origine spinale sono stnte tle·-critte dal Hussei-Rcynolds, Todd, Hine, Lcydcn, Kohts, c recentemente dal Urieger eù altri; ma casi th paralisi pC'r causa di spn vento sono rari nella letteratura meùica; rtuindi non se•nbrcrà inopportuno riferire •1uesto narrato Ù<\1 dottor Pc!, in cui pt·r ~u più sono a notarsi dei sintomi meritc,·oli di attenzione. Un marinaio di 39 anni, mentre il 12 giugno 18t>O nella baia di Batavia, stara seduto in mare risciacquando, akuni pannili ni fu a un tratto sorpreso da un pesce cane che poco man ~ò non riusdsse ad afferrarlo, ghermendo e lacerando la biancheria che egli u.,·eva in mano. Fuori di se dalla paum sali la scala che cond uceva al ponte, ma non potè parlare e dovette ripo:;arsi. IJormi un l'uco molto iuquiet-o, e tre ore dopo ltunndo fu visitato dal mcùico, potè di nuovo parlar bene, ma appena 110teYa regg~: rsi in piedi. E i prova va un senso di peso nelle estremità inferiori ()al piede f'ino al puiJe c difricilmente potc,·a camminare. La. sera dello stesso giorno il senso tli peso e di intormentimcnto giunse tino alrombelieo. I piedi erano freùùi c insensibili alln, }Jressione, la sensil.lilità dolorifica era affatto abolita, il movim e nto a.ttivo impos&ibilc, l'urina era emessa involontariamente, r ah·o chiuso. Quindi dopo poche ore dallo sparento erari paraplegia totale, anestesia con analgesia. delle esrremità inferiori c incoutincnta di urina con senso generale di benessere. Dopo u ua notte inrtuieta cd insonne lo st-ato era, la mattina, dopo,
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afratlo eguale. Ei non aveva dolore nè febbre, non senti,·a d; essere malato, avem buon appetito. Lo stesso giorno fu trusportMo in battello allo speùale di Batavia. .Ano.:he <tui nei primi giorn i rimasero le sue condizioni affatto uguali. La vescit:a fu ruotnta col catetere, e per via di clisteri fu nllc~~erito l'alvo. Dicci giorn i dopo lo spavento, i cinque diti del piede tle$l ro cominciarono n rca~ire alla. corrente elettritn, mentre prima non cJa,·ano la minima r ear.ioue. Da, questo tempo i muscoli paralizzati cominciarono a reagire. Ycr.so la tiue di luglio, cioè sci settimane dopo l'acmduto, tornarono anche i movimenti attivi prima nel piede destro, poi nel sinistro, cosi~ chè in agosto il mttla.to potè muovere qual~hc passo intorno al Jet to. In pari tempo compan·ero spontanei ma non forti mo,·imenti convulsivi nei mcmhri paralizzati; la sensibilità tattile tornò a poco a poco, il senso di torporo scomparrc c la funzi one della vesc ica mi~liorò , solo la sensibilità cloloritica. non torn0. Lo stato andl.l sempre migliorando gradatamente, cosicchè il malato, bcnt hè la sensibilità e la funzion e della vescica lascia;scro ancom qualche cosa a dc ~ idemrc, potè il 12 ottobre, con l'aiuto di una cruccia condursi <ht se al battello, sul quale tornò in pntria, ad Amsterdam, dove giunse il·l. febbraio. Il 2 fcbbmio entrò nello speciale eli Amsterdam nella clinil:a del prof. Stikirs. Egli arcn1. aspetto di uomo sano, si senti,·a. bene, so lo lamentanrlosi di debolezza alle gambe e alla vescica., di contrazioni spontanee e della totale man canza clelia sensibilità dolorifica tino nll'omhelico. Al di sopra, comprese quelle delle estremità superiori, tutte le funzioni sono nonnnli. Di tanto in tanto si manifestano contrazioni involontarie principn.lmente sotto forma di fl essione dell'articolazione del ginocchio. I movimenti attivi possono tutti essere eseguiti, solo la forza è diminuita. Esiste quindi paresi delle estremità inferiori. I mo,·imenti passi\· i si ese~-rui sco no tutti bene, non vi sono quindi contratture nò alcuna resistenza anormale dei muscoli; la coot·di zione è affatto indisturbata. La riflessione tendinca (fenomeno del ginocchio) è molto aumentata, si manifestano estese contrazioni anche quanùo si stringono un po' fortemente i muscoli o si danno dci forti colpi s ulla tibia e sui muscoli. Le eccitazioni meccaniche proYocano fa cilmente i mo,·imenti riflessi. La sensibi lità tatt.ile è affatto inal-
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te rata e cosi il senso del calore e della pressione; le pnrestesic sono cessate. La sensibilità dolorilica però è atratto abolito. dai piedi o. una linea orizzontale che passa per l'ombelico ; esiste quindi analgesia. La sensibilità elettrica è molto diminuita ma non abolita. Le forti correnti destano Fpesso estese contrazioni r etiesse. Non esistono di sturbi trofici o vasomotori. La colonna vertebralc non presenta a lcuna anormalità, non vi è alcun punto doloroso allr~ pressione o alla percussione. L'urina è torbida, di r eazione alcalina; la quantità è cir ca 2000 cc., il peso specifico 1020; sul fondo precipita poco muco o marcia; non contiene albumina. Il malato ba frequente stimolo di urinare e d eve a1Trettnrsi a farl o per tema di pcnlerc inrolontnriamente l'orina. L'alvo è pigro, ma le feci non son~ in\·olontnriam enLe evacuate. Il malato si lamenta di erezioni notturne senza cjaculazione. Il passo è paretil:o, un poco strascicante, può solo camminare pochi passi e il suo anda re non è sicuro. Tah·olta si producono spontanee contrazioni che quasi gli tolgono l'equilibrio. Camminando è costretto a orinare molte volte c dere subito c.edere allo stimolo, u.ltrimenti segue l'incontinenza. I sintomi pri nei pali del nostro malato sono dunque: paresi ùcllc estremità i nferiori, analgesia con inalterata sensibilità tattile ed aumentata irritabilità refle ~sa a lle estremità inferiori fino all'ombelico c debolezza dt'lln vescica. Lo stato rimase eguale nei primi giorni. Il 16 febbraio fu applicat.n per un'ora. una forte magnete al I ato esterno della cosci:\ sinistra con meraviglioso effetto, poichè il malato che nYnnti era affatto analgctico, cominciò a sentire 1Jenissimo le p un tu re di spillo, i pizzicotti, ecc. come sensazioni dolorose. Durante l'orn che stette applicata la magnete seguì <:Juattro volte la emissione d'orina chiara e pallida. Dopo alcune ore l'urina. tornò di nuovo alcalina e torbida.; ma si mantenne la sensibilità dolorifica, come anche ora si mant.iene, 12 giorni dopo }"applicazione della magnete. VisttL In mara\"igliosa influenza della magnete sulla evacuazione della orino. fu di nuovo subito applicata e sempre con lo stesso s uccesso, cbè l'orina durante l'applicazione e alcune ore dopo u sciva pallida e limpida c di reazione neutra, mentre prima era torbida, scura e di reazione fortemente alcalina. Il peso specifico rimase lo stesso.
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RIVISTA Or~ ri capitoliamo : In un uomo prima affatto
sano si manifestar ono a lcune or e dopo un forte spavento, la paraplcgia, l'an estesia e l 'analgesia delle estremità inferiori tino all'ombelico nn i· tamente a deholezza della vescica e costipazione alvina, senza. alcun dis turho trofico e con mantenimento d el ben essere generale . M entre gradatamente andava migliorando comparvero fenomeni di aumentata eccitabilità riflessa. Dopo alcuni mes i persis t ono questi quattro sintomi speciaU: l • paresi delle estr emitil inferi ori fino all'ombelico; 2• analgesia; 3• aumentata eccit abilità ritlessa nelle stesse parti e 4• debolezza di vescic1t con consecutivo catarro v esci cale. D el r est o esiste generale euforia. D op() l'applicazione per un'or a di una forte magnete cessa e non più si manifesta l'a nalgesia. Ai primi di marzo le condizioni d el malato sono decisamente migliorate. L a paresi d elle estr emità inferiori è notevolmente diminuita, rosicc hè i l malato può con l'aiuto di un bastone quas i senza impedimento passeggiare nel g iardino. L 'eccitab ili u\ riflessa è meno di prima esaltata. La sensibilità tatti le è affat to normale, c cosi pure la dolorifica dopo l'applicazione d ella magnete. L'orina è meno torbida, di r ea zione neutra o debolmente alcalina. L'inferm o s i sente benissimo, solo si lamenta talvolta di un senso di stancilczza nella porzione lombare de lla miùollaspinnle. Del resto dice egli stesso di essere molto migliorato nelle ultime settimane. Questo caso dimostra luminosamente l'azione de llo spavento s ulla funzion e della midolla spinale; il fatto è dunque superiore ad ogni obiezione. X eppure è difficile il dire in qual parte d e li:\ m idolla spinale risiedeva la lesione, poichè i sintomi non posson () deri vare che da una afrezione d ella porzione lombare della millolla. P erò difficile è decider e la questione quali sono le vie di. comunicazione della porz ione lombare ch e sono malate. Ammettendo che la sostanza grigia in qualche parte della por zione lombare (al di sotto d ella uscita dci nervi dci muscoli add ominali ?) abbia perduto il s uo potere conduttore, quasi tutti i fenomeni d ella malattin sono facilmente spiegati. L 'analgesia senza disturbo della sensibilità. tattile e l'a umentata eccitabilit:ì, riflessa, stato ch e non raramente si osserva negli uomini n ella incompleta narcosi cloroformica, s i spiega facilmente per una.
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completa divisione o disturlmta funzione della sostanza gtigin . L'anmentattt eccitabilità riflessa è pure in accordo con ques ta spiegazione, poicllè cs5entlo inattivo l' apparato moderatore esistente nel cervello, molto più facilme nte s i destano, come è noto, in tal contlizione i moYimenti riflessi. Anche ht indebolita funzione della vescka 11011 è contraria n questo concetto, come non lo è la pares i delle estremità inferiori e della t·egione inferiore del ventre. Ma è pur possibile che i disturbi per ul timo mentovati procedesset·o da una disturbata c 11011 ancora ristabilitn, funzione d ella sostanza bianca. ~cl principio della mal::tttia, tutta ht porzione Iom bare dt>lla mi41olla ~ pinale sembra essere stata malata. Ora soffre prin cipa lmente, forse anche esclusivamente, la sostanzu g rigia ùeUa. porzione lombare. Molto piit difficile a risolvere è quest'altra quistione: se s onosi prodotte delle alterazioni organiche, una mielitc, nella porzione lombare della mi1lolla spinale; o se la m(l.lattia della sostanza grigia è solo costituita da un disturbo funzionale. Che dopo una spavento od altre violente commozioni psichiche possa et\'ettivamente generarsi la mielite è dimostralo dalle osservazioni dell' Hine, Lcyden e Brieger, in cui furono riscontrate dopo morte alterazioni anatomo-patologichc. Ma tutto il corso della. malattia nel nostro caso fa presagire che altern.zioni organiche non vi sono. L'acutissimo insorgere dei fenomeni nel corso di poche ore, senza consecutivo decubito cd altri disturbi; la totale mancanza di dolore e la perfetta euforia non sono d'accordo con una grave lesione della midolla spinale. Anche l'aft'ermazione del!' intelligente malato di andare soggetto a passeggieri peggioramenti dopo qualche eccitazione psichica, e il meraviglioso effetto d ellu magnete s uJia analgesia sono difflcilmente concili:tbili con l'idea delle alterazioni materiali: oltre a ciò la forma morbosa non somiglia ad alcuna delle note malattie della midolla spinale. Quanto un disturbo puramente funzionale della midolla spinale possa somigliare ad una mielite lo dimostra il seguente caso già dall'autore pubblicato di pseudo-sclcrosi ln.terale. Riguarda un bracciante di 50 anni che fino dal 1849, ogni anno ad estate inoltrata. ammalava per alcune settimane di psoriasi generale; ed ogni volta si manifestavano in pari tempo i pii1 s<tnisiti fenomeni di sclerosi laterale: andatuu a scosse, eccitabilità ri-
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fl ~ssa straonlinariamcnle esaltata, contratture o rigi1lilà
musco-
lare, ccc. Quando la psoriasi in primavera volgeva r. gu~u·igio n r, andte i fenomeni s pas modici si dileguavano per tornar ùi nuoYo col ricomparire della malattia. cutanea. ~egli inten ·alli liberi, il malato cammiua,·a come un uomo atratto sano, mentre r1uanùo era in corso la psoria.,;i appena poteva tnuovere qualdte passo. In 11uesto mabto man ~:ara ogni altro s into mo di maluttia s pinale e il suo s t<tto cambiara in modo così singolare clte era forza. ammettere un dis turbo puramente funzionale (dci cordoni Laterali:-) che muovesse in modo ri tlcsso dalla cute malata.. Spiegare la mirabi le azione della magnete s ulla sensibilità dolorith:a tic! nostro malato è ora impossibile. Solo è permesso s upporre che sotto l'uso della magnete si effettui un cambiame nto molecolare nella sostan7.a grigia (per esempio una nuova dis posizi one ddle molecole come per la. elcttricitti.) da. cui sia di nuovo ristabilita la comunicazione col cervello. Anche più tlifricile dorrebbe essere lo spiega re come agisce la mag nete s ulla evacuazione della urina, fal lo che, per CJUll.nto m '~ noto, non è stato lin qui ùa nessuno indicato. Io credo che il colore J>iù chiaro e la m:tggiore trasparenza e la. reazione neutra dcii 'orina debbano dipendere da un più brere soggiorno di essa nella vescica, p oichè sotto l'azione della mag nete l'orina è emessa più spesso. F o rse anche si stabilisce allora. una migliore comunicazione fra i nc ni della ,·escica e il ccrn~llo. Rapporto alla patogenesi vi è ancora molto ùi oscuro. È probabile che un ùi:,turbo di circolazione sia l'anello di congiunzione frn una violenta commozione 11sicltica e il disturbo spinale. È noto c.: !te dopo una forte sclissa morale ( per esempio lo spa r e n t o) si origina una irritazione tlel ccnt.ro vaso-motore, produltdcc di una generale anem ia e quindi anche nella midolla s pinale. :\la pcrchè nel caso nostro s pecialmente nella porzione lombare: l 'en;ltè c1uesla parte della midolla era. il locus rnhto,·is 1·csisteutirr nel nostro malato, trovandosi ques ta in uno s ta to eli esaltata eccitabilità. per l'abuso del coito, a cui egli si era. dato nell"ultimo anno. Questo caso dunque mostra meglio di ogni altro, la. tlnnno~a influenza di llll:.l. improrvisa commozione psicltica, eli uno spa r ente, sulla genesi di una paralisi spinale ; esso si ùistinguc poi
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per un complesso di fenomen i che non si è riscontrato nei cas i di paralisi da spavento fin qui pubblic:J.ti, e mostra finalmente !"effetto veramente maraviglioso della magnete sulla analgesia e sulla evacuazione deLia. orina.
Idro-telefono medic o (Il Pro,qresso n.• 1-l, luglio 1881).
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Dal sig. prof. Sabatucci venne immaginato un apparecchio idro-telefonico per constatare le vib~azioni comunicate attraverso dei liquidi. Quest'apparecchio si compone di due cilindri di piombo del diametro di cinque centimetri con pareti di mezzo centimetro d i s pes sore, chiusi ai due fondi da due lamine sottilissime di feno . Nella parte anteriore i due cilindri sono muniti di ona imboccatura di legno non dissimile da quella del telefono Beli, al centro della quale è innestato un condotto di caoutchouc, c be fa l 'ufficio di pot·tavoce per potere ascoltare a qualche di stanza. dall'istrumeut.o. Nella patte posteriore poi v'ha un elettromagnete molto sensibile, che comunica con un microfono ed una batteria che possono essere poste in luogo distante dall' apparecchio. Inoltre, i due ~ilindri banno ciascuno un'apertura superiore per introdurre i liquidi, ed una inferiore, munita di rubinetto, per essere vuotati. La difficoltà d'istituire esatti confronti, vuoi nel tirouro, vuoi nell'intensità dei suoni, quando si procede nell'esperienze, hanno indotto il uominnto sig. Sabatucci a costruire quest'apparecchio con doppio cilindro, in guisa che ciascuno, avendo l'appendice del relativo condotto di caoutcbouc da poter P.sser tenuto contemporaneamente uno in un orecchio e l'altro nell'altro, facendo in ciascuno dei cilindri (durante l'ascoltazione) i dovuti cambiamenti dci liquidi, si può con esattezza calcolare la. dilferenza dei suoni. Col medesimo aplJarecchio si è potuto verificare che quelle parole e quei suoni, praticati innanzi a l microfono quando i cilindri non contengono alcun liquido, sono debolissimi cd affatto indistinguibili; che medesimi divengono rnnlto più intensi e distinti coli 'apporvi un liquido di una certa densità, e che raggiungono infine la più perfetta intensità c distinzione quando n ei cilindri si ponga un liquido relativamente meno denso.
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Dnl fin qut esposto apparisce chiaramente che un apparecchio di tal natura, oltre ad una serie di esperienze puramente fi siche, può aprire un nuovo campo ad esperienze che riguardano la clinica medica, eù a tal uopo l'auto re ba creduto chiamarlo I drotelefono medico. Difatti è già nota la teoria del prof. Baccelli rho ammette la trnsmiss~one dei suoni attraverso i liquidi endoplcurici, e coll'esperienze fin qui eseguite, sebbene incipienti e non perfette, si può asserire che le medesime sono in pieno acconlo colla teoria sopracitata.
Den·uzloue e~o~tesiogcnn. del vcscicantl, del d ottor GnossE·r (Ga:zella mdtca ilalùmct- L ombanlia, n• 30, 30 luglio 1881). L'autore ha potuto studiare questo argomento nuovamente sopra un uomo di 7tì anni, cieco, che nel 1873 aveva av uto n n:l emiplegia destra, di cui prestamente guariva. Qualche mese d opo apparve una completa emianestesia, con paresi leggiera del lato sinistro. {~uest'u omo non era nè affetto da saturnismo, n è da sifilid e. L 'emiplegin. datava da. sci anni, quando vennero istitui te le esperienze. L'applicazione di un vescicante s ul deltoide a sinistra, portò la sc•nsihililà dopo qualche orn nel membro superiore e nella faccia. Il vescica.nte s ulla coscia fece scomparire la anestesia e m odificò la paralisi. Il ritorno della !'Cnsibilità non si fece per territori i nervosi, ma secondo le norme che anatomicamente derivano dai rapporti della periferia. coi tegumenti spinali. 11 ri torno delht sensibilità fu centripeto sull'arto s uperio re, c sull'arto inferiore centrifugo. Non avvenne il fenomeno d el traus(et·t. A capo di qualche mese tornò l'anestesia; ma tornò a riprese, transitoriamente, prima di stabilirsi. Pare che il vescicante sul medes imo indiYitluo effettuasse pure una azioM termogcna, indi pendente dalla estesiogèna. Alcuni non presl,ano attenzione a questi fatti, i quali son o constatnhili cln ehicchessia, pu1·chè siano provocati nei dovnti modi erl osservati dili~entemente. Noi attestiamo, dietro nostre esperienze, la verità di questi e di altri fatti analoghi, e rileviamo sempre più la importanza che essi acc!ltistauo nella pratica.
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So nna bno-va malatti ;~ provocata dalla sallTn d'nn bambino morto d 'idrofobia, dei dottori PAsreua e C RAMBERLAli'"D ( Centt·alblatt {fw die mcdicini.~cllen W issensclw{let~, 25 giugno 1881.
Con In salivo. di un bambino morto in 4 ore per idrofobia, fur ono innestati due conigli, che morirono dopo circa 36 ore. Passate parecchie ore dallo. loro morte, si proseguirono gli innesti, e precisamente con saliva c sangue ùi questi stessi conigli. In seguito si innestarono altre generazioni. Gl'innesti produssero sempre la morte nello spazio di 24 ore circa. L 'autopsia dimostrò rossore e gonfiezza delle glanùul e lin f:tliche in prossimità. al punto d'innesto e rossore alla trachea con spuma sangnign;L ~el sangue si trovò il " microbo , deUa malattia in forma di piccoli bacili i, il r1uale microbo è facilmente coltimbilc nel brodo di vitello. Lo sue coltivazioni che sogliono presentarsi in forma di catenelle danno origine alla malattia ora dcscl'itta. Essa si distingue essenzialmente dalla vera idrofobia, la quale, com'è noto, è pure trasmissibile ai conigli. Gli autori si occupano ora degli studi relativi a questa affezione, e o.i suoi rapporti con l'idrofobia.
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IJn caso d 'Incisione del pericardio, del dottor S. RosE~STEIN (Centralblalt {ur die mc1licinischen W isscnschaflen, 25 giugno 1881). In un ragazzo di 10 anni fu diagnosticato uno spandimento pcricardiaco. Nella puntura. esplorativa colla sciringa di Pravaz, venne dimostrato trattarsi di uno spandimento purulento. I..a puntura con l'apparecchio di Potain non ebbe che un effetto passeggero; tanto più, perché alla. mo.lnttia originaria s'era unita una pleurite sierosa dal lato sinistro. Usando tutte le cautele antisettiche, si praticò l'incisione tra la quarta e la quinta costa, vicino o.llo sterno; si estrasse una grande quantità di pus, e si applicò il drenaggio al pericardio. L'operazione ebbe un effetto m eraviglioso sullo stato generale dell'ammalato. IO giorni dopo, l'essudato pleuritico si fece anch'esso pnrulento, e si dovette pro-
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RlVI~TA
cedere ulrapcrtura della pleura. In seguito a questa seconda operazione In guarigione non si fece aspettare, e l'ammalato fu congedato lO settimane dopo. Il dottor Hosenstein fa in proposito le seguenti osservazioni: l" che la pericarditc puruleut.a può fare il suo corso senza febbre ed edema; 2• che non si deve omettere t· operazione pel timore di aJlerazioni miocarditicbe, poichè i sin· lomi possono trarre in inganno; 3• che nelle abbondanti etl'usioni del pcricardio il cambiamento di posizione del malato può lasciare immutata l'area dell'ottusità.
Bagni di mare e glio 1881).
s ordi tà. (Le Réveil m édical, 23 lu-
Il dottor Su ne y l'l'lo!in di Barcellona pubblicò dicci casi d1 sordit.'L, avrcnuti in seguito a bagni di mare, e cagio nati dall'acqua salata,, pervenuta sia direttamente sul condotto uditil'o e sulla p:tretc esterna del timpano, sia sulla tromba per mezzo delle narici. Tre di questi pazienti cliYenuti sordi dicevano di aver risentito un turbamento, seguito da ronzio e pesantezza di testa, quando uscirono dali 'acrtua. Nel loro condotto uditiyo esisteva una grand•• massa di cerume compatto, che occupava la met:ì. del condouo utlith·o esterno fi no al timpano. Un getto continuato di aC•JUa tiepida disgregò il cerume, e lo portò via completamente. I sintomi scomparrero rapidamente, ad eccezione del ronzìo, che cessò solo dopo alcune ore di riposo. Il quarto malato soffriva di tale otalgia al lato destro, che non si potè adoperare il getto d'acqua tiepida. Si dovette anestesizzarlo per poter estrarre le grandi masse ceruminose, la qual cosa gli recò notevole sollievo; a questo seguì la cessazione d~lla congestione timpanica, e il ritorno allo stato normale. In un altro gruppo d'ammalati, i condotti uditivi non contenevano cerume. I n questi pazienti s'era formata un'otite estrrna con prurito, una sensazione di scottatura, e dci battiti fugaci; un ammalato poi fu perfino colpito da cefalalgia, da febbre, da alte· razioni digestive c da uno gtat.o soporoso, che bisognò combattere, mediante l'applicazione di sanguisughe sul davanti del trago.
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Tutti questi individui avevano la mucosa del condotto uditivo molto sottile, e la più parte fra essi aveva antecedentemente sofferto di erpete e di eczema retronuricolare. Quelli che dopo il baguo avevano sentito durezza di udito avevano pure provato la sensazione d'un'ostruzione profonda, ronzii continuati, sordità. e talvolta 1111 leggero prurito nel condotto. D'altra parte, l'esterno era sano, il timpano poco brillante, il manieo del martello orlat.o di rosso con una. leggern. concavità anormale. La tromba d'Eustachio, leggennentc ostruita, ritornò libera. dopo la seconda o la terza doccia aerea eseguita mediante il catetere. L'autore è d'avviso che in questi casi, le lesioni dell'orecchio medio si possano riùun-e a due: l'otite media granulosa con essudato mucoso, e l'otite media con propensione ad invadere il tessuto connettivo, o la sclerosi dell'orecchio, come la chiama Troltscb. Egli crede, che l'acqua di mare entri dalla narice, arrivi alla regione naso-faringea, ove provoca delle contrazioni, tanto del velo del palato quanto del muscolo pcristafilino esterno e penetri fina.lmcnte nella tromba d'Eustachio, permeabile per sè stessa e mantenuta d.ilatata. dall'azione muscolare. Ulteriori osservazioni precise e categoriche permetteranno di stabilire, se queste lesioni uditive sieuo il risultato della semplice azione dell'acqua, ovvero se questa sia soltanto la causa occasionate d'un processo morboso antecedentemente elaborato. Il dottor Sune termina nniformandosi all'opinione di Jones, che inibisce i bagni di mare a tutti coloro, che soffrono o soffersero malattie d'orecchi. Se questi bagni sono loro indispensabili, è necessario che evitino d'inghiottire l'acqua, o di aspirarne dalle narici; debbono anzi otturarsi le orecchie con un tappo di cotone molto compatto. Se, dopo il bagno, sentono bruciore alle narici o alla retrobocca, bisognerà aspirare dell'acqua pura }ler togliere tale incomodo. Se l'acqua di mare fosse penetrata nel condotto esterno, lo si laverà con acqua pura, mediante una siringa, o un contagoccie e vi si applicherà per un paio d·ore un tampone di filaccica imbevuto d'olio di mandorle dolci. Queste precauzioni sono indispensabili nei casi di otorrea, specialmente se la suppurazione proviene da una perforazione del timpano.
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.Nuovo trattamento deUe atre zloul articolarl snb· a c ot.e e croniche (A1·chires ml:dicales belaes, giugno 1881). Queste afl"ezioni apparte ngono, tanto alla chirurgia, che alla medicina. Si sa r1uanto variabili c capricciosi siauo i risultati del trattamento con l 'iodio, coi vescicanti, ecc. Noi desideriamo richiamare l'atte nzione ùci pratici s ull'uso di una nuova sostanza, l'oaka.m, !Hloperato con s uccesso da l s ig nor Costantiuo Paul ne ll'osped;\le Lariboisiè rc. L'oakum , come è noto, è niente altro c he canape impregnato ùi catrame. I marinai se ne servono per ca lala tare le loro imbarcazioni ; c si può procurarsenc in tutti i porti di mare, cd anche dai dro~rhi c ri. La prima provvis ta di oakum, adope rata dal s ig nor Costantino Pa u!, provenne dall'Ingbi !terra, e fu fornita dalle farmacie inglesi. Negli scorsi g iorni fummo sorpresi del migliommento prodo tto dall' 1mkmn in un'artrite blenorrag ica. del g inocchio da, cui era allfllta una donna. L'articolazione era stata avviluppata com plt>tamente in questo canape catramato, di uno a flue centimetri di s pessore, e rimasto in permanenza intorno al ginocchio . Il signor C. Pa.uJ adopera IJUCsto medi.camento anche nell'artrite deformante, di cui egli migliorò consideml)ilmente un cnso nel periodo di qualche settimana. L 'oakum non riesce soltanto nelle affezioni articolari, ma in tutti i casi, in cui è raccomandata l'applicazione dell'iodio; produsse anche ottimi efl'ctti nella brou<:hi te, sostituendo l'empiastro di pece di Borgogna. La prima applicazione tcra peuti ca cl cll 'oa.lwn~ è dovuta ad un ingegnere inglese, cbe l'avrebbe consigliato ai marinni, c he soffrivanodi dolori articolari. Fu proprio per un caso singolarissimo, che il dotto medico dell'ospeùale Lariboisière venne a conoscerlo.
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Ferite prodotte dalle s o sta.uze C!òp lo d ~ntl tU mo• tlerotL lonmzioue , del dott. EuuEKJO U ocHAIW, mcdit:o di mari nn di 2• classe. ( R enve miltlttin: de m~tler.:ine et de cllirurr;ic, n• 4, 1881). I differenti modelli ùi torpedini, adottati o s perimentali dalla marina m1litare, introdussero nell'armamento nuore sostanze esplodenti, e s peciahncute la. dinamite c il t:otoue fulminante. La dinamite serve pure a preparare i fornelli da mina del genio. Lll. manipolazione c la preparazione di questi agenti, diedero origine a molti accidenti, i quali permettono ormai di studiare i loro effetti, c di conoscere le lesioni che possono ris ultare Ùll.l loro uso metodico in guerra. Il signor dottor Rochanl, raccogliendo tutto ciò che si riferisco all'argomento, facendo numerose Oli originali ossen ·a_zioni, tenendo conto di alcune note puhbli<:ttte da medid d<:lla marina francese, e russa, ne forma una ri vista. complessiva, e con critica giudizioso., e con esame ragioMto dci fatti, giunge a conclusioni iuteresso.utissimc. L 'autore studia i ùisonliui prodotti tlal picrnto di potassa, e rammenta a tale proposito le autopsie di Tanlicu, in seguito all'accidente dei magazzini di Fontaine. Viene poi a pnrlare del fulminato ili mercurio t:on le vittime colpite dalle bombe Orsini, e con quelle della via Béranger ; col cotone fulminante si vassa allo studio del materiale da guerra, e vi troviamo, oltre le esplosioni ùel BoudJCt e di ~ew -1\Iarket, sette osservazioni s ulla dinamite. L'autore ne prescuta sei, e qualche a.utopsia delle più concludenti. Questi ultimi accidenti furono quas i tutti prodotti dalle torpedini.
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K o n potendo seguire l'Mtore passo a passo, ci limitiamo ~ riassumere le principali opinioni, ch'egli emette nel modo segucn te: l o I gas svilupJ>ati dalle deflagrazioni di queste sostanze, noo irrompono con la stessa energia in tutti i sensi; il principale sforzo si produce sempre sul piano di resistenza, ed è ciò che dii a questi gas la loro potenza formidabile. Tutte le volte che uno di qncsli corpi scoppia. all'aria libel·a., si appoggia dapprima sulla superficie che lo sostiene, cd esercita poi la sua violenzo. sugli oggetti, che gli stanno più da presso. Questo sforzo agisce in tre direzioni principali; nel senso verticale in basso e in alto, e nel senso orizzontale. La spinta in questo senso prevale sugli ahri clne. Al momento dell'esplosione si produce un'espansione circolarmente trasversale. Le lesioni so no sempre nettamente limitate e le regioni prossime a. quelle, in cui si constatano questi gral"i disordini, sono assQlutamente rispettate. Quanto alle ferite, queste si devono unica,mente all'espansione dei gas cd alla loro relocità. Essi agiscono, toltane la violenza, nel modo stesso del rento quando, in un uragano, torce le sbarre di un cancello. 2• Il fatto che attrae più vivamente l'attenzione nell'esame delle ferite prodotte dalla dinamite e dal cotone fulminante è l'assenza di sco~tature. La sola. spiega~ione che si possa dare n questo fenomeno è la rapidit..ì. della combustione stessa all'aria libera.; i vestiti sono lacerati e ridotti a brandelli, e svelte le membra prima che il getto della fiamma abbia avuto il tempo di bruciare i tess uti. Le ferite prodotte dalla polvere sono differenti: le regioni ofrese sono nere, pergamenacee, e d'ordinario non sanguinolenti; le ferite estesissime, e presentano tntti i gradi
della. scottatura, aggravata per lo più dalla combustione delle vesti; i capelli c le sopracciglia bruciate; le fertte dolorosissime lasciano cicatrici larghe ed aderenti. Con gli agenti esplosiri che formano oggetto di questo studio, le ferite sono sanguinolenti c rosse, e se qualche volta. sono circondate da un cerchio nerastro, questo non è che l'effetto della contusione; le lesioni, in generale sono limitate alla regione che ha sopportato tutto lo sforzo del hl causa vulnerante; le parti ricoperte di pelo sono protette. La dinamite le spolvera di bianco per la si! ice, che può incrostarsi nella 1>ellc e produrre un tatuaggio bianco. Final-
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mente, le ferite sono un po' J1iù lente a guarire, ma non sono accompagnate da quei dolori vivi prodotti dalla polvere. a• In conseguenza dei traumatismi sparentevoli cagionati da queste materie esplodenti, avviene quasi sempre la morte immediata. Ancorchè il ferito possa sorpassare il periodo traumatico, se egli non soccombe in conseguenza dello ~ltock, il pronostico è ancora sempre gravissimo ; l'amputazione immediata, quanùo è possibile, è imposta al chintrgo, il quale deve osservare lo stato delle parti, per non esporsi e conservarne di quelle condannate allo sfacelo. Una lesione che può parer grave, è la congiuntivite traumatica, cagionata dall'espansionfl dei gas carichi di silice; la congiuntivite é intensa ed è accompagnata da enorme chemosi; la cornea può essere ricoperta da uno strato bianco sporco, prodotto da un residuo di silice. La situazione parrebbe perduta.; ma gli emollienti riescono, per lo più, a mutarla; la chemosi scompare, e in capo a due, o tre giorni l'occhio ritorna presso a poco al suo stato normale; i grani di silice si scoprono sulle medicazioni ai due angoli dell'occhio. Il trattamento delle ferite non presenta alcuna indicazione particolare.
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Operati dl tracheotomla e loro destino (Archives médicales B elges, giugno 1881 ). Il dott. 1\langeot de Troyes comunicò all'Accademia di medicina. un lavoro interessante, dal quale risulterebbe, che i bambini, che s ubirono la. tracheotomia, non giungono d'ordinario all'età maggiore; e che soccombono, o per enfisema polmonare o per tisi laringea. L'autore attribuisce alle canule metalliche la causa di questi lontani disordini. Bisognerà dunque non sconsigliare quest'operazione, ma modificarla. n sig. dott. Martin di Boston trovò d& poco un metodo operativo, in cui i tubi metallici, o altri, sarebbero aboliti del tutto ; bisognerebbe, se è possibile, riscontrare questo metodo prima di accetw.rlo, per diminuire gli accidenti secondari, in conseguenza. dci quali, i l sig. Mangeot vide tre operati guariti morire prim:t d el loro d odicesi mo anno. ')4
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I medici militari interrogati. da venti anni in quà, risposero unani.mcmcntc, che essi non avevano memoria di aver trovato nei coscritti la cicatrice tipica della tracheotomin. I medici ùei consigli di l'evisionc potrehltcro facilmente verificare questo f:~tto importante.
l •'crlta av, •c lc m •ta du cl•rlc d e n tal e. Nota del professor F 11.1PPO Luss AN.\ (Ga.z.zctta medica italiana- Provincie reuete,
n• 29, 16 luglio ltl81 ). Giorni sono, in un paesello della Francia (Dieulefit) moril'a una giovane ventenne, dopo ci nquc giorni di malattia, in seguito ad una puntura di spillo. La poveretta s i puliva i denti con uno spillo, che a vera levato dal corsetto e che, scivolando sullo smalto del dente, le punse il labbro inferiore. Due giomi dopo, illalJbro si gonfiò; la infiammazione s i comun icò alla testa e volse a gan· grcna, spegnendo la vita dell'infelice. È da credersi che la ma· tcria settica della carie, ond'orasi copiosamente intrisa la cstre· mit~\ dello spillo, nell'atto di frugare con essa entro al dente ca· ria.to, venisse profoud,tmente i n oculata nel tessuto sotto-mucoso. como si farebbe IJer la inoculazione del vaccino o di altro virus. Quindi una febbre d'assorbime nto e di infezione. Nei nostri tempi, in cui si parla tanto dci prodotti settici ùella Jmlrefazione, il caso narrato ha della importanza teorica per sè stesso, cd lta pure delln importan:t.a pratit:a, per raccomandare delle cautele in riguardo all'accidentnle innesto di qualsiasi materia pu· trida. Questo fatto poi ci serve egregiamente a spiegare l 'altra aun· logn osservazione (l), intorno ad nn avvelenmnento 11er scmguisu· [Jt,. Ricordiamo che trultavasi di un uomo il quale soffri va di male ai denti, ed avendo applicata una mignatta s ulla gengiva, ne nv· venne dopo due ore un gonfiore che si estese alla guancia, al collo, al petto, al capo, con febbre ardente, delirio, tremiti con· vulsivi, vomito e in brevi giorni la morte. Evidentemente (osserva il relatore) co!Ja ferita della. mignatta si inquinò l'organismo di .un virus che non si potè conoscere. Si potrebbe soggiungere che il vims derivava dalla carie dentale, o si annid:tva entro il dente cariato (v'era del male ai denti), (l) V. Glo~·nale di Mcd. Jllilita1·e, ottobre 18$.
CHIRURGICA
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donde venne portato coi movimenti orali nella recente soluzione di continuo, operata dalla mors ic.atum della. mignntta, e quindi, facilmente assorbito, !produsse una rapida malattia settica. Nel primo caso l'iuocula:.:ione venne fatta me1lian te la puntura di uno spillo, intriso della mate ria virulenta; nel secondo caso la penetrazione e l'assor bimento ddln. materia virulenta ebbe luogo mediante uua recente c profonda soluzione di conti nuità. E questo secondo caso è rlctto forse 1111ico negli awwli medici; c l'nltro caso viene narrn.to come strauo c mcra,·iglioso. Ma forse in ]1l'atica codesti au~o -avvelcnamcnti, nel decorso di varie malattie, sono più frequenti di quan to lo si creda, quantunque d ebbano passare sotto la rubrica di fase natumle infettiva della mnlattia. Comunque, giova ricbiama rvi lu ossenazione dci medici.
D e lle rescz!iout nrUcolarl nella c birurgin. <li g uc r• ra, per E. l>a LORAIE (Re L'Wl de rnédecine et chin"·gie, fuse. di aprile e magg io 11:>81). La pubblicazione del dottor Delonne è un la roro critico cd analitico sull'importante argomento delle rcsczioni artieolari, preceduto da una parte storica, ricco di ammaestramenti clt irurg ici c largamente corredato da cifre, sui risultati funzionali e definitivi ottenuti ne lle varie guerre che si sono succedute dalla fine d e l secolo scorso alla guerra russo-turca dal 18ì6-78, ricavando i ùa.t i specialmente dall'opera ins igne del Gurlt pubblicata nel 1 880, ove sono riunite le 3GG7 rcsczioni articolari prruticatesi dal giorno in c ui questa modalità chirurgica entrò nel C<lmpo dellp, pratica, fino al suo pieno possesso. Dalle conclusioni però, per dirlo sin d'ora, verrebbe a raffreddarsi alquanto l'entusiasmo eccessivo }>Cr le resezioui nella chirurgia di guerra, se, per comp enso l'autore non additnsse una via nuora da tenersi, basata sui risultati funzionali e definitivi ottenuti sino ai nostri giorni. Proposte da Faurd, Bouchcr, Dilgucr, 110i da Moreau, da Bar-le-Due, le resezioni articolari traumatiche, scrive l 'autore, n on cominciarono ad entrare nella pratica chirurgica di guerra che alla fine del secolo scorso durante la guerra della repubblica. sotto gli auspicii di Percy e di Domenico Larrey.
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Fu sulla spalla e sul cubito ch e si praticarono le prime resc~ioni articolari per ferite d'arma d <l fuo co. Le relazioni di queste guerre segnalano 16 casi di r esezione della spalla e 4 del cubito; ma senza dubbio il numero di queste operazioni fu mollo più considerevole. Gia, nel 1795, dice Percy, di aver visto a Sabalier nove militari di differente grado i quali dovevano la conservazione del loro braccio alla resezione ed insiste ne' suoi scritti a farrimarcare i ri ti nltati favorevoli ottenuti dal punto di vista della conservazione dei movimenti. I n Inghilterra le resczioni per C<\usa patologica hanno preceduto le resezioni traumatiche, secondo Pil.rke; infatti n è Rennen nè GuU1rie fanno cenno nei loro scritti di resezioni per traumatismo di guerra. Nell'annata tedesca, alla stessa epoca (1793) accadde lo stesso, se si eccettua un sol caso di resezione parziale del cubito praticata Ù.l Gorke. Fino a llaudens le r csczioni art-icolari sono a stento utilizzate nella chirurg ia militare. È ad Oppcnheim che si deve poi l'onore della prima operazione sull'anca per traumatismo di guerra ( 1829). Con Baudens le resczioni cominciano a penetrare nella pratica della chirurgia cd i suoi insegnamenti, le sue operazioni eseguite durante le campagne d'Africa fissarono di nuovo l'attenzione sopra le escissioni articolari, ma specialmente su quelle della spalla c del cubito. A partire da quest'epoca le resezioni sono praticate nelle campagne successive in proporzione sempr~ crescente. Nella. guerra del Caucaso (1847) sette r esezioni. Durante la rivoluziono di Parigi e di Vienna (1848) altre sei. Colla guerra del 1848-5 1 comincia un vero entusiasmo nei chirurghi tedeschi per la resezione, e questo entusiasmo andò aumentando sempre più sino al 1870-71. La resezione non è più per questi entusiasti un modo d 'inter· vento parallelo della conservazione e dell'amputazione; è un'operazione destinata a rirnpiazzarle in tutt.a l'estensione possibile. È allora che essi pronunziano questo famoso assioma: " Il pericolo dei fratturati articolari è l'nrtritide; sopprimiamo l'articolazione e collo stesso colpo noi sopprimeremo l'artrite ,. Singolare precetto che fece dimenticare l'importanza della par te sostenuta dalla
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sinoviale nelle infiammazioni articolari consecutive ai traumatismi! Sotto l'impulso di Stromeycr, Esmarch, Schwartz, Langenbeck c più tardi di Locffier le resczioni primi ti ve o 1>revenlive, di ventano di una pratica col'l'enl-e. Passa quindi l'autore in rassegna le operazioni praticate nella guerra di Danimarca ( 18 -18 -51), in quella d'Oriente ( 1855), nell'Indiana (1857-58), in quella d'Italia (1859) cd in quella ùi seccessione d'America, nella quale il numero delle resci:ioni ha toccato l'enorme cifra di 1676. La guerra Danese del 18Gi ha pure fornito un numero proporzionalmen te considerevole di r esczioni e cosi pure l'Austro-tedesca. del 1866. La campagna della Nuova Zela nda ( 1863-Gf>), della Cochinchina ( 186 1-()2), del 1\lessico (18U5 ), de lla Dalmazia ( 18G9) hanno fornito pochi materiali. Gurlt fa osservare come, durante la. guerra 1870-71 , i chirurghi tedeschi abbiano praticate l HJ3 resezioni e nelle guerra scriJoturco-russa. se ne siano fatte oltre 100. Presso di noi, scrive il Del orme , la. resezione fu pure in onore, c molti chirurgh i l'utilizzarono allorchè le condizioni di guerra lo permettevano, ma, fatta qualche eccezione, presso di noi si va guardinghi nel generalizzarne la pratica al pari dei chirurghi tedeschi. I precetti formulati dai nostri autori, Legnuest, Spillmann ed altri, una confidenza più grande nelle risorse della. chirurgia conservatrice, ma sopratutto certe condizioni sfavorevoli contro le quali noi chirurghi non possiamo nulla, spiegano in parte qucs~a condotta.. Chiude la parte storica coll'assegnare alla medesima tre distinti periodi. l' di eonccpime11lo o creazione, al quale restano legati i nomi immortali di P e•·cy, di LaJTey e di Baudens. 2• di entusiasmo, che comprende il periodo delle guene germaniche dal 18--18 ·al 18i0 e la guerra d'America. 3• di reazione che comincia a delinears i dal18G6 e si accentua sempre più s i no ai giorni nostri. Gurlt esaminò una ad una le osservazioni pubblicate; ha consultato i documenti ufficiali; in grazia di un'es tes acorrispondenza. ha ottenuto dei ngguagli precisi sopra un numero di operati ancora viventi ad un'epoca abbastanza lontana dall'operazione,
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JlCrchè si potesse considerare il risultato come detiniti•o; rivide certi operati ed ha potuto <trrivnre, utilizzando tutte queste sorgenti di informazioni, a. stabilire con un'esatta precisione scientiticn i risulta.ti funzionali di 652 operati di rcsezione delle quattro guerre germaniche. Ncll'apprczz:unento dci risultati terminali, raggruppati in cinque clnssi, Gur!t ebue specialmente di mira. il grado di ntilità del membro, la funzionalità della nuova articolazione ed il suo stato anatomico. La z1rima classe comprende i risultati più soddisfacenti, detii
ottimi. N ella seconda., sono riuniti i casi nei quali il risultato scnz"es· sere perfetto, non esclude un buon uso dell'arto - n sultalo buono. Nella terza, l'uso del membro è più limitato e ciò subordiuatamcnlo all'uso di un apparecchio di protesi- risultato mediocre. .Nella quarta sono collocati tuui i casi in cui l'uso dell'arto è abolito - risultato cattivo. 'N ella quinta, figurano le resozioni nelle quaJi il membro non solo riesci inutile, ma a carico del ferito - risultato pessim,Q. Daremo ora un sunto degli a.pp1·ezzamenti fatti dell'autore suUe varie resezioni in particolare e riportando nlcuni dati statistici di non scarso interesse. Resezione della spalla. - Ecco il risultato che Gurlt ha fornito sui dat.i delle quattro guerre germaniche : Classe
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"
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I, 4 casi o s~ia 1,87 per cento II, 90 42,25 , " " III, 102 47,98 IV,
17
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" "
7,98
"
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I risultati assai buoni furono dunque eccezionali; i buoni ed i mediocri si avvicinano colle loro cifre. In complesso i successi funzionali furono minori degl'insuccessi. Questi ultimi poi trn le varie resezioni, primitive, intermediarie, secondarie e tardi\•e, si sono riscontrati di preferenza nelle primo due; le secondarie e le tardive banno dato dci risultati più vantaggiosi. L'anchilosi è stn.ta osservata raramente, mentre che la mobilità dell'articola~i one (47 per cento a movimenti limitati c 35 per cento ad arto penzolante) è rappresent~ta dalla proporzione ùel 90,14 per cento.
CIJJIWRUICA
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La perdita dei movimenti attivi di rotazione è un fatto che si constata nella maggioranza dei casi; è una conseguenza fatale delle resezioni che sagriticauo le inserzioni dei muscoli sottoscapolare, sottospiuoso e piccolo rotondo. La perdita dell'abduzione non fu constatata così frequentemente come si sarebbe supposto. I movimenti di abduzione si trovano più o meno conservati. Il braccio è più sovente atrofico. La sua lunghezza subisce nel maggior numero dei ca:'i un accorciamento che può variare da l centimetro a 12. I dolori non mancano che di rado: 1.!3 volte Gurlt li ha notati di una intensità più o meno grande sopt'tt 173 casi. Rcsezione del cubito. - I risultati definitiri annunziati dopo la guerra del 1848-51 da Esrnarch, Stromcyer, Harald, Schwartz ed altri, sembrano degni di in cora~giare i chirurghi a generalizzare l'impiego di questa operazione. I nfatti ecco la proporzione dei s uccessi e degl'insuccessi funzionali delle quattro guerre germaniche: Successi (classe P e 2-')
.,
Guerra 1848-51 . . 59 per cento , 1864.... . 17,85 n 1826. . ... 30 " 1870-71 . . 27,8! "
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Insuccessi (classe 3•. 43 e 5')
40,90 per cento 82,13 " 70 " 72,15
"
ossia una media di 70,70 per cento di risultati cattivi e di 29,30 per cento di risultati favorevoli. Sopra 341 operati, 251, ossia 70 per cento, non erano in grado di procacciarsi 'l'esistenza e 28 per cento soltanto potevano vivere occupandosi in lavori poco gravosi. I risultati della guerra d'America. forniti da. Otis non si scostano . da quelli di Gurlt. Membri penzolanti, passivi, anchilosi viziose, anchilosi con fistole persistenti, paralisi dei muscoli dell'avambraccio, impoten1.a funzionale della mano, furono i tristi risultati ottenuti. Ma, come fece rimarcare Ollier e dopo di lui Spillmann, l'ultima parola non è stata pronunziata a proposito dei risultati funzionali che si possono ottenere dalle resezioni de!J'arto superiore in generale, nella chirurgia di guerra. Ollier con ragione non ammette che i fatti dedotti dalla pratica dei chirurghi te-
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deschi, possano formare oggetto di obiezione reale all'impiego della resezione. E gli insiste sull'influenza che devesi accordare ai processi dif~ttosi ed al trattamento consecutivo mal diretto. B csezione della mano (radio-carpea). - L 'ideale dei risultati consecutivi felici, in seguito alla resezione di questa articolazione, m·ehlJe la conservazione dei movimenti di ~essil•ne e di estensione della nuova giuntura radio-carpea e la persistcnza. dei movimenti delle dita. Fin'ora questi risultati così vantaggiosi non si sono avverati nella praticn. ed operato e cbintrgo hanno . ragione di mostrarsi soddisfatti quando i soli movimenti delle dita sono conservati. Al contrario quan.do queste hanno perduto la motilità. e la forza, L'arto rende minor servizio di un buon apparecchio di protesi. Sopra 72 rescct~ti, dei quali Otis riferisce la storia, 14 hanno dovuto subire l'amputazione o sono morti consecutivamrnte. Degli
altri, tre soli hanno dato un risultato appena soddisfacente. Di 16 operati nelle guerre germaniche Gurlt non ha constatato che un sol risultato buono. (~nasi sempre nelle ferite d'arma a fuoco del pugno, le grandi gun.ineo e specialmente quelle dci flessori sono lese sia ilircttamcnte dal proiettile che indirettamente dalle scbeggie c la loro infiammazione, cosi compromettente per le funzioni della mano e che si può evitare nei casi della pratica civile, è quasi sempre fatale in seguito alle nostre operazioni. Resezione dell' rmca (co xo-femorale). --- Per i risultati funzionali delle resezioni dell'articolazione coxo-femorale non bisogna mostrarsi troppo teneri. Cb e un resecato possa tenersi sul membro operato anche coll'aiuto di un bastone ; che egli possa percorrere qualche distanza senza faticn. ed il risultato potrà considerarsi come bu(}nO. Se l'accorciamento è poco notevole può ess('rC dissimulttlo con una so letta un p o, rilevata, se il ginocchio ba conservato tutta la sua motilità, il risultato può essere considerato come lmonissimo. Gurlt ha raccolto 15 osservazioni di operati ed ha constatato un felice risultato funzionale delle resezioni dell'anca. Mancano i documentj della guerra d'America, che potranno fornire dei dati numer osi e pre:~.iosissimi per chiarire completamente la questione. R esezione del giJwcchio. - Si considera come risultato difet-
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toso il membro penzolante, l'arto anchilosato in una direzione viziosa, la flessione, per di più dolorosa. Al contrario l'anchilosi della nuova articolazione nell'estensione senza accorciamento considerevole, senza incomodo nella stazione o nella marcia, può essere riguardato come un buon successo funzionale. La resezione del ginocchio praticata per ferita. d'arma a fuoco, ha dato come quella dell'anca dei successi funzionali buonissimi, ciò che compensa un po' la gravità così elevata di queste operazioni. È tanto importante insistere sopra questo punto, sapendosi come la protesi della coscia sia ancora al giorno d'oggi difettosa. Resezione del collo del pietle. Non abbiamo che i dati offertici da. Gurlt. Si può dire in generale che i risultati furono ben poco soddisfacenti. L'anchilosi della nuova articolazione essendo la conseguenza pressoché fatale delle rcsezione ~tibio-tarsea, verrebbero cosi distribuiti nelle relative classi. I classe. II n III n
14,54 per cento 38,18 n 41,82 n
L'esperienza delle guerre germaniche conferma il fatto notato dagli autori che le resezioni parziali danno luogo più sovente all'anchilosi completa delle resezioni totali nella proporzione del 72,41 per cento le prime e del 47,62 per cento le seconde, e che i risultati di queste operazioni al collo del piede furono ben poco sodùisfa~enti, non ostante che si fossero praticate nelle condizioni favorevoli (resezioui secondarie, operatori eminenti, traumatismo poco grave, suscettibile del metodo conservativo). La.ngenbeck stesso, che non ha cessato di raccomandarne l'uso, che ha dato l'esempio e ne ha praticate molte, pare che al giorno d'oggi, al dire di St.rohmeyer, ritorni al metodo conservativo nei gravi traumatismi del collo del l)iede. Quello che sappiamo dci risultati ottenuti dai chirurghi americani si è che furono scoraggianti. Le cause d' insuccesso sembrano quelle lamentate a proposito delle resezioni della mano.
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CoscLus•os•. D<\ll'nualbi dei documenti forniti da Otis e Gnrlt, ris ul ta ehe le resezioui articolari della spalla del cubito, della mano e de l piede ha nno dato dei risultati funzionali ùcploreroli . Solo le resczioni dell' anca. e del ginocchio pare ~iano meno esposte agl'insuccessi. ·siamo dtm'tne in diritto, secondo l'esempio dell'Haouorer, dt Kra.t z, di Gurlt stesso e della maggior parte dei chirug hi francesi di trarre da questi fatti la conclusione che le resezioni articolari sono cla proscricersi uelta chintrgùL eli guerra? N o i non Io crediamo, soggiunge il Delorme, e l'opinione contraria che noi sosteniamo è appoggiata all'autorità di Langeobeck e di Ollier. Questi ultimi per spiegare gl 'insuccessi banno insistito s ull'influenza molesta dei processi difettosi impiegati. Langenbeck ha invocato l'insuflidcnza. del trattamento consecutivo. L'eminen te chirurgo di Berlino è andato più avanti, egli ba messo in dubbio questi risultati accusando i chi rurg hi di aver forzato l'espressione d~i loro apprezzamenti per far rientrare l'operato nella categoria degli invalidi, nella quale la gravità della ferita de l traumatismo chirurgico c non la lesione funzionale gli ha dato il diri tto di e;sere co llocato. Cinqtte cause principa.Ii, secondo l'autore, banno contribuito a viziare i d snl tati delle resczioni praticate dai nostri colleghi te· deschi e americani. 1• L'estensione dell'osso esport<tto; di . aver cioè dimenticato due delle principali controindicazioni delle resczioni, l'estensione dci guasti al di E~ dci limiti fis iologici e l'esistenza di una fr:tttura diatisaria propagata all'articolazione. 2• Il metodo operativo seguito. II metodo sottoperiosteo non è stato messo in pratica che nelle ultime guerre germaniche. Nessuno s i farà illusione s ulla possibilità. di una riproduzione ossea dopo tl11a resczione sottoperiostea primi ti va o secondaria, ma a l contrario tu tti ammettono che, per la spalla e specialmente per il cubito, una resezione fatta col metodo sotto-capsulo-periosteo, d<'t luogo a risultati molto più vantaggiosi di quelle prati· cate cogl'n.ntichi me todi. Per rig uardo al processo, se per la spalla l'incis ione verticale è stata sovente utilizzata. nelle gul.'rre germaniche e d'America, quelle ad Y a V, T, l:I, U, sono state ugua lmente messe in pratica. - àla, è specialmente nel tewpo principale dell'operazione, la denudn7.ione dell'osso, che i cllirur-
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gbi tedeschi cd americani si sono scostati dai principii cosi generalmente raccomandati ed il cui impic~o è considerato come indispensabile per assicurare dci risultati funzionali; però ò d'uopo convenit·e che è ben difficile se non impossibile nelle condizioni in cui si trovano i chirurghi nelle guerre moderno di praticare con diligenza operazioni assai lunghe come le rcsczioni sotto-capsulo-pcriostcc, nel servi;\io eli prima linea. 3• JJiomento dell' i~ttel'venlo . La resezione primitiva espone assai più dell'intermediaria e della secondaria a risultati sfavor evoli cd i chirurghi sopranotati citano un gran numero di rcsczioui primitive. 4 • I nsuf/ìcienza deì metodo curativo ~ cli(etto di e~crcii:io del memb1·o. (~ucsto rimprovero è stato ad un tempo indirizzato al chirurgo ed al ferito. La rigidità delle dita, così spesso segnalata in seguito alla rcsezionc del cubito e della spalla, può essere spesso imputabile all'operatore. Quanto al ferito, Langenbeck e Gurlt, l'hanno accusato e con ragione di non essersi frequentemente prestato al trattamento consecutivo in vista di ottenere un aumento di pensione. 5o La gravità delle lesil)ni 11!·ùnitive non riconosciute dai chirurghi. Sen?a. dubbio è dovere del chirut·go di spingere: più che è possibile i tentativi di conservazione, ma vi sono dei guasti che impongono dci sagrifici. I chintrglù tedeschi e americani banno voluto troppo spesso rimpia.zzare L'amputazione colla resezione nei casi, ove il traumatismo delle J>arti molli peri-articolari e specia.lmente i nervi, doveva. necessariamente apportare dci tristi risultati funzionali. Fra l'amputazione dell'illustre Larrey e la conservazione spinta all'ecces'lo vi è posto per un impiego più giudizioso del metodo rnciicale. Che vantaggio pel ferito l'avere un'appeudicc inutile e spesso dolorosa·~ Malgrado tutti i benefici che il metodo conservativo ha ritratto e ricaverà dai nuovi metodi di medicazione, vi saranno sempre dei casi ovo i1 medesimo rimarrà insufficiente impiegato pl'imitivamenle ovvero, dall'altro lato, l'amputazione sarà controindicata, cbecchè se ne dica e so no faccia, o. titolo di operazione sccoml<~ria, restando la resezione il complemento del metodo conservativo puro. A non considerare la questione che dal punto di vista dci risultati funzionali , l'autore chiude il suo scritto col seguente riassunto:
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1o I tristi risultati funzionati ottenuti dai chirurghi tedeschi c americani non devono far rigettare le resezioni articolari nella l'ilirnrgin d t guerra. 2.. Le resezioni primiti\ c, in causa dci loro insuccessi in particolare, non dl'vono esser fatte che quando siano imposte d:ùla gravita dci guasti ossei, a condizione però che questi non oltrrpas-;ioo i limi t i tìsiologici e che non siano accompagnati da lesioni ùellc parti molli da compromettere i risultati . 3" Le resczioni intermediarie, dalle quali non possono spe· rarsi ùei su ccc-;si funzionali n! pari d<!lle primi ti ve, non debbono e-ser fatte a titolo di operazioni antifiogisticbe. D'altronde i nuovi metodi ùi mt'liicazione limiteranno le indicazioni. 4• La resczione ricavn In maggior parte de'suoi vantaggi 11uando è pr:tticata nel periodo secondario e successi vo, come complemento del nwtoùo consermtivo puro. 5• Le t·est'zioni parziali, un tempo disapprovate per dci mo· ti vi estranei ai loro risultati (tp:"avità degli accidenti i nfiamma· tori, mortalità ma!(j:{iore e anche perchè espongono p1ù dflle rcsezioni totali all'anchilo~i), debbono, per quanto sia possibile. esser preferite alle rc'iezioni totali, oggi che l'anchilosi dell'ar· ticolazione, sia pure clcU'arto superiore, è ben !ungi dall'esser considerata come un risultato sfavorevole. 6 · L 'impiego del metodo sotto-periosteo è di rigore. 7• L'operazione per se stessa non è che il primo passo fatto verso il successo. Il t ro.ttamento consecutivo, malgrado le sue noie e le sue clitlicoltù, merita quanto quella tutta l'attenzione ùel chirurgo. La mobilit.zationc pt\ssi\·a delle nrticolnzioni sottosto.uli fatta di buon'orn, la mohilizzazione di quella operata dopo la cessa· zionc degli accidenti imfìammatori e combinata all'elettrizza· zione dei mu<;coli, ecc. contribuiranno potentemente al succes ·o dell'operazione. I nuovi metodi di meclicnzione, diminuendo In gravita e la do· rata degli accidenti infiammatori, presenando meglio l'integrità degli elementi costitutivi dell'articolazione e dei muscoli, avranno la loro parte d'influenza sul successo dell'operazione. l\f. R.
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Intorno ad una ferita Incisa dell'arteria femorale. Osservazioni del dott. FlLIPro SCALZl proposte a ll'accademia medica di Roma nella seduta del 22 maggio Ulòl. Vi espongo, accademici egregi, poche mie riflessioni sulle ferite dei grandi vasi e in ispecie dell'arteria femorale, prendendone occasione da una storia, che per le sue circostanze mi sembra meritevole di essere narrata. Il 15 agosto 1880, 1\Iarcello Conti, romano, di anni 23, di robusta costituzione, vinto dal vino, prese alterco con un suo pari U quale, tratto !In coltello, lo ferl alla coscia. Sul momento n'ebbe profusa emorragia, frenata in parte da taluno presente con la pressione manuale. Posto in vettura con allato il benevolo soccorritore, fu condotto alla Consola.:t.ione, trascorsi dieci minuti dal ferimento. Benchè intercorresse breve spazio di tempo, nondimeno si appalesava molto grave il suo stato. Presentava le apparenti note dell'anemia; volto scolorato, occhi languidi, labbra. pallide, sudore gelido, voce fi oca, intelligenza ottusa, deliquio intercoiTente, respiro anelante, polso tn.rdo, forze depresse e infine tutti i fenomeni che si riscontrano nelle gravi emorragie. Il sostituto, dott. Emilio Cappello, con abilità e franchezza adoprò immediatamente la compressione valida digitale sul tronco della crurale per sospendere il circolo e prevenire l'ulteriore flusso emorragico. Ma ciò non gli valse ad ottenere l' intento, dacchè, sebbene in copia minore, continuava. a fluire il sangue, che per i caratteri propri si distingueva provenire da cospicuo vaso venosa. Allora. con savio consiglio determinò di appigliarsi alla compressione diretta sul perimetro della ferita, mediante il compressore del Petit, dopo di avere apposto alla soluzione di continuità garza e cotone fenicati. Nel mattino seguente, con premurosa. diligenza. il dott. Cappello m'informava precisamente di quanto aveva. proceduto: più, che dopo la pressione anzidetta, non s'era prodotta verun'altra emorragia, che il malato aveva potuto riposare nella notte, che la sua calorilìcazione si era. equamente ristabilita; infine che il complesso dei sintomi rispondenti all'acuta condizione anemica era. pressochè in tutto scomparso. Domandato il mio egregio aiuto della indicazione esatta del trauma, non doven rlosi rimovere la. mctlicatura, mi fece avvertire che l'infermo aveva. riportato una.
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ferita incisa muscolare, di figura rettilinea, leggermente angolosa nell'estremo inferiore, estesa quattro centimetri sul tegumento, diretta obliquamente di sotto in sopra nella t·egione anteraesterna del terzo medio del femore destro, c avuto riguardo alla difticoltà di an-estare il sangue, comprimendo con opportuni mezzi il va.so afferente, giudicava che oltre un tronco arterioso ne a vesse offeso anche tlll a.ltro venoso. La rela:.:ione 1lell'cgregio dottor Cappello, confermata dalla testimonianza di parecchi assistenti, faceva supporre con molto fondamento che fosse ferita l'arteria femoraltl e con essa una grossa vena, forse la femorale, la safena interna, on·ero una ri~orre n te museo lare. Ma, come ognuno può ragionare, il dubbio clipeudeva dalla necessità dell'~ssersi doruto il chirurgo attenere in sulle prime viste al metodo emostatico d'urgenza, senza indagare la via ed il tragitto percorso nei tessuti dall'arma feritrice; e dalla necessità di attendere, quand'ebbi io a. vedere l'infermo assicurato dall'imminente pericolo. Iufatti sarebbe stato imperdonabile errore, il volersi accertare con mezzi esplorativi sulla profondità e direzione della ferita, poichè con ta.le inopportuna investigazione si s:u·ebbe tolta qualunque speranza. 11er l'occlusione pur possibile del vaso, con la comprE'ssione in vario modo attuata. Oltre a ciò sarebbe stato rimosso il coagulo obHterante l'apertura. accidentale del va.so, che non di raro si organizza e ad~risce a.ll'endotelio proliferante; donde il reciproco 0emento stabile, tautl' profittevole alle orgarùche riparazioni e allo. prospera sorte dell' infenno. D'n.ltra parte, veniva bene tollerata daU Conti l' intrapresa cura chirurgico., nè insorgevano epifenomeni morbosi da richiederne alcun' alt-ra in ricambio . per cinque giorni consecutivi, notammo lieve reazione generale; temperatura fra i 37-38• C., sete piuttosto molesta, inces sante e sintomi di catarro gastrico. Fununo indotti a somministrare qualche purgativo, con evidente sollievo. L 'arto si mostrnm in ottime condizioni. eccetto il tnrgore uniforme edematoso, prodotto dall'inceppamento circolatm-io periferico, stante la pressione emostatica. Il calorico uguale al normale; le pulsazioni sebbene più deboli, si esploravano al tatto sul decorso della poplitea., della tibiale interna o della. pccliclia; oltre a ciò coloramento inalterato e niun dolore, ma soltanto il senso tattile smi-
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CHIRURGICA.
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nuito e il torpore diffuso alla totale estensione cutanea. Sull'arca corris pondente alla ferita, si ])alpava ne' dintorni una tumesccuza alquanto ragguarderole e dura, senza l'alterna esp:tnsione isocrona ai 1Jattiti mdiali, osscrrata d'ordinario ncllli ~t nwa~i da r ottura dci principali tronchi urtet·iosi. L'orecchio applic·ato\'i o nudo o con lo stetoscopio, non ralera n dis tiu!-(ttere quel rumore di softio pulsante che di consueto non manca. Dai predetti elementi semeiotici fui in grntlo ùi ammellcrc, che la circolazione continua m, m:.t che ne fosse ristretta la ria per In. riportata lesione iu uno dci suoi maggiori trmuiti. Alla prima medicaturn, lo<lcro!e certamente, si ag){iunse ogni altra cosa opportuna; In. fascia es puls i\·~\ dal pibdc in su; il ghiaccio s ulla circonferenza del trauma; la giat'ilura dedire dell'arto, raccomandando sempre la perfetta immobilità al malato e l'attenzione rigorosa agli astanti, perchè occon endo si tenessero pronti a interrompere il ci1·colo. qualora l'emorragia seconJaria. rendesse vieppii1 perit!lio~o lo stato dell' infcrmo. :Ma nonostante tali prcridenze, l' inclolr agitata del soggetto troncò d'un subito, nella notte del prossimo giomo 21, qualsiasi speranza di riuscire a buon trrmine con la sola compressioJte. Mo\·endosi egli disordinatamente, diè luogo, per lo spostarsi del trombo o per l' impulso circolatorio aumentato, alla recidira uscita del sangue; che, avrerlita da lui pel primo, fu poco dopo ane.,tata dal giO \'ane di guardia Clemente Dell'Orso. Discreta perdita, che con saggio indirizzo tecnico v.: nne tosto sospesa mcrcè la stessa provvida maniera di medicare. Nel mattino appresso , datami notizia dell'acciclcnte, mi parre che presto avrei dovuto ricorrere alla legatura per meglio assicurare la definitim emostasi; poichè se fosse seguita un'altra cffusione, essa anebhe posto in pericolo anche prossimo la vita di quell'infelice. Mentre con tali pensieri m'ttvricin:.wo al suo letto, avrenne, cosa incredibile a dirsi, ma per bene augurata occnsione, ch'egli dié un grido di spavento e si scosse per modo che un largo getto di sangue cominciò a sgorgargli di sot.to l'apparecchio compressivo. All' ist!lnte, ristretta la coscia colle mie mani, ne diressi i pollici l'uno sull'altro sopra il decorso superiore dclln. crurale, facendo in pari tempo togliere il compressore e tutta la medicatura. Vidi allora interrotto il flusso arterioso e sollecitai il Dell'Orso, che tanto bene s'era condotto nella pas-
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sala notte, di continuare in modo uguale la pressione, nel mentre si traslocava il malato nella sala operatoria. Prima di ricorrere al divisato metodo di legatura nei due estremi del vaso, in prossimità della lesione, mi piacque dirigere le indagini sul tragitto della ferita., insinuandovi il catetere elastico, che penetrò obliquamente dal basso in alto, nel mezzo della. coscia, in vicina11za del margine interno del sartoria, fino all'intervallo occupato dal fascio nerveo-vascolare. Ed ebbi a convincermi che nel tramite percorso dallo strumento perforante si em versato sangue nel cellulare circostante, derivandone l'a-neurisma diffuso traumatico, non molle al tatto, ma resistente per il denso coagulo formatosi, ed esteso per ben dodici centimetri nel centro della regione femorale interna. E si deve, a. mio credere, attribuire a. questo compatto coagulamento la. mancanza dei battiti espansivi e del rumore sibilante, propri degli aneurismi da. trauma, in modo confor me alle condizioni speciali di località, sì bene riferite pel primo dal Phogoff, che perciò li distingueva coll'appellativo differenziale di aneurismi traumatici non pulsanti. Senza più oltre indugiare, persistendo il Dell'Orso nell'eflicace pressione digitale, penetrai d'un tratto nel cavo del tnmore, per· correndone dodici centimetri, tutto il diametro maggiore, nella direzione obliqua. della linea. anatomica prescritta da Lisfranc; poicbè non m'era possibile di seguire il margine interno del sartoria, spostato, per gli addensati e voluminosi grumi. .Altra volta. (l ) mi ebbi a valere di questa pratica con ottimo risultato, in circostanza consimile. Discoperto il vas to cavoa, n'estrassi una quantità considerevole di sangue nera.stro, in molta parte rappreso, e ne detersi le pareti con spugna fine imbevuta di acqua carbolica, 5 •Jo, onde rintracciare agevolmente il vaso ferito, che rimaneva nascosto dal sartoria soprapposto e disteso. Piegato J'arto sul ginocchio, con larga errino. discostai all' infuora. l'interno margine del muscolo suddetto, e subito apparve l' inviluppo dei nervi e dai vasi nell'apice del triangolo hunteritlno. La guaina avvolgente il fa· scio, estesamente infiltrata. di sangue, mostrava triplicato il volume suo, nè lasciava distinguere le varie parti contenute.}<~ però, fil Atcl a.:lla r.. Mce:lcmlu. Uedlca, eli llom.a, Yol. l, rase. l , p:lg. 119.
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dilaceratone in lungo il sepimento fibroso con l'estremità della tenta, separai ati uno ad uno gli elementi ~;o nten uti v i. Vidi allora clte l'arteria femorale era mettamente recisa in obliquo per oltre la meta della. circon ferenza, da dove sgorgava. sangue rutilante, non appena rallentata la comprc~sione. Toltolo il contatto dei nervi e delle vene, la circondai con l'ago del Cooper, munito di forte laccio tanto al disoprn.. che al disotto, un mezzo centimetro in distanza dalla ferita, c la restrinsi con soprannodo. Ripulita la cavità. con lavacro fenicato, e rimossa qualunque pressione, non sopravvenne la benchè minima emotTagia. Pertanto contim1ai immedhttarneute il metodo della medjcatura intmpresa nella maniera giudicata al tlì d'oggi la più conveni ente, immettendo un grosso drenaggio reclinato nella parte più profonda, fino a giungere al livello dell'angolo inferiore dell' inci~· sione, c addossamelo poi i margini di questa. con due punti di sutura interrotta: finalmente feci l'apposizione dei vari strati oc• cludenti prescritti dal Lister. Benchè si adoprasse con rigore il metodo, s'accese il flemmone dHI'uso, abbastanza grave, che in una settimana progredì presso i limiti della piegatura inguinale. Ciò non ostante non apparvero neppure i prodromi d' infezione i quali, se fosse stato omesso il preventivo sistema di medicatura, avrebbero potuto di leggicri succedere. La febbre non oltrepassò nell'acme i lJ9',9 C., manten endosi quasi uguale per quattro giorni. Trapassate trentott'ore dall'operazione, io rimossi i punti della sutura e con la maggior esattezza riapplicai l'apparecchio della medicatura asettica, e cosi di seguito per altre due volte nell' intermezzo di sette in otto giorni. Reputo inutile il ricordare minutamente quanto avvenne in appresso; avverto soltanto, che dal principio :al termine della completa cicatrice, i sintomi reattivi locali si appalesarono diminuiti sempre pii) di entitq. L<\ suppurazione o.b)Jondante, ma di buona indol e, grado a grado venne a scemare; l'infermo abbattuto daUe perdite e dagli accessi febbrili pregressi e concomitanti, provò rilevante vantaggio dalle ripetute dosi di solfato di chinina mis to a canfora e dal vitto ricostituente. Nel duodecimo giorno dall'operazione caddero i lacci della legatura senza verun inconveniente, anzi con ulteriore decremento del secreto puriforml'.
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Tolta la medicaturn. listeriana dopo tre settimane, si vide ridotta quasi al piano cutaneo l'ampia cavità, ove le granulazioni vermiglie, consistenti, picciole e ro.ggruppate offrivano l'aspetto del connetti vo fibt·oso, che estendendosi dai perimetri al centro produsse in altre due settimane la chiusura della piaga in quasi tutta la sua estensione. In tale stato di cose permisi al Conti, che istautementc lo richiedeva, di levarsi dal letto. Con l'aiuto delle grucce egli fu abilt' a reggersi cd in breve a camminare con tanta sicurezza e f:trilità che, trascorsi appena qua•·anta giorni dall'ingresso, potè uscire dall'osped:tle senz'altro appoggio che di un bastoncello nella mano destra. Ho avuto più e più volte l'occasione di vederlo rinvigorire nell'esercizio dell'arto e nelle condizioni soddisfacenti della primi· tiva salute, che lo rendono di nuovo pronto al suo faticoso me· stiero. Se tra le varie legature dei principali vasi, che ebbi a fare in conseguenza di ferite, io prescelsi, accademici egregi, parlani di questa, fu per esporvi alcune massime pratiche dedotte dalla mia osservazione, da porre a raffronto con quelle che ven gono pre· sentemente divulgate. Esse non corrispondono intieramente a quel che tuttora si discute dai tranmatologi o si ammette da loro siccome argomento iudiscutibile: perciò appunto io le sottopongo al vostro autorevole giudizio. Primieramente io m'avviso non do\·ersi legare il vaso ferito, quanto si voglia voluminoso, se non quando torni impossibile di nnestare l'emorragia con la pressione digitale o meccanica, giusta i precetti dei sommi chirurgi Genga, Guat.tani, Vanzetti, ::iignoroni e Rizzoli, che la storia dell'at·te proclama predecessori iu s iffatta. pratica a quanti alt ri stranieri. Conoscete bene quel
che essi ottennero col metodo loro proprio, nè penso tornarvelo a mente con ricordare le maravigliose storie delle infermità condotte a guarigione, per opera anche di molt1 che fedelmente li seguirono. Che se non si abbia il successo desiderato della definitiva guarigione (attenendosi all'indicato possente mezzo curativo), si dispone l'organismo a. trarue il massimo pTofìtto, quante volte per la ricorrente emorragia debba attuarsi di necessità la legaturo. del ~·aso . P erocchè nel tempo che decorre, si rinfrancano le scadute
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forze orga.nichc c si prepara la graduale dilatazione delle propagini c delle reti vascolari s ussidiarie, che vi.cmcglio si prestano alle lunzioni nutritizie della circolazione anastomotica c collaterale. Convengo poi con l'opmione, generalmente convalidata dall'esperienza, di preferire la dupliec legatura in posto, per impedire il ritorno dcll'cmorragi<l r cfiua, ma non posso ammetterla indispensabile sempre ed in modo assolnto necessaria. Il l~ose(l), distintis:;imo Direttore della clinica in Zurigo, nel suo pregevole lavoro sulle ferite dci vasi de lla coscia, dichiura. nJ>crtamcntc: " Desidero nella mia sfern d'azione che ogni emorragia, senza " eccezione, venga frenata col metodo locale ; pcrcbè mi sembra " molto duhhio che la legatura alla Hunler abbia potuto guarire " la ferita d'un tronco arterioso n· 1\Ja, io son convinto dell'opposto per la osservazione di tre casi, due dci quali mi appartengono, di le::ratura della brachiale in prossimità del cubito, e l'altro di legatura della carothle esterna vicino all'angolo mnscellare, curato nell'altro quartiere della Consolazione. Tutti e tre questi casi riuscirono prontamente a buon termine con la legatura sul t ronco solo afferente. Da ciò mi trovo costretto a non ammettere esclusivamente l 'asso l uta ingiunzione di procedere in CJunlsiasi circostanza di ferite dci vasi principt\li n.lla legatura di Antillo, ma credo, in alcuni casi, potersi riconcre al metodo modemo; siel)ome a vven·eùue se In ferita del vn so toccasse il suo estremo terminale, lontano dalle grandi inosculazioni del circolo intercorrente suppletorio. ~è credo si esporrebbe a contrarLe vicende l'infermo, quante volte accadesse di porgergli nuovo soccorso nella circostanza clel recidivo flusso emorragico, p otendosi rimeùiat·vi cou la compressione diretta, con la iniezione cloralica coagulante, proposta, con plauso dci migliori clinici, dal Parona nostro valoroso socio corrispondente, od anche con altra allacciatura in posto. A. mc, torno a confessarlo con schiettezza, non è occorso in questi speciali incontri dell 'esercizio, di aver veduto ricomparire alcuna emorragia, però non ho dubbio sull'efficacia talora incontrastabile della suacccnnata legatura. Ho nonostante il convincimento, ~hc deblm (l) Raccolta di conferenze cliniche, edita da R. Volkmanu. n•;s, png. 23. traduzione del dott. Maglieri. Napoli. 1878.
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RIYISTA
essere attuata beo di raro, preferendo la doppia coU'antico metodo, sperimentato della massima sicurezza e d'esito per lo più favorevole. Allorquando la feri ta del vaso è incompl<Cta, i seguaci di Celso consigliano di reciderlo in tutto nel mezzo delle legature, perchè avvenga. la spedita retrazione de' monconi nella guaina cellulosa. Di questo parer e si dichiarano Giov. Dcii, Mounoir, Aùernethy, Astlcy Cooper e da ultimo Sedillot. In proposi Lo di t::lle opinione, mi pronuncio francamente di sentire diverso per le ragioni dedotte dai fatti e dall'autorità di valenti clinici; vale a dire, l'arteria tagliata in parte, esercita una trazione C·ontinua che tende a lacerare il residuo tessuto della ferita, in specie se fosse considerevole, e ne rend e liberi i monconi, siccome ritenne provato dalle proprie investigazioni il Follin (1). Ammesso pure che ciò non avvenga, è forse necessaria la r etrazione di tutte le tuniche arteriose per la formazione del trombo orgnnizzato e stabilmente otturatore? E noto come la valida strettura del laccio lacera J' intima e la media vasalc, lasciando integra e resistente l'esterna. A che dunque la sezione di questa ? Aggiungasi che solo il mutuo contatto dell' intima, ottenuto da sufficiente azione dell'allacciatura sul cilindro vascolare, può assicurare l'esito della definitiva emostasi, senza ulteriore indicazione. Nondimeno si pretende di più. Il Rose, .le cui massime prevalgono specialmente in Germania, consiglia (2) di tagliare al di là di tutte le tuniche comprese nella ferita, dell'art eria, per ovviare a qualunque emorragia. postuma che possa derivare dalla puntura della parete posteriore del vaso, non sempre distinta dall'operatore. Egli cosi dice: " Consiglio la lega" tura doppia, sempre seguita dalla sezione, ovvero dalla estir" pazione di tl n pezzo dell'arteria; ovvero per la grande " profondità della ferita, la ritenzione del pus posteriormente al " pezzo di tubo arterioso legato , . E dà fine alla sua lodata monografia con chiudendo: " Vi raccomando, o signori, la estirpazione del pezzo ferito dell'arteria,. (l) Tl·atté de Po.th.ologtc cxterne, T ome deu:riéme, pag. 271. ·vi ctor Mlll!son et :llls. MDCCC LX v.
(2) Opera ci tn1..1 . png. 3'3.
Paris.
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Per quanto sia rispettabile la voce del ce!ebrato chirurgo, non posso a meno di atlùurrc le prove ragionate in contrario del s uo asserto, e qual i mi si mostrarono evidenti ne' propri fatti. E tioè, mr ssa 11 nudo l'arteria iu tutta. la periferia al di sopra e :\l disotto della s ua ferita, e dato li bero corso al sangue tratt enuto dalla preliminare compressione, si scorge appuntino l'apertura semplice o la perforata, corri ~ ponde ntc alla parete posteri ore. Ne viene di conseguenza, che debba applicarsi il laccio in dis tanza di mezzo centimetro dalla. esplorata lesione, con la certezzn di precluderne l'adito al sangue di aml1edue i lati. E seguita con precisione tecnica la duplice· legatura, e tolto ogni altro ostacolo al circolo, prima di compiere la mcdicatura, intercorre tJualchc tempo. Se anco vi fosse una, causa di novella emo rragi t~, apparirebbe ; e nel campo abbas tanza vasto ùcll'operazione, il chirurgo ne rinverrebbe la staturigine c vi apporrcLIJc l'opportuno rimedio di altra legatura al disopra. L 'estirpazione, pur t•ssn di parte più o meno estesa dell'art eria, non gmtrcntisce, per altre accidentalità, dalla temuta ria pparizi one emorragica, c a mio parere, è afl"atto inutile. Ho veduto presentarsi l'emorragi1l, dopo nppcna. legata sopra e sotto la femorale s uperficiale, per la co ntemporanea primi tiva otl'csa della profonda, o elle ugunlmente st.retta con laccio, assicurò la Yitn ùclr infermo a voi, collcglli onore,·oli, presentato nella seduta del 28 novembre Hl75, descrivendone la storia annotata nei s uoi particolari periodi. A elle temere poi la ri te nzi o ne del pus posteriormente al pezzo di tuiJo arterioso legato ·r Cer to, la s peciale medicatura listeriaua, vale a dire d'occlusione antisettica, modificata sulle norme del nostro :Magatti, provvoùc non solo al ris tagno purulento in pochi millimetri di s uperficie, siiJbe ne a. tutta la cavità disuguale e anfrattuosa, impeùondo la decomposizione icorosa e i suoi tristissim i ctfetti. E da ultimo, non voglio ab usivamente intrattenervi sullu, necessità di ricorrere alla legatura dell'arteria e della vena femorale, ogni !JUnlvolta fossero entmmbe in totalità o in parte di,·ise. In quanto alla propria esperienza non m'occorse giammai .di att uarl a. Olle se n el caso narratori avessi riscontrato la simultanea le:Sione dell'arteria e della vena, come dubi tai molto proiJabile,
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Rl VISTA c:mRURGICA
avrei allacciato i monconi dei due vasi, senza. tenere cert.'l la sopravvenienza della cangrcna dell"arto e della trombosi, giusta la massima di Stromeycr, anzi con sicurezza eli allontanare la
fatale emorraggia consecutiva. Come apparisce dal s.ullodato scritto del Hose e dalla conferma del Pabis (l), maggior e sanitaI·io del R. esercito italiano, nella preziosa storia d'una ferita da .punta e da taglio con totale recisione della vena e quasi completa dell'arteria femorale, condotta a felice successo, la letteratura chirurgica odierna attesta quanta utilità provenga da. questo metodo, dimostJ·andone Ja razionale indicazione e la favorevole riuscita.
Cons ervazione dell'o sso pls iforme n e lla dlsartl· e ohtzione d e lla. 1na.no (L ' Imparziale, n.• 14 1 luglio 1B81 ) . .Allorchè si amputa un arto, devesi sopratutto aver di mira ltt funzionalità del moncone, provveduto a suo tempo di un apparecchio di protesi. Con questo intendimento il P! H. Guillery chirurgo nell'ospedale di San Pietro, a Bruxelles, ha conservato l'osso pisiforme, amputando la mano ad un giovanetto. E cco quali sono le considerazioni che lo hanno spinto ad imma-ginare un tal processo : I l ligo.mento laterale interno, dell'articolazione della. mano coll'avambraccio, componesi di un cordone fibroso, che attaccasi in alt() all'apofisi stilo idea. del cubito, in basso, scindendosi in due al piramidale ed all'osso pisiforme. Laoude, portato via il piramiùale, il pisiforme resta ancora attaccato al cubito, ed il muscolo cubitale a nteriore nello S}Jesso re del cui tendine, vero osso sesamoideo, sta il pisiforme, conserva conseguentemente la. s ua azione sull'estremo inferiore dell'avambraccio, djventa cioè u n efficace supinatore quando il moncone è in pronazione. (l ) GtoYnale cii medicina militare, Anno XXVII, n• 7, IS70.
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RIVISTA DI ANATOMIAE FISIOLOGIA
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(';h•c olazione n e lle arterie c oronarie d e l c uore . Sperimenti dei signori II. Xcwcll l\Iarti u e W. T. Sedgwick ( The L ancet, 9 luglio 1881). L'anatomico Thehcsius nella prima parte del passato SCt;olo propose la teoria che le m h·olc dcii 'aorta c della arteria polmo11are sono spinte contro la parete del vaso dura nte la sistolc del cuore c chiudono l'apertura delle arterie coronarie che sono dietro di loro. Questa opi n ione cadde in dimenticanza tinch è fu richiamata in vita e potentemente sostenu ta in tempi recenti dal Brueck c. Il ragionamento del llruccke era principalmente teleologico ; avvisando esso che se le arterie coronarie fossero riempite durante la sistole e vuote durante la diastole, la contrazione ùcl cuore n e sarehhe impe!lita..-\rgomenta nto dalla generale perfezione meccanica trovata nel corpo dei mammiferi, ci conclude essere probabile che l'idea del Thebesius sia gi usta c che le valvole semilunari sieno veramente così situate duran te la sis tole ve ntric olare da opporsi alla entrata del sangue ncJlc arterie cardiache propriamente dette, mentre nella diastole l'organo ba le s ue par eti tese e piene di sang ue c le sue ctn -ità conseguentemente espa nse. Gran di fferenza di opinione ha rcgn.ato su questo punto, e si è generalmente concluso che la questione possa solo essere d efini t ivamente risoluta dalla osservazione della p1·cssione arter iosa nei vasi coronari. Se il polso delle coronarie coincide con quello delle altre arterie, il Bruecke avrebbe torto, se invece alt erna con questo, la ragione sarebbe cou lui. La difficoltà di introdurre una cannula. nelle arterie d i nn cuore vivo e pulsante sembra sia s tata la causa che allontanò fino ad ora gli sperimentatori di fisiologia dal tentare questa prova; e i dottori Martin e Sedgwick vi si accinsero senza molta speranza di r iuscita..
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RIYJSTA DI ANATOlllA
I loro sperimenti furono fatti. sui cani posti sotto l'azione della
morfina, e dopo parecchi mancati tentativi, riuscirono ad ottenere su sette od otto animali delle dimost.razioru grafiche contemporanee della pressione arteriosa e delle battute del polso nella carotide e nelle arterie coronarie. L e conclusioni di un attento esame sono queste: 1• La pressione del sangue nelle arterie coronarie è comparativamente molto grande essendo in un piccolo ramo JlOco più piccola o anche maggiore di quella nel tronco della carotide. 2• Il polso coronario e carotideo sono perfettamente sincroni fra loro, non v'è la minima traccia eli alternazione. Questo è vero tanto se la pressione arteriosa sia alta o bassa, e il ritmo del cuore lento o celere; ed anche i piil. minuti tmtti della dimostrazione grafica nel tmcciato della )>J'essione sanguigna nella carotide sono contemporaneamente ed esattamente ripetutii in quello ottenuto dalla arteria coronaria. Tanto se il battito del cuore è rallentato per lo stimolo dei nervi cardiaci inibitori, quanto se la pressione arteriosa sia grandemente aumcnt ata dulla indotta dispnea, le variazioni generali e sfigmiche nelle due arterie sono perfettamente sincrono e di forma uguale: le lince tracciate da ciascuna arteria sono nelle loro variazioni un esatto ùuplicato le une delle altre. I rcsultament.i di queste eSJierienze provano che per il cane, l'opinione del Thebesius e Brueckc è insostenibile, poichè non potrebbe compren. flersi come ogni più piccolo carattere del tracciato della carotide 11otesse in modo sincrono ed esatto essere riprodotto in quello dalla arteria coronaria, se ambedue non fossero dovuti alla stessa causa diretta, cioè alla elevazione della. pressione arteriosa. nell' aorta per la sistole del vcntricolo sinistro. Le aperture delle arterie coronarie non sono quindi chiuse dalle falde della valvula semilunare durante la sistole ventricolare.
L'ecclh,billità del corpo calloso, dd professar BRowN· S•:QUARI> ( Tlle Lancct, 9 luglio 1881). Il professar Browu-Sequard che già qualche mese fa aveva indicato il fatto che si possono provocare movimenti con la eccitazione del corpo calloso, ha ora prodotto ilresultato di nuovi sperimenti sullo stesso punto fatti sui cani, gatti c sulle scimmie.
E FISIOLOGIA
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Essendosi prima accertato che la stimolazione d~lla zona motrice dell'emisfero sinistro cagionava gli ordinari movimenti nei membri del lato d estro, fece una quantità di sezioni longitudinnli nell'emisfero s inistro tra verso le fibre che vanno dalla r e.gione motrice al corpo calloso e trovò che la stimolazione d ella s uperficie di queste sezioni produceva gli stessi effetti della stimolazione d ell'emisfero. L'ultima sezione fu attraverso il corpo calloso s t esso. Ei quindi rimosse tutto il r esto d ell'emisfero compreso il corpo striato, il talamo ottico e la cassula interna e galvanizzò la superficie d ella sezione. Quando lo stimolo fu applicato al terzo medio delle fibre esposte del corpo calloso produsse precisamente gli st essi movimenti dell'arto destro come se fossero s tati cagionati dalla eccitazione della zona motrice d e ll'emisfero sinistro. Sembra quindi che le fibre eccitabili che vengono dalle circonvoluzi oni motrici di un emisfero passin o attraverso il corpo calloso. L o stesso fa tto è pure dimostrato dai seguenti esperimenti. Dividesi la base d el cerv ello longitudinalme nte dalla parte superiore dci pcd uncoli cerebra li tin sotto l' incrociamento delle piramidi n ella. midolla. In quegli animali che so pravvivono alla operazione lungo tempo abbastanza da permettere che sia esplorata la eccitabilità della zona m otr ice, si trova che la sua s timohv.ione produce ancora movimenti crociati ben cb è la eccitabilità. sia considercvolrnen te diminuita. Se dividesi un peduncolo del cervello o la metà d el ponte del Varolio, la. galvanizzazione della zona motrice del corrispondente emisfero non solo produce ancora mo vimenti del lato opposto, ma questi sono ancora più ener gici, più estesi. Questo fatto, al pari del preceden te, t ende a dimostrare che il corpo calloso è una, benché probabilmente non la sola, via. di comunicazione fra la zona. motrice di un lat o e i membri del lato opposto.
Sperimenti sugll eft"ettl delle appllcazlonl perlfe · rlehe sal s is temn nervos o centrale, del professor BRowN-SEQUARD (Tiw Lancet, 25 giugno 1881).
li pr0fcssor llrown-Sequard seguitando le sue importanti investigazioni sugli effetti d elle applicazioni periferiche sul sistema n er voso centrale, ha t estè dato contezza di quelli sulla azione
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RIVISTA DI ANATO!IUA
inibitoria e dinamogenetica delle applicazioni dell'acido prussico. Quando questo è stato iniettato nel collo o in un membro in prossimità del plesso cervicale o brachiale produce esottalmo, limitato più o meno esattamente a un occhio, suffusione sanguigna di questo Iato ed anche alcuni altri sintomi unilaterali . Quindi ei conclude, che quando la eccitabilità dei nervi e dei muscoli è rapidamente perduta in conseguenza della amministrazione di una larga dose di acido, questa. perdita non è dovuta ad una azione diretta, chimica od altra, sui tessuti nenoso e muscolare, ma principalmente se non intieramente alla influenza inibitoria esercita.ta dar sistema nervoso centrale sotto l'inalazione del veleno. La prova di questo si ha iniettando il veleno sotto la pelle dopo avere diviso il nervo fre nico e sciatico. I nervi divisi e i loro muscoli rimangono eccitabili due, tre e quattro volte più a lungo che negli animali morenti per semplice asfissia in uguali condizioni. Se il veleno è iniettato senza che i nervi sieno divisi, la durata della loro eccitabilità è molto più breve che nella semplice asfissia; il che si dimostra con la sezione del nervo frenico di un solo lato. Manifestamente allora la influenza inibiloria dell'acido prussico dcvccliscendere nel nervo dal centro. La stessa influenza può produrre l'effetto opposto, un aumento di irritabilità dimostrato dalla s ua persistenza nei nervi recisi per molto maggior tempo che in un animale morente per semplice asfissia. Precedenti sperimenti dimostrarono che il cloro· formio e il cloralio anidro applicati alla pelle sopra un Iato del torace hanno una. azione dinamo genetica. sul nervo frenico e sul diafragma dello s tesso lato e una azione inibitoria sul Jato opposto. Lo stesso effetto è spesso prodotto dalla. iniezione dell'aciclo prussico o di qualche altro violento veleno, come la digitalina pura sotto la pelle del torace o nella piega ascellare; e la digitalina ha un simile effetto sui membri. I più cospicui effetti dinamogenetici sono stati ottenuti dalla sezione di una m et~ della base del cervello o della midolla spinale. Un aumento di irritabilità può trovarsi comunemente sullo.stesso Jato nei nervi del plesso brachiale, nel frenico o nello scintico. Ma vi è una curiosa alternazione negli effetti. Se, per esempio, il nervo frenico destro è r eso più irrita bile è ordinariamente il sinistro e non il destro nervo sciatico che presenta simile effetto. Il nervo che è analogo a
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quello in cui In b·rita.bilità è aumentata ordinariamente è in uno stato opposto. Gli effetti sono più manifesti nei nervi frenici cile in quelli delle membra, e più in quelli delle estremità inferiori che in quelli delle superiori. Dopo av<:'r lasciato in contatto con la pelle del torace di un coniglio o di un porcellino d' I ndia un vaso metallico contenente del cloruro di metilcnc che abbassa considerevolmente la temperatura sotto zero, fu aperto il torace ed esplorata la irritabilità dei nervi frenici, del diafragma e dei nervi delle estremità.. L'effetto fu trovato essere lo stesso che applicando sulla pelle il cloralio o il cloroformio. In quel lato il nervo frenico e il diafragma avevano la loro initabilità aumentata, era diminuita nell'altro lato. Ordinariamente l'ctretto dinamo-genetico era il maggiore. Lo stesso disquilibrio nella irritabilità si trovava nei nervi delle membra, quelli di un lato guadagnando, e quelli dell'altro perdendo in irritabilità. Uguale effetto segue alla irritazione del capo centrale del nervo sciatico diviso.
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Snlla plastic a del museo Il e d e l tendini, per TH. GLUCK (Arch. f. klin. chir., XXVI e Ocntnt.lbl., n• 21, 1881 ). a) L a trapiantazione di muscoli con o senza tendini riesce senza eccezione schivando la contusione e praticando accuratamente le s uture; b) A vvengono energici processi di rigenern-zione nei pezzi trapiantati, soltanto quando viene possibilmente eliminata ogni infiammazione rea.ttiva, o in altri termini quando avviene la riunione per prima intenzione; c) Subentra una vivissima infiltrazione infiammatoria, quando il pezzo trapiantato si trasforma più o meno completamente in una massa fibrosa, cioè se l'intero muscolo per mezzo della plastica è divenuto semi-membranoso; cl) Anche jn questi casi indicati come sfavorevoli, il muscolo dispiega la sua funzione specifica, la cui t·estitl,tio acl integrnm (ipertrofìa vicaria delle parti centrali muscolari) può essere ottenuta per mezzo di prudenti faradizzazion i ed accurati esercizi.
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lJna e phlc mla tiftc a prodotta da aria Infetta, del dott. Scmuor (Centrallblatt f. med. W ., n.0 25). L'epidtlmia tifìca scoppiata n T ubiuga nella caserma di recente fabbri cazione, e che si llmitò esclusivamente agli abitanti di una metà di essa, diede origine a delle ricerche generali, le quali si riferirono in special modo al terreno. Secondo l'autore, i risultati sarebbero i seguenti : L 'epidemia ti fica del battaglione fucilieri di Tubinga ebbe origine dal fatto, che l'aria del terren o carica di germi tifici pervenuta nelle camerate delle truppe, venne da queste inspirata durante la notte. Il sito dove questi germi si svil upparono è un deposito melmoso, che si trova nel sottosuolo di quella parte di caserma colpita dall'epidemia. I germi erano galleggianti, quando nel sottosuolo molle e ghaioso l'acqua del terreno si abbassò a poco a poco durante l'estate, in modo che il deposito melmoso rimase fuori d'acqua e si rese asciutto. L'azione aspiratrice della casa riscaldata spinse in quella direzione una corrente d'aria fredda, partita dal terreno. Prova di ciò, l'aumento delle malattie coll'aumento del freddo, e la loro diminuzione con la diminuzione di questo. Dal sottosuolo della ca· serma, l'aria del terreno con i suoi germi venefici venne aspirata direttamente dai camini; di là si inalzò, c penetrò nelle camerate. A conferma., l'<.utore cita la coincidenza notata circa la quantità, la gravezza e la durata delle malattie, che si manifestarono in quattro camere, soprastanti ad un gruppo di altre camer e; l'arin del suolo, insieme ai germi accennati, aiutata dal vento di p onente, si apri una corrente tra i ventilatori, per giungere ai camini. L 'autore fa osserrnre, che le malattie si producevano col vento di po-
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nente, e cessavano con quello di levante. Esse avevano una incubazione di quindici giorni; non vi furono malattie! per cont~ diretti. L'acqua da bere non ebbe la bencbè minima parte neH'epidemia. n~un nuovo Cuugo che s i
produce nell e calzature (Ba.cterium foetidom), del dott. TmN (Allgemeine Wiener ·medizinisclle Zeitteng, 5 luglio 188 1).
L 'autore, in una sua relazione alla Società reale di Londra., comùnica la storia di un corpuscolo, che si osserva nelle calzo e neUe scarpe di individui, che, soffrono di sudore fetido e di eczema alle piante dei piedi. Secondo Thin, l'odore caratteristico ema.nerebbe dal microscopico organismo. n fungo ha i seguenti caratteri: quando si trova nelle calzature, si presenta in forma di corpo rotondo molto somigliante al micrococco. Coltivato assume la forma d.i una specie di barchetta, oppure d'un corpuscolo triangolare; in questa condizione esso racchiude un nucleo chiaramente visibile, circondato da protoplasma; tanto il corpuscolo, quanto il nucleo sono avvolti in uno. sottile pellicola. Poco dopo il nucleo scomparisce, e la forma triangolare pure, e il corpuscolo si divide in parecchi segmenti a guisa di bastoncini. In seguito, anche questi si separano, e si convertono in tubi ripieni di protoplasma. Il protopln.sma si divide in alcuni di questi canaletti, e l'involucro che corrisponde ad essi, si squarcia. In tal modo si formano i nuovi batteri. Altri tubi mostrano dei piccoli punti risplendenti, i quali vanno aumentando, fino a che l'involucro, riempito di granulazioni, scoppia, e lascia sfuggire il contenuto che ha molta rassomiglianza coi micrococchi. L'odore fetido delle calzature si sente anche nei vetri, dove ha luogo la coltivazione dei fllDghi; e ciò fino all'ottava generazione. Lister d.isse al dott. Thin d'aver osservato lo stesso processo nei batteri del latte. Nella Paris med. del 3 marzo 1881 questa relazione è commentata con queste parole: Il dott. G. Thin crede di .a ver trovato un nuovo fungo, il bacterium foetidum, nelle calzature di individui, che soffrono di sudore fetido ai piedi, e comunica alla Società reale di Londra questo suo nuovo trovato Pare che fino ad ora egli non abbia saputo, che venti anni or sono
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RrvraTA.
un dottore Lemaire avesse fatto tale scoperta nei soldati del forte Romainville; scoperta, che consegnò agli Annali dell'Accademia delle scienze, e della quale fu trattato per esteso, con n.nalogbe tigure, in un hvoro di patologia generale del dott. Bonchut. Rim:me a sa.persi, se il bacterium militarium foetitlum delle truppe francesi sia identico a quello dei soldati di Unea della Gran Bretagna. Sarebbe questo un argomento, nel quale nn consesso di professori di patologia comparata potrebbe dare nn giudizio decisivo, che riuscirebbe di gmnde utilità e vantaggio per l'avvenire.
D'n u. u tile COJ,rico.po p c •· l ' ..\l gerla (J 01wnal de lJlédecine el dc Chirurgie, luglio 188 1). li sig. Troupeau, farmacista capo dell'ospedale militare di Teniet-el· Ha d pubblicò nella Gazette méàicale de l' Algérie una nota su questa parte dell'igiene. n sig. Troupeau muove dal fatto che, esponendo ai raggi solari dei copricapi diversi fra loro per costmzione e forma, si verifica., col mezzo del termometro, che la quo.ntità di calore che li attraversa è subordinata al colore dei loro fusti, e che la temperatura tra il fondo del copricapo e la superficie del ct·auio, varia a seconda della ventilazione interna, e del tempo in cui t·esta esposto al sole. La disposizione dell'apparecchio c degti istrumenti, che servirono p er queste osservazioni è ingegnosissima; ma noi ci limitiamo ad esporre le conclusioni interessanti dedotte dall'autore in segnito ai suoi pazienti studi: r I copricapi di forma conica e arrotondita. sono più freschi di quelli o. fondo piatto. L 'elmo è preferibile al kepì ed al berretto nei paesi caldi; 2• Un fu sto grosso e spesso formato di materiale cattivo conduttore del calorico, come lo. paglia, garantisce efficacemente contro i rnggi so lari ; 3° Nel costruire i copricapi bisogna ~scluderc qualunque metallo; 4• Una buona ventilazione mediante fori praticati alle parti laterali superiori, ed uno. galleria. alia base, isolante la testa, producono un abbassamento di temperatura nell'interno del copricapo;
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5' La buona ventilazione può render igienica anche una costruzione difettosa; 6' Il coprinuca non ha alcuna utilità, se non vi si praticano dei fori corrispondenti a quelli del copricap(). Il kepl regolamentare è ben !ungi dal sotldisfare alle condizioni volute per proteggere il capo contro la irradiazione solare. Non potendo sostituire al kcpl un caschetto leggero e bene arieggiato, si potrà almeno modi ti carlo: t• praticando nel coprinuca dei fiori conispondenti a quelli del copricapo ; 2• costruendo una galleria circolare destinate\ ad isolare quest'ultimo.
Dell'uso di 'Vapori di a c ido s olforos o per «lìs lu fcttare e a•endere sane l e grn.udl abltazlonl, dei dottor PAUL F AnRE (Gazetfe médicale rle Paris, 30 luglio 1881). L'igiene dello abitazioni, destinate ad alloggiare molti individui, è abbast~mza importante, J)erchè tutti i medici possano chiamarsi contenti di conoscere le esperienze di recente istituite allo scopo di render sane le caserme e le baracche (1). Già. da alcuni anni fuxono proposti i vapori di acido solforoso come agente disinfettante delle fabbriche con grandi agglomeramenti di individui. Oggi, i tentativi esegniti furono serl, e noi crediamo utile di richiamare l'attenzione degli igienisti snlla doppia prova, di cui troviamo larelnzione nel Recueil de métlecine et de chh'lll'gie ·rnilitaires, anno 1881. Fu in conseguenza cruna epidemia di febbre tifoidea, che aveva Lnfierito nel maggio 1879 nella caserma di Romorantin, che il signor dottor Geschwind, maggiore medico, ricorse a questo metodo di disinfezione. La caserma essendo stata evacuata. per l'accampamento delle truppe, le camerate furono largamente arieggiate ed imbiancate; tutti gl'intavolati., come finestre, porte, pavimenti, le assi del pane, e dei bagagli, le rastrelliere ll'armi, le scale, ecc. ecc., vennero lavate con aequo. fenicata di 1/ &oo. Rimanevano le masserizie da letto: il signor Geschwind propose fl'impiegnrc la disinfezione di acido solforoso. (l) Miche l L.évy, Tl·aHé fl'hvolime. Morache, Tl"aité <l'hi!Viènemtlltall•e.
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Ogni compagnia riunisce tutte le masserizie da letto in una vasta camerata. I sncconi, Ii materassi, le tavole, i cavalletta. di lettiera, invece di essere ammassati gli um sugli altri, furono i'llpalcati in modo, che l'aria, (e più tardi i vapori solforosi), potessero circolarvi tutto all' iogiro; le coperte furono stese su corde tese nella camerata. Si pose dello zolfo in piccoli vasi di latta piatti e quadrati della forma di coperchi da scatola, e collocati sopra mucchi di sabbia vennero distribuit.i nelle camerate. Questa specie dii piccoli piatti erano stati preparati dall'armaiolo in pochl momenti, servendosi di scatole da conserva vuote. Tale processo parve più economico e meno pericoloso, che non l'uso di vasi di terra, i quali potevano rompersi e provocare qualche pericolo d'incendio. Dopo aver chiuse tutte le commessure delle porte e delle finestre con striscie di carta incollate, si accese lo :zolfo. Si ebbe cura di scegliere le camerate a. pian terr·eno per poter sorvegliare l'operazione attraverso le finestre. In capo a qualche ora, i vapori solforosi non permettevano più di vedere nelle camerate. Si lasciò tutto in questo stato per tre giorni, in capo ai quali, le finestre e le porte furono aperte con le necessarie precauzioni, ed i locali, insieme al loro contenuto, ampiamente arieggiati. Allorquando alcuni giorni dop(l 1 le camerate furono di nuovo abitate, e le masserizie da letto rimesse in servizio, non si osservava più alcuna traccia dell'operazione eseguita e nessun individuo ne fu indisposto. Le cimici, le pulci ed altri insetti erano stati distrutti completamente con gran soddisfazione dei soldati, che avevano sofferto precedentemente per questi insetti; i quali erano scomparsi non solamente dai letti e dalle camerate esposte ai vapori solforosi, ma nuche dalle altre, in cui ~rano stati imbiancati i muri, e lavati i tavolati con l'acqua fenicata. La quantità di zolfo impiegata fu di un chilo per 60 metri cubi d'aria, ossia 16 grammi per metro cubo. Questa quantitìl. però non fu bruciata tutta. Dopo l'operazione, in quasi tutti i vasi si trovò dello zolfo non bruciato. In confronto allo zolfo sublimato, c allo zolfo in canna finamente polverizzato, parve che lo zolfo frantumato grossolanamente bruciasse meglio ; questo costa anche meno.
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Noi crediamo col signor Geschwind, che sarebbe preferibile l'impiegare insieme, od anche soli, degli stoppini solforati, come quelli che si adoperano per le botti, e appenderli mediante fili metallici ed in altro modo. Questi stoppini si potrebbero disporre più facilmente (lei vasi a differenti altezze nelle camerate e collocarli meglio negli angoli, c nelle cantonate, c permetterebbero di moltiplicare maggiormente le sorgenti d'acido solforoso assorbendo cosi maggior quantità d'ossigeno in minor tempo. Dopo il felice tentativo fatto dal signor Geschwind nella casenna di Romorantin, una circolare ministeriale in data dell'8 giugno 1880 raccomandò i vapori solforosi come disinfettante, ed è in conseguenza di questa circolare, che il signor André applicò tale metodo non più alla disinfezione, ma al risanamcnto delle caserme occupate dal deposito del 7• reggimento dei dragoni a Vitry-le-François (l). Bencbè nella guarnigione non si fosse manifestata alcuna epidemia, il signor André dice che la insalubrità delle caserme richiedeva l'applicazione di tale misura. Queste baracche malsane nell'estate, e sulle quali l'imbiancamento a calce ò inefficace in causa delle mille fessure, e dei rialzi che presentano gl'intavolati perchè logorati e deteriorati, sono cattive anche nell'inverno in conseguenza dell'impossibilità di mantenervi una temperatura sufticientemente superiore all'esterna. Nei tavolati non vi sono che fessure e spaccature. E fu appunto in causa di queste fessure, che il signor André dovette cercare di ·compensare con un aumento di zolfo bruciato la dispersione del gas, che non poteva mancare di prodursi. A tale scopo, la quantità indicata dalla lettera ministeriale del 27 agosto 1880 fu aumentata nelle proporzioni di un terzo, e portata a 130 grammi di zolfo per metro cubo di aria. Si profittò del tempo fra la partenza della classe e l'arrivo delle reclute, per eseguire quest'operazione. "Quando fu messo il fuoco allo zolfo, e che l'aria divenne soffocante, la combustione fu sorvegliata da una fin estra; ma non era scorsa una mezz'ora, che i vapori si r esero talmente densi, che fu impossibile distinguere il focolare, lontano dalla. finestra (Il Recueil M médecine, de chirurgie et de pharmacie militaires, ISSI. 5()
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tre metri circa, ed era difficile perfino il distinguere le fiamme. L'aria si rese irrcspirabile all'esterno, e convenne scostarsi dalla baracca. Una nube di vapori solforosi usciva dal tetto e si estendeva abbastanza per essere veduta facilmente a più di 100 metri dalla caserma. Nel tempo stesso, tutti gl'insetti, mosche, ragni, zanzare comparvero alle fessure; si mantenevano per un momento sulle tavole, ma poi cadevano al minimo tocco. u La combustione dei 12 chilogrammi impiegati durò due ore e tre quarti; dalle 5 alle 8 circa, "L'indomani, si potè entrare nella camerata; tutti i vapori solforosi si erano dissipati, e l'aria, benchè ancora initante, po· teva essere sopportata. Il focolare era del tutto vuoto. La pietra si era disgiunta, e la sabbia, che la sosteneva, aveva impedito allo zolfo liquido di espandersi sul pavimento, dei quadri scritti con inclùostro, che erano apJ>esi al muro, non subirono alcuno sco!ora· mento; sul soffitto si notava un colore giallo leggerissi mo, che non poteva provenire se non d!L un deposito di zolfo sublimato n· Cominciata. il 21 novembre, questa oper~zione di risanamento fu terminata il 29 novembre. Le camerate rimasero chiuse per 24 ore; poi tutte le finestre, le imposte e le porte vennero aperte; e quando, dopo 60 ore, i soldati rientrarono nella caserma l'o· dore persisteva ancora, ma non disturbava nessuno. Abbiamo creduto di riprodurre quasi testualmente la r elazione di questi due esperimenti, in ragione dell'importanza dei risultati che vi si può sperare pe1· l'igiene pubblica e dell'eser cito.
Il Cons iglio s upe riore dl salnbrltà del reano d 'lJn gherla e l'lnnmazlone del e adntl s ol eampo d l battaglia ( Bollettino della commissione speciale d'igiene del Municipio di Roma, fascicolo VI, giugno 1881). D Consiglio generale d'igiene pubblica del regno d'Ungheria, inteso il rapporto del prof. Fodor, ha preso le seguenti decisioni riguardo all'inumazione dei cadaveri: P Il seppellimento costituisce il metodo il più pratico ed eseguibile per isbo.razzare i campi di battaglia dei cadaveri dei caduti durante la zuffa.
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2• Eseguito con adatte precauzioni il seppellimento non può presentare alcun pericolo. 3• Le misure da adottarsi a questo scopo dovrebbero essere stabilite da un accordo internazionale, di cu,i il governo ungherese prenderebbe l'iniziativa, per concordare il modo di seppellimento dei cadaveri sui campi di battaglia, como pure ciò che riguarda la sorveglianza sui mezzi impiegati. 4• La cremazione facoltativa dei cadaveri, domandata dai particolari, può essere autorizzata ogni qualvolta i processi d'incinerimento siano conformi alle ben calcolate esigenze dell'igiene pubblica. 5• La cremazione potrà divenire obbligatoria nelle circostanze eccezionali di calamità pubblica o di gravi epidemie, allorchè esista un considerevole ingombro di cadaveri. 6• Non è assolutamente necessario l'adottare in principio la. cremazione obbligatoria; perchè questo sistema non è superiore al seppellimento abituale, e perché d'altronde è di difficile attuazione pratica.
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TECNIC ~ ESERVIZIO ~mDfCO-MILlTARE
D e lle modifle a z loni lmpres~e all'armame nto d ella fa ot.e rio. in rap{)Or to alla m e dic ina militare (Re-uve 1nilitaire de -médécine et de chù·urgie, aprile 1881). Riproduciamo l}uasi integralmente la nota che in forma di comunicazione preventiva il dottor E. Delormc direttore del nuovo giornale Remte rnilitaire de médecine et dc cltirurgie pone a capo del primo fn.scicolo. La specialità dell'argomento sarà. di certo il punto di partenza di uno sviluppo vastissimo di idee nel campo dci mezzi di soccorso in guerra cd in quello della chirurgia conservatrice, perchè, se da un lato avremo colle nuove armi un numero maggiore di feriti sul campo di battaglia, le lesioni saranno però accessi.bi li di preferenza ai portati dell'arte che risparmia a quella che demolisce, reclamn.ta quest'ultima dai guasti degli attuali proiettili, di un peso quasi doppio di quelli che, pare, si vogliano introdurre. Se l'elemento distruttore raddoppia la sua attività, di altrettanto noi troveremo delle vite da risparmiare cd uno scopo eminentt~mente umanitario verrà raggiunto. Lasciamo senz'altro la Ra.rola al dottor Delorme che tanto felicemente inaugura coi suoi lavori il primo numero del periodico mensile sopracitato. " Dopo 13. guerra. del 1870-71 i fucili della fanteria. vennero modificati dalla maggior parte delle potenze straniere e specialmente dalla Germania, in modo da ottenere dei risultati balistici presso a poco identici a quelli che fornisce il fucile francese. " Oggigiorno e dopo un certo numero d'anni, di già si tende 3. imprimere all'armamento della fanteria due serie di modifica· zioni importanti, che i nostri colleghi avrebbero ben torto di credere prive di tutto l' interesse dal pttnto di vista della chi· rurgia di guena, vogliamo noi parlare: I• della tras{ormasnone dei fucili attnali in armi a t·ipetizione; II• di quella delle armi di medio calibro in armi di piccolo calibro. Ci limiteremo a fare
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3piccare, insomma, quale importanza possano avere ùnl nostro punto di vista. c.: Quale si voglia il meccanismo della ripetizione, ch'esso faccia parte integrante dell'arma o che vi sia annesso, la cosa interessa poco, le qualità balistiche rimangono le stesse ed i guasti prodotti sono, per il fatto, identici a quelli che producono le armi non trasformate. Ma se da questo lato nulla è cangiato, il numero considerevole di uomini messi con rapidità fuori di combattimento, la moltiplicità delle lesioni sullo stesso ferito, le difficoltà che può incontrare l'organizzazione dei p.rimi soccorsi, sono d ei risultati che non bisogna perdere di mira. Le relazioni delle operazioni sotto Plewna lo indicano abbastanza. " Resta la questione delle armi di piccolo calibro. Tutti i nostri collegbi sanno ch e molto di recente il prof. ll~Mer di Berna, ba fatto esperimenta1·e a. Zurigo un fucile analogo, come costruzione, al fucile prussiano Mauser, mn non ha più di sette millimetri di diametro ed il proiettile pesa soltanto 12 grammi a vece di 25. Le sue esperienze sembra siano riuscite felicissime. Qualunque sarà la sorto riservata a. quest'arma, altri tentati vi non mancheranno di esser fatti in questa via fino a che venga risolato il problema. Dal giorno che sarà cosi, dei cambiamenti molto impoda.nti saranno impressi a lle ferite d'arma a fuoc:o; si constaterà allora. una contusione meno estesa delle parti molli; degli orifici, dei tragitti più ristretti e, per lo stesso fatto, minore tendenza alla suppurazione; sopratutto una tras{ormasione dei nostri tipi di frattura delle ossa lunghe delle membra in un senso ancor più favorevole alla conservazione; in fine una grande regolarità. della perforazione delle ossa pi:~.ne (cranio, ecc.). Dal punto di vista umanitario, non si può che desiderare l'adozione delle armi di piccolo calibro. " Ci limitiamo per ora a questo sunto promettendo di tornar so pro. un argomento sino ad ora. sfuggito alla nostra osservazione. Abbiamo voluto anzitutto, nel pubblicare questa nota, attirare l'attenzione dei nostri colleghi sopra una parte cosi importante della chirurgia di guerra, lo studio dcll'agmte w~lnercmte e riservarci l'occasione di impegnare coloro, la coi posizione sia in rapporto con nomini competenti, a utilizzare le loro cognizioni, le risorse e la buona volontà di questi ultimi per colmare le laenne della nostra letteratura chirurgica speciale , . M.
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Congre&Mo mediClo internaz1onale di Londra. 11 Congresso medico fu aperto in Londra mercoled1 3 agosto
sotto la presidenza provvisoria di sir William Jenner alla presenza del principe di Galles, del principe ereditario di Germania e delle più insignì notabilità della. scienza medica.. Presidente definitivo di tutto il Congresso fu eletto sir James Paget e Mr. W . Mac-Cormac segretario generale onorario. Il 6 agosto co· minciò il lavoro delle sezioni. SEZIONE DI ANATO.MLI..
La sezione di anatomia fu aperta il 4 agosto con u.n di~corso inaugurale del presidente della sezione, professar Hower sul .u museo del R. collegio dei chirurghi. , Il professar His (di Lipsia) parlò su.i caratteri dell'embrione umano, descrisse le su.e preparazioni di embrioni e presentò alcuni bei modelli in cera e figure stereoscopiche, a cui il professar His vuol riferire tutte le varietà fisiologiche. Ma il dottor Allen Thomson sostenne che alcuni di quelli embrioni sono senzn dubbio patologici, come necessariamente lo sono la maggior parte degli aborti. Dopo questo fu impegnata uua discussione su.i caratteri dei crani umani in rapporto alla razza, mossa da uno scritto del prof. Tu.rner sui " caratteri ap· partenenti al cranio dei nativi delle Isole dell'Ammiragliato. , l crani descritti fu.rono undici completi ed una oalvaria; sette maschi e cinque femmine. Erano spalmati con una \'ernice r ossa ed uno aveva un naso artificiale ed occhi modellati con una sostanza nera. Erano stati raccolti nel marzo 1875 dalla commis· sione scientifica dello Challenger e affidati al professar Turner per farne la descrizione. I crani erano manifestamente dolicocefali, u n poco più alti che larghi; e mentre le donne erano per ca-
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pacità microcefali che, gli uomini erano mesocefalici, essendovi fra i due sessi una differenza di circa 250 centimetri cubi. Essi si avvicinavano molto ai crani provenienti dagli abitanti delle coste della Nuova Guinea. Il dottor Rabl-Rilckhard di Berlino fece una breve descrizione di cinquantadue crani della Nuova Inghilterra che erano stati raccolti in una spedizione germanica all'Isola Kerguelen. 11 punto importante si è: che sebbene questi crani, vengano da un'isola molto più vicina alle Isole dell' Ammiragliato che all'Australia hanno maggiore rassomiglianza col tipo austranano che con quello desctitt o dal profcssor Turner. Il cinque, giovedl, il professor Sll.rutber descrisse minutamente una qnantità di pezzi secchi e freschi dimostranti l'esistenza costante di un processo sopracondiloideo che ha trovato normalmente in ogni individuo umano che ba esaminato. n professor Lessbaft lesse due scritti : l" " sulle forze che determinano la forma. delle ossa, illustrato da numerosi esempi t.ratti dall'uomo e dagli animali inferiori , e 2• " sulla posizione dello stomaco. , Ei ritiene che quest'organo è situato più verticalmente di quello che si c rede generalmente; ma la sua posizione obliqua fu strenuamentH sostenuta dai professori His, KOlliker e Braone e dal dottor Holden, i quali tutti convennero che lo stomaco verticale esiste solo nei piccoli fanciulli. Il dottor Laura di Torino lesse due memorie sulla intima struttura della. midolla. spinale ed allungata. Il professor Ada.mkievicz di Cracovia fece una breve comunicazione sui vasellini della midolla spinale, e il professor Leone Tripier di Lione mostrò alcune preparn.zioni anatomiche trasparenti di sezioni di membri; e descrisse il suo metodo di prepararle e montarle. Sabato, 6, fu di nuovo messo in campo l'argomento delle misurazioni del cranio dal professor Benedikt di Vienna che descrisse un nuovo metodo di misurazione col mezzo di uno strumento da lui inventato e mostrò alcuni disegni fatti con questo processo. Il professor Hannover di Copenhagen dette quindi una. lucida. descrizione della cartilagine primordiale del cranio umano e mostrò parecchi crani cartilaginei di embrione e alcune prepa.razioni speciali comprovanti che le cartilagini del Meckel non si uniscono nella linea mediana come è generalmente supposto, ma che sono separate da un piccolo intervallo e terminano in un:t
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estremità uncinata; o il professar Rcdfern fece poche osservazioni sulla futilit:\ della quistionc se la ossificazione è preceduta dalla cartil!tgine o se si stabilisce sopra una membrana nbrosa originale. Un'altra comunicazione molto importante fu letta dal dottor Cunningham di Edimburgo sulla importil.nza della distribuzione nervosa nel determinare l'omologia dci muscoli nei differenti animali. E i sostenne che deveaversimeutea qnesta condizione del pari che ai loro attacchi, ma non si deve andare tanto oltre fino ad accettare la proposizione del dott. Rugc di Heidelbcrg, il quale ha. recentemente asserito che la distribu zione nervosa è una guida infallibile a risolvere queste questioni. r professori Macalister, Kolliker, Stru ther, Turner c il dott. Forbes presero parte alla discussione e mostrarono che la segmentazione delle masse muscolari primitive è così differente nei differenti animali che le quistioni dci ra.pport.i di omologia sono molto difficili a definire. n dottor Fasebeck di Brunswick dette una breve descrizione di a lcune delicate dissezioni che egli ha fatto per provare la indipendenza della piccola porzione, o motrice, del quinto paio ; e il dottor Iloward indicò il meccanismo anatomico da cui può essere assicurato il passaggio post-orale all'entrata dell'aria nei polmoni nei casi di minacciante apnea. Lunedì il professor Kolliker espose un eccellente riassunto in inglese delle sue idee sulla formazion e del mesoderma. embrionale come è stato visto da lui nel coniglio. In questo animale egli ha manifestamente scoperto la s ua derivazione dalle cellule d ell'ectoderma, ma pensa che possa avere diversa origine nei differenti animali e che in alcuni casi possa procedere dall'endoderma come è descntto da alcuni al tri embriologisti. Anche nei pr!mi periodi le cellule del mesoderma rassomigliano ai corpuscoli del tessuto connettivo e non alle cellule epiteliali, benchè in appresso in certi luoghi possano essere trasformate in queste ultime. I professori His, Sch!ifer o Allen Thomson presero parte alla discussion e, dopo ùi che il professar Kollikcr in risposta ad un qucsitc mosso dal professar Turner spiegò il suo pensiero intorno la formazione della corda dorsale dal mesoderma e non dall'endoderma come si crecle generalmente. Qui n eU il professore fece una comuuic:uione in nome di suo figlio, dottor Teodoro Kolliker " s ull'osso umano intermascella.re. " Il dottor Kolliker ha dimostrato la s ua esi-
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stenza separata nei feti di otto settimane, ma alla fine della nona. settimana era sempre fuso col mascellare superiore. Il numero dei d enti nell'osso intermascellare non era costante. 11 dottor Fenwich dette un importante ragguaglio sulle vene sottocutanee d el tronco, quali sono state da lui dissecate sotto la direzione del professor Braune di Lipsia. Disse essere stato obbligato a fare da 500 a 600 iniezioni per empire il sistema completamente. Quelle poterono essere distinte in tre zone, una superiore che si versa nella vena :lScellare, una inferiore nella femorale e una zona intermedia priva di valvole, che si vuota iudifi'crentemente nell'uno o nell'altro sistema. Fu pnre mostrata la comunicazione fra il sistema della pbrta. e le vene epigastriche per mezzo della vena del Sappey nel ligamento rotondo. Il professor Braune fece cenno della azione a guisa di pompa sulla circolazione venosa dei movimenti delle fa.scie nei punti in cui le vene le attraversano e della di~posizione delle valvole in questi punti. Il giorno appresso il dott. Knott di Dublino cominciò con una relazione sui " seni sanguigni del cervello e loro varietà " descrivendo queste in cinquantaquattro crani da lui accuratamente esaminati. 11 dott. Garson lesse uno scritto sui diametri pelvici allo scopo di stabilire quali sono i più importanti per confrontare le p elvi di differenti razze. Ei crede che i diametri trasversi sono miglior guida degli antero-posteriori. Furono date a illustrazione le misurazioni comparative delle pelvi di quindici donne europee, cinque australiane e tredici andamenesi. l professori Turner, Thane e Bra.une indicarono altre misurazioni come pure di provata utilità. Dai dottori Rein e L ebedeff di S. Pietroburgo furono lette due importanti memorie sulJo sviluppo. Il dott. Rein in una elaborata memoria sulla glandola mammaria fece obiezione alla descrizione del Creighton della parte che prenderebbe il tessuto adiposo esterno alla formazione del parenchima della gianduia e non confermò il concetto del dott. Gegenbauer sul particolar modo di formazione del capezzolo nei ruminanti. Il prof. Sepolini descrisse come un tredicesimo neno craniense la origine della porzione intermedia. del Wrisberg dal cervello e la seguitò nella corda del timpano; e il pro f. Hannover dette una. dimostrazione del funi colo della sclerotica, avanzo della fessura primitiva fetale nell'occhio umano.
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n presidente della sezione dott. \11/ilks parlò nel suo discorso inaugurale dello stretto rapporto fra lo stato normale ed anormale, delle callSe che conducono allo stato anormale e della necessità. di studiarle nel loro più largo senso; c 1>er la più perfetta conoscenza della malattia nell'uomo r,Lccomandò di studiare per l'avvenire più intimamente i processi patologici delle malattie degli animali e delle piante. Tu.tto il rimanente tempo della seduta fu occupato per la lettura e discussione di due memorie del dott. Malherbes (Nantes), ambedue concernenti i tumori. Da qui sorse la questione della nomenclatura internazionale dei tumori perchè, sebbene apparisse esservi uniformità di opinione sulla natura dei tumori di cui pn.rlò il dott. Malherbe, ai nomi con cui ei chiamò questi tumori fu fatta obiezione da alcuni di quelli che presero pn.rte alla discussione. Uguale lamento sorse il giorno seguente (giovedt) in risposta ad uno scritto del dott. Grancher (Parigi).ll dott. Wilson Fox osservò che dopo i tanti dubbi stati 1ùtimamente messi fuori rispetto alla natura del tubercolo, dei casi che prima erano chiamati casi di tubercolosi e che probabilmente sono ancoro tubercolosi, sono ora spesso registrati fra quelli di polmonite o broncopolmonite o simili, per la qual ragione il tempo nostro fornirà molto minor numero di casi di morte per tubercoli dei polmoni che i tempi passati. La sua proposta di usare la parola tisi per tutti questi casi sembra avere delle difficoltà. La discussione sullo scritto del dott. G1·ancher si mutò a poco a poco in una. discussione sulla natura delle cellule giganti, e anche qui apparve la difficoltà di rimanere strettamente nei limiti della discussione. Poichè mentre jl dott. Treves parlava solamente delle cellule giganti del tubercolo e sosteneva che esse non sono che masse di linfa coagulata, il dott. Creighton seguitò a parlare delle cellule giganti che S()no formate nella placenta normale, e il prof. Virchow delle c-ellule giganti dovunque siano. Due giorni furono consumati sull'argomento dei microorganismi e del loro rapporto con le malattie. L'onore di attaccare la discussione fu affidato al prof. Listar, il quale si contentò di leggere uno scritto sulla infiammazione simpatica e la controirri-
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tazione. Segni il prof. Bastian con nn discorso in cui volle sostenere con esperimenti e con argomenti la possibilità che i microorganismi sorgano per cambiamenti nel protoplasma in via di degenerazione o di scomposizione (eterogenesi). Il prof. Pastenr scattò su con energia esclamando vivacemente: n non mai non mai si svilupparono questi organismi se prima non esistevano germi od altri organismi. n li prof. Virchowmostrò quanto sarebbe
essenziale che fossero scoperti i rapporti dei microorganismi fra loro. Ei crede possibile con "la coltivazione n di cambiare la natura di alcuni di questi organismi e parlò di alcuni recenti sperimenti concernenti questa materia. Il giorno seguente l'argomento fu ripreso sotto nn aspetto nn poco differente dal prof. Fokker (Groningen) e dal prof. Klebs (Praga), il primo sostenendo che le forze del microorganismo e anche le sue capacità p el bene o il male dipendono dalle condizioni in cui esiste, e l'altro passando in rivista brevemente i vari organismi e le malattie che sembrano andare con quelli associate. I professori Hueter, Pasteur e Bechamp e il dott. Vation Cheyne condussero alla fine la discussione. Non debbo::10 dimenticarsi in rapporto con questo argomento le ammirabili microfotografie mostrate attraverso la lanterna magica dal dott. Koch, nè i suoi metodi di coltivazione dei microorganismi. Questi specialmente furono importanti come atti a spiegare i vantaggi della coltivazione nei solidi. In una sola patata il dott. Koch fu capace di mostrare parecchi etrati di microorganismi, ciascuno strato contenendo un separato e apparentemente puro organismo. Usando cosi un mezzo solido, il mescolamento degli organismi cosi difficile ad impedirsi nei liquidi è r eso quasi impossibile. La seduta di lnnedl fu occupata dalla lettura di due memorie sulla malattia del Bright, una del dott. William GnU, l'altra del dott. Lancereaux (Parigi), a cui segui una discussione di non molta importanza. D giorno appresso il prof. Pierret (Lione) dette una chiara dimostrazione dei rapporti normali dei tratti sensorio e motore dell'appa.rnto nervoso cerebrale e della maniera con cui il tratto sensorio è affetto nella infiammazione. II prof. Pierret aveva già. alcuni giorni prima mostrato una gran quantità di eccellenti sezioni della midolla e del ponte in cui il corso di certi nervi po-
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tcvo. essere facilmente seguito fino alla loro origine nei gangli. Il dott. Drescbfeld riferl su quello che oggi è creduto essere l'unico · caso di sclerosi prim.itiva laterale. SEZ!O!iE DI l\IEOI CINA.
Il primo scritto letto in questa sezione fu del prof. Langenbeck sullo sliramento dci nervi nella atassia locomotrice, con la descrizione di casi fortunati, in cui essendo stata eseguita la operazione per alleviare il dolore, ne era seguito miglioramento dei sintomi pt·opri della atassia; da cui inferiva che lo stiramento del nervo ischintico inizia dei cambiamenti di benefica natura nella midolla spinale stessa. Il dott. Ogle domandò se l'effetto curat1vo dello stiramento dei nervi era provato verificarsi nei cu.si in cui la lesione della midolla. spinale era primitiva come in quei casi in cui poteva essere riguardata secondaria ad alterazioni nervose periferiche. Il prof. llrown-Sequard sostenne le idee del Langenbeck, riferendo alcuni sperimenti sullo stiramento dei nervi, da cui resulta che queslo ha intiuenza s ulle funzioni sensorie oltre i limiti della regione su cui fu esercitato lo stiramento. Il dott. Buzzarù in uno s•:t·itto su certe fasi poco avvertite della tabe dorsale mostrò distintamente la esistenza di una varietà di casi, in cui manca il sint omo classico della atassia. Tali casi, egli affenuò, sono qualificati dalla mancanza del fenomeno del ginocchio e dalla esiste!lz.a di crisi gaslriclw e qualche volta da malattia articolare; casi in cui i sintomi gastrici durarono per anni e predominarono sopra gli altri caratteri della tabe e cond ussero alla diagnosi di cancro dello stomaco o di stringimeJlto intestinale. Accennò pure ai casi in cui predominavano altri siintomi d.i tabe e accettò l'opinione del Pierret che la malattia sia essenzialmente una infiammazione cronica delle fibre di senso. Uno scritto del prof. Erb di Lipsia sulla sililiùe come causa di atassia locomotrice dette origine a una viva discussione; e certamente l'autore si espose da se stesso alla CL'itica di volere provare troppo, poichè mentre trovò indizi di infezivue precedente in 88 per cento, non ci furono sintomi secondari in 29 per cento, e questo usò come argomento in favore della un.icità della sifilide. Confrontando questi dati statistici con queUi di altri maschi adulti non sottoposti a tabe, ei trovò che solo 27 per
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cento erano stati infettati, e solo 12 per cento avevano avuto la. sifilide secondaria. La conclusione che ne derivò ftl questa: che la tabe in 90 per cento di tutti i casi è cagionata dalla sifilide; o si può notare che questo è in accordo con le indicazioni antecedenti dei signori Fonrnir.r o Gowers. TI rlott. Althau;; rli LonrlrA. disse che in 90 per cento dei suoi casi di atassia vi erano antecedenti di sifilide primaria, ma iri 40 per cento di sifilide secondaria, e questi resultati anamnestici contrappose a quelli no tati in altre malattie nervose. Ma, come fece riflettere il dott. Gairdner, è spesso cosa di insuperabile difficoltà avere una storia vera degli antecedenti sifilitici (specialmente dove non ci furono sintomi secondari), e per questo solo motivo non potè quindi accettare le conclusioni del prof. Erb e del dott. Alth~us. Poteva certamente esser fatta obiezione ad uno dei casi dtati dall'autore, in cui le ricerche p er la. infezione sifilitica (era. un caso notevole di atassia in una fanciulla di nove anni) condussero alla scoperta che vi era stato soggetto l'avo materno della malata! Le idee dell' l!:rb trovarono anche opposizione dal lato patologico, il dott. Lancereaux di Parigi avendo sostenuto che le alterazioni della atassia locomotrice non presentano i caratteri della sclerosi sifilitica e delle lesioni sifilitichc in altri organi, e concluse che la sifilide e l'atassia sono coincidenti ma non correlative, opinando che la ragione della prevnleoza notata dal pro f. Erb sta nel fatto che l'atassia si manifesta nelle persone dedite agli eccessi sessuali. Sir W. Gull chiudendo la discussione accennò che il virus sifilit.ico agisce inrlirett.amente inducendo la degenerazione dei tessuti. La discussione non condusse a resultati definitivi; ma ammesso l'effetto curati vo dello stiramento dei nervi l'opinione del dott. Erb ricaverebbe un nuovo crollo. Uno scritto del prof. Bali e del dott. Thebierge di Parigi era diretto a mostrare h dipendenza dell'ulcera perforante del piede dalla atassia locomotrice. Il pro f. Brown-Sequard trattò l'argomento della localizzazione delle malattie nel cervello e nella midolla spinale sotto l'aspetto patologico e diagnostico. Si contentò però di una breve comunicazione orale, suo principale assunto essendo di dimostrare che per tentare di ben localizzare le malattie nel cervello o nella midolla, anzichè alle manifestazioni isolate devesi portare atten-
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zione ai gruppi di sintomi, e che gli effetti di una lesione del centro sono prodotti a· distanza e sono indipendenti dalle vie dirette di trasmissione degli impulsi nervosi; il che illustrò col fatto che una puntura della midolla produrrà. la degenerazione del nervo sciatico e una lesione del nervo sciatico induce dei cambiamenti nei centri motori del cervello. Ei parlò di una influenza dinamica come così operante sulle parti a distanza e disse che le piramidi anteriori potevano essere tnp;liate senza c;he ne seguisse la. paralisi, e poi i loro capi tagliati, il centrale o il periferico, quando irritati producevano movimenti dallo stesso lato della lesione, vale a dire nelle parti ove le fibre delle piramidi non vanno. Il prof. Charcot dall'altra parte sostenne che i fatti della osservazione clinica e patologica sono indobitabili e non potrebbero essere messi d'accordo con le prove sperimentali addotte dal prof. llrown-Sequard, il quale però affermava di credere che certi clementi fossero dotati di funzioni distinte. La comunicazione del Brown-Seclltard soffli molto dall'essere cosi condensata, e i precisi ponti di differenza fra lui e la scuola rappresentata dallo Charcot non furono ben messi in chiaro. La sezione ebbe pure opportunità di vedere svolti i pen ieri della scuola capitanata del dott. Hoghlings- Jackson che in vero ha diritto d'essere riguardato come l'antesignano dèlla teoria della localizzazione. Lo scritto fu sol soggetto da cui trasse l'idea della esistenza dei centt·i motori specializzati, vale a dire sulle convulsioni epilettiformi per malattia cerebrale, e fu una rassegna magistrale di tutto l'argomento. Fu dato principio all'argomento della malattia dell'Addison con uno scritto del dott. Greenhou, che abbraccia la storia d'un caso recente e un sommario generale dei fatti clinici e patologici conosciuti concernenti questa singolare affezione. Egli sostenne che le ricerche devono essere particolarmente dirette alle alterazioni del simpatico addominale o del nervo pneumoga.stico, un caso menzionato dal dott. Paget di linfadenoma, in cui erano implicati questi tessuti e le cassule soprarenali inalterate ed una cupa pigmentazione della pelle era stata osservata durante la vita, dando sostegno a questa supposizione. Nella discussione che ne segul il dott. Semmola di ~apoli disse che al congresso dì Bruxelles egli aveva riferito uu caso diagnosticato come malattia del-
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l'Addison, che aveva trovato miglioramento dalla cura elettrica, ma accadde la morte alcuni mesi più tardi dopo un attacco di dispepsia acuta. Non si ebbe però la opportunità di confermare la di~nosi in questo caso che il prof. s~mmola ha citato in favore della sna idea che le cassule soprarenali non occorre che siano necessariamente malate, e mostrò un disegno indicante le alterazioni morbose nella midolla spinale e ganglio celiaco ch'ei riguarda essere le Lesioni essenziali della malattia deii'Addison. Uguale proposizione fu sostenuta dal dott. Guéneau de Mussy che si imbattè in un certo numero di casi di ente bronzina senza malattia soprarenale, ma. con affezione del simpatico addominale, e addusse in appoggio la pigmentazione cutanea della gravidanza e le macchie pigmentali sulla fronte nei casi di tubercolosi addominale a cni annette tanta importanza da considerarle quasi patognomoniche. Il dott. Zuel.zer di Berlino parlò dei cambiamenti nella orina e il prof. Gairdner di Glascovia della associazione del leucoderma con la malattia deli'Addison, adducendo un notevole caso che fu a sua notizia. Sir W. GnU, osse1·vando che egli aveva veduto i primi cas1 dell'Addison, ricordò la importanza dell'astenia in questa malattia e che non si debba dare troppo peso alla pigmentazione. Ei credeva che le cassule sopracenali fossero organi nervosi di struttura molto simile a quella del corpo pituitario alloggiato con tanta cura nella sua fossa speciale alla base del cranio, la cui funzione è altrettanto sconosciuta. Espresse un dubbio in quanto all'essere la prognosi generalmente sfavorevole, e pensò che sarebbero da studiare quei casi, in cui non seguì la morte. n dott. Greenhou nella sua risposta sostenne che la malattia dell'Addison comincia nelle cassule soprarenali e c b e la associazione delleucoderma era una semplice coincidenza, non però rara, con la pigmentazione cutanea. Furono lette parecchie comunicazioni sulla malattia dPl Bright. n dott. Rosenstein di Leyden distinse anzitutto le condizioni dei reni di natura non infiammatoria come malattie indipendenti, di· stinse poi anatomicamente e chimicamente fra la malattia acuta e cronica del Bright. La forma acuta caratterizzata dalla emigrazione dei corpuscoli del sangue scolorati e dalle alterazioni epiteliali e poi interstiziali passa molto raramente nella forma cronica. La forma cronica è una infiammazione diffusa di tutti
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gli elementi del tessuto dei reni rappresentata dal rene ipertrofìco pallido, dal variegato, dal contratto levigato e dal pallido gran ulare: il rene granulare rosso derivando da. alterazioni endoarteriose dei vasi renali, e a questa forma è intimamente collegato il rene atrotico senile. La osservazione clinica può solo far riconoscere se il rene è aumentato di volume o diminuito, ma non può distinguere fra la forma parenchimatosa e le interstiziale. Questa è una cognizione che si deve alle moderne ricercht- isto logiche. Il dott. Giorgio Johnson riferl una osservazione clinica a dimostrare che i gruppi di corpuscoli bianchi sono prova della nefrite glomerulare; e il dott. Grainger Stewart lesse uno scritto sulla qualità dell'urina nella malattia. del Bright e sul valore clinico del suo esame. Il dott. Semmola di Napoli sostenne che la. malattia. del Bright poteva essere cagionata da alterazioni dell'albumina del sangue. Questa opinione fu rincalzata da una breve comunicazione del prof. Stokvis di Amsterdam il quale riferì alcuni sperimenti dimostranti che la iniezione sottocutanea di albumina poteva produrre la nefritl' giomerulare. Il dott. Mohamed sollevò una questione molto importante con uno scritto intitolato : Malattia crottica del Bright senza albumina, in cui contenevasi l'analisi d'alcuni casi di alta pressione arteriosa producente le a lterazioni cardiaco-vasco lari caratteristiche della malattia cronica. del Brigbt col rene granulare rosso, ma senza albuminuria. Il numero dei casi era 61, dei quali 2 1 mortali. L'argomento della gotta fu trattato sotto due differenti a spetti, cioè in uno scritto del prof. Garro d sull'eczema e l'albuminuria in relazione colla gotta e in uno del dott. Jonathan Hutchinson sul reumatismo, la gotta e la. gotta reumatica. Le osservazioni del dott. Garrod abbracciavano un grandissimo numero di casi di gotta confermata provando concludentemente la gran frequenza con cui a questa malattia si associa l'eczema e anche la malattia dei reni, della quale erano indicati i caratteri. Lo scritto del dott. Hutchinson si svolse sopra un più largo campo. Ei definì il reumatismo come una. disposizione in generale alla malattia delle articolazioni sviluppata dalla esposizione al freddo e non per influenze nervose riflesse, una artrite catarrale; e la. gotta come una. disposizione in generale alla malattia articolare sviluppata da. certe qualità di alimenti, da difetti di assimilazione e di cscre-
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zione, una artri te umorale. Ei stabill cosi ru1 certo legame fra le due malattie, cloè la. disposizione alla malattia articolare, notando p erò che può trasmettersi per eredità in ciascuno dci due casi o una diatesi gottosa o una diatesi reumatica. I n prova del suo assunto ricordò !_a gran frequenza della gotta reumatica e della associazione dei depositi di litato di soda nelle articolazioni con lesioni delle cartilagini e delle ossa fi n qui considerate come tipicamente reumatiche, e concluse la sua lucida esposizione rammentando l'esistenza di cotte malattie che hanno affinità con la gotta e la gotta reumatica, come cer te form e di irite, la retinite emorragica, l'artrite rcuroatoide cronica, alcune forme di glaucoma, la lombaggine, lil. sciatica, altre nevralgie e forse l'emofilia. Ne segul una importante discussione, in cui per lo più gli oratori intesero a dimostrare che non vi ha nulla di comune fra la gotta e il reumatismo, ma essi non dovettero aver colpito il segno della tesi del dott. Hutchinson, J)Crchè questi nella. sua risposta pretese che essi erano d'accordo con lui. n dott. Garrod disse che ciò a cui si deve mirare è di ben distinguere le malattie, che la condizione della gotta è perfettamente dis tinta e sepnrnbile dalla reumatica, che la gotta è quasi sconosciuta in Scozia dove l'artrite reumatica è frequente, che la erosione delle cartilagini articolari accade come conseguenza del deposito uratico nella gotta cronica.; e che, sebbene i fanciulli di parenti gottosi soffrano di artrite reumatica, ciò non è perchè sia vi scambio di diatesi, ma semplicemente perchè sono la discendenza di parenti debilitati. Egli crede pure che il reumatismo blenorragico abbia maggiore analogia con la piemia che col reumatismo. Il dott. W . Roberts disse che a Manchester i casi di gotta. nello spedale vengono per lo più da Londra, il che attribuisce alla. abitudine di bevere il porter che hanno i poveri di Londra. D dott. Quinlan di Dublino disse che da quando il popolo di questa città ha preso l'abitudine di bevere il porter in luogo del whisky, la gotta vi è divenuta frequente mentre prima vi era quasi sconosciuta. Il dott. Stokin di Amsterdam disse che la. gotta. è molto rara nella sua città ; egli ne ha. veduti solo due casi e questi in donne debilitate viventi in condizioni insalubri. n dott. Madagan di Londra disse che la vera gotta è molto rara in Scozia, ma il reumatismo acuto e l'artrite reumatica vi sono molto
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frequenti, l'ultima specialmente n elle ragazze e nelle donne delicate. Ei credo che il rcum~ tismo sia dovuto a. un miasma c noli alla influenza del freddo c dell'umido perchè coloro ch e sono più soggetti a risentirsi dell'azione d el freddo c della umidità, come i molto giovani c i vecchi, non soffrono di reumatismo. Il dottore Grant di 1\llonrcal disse che la gott.a è appena conosciuta nel Canadà, laddove il reumatismo per insufficiente protezione contro il fr<'l ldo, vi è frequente. Il dott. Ord crede che le alterazioni artri tiche so110 frequentemente associate coi depositi di urato sodico nelle articolazioni, e vorrebbe usare la parola artr·ite come termine co mune alla gotta e al r~umatismo. Secondo lui, il reumatismo blenorragico è più affine alla uretrite reumatica che alla pieruia; la suppuruzione \''accade raramente, e una simile affezione articolare accompagna l'urctrite, la prostatitc, ecc. non blenorragiche. Il dott. Dackworth dichiarò che i depositi aratici significano gotta e che la gotta ereditaria. succede indipendentemente dag li errori dietetici. Ei considerò che le estese altemzioni artritiche qualche volta vedute nelle articolazioni gottose sono molto rat·e, ma ammise che in quruche caso sembra. esservi fusione della gotta col reumatismo. n dott. Hutchinson nella sua r isposta non solo dicl1iarò cltc egli ammetteva la trasmissione ereditaria della gotta e clic in q uesta sono depositati i litnti nci tessuti, ma. che la gotta c il reumatismo possono mescolars i e spesso mescolarsi nello stesso soggetto. In vero, per qunnt o abbiamo inteso, la proposizione del dott. Hutchinson è semplicemente questa: che v'è una tendenza alla malattia artritica c h e può partecipare dei caratteri dell.a gotta o del reumatismo, sola o uuitamente, secondo le influenze a cui il soggetto può essere esposto, e questa. proposizione non fu strettamente contestata nella discu.ssionr. Importante fu lo scritto del prof. Austin Flint sullo studio analitico della. ascoltazione c della percussione che ei l esse l 'ul· timo giorno delle adunanze, inteso alla semplific::tzione della terminologia dei segni fisici polmonari, ba-sando la descrizione di questi segui s ul carattere dei suoni stessi indipendentem ente dal meccanismo onde sono prodotti. Lo segui il dott. Doug la.s Powl con uno scritto s ul valore del segno del Baccelli " Pettorilo•tuia afoua n per la diagnosi differenziale dei versamenti liquidi
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nella pleura. Le osservazioni del dott. P owl lo condussero alla conclusione che questo segno non è patognomonico, benchè di grandissimo valore associato ad altri segni. Sir W. Gull disse che il segno del Baccelli non è una cosa. nuova c ricordò le osservazioni dell'Addison sullo stesso segno nel 1846; e la sua propria spiegazione (di sir W. Gull) basata sul fattto fisico della tensione della membrana e della parete del petto. Il prof. Ewald di Berlino convenne col dott. Powl che il segno del Baccelli non è sicuro e che il solo modo certo di dia.gnosi è la puntura. Il dott. 1\'lahomed insistè arfinchè il congresso prendesse la iniziatira per compilare un codice unico di termini, ma il dott. C. T. IVilliams accennò che la dHtìcoltà stava nelle difl"erenze degli strumenti usati; e il dott. Fii n t fece eco al desiderio del dottor Mahomcd di stabilil"e una unifo11nità generale di termini. Sulla proposta di sir Vi/. Gnll fu formato nn comitato composto del prof. Ewald, prof. D ' E spince, dott. Douglas rowl, dott. Austin l~lint e dott. Mahomed, che ne riferisse al futuro congress o. Il dott. C. T. vVilliams lesse quindi uno scritto intorno il trattamento della tisi alle grandi n.Jtitudini, volgendo specialmente l'attenzione alla aumentata espansione del torace che segue alla residenza in questi luoghi e attribuibile alla diminuita pressione barometrica. Il rlott. Norman Chevers parlò della cattiva infiu.enza dci climi caldi sulla tisi. Il dott. H. vVeber di Lon~rn. disse che non è una semplice quistione di espansione toracica ma di purezza. d'aria che a.lle grandi altezze, come è Davos, non promuove la fermentazione. Uguali effetti sono prodotti a. Algeri, Madera cd altri climi asettici. Quando l'influenza ereditaria. è molto intensa, la malattia nel primo stadio progredis~e anche a Davos e al Colorado. Ma dovunque l'assistenza c le cure mediche son necessarie. Il dott. Wilson Fox disse che la tisi è cloYuta. all'aria impura, al cattivo alimento, alla eredità e forse alle cause settiche. Quasi tutte le grandi altezze sono curative anche nei climi caldi come llloemfontein. In quanto alla durata di questa cur~ osser\'Ò che se la tisi deve essere curata per asetticismo, allora. è sufficiente un soggiorno di sei mesi; ma se è desiderabile ottenere cambiamenti nella forma del torace, allora è neccssat;o più lungo tempo, e se ne appellò ai medici che tengono n. Davos i loro malati tanto l'inverno che l'estate. D dott. Alan
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Herbert di Parigi sollecitò i medici di stabilire le indicazioni per mandare i malati !L Davos ed anche le controindicazioni, specialmente le malattie cardiaco-vascolari. Un altro scritto importante ili questa sezione fu quello del dott. Cliffort .AIIbut.t sul tratt..'lmento delle scrofolo del collo. Ei difese il pronto intervento chirurgico per remuovere le glandole ingrossate e cosi prevenire i danni della. loro suppurazione o caseificazione e il conseguente pericolo della infezione costituzionale. Il prof. Giulio Gnerin ricapitolò alcuni pensieri sulla etiologia della febbre tifoidea che egli aveva Jlrima esposti dinanzi l'accademia. di meùicina di Parigi per provnre che la malatt.ia. ha origine per " intossicazione fecale n ma. come osservò sir W. Gull, non distinse abbast.anza fra gli effetti septicoemici e le condizioni del processo febriJe stesso. Il dott. 'N. Roberts chiamò l'attenzione sulla presenza dei batteri nella vescica (batteruria) cagionanti la fermentazione della urina e la irritazione vescicale, condizione removibile in pochi giorni con dosi di 30 gritni eli salicilato di soda. due volte il giorno. Furono lette altre memorie, del prof. Eulenburg di Greifswald sulle rappresentazioni grafiche deUa. riflessione tendinea.; del dott. D'Espine di Genova. sulla cardiografia clinica; del dott. Redard di Parigi suli :l. termometria locale; del pro f. L eIli ne di Lione sulle secrezioni biliari negli stati morbosi; e del rrof. ZuelzAr di Berlino sugli acidi fosforati dell'orina. (Continua). R.
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RI VIST A BI BLIOGRAFICA
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Geog rafia. nos olog lc u tlc ll' Italia. Studio del dottor GrusEPPE SORllAlo, }>rofcssore d'igiene nella R. Uui\·crsità di Pavia. Crediamo di non andare errati nell' asserire che con questa nuova pubblicazione il prof. Sonnani non ha soltanto portato un prezioso contributo a studi i già iniziati, ma. ha tracciate le grandi Unce di un edificio scientifico al quale tino ad ora in Italia non si era posto mano. Il materiale che egli potè raccogliere ed elaborare è davvero imponente, e serie difficoltà deve aver s uperate per aggruppare conven ientemente le cifre attinte da multiformi sorgenti, tradurle in espressioni statistiche ed impartire loro quel linguaggio efti cace e scultorio che è proprio del metodo grafico. Il Sormani ebbe per la. sua o·p era meritati encomi, incoraggiamenti ed onorificenze per parte del Governo e di scentifiche accademie. Noi aggiungeremo che egli si è acquistato un diritto di più alla riconoscenza di quanti in Italia coltivano gli studii di antropologi a., igiene, demografia e più che tutti dei medici militari.
Ci duole di non poter riportare in sunto questo pregevole lavoro; non }>ossiamo però dispensarci da una rapida rassegna di alcune sue parti che hanno maggiormente attinenza colla medicina, l'igiene e la. legislazione militare. Nella seconda parte del lavoro, la quale riassume ragionatamente e sinteticamente i risultati della. statistica raccolti nella prima., troviamo considerazioni o deduzioni di non poco rilievo sulla distribuzione geografica di alcune affezioni che esimono dal militare servizio; ed è appunto su queste che ci permettiamo di fermare l' attenzione del lettore.
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Entriamo senz' altro in materia, premettendo solo che le ricerche del nostro autore si riferiscono a quattordici anni di operazioni di leva, compiute sopra oltre due milioni d'inscritti. Geografia delle basse stature in Italia. - Furono esclusi dall'esercito 282993 individui che non raggiungevano l'altezza di 1 m,56; il che ci da una proporzione di 121,3 riformati su mille misurati. L 'Italia insulare con a capo la Sardegna (Lanusei, Iglesias Alghero), quindi la Basilicata e le Calabrie ci presentano gli uomini più bassi. All'incontro il V cneto, l'Emi Ha, la Toscana si distinguono per un ragguardevole numéro di stature elevate. La causa di questa differenza, osserva l'autore, non si deve ricercare nelle condizioni del suolo, bensì in quelle di razza. Anche attualmente le stature conservano i caratteri etnici degH antichi popoli, cioè del ceppo semitico che popolò in parte Sardegna e Sicilia, del popolo greco per l'Italia meridionale, e del teutonico per il Veneto, l' Emilia e parte della Toscana. n complesso dell'attuale popolazione italiana può ricondursi a sei diverse principali origini cioè: i Celti (Piemonte e Lombardia con 80 a 120 per mille di basse stature), i Lignri, poco dissimili dai }>recedenti, i Tentoni (Veneto, Emilia e parte della Toscana con 60 per mille) i Latini (media Italia con 70 a 100 per mme), i Greci (Italia meridionale con 100 a 250 per mille) e finalmente i popoli del gruppo ·semitico che occuparono la Sardegna., Sicilia e Malta con 200 a 400 per mille. Attitudine al 'fltilila1·e servizio. -Eliminata dal totale delle riforme la bassa statura, imperfezione quasi affatto indipendente dalle condizioni geografiche, ci resta a dare uno sguardo sulla inabilità in generale divisa secondo le grandi zone della penisola. Nel quattordicennio 1863-76 furono visitati 2,050,295 iinscritti e di questi, 629,219 furono esclusi per infermità ed imperfezioni diverse; il che ci da una media generale di 307 sopra mille visitati. Molti circondari però si allontanano alquanto da questa media tanto in via ascendente che discendente, esempio il circondario d'Aosta che ha dato 628 inabili per mille, quello di Casoria che ne contò soltanto 174 per mille. Rispetto alle regioni, l'inabilità. maggiore si è verificata in Lombardia, la minore in quella zona. interna della. penisola che si estende tra Roma. e Napoli.
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I circondari che fornirono maggior numero eli abili sono dodici, e tutti presenterebbero caratteri orografici comuni i per esempio, nessuno di essi è sede di città molto popolose, la loro al titucline è mediocre, l'influenza malarica vi è limitatissima, il clima. dolce, la temperatura poco elevata. G-rctcilità. - I riformati per gracilità furono 119,138, pari a 62 per mille dei visitati. Degno di nota è il fatto che la gracilità non va paralella colla bassa statura., poichè si trova la prima in forti proporzioni anche nei paesi dove predomina la statura elevata. Notiamo ancora che la cifra dei riformati per gracilità. in Italia è molto al di sotto di quella della Francia, dove nel ventennio 1850-69 si rifi!l tarono 149 su mille inscriitti per faiblesse de canstitution. Nella. parte centrale del Piemonte si trova il minor numero di gracili (da 20 a 27 per mille), il maggior numero invece ci viene dalla Lombardia col massimo a Milano (165 per mille), quindi dal Veneto, Toscana, Calabria e Sardegna. Le cause probabili di questa infermità sono da ricercarsi tra. i fattori eziologici rimoti e precisamente quelli che esercitano una perniciosa influenza sul germe, sia al momento della fecondazione, sia nella sua vita ulteriore. L e gravi emdemie che r egnano appunto nella Lombardia e nel Veneto, come ad esempio la scrofola, la malaria e la pellagra indurrebbero un turbamento organico che si continuerebbe per eredità nei discendenti sotto forma di incompleto generale sviluppo. Altre cause sarebbero l'allattamento scarso dei bambini, il loro cattivo allevamento, gli strapazzi e privazioni d'ogni genere a cui è soggetta. la. classe agricola di alcune provincie. Scrofola e rachitismo. - La scrofola è malattia diffusa in tutta la penisola, con prevalenza manifesta nelle provincie settentrionali. L a proporzione dei riformati per vizio scrofoloso fu di 3,5 su mille per tutto il regno i non troviamo limiti decisi di prevalenza in questa o quella provincia come per certe altre malattie; e la troviamo tanto nei paesi del litorale come in quelli dell' interno ed anche nei montuosi. In Francia però questa affezione è molto più frequente; difatti troviamo che colà i riformati di un ventennio diedero una proporzione di 17,04 per mille. Per ii nostro paese è impossibile dedurre sicuramente qualche nozione
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sulle influenze c!inlllteriche della. scrofola. Anche l'eziologia di questa affezione è molto intricata.. L'eredità. certamente ne è la più potente causa e non solo l'eredità della malattia stessa, ma anche quella delle profonde alterazioni organiche dei geni tori per alcoolismo e tubercolosi. L'autore riporrebbe un 'altra causa, nelle teorie terapeutiche che hanno dominato nella prima metà di questo secolo, in cui si abusava del salasso, di modo che la generazione attuale è sorta sulle rovine di una popolazione dissanguata. Dopo l'eredità, il cattivo allevamento dei bambini può considerarsi come un potente fattore della scrofola, come pure l'ambiente freddo, umido e privo di l ace, le abitazioni malsane. Tisi e. tubercolosi. - Sarebbe di capitale importanza sceverare lo studio statistico della tubercolosi da quello della ti si; sgraziatamente le pubblicazioill statistiche anche oggigiorno non tengono conto di questo precetto della moderua patologia e mantengono le due malattie comprese in una sola rubrica. La loro mortalità in Italia oscilla da 1,42 a 3,84 per mille dei vi venti, con lll'evalenza. nelle città. settentrionali. Anche q m tmviamo che l\lilano porta. il triste privilegio di una maggior mortalità con una proporzione di 3,69 per mille. Torino conta il2,39 per mille. Da un pa.ralello istituito fra le varie città d'Europa sulla mortalità per tisi in epoche più remote si viene alle seguenti deduzioni : La Lisi è meno frequente in Italia che in molte altre città e paesi d'Europa eccettuata la Spagna. Tanto presso di noi come nell'Inghilterra e nel Belgio la malattia mostra una marcata tendenza a diminuire; nel nostro paese la tubercolosi è più frequente nelle contrade settentrionali. In quanto all'eziologia, non v'ha dubbio che l'eredità vi ha la parte principale, rna non esclusiva. La scrofola deve influire sullo sviluppo del morbo per la tendenza che mostrano i prodotti infiammatori negli individui scrofolosi a. caseifìcarsi anzichè subire la normale loro involuzione. Da ultimo si possono considerare come cause occasionati certe professioni che obbligano gl' individui a respirare lungo tempo un'aria confinata ed impura, a respirare pulviscoli vegetaii e minerali, causa diretta della. così detta. pneumoconiosi.
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Gozzo e cretil1ismo. - Centro del cretinismo in Europa, come è noto, è la. catena delle Alpi colla massima. intensità nel Piemonte. Per cretinismo ed idiozia. furono dichiarati inabili 4121, per gozzo e gola. grossa 42,862; la. media dei primi fu di 2 per mille, per i secondi 20,9 per mille visitati. La massima assoluta vien data dal circonùru·io d'Aosta; a questo fanno seguito le vallate alpine del Piemonte, la Lombardia e il Veneto. Il gozzo ha il suo m\l5simo di frequenza ancora nel circondario d 'Aosta, quindi colf cifre medie sempre decrescenti a. Sondrio e a. Crema. La malaltiu ha origine ai piedi del l\Ionte Bianco, ma si estende nelle valli che guardano la Lombardia e si trova aucho in qualche vallata dell'Appennino. L'Italia mel"idionale e le isole ne vanno quasi esenti. Tanto il cretinismo che il gozzo si dipartono dalla catena delle Alpi, ma mentre il primo resta limitato nelle valli più profonde, l'altro ne esce per difiondersi nelle sottostanti pianure. La condizione orografica adunque entra come fattore più potente nell'eziologia del cretinismo che in quella del gozzo. Nessuna delle tante i)Jotesi emesse ci spiega a sufficienza l'origine di questa infem1ità. Dall'ossenare però che i soldati di guarnigione in Savoia. dopo qualche tempo di dimora soffrono spesso d' ingrossamento della gianduia tinoide, siamo autorizzati n cr edere che per mezzo delle acque o degli alimenti provenienti da. quel suolo s' introduca nell'organismo l'agente gozzigeno tuttora sconosciuto nella sua natura. Il cretinismo, secondo l'autore, anebbe una duplice causa, cioè le condizioni topografichc e le condizioni soeiali. N elle prime vanno annoverati il difetto di luco solare, l'umidità, la poca ventilazione, la mancanza di quei multiformi stimoli che sono necessari p er il normale S\"iluppo del sistema nervoso. Tra le seconde comprenderemo i matrimoni tra cretini c semicretini c tra consanguinei. Febbre tifoidea. - È una delle malattie acute più diffuse. La Francia è il paese classico della febbre tifoidea. Questo paese conta 80 per mille di mortalità, gli altri paesi nordici d'Europa. non danno che il 40 per mille. La malattia predilige le gra:ndi città. E ssa non rispetta nem-
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meno le più grandi altitudini ; l'ospizio del San Bernardo (a 2,478 metri sul li vello del mare) ebbe la sua epidemia nel 1839. I n quanto all'Italia, non SI saprebbe dire che la malattia mostri una marcata preferenza per questa o quella latitudine. La mortalità media dell'Italia oscilla da 0,50 a 1,30 per mille abitanti. In tutto le principali città d'Europa l'endemia tifica è in diminuzione, all'incontro in Genova e in Torino la troviamo in aumento; ma forse, osserva l'autore, nei tempi scorsi, per imperfetta conoscenza diagnostica, si saranno regist.rati dei casi di tifoidea. sotto altra denominazione, ed allora questo numento sarebbe più apparente che reale. In quanto all'esercito si può affermare che nelle città maggiormente infestate d:JLIIa tifoidea la truppa nmmalò in proporzioni alquanto superiori che la po.polazione civile. Si segnalarono per una maggiore mortalità nei militari le divisioni di Torino, Napoli e Padova. Le perdite che Ra febbre tifoidea cagiona nei vari eserciti di Europa ci viene rappresentata dal seguente specchietto : Esercito francese (1874-77) 3,37 pc<· mille della forza italiano (1874-77) 2,00 n n " austriaco (1874-76) 1,60 n n n prussiano (1874-77) 1,00 n n "? inglese (1876-78) 0,32 n Il'
Infezione da malaria. -
Sono poche le regioni d'Italia assolutamente esenti dall'endemia malarica. Essa ci si presenta gravissima nelle palu.di Pontine, Sardegna e Basilicata; meno grave nella vnlle del Po, Toscana (eccetto la ìi'Inremnut), Marche, Umbria, Abruzzi, manca quasi affatto nella Liguria, alto Piemonte e su.! dorso dell'Appennino. Tra le città principali d'Italia Roma, come è noto, ne è la. più infestata. La media generale della mortalità oscilla da 1,51, media di Roma, a 0,03 per mille, media dataci da Udine e Catania. Le statistiche sa nitarie dell'esercito ci djcono che nella divisione militare di Roma, compresa la Sardegna, ammalarono e morirono maggior numero di militari che nelle altre divisioni ; che le divisioni di Padova e Verona danno bensl una cifra piuttosto
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elevata di ammalati; ma più scarsa proporzione di morti che non le provincie meridionali e la Sicilia. Adunque nella valle del Po la malaria regna, ma è meno grave che nelle provincie dell'Italia. media e meridionale. Il confronto poi fatto tra le nostre città colle principali d'Europa torna tutto pur troppo e gmndementc in nostro sfavore. Dalla statistica mililare italiana per l'anno 1876-77 sulla morbositàemortalità distinta per zone risultano ancora i seguenti dati: Militari malati e morti 1>e1· {ebbre pe1·iodica negli spedali militari. zone
Zona settentrionale .. media . . . " meridionale . .
"
Malati
Morti
Morli per mille
10554 5055 5894
18 26 17
1,7 5,2 2,9
La zona media adunque è quella dove la malaria presenta la sua massima perniciosit.'\. Malattie ve11eree. - Néssnn paese del globo, nessuna razza, nessuna classe sociale va esente da sifilide. Per ricercare la distribuzione geografica delle malattie veneree esifìlitiche, il Sorm~ni ricorre esclusivamente alle statistiche medico-militari. Nel 1864 entrarono all'ospedale per affezioni 1"enere 38682 militari = 126,6 per mille della forza; nel 1865, ammalarono 28617 = 113,1 per mille della forza. Negli anni successivi però questa proporzione la. troviamo notevolmente scemata. Il massimo numero dl venerei fu osservato nella Sicilia nel periodo del 1864-65 e nella divisione dl Napoli nel periodo 1874-75-76. In conclusione puossi asserire che il massimo numero di affezioni veneree si riscontra fra. le truppe ~di stanza nelle provincie meridionali. n più scarso numero di venerei fu dato dalle truppe stanziate nelle divisioni di Roma, Genova e nella Sardegna. ~a frequenza delle affezioni veneree rispetto alle 3 zone d'I!alia viene riassunta dall'autore sui dati statistici dell'esercito Pel 1875 . .Ammalati per 100 della forza per blenorragia, ulceri e sifilide. Divisioni militari Alta Italia . Id. Media . Id. Italia meridionale.
61,0 59)4 102,4
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RIVISTA.
Anche qui si conferma che le affezioni veneree sono più frequenti nell'Italia meridionale. Confrontato poi i l nostro esercito con quelli di altri paesi d'Europa rileviamo che l'ilatiano tiene un posto di mezzo tra il francese, portoghese, belga e inglese da un lato, austriaco e prussiano dall'altro. Malattie del sistema nervoso. - Nel quattordicennio 18-!3-56 dai consigli di leva furono dichiarati inabili per epilessia e malattie convulsive 5013 individui cioè 2,4 per mille visitati in tutto il regno. Raft·rontate le proporzioni fornite dai singoli circondari si sarebbe autorizzati a concludere in massima che l'epilessia e le altre forme convulsive predominano nelle provincie meridionali col loro massimo in Sicilia. L'esercito francese ci presenterebbe una media di riformati un poco superiore a quella del nostro. Anche in Francia queste malattie prediligono le provincie meridionali. La mortalità dell'esercito per meningite cerebro-spinale de sunta dalle statistiche militari per l'anno 187-!-76 non risulterebbe collegata a cause di latitudine o di clima perchè la troviamo disseminata quasi uniformemente su tutte le zone. Il numero effettivo dei morti nel triennio per questa mala.tt.ia è di 4 70 ---= 0,80 per mille della forza all'anno. Il .morbo domina molto più in Francia dove vi furono registrate 57 epidemie. In Italia. pare si sia mostrata la. prima volta sotto forma epidemica. nel 1839, nel 1840 si estese per tutto il mezzogiorno di Italia. Notevole è l'epidemia del 1857 che in fieri a Cagliari, illustrata dal :Ma.nayra, nella quale furono colpiti 82 milit.'\ri, con 27 decessi = 52 per cento. La mortalità nei nostri spedali, durante il decennio 1867-76 fu di 348 sopra 568 malati, eguale ad una. media di 61 per cento dei·malati. M iopia. - Anc!Je per questa infermità l'autore si vale degll clementi statistici fornitigli dalle operazioni di leva. Sopra oltre due milioni di uomini visitati, 5,761 furono giudicati iuabili per miopia., ciò che corrisponde al 2,8 per 111ille dei visitati. Dall'enumerazione dei circondari che fornirono il massimo nu-
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mero di miopi e di quelli che diedero il minimo se ne trarrebbero le seguenti deduzioni : 1• La miopia è in Italia. meno rara nei paesi meridionali cho nei settentrionali; 2° Più frequente nei pa.esi li ttornnei che negli interni; 3• La sua massima frc1}ncnza si verifica sulla. sponda ligure, adriatica c ionica. L'autore sarebbe tentato a vedere qui l'influenza diretta della vicinanza d el mare e della maggior quantità dci raggi luminosi che feriscono l'organo visivo. i\b como si spiega la predominauza della miopia tra le nostre popolazioni meno colte, mentre sappiamo certamente che è un'infermità diffusa in ragione diretta dello s tato d'incivilimento? L 'au tore tenta di spiegare l'enigma facendo intervenire in questo fenomeno una causa ctmica. Tra le razze meridionali predomina la dolicocefalia; ora. da ricerche istituite sopra 12 cranii il Sormani avrebbe trovato una minor profondità dell' orbita n ei cranii brachicefali n ei quali il diametro longitudinale della orbita misurerebbe in media 43 millimetri, mentre quelli dei dolicocefali misurerebbero 48 millimetri. Ora non è egli possibile, si domanda l' autore, che la maggior profondità dell'orbita tenda ad indurre un allungamento del globo oculare e quindi favorire lo sviluppo della miopia? la soluzione del quesito resta tuttora affidata ad ulteriori ricerche, perché, a dir vero, quelle dell'autore ci sembrano ancora troppo limitate, per quanto esatte e coscienziose. Va'fici. È questa l'infermità la cui distribuzione geografica in Italia. è più nettamente determinata. Si sono riformati dai consigli di leva 22671 inscritti per varici, che corrisponde a.d 11,1 su mille visitati per tutto il regno; ma se prendiamo ad esaminare separatamente i singoli circondari e le singole regioni, troviamo che in Lombardia la cifra dei varicosi ascende al 24,-1 per mille, mentre nella Calabria e Sicilia la proporzione discendo al 5 e persino all' l per mille. S'imagini una linea che divida la penisola in due parti passando per la Toscana, l'Umbria e le Marche e separeremo le regioni ove le varici sono frequenti da quelle in cui sono eccezionali. Anche per la Francia si sarebbe verificata presso a poco la
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stessa distribuzione, cioè maggior frequenza nelle regioni nordiche che nelle meridionali, nei paesi di pianura. che nei montuosi. LQ cause invocate dall'autore per questo. singolare distribuzione delle varici sono molteplici c si riassumono cosl: l'alta statura deUe popolazioni, la specialità di certi lavori agricoli, il predominio della scrofola., l'influenza di razza (essendo proprio dei popoli settentrionali il temperamento linfatico, la costituzione floscia) finalmente lo special modo di vestire dei popoli meridionali, i quali usando di calzoni serrati alla gamba porgono un appoggio al circolo vano so degli arti inferiori e prevengono la dilatazione e lo sfiancruuen to delle vene. Mulallic clell'appw·ato respb·atorio (esclusa la tubcroolO!t).Fra queste l'autore comprende i vizi di conformazione del petto e il deficiente perimetro del medesimo come causa di riforma, anzi si può dire che H capitolo riferentesi alle malattie di petto degli in scritti non si occupa che dci vizi di forma c di ampiezza mentre le vere malattie, come tisiche?.za, emottisi, r.atarro cronico, ecc. si dovettero t1·ascw·are perchè di un numero troppo ristretto. La proporzione dei riformati per tnle infermit:\ fu 55,8 per mille dei visitati 1 ma in certi circondari e~ sa p1·oporzione superò il 100 per mille. Fatto degno d'osservazione è questo, che rispetto alla. distribuzione geografica la media delle riforme per difetto d'ampiezza o deformità del torace corrisponde abbastanza a quella delle basse stature ; infatti il massimo numero di toraci stretti o deformi, lo si trova in Calabria, Sicilia e Sardegna; per conseguenza il predominio di questa affezioue deve ascriversi tutto a condizioni di natura etnica. Le malattie propriamente dette ùeiJ'apparato respiratorio nell'esercito non sono prese in esame dal punto di vista della loro frequenza, ma bensl delia mortalità che banno prodotto. Nel trieunio 1874-76 morirono 1252 militari per infermità acute (esclusa sempre la tubercolosi) e 1472 per affezioni croniche di petto. La media. corrispondente è di. 4166 all'anno per mille della forza. Considerata questa malattia per regioni, la troviamo massima nella zona medÙl, minima nella meridionale, e merita d'essere ossere osservato il fatto che la minima mortalità per malattie di petto corrisponde alla zona che ci di\ la massima delle riforme
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per vizi del torace, il che vuoi dire che il primo fatto dipende da cause topografiche e climatologiche, il secondo esclusivamente da condizioni di razza. Malattie degli orgat~i digerenti c loro annessi. - Sotto questa. generica denominazione si comprendono qui due entità morbose come causa di inabilità al servizio, e sono le ostruzioni e altre affezioni dei visceri addominali, e le ernie. Per la prima infermità furono nel quattordicennio dichiarati inabili 8.ti2 individui, pari ad una media eli 4, l per mille visitati. Il numero ruinimo di questi riformati si trova in P iemonte, Lombardia e parte dell'Italia media. La cifra dei riformati cresce di mano in mano che si discende verso il mezzogiorno. Un elevato numero ce ne vien dato dalla maremma toscana, Basilicata e Calabrie; finalmente il massimo dalle isole. Nella eziologia di queste infermità non si può adurique disconoscere l'influenza della latitudine, clelia tempetatura ed anche del miasma palustre. In quanto alle ernie, i dati statistici raccolti ed elaborati dall'autore non permettono di trovare nel loro modo di distribuzione una determinata predominaaza. nell'una o nell'altra zona della penisola. L'autore, non ostantc l'apprezzamento che egli fa delle ipotesi relative, confessa che per rintracciare l'eziologia. di questa infermità, nè l'orografia, nè l'etnologia ci possono essere di valido soccorso ; ci limiteremo adunque ai soli fatti rivelati ci dalla statistica. Gli erniosi r·iformati furono 42632, pari al 20,8 su mille risitati; di dieci circondari che diedero una massima di riforme superiore al 30 per mille, sette si trovano nel bacino tlel Po. In Francia il numero dei riformati per ernia è molto superiore che presso di noi. Affezioni dell'apJJa?·ato ger~ito -urinw·io. - La causa precipua delle riforme per le malattie comprese in questa denominazione generica è senza dubbia il cirsocele. La topografia di questa. infermità. conisponde naturalmente fino ad un certo punto a quella delle rarici, quindi il cirsocele lo si trova predominante nell'alta Italia e in parte nella media, raro nel mezzogiorno. Il numero assoluto delle riforme fu 26399 = 17,5 per mille dei ,·isitati. Ti.qna. - Anche la tigna è una di quelle infermita la cui distribuzione p uò essere tracciata con suflbieute esattez1.a. Rari
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sono i casi di tigna nell'alta e media Italia (tranne la. Lombardia), frequente invece in tutta l'Italia meridionale e nelle isole. Furono riformati 18652 9,1 per mille visitati. Alcuni circondari poi diedero in riforme fino oltre il 20 per mille; tali sono alcuni circondari della Lomùardia., moltissimi del napoletano, uno di Sicilia. e uno di" Sardegna. Il minor numero invece (2 per mille) lo troviamo in parte nel Piemonte, in quasi tutto il Veneto e neiJa Toscana. Fra le cause che favoriscono lo svilup110 del parassita della tigun, principali sono, come è noto, la incuria della perso nn le nettezza, il pregiudizio radicato nel volgo che le affezioni cutanee nei bambini siano emuntori benefici e qllindi si debbano rispettare, la vita in comune delle famiglie nelle stalle come l! i usa in Lombardia durante le lunghe sere d'inverno. Siccome la civiltà e un argine potente alla clift"usione di questo morbo, cosl vediamo che i grandi centri di popolazione ne vanno quasi esenti; p. es.; è rara la tigna a Roma, a. Napoli, a Palermo; la stessa Milano non conta che 7 tignosi su mille inscritti, mentre i circondari della L ombardia danno fino ad 11 come media dei riformati. La tigna. va sensibilmente diminuendo in Italia, come lo dimostra la statistica delle leve più recenti, e questa è un'altra prova evidente che il più efficace mezzo per sradicare questa malattia. sarà sempre P. l'istruzione e l'incivilimento del popolo.
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Direttore
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ORIGINALI
L'IDENTITÀ PERSONALE DEI MORTI SUL CAMPO DI BATTAGLIA. ~lemflri:t Iella :olia coru;·rl'nza scit•ut:nra di :11'1''1" IS:l l
alla nir~zion <> di sanir :ì. ou ilil:lt'<l di Ale~s:l uclria
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l•
Al mio dire, che sarà brerissimo, debbo premettere una cosa. La guerra è un male: ne conviene pure il maresciallo conte di Moltke, che ultimamente in due sue lettere al sig. Gubareff ne pone in eridenza « i lati buoni ". Colla peste - la carestia non esiste più - si contende il primato delle sventure piì1 colossali che affligger possano l'umanità. Però se essa è un male, e un male grande, è anche la cosa più naturale del mondo. Lo sta.to di pace fra gli uomini ha qualche cosa di fittizio, di simulato, di meno spontaneo dell'esplosione di una guerra. Pace, nel 'l'ero senso della parola, non esiste. QuPlla che chiamiamo così - riftetteteci - è tregua, è un periodo di transizione in cui ci si prepara da una guerra ad un'altra: tutti, con una calma serena che mentisce a noi stessi il vero stato dell'animo, raffiniamo i mezzi per distruggerci alla prima occasione. La mente umana nemmeno seppe immaginarsela questa benedetta pace. Ne' suoi sogni più miti, quando tentò sol58
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L'IDENTITÀ PERSOXALE DEI MOlnl
lerarsi nelle regioni eterne vide in cielo Dio crear gli an· gioli e questi movergli guerra. Leggete la Gene:;i, il mondo è piccolo ])er essere abitato da due: Caino ammazza Abele. IJa storia dcll'uman genere è una serie mai interrotta di combattimenti. Quaggiìt tutto è lotta: solo i morti vi riposano in pace. Tutto è lotta non solo per l'esistenza, che
snrchbe giustificata, ma per starvi piit comodi, più larghi, Jì ~r il superfluo. La stessa fede in Dio ne attizzò il fuoco. Le guerre ~pe.sso scoppiarono per dissidi religiosi e furono crudeli, di sterminio, vere carneficine. « Oli uomini, - pur troppo è co:;ì - sono adoratori feroci della divinità che si sono fab· bri~ati di loro capriccio , (l). Oggi quello che hanno perduto nella durata, hanno acquistato nella intensità: ne abbiamo concentrati gli eft"etti . I quali, se si potessero assoggettare a peso o a misura, ritengo per fermo che ne potremmo dimostrare la quantit<\ pressochè costaute toccata in sorte ad ogni secolo dacchè il mo11tlo gira. II. È da tempo, mi direte Yoi, che si ra buccinando di con· gr~ssi
internazionali, di un grande areopago ben altramente supremo di quel di A te ne, e uel cui seno, tutta pace, tutto amore, dovrebbero comporsi all'amichevole le discordie della. fatniglia uma11a. X on ci credete: pro\:ateri acl mtare uno di questi apostoli, e se si crede forte abbastanza, lo vedrete reagire col la forza. (l) Vcglin G• ùi T. TolSN.
' St.:L CAMPO DI BATTAGLiA
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Il piit delle ro1te è ragionauùo che le parti si riscaldano e >engono alle mani. Alla logica - massima generale che ha le sue onorevoli eccezioni - si acquietano i deboli. Nella nostra qualità di animali ragioneroli ci ta poco onore, ne conrengo, ma è così. L'uomo. come vuole la teoria eYoluzionista, si tra~formi pure, sia pure, come dice il Villari nel suo « Ni0colò Macchiarelli » in un continuo « di reni re », non direrrà mai pacifico fìnchè la guerra gl i giovi. La sua tendenza naturale - ha ragione il Gioia - non è per il baratto, ma per la rapioa. Non intendo con questo dubitare delle buone intenzioni di chi vagheggia la pace uni rersale ed eterna : ho il diritto però di condannarle ne' loro effetti immediati. Mirando all'impossibile ci distraggono. Si prefiggono il bene del1' umallità propalando un errore su cui molti uomini di cuore riJ>Osano soddisfatti: ci condurranno ineritabilmente a dising:tnni dolorosi. Non aHemo preristo l'utile reale, di cui potevamo profittare a tempo debito, per correr dietro a fantasmi che non si lasceranno mai prendere. La guena è un male, e qnel eh 'è peggio, è un male inevitabile: la si dilaziona, non la si evita. Ecco dove io Yoleva giungere per entrare in argomento dicendovi; ed ora che ci dà pace studiamoci rendernè ju tulti i modi possibili meno aspri i dolori, che sono pur molti! Giacchè la civiltà ch'è nostro vanto non può far senza, ne rasciughi quante pii1 può lacrime. Imitiamo la Prussia, elle in questo davrero ci è maestra. Nella sua pace di 30 anni non solo seppe rendl'rsi formidabile, ma tutti i servizi di soccor~o, tutto che poteva attenua me le soffarcoze, anche nei lontani riflessi delle famiglie, organizzò in modo mirabile.
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L'II1E:\TIT:\ PERSONALB OEI MORTI
III. Quale orizzonte \'a:<tissimo si apro all'attività. umana. per operare il bene ! Sotto tutte le forme possibili la carità e la. filantropia pos~ono qniYi con pari effiracia. esercitarsi . La. materia abbonda per tutti : la diflìcoltà, pi Ìl che in altro, sta nel prescegliere. Le stesse inezie acquistano somma en· titì daccM infine giungono a lenire grandi dolori. l Corpi dopo una giornata campalo danno nel giornaliero numerico per mancanti o di ~ persi tutti quelli che la sera non rispondono all'appello e di cui " non si è potuto stabiliro se fossero rimasti morti o prigionieri di guerra " come leggesi nel modello 25 (l) ( § 206, Istruzione 21 luglio 18G3 e art. 18 Rf'yolmu eufo sugl-i atti -relafici alfo stato cù·ilc dell'8 marzo 1855). Perchò un soldato pos~a essere dichiarato morto o pri· gioniero si richiedono documenti autenticati con firme attendibili, ed è giusto : se queste m:mcano, come pur troppo e troppo spesso avYiene, figura. sempre fr:1. i dispersi. Un nonnulla, come vedete; unn. semplice inesattezza sta· tistica che in quei momenti non può meravjgliare nessuno, e nemmeno io me ne m:1raviglio; ma che può inasprire le pene delle famiglie dei militari. Fra gli scopi cui mira in guerra la statistica meJica vi è certo quello d'informare con sollecitudine e qualche es:J.ttezza il generale d'armata delle perdite subite: è uno dei fattori che concorrono a stabilire la. condotta da tenersi in seguito. I morti soLtraggono per sempre altrettante uni~ dalla somma. dei combattenti; non così i pdgionieri , meno ( 1) N. 160 del :.Uoddlario.
SUL CA:UPO VI Bl1'1'AGLI.~
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ancora gli sbamlati che ùa un momento all'altro rientrano nelle file. Come semplice errore storico quindi sarebbe pur da correggersi. l\Ia non è qui la mia met<t e non mi vi fermo. Nella campagn:t del Sl!ssantasei la cifra dei co~ì detti sbandati, cui pilr mai si ebbero notizie, fu rclatiramente enorme. Qua nte famiglie per ml'si e mesi in ansie inùcscrivibili! L'incertezza, in questi casi. è uno deglì stati pil1 Jleno::;i del nostro animo: è un "agonia peggiore della morte. Una voce sparsa a ca·w, un:t notizia che circola non si sa come fa rinasl:ere alla speranza ceuto rolte per morirne altrettante. Porere madri! Nelle ,·cglie angosciose della notte se a,,_ renne che qualcuno picchiò all'uscio di casa., che sbalzo non avrà dato il cuore! un attimo, tutto un poema. « B lui, non era morto " . È così facile lusing11r"Si anche a di· spetto della tri::>te realtà che abbiamo dinanzi agli occhi! lV.
Ed è possibile ovv:are a tanta bttura? Del tutLo no; la si può scemare di molto. Conviene fin d'ora prorocnre al ministero della guerra !"adozione di un mezzo di riconoscimento che in tutti i c t~ i >alga in modo facile e pronto n stabilire l"iJ.:!ntità pers?· nale del soldato. H o detto fin d 'ora e non a. caso, perch~ quello clre si fa in via eccezionale in tempo di guerra è raro faccia buona prova: la. norità nelle cose giora su noi per l'etretto, ma è sempre a scapito della loro buona riuscita. Ogni solda to dell'esen;ito germa11ico è munito in campo di una placca metallica che per il mezzo ùi uu cordoncino
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L I OEXTITA PERSONALE DEI l!OHTI
gli pende dal collo sulla pelle del petto: Yi si legge im· presso il corpo e il numero di matricola. (1). )fa, dirà qualcuno di voi, non ba ~ b all 'uopo il libretto personale? Amhe la Germania lo ha: tanto rero cl1e nel capitolo « segni di neonoscimento . del citato " Ordinamento tlel ser· Yizio ~unita rio in guerra , si legge : « Per stabilire l'identità personale, ogni soldato dell'eser· " cito in campagna. è munito, oltre del libretto personale « (:;oldbuch), di un cJntrassegno di riconoseimento o car· « tellino ...... , . Egli è che in pratica queslo libretto non può corrispon· <lere. In fatti il suo volume obbliga il soldato a. conser· vario nello zaino, donde non sempre è facile in tutta fretta estramelo. Gli zaini inoltre, in certe fazioni di guerra piìt clecisire e perciò stesso più micidiali, possono essere dopo· sitati; per non dire poi che presso noi chi lo porta tende t roppo f<tcilmen te a li berarsene per proprio C)nto. E dor o tutto, dubito sul serio in caso di una chiamata delle classi sotto le armi che i distretti militari gitmgano in temepo a compilarne tanti quanti ne mancheranno. Del libretto personale dunque, non possiamo, sotto qne· sto pnu to di vista, farne conto venmo. Ne ho addotte le piìt valide ragioni perchè la sna denominazione potera trarre i n inganno.
v. A me parrebbe che a qualunque altro mezzo sia prefcribile la vecchia placca prussiall::l. di bandone (blech) impressn, scmplich,sima, sempre fa cile a togliersi e che offre ( l ) Vedi • Onlinamcnto del >enizi<> s~nitario in g uerra dc!l',·ser·
c-ito ge r111nnko • l • gcnnnio 1'378.
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Sf.:I, C.DI PO DI BATTAGLI..\.
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una incanccllabilità snperiol'e al significato letterale dell<t parola; e a questo ci terrei molto, conciossiacbè a differenza di quanto ò prescritto per l 'esercito germanico, ove i corpi hanno l 'obbligo di provvedel'le in tempo di pace sui fon d i di economia e averle sempre pronte per distribuirle alle truppe sul momento della l'nobilitazione, vorrei che presso noi il soldato le riceressc assieme a tutti gli altri oggetti di suo corredo. Data al momento di entrare in campagna, come usò già la Pru ~sia non potrebbe a meno di suscitare nelle giorani menti dei nostri soldati che idee lugubri: sarebbe una specie di m emcnfo homo tanto più inpron·ido per quanto piì1 a proposito. Al soldato in tempo di pace, fra le tante belle cose, dovremmo ispirare anche il rispetto per questo suo picc-olo estratto matricolare. Specie di amuleto che se non presena lui dalla morte pnò togliere la sua famiglia, i ~moi cari da lunghe penosissime incertezze. Andrei più oltre; vorrei rcnderne, por così dire, ~acro il culto, stabilendo che quelle dei morti in guerra fossero a. suo tempo mandate come un pio ricordo alle rispettive fami· glie, cui spesso pilt nulla rimane di loro. Dovrebbero trnsmettersi dal corpo al quale il morto apparteneva accompagnandole con un foglio cl1e rammentas:;e e la data e l:t lot::alità del fatto d'armi. VI.
Ammesso che nel uostro esercito si adotti questo od altro analogo mezzo di riconoscimento, come già. stimai opportuno in un mio lavoro che s'ebbe da. voi, miei colleghi, buona accoglienza (1), d'inculcare ai portaferìtì l'obbligo dì (l )
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Sul servizio dd portaf..:rit i in campagna • 1879; 2• e<lizionc.
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L'llJgTIT.À PERSO ~ALE DE I :\tORTI
sah:ne, se lo ponno, armi ed arredi militari dei morli, così ora ingiungerci loro di lerare ad essi queste plac<.:he, tagliandone o magari :;trappandone il condoncino che le aftiùa al collo, e consegnarlo, secondo l'opportunità, ai rispetLiri C<lpi-squadriglia, a eLi dirige i pos.ti aranzati di medit:nzioni reggimentali o di baLtèlglione, oppure direttamente al comandante la sezione di sanità ove in fin e sul teatro dell'azione dovrebbero sempre far canw. I medici dei corpi profittano di quelle che })a:;;sano per le loro mani per rièmpire l'ultima colonna « morti sul campo » degli elenchi modello ~ n l, li b. III del serrizio in guerra, metteudu al posto del casato e nome il numero di matricola. Il direttore di sanità di dh isione ne profitta pure Jler compilare il suo rapporti) al proprio comandante e al direttore di sanitll. di corpo d'armata aggiungendovi co:sì una nntizia nece:saria che ora manca aifatto e che ne completerebbe la pagina storica. - Vedi cit., lib. III, pag. 67. Riunitcle poi per corpi e cltiu:;e in pacchi su ctù si don cbhe leggere per tutto « l\Iorti sul camJlO nel combattimento del . . . . . . . a . .. . . . . ,. <!onebbero per cura dei comandanti di divisione essere trasmesso ai rispettiri corpi. Là clt•cifrate, mettendo al posto del numero matricolare cognome, nome e gratlo che Yi corrispondono, servirebbero a rettificare il giornaliero numerico, a far perdere se non del tutto, almeno in parte, alla sua cdonna dei dispersi quella inùeterminabili tà. di ufficio per cu1 oggi la si potrebbe paragonare ad un omnibus oye tron1. posto un Yivo come un mort:>. A formare i pacchi da tra::; mettcrsi ai corpi potrebbe ~erl'irc a mcrariglia qualcosa di consimile a quei :;,1ccbctti che il commercio adopera per la trasm is;;ione in posta de i
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SUL CA11PO DI BATTAGLIA
campioni, solo che sul fermaglio metallico vi si appones ~e r er guarentigia un bollo in c~ralacca . E siccome ho detto, adducendone la buona ragione, che mi piacerebbe considerarle quale uno dei tanti oggetti di corredo che ricerc il coscritto, così al licenziamento delle cla::si i distretti mili tari le dorrebbero ritirare e serbare compiegate nel rclatiro estratto matricolare N. 22. VII.
Da ultimo: nell"ntloltare un mezzo per riconoscere l"iùcn · • tità personale dci militari morti sul campo di battaglia vi è sotto il pnnto di ri»ta giuridico un pro cd un contro. Lo si adotta, e può darsi il caso che un Tizio cui giovi farsi creùere morto, sostituisca in campo il suo seguo a quello di un morto e scomparisca. Il mezzo di riconoscimento allora si presterebbe all'inganno. Non lo si adotta, e i diritti di successione, e tutti quegli atti legali che necessitano di una fede di rita o di morte restano incagliati per trent'anni! - termine ben lungo, ma legale del nostro vigente codice civile. Valuta.re !"entità. di questi, come pure di altri consimili ir.convenieuti per le conseguenze cl1e ne possono derivare; valutare i gradi di maggiore o minore probabilità di essi inconvenienti a Yerificarsi nel caso concreto - e nelle cam]Ktgne della Pmssia se ne verificarono - è tema che non riguarda noi, ma la magistratura del r~gno. Alcs ;andria, aprile 18.31.
C. FIORI Tenente colomnello medico.
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CONTRIBUZIONE ALLO STUDIO DELLE VARIE FORJ.lE PUSTULARI
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CHE SUSSEOUONO ALI.' HXES'l'O VACCIXICO.
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Da molto tempo si studiarono gli effetti e prodotti fisiopatologici della vaccinazione in generale. Noti sono in proposito i la vori dello J enner, dell'H usson, del Bosquet, deIlo Stainbrenner, e di tanti altri C<Jntemporanci nostri, che ora torna superfluo il nominare. Dai micrografi, si cercò anche eli conoscere quali elementi contenessero il sangue dei Yaccinati e la linfa delle pustule del vaiuolo pecorino e vaccino non solo, ma eziandio eli quelle del vaiuolo naturale umano. Oi ciò fauno fede gli studii ed esperimenti dell'Hallier, del R&iter, del Megnin, i quali autori asseriscono di a'Ter ritrovato nei prodotti sottoposti alle loro osservazioni, una quantit.1. di microbi in movimento , i quali rispondevano alla coltivazione con abbondante frutWicazione. Non si è però giunti ancora a dare il vero significato e valore dal lato -presenativo e patogenir.o, alle varie produzioni, che vedonsi susseguire all'inoculazione della linfa vaccinica, sia qnesta animale, sia invece umanizzata. In un individuo vergine di vaccinazione noi Yediamo al 3° o 4° giorno dall'innesto in co~·rispondcnza della lesione portata alla pelle, svilupparsi una prominenza dura, che va mau
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} CO;\TR. ALLO STt;DIO DELLE VATlll> FO R~IE Pl'STt;LARI ECC. !)~3
mano ingro~:=:andosi, si fa prudente, poi s'allarga, s·appian:.;, assumendo colore perlacco e mostrandosi ombcllicata. La cute cho la circonda è rossa per infiammazione del tessuto cellulare; i ga ngli asc()llari tahc.lta s'ingorgano e si fanno do· lenti. La pnstula. poscia s'a1·vizzisce, si fa scura e si dis· secca mediante crosta, sotto la quale rimane una cicatrice raggiata, indelebile. In alcuni indiriùui, i fenomeni ora in· dica ti, che d 'ordinario si com piono nello spazio eli 4 settimanto, sono accompagnati da malessere generale, ed anche da febbre. Se la puslula riene punta dO]•O il 6° giorno si vede uscire dalle punture un liquido in liere grado ri· schioso, chiaro, limpido, talora tm po' giallo, e che si con· densa e presto all'aria, prendendo l'aspetto di materia gommosa. Quando la pustula percorre regolarmente le fasi sudde:tte, coi caratteri ora indicati, si dice che essa pustula è genu ùm e<l il risultato dalla vaccinnione certo. In molti casi, e sopratntto nelle riraccimtzioni, al 3° giorno si ha già sul punto ore ebbe luogo l'iMeato, la pre~en za di una piccola pustuletta, la quale a prima vista sembrerebbe do1 esse percorrere le fasi proprie della pustula genuina, m<t inrece si dissecca rapidamente nello spazio di 8 o l O giomi, senza per così dire lasciare sulla parte, ombra alcuna del suo pussaggio. Qnesta pustula è detta spuriu, e da moltis· sirni è ritennta come di 11essuna efllcacia preservati va; e l'esito p3rciò della vacclnaziono in questo caso è chiamato ·incerto. Talora al 3° o 4° giorno dopo la vaccinazione mostrasi, nel posto ore la medesima fu eseguita, una elevatezza Yescicolare, a base pintto~to larga, di forma più o meno co· nica, cl10 in seguito raggiunge un volume anche molto pronunciato, senza contorni ben definiti, di colore turchiniccio un po' scuro, a superficie ineguale, contornata da infiltrazione 7
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CO ~TBIBUZlO:-<E
ALLO STUDIO
alla cute, e contencute una qnau ti tà di materia liqniùa, molte Yolte ro~s igua . La detta vc:;ci~~ola compie il suo pe· riollo es::;icatorio nello spazio di quattro settimane ed auche pii1, mediante cro::;ta, e quindi cicatrice indelebile. Quc..ta forma w sl:Ìt•)lare ri scontra~i per lo più sopra gio· nwi molto rohusli, di pronu1u.:ia ta e Yigorosa musc ulatura, c )l011e br.ne spc:;so il medico in perplessità allorquando ùcYe dire se sia un prodotto genuino oppur no, e quindi proclamare certo oppur 110 l'esito delb v;,c..:inazione. In altri ca:>i, all'iuoculazione della linfa Yaccinica susst-gue un piCcolo punto rosso, alquanto l"ilerato, con infillrazione ro:>:>a piìt o me11o estesa della )lCilc circmnambitute, e che si dilegua in 4 o 5 giorni: oppure compaiono dei piccoli notluli o botlonciu i di colore ro::;so-chiaro, con superficie quasi sempre liscia etl eguale, e cl1e contengouv un liquitlo C"he ha tutte le apparenze del sangue. Qn e~ti noduli che assomigliano a Yerrucll e, od a piccoli angiomi, accompagrJilllO talora le pustule gem,ine, a quah;he distanza dal le medesime; oppure svno posti sulle stesse in· <:isioni o punture prati~;ate alla pelle per l'inuesto, uel qual caso ne assumono d'ordinario completame1~te la forma. E~si noa suppurano, ma scompaiono in un tempo indeterminato, c pi•tttosto lungo c come per progn·ssira atrofia ed assor1Jime11to; oppure si tra::;forma::o nppnreutemente in crosta gia11icda sotlile, la quale poi cade, lasciando sotto di essa la medesima prollnzione, ma d(:colorata, e che col tempo si copre di alLra cro~ta, OJ;pure si atrofina. c scompare. Tali nvduli da molli SOi aO ritenu ti come pu:.tulc embrionarie, donde all'as~orbim ento per i pori cutanei di un poco ùi Jir,fa nccinica C<1!luta accillentalmeute nei punti di loro comparsa al mo.Dento in cui O]h31'il\'a:;i l'innesto . Se così fo;>se, conr errebbe amnodtere che allorquando e::;si si pre·
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DELLE VATm: FO!l~! E PUSTL' L.\RI ECC.
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sentano sr.llc incisinni stes:::e delrinncsto, conservandone per intero la fonm, la )e>;ionù alla pelle fosse stata troppo su· pcrfìciale. l\fa io li ho visti apparire anche sopra s<:alfì tLure della pelle, piuttosto marcate , cd esplicarsi non giiì. al 4° o 5° giorno datrinnesto, ma d(lpO una diecina di giorni ed anche piì1, quando appunto si era. cre•luto che !"innesto non a\resse dato alcun frutto. Le ul time forme produttire tli raccinazic.ne, ossia le spurie, quelle cor.iche r c;;cicolari ed i botton i ros:>i, attrassero d<t molto tempo la mia attenzione. E fino da quando mi trovaro in C••serta nelrinrcruo 1878 79 col reggimento cavalleria Piacenza (18") arcro f:ttto colle medesime alcune esperienze, che quest'anno ho potuto replicare, e con mia sod · disfazione ho potuto rivedere la confcnna dci risultati in allora ottenuti. Nel mese di fel;}braio ora trascor;;o, e~::;ewlos i srilnppati in Verona nella cittadinanza alcuni cnsi di rniuolo, il Comnndo di divisione, dietro suggerimento del nostro Direttore di sanità, diede l'otdinc che fo~sc prontamente eseguita una ri vaccinazione su tutti i militari cho nelle antecedenti are· vano avuto esito nullo où in c~rto. Doretti qu indi ri vaccinare non solo le nuovo recl ute giunto al corpo, ma cziandio un t erzo e piìt del reggimento. L·occasione dunque otfrim un vasto callipo alle mie ricerche, molto più che la detta ri· vaccinazione fn da me esPguita ancora sugli uJmini della 4" brigata del l o reggimento genio, cui presto servizio. 11 giorno 24 gennaio u. p. vaccinai con materiale di pustnle at1imali avute dal dott. Casella, uno dei medici componen t i il comitato di vacl!inazionc ar.imale di Verona, 190 inscritti. n risultato non poter a cles1ch:r~rsi migliore, avendo avnto l 'ottantacinque per cenb di es:ti, e quasi tutti genuini.
CO~TH IB UZIONE
ALI.O STUDIO
Il mctoJo d:1. me u:nto nella r acc.inazivne è il seguente : mediante la. punta dèll' ago scnnnellato da \'accinazione o di uno spillo orJinario, prc1tico sulla. parte laterale esterna del bra ~cio due scalti tture alla. pelle, della lunghezza di cirra un centimetro, o uno e mezzo, in direzione orizzontale .tirasse del membro, e las.::ianJo tra l'una e l'al tra lo spazio di tre buone dita trJs\·crse. Su dette scalfittura depongo il dcfrifas della p~1 stula animale, oppure la linfa della pustula umana. Sopra 2G uo.nit.i ùei 100 Sttinùic1ti ed appart~n &n ti quasi tu tti ad 1111 solo sq uadrone, si ebbe esito nullo : e su di c:;si il giurno 31 gennaio praticai un uuo,•o innesto, ser,·emlomi della li nfa di una delle pustule a forma conica r cscicolare, il di cni contcnato era alquanto rossigno. Veutidua e;;iti gènuini e dne spurii coronarono q ue:;to secondo atto operati,·o. Risul tato analogo, con tale forma di vaccina, urero ottenuto due anni fi:l. a Casarta. Il g iorno 23 mano sus:;cguente, ùorcndo ril'acciuare undid uomini della 4" brigata genio, quasi tutti attendenti, mi senii di una pustula coi caratteri ora detti, ed anche in quc3t.o caso ottenni sette esiti certi, due incerti e due nulli. A quest"atto operatiro erano presenti e ue ridero cziandio il risultato fin ale i sottoten enti medici sigg. Gelmetti e Gnarrini, i quali mi seguirano nelle giornaliere ope· ral.ioni sanitarie di quartiere. Anche per i detti due dottori, era tolto ogni dubbio ed ammeLterano con me che la forma 1m,;tulare a r escica conica d0\'0\'U. ritenersi un esito sempre certo di buona ruccinazione, e che non dor erasi dare sor erchia importanza al colorito sp:Jsso rossigno del contenuto della metlc;;ima, come r orrciJbero il Viennois ed altri, ma si bene, come faceramo noi, os~c r va re che il raccinifero offra ogn i ga· ranzia d"i :muunitiì morlJo:::a, e specialmente poi dal Jato della sifilide.
DELLE VARIE FOIDIE Pt:STUL.ARI ECC.
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Dirò ancora che il materiale di dette forme re..;cicolari CO· niche, da me raccolto, e conservato in appositi tubi, fu piit tanli adoperato, e con buonissimo risultato, e senzrt cl1e mai ne seguisse alctwa sviacerole con~egnenza, od una complicanza qualsiasi. 11 giorno 31 geunaio raccinai ancl1e due piccoli fanciul li, uno dell'età. di anni due e l'altro di mesi dodici, figli del capo sarto del reggimento, certo Del Santo, e mai sottoposti a raccinazione. Per il maggiore di detti fanciulli tolsi la linfa da una di quelle piccole pustulette ùette spurie, e che contencra appena tanto materiale liquido quanto bast.n·a per l'inne;;to: per il minore mi scnii del liquiùo contenuto in uno dei bottoncini rossi, che accompagnarano due bellissime o tipiche pustule g~nuine in settima giornata. Questi tlue innesti ebbero esito più che favorcrole, es~endo comparso al braccio di ognuno dei due bambini, due pustule gèn ttine, le quali percorsero tutte le fasi loro proprie in modo regolarissimo, e lasciarono la cicatrice caratteristica. 11 risultato di questi due ultimi innesti, 1ireste un carat· tere di seria importanza, e molto più poi" se si rifletta, cho noi ci troravamo in una città oro sarpeggiava il 1aiuolo, a che i baml.iiui uu mese prima averano sofl'erto una Jiero varicella; il quale fatto parlerebbe in fctvore della. crellenza, che la ra· ricella sia dovuta aù un pri ncipio diver:;o da quello che inge· nera il raiuolo, e il vajuoloiùe, e dimostra anche una rolta che si può ottenere un huon risultato dalla vaccinazione, an· chi} dopo arer sofferta la varicella. Ho detto disopra, èlte i bottoni rossi si dissipano solamente dopo uno spazio di tempo piuttosto luugo. T~>ntai perciò l'in ne· sto col contenuto dei medesimi anche su individui altre rolte rnccinati; e ben di sorcnte eh bi risultato negatiro. Il giorno 10 aprile ora scor:~o cltia.mai il soldato Jaconettì Antonio (4°
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CO:-ITR!BUZJONE ALLO STUIJIO
squadrone) il quale portava da quasi un mese due bottoncini rossi di forma. lineare al braccio destro, si ti precisamente sulle scalfitnre fatto per l'innesto, delle quali occupavano tutta la estensione. Alla presenza del sottotenente medico dott. Som· mari\'a, punsi uno dei ùetti bottoni, e col liquido sanguigno che ne nscl, nccinai col solito metodo il caporale Raimondi addetto aH' infermeria uomini rlel reggimento, e che era stato vaccinato tre anni prima con esito certo. n successiYo giorno 24 aprile tanto io che il dott. Sommariva restammo merari· gliati, nell'osservare sul braccio sinistro del Raimondi, iu cor· rispondenza. dell'innesto praticato, due bottoni rossi lineari, identici a quelli del soldato Jaconetti, dal quale erasi preso il materiale inoculato. Là per là pungemmo uno doi nodnli del Raimondi, e \'accinammo il soldato del 4° squadrone Bogatto Vincenzo gi~ vaccinato con esito negati1•o per ben due volte. Su questo soldato al 5° giorno non eravi alcun segno di produzione qualsiasi; ma dopo il 15• giorno erano comparsi sui punti d'innesto i due bottoni rossi caratteristici, ide11tici a. quelli del Rai mondi Col sangue del braccio destro del Rnimondi, ed anche del Bogatto, vaccinai eziandio altri quattro uomini, ma infruttuosamente. Il dott. Sommariva vide pure nn caso di dermatite furun· colare, che era venuta a complicare il corso di due pustulP. ge· nuine, nel soldato Fanelli Luigi, e che occupava tutto il braccio e la. parte superiore e posteriore della spalla dello stesso lato ove erano le pustule. I foruncoli erano piccoli, acu· minati, ed in numero grandissimo. Dal loro apice usciva. un piccolo cencio giallo·verdastro, molto molle e quasi liquido. Lo sviluppo di questi furuncoli continuò per circa due settimane, e sulla sede di ciascuno è rimasto un segno caratteristico. Non traggo ora. dagli esperimenti suindicati,.anche percbè
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DELLE VARIE I OR)!E PUSTULA.Rl ECC.
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in piccol numero, una conclusione definiti1•a.. l\Ii pare però che si possa con qualche fondam ento ritenere, che le varie forme eruttive che sogliono tener dietro alla inoculazione della linfa vaccinica, e che più o meno si scostano per il tipo che presentano, dalle pustole genuine, anzichè semplici forme in· fiammatorie per irritazione locale, come fin ora si è creduto, non sieno altro che modifìcazioni di forma di un identico prodotto; modificazioni indotte dalla maggiore o minore ricotti· vità presentata dal vaccinato, per il virus vaiuoloso, e che è lecito ammettere stieno in ragione inversa della data che passa tra l 'una e l'altra. vaccinazione; vale a dire, che tale modificazione della pustola vaccinica, sarà tanto più saliente, ossia scosterassi dalla genuina, quanto minore sarà il tempo trascorso dacchè l'individuo ebbe a subire l'antecedente in· nesto vaccinico. Ciò trova conferma dal fatto, che nelle riva~!· cinazioni di una stessa seduta, eseguite collo stesso metodo e materiale, sopra individui già vaccinati ad epoche direrse, si giunge ad avere persino l'esito nullo, mentre ciò non si av· vera quasi mai sugli individui vergini affatto di vaccinaztone. Il risultato ottenuto dalla vaccinazione sui due bambini, e ·l'altra stù caporale Raimondi e sul soldato Bogatto mi pare provino abbastanza I'a<:cennata asserzione. La questione poi del grado di virttt preservn.tiva di cui pos· sano le dette modificazioni pnstulari essere dotate, mi pare pur essa risolta. Premesso che l'operazione sia stata eseguita a dovere e colle norme prescritte, io domando se si sia nel vero, p1·onosticando come si è fatto sinora, che le forme pustolari non genuine, non posseggano alcuna efficacia preservativa, giac.chè tale asserzione rice~e una potente o profonda scossa, per non dire smentita, dal risultato seguito all' innesto sui due bambini sopra ricordati : risultato che da questo lato appunto 59
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CO :\TRrBI:ZIO~E A_LLO STt;DJO
merita una seria considerazione. E dimando ancora, se non sia Recito e piìt consentaneo al vero l'ammettere iurece che nelle riraccinazioni, ogni forma pusliulare che deriva ùall' iusizione yaccinica, sia eftìcace, rale a dire presen·ativa dal raiuolo, e che le mollificazioni che e.;;sa forma presenta non siano altro che l'c:;prcssionc pura c gen uina del grado di disposizione, che l'individuo vaccinato a1·era per la malattia. vainolosa, dispo· sizionc che verrèbbe perciò e:;tinta colla comparsa dt:ll'ef'flore· sccnza. pustolare. In questo senso, ri è chi vorrebbe nelle riracciuazioni (eù io uon so quanto siari in ciò di esagerato) chiamare preserra· tivo persino lo stesso c:;ito nullo; asserendo denotare il mede· simo la niuna disposizione dell' iudividuo per l'attec~him e nto de'l 1·aiuolo. Oggi ]a virttt preserrativa di un innesto vaccinico con esito brillante, si vuole non abbia durata maggiore di anni 10. E se le leggi e la consuetudine consigliano di sotto· JlOITe, e presto, senza attendere cioè che sia trascorso il detto 11erioùo di tempo, a norella rh·accinazioue coloro sui quali si presenta il detto e::iito nullo, ciò si fa per la tema che sia in· corsa qualche irregolarità nell'atto operaitiro, o sia interre· nuta altra circostanza qualsiasi ad impedire la fruttifi cazione del prodotto inoculato, od a farlo abortir~, se già trommsi in ·yia di sYiluppo. Chiudo questo brere st.:ritto riportando un caso che per le <'ircosta.nze in cui si avvemva, merita a mio parere di essere segnalato. In forza dei casi di vaiuolo che succedevano nella citt<\, il municipio di Verona seguendo l'esempio dato dai militari fu sollecito a suggerire a suoi cittadini, una norella rivaecinazione, e ad esigerla assolutamente pegl'alunni delle scuole comunali e degli altri istituti, sui quali esercitava la. sorveglianza.
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DELLE H.RIE FOR)!E PGSl'ULA RI ECC.
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Ebhi per tale motiro occa<;ione di praticare òil'er.si innesti a persone <li famiglie militari non solo, ma ancora della ])vrghc:;ia. In 1111:1 òi dette f<tmiglie, vaccinai con pu:;tola animale sette persone, tre delle quali trOI'aransi nella casa in quali tà di serritori, e su queste tre ultime solamente si ebbe un risultato genuino tipico. 'l'utto procedeva regolarmente, qua.ndo al n ~ no giorno <l all'innesto fui ch iamato nella casa, perchè In. persona che fu ngera da 'cuoco certo O. L. <l'anni 27, ammogliato ma senza prole, linl'atico e di mediocre costituzione, per le mo· lestie che sentira al braccio, non pote1•a più attendere alle sue funzioni. Trovai infatti l'O. in preda a febbre discreta con algia frontale, anoressia, amarore di bocca, lingua impatinata, con fatti insomma di un r ero catarro gastrico. Le pustule al braccio destro erano tumide, rosse e dolenti, e circondate da un tnrgore erisipelatoso, che giungeva in alto fino alla spalla, ed in basso a metà dell 'a ram braccio. I gangli asce l· lari di quel lato erano ingorgati al punto da rendere oltremodo dolorosi i movimenti dell'arto. Sulla superficie cuta· nea non vedevasi cl1e una piccola. vescicbetta limpida , biancastra sul mezzo della fronte, vescichetta che, al dire dell' individuo, non era che la cente:;ima edizione delle tante, cui in passato egli era andato soggetto, specialmente ai lati del collo. Fatte le opp0rtune prescrizioni del caso sia per i fatti gastrici, che per i risipelatosi al braccio, credetti mio dovere di avvertire i signori della casa, che l'individuo doveva essere sostituito nelle funzioni di cuoco, e mi allontanai raccomandando all'infermo l'assoluto riposo in letto, e possibil· mente di non permettere l'ingresso nella sua stanza che a sua moglie, giacchè confesso francamente che quella vesci-
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COXTIUDUZIO:"{E .!LLO STUDIO
cola alla fronte mi aveva posto un vero chioclQo nel capo, tuttochè l'infermo si fosse sforzato di farmi comprendere che tali !orme eruttire erano in lui abituali, e che i disturbi pei quali io allora egli era. costretto a giacere io letto, non fossero che la naturale conseguenza di un soverchio lavoro, cui apl)llllto in quei giorni egli areva dovuto sottostare. L'indomani il quadro fenomenico non era mutato, ed anche il trattamento curatiro per logica conseguenza non soffcrse modificazioni. n giorno :lopo però la febbre era quasi del tutto scot:!•pàì-sa, i fàtti giistì"ici érausi tJressoché dileguati, e tutti i feaomeni al braccio trovavansi in 1Jrogres· siua dinàuu.zione. L'O. in seguito a traspirazione non però ab· bondante, avcra veduto coprirglisi ambo le braccia e le coscie di una eruzione abbondantissima che fn sollecito a farmi vedere, appena mi fui avvh:inato al suo letto. Una eruzione vescicolare bianco·perlacea di c111i alcune vesci· cole apparivano come punteggiate nel ceutro, copriva in effetto in ambo i lati gli arti superiori, ed inferiori, ed era confluentis· sima specialmente allo parti anteriori dei medesimi, mentre alle posteriori, se ne redera appena qualche granello. Snl tronco era limitatissima. La sua grossezza variava da quella di un grano di miglio; all'altra di un seme di canapa. Non era. dolorosa, nè pruriente, nè ombellicata, e poggiava su cute del tutto normale. Essa contencra un liquido biancastro, Iim· pidissimo. ì\fi premeva di dare tosto un nome a quella forma erut· tira, am:hc per le misure profilattichc che all"occorrenza fosse stato necessario di aùottare per la famiglia. Pensai alla vaccina, alla varicella col quale secondo termine nosologico appunto molti autori vogliono chiamare tutte le forme vcsci· colari non ombellicate che si associano al corso della vaccina. E riflettendo alla diaforesi con cui avevano declinato, e
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DELLE YARIE FORìi!E PUSTULARI ECC.
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la febbre ed i fenomeni erisipelatosi al braccio ed alla con· temporanea comparsa co11 essa dell'eruzione anzi nominata, ed appoggiandomi anche all'impasto linfatico dell'individuo, credetti si potesse trattare di una di quelle forme di sudamina che sogliono le tante volte accompagnare la dt-ferrescenza delle febbri, nonchè delle erisipole: molto pil1 che la detta eruzione rcscicolare, arera tutte le apparenze di una miliare biauco-cri;;tallina, eli grossezza I>iutt.osto esagerata.
Decisi quindi attendere la risita del giorno susseguente, per pronunciare il mio giudizio diagnoEtico e raccomandai all'infPrmo riso!amento e la buona copertura del corpo, giacchè il sudore sebbene, ripeto, fosse scarso, continuava però a man· tenersi. Nella risita Slli!CCi'sira l'eruzione rcscicolare alle l}raccia, e specialmente rerso le ascelle not1 che alle coscie erasi rottt1-, e come disseccata, lasciando posto in alcuni punti a punteggiature nericcie. Il mio sospetto crasi cangiato in cer· tezza. lo non era di fronte che ad una forma eruttiva sudatoria, la quale, in copo a tre giorni crasi compldamente rotta, ed in gran parte disseccata e permetto,·a all'indiYiduo, già apiretico e già in piena norma.Htà dal lato del canale aUmentare e colle pustule alle braccia in via di dissecamento, di darsi a qualche Jeggiera occupazione. Questo fatto fu da me accennato non solo per la sua poca frequenza, ma eziandio per addimostrare, quanta cautela si debba aùoperare nelle circostanze di epidemia vaiuolosa nel diagnosticare le varie forme eruttive che si ponno incontrare nell'esercizio della propria professione, onde non portare con giudizi precipitati lo spavento e sconforto ne11e famiglie. Ver;>na, maggio 1.3131. F ORTI Capitano medico.
RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI
RfVISTA_ l\fEDICA -
IMI -
Cnusa tle lla dc fern~scc nza eritic n n l'lln pohnoniCc, del prof. DE Hr.xzr. (Ga.!.;efta m.ciiit:a di Ron,a, n• 17, 1• settembre 1881)-
La subi t<tnea cessazione della febbre per erisi ha fatto sostenere au alt:uni patolo~i la natura infeU irn clelia pneumonite, c l'autore osscrra che questo succetle, nonchè nelle malattie infettive, nei ·semplici processi infiammatori. L'autore ricorda il fatto che quan!lo un essudato infiammatorio clistenrle le maglie di un tessuto o le pareti di una cavità, spesso ha luogo la scomparsa della febbre, solo che esca fuori una piccola parte dell'essudato; così pure nclh tonsillite acuta suppurante non sempre il pus si raccoglie in una sola cavità, ma. alcune volte è sparso in piccoli ascessi che si aprono in tempi diversi. Piit Yolte l'autore ba notato clte l'apertura del primo ascesso ci rcoscritto basta a. tleterminare la rapida caduta della febbre. L'autore avrebbe constatato analoghi f<ttti pifl di 30 volte i11 ùuc anni. Applicando i ftttti èSJ)osti alla polmonite, è facile trovare In spiegazione della crisi. Il polmone è un organo che comunica mediante i ùronchi liberamente all'esterno; appena perdò com incia In drgenerazionc mucosa c grassa clell'cssudato c questo viene espulso in una certa quantitù, rapidamente diminuisce la trnsione degli alveoli e scompare la. fcl.Jùre come aH iene nella pleurite che si libera mediante puntura di una parte dell'essudato. ~ella. infiamma:.:ionc ordinaria della pleura. ln febhrc cessa per lisi, solo pcrchè J'cssnùato per gradi insensibili passa nell'ah·eo cin:olatot·io, e l'autore è conYinto che in alcun i casi rli vneumonite la lcuti.L defcnescenza trngga origine dalla. medesima circostanza, c.ioè dalla mancanza di climina:.:ione ::tll'csterno dell'essudato.
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Dnc c tts l •ll pols o parutlos!;u,lc, del dottor l\L-I.IX::O:ER (Rivi:;;lct di clinica e ierapeulica , n• 8, agosto 1881). N cl primo caso s i trattava di un individuo colpito da tubercolosi pulmonale, pleurica. c addominale con pericardite ed adenopat.ia bronchiale. Il pne umogastrico s inistro era compresso dai gangli degenerati. L'autore richiama l'attenzione su 2 punti: s ulla. rapidità estrema del polso che si elevò a poco a poco da. 13G a H8 ed il giomo prima della morte raggiunse 16-t battiti, e sulla esistenza, d el sintomo d escritto col nome di po:so paradossale. La pulsazione sensibilissima nella espirazione di\'cniva appena perccpibilc duran te la ins pirazionc, e scomparira pers ino intcmmcnle nelle inspirazioni profonde. L'autore attribuisce l'acceleramento estremo del pols o alla compressione dello pncumogastrico, ed il polso paradossale all'essudato pcricanlico. Il scc.onùo ca~;o conccrue uu indi\' itluo colpito da. pleurcsia a s inis tra con stran1so cons idcrcr olc. Pols o molto più debole a sinistra che a de~ tra: polso paradossale. Dopo una puntura coll:t qm\le furon o vuotati 3,GOO ccn t. cubici eli liquido limpido, il pol so riprese le sue quali t!\ normali. L'autore nttribuiscC\ l'ineguaglianza. del polso alla compressione d ell'arteria s nccl:tvia, e la seconda alterazione all'aumento ins pirator io della pressione negativa che impccli\'a la rcplezione dell 'aorta. Infine ì\[aixner cita un cas o eli polso paradossale, sopraneno to nel cors o di un piopne umotoracc.
,lzlonc ipot,crmlc a d c ll' atc hlo f'c nlc o , del dott. Ru Società di Biologia di Parigi . Setluta 9 lug lio 1881. ( Gauelta darJli ospil1tli, n. 10, 11, 12).
)tOND.
Raymond rende conto d<'gli effetti terapcutici molto rimarchevoli ch'egli ottenne nella cura delle piressic, coll'impiego dell'acido fenico intcmame nte. È pl'incipa.:mcnte nel corso della febbre tifoide ch'egli ha potuto constàtarc i felici risultati che dà questo agente medicamentoso, amministrato contemporaneamente s otto forma pillolarc c di clis teri. Lungi dal ricor·rere alle dos i elevate di lO ed anche di 12 grammi che preconizza\'a l'antica t erapcutica.,
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RIVISTA
Jlaymond si è accontentato di }Wescrivere l'acido fenico in ragione di l gmmmo al giorno, cioè 50 centigrammi, in tre pillole, c la stessa quantità in un clistere. L'azione del rimedio si manifesta subito dopo l"ingestione : la temperatura si abbassa di s· o 4°, mentre si sviluppa ncll;) stesso tempo una diaforesi che, in meno di una mezz'ora, acquista una grande intensità. È ad una. ar.ione tutta speciale c diretta dell'acido fenico, od all'evaporazione che accompagna i sudori abbondanti che bisogna attribui1·e questa ipotcrmiur Haymond risolvette la questione a mezzo di una iniezione di 1/ • di milligrammo di duboisiua, che bruscamente soppresse il s udore e cionullameno presentassi ancora l'abbassamento termico. I risultati terapeutici non sono identici, se si osserrano dopo le prime ore, o solamente dopo tre o quattro giorni di cura. Col tempo gli effetti diYentano insieme più energici e più rapidi. Incoraggiato da questo successo, Raymond portò la dose d'acido feni co da l a 2 grammi, amministrati collo stesso metodo e potè assistere, in questo caso, a vere manifestazioni tossiche; caduta della tcmperatUJ·a a 34•, tremito convulsivo, colorazione nera delle orine. Come giustificare, in presenza di questi fatti, le dosi di 10 a 15 grammi, che non si temeva di amministrare altre Yolte? Seguendo il consiglio di Vulpian, Raymond cercò di sostituire all'acido fenico il fenato di soda; fece prendere questo sale alla dose di grammi 1,50, arendo cura, come raccomanda Jlallopeau, di mantener l'nmmalato sotto l'influenza costante del rimedio. Anche qui, egli constatò gli stessi felici risultati rhe aveva ottenuti coll'uso dell'acido fenico puro; questo nuovo agente possiede inoltre un immenso vantaggio sull'altro, e cioè non espone l'infermo agli accidenti tossici di cui si parlò più sopra. L'acido fenico è un potente ausiliario nel trattamento delle affezioni febbrili di natura infettiva. 1\Ia la sua azione si limita ad abbassare la temperatura; nella febbre tifoide, per esempio, non modifica in nulla l'evoluzione dci ili versi stadii della piressia. Nella risi pela ospitaliera, impiegato simultaneamente sotto forma di topico colla soluzione all 111.o, e sotto forma di clisteri di 50 centigrammi, dà egualmente eccellenti risultati. Cosl per la tosse convulsiva, in cui lo si Yede quando è introdotto nelle yie aeree
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sotto forma d'inalazione, attenuare in violenza ed in durata gli accessi di tosse spasmodica. In occasione di una operazione d'empiema, arvenno che si iniettasse per isba-glio nella cavità pleurica, in una sol volta, un litro della soluzione fenicata aH''/1o: si produsse rapidamente una caduta di temperatura a 3-!", e per noYe giorni le orine consenarono una tinta nera che non potè far scomparire l'impiego del solfato di soda. È bene notare che n ella tubercolosi, malattia per Raymond non infettiva, l'acido fenico non esercita alcuna azione moderatrice sugli accessi febbrili. Per riguardo al modo d'azione fisiologica di questo agente, in ispecie nella febbre tifoide, non si tratta., secondo Raymond, di un'influenza di contatto immediato colla sede della lesione, perocchè l'acido fenico subisce una decomposizione completa traversando le prime vie digestive e non ha il tempo di arrivare agli ultimi tratti dell'intestino tenue. L'ipotermia non è altro in questo caso che un fenomeno d'origine nervosa, risultante da un'azione dell'acido fenico sulle grandi cellule dei corni anteriori della midolla; questa influenza moderatrice si esercita per l'intermediario del sistema vascolare, e, nello stesso tempo cbe si manifesta con un abbassamento della temperatura, essa si riflette sull'insieme delle ghiandole sudorifere. L 'apparizione dei movimenti convulsivi nel caso in cui la dose sia esagerata, viene in appoggio di questa ipotesi. Hallopeau ottenne gli stessi risultati d:11l'impiego dell'acido fenico, specialmente nelh\ febbre tifoitle; tuttavia egli non pensa cb e la ragione di questa azione fisiologica risieda interamente in un fenomeno nen·oso. È possibile, secondo h1i, che l'agente ingerito non sia distrutto in totalità, al suo passaggio attraverso le prime vie digestive, e che egli agisca, in una certa misura, come topico, sulle placche del Peyer ulcerate. Dumontpnllier mette in chiaro il fatto che l'acido fenico, pur essendo suscettibile di deprimere fortemente la febbre, non eset·cita azione alcuna come rcgolatorc termico della febbre tifllide; e in proposito, egli fa rimarcare i vantaggi del metodo delle perfri· gerazioni continue. Hallopeau ha potuto ottenere un abbassamento notevole della termogencsi in questa st.1ssa affezione, avendo ricorso all'impiego alternato del salicilato di soda e del sQlfato di chinina.
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Jl nno t vide svilupparsi un'eruzione di natura particola re nel corl'o del la, cum della. febbre tifo i de, col fenato di sotl:t. Il 2• od il giorno del trattamento, comparve l'esantema sotto form a ùi una moltitudine di macchie rosse molto confluenti. In due giorni c-:~o ri r esti il tipo francamc n te pustoloso, d •a, petto vai olifor111e. E;:aminato al mieroscopio, il contenuto delle pustole mostrò un numero con~ idercvo lc di bacteri i mis ti al pus. Nello stesso tempo, lo stato ge nerale clcll'amnmlnto rapid n,mente migliorò, e grazie a questa vera cris i bactrriana, la fehbre tifoitle venne detinitivamcntc \'inta in 15 giorni. La dose di fena to di S01la fu di l grammo al giorno, sotto la doppia forma di pillole e di clistere.
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Rumore di mnlluo c s uo 1•nlore p<>r In cllnguosi d l lmcumo-p crlcn.rdlo ( Ga.ueflft medicn italùnut - p,·ovincir: V enele, n• 34, 20 agos to 18tH). È un caso studiato dal prof. Ray na ud. Si tratta di un demente per alcoolL;mo croni co, che tentò s uicidarsi, ferendosi per be n tre volte ai prccordii. La lama penetrò pe•· 4 ccnt. a lh•ello della. 5• costa e del 5• spazio intercostale, 2 dita trasrcrse all' infuori dello s temo. Enfisema sottocutanco, s tato generale ccccllentr, polso a 70, regola re . .All'ascoltazione, massime alla punta del cuorr, s i notò un rumore, come 2··3 grossi ra nt oli sonori, con un timbro metallico e umiùo ad un tempo, a p:ui ~ a. di g rosse bolle scoppianti in cavità chius a. Si avcn il così ùctto uruit de tnulil1 <.lovuto al contrars i del cuore nel pericardio pie no di aria c di liqu ido. ]J i carattere intermittente, ce~sam quando il malato era sedu to, e scomparve all'indomani. Un ta.l fenomeno lino ad oggi s i ritenne patogno monico di racl'olta di aria nel pcricardio, mentre l'A. proya che può essere inteso in certi casi di ferite toraciche, che non abbiano per nulla inte ressato il pericardio. Il pncumo-pericardio può dividers i in 2 categori e : medico e chirurgico. K ci casi del pncumo - pericardio medico, al momento della penclrazione del gas, si hanno viri dolori ai precordi , palpitazione, lipotimic ed a neo sincopi; in tutte c d ne le categori e si ha: s uono timpanico, indebolimento dl)l battito, e rumore di mulino più forte del pneumo - peri cardi o
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chirurgico. L 'A. s i convinse che il rumore di mulino si percepi.;ce anche in sl'guito a traumatismi che no n abbiano interessato il pct·icanlio. L',\. prilna tli spiegare questo fatto, riconla, gli anatomici rapporti delln. pleura e del peri cardio , pei quali è ben difficile, allo stato normale, penetrare nella ctwit.\ tlel p eric:mli o senza ferire In plcnrn. c In. piccola ala clel polmone. La ferita, in fcrtns i chl maluto, in teressò appe na. la. plcura ed il polmone; per la qua le ferita l'nriasi i nti.l trò sotto la pl cura pnrietnlc e !;Otto la pelle, penetrando poi nel lasso cellula re del medias ti no all'avanti del pericnrd io. Il san~uc, per la stessa via s i l! in filtn1to scolla ndo la plenm; così e liqniùo c gn · raccolti nella. cavità pneumo-pcricardica, han prodotto i fl'nomcni di sopra descritti rilevati coll'ascoltaz ione. L 'ammahto g ua rì, <Juindi non è tanto grave il pronostico di ques to rumore.
Snllc pnralls i n.r Menlen.ll, del dottor S EE LJO)IOLLEn (Deut. 'med. W ocheusc., n• u , 18:-31). L'autore riferisce quattro casi di paralisi arsenicale da lui osscnrnti nel corso dell'ultimo anno, di cui due acuti per diretta introduzione rlalla bocca dell'acido arsenioso e 2 cronici, in uno dci quali la malatti:l. fu cagionata dal lungo soggiorno in stanze piene di pelli d'animali conservate con l'arsenicoe di animali impagliati, e nell'altro per avere dormito in una camera umida rives tita di tappezzerie contenenti arsenico. Esporremo qui brevemente i fatti più importanti r elati vi alla s iutomatologia. c alll diagnostica delle paralisi arsenicali quali sono riferi ti dall'autore. Sin to malolo,qia nell' awclena mento acuto. - Dopo i disturbi gastrici cagionati dalla in traduzione del veleno, compnriscono fenomeni cerebrali, delirio, dolore di testa, ronzio agli orecchi, vertigini e più tardi perdita di memoria; dal Jato dei nervi sensibili, dolori acuti alle estremità che tolgono il sonno, torpore delle medes ime con diminuito senso del tatto nelle dita dei piedi· Da pat·te dci nervi di moto s i notano contrazioni spasmodiche dei fl essori delle dita dci piedi che più tardi sone seguite da paralisi particolarmente negli estensori con precoci contratture; la eccitabilità per ambedue le correnti elettriche è diminuita o af-
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fallo abolita. Disturbi trofici graYi, dimagramento delle estremità con manifeste convulsioni fibril lari, caduta delle unghie dei piedi. P ossono anche accadere disturbi vasomotori che si riconoscono per un subiettivo cd anche obiettivamente apprezzabile abbassamento di tempemtura. Si11tomatolouia dell' avt>elenanwnlo cronico. - I fenomeni propri di paralisi non sono molto gravi; la sensibilità al contrario molto alterata; la Yessica e l'intestino retto sembra che tanto nelle acute come nelle croniche paralasi arsenicali sieno rispettati, ma al contrario sono molto intensi i fenomeni di atassia, cosicché in ogni caso di taLe dorsale che non si presenta con tutti i fenomeni classici dc re aYersi in vista la possi!Jilità di un antecedente arvelenamento arseni cale. P er la diagnosi è innanzi tutto da considerare il momento etiologico; l'assoluta certezza è data solo dalla dimostrazione dell'm·senico nell'orina. Sintomi principali sono: il vomito e la diarrea coleriformi seguiti per molti giorni da fenomeni cerebrali, quindi dolori acuti alle estremità con abbassamento dalla sensi!Jilità particolarmente nelle dita dci piedi, paralisi di moto delle estremità premlenlemente negli estensori o localizzate alle gambe, diminuita eccitabilità elcttric.a nei muscoli compromessi, rapida atrofia di questi, cachessia. Dalla paralisi saLurnina ùitt'erisce la paralisi arsenicale per la possibilità di mostrarsi anche in modo acuto, pei disturbi della sensibilità (dolori c anestesie), per essere preralentemente colpite le estremità inferiori e per la molto r apida progressiva atrofia muscolare. Finahuente il cercùio plum!Jeo intorno ai denti che manca nella paralisi arsenicale può servire a rischiarare la diagnosi.
Sulle mate rie ve lenose elle s i produc ono nel l'uomo e negli nniuuaU 8UI)erlorl (Jouma.l cle médecine el de cltirurrJie, luglio 1881). Il sig. Gautier, le cui belle ri cen·he sulle ptomaine sono contemporanee a quelle di Selmi il quale uni il suo nome alla loro scoperta, dimostra mediante i suoi esperimenti, che pare abbiano una grande importanza ùal punto ùi rista patalogico, che questi
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alcaloidi non so.no essenzialmente c unicamente formn.ti dal processo di putrcfazione, e che si possono trovare, in proporzioni pii1 o meno grn.ndi, nei prodotti normali d'escrezione; in una par ola, che si formano in piccola quantità nella maggior parte dei nostri tessuti. Così il sig. Giorgio Pouchct potè togliere dalle urine nonnali un r.lcaloide di azione stupefacente e tetanizzante gli· animali i quali restavano uccisi col cuore in sistole. Ora. questa sostanza presenta molti caratteri delle ptomaine, e eli più è accompagnata nelle urine normali da una sostanza azotata incristallizzabilc, vclcnosis~ima, e la cui composizione, (cosa. da notarsi) si confonde quasi con quella di certi veleni attivissimi. L e proprietà molto velenose di queste due sostanze spiegano i fenomeni di avv elenamento, che si osservano ogni volta, che le urine non sono più eliminate. Il sig. Gauticr potè assicurarsi con le sue ricerche sul veleno del trigonoccfalo e del naia dell'India, della affinità ch e esiste fra queste differenti sostanze. Riassumendo: queste sostanze attivissime in un piccolàssimo volume non appariscono più come eccezioni e prodotti formati post mortem, od anche patologicamente, ma come residui della vita dei tessuti, potendosi normalmente o anormalmente a-ccumulare nel sangue, od essere espulsi per seerezione da questa, o da quella gianduia.
Epidemia di congelazione (Journnl de -médecine et de cllirurgie, agosto 188 1). La R e/}ue d' Hyf!iene riporta dal R écueil rle méddcine militaire il rendiconto d'un' interessante relazione sul disastro che colpi una colonna di spedizione in Algeria, il giorno 28 marzo 1879, cagionando in poche ore la morte di 19 soldati, e l'entrata all'ospedale di 30 malati sopra un distaccamento di 350 zuavi ; e tutto ciò in conseguenza d'un uragano glaciale. Quest'epidemia di congelazione, come la chiama l'autore, ha questo di particolare, d'essersi manifestata durante una tappa ordinaria, in un semplice cambiamento di guarnigione, e in poche ore. Crediamo perciò che lo studio delle cause che la produssero possa riescire istruttivo per l'avvenire,
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T<lli cause, ~i udi cale in ù.1se della enumerazione che ne fù il signor ùott. Leba~ lard ier, sono fra le più caratteristiche. I.;nn- pioggi<t torrCn;!i<tle tadut;t la nmtlina del ::!8 nrcra bagnalo (i;l parte a parte i r est i ti ùci sol•lali; lo gambo già llagnate !>i crauo ,·irppiù ratrrctlllate per i pantaloni di tela che assorbono tanta quantità d'acqua; le C;tlzaturc indurite non potcrano più se1Tirc (l'autore ricorda ancora una. ,·oha r1uauto difetto~a sia la calz.ttura militare, (JU<IIIÙO non serra semplicemente pcr scrri;.io di gu:unigiunc), cd o1·n.no nct.:c:.saric frC(JUCnti:;:;ime ripartl zioni delle suole rotte. Ad ogni passo s i all'onda va nel fan go d'una strn.ùa., la cui inùi(':\zione con>.i;lcra iu tino solchi paralleli. Si dorettcro passare dci IJUrroni trasform ati in t.on:cnti impetuosi; passare 22 roltc lo stesso fiume con l'acqua a meua gamba, c 5o 6 volte con l'acqua Hno alla cinlum; o salire delle colline lunghe c ripide, per un a tappa d10 b carta srgna di :W chilometri, ma che in realtà lo è di iH o 35; co s1~ che sconforta ra a11cor più i soldati già tn.nto stanchi. La pioggia che cndcm nl momento della partcnzn, arcn1 impedito alla mnggior parte dci soldati di prendere il loro cafl'è ; al grande alt furono JlOChi quelli che poterono mangiare, e anche coloro che mangiarono, non tromrono nutrimento sufficiente in un caffè, fatto con nt:•JUa mclmosa. Il p:1:ne, portato sugli zaini s i Cl\\ reso insel'l'ihilc, im!Jc,·uto ù'actJU:t per la caduta neve, e per la. pioj:(gia; c perchè tagliato ~,lal\a co reggia. che lo sosteneva. I soldati risentirono llcn presto una violenta costrizione epigastrica c quelli solnmentc che poterono soddisfare la fam e, sfuggirono al pericolo che li miuaccia m. La n ere ca~.le,·a sciolta, 11011 essendo bassissima la temperatura ; il disastro perciò non dcre essere attribuito al solo freddo, hensì a tutto quell'insieme di cose giù. riferite, e che :wcvano iodeholito cd esaurito così potentemente i soldati, rimasti senza cibo per 2-J, ore, e sottoposti ad un'enorme fatica muscolare. 1!1 morli e 30 ammal:l.ti su 350 uomini, ecco il terrillilc risultato di quella spedizione. ("luanùo, arrira.ti o. Tlélat di Douairs, si polè procedere alla. ricerca dci morti c dci morillonùi, si trorò, che i rh·cnti erano ancora seduti sul loro zaino in attesa di soccorso, c gemerano o dormivano d'un sonno profondo. I caùareri erano
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5k si con la f;tccia contro terra coi pugni s tretti all'un dati nC'l f.tngo, come se avessero tentato ù\\lzarsi di\ terra, c qualcuno aveva in bot:t:n del biscotto. 'C'n zuavo, orùiuanza d'un ufficiale, fu trovato morto seduto s ullo zaino con la pippa in bocca; un altro, pure seduto, col fazzoletto fra denti serr;\ti; akuni erano morti in pi edi, appoggiati al loro fuci le e stavano come irrigiditi in que:; ta JlO;izionc ; appena si allontanava l'arma cadevano a terra.
RUiesso temlineo (Pltila delphict m ~dica l1'ime s, luglio I 8<31,
n. 335 c 3GG). I singolari fenomeni classificati sotto il nome di riflesso tendineo sono stati conosciuti ùai fi siologi solo da dieci anni e da questi posti a profitto nello studio delle malattie nervose; ma da s oli cinque o sci anni la loro importanza nella diagnosi di certi disordini è stata apprezzata e la loro correlazione con altre malattie nervose minutamente discussa. Il dottor Ollive in un'importante rivista s u tale argomento nella Revue de médechte, rileva. la storia diujca d~l sintomo, la s ua spicgnzion~ ora adottata ed il suo valore scmiotico. Il così dotto spasmo clonico, o tromore dci piedi, cho è semplicemente una repentina contrazione muscolare, si manifesta. colla subitanea fl essione dell'arto, res tando la gamba flessa od anche mediocremente estesa. Il fenomeno del ginocchio si esplica qua.ndo il paziente è seduto sulla sponda. del letto colle gambe incrociate in modo che quella da esaminare sia flessa sull'altra ~d i muscoli in stato di quiete. Se quindi coi polpastrelli di una mano o con un martello da percussione, viene impresso un ra.pido colpo sul tendine della rotaia precisamente sopra la sua inserzione a.lla tibia, vcdesi la gamba sollevarsi ed ahbassarsi a ciascun colpo del martello, provocando un certo numero di oscillazioni. Contrazioni cloni che possono adunque essere prodotte nel ginocchio come pure nei piedi sosteue11do l'arto e ll ~rcuotcndo succcssiramente sulligamcnto un determinato numero di volte o facendo forte pression~ sulla rotula. Simili feno meni possono essere riprodotti in altri tendini in diverse parti del corpo. D 'accordo con Strumpell, ritiensi che la percussione di
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legamenti, di aponevrosi e di ossa dèterminano pure movimenti riflessi contrattili nei muscoli, - argomento impiegato da quelli i quali negano che il rlflesso di tendi neo sia di origine spinale . La teoria francese ammette che il riflesso ten dinco sia di origine essenzialmente spinale. La pelle non è il punto di partenza di questo riflesso, perchè da un lato esso non può essere eccitato da irritazione o colpi sopra la. pelle e, d'altra parte, se la. pelle è del tutto anestetica, il riflesso t endineo può nullameno essere prodotto. Sachs ha dimostrato che il movimeuto riflesso possa essere destato dall' eccitazione dci muscoli o dC' i rami nervosi muscolari. Nessuna però delle fibre nervose terminali fu trovata. tuttora nei fascetti muscolari striati, eccetto le fibre motrici, ma. furono trovate fibre nervose prive di midollo terminanti in aponevrosi colle quali è soltanto connessa la sensibilità muscolare. L'eccitazione è destata su questo punto, e il tendine serve soltanto quale mezzo elastico per la tmsmissionc delle vibrazioni che cadono strlla. sottile terminazione d eli 'aponevrosi. È per questa ragione che il tendine deve essere in parziale tensione. Le investigazioni di Schultz e Furbringer, come pure quelle di T schiriew, hanno dimostrato che il fenomeno del ginocchio n on può essere prodotto dopo la sezione del corrispondente nervo crurale, e che perciò la contrazione muscolare non è prodotta da. diretta eccitazione meccanica dei fascetti muscolari senza la mediazione dci nervi. Non solo la sezione del nervo crurale fa cessare il fenomeno del ginocchio, ma la sezione rlelle radi('i posteriori del sesto paio lombare (nel coniglio), come pur~ la sezione del cordone nervoso fra la quinta c la sesta vertebra lombare ha. lo stesso effetto. Il moto riflesso del ginocchio, ha la sun sede in una limitata porzione del midollo spinale, cioè nell'origine dei nervi crurnti. Deve considerarsi perciò che i muscoli sono in comunicazione col midollo spinale mediante un circolo nervoso. Questo sistema è del tutto disti.nto dal circolo nervoso cutaneo. Un punto importante nello studio del riflesso tendineo è la misura del tempo necessario per la trasmissione dell'impressione, e questo fu trovato da Brissaud e ragguagliato a 50 millesimi di secondo. Finora abbiamo r.onsiderato soltanto la fisi ologia del fenomeno
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del ginocchio, ma ora dobbiamo aggiungere poche parole sul fenomeno dei pied i, che pure merita attenzione. Considerato per lungo tempo come un atto riflesso prodotto sotto l'influenza d'irritazione patologica della midolla, da non riscontrarsi in condizione normale, il fenomeno del piede consiste, secondo Chnrcot, in violente contrazioni alterne dei flessori e degli estensori, e, sotto alcune circostanze degli abduttori c degli adduttori. Perchè siffatto epilettoide spasmo non è come il fenomeno del ginocchio un fatto normale? e percbè non viene prodot.to se non nei casi in eu i i muscoli sono contratti? I nervi aponeurotici del triei p i te crurale cccitnti dalla percussione o dallo stiramento del tendine d'Achille, possono per azione riflessa produrre la contrazione dei muscoli deHa porzio_ne posteriore della gamba. Nell'estensione dei piedi, i tendini della porzione anteriore della gamba sono posti in contrazione, e divengono a loro volta il punto di partenza pel riflesso tendineo. Così viene stabilito un vet·o circolo vizioso e ne risulta un artifidale convulso -lo spasmo del piede. Se ciò non si manifesta in condizioni normali, è dovuto al modo d'inserzione dei muscoli anteriori della. gamba. I muscoli vengono sottoposti a trazione prima d!ei loro tendini e perciò qui non ha luogo eccitazione dei nervi centripeti dell'aponevrosi e dci tendini. In condizioni patologiche, nullmneno, ha luogo esagerazione della. tensione museo l are e contrazione, e le fibre nervose terminali vengono eccitate. Mentre i Fran.cesi sostengono la teoria dell'origine spinale del riflesso tendi neo, i Tedeschi (e vVestpha.l sopratutti) non attribuiscono il riflesso tenùineo ad effetto riflesso, ma a diretta contrazione prodotta da azione meccanica. sul ten<line e sul muscolo. \>VaUer, discepolo di Ferrier, sostiene la stessa cosa. Il fatto singolare che sembra. primieramente confermi in modo irrefragabile la teoria dell'origine spinale (cioè che l'eccitazione del tendine di Utl membro può produrre la contrazione muscolare riflessa n ell'altro) è ripos ta nell'asserto che l'eccessiva. contrazione colpisce il tronco, originando not\ contrazione apparente nell'altro lato. Il grado d'intensità del riflesso tendineo COITisponde a quello del tono muscolare, una specie d'insensibile contrazione distinta dalla vera flacidi tà, una semplice condizione del muscolo, percbè,
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come Claudio Bernard ha dimostrato, la combustione può aver luogo anche con maggiore energia nel muscolo paralizzato. Se questo tono muscolare viene accresciuto abbiamo contrazione, ed in questo stato è llilturale che la riHessionc del tendine sarà dist intissima. Se al contrario il tono muscolare è diminuito, s i osserra l'abolizione del riflesso te ndi neo, come nell'atassia. La midolla governa <1uesto tono per mezzo di nervi addetti alla sens ibilità muscolare e lo stesso tono viene accresciuto non solo per ~:ondizioni patologiche, ma pure per l'azione della stricnina. Gharcot ha dato a questa condizione il nome di stricnismo spontaneo. Da questo fatto perciò s i deduce la conclusione prati ca. che è poco saggio di prescrh·cre la s tricnina nell'emiplegia finchè la contrattilità muscolare è consl!rvata. Ti1rk c Jìouchard hanno dimostrato che In. paralisi che segue al colpo apoplctt.ico diviene incurn.bile soltanto se un'eguale lesione incurabile si sviluppa nel midollo spinale. È stato dimostrato che (1uesta les ione ha sede nelle colonne antero-latemli, particolarmente nei fascetti piramidali. Questi ultimi, come è conosciuto, si compongono di tutti quei filamenti nervos i, che ad etcczionc delle circonvoluzioni motrici della corteccia del cervello, sono distribuit.i a varie parti della midolla e sono in comunicazione colle cellule del corno anteriore. Yi è come unn. Sj1ecie di grande commissura stabilita tra le cellule ce1·ebrali motrici e quelle della midolla, e le alterazioni che colpiscono le _cellule motrici delle circonvoluzioni o che annullano la loro comunicn.zione con i fascetti piramidali sono seguiti da degenerazione di questi, come se queste cellule sostenessero, come Hugueniu suppone, la parte di centri trofici. In breve, essi sono uno dei principali eccitanti della sostanza gl"igia. La sclerosi di questi fascetti perciò deve inevitabilmente reagire sulle cellule delle coma. anteriori ed esercitare a ques to punto primierameute un'azione irritativa, resa manifesta da esagerazione delln. riflessione e da contrattura. In secondo può dipendere da alterazione delle cellule aventi per esito paralis i, atrofia muscolare, e scomparsa del riHcsso tendi neo, questo ultimo precedendo dimostra l' atrofia. Il curioso fenomeno dell'arresto - che ha luogo quando spasmi epilettoidi si manifestano con movimenti simili a quelli cile producono il fenomeno del piede sopra descritto - appartiene a ctucsto gruppo, ma non se ne fa ulteriore menzione.
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Le precedenti osscrmzioni, necessariamente ai•JUanto estese, poichè lo stesso so~~ett o è moltO oscuro c non genemlmente comprcl<o, ad eccezione degli specialisti di malattie nen·ose, può essere riassunto nella seguente definizione sul riflesso tendineo dato da Charcot. I fenomeni tenùinci sono il resultato ùi azioni ritlesse; essi hanno ori!-{ine nei ncni apcneurotici centripeti situati tra il muscolo e il tentlinr,- nervi che pa~~ano con le radici posteriori ai ncrri estesi od ici della midolla, che sono 11ure in connessione colle cellule motri ~;i cIelle corna antedori: il circuito riti esso viene completato dalle cellule motrici e dai nervi motori che emanano da esse. Il circuito del riflesso tendinco non è lo stesso che l'arco rificss•> dei musculi cutanei n· A vendo spiegato il carattere e la nntura fi siologica dei fenomeni del riflesso tendineo, indicheremo in appresso il yalore semiologico del sintomo, la cui importanza nelle diagnosi di certe malattie nervose nun può essere posta in dubbio. Nello studio che ora si è fatto sulla ti:;iologia del riflesso tendineo fu indicato il corso delle concnti nervose in rapporto alla produzione del riflesso tendinco. L 'integrità di sitì'atte lince di tras missione è del tutto necessaria per la manifestazione del fenomeno. Qualunque ostacolo frappos to alla corrente nervosa modifica il fenomeno, e~agerandolo se trattasi di semplice irritazione o distruggendolo se trattasi di una lesione distruttira. Ora siamo in grado di esaminare le due accennnte condizioni e di passare in rassegna le di rerse lesioni della midolla spinale in cui il riflesso teudineo viene esagerato od abolito. Cusi i-n cui il riflesso lcmlineo è esagerato. - La sclerosi a pl(tcche è l'atl'ezione in cui il riflesso tendineo esagerato fu dapprima osservato da Vulpinn e da Charcot. In questa malattia, la percussione del tendine rotuleo produce una più rapida ed accentuata elemzione del pir:de, che non è quella osservata in condizioni normali, mentre allo stesso tempo il riflesso cutaneo rest,a senza etl'etto. L'esagerazione del riflesso tendineo è il più · importante sintoma della sclerosi a placche, perchè frequentemente è il solo sintoma osservabile nei casi anomali. Talvolta avviene nel decorso della malattia che il riflesso dapprima esagerato scompare e che esagerato in alcuni muscoli viene in altri
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abolito. Ciò avviene perchè un tratto della sclerosi invade le radici posteriori dei nervi corrispondenti a quésta regione e così distrugge la continuità del circolo nervoso. Nella tabe dorsale spasmodica di Charcot (la paralisi spasmodica di Erb) l'esagerazione del riflesso tendi neo è pure manifesta. Infatti questo sintomo raggiunge qui il più alto grado, perchè, senza causa apprczza.bile sopravviene una certa trepidazione che può essere limitata alle estremità o pnò estendersi a tutti gli arti ed anche all'intiero corpo. La trepich•zione può ott,enersi anche al ginocchio, tanto esagerato è il riflesso tendineo rotulco. La percussione del tendine del bicipite, del tricipite, del radiale, del lungo supinatore e del flessore delle dita può dar e origine al riflesso; ed Erb ha pure in tal uni casi provocato la comparsa d i questo siutoma nella mano. Charcot chiama l'affezione tipo di malattie spasmodiche. I n alcuni casi col riflesso tendineo coesiste debole:t:ta di movimento, cosicr.hè il movimento diviene impossibile e questa forma viene conosciuta col nome eli pseudo-paralisi spasmodica. Ad un certo periodo di malattia l'esagerata condizione della contra:tione può impedire l'eccitazione del riflesso tendineo. In quanto al riflesso cutaneo esso è talvolta aumentato, talvolta diminuito. Talvolta una laterale sclerosi è congiunta alla lesione delle corna anteriori della midolla. cd allora si ha sclerosi amiotrofica laterale. I sintomi della sclerosi laterale sono associati a quelli della atrofia muscolare progressi va. Questi sintomi si osservano principalmente negli arti s uperiori, mentre le estremita inferiori presentano soltanto rigidità, contrazione ed esagerazione del riflesso tendinco. In questi casi v' è solo rlisordine irritativo funzionale degli elementi ganglionari della. midolla e non distru:tione. La contra:..:ione post-emiplegica da. secondaria degenerazione dei filamenti antero-latcrali appartiene alla stessa categoria. Charcot e l3l'issaud hanno recentemente dimostrato chele alterazioni morbose in questi casi sono precedute prima. da esagerato riflesso tendi neo e poscia, se la Jistruzione aumenta, dall' abolizione del riflesso tendiueo, indicando in anteceden:..:a il sintoma ritlesso in ciascun caso ciò che deve aspettarsi. Ikissaud, ricercando la ra.piditil. di trasmissione del riflesso tendineo, ha posto
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in evidenza un fatto singolare. Egli ha dimostrato che il riflesso tendinco è più bre,·e nel lato sano di un emiplegico, più breve di quello che sarebbe allo stato uorrnale. Quest'osservazione è in Armonia con quella di Dcjerine, il quale in cinque casi osservò un r iflesso t remulo del membro sano tanto intenso come quello dell'arto paralizzato. Un curioso fatto si osservò nei pazienti emiplegici, cioè sensitività alla percuss ione del tendine patellnre. In individui sani questo può essere percosso per un certo numero di volte, ma in casi di emiplegia con contrazione il colpo del martello cagiona una penos a sensazione, di carattere transitorio, è vero, ma che è sentita da alcuni pazi enti comA un oggetto o corpo posto sopra le vertebre dorsali, ment.t·e in altri produce un senso di contrazione ncll'achlome. È inf:ttti un a ver-a aura, la cui loealizznzionc varia nei dh·ersi individui. Drissaud dice che tali sensazioni hanno luogo soltanto quando s i percuote la parte paralizzata. Dopo avere brcremente delineato i ra1·i s intomi connessi col riflesso tendineo nell'emiplegia con contrazione, occupiamoci ora del periodo in cui. hanno luogo. In un caso osservato alla Salpòtriòre dal Brissaud, la trepidazione si mostrò otto giorni dopo l'attacco, mentre cominciò n fars i palese la contrazione dodici giorni dopo, oppure quasi tre setti111ane dopo l'accesso. L 'esagerazione elci riflesso del ginocchio è perciò in questi casi il sintomo. iniziale. N o n è soltanto in casi di emorragia o di rammollamento cet'cbrale che l'esagerazione del riHesso tendin~o è importante, ma in tutte le malattie di origine cerebrale purchè sieno congiunte a degenerazione secondaria dei filam enti antero-laterali si può convalidare la diagnosi. In un paziente che mostrò sintomi d'esagerazione del riflesso tendinco durante la vita, il VV estphnl riscontrò all'autopsia un · mixosarcoma del destro emisfero con degenerazione midollare; e Pctitclerc cita nella sua tesi il caso di un paziente con idrocefalo cronico, che mos trò esagerazione del riflesso tendi neo. L'aumento di questo sintomo fu pure notato nella pachimeningite cervicale ipertroticn. N ello stesso ordine di fatti deve essere classificata la contrazirme ister ica con iperestcs ia ovnrica ed emianestesia. Qui pure il riflesso tcndinco è facilmente e fortemente eccitato. Il sintomo
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può essere osservato prima che il paziente mostri segui di contrazione, e ne pnò annunciare vicina la manifestazione. Si deve notare che in questi casi i riflessi cutanei sono intl'mmente alloliti e non possono essere ridestnti co lle più forti eccitazioni, fatti che co nvalithu~o il s upposto de llo Ultarcot sull'indipcndl'nza. dell'arco diastaltico ùcl riflesso cutaneo e ùi que llo del ritlesso tenùinco. L:t spiegazione di questi fenomeni è difficile; nullameno sembra possibile che essi s ieno dovuti all'irritazione delle cellule motrici delle corua ante riori, nnaloga ::tll'initazione prodotta da. s tri cnina, ma meno dumhile di ques ta. Le t·elazioni tra l'ipnotismo eù il riflesso tendineo sono s tate recente mente s tudiate dal dott. Paolo Richer. Le differenti condizioni nervose n cui lo s tato d'ipnotismo può dare origine s ono di due sor ta rig uardo alla connessione col riflesso t endineo. ~ellà prima condizione, quell<t del letargo isteri co a ccompagnato da ipcreccitabilit:ì. neuro-muscolare, il riHcsso tenùinco è manifestamente aumentato, mentre nella scconcla: qnell:t dell' isterismo catale ttico, il riftcsso teudinco è compl etamente abolito. ~ella corea, eclampsia ed epilessia, i fenomeni del riflesso tendinc o non sono stati finora studiati, avendo taluni osservatori riferiti casi in c ui il riflesso era aumentato, me ntre altri al contrario ne nft'ermano l'abolizione. Petitclerc s tudiando t-otto Straus, osservò nei malati di corea, esagerazione del riftesso tendineo. ~ clln paralis i agitante il riHesso tcnclineo non è esagerato. :Mentre l'importanza clinica dell'aumento del fenomeno del ginocchio c il movimento clonico del piede non può essere posto i n du'tJbio, una. poca minore importanza si deve dure alla scomparsa di questi riflessi come indicanti un'interruzione dell'arc o dinstaltico. W estphal fu il primo nel 1878 a fermare l'n.ttPnzione s ulla scomparsa del rifiesso patellurc nell'atassia locomotrice; e questo s int oma, confermato ùa Eri.J, ha pre;;o un posto importante ne llo studio clinico di c1uesta malattia, perchè può osser varsi cosi <li buon' ora da precedere tutti gli altt;i s intomi. Se un pa:.de nte mostra s intomi di amaurosi o di dolori lancinanti ed a. ques te sofl'crenzc si aggiunga la scomparsa. ùel ritlesso tendineo, la diagnosi di atassia locomotrice può farsi quasi con certezza.
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È questo s int omo costante? )[eu tre Eri> nota la sua. assenza in un solo caso su cinqna ntaciiHtue c Bergcr in due casi su novanta, » Iola ne Hamilton l'osservò solta nto nella metà dci cas i caduti sotto In s ua osserrazione. Il dott. Ollive aggiunge c:Lte ciò può essere occor ·o nei cas i dell'Halllilton pere h è le lesioni dei cortlo ni posteriori erano accOllltJag natc dalle lesioni ù ei cordo ni laterali. Tschiric w ha s tabilito il fatto che la scomparsa. del fcnomr no del ginocchio nella tahc dors.ùe è dovuto alla distnu ioue delle ti hre com missurali, della porzione esterna delle colonne pos teriori, d'onde l'impossibilità che l'eccitazione derivata da queste possa estenders i alle cellule motrici. X ella pm·ali;;i in(wztile c n c llt~ (tl r o{ìa mu;;colctrc p 1·or;res!!i va, nelle quali aft'czioni sono colpite le corna anteriori della midolla, noi ci aspetteremmo di tt·ovnre la diminuzio ne seguita. dall'abolizion e del riflesso tcndiuco; cd infa tti questa condizione si è Yeril1cata. È possibile che nei primi s tacli dcii 'atrotia muscolare il riflesso tendi neo possa tuttora essere conservato ; ma in appresso se viene colpita ht midolla lomba re, il rifl esso scompa re. Le attuali nostre cognizioni sulla anatomia patologica della pa ralis i difte rica, grazie a. Dcj erinc, no n ci consentono di collocare questa. malattia colle precedenti. \Vestphal, Rumpf, Schultz e Berger hanno dimostrato che se il ritlesso tc:Hlineo è nholito in qucst'afl"e;done, anche il cara ttere trans itorio della paralisi è dimos trato dal fatto che il riflesso s i ristabilisce più tarùi; e frattanto convie ne no tare che il ritomo del tiflesso pa.te:Jlare prora il s imultaneo ripristina mcnt o clegli clementi nerrosi. Nella mieli te acuta e cronica il riflesso tenùineo è variaùiliss inlo, a seconda della sede dell e lesio ni e permette di scguirne la. e voluzione delle medesime. In alcani cas i di m enùtffite spùw.le ilrifiesso te ndiueo fornisco an che delle indicazioni. P crchè se la s ua esagcmzioue non indi ca inras ioue dei cordoni laterali, accenna pe r lo meno ad un cer to ~otmdo d'irritazione. Nella malattia di Pott il riflesso ten1lineo è di p:rande importanza e va sogg e tto di te mpo in tempo a comparse c a scomparse. La compre.~ sione delle, mùlolla è pure seguita da sopra-eccitazione del riflesso tendi n eo. Fin qui abbiamo preso in considemzione soltanto il fenom eno
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del riflesso tentlinco in connessione colle lesioni della midolla spinale; ma prima di scendere alla conclusione dobbiamo dire qualche cosa relativamente a questo fenomeno quando venga osservato in atl'e:doni generali. Strumpel ha osservato che l'esagerazione del riflesso tendineo non è sintomo peculiare di malattie dci centri nenosi, ma che può essere osservato pat·imenti in certi casi di ti si, nel decorso della febbre tifoidea e nell'avvelenamento con stricnina e con atropina. Stra.us ha pure fatto alcune inrestigazioni che furono ricordate nella tesi di Petitclerc. Nella tisi egli trovò il riflesso teudineo del tu.tto normale; cosicchè è possibile che il caso di Strumpcl fosse connesso con lesioni delle midolla e dei suoi involucri. Nella febbre tifoidea il riflesso è piuttosto diminuito che aumentato e in casi di vaiuolo emorra· gico con paraplegia si è trovato essere completamente abolito. La causa esatta dell'abolizione o dell'esagerazione del riflesso tendineo non è in questi casi riconosciuta; e prima di trarne alcuna utile conclusione bisogna cercare una soluzione soddisfacente. Abbastanza si è detto tuttavia per dimostrare la crescente importanza giorualiem dello studio di questo fenomeno del riflesso tcndineo che molto probabilmente è destinato acl occupare un posto eminente nello studio pratico delle malattie ueryose.
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Ch.lrnrgla cou8ervntlva del piede (T/w Lancel, 2 luglio 11:38 1).
n primo passo nella applicazione del principio della chirurgia conservativa del piede fu fatto quando H ey e Cbopart immaginarono le operazioni che sono state distinte col loro nome, da sostituire alla ampu tazione della estremità inferiore della gamba nelle lesioni o malattie del piede. Uno però dei principali scopi della chirurgia conservati va è sempre stato quello di evitare la necessità di una amputazione, e con la sola remozione delle parti malate conservare l 'utile struttura dell'organo. Questo principio è stato pw·e recentemente applicato alle malattie distruttive delle ossa del piede, dapprima però molto ristrettamente, considerandosi la parte di un osso o al pilt un intiet·o osso l'estremo limite della sua possibilità, trovando favore presso molti l'idea che la remozione di parti che danno lunghezza e larghezza al piede dovesse molto danneggiarlo come mezzo di sostegno. A poco a. poco però è stato dimostrato che questa opinione era fallace, fin eh è siamo arri vati al punto di esci d ere tutto il tarso o tutto il metatarso o la maggior parte dell' uno e dell'altro, rimanendo il piede ancora molto utile come mezzo di sostegno e di progressione. n dottor Kappeler ha pubblica.ti nel Dcutsche Zeitscr. {ilr C!lil·urg. sette casi molto importanti della sua pratica e ha. registrato in tutto cinquantanove casi di queste estese escisioni del piede. Nel primo caso furono portati via tutto il metatarso, i tre ossi cuneifo11ni e il cuboide ; nel secondo i tre cuneiformi, le basi del secondo e terso metatarso; nel terzo l'astragalo, lo scafoide, i tre cuneiformi, il cuboide e una parte del calcagno; nel quarto i tre cuneiformi, il cuboide e tutto il metatarso; nel quinto l'estr emità inferiore della tibia e della. fibula, l'astragalo, la sca-
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foide, i tre cuneiformi, il cuboide e quasi tutto il calcagno; nel sesto il metatarso, i tre cuneiformi, il cuboide, lo scafoitle, l'r.stragalo e parte del ealcagno; e nel settimo l'astragalo, lo scafoide, il cuboide e gran parte del cakagno . Tutti i malati guarirono dagli effetti diretti della operazione, e in tutti loro il piede benchè accon:iato e sfigurato non risultò però cosi deforme come avrebbe potuto a$pettarsi ed era sommamente utile come mezzo di sostegno e progressione. In tre dei casi la guarigione fu completa., la funzione tl r lla parte essendosi ristabilita perfettamente; in un quarto, ne seguì la guarigione locale, ma la malattia saltò in un'altra articolazione; un quinto caso proretleva con soddi:;fa.zione, ma i seni non erano ancora del tutto chiusi, quando le storie furono pubblicate. Il sesto caso guarì completamente, ma il malato morì di tisi due anni dopo l'operazione. Il settimo caso .non guarì, e tre mesi dopo l'operazione morì per tlegenerazi.one albumi no idc e tubercolosi miliare dei polmoni. Non possiamo qui riferire gli altri casi citati dal Keppelcr; ma. essi meritano attenzione per due riguardi: primo pcrcltè mostra.no quanta. è l'ut.ilità del piede lasciato rlopo una molto estesa. resezione degli ossi. In questo sta il loro principale i!ltcresse ed importanza, ed è un nuovo fatto in diretta opposizione a quanto si insegnava solo J>Ocbi anni fa. Rimane la. quistione se il piede si manterrà sempre saldo abbastanza da poter servire di sostegno. Dalla storia d! i questi casi apprendiamo eh e di 50 malati viventi, 42 conservarono un membro affn,tto servi bile e sano, due si sottoposero in seguito alla amputazione e in cinque il rcsuitato nou fu definitivamente conosciuto; cosicchè la proporzione dci casi con esito sodd~sfacente è stata molto larga. L 'altra quistione importante è la. mortalità relativa di queste estese escisioni del piede e rcsezioni articolari. Di 59 casi, morirono !) in tutto, l per febbre tifoidea dopo la gua.rigione locale, 2 per piemia., 2 per albuminuria, l per ccnsuuzionc, l per ti si, l per idropisia c l per ulteriore mn.lat ti a delle ossa. La. prima morte si può mettere da parte come acciùcnt.alc, e le due per piemia arrcùbero potuto evitarsi coi moderni metodi di curn. antisettica. Questi compresi, la mortalità fu del 15,2 per cento, cb e è molto superiore a quella della. amputazione alla s. . me rag guagliata dall'Hancock al 6 1/ • per cento per casi di malattia. Deve però riflettersi che la cscisione è una operazione che può
CH1RURG ICA ess~rc escgnitn.
più per tempo della a mputazione e non f\scludo <tucsta; o g uarda ndo alle cause di morte sopra citate, è chia ro che }JOtrcbbe dirsi quasi t utte essere evitabili con la sollecita op<:: razione. Ed il chirurgo sentendosi giustificato a prome ttere un me mbro utile tlopo la resczionc, non s i pcritenì. a proporre questa operazione molto per tempo prima che il guasto locale sia molto avanzato e la salute generale gravemente de teriorata. Del modo di eseguire la operazione il 1\e ppelr r ha poco da dire, solo inculca di evitare scrupolosamente le incisioni tras versc che metterebbero in pericolo l'intlusso sanguigno c nervoso nelle parti lontane, e sembra a\·erc te ntato la rcsczionc sottoperios tca dovunque era possibile. ·
Sulla febbre tramnntica, settica cd aècttlcn, dei dott. Gr.Nzf:)rER e YoLIOIANN (Gttuetta medica itnlùmn- L omb(wdùt., n• 30, 30 luglio l t\8 1). In base alle loro proprie osservazioni ed esperienze gli autori crcdonçJ poter compendiare la loro teo ria con questa massima, cioè: che si hanno a distin!JIICt·c clue { o1·nw diver se eli {ebbre trnum ft.lic(t, l" {orma settica elle (ìnom / lt Oflft ello e~clusioo delle nostnJ o sset·va~i.Oiti, e la (~sctlitJtt. L a. febbre s~tti ea nnscc nllorchò le ferite sotto la influenza dell'al'ia atmosferico. si infiammano c ve ngono a purgare prima di essere giunte al periodo di granulazione tipica e della suppurazione; allorchè il pus in contatto del 1'aria so1fre certe alterazioni che s i ac1:ompagnano sempre più aù abbondante s viluppo drgli ordinari i batterii di putrcfazion e, di natura fin qui per sè s tessa poco conosciuta, s i ha decompos izione settica. I noltre l:\ febbre s i produce allorchè nella profondità dci tessuti s i s viluppano pers ino focolai intiammatorii che non sono in diretta comunicazione coll'a tmosfer:t, ma che vengono accesi da germi settici e da fermenti che vi pene trano dall'a tmosfera s tessa o che in qualche modo vi vengono introdotti. A seco nda della posizione di questi ultimi, la medicazione nperta delle ferite produrrà, quasi senza eccezione, una febbre traumatica di camttere piìt o meno settica .indifferentemente, se anà o no avuto luogo la. g uarigione per prima intens ione. Caratteristici della febbre settica sono i sintomi di infezione
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generale, e questi sintomi che pel paziente stesso fanno comparire questa febbre solamente come malattia, mancano quando si tratti di una forma asettica. Nt> Ila febbre asettica l'altezza delh~ temperatura è quasi l' unico sintomo, la lingua non è mai asciutta e patinosa; la sete è aumentata; la pelle non dà quella sensazione di caldo mordace da ]loterne cah:olare la giusta. temperatura snnza l'aiuto del termometro ; la pelle è sempre maùiùa, mai asciutta; la quantità delle urine è notevole; le feci non sono dure; l~;: perdite di peso del corpo molto minori che nelle feubri settiche. La febbre asettica. può considerarsi come una. febbre innocua. Essa non ha importanza pr.ognostica. di s orta n è indicazione terapeutica. L:~ febbre asettica molto di fre~uente si riscontra nelle lesioni sot.tocutanee, nelle gra\·i contusioni delle gi unture, ma. in modo s peciale nelle fratture non complicate delle ossa. Gli autori ritengono che a 1Jriori cd in seguito ad alcune esperienze, posso usi ammettere anche nel campo della clìnica medica febbri asettiche. Secondo il loro modo di vedere, la. febbre traumatica · asettica non è che una ft?bb1·e eli assorbimento come la settica, e ciò perchè anche nelle infiammazioni consecutive a lesioni sottocutanee, e nei prot:essi che guariscono per prima. intenzione, elementi cellulad, anzi intiere zone di tess11to si decompongono, c sono riassorbiti e si formano essudati d'ogni sorta che vengono assoruiti dai li n fati ci e versati nella. corrente sanguigna, in conclusione si ammette, però solo per ipotesi ( non ancora bas tantemente dimostrata), che la febbre settica si origini laddove vengono introdotte contemporaneamente ma.tcn·ie pirogcnc e flogogcne, c la asettica quando vengono introdotte materie pirogene c non flogogene.
La r csezlone profll a ttic a d e lln traclte a , dei dottori TH. GLUc K, e A. ZEr.LF.R ( Wien. mediz. 1o.ocltens. n.• 23). I pericoli che minacciano le operazioni nella bocca, nelle fauci e sulla laringe, segnatamente la penetrnzione del sangue, del secreto della ferita, del muro e degli alimenti, dettero occasione alla. in renzione del tamponamcnto della t.r:tchea e alle operazioni a capo all'ingiù; e benchè ambedue questi artifizi abbiano fatto
CHIRURGICA
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buona prova, tuttavia da essi non si ottenne tutto quello che era d esiderabile, poichè non possono usarsi che per breve tempo, onde il loro vantaggio è limitato. I dottori Giuck e Zeller hanno perciò sui cani e sui cadaveri umani sperimentato una operazione preliminare che essi designano col nome di resezionc profilatica della trachea. J,a operazione consiste in questo : si scopre la trachea lungo la linea mediana con ta:,!lio lon~ritudinale della cute lungo circa sei centimetri dnlla altezza. tl~ l 2• fino al 4° anello tracheale e quindi per mezzo di un ago da aneurisma si scioglie in giro dalle sue lasse aderenze: la. trachea. messa così alio scoperto è tagliata trasversalmente fra il terzo e il quarto anello, c fissando i margini con uncini acuti, i due capi sono trasvei·salmcntc allontanati l'uno dall'altro. Ilmoncone inferiore della trachea è allora più che è possibile tirato ver,;o un lato e !issato in ques ta p()s izione mediante sutura con la ferita cutanea. Quindi il moncone superiore è tratto con la laringe verso il lato opposto c in s imil guisa cucito con la ferita cutanea. Gli autori trovano utile trarre il moncone su·p eriore fra. •l muscolo sterno-tiro ideo e lo s terno ioideo, cossicché spingehdo lo steroo ioideo nella linea mediana, questo venga a interporsi come un riparo fra i due capi della trachea; essi cercarono ancora di portare in basso la sezione tras versale superiore per mezzo della sutum, cossichè la sezione inferiore venisse a stare più alta della supf'riore. Fina.lmenté la ferita cutanea è cucita nella linea mediana. Si hanno così le seguenti condizioni: in un lato del collo si apre il tronco inferior~ della trachea, in cui era introdotta una cannula, all'altro Iato si apre il tronco s uperiore ; fra. loro s ta un muscolo sterno tiroideo e la sutura mediana della ferita cutanea. Questa operazione, non è, secondo l'affermazione degli autori, difficile ad eseguirsi, ed è facilmente supemta dagli animali che servirono di sperimento. Dopo 4 o 5 giorni l'unione ora cosl solida che si potè passare alla operazione principale che fu la estirpazione della laringe. Anche questa operazione fu, in grazia della operazione preliminare, benissimo sopportata da tutti gli animali , il drenaggio attraverso il breve tronco tracheale s uperiore era perfetto; la. pncumonia infettiva e la mcdiastinite non accaddero iu nessuno degli animali.
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IUYISTA
Fina,ltncntc gli autori s i cou\"inscro per via di sperimenti che dopo lo s l'incolamento c In nuora riunione doi capi della trache<\, la consolidazione si effettua facilmente. Questa temporanea resezione delln. trachea ha pure il vantaggio a preferenza del tamponnmento della faringe che p~rm c lte In. irrigazione antisettica della laringe e della carità buccale, ma ha da altra parte r in conveniente che la nuora riunione dci monconi rende necessaria una opemzionc consccuti,·a. Questo procedimento dovrebbe essere indicato specialmente come atto preliminare della estirpazione della laringe.
D e ll'us o d ell'iodoformio n e lla c ura d e lle ferite~ e d e lla !!&I l " influe nzn. s ui 1,roccssl fungos i , del docente sig. ùott. :MIKULn:z ( Allyemeùw Wiener mclicinisclle Zeitunr;, 31 mag-gio H:i8 1). La s toria dell'iotloformio è, secondo il dott. l\1ikuliez, di data recentissima. l\Iollcscho tt, tre an ni or sono, lo raccomandò caldamente per uso inte rnu cd esterno ; 1\Ioset.ig lo introduss e da soli sei mesi nella ehirurgin, lodando le sue qualità sptlciali, capaci a ristabilire una completa condizione asettica, e la sua azione specifica nei processi fungos i. Il dott. l\Iikuliez, insieme al dott. Pannet, studiò l'azione antisettica dcll'iodoformio, ed ambedue trovarono essere essa. piuttosto debole, ma costante; e che usando la polvere di iodoformio non s i 11sservarouo 1nai nei liquidi di nutrizione dci batteri , quali l'orina, il s ucco di carne e il sangue, dei fenomeni di putrefazione. Il modo d 'applicare tale polrcre è semplicissimo; si spolverano con essa le ferite sia recenti che an tiche, gli ascessi, le cavità di ascessi, i condotti fistolosi c s imili, sovrapponendovi un semJ>li cc apparecchio o di ovatt:1, o di calicot, o di juta. Aggiungendo una gocda di olio di bergamotto, si toglie l'odore disaggratievole dell'iodio. Si usa.rono talora. dei bastoncini di iodoformiò e gelatina, mucillaggine di gomma, o burro di cacao, i n proporzione sempre di l gmmmo sopra 10 del costituente, i quali Sl·iolti nell'olio etereo (l, 5) furono adoperati nelle iniezioni pa-
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~·,c nchimatosc. Il metodo citato pel primo, è il più conn~nicn te;
·se lllp rICe apparecchio ùi OYatta, il piit opportuno. d 11 numero dei casi sperimentati si avvicina ai 200, compren1
dendo le più svariate categorie di oggetti che rifletto no la cura l'li e fcl'ite; a) ferite recenti: b) infette da principi settici; c) a fondo tubercolare (ca.rie c processi fungosi). Le castrazioni, le estirpazioni di tumori, le amputazioni di mammelle appartengono alla pt i:ua categoria. L'etl'etto è completamente eguale a quello d ella medicazione Lister; nessuna reazione generale; medicazioni ra1·e; n essun fenomeno di putrefazione o di decomposizione n ella secrezione delle ferite; sicurezza completa contro l'introduzione ù i sostanze settiche; pronta la. guarigione. Co n questo metodo cosl semplice di medicazione, la chirurgia d i guerra otterrà dei risultati in sperati. S i può garantire che, mediante l'applicazione di una compressa di cn.licot contenente il iodoformio, le ferite che, come quelle d e lla cavità della bocca (carcinoma della lingua) della vagina o del r etto, sono esposte direttamente alla settic.emia, nonché quelle ehc comunicano apcrt11mente con la cavità. pcritoneale, ed altre si m il i, abbiano un corso asettico ed apiretico. Lo stesso elfetto si estende agli ascessi ed ai processi fagedenici. Più favorevole ancora cd inaspettato fu il corso delle ferite, quando si trattò di processi a base tuben:olare. Le articolazioni a.tl'ettc da carie con granulazioni fungose e formazioni di fi stole che duravano da anni, giunsero a guarigione in seguito ad opp ortuno allontanamento dell'eccesso lu:;sureggiante di granulazioni, e al riempimento delle cavità. ·articolari e dci condotti fis tolosi con iodoformio. Esso agisce anche specificamente sugli accennati processi, ma solamente per contatto diretto. Pare che s i debba. escludere un'azione generale; poichè, perfino in prossimità delle parti medicate, si producono nuove fungosità; vi furono degli ammalati, i quali, nel corso di questa cura, morirono di tubercolosi. In quanto alle qualità sfavorevoli dcll'iodoformio, conviene far menzione dei due casi che riguardano due bambini deboli e aft'etti da carie, che morirono in seguito a fenomeni, i quali feccr·o nascere l'idea d'un avvelenamento cronico. Essi stettero bene fino allo. terza settimana, dopo la quale si manifestarono stan-
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chezza, inquietudine, inappetenza, vomiti, sguardo fisso e pupille dilat:l.te; morirono sen1.a che ci fosse alcun aumento di temperatura, n è alcun fenomeno di paralisi. L' autospia. diede un risultato negativo; però il prof. Ludwig potè dimostrare in qualche organo una leggera combinazione organica di iodio, la quale aveva agito certamente in senso venefico. Trattandosi dunque di bambini è raccomandabile tutta la prudenza; tanto più, quando la polvere di iodoformio viene adoperata per mesi e mesi. Ma questi lievi danni vengono largamente compensati dai vantaggi della cura sopradescritta.
L'infezione palustre dal punto di vista e blrurglco, (Gazzetta medic(t italiana- Provincie venete, n• 29, 16 lug lio 1881). Su questo argomento poco studiato, il professor Verneuil fece una comunicazione al Congresso medico tenutosi in Algeri recentemente. Fino a questi uhimi tempi nello studio chirurgieo della malaria, si avea unicamente in vista di verificare i rapporti di questa diatesi con i traumatismi. L'autore riconobbe che la questione era più complessa. L'infezione palustr7 può spontaneamente dare origine a manifestazioni chirurgiche; cioè può essere causa di manifestazioni esterne, di esopatie che decorrono parallelamente alle enàop"lie, che costituiscono le manifestazioni interne, ordinarie c comuni di questa malattia.. Forme cutanee diverse, come foruncolo, antrace, resipola,. linfangioite, i flemmoni gra.vi, le emorragie viscerali, le gangrene locali, potrebbero cosi comparire spontaneamente, senza causa esterna, sotto l'influenza della malaria. Queste manifestazioni esteme potrebbero in certi casi assumere il carattere della. vera intermittenzn., o altre volte delle. irregolari ripetizioni che si osservano nella infezione palustre. Si capisce come sarebbe importante di essere informati sulla natura. ed evoluzione precise di questi curiosi fenomeni . L e affezioni chirurgiche, non traumatiche, senza dubbio non sono al coperto della influenza palustre, e su questo punto l'autore segnò il quadro che gli osservatori dovrebbero riempire. Due casi, egli disse, si possono present.are: 1• L 'infezione palustre
Cl:ll!il:RC:ICA
DGl
sopra n iene clurante il dec·or:;o di una malattia chirurgica ant ica, o recente. (~uest.o. int'ezioue intercorrente fa sentire i suoi etl'ctti sul luogo di minore rC's istcnza. 2• .\lft'zioni ehirnrgiclte ::pontanee scipranengouo iu sogg-etti prcceclentcmt nte a tfl'tti dn. malaria. In cia~~:u no dci casi, quale l'an\ la rt'ciproca inAucnz:t delln. malaria e dd lìl affezione eh irurgica? (iuesto è il proòlcma da risoh·erc. In f[Linnto <l ll'intlut'n7.a dcll:t malaria sulle ferite, l'autore stabi lì che realmente questa influenza non era speciale, o in altre pn.role che la. malarill in caso di ferite non opC'rava altrimenti che nr llc sue manifestazioni spontutH'C. La ferita. tlh·ctlta così una occasiono, o un luogo eli elezione dello esopatic; è in (Jnel puu to che la rn;ùaria proyochcnì. le suo emorragie; e,;sa sceglirrà •1uella località per le sue manit\;~ tazioni fl emmono~e, u lccrose, ncnalgichc, e là ancora potrà dare a. (JuC:Ste manifest;tzioni il suo carattere di intcrmittcnza più o meno rc~olnre. In una parol:l, la. ferita. secondo que,;to concetto non è più che un lo vu.9 minoris ,·e.~i.slentiae, a lin'llo del quale la diatesi palustre 'li s \·ol~c con mngc;iore o minore forza, mn sempre con la sua. fisonomia. abituale: " Il traum ~tti:>mo non crea nulla nelh diatesi; esso provoca. solamente la compar;;a. tli manifestazioni , che la diatesi avrebbe potuto pro•lntTe ~po ntancamente, mn afl altra. epoca. , Il traumatismo e la malaria si inHnenzano vicendevolmente, e se la seconrla ap porta al primo modilicazioni o complicazioni più o meno gravi, può altresì suuirnc l'azione. Se il ferito non è pcranco un ma'arico, rna è e~ p osto alle conrl izioni della malaria, il tra.uuutti ~m o può determinare la compat·sa della cliatcsi. ft molto tempo che l'autore disse che " il trauumtismo ridesta In diatesi. , Ciò è vero anche per la infe7.ionc palustre; ed nn indivicluo che si calcola. g u:\rito di questa malat.tia, la ved e spesso r icomparire
sotto l'intluenza di una ferita. Di piit, sono citati elci casi, nei quali un traumatismo cletcrminò la prima manifestazione di una infezione palustre tino allom latente; l' individuo ultra volta esposto ai miasmi infettanti, era dopo d'all ora in preda alla infezione, egli avea. portata.scco nelle regioni più salubri la diatesi in genn c, finchè un giorno un accidente, una ferita, causarono l 'esplicazione del male latente, ril'elandolo con le sue manifcstazionì abituali. Perciò, come dice l'autore, il traumntismo modifica, richiama, chiama, o rivela la malaria. 61
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D c ii n tollca·nnza' d e i tessuti per l e orpi s tranier 1, ùcl dott. 'YEtss (Rewe milita.ìre de métléi'ÙIC et de cllin,-gie, anno HlSl , n° 3).
·
Le condizioni che f:l\'oriscono la tolleranza dci tessuti per i corpi stranieri sono inerenti alla natura del corpo straniero stesso, alla. natura dc i tessuti in mcz7.o ai quali i corpi s tranieri si trovano, all'estensione dc i guasti concomitanti, all' influenza d rlla te rapia, alle condizioni diatcsiche de ll'individuo. La tolleranza ù div m·s<t a sec:ondc. che si tratta di un corpo gazoso, liquido o solido. 1~ questo un fatto ben no to e pC'r convincersene IJa.sta paragonare fra loro l'a.t·ia e gli altri gaz, il sangue, la bile, l' urina. Tra i cprpi solidi i •nc lallici sono i meglio e più frequentemente tollerati. I corpi stranic t'Ì organici di derivazione animale o r cgctale, come i pezzi di panno, di stoffa, di legno ccc. sono raramente tollerati; è CJUCsto un fatto conosciuto da ben lungo tempo. La forma del corpo s traniero avrebbe secondo l'autore una g rande influenza sulla tolleranza dci tessuti. I corpi irregolari a s uperficie angolosa sono meno tollerati cile non i corpi di forma. rotonda ed a supertide liscia. Anche il volume del COI]lO straniero esercita un influenza cons iderevol e. Più è piccolo il corpo, maggiore è la probabilità che e :.;o sia tollerato, pcrchè i guasti che produce sono meno considerevol i e la libera comunicazione dell'aria col profondo della ferita è resa. più difficile. Queste s ono le ragioni per le quali le palle da revolver sono abitualmente innocue. L a posi;:ione più o meno profonda del corpo straniero esercita pure una notevole influenza. È facile rendersi conto di questo fatto quando s i consideri che un corpo s tmniero situato profrondamcnte ò sottratto tanto dal contatto dell'aria quanto dalLu:ionc dei tmumi esteriori. La natura de l tessuto pure costituisce un elemento di molta importanza. I l tessuto nerroso sembt:a essere il meno tollerante di tutti, immediatamente dopo verreblJero le sierosc; infine in seconda linea abbiamo la 1)ellc, i polm')ni, le ossa, il fegato, il tì'ssuto epiteliale, cellulare e muscolare. In una parola i tess uti
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che .. .. t d una. magg1ore . lità hanno . . un a onl.t 1 ura pm comp• •C<l a e n .ta. nnen t c contro 1. corpi. s tramcn. . . L'l C:\•riS"Oil "' ~ o mn.:::.[no -o,, C'~il~lh,.iùnc dei guasti conl!omitn.nti, l'inHucnza. del trattam cnla, lllh1\e le condizioni dia.tcsiclJ e dell' individuo hanno pure l a lor o importanza. Un corpo straniero c:he penetrando abbia }lrodotto grandi guasti e che si siano f<llti ripcLUt.i cù inutili t entativi p er estrarlo è più tliftit ihneutc tollerato. Le osservazioni che dimostrano la possii.Jilit:ì del soggiorno d ci proiettili nelle carità s icrose, c:omc nelle articolazioni c specialmente in qut~lla del g inocchio, sono molto più numcrosc di quanto lo crctlc \Vciss. (iucsto fatto lJa una speciale impo r~anzn.; poichè è JlCr esso che, nei C<'lsi t.li proiettili penetrati nèll 'articolazionc del ginocchio e non segui t i da gravi aeci tlenti, si è sconsigliato l' immediato intervento cltirurgico. n tcssuto osseo tollcrtt assai mal<ln•entc i corpi stranieri. Xella scienza p erò si trovano r egistrati numerosi fatti e nei musei ri sono numerosi pezzi :.tl!latomici dimo;;tranti che i proiettili sono stati tollerati per lungo tempo c di untt maniera completa, e che in altri casi hanno determinato degli accidenti di cronica suppurnzione con tempo raric remissioni. Tutti questi fatti si riferiscono Il. corpi stranieri mctnWci, ed il fatt.o di Baudcns che ha visto u na palla incapsulata in una vertebra insieme ad un pezzo di stotl'a è vcra.mcntc eccezional e. \Yeiss fa ossen-arr. che i CM i di tolleranza sono q nasi tutti relativi a lesioni delle epifisi. La minore estensione dci guasti spiega. per se stesso il fatto . Egli riti ene pure che ciò dipenda dalla minore intensità delle complicazioni nnfiammatorie. La molteplicità delle articolazioni delle ossa corte e l'infiammazione c h e né è la. conseguenza indispensabile rentle impossibile il soggiorno dci proiettìli in tali ossa. All' intorno d'un coa·po straniero tollerato l'osso s'infiamma, si rarefà e più tardi diventa eburneo; il periostìo irritato forma d elle escrescenze 1>eriostee che si oppongono a ll'eliminazione del corpo straniero. In alcuni casi l'ostei te rnrefaciente assume tali proporzioni che il proiettile diventa libero in una vera cavità. Il cervello pure tollera molto malamente i corpi stranieri. L:t t olleranza assoluta senza il minimo accidente è stata osservata. ma è eccessi ramente rara. I,iù frequentemente persistono la cefa-
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lalgia, la r crfi;.6 nc. morinwnti rpileltifonni cd una notevole alterazione ti<•li e f;\l'llltù intl'llllf tua li. Scnz:< ;;conoscere la gra wzza 1li simili lc;;ioni oggigiorno si s a. che l:t toller:tm:a. totale o p:n-zial<', intcrmiltcutc p tletinitiva è meno crrezionale di rtu:wto lo si t l'Ctlt·,·a una volta. A r1ue;;to proposito l:l natura dd <:orpo straniero sembra esercit are un' inlluenza importante. Tutti i <'a ~ i iufatt i di gunrigioue si riferiscono a prc1i cttili eli i!IH'rra , 111 rntrc non è registrato alcun cnf;O eli tollt'l".tnza in sc;rui to a lla pcnctt·azionc di corpi fl 'orig ine Yr,:!clnle otl animalt• . .\nelle il \'Oltt1ne del corpo straniero b a molta inHn cnza : nclllla!!!!iOr nmnero dci casi fortuna ti si tr<\ti Ò di proietti li o corpi metallici pol'o \·oluminosi. È un fatto br n conosciuto che le ~ch cg::i c sono molto male tollerate. Le loro irrc~o larit:'t . le a.<prrzt.c tlc·l proiettile, l'estcn ~ i one dr llc l c~ io ni c~<r rr it nno una triste influenza. Cn corpo straniero tollr m to d.ll crn ·ello si circonda. di u n.o stmto tibro"o !'imile a IJUCllo d tc <·iri·OtHb i focola i san ~uigni; ma IJliC!' t O ~tmto è troppo te nu e per prolt'!,!!!Crc Pflicacc mente il cm·Ycllo contro uno ;;p o~tam c u to del proiettile o contro gli eft'ett i di una COIH!•·~t io11e. In tal moclo si spil~!-!<'t comC' sotto l'influenza di un morimcnt o brusco o d'una eon:;csliouc, il ferito possa soccombere rapidamente. J'('r quan to ri!-!U<\nh't la mitlt•lla ;;pi nalc, \Yciss non ha tro,·ato alr un C-'l' lllpio di tolleranza rompl cta. l corpi stn111 icri ÙC'i neni , uella 1-!l':liHic 111:\ ~f.(i o ranza. •Ici ca::i, non sono tolle-ra ti c determinano uua serie ùi di:;ordini ùci qua li il piit importnutr è il tetano. ~ c i polmoni la toll emnza as,;oluta è rara. Piit di fret1uente ha. toll e:ranza non è che temporaria, Ct l iu uu dato momento s i vedono sn ]JI'fi !.!!!Ì il ll~c re dc:;!i :ll;~.:i ,J c nt i r hc conclucono alla morte
od all'e>:puls!on<' spontanea del eorpo straniero. In qucst'u ll imo <'<1'>0 1 dopo l:'t cicatrizzazione t! ella ferita, l'ammalalo è preso da tosse, da abbondante e-;pettorazione, da emoiLti.si, da dìs pnrn più o meno continua, c'l il corpo straniero od è eliminato con una r ornica otl :-tttrar cr.<a In. parete toracica do rno a\'er determinato la. formazion11 di un ascesso. Un corpo i"tran ic·ro tollerato dal polmone c;· incapsula come s uccede in ogni altro tessuto. Quanùo in,·ccc no n è tollerato lJl'O -
CH IIW UG!CA.
duce un'intiammazione suhacuta o cron ica poco estesa, ma cite può dircntare ditfu:;a, Ù<H' luogo ati ascessi regolari o si nuos i, l\tl induramr nti, a dcpo::.iti cascosi; ma quc;;tc lesio ni. che producono un'alterazione genen1 le della salute chiamata ùa. Bounlillnt mara:nno dei corpi stranieri e che presenta b più grande analogia colla tisi, sono onliuari:uncnte limitate ad un ;.olo polmone e non si accompagnano umi a tuhcrcoli. Il fegato che è tanto tollerante dci prodotti morbosi lo è pure d e i corpi stranieri. An che qui però la natur<l. il r olum e c la formo. ùcl proiettile hanno notevole infiUI'l17.a sul grado della tollcrauza . .Nella scienza si trO\HnO registrati, sccoudo \\'t:iss, cinquanta casi circa di corpi sll':l11ieri tollerati ùal cuore. Iu simili casi i feriti accusauo din~rsi disturbi cardiad, cioè palpitazione, rumori, cee. Ogni parte ùcl cuore può esser tolpita. da un corpo straniero; non vi è r<:la;.:ionc di sorta però frtl la sede occupata dal corpo estraneo ed il grado di tolleranza dclmu,;colo cardi:tco. In generale però si può dire che la tolleranza è maggiore nel ven-· tricolo destro che nel siuist ro. Quautlo il corpo estraneo fa sporgenza nella carità, la sua estremità c.:anliaca si riropre ùi uno strato di fibrina men tre la frrita del muscolo si cirat.rizza o si ricopre di uno strato di essudato. (iuando essi caclooo in nna delle ca,·it•\ l'apertura si chiude per mezzo di essudati o di lii.Jrina ed i corpi estranei si collocano nella parte più bassa. nel mezzo dei muscoli pa.pillari, ricoperti da uno strnto più o meno spesso di tibriua. I corpi estranei pcnl'trati nel pcricanlio si circondano, come nelle altre sierose, di uno strato ùi essudato che ii isola perfettamente. In un cuore che contiene un corpo estraneo si tro\·a ordinariam ente l'ipcrtrofia ùel muscolo canlinco c l'ispcssimento delle !acin ic ralrolari. Qutlnto al trattamento, l 'opera del chi1·uq;o consi1ile nell'osservare l'ulteriore decorso, sia per rkonere, se farà bisogno, ad .un trattamento atti,·o, sia invece per adoperat·c una cura aspettante. Se il corpo estraneo rimane inofrcnsivo e non determina alcuna molestia., bisogna astenersi da ogni iutenento attivo.
RI \"J STA.
E!'!iiCnzn crcncaliptns. nuo,·o nnHsctUco s n cce<la·n co uu·ac ido f<•nico (Il Pnwre.~so, n• 16, agosto 188 1).
:\ elle ultime atlun:Ul zc \lei congresso an n uolc dell' .\ssociazion c ft·nn crse pel progrc;;so delle S{'icnze, J.i ~ter comunicò il r i ultato !\elle sue esperienze !'ulia me<licazioue coll'csscuza cl'cucnliptu.s. Sebbene ùi ratlo, arrirn. talrolta, in alcuuc pcr;;one di pelle assai delicata, t!i scorgere un'irritazione locale in segu ito al la medicazione cotracido frn ico. Onde oniare a tale in conreniente, il celcùrc ch irurgo inglese prr~e a cer<:arc un succedaneo all'acido fcui co. c lo ri!:'contrò infatti ncll 'esse11za d'eucaliptns . )la csscntlo questa assai r olatilr, l'autore prese a fissarla ndl.l f!a rza antisettica per mezzo della parallìna o una gomma. specia le. Sotto l'inHuenza. ùi questa medicazione si scorge l'irritazione cut::wea a sparire prcstamcute. A questo nuoro metodo pare sia riscn·ato uno splcntliùo an-cnire.
Trattamento nmt>ri eano d e lle c moa·rohli, del dottor S I'AAK (Ua.::ettn medicn Ilct!iwlct- L omùanlù.t. 1 n• 30, 30 luglio J St;l).
Da qualche tempo i giornali mrdici si sono occupati del met odo che seguono nleuni empiriri anwricaui per curare le emorroidi c dalqnale ottengono hrillanti risultati. Questo metodo consiste nell'i niezione dell'acido fenico nel tumore emorroidario. Il priltto a sperimentare questo metodo in Enropa scmln·a sia. stato il dott. Spank che ha pubblicato i suoi risultati negli ..1n·71. JJied. B elges. Si tratta di un individuo di 30 anni, sano, robusto, che sollì·c di cntOtTOit!i tìn dall'età. di 12 anni. Queste emorroidi sono interne, ma esco no al minimo sforzo di defecazione. Sono in numero Ili quattro, c l'una di e~sc uti ~ m-.1 il volutHC d'un piccolo uoro rli pollo. Qurst'nltima è situata molto in alto nel retto, a. c1uasi tre centimetri tlall'ano. le altre sono più piccole c più vir inc all'apertura. u na di esse è piuttosto una emonoiclc c~ tcrn n, perchè lo maggior parte delle sue pareti è formata dalla pelle e non dalla mucosa r cttale.
CHIRURlHCA
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L 'autore cominciò dal tumore più grosso, e con una siringa. di Pra\·az vi iniettò circn. sci goccie di un liquido compos to di p a rti uguali di gli ceri na ed aci do fenico puro, ma li1Juido. Il dolo re fu pochissimo, un sempli ce cociore che durò dieci minu ti. I l pazie nte se ne r itornò n casa sua. per lasciarsi vedere l' indomani. Per In prima volta dopo 15 anni forse l'emorroide non era u scita dall'ano, e nella defecazione l'emorragia era stata pochissima cosa. All'esplorazione digitale non si ritrovava più il t umore operato, e coll'esame specola re s i riscontraYn. soltanto la mucosa un po' gonfia do\·e esis teva il tumore. Dopo otto giorni di benessere insolito per il malato, l'autore injettò altre due emorroidi, una interna ddla. grossezza di una nocciuola, l'a.ltra. esterna della stessa .grossezza ; punto dolore durante l'operazione. .L' i111lomani scomparsa completa dell'intemn e diminuzione di volume dell 'esterna, che s i presenta molto t:ontratta. Dopo dieci giorni non resta più che una piccola emorr oit.le, che l'autore opera nella stessa maniera e che scomparisce come le altre. L 'estem a è diventata una s pecie di polipo cutaneo che pende al di fu ori dell'ano : essa non dà alcun dis turbo. Dopo due mesi dalle ultime operazioni le omol1'oidi non sono più ricomparse e le emorragie sono completa.mente cessate.
E rnie s trozzllte. Diag nos i ()e l loro c ont.e nuto. In· dlc azlonl ter"••e ntle ltc secondo il c onte nuto e •l Il volume •lell~ernln. - 1• Epiplocclc, trattamento aspettativo, g uarigione; 2• Entero-epiplocele voluminoso, tnxis, guarigione ; 3• Entcro-epiplocele, chelotomia, guarigione; del s ignor DESPRES (Gazetle des 1J,)pita.u..r, 1881, n• 66).
§ I•. Un uomo di trental:inque anni, che porta\'a un'ernia non contenuta da adatto cinto e che negli ultimi giorni s i era alquanto aume ntata. di volume, nell'atto di softiarsi il naso Yide il suo tumore e rnioso aumentarsi rapidamente. Questo accidente gli è o ceors o nel mattino appena prima della. colazione. Egli rua.ugiò
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come al solito, ma da quel momento incominciò a vomitare. Sul Jlrincipio egli ha e lllesso col vomito i po~hi alimenti presi, in seguito materi e vischiose e biliari. La sera dello st esso giorno entrò n ell 'ospedale (os pedale della carità) dopo però di essl're s tato soltoposto tt ùi1·crsi ed inutili tcntatil·i di tax.is, pre1·in clor oformi zzazio n c. Appena e ntrnto n ell'ospedale fu collocato in un bagno caldo a a:;• circa e per la durata di un'o1·a, senza però fare alcun tentatiro di tax.is . .Dopo il bag-no il malato s i trovò assai meglio, perché arent emessa una certa quantit-à di gaz. K ell'e:;ame fatto stamattina noi abbiamo constatato un tnmore g rosso quanto un uovo di gallina con peduncolo situato in corris ponde nza dell'anello inguinale esterno. Lo scroto era alquanto arrossito dal lato del tumore, che è doloroso alla pressi o ne. È questa la conseguenza ùei tent;ttivi ui t ax is fatti prima d ella sua entrata all'ospedale. Lo s tato generale è assai soddisfacrnte ; il malato non ha affanno, non inquietudine come sove nti volte hanno gli ernios i. Inoltre il l'entre è meteorico ma non è doloros o nllu pressione. Se s i d eprime fortem ente la parete addominale a livello d ell'omhclico non s i provoca a lcun dolore, non vi è quindi traccia di peri to n it e. Il meteorismo intestinale non è elle l'effetto di una paralisi riflessa dell' intestino. StJmattina il malato ha vomitato un poco di bile. I o g li h<' doma ndato da quanto tempo non a1·en~ defecato, o se egli avesse espulso delle sostanzeg;lziformi.Ì: •Jucsta UlUlques tione di grande illlportauza, che non si deve mai trascurare , poich è la mancanza de lla defecazione e dell'eliminazione di gaz è un segno import a nte che indica sempre l'obliterazione del tubo intestinale. Qualche volta, appena dopo lo strozzameuto, il paziente ha una d efecazione, ma essa non ha alcuna importanza. Il nos tro malato, dal m omento in cui s i è manifestato lo s trozzamento dell'ernia cioè da. 1·cntun 'ora a questo momento, non ha più avuto defecazione ; ma appena dopo il bagno egli ba espuls o una certo. quantità di gaz. Questo segno solo non sar ehbc però ha ~tttto per s tabilire con certezza la cliagnosi. L 'c:.ame del tumore formato da! riscer e emioso lta fatto conost'ere ch e si tra t t ava di un epiplocele s t.rozza.to ed bo emesso H
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parere che il mi!!lior trattamento da farsi in tal caso fosse il riposo, i bagni cd i cataplasmi, c·ioè di t<.'mpore!!~iare. Questa deci:;ione, in caso di enore cli diagnosi, sarehLe stata gra\'e; ella arrebhe ctuasi inc,·it.lbilmente condotto il malato a mot·le; se io ho presa tale determinazione fu per<·hè era certo cieli a mia diagno!>i. E cco i caratteri pci qtwli si potrà riconoscere una ernia del solo epiploou; il tumore è muto, non è gorgoliante alla palpazione ; questi sintomi però, che si trovano descritti in tutti i Jihl'l, sono falla ci, pcrchè anche un entero-epiploccle può presentare simili caratteri; il sintomo che ha In maggiore importanza è la strettezza del pPthtncolo dell'ernia e l' indolenza quasi completa di esso alla pressione, con~iunte alla mancanza di ingrossamento re~iste ute al disopra dell'anello. Questa ristrettezr.a ciel colletto sj spiega senza difcicolt<\ quatHlo si conosca la tessitura 1ldl'cpiploon; si comprende assai hene che il grasso si lascia drprimere dall'anello costrittore come da nn filo. Ciò non può accadere quando l' in test in o è compreso nel peclunco lo. I sinto111i sono allora ùen diversi, come lo veùt·emo più amnti. I ntanto è hene ritenere che, allorquanto l'ernia s lro~zata è un epiplocele puro, il pecluncolo è stretto, indolente alla pressione, e non è accompagnata da dura tumefàzion e dietro le par eti addominali. Il trattamento ap plil·ato al malato fu il seguente: riposo: bagni c cataplasmi. Al termine di otto giorni l'emia era quasi intieramente ridotta; non rimaneva piu che una piccola porzione d'epiploon che rimase aderente. La riduzione avvenne in modo insensibile. 11 malato non chhe altri vomiti, la defecazione si è ristabilita spontaneamente all'indomani e si è rinnomta ogni giorno. Egli è uscito guarito c porterù un cinto con pallotola leggermente coneava.
§ 2•. Un indivirluo di cinl}nant'un anni, scri vano al mini;;tcro delle finanze, da CJUindici ann• porta un 'ernia ingninalc silli:>tra. Quest'ernia discende fin nello scroto; è sostenuta da una fasciatura,
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ma siccome qnesCapparecdtio è dive nta,to insufficiente così l'ernia esce di tempo in tempo in ogni occas ione di uno s forzo al<JU<\nto violento ; il malato però facilmente la riduce. Tre settimane fa il malato ebbe un sopracarico di lavoro; egli era costretto di vegliare durante la. notte, e hl. sua e mia diYenta m meno facile ad esser ridotta. Il ~i o rno 7 dello scors o aprilo l'ernia. non potè più esser ridotta c nel giorno s uccessil·o fu chiamato un medico. Siccome il m3.lato non avem aruto defecazione nè- emissione di gaz fino dal momento in cui l'ernia era diventata inctlucibile, il medico fece appliearc s ullo scro to !Ielle 'compresse imbevute di cloroformio, nella speranza cbe il freddo così prodotto agirebbe sulla massa stran golatu.. Il solo cft'e lto di queste applicazioni fu di aume ntare le già atroci sofferenze del pa:dente. Si sa infa.tti ch e nulla è più cloloroso di una applicazione d'alcool, di tint ura di iodio, di etere e specia~mente di cloroforlllio sui tcgumenti dello scroto. Il malato si era. opposto all'applicazione del ghin.ccio. I o devo dire elle il ghiaccio non il.l' reblie agito più efficacemente. Alht sera del giorno 8 fu trasportato all'ospedale. All'indomani mattina., cioè tre nt' un'ora circa dopo lo strozzamento, lo stato generale non em catth·o ed il mu.lato uon presentava affanno; l'ernia aveva. il volume della testndi un neonato, <>ra irregolare di forma, cost.itui va una massa. con falsa. fluttuazione e risuonante in corrispondenza di una bozza nssn.i manifesta, ciò che indicava la. presenza dell'intestino. Un'cruia di tan b~ mole co incide sempre con un largo anello e questo fatto ~piega la lentezza dci fe nome ni di strozzamento. Aveva avuti piit volte vomiti alimentari, ed anche qun.lcbe s inghiozzo. In mancanza dei vomiti un altro sintomo sarebbe bas tato a far riconoscere la natura. del viscere strozzato ; il pedunco lo era voluminoso (grosso quanto un collo di bottiglia) e doloroso alla 1n·cssione, un indurame nto esis tenl. al disopra della linea ileo-ing uinale. Tale induramcnto corrisponde al termine superiore dell' intestino dilatato dalle materie li(ruide accumulate nella. sua cavità. Si trattava. qui11di lli un gro sso entero-epiplocele strangolato. Il nmlato nou a\·eva. a\•ut.o vomiti fecali , ma. bisogna. rammen-
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t n.r,i che essi ponno m:tncare nei tre primi giorni del lo strozzam ento di gro~si cntr ro-epiploceli con colletto alquanto l ar~o . Tn t a li casi infatti non si tratta ùi strozzamcnto violento; a l contrario l'ernia, ò uscita qua:<i all ' insaputa elci malato, e, siccome Pgli era fati c;:ltO c cari co di la\"OI"O e ùigcrira male, i l suo intes tino infiammato ha percluto la sua lr riJ.!:Itezza c non ha potuto più ril'ntrare. j.: ciò che ?lralgainc chiamò inti;\mmazione e lo s tro:~.zamen t o fu detto tht mc intiammatorio. Xelle piccole ernie nelle quali lo stmugolamcnto dell' intestino !';Ì fa bruscamente " strozzamento riolento , i vomili stercoracci compaiono di buon'ora, al termine di dodici a rtuattonlici ore. Che nel nostro malato però si tratti di strozzmnent<l intiamm:ttorio è dimostrato (!al fatto che CJUCsta infiammazione si era Jlropagata al peritoneo atltlominale; infillti la pressioue a li n~ llo dell'ombcllico è dolorosa, (JUintli esiste almeno un'irritnzionc pcr itonealo. Il pronostico delle ::rrosse ern ie stran~o late per infiammazione è grar c allorchè si è costretti di intrrrcnire coll'erniotomia. Quest'operazione, pmtitata per un'ernia. voluminosa, è generalmente seguita da morte. Tutturia, allorchè in un'ernia di tal volume non è riuscito il taxis, non è impos;:;ibilc di salrare il mal:1to per mezzo di una li:elotomia speciale. Hitorncrò sopra questo punto. Ecco il trattamento adoperato nel nostro malato. Appena è stato possibile!' si e collocato il malato in un bagnocal· do, do re lo si fece stare per un'orn, c si ebbe qualche sollievo delle sofl'crenze. Dopo si praticò il taxis. In questo caso il tn,xis era assolutamente indicato, e, se vi era stata una contro indi ca~ionc, questa non poteva dipendere che dalla lunga durata d ello strangolamento; ma dall'istante in cui l'ernia si ern strangolata m ssun tentntiro di taxis era stato fatto senza cile la sorte del malato fosse stata per questo compromessa; si poteva continuare. Incominciai col far radere gli abbondanti peli ne i punti nei qu;.tli d o \~eva portare le ma,ni , e questa '}lrecauzione, che facilita assai la manoHa, non deve essere mai dimenticala. Si trattava di fare rientrare ncll'itddolllc per le prime quelle porzioni di viscm·c che erano fuoruscite per le ultime. A questo s<:opo adopcJ'ai il pro,cesso raccomantlnto dn mio padre, e mio primo maestro : c set·citando delle trazioni sul pc!luncolo c comprimendolo forte-
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mente colla mano •lc!:<tra mentre colla mano ~inistra comprimeva la massa dell"ernia. Dopo due minuti eirr·a io seui ii. c fu pure anertito dal paziente. qualche cos:t che si era ridotto l>rusrmucntc; rimaneva ancora cd cpiploon cù intest ino, come sutlit:icntcmcnte 1: indicavano la ~ensihilità c•d il rilerantc rolumc del pctluncolo. Continuai quindi la manona tlel taxis, cd chhi hl soddisfazione di udire nn gorgoglio earatteri~tieo, tlnrantc il CJUale il malato provò un immctlhuo benessere. L'annualato uscl guarito nel giorno cinque 1naggio.
Da IJUanto ho potuto rilevare io sono indotto a credere elle nel lu111ore ernioso, oltre all'cpiploon, vi erano ùue ausc intestinali; l'una di esse rientram aùituahncnte, è qut:lla che fu ridotta p er l'ultima; l'altra, nll'nO lun;!a, ultima porzione pcnetmta nel sacco, dorcva. comprimere l'antica, è qut•lla elle fu ridotta per la prima. Nelros:;errnzionc ùi tjue:,to malato vi è un punto che ha tutto il ralore 1l'un e:;perìmento. Il petluncolo era molto voluminoso e srnsiùilissimo alla palpa;donc; Ebbene ! ùopo avrcuuta la riduzione una considerevole porzione. di rpiploon rimase nel tumore ernioso e ciò nonostante il peduncolo crn. notevolmente diminuito di ,·olume ed era diventato perfettamente indolente. Il trattamento diretto contro le cmie in generale ha suùite nriazioni col tempo ed anche in oggi è di verso secondo i pac5i. In Inghilt r rra, in un ca~o simile al prcccùcnte, non si sarebùc tentato il taxis,si !iarehbe tlata la prefolrenza invece all'erniotomia senza apertura del sacco, cd a rrebbc potuto riuscire poi cb è è rinsrito il taxis manuale. Jiaudens comprimera le ernie con una fa scia arrotolata. l\In.isouncuvc si è serrito dello stesso processo, ma adoperara una beuda di caoutchouc. Quei;to processo qnal<:he ,·alta riesce, ma c1nando IlO n riesce, l'oprrazi one dell'erniotomia è in modo speciale aggravata, cd in certi c·asi ~i è risto che all'apertum del sncco, n ntesti no presentava lr.~i onì assai gravi dovute esclusi rnmente alla inopportuna compressione della benda. ::\ci vecchi libri fr:lltCC~ i di chirurf{ia si tro,·a descritto un prol' C'i<SO che gli americani hanno rit-hi:unato a vista. sotto il nome di Jlrocesso ùi Leasurc. È il rccchio metodo di Acquapendente che
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consistr nel so;;pe1Hler<' il malato colla testa in basso. Louis collocaYn il mahto sul clor:;o di tlll as!>istentc colla testtL in basso; l'assistente teneva il paziente per le ga111hc c lo scnotcra più volte. :\[olte ernie furono in tal modo ridotte. Pa~sc sotto ~;i l cnzio una "tmonli naria <IIHtntità ùialtripro~,;essi, come l'app!i(·azionc di corpi pesanti snll"atldouJe, et:c. :\ulla. è superiore al taxis pratieato colla mano; in tutti i casi nei 1p1ali si è riuscito con dt•i pr()te~,;i 1:> traonlinari di taxis I:t mano sarebbe riuscita, pokhè la 111ano è il pii• inlPilig-ente rle)..(li l;tru menti. Hitlotta l'ernia, è th temersi ht pcritonitc in 1"too dei casi, è perciò che si consigl ier<'t.la dieta ed il riposo a letto per i primi quattro giorni. ;\on si thtranno alimenti solidi se non allorquando il ~:orso delle mater ie ncll'inlt-stino sarà e:-att:uneute ripristi nato. Allorquando lo strozmmcnto inle~li nal c non è durato piit di sci ore un purgante composto tli olio di mandorle dolci c di olio ùi ricino è utile; ma. non bi,:ogno. diutenticarc d !C ciopo quel tempo ponno esistere lesioni intesi inali c elle i movimenti pcristaltici pro,·oenti dal purgativo potrebbero cagionare l:t lacerazione del tu bo intestinale. Se nel corso dci primi sci mesi che srguono la riduzione di un'ernia ~trozzala compaiono tlegli :tcticlcnti morbosi, bisogna ben guan l;trsi <kl l !'Ollllll i nistrarc pnrgal i d ; potrcbhero uccidere .il malato; convirne meglio fare clisteri composti di un grosso cucchiaio di gl iceri na c ci ru1ucccnto grauuui cl"acqna. Sulla. nmtnatuzionc 'l<~ iln ling nu. col nwzzo del lerIUOClUatcrio, del prof. \'. LAI"oF.~nr:cK (Ber/in K lin. fVochcnscr. 13 giugno 1tlt> l).
Il prof. v. Langeubeck riferì brevemente .11 congresso dclln. società tedesca di chirurgia su i casi di cstirvazione tli lingua. da. lui recentemente eseguite col mezzo ùel tcnnot:anterio. In queste operazioni vi fu solo un C<lSO di morte (per lllleuu1onia settica), mentre di 18 operati negli anni l SiG -1 ~8 1 secondo il metodo tlel Langcnbeck, 5 ebbero esito ìetalc, quindi ilG •; •. Sebbene il 1crro rovente allunghi non poco la tlurata della operazione, tuttavia i -mutaggi di questo metodo che permette un n più profonda. distruzion e dei tessuti malati, un più sicuro stagnamcnto del
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sangue c una più energica renzione della ferita, non s i possono tli:;conosccrc. Ucrtnmcntc non è s~:o ngi urato il pericolo della pnc umonia infetti m, contro cui è impotente nnchc la tracheotomia proposta dal 1\ochcr; nut questa potrebbe bene e\·itnrsi <1uantlo s i riuscisse a J"Clltie re asettico il secreto della ferila.
'l 't•nJ)ian tn.ment.o «rosso (Lo Spet"imcntc,zc. fascicolo 7, luglio 188 1). I l prof. :Jiacewcn presentò alla Glascow pafllolor;ical anrl clinical Sor·iety un inùh·iduo nel quale era stato fntto un trnpinnt:lmento d 'os~o umano, rif;tccnùo con ques to mezzo più di •;3della diafìsi dell'on1cro destro. Gl'innesti erano stati presi (h\ sci cunei d'osso asportati eia sei individui con cune tiùiali anteriori e prima di essere applicati erano stati ridotti a piccolissimi fram llll!llti. L'ammala~o enl gi;\ stato presenta.to alla Società. quanùo non s i era fatto che il prin1o innesto, per mezzo del quale si era guadagnato circa un pollice ln lung hcun. nella parte superiore ùcll'omero. Con i sci iunesti, la diatisi renne completamente rifatta e l'ontero dest1·o era più corto del s inistro solamente di un po!Uce.
E s tirJ•nzione totad e della , ·eseica e d e lla prostnta (Gazelte des llDpitau.r, 26 luglio 188 l). L e numerose esperienze eseguite dal ùott. Gluck di Berlino dimostrarono ali 'autore che: a) L'estirpazio ne totale della, prostata non può essere prat icata sul cad:were, che in seguito alla resczione della s intisi puhica; b) L'estirpazione totale ùella r cscica c dello. prostata pu ò essere tentata nell' uomo senza attraversare il pcritoneo; c) Lo sbocco degli ur·etcri nell' UI"Ctra può attenersi mccliante un istrumento specirdo imagi nato dall'autore; d) La comunicazione cl<.'gli ureteri nel ret.to non diede, ne ('ani, se non cattivi ris ultati; c) All'incontro, l'estirpazione totale della vescica e della prostata, con fi ssazione degli urderi nella ferita addominale è
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b enissimo sopportata d;ti cani, come pure l'<Hlesioue della parete an teriore della re~c icn con la parete addominale, insieme a ll' incisione ulteri ore di quest'organo.
F c ritn. «l':umn. da' fnoeo au·orlginc d e l n e l"t·o tri· gemino s lnl ~tro, dei dott. PA uLrcK t c Loos (Centralbla tt (iir diiJ mc:liuinischen 1Vù;sensclla(lcn, 2 luglio 18dl ). Un soldato tli 22 anni restò ferito da un piccolo proiett.ilc di un fu ci le co>i detto da. mira o da bersaglio, e spinto unicamente dall'accensione di una capsula fu lminante. Il corpo feritore attnn-crsò il ~l o bo ocula.re c penetrò alla base del cranio. K o n csscnllovi schcggic, gli autori furon o d'arviso, che la palla avesse p otuto passare per la fessura. orbitale superiore, possibilmente se1w~ ledere i margini della stessa; c che poi, in conseguenza della sua po ch i~s ima forza di propulsione, si fosse fermata. Ogni tentativo per trovare la palla rimase senza ciTetto. Xel corso della cura si potè rilerare che la perdita ùi coscienza, sopravvenuta al}lrimo momento, era scomparsa dopo 2-l ore. P rima eli tutto si procedette all'enucleazione del bulbo quasi completamente distrutto c la guarigione si compì senza ostacoli. Si presentò tuttavia una leggera sto111atite con cattivo odore alla bocca, c ncll'otttwo giorno dopo la lesione, dalla narice sinistra uscir ono pus c sangue. Una. paralisi di senso della metà sinistra del volto, avvertita, per quanto alloro. fu possibile, lì n dal primo momento, e cb e si estendeva alla parte inferiore della laringe, non mutò per nulla durante il processo di guarigione, n è dopo. Passati lO mesi si ebbe qualche miglioramento, vale a dire, la facoltà. del gusto della metà sinistra della lingua non era ancora completamente Yistabilito, e l'osser vazione con lo specchio auricolare provò, che esistevano tuttavia sordità. e sibilo nell'orecchio sinistro. Gli autori credono che il proiettile abbia lacerato, ad eccezione della sua porzione motrice, il nervo trigemino sinistro, prima del punto in cui si divide in tre rami; cd abbia pure reciso in gran parte il net·vo acustico sinistro, risparmiando quello fac ciale e la carotide interna. Anche il cervello rimase incolume, mancando completamente i sintomi psichici clurnturi cd a ltri fenomeni cerebrali, eccettuato qualche vertigine.
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~·e•·Ha d · nruHL da 1\aoc o: pnlh~ attrave rs ante l due
polmoni e l'orcceh &ctta. s hais tl·u.; dura hL d e lla , ·it a 1,c r t.t·c ore (Jounwl de médeeùu: et de chinwrrie, nrt. 117:::!5, luglio 1St! l). La sc~nente ossen·nzione puhblicat~L dal dottor I. E. Dnlfel nel N ew-Orlenu.;; me,lical wul :;urrticnl J onrnal deve essere aggiunta alle storie s in~olari di sopraxvivenza nelle ferite ùel cuore. In una via, di Donalllsonvillc furono tirati parecchi colpi d'arma da fuoco .1 bruciapelo, io una rissa in pieno giorno, e ne fu colpito l' individuo R. I. G. Il meùico constatò una fc•·ita d'entrata n c ll:~. ascella des tra, ctl una di uscita ncll'<tscella sinistra ad un punto quasi identico. I ntorno alla ferita di entrata, la pelle era nera. di polvere. L a ferita di uscita era tanto netta, quanto lo è una di bist uri. Il puzicntc pareva moribonrlo; il mento toccava lo sterno. Il respiro nuo, irregolare, e il volto paJiido coperto di s udore; e tutto il corpo pure pallido, coperto di un sudore freddo. Punto polso. Il sig. Dutfcl cre,ictte che il cuore fosse stato attrasersuto dal proietti le. Quest'uomo dando ancora q uniche segno di vi hl, venne trasportato in una rici na bottega. I due lati del petto furono coperti di un cataplasma. di ghiaccio, e si fecero delle inie1.ioni ipodermichc d<lpprima. di spirito di vino, poi di etere, e per ultimo di morfina e di atropimt mescolate insieme. Il respiro si fece piit r egolare, il volto si colorò qualche poco, e cessarono i vomiti; tinalmcntc il moribondo aprì gli occhi. Fu trasportato a ~;a:;a. sua un ome mezzo dopo l'avvenimento. A r e1•a 1~0 pulsazioni c 40 respirazioni al minuto. Un'ora piit tanli le stes~e cifre; punt..1. reazione, aumento di pallore, agitazione, moti incomposti, l'ammalato metteva continuamente la mano al lato sinistro dic:emlo che !iL era il male. Poca emorragia. Il paziente areva conservato la sua piena conoscenza, e pat·lam alla s ua fami!;lia c ai suoi amici. Il respiro però si faceva. man mano piùleuto, cù egli spirò tre ore e '/• dopo l'accidente, senza agonia e quasi all'improvviso. Il ùottor Heau ville Claverie, che fece l';tutopsia, constatò, eh c la palla er(l. entrata a destra nella regione ascellare, aveva frat-
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turata la terza costa ed era penetrata nel lobo superiore del polmone destro; di là, uell'oreccbietta destra; poi nel lobo super iore del polmone sinistro, per uscire a sinistra. tra la terza e la quarta costa. Il pericardio era pieno di sangue; il colpo era stato tirato a bruciapelo. Anche nella letteratura medica si trora qualche caso di ferite al cuore, che iflOn impedì di vivere per un certo tempo. :i\fllljolin riferisce quello di un soldato nel cui ventricolo destro era eutrata una palla che s' incuneò. Egli sopravvisse sci anni. Parco ha riferito, che un uomo, in un duello, insegui il suo avversario per circa 200 passi, avendo il cuore attraversato da una palla. Ma non vi sono casi di ferite dcll'orecchietta che sieno guarii i. Nella storia chirurgica della guerra d'America vi è quello di un individuo, al quale una grossa palla di fucile attraversò i due polmoni, e l'orecchietta destra. Fece GO metri di corsa prima di cadere, avendo una pistola nella mano destra., e tenendo la sinistra sul petto. Sedette una volta o due, appoggiandosi sulle mani, si ·inginocchiò due volte, disse qualche parola, c morì un'ora circa dopo l'accidente. Nel caso accennato più sopra, la sincope, che segui immedin.t.'tmente il ferimento di R. I. G., permise evidentemente a. un ~,rrumo di sangue di obliterare l'orifizio della palla., e d~~ ciò la sopravvivenza di alcune ore che, cerklmente, non avrebbe avuto luogo, se lo si fosse trasportato immcdiaLamente al suo domicilio. Ciò prova una volta di più, che le ferite delle orecchiette sono sempre mortali.
B elllezloue dl tua tumore d e lle o ssa d e l c ranio e d e lle m e nlng i , del prof. von LANG F.~BEC.K (Berlitter Klin. Wocllen.scr., 25 aprile 1881, n• 17). La malata, donna. della età di 60 anni che era stata operata di un cancroide nella regione della gobba frontale destra negli anni 1868, 1874, 1878 e 1879 nella clinica. di Berlino, vi tornò nell'ultimo inverno con un grosso tumore recidivo che ani va va fino 62
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all'arcata soprnorbitaria. Eseguita in febbraio la cstirp:tzionc del tumore uon fu solo tolto l'osso llllnlato ma fu pLtrc con le forbici a:-portata la dura madre fi n dorc era utalata. Uua piccola parte della dura madre che per Yia. ùel tumore era saldata con la }.Jia meuingc fu lasciata fuori con la. intenzione ùi distruggerla pi(L tarùi col cauterio. La ferita fu tnHta.ta con le cautele ttntiscttichc scn1.a la spo lv c ri~za1. i o ne . ~el rinnovare la. prillla metli('atura, tutta la ferit.~L apparve riempita da un coagulo sangnigno solido che si l a~ciò senza tocc;u·c. Dopo alcuni giomi però il grumo si s Ju o.s~c, e tutta la porzione malata della pia madre fu tolta con uno strato di cern~llo allo qmtnto la. costa di un coltello. Kcl fondo si osserrano solo gra nulnzioni che partono dal ccrYcllo. La nmlata è t·imR:;ta dopo l'opemzione sen;,:a fenomeni par:-tlititi, nei}JiPno pos~esso dclhl s ua cosc icu:m c in stato rli bcne~scre; l'intenso dolor di testa c:he spinse In malata all;~ opera· zionc uou è tornato. Sulla supcrfide granulante non può scoprirsi alcun segno di recidiYa. Il Lnngenbcck ricorda una estirpazione da lui eseguita pur troppo seuza s n<:ccsso ùt un snrcomn midoiJam alla fronte, ed un altro caso di Yolkmann ri ferito dal sig. Gcn;:mcr che terminò mortalmente per l'ingresso dell'aria nel scno lougitudinalc reciso, c un altt·o caso ancora riferito dal sig. Thicrsch nell'anno 187!) al conga·csso ùi ('hirurgio. riguardant e l'estirpazione tli un carcinoma dei tcgumcnti c delle ossa del cranio con ht past..'\. caustica del (;ancpwin.
L'emorragia può nella estirpazione dci tumori del cranio essere ridotta a. poca cosa mediante la. costrizione, la quale è eseguita inYolgcndo la testa in un berretto d'Ippocrate stretto leggermente, e su questo cingPnùo solidamente un nast ro di gomma. comprimente la front e e l'occipite. ·
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RIVISTA D! ANATOMlA E FIS!OLOG lA \ N ome nc ln.tna·aLcea·ebrale , del dott. D1cOC.\ (Ga:t$e/ta me· dica italiana-Lombanlia, n• 31, ti agosto 1881). Essendo stata adottata da rari scrittori francesi la. nuon\ uomcnclatura. cerebrale propost'\ dal compianto Brocu, ne riassumiamo compendiosamente i dati. In ciascun emisfero J'a.ntore thstin.(tue il mantello la SO!Jlitt c il C01]JO; il mantello non è altro che lo strato corticale degli anatomici, comprendendovi non il solo strato grigio delle cireon,·oluzioni, ma anche il prolungumento centrale, da. esso coperto. La. soglia o limcn è la parte non ricoperta dal mantello, per cui passano tutte le fiùrc che penetrano nell'emisfero, o ne escono. (~uc sta parte è costituita di porzione della faccia interna dell'emisfero, fra il corpo calloso in alto, c la brn.nca laterale della. grande apertura di Dichat in basso e vi si notano la faecia intema del talamo ottico, il corpo calloso, il setto lucido, le commessure e il pecluncolo. La soglia è circondata da1 mantello, cbe colla circonroluzione del corpo calloso (o lùnbica) le forma un margine detto limbo (limbus). Il corpo dell'emisfero è l'insieme delle parti coperte dal mantello. Gli emisferi sono dirisi in lobi e lolmli; j lobi, divisione primaria, sono formati da un certo numero da circonvoluzioni; i lobuli, suddivisioni, da certe regiol!i di un lobo o di una circonvoluzione, ed hanno un valore topografico. Così l'autore chiama lobulo ·orbitario le tre circonvoluzioni orbitarie; lobulo dell' ippocampo la ])arte anteriore nell'omonima circonvoluzione; lobulo qu.adt·ilate1·o la. faccia interna della prima circonvoluzione parieta.le; lobulo panlcentrale cd Ollalctrc la porzione della frontale ascendente, che si estende snlla.
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Rl VISTA DI AN ATO~HA
fa cci'\ interna dell'emisfero; lobulo f1·ia11ftOlm·c o cuneo l'nllima. (G• nell'uomo c negli antropoidi) circonvoluzione occipitalc. Nel lobo frontal e distingue il piano superiore (faccia convessa, cioè tre circonvoluzioni frontali) e il piano inferiore (faccia orbitaria, cioè lobulo orbit:u·io). Xci lohq occipitale in,·cce uot.a tre lobuli: il soprnoccipita.lc (3 circonvoluzioni, occipitali superiori), il sottoccipitolc (2~c irconroluzioui inferiori - rlivisi ctucsti sul margiuc esteruo ùcl lobo da un solco longituclinale-solco occipitale lalc,·ale), il trùwrtolm·c o. cuneo (sola circonvoluzione occipitale, sulla faccia. intcrnn del lobo). Le circouroluzioni sono organi tissi, riguardo a posizione e a connessioni, non per fo1·ma, più o meno complicata secondo il numero e le s uddirisioni dci giri e lo s viluppo c scùe dei prolungamenti fra loro. A queste parti accessorie l'autore dà il nome di J}ierJhc (circonvoluzioni secondarie c terziarie), dividendole in piertlte eli comunicazione c pierthe di complicnzio nc. Le prime sono 1n·o(onde o superfic.iali, dette d'an1sio mosi se uniscono le circonvoluzioni d'uno stesso loho, e di pctSsaggio se quelle di due lobi vicini. L e seconde comprendono le lJiCfthc di inflessione, che sono ripiegaturc della ci1·con voluzione, semplici o si nuosc (veri meautl,·i), o profonde ùa rlar luogo aù un'iJwis11ra, e le pic!fliC di snddivisionc che sono le divis ioni d'una circonvoluzione, mediante un' incisurn longitudinale. L e cit·convolu.<ioni frontale e parictale hanno origine sul margine sagi l tale dell'emisfero, le octipitali sulla punta di questo lobo (polo O~'cizu·lalc), le temporali sulla punta del lobo omonimo (polo temporale), quelle dell' ins ula dalla sommità del ventaglio, che formano in detto lobo (z>Olo dell' insu/(1,), e quella del corpo calloso sotto il ginocchio c a lirello del becco dello stesso corpo calloso. L e c.:il·conrolu:,:ioni terminallO in tre modi: o portandosi verso una superficie sen:ta circonvoluzioni, o verso una ~ciss ura, o continuandosi direttamente con quelle dj un lobo vicino. L e rmfralluo:;ità sono tutte le depressioni del mantello e comJ>rcnflono le scisstwc, i solchi e le incisurc. L e scissttre separano i lohi! e sono; quella. ùi Silrio (che separa il lobCI temporale dai lobi frontal e e parielalc), di Rolando (fra lobo frontale e parictnlc), la soft(l(rolllale (al limite inferiore c posteriore del
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lobo frontale, o poi frJ. lobulo oro!tue c quaùrilatcro ), la calCùrinct o del piccolo ippocClmpo (che dhide il cuuco dal resto del lobo). I solchi separano due cin:omoluzioni d'uno stesso lobo, e l'autore li chiama per numeri , analogamente alle cin:onYoluzioni di ciascun lobo sulla. faccia ~.:onvessa dell'emisfero, contando, come per quc:;ta, dal bonlo sagittale in giù. Così il primo solco sta frn la 1• e la 2• cin:onvoluzione; il secondo fra 2• s· nel lobo frontale; fra le circonvoluzioni orbitarie (l•, 2•, a•) ne esistono tluc (1" c 2•); nel lobo pal'ietale (P. l" e 2•) un solco (parietale); nel temporale quattro solchi, nell'o~.:cipitale cinque, corrispondendo il 5° alla scissura cah:arina. Ciò (!Uanto ai solchi longituJinali; i trasversali sono due soli: p re e po:>trola.ntlico. Le incisnre complicano c dividono le circoll\·oluzioui, e sono continue se corrispondono alle pieghe di inHcssione, isolate se alle pieghe di suddivisione. Alcune meritano menzione per la loro costanza, tali: l' incistwa ad H, sulla seconda cireom·oluzione orbitaria; incisum sopntot·bitaritt, fra lobulo orbitario c piano s uperiore del lobo frontale; le inci~ure solto{rontali nella faccia interna della prima circonvoluzione frontale; e le incisure parielali, che dal margine s uperiore della scissura di Silvio vanno nel lobo parietale. Le altre di visioni importanti sono: 1• la {}t'ande a.pcrtura interemisfèrica., dove penetra la gran ftllce della dura-madre; 2• la [}1'a11de apertw·a cerebr(dc di Bichat, per cui ilrentricolo medio e i corni inferiori dci lMerali comunicano coll'esterno del cervello; 3° la scanalatura del C01]JO calloso fra il corpo calloso e l'omonima circonvoluzione; 4• la scunrtlctlum del grande ippocmnpo fra il corpo frangiato e il gra-nde ippocmnpo; 5• la tossa di Silvio; 6• la valle di Silvio, che si osservano nei pi·imati in via di sviluppo, e che più tardi, accostandosi ai margini, formeranno la scissura di Silvio ; 7•le bta,nche de/l(t scissura di Silvio orizzontale e asccndenlc,·sul margine frontale, c posterionJ, sul pro-' lungamento temporale della srissura stessa; s• i cwtaletti dell'insula, che dividono il lobo omonimo dai lobi frontale, parietale e temporale; 9• {osscllc, depressioni più larghe che profonde. N ci disegni, o nello scritto, per brevità, Broca segna come appresso le parti di un emisfero. Scissura di Rolando R, scissum
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F.lrJST.\ UI
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di Silvio \alle S, branca posteriore S', branca anteriore .S". br(lnc:a asccntlentc S"' oppure s, scissura calcarina k, sottofrontale o limhica E, occipitalc O. Le circonrolnzi oni e solchi si intlicano coll' iniziale del loro lobo c coll'esponente numerico del loro posto, usando, per le prime, lrttcre maj uscolc, pci secondi minuscole. Co~i le lettere F, {, P, p, '1', t, O, o, I , i, coi nrii esponenti inclicano le circonvoluzioni cd i solchi ù<.'i lohi frontal<.', pa.rictale, temporale, occipitalc c dcll'insu"la. Le circom·o:. lu;doni crbita.rie si designano colle cifre 1, 2, 3, la callosa C, la. frontale ascendente F, la parictalc ascCIHl<.' ntc P, il solco prerolandico (, il postrola111lico ) J, c il pari eta le p'.
F :tUi Sl)Crimc ntati intorno In O~lologla. d e lla ba"c ciel ccrn•llo, del prof. BRowN-SI>QU.I no (1'he L ancef, G ag(lsto l t181).
Durante gli ultimi tre anni ho trontto un(l. quantità. di fa ll i in completo disnccordo con le scgncnti opini(.'n i unil·crsalmcnte accettate: 1• che ciascuna metà del c<.'n ·cllo sia solo la sede elci ct>ntri pei movimenti rolonta.ri dci mcmhri dr l lato opposto; 2• che i conduttori elci movimenti volontari movendo dal cervello di scendono lungo i peduncoli cerebrali e s'incroci,tno o nel ponte del Ym·olio (questa è la opinione dcJI(l. maggior parte dei fis iologi) o nella parte più ba.ssl\ della midolla allungata (questa è l'opin ione della maggior parte dei medici); 3" che la. paralisi è l'effet to diretto d'una lesione uellc parti del cervello che suppongonsi appartenere all'apparato motore volontario. .\.cccnncrò or brcreruentc i fatti che mostrano la necessità di ri nnnziarc a. queste opinioni: 1• E/Telti paralitici delle sezioni tmsverse di una rnctit laterale clt.:? cerrello. - )ion ostantc la gran dimcolt:ì. dovuta alla rigidità. dci membri c del collo e tronco, ai moYinHlnti relativi c a parecchie altre cause, dopo una. sezione di una lllctà. laterale della. bnH' del ccrrcllo, e sprcialmcutc del ponte del Varolio, ho potuto ~t abilirc rhe raramente una tale lesione produce ciè) che dovrchiJc produrre secondo le idee accettat<.'. Le ricerche del 1\:ln.-
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gcndie, del Yulpi:111, dello S~: hiff e ciel J.ussana c Lemoigne hanno mostrato che una sezione trnsvcr:,a. eli una delle piramidi anter iori non produce un:• paralisi dei mcmhri del lato opposto. A.lcuni di questi fi :;;iologi cd io stesso siamo nn da t i più oltre ed ahuiamo dimostrato che una sezione eli tutta una metà laterale delht midolla allung:Lt.t sì nei cani come nei conigli raJ:(ionn la paralisi quasi esclush·amenle clalln.to della lesione. Inoltre io ho ripetute volte ar.certato che una. sezione trasversa delle parti cle lia mi•Jolla n on considera te come motrici produce sp esso la paralisi clei mcmhri dt!llo stesso luto. <iucsti fatti dimostrano positimmeutc : !•che le piramidi anteriori non sono le sole vie di trasmissione degli ordini della volonlà ai muscoli; 2• che parti non considerate come motrici possono proclm..-e una paralisi ; 3• che se è giusta ht teoria secondo la quale i conduttori motori volontari si incro::icchiano nlla. bn<;c del cervello, il loro incrociamcuto dc,·e a r ere etrctto sopra la midolla allungata. Questa ultima conclusione in;-;icmc con il resultato tli certi esperimenti sui peduncol i cerebrali hanno cont!Gtto alla opiniouc ora ammessa dalla maggior p:at(1 dei fi:;iolol!i c·.hc i conduttori motori volontari si incrociano nel ponte del \' arolio. )[a come vedremo, vi sono dei fatti dccisiri contro l'esattezza di questa Ollin ione. Io ho trovato che una sez ione trasversa completa del ponte del Varolio <ruasi sempre produc-e la paralisi dci membri del lato corri~ pondcntc invece tlclla p:1ralisi incrociata, t hc dorrebbe succedere quando l'incJ·ociamcnto si facesse in quel centro nervoso. Questo incrociamcnto dei conduttori molori è considern.to ctrettn:trsi in tutta l'estensione del ponte. Se così fosse, è chiaro c.he una sezione che divide i due terzi superiori della metil. latenle destra di quel centro nervoso dal terzo inferiore dovrebbe di\'idere conduttori appartenenti ai due lati del corpo, due terzi provenienti dalla metà sinistra del cervello ed uno dalla metà dcstra. Dovrebbe quindi esservi una consiùercrole paralisi dei membri destri eù una meno gr:J. re ma ùen numi festa paralisi nnche dci membri sinistri. È cbi:l.l·o inoltre che dopo la sezione della metà destra del ponte fatta in modo da lasciare un terzo sopra e due terzi sotto, vi do vrehhc essere pure paralisi dci due lati, ma in questo caso la. perdita del moYimento doYrel.Jùe essere molto
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RIYJSTA VI ANATOlliA
mn~gi o re nel mc1ubro sinistro che nel destro. Ma tali non sono i
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risul tati degli esperimenti. Al contrario in quasi tutti i casi, esiste chiaramente la p;lralisi solo nei membri d'un lato. Nei conigli adulti o giovani quasi sempre si Jllltnifesta nel lato corrispo~~tlcote, e co:sl ugualmente nei cani e gatti molto giomni : nei porcellini d'Iutlia, nei ~:;lni e gatti adulti non raramente accade il contrario, cioe la rmralisi appare nei membri del lato opposto. l\Tn. nell'un caso c ncll"altro <tuasi costantemente accaùe la emiplegia c non una paralisi incompleta dci quattro ruembri. Un altro fat to molto importante contro la supposizione che tutti o quasi tutti i conduttori motori voloutm·i si incrociano nel ponte del Varolio è d.tto dagli sperimenti che cousi:stono nella. divisione di una metà laterale di quell'organo rasente al pedun eolo cerebrale vale a dire alla estremitù superi ore. Una divisione in questo punto dovrebbe sempre produrre la paralisi crociata. M:t non è così poic!Jè molto frettucntcmente nelle quattro specie di animali testè rammentate e spccia.mcnte in quelli molto gioYnni ho trovato manifestarsi la p<lrali:>i nel lato corrispondente. Anche una sezione trasv er~a d'uno dei peduncoli cerebrali produ ce qualche volta la emiplegia nel lato della lesione. Il luogo della base del cervello, al di sopra del quale una sezione trasvcrsa darà origine alla emiplegia crociata c al disotto produiTà.l'emiplc_giadiretta varia moltissimo non solo secondo la specie degli animali, ma anche secondo la loro età. E sistono pure grand i differenze negli animali della stessa specie, delln stessa età e per ogni rispetto uguali quanto è possibile fra loro. Siccome la struttura anatomica delln. midolla allungata, del ponte del Yarolio c dci peduncoli cerebrali (almeno per quanto riguarda Ì'incrociamcnto delle fibre) è essenzialmente la st c~sa nelle quatto specie di animali su cui ho !ipcrimcntato, è chiaro che noi non possiamo considerare l'emiplegia negli sperimenti sopm ricordati come il resultato di una sezione dci conduttori motori volontori. 2' Azoùmc dei pretesi centri p .sicomotori dopo una se;ione fnts1·ersa eli una metà laterale della bctsc ciel cervello. - È noto :wcre io di111ostrato che i supposti centri motori generalmente guachlgnano i n\"CCC di perdere in potenza ùal Jato della sezione tr:tsversa di una mct:ì laterale della midolla allungata. Questo
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fatto mostra natura.lmente che le fibre da cui è trasmessa ai muscoli la eccitazione elci centri motori non giungono, come è supp osto, alla midolla spinnle come parti della piramide anteriore. Ho pure trorato che una sezione trasversa della metà laterale ùi un a parte della base :lei cervello al di sopra della midolla è quasi sempre seguita dtl un aumento della. potenza dci centri motori dal lato corrispondente. Quindi nou può ammettersi che le fibre che si incrociano nel ponte ùcl Varolio contengano tutti i legami di unione fm i centri motori di un htto e i muscoli dell'altro lato del corpo. Altri f.ttti che ho già in parte scoperto or sono due anni, ma che ho studiato con gran cura recentemente nei cr.ni c nelle scimm ie hanno mostrato che il corpo calloso è un luogo di passattgio di molte tibre, attnn-crso cui una eccitazione dei centri motori di un lato è tras messa ai muscoli dei membri del lato opposto. l'rla mi sono pure accertato che dopo una sezione longituùinale del corpo calloso, ciascuno dei centri motori continua ad avere l'azione di agire sui muscoli dci membl"i del lato opposto. Vi sono dunque due vie; una attraverso il corpo calloso, una attraverso i peduncoli cerebrali eù altre parti della base del cervello, per <~ui i centri motori trn.smettono una eccitazione ai muscoli. 3• Eflèlti di mnlo sinyolr~ri 1)er lft eccitazione di 'V(trie petri i della. base del ccrvc~lo. - Ho trovato che la galvanizzazione ed anche la irritazione meccanica di molte parti della base del cervello di ut1lato produce movimenti dei membri dello stesso lato otto o no,·e volte su dieci. Questo singolarissimo effetto di irritazione riscontrasi tanto se la parte irrita.t.a è considerata come motrice o no. Per speeificare dirò che •1uesto accade quando sono galvanizzate la piramide anteriore o le P<H"ti interna c anteriore del ponte del Varolio o dei peùuncoli cerebrali. Ho fatto recentemente molti e vari sperimenti su questo punto cù ho ottenuto fra gli altri resultamenti i segnenti: Se si fa per esem})ÌO una sezione trasversa nella ructù laterale del lato dcatro della midolla allungata o del ponte del Yarolio e si galvanizza la superficie inferiore della sezione si trova che in molti casi succedono mo\·imenti dei membri destri. Se fauuosi due sezioni e si porta via la parte intermedia in modo da avere tre superfici, una trasversale
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inferiore, nna t.ra.;r crsnle superiore e una sul lato destro e quindi longitudi nalc (appartenrnte al lato siuù;tm), trorasi che la galr anizzazionC\ delle tlue superfi ci trasrerse, lttnto rlellt' superiore ymtntn tlellet ìntì:riore, •1uasi sempre Jli"Oduce movimenti dci mcmhri •!ello stesso lu to, nle n. tlirn del de;;tro. La gulranizzazione della superficie longitutlinale che appartiene al lato siuislro pro•lu~c quasi sem1n·c morimcnti nei memuri sinistri. Di modo cl•c il lato irritato è generalmente il lato ore sono prodott i i mori menti; e questo arriene tanto se la irritazione è fatta sulla. superiore quanto sulla. superficie inferiore delle sezioni trns,·ersc. È eddentc che in taluno ahnl'nO di questi casi la irritazione dc,·e agire per azione ritlessa, il punto di partenza essendo il luogo irritato e la propa~azi one al centro tli riflessione facendosi attrayerso il lato opposto del cervello c la midolla spinale. (~u es to è pmtirolarmentc quanto accade quando è irritata la super ticie superiore, e•1 è pure ciò che acctule (jllttllùo sono galmn izzate le fibre incrociate della base del cerr cllo e spcciulmcnte le piramidi anteriori. ~o n discuterò le qui:;tioni che sorgono naturalmente da rtucsti fntti, contentandomi per adesso di f:wc osservare che essi sono in asso luta opposizione con le idee ammesse intorno l ~ tisiolog ia. della base del cerrello.
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Curn rndiealc ch~ lle e rnie, mediante iniezioni sottocntunce di ale ool , del doLt. Perezortcz (Allr;emciue lVic11er medicini:;clle Zeiln}l!f1 7 giugno 188 1). Un medico militare spagnuolo pubblicò recentemente una monografia s u questo argomento, allo SI'Opo di dimostrare l'utilità delle iniezioni di nk•Jol nella cura delle ernie. Il scmplicil'simo processo opemti\'01 tla lui des1:ritto, è il seguente: ~c l caso di un'ernia ingu inale ohliqun. esterna, senzn. s:J.cco erniario, l' ammalato viene coricato supino. (~uando l'operatore, che si t)Onc a destra, ahhia ridotto l'ernin, all'erra col pollice e l'indice una piega della pelle co rri~pomleute alla parete anteriore del canaJe inguinale. l.: n colpo t! i tosse ddl'<lllllnalato ftt sl, clic il contenuto erniario venga a porsi tnt quella pie:,rn. c il cordone spcrmntico, mentre l'operatore (!issando l'ernia ,·crso l'anello con una dolce pressione) senza mutare In posizione della mano sinistra, introduce con la destra il tubo di iniezione in di rezione del canale inguinale. (~umHlo s i tratti di un sacco eminrio, nel cui interno si \'Oglia fare l'inie:tionc, s i pro~:etlerà al!o stesso modo, avvertendo che l'estremi tà dell'ago resti mobile, la qual cosa ùimost.rerà se esso si troYa veramente nel sacco ern ia rio. Se per un qualsiasi movimento la cnn ula. in una seconda inieilionc non fos~e Jlen~;;trata nel sacco cmiario, si otlcrrit egualmente l'oblitcrazione del canale, in causa dell' intiammazione dei tessuti circostanti. Dopo l'iniezione si doYI'ù appli~:are un leggero apparecchio compres~ivo
Sllotc ra.l>ia (A.llrJemciuc Wiener mcdicinische Zcitnng, 7 gi ugno 1881). Alla mctn.lloterapia adoperata contro l'isterismo e In sensiuilitfl. morbosa della pelle ticn dietro, ora in .Franda, la siloterapia, cioè l'applicazione di varie qualità tli legni. Questo nuoro meto1lo fu comunicato all'accademia di medicina n Parigi da DujanlinBaumct.z, il quale fece le rclati re osscn ·azioni in quattro casi ili emiancstcsia isterica nell'ospedale di S. Antonio.
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RIVISTA DI TERUEUTICA
L 'applica:l.ione di una catena, formata di pczzetti di legno, pro dusse, a ùivcr:,i interralli, i s<•gucnti fenomeni. Dapprincipio il pa:~.i e nt e si lagnava ùcllt\ •nolt!>ota sensazione cagionata dalla f<I!<Cia, che t cnc ,·a fissati i pczzctti di legno; in seguito ri sentì di ~tintamente l'appli cazione di ttuesli, e quando s i levavano imme diatamente la pe lle in quel punto era più calda, ed anche più r ossa, c he non n elle parti circostanti. Le punture, non avve rtite precedentemen te neJI,t cut e insensi!Jilc, furono risentite perfettame nte dopo l'applicazion e dei pezzetti di legno. Se questi pe r ò rimanevano n posto per qualch e tPmpo, In sensibilità diminuiva gradatamente. 1\ o n tutti i legni ha nno In st essa qualità est esiogenetica; alcuni sono molto attivi, cd altri quasi completamente ine rti. La cor teccia della ci n cl 10na giallu (corteccia d ella pianta peruviana) pare, ch e eser citi la maggiore influenza estesiogcnetica, superion~ perfino a quals ias i metallo. Questa corteccia. ripristina in pocll i minuti dop o la su a. applicazione, la. sensibilità della }lelle; e non solamen te nel punto in cui fu a ppli cata, ma anche in una t:ona abbastanza e>;tcsa. All'azione d ella ciuchonn segu e per oftì cacia il legno thuia, poi il legno rosa, l'a.caju, il l egno di n oce, di acero, c di pomo. Però la sensibilità ottenuta <h\ ques ti legni è lii bre\'o dumta; aYviene s pesso, · che, dopo un quarto d'ora ritorna In primitin\. complcta anestesia. L 'ebano, il fra.ssino, il pioppo e il fico non posseggono alcuna qualità astesiogenetica.
Terapeuttca d clr epil es~ lu J)Cr m e zzo di trllosrato di nrge nto, del dotto r HAMILTON (Il Morgagni, fascicolo YI, giugno 1881). L'autore raccomanda, dietro s ua esperi enza, il fosfato triùasico di argento in prefer en;r.a d el ni trato d'argento nel tt·atta.m ento delle malattie dei centri ne rvosi. E g li l' ha trovato efli cace soprattutto: contro la mielite più o meno acuta con disturbi funzio nali della vescica e del r etto ; contro la scleros i delle colonne posteri ori della midolla e contro le epilessi e invet erate (in sci cas 1 Mi quali egli ha ottenuto una notevole diminuzione d e l nume ro degli accessi). E gli amministra questo sale alla dose quotiliiuna di 2 a 3 gru mmi senza elle abùia m:li osservato nè colorame nto in nero de lla pelle, n è disturbi digestivi. Il suo migliore ve·icolo è la g licerina.
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lli V IST~ lll C IIBIICA EFARM ~~OLOGI A
DI un Meguo mlc roc hlmlc o p e r eli tfe re uzlltre l e p smulo -mc mbran t' crnt•ose e dlfte rlc b e clnll e c ntnrru.Jl, pc! dott. DE ALllERTJS (Bullcttino delle scienze mdichc, luglio 188 1). A vendo fatta una preparazione microscopica di pseudo-membrana. cruposa c difterica col metodo del taglio al rasoio o coll'altro della lacerazioue cogli aghi, e poi trattata coll'acido solforico, l'A. osservò che i micro-organismi vegetali, mentre che r esistono potentemente agli altri agen ti chimici vengono subitamente fusi, le altre parti costituenti la placca difteri ca si risolYono in una sostanza formata di finis~imi gmnuli amorfi, mentrecbè avendo trattato una r~cudo-membrana d' indole certa catarrale, pen :bè espulsa spontaneamente da una signora. affetta da catarro cronico del laringe o dell'albero respiratorio, membrana che microscopicamente osservata avrebbe potuto trarre in inganno il più oculato medico sia per la forma, ch e per la consistenza del colorito, eguale alle pseudo-membraue specifiche, grande fu la sua. meraviglia osservando che non appena. la preparazione veniva a contatto coll'acido solforieo convertivn.si in un numero sterminato di cristalli vagamente foggiati. Studiando questi s peciosi cristalli, setosi, aggruppati in ciuffi od in stelle, insolubili nell'eter e, nell'alcool assoluto, e solubili i nvece nell'alcali, l'A. fu indotto a classificarli fra i ct·istalli di tirosina. Tali osservazioni gli serrirono di guida sicura a caratterizzare per semplici pseudo-membrane delle membrane dubbie JWescntat egli da colleghi perchè si pronunziasse sulla costituzione istologica delle medesime. Da questo fatto replicatamente accertato l'A. crede dedurne le seguenti conclusioni: l" Che le pseudo-membrnne specifiche chimicamente considerate sono di una. composizione essenzialmente dillerente dalle catar_rali;
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Hl \'!STA 1JI Cl:IDllCA
2' (;hc CS!<C non conlcn;;ono composti aromatici comr la tiro::.ina, ma scmpliecmcntc materie !ihrinogcnc; 3' Che le pscutlo-memhranc catarrali debbono ncccssariamcutc considerarsi format e 1la prim:ipii alhuminoidi in dccomposi:!ionc c ciò per la ('Omposizione chimica della tirosina stessa; 4• Che per carattc ri~zarc una pscuùo-rucmbrana ù' incerta origine basto. Ltt.i on~ micro-cltimic;~ dell'acido solforico. Albumioimch·o E s bnch (JlFro[}I'CSSO, n' 16, agosto 1881).
È un metodo nuovo per la ricerca quantitativa tlcll'albumiun. in solu~ionc nei liquidi organici, il 'rualc si raccomanda per la sua semplicità c per la fac ilissima applicazione. Si coagula l'a,Jbnmina col mez~o di nn rcatliYo ]lirro-eitrico.. il cui metollo di . prer)nra,~i o u e sln a~giunto in un foglio nll'nppnt·ccchio stesso. Il Jiquillo da cimentare si \'Crsa in un tubo graduato, al cui fondo si raccoglie pront::unente, col mezzo del reatti vo an~idetto, l'albumina coa,(!'ulata. Il rcat.tiro piero-citrico è da preferirsi 11er varie ragioni all'ordiuario reattiro dell'albumina, che è l'acido nitrico. Fu confrontata l'esattezza. dell'albuminimetro col metodo della pesa.tura, c corrispose abbastanza bene, ammettendo l'errore di qualche decigrammo appena. Olio di St"ml tll zucca, di C. A. SLoP (Giornale difannacia., di chimica e scienze a/fini, fase. 8', agosto 1881). L 'olio di semi di zucca si ottiene per pressione dai semi eli ztH!Ca separati dal loro guscio. È un olio grasso, non essiccativo, mobile, giallo-pallido, di sapore •lolcigno. Si solidifica n - 17•, l: solubile in tutte le proporzioni nell'etere, cloroformio e olii grassi. Il peso specifico è 0,!)10- 0,9 15. È uno specifico sicuro della tenia alla ùose di 15-20 grammi, c che non produce nausea nè Yomito. Olio di segai a cornutn. ( Giomalc di farm cteia, di chimica c scienze a./fini, fase. s·, agosto 1881). L'olio di segala comuta che si oppone alla polverizzazione del prodotto ha ricevuto la seguente raccomandazione dal dott. Shoemal;:er. Egli l'usò per vari mesi col miglior esito in molte infer-
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E F.\TUIACOLOGI:\
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mi ti~ dcll;1 pelle. P er ottencrlo
tlir{'ttamentcl &i tratta l<1 segal:t corn uta. con benzina. Dall'emporazione della medesima si ottiene l'olio . Ottenuto dali <l scg;tla cornuta recente, l'olio ha color ro::.sooscuro c si ottiene nelle propor:lioni ùcl 35 per cento del prodotto impiegato. Ha una dcn<-ilà rucdia, non è essictatiro e contiene res ina, col e~ tcrina, nt:itlo lattico. Come rimedio topico, dù migliori ris ul tati che non altri l:(rassi o olii. Applicato alla cute ha azione protettrice, calluantc c astringente. Dierle utili risultati n c ll'cc;~cma, risipcla e altre afft•zioni della mucosa.
Studi farmac ologici s ul poclO()byllum l'c ltat.um , del dott. Ponow1ssonK1 (Centr. f. clie med. lVisse1tsch., n• 1!)). L a podotillina del commercio che si ottiene in torma di una polrcre grigio-verdastm mediante la precipitazione con l'acqua di una soluzioue alcoolica, concentrata ottenuta dal rizoma del podophyllum pcltatum è una semplice mescolanza, n on un unico pri n ~.:ipi o ben definito. Il dottor Podowyssotzki ha però potuto estrarre da questa una sostanza cristallina versando su quella polrerc circa dicci volte la s ua quantità di cloroformio c faccndor cla digerire per r1ualche tempo a bagnomaria. Il cloroformio è separato per tiltrazione dal residuo insoluto c sostitui to da altro fin eh è (ordinariamente Ua S rolte) il littuido resnlta. ancora colorato ed ha manifcstament,c nn sapore amaro. L 'estratto concentrato del cloroformio è allora ripetutamentc lisciYiato con etere a bagnomaria per liberar!o dal grasso; dopochè rimane u na polvere bianca sottile, la podofillotoxina, che è amorfal senza colore, senza odore e che con lo sfregamento diviene fortemente elettrica in mo!lo straordinario. Si scioglie appena nell'acqua fredda, un poco più nell'acqua bollente, il cloroformio e l'etere la sciolgono debolmente, fortemente l'alcool e part icolarmente col riscaldamento in tutte le proporzioni. Fonde a 115 o 120• C., ma già a 95' passa. dallo s tato polverulcnto ad uno gommoso. A 230• C. cominciano a svilupparsi vapori bianchil la massa facendos i via vin sempre più bruna, e poi seguit-ando il riscaldamento a poco a poco carbonizza. Su las tra di platino abbrucia senza lasciare traccia. di residuo.
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RIYISTA DI CBIMff;A E lFAR:'lfACOLOGlA
La podolì llotoxina, il vero principio attivo, secondo l'autore, della radice del podofillo si può ottenere molto pura con un altro metodo ancora più semplice. La soluzione alcoolica. dell'estratto cloroformico è a questo scopo mescolata con ossido idrato di piombo, e questo miscuglio polt.a.ceo evaporato rlno a secchezza. a bagnomaria, il residuo polverizzato estratto con etere, e l'cstt·atto etell'eo scolorato col carbone animale. Resta una soluzione eterea quasi affatto senza colore, da cui per spont.a.nea evapot azione deposita. la podotillotoxiua in croste o fiocchi bianchi che, umidi ancora, lasciano manifest.a.mente vedere sotto il microscopio dei cristalli aghiformi. Tanto la podotillina amorfa quanto la. cristallina si mostra intensamente velenosa sui gatti e sui cani ; bastano 0,005 gr. per applicazione sottocutauea ad uccidere um gatto. Dalla podofillinn. del commercio, l'autore ottenne ancora la picropodofillina cristallizzata in aghi sottili che sugli uomini e sugli animali esercita la sua caratteristica azione emocatartica. Sciolta. nell'olio di oliva caldo opera questa sostanza in modo analogo alla podofillotoxiua, ma solo più debolmente. Per uccidere un gat.to furono almeno necessari Og•. ,03.
Lu rlnaenntlnn. (Necledand lJiilit. Geneesktmdig. Arch.).
Nel 1874 il dott. Li borio dal Giappone fece noto un medi~amento il quale si usava in quei paesi contro l'erpete circinnato. In seguito a riccrclle pare accertato che questo medicamento sia una. tintura della radice di rinacanta comune (acantacee). Nel Giappone es~a si chiama radic.e di treba, in Bombay guidl<arnea. Essa. è conosciuta in tutta l'India come un mezzo infallibile contro questa sor1!.a di dermatosi. La rinacantina che si ricava dalla. radice suddetta è una sostanza res i no.sa di colore rosso cupo che non contiene azoto e che non riduce i composti rnmeici. Un caso di erpete circinato fu guarito con questo mezzo dopo 21 giorni di trattamento e due casi d i psoriasi girata guarirono pure l'uno in 25, l'altro in 22 giomi col semplice uso estern() della tintum. Gio\'a a sperare che la farmacopea abbia ad arricchirsi di questo prezioso medicinale.
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RIVISTA DI MEDICINA LEGALE
Amà.uroslslmulata (L'I'mpan~iale, n• 15,15agosto 1881). L eggesi nel giornale Los Avisos di Madrid, come un. medico dovesse durare fatica grandissima a scuoprire questa. simulazione, poichè il simulante si teneva dilatate le pupille· mercè estratto. di b elladonna nascosto nelle cuciture dell'abito. Fatti di questo genere si trovano raccolti io gran numE-ro in tutt i i libri che hanno un capitolo sulla simulazione delle malattie. E vi si trova anche il racconto degli sforzi fatti dagli autori per venire alla scoperto. della verità. Ma tutta questa suppellettile :ioquisitoria. oggi può essere gettata via. Lo studio clinico attento ha fatto conoscere che la. forma della midriasis è varia secondo la cagione che la Jlroduce. La midriasi per le solaoacee, ed in ispecie per l'atropina, si presenta con una dilatazione maggiore di quella che avviene per p aralisi, nè come questa è suscettibile di aumento per la istillazione dell'atropina. La midriasi per paralisi non viene modificata per l'azione della luce sull'occhio opposto, come in quella per amaurosi: La midriasis per amaurosi, o p er mancanza della eccitazione che deve originare la chiusura della pupilla per fatto refièsso, cessa qwando all'in,fermo sie;n fatti girare gli occhi indentro, c9me p er guardare nn oggetto molto vicino, e ciò per la nota sinergia. fra la. ct:mvctgenza e l'acco-modazione, e tra questa ed i movimenti pupillari.
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ltl\'l:ST.\ DI llELllCI:\A tEGA I; E
(;lanosi !iilnaulatn (J ounwl de ?nMcciue et tle cltirurflie, luglio 1$8 1).
Il J<lltrnttl cle m~decine dc n () r derw.c comunica la relazione f;\tta dal sig. Dcmons alla società di mctlicina e di chirurgia di un caso di cianosi simulata, da lui osscn-a lo nellasuaclinica la»cttimana scori'a. Si trattava di una 1lonna che il nostro collega vole,·a far pnssare in medicina, c che comparre un bel 111attino con una tinta cianotica el ci volto tanto si n!-(olarc, c-he il sig. Dcmons non }•otL· a nH' nOdi pr.n~arc nd una simula:t.ionc. L'ammalata mostra ra pure d<'gli ~ puti hlcu uon meno s in~o l ari , la di cui origi ne in quelle COIIlli~ioni crn del tullo incsplicahilc. Il sig. Dareznc s'incaricò d'un' inchiesta, c non tardò a scoprire la causa del fenomeno. Si trattara di un goulitolo di ~:otonc bleu, che l'ammalata arca nascosto sotto il braccio e del quale s'era scnitn per tingcrsi il viso c procurarsi degli sputi bleu. Malgrado l'insistenza del sig. Demons per far confessare alla donna. In. causa di q ue,ta. !'imulazionc, gli fn impossibile ottenere ttualsi•lsi confessione.
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RIVISTA D'IGIENE
Inftue nzll preci s u d e lla ginnas tica s ullo s \ ·iJupftO fis i c o d e ll'uomo (G-iornale della Società ila/ùma cl'iyieur:, n• 8, agol>to 18tH). Delle ricerche esatte su quest'argomento sono invero una rarità; ne abbiamo alcune fatte allo scopo ùi applicnzioni al servizio militare. Il dott. Durq, per esempio, è \·enuto a conclusioni interessanti, ma che lasciano sospettare non siano troppo esatte, tante sono favorevoli : per lo meno bisogna dire che le ricerche vrnncro fatte su un personale scelto. Il dott. Chnssagne ebbe la bell'idea d'occupars i eli 11uest'argomento, che acquista lanto più importanza ai nostri giorni che si va rendendo obbligatoria la ginnastica in tutte le scuole. Egli estese le sue ricerche ai 401 allievi della scuola normale militare di ginnastica di Joinville-le-Pont, quali erano, senza fame scelta; c distinse fra. loro la proporzione per cento degli aumentati, diminuiti e stazionari. Ogni osservazione, assicura Chasso.gne, venne fatta con tntte quelle garanzie che si richiedevano ali n sua a ttendibilità. Ecco la. relazione : D urata. effetti m degli esercizi ginnastici: cinque mt>si. I ndividui esaminati 401, dell'età di 23 anni, e statura media m. 1,65. I n l GO giorni di effettivo lavoro ginnastico si videro crescere: Il 1)erimetro loracico . . ...... di c. 2, 51 su 76 % dd ginnasti; Il • delleb1·accia . . . .. di c. l, 28 sn 82 • Il • dell'cn:(llnbraccio. di c. O, 57 su 62 • li • della coscia . . ... di c. l , 38 su G4 • Il • del 1Jo1paccio. ... di c. O, 82 su [16 •
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RIVISTA
Come conseguenza dell'aumento muscolare, crebbe anche la forza misurata al dinamometro: cioè: la forza di ~ollcvamcnto (p3UdiB3miu) •. di 28 cbilog. sul\'86 % dei ginnasti; • di flessione dcll'a.valllbraccio sul braccio destro ...•... eli 3,26 • • • 63 flc~sione sul bracci<> si· di • nistro. . . .. .. .. . . ...... di 3,62 • • 63 • d t prcensionc della 111!\110 destra • ....•.... . ... . . d i 5,62 • • 76 • di prren~ione deliA. mnno si• ni~tra......... .. . .. ... di 5,48 . • • 68 • 81 9.75 • • • di prccn~ionc tldlcdnc man i di 74 Ù<?l braccio diste~o....... di 2,41 • • di !<Cattodcl trici pi te (~aleio) .. di 10,06 • • 75 • •
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Queste cifre, cosi nude come sono, meritano grande attenzione pcrchè ci fanno capaci dell'importanza della ginnastica nell'educazione del corpo. Non stimiamo necessario spendervi attorno parole, perchè ancbe fra noi la ginnastica fa parte dell'insegn amento obbligatorio.
Gli apparecclti dis infettanti e oJ nte zzo dell'arta c alda, di HEnsCJtER (Annali unive1·sali di medicina e chirurgia, agosto 188 1). In una seduta della Società di medicina pubblica dello scorso aprile, il dott. Vidal fece la descrizione della stufa disinfettan te, che venne da poco inaugurata nell'ospedale di Saù1t-Lot~is a Parigi. Nella discussione che segui furono rilevate parecchie inesattezza di costruzione, onde ne venne l'idea di nominare una commissione per studiare e suggerire quali siano le migliori disposi zioni da raccomandarsi nella preparazione dei locali e nella costruzione degli apparecchi. La commissione risultò composta di 1\Iarié-Davy, presidente, André, Iludelo, Napias, Rochard, Vallin, Vidal ed Hcrscher relatore. Il suo rapporto fu presentato nella.. seduta del 22 giugno 188 1, ed è adorno di figure dimostrative.
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Le conclusioni alle quali la commissione pervenne sono le seguenti: l' Separazione completa fra gli oggetti da disinfettarsi e quelli già disinfettati; 2' L'impi ego di stufe a due porte: l'una anteriore, l'altra posteriore per l' entmta c l'uscita degli oggetti trattati, con adattamento di apparecchi mobili su ruote per appendervi gli oggetti medesimi con uncini ; 3' L'impiego di materiali cattivi conduttori del calorico per l e pareti della stufa, con doppio ri l'estimento interno in legno, onde assicurare una temperatura uniforme in tutte le parti della camera a disinfezione ; 4' Una diS}>Osizione tale degli apparecchi che l'aria calda penetri nella stufa dalla parte superiore, attra1·ersi la cameretta in strati isotermici, spostandosi successivamente dall'alto al basso; 5' L'uso del gas come mezzo di riscaldamento deve preferirsi con l'adattamento di un r egolatore automatico ad aria, come quello di Arsonml; 6" Quando non si possa far uso del gas, bisognerà ricorrere soltanto a' mezzi di riscaldamento che possano funzionare con grande regolarità; 7' In mancanza di un regolalore automatico della temperatura si può impiegare con Yantaggio un termometro a mercurio, che faccia funzionare una suoneria elettri ca appena il calore della stufa raggiunge quel limite che non bisogna oltrepassare. L'osservanza di queste misure avrebbe per conseguenza di assicurare un efficace e sicuro funzi onamento delle stufe a disinfezione coli 'aria calda.
I mol'ime utl r espiratori modific ati dnlla g inna• s tlc n, del dott. ì'IAREY (Annali w tive1·sali eli -medicina. e clti?'ltrgia, agosto 1881). Man mano che per mezzo dell'esercizio si acquista maggiore att~tu.di ne ginnastica, anche il petto si dilata, i muscoli inspir~ ton SI fanno più potenti, c l'inspirazione riesce più profonda.
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Xel mctle:<imo tempo i morimenti respiratori si fanno più lenti c pitì ampi. Il tmcciato fornito dal pneunwgrafo mostra, cltc dopo ,,uattro mesi di csen:i;.:io, l'altezza dcll:t curva che segna !"ampiezza re>;piratoria, è <(U:Htro o cinl(ttC volte più grande che Jlrima ; che cias~.:un a croluzionc respiratoria completa dura r inr1uo minuti !iCt:ondi, mr ntrc innanzi la g'nnas tÌi:a non dtmn a che tre secondi. F accnrlo eo:c~nirc un[t ra!'ida co r~a a due itHli drlui in tutto !'imi li. ma di cui nno sin 8lato preparato colla ginnastica c l'al tro no, il pri1110 dopo la corsa nou sente il bisog11o di aumentare nè il numero, nè la profondità delle sue respirazi uni, n d itfercn.:a ùd Recando; il che vuoi dire che l 'esercizio ahituanrlo il polmone a tli latar:;i ampiamente, renda 11iù facile il passnggio del sangnc attrnvcrso a rJnCst'orgnno, c pre,·icne la congestione c l ' in,~orgo .
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VARIETA ---xx-
Caso singolnre tll tcntuto snh!idio. Pugua1-le iuftUo n e l crnnio. Fcrit~" d••l cer\·cllo con maneanza tU sint.omi (Journal de rnétlPcùte et de clururgie, agosto ltìSl,
art. l Hll.J-). Due coniugi ebbero un ~io1·no una viva contesa. fra loro in C<tu8a del danaro che il marito non potent fornire alla moglie per p;1gare la pigione. Qu c~li stanco delle ingi urie sofl'crtc, risolvettc eli togliersi la \' ila.. A ta.lc intento, si serv1 d'un piccolo pugnale, lungo 10 centimetri, se Io pose alla sommità del capo, c con l'aiuto d'un martello, ve Io immerse fino al manico. )fa con ciò non ottcune pnnto il suo S<'opo. Xon solo non potè lihcrarsi del la vita, ma le !'UC fùcoltù. intrllcttu;tli si erano conservate del tutto intngrc, c così pure l'uso dci ~t•nsi c dci movi111cnti. Assai malcontento di an•rc così mal collocaro il pugnale, fu costretto a chiamare il mcclit:o, il •Jnalc teutò tli to~lierc lo stn11nento dalla. scat ola. cr;H1ica, ma non riesl'i per quanti sforzi facesse. Si richiese il dott. Duhrisa.r; ma anche gli sfor7.i fatti in (lue, non ebbero miglior fortuna. Essi, tiran(lo il manico del pu~n:tlc, ~iunscro perfino a sollevare il corpo liC'll'amwaln.to; l'anna pC'rò infitta so lidamente nelle pareti del cranio, non si movcm.•\.IIont il paziente fu condotto in uno. vicina bottega. per applicargli elci meiiZÌ di trazionH ~utlicicnteme n tc energici. )[e,Jianle una forte pinza di ferro, messa in movimento cla form mccc:anica, c stando l'ammalato Scclnto per IC'rra c tenuto ben fermo, in o:apo a pochi minuti si ]!Otè estrarre la lama tlcl pugnale senza scosse, solo sollevando da terra il COI'[JO de ll'ammalato che ricadde tosto, per rialzarsi pure subito, c camminare c parlare. Egli ricondusse il sig. dottore Dubrisay alln. carrozza dicendogli : grazie. La. lama dell'is trumento ent r1uakhc poco piegata verso la punta; si vedeva che :we "a urtato contro un corpo t!uro, cioè contro la fossa occipitalc. Tcmcntio!;i una mcnin:.:ite, l'ammalato fu condotto all'ospedale Saint-Louis nella sezione del dott. Pcan; lll<t ne uscì dopo otto giorni, senza che si fossero manift•stati acchlenti infiammatori o para.litici.
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Congresso medico internazionale di Londra (Co"tiJmazione, v. asr.. a/l t.)
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Mi>DICINA E ClllRURG IA MILITARE.
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Il primo argomento svolto in questa sezione fu quello del tratt3.11lento antisettico delle ferite sul campo di battaglia. Il profcssor Esmarch; il chirurgo generale Mouat, il pro f. Longmore e il dott. Casso n, tutti convennero che il rigoroso metodo lis teriano con l'uso della nebbia carbolic:a non può essere pos to in opera s ul campo di IJattaglia. Il prof. Esmarch dichiarò che scopo principale deve essere quello di trattare le ferite in modo che non risulti ulteriore danno al ferito durante il suo trasporto alla stazione di medicatura. D 'altra parte però tutti ammisero c:he la prima medicatura dorrebbe constare di qualche applicazione an tiscttica, e furono raccomandate varie t orme di medicatura da potersi portare in un piccolo involto ùa ogni soldato. Il dott. Port !oLiò molto un piumacciolo a!>ciutto di cotone assorbente, per cui potesse essere assicurata la fissazione dell'acido carbolico, e racconundò che fosse portato in 1ma. piccola cassetta di latta. A questo fece obiezione il chirurgo maggiore l\Ielladeu osservando chn se la cassetta fosse colpita da. una palla, le sue particelle potrebbero aggravare o cagionare una grave ferita. Il prof. Ueyher ftt il solo a raccomandare il rigoroso processo Iisteriano n.lla ,tazione Ji meJicatura. Sono molto notevoli imece gli esiti da lui ottenuti ùuraule la guerra turco-russa, in cui fu usato rigor osamente il metodo listeriano, onùe })Otè compiere delle r ese:doui artil'olari alla stazioue ùi medicatura..l\ra bisogna ricordare che ei si trovò in eccezionali favorevoli circostanze ed era fornito di mezzi di medicatura e di assistenti quali ùifticilmente
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ha la fortuna di avere un chirurgo militare sul campo di battaglia. Il chirurgo generale Mouat espone che il metodo antisett ico è da lungo tempo usato dai medici militari inglesi; ricorda che durante la guena della N. Zelanda non vi fu nè un caso di piemia, nè di cangrena d'ospedale, nè di eresipela in tutta la campagna; le ferite furono curate dal Condy. Inoltre fin o dalla guerra di Crimea il dott. Mouat trattò i suoi ferili con un processo disinfettante usando una soluzione di creosoto nell'acido acetico con esito felicissimo. Negli ospedali di campo _però potrà probabilmente essere eseguito il metodo listet·iano in tutti i s·uoi particolari, specialmente se l'ospedale è in una città. Alla seconda seduta il prof. Esmarch lesse uno scritto molto pratico sul trattamento delle lesioni dei rasi sul campo. Sostenne che tutti i torcolari dovrebbero essere sostituiti da tubi elast.ici, per mezzo dci quali può essere assicurata la efficace compressione dei vasi fincbè il ferito sia portato al luogo di mcdicatora. Si dovrà poi legare il vaso sopra e sotto il punto ferito ed usnrsi le più rigorose precauzioni antisettiche. In quanto all'uso della gomma ela<;tica nei climi tropicali si rivelò qual che differenza di opinione. I chirurghi generali Fayrer, 1\fadean, Hunter e Mouat, tutti trovarono la gomma elastica inutile in tal condizione. Altri chirurghi fecero contraria osservazione, e, come notò il chi111rgo generale Partriùge, questa discrepanza di opinione procede probabilmente dal fatto che nella preparazione della gomma elastica ent.rano alcuni clementi che possono fare che talora il materiale si guasti e tal'altra rimanga buono; c suggerl che dovesse evitarsi nella preparazione l'eccesso di solfo. In sostituzione dei tubi di gomma elastica il chirurgo generale Tiillings propose alcune piccole molle spirali mebllicbe. Argomento della discus::;ione della terza seduta fu il trasporto dei malati e feriti in tempo di guerra. Lessero su questa materia. il dott. Gori professore di chirurgia e medicina militare alla università di Amsterdam, il dott. Cunha Dellem di Lisbona e il dott. Fagan di Delfast. Il dott. Gori e il dott. Cunha J~c llcm richiamarono ambedue l'attenzione sul dispendio e la difficoltà di mantenere speciali costruzioni. Il dott. Cunha Bcllem sostenne che si dovesse costrUire un modello semplice e poco pesante da potere essere portato dai portaferiti, od essere accomodato sui
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CO~GRE:o;SI
r cil:oli or<linari, etl inoltre che tutti i carri dei Lagagli c delle munizioni dorcssero es~e re faLbrieati in modo da potersi usure }Id trasporto dci feriti. Il dott. ùori parlò quindi della istruzione dei porla frriti, sul qual punto insistè' pure il chirurgo generale Hr.t h, le cui osservazioni su questo argomento, come t.ntte le altre su cui parlò, furono ammirabili per lo scopo eminentemente pmtico. Il chirurgo generale 1\Iou:~.t lamenti> la mancanza. 1li m1 wodell o per trasportare i feriti dell'esercito inglese che riunisse ht semplicità, il buon mercato c In. facilità di e!:'serc cgu:~ lm entc trasportato dai portaferiti o sui carri o sui Yagoni delle fcn o\·ie. La principale diflicoltà con cui ha da combattere il chirurgo inglese ]lei trasporto dci feriti sembra essere quella che il campo di battaglia non è solo in paesi cirilizzati, come è generalmente il caso per le nazioni contincnta.li, ma nuche in paesi iucolti. Non vi ha (lubùio che il più comodo e facile mezzo di trasporto fin qui costruito è ildhooly del chirurgo ma~giore Hamilton che è stato adottato dal govemo intlir,no pel Sei'\' izio dell' India. ~ella seduta successiva la discttssione principale si aggirò sulla etiologia della febbre tifoidea nell' Intlia. L'opinione rlel ~.;hirurgo generale 1\Iaclcan che la fchhre tifoidra deriri solo da cause pntogenicho non può essere sostenuta. Il chirurgo generale llunter c il dott. Nonn:~.n Chevers appo!-(giati alla loro incompa:·abile esperienza sono assolutnmcnto ~.;ontrari a crc1lcre che tutti i casi di fclJhrc tifoi1lca dipendano da cause infctth·e e 1la. un print:ipio specifico formato nel corpo 1lclmalato, ma. che \ ' Ì sono iucontrastahi lmcnte casi di origine atmosferica o climatica. Il chirurgo :Martin emise in nn suo scritto l'opinione che in con~cgu e nza delle condizioni del clima indiano, il feg:~to si atfatica in nn eccesso di lavoro cagionante dapprima un aumento di attiYità ùe llt~ sua fun zione seguito ùa una reazione con decadimento di questa funzi one. Allora o per semplice coincidenza o come uu f:~t.to vicario, certe gbtndolc intestinali doventano straordiua.rimncntc attirc, tenninan1l0 tinalmentc in quella particolare e pntognomonica inlianunazionc che co:;tituisce il c:~mttcre della febbre tifoidea. Questa h•oria molt.o ingegnosa serre certamente n sp i e~are quei casi freqncuti di fcLbre tifoidea nell' India che non pos~ono in alcun modo ascriversi a cnnsc infettive. Fu pure
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sulla nntu1·a ;lclla cosi t le! t a fc hhrc t if'o·mnlnrica. I l clott. Seri\'Cll noto prt· le s ue rit-rrchc s ulla febbre tifoidea ndr India, atr.. rmò che le pcr;;onc che sono state colpite dalla fdJIJrc malarica sono particolarmente dis poste alla tifoidea e ehe i 111:th\li t:Ou\·alcsccuti eli tifoidea sono :- pes~o attan:ati dalla f.:IJ!orc intcr111ittcntc. La quotidiana osscr\'azione tlimostrachc uei paesi di malari:l, il gcnnc malari;,;o !'i s \'olgc ucl ~:or:;o ùi altre malatti e c co::,i :uH:he dumnt c la fciJIJrc tii",)i;lca. Higu:\l'clo alla questione se gli intligrni sir uo escuti dalla febbre l ifoidca, il chirurgo generale llanlcs di,;sc <·h c nc~suna. mzza. o setta. ne è esente, mn. che for!ie !!li in;ligr·u i non Yanuo tanto frc•JI• eutcmcuiC so::t~;· tti a IJIICsta come ad altre fclJh ri. Sul f;ttto li<•lht prernh'uza della. fc!Jhrc tifoidea fra i gion1ni soldati nell' India , il ch irurgo gcut•rale :\Lwle:tn in~i > t è pcn·hè i gioraui soldati sbarc:uulo nell' lnclia sicno maudati nelle stazio ni Clr\·ate. L'argomento s u cui si ::;\·obc la di;;cussioHC dell'ti ::tgo!..to fu !:L intlucnza del Conlayious Di:sea;;e.~ Arfs sullo. cstcnsionetlelle malattie Ycnr rce fra le truppe l'he !'rn·ono nel Hcgno Unito. La materia, fu tratt::tta principalmcute ù::tl lato stntbtico. Fu letto in proposito uno scritto dell' ispettore generale Hvbcrto Law...;on c, COJnC io tutte le altre Ocl'a~ i o ni, fu provato ahhondantcmentc il hL• ndizio gmnelb.-.imo d<·l Conlayinus Di-5eascs A cl.~ non !'Olo ~ull'cstcnsione di tut te le fnnnr eli malatti e Ycueree fra la trupp:\ ma si ancora fra la popobzi one eh·ile (}(•Ile stazioui, in cui liL truppa cm ace1uartiemta. Così coufrontando quindici stazioni sog~e tt e o. quesllt l e~gc e CJUillllici esenti durante i pcrioJi l~lìl tjfi c 181i /-/2 si ossc·n·a una notc\'olc ùimiunzione ucl numero dci nHllati nell'ultilllo peri odo di l'C i anni, qnnndo la legge cm in pieno Yi~o rc . Il chirurgo Jil'_,· rrs <1::tJ!iuHse che le guardie s tanzia.te a \\'i lHlsor prima soll'ri\'ano immr. usaulenle la sitiliclc. Subito dopo la introduzione della legge a \\'indsor segni un:tlliminuzione m~ ll a sitilidc, c ora le guardie si può dire che ne sono esenti. ~iuna diminuzione si \' \'C'rilh-nta in r1ucsto tempo fra le guardie stanziate in Londn1, clo\'e la lrggr non è in yigMe. T diÌrur~hi generali :'ll onat, Gonlon c Riit h rc~ero ttmpia testimonianz,t del grauclis:;imo bcncti;do eli questa legge, il LWth agL:iungcnclo che una cosa che gli ~c i c nziati tecleschi non potrebbero intendere si è che pote-;se esseni discu::;sione su questo soggetto.
1004
CONGRESSI
Nella seduta della sera, sir Giuseppe Fayrer espose chiaramente i diversi stati morbosi prodotti dalla azione del solo nei climi tropicali. Questi sono principa:mcnte tre: la semplice sincope per esaurimento cagionata dal calore; uno stato analogo alla commozione (Shock) dovuto alla azione dei raggi diretti di un gagliardo sole sul cervello e s ulla midolla; c l'eccessivo riscaldamento di tutto il corpo o dai raggi del sole o dall'alta temperatura da loro protlott<t cagionante un'alta febbre termica. Fu segnalata la grave prognosi nell'ultimo stato. Sono in questo prodotte inevitabilmente gravi alterazioni di struttura nei centri nervosi. Questo è attestato dai dottori Yantlell di America, Cbristie ed Ewart, secondo la cui esperienza, gli individui affetti dopo la cosi detta guarigione si trovano c:tmbiati di carattere morale. Neppur diflicile è che seguano la manìa e la epilessia , e la conclusione pratica di c1ucsti fatt.i fu formulata nella opinione che a chi abbia avuto una volta un vero colpo di sole non dovrebbesi mai permettere di tornare nell'India. 11 dott. Ewart indicò speciahnente che nell,l cura di questa grave forma sono necessari i bagni di ghiaccio e non semplicemente di acqua fredda. In (!Uauto ai diversi effetti del calore sugli indigeni dei climi tropicali e sugli inglesi, fu ossenato da sir Giuseppe Fayrer che sebbene un indigeno tolleri meglio i 1·aggi diretti del sole di un inglese, se però si d1iutlono tutti e due in una. stanza che abbia una temperatura. di 120° F.• (39• C.) l'inglese vivrà più a lungo perchè è di piit forte costituzione. L'ultimo giorno della seduta fu dedicalo all'esame di una memoria dell' ispettore generale l\'Iacdonald s ul miglior sistema di soccorrere i feriti :t bordo delle moderne navi da guerra. L'autore propngnò un sistema Hsso c definito, ma. la maggioranzt> degli oratori fu di opinione che un tal sistema sarebbe impossibile a l)ordo delle nn ri. Il prof. L ongmore lesse uno scritto in cui eruno esposti alcuni nuovi fatti r clatiri ai dift'crenti effetti prodotti s ulle ossa. dalle palle Henry-Martini ed Enfield. Trovò che con quelle una maggior quantità ùi fragmcnti spostati mantengono i loro rapporti col pcriostio; c cb e sebbene possano formarsi grandi fessure nelle ossa. estendentisi compl etamente attraverso l'apofisi, la membrana sino viale dell'articolazione può nonostante rimanere intatta.
CO~GRESSI
1005
Questo indica l'urgénte necessità d'immobilizzare tali frattnre fin rla principio; c quindi sorge la questione, come osservò il chi• rurgo generale Mouat, circa la influenza che la estensione delle fessure può avere sulla altez~a a cui in un dato caso può essere eseguita l'amputazione. Finalmente il chirurgo maggiore Sandford 1\foore in uno scritto s ull'ordinamento interno dell'Army Hospital Corps (corpo degli infermieri), richiamò l'attenzione sul fatto indubitato che pel perfetto funzionare di questo corpo sul campo di battaglia è assolutamente necessario che i conduttori del carriagg~o del corpo sieno uomini del corpo stesso. Il 10 agosto molti mrmbri della sezione si recarono a Aldershot e assisterono alle manovre eseguite ammirabilmente dagli ufficiali e truppadeli'Army Medicai Dcpartment e .Army IIospital Corps sotto gli ordini del chirurgo maggiore Sandford Moore comandante il deposito.
l OlJG
CENNI BIBLIOGRAFICI --~
{.'outribn:.donc alln medicm.tnrn delle ferite in ge• nere t'd n qut•llt\ tli a•·mi dn fuo c o lu iSJ)CCle, d el dott. Gt u vA Flt AXn:st; A);TOXIO . È un volnmr ùi oltre 10n pag ine. L'autore meLiico milito.re ne lla ri >'c rra, l.Jasantlosi sull'espcri t: nz:1 avuta ucll'e;;ercizio della s ua professione ~o pra parecchi interessantissimi casi di traumatbmi, rhia11m l\\ttc n2ionc dei eollc,ghi e s pecialmente dei medici lllilitari s ul va lore tlclla c h iru q~in. cuuscrvati,•a, qualHlo informata r igo rosa11tr nte ai princ ipi di Li.strr. I casi da lui ved uti ebbero s uccC'.'Si urìlla nti cd insperati e sono una nuom coufcrma ùcll'imJllc nso hcnctic io che ritrarrà dal 111\.' t.odo listcriano la chirurgia di g uerra. Ut•Jadic~onto !da\.C ,istlc·o
d e lle mahattie o c ulari du· rante 11 bh·mnio 1 S 77-79 nella R. cllulcn ottal· mi<'a. di ~n.poli, diretta tlal prof. C ASTOR .\XI. Le molteplici operazioni prati ca.tc in quella clinica nel biennio
1877- 7H ed i f1.wore voli ~s imi risultati ottenuti s u~gerirono nl
do tt. l>' Angelo, assistente alla detta clinica il lodevole pensiero •li pubhUcame un ben Ol\li na to re ndiconto. Fra le principali opel"a7.ioni notiamo quelle di ca.taratta, eseg uito per la.Jll<ls:;ima parte co i processi de l pro!·. Ca.storani. Fui-ono operati 76 occhi dci •Jnali 6-1- ritrassero perfetta guarig ione. Abbastanza numerosi furono J!li atti operativi s ulle vie !agrimali, In massima parte pe1· stenosi e dacriocistite cronica. Gli individui operati furono 2~, de i quali 13 guarirono con esito completo gli altri int:ompletamcnte. Su 13U individui operati per afl"czioni oculari divers e non si contarono che 10 esiti infaus ti. ~l
D i r t\tto t•t>
ELIA Colonr1~lfo Jiutflco, rutmbro ciel Com ilnW dl sam'lù mìlita rt . ~l
R c d uttoro
CARLO P RETT I Cap ii.:lnO wt~lir& .
Nvn:-;r F f:o~:nrco , Ge-rente.
1007
NOTIZIE SANITARIE
Stato tuuaunrlo di tutto n n. eserc ito n e l mese di aprile I SSI (Ginnt. mil. u(/ic., 1881, parte 2", n• 31). Erano ne.ali OSJH.'tlali al 1• aprile 188 1 ( 1) . . . . . . . . 77rl3 Entrati nel mese .. . . .... ·. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8U80 Us l'iti. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9488 11Iorti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . l t;;; Rim;<sti al 1• maggio 188 1 . . . . . . • . . . . . . . . . . . . . G80ll (:iornat.c ù'o;;petlalc . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. ... 2ll021 Erano nelle infernwrie di corpo al l • aprile l BS 1 . . . . . Entrati nclme~e ..... . . . . . . . . . . . . .......... . Usci ti guarì ti . .. . .. ... ..... . .... . .. .... . .. . , per passare ull'osp ~ ù ;tlc .. ... .. .. .. ... . .. . .!\'[ o rti . . .... . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . lti mas ti al 1• mnggio 188 1 ...... . .......... . .. . Gi on\ate d'infermeria .. ... . . . . .. . ... ....... . . .
718-tS
M o rti fuori degli ospedali c ùc lle infermerie di CO I'(lO •• Totale ùei morti ..... .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
20 208
2l!l3 9330
7871 1 6R~
3 222()
Forza meùia giornaliera della truppa nel mese di aprile. 216230 Entrata media giornaliera negli os pedali per 1000 di forza 1,34 Entmta media giornaliera negli ospedali e ne lle infermerie ùi corpo per 1000 di forza (2) ....... . ..... . 2,G2 M edia giornaliera di ammalati in cura negli ospedali e nelle infermerie di corpo per 1000 di forza ....... . Numero dci morti nel mese ragguagliato a 1000 di forza (l ) O,;pNiali anilil a ri (JH'incipali , s nccursali , infc1·m~rie di JH'PSidio e s pcci::tli ) e ospeda li cil·ili. (~) ~onu tl~do t!i gl i iulonll\l~ti pas~at i ;ogh ospeda li dalle inft'rnull·ie d c o t·po.
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NOTIZIE SANITARIE
Morirono negli stabilimenti militari (ospeda.li, infermerie di presidio, speciali c di corpo~ N. 144. Le cause de lle morti furono: sinoca l , meningite ed encefalite 6, nevrosi (tetano) 1, bronchite acuta 5, bronchite lenta 4-, polmonite acuta 25, polmonite cronica 4, pleurite 12, tubercolosi miliare acuta l, tubercolosi cronica 3, altre malattie degli organi r espiratori 1, endocardite e pericardite 1, catarro enterico acuto 3, catarro enterico lento 1, malattia del fegato 2, peritouite 3, malattia di Bright 1, ileotifo 30, meningitc cerebro-spinale 3, vaiuolo l, morbillo 19, miliare 2, febbre da malaria l , cachessia palustre 3, cachessia per aglobulia e leucocitemia l, sincope l , r esipola l , otite l, ascesso lento l, carie e necrosi l, artrocace 2, ferita da puntn. e taglio l, ferita d'arma. da fu('CO 2. Si ebbe l morto sopra ogni 97 tenuti in cura, ossia 1,03 per 100. Morirono negli ospedali civili ~. 44. Si ebbe l morto sopra ogni 56 ten uti in cnra, ossia 1,79 per 100. Morirono fuori degli stabilimenti militari e ci rili, per malattie 13, per ferita d'arma da tagliò l , per suicidio 6.
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SOMM-~R. I O
Pag. 10Q9
~z t• m m·ie
u r l.-iu:1li.
La 11 w•:. olt>l•o.~iZIOII" ulint~t~roalu ~ul la misurazoonu d<· l torace in rapporto alla staluo·:t tt <•lla. Vthilf< dogli insct"itti di IPVII, e t suoi effllllt, clt·l Doti. Maeslrell l Domenico cnl>itaoo medico . . Pau. 1011 Della de lf' t'tllllta7.io"o P. m iSUI'!\?.10110 de lo stato diottri CO sral i co all'ottalmoscopio. del D. F. Baroffio colonnello m edico , . • • 10~9 Cistotomia IJél'ltlealo e succe~sova uret1·otomia esterua, di l. Montanari tenente colonnello me d i co . . . . . . . . . • 1061 FrultUt·a della tthia siuistra. comvlicata a g1·ave fallo cnt·l·bral.,, di E. Barocchlnl c;1p11an o med1co . . . . . . . • 1M3 Il farcino uell'uomo, A. Lonbardo capitauo medico . . " IOS:! Spasmo tetat11co generale coos~cullvo a ferita, seguito d:• guat·1g1one, . . • . . • 1093 Carbone F. Bruno sottoteneuh• mertico Nota clinie\a di un Cll$0 di sifilide costitu zionà.le con prevalenti rouomeni di emoOiia, E. Oterl teocnte m ed ico . . . . > 1113 Un caso di ps1copat h transitol'ia per embolia pigmentar•ia- F. Ca · saburl ten ent<' medico . . . . . . . • . . » lll!t
l&l"ls ta del ,r;ioroull llaliaoi e d • : tltc rl. RIVISTA MEDICA
Sulla peptonur1a MI r eu matismo articolare acuto- Jaksch . pag. ll35 Le fal~e dispeps1e - G. Sée . . • l 136 Sulla e 1·itromelalgia - Lannols . . . : . • . . • 1137 Delle interm11tenze del polso. della siucop•~ e d e lla moriA! imprO\' vio a. nella convalescenza d P.lla febbre 11foide - Lauglet . • • ll:l8 Sulla pneuroonit e inlfettivn - Klrchensteiner . . • • 1138 l(c hinococco o orticaria - Walss • • • • . . • . • 1139 Sulla puntura della :milza a St'O i>O tempeutico, sp~cia lm cute nella le ucemm llenale - Jager. . . . . . . . . . • Il iO Sui fenomeni consecutivi osservati nelht con,·atcsceuz;a del vaiuolo - Laudet . . • . . . . . . . . . . • l l12 Il bacillo del tifo addominale >'d il procPs~o rrf·•~u - Klebs. . • 1141 ConlribU7.iOne alla patolog1a dell'iufeZlone malar1c:> - Aflana ssiew. " ll~'i Sul colpo di calore - Meyer . . . . . . . . • • 1146 Intorno '" <listurbi dell'udito e tlell'equilibrio che tengon o diofro alla men111gi•e r.erebrO-SJJinale . . . • 1149 L'ulcern. dell'esofago per digP,sllone . . . . . . . > 1151 Sulla paralisi del vago - Lauger . . . • • . . » 115'1 Gangrena polmonare dovuta ad un "l e mento con u•r.r•usù- Su ne o Molllot .• 1158 Patogene~1 della febb re g 1n ll a - Correa ed Azevedo • 1150 Cl>\ralteri e plll'iodi d e lla febbre gialla - Dlaunlsio . . . . . • 1160 Cootribu7.iono allo s~udio della scle rosi c1•attca d'ol'i;.tioc c:11·drac!l - Talamon . . . . . . . . . . . . • lllil Sulla glicosuria e inosituria. sulla d egeu .. radonu nd1posn tlel pan creas - Cuelllot • . . . • . . . . . . " llfil! Sulla manifestax1one della paroLite epidemica fra i m1h1an in Stettino oell'lo\'eruo del 1879-SO e nella prima ve1·a del 18,0- Settek_orn !'. 1163 Convulsioni per depressione del centr i SJlin:oli rJtleaSJ Jntblloru - Relchert. . • . . . . . . . . . . • 116-t Sopra un caso di miosite ossincaute pro::r<'ssiva - Hellerich . " 1171 Di uo lipoma del canale int .. stinale distacca tosi spontnuoc:uncnte .,cl espulso - Albrocht . . . . . . . . . " 1172 SiJZ111flr.uto c l onico dell'acotlo fugfo>·icu nell'unua- Zuolz er · • 1173 Su ll'e rliless it< ga strJca . . . . . . • 1171 Sullr• tnothca7.t on e <• t ereo-uppt:t~ea lll'l ,.,.,uolo " 1171\ HIVI ST,\ CHIRURG ICA .
Del rt~nn•~·~~~ ~~~""'V dd l" sr.h•':!l{l~ os,ee al tullo separate d alle loro uatm·nlo a<IPH'nte - Bergmann . . . • . . . . " 1177
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AI NOSTRI ASSOCIATI E COLLABORATORI
--La presente dispensa, rolla quale il nostr·o p~ ri odi co completa l'anno 1881 , XXI X anno di sua esistenza, contiene l'i uniti i tre ultimi fascicoli di ottobre, novembre e dicembre che non comparvero, come di r·egola avreltber·o dovuto, successivamente nei r·elati vi mesi. Scrupolosi come fumm o ~e mpre nell'adempimento dei nostri obbl ighi , sentiamo ora il dover·e di giustificarci presso i ~ostri as:;ociati per que:;to inusitato r·itardo , il qual e, anzichè da imputar·si a nostro volere, pi'Ovenne unieamente da diffìcollil ammin islt·ative insorte nell'occasione del camhio della ti pografìa. Possiamo però anche nssicural'li che atlnnlmenle ogm ostacolo è rimo:>so, eire i lavori si sono ripresi colla consueta regolarità e che d'om in poi le pubblicazioni non soffriranno p i u alcuna intcrTuzione. Ci crediamo poi dispensati dal fare nuove promesse per l'nono entrante. - La benevola accoglienza incontrata dal
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giornale tra i co lleghi dell'esercito e tra la slampa medica 111 genere ri l'a ~pernrr che l'indirizzo ~c i enli~ eo tracciato dai n o~tri predPces~nri e da noi :;egu ito corri sponda tullora ai tlt·:;id r ri della gra ude maggiot·a.nza. l 1 er lo che noi pro:;egu iremo fitlur iosi in tfu esla \' Ìtt, confìd;mdo pero sem prt~ d te i noMri do tt i con fra t r lli vorran oo eon Li nua re a so v ve uirci larga111e11Le nell'opera noslra. col portare il lribulo de i loro studii e:l o,-;;en•azioni a prolillo dell'i:;Lrut:i(.ne comune .
LA Ollt E ZI O~E
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MEMORIE
ORIGIN.A.LI
LA
NUOVA DISPOSIZIUNE MINISTERIALE SOLl 4
MISURAZIONE DEL TORACE lN RAPPORTO AllA STATURA NElLA VISITA DEGLI INSCRITTI DI lEVA, E I SUOI EFFETTr
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La Nota all'ar'licolo •l del nuovo elenco B. messo in vigore con]{. decreto 8 settembre 1881 di ce: « Nessun inscri llo sariì d ieh iara lo idoneo, se la peri fer·ia ilei «suo torace non mi sura almeno 80 centimetri ogni qual volla «la sua staluranon ollre-passam. 1,60; o lametàallnmodella -<< sruL statnra, se questa supera m. ·l ,60. \~ Qnando però la della periferia ~ up e r·i 90centimetri, essa -<< si riterdt suffì cienle, qualunque ~ia la statura dell'inscritto. « Gl'inscr·ilti la cui periferia toracica sin ùi 5 ccn timelri.o {< più nl disotto delle misu_ :·e più sopra indicate, sa ranno ri« furmati; quelli cui manchi meno di 5 centimetri, ma più di « 2, saranno rinviati alla prossima leva; quelli cui manchino « 2 centimetri o meno, saran no rinviati alla se;;sione compie<< tiva ed occorrendo poi a.lla prossima leva. «Quelli c.he nei ca:;i :;uacctnnali, essendo sla li r:invin,ti l -« alla prossima leva, non raggiungeranno neanche .in questa ! l
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LA NUOVA DISPOSIZIO:'iE MINISTERIAJ.E
« la prescritta misura della periferia Loracica samnno riformati ». Il r·imanente della Nota prescrive il modo di misurazione del torace, ed ora a noi poco imporla. Salutiamo con ver·a compiacenza questa nuova disposizione, non perchè la riguardiamv come l'ultima parola in proposito,. ma perchè in essa scorgiamo l' applicazione di un principio fisio-antropologi co co:;i indis<~utibilmente sano, che sarebbe stata vel'amente ineseusabile tt·ascuranza il disconosc.erlo più
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oltre nel reclutamento del nostro esercito. Ed il principio si è, che la prima'o più saliente espr·essione delle costituzioni forti e resistenti, quali appunto le vogliamo nell'esercito, si è la pr·opot·zionalità dell'ampiezza del torace con la stalur·a,. rappresentando la prima il valore polmonare, e quindi l' atti vi La del!' ema tosi fattor·e principale della buona nutrizione, della energia fisica, della salute; accennando la seconda all'entità dell'organismo umano. Conseguenza diretta di questo principio applicato al t·erlutamento: esclusione dal servizio militare di tutti quei giovani che, non avendo il torace proporzionato all'altezza, non offrono la migliore delle garanzie sulla loro robustezza e fi sica resistenza. Ed a questo grande scopo mira appunto la nota. sopra ricordata. Della utilità di essa chi potrebbe adunque dubitarne1 ~Ps suno al certo fra i medici, nessuno fra i militari che furonoavvezzi a vedere come spesso s'infranga prontamente lasalnte dei giovani soldati nel primo tirocinio delle fatiche militari. nessuno infine fra coloro che da una parte comprendonoquale vigoria di polmoni esigano il peso dello zaino, le lunghe e faticose marce, la corsa, !avita di agglomeramento, e dall'altra abbiamo meditato sulla vistosa pr·oporzione di morti e di inabili ohe cagionano ogni anno nell' esercì lo le malattie:
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SULLA l!ISURAZlO~E DEL TOIIACE ECC.
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degli organi r·espiratori e quelle altre che con que:;te Ìtannù streLLa aLLinenza. Per tutti questi ogni dimostrazione della -tHilitit grandi:>simadi quella nota sarebbe certo cosa superflua. ~f a vi è P.ur sempre quel dato numero di incompetenti -o di paurosi del nuovo, che su ogni innovazione, per utile -che es~a sia, bramano dire la loro, accompagnando il giudizio col risolino della incrudelità; ed avemmo a convincersi di {(Uesl.o, ptu· troppo, applicando, per In prima volta, innanzi ad
un cosiglio di len, il dispo;;to dell'articolo l. del nuovo .elenco B. Orbene per questi tali non vi è che la stringente dimostrazione dei fatti tradotti io cifre, che può valere ad aCIJUietal'li. Questa, perciò che riguarda l'opportunità della nota ora ·deun, ne abbiamo fermi ssima fede, l'otterremo ampia e non -equivoca di qui a qualche anno, quand(l l'esercito anà r·isentito gli elTetti della nuO\"a di posizione, quali potranno lradursi in UT) per cento di morti e riformati per malauie polmonari ed affini sulla forza rleii'Asercito molto più basso degli avuti fin'ora. Ma in attesa di questa non remota riprova, ci sia le-ci to accennare fin d' ot·a qualche fatto abbastanza eloquente -che possa tener luogo di quella dimostrazione. Il colonnello-medico commendatore Baroffio, in fondo di una splendida Relct.:·ione ·igienico-sanita·ria .mlla divisione militare eli Firen.:e per il1° trinust.re 1867, pubbl icata nel (;iomale di Medicina :Jfilitare clel/868, Qflriva copio>li dati numerici sulla p~rimetrica toracica in r·npporlo alla -statura ed eHt dei noi>tri soldati «nell'intento di determinare « la mi.nima compatibile col prohahile aserci1.io di una vit~ '<laboriosa, affaticata anzi, senza che ne venisse compromessa « la saniLtl, la resistenza e l'ènergia or~auico-funzionale >> (l ) (l) Il prelodnto coloonello medico, pubblicando ntl l8i'.S IJU"i oiRli an-
ropomelricl, si afferma•·a il ,,·imo fr·:J. medici mrlilari uat inr:i che prv-
·l 0 14
LA NUOVA DISPOSIZIONE ~fi:XISl'f:RlALE
Fra questi dati ve ne sono dei pre7.iosissimi che fanno moltobene al nostro caso. E:>si sono le misurazioni della statura edel perimetro toracico di 1'1 8 soldati fra defunti e congeda ti per rimando. Da tali misura1.ioni si ricava che. i delti 11 8 defunti e rifor-mati erano di stature compre:;e fm gli estremi di m. 'l ,5:> - l ,80, e di toraci arenti perimett·ie compre:>e fra gii estremi di cent. 77 - 9?. Ora, dividendo questi misurnti inquallt'O gruppi comprendenti cia!'cuno G centimetri di slattu·a e 4 centimetri di perimetro toracico , si trova che ,.ene erano della statum di Metr·i 1,5o l '6 l ~. l i. J )) 1,63 ·l 67 )) :lO H ' » •l ,G8 l ' i3 » ij l l ' i!· )) )) l .7 4, e plU 2:1 ) e ,.e ne erano clel torace di Centimetri 77 80- N. 30 ~ 4. l 7 l )) )) 81 81)) 85 88 - )) 14 .. 7 )) 88 e più 1
33!
Ora, se si osserva le due serie di cifre sopra riportate,. ne emerge ev identemente un fatto: che cioè la maggior copia di motti e riformati furono di alte stature, ma di toraci a pi ccole periferie, e viceversa. Cosa dedurne da que5to? ~on (litro che ft·a quei 11 8 perduti dall' esercito per malatLie dove\·a dominare la :;proporzione del torace sulla stalut·a, e conseguentem ente che qu esta ('ondizione deve e~:>ere stata di gran peso nel de termitHIJ·~ pu~nù il pl'in capio d~ lla pa·opNziona li!Ìl rl~ l ramp inm to ntcka :•Ila
sa\ -
turn nl'll',lcceuazionP <h• i costa·alti. Tal t>ri uc ipio fu :ll1lJI'accialo in se:ruito, di(e~o e rnlo1P;.!~ìato da molti alll'i coll..ghi distint is~ imi i <(Unii oa·n do· • ono a ndare bPn pn ~hi <Iella loro opem, ''edendolo alOne consacl'ato no:ll;o l'ota all'art l. dol nuovo el~n~o U.
Sl!LLA )IISl:R.-\ZlONE DEL 1'011:\CE ECC.
l 0 l i)
in quegli individui le gmvi malattie che ti ridussero alla morte od alla a"sl)lllta innhililil al servizio. ~f a passando dal le preziose O='M'rVazioni J cl flamffio, di un Lernpu rJrmai rernolo, ai più ren'nti dati :'Lati:; tici otrcrl i dalle ultirnc tre ttelazioui mc:lir he ~ull·~ c:o ndizioni san itarie dell'esen;ilt> nei{!i auui 187(), l ~77, Ili i~. troven'rn•> ancora di che conviili;Pre i più in ~.: rcd u t i :;nlla r>ppor'lunit:·l della misura ultimameute adutlala per gamntire nei giorani solduti la propor·zionalilit del per·imetro toracico r:on la statura. Non vi ha d1 rhbio che se, tìn'onr. vi furono "oldati nell'csere ilo ehe po.:sHÙettem il tura ce ader[tW lo aIla statura, questi furono i her..:agl ieri e gli artiglieri. Di fatti nell n b truzione complementare (.27 giugno 1878) nl re.~ob m e nlo sul recl utamento, al§ ?7 è dello: «Gli in:'rritti da as~egna1·si ai het·'' saglieri dehhono es:;cre hcnc aitanti della per,;onn, ampi « di. petto, gaglia1·di, agili, spediti alla co rsa ecc.. , de« vono rn-ere la statura da ·l ,62 ad ·l , 75 >•; ed al § 33 si legge: « gli in scrilli da destinarsi alt'artiglie1·ia devono es« sere l(L1'ghi eli petto, robusti, bene sviluppati ecc . . .. . « della statura da ·l ,64 acl l ,ii.> per i p1·imi IO reggimenti, '< e della statura da l , iO a l ,82 per i ~·ultimi reggimenti». In versamente ~e vi furono, fino al p1·esente, :::.o ldal i nei qual i, be.ne spesso, la proporzionai ili\ del tomce ~~o n la statura deve esse,·eslata poco cu.r·ata, que;;ti fumno senza dubbio i soldati
di fanteria di linea, perchè al § 36 della suddetta htruzione :::i legge semplicemente che « saranno assegnati alla fanteria « di linea gli in,critti che, dopo falle tutte le altre assegna· « zioni, rimangono disponibi li >> QLtivi di torace ampio, od almeno proporzionato alla statura, non si parla, come non vi si parla di robrtsLezza , prestanza di per:-:ona, limitazione di sta~ura ecc. ecc. QneMo premc.~so, vctliamnn e gli efretti nel :-;PijllCntc spec-
J,.o\. N UO \' A DISPOSIZIONE MINISTERIAI.E
chio co mpilato sulla scorta dei dali olfcm'Li dalle Lre Relazion i mediche sopra citale. J'.,r<lne (mo r ia e a·aform nti ) v cr rmd .,ttill oJd gl i o1·g:t11i J'Ll$1Ji ratori
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(l) Non com pres~ 1 morti e r iformati di 2a caLfgo ria.
Le malattie degli organi della rcspirazionr. procurarono il maggior nu mero di perdite appunto nella fant eria di linea, nella quale la propcJrzional ilit dcltoraec:con In statura fn meno gara n li la da Ile "i genti disposizioni sul!" a!'!'egnazione dei conscrilli alle varie armi, e furono invece assai meno micidiali fm i bersaglieri ed i soldati d'artiglieria, per i quali, insieme ad altre fi siche condizioni vant.aggiose. è tassativamente prescritta l'ampiez.=a t.oracica che, poi irn fondo >è l'esponente più sicuro e la condizione più indi ~pcnsab ilend un tempo della Yera robustezza. l\e è a dirsi che la grande disparità di per·dite per malatti e degli organi re:'piratori fra la fanteria e le altre dlte armi possa. trovare la SU<L causa prima, pinllosto cjte nella diversità del valore toracico fra i co1nponen li di quella e di queste, in altre
SULLA mSURAZIO~E DEL TORACE ECC.
10 li
cause inerenti alla specialità. di delle armi, perchè allora , se in qualche modo ciò potrebbesi menar l)l)no per il fantaccino di linea rispelto all'artigliere, non lo si potrebbe aiTatto per quello rispetto al bersagliere, avendo tanto l'uno che l'altro comuni il genere di vita, di fatiche, d' arTedamento mi litare ed ogni altra cosa che può influire ad offendere l'integrità degl i o1·gani delr·espi ro c della salute generaledel corpo. Ragione precipua adu nque del gran vantaggio che ebbero fìn 'ora i bcr:;aglieri e l'artiglieria sulla fanteria di linea, pèr· quello almeno che riguarda le perdite p~r malattie di pello, d1we riguardarsi l'ampiezza del torace piit scrupolosamentecurata nel reclutamento delle pr·ime due armi eire non in quello della fanteria la quale, per quanto egrandestromento di guerra , per altrettanto fu tenuta umile e poco dili;jentem ~nte r·eclu.tata fin'ora. Ed ecco bene affermata l'utilità della Nota all'articolo 1 del nuovo elenco B per i fatti sopra esposti; inquantochè è ben facile dedurne come uno fr·a gli effetti di essa, tanto desiderato ' e saluta1·e, debba essere quello della grande di minuizione nell'esercito delle perdite per malattie degli or·gani della respir·azione e per tutte tjuelle altre infermità che hanno con esse relezione stretta di causali tiL
11. l\la se di questo pr·imo effetto tanto nlgheggiato non aVI'euro che a rall egr·arci, lan1entando solo che troppo tardi, e non per i primi in Jtali a, si sia adottata la salutare misum ( 4), d i (l) r.o Fraocin e la S"inera sono le due oa1.ioni che,procedeodoci, stabilirono le pt·ime come norma di r·e.:lutamento la pror.orzionahrà dd IO· race alla s ta tura: la prim a con l;tr·uzioutl ITtlflis:cr•ale d<!l 13 marzo 1876 e le seconda con Or·dinanza del ~l l uglio 1Si7.
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LA :'it:OV.\ OIS POSIZIO~E lllNISTEIIIAI.E
un altro eiTello della J"otn rlell'at·Li colo l ùcl nuovo Elenco n.. di cui intendiamo tenere piu spr.cialmente parola in questo scritto, non potremmo andar :;oddisfalli del pari, qualora non cseogi tassimo un llH'7.ZO per neutralizza rio prontamente. l 'applicazione della ~o la piil. \Tolte ricorda la è racile i l comprenderlo, aumenterà di non poco le riforme innanzi a i cons igli di leva, assottigliando - fermo stanlo il contin;.{enle ùi P categoria- il nume1·o degli arruolali in 2• calego l'Iii. f: mcstiet·i studiare prima di Lut~o que:;to punto. Pct· renderei conto , con una qualche appro=-si mazione, d i quante nuo,·e pertlite può c~~e r c.ausa l'applicazione della nola a ll'art ieolo ·l sui giudicati idonei secondo il vece h io sistema , compila mmo la Tu rola ,\ IJOsla in fondo a questo scr ilio, nella quale un rilevantissimcJ numero ( 138~ l} di idonei secondo il vecchio elenco B, misu rati nella statum e nel torace, sono distinti centimetro per centimetro di altezza e mezzo centimetro per mezzo centiu1etro di pirimetria toracica. Il cortese lettore non gimlichi dalla copia di numeri che accoglio tfuella tavtlla, che noi vogliamo assonnado con una intempestira serie di calcoli e di cifre, nè ci abbandoni a questo punlo spaventato . Lo ras,-icuriamo tosto an-ertendolo, che producemmo qt1ella tarola nell'intento solamente di porlo in grado d i giudica re sulla scrupolosi Lil del procedimen Lo che adopra n1tno per compiere le nostt·e pt·evi sioni delle quali, se ci fo s simo :wcontentati di produrre soltanto gli ultimi resulLati, avremmo potuto anche far lui grazia di quella innocua con,:crie di numeri . Q uP>.Lo premesso, esaminiamo la ta\·ola in disrorso. lv i In piu elevata linea grossa continua a-a traccia il limite rra i misurati- idonei secondo il Vl'Cchi o si!itenw- da dichiararsi senz'altro idonei alla prima visita, e qu elli da non polersi 1
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SU LLA m SU RAZIONE DEL TORACE ECC.
10 ·19
dichiarare tali nel la medesima, a ten ore del disposto dPIIa ~ o ta all"art. l . del elenco B. (lue~Li ultimi sono ~ itnati al disolto della della linea. L'altra traccia gr·o%a continua u-b, :;itnata inrcriormenlc alla pret·eclente, stab ili sce ia limite dei riformabili alla prima visita ,;econdo la nola -;uddetta, e li Ila nl disotto. lnfin e il canrpo compreso fm le due linee or:~. accennale comprende i misurati da dichiarsi rivediuili. Sommando ora gli individui compresi in questi tre diversi reparti, . s i puòrilevareche, appli ca nd oai ~1 384. 1 idonei sec.onclo il vecchio sistema della Ta,•ola A la nuo va disposizione sulla ampiezza loracicn, :;i aHebhero:
na riformarsi nella prillla \' Ìsi ta J)a
dir.hiarar:;i J'ÌYedi hili
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Da non dic lriarar:<i irlon<'i alla ·l· ,·isi ta N. 0
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e respeuivamenle 0,32 - 7 ,7 - 8,0 per ~1 00 dei 11 38 ~-f idonei secondo il veccllio elenco . Quello che pnò dedursi ,;ubi to da que:::ti dati si è, che con la nuova disposizione sull'ampiezza toracica, se si ha una esigua proporzione di nuovi riformati nella 1- visita sui vecch i idonei (0,3? %), si apre in v-ece per que:;Li un gran campo alla riYeòibilil<\, ammontando i ri,'edihili , serondo il p re:>criltf~ della nota, al 7 ,7 °/o dl>gl i accellali di una volla. Non sap1·emmo però foT'mula1·e un giudizio co 1-reuo sulla proporzi one delle nuove per·dite che prrpara la Nola in discorso, senza indagare prima qual sorte sia riserbala , nl termine rlt?l per·iodo di rir ed ihi ~ità, al cospicuo numer·o di nuovi riredihil i ora cPnstatalo. È q:re.;ta uua nuova inda,:.:ineche occorreva di fare. A tale ;;copo ci ser'l' immo delle mi;;!rrazi oni e rimisurazi oni toracielle ell e, mercè la insti tttzione del foglio sanitario, pos~ed ia rno già pre:S~o i reggimenti dei solda ti della classe 18!)9. 11
~ 030
LA NUOVA DISPOSIZ10NE ~IINJSTERIALE.
periodo di tempo fra le misurazioni e le l'i misurazioni stes;;e .e:'sendo stato di poco più di un anno ( 13 mesi circa) ed immedialemenle consecutivo all'ari'Uolamenlo, ci rappresentava esattamente il periodo di r-ivedibilità voluto dalla legge sul reclutamento, e potevano cosi studiarne gli effetti sul le dimen:>ion i del petto dei misumti, e togliel'li a termine di paragone per la nostra tesi. Con i dali o1Te1"Li dai fogli sanitari degli indi,-idui della classe '1859 appartenenti ai reggimenti 7° ai'liglieria, / 0 bersaglieri, 2°, 59°, e 60• di fanteria potemmo compilare la tavola B~ posta in fondo di questo scritto, la quale può servire multo bene al nostro intento. Da questa tavola si ricava, che fra i coscritti della classe 18ij9 dei 5 reggimenti ora ricordati ·135 aHebbero dovuto esser dichiarati rividibili alla prima misurazione falla allor o presentarsi alle handiere, secondo il presc1·iuo della nuova disposizione sullomce, e che 78 soli di quei\! i avrebbero raggiunto l'idoneità, per dato e fallo di accrescimento toracico, un anno dopo, vale a dire all'epoc-a della 2A misurazione; che .57 sarebbero rimasti inabili. Ciò equivale a dire, che il periodo <li rivedibilità avrebbe ridono idonei il 57,7 per cento dei rivedi bili alla prima misurnione, e che i rimanenti 42,3 % di essi avrebbero dovuto e:>ser· dichiarati inr~bili, al termine di quel periodo, per insulliciente a0crescim(mto LOt·acico . Ecco acquistato cosi un dato di confronto basato sulla esperi enza, per calcolare, almeno approssimativamente, qu<w ti dci ·1066 individui che nella tavola A sono compresi nel campo della rivedibilità rimarrebhero inabili trascorso il periodo della medesima. Questi alla ragione del .~2 , :3 °/osarehbero precisamente N. 45 l . Sommando ora questi 45 1 individui che, con ogni presunzione basa ta sul calcolo ora fatto, restereubero inabili dopo il
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• SUL LA lllSURAZIO~E DEL TOIIACE ECC.
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periodo di rivedibilitil, con i H indi vidui segnati nell a ta· vola A come da riformarsi alla prima visita, aHemo 49:5 in dividui che, in comeguenza della Nota all'nrt. ·l del nuovo elenco B, verr·ebbero ad essere dichiarati inabili delìnitivamente sui 1"38''- l idonei secondo il vecchio si:> tema, ciò che am· monta al 3,6 di quelli su l 00 di questi. Si può ritenere adunque, io seguito a questi calcoli, che la proporzione delle nuo,·e perdite che prepara l'ultima disposiz io~ e riguar·do alle dimensioni loraciche sia del 3,6 °/o sni 'Vecchi idonei, o piùcorreltamente, in r.ifra tonda , dC'Il,O "/ •. qnalom si voglia tener conto ancora degli effetti delle mal at-· tie, degli infortuni, della mortalità ecc, dUJ·ante l'anno di r·ivedi bilità, sui tanti nuovi rivedi li in forza della recente pre-
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SCI'IZIOne.
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Riassumendo ora i dati e:;posti di sopra, può ritener·si cher p er effello della nota all'art. ·l del nuovo elenco B, su ·l 00 giudicati idonei secondo il vec1:hio sistema si avrebbero:
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Riformati alla 1" vi:>i ta Da dichiararsi ri vedihi li
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In totale da non dichiararsi idonei alla .s,o •l" visita . Riformati definitivamente in totale , dopo esperito anche il periodo della • rivitli!Jilità 4,0
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cioè la metà preci ~amente del totale precedente, ossia degli uomini da non dichiararsi idonei alla ·l n visita.
J 1022
LA
~UOVA
DISI'O~LZJO:iE
MINISTERIAI.E
III.
Stabi li t o ron sullìciente nppros~i mazione questo punto, sorge spontanea una qursl ione. La nuova disposizione con;;acrala con la Nola all'ari. l del nuovo r lf:' nr·o B è es,:a veramenl e inappu nlabilc ~ Paragpnala cou la disposizione c.onsimile adotlata già p1·ima di noi rlrdla Francia (lstru1.ione l 3 marzo ·1876), la troviamo molto meno generosa, e crediamo ciò molto ben a ragi one. ~ e lla la v. A, con la linea punteggiata sol ti le c - c, è :;egnalo il limite fra la irloneilit e non idoncilil. alla prima visila tracciato secondo la prcsc.rizione fran eesr ( Il la qual e porterebbe, rome può verler;;i nella tavola slcs,;a, il 13,5 di individui da dichiararsi non idonei al primo e~ame per l 00 dei giudicati idonei srl·.ondo il nostro vecchio :;islema. È una proporzione quella di non iclonei er.cesssivamente gmnde, a parere dello slesso V<~llin ('2), che rirela, senza dubbio, un errore nella ap.plir:azione al red utamento del sano criterio generale della p1·oporzional ilà fra il peri melro toracico o la slalura. Noi adunque, a tal riguarùo, pos=-iamc> rilenerci pitl pre;;go al gins1o che Fl'ancc:.:i . 1
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(11 Nel nssare questo llmiLe del Si$tema francese ci a l tenemmo a quanto avverte giudiziosamente il capitano- mellico Guhla nel suo bel lavor o che preceùeue l'iustituzione del {oulio .,anita rio del soldato, pubblicato nei fascicoli di giugno e l uglio 1379 del Giornal~ di .!l~d•ci!la Jlilotar~. c In .., Francia, dcce il prelodato collfga, la misura del toc·ace è presa aulla Il• ne a mammaria,ossca passando ~.o l nastro sul capez1.olo, e questa misura, · « secoudo i calcoli del dotlor. Parld, supera di un centimetro quella prNa -c immediat;crnenle sono il capezzolo sresso. come è pr~scritto dal nostro .. r e,:colamen to. Per troYdre perciò quelli dei nostri coscritti che sarebbero « sta ti (atli in.1bili secondo ìl sistemn francese, o, in nItri te rmini, per pac reggio re nel r~ault.ato i du~ diversi modi di misurare abbiamo ridono di • un centimetro la misura legnle francese. ,. (2j D~ la m~ns11rat ion "'' thora:>: ecc - n~cu~il cl~ mtmolrt• eh me'clicin~. de · chirllrgi~ ~cc 11176.
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SU LLA MI SU II AZIO~E DEl. TO RACE ECC .
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l.a Germani a, l'A ustria. la Spagna non hanno prescrizioni tassati' e per la o:;~en·a nza di quel cr·iteriu nelrecluta mcnlo, tanto che nelle nor·me vigenti in quelle nazioni non trover emm o nulla cui poter ~o nfro ntare il presc rillo dalla nola aiJ'arti colo l del no,;tro nuovo elcuco B. Non potrebbe nemmeno saggia r·~ i il va lore di delta nota a quanto è fissalo per il redutamentu ingiPse con gli ordini ge · nerali 14. ~e nn a io 186'?, .i. ma rzo 1864 ( l ) e marzo 18ì8 ( ~, perchè le norme sta hilit e dalle tabelle dei mede,;imi, o non ri velano una rigorosa eri uni forme appli(·azione del cri terio di'Ila proporzionali tit del torare alln statur·a nelle rarie armi , 0 sono intent e a fornire delle norm e per po tere giudi care d.-Ila etil npprossimatint degli arru olabili , quando questa, per 1111 motivo q ut:~ lu nqne, non ~ i a p:de><e. La pre;;crizione dell 'o rdinanza 3 1 luglio 18i7 per il recl utarnento della confede ra;:ioue svizzera, e::igendo prima dei 2~ :mni il perimetro toracico eguale almeno alla semistatura, e giamma i minore di 80 centimetri, è quella che più si nssomiglia alla prescrizione italia na. La sola differenza fra le due si è, che nella nostra è deLLo, che quando la periferia del petto supera i 90 centimetri e,;sa si riterrà sufficiente qualunque sia la statura dell 'in sc ritto, mentre nella prescri?.ione svizzera non è fatt o cenno d i que.sto estremo limite di 90 centimetri per l'ampiezza tomrica, tanto che s'intende come tale prescrizione ammella mantenuto anche per· le più alte stature jl perimetro toracico eguale almeno alla loro metà. La differenza nolak'l però non può essere che di poco momento nei suoi effet ti , come quella che si refe•·isce agli estremi reparti delle più elevate statu•·e scarsamente popolati. \
'l } N O RACIIII - Traité d' TIVpiene, T'Ofl. 118. (2} OUI DA - Il {oplro di 1ani!à n d lib•·etto p er&onak del •olctato eoo . G iornale d i Medicina MHUare , giugno e lug lio 187!1, pag. 753.
•) 024-
LA NUOVA DISPOSIZJO:-;E m~I STE.IUALE
E elle sia veramente ·cosi, lo si può .n~ùcre nella Tav. A, nella quale il limite fra gli idonei ed i non abili alla prima visita ~i confonde per i due ~islem i, italiano e svizzero, nella !'tessa linea continua grossa a fino alla statura di m. 1,80, seguitando quindi da questa in poi pe1· il p1·imo sistema con la linea om deLta, e pr.r il secondo con la tremula d. La somiglianza adunque fra la pre~crizi o.ne svizzera del 18i7 e la nuova italiana del •188 1 sulla ampiezza lomcica nel reclutamento, può •·itenersi qua::i perfella, •·esultando inoltre dalla Tav. A che i non iclonei alla prima vi~ita ~arehue1·o l'
in [talia in Svizzera
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per l 00 dirhiarati ahi li ::f'r:ondo il nostro verchio sistmna. La con,;tatazione di un tal fàllo è importante e ne de ve ~enza dubbio confortare, poichè, in tanta disparità di <lpprezzamenti fra i vari scrittori sul giusto modo di applicazione del criterio della proporzionalitù del torace alla ::tatut·a nel recl utamento, due nazioni incontrandosi nello stc,;,;o concello, si ripromrono vicenclevolmente non .e:;sersi ;:;costate troppo dal vero nel modo di adozione di quel sano principio . È un fatto però che applicanrlo, per la prima voll.a, innanzi al consiglio di leva di S. Miniato, il prescritto della Nota ali'A1'l . l del nuO\'Oelenco B, una c.osa fermò l'attenzione no~tra non ~olo, ma di quanti componenmo quel con::;igl io. Mentre il criterio rlella proporzionalitil del torace alla i;latura apparim ginstamcnte int crpetrato da quella dispo~ i zionc per i :-oggetti a !'tature piccole e medie, tanto che, qua,;i sempre, la semi-statura compariva per questi il giusto m.i1w1mm della perimetria torucica compatibile con la. •·obu=-tezza individuale, nelle alle stature, e tanto più quanto più elevate, quel mininmm della :;emi-altezza del corpo appariva
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SULLA MISURAZIONE DEL TOltA CE ECC.
1025
1
soverchia e:>igenza per poter giungere a dichiarare l'idoneità dei visi t.ati. Questo fallo da noi notato a S. )liniato :;npemmo poi aver rimarcato altri colleghi innanzi ad altri consigli di leva. A riprova della giustezza del rilievo, ci piace di aggiungere, che il Momce, nel suo Trattato d'·igiene militm·e, dice: « più la statura è alta, minore è la di!l'erenza fra la metà di « essa e la cit·conferenza to1·acica » ed a confortare questa verità cita le misurazioni del Seeland falle su :;oldati russi :-ani e robusti; mi:;u razioni rhe noi •·ipo1·tiamo pure qui sotto per dare agio al lettore di constatare quanto sia giusta la legge rilevata dal precitato scrillore. Numero dei m isurati
Statura (metrt)
Semista tura (metri)
Perim etro toracico (metri)
55
i,5a4 - 1,555
0,772
0,8!>6
726
1 ,5.">5 - 1,600
0,789
0,861
l
'1273 .
·t ,GOO - 1,645
0,81'1
0,876
l
H 51
1,645 - 1 ,U89
0,883
0,892
932
1 ,689 - '1'7:34
0,8:'16
0,903
376
1 '7 34 - 1,778
0,878
0,91'1
'117
1,778 - 1,823
0,900
0,919
4930
M edia 1659
0,829
0,919
Il dottor Paris inoltre,.che nel ~ 878 pubùlicava un'accuratissimo lavoro sull'argomento vitale dell'altezza e del peso del corpo in rapporto alla circonferenza tora<;ica ( 1), dopo avere esposti minuti dati di osservazione mccolti su 1111 m- . (l) Giornale di Medicina ,lf(li!are, febbra io 1878
65
'l 02(;
LA NUOVA OI S PO S JZJO~E )!JNISTEJIJALE
scrilli dellr. da =-~ i HH>=J e 1856 prE':;en tHti si al d i ~ tretto militare di l ~erug ia , con ~ tatava che lit mas=-ima parte dei conscritti rui la eirTonfcrcnz<l tnraci1'a fu iuferiore alla semi-altezza appartcnPvnno alle stature più elevate, dall' l ,(;3 (lil' 1 .8:~. l)uindi "ogg-iungeva: « que~ Lo fatto d'altronde « è d imo=-t rnt o dalla o=-=-ervazione giornali era, ri ~con tra n<< do~i le :'tature più pieeole, a preferenza. delle più gnmdi, « fornit n di 11na rapacità tor·at:ica (o meglio perimetria) supe(( ri ore per l'ordinario alla ::-emi-alt cz;m ». lnfìn f\ le rnpio:'i:\i'ime mi;;urazioni riportare nella Tav. A, e ehe formano il fondamento di questo ln.voro, vengono pcefettament e a eonvalidarc quanto :::opra fu rimat·r.ato. Nella l<I\'Oia suddetta frt nntatn., in una c·olonna appo:-;ita, la periferia torariea media dei mi,; r1rati di ciasched una statura. Orbene, se si o,;s('rva in qrtella colonna, si " cde manife:::tamente che la perimetria toraeiea cre~ce, è vero, coll'eleva rsi dell'altezza del corpo, ma non con una progressione proporzionale a questa, e const>guentemente a\lçr semi ~Latura. La progressione della mi ~lll'a torar.ica è meno mpida iiella progres~ion e della statura e scmi-:-;talura. PPr heniÌ:>!'ài'e que~lo fllllo 1·iporl~amo qui 1:ollo Ò<l quello !'IJCcrhio i dati che vi ~i referiscono; m a per non ledinre troppo il benevole Uettore con soverchia copia di numeri, r;portiamo quelli !'oltarn to che ,;petlano a poche statrrrc pre;;e di cinque in ci nque centimetri nella lunga sca la delle medesime.
•
SULLA MIS U RAZIO~E DEL TORACE ECC.
Sta tu r e
Metà l"um e ro dei lll idurati della s tat ura
P.. rimetro tOtaCICO
medio
-
10'27
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0,853
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O,SGO
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+
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0,880
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l ,l<O
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0,920
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16
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Il decrescere rapido del vantaggio (diiTerenze del quadro) del perimett·o tor,acico sulla :;emi-altezza del corpo, con l'aumentare della statura, apparisce qui sopm manifesto ed afferma non ozi o~o ed infondato il rilievo che avemmo a fat·e, nnitamente ad altri colleghi, sulla prima applicazione della Nola all'art. 4 del nuovo elenco B, convalidando di più la legge espt·es:;a dal Mot·ace e dal Paris. In un nostro laYom che eu be l'onore d'essere accolto nelle colonne dell'Archi·vio per l'Antt·opologia e l'Etnologia (Volume XI fascicolo 1) e che aveva per scopo la ricerca di un esponente cotTello della capacità vitale, tentammo dj raggiungere le ragioni di questa tardiva progressione della periroetria toracica ti:'petto a quella della st.alura, tante volte ed in diverse guise constatata. Basandoci su 166 osservazioni toracometriche accuratamente falle su soldati del 27° reggimento fant eria, ci credemmo autorizzati a venire nella cond usione, che quel fallo derivi principalment.e da che « la « lunghezza del torace aumenta più rapidamente dalle basse « alle alte stature di quello clte non faccia la stm perimetria;
.
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l
1028
LA NUO\"A DISPOSIZI ONE MINI STERIAI.E
(( dal che deve necessariamente conseguire e::-:>ere più comuni « nei bassi i toraci corti con relativo predominio di dimen« sioni tn.lsver:>ali, e, viceversa, negli alti i toraci lunghi con « relativa riduzione di queste stesse misure. >> Il punto d'appoggio per sostene1·e questa tesi lo prendevamo principalmente dai seguenti deuagli che ci facciamo lecito riportare da quel lavoro, e con i quali s'in tende di constatare il rapporto che corre fra le dimensioni ver·ticali dP.I torace (che credemmo giustamente mppresentate dalla lunghezza dello stemo) nonchè fm la perimetria del petto e la altezza del corpo nei nove gruppi delle nostre osservazioni a statura media crescente. ·~
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l ,6fi0
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Come può veder·si, le due serie di cifre proporzionali di questo •tuadro banno manifestamente un incremento in se ~tso
SULLA MISURAZIONE DEL 1'01\ACE ECC
1029
1
jnverso: quelle che esprimono il rapporto della lunghezza st.ernale (altezza toracica) con la statura cresc·ono dal primo all'ultimo gruppo; quelle invece che rilevano il rapporto della circonferenza toracica con l'a ltezza del corpo aumentano dagli ultimi ai primi gruppi. C.iò riprova adunque corretta la conclusione da noi formulata altm volla e riportata più sopra, nonchò l'allt·a cui venimmo nel citato nostro lavoro, che cioè« negl'indi,·idui di ba:'se statut·e il Lot·ace più co« nume\.: quello a dimeusioni perimetriche vantaggiose ed « a lunghezza difettante, e che, vkeversa, negl'individui• di « sta tura elevata il tipo del pello ò quello a dimensioni \'Cr« ti cali pronunziate e pet·imetria relativamente ridotta». Ammesso questo fallo, a noi sembra non sat·cbbe inopportuno tenerne conto, qualora. da chi è preposto a rivedere, per ogni miglior fine, le norme sul nostro reclutamento, si intendesse una Yolta dare un'ultima mano alla disposizione dell'articolo 1 del nuovo elenco B concernente l'ampiezza toracica . Riteniamo fermamente che allora, nella revisione di quella di:;posizione, non si potrebue a meno che avricinarsi ai desidflt'i che il dott. Paris esprime a questo riguardo nel pregiatissimo lavoro da noi citato di sopm, e che sono formulati come segue: (( Il minimo della misura tomcica (falla orizzontalmente « alla ha:;e dei capezzoli) compatibile coll'altitudine fisiea al « militar~? :;ervizio sm·eLbe di 80 centimetri. « Per le stature med i ~ da 1 ,60 a 1 ,70 il perimetro t ~rncico « dovrebbe eguagliare almeno la metà dell'altezza; per quelle « poi superiori ad 1 ,70 esso potrebbe e~sere anche inferiore << di un centimetro alla semiallezza ». Queste modeste esigenze (mppresentate nella Tav. A dalla linea :;o Il ile con ti nua ee), a noi :;emura che, più rhe quelle di ogni altra applicazione c.onosciuta del principio di proporzionalità
1030
LA NUOVA DISPOSIZIONE MlNISTERlALE
del petto alla statu1·a, tengano giusto conto del fatto constatato di ~opra , ed abbiano per con scgue~za il me1·ito di avvicinarsi sempre più a quel desìdemto mediwn che dice~ ì stanza della virtù. Ma questo non è tutto. Tali esigenze porterebbero :;eco anche il vantaggio indìscutibile dì deprimere sensibilmen te la proporzione de' nuo\'Ì ìnahili alla prima vi~ita :;ui gìudieati idonei :;econdo il vrcchio sistema; p ropo l~lion e che dali' 8 ,O dei primi per 1100 dei secondi, quale la produrrebbe l'attuale Nota all 'art. l dell 'elenco B, cadrcbLe al 6, 9 per 100, come può vedersi dalla tavola A. l v.
Sennonehè and1e le proposte del l'm·ìs semhrerebber·o, a. nost ro avvi~o. ::uscellibìli di una qualche lieve modìlicazìone che, meutre non ne sviserel>ue in alcun modo il carattere, le renderebbe ancora più colTelle e meno esigenti. Prima di tu Ilo tali proposte, come tutte le altre consimili che si fecero fin'ora, vogliono la esatta correlazione della mi su ra. pei"Ìmetrìca del pello con la semialtezza per ogni centimetr·o di ~tatura, per modo che per le stature a centimetri di~pnri - •l ,6 1, 1,63, 1,65, ecc. - esigono si tenga conto nella della. mi~ura toracica nn eho dei mezzi centimetri. Que:;ta n noi ~embra soverchiu. sottigliezza che, mentre non avvantaggia di troppo la cnu:;a t! ella pmporzi onali tit del petto alla statura. è :-rmpre d'applicazione non facile, perchè Lener cont o giustamente di un mezzo centimetro nella mismmionr toracìra è cosa molto impar.<"iante 11elle operazioni di reclutamento e fomite anche di sottili cont estazioni innanzi ai :con"igli di leva. segnntnmcte qunndo il mezzo centim,etro più od il mezzo cen-
SULLA ~Il SU RAZIONE DEL TOR ACE ECC.
'103 11
timetro meno può decidere della idoneità o rivedihilità dPgli indi,ridui esaminati. Secondariamente eon le proposte del doti. Paris (:;i veda bene la tav. A} ai punto di pu,;:;aggio fra la statura di l ,70 e quella ùi •1,i l :;i vcrilica Ulll\ lieve contraddizi one. Do,•endo cam hiare dalla prima alla seconda statura impron-isamente di metro, dovendosi esigere cioù nella misura toracica fino ad 'l ,70 la ~etniallezza e dall' l ,71 in sopt·a la semiallezza diminuita di un centim etro, ne consegue che il giovanP di l ,70 di slalum dorrebbe avere il minimo toracico di c.entimetri 85 , mentre q nello imm ediatamente viù allo, di metri ·1,i l, dovrebbe avere quel minimo di cent. S4 '/t. In terzo luogo le proposte del Paris non fanuo cenno di un limite, verso le alle stature, dell'accrescimento del minimo voluto por la misura del petto; limite che giustamente è consacralo nella Nota all'tut. 1 del nuovo elenco B nella misura di cent. 90 e che è provato più che sufficient e dalla giornagliera os:;ervazione la quale c'insegna, che quando un torace ha raggiunto le vistose dimensioni perimetriche di cent. 89 o 90 è compatibile con la robustezza in qualunque individuo per alto che sia. Tenendo conto di queste piccole mende delle proposte del Paris, a noi semhrerebhero abbastanza ragionevoli le seguenti modificazioni alle medesime: P Nelle misure perimetriche del peli o non dovrebbesi tenet· conto che di centimetri intieri, sicchè il -1nininmm di quelle voluto per le stature a centimett·i pari potreube ei'sere tenuto sufficiente anche per le slalure a centimetri dispari immediatamente consecutive alle IJI'Ìtne. E semplifi cando per spiegare meglio il concetto, il minimo di rnisura toracica di cent. 80 potrebbe e:>sere valido per le statut·e di 1 ,60 ed f ,61; quello di cent. 8 1 per le ::tatut·e di l , 6~ ed l ,63 e così via di<:endo.
I.A !'\t.: OV A DISPOSIZIONE MI NISTERIA l. t:
1032
~o Per togliere la contradizione notata nel sistema Pari s
alle stature di 1 ,70 ed ·l ,7·1, inveceche ammelt ere, come il medesimo vuole, il perimetro toracico rguale alla metà dr ll'altezza per le :;tature di '1,60 a 1 ,70. ed inferiore di un centitimctro alla mezza altezza per le stature superiori ad •1.70, occorrerebbe dire: il perimeli'O Loracico sarà eguale alla semialtezza nell e stature da l , GO a ·l ,69; un eentimetro meno della mezza altezza nelle stature da •l ,70 in ~opra. E cosi, con lievisi'ima modificazione, verrebbe falla sparire anche quella conlradizione. 3° Il limite, verso le alte stature, di accrescimento del minimo del perimetro toracico potrebbe e.~se re fi ssalo all 'altezza di 1,80 rd in ceni. 89, \'aie a dire nella meta di quell a statura diminuita di un centimetro. Così verrehhe a !'labilirsi il minimo della perimctria toracica: Per le i'lature inferiori a in. 1,60 in cent. 80 i 11 fS ~ )) .. )) di m. ·1,60- 1, 61 )) )) 80 ·-~a 3 c )) )) )) )) 1,62- 1,63 )) 8 1 .§;i "' u"' 'L: l c )) )) (( J) )) l ,64- 1,6i> )) )) )) )\ )J )) •1,66- 1,67 )) )) .,... .. Il ~ 1•68- l '60 >) )) 1) J) )) >) 11,70- 1,7·1J l) )) )) 1,72- 1,73 '1> )) )) )) )) J) ·l 'i 4-- 1,75 )) )) )) )) Il 1,76- 1,77 )) )) » )) )) )) )) ·f '78-1 ' 7!) )) (( )) )) )) )) J) l ,80- e piu )) )) 1
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Tali lievi modificazioni alle proposte Paris, che sono tracciate nella tavola A con la linea gro!'sa tratteggiata f {, lungi dall'essere oz1n:-e, produrrebbero una :;en s ibili ;;:~ ima riduzione della proporzJone de' giudieati non idonei alla
SULLA MISU R..UIONE DEL TORA CE ECC.
1033
prima visita, cadendo dal 6,9. come la procur·a il si~tema Paris, al 5, 6 per l 00 dei giudi1·a ti idonei serondo il vet'chio i:istema .
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.Ma last'iando da parte quc::;te nostre apprczzazioni sulla possibile perfettihilita della Nota all'art. 'l , del nuovo elenco B, torniamo d'onde ne partimmo. Crediamo aver dimo~trat o di sopra (§ Il ) che, oltre al desiderato effetto di diminuire nell'esercito le perdite per le malauie degli organi del respiro cd affini. quella nuova disposizione produrrà un aumento non lie,·e di riforme innanzi ai consigli di leva . Fu ca lcolato, e stimiamo con bastante fondamento di ragionevolezza, che il numero dei nuovi riformati per effetto di quella Nota, e:>perito il periodo della rivedibilitil, ascendereiJbe al 4,0 per 100 degli aecellati idonei secondo il vecchio ~i stema, vale a dire alla metà per appunto di tutti lJUelli che sarebbero da non dichiamsi piil idonei alla prima visita per effetto della Nota in questione. Lasciando da parte per oru quello che può concernere la 3• categoria, poichè le nonne di assegnazione ad e::-sa sono tutte speciali ed indipendenti dal sorteggio, quel 4,0 per 100 di nuove perdite fra coloro che sono in condizioni di essere assegnati alla 1• ed alla 2a categoria è chiaro che andrebbe tutto a discapito di quest'ultima, dovendo innanzi tutto riman ere inalterato il conti11gente di prima. Ora una perdita sim ile non è al certo un fatto indifferente, e crediamo tutt'altro che ozioso l'occuparsi un momento del modo onde potremmo recuperal'la. Calcoliamo prima di Lutto, con la scorta degli ultimi ren-
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10 3,~
LA NUO\"A DISI'OS!ZIONE lll~lSTER.lALE
diconti stati stici sulle le\'e, a qua:1lo ammonterehbero, secondo i dati ria~sunli di sopra, le perdite de ll a~· categori a . Secondo le situazioni generali d1 Ien1 delle classi 185 7, 18:58, 18159, pubblicate nelle respettive Relazi oni del generale Tone, si ebbero nelle classi mo•dinl ll ~ ~;57 l t s:,g. 1!)5!) tu roPlle
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Annualmente in metlia odunque si anebber·o 114000 indi vidui , in cifra rotonda, che, accettati come idonei secondo il vecchio si:-tema ed assegnati alle due prime categorie, verrebbero, per effetto clelia ~ota all'art . 'l del nuovo Elenco B. a subire una nuova riduzioue del .;.,o 0/ 0 pe1· riforme pr-ovocate da deficienza relativa Loracica; riduzione cha in ell'elti vo ammonterebbe e 4-560 uomini. Queste nuove perdi te, dovendo re:>tare inalterato l'atTuolamento della 'l" categoria, anelerebbero, come fu già detto, a totale svantaggio della 2· categot·ia, la quale, avendo avuto fin 'ora, secondo il computo di sopra, la forza media annua di 5 1000 uomini, in cifra rotonda, verreùb~ t'idott-a a 4-G4-40 uomini , subendo cosi una riduzione dell'8,9 °io· Ora come comp e n~are qLtesto assottigliamento di ci rca 'I so di uno :.trumento di guerm così valiclo quale è la seconda categoria dei giovani soldati ? ~oi lo diciamo :ìenza esi tazion i: dinunuendo di un centì-
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SULLA MJ SU itAZIO~E DEl. TOUACE ECC.
103!)
metro il mininttun della stai ut·a; accettando cioè come idonei alle ar·mi anche gli uomini di metri l ,:.s:s, assegnandoli senza altro alla 2• c:uegoria, qualora non si volessero nell'esercito permanente, perchè non sutJicientement.e alti e di bella presenza. Cosi, fa cendo la vantaggio"a sostitu.z.ione di uomini piccoli, ma forti e sani, ad uomini angusti di torace e poco resistenti alla vita. militare, si raggiungerebbe anche il lodevole intento di mantenere intatt.a la forza numeri1;a dei contingeuti. Che sia pos~ibil e poi e sufficiente una tale sostituzione, lo si può provare assai bene. Dalle belle tavole sulla statura degli inscritli, che trontnsi nelle ultime tr·e Relazioni Torre "u lla lent delle cla,;;i 1857. 18:.>8, l 859, si ric<wa che gli uomini che, annualmente in media, pre;.;entano la statura di met ri ·l ,55 ammontano a 9970. Sarebbe vemmenle i'Overchio questo numero di uomini per sostituit·e le nuove 4560 perdite procurate dalla recente disposizione ;;ulla ampiezza toracica., qualor·a non si dovesse fat·vi delle forti delrazioni. Pt·ima di tutto, le 4560 perdite r·eferendosi, come abbiamo veduto, al totale:dei :;oli contingenti di ·l" e '211 categOJ·ia, da. quei 9970 individui della statura di m. •l ,55 occorre detrarTe coloro che potr·ebbero essere M>egnati alla 3~ categoria. Que~ sto calcolo è prei'IO fallo. Dalle situazioni generali di leva delle classi sopra ricordat e si ricava, che, in media, gli uomini a~segnati annualmente alla detta categoria ammontano al 34,5 °/ 0 del totale degli uomini formanti i contingenti delle tre categorie di leva. Sottraendo adunque dai coscritti che ~i pr·esentano alla visita con la statura di metri ·l ,55 i 34,5 °/ 0 che presumibilmentc avt'ehbeì·o diritto al passaggio in 3a categoria, avremo nel rimanente numero quelli che, della
40::16
LA NUOVA DISPOSIZIO~E MINISTERIAJ. E
statura sopmdella, sarebbero in condizioni di e:;:;ere arruolati nelle p1·ime due categorie. Ma que~to i10n è tullo. Una seconda detrazione occorre fare da quest'ultimo numero di uomini , prima dì ollenere quello probabile di inscl'itti di metri 1 ,55, che si potrebbe impiegare a so!'titnire efficacemente i .~ 560 nuovi rifm·mati per deficienza t.orac.ica. Occorre sottran·e gl'inabili per malattie e difetti fisici esimenti dal !'el·vizio militare. Per valutare con un qualche fondamenlO di approssimazione il quantitativo di que~ti inabili , piuttosto .che v1flerci di dati di analogia desunti dalle risultanze gia conosciute delle leve passate, ci basammo sul criterio piu 1·etto della os,;ervazione dirella. Tenemmo conto per tre consecutive le,-e (rlassi 1859, 1860, 1861) pre:;so i consigli cui fummo comandati, del numero degli individui visitati della statura di metri 1.55, e clel numero di es~i che an·emmo ritenuto assolttttamente idonei, o non idonei al senizio militare, astrazione fatta dalla loro stai ura. Per accrescere poi il numero delle osservazioni, pregammo vari nostri colleghi che facesser<l altrettantopre:'so i consigli di leva cui erano comandati per la classe 186 i , e ce ne comunica:;sero i risu ltati . l\1ercè quindi le no~tre osservazioni e quelle dovute alla cortesia dei colleghi sononotati. potemmo radunare i dati esposti nel seguente specchietto.
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SULLA .MISU RAZlONE DEL TORACE ECC.
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_, -'193- -13459,0 .u,o
Può ritenersi adunque, in armonia con i dati qui sopra ottenuti , che'/ , circa degli inscritti della statura. di metri 1 ,5f>, in condizione di esser arruolati nelle prime due categorie, sarebbero dichiarati inabili per malattie ed imperfezioni, e che i rimanenti 3/ 5 potrebbero esser dichiarati idonei al servizio militare, qualora si volesse fare astrazione della loro statura inferiore soltanto di un centimetro alla minima pt·escritta dalle leggi vigenti. Con cruesti dati di calcolo, vediamo ora quanti degli inscritti
che annualménte in media si presentano colla statura di 1 ,55 potrebbero esser ritenuti definitivamente idonei alla vita militare, dopo fatte le detrazioni volute.
1038
LA NUOrA DISI)OSIZIONE lllNJSTERlAI.R
Inscritti della ::;t a tura di metri 1 ,5:) Da a~:'rgnar::i alla ::J• ratPgoria in r·agione del 34,5 %
. ~. 9:3/0 . )} 3U·O
Rimangono .
Da dichianu·si inabili pet·malauie ed imperfezioni fisiche in ra:.(ione del 41 ,O 0 10 •
. )} 2670
Idonei. definitivamente al !';er·,·izio di 1" e 2• cat. N. 3853 A.n emmo dunque ogni an111o circa 4000 uomini della statura. di metri ·l ,5'>, idonei assolutamente al servizio militare, che potrebbero impi egarsi a ri colmare le 4560 perdite nuove che calcolammo potere apportare annualmente la Nota aH' articolo ·l del nuovo elenco B al contingente di 2• categoria. Il compenso, come vedesi, se non perfettamente sufliciente alla per·ditn, sarebbe già molto ragguardevole e quasi tale da farla completamente dimenticure. Che ~e poi al di~posto di queata Nota si intendesse apportare qualche m.odificazione nelle alt e stature, avvicinandosi alle propoi:te dell'egregio dott. Paris, abbiamo ferma fiducia che, riducendosi ancora le perdite, quel compenso potreube riescire anche superior·e al bisogno. Non occorre spender parole, dopo quanto fu detto, per dimostrare che, per quel che riguarda la 3• cat.egor·ia, var••·ebbero le stesse previsioni che facemmo per· le altre categorie. E poi, per· le per·diLe causate a quella dalle maggiori rirorme per deficienza toracica, noi crediamo che non potrebbero mai far difetto fonti anche più ricche di compenso . Essendo quella. categoria di truppa destinata a servizi stanzia! i, e solo in tempo di guena, tanti motivi , non fo n damentalmentegr~avi, di esclusione del ~m·vizio militare atti \'O contemplati dalla legge potrebbe non e~ser tenuti in calcolo per il reclutamento di
l
SULLA m SU RAZIONE DEL TORACE ECC.
l 039
quella ti'Uppn, non e:>clu sa, a parer no:;tro, la statura di mf'tri 'l ,04-, cile pur YedC';;i ancora oggi accellata in uno dei più grandi f',;f'rcili d'Europa.
VI. Un ullimo pun lo c.i piace toccn re p1'1ma di po1· tea·mine a que,;te nostre consiùerazioni. È poi tanto ,;trano il concr tto nn:<tro di deprimere di un centimetro il miuimo della stnt urn presrritto dal nostr·o regolamento? Abbii111lO ragione il ..:rrdere cbe no, e teniamo molto ad esporn e i motivi. Innanzi lu,tt o, non e la prima voltn rhe fu avnnzata la propo:>ta di abba:-::->are il minimo della ~taLu1·a a metri •l ,55. Vari distinti colleghi lo pensarono e lo scri,;sero nelle loro relazioni suIl' esame degli inscrilli presso i con:;igli di leva, ed iJ tenente-colonnello medico Fiol'i , comp e te n ti ~simo in materia, propose pure questa innovazione in un suo pregiato la\'oro (1). In quel lavoro, dopo aver so~ tenuto con sano cri.terio l'assegnazione alla 2" categoria drgli inscriiLi « che nelln misum << del loro perimetro loracico non scendono al disotto di 2 « centimetri del loro minimo (relat.ivo alla statura) » e conseguentemente l' abolizione della riredibilitil per causa della delkienzadi ampiezza toracica, il doLL. Fiorisoggiunge: « qual« cosa di analogo dovrebbe pur farsi per la statura; cioè de« terminare un limite al disollo della minima, per il pa.ssag<< gio alla 2• categoria e togli l're cosi anche per questa cagione « la. rivedibilità. » (l ) I giudizi d'itlon e ità fisica al servizio militare i rolia ttG, 1879.
Ri~>i1ta
,! lìlitare
1040
LA NUOYA DIS POS IZIONE MINI STEltlALE
Ma possediamo un'argomento di maggiore rilievo per sostenere la propo!)ta in questi one. Dagli splendidi lavori del Broca sulla statura in Fraoci.a (1) si ricava che, in quel paese, la statura probabile (che poco o nulla si scosta dalla statura media) della popolazione maschia cla 20 a 21 anno è di olti·e metri ·l ,64. ... D'altra parte pe r gli ~ tudi accurallissimi sulla statura in Italia, in specie de Bodio (2) resulta che la statura mediana (che, in quasi tu !te le regioni italiane e pcI· il complesso del r·egno, coi neide eon la :;tatUJ·a meòia) dei giovani inscritti. o~:'ia dc1la popohuione maschia da 20 a 21 anno, è di soli metri ~1 ,63. Orbene, mentre per questi dati si può arguire che in Francia si è in media piu alti che in I talia. colà il limite minimo della statura util e per l'esercito è di ,l ,54 , mentre da noi è di 1,56. La constatazione di questo fallo conduce necessariamente alla conclusione seguente. Se in un paese come la !Francia, che ha una statUJ·a media di oltre ·1,64, fu rit enuta compatibile con la vita milit are attiva la minima statura di ,l ,54, a maggiore ragiçme dovrebbe tro;varsi compatibile con questa vita una statUI·a minima di 1 ,55 in una nazione, come I'Iralia, nella quale l'altezza media è più depressa, non sorpas:;ando metri 1 ,62. Vogliamo pure ammeuere che il min ·i m tHn fran cese di 1 ,54 sia esagerato troppo , rimanendo al disotto della statura media di oltre 1 O centimetri, ma constatiamo pure che se ques~ a differenza venisse diminuita in quel paese anche di un c-enlimet.roo due, con l'elevare di altrettanto il minimo della statura compatibile col servizio militare, rimarrebbe sempre superiore a quella che correrebbe fra la statura media italiana 1
lll Veclaei il Mo&Acna. Trattato d'tl) iene m tlltare. (2) Giornale della •ocietà italiane~ d 'iDtene. - La aemographJit itaU~""' à l' tii:J)odtion univer•tllt de 1818.
SUI.LA MlSURAZlONE DEL TORACE ECC .
1041
(ruet 1·i l ,6z)ed il nuovo minimo di statura da noi vagheggiato di metri l ,55. Cosicchè è forza concludere che, quando anche :-:i acr(\ltasse fra noi qne:'tO nuovo limite òi statura militare, rinunTemmo sempre, ri:-:pello alla Francia, che pure ha un grande e temuto e:'ercito, in condizioni assai migliori. Un identico ragionamento ci porterebbe a conciusi oni consimili relativauwnte al Belgio, all'Austria ed all;t Ruiì:'ia nelle quali , mentre la statura media della: popoi<L1.ione è ::;uperio1·e a quella italiana, si ha il minimo della statura compatibile col ~ervizio militare fi:;sato in met1·i '' ,5J . Ci sia p e rm es~o in(ine di e~porre un·ultimo faLLo, ehe noi crediamo \'alidissimo, per indun·e nella persuasione che il minimo di statu ra militare fissato ad '' ,51 è q11ello che più si addice alla nazione italiana. Se !'i reparti:;cono i co~c ritti, come gli altri uomini di una stessa età, in tanti gruppi quante sono le loro varie ~tature, si trova che la popolazione di questi vari gruppi va gradatamente crescendo dalle infime alle medie altezze; ed inve•·snmenLe poi, proseguendo da queste ver,;o le stalUre elevate, quella popolazione va di nuovo diminnemlo a grado a gr·ado con identica legge a quell11 dell'accrescimento notato in precedenza. Tale disposizione che l'elevata mente del Quetelet seppe 1·iconoscere subordinata alla legge binomiale, come tante altre manifestazioni dell'animalizzazione, la si può •·itrovare nelle bello tarolc sulla !'tatura dei conscriui c.ontenute nelle ultime relazi oni sulle !He dell'illustre generale Ton·e. Da queste tavole, nelle quali i coscritti sono di:'tinti in tanti gru ppi quante son le loro varie stature computate di c·.entimetro in centimetro, si ricava, che, pel totale del regno, l' accn~:-ci ment o della popolazione dei gn•ppi, da quelli rlelle stature più basse (metri ·l ,50 in sotto), a quelli centrali o più popolo:'i delle staLure mediane di l ,60- 1,6·1 6G
10:5:2
LA NUO\. A. DIS POSIZIONE IIINlSTERIALE
1,6'2-1,63- 1,64-- 1,65;che rappresent.ano l'altipiano delle
stature medie, si compie con progr·essione a~sai t·egolare. la quale solam e·n te iLl un punlo è lurbala da un aumenlo brusco di popolazione fra un gr·uppo ed un altro. Orbene que,;to punlo cade costantetnente, in ogni classe di leva, fra le stature di l ,54 ed •l ,:)5, come può Yeder!\i dal seguente specchio compilato con i dali offerti dalle bellissime tavole sulla statura delle ullime Relazioni Torre sulle chtssi 185-i-, 1855, 4856 1857, ·1858, 1859.
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SULLA MISURAZiONE DEL TORACE ECC.
104-3
simo, inquantochè sembra stia a designare esattamente il punto ove ha termine il domino delle poco popolose stature morbosnmemto piccole, e doYe incomincia quello delle stature valide più numerose e perciò utili per le file dell'esercito. Cosi anche per questo naturale <~ggruppmnen to delle altezze, che solo fu possibile studiare mediante le belle tavole sulla statura dei coscritti adottale nelle ultime r·elazioni del Ton·e, si può comprend ere quanto sarebbe razlonale e consentaneo alla sana os~ervazio n e stabilire per l' ltaEia il mi,nimum della statura militare a metri 1,i)5.
VII.
Ed ot·a riassumiamo. Gli effett.i più salienti della Nota all'art. ''· del nuovo elenco B. sarebbero, a nostr·o avviso, due e di natura ben disparata. Il primo, la notevole diminuzione tanto desider·ata delle per- · dite nell'esercito per malallie, e segnalamente per quelle degli organi respiratori, sempre esiziali in tutte le armate. li secondo effeuo :sarebbe un 'aumento non indifferente di rifoi·me per defìc.ienza dell a perimetria 1oracica, il quale dovendo rim;were inalterato il contingente di 1~ categoria andrebbe tu Ilo a discapito del contigente di 2•. Un vantaggio adunque ed una per·dit.a: ecco le ultimtl ~~ più evidenti l'esultanze della nuova disposizione suliP rni~ul'azioni toraciche. Quel vantaggio pet·ò, anche pagato a maggior prezzo della per·dila preveduta, ci farebbe rimaner·e sempre partigiani caldissimi della bella innovazione, perchè significa niente meno che economia di giovani vite.
•l 044-
LA NUOVA DISPOS IZIONE HINI STEIUUE ECC.
Seunonché tentammo di dimostrare, come questa economia prezios11 potreùl>e ottenersi anche senz11 scapito di sorta , portando il rninimttm, della statura per l' e~ercit o a meìr·i ~ .'>5. Se n tanto si Yenissc, potremmo dire davvero che in Ital ia si ebbe la I'ant fortuna di poter t·isolvere lodevolmente, per rispello alreclulamenlo, il più scabroso dei problemi: quello cioè di realizzare un guadagno instimabile senza !'Capito alcuno. Livorno, 25 novemi)l'e 1881.
Don~uco MA&STRELLI Capi tano medico al ro• reggimento fanteria.
·1049
DELLA
DETERMINAZIONE E MISURAZIONE DELLO STATO DIOTTRICO STATICO ALL'OTTALMOSCOPIO
Anni sono io accennava alla possibi lità di riconoscere e misurare lo stato diotLrico statico dell'occhio all' ottalmoscopio. Mi basavo: a) Sulla distinta percezione dell' immagine del fondo oculare nell'occhio miope ed ipermetropico ; b) Sul movimento apparente opposto delle immagini del fondo oculare nella miopia ed iperopia, in riscontro allo spostamento dello specchietto oculare e quindi dell' osservatore. L'osservazione era esatta. Il Donders formulava invero il principio che: « sotto la << luce ottalmoscopica si manifesta obbiettivamente lo stato « ·rtJale della rifrazione statica. >) Lo Schnabel dichiarava e dimostrava che: « anche nello « stato di spasmo permanente del muscolo ciliare, esattis« sima e costante è pur· sempre la legge del Donders sulla « manifestazione obbiettiva, colla illuminazione ottalmosco« piea, dello stàto reale della rifrazione statica dell'occhio « osservato. » 68
1ooo
OELLA OKTEIOllN AZ ION E E
MlSu RAZIO~E
Un autore tedesco, di cui sventuratamente non mi sovviene il nome. illustrava con un egregio lavoro e con inge-gnose figure il movimento delle imma,rJini. ottalmoscopiche, facendo L:aso delle risultanze: movendosi l' osservatore, fi sso l'occh io osservato; movendo l' occhio osservato, fisso l'os servatore; e del m ovi men lo della leo le corretti va in Lerposta tra lo s pe<~c hi etto e l'ocr.hi o osservato, quando la si usava . Il Giraud-Teulon, di sfu ggita sì ma esplici tamente (nella prefazione al Mackenzi e, oggidi nel suo trattato sulla visione e le sue anomalie) ar.cennava al movimento delle immagini. ottalmoscop iche del fondo retinico come caraLteristico distintivo della rifrazione mi opica ed ipermet1·opica. Vi accen-
nava, pu•· di sfuggita, ma positivamente il Galezowki. Oggi è il Barthelèmy tinstruction raisonnèe pour l'examen de la vi sion, e, Lo si noti, per l'esame degli inscrilli ai consigli di leva) che lo ricorda come mezzo diagnostico differenziale tra i due vizi diollrici. Ero adunque nel vero ... . . A torto si trascurerebbe ~ì facile mezzo di diagnosi e, tra certi limiti, di misura di essi
vizii diottrici. Mi si vorrà quindi perdonare se amo rimelterlo in credito, e ricordarlo di nuovo ai colleghi perchè u e facciano lor prò nell'esame medico-legale delle anomalie rifrallive. l.
La retina dell'occhio emmetropo, di giusta misura, è al fuoco pr~nc ipale del sistema oculare. l raggi paralleli fan fuoco relinico, vi pingono cioè un· immagine netta, percepìbile q1.11indi, anzi distintamente visibile, appunto perchè formasi precisamente al piano r·etinico. A qualunque distanza
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DELLO STATO DiOTTRI CO STA'fiCO KCC.
105•1
sia l' oggetto. grazie al proporzionale aumento del poter.e rifratlivo del sistema (pel graduato e misut·ato intervento della accomodazione) l'immagine formasi in corrispondenza del piano retinico . " 'la allora la retina rapporto al potere rifrangente del sistema è al di là del fuoco principale .... Essa ha conservata di fatto la sua normale di stanza dalla superficie, o meglio dal polo posteriore del cristallino; ma siccome il sistema è diventato più forte, più potente piu rifrattìvo, è certo che il fuo co suo principale dovrebbe cadere al dinanzi della retina, saril cioè preretinico ..... La retina non sarà più al piano focale principale, ma costituirà un piano focale secondari o 1·eale, rispondente al fuoco pur secondat·io costituito d<ll punto di emanazione divergente dei raggi incidenti , costituito cioè dall'oggetto a distanza minore della infinita, a distanza finita.
II. Ben diversamente accaùe nell'occhio miope ed iperope. Nel miope la retina è al di là del fuoco principale del s istema; costituisce sempre un piano focale secondario: i raggi paralleli farebbero fuoco sempre al dinanzi di essa retina, fuoco preretinico; solo i raggi divergenti , da distanza fini la (fuoco secondario anteriore), possono farlo alla distanza di essa retina e pingervi un'immagine netta. L'accomodazione in qualunque misut·.a intervenga non può che accrescre il poter diottrico del s istema, non può quindi che spostare sempre più il fuo co principale all'innanzi... la retina sall"à sempre adunqu~ un fuoco conjugato posteriore, 'l'eale, del sistema.
1052
DELLA DETERMINAZIONE E l!IS u iiAZlONE
III. Nell' impermetropo la retina è al di qua (occhio co rto ~ del fuo co principale del sistema. I raggi paralleli farebbero fuoco post-retinico. Perché il concot·so loro focale corrisponda al ia reti na sarehlJero necessari i raggi convergenti, giacché il fuoco conjugato di questi cade naturalmente sempre più vieino al centro ottico del sistema, di quel che il fu oco (principale) dei raggi paralleli. Ma in natura non s'ha mai emanazione convergente; i raggi per essere ridolli tali nece~sitano: o l' intervento d'una lente correttin d'azioneconvergente, ossivero è necessario che l'accomodazione entri precocemente (rapporto alla distanza dell' oggello) io atto, o si estrinsechi con energia superiore alla normale: vale a dire entri in allo già pelle di stanze alle quali normalmente non è ancora invocat.a dall' emmetropo, od agisca con una potenza superiore a quella che, giusta la vicinanza dell' oggetto, necessiterebbe per esso emmetropo. Sia comunque l'ipermet.ropo che fissa e vede, vale a dire che raccogli esulla propria retina un' immagine netta dell' oggetto, avrà. sempre essa ret.ina a distnnza minore della fo cale principaledel suo sistema , appunto perchè i raggi pingenti (capaci di fuo co retioico) nell'ultimo loro tragitto endoculat·e devono essere più convergenti, di quello che esigerebbe la distanza focale principale del si:;tema, precisamente perchè la rei i na. è più accosto al centro ottico di quello che è esso fuoco pr-i ncipale .... La retina costituisce quindi sempre un fuoco co ujugato virtl'ale, perchè dallo stesso lato del punto di emanazione che avrebbero i raggi incidenti al fu oco post-oculat·edel sistema.
DELLO STATO DIOTTRICO STATICO ECC.
Z053
1
IV. I rn•rori no respinti dal fondo rettnt co • i ra•wi no emer,.enti n
hanno costantemente la dit·ezione, seguono in sen5o inverso il cammi no, dei penetranti. Al fu oco retinico corrisponde qual fuoco conjugalo anLer·iore sempre l'oggetto, la fonte luminosa . Oggetto ed immagine sono invero fuochi wnj ugati ·della Hessa lente o dello stesso sistema lenticolare ..... È pr·ecisamente su questa legge, su questo fatto diottrico, che si basa la teoria dell' ottalmoscopio. Se adunqlre nell'occhio miope la retina è sempre al di liL ·del fuoco principale pel suo sistema dioLLrico, se sempre costituisce mppol'Lo all'oggéLLo (alla fonte luminosa ) un fuoco conj ugato posterio1·e, reale (sia che l'occhio sia adattato pella visione sua remota - chè è semp1·e finita - od accomodalo pella visione prossima); egli è certo che sempre i raggi emananti da un punto retinico, as:;umeranno all'emergenza dall'occh io disposizione convergente. Nell'occhio ipermetropo la reti na è sempre al di qua del fuoco principale del suo sistema diottrico, giacchè (nelle condizioni della vista distinta) sempre costituisce t·apporto alla fonte luminosa un fuo co conjugato anteriore, virtuale: vale a dire dal Ialo stesso del pnnlo di emanazione dei raggi incidenti {comecchè fatti convergenti da un mezzo artificiale una lente,- ossiverl) dalla ahnot·me azione dell' accomodazione) ..... Essendo quindi il piano reti nico più accosto al centro ottico del sistema di quel che non sar·ebbe il fuoco principale, i raggi emananti ballendo il cammino degli in·Cidenti, od almeno dei pingenti l'immagine retinica, avr·emo .emergenza divergente.
1054
P ELL.~ DET~IlMlNAZIONE E MI SU RAZIO:o(E
v. Nell'esame collo specchietto oculare (semplice) poLendoci collocare sul tragitto dei raggi emergenti, questi (conser · vnndo la retina, c.ome si disse , nel miope e nell' iperope, sempre lo stcs;;o rapporto col fuoco del sistema) emergeranno sempre dall'occhio con quella ùata reciproca inclinazione che ~os titui sce il tipo diottrico dell'occhio .. .. Sempre conve1·genti nel minpe, sempre divergen.ti nell'ipermetropo. · rormu 1a c1e1· fuoc tli· -conJttgatJ · · ( m.1 = T ·l - 1 La class1ca
0
·r + -
1 . . . o fuoclli. rea1·1, -, ·l = ~ . · · peIl e 1mmagm1 peIl e 1mmag111t rn o o fuochi reali; e che, riducendo le dislanze al cot·rispondente loro valore diottrico sarebbero m =/-o, m:= -l- o) varrebbe a determinare e la condizione dell'emergenza e la. ubicazione (il punto di formazione) di esse immagini , e quindi il grlnere ed il grado de.ll' anomalia rifratti va.
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VI. Nel miope l'immagine 1·eale, a distanza finita (inve1·sameMe proporzionale al grado dell 'imperfezione; vale a dire piu vicina all'occhio osservato più elevalo e il grado dell'anomalia, più lont.ana più esso grado è lieve) fo1·masi al di nan.zi dell'occhio osse1·vato con dettagli percepibili, distinti, puranche neui..... Sempre quando però l'osservatore possa collocarsi a distanza da es$a immagine eguale almeno alla
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DEl. LO STATO DIOTTRICO STATICO ECC.
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minima della sua >i sta distinta (in med.ia 6" . ... cioè da 1;) a 20 cent.) Nell'ipermetropo l'immagine virtuale, pure a distanza finita (ed anche inversamente pl'oporzionale al grado dell ' ipermetropia; cioè più lontana più e~so grado è lieve, più accosta più è grave) ma dietro l' occh io osservato. Hiesce quindi sempre possibile all 'o:>servatore il percepirla, il distinguerla, il veclerla anche nettamente, quando possa accostarvisi fin o almeno alla distanza massima della sua vista distinta in rapporto alla tenuitit dei relativi dettagli (in media 90".. . da 50 a60 cent. ).
VII .
Se si fa fissare all ' occh io libero, che non si esamina, un punto fuori dell'osservatore e possi iJilmente lontano, e si cerca distinguere (modificando opportunamente la dist.an.za) l'immagine del fondo oculare, e fissatala per bene, si muove lentamente (in senso or·izzontale o verticale) Io specchietto, mantenendolo però (col lievemente ruotarlo insiememente in opportuna maniera) in direzione asse (p el suo piano rapporto all'occh io osservato onde sempre bene illuminarlo) e ccmservando l'occhio proprio ben concentrico colla denudazione o foro di traguardo .. . .. Si distinguerà perfettamente assumere i dettagli del fondo oculare un movimento; si sposteranno apparentemente in senso contrario al movimento dell'.osservatore peli' occhio miope (immagine reale); in senso omonimo pell'occhio ipermetropo. L'immagine rea le nel miope, mtteriore rapporto all'ipomoclio del movimento (ipomocl io che è costituito dul piano
l 4056
DELLA DETERM!l'UZIONE E KISURAZIONE
irideo), l'immagine virtuale nell'iperope, posteriore rapporto ad esso centro apparente del movimento, devono dare appunto esso inverso risultato.
VIU.
Nelle ametropie per eccesso (miopica) e per difetto (ipermetropi ca) lo specchietto oculare semplice vale quindi perfettamente alla pronta diagnosi della esistenza e specificazione generica dell'anomalia .... Ciò ammettono tutti i più competenti scrittori della mater·ia. Però il fenomeno, già lo lasciammo intravedere, non è nettamente manifesto che in date condizioni, le quali però verifìcansi sempr·e che. il grado dell'anomalia sia abbastanza elevato. ~ Ad ollenere una buona, efficace, sufficiente almeno ili uminazione del fondo oculare vuolsi che lo speccbiello ottalmoscopi co abbia una lunghezza focale m?derak'l., media, cosi ch e il suo fuoco conjngato (illuminante) possa cadere nel piano pu pi Ilare, qua ndo lo specchietto Lrovisi accostato all'occhio os:;ervaload al111eno 30-32 r.enlimetl·i. Calcolando che l'os:;ervatore possa in media accostarsi ad un oggetto, a minuti d•)tlagli , fino a 45 cent. senza perdere la po~s ihilità d'una "i,;ione abbastanza di~tinta , è certo che, perchè i deuugli dell'immagine del fondo oculare appa ia no netti , almeno di:->tinguibi li , è certo dico, che l'immagine rea le (emergçmza miopica) non dovrà formar·si a distanza maggiore appunto di l' (32 cenl.) dall'occhio o~servato. Inutile lo avvertire che alla accennala massima distanza dell'immagine l'osservatore non potrà tenersi coll'occhio ac-
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DELLO STATO DIOTTRI CO STATICO ECC.
~ 057
co;;to allo ::;pecchietlo, ma dovrà tenersene a •15 cenl. 12 almeno, coll'occh io. Essa disL:'I nza, Io =-i noti, wrr·i=-ponrle per·ò già ali:\ mio pia'/ " vale a dire 3 '/ 3 diottrie ..... La mipoia adunque a 3 diottrie ('/13), o più lieve non potrebbe e:;~ere c·on ~urtìciente s icurezza rileva ta: la si può ancora intravvedere, ma è difficile l'e:;allamcnte detenninarla. Ma hen poco può importare al medico militare, nella que~ stione relativa al reclutame11tO, il ricono::;ccre, dirò meglio i l misurare, si piccola anomali a. L'immagine virtuale (iperrnetropica) formasi dietro l'occhio osset·vato ..... t sempre perciò possiuile all'osservatore di accostar visi, a H ici na ndosi C•)llu specchi etto all' uech io osservato (ed una volta alla meglio riconosciuta la vicinanza oppot·luna, potra allontanando la lam pada. ollenere che il fuoco dello specchietto corrisponcla al piano irideo, onde ottenere la più efficace illuminazione); a meno quindi che pei gt·adi ben lievi c sempre possibile la determinazione della ipermetropia.
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IX.
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Una eccezione, più che altro teoretica, vuolsi fare per l'ernmetropo. Abbiamo la retina al fuoco principale, l'immagine nella retinica s' ha quindi da raggi paml!eli, e di conseguenza emergenza pur par·aleila, immagine d' un punto relinico all' infini to, e perciò difTusa, indiscernibi le.... . si vedra l'immagine del fondo retinico solto l'apparenza d'un di:;corosso, uniforme, senza percepibili deltagli. Ma l'immagine dell'oggetto formasi pure sulla reti na, ad accomodazione libera, anche pei raggi divel'genti (oggetto a
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OELL.\ DETEI\l!I:';AZIONE E ~IIS U KAZIO:;E
distanza finila e limitata, fin o anche al puntn prossimo). Ciò è appunto per l'accomodazione, che proporzionatamente alla divergenza dei raggi (in r·apporto alla vicinanza dell'oggetto ) entra in azione aumentando il potere diollrico del sistema ... Ora, anment,1to così il potere di e:;;so si'>terna, è certo che il suo fu oco principale cadreb be al dina nzi della retina, sar·ebbe preretinico, come è certo che il piano retinico non potendo mutare distanza, diventa posterior·e (slR al di là) al fuoco principale, diventa rruindi un fuo co coniugato secondario reale, donde emergenza convergente ... Si avrebbero quindi apparentemente le condizi oni delle miopia; e siccome un giovane a 21 anni ha almeno 8 diolLrie accomodati ve disponibi li e può trasportare il suo punto prossimo di distinta fissazione fino a ~ 3 cent., così potr·ebbe un emmetropo apparire miope anche ad 8 diottrie ('/5) . Ma nelle condizioni dell'esperimento l'accomodazione è sommamente ridoua, anzi resa inefficace quasi all'atto, pella direzione divergente e fissazione lontana dell'occhio libero e pel fatto stesso.della vi va lncc ahbagliante del cono luminoso gettato nell'occhio esaminato; e ciò senza ricon·ere ai mezzi che valgo no a paralizzada compiutamente come dirò in appresso. L'astigmatico ha la retina in un meridiano alla distanza del fu oco principale, nell'altro al di là (asti:.,rrnatismo semplice miopico), od al di qua (semplice ipermetropico); ossivero in entrambi i meridiani è al di là (compostomiopico) od al di qua {composto ipermetropico) benchè sempre nell'un meridiano sia più al di qua, od al di là. che nell'altro; oppure in un meridiano è al di là, per l'altro al di qua della lunghezza focale principale (astigmatismo misto, che dicesi miopico se, relativamente, premie per· grado l'eccesso sul difetto diottrico, e dicesi ipermelropico se pre\'aleil difeLLo sul gmdo dell'eccesso). Si possono quindi avere collo specchiello illuminante contem-
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DELLO STATO DIOTTRICO STATICO ECC.
poraneamente, nei due met·idiani, due diversi modi di emer·genza (paralella e convergeute, paralella e di,-e,·gente, convergenti entr·ambi ma di diverso grado, entrambi diversamenti divergenti, conve1·gente e divergente). AHerno dunque sempre. immagini confuse, ma che pnr tuttavia, ora nell'uno om nell'altro meridiano, addatlandovisi (avvicinandovisi od
allontanandosi graduatamente, lentamente) possono lasciar percepire ora questi, ora quei dellagli (ora p. e. i vasi verticali, om gli orizzontali) ed ah~astanza distinti, anzi ta l fiata veramente spiccanti . ..... . Avremo insomma un'apparenza confusa, ma abbastanza percepibile da distinguel'la benissimo per lo meno dalla uniforme ed indistinta proprio. dell'occhio emmetropo. Movendo lo specchietto e con esso lui se stesso, immohila l'occhio osservato, l' ossen•atore potrà notare lt> spostamento apparente dell'immagine otlalmosc.:opicn: assumerà uno spiccante, caratteristico movimento roteante, vorticoso .
x. Ma riconosciuta l' esistenza e la natura dell'ametropia, & egli possibile apprezzarne con sufficiente esauezza il gra~o' Pella rniopia tutti ammettono lo si possa (almeno fino ad n n certo grado dell'anomalia), appunto desumendo esso gr·ad() d all'avvicinamento od allontanamento necessat·io per per·cepire i dettagli dell' immagine; avvicinamento ed allontana-: m ento che è in rapporto col punto di formazione dell'immagine r eale e quindi col grado di convergenza dei raggi emergenti. il che vale come il dire col grado dell'anomalia. Ma a mio avviso, si può far meglio e, quel che più, si può farlo anche per la ipermetropia.
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DELLA DETE illHNAZIONE E MlSU itAZION E
L'astigmatismo non è ~uscettivo di risultati sicuri e decisi: se ue intranede l'esistenza; lo si può anche sospettare più o meno grave dalle dispamte distanze alle quali è necessario collocarsi per percepire i dettagli dell'immagine rispondente all'uno od all'alti'O met·idiano, e dalla nettezz•L spiccante o ben meno di essi dettagli; ma trarne maggiori dati posi ti vi e pt·atici è quasi impossibile o non è così facilmente, cosi prontamente possi bile. Però, amo notarlo, a senso del nostro regolamento su l• re.clutamento, ciò basta, inquanto il determinarne il grado, il genere stesso, non è punto necessario farlo direttamente, giacchè l'anomalia rifmttiva la si deve mi:;Ltrar·e ·i ndirettamente per gli efTeLLi funzionali, per gli efTetti cioè sul vi sus. Ma per la miopia e peli' ipermetropia che voglion essere misurate direttamente, dagli efTeui diottrici , è pregio ben definire come e fin o dove l'esper·imento è valido, è determi nativamenLe possibile .... E ciò tanto più inquanto, io ne sono convinto, il movimento delle immagini può perfeLLamente valere a misurare con surtìcieute precisione anche ìl grado dell'anomalia .. Se è incontrastabilmente vera l'emergenza convergen te nel miope, la divet·gente nell'ipermetropo; se è pure incontrastabilmente vero che il gmdo di convergenza e di divergenza è proporzionale (di rettamente, e pl'ecisamente proporziona le} .al grado dell'anomalia rifrattiva, sarà indiscutibilmenle vero del pari che interponendo tm l'occh io osservato e lo sp ecchietto, sul tragillo dei raggi emergenti, qui odi prima eh e ' giungano all'osservatore, una lente, noi modificheremo in r agione della natura e potere diollrico di questa l'ulteriot·e direzione dei raggi; ed a vremo cosi una nuova immagine per uuicazione e grandezza in rapporto coi raggi (emergenti da ll'occhio) che aù essa lente incidono.
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DELLO STATO DIOTTRICO STATICO ECC.
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Fino a che la lente interposta avrit un'aziona minore della nece:;aria , per 1·enclere paralleli o contrariamente disposti es5i raggi, essi conserveranno modifi cata sì ma per sempre manifesta la primitiva reciproca inclinazione, ed il movimento conserverà le prime condizioni. Quando la lente avrà la lunghezza focale · che corrisponde al fu oco (punto di emanazione reale o virtuale) dei •·aggi che vi incidono, questi eme•·gendo dnlla lente saranno in fascio parallelo, e quindi immagine diffusa, indistinta. Se la lente sarà di forza maggiore ancora i raggi assumernnno dispo~izione im•ersa alla primitiva, i c:onve•·gent.i potranno così farsi divergenti (immagine vi1·tuale - mov imento omonimo)i divergenti farannosi convergenti (immagine reale - movimento inverso). Se adunque, riconosciuto il genere della ànomalia, si in terpone una lente di mediocre potere diottrico (pe1· noi la lente n. 6 diottrie) negativa , l'immagi ne renle del miope, prima distinta, può rendersi suffusa, indistinta; come potrà a vece essere ancora percepib:Je con sufficienti dettagli, bencltè necessiti modificnre la di stanza dello specchietto" .... E se avrà conservato il movimento contrario, è certo che conserve1·à la sua primitiva significnzione, e sarà quindi certo che la miopi a è superiore a 6 diottrie; se il movimento si è invertito (è diventato omonimo) è certo che l'anomalia è minore di 6 diottrie. Analogamente opereremo e ragioneremo nell' ipermetropia usando della lente positiva di 6 diottrie. Quando l'immagine si è fatta suffusa, indistinta, ecerto·che la lente interposta sommamente si accosta al grado dall'ametropia richiesto (6 diottrie) pella sua esatta neutr-alizzazione ; per accertnre però se realmente è n 6 diottrie, ossiver·o al-
quanto ancora maggiore, oppure minore, basterà ricorret·e ad una identica controprova colle lenti 5 •; ,, 5 e 6 •; ., 7 diottrie. Se coll'una o coll'altra riappariranno per poco percepibili
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DELJ.A DETER1!1NAZJONE E MISURAZIONE
i dettagli dell'immagine, saremo dal movimento falli imme-
diatamente sicuri se l'anomal ia era realmente neutra! izzata, ossivero, se era corrella con iiere eccesso. o difetto. L'esame col sempli ce specchi etto oculare, tenendo ealcolo della dist.anza relativa dell'immagine e del suo apparente mo · viJnento, hasta adunque assoli,tamente alle e3igenze medicolegali militari. ... Chi ha fede negli ottometri, non può contraddire a tale deduzione. Anzi gl i ottometri valgono (come argomento indiretto) a dimostrare l'allendihilità della proposta modalità di esperimento. 11 caso è per questi inverso; sono uenanco un mezzo sul•biellivo (mentre il propGsto esperimento ha il sommo vantaggio e merito d'essere obbiellivo); ma ciò nulla muta n l principi o: è sempre lo stato dei mggi emergenti da un sistema lenti colare, in fascio paralello od in pennelli più o meno cotwergenti o divergenti, che costitui sce la base degli e:;peJ'imenti. L' oftalmo:;coplometro (di Warlomont e Loiseau) sta a provare poi , non piu indirettamente ma direttamente la m i a tesi.... Ed il suo merito essenziale, lo notano gli inventori, è <tppunto di essere un mezzo obbiettivo. Sta bene .. Lo specchi eLLo ri flessore è collocato tra l'o cc h i o e la lente oculare; è uno specchietto lenticolare positivo, e quindi l'immagine è positiva, r·eale ... Ma tulto ciò nulla muta al pri nei pio, e quindi a nulla monta. È sulla disposizione reciproca dei raggi conver·genti dall'occhio os::;ervato che esso istr·umento si fonda. l raggi emergenti, modificati dall'azione dello specchietto lenticolat·e (come per noi si fa colle lenti interposte) se paralleli pingono l'immagine r·enle ad una data distanza- MBDtA; -se divergenti, ad un'altra proporzionale - MAGGIORE; -se convergenti, ad un'altra pure proporzio- MINORE - .... Ma è sempre lo stato di diversa conver-
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DELLO STATO DIOTTRJCO STATICO ECC .
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gen::a, determinato dalla condizione primitiva (parallela, convergente, divergente) dei raggi emergenti dall'occhi o, che provor.a l 'nhictt::ione ·r elfl tina di essa immagine, dalla q naie si può desumere lo stato della rifrazione statica dell' occhio osservato. Certamente se sta la leggi.! generale della costan te disposizi one tipica (in rapporto collo stato diottrico) dei raggi emergenti , se essa disposizione basta non solo a determinare il genere ma sì pure il grado dell'anomalia miopica ed ipermetropica, per ollenere però la misura assoluta precisissima è necessario realizzare il mnssimo di essa condizi one: è necessa rio quindi abol ire ogn i possihile intervento dell'accomodazione, all'uopo dell'a7.ione paralizzante dei midriatici: l'atropina, ossivero (più comodamente peli ' osservato) l' omoLropina. La mia tesi è quindi posi ti va, esalla, suscettiva di r-igorosa, facile, pronta, pratica applicazione. Io Io di ceva 48 anni fa: oggi, confortato dulia assidua esperienza, dalle autorità più sicure e competenti, lo ripeto .... perchè pat·mi utile.
D. F. 8AROFFI O
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CISTOTOMIA I,ERINEALE SUCCESSIVA URETROTOMlA ESTERNA
Col predominio della ch irurgia conservativa , sancita dalla esperienza di molti anni, e dilTusa per opera di rispettab il i chirurghi, molte operazioni cruente sono ora addivenute assai più rare che per lo passato . In tempo di pace poi la chirurgia militare ha ben poche messi da raccogliere ~n questo campo: ma indipendentemente da ciò, tal une di esse, e di moltissima importanza per la natura loro, rarissime volte si pt·esentano nel nostro esercizi(} clinico; non saril quindi discaro agli onorevoli colleghi, nonostante qualche tempo sia di già trascorso, se ci accin giamo a delineare e comunicar lvro col mezzo del nostro giornale un caso di cisto tomi a assai compli cata, ed eseguita con esito fortunato nefospedale militare di Ancona. - Jl caso che intraprendiamo a descrivere riflette un certo Mazzini Domen ico, nativo deii'Umbria, carabiniere a piedi,. di stazione a Falconara. Da tempo egli era travagliato da accessi febbri li irrompenti con brividi di freddo i quali venivano caratterizzati come conseguenza di infezione palustt·e. Il ripetersi di quand(} in quando di questi ascessi, e taluni, da quanto sembra, iin forma di febbre perniciosa, ed il deperimento della sua co-
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CISTOTOl!IA PEIWHi ALE ECC.
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stituzione fisica, indus:-:cro il Mazzini , dietro pat·ere medi co, a chiedere un cambio di stazione; e da Caltanissetta otlenne infatti di essere trasferlo nel continente io luogo salubre ed in vicinanza al mare. Quantunque soddisfatt.o nel ;;uo desiderio, le speranze del nostro carabiniere andarono deluse; le feùbri non scomparvero punto coll'aria pura pel nuovo soggiorno io Falconara, che anzi si succedettero a più brevi intervalli , e con maggiore intensità, in guisa d'aggr-avarsi sempre più e precipitosamente peggiorando, d'aver d'uopo di ricovero all'ospedale di Ancona. È da supporsi che il Mazzini nascondesse le sotffwenze che senza dubbio andavano congiunte alle gravi febbri' che da tanto tempo lo travagliavano, dappoichè allora il biglietto d'entrata all'ospedale non avrebbe portato la diagnosi di febbre periodica . Il fatto sta che nei primi del 1878 venne collocato nel riparto chirurgico, e presentando catarro vescicale acuto, con dianea, urine scarse, alcaline, e di odore tenàente ali 'ammoniacale, congiunte a leggie1·e traccie d i ematuria ; dolore all'ipogastrio particolarmente alla pressione: febbre a 39° del termometr·o di Celsius, con e,.;acerbazioni irregolari precedute da hrivido di freddo; sudore profuso, e stato di adinamia; con questo complesso di sintomi , ripetiamo, non siehbe alcuna difficoltà nello escludere la prima diagnosi. Io precedenza non vi ebbero fenomeni di nefrite, non di uretriti e successivi stringimenti; assenza di emissione di renella od altro, perciò la :'ede del mor·bo veniva stabilita in quella parte dell'apparecchio uropoietico distinto col nome di urocisti, tanto più cbe egli asseriva che da diversi anni avvertiva un senso di peso in fondo al ventre, e soventi volte lo stimolo ad ur·inare. Per cui !imitandoci alla diagnosi di ca- , 69
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CISTOTOlii A PERl~EALE
Larro acuto della ve~c i ca, di cui la forma della febbre non era rhe l'e'l'res,-ione, cer·ca mm '> d'i ndagarne la precisa causa. Appena ci fu possibil e prati cammo l'i!:pezi,>ne della vescica, ma il cateterismo, quantunque facilis:'imo, riuscì assai doloro::o; d c~:'O v~rò fu sufficiente a confermare quanto sospettavamo . Venne ronstalala infatti una ~rO:'!'a pietra in ve:'~:ica; laonde in union<' ai dati anamnestici fu completata la diagnosi coll'ammettere l'c:'istenza di catarro alln re::cica d:t calcolosi ut·oci:;tica. 0 Phbo aggiungere cCI me particolaritit che ~ta ad indicare In grav ità del caso che la pre:'enza del catetere in ve:;cica detet·minò tale una contrazione spa:-modica nelle fibre muscolari di que~to organo da avvertire come all'errato l'istrumento ga:.rliardamente; di co n se~ u enzu, e per qup,sto moli' o, r per Il' grida di flolot·e dell'infermo, in bre.ri istanti non apprna en trnti in ve5cicn, ed alla sfuggita ebhimo campo di sen tirr il ~rosso calcolo che raliPnera, in nu•no che si dice estraemmo il catetere. Tale esplorazione quantunque esPguita a mano leggiera Il senza complirazione di mane)!gi, come è facile a suppor~i. aumentò l'iofìammazione della vescica ed il catarro cho ne era il sin tomo, nccrehhe il gt·ado della febbre e lo st<tto di ndinamia drllo infermo , il quale di giot·no in giorno Yedeva:;i dc>prrir<' sotto una diaforesi estcnuanti:>sima succe~siva ad esacerbazion i che iniziavansi con lunghi ed intPnsi brividi di frrddo in forma come di fchbre uremica. Certamen te era da deplomrsi questo pe)!gtoramento, ed abhenchò fosso pur prevc>dibile, ciò nu llameuo a nostro :wviso non si doveva omcltere l'esplomzione, come non dove· va!;i tralasciar alcun mezzo d'indttgine per rilevare la cagione mnteriate del grave morbo che da lunghissimo tempo affliggeva il nostro infermo.
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• E SCCCESStVA Ull ElllOTOMIA ES TER:'\A
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Di fallo a cl te val era l'accertamrnto di una infiammazione "'cscicale col corredo dei sintomi che la carallerizzavano, .quando era perff'ttamente ignota la vera eziolo;tia ~ Questa
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·era iudispensa l)i le a conosc.r rsi nllo scopo di stabilire un
J•iano tii cura raJinde, che allrimt•nli tutta la teropeutica sarehbesi limitata ad una st>mplice cura palliati va e naturalmente ineffil:aw in una malallia di si grare momento. l\la se fa cile riesciva lo srhiarimcnto degli elementi della diagnosi, non era altrellanto agevole il ritrovare nelle condizioni locali e generali dell'in fermo il pennittente per pro·cedcre ad un alto chirurgico quale veniva indica to dalla natura del morbo. L<? stato eli notevole ind ebolimento e IJUasi di marasmo in Ctli era pt'()cipi tnlo l'infe rmo p Pr la per:;istenza delle
flogosi
vescicale e per la penuaJwuza della febbre, c'impensieri,·a. immensamente; queste ultim e po i specialmente pel grado loro controindica vano quaiLmque atto operativo; ci accingemmo quindi a mitigare i sintomi piil gravi con cataplasmi ca lmant i all'ipogastrio, clisteri emolienti, con bevande mucilaginose e salicilale, t:olla somministrazione epicratica di solfato chinico, e nello stesso mentre tentavasi con b1·odi ri~treLti, ova, e qualche cucchiaiata di vino di ristorare le esaurite for·ze. Con tali rimedi i, giungemmo senza non lieve trepidazione, per l'alternarsi frequente di lievi miglioramenti con facile successive rec1·udescenze, ad ottenere dopo più di una settimana un po' di mitigazione dei principali ..;;in tomi. E fu appunto in questo momento che ch iedemmo d'urgenza una visita collegiale che venne to:;to accordata e tenuta . . L'ammalalo trovamsi meno estenuato di forze della settimana precedente, nulladimeno la febbre persisteva con polsi ~tbbastanza validi segnando 38° e qualche decimo. Benchè
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CISTOTOliL\
PEIU~EALE
per anco non fos;.ero a nostra conoscenza gli in segnament~ ed i risultati recenti del Volkmann, del Billroth edi alt·ti primati della chit·urgia moderna, confessiamo ad onor del vero ,. cÌ1e pet· nulla ci preoccupava la presenza della febi)re, convinti come eravamo che questa non avrel1be mai cessato intanto che continuava la pre,;enza permanente d'un corpo e,;traneo in vesci ca. Ciò che metteva in pensiero si em fa. estenuazione delle forze del nostro infermo, ma da altro lato ci lusingava il coraggio di cui era fornito. Per la considerazione poi che abbandonato l'infermo alle sole forze della natura, e che pur anche avvalorandole con mezzi tentpeuti ci della schiera medica non si sarebbe riusciti a scongiurarel'irreparabile fine a cui era condannato, dopo br·eve cen no di storia, proponemmo tosto ai colleghi come unica àncora di salvezza, la cistotomia. Per molte ragioni che facilmente sorgono alla mente d~ ognuno venne esclusa qualsiasi idea di litotrizia, gia,cchè anche non valutando le gmvi condizioni della vescica,, e senza altri importanti considerazioni di facile rilievo, lo scopo principale era di togliere da essa, e nel minor· tempo possibile, la mate1·ia paccans et permanen.s rappresentata dal calcolo che racchiudeva. TuiLi furono concordi nell'ammellere la necessita della· proposta operazione, per cui, sal vo l'insorgenza di altr·e complicazioni e di peggioramento, venne stabilito che sarebbeeseguita nel mattino successivo. Il giomo dopo eguali apparvero le condizioni gener·al i, e pressochè idenlico lo stHto di validità del pol~o e delle lermogenesi (38°, e 5/ 1 0 ), laonde coll'assioma dell'ext1·ema mala... e.ctrem.a. 1·emedia ci acci ngemmo ad :e:-eguire la cistotornia perineale. operazione che a dirlo con franchezza vagheggiavamo assai, non essendosi mai per l'addietro pt·esent.ata l'oc-·
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E SUCCESSIVA URET1tOTO MIA ESTER~A ~as ione favorevole pet· poteda praticare sul
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vi vo . Pre::>celto fra i meLodi di cistotomia il perineal e, venne dala la prefe4'enza al prot·.esso Jaleralizzato . Stante il grave stato del nostro infermo non fa cemmo precedere all' opet·azione che una leggera cloroformizzaz.ione, ·pel timore r.he un'aneste!>ia completa non avesse per a,._ ven tura, come avvenne in molti casi congeneri, determi:u<~ta la paralisi cardiaca e quindi la morte; che ciò davvet·o ,c'avrebbe addolorato più assai che se pet· celia ci fos::-e stato detto che operavamo qua~ i ~opra un cadavere; cadavere però rhe palpitant ancora, e che svèlla da esso la causa materiale che aveva pt·odotto e manteneva il suo infelicissimo stato ~v rebbe potuto far risplendere colle sue manifestazioni, come poi laddiomer·cè avvenne di fa tto, la tìamma di una vita ancor ~igor·osa, la quale se era preziosa ai congiunti ~uo i non riesciva men cara alla famiglia militare in cui da anni pt·estava ser·vizio a benefici o della patria comune. Per di I' breYe aggiungeremo che per assicumrci bene deiJ'i mmobililà, prev ia la flessione forzala delle coscie sul ba,cino, delle gambe sulle coscie, e la posizione di abdu:zione dei detti at·ti, fi:;sammo ~ mani dello infermo a suoi piedi come usasi coi bambini, e che dopo aver mantenuto coi soJi·ti aiuti lo infermo alla spenda del letto in modo da rendere p;rominente la regione perineale, introducemmo in vescica e senza difficoltà il catetet·e scannellaLo e su di esso, tenuto regolarmente da un aiuto, facemmo nel noto tl'iangolo anotomico , ed a sinistt·a, una incisione obbliqua di piti di tre ·centimetri con semplioe bisturi retto; e scoperta sotto l'ure.tt-a membranosa che veniva interessata, la scannellatura del siringone, e sulla guida di essa entrando col bisturi irl ye·scica, tagliammo nell'uscire raretra pro-;tatica nel suo mag,giot• diametro, seguendo i ten~pi designati e conosciuti da
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CISTOTOMIA PERL'iE.\LE
tutt i !Jer quesro processo operativo detto anche da taluni ordirwrio o c las~ico . Dohbiamo intanto accennare che nel mentre stammo con: diversi movimenti laterali per estrane colla tenaglia curva il calcolo dalla ye;;cica, que:-:to si ruppe. Tale inaspettato incidente da un lato però fu piuttosto fa vorevole, dappoichè il calcolo essendo volumtnoso quanto un piccolo O\'O di galli n a forse avr·el.Jbe richiesto qualche pitt lungo .manef!gio mentre ci interessaYa di terminare al più presto l'operazione, avendo il no~tro infermo di già fallo sentire il suo risveglio con a lte grida di dolore. In ogni modo estr·atta una parte del calcolo colla tenaglia, col mezzo di iniezioni tiepide l e~ge r mcnte fenicate venne lavata l'interna superficie della vescica, e furono estratti con cucch iaia i frammenti rimastivi dentro; per precauzione furono ripetuti i delli la vacri già in precedenza prepreparati, e l'in fermo senza alcuna altr-a med icazione venne· slegato e collocato in altro letto disposto appositamente e convenientemente risealdato. L'operato era estenuto si ma abbastanza in for-za: la ferita venne abba ndonata a ::e stessa, e ne:;suno immediato accidente, eccello l'indicato venne a complicare l'operazione; ma non altrettanto può dirsi per le conseguenti successioni. La febbr·e che continuava, nel giorno successivo di tanto si accrebbe, e fu ~usseguitn. da tale esLennazione di fot·ze che tememmo davvero per r esistem.a del nostro infermo. Tuu.avia con rigorose misur·e igieniche, coi cordiali e colla ripresa del solfato chinic(} e dell'acido sali cilico riescimmo a vincere il temuto doloroso pericolo che gli sovmstara. A poco a poco diminuì la febhre, venne l'appetito, e s'i nniziò il lavoro di cicatrizzazione; le urine che dapprima venivano emesse dalla feritn, in parte uscivano spontanee dall'uretra, e trovandosi quasi ch iuso ilt agl ~o perinealegiudicammo.
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E SUCCESSIVA UII"TROTOMIA ESTER~A
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il Mazzini non solo in condizioni farorevrli ma wressoche guarito. 11 lieto pronostico però dovette in mco che si crcùe, essere sospeso per l'insorgenza di llna improvvisa iscuria, e pel riprendere le urine la via del peri neo: e tutto ciò io causa d'un frammento di calcolo presenlalosi in forma di tumnretto i n corrispondenza dell'urelra cavernos:1 , e precisa mente su bito al davanti dello scroLo all'origine dell' uretra peni,ana. Era una piccola porzione distaccatasi ùal grosso calcalo e:;LraLLo , e sfu ggi ta alle nostre ricercbc. Resi vani i tent.:1tivi di estrazione colla pinzetta tleii'Huuter, e poscia colla cucchiaia del Lero.' d' Ètiolles, e ,;olle·citati dai sintomi nogistici nel dello tratto di uretra, e da l pericolo di più grav i complicazioni , procedemmo to:-to alla urelrotomia esterna, pmticando un taglio sullo :;tesso tumore uretrale ed un pò al di dietro; e non e::;sendo riusciti a togliere direttamente il calcolo con una semplice pinzetta, s'introdusse un catetere neii 'Ut·etra e spingendolo leggermente contro il detto calcolo fu tatto spo rgere in corrispondenza della bottoniera pr·atic:ata, e co~ì potè essere alferrato e tolto dall'uretm senz'altr·i inconvenienti. lutrodotto a permanenza lln catetere di gomma in vescica, venne praticata la sutura allortigliala dell' urelra in Leressala e della cute corrispondente, e perciò le urine furono in gr-ado di riprendere la via ordinaria dell'urelra, e potè anche completar·si la chiusura di una piccola aper·tura rimasta nel perineo completandosi in tal guisa una rE>golare e solida cicatrizzazione nella prima incisiQne della indicata regione perineale. Nel volgere di pochi <lì cicatrizzò anch e la ferita della bottoniera; 1•infermo andò riacquistando di giomo i n giorno di nuttrizione e di forze, e riuscì finalmente dopo nn non breve lasso di tempo a guari re completamente senza risentire
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l CISTOTOMIA PER I NEAI.E ECC.
nemmeno gli incomodi o ·Lalune delle conseguenze che so -
gli ano succedere a tali operazioni. Dalle cose esposte chiaramente emergono le conosciute se§.{uenti illazioni che amiamo ripetere ai nostri colleghi; vale a dire: 1" Che per quanto un individuo sia indebolito e sofferente pel fatto di le:":ioni amovibili , e nonostante sia in preda alla febbre, è doverosa nece>'sità, come ultima ratio, che il chirurgo ne tenti la salvezza con una operazione anche la più doloro:;a e complicata. 2° Che il medico militare potendo trovarsi fuori del s uo tecnicismo, ed in faccia quindi ai più svariati e disanìni processi morbosi, fa d'uopo che per qualsiasi evenienza si mantenga sempre esercitato nelle più estese ed ardue operazioni dell 'alta chirurgia .
D. L. .1\fONTA!'iAIU Teneo tA colonnello medico.
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·FRATTURA DELLA TJBIA SiNISTRA COMPLICATA A GHAVE FATTO CEREBRALE
Dopo i lavori del }1onteggia, di Boyer, ~1algaigne, L. J. Beranger-Fer'raud , Gurlt, ~ cl a ton. Olliet·, Follin, Volkmatrn ed altri , credo HOH turni utile di ri chiamare l' allrui atten?.ionf' sulle fratture delle O:'"a lunghe pur LanLiJ frequenti nella pmti ca militare; non è adunque di e:'se che intendo discorrer·e, s ibbene la grave condizione morbosa che forma soggetto del tema siasi svolta prec isamente nel decorso di un traumatismo sitTatlo. La comunicazione del ca:-;o <:linico occor:;omi ha un altr·o ~eopo: con e:>~a è mio intendimento di p orre in evidenza c0me in un fatto per· sè :'Lesso non grare o meglio nel corso di una l e.~ i one violenta. anco di natura semplice, pos:-ono tal\'olta insor·get·c fenomeni morbosi di tale imponenza da rendere il chirurgo molto incerto non solo circa la loro origine e natura, ma si ancora intorno gli e~ iti c he vi saranno per tener dietro. Ad illustrare il fatlo morboso fui spinto eziandio dalla considerazione che fra le non poche lesioni di continuità delle ossa congeneri viste da me e da parecchi alll'i , nessuna si è mai complicata al quadro no ~ografì co che si o. set·vò nel mio infermo. Petrazzi.ni Virgilio, soldato nel reggimento di cavalleria Pi emonte Reale (2°), della classe ·18:S6, di temperamento s anguigno, di robu:;ta CO$lituzione fisica, d'abito cardio-ca-
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FilA TT!Jll.\ DELLA TIBIA S l~ISTRA
pitale, il 1° maggio u. :;. po•:o dopo incominciata la vi :iita del mattino, veniva tra,;portato a questo :-:pedale per frattura della tihia :-;ini:-;tra, al quarto inferiore, riportata, come e bbe ad a~serire, p0\:0 tempo prima in segnilo a caduta col cavallo in piazza Cavour n ell 'avviar~ i al ca mpo ùi Marte. L'ossea lesione di c.ontinuo era sottocu lanea e in liuea trasversale C(l ll lieve spostamento dei framm enti rispetto alla
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sp e~sezza .
Ricomposta la !·rallura, si nppli cò tosto un bendaggio contentivo immouilizzante al silicato di potas,;a, nessuna formale coutroinùirazione affacciandosi. Pas,;ò il riman('nte del giorno e la botte successiva relatiramenle bene ed il mattino del giorno apprcss-:; oltre al trovm·si apireuico accusava appeti to. Lo si tenne ciò non o"tante a dieta sottile. Alla vi sita del pomeri ggio venni avvertito dall ' ufficiale medico di guard ia, che il Petrazzin i dall'una e mezzo era in preda a fenomeni cerebrali della massima gravezza. Rcc.atomi immantinente presso l'infermo riscontrai i :;eguenti fenomeni. Sopore completo - volto turgido, violaceo, caldo- muco,-e intensamente rosse - pupille dilatate ed immobili respirazione ~l c rtoro;;a - pronunciata J'esoluzione delle membra - sensibililiL diminuita - orine involontarie stato febbrile (30, 0 G). Il Petrazzini, per quanto ebbe a ri ferimi la suora del• •·iparlo, aveva preso con piacere la sua minestrina dell e 10 d el mattino; dopo si era come addormentato e nessuno più era stato capace di richiamarlo a sè dal profondo sopore in cu i era caduto. Come doveva de finirsi l'entilit nosologicn sopr·nggiun ta a l
nostro fratturato? Quale ne era la natm·a? Quale ne era stata la causa determinante? Questioni a cui urgeva adequatameute •·ispondere, onde ,-rabilire un razionale metodo di cura.
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Cùli:PLICATA A GI\AVE FATTO CEREBRALE
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Intanto pareva ovvio supporre come la :;indrome fenomcn ica desni lta accennasse ad un atti vo c serio in terel':-:nmento degli organi endocranici, rhe reclamava pmnti ed effi caci !'Occorsi. Si prescri:':o:e quindi un "anguisugio alle tempie: ::;i fece ~ ubito appli1·are una vP,:rica piena di ghiaceio al capo e ~i riror:-:e ai r!'vell enti cut.anei ed int e~ tinali, da somministral'si l!uesti ultimi non nppena il paziente fo:;:;e in grado di i nghiou ire qualche rosa. Com pensi terapcutici cote:; ti consoni alla gnH• itit del easo e rne,;si in atto coll' annuenza del sig. r.olnnnel lo medit·o c:1 v. J>laisant. La ::rra vr.r,;t> le 8 '. pochi istanti dopo che l'avea vi ~t o if prefato Oirrttoro di sanitit, rivi,:itai l'ammalatoeconvien confe!'sarc che le com.lizioui sue erano piuttosto peggior·ate, in quanto che ai :;intomi notati nella ~vi sit a antecedente erasi aggimllo il rantolo tradwale; di tanto in tanto : - i appalesarano sussulti tondinei ed il pol~o r·adiale ora::i reso pressoché impercettibile. Sebbene le mie speranze in una risoluzione prossima o ton-· lana fossero meno che minime, tuttavia volli tentarla in::istendo nei mezzi curati vi anteriormente impiegati, il peggio-· ramento rilevato non sembrandomi nel caso attuale motivo suffi ciente per cercare altra via di !'Campo. Laonde ordinai un'llltra sottrazione sanguigna ai processi mastoidei, continuai nel ghiaccio a permanenza al capo non eh è nei senapi smi agli arti infei'iori, aggiungendo un vescic.ante alla nuca. Il mattino seguente lo stato dell'infermo lasciava conc.epire speranze circa la sua salvezza. In vero la sua fisonomia era meno alterata, il colore cianotico del viso era in parte dissip alo, diminuito era pure il sopore, rispondeva, ~ebb ene stentamente, a quak.una delle interrogazioni che gli si dirigevano, Je pupille incominciavano a reagire agl i stimoli luminosi, il. rantolo tracheale era ces~alo e i polsi si notavano rialzati.
~ 016
FRATT UHA DELLA TIBIA SfNlSTHA
Nel <·orso della notte avea potuto prendere qualche polvere di c·alomelano e gialappa con SU(~ce:-:s ive deiezioni alvi ne. Persi:-:teva però la parali:-:i dello sfint ere vescical t> . Se l'aggravamento dello infermo uolato la notte del giorno jnnanzi non bastò a farmi dec;idere per altri mezzi di cura, i l miglioramento constatato il mattino mi confortava a continum·e nei medesimi. Insistei perciò nel metodo di cu1·a depletivo lo<·ale con fortuna non abbandonalo la sera, facendo riapplicare le mignatte alle tempia. Nel pomeriggio le condizioni rlel nostro infermo presentavano più marcato il miglioramento, quantunque persistesse a11cora i11 c:erto grado il sopore. La maltina del :3 l'assopimento si mo:-:trava in r;ontinua diminuizione: era tornata normale la sensibilitil: i polsi e r·ano buoni: poc;o al di sopra della nonnale si ri:-:contrava la tennogenesi, la faccia tendeva ad as:;umer·e il :-:uo colorito naturale; le rispo:-:te susseguivano le òimande più prontamente che nel giorno innanzi; l'alvo si manteneva aperto e l' urocisti incominciava a funzionare fisiologicamente. Notando però an cora una certa tendenza al sonno, ordinai altro sanguisugio alle ~•pofi si ntasloidi, per,istendo nel ghiaccio al capo e nei revel1enti interni. Nei giorni susseguenti il miglioramento si rese regolarmE>nte progr·essivo, sicc.hè il giorno 12, decimo dall'insorta complicazione, il nostro malato poteva dir·si convalescente. Il 27 ~iugno su cce:-;~ iYo si toglieva il bendaggto. La ti bi a era riunita per callo regolare e solido e solo notavasi rigidit:'t delle articolazioni ùel piede e ginocchio corrispondenti, do'' uta alla protratta inerzia dell'arto durante le cicatrizzazion e ossea. Postumi cotesti completamente dissipabili mediante i fanghi d'Acqui, pei quali Yenne proposto. Epicrisi - Quale fu la condi1.ione morbosa che di repen te
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COH PLICATA A GRA\'E FATTO CEREBRALE
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manifesto:-::-:i nel Petmzzini e che ne minacciò :-:ì da vicino l'esistenza? - Era la prima ed importante questione che ci si parava d'innanzi. Dal quadro morboso de1>criUo :~embra si potessero porresul tappeto diagnostico varie supposizioni, vale a di1·e di pa-· chimeningite esterna - di encefalit e - di congestione cerebrale apopl ettiforme - di iperemia ~empli ce del cervello e delle sue meningi. Quale di e:-;;o;e meglio corri ~p o ndeva al caso? La n e;o;~ un a benché minima lesione del cuoio capillizio nè· della teca craniana: la nessunissima precedenza di fenomeni accennanti a coJumo7.ione o· a contusione cerebrale anche di grado lievissimo, mi incoraggiavano a mcllere to:-:to in di::pal·te la prima e seconda delle ventilate entità morbose. La terza. pareva avvalorata da quanto ne lasciò scriuo il Boerhave· nel noto aforismo: « Apoplexia dìdtwr ade.~se , quando 1·epente actio qninq·Jte sensnwn externorwn, omnesque motus ·voluntari·i abo-· lentttr, st~perstìte pulstt plerunque forti, et respiratione di /"ficili, magna, stertente, una, ctun imagine profundi perpe-· t1~iqne sonvni n. A tale riguardo fo notare anzitullo che se si avesse avuto· a che fare con una apoplessia, questa facilmente sarebbe avv enuta in altre ci1·cost.anze indi viduali di fatto, In secondo luogo· o ::;servo che io divido pienamente l'opinione del Trous::eau. i l quale nell'aureo suo libro di clinica. medidt con numerosi fatti ebbe a dimostrare come una condizione morbosa silfatta s ia piuttosto mra e stata scambiata le maggior parte delle volte· coll'epilessia ed eclampsia: nell'infermo inolt1·e i fenomeni mobosi subitamente comparsi si dileguarono gradatamente senza l'apparizione nè di para.lisi nè di paresi di sorta , ciò che certon on avviene nella congestione a forma apoplettica.
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Ora per la man canza a~:;oluta di allri accessi con:;imili antccNlentement e sofierti dal pazient e, per il òec.orso meùe"imo del fall o morLoso, tronwa logieo eliminare il sospell o della congestione cerebrale apoplettiforme sia nel senso allribuitole dall' illustre clini eo dell' HOtel-Di eu che nell'altro da non pod1i auche oggidi ac.eellato. La sobrietà del Petrnzzini al postutto mi confortava in tale opinione. Himanea la quarta ed a qut•sta noi :'Ì credette doversi appigliare siccome quella che nella latlispecie ci dava rag ione dell'insieme dell' apparato fenomendogico . E che nel ca.'o pre:;ente non siasi trallato d'allro che di eongestione encefal omcningca a fo,·ma depressiva, ce lo conferma la sua felieis::'ima e completa ri soluzione in un tempo relativamen te breve la mercé clelia locale cura depletiva prontamente attuata. Di a;;:'ai più difficile soluzione erano le rimanenti altre questioni , ,wvegnachè non pote:;sero a\'ere altra base che il vacillante terreno dell e ipotesi. Il Pelrazzini , stando al suo racconto, ebbe infranta la tibia per e:;sergli caduto il cavallo (>er modo, che la gamba rimasta fra il suolo e il quadrupede non potè so:;tenerne il grave peso; ma nella caduta, oltre che non riportò n e~s una les ion e traumatica esterna al capo, non ebbe poi neppure per un momento a perd e~·e i sensi e tanto è ciò vero che egli narrava il fatto nei suoi più minuti particolal'i e la di lui mente si conservò limpida, lucida sino all'insorgere dei sintomi cerebrali. Non potevasi quindi ammel.lere che l'iperemia dell'encefalo e delle sue più intime membrane involrenti fo:::se consecutiva a scossa encefali ca. D'altra parte. daLo e non con -cesso che il Petrazzini fosse stato colpito nell' urto al suo lo da lieve, i:;tantanea commozione, il treno fenomenico che in lui manife:; lo~=- i trenta ore dopo l'accidente, non si sarebbe mai appalesato di botto ma a gr·adi (Cortese, Leguest).
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MISUI\AZlONf TORA CIC HI~: DISTJNIE Pli~l{ STATUH~ che servirono alla compilazione della seguente tavola A.
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N 11195 (l)
~· l\li::;m·nzìoni Jli'Cl'<P l'<U C<ll tl'<ct·ìlli dnl ll' dRssì 1859 ~ 1860 assegnuli al GO• reg(!Ìllll'n t«' fnn l(Win
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:1• ::'tJism·iw.iolli prr•;;c come:: sopt·n nl '!.7• r·cggitncnlo fanteria 1• ~l ì«Ju·nzim ti fH'<'se ::;u inscl'ilti d~>lln elns::;c 1853 nel cir comlat•io di Termini
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I meP<'«P ;>• J\li::;ut·;ur.ioni pre>;n corno sopra ur·J cit·condm·iu di Montepulciano
'' ()' i\lì~nu·nzinni penso su ins<;t•it.ti d<'lln cl~sc:r JR:l9 nE-l circon1lat·io di Livorno , Totale . .
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N. 1384-1
N. H. - Le n1isur·azionì lot·udcho sopt·a distinle essendo slnte raccolte tutte a centimetri inl<'J'i, onde t•o.ggJ·uppat·lc lWilC' vm·ie >;J·ature di m~zzo in mezzo ceJJlimeti'O di fl.umento, com e ci occot•r·cva, ci fu m esliet·i dividere sernpt•e per due i gruppi fut·mali da ciascun
centimeti'O Crescen te di mi~ut·a IOl'<lCica, ed assegnare nel quadro seguente la prima metà rl ei gruppi ai cenLimell'i interi c la seconda m età ai centimetri interi più mezzo. Così giungemmo, con ogni presunzione di esattezza, o. compilare la tavola delle lasa misut•azioru ilislinlc ccnLimcLt·o per ct'lnt.irnrt.ro di sJ.aLura, p, mezzo centimetro per mezzo cenlimetrodì ])(>1'imnlrìn. l.oracica.
0) Distt•ett• militari di Padova, Treviso. Como. Cuneo, Reggio E., Arez?.o, Aquila, Cagltarì. Bari.Reggio C. , Mes<ina. Queste misurazioni sono qu elle stesse di cui si servi il dott Ouìdlt uel auo lavoro Sul (O(Jiio 8anita-rto (Giorttale dt me(lìclna miltla,·e, giugno e Jup:Jio 1879), ma in N. di !:>3 meno, che sono indJvJdui misu raoti melJ·i 1,55 di 811\lUra, o cent. 'i8 e 79 d1 torace,~ che perciò non pot.Y«UO trova1• posto iu que~la tav ola. (2) Mi~urazioni prese dal•o scriven t<-. 'SJ Misurazioni pt·ese dal dott. Panara (Yedasi Giornale d i medlci!la militare, agosto 1875).
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CO~!PLIC.UA A GRAVE FATTO CEHEBRALE
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E:;cluùendo la commozione si capi~co che non posso ammellrre neanco la con tu:>ione eerebralc, il Petrazzini non avendo mai nrcennato nel suo e;;;ame nè a dolore al capo, nè a perd!ta anche pas~eggera della conoscenza, nè presentato miosi delle pupillf', nè contrazion i delle membra , in una parola ne:;suno dei si ntomi che ~og liono accompagnare una consimil e le:-ione. Tali considerazioni ci inducono quindi ad escludere tanto la commozione che l<t con tusione encefali ca quale origine presumi bile del l'in:-:Mta com plieazione. Le ragioni antecedcn temente addotte mi dispensano chi dimostrare la poca ,-erosimiglianz:a della compar:::a eli una congestione cerebrale apoplettiforme. Or bene, ;;e la ca d ula, se una enlOJT<tgia endocranica non J>O~so n o aver ca usato il fatto encefalico di cui è parola, in qual modo si è dc~so originato? Il Petrazzini all'epoca dell'infortunio si sarebbe egli per ca:-:o trovato in balia della subdo_la, ineipi ente orditura del morboso proce;;so per cau;;e ineren ti alla vita militare 1 I perfrigeramenti cutanei, i gravi e smodati lavori muscolari, i colpi di sole tanto frequenti nel soldato, pur troppo per esperienza sappiamo quale e quanta parte abbiano quali momenti eziologici e patogenetici nelle malattie cerehrali che travagliano la truppa. Il Niemeyer nell' e~po!: izi one della patogenesi ed eziplogia della congef; tione del cervello e delle sue meningi, ci insegna che l'impedita circolazione della ente durante il brivido d'una febbre inter·mittente, o dipendente dall'influ enza di freddo inten ~o ~ulla palle, cagiona una flnssione collaterale al cervello. Non è nemmeno improbabile che anche le gravi fatiche mnscolar·i, le quali impediscono la circolazione del sangue nelle estremità per la compressione dei capillari contratti, possano produrre un aumento nella teniiione delle carotidi e così.anche iperemie flu ssionarie al cervello.
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FRATTURA DELLA TIBIA SIN ISTRA
J accoud par·imenli fra le causeproduurici della congestione
alli va dell'encefalo annovera il meccanismo della flussione collaterale allorquando la pressione aumenta nel sistema arterioso, ~ovrallullo nel sistema vertebro-carotideo. Il medesimo effetto può aver· luogo nella istantanea soppressione di un flusso sanguigno abituale o ancora nello stadio del freddodelle febl.wi a periodo, allorché le arterie della cute sono sede di una eccezionale contrazione che limita la distribuzione del sangue alla periferia. Cosi pure l'insolazione forma, secondo l'insigne clinico dell' ospedale Lariboisière, una delle cause ordinarie della congestione initativa encefaJjca. L'eredità, l'età, il sesso ed il temperamento cosi deltoplet.orico, sanguigno .. ~ono eziandio, a suo parere, cause notevolmente predisponent i alla congestione in discorso. E l'ebbene questa sia più comune nell'inverno, tuttavia anche nelle altre stagioni un brusco e ~ensibile cangiamento termometrico ha una reale influenza. sul suo sviluppo, ciò, che secondo Leubuscher, può attribuir~i alla modificata pressione atmosferica. Orase si considera che il soldato di cavalleria per il servizio suo speciale si alza il mattino per tempissimo e si espone con poca cura della persona alle vicissitudini atmosferiche; che nella stagione primaverile si reca ben di spes~o all'istruzione in piazza d 'a~·mi, ove rimane !'ino ad ora in cui il sole già esercit-a potentissima la sna'azione riscaldante; se si pon mente al temperamento del nostm infermo squisitamente sanguigno. all'abito sue eminentemente cardio-capitale, forse non ri ..: pugnerà l'ammellere che probabilmente egli ricoverava all'ospedale sotto l'inOuenza insidiosa del grave processo morboso cerebrale. DeYo però far riflellere che non sarei fino ad un certo punto alieno dall'accordare, che la scossa che il Petrazzini ha potuto subire nella persona quando precipitò di sella e la impressione che ricevette dalla caduta, abbiano possibil-
CO)fi'I.IC.H A A GliA \'E FATTO CEII EBIL\I. E
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m ente agili) quali C:l ii:'C oc·ea:;ionali
pc•r il pront o :'\iluppO dl'll' entitù morl1osa , la qua lr for:;e colripo:-;o, con Cjualthe ~:o m P"n"o l r rajteutico o :<pt·rialmenl c col ;;oltral'l o l'C' l' quulvhc IPmpo all' influ ,;~o malt>fi co clt>lle accennat e cati:'E' morhigenc, for~c, <liro, non ~ i ,;a rehbr nr an co !'pri,!! ionata. L'ennnriato mio modn di vederf' è un' iiJo!r,;i; co me tale ofl're naturaltnent e il ,;uo lat o rlt• h o l ~ e per cpa•,;to non ho la pret e~a che vrnga. a '~cellalo co me oro di coppt>lla. Ciò non l'ertanto 11 1'1 ca,;p riro1tlatù ò dt•s,;o , almeno pan•, il ;;olo che d ia una ancor pia u..-ibi le ,;pi eg~z i o n e dP!In. sopra HPIIula condizinnr mor ho,;a, la quale mal :;i ~n prel 1he comprendere ove si rit·orrc:::;c un ir;Hncnte a ~ ~~p posta passeggiera le,;ione encefa lil'a l'iportala 11 ella cadnla; !(':;ione che, giont il ripeterlo,
sarebhr avn •nuta srnza l'e;;trin:'ecarsi di sintomi e senza essere :;tata minimanH• n l t~ an·ertila dal paziente.
E. B ARO CCTII:'il Ca pitano m edico .
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IL. FARCINO NELL'UOMO
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Nell'anno 18 !.t r enne dichiarato che il moccio pote' a comuni carsi all'uomo, e fu r11•l 1 8~ l , dopo uÌHt ossen·azionL' pn l•hlir:tla rlal D. ~ h illing di Derlino che si poti• annlonm~ una ta le assrrzionf', rioù !l anni dopo. Dopo que,;to fallo in AIL'rllagna, in l nf!llilt erra cd in Italia. furouo ri,;•·ontrati di'i fall i ;;imiti, e nel 1837 in Francia, aiI'A ccalklllia di mrrlicina, il O. Harrr cornuuicò un'os:;en ·azione di 1111 amma lato u10rto con i ea raltl•ri di ta le malnttia. f' fu rlnpn tale romuni•·azione rh e :;i pulè eortslalare che la malallia in disrorsn non l'r:t ra ri::;;ima in l'arigi, e anzi dopo il ·l 83/ ,;i potù o:;:;('n·are rlie og11i anno :;i conlavarto dci casi. Fu po i nel IIH-:J rht: il Il. Tardiell rnn una sua mouogralia illu~t.r·ò q t u~;;ta ;dl't·zionc allo stato croniw, e cl1e fìno allnra era meno ronn:;riula tl1c allo :'Ialo aruto. La len tezza rome è ,;tat<t co"tata ta l'esi:>teuza de lla malattia ttei dirn::i stadi. 1• nei di\f•r,;i paesi, diuwslra quale diffìcolt (L di dia gnu ~ i c~::a p~e~Pnla. f' conte può riuscire di una graudt> lllilit:'t al llll'di1·o pratir·o il <·nn linll:trt' :t r:\t'rngli err de'Ile' n,-Sf'J'\';IZ IOI\1. Fiuora non è bene ac1·rrtalo :;e il rirus farr.inoso sia di natura rolatilf> e ~e pns~a ntwl:tre ncll'atmu$fera: si sa so l:tmt'nlt· dt e cptestu ril'lls è conten uto nei lttbert:o li farcino=- i. nei prodnlli di ~errez i o n e, :;ullore, urina, sa lira; l'analisi <· h imica ed il 111ir l'll,;ropio non l1aH11o pot uto i ~olarlo. Alcu n i o
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Il. I'AR CI\0 ~1:: 1, 1. li0)10
p rt~t e nd o nn
cl iP pc' r r·orllr:il'l'l' la mnlallìa >.ra nerp~:-;nrìo il c.ontagìo direlln, altri cltc p t>~~a annuire l' infezioue anr ltr per le vie poll noua lì ; CLl infatt i il l~r i ,;olk dìt·e: sappiamo riH• molli hanno rou lmllo la malatt ia }Jer a\l're dormi lo so lamenle nellt· ìnfermerìl' ùei r';tnillì ll iOCc'ÌI>:: ì; ed il ~ì e nw.~t•r, « l'ìnfcr tìw1 a eu liell san~ lt·~i on dr. la pca11 , pCII L-èlre a11 m o.'en di' la n',;pìralìon n; e più ,;otto l "r•grt'~Ìo clin ico dì Tuhìnga rlìcc rl1e il rìru ~ ha poli ilo non pr. nptr;;re m·ll' organ ismo J!l'l' lliPZZO di ll lla ft·r·ìt;l. ed in qnc:Sio ca~o i sìll toJnì g enerali ap rono la s1·ena. Le diverse opinioni sul nrodo ùi prnpn!fazione della nra lnll ia prorlwono inf:tllo ll el l r~ llillt• rrnze imporl:tnl i,silllt' , le: fJil;l iÌ po::sonn C%ere ca u::;L t;he ' engano Lrn:>wralc alrune p rcrauzìnni c gl i Ìllclìv ìdui atllle tli alla rn,;todia dei so lìpedì all\•LLi dt•l la malallia in parola II'O\arsì Ìlll[lllnementc e,;po:; lì a conlrarre l"ìnfl•zionc. [nfalli :'l'rOiidll l'op i11ÌOill! Ùi ColorO i (jllaiÌ arnm ell0110 C: li t' J' infeziorre p o,;~a nn era r.,; i mer•è co ntagio di reuo, nn n oreor · rerchhc allrn precauzione rl11' qllt::lla di non ;1\·cre lesioni <li wntirrno uclle par11 t:l re pos;;nllfJ ;l udare a conlallo delle ,;cerezioni fnn:irro;;e, c si potrchbe impunemente c per lun~n tempo re..:pirarc in una s,·ud,..rì a Lli earallì fareìno:;ì, e anclr <• dorm irvi: mentre per colMo i qrta li credono eire l"ìnfez ion• · possa aver luogo in mmlo lento cd nnd 1c ~olnme n l e per e:.: scre sl:tlo l' i111l i\ i.l11u lunga lli Prrl e fra ra\ alli urorcìfl:.:i lP prr•cauzìonì non ,;o uo lllaÌ tr11ppc. A dire il vero frn le due opi uioni pre fe r ì ~t·o l'ullima , e ·Op ino .per la più ~l. re t. ta os~crranza delle I'Cgo le igìenìt ht> P per le maggiori prcra;rzìoni, e tro\'•' in rpiC'sl.o un \·nnl<lggìo sulla opìniuue oppl);;la poielr è con que..:L"ultìma vetln mtLgg ìormcntc garenlìla la sa lut e rleg li nomini e dt•gli altri animali sani.
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IL FAHCIJ'ìO
Le due osservazioni cliniche che so mm<~ri a m e nte npor terò qui appr·e:>sosono prezi ose per tre cit·costnnze; una perchl: dimostrando il modo insidioso dell'avvenuto contngio cltiariscono altrtwnto i dubbi esistenti ci rca il modo come il contagio può avrcnir·~>. anche senztt il co nt<~ lto diretto co l virus farcinoso . l'se non altro npporteranno il hencOr.io di un rigo re mag:.!inre nell 'adotta re delle precauzioni per impecl i rl o. La sewnda, che sei) bene l'andamento ed il corso della malattia abbia presentato delle stran ezze, pure in fondo, nelle rlu e osservazioni l'andamento clinico è id entico. La terza , pel'che dimostra quale difficoltà di diagnosi esis ta fin o a che non si appalesi l'eruzione speciltca dei holtoni farci nosi, e come per q ne;; ta oscur·i Ltt di diagnosi altri casi hanno potuto passare ino:-:servati. come anenne infatti nel 18:n a Parigi che dopo un caso succedLllo da mortn ril evato dal Rayer vennero falle diligenti ossenTazioni e si constal ar·ono altr·i casi ancom, e come un tale fallo deve servire d'insegnamen to per tutti gli e::;ercenti, e f.1rci andare molto cauti e dil igenti quando siamo al lello dell'ammalato. Ecco ora le due o~ser·razi oni cliniche, una di farciuo acuto e l'altra tll farcino cronico (1).
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Osservazione l.
Bi:;ighini Eleuterio, ca pomi maggiore del l o artiglieria, ha ~2 anni, appat·LenenLe al disLrello di Modena, è di tempemmenLo l in fati co, di buona costituzione, non ha soll'erto in pas(l) Devo alla cortesia dei medici dell'ospedale civìle di Fo!ig.to se h o potuto osser vare i d ue casi in esame e ho potuto raccogliere i dati neces~·,ri
p r :"'nmpil:.t •' 'l'! .. ~lo scritto.
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salo cl1e quulrh e nlr.•ziune renerea , e qu::d che leggiera alrezione propria al suo temperamento; ù piuttosto ben nutrito, ha fallo un cor::o rego lare di studi, ed è vrterinario di profe,-s ione; per questo riene n:-:scgnato al scrriziu delln inft>rmcria cara Il i, gli si aflitla la cusloù ia e la eh iave di q nella dei moccio:> i. Oue:;t'ultùmo locale che ha giit riCO\'erato animali mocciosi è lihero dci :;uoi infermi, e;;:;o è ,;tato disinfellalo ed il Ui si.:;hini \' i si allo;;;;ia per· una rwu e int era ed iri gu5ta le gioie di un imeneo r.nn una saccrùote:;.; a di Venere. Ignorasi ti tempo tra:;cor·;;:) tm l'orgia notturna ed il consegnar·;;i il Di:;igh ini ammalato, ('erto è che pochi giorni dopo e propriamente il l? gennaio 11. s. egli rieover·ara allo :-:pedale ci ,·ile <li l?oligno perchè alreuo d~t dolori reumatoidi dei mu~roli dell a region e laterale destra del collo ed inter·cnstali dello stesso lato. La mattina del ·13 l'infermo si trovava nelle con1lizioni del giorno prercclente, però un minuzioso e ripetuto esame facera rilevar·e al disotto del muscolo slerno-cleido-mastoideo
destro, e nella regione sopracavico la.re uo'intume:;cen;m do; lorosa al tatto, e molto profonda, proprio sulla faccia anteriore estema della porzione cervicale della colonna vertebra le l ungo la direzione delle glandule linfatiche profonde del collo , la quale c diagnosticata per fl emmone profondo del collo-Nei giomi susseguenti la pelle di questo punto divenne rossa, accusava un dolor·e vivo cocente, in edematosa, .l'ammalato ,
questa regione, la quale alla palpazione mentiva una. sensazione marcata di fluttuazion e, sicc.hè filceva credere che tullo volgeva ad esito suppurativo, e questa prognosi veniva anche avvalorata dalla febbre iutennitlente vespertina. Per questo fallo l'infermo venne passato al riparto chirurgico, dove con disinganno, il creduto fl emmone inrece di
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11. FAIICI NO
pre~ent:1re la sieurezza della ~uppurnzi o ne pa~:>ava alla riso-
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lm:io ne In p i(I ma nifesta. nello spazio d i () a 7 giorni; pero l'infermo inveee di migliorare si em aggravato. La febbre da\'a delle cune termometriche ascendenti, da intermittente ve:-:pertina era divenuta remittente. i pol~ i più frequenti e deboli c si erano manifestati dei dolori psentloartritici in alcune articolazioni come la mano destra, il ginocrhio sinistro, ed il piede destro. f)n e!'\ ti renomeni indicavano chiaramrntc un n e~s o tra il tumore del collo che era sco mpar;;o, e i gravi Fenomeui genel'ali inso rti, che non pot evano spiegar~i in altro modo che f'OJI l'appellntivo antico di mewstasi, ovvero di un virus inreuante r he si portava da un punto ad un altro. Il malato Yeni\'a perciò nuovamente portato nella sezion e medica, ed essendo i dolori :11·tritici violentissimi, s i passava alla, somministrazione del salicilato di soda ad alta do:-:e, poi al i'Olfato di chinino, indi al valeriannto ed al fenato di chinino, e LuLLi questi rimedi senza il menomo ri=- ult 11o, anzi In feiJbre seguiva le sue curve ascendenti , e l'ammalato si aggra v:wa. Alla fine del terzo settenario i dolori artritici cominciarono a diminuire ed appanero invece delle tumefazioni dolenti lungo la fa ccia interna della tihia deslra, ed al lato e=-terno flel ca lcagno dello stes:;o lato, con tutti i sintomi da fa1· c•·eder d di doversi trattare di periostiti. f)u estc tumefazioni ebbero una LH'e'e dumta; es,;e comi nciarono a ~vanire sotto l' uso di soli cataplasmi di linseme mentre al 20° giorno di malattia compnriva una tumefa zione simile alle precedenti, in coiTi spondenza dell'angolo e~terno dell'occhio sini,;tro da guadagnare tullo il sopracigiio, e la regione fr·ontale sinistra. Questa tumefazione diag no~ti cata per periostitc, confer-
108i nHwa ~empre l'idea di uo virns infettante c;in·,;lante ur i )\an~u e . e CIJn tendenza a localizzarsi ed cstrin)\erarsi.
Il giorno apprE':'so su que;;ta tumr fazionc la pelle :;i pre:-:enla,·a di un colorito ro;;,-o hmno, d'a,:petlo erc;;ip clalo~o.
ud appari\'ano tlPIIe holle biancolauc all'angolo esterno del delLO ot•rhio sini slro: le quali, r cntiqunllt'o ore dopo er·ano delle rilevnLezze gri ;;ie, in numero cresrenle ed invadenti lttlla la supedk ic ltnnefalla sopra dc:->rrilla, ed il ~i o riiCl apprc,::;o erano ulcE'razioni grigiastre ill\adenli Lulto il Ialo sini stro della fa~:cia, il farin ge, e le fusst' nasali , da cui colaYa un liquidCJ iro ro,;o . Tali ul,·erazioni segreganti un liq1tido ico roso :;i ritennero d'indol e farcinnsn. • l 'infermo pertle\a in seguito la C011oscem:a , 'ed il s~> sto giorno dnptl la compar·,:a dei dciii houuni, giudicali farrinl),:i, ·· e:;:;an di ri n•re.
Gromhone ) J ichele. soldato d'arli ~lieria, di profes!'ione conladino, ha n anni, natiro della provim·ia di Salemo, di lemperamento linfalico, costituzione mediocre, ha la pelle di un t:olorilo giallo pallido e sollevnbile a larghe pieghe, scheletro hen conformalo, non è denutrito ma nemmeno si può dire flo)rido, e non è di quegli individui da diventare obe:::o. Il 4 marzo 188 1 v iene preso da fe"bre e dn dolor·e al col'Lato destro; si constntn l'esi::;ten;m di una pleurile secca Pd i l giomo iJ viene ri coverato all'ospedale. L'anamnesi non dà nulla di particolare, solamente che egli è stato per circa due mesi ad nccudire rome piantone all'in-
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lL FARCIXO
fermeria dei ca n dli mo ceio~i . ~ o n t·icorda d i ~n· ere avu to lesioni di co ntinuità alla pelle, P. spec ialmente alle m:mi. Nel m e~e di nwrzo ha due ascessi iudolenti ed a cor:>o le11t o che vn~.• nno ambedue ad esito ~ uppnrat iro , situati uno :11 terzo med io della regioue anlerivre del braccio desll"O, l';1llro alla rrgione anteriore del la co;;r,ia sini,;trn, i quali gua ri scono colla ma;;,;ima facilit:"t pociJi giorni dopo che si è daL1> es ito al pus . .\ell'aprile gli as ce~s i son gnariti. la pleurite ,·olge a gnar igioue. quaudo senz:L causa apprezzabile ricompare la febbre r espertina c: lte oscilla per :llrptanti giMni dai :3\J ai .i-0. e si ma uifesta una inLHmcscenza alla n'gione masseterica destra la qwtle r enne credtttn una JH'I"iostite. Per non dilungarm i ,;ui parti("olari circa l'andameuto giornaliero clell"infermitù , mi è duopo ;H·cennare rhe da ll 'aprile. quando compane la tumefazion e alla regione masseterica destra al me,;e di luglio, cioè per lo spazio di tre me:;i il Grombone el1he giorni di <"alma e di apires,;ia, alternali a giorni di fehhre alta da ol trepassare 40 g. e che ogni manifestazione f~\ibril e Yellira Sl\gnita Cll aCCOlllJlilg"nala da tum efa zione ora del peritJstio, ora delle articolazioni da far ritene re trattarsi nel primo caso di periostile, e di artrite o s ino\· it(~ nel secondo. La progrr,;~ ion e delle ma n ifestazion i morl)(l:>e c he pt>Ssiamo dire meta,;tatiche è stata la seguen te, cd ognuua della durata media ùi 14. gior·ni per scomparire e rlare campo alla manifestazione dell'altra . Aprile - Tumefazi one alla reg:iune mn:;,;eteri ra de:;tra g iit acccennata , tumefazion e al zigoma destro. Ma;.:gio- f.;iuorit e al ginocchio dc,; tm. id. ~inoriL1} al ginocdtill sini,;tro. iù. Artri te tilt io-tar,;ea siuistra. pcrio,;ti le della ti !ti a.
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Giugnn 30 -
Artri tr ratl io- ra rpea e ca rpo-rn ctaea rpea .de:;tra , p e rio~ tit e dt>l radi o. :JO id - Tu111t'f:1ziorre ere~ ipr lalosa del zigorua :: ini ~ tro co n gnnfior~ delle pall't'ltr<· C'd iugnrgo :if>rOIIdario delle glantlo le renirali dello str:;so latn. ij lugli o- Hileval rzze.sussegu ile da flittene nlla. l'l·gione zigomati ca si rri,:tra d1e rompendosi lasciano trapelare un liquido spo rco, e ne sirgue una ulcerazione a margini iiTegolari ed a fondo l:mlaceo. 7. id - La lumdar.ione delle palpebre llell'otclriu sinistro scompare e rpr r ll a 1h•ll o zi gorna dinrinu is('r . 8 id - Tumt•faz ione della regione zigomati1·a drstra e dt> Ila palpebra dello stc>.,;u l:~l o . 9 iù. - l' icroli hit orzolelli rotondi Nl acuminnli ai margini d elle pa lpebre ùcll'ocr hio destro le quali sono tumefalle da non permPtt ere la vista del globo dell'ocr-lrio. 10 id. - l ltilorzolclli sono hnttoni grigiastri che cominciano ad ukcrar:<i ed a riun ir:'i con ,;ecrrzion e di saniei COl'O~a .
Il id. - L'ammnlato è qua~i senza intelligenza, lasc ia perdere urina e fecre senza accorgersene ed entra alla :;era . . m agonra. •l :? id . - ~f uore all e l O 1/ . an li m. Dei due casi sopra aCt'erwati mancano le autopsie, non perm e~se dall 'amministrazione delro~p e dal e per ragioni igien ic.lre . (:onsldcrazlo .. l
I. - I due t·asi eltl1ero ambedue esito f;rtalr e progrPssione morbosa quasi identi ca solo nel clecor~o è a 11u1arsi una di-ver·sità che nel sf•conclo cnso fu più lento.
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l L FA.RCI.SO
Prcme;;,;a adurtc{IIC l'identi ca naL11radeiBror!Jo che aflllsse i du e individ11i noi ahhiamo in entrambi la rnan<·a nza di conlagione dirella pt:r innesto e i~ contagio si anerò per a,·er n•.;pirato in tllla atrno.;fera int]uin:rla del veleno mot:r ioso. ~ e l prirno ca,;o no11 lrO\ iamo altra spiegazione del modo r·nme ,;iasi introdotto 11ell'orgnnismo che quella che l'esaurirlll'nlo genera le; conseguenza del protrallo e ripetuto eccitamento eroti co, ~rw.n'd rrto in un hreve :;pazi o di tempo, a hbia tnes:;ol'organi:;Hwin co ndizioni tali da soggiacere alla funesta azio11e dal ronlagio far<·ino=-o, inlrodo llosi per In vie polrnonali. La qual co,;a no11 anenne n e ll~t. rlonna compagna, p e r non e-:scrsi in essa riprotlolle le co ndizioni dell'orgasmo e di esa urimento , poirltù nelle sue ahillrdini di sacerdote;o;;;;a di \' enere il :;rro ::;!;;tema nervoso rimase e~traneo a tulle le operazioni <li volrrllrro;;a relazione . Nel secondo casiJ, l'infezione è avvenuta solamente p e r la lunga pm·nrnncnza in luogo infetto, c per la ripetuta a s~ i :;tcnza a c:nalli malati . Stando dunque alle osservazioni surTiferiLe, dovrehhe amrneller:;i eire il mocc io ed il fan-cino hanno un rirus volati iP-nunt:-r nte nell'atmosfera e che può conLagiar·e ·penetrando nell'organi:-mo per le ' ' ie respiratorie. Il C';risolle dice: uno che sia stato lungamente fra cavalli mocrinsi o fan:inosi ha di tempo in tempo dolori nelle arli (;olazioni e nelle rnernlrra simulanti un reuma cr·oni co. Que..;Lo dirnoslm che realmente la conlagione può avven ire· per le vie rr:::piratoie. H . - I l decorso richiede la considerazione del medico pmtico rer le svariate successioni morho;;;e, e per il modo come si è comportalo il rirus infellanto il quale ha mostrato sempre tendenza aù es trin~ccarsi con delle rn e tasta~ i nwlt<'plici e-
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sLli'CP:;sivc e sempre imadcndo alcuni tessuti e sempre qu elli della stessa =-recie . agendo se111pre co11 kntezza ed in modo insidi oso; si potrr hlw çiliamarc farcino migrante a silllililllllinc del r imuiTo llli;.:ranle d··l Foe rsler. L'andamrn lo dr•lla malattia ani lu ppò la diagnosi di tale osc.urilit che si rese diflic:ili ssinJa , ed infatti in ambo i ca::.a venne stab ilita negli ulti 1ni giorn i di malallia. Schhene cla laluni aut ori i cb1lori mu:>colari cd articolari ven;.mno drsi,!.mati comest'i!ll i patnl!non111ni ci del farci no, pure manca ndo l'eruzione sfH'C ilira etl ogni al!ra cirro:;Lanza anamne~tica da chiarire l'ill(lolc clelia malallia , tn li arlmlgie e ulialgie .' i ritennero di fondo rl'umali cu. Fu poi nel peri,Hlo delle sinov iti c p r rii) ~L ili c JWI' la ~ua continua rnigraziun e dae si con:'idcrò l'inferrnit it come infPtliva , ma nel primo l:;'l,;o non si pen:'ò all'atto al farcino, c nel secondo, selthene ne naçq ue il d uhhio per a 1 er recluto il primo, pure non si ebbe i l cora;:gio d i dici aiu rari o tal L' che nell'ultimo periodo e quaudo l'èruzione :;pf'cilica togli eva ogni dubbio etl ogni t:.on fu:;ione . .\el secondo ra:>O di farcino croni co la diagnosi si rendeva ancora più dirficile per la lunga serie da ll e sinoviti e l'aii~e nza a::;soluta degli ingorghi glandulari; ù giit un fallo o:sservato che a ll 'oppo~ to di quanto rilen1,;i nei ~o lip edi, nel fa•·cino r.ronico dell'uomo,' i gangli linfatici non sono attacca ti cheseC(I ndariamenLe, quasi ,;empre sono la conseguenza di irritazione di parli vicine. Il Tardieu di ce che gli ingorgamenti dei gangli linfalici anzi che formare, come nei solipedi, il segno principal e del farci no, nell 'uomo è un sintoma raro. III.- Una cnsa che ha attirato l'attenzione si è che l'ultima localizznr.ione della malattia in cu i comparve1·o i bouoni farcinosi ~peciflci ::.i è av,rcrata in ambedue i C•l:-:i nelle r·egioni
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FAIICI~O
i'iEU. ' t:OliO
zigomaLi•·.he: ora come spiegare la preferenza data a que:; Le regioni dal ,-iru:; farcinoso nel mentre erano !;lati atta ccnti vari allri tessuti in altre localilil lontane cui vi era cn mpo e tempo di manifes tarsi? La natura ha i suoi secrel i cd il volerli srelare ci porta qualche volla ad ermrc; osserv iamo dunque i faLLi che ci poLJ'anno serrire di ammaHstJ·amento, e appaghiamoci con l'essere rwudenti nell'eserc.izio dell'arte del guurire.
A:'\ TON JO LOlfBARDO C~p it aoo
m eclico
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SP:\S110 TETANICO GE~ ERUE COXSECUTI\'0 AFERITA SEGU ITO DA GUAHIGIOKE
Fra i gt".n' i accidenti, clt e pn::sono complica re le feri te, certamente non occupa l'ultimo po~to il tetano traumatico, di cui una rarietiL oggi viene indicata col nome di spasmo tetani co COil:'CCutivo a ferita, infermità rhc ha richiamato l'a ttenzione de' più valen ti chirurgi per l'e;;ilo infausto, da cui è quasi costantemente ~cguita. Perciò credo importante il presente ca:>o clinico pel corso e per l 'e~ ito di completa guarigione, da cui colla sern plice cura mrdica e senza ricorrere a mezzi ch irurgici, fu felicemcntr seguito. I l 2;) mat!gio '' RS l , trovandomi io col battaglione del mio reggimento a llovolenta, fui invitato a visitare Rinaldo Beuanini, di anni 2i, direltoro di un negozio del sindaco di quel comune, e figlio del dottor Antonio Beltanini, medico condotto del comune di Vigonza. Il medico curante dotto!' Pellizzaro .falla aveva diagnosi di tetano traumatico. Il Bettanini crasi nel mattino di quel medesimo giorno ferito con co Hello ottn:;o nella regione anleriore della co..;cia destra, ad otto centimet1·i dal margine supe1·iore della rotula . .Nanò che quasi due ore dopo del ferimento, avverti un senso di stiramento all 'arto ferito insieme a contt-azioni dolorose e permanenti dei muscoli del polpaccio e di flessioni delle dita del piede, la quali aumentando poco a poco d'intensità e di estensione, si erano già nella ora in cui io lo Yidi per la
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SI'AS.IIO 'l'ETA ~ICO GE~EIIAI.E t:O~SEC UTIVO A FEIIIT.\
pri111:1 r ulla. r ini· oli o ori' rirca d.opo frri lo:;i, dilfu ~e ai lll.ll:'t'nli tlt·l ' olio. drl eolio ti PI dor~o e de!.!li altri arti. ltl' ll chi· ' avt•:>:-:r pn•,;o d tu• gram111i eli idrato di l'lnr;dio, prP:o:crilll>gli d:d dollor Pt'llizzaro. L'inft•rnw f' ra tli buona t·o~tilnzÌtHt r rJI'i!"lli c a. n•golnr·t• :; 1 iluppn ~r h r l tri co. trmpt·r:li1H' nl o nrrro,.:o . .\arra1·:1 di non a1 t'l'l' wai soll'erln ura lalli L• tl c;..rtll' tli nola, di nott {':':'l'l'C ,.:tato tblillt agli alw liri , r cl1 r i ~ noi gt•ail.ori e frat elli godr \' :llln llnrida ,.:aluiP. (),.:,.:t•JTattdtl Ja l't'l'ila, qur:'lil t'l'il lllll ){il appena dtt e cenlill1t'li'Ì, snpr rfirialc, clin·tln lrawt'rqlrnenle. irrrgnlnrr, a tll:tl "r:ini non IJI't•ci,-i, ,;it·tontc in 1111a fr·t·ita cortllt=-n: la cul t' cir·co,.:talllt' atTos~ala e tumida. I mu!'coli t·ontralli erano a Jl C' t'lllilltf'llza tc:.;i (' Oille l'Mdc tlnn>, c• dolt•ttli al più allo grado. l rr;llllJIÌ toni l~i si C:';H'Prilaranv toreando la ft•rita e Llllla la p;n·te nnlern-intr rna della co,.:1~ ia fino all'inguinP. l>i tempo in lt·mpo ;;opra;:ginngf'larto a sl·.o,.::;(• riPIIe i1Tego lari r·ontrazinni r·:orti ~: lt e . Il lrisrna <~ ra altlta =-lar1za pronunziate); j!li arti al'l""n to fl e ~:; i ; il capo [Hll'latn indi Ptt·o pr r rTanrpi tll'i la t'l'l'' ic:r : f'l't'la lc•\a la rorrna di l)jli:'IOIIII\(). Yi erano d!'llt• n ·nti :;:'ioni , ma a hrcvi inl cna ll i rilcll'nanltlo glia cc~~ s i !(' !anici.
L'afliril:'t tlello funzion i C'l'l'elH·a!i em inalter·ala. L'esam r Ji:-;iro tlegli orgnni lorat·ici e.LI addornittali nulla da,·a, di r·iltoYanl e. Il pnl-;n era fr('cjtll'lllc o Jtit·wlo. (; li alli l't''Jii ratori i e c la lt·rnl'c·ra tnra appc'llil òiiiiiH'III:! li pii~ <lei rrormale. lo f,•r i l)~:'C I'Iòli'C al f'tlllt•ga rlt c in qui'! t:a:'ll, l'l'a mia Op inion e non trallarsi delll'lano traumal il'o prnprianu•nl c dc• l lo l"'r In srgrrenti ragioni: l" Qur,;to si manifc,:ta generalmPnl" riai l :J• al ·l :)n giul'llo dal di della fPrila, e <p ti in,·ct· e la forma lclani r:a gerwralc si rra ma11ife:-;tata H('lla :;lc,:sa ;!inrnala in (·ui r ra"i pmdntta la fc•rita , t•ll inmnclo quasi i;;tanlanco; ;p li . telnrrn lranmalic·o propriarn cnte dPllo comincia ,:crnpr·e anta-
nire~ t a r:-: i l'Ili tri:;tno . e :-olo in 1111
:>t·routlo 1enqu1 ho c·t•nlrazioJti :;j prop:t(!:ltttt :>llt'l't' :~' i\itlll C illl' a ' llltl~t·oli del ('ulln. di'l troJJc'o t' dc·;.rli arti: nel ca,:o no:-:tro itt\ t•c;e qnl' llt• f'" ~c nrlo romin riatc• dall'arto ferilo ,.i t'l':tl tll pni rlill'n.;c nl t·c•,.;t n dc•! eoq•u: 33 La ll' ttqH•ralura nl'l JJu,.ln • infc•rnto era eh:'\ ala appena di pochi clcc;itni tli gratl t• . Jllt·ttln•ttl'llelanrJ prnprialll!'ll it• dellu :1JTi\ a ,:pt•,:sn a \.()" ,. ~l u •·t·ntigradi e p iù. - ~ O li ,:i potr•ra neanche trattare· dt·lln ,.pa:-:nw lrautuatirtl pritnitiw tito! Cnlk ·, l"'rc:hL~ iu tal ca.' o le <'o ttlrazioui ::;tn·hhl' ro ~late ittlcrm ill enti c: c:i rrt~:-rr ill c ;dhJ ;trlu l'c..-itu. - E tnminai tlircJJdo trattarsi tli q nella l'ortua lt'lauira ,'!•'lll't'a lt' , che oggi tla' rltiru r;!i :;i ap· pella s[lf!S/11(1 lt'/(1/iÌI'() CQIISfCII(Ìl'O a j r rÌ/a.. I'J'JII 'I'Ù J'pri lill a progno:<i 111111 a,;:-:olulalllL'Il ll' in l'uu,;ta, ma ::ollaut,, 111ulto ri:-:cr· vata. Cnn,; i~lia i llll uagno tit•pidu PJ [ altri lre grammi di cluraliu idrato. Dopo il h;tgno :;i lllanife:;tiJ a ldltlurlanle :;udore con n.:mi;;:-:ione dc:' fenontc•ui tllorhosi [H' r pocu piit eli 111 ezza ora. Pa:::>Ù il rc..;tu dc•lla Jllll ln it l'll!lllC . .Xci ~ inruo .ZCi ma g~ io l'iu l't•rnw nrc:u..:a \·a pii1 l'orli i doluri e le ~:o ntrazioui lllll.;t;ol:tri. Al trìsuta :>i era unita di,;fagia. sehhpnr non molt11 pron11nzia1a. (;li act'e;;:;i tcl;\nic· i duravano altrnatJio di piu. t'le t.·omis:>ioui erano st·mprc pie·, hrcri. \'i era :;en:::o tli diilicoltil nel respiro, eon tloloralt ilità al pello. atti re~piralo rii sn pr rli t;iali. pol:;o frequente e picrolo, fc}ld)['(.: a :m,:;". - Dopo un altro bagno ti epillo si mauil'e:-:lò nnon1 "u dorc' :O:t',!(UÌ io da altra rc mi ~ .~ Ì i lll e pc•r 1111a mezza ora. ~l'l h:t"llll ;)\t'\ H •..:oll't•rlo dt•i ca r)n r"'•iri t' dt·ll c rerli " ,.. ,. , illi • P rè,;~: ri ~:; i nl utallitlo grammi ~di ht·otllllro p ula~~ i co c dtw -ceutigrammi di l'loridralo di morliua, da so mmiuistrare in éJI't\ alll'l'IH' . Ciò nolliblaul.f' nelle ore della sera i dolori crnno cusi intcu:-:i ùa coMringl!rltli a fare IIJI:t i11ieziouc ipod el'lnira di morfina alla do!'C di un ccutigratlllìlo , alle ore H pomeridiane. cd nn'altra all t• IO. Oo1'111i dallt• OJ't' Il pcHueriui;cnc
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l ()\)() S l'AS\10 TETA~ICO GE:\Eit\I.E CO~SECC'I'I \"0 A l'ERI T.\
fino alle!) antinleridi<\11<' del g iorno :<ucce:;si,·o , so11no inte-
l'Otlo " P''~Sn da gran1·hi. ~ e l dì ?7 maggio lo :;taio generale dell 'infermo ;;emhra migliorato, co11 tri~ma e di :;fa gia diminuiti. Agli acc:e:;si tetarlir i, resi più lontani fra loro, ~ i cg uono remillenzc molto piu pronunziate. ~ on ri è febbre. la pupilla è ri,;tretta, il pul:>o freq11ente e piccol o, la t•e,;pìrazion'' normale. Presc.rissi il ha)!no ti cpi1lo, ell e feci prendere in mia presenza. ed 8 grammi di hrn111 ll l'O pnta~,;ì co; (Wrò cluranle il ha;;no ~o fTrì capo,!.! iri e VPrli.~ illi Pd i gran t hi tonici si re;;ero più inl ~ n si e più frt'i'flll'll ti. ~1 ezza ot·a dopo la usc ita dal bagno eltlte circa due ore di "01111o qua,.:i lrauq11illo.- Pre;;cri::si pure del vino ro,;;;o genern,;o da !'Ommini=-trarc (li temlJO in tempo durante il di, e per dieta il ~o lito brodo con so~pc:so ri il Lorlo di uova e del !alle. - La remì,.::;ìone dc' sintomi durò sino alle ore undici pomeridiane, quando, r·icominciali intensi dolori e frequenli,;simi accessi tèlanici. si replicò la iniezione di cloridrato eli morfina, srgu ita dopo mezza om da sonno della durala di tre ore ed interrotto di tanto in tanto da rapidi e fugnci spa· ~imi tonici. Pas!"ò male il resto della no\Le, essendo t·icominciate le sofferenze come prima . Nel giorno se011cnte, eire fu il .28 maggio, rir,o minciarono gli acce,.::-:i Letanici a f:trsi fr·etJilOnli ~s imi, più intensi e eli maggior dut·ata. I cl olori e mno avverti Li maggiormen le nella regione posteriore del collo, nello arto ferilo e nelle articolazioni falongo-meLacarpee tle' pollici, fa:an}(o-metatarsec ùegli alluci eù ulno-radio-carpee. Le contrazioni e~a rt' rhavan s i per lievi toccatine dello in fermo, per lt• .. ,.;·lt:'i c chiuder,;i della stanza e specialmente per azw;te ,ft·lla luce , sicchè la stanza ùello inf,wmo dovem tenersi quasi 05cura. Accusava innltre senso di CtJslrizione allo scrouicolo del cuore, difficoltà crescente nel respiro, senso di corpo estraneo nella r
SEt.:rlTO DA
GUA illtìlO~E
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ringf', rapogiri e rrriÌgÌ 11Ì, arwre,::;ìa, st>lt• inten$a e cuprosta;;i, da quatt ro di non <l\C rt do avuta alcuna deiL·zione ;driHa. 11 tri ~ rna e la disfa gia l'raHo rnollo più pr-.l11 UII7.Ìali, e~ i mordera la. lingua nel Ill u~ lrnr l a . Le orine erano piulloslu scarse e rn:;se . -llu ranle l'l'sacedJazioni de' crampi si. osserrano c.;orrugalc lt• :-opraC'r igl ia ctl aHic.:inate fra loro. dilal•tle le narici, gli anifoli la liiali tiraii iudieLro, i denti scoperti. Vi era feuhre a 39", polso frequente c pi ccolo, alti re~ piraLorii z ,j per minuto prirno f' su pP.rfir iali. Ordi11ai un rli-:terl• ,:;dine,, tl11po rlt•l qualn c'llhe <thhonrlante evat:uazio ne dallo alv•l; più IS grammi di l11·umur{l po t as~ico e :) gnlln rni di idrato eli cloraliosf•paralamcntc in orcalternate; unzione su' pun ti doleoti di estrailo alcoc)lico di helladonna e dieta cour c nel di precmicnle . - So:; pesi il bagno tiepido non solo per la prostraziwrc di'Ile forze dello infermo, ma anche pel poco o nes,;uno vantag-gio ne' di precedenti con esso ollenuto. - Ver:->o le ore Il antimeridiane replicai un'altra ini e~ione ipoderm ica di morfina. Erano già le ore G pomeridiattè l!d intan to ues:-:una miglioria. era supravenuta; anzi l' iufcrmo ('oll e sue grida per gli atroci spa,;i mi clolorosi destava in tuili pro londa compas:-;ione. I o mi decido di rkorrere al ~o l falo neulro di atr·opina, ed in que lla ora :;te,;,;a ne pratico mra iniezione ipodennica di due mi Il igrammi scio !Li in mezzo grammo di acqua disti !lata nella regio ne in lcrnadella co,;tia l'eri la. Dopo cirea l t> minuti il paziente ha nau,;ea e tendenza a ,·orni Lo , la pupillà comincia a dilatarsi m entre la vista s'indebolisce. Le conlrallure dol.orosc si rend ono meno intense. piu rare e qua::;i inlcnnillenti . Dopo 40 ba tendenza al so nno, illusioni tran:;itoric ecl allucinazioni alternale da momenti di completa calma: il polso è più vibrato e men frequente; la cute si copre di abbondante e trausitorio ,;udore, poi divenendo asci uua ; i muscoli contratti sonosi 71
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1098 SPASMO TETANI CO GENEHALE CONSECUTIVO A FERITA qua~i del tu 'to rilasciati, ed alle ore 7 pomeridiane, cioè ttn'ora
dopo la inie1.ione di atropina, cade in pacifico e lungo sonno della durata di undici ore. Al mallino del 29 maggio, svegliata:;i l'infermo ver·so le ore 6 antimeridiane avvertì solo leggere cotratlure dolorose: gli accessi tetani ci er·ano molto più rari e più lunghe le remissioni. Il senso di restringi mento al petto e la dintcoltà dì respiro erano cessati; iltr·isma e la disfagia migliorati.- Temperatum nor·male. Polso debole e men freq tten te. La pupilla tutlor·a dilatata, con visione indi stinta. Toccando la ferita, in via di gnar·ìgìone sotto crosta, gli accessi tetanici ridest.avansi molto leggieri. - La sete e l'anoressia continuano. - Ha volontà frequ~nle di orinare, ma la ori nazione riesce stentata. L'esame fisico della vescica non dà presenza di molto liquido in questa. . Per:;i sto nell 'uso del bromuro potassico; dieta come ne' dì pr·ecedenti. Nelle or·e di sera lagnandosi di forti dolori, prescri vo il cloral io ìdr·ato e pmtico una iniezione ipodermica dì morfina. Notte insonne a causa dei dolori persistenti sebbene mi tigati. Addì 30 maggio continuano gli accessi tetanici sebbene meno intensi e con intermìttenze complete meno ne' muscoli dello arlo fet·ito. Vi è febbre a. 38,5'- Il polso è debole, alquanto frequente. Persistono i dolori alle regioni suindì cate, e sono massimi alle articolazioni del piede e del ginocchio del lato ferilo. - Cessata la mìdriasi, con visione distinta. Replico alle ore 6 antimeridiane la iniezione ìpordemica di solfato neutro dì atropina, alla medesima dose di prima, che produsse analoghi fenomeni, come nella prima volta, in cui si pmtìcò. - L'infermo dormì circa sette ore. Svegliatosi, gli accessi erano lievissimi e con intermittenze di completa euforia. Inoltre le contrazioni si erano circoscritte quasi ai
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SEGUITO DA GUAIUGlONE
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masseteri ed a' muscoli degli arti inferiori. Poteva però liberamente cavat·e la lingua fuori della bocca. - Accusava formicolio al piede dello arto ferito. - La pupilla era molto dilatata, la visione offuscata. Il volto pallido - Continuano l'anoressia e la sete. Intemamente faccio comtinuare il bromuro potassico, col cloralio ed il solito viLlo. La notte dormi quasi sempre sonno tranquillo. Ai 31 maggio la disfagia è del tullo scomparsa, il trisma appena esiste, con contrazioni lievi e circoscrille al solo arto addominale ferilo. I dolori esistono soltanto alle articolazioni de' pugni ed a quelle del ginocchio e dello alluce dell'arto feI'ito. [l geuet·ale fisico e mol'ale del paziente pr·ofondamente migl iorato. La respirazione e la temperatura normali. Il polso continua debole, ma poco frequente. Continua l'anoressia; ' orine alquanto scarse; frequente desiderio di mingere, sebbene la orinagione continui alquanto stentata. La midriasi di poco diminuita. Continua il trattamento col bromur·o potassico e col solito villo. - Passò la notte tranquilla con sonno calmo non interotto da spasimi dolorosi. Al 1o giugno è scompar·~a ogni traccia di contrazione dolOJ·osa anche neU' arto ferito. Cessalo il Lur·gore ne' dintorni della ferita ormai cicatrizzata sotto crosta. Persistono i dolori linutati alle regioni sopradescritte, ma molto lievi. La visione è normale, essendosi dileguala la midriasi . L'infermo è alquanto debole per oligocitemia, sta però seduto con facilità in mezzo al letto. Ordino una unzione di estratto alcoolico di belladonna su' punti dolenti, ed internamente il bromuro potassico a dosi deaescenti . Al vitto aggiungo un arrosto di vitello, essendo ora possibile la masticazione e facile la deglutizione. Nelle ore del dopo pranzo il paziente ha tale senso di benessere, che riesce a vestirsi da sè e·ad a.lzarsi dal letto; però dello arto ferito puo posare a terra solo il calcagno e non
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11 00 SPAS MO TETANI CO GENE R.UE CONSECUTI l'O A FEI\ITA
In parte anteriore della pianta del pi ede per dolori nelle articolazi oni fa lnngo-metatarsee , specialm.eule in quella dello alluce. Nel giorno succe:':-iro :'la al za lo da !ello per cinque ore, la dea mbulazione è più facile del giorno precedente; per~iste pr.rò il rlolore al piede. Stante la debolezza del convalescente ~l i pre:-nivo uua decozione ùi china coU liquo1·e auiciato di ammonio, da replicare durant e la conrale;;cenza. Ai tre di giugno le condizioui del pazi ente erano !'Ì huone che gli pr nll!'llo di andare al paese natio per pas~a re il resto di co n val c~ce nza in seno di sua famiglia. Egli compi il riaggio in ve ttura ~e n za alcun incidente, accompagnalo dall'egregio dottor Peli izzaro. Il 9 di giugno era talmente ristabilito ch'è venuto a trovarmi in Pndora, donde abbbia!llo viaggiato insieme per Bovolenta. Ed ora a proposito del present e caso cl inico, mi permeuo toccare di volo alcuni punti riflettenti la patogcnesi del tetano traumatico . le varie forme, onde il medesimo può manifestarsi, cd il migli or metodo razionale Lerapico, nel mio caso coronato da felice :.: ucccs,;o. Tralascio di parlare della etiologia , della sint omatologia, non che del corso e degli e;;iti del mede!'imo, perchè cose abbasta nza noLe e sulle quali davanti alla ment e, non si pre~e nla alcun dul>Lio. Ak uni pa l o l o~i , fra cui il Curling ed il Lepcllctier, credono il létano lr<tuma tic() consi:;tm·e in un.t malauia per·iferira, n mPglio in una neorite diffusa per un trai!Lo più o meno es t e~o di ner vo, in modo da. produrre uu 'azion,c r·iflelloria sul !ll l dollo ohhlunga lo e ~pinal e, srguendo la nota legge di Pfluger. cosi formulala« puq uancu pitì intenso è l't>cci.tmneuto, ma,qyiore srmì la rea.:ione >>. Pt>r ~:osto ro, ·in altri terruini , il tetano traumatico avrebbe sempre un'origine rille,;sa, part cudo
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SEGu iTO DA Gt: AIIII~ IOXE
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lo ecrilalllt' llloùa· rw n ·i ~c' n:> ihili srmilact'rati , epperò infiammati. Ma ~e per lo s pa ~ nw dol Coll e:.: potrebbe am meller:;i SPmpre la gr·ncsi riflc:.::.:a, lo sles~o non può dirsi delle forme lrtaniche genr rali , pr r le quali :-ebbene ~i a molt o più frequeul e la origine rill P::~a. pure in certi c·asi è iru:ontra.-.:tahile la gc'lll'::i din•11a pr r er.c·itan1ento ipercin ctiro dr.' centri nervo~ i o lun go illraggillotlt,.rH ' ITi molori i. <:nsi qnando aniPne per comm ozione clt' i ruidollo ::pin;de, rarlul asulla ~c hif'n a ecr· . - E poi al re pc~ rl o anotorni co la fl ogos i ne' nerYi porifer·ici non ru trovata costan te. 11 Hokilan::ky, a'<' lltlcl vedut a nella nec ro..-c:opia di akuni tela 11 ici un a iper p la ~ia corr e•tl ira le in certi pu n li del midolio ,;pinalc, ha opi nalo clte la natura iulima del tetano co n ~ i s la in una prolifc•razione aruta del c~' llula rc d o' centri nervosi con di;;lruzione degli elt•lllr nti uerrei; però tale le..;ione e:.::.:endo incostante e di più cirro;;r ri lta. non può spiegare le form e telanir he generali: inoltre nelle meningiti e mieliti s pe..-~o trovansi accennati lrisma e crampi tonici parziali e giammai generali e pe r~ i i; tenti , e siegue il rila ~c i amento più o meno ~u hit o; infine ne· rari C<l:'i di guarigione come scomparirebbe il connetti vo neofonnato {'cl in ~ual guisa si ri stabilirebbero le fìbr·e ncrvee giil distrulle? Il ll oser ha creduto cht> il telano tranmautico con:;i:;la in una di sC' ra ~ i a sanguigna , cd anchf' il Bilroth ritiene che in qucslo mMbo dci materiali putridi ~,·olgendosi dalla feri la vadano poi col ~an gu e ad irritare i c.f' nlri n e n·o~i.- L'Heiberg poi, anche ritenendo il letano per tifi morbo infeuivo, c.rf'Cle che In t'a nsa agente, minsmrt, {tmn enl o, o virtts a1~lo cton o srolgenlesi dalla ferila, penetri prima uel ~n n g u e e poi si localizzi nei must:oli. Appo::gerebber·o la idea c.he il tetano traumatico :>ia un morbo infelli>o i seguenti fatti: l 0 ) l'essere ~ pes~o pre<"ednto il suo sviluppo da prodromi; :2°) l'es-
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H 0'2 SPASMO TETANI CO GENERALE CONSECUTIVO A FERITA
sere endemico in tal une località, come in Rttssia e nelle regioni tropicali; e lo as:-;umere talrolta una difTu~ ione epidemica, benchè la sua compar·sa ordinaria sia sporadica; 3") la febbre alta da paragonar-si con quella dei più gravi morbi infettivi, non che la elevazione di temperatur-a po~ L mor·tem; 4") la manwnza di rapporto fra la le;:ione locale per lo piit leggi era e le manifestazioni cosi gt:neral izzate; 1)•) l'analogia e~terna colla idrofohia; 6°) la frequenza negli ospedali estabilimenti mal:-:nni; 7•1 la e~ i s t enza del tetano to~sico per avvelenamento di stricnina, o di brucina; 8°) la oligocitemia. che se[.,Ttte il tetano ne' r·at·i casi di gu:wigione, e la com·al e~ scenza piutto~to lunga, come nel mio infermo, che pe,;atosi circa un me:-e dopo guari to, era tuuora diminuilo di due chilogrammi del peso che aveva prima di sofTrit·e la malattia. :ff1a possiamo opporre alle iclee del Roser, del Dillroth e deiI'Heiberg i seguenti falli: al I fìsiopatologi avendo inoculai{) il sangue dei telanici, non si ript·odusse il tetano; b) La temperatura si mostr·a alti::;sima anche in alt re malattie non infettive, in cui sono attaccati in alto grado i centri nervosi, fntto da Wunderlich ed Erb dimostrnto; c) Nel tifo, ed in altri morbi infettivi, ad e~empio: piemia ed uremia ecc., si possono manifesl:11'e tl'isma ed altri spasmi tetanici, ma sempre parziali e giammai generali; d) Non esiste tumore splenico, nè altre localizzazioni epatiche, o renali ecc. ecc., come neimorbi da infezioni, ma gli epifenomeni appartengono soltanto al !'isLema nenoso . Fra le varie opinioni eme:-:;e circa la natura intima del tetano traumatico, la più plausibile e generalmente amme:-::>a è quell a che fa consi:'tere il tetano in disturbi molecolari del sistema n ervo ~o. es:;ere cioè una pura nerrosi di molo, d'iperallività, a. cu i partecipano in modo secondario e transi torio i nervi sensitivi, giacchò solo in principio della malallia gli
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SEGUITO DA GUARIGIONE .
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accessi tetanici si producono dietro stimoli esterni (t.occalino della pelle, scuotimento del lello, alto di deglutizione ecc.), ma dopo avveugono tali accessi spontanei e solo si esacerbano cogli sLimoli esterni. Qui non intendo padar·e delle forme di tetano ammesse per rapporto al la sua etiologia, quali sono il traumatico, il reumatico, il tos;;ico, lo spor·adico, ecc., ma solo voglio dire delle forme cliniche del tetano traumatico, del quale gli odierni palologi ammeu.ono tre var·ietà, cioè lo spasmo traumatico primitivo, eletto pure spasmo del Colles , questi essendo stato il primo a richiamare l'attenzione de' chirurgi su tale forma morbosa, lo spasmo tetanico consecutivo a ferita, ed il tetano traumatico propriamente dello. Lo spasmo del Coll es è circo,;crit1o allo arto ferilo, ha delle intcrmiuenzc, dura ùue o tre giorni e cede agli oppiacei; perciò è prorabile che sia sempre di origine rillessa: esso è, come il trisma dei neonati, una forma di tetano circonscritto ed ordinariamente senza pericoli; a quello può seguire il tetano de' neonati ed allo spasmo tetanico primitivo può seguire lo spasmo tetanico consecutivo. Il tetano propriamente detto e lo spasmo tetanico consecutivo a fer·ita si somigliano tanto per le loro manifestazioni cliniche, da essere spesso impossibile una esatta diagnosi differenziale; però aveudo riguardo all'epoca in cui si manifesta la forma tetanica, alla regione donde questa comincia ed all'altezza della febbre sì può in certo modo fare la diagnosi precisa il più delle volte. Vi è laluno che crede essere malattie diverse le varie forme traumatiche di tetani. Noi non sapremmo quali fossero i dati, cbe indicherebbero essere la natura intima di una di queste forme tetaniche essenzialmente diverse da quella delle altre per poterne fare tre malattie differenti: non vi sono note :ma-
11 Q.~ S PASlfO TETANICO GENEnALE CONSECU TIVO A FERITA
Lo m iche di IT1~n·nzia li , giare!tè quasi se mpre la neeroscopia è ll P;.!alira ; c solo ,;a ppiamo d re lullc e Ire le form e telanithe ~ono delle n~'' rw-i pure d ' ip ~ ralivill<l di moto, senza ci0e, lesionr a nalomic·a d1•Lcrm inata. ed appnren Le. Io credo pen:iò r.he i tre cliver:;i mori; di mnnife~ Lazi0ne d••l lr tano lraumaliro siano =-ollnn lo Ire forme cliniche direr:'C di lilla s l c~=-a malnllia. Il fallo r he rwl !etano propriamenlc drllo, le ronlr-:~z i o ni degli arti e del rc,;lo del c.orpo ~ i e n o pret·.edul e da !risma e crampi Lonic:i de' musr.oli cervicali, nH"ulrr nello :> pasmo tr lanir·.o co n ~et ulivo le contrazi oni si manift':'lano prima nt>llo arto ferilo, non ì.: una set'ia obiezi orw, dH~ co nf, • rma In mol li plicit.il della malallia: ~e cosi fos~e. dorrl'mmo, ad rsrmpio, fare del tipo im erso della febhre palu :;ln', in cui si mnnife~la prirna il sudore, poi il calore seguito dal hririclo, lllta malallia di=-linla dalla ordinaria ft•hbrc palu:;lre. - l~ Vf' ro rhc il h'lnno lrautnalir.o propri amente dello generalmente ~ i manife:<ta al ·l :3o o l :.>0 giorno dal di della. ferila, ma mnlr e ::ono sini P l<' eccezioni a questa r·egola..Ynlere poi farr l ~lll t<' malaui e divcri'e solo perchè nel telano propriamente dPllo la febbre sia alln, mcnlre nello ~pa:<mo l r lanir o -!'tll1 ~t~r nli,· o è lt>gger·a o manra. è t'Ma ahhastanza irntt.ionalo' 1-(i<H'.t'hè ahltinmo nn bell o esempio nel mot·billo apirt>li,:o, di nri da ' palologi non ~ i è falla una malattia a :;è, cd 1111 altro e.;e111pio nn1·o ra. più hrillanlc lo troviamo nella form<t l'linica di lifoidc<t ùcnonrinala ambulatoria . la quale derorrr afehbrilc. o con fehl•re la n lo lt•ggicra da non i mpedire dJC l'inctiriduo po:o;,.;a an(h1rr pflr le vit' a di:;brigare i prnpri alTari.- L'p,;~rrc nello spa;;:mo del Coll e~ cirrosr.rillr le• rl)ll lrazioni allo arlll ff~ f'Ì(O, non dimostra C:'!'Cre il ll1 Pilt'~ im o tuta mnlallia cliH•r,;a dallr forme l<'laniche ge nPrali , po iclrè ri :;ono moli i morhi a prorf';-;~o anaLomiro dclerm inaln cri :1 :;edr nola , di cui vi sono lP rariPtà din·u~e e le r.ll·,·osrrillc artalom iranH•t rl •' e cliuil:amronte dim o~ lrahili.
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• Sf.GL'ITO DA GUARJGIO~E
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l'••r me lo spa:<mo del C()ll c,; ,;tarchiH' al tetano Lraumalii'O grnrra le, e.omr In lifqit! Pa ahortira :;la all o iiiNHifo . - ~e lo nvPro una !.!t'nr=-i ora tlirl'll.a cd ora rille:-::-:a, co:-:tiluircbhe • fondanwntalc basf' da rlover fare tre morbi diversi delle vari c t~t r·liuidlrsopraindir;ll e, p-i;wcltè falli ioconte;-;tah;li proYano sit".comc lo ,;te,:::o tetano propriamen te dello po:;sa a,·ero origi no dirrlla o riflessa. - Iufiuc dallo e:;ito vario dellr forme tetauiclte non p•tò conchiwkr:->i c-liC ,;iano Ire diverse malalti r•: è inut ilr. rho io qui ri•·.ordi di qnanti morbi vi siano formr. gr:l\ is:;inu' c fcmn o miti per ogni singoln malattia; sono qn c:;tc cose ahhastauzn note, r ppcrò lo :-:pa:;mo del Colles sa rcl,he una forma IH' lligna . mentre le forme lelanirhe generali sarel•bero gra vi~,: iuH:l c quasi :;empro INali , ancncndo la morte per a"fi :-:ia od e:-:aurim rnto. ma:-;,;ime nel tetano traumaliço propriamrutc delLo, di cui da molti celcl•ri dtirurgi si arriva a duhitarc, ~e ,·i :;iano :-tali davvero cn,;i di guarigione. - Onpo c·iò cn'di) eli potere roneh iudere eh e le n triNit lctanir be tra 11111alir Ile sil'no t re forme rlin iche di ver:::o e non tre di ll't>r('nli maiali ie: ~ i ec·h~ quando lo e•·citamento ipen;incl ico è IPggPro si anebhe lo spasmo del Colles; ad un eccitamento mag;.(iore :>C').(uirehltP lo ::pa~mo Letanico con:o;eculi,·o; eri infine ~:o li o ec•:itamento il pit't iul.enso si svolgerebl•o il tetano tntnma1 i 1~o proriaruente dello, rioè ~cguendo la nola leggo fi :>iologiça, che di ~:e « a pi ii, intenso stimolo,
. . magg 10r e ?'en:'IOnf' ».
Per· la pr·ofilassi sono note le condizioni igieniche, che debbono essere prc:;e io considerazi oni negli ospedali e negli ~tabi l imenti, dove sieno raccoll·i de' feriti, per r~ndere diffi cile lo s\·olgimento del tetano lraumati co . Gli antichi credevano fare la cura causale del tetano traumati co coll'ampulazione dello arto fer!to; ma la P. cosa inutile tanto nelle forme diffuse, giacr.hè praticata l'ampuk'lzione
1106 SPASliO TETANJCO G-ENERALE CO;'iSECUTlVO A FERITA
si muore egualmente, quanto nello spasimo del Colles, che guarisce colla semplice cura medica. Taluno l'ha consigliato nello !"pasmo tetanico consecutivo, quando le contrazioni sieno ancora limitate allo arLo ferito: ma si ptLò domaudare, in quel primo tempo è certa le diagnosi di spa:Smo tetanico consecuti vo, o non si tratta invece dello spasmo del Colles? Lo stesso è da dirsi della forte allacciatura dello arto ferito, quando da qtLesto sieno partite le prime manifestazioni tetauiche. Il taglio e la resczione del nervo p•·incipale della regione
ferita, non che il taglio della cicatrici stiranti, · ebbero risultati molto dubllii: potrebhero perciò rit.entarsi. Lo stiramenlo del nervo principale della pa1"Le ferita, metodo odierno, è stato coronato in alcuni easi di form e tetaniche generali da pieno succe;;:;o; agireb be sulla porzione periferi ca e non sulla centrale, modificandone lo stato molecolare: dovrebbe praticarsi quando sia ben not{) e facile il ritrovo del nervo principale, che dà con certezza tutte le diramazioni alla regione ferita. Poichè spesso ar,ri il raffreddore, si usarono pure i diaforetici: bevande calde, bagni caldi od a vapore, oppiacei, dj cui
appresso diremo. Il salasso, già usato contro il tetano , è da proscriversi: Hasse crede che potrebbe usarsi nei pletoricil - Si usa•·ono pure l'acido prus,;ico e la canape indiana. che attuti•·ebbero la eccilabilità rinessa del midollo spinale. Furono abbandonati.Lo stesso avvenne della nicotina e de' clisteri di tabacco. Altr·i raccomandò gli spiritosi fin o al periodo dell'ebbrezzza. Coll'etere e col cloroformio. rimedii sinLomatici, si hanno migliorie, solo tinchè dura la loro azione anestetica: non sono perciò rimedi i causali. Si raccomandò la con ente elettrica , perchè il Matteucci
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SEGUITO DA GUARIGIONE
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vide in essa rilasciarsi i muscoli tetanizzat.i. Non si ebbero però casi di guarigione. Todd ed Ebert commendano l'impacco freddo, ch'è molto pericoloso . Molli distinti patologi, fra cui Velia e Morgau, basandosi sull'azione paralizzante indolla ne: muscoli dal curat·o, lo han creduto r·imed io etiologico del tetano; ma Vulpian ed altri lilan fatto osservazioni negntive, ed oggi si è convinti che sia soltanto un rimedio sintomati co, con cui si temporeggerebbe poiché nes:3nn caso di tetano fu dal curaro guarito; e poi alla dose alta, a cu i dee somministrarsi, produce fa cili parali si de' muscoli respiratori e cardiaco, ma~sime ~e si iniella la curarina per via ipodermica essendo allora rapidissimo e completo il sno a,;sorbimento: quindi oggi non ci si pensa quasi .. ptu.Fu pure creduto che la calabarina, od eserina, principio attivo della fava del Calabar, fos~e il più acconcio rimedio antitetanico; ma l'è solo un antagonismo di forma, ed anch'essa alle do~ i in cui deve somministrarsi , agisce paralizzando con facilità i muscoli della respirazione ed il cuore, sicché è più facile al morbo sostituit·e un fatale avvelenamento, che guarì l'lo; nè si ebbe al cun caso di tetano certo guarì Lo dalla eserina. Anche l'idrato di cloralio per la sua azione ipnotica erilasciante sui muscoli. fu creduto rimedio etiologico; ma tale idea fu seguita da disinga:mo, poichè intanto rilascia i muscoli, in quanto che induce il sonno, e questo nel tetano non s i ottiene che con diffi coltà anche cogli oppiacei, pe1· i forti crampi tonici, che lo distut·hano; perciò anche il cl01·alio è un rimedio sintomatico. Gli oppiacei, già tanto vantati contro il tetano, oggi si u sano su vasta scala come rimedi soltanto sintomatici; però
•Il 08 SPMmO TETANlCO GEXERALE CONSECUTiVO A FERITA
usa li a l ungo fini scono più o meuo per nuocere ~ i cco m e avvenne al mi1) in l'ermo nel C{' tarlo dì del morbo; ciò edi facilt' ,-piegazione. \fll itndo gli e;;perimenLi fisiologici hiln dimoi'Lralo che l'oppio esa lta il polereecciromolore rifl e~so del midollo ~p inal e. Qualcuno su lal riguardo potrebbe farmi os~er varo che altra è l'azione del fi\rma co sull'orgn nismo ~ano, altra quella sull'organi:;mo inl'erm o : co~ i ad Piiempio il mer·c.urio. cht• produce cae1;hessia ana loga alle fonnecacheLti che di :;ifilide, us<tlo poi in questa malallia, la fa da t"imedio nulic.ale. È certo però che nessun tetani co sia sta lo guarilo dall'oppio, se togli gli spnsmi del Colles , ne' quali la lesione sar·ebhe più per,._ fer ica che (·.entrale, c d'altro canto qtte:;ti gnariseono in due o Ire ~i o rni , e nel mio infermo nei primi tre dì le iniezioni ipodcrmi che di morfina han giovilto, e ~olo al quarto eli dopo delle medr.:;ime i granehi loni çi parerano e;;acerbarsi. ll hronmro di pota:;:;io. da molti commendato ad alte dosi per la :'lta ar.ione fisiologica di abhassare il potereecl~ itomo l ore r ifl e~so del midoll o spinale, da ~è solo non ha in verità mai dato ca,-i ce1'li tli guarigione del tetano traumatico. Secondo di stinti clinici cott imo mezzoantitetnnieo il bagno tielJido, farlo, se le condizioni del CU()I'C lo permeltono; e.~so t·ilasdéi ndo l:t lihra. musc~olilre, come in lulli gli spasmi nerYosi, riu:>cirehbe ollimo rimedio sinlomalico; ma nel caso mio ha giovalo poc:o, anr.i durante il bagno aumenlavan~i le conll'ilzioni dolorose, sicc hc ho dovuto d e;;i ~le re. Solo dopo usrito dal bagno, ave\'a qunkhe mezz'ora di inl.ermillenza compl ela da restare a:;sopito, ma pal'\'emi cheag i ~se cosi: e~ a sp e rnvan si durante il uagno le contrazioni dolorose e poi per esaurimento nervoso i1 causa del l'alternativa, che lll ell' o rgani ~ mo deve esi~ l crc fra l'altivitit erl il ripo:'o, :-i ollenera una interruiltenza còsì lunga, nelht quale però i mustoli erano tuttora, sebbene i n J.!rado modi~:o, alquanto tc~i . Anche il Romoçl'g ed ahri
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SEG-UITO D,,
GuAIIIGIONE
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so110 conlrari ai hn;.:ni caldi , imperocchè ordi11nriamente coll e mauipolazioni si e!'arerbano )!li arcc,:si tetanici. Il Lenoit· cnn la di quallro casi di Lel<tno guariti in seguito all'uso i11temo dr lla lwlladunna; ma in seguilo si dubitò di lal risullato, gian· he gli eiTelti non più torri sposcro. l o òopo di avere consideralo, gia•'chè :-ono aHclte per propria e:-:pt'rienza conrinlo , d re in molti casi un rimed io somministrato pC't· la via digerente per:;ino ad alla do:-e non produ:-:se il de;.;ideralo en·t'liO, sia perchè polè alterarsi da vari :O:lll"t' lii ili ge:-:ti\'Ì, ~ia pennodifi r:•zioni, rlie potè:-nhirr nel suo passaggio col sangne della vena porta per il fegato, mi sono deciso , veduto rhe la morfi11a mal c.otTispondeva al deside· mio elreuo, di ricorrere alle iniezioni ipodermiche del solfato neutro di atropina. Altre ragioni, "che mi hanno indallo a pt·eferire la via di assorhimenlo anzideua, sono le seguenti: per lo stomaco l'alr<>l'inn non è sempre tollerata, prod ucendo in·ira~ion e , nausea e vomito, anche a dosi medicinali , e quindi male si verifica il suo as::orbimenlo. Nel mio ammalato poi si aggiungeva la disfagia, per cui ritenuti gli ali meni i a lungo ne lla ca vit~t boccale, Yenintno in parte emessi dagli angoli lau iali, e <tu indi non poteva io assicunrt·mi della. quanti là del farmaro, che il medesimo avrebbe ingoiato. Inoltre avevo giit pral itato c~s t e mamente l'applicazione dello estmllo alcoolico di belladonna , ma senza alcun risultato, poichè ~olo a cute escoriata si avvera as,;orhimento ecl in tal caso non si può bene frazionare la dose della sostanza, che è eminentemente tossica. Ho preferito adunque la via ipodermica di assot·himento por olt enere una più sicura e più rapida azione. Frci fare una :.oluzione di due cenli~nunmi di solfato neulro di alropina in 5 gr:ammi di acqua disli llala, della quale. r iempita la siriuga del Pravaz iniellai me1.1.0 gmmmo conleJl ente perciò :;oltanto, due milligrammi di [solfato alt·opinico;
1 ~ 10 SPAS~lO TETANI CO GENERALE CONSEGUTlVO A FERITA
dopo 36 ore, cessata la midriasi ho replicata una seconda ed ultima iniezione della medesima quantità: in questa seconda volta la midriasi durò circa tre giorni. Già narmi quali furono gli en·eui salutari , sicchè io rimasi tanto impressionato, e con me il collega dottot· Pellizzaro del rapido e brillant e esito ottenuto col trattamento dell'atropina, che da oggi in a\·arHi avendo io eventualmente sotto cura qual:;iasi forma di tetano traumatico, non esiterei un istante a decidermi per ricorrere alle iniezioni atroprniche, con fondata speranza che l'esito sia coronato da buon succe:;:;o. Riscontrando la terapcutica del Bouchut bo trovato che anche Cullimore guarì un caso di tetano consecutivo ad amputazione, colle iniezioni ipodermiche.di atropina. Ora mi si può domandar per quale meccanismo agisca l'atropina nelle form e tel<tniche traumatiche. A me pare, che questa azione sia complessa: perchè facilita la guarigione della ferita, guarigione favor·ita pure dall'azione rilasciante sulle fibre muscolari dello intero organismo. Per la stessa azione rilnsciante fa cessare colle contrazioni i dolori favorendo cosi il sonno dell'organi smo già stanco, molto meglio che gl i opia· cei, chè questi ultimi henchè ipnotici, pure esngerando, come prima fu detto, il potere eccitomotore rifle;;so del midollo sp;nale, già molto esaltato nel tetano, rendono poca. o nulla utilità. - In qu<ù modo poi p1·oduca l'nzione rilasciante ne' muscoli, è un quesito a cui, colle cognizioni, che fin'oggi possiede la scienza, non si può ndegualmuente rispondere; imperocchè potrebbe agire sia. esaltando l'azione moderatrice, che hanno i tubercoli quadrigemini sul potere eccitomotore riflesso del midollo spinale, sia abbassando essa mede&ima questo stesso potere del midollo, e sia infine por· tando, mentre circola col sangue, direttamente la sua azione sulle fibbre muscolari - Io iniìne credo che fra il tetano
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SEG UITO DA GUARIGIONE
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traumatico e l'atropina siavi un antogonismo non solo, di forma, ma di natura inlima, giacché non potrei, escludendo questa ul tima, spiegarmi il felice risultato e relativamente, rapido, ottenuto nel mio in t'ermo dietro l'uso dell'atropina, sicchè parve quasi passasse dall'agonia a vila sana: e sar·ebbe un rimedio etiologico anche perché favori sce la cicatrizzazione della ferila, facendo diiPguare il grado di Oogo,;i piu o meno acce11nata pel mecranismo di azione sopraind icnto. S'intende già che r infel'lnO debba godere la più completa tranquillilà di spirito, mantenere netta la ferita , nel mio infermo da me lascia.ta allo :;coperto e guarita solto crosta. Si deve collocare l'ammalato, come ho fatto io, in una slanza bene aereata, frescha, a temperatum pressoché uniforme e lontana dalla umidità: bisogna alimental"lo con cibi nutrienti liquidi se il trisma e la disfagia non sieno completi, nel caso opposto ricorrere a clisteri fatti con so:-:tanze ntttrilive,_ dopo avere prima vuotato l' alvo con un clistere Ot'dinario. Al mio infermo poi dal 3° dì in poi somministrai sempre del vino generoso rosso epicraticamente ed alla dose di mezzo li tro per ogni di, e ciò per sostenere le forz e cardiache, che di momento in momento andavano sempre più scemando; ed in vero è mollo facile il capire quanti sforzi debba fare il cuore per vincere la ostacolata circolazione periferica a causa delle contrazioni toniche in tante famiglie di muscoli. Ho prefel"ito sugli altri eccitanti cardiaci il vino, perchè questo oltre ad essere un eccitante prima riflesso e poi diretto del muscolo cardiaco, è pure pe' pri ncipii che contiene un alimento indiretto e nervoso ed è il più innocuo degli eccitanti. - A tal fine anche gl'Inglesi ed il Romberg usano brodi, vini ed acquavite. Altri commenda il muschio, l'olio di tramentina e la chinina. Ricapitolando adunque nelle forme di tetano traumatico
H ·13 SPASliO TP.TAN!CO GENEIIALE CO:iSECUTIVO A FERITA ECC. la prima indieazione cau;;ale sarebbe falla clall'alropina , e VQIendo ri<:orrere ai mezzi chirurgici polrebhe usarsi lo stiramento elci nervo od al più la sua resezione: l' infermo deve ev itare qualunque rccilamonto lisi co e morale. La seconda indicazione è quella di sostenere le forz e earcliache cogli eccitanti, l'ra cui pt'r le ragioni anzitl cll e, pre-ferisco il vino ro:;so evitando co~ì un abbàssamenlo prematuro delle forze dello infermo. Infiue un' adalla alìmeutazione con adeguata igiene. E sopra ogni altm co~a devesi inlluire sulla v,,Jontà dello infermo, inroraggiandolo ed iH'Cjuislando il med ico la sua fiducia, poirhè com' è l~t• n noto, anche la volontà è moderatrice tlel polere eccilomotore rillesso fld midollo spinale.
CARBONE F. BR U~O Sottotenente medico.
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NOTA CLINICA u 1 v~
CASO DI SIFILIDE COSTITUZIONALE CON PREVALENTI FENm!ENI DI EMOFILIA Lella nella Coorm o1a sci ealiGca 1~1 4 • agu:o 488 4
D'Arco Vincrnzo, di anni 29, da Napoli , vice-brigadiere dei RR. carabin ieri a pied i, Yeni va. ricoreralo in questo nosocomio il ·16 maggio del corrente anno, con dichiarazione medica ri lasc iat('lgli da medico borghese, di bronco-alveolite caseosa. JSell'agosto del pas!;alo anno, in seguito a disagi inerenti al s uo uffìrio, chhca Salerno perla prima volta sbocco di sa n~ u e, per nulla accompagnalo da tos:;e. Venne perciò inviato in questo spcdalc, di do re usciva appena dopo quattro giorni in p erfetto stato di salure, senza che il medico cm·ante avesse constalato ' eruna malallia pulmonare. Comandato a S. Scvet·ino (.\l crealo), dopo 4 o 0 mesi si ripetè in In i lo stesso fenomeno, però in minor quantità del precedente ; ed anche questa volta dai medici borghesi visitanti gli venne a;;sicuralo di non impaurirsi, poichè gli organi toracici erano in perfeuo stato fisiologico , e che l'emesso sangne veniva dallo stomaco . Fu trnmlltalo a Samo, e per nn certo tempo ebbe a goclere buona e perfetta :;alute; se non che, a causa eli un incendio
l NOTA CLINI C.l
avvenuto colà. dovè asgoggeuarsi a materiali fatiche; ed alla sera improvvisamente si ehbe nuO\'O abbondante sbocco di sangue, accompagnato da leggiera tosse.
Preoccupato grandemente del continuo ripetersi di cosiffatta infermità, egli volle anche altra volta ascoltare i pareri di \WÌ medici di quel paese. Uno di essi aggravò il suo stato morale. col di rgli t:he era alTello da male incurabile, e con l'osservar~li che il ~angue era derivante,da escava.:ione pulnwnare. Jn se· guito a questi fatti, prostrato di forze fisiche e morali, si deùe farsi curare in questo spedale. l.'indiYiduo in parola ha vi,·enti i suoi geni to ri , i quali eh· bero sedici figli, tutt i eli sana e robusta costituzione Jìsica. come esso stesso as::;erisce . N on è stato mai affetto da malattia apprezzabile. In dodici anni di servizio militare, a disimpegno del suo speciale ufficio, frequentemente ha dovuto assogget· tarsi ai rigori delle stagioni. La sua diel.etica è s tata a prevalenza sempre quella azotata, ed ha dormito per io più in siti soleggiati ed a:;ciutti _ Non ha mai abusalo della vener·e, nè di onanis.mo. Due anni fa per la prima volta venne contagiato da ulcera infettante alla col'ona del ghiancle. Non ha mai avuta febbre serotina, nè su· dor·i notturni, solo si lagna di rari dolori vaganti nelle o5sa, che diventano più intensi nel corso della notte. Ha l'aspetto di un forsennato, vede tutto nero per la sua sa· Iute, ascolta le parole del medico con massima diffidenza. Il cuore è agitati ssimo, la faccia ippocratica, lo sguardo iu rerf lucente e spaventato.
Ha sviluppo scheletrico normale, con sistema muscolarr alquan to sciupato , scarso pannicolo adiposo e la cute è solle· vabile a grosse pliche. Il suo colorito è bruno, ed è chiazzai,, al dorso ed al petto in particolare di sparse macchie rameic.hi con giovani cicatrici di essiccate papule sifiliti che.
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DI I :N CASO 01 SJFII.lOE t:OSTITFZIO~ALE ECC .
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Le rnurose :;on~ pnllidt> e specialmeut.equelle delle lahbra. · La ùietrohocca cd il f<~rin ge si mostrano iperemiche e nel fondo del medesimo si os-;ernmo segni rli cronica faringitt' granulosa. Jl collo è normale, il torace hene svilupp<ll•J, P le escur.~ ioni costa~i del medesimo si compiono lìsioloificamenLe. Le direzioni delle rlaricole sono orizzontali e gli spazi inlercostali normali. Le fosse sopm c soLto eia viwlnt·i suno depres:;e per 1"-Carso pnnnicolo adiposo. Il cuore compie le :;ue pulsazioni mollo accelerate, pur Lullavia l'ù:tn.s cord is si vede nello spazio costale uormale. L'addome appena meteorico; gli organi genitali hene sviluppati, f'cl alla corona del ghiande si nola cicn tt·ice di sofTet·ta ulcera infettante. Alla palpazione niente di anormale per gli organi respiralori, si perc;episce solo un aumento di pulsazioni cardiache difTuse a tullo il torace. La pleiade inguinnle c ct-rvir.ale e tnmefalla come del pari le glandole epitrocleari, la di cui grandez'w :uTiva poco meno a quella di nn pi,;cllo. Alla percussi.one i limiti degli organi CDIHI'Ilnli nel Lnracr s i riscontrano nor·mali, come parimente le risonanze di loro. All'ascoltazione infine il mormorio vescic:olare :;i percepisce normale, solo nelle fosse sopra spinose qualche volla si sono percepiti rari rantoli con accennata respirazione aspra. l ton i cardiaci rinforzati, però il loro timbro normale. f}1talit.tì dell'espettorato.- Muco albuminoso poco aerato, nuaccaticcio, l.anto da contenersi nella sputacchiera capovolta. e di discreta quantità. Appena tre volte nel lempo delli~ :;u;J degenza in questo spedale, si vide misto a sangue di 1'olur bruno. Sottoposto ad analisi chimi1:a si ebbe costantemente reazione neutra , ed alle accorte osservazioni micro· scopiche, non si poterono mai constatare elementi di fibreelastiche. l
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NOTA CLI:\"ICA
na quanto qui lto espnslo, mettendo in assieme i fatti rivelati da Il a sh>t·ia, i dal i se mio lici,. ed il decorso della malauia, ho l'onore di csporTe a voi, o signori, alcuni miei apprezzamenti, per i quali m'indussi a credt>re il D' Arco alTetto da sifilide costituzionale con prevalenti sintomi di emofilia e non di bronco alveolite caseosa. J) ifatti, seguendo la storia, egli per la prima volla si cùbe :;horco di sangue ncll'ago:>lo del passa to anno, che si ripeti~ per la scron(la volla dopo 4 o:_> mesi in Mercato S. Sevt>rino, e per ultimo in Sarno sul prin,:ipio del prossimo pa~sato mC$e di maggio, ove fu più copioso dci preeedenli, non escluso per t1·e altrr liate sui primi giomi di degenz:t in questo no,.;ocornio. Se [trnrc=-so di bronco-alveolite easeosa si Yoles8e ammettere, non ,.;aprei mcllcre in accordo il decm·so e la evolltzione di que:-;la malattia, ('011 quello in persona dell'individuo in parola, specialmente se consirleriamo che per il lungo 1empo di un anno mai si chhe fehbre 'di qunb:ia~i natura, e di tanto ci ;11·certamrno scrupolosamen te e di nou r e di gwrno, con l'aiuto del tel'lllOmett·o, che sPgnò sempre una temperatura. co-:tante di 37° e qunlchc decimo. In lui non si vet·ifìcarono mai sudnri nollurni in isperi1', nt\ lossr. n!! mai sen=-o di calot·l' al di sotto dello ::.terno, che a>('sse prrceduto il mom<'nlo del lo slwcw :;angnigno. La nntnm rlrl lo cspcllorato anche la con,;lntammo negal ira , poichò priro affallo di prrsenza di film~ elasli1:hr; ed in ultimo pare don's>'imo anche tener eonto in ::;peciale modo aiiP. ;;un nutrizione. rhe sd •hene ::.cinpnta t:et·Lo non è stata quella cara tl erist ica della elisia. Tali fatti sì ne;;:11ivi per la l11·onro-ah·eolite caseosa semln·ano avvalorati di mollo, quando in as;;ieme 'l"i consideriamo anche le os:;ervazioni semiot ichc a lui pralicale, che lrannt" una ispezione di lic:u·sn pannicolo adiposo, niente altro ci diè il mi nimo sospello di evoluzione di qualsiasi proces~o pulmonarl:' .
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DI UN CASO DI SIFILID E COSTITUZIO:."iAL E ECC.
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A San Severino da. quei medici borgh esi fu fatta diagnosi ùi ematemesi, eppure non V<•lli non tenerl a presente, mn. il sangue qui caduto alla nostra osscr·va.zione non fu mai misto a vomitu1·azioni di ciho, ne l'ammalato ha saputo mai ricordar·e, che le sue fecci fos~cr·o state miste a tr::11:cie sanguigne. In soccorso dei miei apprezzamenti richiamo la vostra attenzione nel consi<lerare che quella h1re che difficilmente da altr-a fon te si cerca, in molti rincootri ~ la chimi ca che r:on la sua in fallibilità può dare, ed in cruesto caso specialmente avendo sottoposto alla sua analisi la natur·a del sangue da noi •·accollo, per bene tre volte abbiamo constatato non altra reazione che del tullo neutra, mentre il Roncati vuole che pe1· essere dcri vante dai pulmon i dovrebbesi in vece avere reazione alcalina. Ora teniamo un poco dietro all'ulcera infettante, che da ·due anni or sono lo contagiò alla corona del ghiande, consid eriamo pure che ossa non fu mai sr-guita da cura antisifilii.i ca, e son certo, o ~ igno r·i , che con me ammetterete, che il _germe della sifil i dt~ stazionato per si lungo tempo, ed abb andonalo tutto a sè stesso, ha avuto opportunità di svolgersi a suo talento, aprE-ndo cosi la scena di alcuni si ntomi costituzionali della sifilide genemle, quali furono le sparse chiazze di color rameico riscontrate sulla cute del petto e del dorso -con giovani cicatrici di essiccate papule si fìliti che, ed in virtu di Late di~crasia o~scrvammo ingorgata la pleiatle inguinule -e cef'vicale, non escluso la tanto caratteristica. glandola epitrocleare, e sentimmo anche lagnarsi il D'Arco di vaganti do. l ori notturni a preferenza nelle articolazioni. Ammessa cosi la evoluzione naturale della sifili de, Lulli i tessuti molli in ispecie, vennero impoveriti di forza organica, ed a preferenza quelli costituenti gli elementi anatomici del sis tema v<tScolare, che cosi atlaccati, perdendo la
Il 18 NOTA CLINICA DI UN CASO DI SIFU.lOE COSTil'UZIOI'( .._U: ECC.
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loro tenac it~t , non re,;isterono più alle aumentate pressioni in,· terne delle onde sanguigne; ed e~:co che, sfian eale, dettero ca1,.. alla pt·ete:;a emollisi; e tale giudizio è anche fondato, perchè dalla storia sentiste che, tale fenomeno si verificò sempre in' ~eguito a di sagi inerenti all'uflicio dell'indiYiduo, che l'ultima volta in Sarno tenne dietro a fati cosi lavori, sostenuti a causa di un in,:endio , dove per la sua qualità militare e perchè gio· vane. tu ILo compreso pel caso, e pieno di zelo fati cossi molto; a questo si aggiunga il suo spec:iale caratlet;e ol tremodo eccitabile; e chiaramente vediamo in lui la pompa cardiaca lavorare pel doppio cd anche il triplo, e conseguentemente C()sÌ aumentala la pressione interna dei vasi non può non ammellet·,;i lo sfian camento delle alterate lot·o tuniche, seguito da abbondate sbocco sanguigno, che trasse in inganno 'quel medico, faeendogli eredet·e il l>'At·co di già aiTcllo da estese caverne pnlmonari. -D'ond e questo sangue? - Non esito, o signori , a giudical'lo proveniente dai capillm·i della dietro bocca e faringe in ispecie, poichè la mucosa di questa in particolare modo é stata il pt·irno her·saglio della di s~rasi a sifilitica, oltre dal trovarsi anche affetta da cr·onic.<L gmn ulazione . Il ri sultato della cura finalmente dà la certezza del mio. coRvincin1ento, poichè sottopo.5Lo a cura tonico-ricoslituente, coadiu\'ala dal ioduro potassico, ed abbondanti fri zioni mercuriali , non solo non si !'ipeterono più in lui sbocchi di sangue, ma dopo 62 giorni di · permanenza in questo spedale egli usciva il ·18 dello ~caduto mese, florido di salute,' .bene ricostituito nel suo pannicolo adiposo, pesando 6·1 kilogrammi , mentre nell'epoca del suo ricovero appena fu di -57 ed 800. ~rammr.
E. Ùl'ERI Tenente medico.
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UN CASO DI PSICOPA TIA TRANSITORIA PER EMBOLIA PIGMENTARIA
li fatto che impr·endiamo a narrar·e ci parve degno di
qua lche considemzione scientifica in ordine a priocipii di frenojatria. - AIIezionati a tali studii, cercamml), ora chi ci si offi riva propizia l'occasione, analizzare minut;1mente i falli psi chi ci e somati ci del paziente e fermarci un tantino sui momenti patogenetico ed etiologico. - Per tale ragione ponemmo in opera tutte le nostre deboli risorse, dedicandoci con una certa cura a raccogli~re i dati che iniziamno lo sv iluppo della frenopatia, e che ne accompagnarono l'evoluzione. 11 subbiet.Lo su cui fermammo la nostra allenzione, p•·esentava uno di quei distUI·bi funz ionali nella sfera psichica, che avvenuto dietro un violento accesso eli febbre mala•·ica, si renQeva importante e di un certo interesse da l lato genetico. Disturbo, che pt:r la lunga persistenza e per le generali condizioni o•·ganiche del!' infermo piuttosto lodevoli, ci spingeva a crederlo sostenuto dalla llogosi formativa negli involucri o nell'ependima della corteccia cerebmfe, piu che ad uno stato transitorio dovuto ad un disqu ilibrio d'irrorazione sanguigna. Siiiatta previ3ione rimase però smentita dalla completa guarigione, e dal modo portentoso e singolare come essa aTvenne. Ecco il fallo: Casadio Ersilio, caporale zappatore nel 64°
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UN CASO DI PSJCOPATIA TRA~SJTOJIJA
fanteria, pigli a\'a ricovero in questo militare nosocomio la sera del 26 sellembre 1879 , accompagnato da un sergente del medesimo reggimento e proveniente da Siracusa. Nel biglie!lo d'entrata all'ospedale v'era registrato: « A~i e nazione mentale da infezione malarica ». Junanzi tullo c necessario premettere un po' di sto1·ia remota. Il Casadio tras~e i natali a t:astel Guelfo nel Bolognese il 24- seuemhrc dell'anno ·1857 da genitori ignoti. Gli anni dell'infanzia e della puherlà ~rasco rse ro senza vcrunn allrattiva; clodicenne appena, venne dal padre putativo impiegato su di un baroccio a trasportare materiali da costruzione; e perciò co:;Lrelto a trascinare una esi:;tenza tra i disagi e le privazioni , tra le intemperie e i ri~o ri delle stagioni; non andò guari che dovè purtroppo J'isentire gli effetti nocivi di una tal vita sregolata. Le molest ie maggiori che il tenero organismo dovè sopportnre in quei frangenti , si ridussero a degli accessi fehbrili, che non la!'cia1·ono ·reliquati di sorta, ad una contagione di dermatite psorica, ad un calcio d' asino di cui esiste ancora vestigia nella cica trice avvallata, che vedesi allo zi ~o ma destro e ad una congiuntivite oculo-palpebrale, cui andò spesso soggetto, e che lasciò traccie della sua evidenza in un pterigio anemi co rudimentale .e visibile in ambo le sclerotiche. Tranne cotesti pochi acciacchi l'infermo non ricordò altri malanni. Incorporato nell 'esercito per ragione di leva, disimpegnò abbastanza bene il suo sei'Vizio per oltre un anno, tanto da meritare l'avanzamento a caporale. È intanto a notarsi che in questo frattempo la congiuntivite fdce ancora capolino per ben due volte, libemndosene della prima con leg gieri collirii as trin~enli e poc hi giorni di degenza all'infermeJ·ia reggimentale, e della seconda mercè le cure prodigate e prolralle per •2 giomi in quest'ospedale militare.
PER
E~BO LIA
PIGIIIE~TAIUA
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In sttl caèle•·e del gingno dell'anno '18i!) il Casadi o colpelottone zappatori l'ecavasi, unito al reggimento, al campo di Flo1·idia nei pre, si di Siracusa per esercitarsi alle manovre taltiche e strategiche. Qui vi giunto ed attendato, protrasse la sua dimora per circa 30 giorni soppo1·tanclo a stento e con grave fttlica le campali e;;erciLazioni per tula cefalea fronlale ed un l'enso di spos,;atezza che si erano impos5essati del di lui organ1smo. Al termine dell'epoca p1~stabilita, egli ri entrava in Siracusa per poi to::.to meller·si in via~gio e raggiunge1·e Noto, ove stanziava la sede del p1·oprio batln glione. Quest'ultimo itinerario, al dir del palieute, riuscì molto penoso, tanto che in sul finire della tappa, ed a vista di Noto, assalito chi intense orripil azìoni e bri11idi di ribrezzo fu obbligato presto ricorrere alle cure di quel ci vico ospedale. La febbre ch e segui e tali p•·odromi fn violenta, l'infermo perdè la coscienza e non la ricuperò che in parte dopo pa~sato il periodo acuto del conllillo. La. convalescenza dovè prolungarsi oltre misura per unn doppia parotite che espletò il suo corso con una miriade di Jocolai purulenti. Cinquantl)tlO giomi di sofferenze non furono bastevoli a debellare il morbo e a ridonare l'individuo al reggimento sano e vigoroso. La psiche, fin dall'irrompere della febbre, turbata, si mantenne pressoche sempre nelle identiche condizioni, tanto che ritenuto folle si cre!lè opportuno far·lo sollecitamente ricoverare in questo ospedale. Esame psichico. - Al mattino del 27 sellembr·e venne confer·mato purtroppo lo stato deplorevole in cui versaYa la psiche del povern infermo. Giacea a letto con una fi:>onomia stupida, e senza espress.ione, rispondeva lentamente e con gli occhi bassi alle dimande che mano mano andavaglisi rivolgendo. Di altro non quere-
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UN CASO Dl PSICOI'ATfA TRANSITOIIIA
lavasi se non ùegli sfregi ed ingiurie che a torto i suoi superiOI'i e compagni gli avevano inllitLu, c della immeritata degradazione da caporale. Espoueva con tanta naturalezza e !lemma lo stato miserevele in cui e1·a stato gillato dalla perfidia umana, da far fino duhitare della ~ua morhosa immaginazione. Ci volle del buono a persuaderl o in contrario. e a fargli ingoiare qualche cucdtiaiata di min estra, che pei primi giomi erasi recisamenle rifiutat o ricevere, per l'insano so:;petlo di essere ad ogni m,omento anelenato. Consigliato a levarsi di letto e girovagare pe•· le camerate ed il giardino. ei volentieri vi si soblmr·cò, ma la tenrlen:r.a a rimanere solo e tenersi lontano dai compahni non l'abl1andouò per un istante; h~ coscienza della sua posi1.ione sociale non si abbujò menomameute, da soldato di sciplinalo e rispelloso eseguiva automaticamente ed ap- , puntino gli ordini che venivangli impa1·titi dai suoi superiori, e<l allorchè, a meglio studiare la pieghevole1.za del suo ctmlltere, lo si volle riprendere con voce un po' autorevole e gli s'inculcò di scacciare dalla sua mente quelle idee strane, e quella tetraggine, ei tosto ripigliava la sua impassibiliut, ascoltando con occhi fissi al suolo e con una noncuranza gli an'ettuosi suggerimenti. Insistemmo per un momento a tmttarlo con una certa durez1.a a fin di rimellerlo sulla via del retto ragionare; ma tal pr·ocedere anzichè menare a J'isull.ato favorevole, ossci'Vammo che ingener·ava maggiori sospetti ed inaspr·imento; ci appigliammo alla via opposta, cercando secondare a pieno i suoi desideri e le aspirazioni. non trascurando, nei momenti di lucido inter·vallo, richiamal'lo dolcemente alla vita della realti.t. Vane riuscirono le nostre più insistenti cure, i nostri modi più per·suasivil Ad altri fattori era riservato il richiamo alla. vita reale del povero infermo! Cotesto stato di alterata facolt...\
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P&l\ EMBOI.I.\ PI GMENTAR IA
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cogitali va non si mantenne stazionario; andarono gradatamente estinguendosi tali timori e simile avvet·sione per gli uomini, ed un apparato fenom enale da somigliare mol lo ad uno stato di allucinazione veniv<L in ~:a mpo . -~el medesimo riparto di medicina, afflitto da grave ileo-tifo giaceva a letto un compagno d'armi del 63" fanteria; non tardò .il Casadio ad irupress ionat·si vi•amente della eli costui infeli ce posizione, e pronto, m es~e da parte le sue chimere, si delle a tutt' uomo ~ prodig;u·gli le piu insistenti ed amorevoli cure. - Egli passava diverse ore della giomala al capezr.alc dell'amico, scrutandone i pensieri, e quando gli veniva fatto di carpirne a volo i desideri, oltre a sollecilamerlle appagarglieli , ne gioiva sentendo,;i poi tutto sotldisl'alto c contento.- Gli alli filantropi ci spinti oltre il bisognevole, stancarono anche il beneficato,: tanto che a malin,:uore ei vi si poti; adallare; ed allorchè la buona piega della malallia lo mi se in gmdo di apprezzar·e le sollecitudini dell'amico di tt·oppo esager·ate non essere che emanazioni d'una mente vacillante e malata, provò allora il Lisogno di starne lontano pe~· quella naturale ripugnanza e per quel senso di compai:sione che sogliono ispirare tali esset·i disgraziati. - Il Casadio credevaglisi fratello, ed ai reiter·ati ragionamenti per provat·gli l'assurdo, non potè scaccim·e dalla sua mente quell'idea strana e morbosa. - Avev:t in precedenz<l a questo fallo ripetuta la stessa scena con un altt·o ammalato, che ei ritenne per l'UO cugino; all'imbattersi del supposto fmtello, dimenticò del tullo il primo, intet·ess~ndosi anche troppo di quest'ultimo. -Nel mentre che così proceda vano le cose pel disgraziato paziente, senza alcuna causa app•·ezzabile, in una sem di novembre, venne assali to da un intenso aceesso pireti co associato a profusa diarrea, vomito· e dolot·i enteralgici. Due o tre giorni d'astinenza e qualche leggero eccoproticO-
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UN CASO 01 I'SICOPATIA TfiANS ITOlliA
'lo rinfrancarono completamente. - Dopo siffallo disturbo, le condizioni psichi che mutarono d'aspello; da muto e taciturno elle era, diventò di umor gaio e ciarliero, la tendenza alla solitudine scompa1·ve come di incanto, ed om anzichè aggirarsi per le stanze eli ammalati, armato di idee filantropiche, ed in cerca di individui d<l soccorrere, lo sì vide saltellare, canlar·ellando ed accattando pane dai suoi commilitoni per saz iare un'ingorda fame suscit.atasi dopo tale incidente. - Un mutamento di scena cosi pronunziato, istan·taneo e prolungato, e le sue inclinazioni tanto diverse dalle precedenti, ci fecero concepire la speranza che gli avanzi morbo!'i della primitiva infezione malari ca dovessero presto disperdersi per dar luogo ad uno stato pres~och è fisiologico ·delle r.onclizioni somutiche e psichiche dall'infermo. - Infatt i gli accessi della gioia anche e~si andarono mano mano cedendo, ed i ponderati e riflessi\·i ragionamenti, nonchè la serietà dell 't•gire, ci misero in grado d'apprezzare il sensorio del paziente essere rientrato nel primitivo indirizzo, nella sua normale funzionabilitil. Molti giorni tr·ascorsero in tale stato senza che si fossero appalesati segni dubbii di strano procedere, e di pensare, ·tanto che il criter·io pet· una sicura guarigione abbarbicò profonde radici, sino a ri manere in seguito pienamente confermato sia dalla fa cile ed ordinata digestione, sia da nn equilibl'ato ricambio materiale misurato dal cresciuto potere di assimilazione, uon che dalla scomparsa quasi completa del tumore lienale. Dopo un mese che l'infet·mo era rientrato in possesso di tale benes~ere; assicurata certa la t·eslit"tio ad integr1~1n ·della facoltà psichica, veniva defìnitivamente licenziato da ·questo nosocomio. Esame fisico - obiettivo praticato i l 20 nooembre 38
PER EMDOLlA
PIGME~TARIA
giorni. ùtnall::i che abbandonasse l'ospedale. -Il Ca,;adio presentanl una statura piuttosto Yanlaggiosa ed un aspetto simpatico, l'intela.iatura ossea quantunque robusta, contrastava patentemente colle ma~p·e proporzioni dell e masse muscolari del panni1·olo adiposo, anzi qnt•st'ulli ru" ('nt talmente assottiglialo da parere afTallo scompar:-:o; i rwHulli tegumenti al q uan lo inela,;tici, offri ,·ano una l i 11 l a l • ·;.!~t' rrntnte pali ida e gialli ccia.- Il capo macrocef.di t"n ùdl'ordine dci brachiocefali , era coperto da capelli rari, sollili o fa cilmente staccaJ,i!i e con i tempom li molto prumiu enli . -La cute del volto, cospar;;a di lentigini, era molto pallidn. si notavano le tr·acce delle trascor,;c soll'erenze: al zigouta de:;lru scorgevasi una lineare cicatrice di antica clata. - Congiuntivi oculo-palpehrali un po' anemidte, e pleri gio negli angoli interni ed e~te rni di entramhi le sderoticlte. Mucosa dello Scltneider e della bocca pallidissime. Collo denutri to, jugulari poco appar·iscenti e c:11·otidi pulsanti con timbro piulto:>to vibrato. Petlo cilindr·i co cedevo le alla pressione, e sceHo da deviazioni nelle curve normali da accennar·e a sposlature o acl alterazioni di organi ivi racchiusi.- L'area cardiaca fisiologica; diametro longiludinale if.l. centimetri, trasversale 'l O, fascio vascolare 8. - L'impulso del cuor·e corrispondeva nel!) spazio inlercostale un centimetro discosto da lla linea emiclavicolnre al disotto della papilla mamma1·in ; i tLtoni ne erano normali, il primo più nello e di maggiore propulsione . che l'altro . L'addome arcuato e trattabile alla manualitit non presentava alcuna tensione, verso la sommità del quadrante inferiore sinistr·o nolavasi una sporgenza che rasentava le ultime coste· spurie e limitata al parenchima della milza, sporgenza che a guisa mammellone si protendeva verso la linea alba ed in basso dell'addome. - L'area segnava questi diametri: tra-
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l liX CASO DI I'SICOPATIA THANSITORIA
ver~al e centimetri :2t), lontritudinali centimetri .JO nella liner ,.
ascellare posteriore. Il fega to allo !>lato fisiologico, come pure l'apparato urinario non dava segni di alterazione di sorta: analizzammo chimicamente l'orina pe1· e~se re piùsicm i, e dall 'analisi praticn ollenemmo il seguente risullato. -La quanti ta in 2-i- ore fu di circa 2000 grammi, di reazi on ea1~id a, peso specifico l ,O1-• w ll 'uromelro ueii'Heller, m·ati e cloruri nelle giu~te proporzi oni, traccie appena di urofeina, fosfati abbondanti , uroxantina ed urea fisiologiche. - Niente di morboso registravano gli appara ti respiratorio, d igestivo, circolatorio. Pulsazioni 64 al minuto. Resp. iS, termog: 37 e2. - A compimento dell'esame fisiw, avuto riguardo al colorito giallo-sporco flell~t cute dell 'inferm o inve3tigammo lo stato del sangue. E a tal pl'Oposito sottoponemmo reiterale volte all'osservazion~ microscopica, per non essere tralli in et-rori possibi ~is~ im i, delle gocce di sangue, che esaminate a forte ingt·andimento (600 diametri) fecero rilevare i globul i rossi più picr.oli dell'ordinario. ed a luce rinessa l'ematina più sbiadita , i globuli bianchi più frequent i relativamente alla dim i nuzione degli emociti e vari granuli di pigmento impigliato ed immedesimato in un globulo bianco, da assumere questo ultimo l'aspetto di un cor·po dentellato nerognolo. A far meglio risaltare le anzi de~te alterazioni morfologiclJ e vennero eseguiti numerosi saggi comparativi sul sangue d i individui sani cd ammalati, e non ci fu dato r·intracciaregr-anuli pigmemali melanici.- In conclusione, noi nel pazien te non registrammo nltro di rimarchevole se non un tumor lie nale abbastanza voluminoso ed una ct·asi sanguigna deterio rata, sproporzionata cioè nei suoi elementi morfologici per i globuli rossi più scarsi dell'ordinario e pei granuli di pigmento melanico. - Se l'anali si delle facoltà psichiche , t'i
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l PER EliBOI.IA PIGMENTARIA
poneva in avvertenza troYari'i alr.uun di e,.;::;e in uno :'lato di , sensibile pervertimento, c ,·iò dovuto ad un d I!;CJuilihrio fuuzionale di qualche centro d'ideazione a :-;cnpi&o di altri, i risultati della inve,Ligazioni microscopiche df•l sa ngue r.i npri ..-ano l'adito ad un nrhertoso campo, o-re potuvansi sp igolare notizie atte a dare una ,.;oluzione dell'a n ·euut(} distur·bo negli elementi nervosi di quella determinala pro vincin ce!'ebrale. Preme dilucidare meglio silfalto punto, che rappr·e~entn. la pal'le più interes~ante di questa storia clinica. Il criterio diagnostic.o dianzi enunciato si desumerà dallo apprezzamento degli ~va riati fenomeni psir;ologici. - E primieramente lo sguardo fisso al suolo dell'infermo, il caral.lere cupo e tetro, la diffidenza spinta al punto da tilì'utar·e persino l'alimentazione, la facoltà raziocinante pervertita , una idea lissa e predominante, l'insonnia ostinata. emno Lutti fatti che istantaneamente ci fecero dubitare dello stato sano della pi'iche del paziente. - CorToboran t c.otesto concetto il cangiamento dello stato di lipemania in quello della forma an·eltiva ed in·special modo lo :;volgersi di sentimenti bene\'Oii ed amorevoli . Diradava poi per noi ogni titubanza l'insana allegria comparsa nell'ultimo periodo, la quale caratterizzata per un rapido e prolisso svolgersi d'idee, cozzava eminentemente colla primitiva: forma melanconica. - Ora nello studiare tali formE' mo,rbose riguardammo come elementi di una certa importanza clinica. il :;orgerc e la rapiditiLcon cui funzionarono quasi contemporaneamPnte i centri d'ideazione. Uno stato troppo lento, specialmente allo1·chè il caratte1·e abituale dell'infermo non accenna ad imbcciJlibilità, ed una rapidità troppo marcata nella evoluzione delle idee, alternandosi cotesti stadii in un hreve classo di tempo e figurando in essi un'idea fissa f' preponderanlr. co~tituisrono due daL~
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I.:N CASO OI PS ICOPATlA TRA:XSITOIIl:'.
che militano per una erronea facollit raziocinanle. Le forme cliniche osse1·vate, cioè monomania di persecuzione susseguita da un pervertimen Lo nel senso affetti vo con stato d'ali ucinazione (sr.amhio d'infermi per fratello e cugino) ed un'iusana allegria erano for·me svariate di psicosi, le quali, se da un lato preconizzavano non e~sere avvenute stabili e fisse alterazioni negli elementi nervosi, nè negli involucri membranosi od ossei della polpa cereurale, sol perchè espletarono il loro corso in intenalli brev i e circoscrilli, erano però ah bastanza eloquenti. da far caratterizzare il paziente in preda ademenza. L'irrompere di una psicopatia implica il più delle volte l'esistenza di nn rigoglioso concorso di elemento nutritizio accaduto in qual che provincia cellulare con isclteruia delle parti circostanti. Criterio cotesto basato sul principio fisiologico, che in organo stimolato più del dovere, nel mentre clre entra in magt{iore attivitù c disimpegna il suo comp.ito eon più ,·igore ed ener·gia, ri chiama maggiore all1usso di sangue. In conseguenza nel no:-lro infermo, ad una disqnilibrala 1·ipartizione sanguigna negli elementi nervosi doYeYa~i altriuuire il disordine delle facoltà cogitali,·e. È fuori duuuio che alle circonvoluzioni anteriori del cervello, ed alla sostanza corticale deglì emisferi, son devolute le più nobili funzioni dell'umano organismo, la formazione cioè del P.ensiero, la produzione delle idee. Tal fallo è il rìsullato della attivitt1 funzionale delle cellule cerebrali, le :qnali di:>JJOSLO in 'gruppi, iu comparLi menti, in provincie, a cia-scuno di esse è allidato un incarico speciale, un mandato da compiere. Tulle però quali centri d'ideazione sono tra loro li gale mercè fibure commes;;urali tu LI e collegale in modo da corri;;pondersi esattamente e conservar·e i reciproci rapporti. Come la distruzione di uno di essi gruppi determ inala scompa rsa di idee pro-
PER ElfBOLIA PIGlfENTARIA
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prie e caratteristiche d i qu·ella limi lata provi neia t: eli u lare, cosi taluni, stimolati pii1del d()vere da agenti sia meccanici che chimici, entrano in funzi one con piu alacrità, epperò le idee che ne promanano, si estrinsecavano in modo da so·ver·chiare quelle dei vicini gruppi e da costringere la mente ad operare secondo l'indir·izzo dato da queste idee prepondenm ti . Sono de;;sc le co~ id e tt e idee passionale, le quali se non s'infrangono nell'opr r·ositil delle altre provincie cerebrali diventano cosi giga nti da trasmodare. e da far piegar·e la psiche ad inesatti ragionanteuti. Resa così plau sibile la spiegazione, e datoci per tal modo ragione dell'avvenimento delle descritte psicosi, fa d'uopo spenderequakhe parola sull'elnmento meccanico , checontribui tantoallo sviluppo del di sturbo circolatorio. S'amruise nell'enunciaziont' della forma. clinica !'idea di una psicopatia per embolia pigmenlaria. Quali furono i dati e quali i criteri, che fecew ritenere ammissibile un tal concello patogenetico? Due furono i falli , che ci menarono ad nn a tal conclusione. 1° La presenza nel sangut! lli granuli pigmentali. 2° L'accesso piretico intenso colla cach c~:; ia malari ca. Cotesti rappre~ entarono per noi i fattori dell'embolia pigmentaria. Se nelle attuali contingenze della scienza, il patologo non ancora è in grado precisare in modo costante, ed in quali speciali circostanze pos,a 'verificarsi l'embolia e quindi un disturbo circolatorio, egli però mercè:esperimenti di fisio-patologia Lrovasi alla portata d i dettare le norme del come si organizza un embolo, e quali elementi indispensabili vi necessitano per favorime la !;Ua costituzione. Le condizioni che oggi si ritengono capaci e atte a generare concrezioni embol iche, sono i granuli di detritus fibrinoso, i qual i devono servi r·e di nucleo alta stratificazione della fi73
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UN CASO DI PSICO PATIA TRANSITORIA
brina che circola col sangue, ed il rallentamento della colonna sanguigna circolante per favorire il sofTet·marsi del primo. Due elementi che possonsi ritenere esistiti nella cmsi deteriorata del sangue del paziente, cioè granuli di pigmento melanico sviluppati dietro l'accesso di febbre perniciosa, e la lentezza del circolo dovuto a sangue discrasico . Questo fluido che circola nel sistema vasale tienesi in movimento continuo sia per la forza delle contrazioni cardiache che lo caccia innanzi, sia della pressione che desso esercita contro le pareti arteriose, che con la l01·o elasticità e pe!'enne contrazione intendono a liberarsene. Perchè possa ciò aver luogo è indispensabile che detto elemento nutritizio, consti fisiologicamente di globuli rossi e cellule bianche, e la pl'oporzione secondo Wel ker, dovrebbe essere di 300 o 400 ad uno; più una sostanza intercellulare liquida chiamata plasma, n el quale rinviensi la fi brina. Per poco che si veri fichi un disquilibrio in detti elementi morfologici il corso di esso nelle pareti vasali rallentasi e qualche elemento estraneo, come granuli di pigmento possono arrestat·si in' una delle pareti d'infimi capillari e causare un t·istoppamento nel lume del vase. I granuli di pigmento, che altro non sono che emociti distrutti dal pt·ocesso di combustione (febbre), cioè emoglobulina tmsformala in pigmento melanico, sono dalla cor-ren te sanguigna cacciati in tessuti organici e mercè ulteriori meta morfosi in questi, espulsi dall'organismo . Ponno però essi ince dere assai più lentamente pet• la crasi sanguigna viziata e qualcuno servire di nucleo per la formazione del trom bo. E del pari favorito il soffet·mamento di qualche granulo d i pigmento dalla, presenza in maggior copia di cellule bianche e di linfa nel sangue, elementi che soglionsi riscontrare ogni quah•olta un paziente è colpi to da proce~s i febbt·ili pro! ungati. Quali cellule più in numero dell'ordinario, e pet· ilta t·do
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PER EMBOLIA
incedere del sangue sopraccarico di linfa rasentano le pareti vasali e per la proprietà che posseggono , cioè di essere viscose ed attaccaticcie, e dotato di movimenti proprii della amiba, dette pure cellule amii.Joidee, facilmente attraggono granuli di pi gmento e ponoo causare occlusioni emboli che. Concetto etiologico. - Due paroie circa il momento causale. Il paziente, allorché rp1i prese stanza, :1on presentò chi' avanzi d'una infezione soll'erla, tr·nccie comuni tanto alla ti fica che alla malan-ica. I l quadro clinico della malattia sofferta a Noto ci avrebbe potuto dare sch iarimenti sicuri e salvarci da possibili errori, ma e5sO c'era ignoto, quindi non avremmo dovuto ritenere come certo i distur·bi psichici quali postumi d'una infezione malarica quando ne erano mancati i dati giustificanti si!l'atta veduta. Jnvero ci trovammo un po' imbarazzati da principio, ma analizzando con più pazienza rariecircostanze cd investigando qualche notizia ri cavata dall'ubi cazionc del luogo, ove contrasse i primi germi della malattia, potemmo acqt1istare il convincimento, che l'origine della medesima duvesse attribuirsi all'inquinamento del sangue del virus della m<tlaria. Nell'anamnesi registrammo che Casadio verso gli ultimi giorni del campo di Floridia quasi l n t'le le sere veni \'a sopraiiatto da cefalea l'rontale e spossatezza genemle. l primi otto giomi li passò in mediocre benesgere ed incominciò ad ammalarsi dal momento che vennegli ordinato e.3eguire lavori pel tiro di combattimen to in una località discosta dall'accampamento tre ch ilometri e mezzo alle sponde del lonente Accapo; quivi un parapetto da costruire pel tiro a bersaglio ve lo trattenne una diecina di giom i, e non fu che in detto luogo che il paziente, ed alcuni altri del pelottone zappato1·i, ebbero a risentire i tristi etTetti della dimom. - E rano essi albergati in un portico sconnesso e cadente
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UN CASO Dl PSlCOPATfA TRANSITORIA
che, per garan tirlo delle correnti d'aria, avevano riparato· con delle tende; correva intanto voce elle quivi era luogo di malaria, tanto che quei bifolchi incaricati a custodia del. bestiame, e i contadini del luogo non vi pernot.tavano. -Venur.o ciò a cognizione del!' autorità militare, immediatamente si fece ;;gornhrare quella località ed i zappalori rirhìamatì alla <:f'de del reggimento in Siracusa. Oi tal pelotlone vi ~ furono parecchi infetti di malaria, non rsc.l uso l' ufficiale comandante il drappello.- li Casadio raccontò rhe i si ntomi che avvertirono gli altri compagni di svt-nt ura fui'Ono identici ai ;;uoi pe1· l'inquinanwnto del sangue; r ioè c<'fal ea frontale, spossatezza, e qualche hr·i\·ido di ribrezzo, e che poi alla raggiunta sede rlel rt-ggimenlo, sperperati per le diverse compagnie, tulli, riti più r.hi meno non sfuggirono agli efft,tti nocivi dal bacillu.HHtdariae. Altre notizie risgnardanti una tal loca lit;\ non ~i poterono attingere rla fonti pit't :;icure ed intellil.!enti , però cdn una quasi certezza potre bbe~i a~serire non r>s:;erci ingannaLi in quanto alla natura del virus che inquinò l'organ ismo del paziente: poiC' hc se si pondera che in una pianura ove !'r.orrt> un l.orrrnle, il quale lungo il suo cammino per l'accidentali Lit ilei Lrneno lasl' ia sempre traccia della sua e~islenza con r.rcare stagni e pozzanghere, e che IJoi prr l'attuarsi dei lavori campestri, parte d'acqua accaparrala rlalla speculazione dei hifoll;hi pr.r la collum dei terreni ad orlnggi. ahhandona ta in fossa ti mal r.ostruiti, rr"l:• in balia del lt•mpo per consumar,;i lll<lcerando in es~i ,;oslanzc vegclnli. ovvia ne emerge la prod11zione della malar·ia da ,;ifl'atle condizioni peculiari.I vivai per la vizia tura dell'aria e dell 'acqua potnhile, ivi troYano ampio sviluppo, rome pure contribui ~ce a rendere m ic ieliale l'ambiente, il di"Lurhato e4uilibrio clelia temperatura del l'uolo c~ol soUo,:;uolo, mercè l'evnpor:-tzione atlivn che ha luogo.
PER EIIUIOLIA PlGM.ENTARIA
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nella stagione estiva, oggi rilanuto da Petteukofcr quale condizione indispensabile per la genesi del bacillus malariae . Oltr·accio alcuni altri falli mo rbosi rilevati sul paziente ad inoltrata convalescenza militarono per l'nmmessa cachessia; il tumore lienale, voluminoso e persistente alle migli orate condizioni generali , nell' infet.ione tifica non si comporta in tal modo; desso trorasi in aumento nell'acme del morbo, ma va scemando a misura che svaniscono i falli acuti , tanto che all'inizio della convalescenza esso ha {già acquistato le sue normali propor·zi oni. A convalidare meglio l'importanza di tale macroscopica alterazione, bisogna aggiungere che il Casadio nella degenza in questo spedale r enne già auaccato diverse volte da parossisrni febbrili isolati , e caralleristici delle febbri palustri. Devesi in ul timo aggiungere, come giu;;tam ente ha osservato il professore Hertz, che nell ' infezione malarica per gli accessi febbrili protratti, il pannicolo adiposo intisichisce e si atrofizza con più intensità che non nelle altre malallie d'infEizione; fallo di cui l'infermo ci ha dato non dubbie prove, J? ell'affiosciamento e nella inelasticit.à dei comuni tegumenli. - Da quanto riferimmo sembra abbastanza giustifi cata la asser·zione dianzi esposta, essere andato l'infermo debitore dei suoi malanni all' inquinamento del sangue per miasma paludoso. -Probabilmente il 'primo accesso febbrile sofferto a Noto, dovette essere, avuto riguardo alla perdita di coscienza ed ai sintomi d'acuta accensione febbrile e prolungati per .qualche giomo, un acces:;o di febbre pem iciosa cefalica e la psicopatia consecutivn, doveueascrivet·$i ad embolia piagentaria nellà sostanza corticale del cervello. Riepilogando riteniamo: 1o E:;~ ere stato il bacilltLs mala·r iae il germe principale dell'inficiamento del !'\islema emato_genico del Casadio. - 2" Che il suo influsso micidiale Mn
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UN CASO DJ PSlCOPATlA TRANSITORIA ECC.
si sia limitato semplicemente all'accesso pir·etico com~toso; ma alle conseguenze necessarie, cioè alla produzione della cachessia malaria.- 3° Che la prima manifestazione febbr·i le abbia prodotto uno stato di melanconia acuta, e:che i pigmenti generati dallo intenso processo piretico, abbiamo trovato il terreno favorevole nel sangue sopracarico di linfa e scarso d'emociti per determinar·e occlusioni in qualche tetminale ans-1 va~co lare (1\. CASABURl Teoente·medieo
(l ) Lettura
fatta alle conferenze aeenLi.llehe nel mese di luglio prea~ l'ospedale milìtare di Messina.
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RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI
RIVISTA MEDICA
Bull& peptonarta nel reu.matt.mo artloolare aoato; pel dottor IAKSCH (Giornale interna~ionale delle Scien~e Me· diche, fa se. 6).
Finora nel reumatismo articolar-e acuto non è stata constatata la presenza di peptone nell'urina. L'autore in una serie di casi (in tutto 12), nei quali ha tenuto di mira appunto tal fatto, ha stabilito: 1) che il reumatismo articolare acuto appartiene alle poche affezioni, che ordinariamente decorrono con peptonuria, e 2) che la presenza di peptone nell'urina dipende in tali casi direttamente dalla risoluzione dei · sintomi locali infiammatorii. Il metodo di cui egli si è servito per constatare la presenza del peptone nell'urina è quello indicato da Hofmeister. L'urina priva di albumina, cioè quella che non dava nessun inlorbidamento col ferrocianuro potassico e coll'acido acetico, fu precipitata direttamente coll'acido (osfo-tungstenico, ed il precipitato, dopo averlo trattato colla barite, fu esaminato colla t·eazione peptonica. Allorchè la reazione col ferro-cianuro di potassio presentava solo tracce di albumina, allora, seguendosi anche il processo di Hofmeister si aggiunse all'urina acetato di soda e pereloruro di ferro, si neutralizzò l' urina e si riscaldò. Allorchè con questo processo non si otteneva l'intento, lo s i ripeteva molte volte, flnchè un saggio non dava più nessun intorbidamento all'acido acetico. Per render possibile un paragone con l'intensità delle di-
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RIVISTA
verse reaziOni peptoniche ottenute nelle differenti fasi della malattia, l'autore- poiché presentemente manca ancora un metodo per la determinazione quantitativa dei peptoni nell'ur·ina - ba preso s empr·e in e same quantità eguali di Ul'ina (un mezzo ed un quarto di litro), ed illitJuido che si otteneva, 1:' che presentava la reazione peptonica, lo vet·sava in tubi affilati di eguale calibro. In paPecchi casi si potetle in s iffalta guisa dimostrar·e ogni giorno l'aumento e la diminuzione della quantità di peplone nell'urina.
Le fal.e dlspepale; pel dottor G. StE (Giornale internazio -
nale delle Scienze Mediche, fase. 7). Con questo titolo il prof. Sèe ha fatto recentemente una co-
municazione all' Accademia di Parigi che ha suscitato un certo interesse. Una dispepsia, dice il St)e, non può nè deve ritenersi come vera che ad una sola condizione, cioè che la digestione s ubisca un disturbo cronico durevole, accompagnalo dalladenulrizione generale dell'organismo e dal carattere fondamentale della fer·mentazione anormale. Vi sono molte form e morbose che presentano gli stessi fenomeni apparenti della dispepsia ma non sono da eitenersi tali. Nella diagnosi bis.ogna badare specialmen te alle condizioni int~sti na li le quali inducono in errore tanto più ifacilmente in quanto cbe producono tutta la sindr·ome fenomenica della dispe psia. lllot·o quadro patologico è una vera f'OtQgrafia della dispepsia gastrica; e pure non è che un'ingannevole apparenza. L'autor·e cr•ede sia facile assicurarsi di ciò studiando i cinque tipi di malattie intestinali che egli compeendesollo il tilolodi pseudodis pepsie. Questi Lipi s ono costituili: il primo dell'atonia semplice dell'inteslino con costipazione abituale, timpanismo pronunziato: il secondn dall'atonia d•origine emorroiùaria e meccani,ca: il te rzo da.ll'atonia seguita da enter•ite muco-membr•anosa: il quarto da un certo stato astenico dell'inlestino dovuto alla diminuzione della secrezione b i liaN~, cioè dall'alonia epalo-
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intestinale: il quinto i• costituilo dall'atonia s pasmodica dello s tomaco. La piu ~Xt'au de un ulogia e::;is te tra le atonie intestinali e la malattia eletta va g-a mente gastt·algta., nevt·osi dello s l{)- · maco, dispepsia ulo uirA. Il meccanismo d ell'atonia di tulli gli organi dig-estivi i'l irlcnlicamenle sempre lo s tes so.
Sulla erltromel&lgla LAN Nots (Rivista Clinica Ter apeutica selte t~bt·e 18R I , num 9). L'analisi esaLltssiuw ui pat·ecchie osservazioni riportate nella letteratut•a, e f1·a lP- altre, di quella Iella da Stt·uus da-
vanli alla Socielù medica c1Pfsli o;;pedali, permelle all'autore di for•nire allo s tudio della palolo:.ria dei vaso-motori una eccellente coul.ribuzion('. In 'JUnle può r·iassumet•s i nelle segue n li conclus ioni. Esiste una paralis i vaso-motrice dei vas i delle es tremità (eritromelafgia1, la q uale nel quadro nosologico deve pPen. der posto a ccanto all' asfissia locale ed alla gangrena s immetrica delle eslt•emità , descrilte da Raynaud Ques ta t•ar·a ull't~zione è caratlarizzata cliuica mente da accessi dolor osi, che s i accompagnano a gonfior·e e colorito r osso della pr>lle, cou notevole elevazione della temperatura . Il decorso d··lla 01ala tlia è s~mpr·e lento e la s ua dut•ata, sempr e lunga, •· indeterminata . _Essa pr·esenta periodi di r·em issione e di esacerbazione dei s intomi a seconJ a delle stagioni; l'inverno diminuisce i disturbi e l'estate li aumenta in nn modo notevoli'. La dia~Xnosi della mala ttia non presenta grandi difficoltà . ed è probabile clte l'affezione di verrà più comune allorché s arà meglio nola nelle sue manifestazioni cliniche. La n atu ra della eritromelalgia é anco!"a inde terminata; intanto- pare che essR possa r·ipetere la sua origine vuoi da disturbi nella funzionalità dei centri vaso-motori· midoUari, vuoi piuttos to da mod ilicazioni, ancora poco note, s ubite dai numer osi gangli p r~ritèri ci i quali esistouo vicino alla termin azione dei nervi nei vas i, e che presiedono in parte alla loro innerv azione .
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Delle lntermlttease del pol•o, della •lnoope e della morte improvvto nella oonvale•oeasa della febbre tlfblde. LANGL ET (Union Médicale et Scienl~/. du NordEst, 1881).
Dall'analis i di diciassette casi, di molti dei quali presenta anche dei saggi sfìgmografici, l'autore trae le.seguenti conclusioni: Le intermitenze (ver·e, cardiache) del polso si riscontrano freque11temento in seguito alla febbre tifoide in un per iodo che pu6 cominciare dopo il primo settenario e durare fiuo alla meta della convalescenza. Queste intermittenze non sembrano esser·e in rapporto costante coll'intensil.li delle lesioni muscolari del cuore (degenerazione adiposa) e possono essere con;;iùerate come de ~li accidenti dell'innervazione cardiaca e di origine encefalica. Esse terminano abbas tanza frequentemente con sincopi più o meno gravi, da cui il malato può riaversi e guarire. Queste sincopi provocate da movimenti subitanei e da emozioni vive possono, prolungandosi, divenire mortali. Le intermittenze del polso, senza essere il solo fattore di queste morti improvvise, sembrano aver vi un parte pr·edominante, per cui devono attirare l'attenzione del pratico e metterlo in guardia per prendere delle precauzioni che possano risparmiare al s uo malato gli accidenti pericolosi.
81111A pneumODlte lDfettlva, del dott. KIRCHENSTEINER. (Gazzetta Medica Italiana, prooincie Ve nele, N. 48, 26 novembre 1881). L'autore riferisce s u di una serie di casi di pneumonite, da lui. osser vati in una casa di pena, nel periodo di circa sei mesi. Nulla di particolare nel loro decorso. L'au tore dall'esclusione delle cause ordinarie di pneumonite, pensò alla possibilità .ti una forma infetliva, e credette di dover attribuire la malattia alla scarsa cubatura dell'aria nei dormitoi. Tra le 20 sale che servono a questo uso in quello stabili-
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mento, non una fu rispettata. In esse la cubatura media per ogni carcer·alo è dagli 8 1!2 agli 11 metri cubi. Di 1100 condannali ammalarono 161 e morirono 46. L'età preferita dalla malattia, dai 20 nì 30. Quelli che da sei mesi sollanto erano
entrali nello stabilimento, furono còlli a pr·eferenza degli allrì che vi soggiornavano da più lungo tempo; del personale sorvegliante ness uno fu c6lto. L'autore opìna che, in mancanza di ragioni per ammettere un contagio, sia da ascriversi la pneumonile da lui osservata ad un agente morboso, legato ad una specie di malaria nella località. II lavoro dell'autore, che a quanto è lecito dedurre da un cenno bibliografico, deve essere molto accurato, ha un'importanza mollo relativa: sono modi di veder e per lo meno discutibili. Sì noti che alle necroscopie, solo in qualche casosi trovò la milza in~randìta, e nessun reperto analogo a· quello del tifo. Pare che nel sangue mancassero i bacilli, del resto troppo famosi.
EolllDoooooo e ortioarla, del dott. Werss. (Berlin. K lin. Wochens, 25 luglio 1881, n. 30). Il dott. Landau scriveva nel 1880 nello stesso giornale (Be1'l. K. Woch.) • Debbo notare un segno diagnostico mollo
importante che talora si osserva dopo la puntura de17:li echi· nococchi, che consiste in una orticaria febprile che solo incidentalmente ricordata dal Zimsen e Volkmann, è sta la da me osservata in due casi. Questa non è etio!ogicamenle identica a quella orticaria che si genero. talora in alcune persone dopo lievi lesioni, ma deve la sua origine al riassorbìmento dì qualche cosliluenle dell'echinococco. In mollissime punture che ho fatto di altre cisti non ho veduto mai comparire questa eruzione, cosiochè potrei tenere questo segno per patognomonico dell'echinococco •. Ora il dott. Weiss confer·ma il comparire dell'orticaria dopo la puntura di un sacco di echinococchi col seguenla caso: Nel decembre :1880 fui consultato da una signora per un tumore alla r egione epigastrica che la molestava immensa-
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mente, il quale ave\·a tanto spinto avanti l'orco costale sini· stro che visto di fianco sopt·avanzava di circa due centimetri il destro. La diagnosi più pt·obabile era di echinococco; per maggiot• s icut·ezza feci il 3 gennaio a 11 ore a ntimet·id. una puntura esplorativa con l'ago del Pr•avaz, con cui fu vuotato un liquido acquoso appena colorito io g iallo. Verso un'ora si manifestò, con violenti fenomeni febbrili, su tutto il cot·po l'orticaria che dopo ùue ore lentamente andò dileguandos i, cosichè la se1·a alle cinque esisteva solo un gt·osso pomfo di cinque centimetri di diamett·o, il cui centro cort·ispondeva nl luogo della puntut·a, ed allt·i più piccoli si trovavano sul pello.- Vet·so otto ore di sera, la malata prese un poco di alimento liquido, quindi segul il vomito, come era spesso accaduto negli ultimi otto giomi, e immediatamente dopo con una violenta febbt·e apparve di nuovo l'ot·ticaria che durò fino a lla mattina seguente. La r emozione con buon esito dell'echinococco fu falla col metodo del n eccamier, modificato per accelerare il pt'ocesso , in questo modo: dalla parte più prominente fu esciso un pezzo di cute e di panniccolo adiposo largo circa quanto una moneta di due mar chi, e 36 ot·e più tardi vi fu sopr·a applicala la pasta caustica .
.&una. p1111tura. della. mllsa. a. soopo tera.peutioo, speo.lal~qente nella. leucemia llena.le, ùel dott. J ~GER ( Centralblatt fur die medicinischen Wissenschaften, n. 19). L'insufl'ìci.enza. dei rimedi adope1·ati pel' uso interno nella le ucemia pt'Ogt·essi va in un impiegato fert·oviario dell'elà di a n ni 38, consigliò il dott. Kus:;ruaul a rimpicciolire il vGlume della milza mediante numet·ose punture fatte in diverse dire zioni. Fu spinto nello milza, per divet's~ parli, sino alla pro . fondiLà di 11 centimeLt•i un ago cavo da uno ad un millimetro e mezzo di diametro bilo scopo di pt'OCUI'are emort·agie e consecutivi ratlt•aimenti del tess uto della milza. Le punture cagionarono al mala to insignificanti molestie; ma I'effello fu .nullo. Pel'ò, siccome lo slalo generale nel dP-cor·so di selli-
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mane miglior ò, così devesi alll'ibuire tale effetto al1·iposo cd alla buona alimen tazione ; i li mi ti della m i lza r estarono immutati come pu1·e immutato r estò il rapporto èei corpu scoli bianchi ai cor puscoli rossi (l: 7-10). Allorché si praticavano puntu1·e più profondP. sopravveniva un !'ingoiare fenomeno, cioè un considerevole aumento delle ut•ine che durò un giorno. L a poliui·ia si palesn.va con spasmo Jella vescica, che cominciava uu'o1·a dopo l'opel'uzione e continuava fin o alla mattina segur.m le. Il peso !'pecifìco dPII'u r·ina era inoltre diminuilo; albumina e zucche t•o nwnca vano. Un analogo numento della secrezione dc>ll'urina dopo la puntura dPIIa milza ha li'Ovalo put·e Senato!', dj·J qual fenomeno non ~ i conosce fìnora alcuna plausibile spi~'ga z i one. N ·~ mi ~di o r successo ollenne Kussmaul dall'eleltro·puntura d ella milza. Un ago di acciA io congiunto al polo n egativo di un appar ecchio di SWhr·e1· venne confìtlo nella milza , il polo positivo solto fot·ma di un la1·go di;:;co fu posto sullo sterno. Con ollo elemPnti avverti il paziento un senso di bruciore s ulla pelle addominale in co1·ri spondenza della ferila, con dieci Plementi intenso dolot·e nell'interno del tumore. Durala della seduta 7 minuti. La milza si gonfiò dopo la !'!eduta e div enne doloro~a, si rim picr.iolì poco a poco in appresso e sembt'Ò fJuasi ùiminuisse di volume. Alla ter·za seduta che ebbe luOf!O fJUtllli'O settimane dopo la prima, avvertì l'infermo una violenta pressione sullo sterno, che in seguito non l'abbanrlon ò più. Egli attribui fJuesla molestia oll'applicazione dell'elettrico sullo sterno. I n otlo setti mane si pt'atiearono rruatlro elellro-pun tu r e. l4 giorni dopo l'ultima elettro-puntura fu iniettato nella milza un gt·ammo di una soluzione acf)uosa di acido sclet•olinico al IO per ·; .che sulla sera fu di r ecente preparata ed accut'alamonte fìltt·ata. Dopo 10 minuti, intensi brividi, violenti dolori nelle gambe telan icamenle con tratte, le pareti addominali relratle, le cslr•3milà fredde, il viso cianotico, le vene del collo Lurg-ide e pulsanti, r espit•azione a tipo costale, la coscienza i nlPgra, la pupilla l a 1'~a. Il parossismo durò . 40 minuti. L a l emperatur·a salì a ~0, t•, sudore profuso, vomito di liquidi bevuti , rlin rrea acfJuosa , morte dopo il decorso rli a lcune Ol'e.
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L'1wtopsia dimostrò kattarsi di una leucemia lienale con partecipazione del midollo delle ossa senza les ione delle glandole linfaliche. Fu rimarchevole che nessuna traccia tli emorragia prodolla dalla puntura o dall'eleltt·o-punt~Ara si constatò nel parenchima della milza; soltanto l'u!Lima el eUropuntura lasciò ll'accia di sè solto forma di una linea r ossa, come pu1·e fu pet· quest'ultima puntura che si formò un piccolo vacuolo lineat·e senza put• dar luogo ad alcuna emorragia. Una reale diminuzione del volume della milza per processo cicnlJ'iziale si sarebbe dovuto a spettare se si fosse stati in g1·aùo d"incidere la milza all'interno in più direzioni con coltello nascosto od estraendone alcuni pezzi, ed allora resterebbe ancora a sapersi se med ian~e una pal'ziale obliterazione della milza le leucemia possa migliot·ot•si. La sezione dimostrò ancora che nessuna aderen:..:a era avvenuta tt·a la milza e le pareti aù,lominali, benché nel decorso della malattia, tanto dopo punzioni come pure auche indipende ntemente dalle s tesse un manifesto soiTregamenLo del peritoneo congiunto a dolot·i aveva avvaloralo tale supposizione. La causa della morte nel caso sopra riportato fu attribuit~ alla subitanea iniezione di lirtuido nei vas i della milza e perciò nella massa sanguigna, poicllè l'A. mediante rice1·che s u di animali si accertò che la 30luzione di acido sclerotinico adoperalo non con teneva alcuna sostanza tossica; inolLre cons tatò che il liquido inl!•odotto nella milza (solu:..:ione sclerolinica ed acqua) ra pidamente sgo1·ga va dai vasi di essa milza. Finalmente gli osservati fenomeni depongono non g ià in favore di un avvelenamento per ergotina, ma per •1uello proda llo da iniezione di lir1uido nelle vene. La veemenza dei fe nomeni osservati, dipende s icut'atnenle dalla minore fot·za di res is lenza degli individui deteriorali dalla leucemia.
Sui fenomeni oon•eoutivi o••ervati nella oonvale•oenza. del vaiuolo, del dott. LE UDET (de Rouen) (Journal de .IV!èdecineet de Chirurgiepratiques, settemb1·e, 188 1) . L" A. ha s tudiato in un cel'LO numet·o di inùiviùui i fe nom e ni consecutivi alla convalescenza del vai uolo durante l' ultima
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epidemi}' ciel 1~RO. Alcuni di essi si riscontrarono pure in alcune epidemie di febbre tifoidea, di scarlatlina, di morbillo o di risipo·le. La perdita della par•ola non è fenomeno del tutto nuovo come succe!òsione t.! el vaiuolo. Il Leudet ne ha osservato un caso t•imarchevolissimo in cui il malato restò allo stato di sonnolenza abituale, anche dopo il per·iodo di essiccamento; cadde in uno stato di ebetismo completo non pl'offerendo alcuna pai·ola, ma comprend~ndo ciò che g~i si Jiceva, lJian gendo come un fanciullo e facendo si comprender•e per cenni. I n a p pl'esso migliorò un poco ed or· a trova-:;i già in grado di chiedere le cose che gli sono necessarie e non commette più erro1·i nell'esprimer s i. Tu le anomalia nella funzione della loquela, si congiunge ad altri sintomi di cui il Leu1et traccia il I'JUsdro: par·Licolare disturbo d~lla parola che ò lenta, stentata, spezzata; ogni sillaba è p!·offet·ita isolatamente e con s forzo. Tuttavia i movimenti della lingua sono libet·i. Contempor·aneamente osservò att•olia delle membra con conseevazione completa o 11uasi completa della forza motrice ; i movimenti si fanno a scosse, sono ordinariamente tardi e v'ha simultaneamente tr·emolio, sopralutlo Jella tes ta; si sono pure osservati distur·hi psichici, una grande impressionabilità, talvolta indebolimento della memoria e demenza. Falli di tul genere si sono osservati dopo altre malattie acute. Trousseau in particolare ha segnalata l'afasia dopo la febbre tifoidea e la risipola della faccia. La si vide pu1•e nella febbre inle1·millente Il dotL. Le udet aggiunge pure due fatti da cui sembrerebbe risultare che cer·te fol'me di vaiuolo le quali_colpivano indi· vidui poco intelligenti o quasi idioti, son0 capaci di abbas sare ancora e quasi di estinguere quel residuo d'intelligenza. Il dott. Leudel ha osservato pure, in questa stessa epidemia, alcuni falli simili a paralisi d'origine midollai·e, o a disturbi di ne1·vi periferici, dilì'usi o localilzaLi; in un caso un dolore acutiss imo occupò tutta la regione innet'Yala del cubitale. Egli ha visto pure venire in campo f(uei Jolo1·i muscolari studiati parlicolat•mente dallo Zenker e dall'Hayem. l n questi casi i dolori avevano origine là ove comincia il ten-
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dine d' Achille, alla parte infet·iore del polpaccio destro; in un
malato, trenta giorni dopo l' invasione del vaiuolo, i dolori in tale sede erano talmente acuti che la stazione diveniva impossibile. come pure la pressione locale ~>ra dolorosissima; il riposo e le frizioni procurarono la guarigione completa d i questo dolor·e in circa IO giorni. l caralleri locali e il rlecor so s tesso del dolot·e pl'ovano che la s ua origine P-ra puramente muscolare. Il dott. Leudet ha pm·e ammesso che nel vaiuolo le idropisie possono produr s i senza che vi sia albuminuria ; la medesima cosa può risconlr·ar si nel morbillo come pure nella febbre tifoidea ed è s tata rilevata da parecchi aulot·i. Il Leudet ripor ta da ultimo un fatto int~resso nle osservato nell'incubazione degli orecchioni: una donna nella convalescenza della varioloide fu colpita da intensi orecchioni occupanti tutta la parolide desLt·a e ter·minati, ben s'intende, per r isol uzione. Ebbene, questa donna pr•ima dello sviluppo della sua varioloide, aveva curalo un fanciullo alfello da or erchi(>ni. Sembre r·ebbe adunf(ue che l'incubazione del vaiuolo non a v~'>s~e sopp1'esso il contagio degli Ot'et>chioni.
Il baolllo del tifo addominale ed 11 prooeaao tifoso, del prof. KL ELJS (Cen.tr alblalt .fw• die m.erl.icini.ç,./ip,n W issenschaj'ten, settembre, 188 1, n. ~6). Prosc~uentlo
ne lle sue r·iccrchfl s ull'ileoti ro, l'autore trovò che in og ni plncca dell'inlestino colpita riai processo tifoso, nel suo sviluppo progr·essivo si mostrano i bacilli, con che s i dimostra l' impor•tanza eLiologira dei bacilli medesimi. La mucosa intestinale deve esser e cons idPrala quale punto di partenza di tulle le complicazioni secondaPic. È da supporre che i primi gravi s intomi nervosi siano da attribuirs i allo sviluppo dei bacilli negli spazi solto-aracnoidali della pia menin~c, ed in casi gravi di tale s pecie de bbano trovarsi in abbondanza i bacilli sulla pia menin ge. Le epalizzazioni lobulari sono da considerar s i quale conseguenza del mico tico collas~o del polmone.
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Al principio dell'aff~zione intestinale si trovano i bacilli nel muco che aderisce a lla supe1·ticie; essi sono più sottili di quelli che frequentemente s i trovano nell'intestino in seguito a putrefazione, dai quali si disti nguono per la prese nza di lunghi e conlor'li filamenti che spesso contengono nell'interno numerose spore. In s eg uito penetrano i bacilli nel· l'inlemo ùel lessulo e precisament~ per la via delle glandole del Lieberkiihn ; poscia si m ostrano spessi, dis posti in zolle inten samente colol'ale di emaLossilina, e eslend enli ~i fino nella sotto-mucosa; a lcuni lìlnmenli raggiungono la lung lwzza di 50 m icr i s u 0,2 micri di lal'ghezza. Se m anifesta nsi solto forma di spore, la larghezza può ra ggiungere 0,5. La ll'asmissionP. del tifo addominale fu SJ.~erimentala negli animali in varie manie1'e inlt'oducendo il contenuto intestinale od il liquido di coltura del bacillo tifoso n ell'organismo m ediante iniezione sottoculanea o per bocca . Gli animali si ammalai'Ono in Vtll'i modi; in un coniglio, che venne a morte due giol'lli dopc l'i nft:Jzione, si trovarono bacilli e miceli filam entosi nella mucosa intestinale del processo vermiforme tumefutla per slf'a vaso emori'agico; i cang iamenti isLologici della mucosa intesti nale in questo caso e1•auo in at·monia con le alterazioni tifose della mucosa ìnlestinnle dell'uomo. In ultimo raccomanda l'autore l'u:::o del benzoato ad alla dose (benzoato di soda o di magnesia) (20 grammi per g iot·no) n ell'ileolifo ciell'uomo.
Contrlbuslone alla patologia dell'lnfestone malarloa, pel dott. B. AFFANA SSIEW (Centralblatt fii r die meclicinischen Wi!!:Sellscha.(ten, ollob1·e, 1~8 1 , n. 40) . . L'autot'e osservò numerosi casi di cronica infezione malarica fra i soldati russi reduci dalla campagna danubiana. Idrem ia, prolil'erazione ùel tessuto connettivo inlet•stiziale, segnatamenle nel fe~a to, nella milza e nei reni, deposizione di pigm ento negli stes::;i organi, specialmente nei due primi, fur ono 1e più salienti alterazioni riscontrate. Secondo l'opinione dell'autore è 'impossibile far dipendere una febbre intermittente 74
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perniciosa da una determinata lesione anatomica; segnatamente è un errore grande di porre il fatto principale nella presenza dei pigmenti melanotìci. Per prova che anche della manifestazione di gravi fenomeni cerebrali non 'può venire incolpata la presenza del pigmento, come la maggior parte ritiene, riferisce l'autore un caso con gravi fenomeni cerebrali, con rapido decorso mortale in cui, fatta astrazione dalle alterazioni comuni -la presenza di grandi masse di pigmento accumulato nei cepillar·i del fegato- si osservò un'altra affezione dei vasi del cervello. Si trovò forte rigonfiamento e proliferazione degli endoteli in alcuni punti sino alla obliterazione dei lumi vasali, varicosi là, in -cui si trovarono ammassate rotonde cellule pigrnentate; in aUri luoghi pigmenti granulari liberi nei lumi o negli spazi perivascolari. L'autore ripone la maggiore impor~nza sull'alterazione degli enàoteli e sulla trombosi di'li capillari prodotta dà ·corpuscoli Jinfoidi rigonfiati e pigmentati, che verosimilmente provengono dalla milza, da cui durante il parossismo vengono ·spremuti nel sangue. L'autore inolke dubita della giustezza dell'opinione fin qui generalmente accettala intorno alla fonnazione del pigmento dai corpuscoli rossi del sangue e fa rimarcare la somiglianza dei granuli pigmentati coi batb3ri pigment.ati. Non si saprebbe in vero quali deduzioni trarre da questa somiglianza.
8111 oolpo 41 oalore, del dott. MEYER (Deutsche Militarl:btl ,. Zeitachriflir. Heft, 9 e 10-1881).
Dopo una breve introduzione anotomo-patologica, in cui sono esaminate nei ' punti essenziali le opinioni dei diversi auklri senza decidersi assolutamente per l'una piuttosto che per• l'altra, C. Mayer passa a trattare della etiologia del colpo di calore, distingllendolo, secondo il concetto dell'Jacubasch, dal colpo di sole. Oltre molli casi sporadici, due volte ebbe oc-casione di osservare molti casi riuniti di colpi di calore nei mietitori; la prima volta nel 1873, con 106 malati e un caso di morte:, •la seconda volta nell'estate 1880 con to8 malati e
MEDICA
11essun caso di morte. Le condjzioni meteorologiche erano state, durante il tempo della mietitura, quelle che si sogliono q ualificare col nome di tempo afoso (calore, umidità, bassa pressione barometrica , poco movimento dell'aria, frequenza di temporali). Che al lavoro forzato fos5e da attribuirsene la causa resulta anche da ciò che la frequonza della malattia in ambedue le epidemie combinò al tempo del maggior lavoro aggrav-ato dalla condizione della s tagione, e che l'età dai '15 ai 4:> anni che dà il maggior numero di lavoratori, offrì 1'89 per· cento <lei maiali. L'uno e l'altr·o sesso si ebbero a un dipresso parte eguale. Rispetto alla sintomatologia si nolat•ono nei due ann!i. non piccole differenze. Lo sladio dei prodromi, nella estate eccessivamente caldo del1813, fu brevissimo; molti malati caddero a un tratto come fulminati; mentre nel 1880 fu molto più prolungato e molte volle si protrasse fino a più giorni. L'autore riferisce fra gli altri il caso di un giovanetto di 1!> anni che per dieci giorni provò una grave debolezza e un senso indeternùnato di malessere, fu costretto a inter-rompere più wolte il lavoro e solo dopo questo tempo scoppiarono i sinU)lni del colpo di calpre. Se tuUo questo tempo si dovesse .riguardare come stadio dei pt•odromi è per lo meno da met-'ersi molto in dubbio; a ogni modo si deve avere come una causa che contribui aH'esito finale, avendo scemato nel fanciullo la resistenza alla fatica e al calore, onde poi dovette soccombere. Lo stadio di irriazione nel1873 fu pel solito di uno o due giorni, mentre nel1880 si mostrarono per lo più subito fenomeni di depressione. In generale la forma della malattia non è quale si osserva nel colpo di calore dei militari , e questo non solo perché , come dice l'autore, nella pratica il medico è chiamato più tardi presso il malato, poichè a ciò supplirebbe l'anamnesi, ma perché nelle due epidemie descritte dall'autore non sembra che succedessero in ·generale casi gravi, in quanto che i malati poterono cessare per tempo dal lavoro e mettersi .a letto. Per lo meno nè nella descrizione del corso generale della malattia, nè nelle annesse storie dei malati è fatta
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menzione di pel'di ta completa di coscienza, ùi mancanza di l'espii'O, Ji estese contr·azioni spasmodiche, elle l.{ualificano la fol'ma leJ'I'ibile del geave colpo di calol'e. Solo una volla sono l'icoi·dali dei crampi Lelanici unilamenle all'aet·ofobia: al conll'ario si l!·ovò spesso aumentala, specialmente nel1873, la ir·ritt~bililò riflessa e si nota1·ono delle conll·azioni mu~co lal'i fibJ•illal'i simili a quelle che sogliano pl'eceùere, secondo il Jacubasch, il cominciaJ·e dei crampi gcneJ'ali; una volla è accennalo in quest'anno un caso di mania acuta in un uomo di G7 anni, e una volla in un colpo di sole degli accessi epilettiformi: lP. fehhre era, secondo l'autore, di mtlul'a astenica con l'acme nel pe1·iodo d'invasione (lin o o 41• c· nel rello), a tipo tal volta continuo, ma per lo più le~germenle remittenle, per quatlJ'O o cinque gio1·ni con :l!l, i la mallina e 40° la se1•a e sua declinazione ct·itica per lo più al sesto g ior no con la temperatura al di solto della no1·male (:37, :!6,R 36,4). li fallo più imp•>rlanle, dice il Meye1·, era fin dal prinr.ipio delia malattia la insufficienza della funzione cardiaca e polmonare ; i casi gravi erano cai'slleJ•izzali ùalla minaccia della pm·alisi del cuore e dall'edema polmonare. Olll'e a ciò in 90 pel' cento dei casi con febbre fu avvertilo al secondo giomo o alla più lunf!a al lel'zO una limitata ollusilà, di l'egola a sinistra, l'aramentc a destra ed una volla ad ambedue i lati. che dopo breve lempo di nuovo si dileguava senza tosse n è espell()J'(IZione. Due volte ru osserva la la epali7.zazione d'u n intero lobo. L'autore è inclinnlo ad assegnar·e a questo fenom eno una origine cereb1·ale o a vedervi una pal'lecipazion e del sistema n ervoso vasomotor•e o respiratorio. Anche i fenomeni dal lato degli or·gani della digPslione son o impol'lanli, ed anche qui s'incontra una diiTerenza delle due epidemie. li principio er·a eguale, poir.hè nei due primi giorni, con ling ua umida e appe na un po' vela ta, sol eva esistel'e ass 9 lula disappetenza sen7.a nausea, spesso accompal!nala a salivazione, e per solito v'el'a coslipa?:ione fino allo a vvicinarsi rid ia crisi. Nel 187:3 l'epif!aslrio era conlJ'allo e il ventre leggermente tumefalto; al roniJ'a rio nel 1880 v'eJ'a dilatazione dello stomaco con cedevolezza del m esogaslJ'o non lumefatlo _ .Kel 1880 le milza era costantemente moll<• aumenta la di vo-
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'lume (fino a 43 cenlim. in lung hezza ), nel LR7:l appena un po' ingt•os sala. La diversità dei fenomeni nella srera del sistema ne t·voso Eu già accennata; nel1813 avevano questo cat·a tLet•e più irritativo (delirio, ipet·es tesie ecc.), nel 1880 più depressivo (pro· strazione delle forze, apatia). Le pupille er·ano pi gl'e, nel 18i':J Pislre tle , nel1880 d i media larg hezza. Le iperemie flussionarie del cervello accaddero nel 187:1 quaLlro volte, nell'ullimo anno solo una volla. Il caso di morte del 1874 fu complicato da menin gite e pneumonile doppia : vi ru una recidi va , ma non v'ebbet•o s ucces sioni mot·bose.
hwmo al 4ilturb1 4.u'u41to e dell'equ111brto che tengono 41etro alla meDlDI'Ue cerebro.splnale. (Correspondenz Blalt .fiir schweizer. A erz te. l nsettembre, 18~1, n. 18). L'idea di riguanlare i canali :>emicil'colari e loro dipendenze ·come un s~sto senso e come organo dell'erruilibrio è stata recentemente combattuta dal Toma szewicz, Stefani, Weiss , B. Baginsky ed allt•i, e per ques ti nuovi lavori il significato fisiologic o dei canali semicircolari è divenuto dubbioso. Il dott. Moos a cui dobbiamo una s erie d'importanti lavori is to· logici e clinici, avendo avuta occasione di osservare sessantaquattro malati che avevano s offet·to di meningile cerebt•ospinale, in 50"/. dei quali ollt•e disturbi di udito esistevano disturbi di equilibrio, ha voluto portat'e il suo contributo in questa ques tione. l malati da lui osservati erano usciti da questa ma lattia, 5!),J ·;. r·imancndo sordi o muli; 31,4 -;. completamente sot•di da ambo i lati ; i,8 ·;.con durezza di udito, e un solo (15 ·/.)'con l'udì to intatto. Parlando delle alterazioni anatomo-patologiche, osserva che nella sordità che minacciava nei primi 14 giorni si lral-. tava sempre di una partecipazione dei vasi del laberinto al processo intìammotorio occupante la base del cervello. Nei -casi di sordità manifes tata piu lardi si poteva piuttosto pens are che la int1arnmazione si fosse propagata lungo il perine-
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v rio del nervo acustico nel laberinto ~N evri te discendente cow esito di atrofia). La tera pia non ha alcuna probabilità di riuscita nella sordità parziale; potrebbe ten tat·si come unico mezzo la corrente costante, ma nella complet.a è inutile qualunque tentativo. Ri guardo alla sede possibile dei disturbi di equilibrio qui:osser·vati, avver·te che questa sia da ricer carsi nei canali semicircùlari e nelle loro a mpolle o che vi si possa s tabilire idiopaticamente o secondariamente (per la propt~gazion e di una affezione della cavità craniense nel laberinto). Dopo avere chiaramente esposto e discusso l'odierno s tatodella fisiologia sperimentale sulla funzione dei canali semicit•colari e delle loro ampolle, viene alle seguenti conclusioni : ·t• Il centro pel senso di equilibrio si trova nel cervello. 2• L'apparato nervoso terminale nelle ct•esle delle ampolle, forse amebe del sacculo, sta in rapporto con questo centro per la via dei neevi. a· La malattia o In infiammazione dell'apparato terminale stesso o delle parli vicine a questo apparflto possono provocar e gli stessi sintomi di una malattia e della infiammazione dell'or gano centt•ale. Lo stesso vale pure pel fenomeno della verli~ine. Quindi: 4• Una arTezione unilaterale del laberinto, s ia origina lasi primariamente o pi'OpAgatasi dalla cavità del ct·anio, si, manifesta con vertigine. 5' Se nella stessa per•sona anche l'altro lato si ammala, la nuova afrezione comincia pure con la vertigine, a cui segue l'andatura bar collante. 6" Lu par·alisi subitanea unilaterale dei ne1·vi delle a mpolle non cagiona vertigine. i• La stessa r egola vale pel' la distruzione dell'apparalO>nervoso veslibulnre prodollasi in modo cronico. s· L'acuta infiammazione emot·ragica o purulenta bilaterale dell'apparato nervoso ampollare con rimanente pat•alisi , particolarmente in conseguenza di meningite cere brospinale, è causa per piu lungo tempo dell'andatura vacillante. J fanciulli e colot•o elle ~o no in pal'i tempo atfelli da disturbi-visivi rimangono più gn\veme nLe e più lungamente affetti •. '
Hl DI CA
Dopo che il senso muscolare o del peso sono sufficientemente eser citali, torna di nuovo a sparire l'andatura vacillante. F inalmente, benché non accetti la spiegazione del Charcot s ulla paralisi uditiva, ha però trovato vantaggiosissima la terapia da lui consigliala (somministrazione per un mese di 0,30 a 1,O di chinino il ~i orno, quindi un mese di riposo pet' riprendere l'uso giornaliero del chi nino aumentandolo lentamente da 0,40 a 1,0).
L'ulcera dell'e10fago per 4lgeaUoae (Allgem. Wien. Med. Zeituny, o sellembt·P, T881, n. :36).
Come il dimostt•alo da a lcune osser vazioni del pro f. Zunicke, la produzione di un'ulcera dell' esofago per azione del sugo gastrico è un fallo certo, benché lino ad ora fosse stato con· traslato Ja autore voli scrillori o almeno ritenuto come mancante delle necessarie prove. l casi osservati da Zunicke riguardavano: t• Un'ulcera nella parte inferiore dell'esofago in una molalu di carcinoma ad ambt:Jdue le ovaie. L'accu1'ato esame microscopico escluse assolutamente in queste, come n egli altri casi, ogni ra ppot·Lo col carcinoma , come pure altre influenze precedenti o consecutive alla morte (corr osione, rammollimento cadaver ico). 2" Una ulcera nll' esofago nella sua metà inferiore in una malata mOt·tu con un cistoide dell'ovaio destro. L' esofago e1·a in questo caso perforato, il contenuto liquido dello s tomaco si trovava in gran quantità nella cavità ple urale destra. Anche qui il carcinoma fu assolutamente escluso. Nel tet·zo caso si trattava d' un ristringimenlo del cat•dia in un uomo cacheltico di cinquant'anni. I sintomi clinici avevano fallo suppon ·e un car· cinoma, ma l'autossia dimostrò sola la esis tenza di un ristrin· gimento cicalrizio derivanle chiaramente da una pregressa ulcera della mucosa che aveva anche in taccato la vicina mucosa dello stomaco. Il ris lringimento si era poi molto a gg r avalo per la ipertrofia muscolare delle pareti dell'esofago, formatasi a poco a poco e pel cronico lut·gore catat-rale della mucosa .
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8ullaparali•idel V&CO. del dott. LODOVICO LANGER (Wiener med. Wochenschr~ft. N. 30 e 31, luglio '1881).
L'irt•ilazione del vago produce, come è noto, il rallentamento dell'azione del cuore e fìnalmenl·e l'arresto eli esso nella cliaslole. Il taglio dal vago o la paralisi, per esempio per una fol'te dose di digitale, cagiona invece un acceleramento grandissimo dell'azione cardiaca. Massin, Tripier ed altt•i lro vano che questi fenomeni appariscono meglio dal lato del vago destl'o che del sinistt·o; e questo dipende probabilmente dalla diversa quantità di lìbre moderatrici che contengono i due vaghi. Anche nei polmoni le affezioni del vago sono cagione di si ntomi speciali. Un'irritazione pe1·iferica del vago provoca contrazioni e crampo dei musc.oli bronchiali. La paralisi del vago inJuco la pat'ulisi dci mu$COii bt•onchiali, c l'enfìscma
del polmone rallenta e interrompe la respirazione. Talol'a; si pr•)duce pure una bronco-pneumonia. Mentt·e però i mentovati effetti del nervo vago sul cuore sono costanti, la reazione s ui polmoni manca frequentemente. Questo può in parte spiegarsi per una maggiore it'l'ilabilità delle fibre cardiache del vago in conft·onto delle fibre polmonari. Se la lesione del vago si trova abbastanza in altn da esset•e interessato il net·vo laringeo superiore o l'inferiore, si manifesta naturalmente anche nella laringe disturbo dì moto o di senso. Mancando la chiusura della t•ima vocale, è aspirato il muco e deHe particell~ di cibo, e a questa circostanza attribuiscono ili Traube e il Frey quasi esclusivamente la causa della broncopneumonia, laddove lo Schifi' e il Lonf(el suppongono un'inftuenza trotìca del vago sui polmon i. l casi tipici di neurosi del vago con sicurezza diagnosticali al lello del malato sono rarissimi. Molti ostacoli si oppongono a questa diagnosi; prima di tutto nell'uomo la paralisi è per lo più solo incompleta e unilaterale, e poi molto raramente. la paralisi prende il tronco del vago; essendo molto più frequenti le neurosi dei rami peri ferici del vago, specialmente del nervo laringeo inferiore. Affezioni idiopatiche del tronco del vago non sono state finora osservate; per lo più sono conseguenze di malattie degli organi vicini, e i suoi fenomeni mal si disegnano in mezzo agli altri sintomi della mnlattia principale.
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Il caso che sono per riferire è notevole pel g t•ande acceleramento del polso (fino a 200 battute al minuto) senza aumento d i temperatur·a, senza precedente o seguente alter·azione del cuore e senza subiettiva sensazione di cardiopalmo. Un uomo di 52 anni soffr·iva da 8 anni di diarrea che si ripeteva per le minime cause. Da un anno soffriva di tanto in tanto di ansietà di respiro. Sei settimane avanti, raccontava il malato, dopo una lunga marcia faticosa fu preso da affanno e da un violento Jolore al petto. Il dolot•e si dileguò in poche ore, ma l'affanno durò, benché in minore grado, per tre giorni. Durante questo tempo gli si gonlìat•ono i piedi e lo scroto e sopravvenne violenta diarrea. Poi cessò questo gonfiore, ma rimase la diarrea, per la quale il .malato cercò soccorso il 28 novembre nella clinica del signor Duchek. Egli era piuttosto de nult•ito, ma non presentava fenomeni di importanza; solo si notò che il tor·ace era asimmetl'ico, il destro era più largo, più lungo o più arcuato del sinistro, e faceva nella res pirazione più estese escut'sioni; le r egioni sottoclavicolar·i di ambedue i lati, particolarmente a sinistra, erano affondate. La percussione da va a destra anteriot·mente suono chiaro fino al margine s uperiore della quinta costa, a sinistra fino alla quarta. Fra le due linee ascellar·i vi era ipofonesi. La ottusità del cuore stava fr·a la quarta e la sesta costa, a destra si estendeva fino al mar·gine sternale sinistro. P osteriormente per tutto il lo l'ace suono chiaro di percussione. In ambedue i polmoni vi era il r espiro vescicolare, solo un poco indebolito nel luogo di ottusità fra le due linee ascellari ; nella parte ìnferiore de' due polmoni qualche raro rantolo. L'urto del cuore non et•a visibile nAI suo luogo orYiinario, ma si sentiva debolmente con la palpazione. L'azione del cuore era regolare, i t•>ni puri, senza rumori. Il polso radiale eguale da ambedue'i lati, con 75pulsazioni al minuto. Temperatura 37.6. Fino al primo dicembre non accadde alcun fatto meritevole di attenzione, ma la mattina di questo giorno il malato si lamentò di difficoltà di r espiro; al torace non si trovò di diverso che i rantoli estesi dappertutto ad ambedue i polmoni. Il respiro era regolare, pulsazione 120, temperatura 36.2. La sera temperatura 36,4, pulsazione 200; azione del ·cuore
RIVISTA 1t5!. tumultuosa; affanno di respir o; l'epigastrio dolente alla pressione. Il 2 dicembre aumentò questo dolore, nessuna sensazione di cardiopalmo; la voce un po' velata, ma senza veri disturbi di loquela; l'aspetto pure poco cianotico; le pupille di medialarj:{hezza e mobili, il sensorio libet·o. Importanti cambiamenti erano succeduti nelle condizioni del torace. Nella regione del cuore non si vedeva un vero ur lo, ma come una estesa vibrazione, che più manifesta si scorgeva a ll'epigastroed era apprezzabile alla palpazione. Ciò non ostanle le contrazioni del cuore erano regolari e ritmiche. La percussione dimostrava notevolmente aumentala l'ottusità del ~uo re, e questa ottusità si estendeva dalla 3' alla 7'cosla nella linea papillare. All'esterno non si potevano determinare i confini del cuore per la ottusità già esistente nella regione ascellaz•e, all'interno sorpassava un. centimetro il margine slernale destro. A destra della linea papillqre la percussione da va un suono chiaro, pieno, fino alla 7' costa (nel primo esame appena fino alla 5•) e posteriormente su ambedue i polmoni s uono chiaro fino a quattro dita sotLo l'angolo della scapola. Con l'ascollazione nei luoghi di otlusilà del torace s inislr·o non si sentiva quasi alcun rumore respir·atol'io, ma nelle altri parli del polmone si ll·ovava il r·espiro vescicolare e rantoli numerosi. I toni del cuore erano C•)rrisr•ondenti alla sua rapida azione, mollo br evi, ma puri e distinti senza mescolanza di nessun altro rumore. I toni val volari si seguivano in modo ritmico, ma cosi rapidamente che appena er•a possibile distinguere il tono sistolico dal diastolico: i toni polmonari erano alti e squillanti. Il polso radiale era molte> piccolo, s enza quasi punto sollevamento e tensione dell'arteria; e lo stesso alla crurale. Non era possibile contare esattamente le pulsazioni, ma la loz•o ft·equenza super·ava di mollo le 20 battute al secondo. Il fegato oltrepassava per più di 3 centimetri l'arco costale. Vi erano frequenti conati di vomito, senza pel'ò vomito effettivo. L'orina er•a molto sedimP.nlosa e carica di albumina. Terapia: Infusione di foglie di digitale grammi o,;)o in 20 d'acqua; applicazione di ghiaccio suJ:a regione del cuore. Il 3 dicembre. Mattina: temper atura 37 ,3, pulsazione 160 Sera: temperatura 37, pulsazione 200. Mediocre difticoltà di r espiro. Edema allo scr oto, al sacro, ai piedi.
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4 dicembre. Temperatura 36,4, pul ~ azion e 96. L'azione del cuore ri tmica, i toni per fP.Llamenle puri e forli. La oltusita cardiaca è diventala mollo piu piccola; il polso I'arl iaiA m edio· cremante espa nso. Da allora in poi le pulsazioni oscillarono f1'a 00 11 120, latemper·atura f1·a 36,4 e 37 ,5. Il IO di<:embre l'ollu~ it.A cardiaca era tomaia qua..si a lle stesse dimensioni che aveva al primoesame; il fe~~1lo non s upera va l'arco costale; l'o1·ina non conten eva più albumina. Dopo pochi gior·ni il molato usci da llo · speciale. La mancanz« di ru mori cardiaci, le condizioni della percussione e della ascolluzione prima e dopo la comparso di ques La s traordinaria frerruenza di polso, il ritmo sempl'e regolare escludono una ma lattia di cuore. Non s i poll'e bbe,. come ~ausa di questo acceleramento di polso, suppOI'l'e una irritazione del simpatico, poiché questa irr·itazione av1·ebbe dovuto ca gionare altr·i fe nomeni rela tivi, qual i la d ilatazione delle pupille, .J'ari'O:>samento di singole parti della pelle. Non si poteva dunque a mmetlet•e nel nostro caso che una pai·alisi del vago, tanto più che oltr·e i' sintomi cardiaci, altri s intomi esistevano concordanti con quelli della paralis i sperimentale del vago nf'~li animali. !n quanto alla causa ùell'ingl'ossamento del cuore, stato pure o sservato dall' Hupperl e dal Riegel, l'Hupperl la r·ipone in. una dilatazione del cuor·e cagionata dall'enor·me r..equenza del p olso. La brevilà di ciascuna sistole non permette la nor- · m ale e completa cont razione delle cavità cat•diache; il conten uto del ventricolo non è completamente vuotato. nelle arterie, e il contenuto della orecchiella no n è complelemente vuotato nel ventricolo. Cosi r imane sem pre nel ventricolo e· n elle OJ'ecchietta un r·esto di sangue, e ciascuna sislole aum enta questo resto e conduce a poco u poco alla dilatazione d e l cuore. Per la bre vità della contrazione, essendo, come si l> dello, solo una pic:cola ([Uanlilà di sangue cao.ciata dal ve n tricolo nelle arterie, si spiega cosl naturalmente la picc o lezza e debolezza del polso nelle ar!A:lrie perifet•iche. Altra conseguenza dell'accumularsi del sangue nel cuore e qui!ldi nelle venecapillal'i è l'aumentala pressione nel sistema.
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venoso, che nel nos tro caso era indicata dalla cianosi e dal tur·gor·e e dallu ondulazione delle vene del collo. lo cr·edo pet•ò che qui l'aumento della ottusità car•diaca fosse l'effetto non solo ùi una gl'ande dilatazione ùel cuore ma anche in par·te di un Lrasudulo operatosi nel per·ica••Jio. Io deduco questo dalla relali\'amente lunga pernumenza dell'aumento dell'ollusi tù in r·apporto al t•apiùo dileguar·si della frequenza del polso, e dall'esservi analogia con l'infiltrazione allo scrolo, ai piedi ed olia regione del sacr·o, come put•e dalla esistente grave stasi venosa, da cui dovette esse1·e pure cagionata l'ulbu rninurio, la quale tosto si dileguò dopoché si furono ristabiliLe le condizioni della circolazione. Ollr·e i fenomeni t•elalivi all'apparato della circolazione, meritano allenzione quell i che si manifestarono nei polmoni> i quali pure indicano una paralisi ciel vap;o. Del catarro bronchiale, il quale, benché in piccoli gr·adi, esisteva pi'ecedente mente, si può non tenerne conto, ma l'emtisemo. poi monare sopravvenuto acutamente vuolsi pr•endere in considerazion.e. Che nella pa r·nlisi del vago, specialmente i mHrgini polmonari sofrrano una dilatazione fu dimostralo spet•imentalmenle da O. Frey, e nel malato del Tuczek clinicamente confermato. La cit•costanza del non essere quasi punto altet·ata la r espira:done si spiega riflettendo che negli animali si manifestano generalmente le alterazioni nel ritmo del t'espiro solo nella ptll'alisi bilatet•ale e completa. Ma talora anche nella paraliisi completa, di cui non era però quistione nel nos tro caso, rimane inlalLo il ritmo t•espiralorio. Anche i rami che innervano lo stomaco sembravano essere affetti nel nos tro malato; questo a lmeno signitìca va la distensione e la sensibilità dello stomaco, come i conati di vomito durante l'accesso, e il t•apiJo ùileguat>si Ji questi si n tomi dopo di esso. Minor peso deve darsi alla diarrea, poichè già mollo tempo avanti esisteva un catarro intestinalé. P t-rò è da nOlai'Si come in quasi lutti i COSi fin l"fUi OSServati di neurosi del vago siasi avuta, come fenomeno concomitan te, la profu':!a diarrea. Due question i rimangono a risolvere, c ioè quale era il punto ciel vago affetto e quale er·a la causa di questa affe-
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zione. l.u mancanza at:Rolula di fondamento per una malallla del saslcma ner,·oso rcnlr·ale esclu le roa·igine cenll·nle della neurosi del vago. La incolumità dea rnmi laringei del vogo obbligano a cercare lo sede delle a/Tczioni più in basso e, i n r elazionf' coi sintomi os!'ler•vali, a ••iguardar·e come pa·cva· valenlemente allelli i r·ami cc11·diaci e pohnouaa·i. Pur clinicile E> r•inla'!lCciore la causa specirtle dr.lla paa·ali:<i del vago. Prim a si pr·esenta alla mente l'idl'tl di compr·cssione o stir amt•nlo da olruni r tuni dPI vu~o per una C'Olenna ph:ua·ilica, poiché lo speciale deformaltì del lol'aec sinista·o, come anche l'ottusi li! c ln r·cspir·azione dehol e nella a·cgione ascclla•·e sinistra, ncccnno,·ano che r •·obauilmenle lungo tempo innnnzi er•11vi slala una pleurite. Avuto riguardo allo slalocachellico e all't~li• dd mAlato, non l• do esclulica·si la possibilita di un n eoplosrna nel rneùiaslinn poslerio•·c JWt•aatenle ~ul vog0, es· senùo dimos tral0 dte le glandl.Je llnfaliche ingl'ossote e i car cinomt souo la causa più fa·equente dt>lle neur·0si di'l ,·a!{O. P al'l••ndo dul fallo dd la ta·n<:po~izione a·illcssa da tlll tra·ritm·io nea·voso t1d un altro o da alcuni t·orn a di un nN·vo ari altri d ello slOSRO, si polrcl>bo ancl1e nel nostro caso penso a··· clte un lui pa.,.so~~io t•ifi<"'SO nvosse avu to elft•llo dni r•umi del vago illltel'\·anti lo slnmnto ai rami co•·diaci ·~ pt1!mouari. T ale ipotesi, nppop-g•ala al pl'olungato catarro ;.!O'ila·ico e inl t>slinal•', e lanlo piiJ plousibiJC in fJUOIIlO ('ft:• 'lli•~Sti l'appOrli sono sluta diauosta·ati. Cosi si t1·ovano nella lellPa·uttn·a medica più casi di stcnoconlia in cui gli acres,:;i non si manifestavano fìnc!re il rnalato si teneva iu una ccl'ta dieta, ma il più piccolo crcr'Sl>O, specialmontr nel pasto della sera, provocavo la neua•osi ron pr·eci'3ionc m olouwl•ra. Golz laa da lungo tempo dimostralo i a·npporli rifle:-si fr·a lo stomaco c i l cuor e e Asp indica l e fibre centripete ùir ollc allo splancnico siccome fJUell e la cui ir·r·ila7.ione opera pet• vio •·iflossasulla pres sione del sangue e sulla fa·e•1uenza del polso. L e riccrl!h e del Mayer e Ral>t•am m oslr aa•ono che n ella distensione dello sto· maco, da un lato le arlr•·ie della midolla :;i contraggono, dall'altro sono eccitale pel' vio r·iflessa l t• fìb1•e modeealrici del c u or e. La disL~nsione accade rapidnmenle pea· una gran quan tità d'ac,1ua fa•edda a corpo r iscaldato; fJuindi essendo l e ar-
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•lerie della pelle dilatale, l'anemia della midolla e la it•rilazione del vago polrebbet·o essere così forli da cagionare gt·a v i conseguenze, come perdita di coscienza, pallore del volto, e
l:llraordinario l'alle nlamento del polso, fenomeni eguali a quelli che il Mayer e il Ribram provocarano sperimentalmente sugli animali con la rapida dilatazione dello stomaco. Secondo Maschka e Golz le azioni riflesse dello stomaco sul vago e sui centri respiratori sono la causa di quelle morti subitanee ·che talora sono osservate per le più piccole lesioni dello stomaco, senza che ness una altra gl'ave allerazione si possa Tinvenit•e come causa della morte.
·Gangrena polmonare dovuta a4 un elemento oontagtoiiO, dei dott. SuNÈ et MoLLIOT (Ga:zette medica/e de Paris, n. 41, ottobre, 1881). L'osservazione è stata falla sopra un bambino di otto anni, -di temperamento linfalico net'voso, che all'età di tre anni .aveva sofferto una polmonite catarrale trattata con successo mediante gli alcoolici, a cinque anni il morbillo e come com• •plicazione una seconda polmonite più grave trattata pure - co~li alcoolici e rivulsivi. Il padre del bambino, affetto da oltre cinque anni da una .broncorrea fetida e probabilmente anche da tubercolosi, es·sendo vicino a morire, diede l'estremo addio a suo figlio co.prendolo di baci non solo sulle guancia ma altresì s ulla bocca. Al quinto giorno dopo questa dolorosa scena il fanciullo fu collo da tosse secca e comincio a lagnarsi di dolori vaghi nel torace all'altezza delle spalle; verso il decimo giorno si manifestò una febbre violentissima accompagnata da tosse ·secca con vivi dolori alla parte superiore del torace, pneu.monite con adinamia fino allo stupore e con elevazione termica di 400 al mattino a 40", 3' alla sera. Al qunrto giorno -~mparve un eritema doloroso alle mani ed ai piedi e nel .tempo stesso la caratteristica fetidità dell'alito, felidilà che :si accrebbe rapidamente al punto da spandersi tino nelle case
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vicine. Esito letale. Gli autori credono di poter aLlribuire questo caso di gangrena polmonare al contatto di bocca a bocca che ebbe luogo tra il padre ed il fanciullo .
.Pato...-ell della febbre gialla, dei dott. CoRREA ed AzsVEDO (Ga.;ette medicate de Paris, n. 41, ottobre, 1881). Le epidemie di febbre gialla, che si manifestano a bot•do -dei navigli che approdano ai porti del Brasile, dipendono dal corromper·si delle. acque stagnanti nelle pat•ti piu basse dei navigli stessi; perciò l'autore dichiara che la costruzione e l'acconciamento dei legni mercantili eut•opei sono eccessi vamente difettosi pel soggiorno nei paesi caldi. I navigli dell'Inghilterra, che da molLi secoli ha relazioni con tutti i porti dei paesi caldi, sono ben !ungi da quel grado di civiltà alla quale quella nazione pretende. Nulla è stato fatto rig uardo all'igiene ed alla salubrità, e gli equipaggi si abbandonano all'intemperanza e ad eccessi che sovente diventano l'occasione di un gran numero di malattie. I navigli tedeschi sono in migliori condizioni igieniche, eccettuati quelli di piccola mole che presentano condizioni igieniche sfavorevoli quanto quelle dei legni inglesi. l navigli francesi, eccettuali i grandi legni dell'HAvre, sono giudicati dall'autore tutt'affatto improprii alla navigazione nei climi caldi. I navigli svedesi, norvegiesi, russi, i~aliani, spagnuoli e portoghesi sono in generale mal tenuti e poco adatti al soggiorno nei mari intertropicali. È specialmente negli equipaggi svedesi, finlandesi ed italiani eh~, durante le epidemie di febbre gialla, si osservano più numerose vittime. Le navi degli Stati-Uniti, per la loro costruzione ed il loro acconciamento, sono molto superiori ai legni europei. Del resto ogni nazione ha, secondo i dott. Correa ed Azevedo, le annate fatali, durante le quali pagano un più grosso tributo alle epidemie. Nel 1850 e 1851 i più travagliati dal morbo furono gli In-
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glesi; nel 1857 i Francesi; nel ., s:IS i PorloghAsi; nel1870 gli Inglesi ed i Portoghesi; nel 187 1 gli Ame1·icani.
La causa Ji questa ineguaglianza delle influenze morbose è anco1·a sconosciuta.
Caratteri e perlodl della febbre gialla, pel dotl. DIAGNIS IO (Ga;;;ette medicale de Paris, n. 41 , ottobre, 1881). L'autore qualifica la l'ebbre gialla per una febbre d'acclimatazione e la divide in benigna e g rave. La febbre gialla grave si suddivide in fulminante ed in rPgolare e, quanto alla forma, può essere infiam1natoria, biliosa, atassica, adinamica ed infine calat'l'ale. Al momento Jell' invasione vi è quasi cost.anlemenle uno slalo infiammatorio; ma nel secondo o terzo giorno, qualch e volla anche sul finire del pl'imo, la malattia prende il caratLel'e che conse1·verà nell'ulteriore decorso. La febbt•e d'acclimA tazione, quando essa è benigna, non o\L,·epassa il ~rado di una semplice indisposizione che non imped isce ai maiali di attendere alle l01·o occupazioni. l s intomi che si p1·oducono in questo caso consistono in un senso di spezzatu1·a generale, cefalalgia, verli~i ni, inappetenza, abbassamento della temperatura, iniezione gialla della sclerotica, tinta giallastr·a delle urine, ecc. Alla fine del terzo giorno tinta iller ica generale, u1·ina biliosa, sudori abbondanti, poscia rapido miglioramento. Sembr·(l c.he l'individuo non sia s tato malt~lo. La forma grave della febbre ~it~lla comprende la febbre fulminan te, la lèbbre insid iosa fulminante e final mente la febbre r egolare. Nr~lla variel.ù fulminante, l'individuo viene colpito subitaneamente ed ha appena il tempo di raggiungere il letto per coricarsi. Questi casi ponno durare anrhe qualche ora soltanto. Questa r apida te!'minazione succede specialmente in quei. maiali che furono per lungo tempo esposti ad un sol e ardente. In simili casi l'individuo cade al suolo come percosso da un colpo senza poter parlare. Vi ha coma, faccia l
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cianotica, t•espit•azione s lr ntorca etl intenso calore a lla peiiP.. P oclii momenti dopo la mot·Le e pt•ima che s i l'affrt>dd i la pelle as:;ume una pronunciatissn1la tinta illerica. In altri cusi il pt·inripio della malattia s embt•a regolare. ma prima che te rmini il pr·imo pel'iodo il malato soccombe tutto d' un tra tto do po vomiti ne ri ; dopo morte la pelle diventa di un giallo cat•ico. Questo decot·so lo si osset·va, ~pec ialm ente s u g li e ut·opei di tempet·nme nto san gu i~n o e di costituzione apople llica. È a questa forma che l'autor•e ha dato nome di insidiosa fulminante. Nella forma regolt1r e ha luo ~ro qualche volt.a l'invasione senza prodromi; altra volla inv ec~ esis tono dei prodt·omi consiste nti in malesser e, s tanchezztl, inappetenza, ecc. N e i casi gr a vissimi e nei leg-geriss imi la febbre gialla non ha che un periodo. N t-Ila fe bbre r·egolar·e si hanno due periodi per i casi clelia durata di cinque gior11i, che sono i più comuni, e tre periodi in quei casi in cui la malattia s i pr olunga per sette, nove od undici giorni. ·
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Ooutrtbuslone allo 1tudio della 1olero•l epatica 4'ortgbae oar41aoa, p1•l ùoll. 1'.\LAMON (Cenlralblatt f ur die medicinischen Wissensclwften, EeLlembre, 1881, n. 39).
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In base a ricerche microscopiche fatte in 13 fegati d'individui morti per alterazioni della valvola mitrale, l'autore conchiude cl 1e ordinariame nte in seguito a vizi organici del cuol'e viene in campo nel fegato, oltre la dilatazione nelle ramificazioni delle ve ne epatiche, uno s viluppo perilobular e di tessuto granulare cioè Ji g iovane tessuto congiuntivo, giammai pt!rò s i sviluppa siffallo tessuto attorno alla vena centr·ale. L'atT~zione esiste già nel regato noce moscata e può raggiungel'e tali proporzioni da colpire tutto il tessuto con · n etlivo che circonda gli acini, nel modo stesso che avviene nella ordinaria cirrosi alcoolica. In tre casi di tale natu ra, l'autore osservò inoltre un'atrofia gittlla del fegato prodotto d a estesa distruzione delle cellule P.patiche, associ!lla ad alte75
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razioni nei sottili canaletti biliat•i; in queslt l'epitel io et•a ùi;;tacca lo, le cellule r otonde rd anzi in un caso e t•ano Lt•asfvt·male in di/Tus a nwssa g iallognola. I tre ;uilimi casi m enzionati erano cong iunti ati iller·o g r•aye: altre uoti:lie cliuiclte non ve ngo no rif'e t·ile. L'aff.:zione inl•' t'iubulor·e del fegato non puù essere il t·isullalo dell'a"-ione dit·e tta d~> i vi:tio canliaco, •;io.. della ~lasi; l'autore invece ò di pa t•ere cile essa ,·eng a delet·minala dall'ai'Le rile cronica che accolllpaJ!na i vizi d i c uore, ed oltt·e a ciò du slasi nel s istema de lla ve na pOI'la. La s lasi nel si:::Le ma Jelle vene <>patiche conduce pet· pat·Le sua ad uno alrolìa d0lle cellule e patic he ; pet•ct<• l'allez,one sopra t·icordata può aver pt·i ncipio nei condotti biliari. L'ascite da viziu cat•diaco, secondo l'aulol··~, Jipe uder eube ot·dinat·iame nte da prolif'e t•azione pci·ilobulare.
Sulla glicosuria e inoslturia., sulla degenerazione adi· ' posa pel pancreas, pel dott. O. Gut::LLIUT tCentralbl,tlt f ur diemedicinù;clwn W issen.schaflc n, sellemore. J881, n . :lO).
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Un Uù lli O di Gì auni, che non ave,·a a nteceden temente sorfet'lo a !cuna tna luttia d'impot·lanza, a vver·Li tw ll'a nno 187l( dolori e sen,;az1011i di fred do a lla ga mul:l sinistra , piu tat·Ji poliut·ia e nel maggio 1880 rossezza e ulcet•uzione al piede cot•t•ispondent.e . Nel sette mbre cominciò a far·si pa lese una s per,.ie di ulcet·a gang,·c nosa, cl1e si cste:;e alla superlicie ante· riOL·e della gamba. Nell'at•l~;~t·ia poplitea non si avvertiva alcuna pulsazione, l'al'let·ia ct·ut•ale e t•a i:;pessita , es isteva no val'i ci in ambedue le ga mbe, si notava dimagramento nole· vole e zucc hero nelle ut·ine elllesse in abbondanza. Lo zuc· cller o, Jo po ci rca dieci g iorni, non eru piu riconoscibile cogli o1·tlitHH'i mezzi d'indug111e, se bbe ne il paziente avesse trasgt·edilo a lla prescritta dieta anlidiabetica. Da alc uni parlicolaq caratteri s i ar·guì che esis tesse nelle ut·ine una sostanza zuc· chet·ina non capace di fa r deviare il piano di p olari z:~.: azion e della luce. Dopo pa t•ecchie sellima ne avve nne la m ot·Le. All'autopsia s i tt·ovò occl us ione dell'arte ria pop l itr~a s ini>< tt·a pe r t ro mbosi con ateromasia della pat•le ìnferiot·e di detta aPte r ia,
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fegato atiiposiJ, Jievt al terazioni senili dci r eni, g t·onde sv il uppo di grasso nel panc•t•ras, e nell'adiacente mc:::cnt.•t·io. 11 panCr'efl S specialm ente p c!«Snl l )Q gt•atnlll i : in COI' risponde nza della lesta di questa ~land ola esi<;leva una piccoln cisti , il suo conuollo esct·elCJI'e era complPlnmPnlc peni o. D;lllc t•icer che mict•oscopich•1 risullcì, pt·tncipalmcnle dè!llu te ~la del puncr eas, uno dill'usa prol ifPI'Ilzione inlPrstiziolc Cttttgiullta qua e là a dr;.:enerazione adiposa ed a lolal·· di:; lt·uzione délle stesse cellule della glandola. L a singolare r •·nzione dcll'u r·ina ai mr zzi di riduzion e adoper·oti r·ecenlt.:Jnenlc condusse il Guc llio l oll'ipolcs i d··lltl r•·cscnzo d'inr)silc , quando però il pnzicnlr a cugione dello) sue gr•a' i condi;::inni non poteva più lrnllonet·c le urine. Pel'lanlo J'aulot'f" esam i nò piccoli pezzi di regalo, t•ene, pnncrPns eri otlnnnr· pt-1' r·isullato alcune r enzion i e pl'incipolnwnlc nel regalo in g r·n.Io mn"u:ior·e che in un !"e,ato no t·mnle ' le •runli con f.. rz-~ mnrono In !<Hpposta prmwnzn d'inosilc.
Sulla manlfe1tazlone della parotlte epldemloa tra l m.llltarl bl Stetti.Do nell'inverno del 1879-80 e nella primavera del 1880 pc l dott. SETTEr.;on:-~ f( 'enlr al&la.tl fii r clie tliedicin.isclten 1\"i.~.~en.sclr c{/'len, nllobt•f! l8R I. ~.H ) . L'epidemia si svi luppò su :.!R soldaLi, dci i]unl i furono sol· toposli a CUI'Il 1 in novembre, in dicembre, R in geunuio, 11 in febbl'aio, 8 in mat·zo, 5 in apt·ile, :! in mt~~g-io. L a par otile si manifestò 2·1 volle in ambcdu·~ le pa r·li, lO volle a sinislr o, 4 volLe sollan lo a dcsll'a. In 1:3 casi sopt·uvvennr l'orchilc, che due volle si t•isconlrò doppia in rPiazione n bilaterale pa1·oti te. In un pnzienle si ebbe per esilo alt•ofìu del testicolo e dell'epididimo. Un soldato clte soiTt·iva di blenorr-agia, ne rimAse libct·alo del tullo dnll'ot·cl li te. La pai'Otite senza ot•chilc f'u in cin<[ue cas i pt•i va di l'e bbt·e; sopl'll\'venne invcc·~ l'or cltite, ed allora si manil'es lò t"'r lt•e gior·n i la febbre (·il , 1° C). 4 volle si osser•,·c) lt..m eftlzionc~ delle glandole sollomascelluri ed una volta ut! un inùiviuuo co• • parolilo sinistra sussegui chet·atite sinistr a ulcet·oso .
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L'aulor·e è di porer·e, che la par·olile epidemica dipenda du influenze almo::;fer·iche, e che sia collegala ad inft'zio ne generale di cui la par·otile sa rebbP. solt.anlo una manifestazione loco le. Nello s tesso tempo s i ebbero epidemie anche in Stralsund ed in Swinermunde; in StelLino dominò morbillo e scarlallino. S i r·iammalò pure nell'ospedale un convali3Sc0nlc di pleut·ite che g iaceva fra due maiali di par·olile . In un'altr·a ramet·u due soldati fm·ono colpili da parolile, ùopochè vi l'•::cc soggiorno un malato di pat·otile. All'illconlro si manil'estorono le par•oliti tr·e volle soltanto fra le malattie di val'ie sp•~cie nella ca mera ta di una caser·ma, e fJuivi tr·a i malati v'er·a cosi g r·ande spazio, da non poter· pcnsat·e al contagio, fatta as tr·azione da ci6 che g li uomini si Lt•ovavano lulli sotto le medesime condizioni.
Convulsioni per deprea1lone dei centri apin&U rl1le••1 inlbitoril, del ùoll. E. T. REICIIEHT (Philadelphia M edical Time:~, 13 agosto 18R1). Sembra essere pr·evalcnte se non quasi gener•ale opinione che le convulsioni sono sempre il risuna to di uno stitnolo olirello o inclirello dci cenlt'i cere bt•ali o spinali o delle es tremità ner•vose periferiche o dei muscoli; cd anclre nel caso di certe sostanze cl,a per ogni a!Lr·o rispetto s ono o deprimenti del s is tema nervoso o indifferenti, è comunissimo, rruando cagionano convulsioni, che il feuomeno sia riferito alla eccitazione di certe par·li del sistema nervoso e più s pecialmente della midolla spinale. La mia attenzione fu rivo lta la prima volla a riconoscer·e l'errore di questa opi nion e
un pajo d'anni fa, !quando sperimentando con l'apomorfìna trovai es is te1·e nel tempo s tesso uno stato di paralisi e d i convulsione neg li ar.imali con essa avvelenali. Ques ti ani mali g iacevano come privi di vila, e nessuna azione refless a poteva essere destata da nessuno stimolo; ma a un Lrall.o manifeslavasi uno s tato iper·eslesico e il piu leggiet·o toccamento e qualche volta anche un colpo d'aria destavano le piu violenti convulsioni tetaniche, per cui t.alvolla l'uni-
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male mo1·i va in slulo di ri gidilù e dopo m orlo rimaneva onche più gioi·ni in opislotono: pi'ovando l 'azione dcll'apomoi·Iìna sui nervi di m olo e di senso, si accel'l ò esser e decisamente deprimente degli urti e degli nll1·i, e con accm•ali spe1·imenti circa la sua azione sulla mitlolla spi nal e nort si potè neppure discopri1·vi alcun segno di ccci laziouo, fuot•chò nel periodo iper·esl esico, rnent1·e accadendo le convulsioni nella pa1•te poslerioi'C del CO I'PO dopo la sezione della miJollt\ nella r·egione dorsale supel'iOI'e, ciò prova che sono d'origine spi nale. Questi fenomeni, secondo le nost1·e p1·esenli cognizioni fis iologiche, erano iuesplicabili,sembi•ando impossi bile clw una
sostanza agisca nello stesso tempo come ener gico deprim ente e stimolante di pa1·li contig ue d'un OI'gano che sou -cosi intimamente associale, come sono quelle di senso e di m ol o della midolla spinale; ed era pal'imente difficile lo intendere in qual modo una sostanza pole!<se cagionar·~ uno stato di cosi p1·ofondu pa1•alisi, e dopo breve tempo e in m ezzo ad ossa o, continuando ancora J'assorLim cnto del veleno, manifeslai•si uno stato ben deciso d'eccitamento. Ciò condusse a C!'edere che questa sostanza agisse su cePti i potetici ccnli'i spinali di rifl essione inibilo1•ia simili pl'esumibilrnenlt\ nelle lol'o funzioni a CJue:li supposti dal Selschenow alla base del cervello e che sono stati ammessi pe1· induzione ùai modei·ni fisiologi, specialmen te dal Foslet• che parla ùi questa funzi one come di una azione di l'esistenza. Gli stessi feuomeni fu trovato esser e cagi onali dalla alr·opina, la cui azione nel general'e sintomi letanoidi è sta la accura· tamenle studiata dal FI·azet'. Questo osservaloi'e tr ovò che dopo la sornminisli'azione di una dose non mortale di atropina 111le rane succede un leggier o grado di debolezza nelle estremi posterio1·i, a poco a poco si perùe la mobilita e finalm ente cessano i movimenti respiralor·ii e volontai·i. L e up· plicazioni di vari stimoli ai nervi di moto e di senso mostra che si conservano l e loro fuazioni benchò in minimo grado. Qualche ora dopo i ner vi si di moto che di senso sono senza azione, ma i muscoli conservano ancora l a lol'O vilabilit.A. Questo sta to può durare molle ot·e o parecchi giorni. Il p1·imo segno di un cambiamento è la tles-
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:;ioue dello estremi li• aJJler ior·i, i cui muscoli , com~;~ quelli dei pello, divenluno quindi 1•igiJi e nssolutamenle lelunici. Allora :;i sviluppa una esalta lo ecci tabi lilù ~·in e~sa , cusicchèloccando qualche pal'le ùcllu pelle aumenta lo spusmo ne' muscoli delle e-'Lrellli lil anler·ior i e nel pcllo c si manifestano m ovimenti spasrn odi r i nd le •:slr·emilù posteri ori. Dopo poco lo stesso sti molo induce violculi acce5si di tetano, e che nurnentano di for·za e di dur·utu; l'a nimale i; finalmente rid otto in uno !-'Lato di ~pasmo quosi continuo. Questi par•ossismi possono esser-c suscit ati n volontil col semplice irTilare lef:!~crmente In pelle; ma, se frequentem ente r•ipeluli, si fann o più brevi, rll ono vi olenti , pcr·ò r·iacr1uistano la Jor·o atlivilil. dopo un conW:J ni<'nlc per·iodo di riposo. In 'JUCsto stato il molo volo ntnrio f. inùr boli lo bcnciJe non inlcr·amenle perduto, po i ch~ l'anirnal e è rapac:e di escgtrir·o qut~ l che movimento. , Frazer· cer•·ò di stal.Jilire la causa dei fenomeni pat·alilico•·onvu lsivi e pcl pr·imo e!"egui una set·ie di espc1·imenli iu cui furono lt>gali lulli i vasi san ~ui gni di una sola o di ~:un bcdue l e estr ernilù pos teriori, e lt'OI'Ò che l e convulsi oni neradevano nei membr·i non avvelenali come ne~li altt·i . Questo •·hi!l l'amente dimostr a che le· convulsioni non possono esse1·e di or·igine pcr·ifel'icn. Fu poi dimostrala la lor•o or·igine spitw le e non cc·r·ebrnle poichc sezionando la midolla spiual e i11 molti animal i al di soLto del r·i gonfìarncnto br·acchiule se:.:uivano le con\·ulsioni nelle estremilil sì Anleri OI'i che po;.Ler·i or·i . P en sando alla coesistenza in queste sostanze di una azione par·alizzanle con una di ecciLuzione spinale, si tentò ron un nuo YO e infregnoso m etodo eli al'ern e la JWOva, imi, lundo gli eflelli della atr opinu col dure unitamenLH una ~o sl.anza che cu~ i ona::>:;e paralisi con una producente ecci tazione spinale, quali Ju melila str·icnina che è pat•alizzante d el it' l'lslr·emilù lw t•iferi cho dei n et•vi di moLo e la slr·ir.nino ecci la n le . Da que>;Lo spr~rime nto r·esullar·ono fenorneni 5i m ili aflutlu u f] uelli dcll 'a vvelenurru' nlo per· atr·t~ pina; e quinui •' i cr etle eire h: r l)n\·ul:-i<Hli rlel'ivino da una stimolazione della midolla nl lun~a lo ,. >;pi uale,,.. la par·;1!i:::i da ltna dcprP.ssione dei ner•vi di moto. Se coesi-<le!-'se cosi questo slalo di slimolazione spin ale; e di dt>prcssione d\!i ner·vi di m oto, sa rebbe facil-
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mc>nle !"l •iPgubi l•' J'~' I'C h l: lardn lunl•> lo slalo convul sivo, sembl'ando ch e la ra g"il>ne pe1' cui gl i im pulsi che Al'ri vano alla midolla spinale non sono manifesti sia semplice1nente •ruesta che i nervi di moto sono incapaci di co1npicr e In loro funzione. l\Ia sill'alltl conclusione non è sosleJtibile, essendo invuliùula dai l'esulta ti ùi ulcuni dei soprocilali e,ope1·imenti, in cui fu imped ilo al VI' leno di andal'e aù alcune est1·emitù ; powhè f. chiai'O che se lo stadio tel<III O i d~ t.nrdasse per una pa1·ali~i dei nervi di molo, le convulsioni si manil'esler ebbi'I'O subito in '{U<'Slo mcmbi'O non avvelenato o almeno p1·i1na elle in alt,·e pal'li del co1·po. Ma cosi non é, come é dimostrato dai 1·ecenti spcrimenii del R inf!er e Mul'ell, da eu t r es~ ltu che le convulsioni vPnivano nei membt'i avvelenati nello !'li'S<;') ll'mpo cli c nt>gli allt·i. Per simile ra~ione non può esSI' t'e attriuuita a ùepi'essione dei ne1·vi di senso, perché la irt·itazione di uno di questi nervi a cui è .imped ito 1\lccesso del veleno non dà OJ·igine alle convulsioni pt•ima clelia irritazi one di oltre pa1·ti. Sembra dunque indubilabile che tanto i fenomeni convul:<i\·i quanto pat•alitici sono di ot·igine spinale, bencl,è lo stato di depressione dei net·vi di senso e di rno to contr·ibuiscu all'ultimo eiTeUo, e gli sperimenti del Riger o Mut't'el con\'alid ino l'idea che le convulsioni e la pat•alisi non solo sono dovute o una azione spinale, ma che sono dovute ambedue a uno stnlo di depr·essione. N1~ 1le loro t•icerche con fJUCSla sostanza ed anche col bosso ( Bu;eussemperoiren.~) e il gul::;cmio, essi hanno chiaramente dj mostrato chr la diminuzione o nndte la distruzione del pol~re • di t'C"'islenzt'l • della midolla è la sola causa delle leluno, e che tutti qnesti vcloni sono potenti depr·essori della funzione r·••tlessa della midolla spinale, e se sono dali a dose piena cagionano la completa pat·alisi spinale. Le rane cosi avvelenate mosli'ano g1·an debolezza che aumenta a poco a poco e finalmen te sopt•avviene il tetano. A un cet·lo periodo dell'av vel enamenlo puo essere rideslato un allo reflesso coordinalo o i l tetano, ser.onrlo lu forza dello stimolo. A mano a mano che l'avvelenamento pt·ogi·edisce, il tetano diviene più forte e la n ormale azione r etlessa coordinala piu debole, finché l'animale raggiunge uno stato di spasmo quasi cos tante, e
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tìnalrneute lo slalo tela noide stesso lentamente declina fìnchè null'altr·o può esser·e pr·odolto che un semplice tremolio. N ello interpr·elar•e il significato di questi fenomeni, essi so· stengono che al comparir·e del tela no non vi è aumentala eccitabilità della midolla, ma al contr•ar·io uno stato di paralisi, poichè il tetano è pr•eceduto dalla paralisi, e mentre il tetano diviene più for·te, la azione reflessa cool'!finala diviene più debole, ciò indicando che la pal'alisi della m idolla sta diventando maggior·e; e come conseguenza di questa par·al isi gli im pulsi r·icevuti dalla per i feria non sono più con[i· nati a cer•ti se::tmenti della midolla. e riflessi o trasformati in modo da cagionar•e un movimen to r·itlesso normale, ma possono diffondersi lungo la midolla e inter·essando cosi una quantità di cellule moll·ici, dar•e occasione a una ser·ie eli movimenti che si rivelano come una convulsione: eri inoltre
che quando le con.vulsioni tar.ciono, la midolla é in un stato di par·al(si, in vece di esser·e vicina alla ir·r·itabilità n or•male, come sembr·er·ebbe dovesse esser·e se il tetano fosse dovuto a una tempol'anea eccitazione. È univer·sale e ferma opinione elle la slr•icnina sia un po· l~ nte stimolante della midolla spinale e che le convulsiom ehe induce siano consegu enza di questa azil)ne. Ma da alcttni recenti studii si hanno buoni ragioni a cambiare la uo;;l r·a opinione cd a cretl.er·e che anche in questo caso il le· tano é dovuto a depl'essione. t• La str·icnina é stato accer· talo eser·ciLare una ben dec~sa inlluenza sui centr·i vaso mo· tor•i, si da aumentar•e la pressione san guigna, e dallo Scblesinger r,, scopel'lo che la tensione arLel'iosa cresce ancora dopo la sezione della midolla, e di più che se negli animali cosi operati è stimolato un nervo sensitivo, si pl'oduce un aumento delle pr•essione sangui gna, il che è pure confermalo da alcuni sperimenti del Klapp. La sll'icnina interessa quindi cer•ti cenll'i vaso motori sr>iMli, e lo Schlesi11ger si sLuJi a spiegare questa azione eccenll·ica ammettendo che o!'dinariamente un impulso vasomolore per·ifer·ico può solo esser·e riflesso o trasformato dal sistema ner·voso centrale dopo che ha ra ggiunto i pr·incipali cenlt·i nella midolla allungala, ma rhe nell'avvelerramenlo stricnico la midolla spinale è cosi af-
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fetta elle questi impulsi non sono piu lra~messi ai cenlr•i principali ma si diffondono lungo la midolla spinale, come abbiamo visto nel cuso degli impulsi alftlr·enli in allt•e fot•rne di avvelenamento e con lo inl'~l'essare una quantità di centri vasomotcH'i spinali ca~iona re una costr·izione vasomolor•ia generale. Questa teoria dello Schlesinger si accot•da mol lo chiaramente con una già pr·opost.a dal Ringer e Murl'ell ·e da me stesso, o come questa presuppone la esistenza nella mid olla spinale di un pot•jJ'e nor•male di t'esi stenza clte è par alizzato o almeno mollo depr·esso dal veleno. 2- Se la s tricnina produce cosi una gr·ande costt·izione vasomolrice, è certo r.he deve esser·vi una condizione non lieve di anemia nei cen tr·i spinali cl te l• uno stato Oj}posto a quello di eccitamento. 3• N on può essl)rvi dubbio, st ando alle Lt!Slimonianze del Matteuccj , Moreou, K iilliker·, Vulpian, ed altri , non ostante la più r ecente e contraria assvr·zione del Klapp, che la stricnina cagiona una paralisi nei li•onclti dei ner vi motOJ'i. È stato però disputalo se la slt•icninu agisce dit•eltamenle sul tessuto net•·voso ptw cagionar·e la par·al isi o se questa e dovuta <lll'eccesivo lavor·o. li Ki)lliket· cr ede che questa ultima spiegazion e siH la vera per ché tr·ovò che il nervo reciso non perde la sua allivitli funzionale così pt•esto come il net·vo intallo. Ma che questa conclusione sia giusta solo in parte e che la stri cnina sia un veleno dir·etto dei twr·vi di m olo 1\ sufficientemente dimostralo dalle t•icerche del Vulpian, del M arlin-M agt•oz e del Buisson, i quali ll•ovar•ono che il ner·vo di viso pet·de la sua attività benché non co•i presto come il nervo inlaLLo, e di più che fJUanùo sono datP- dosi eccesive, gl i animali muoiono senza In minima convul sione e i neevi di molo sono trovati par·a lizzali. Secondo l e n ostt·e presenti cognizioni sembea incr•edibile che un veleno che agisce cosi ,fecisamente come put·alizzante dei nervi motori sia nello stesso tempo un potente sLi molanto dei centri motori della midolla spi nale. Ma con la perdita del polet·e di resistenza la spiegazione è facil·~ P piana. Una in dir·etla ma cort•obot·an le prova è dala dagli sperim enti con la etilo o l a m etilostl'icnina. Il Bt·own ha mo:>trato
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che questi composti non òeslono convulsioni, ma agiscono come il cur·ar•o tagionauclo una paral isi profonda delle estremità dei ner·vi di molo. Quindi è credulo da alcuni che in f(uesta nuova combinazione sia cosi altct>ala l'azione della sl!'icnina da e::;ser e invertiti i suoi efl't'lti sul\'<) t•g-anismo animale. Ma se si considt>ra l'etl'ello ùellH stt•icnina s tessR sui rier·vi di moto, e amrnettiarno che es;;a agisr.a come drprilllente del poter·e di r·esistenzn della midolla spinale, sembt·a eviùente che quando la stl'icnina convertila in un composto etilico, la sua ozione fisiologica non è invertita, ma solo le sue affinità chimiche sono cosi modi ficate che essa intcl'essa i ner·vi motori r·clativurnf'nle con magginr forza e la midolla spinale r<·l a tivam1~nle meno. La ragi one per· cui non succedono le conv ul ~ i o ni o o pe1· la deb0lezza della sua azione spi uale o per r ht: la pat·alh;i delle estr·emilà dei nervi di m oto pt·ogr·edisce cosi rapid amente che esse sono incapaci di trasmetLer·e gl'impulsi motori , qutmdo la midolla ha t'llfo!'giunto lo stadio convulsivo, o pr; r l'uno e l'altro motivo insi••me. Il cur·aeo e cer·ti altr·i deprimPnti spinali ben decis i cn;.riotHHJO talvolta convulsioni che sono ordintH·iamcnte prec~dule ùa paresi. Se si ammelle che queste con vulsioni sono elfello di una eccituzione avremo una formidabile difficoltà a spiegal'le; ma se si accetla la esistenza di questo potere • rli resis teqza • della midolla spinale, la spiegazione ò facilissima. Ma la st.r·icnina produce l e convulsibni solite, mentr·e le altre sostanze cagionano prima uno slalo di paralisi. Anche di ![ueslo Ringer e Murrell hanno ctato ragione, ammettendo che la dillerenza dipende probabilmente dalla forza con cui queste sostan ze agiscono sull'azione r eflessa. Essi quindi ammettono che nello avvelenamento p er stricnina t'uzione riflessa è inalterata, mentre il poter e di r esistenza solo é annullalo : ma nello avvelenamento p er atrùpina, bosso e gelsemio l'azione riflessa è pure aflì•lta, e in conseguenza modifica i fr:lnom eni convulsivi sia nel tempo del l oro avvenimento com e nella lor·o violenza. In altr•e par ole la r ela:tione che esiste r,·a il grado dell'effr:llto della azione retlessa eù il poter·e di T'esitenza della midolla spinale deter-
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mina il tempo c il g-rado òella par·alisr, s·~ e<>isle, la r apida o tal'ùa appar·cnza delle convulsioni , come pure il "'l'ado ,.., del la l o1·o violenze .
Sopra un caso di mioslte ossi1loante prog ressiva, del doll . H F. L Fr·:HICII (A IIJ . Wie fl er nad i;. X eil llrt!J, ;, ottobr e 18Rl. N• -lO.)
11 D. H elt'el'ich di M onaco pr·esenlo ul la Società dei medici e natural i~ti LeJesclti in Salzbu r•g un ca so impor·lante della cosi della miosile os~~(Tcante p r ogressica. Era un giovane diciotlenne snl quule sei onni innanzi si erano manifestate le p1·ime tr·accic di questa malattia. Da quel tempo l'aff,•zionc arr di1 aurncnl ondo in eslcnsioue ed inlensilll. Or·a si tro· vano al t!Ol'SO sollo la pnlle inall0r·atn dal bacino fino olia spallo, delle gr·o;,se file ossee nel la dir·ezione a un dipr·esso del gr·an do1·salc. Sirnil i nodi ossei si t1·ovano pure in cor·rispondenza ùei muscoli ~ r·an pelLOI'!lli. L e at•licolazioni della spalla tiOno co,;;i fissaLe iu udd uzione, l e al'Licolazi uni del go· milo sono puee immobili, quello del br·a ccio destro in esteo : sione (la malallia er·a c.orn inciala n el lt•ici pi te), quella del sinislr·o in tlession •~. la rnalatlia comincic'• nel muscolo lricipi le b t·acch i a le. - l movimenti della mascella sono 1~idotli al mini:no pe1· par·zialc ossi ticilzione dci masseteri. Le estremità inferiot·i sono libtJre fino allo articolazione dell'anca destra, rna f] uesla è cil'condata Ja g t•osse pl'oduzioni ossee per tempo fuse con lo scheletro ed è nll"atlo immobile in medioc1'e fl essione e abduzione e J'o r·te r otazione infuori. Avendo osser·vato il caso per due anni, potè accet•lot•e che i l p1•ocesso cominciò sempr·e nelle parli molli e per· lo più senza dubbio nei muscoli , e sul principio ciecor·se manifestam ente con !:<intomi infiammatori. Questo c•aso che somiglia esa ttamente agli altri pochi casi desc!'illi di questa l'ara m alaLLia, ebbe questo di particolare che due anni avan_ti si manifestò spontaneumenle un insolito aumento dello stadio infiummaLor·io, l'esultandone ht formazione di un ascesso con febbt·e alta e flemmone lo::ale, e questo ancora di esservi un difetto con-
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genito. Il dito gr•osso di ambedue i piedi manca completam ente della prima falange o è r-idotta a un piccolissimo se· gmento che non apparisce all'ester-n o. I n tutte e due i pollici esiste fin dalla nascita una anchilosi fibr·osa ft•a la p•·ima e la secondo falan ge . Quanto queste defot•mità possauo giuslifìcat•e una JisposiJ\ionc congenita allo sviluppo della miosite, riman e ancora a stabi lir•si.
Di un llpoma del oan&le lnte1tln&le df1taooatosl •pont&Deamenteede~pullo . Del dott. R. ALBRECHT ( P el. med.
WoC'hens. 22 ollobr·e 18RI, N• ~3 ').
Un uomo di 51 anno che aveva già in una coscia un li poma gl'osso quanto una mela, cominciò a p1•ovare il 14 mar zo dolori Alla pa•·te superi or e del vf?nlre che aumentarono dopo un lungo viaggio clte fece. Vi si accompagnò tosto diarrea con tenesmo, dieci a quindici volle il g-iot•no et·ano evacuale masse mucose miste a sangue; segui una gran debolezza, climogr·amenlo, finchè il 2~ apt•ile, sotto forli dolori, fu caccia to per l'ano un li poma piriforme peduncolato lungo 12 cent. e lar go 6, necrolico alla supe!'lìcie. Migli oram ento immediato, rapida guarigione. l lipomi, non mollo r ari. del tubo intestinale sono di solito po!' la loro piccolezza senza sintomi, solo t'at·amenle (Vir chow), quando diventano lunghi fino a un pollice e lo intestino li abbt·accia nei suoi movimenti peristallici, sti rano i n basso la pat·Le dell'intestino che si conl!'aB e potrebbero dure occasioni a dislocazioni e infiammazioni ed anche a invaginazione e prolasso. Gli ultimi fenomeni avvet'l'anno sempre quando il lipoma ha l'uf!giunto unH certa grandC'zza e s i trova in l uoghi fornili di una gl'ande mobilità. Nelle parli meno m obili dell'intestino (colon e retto) , i grossi lipomi potrebbel'O si cagionat·e dislocazioni, slit•amenli, infiammazioni, ma non i nvaginazione. Anche qui l'esame micr oscopico (lu cassula del li poma e1•a costituila di lulli gli elementi delle pa1·eti intestinali senza vill i), la Lqr sione intorno il suo asse,
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il peduncolo lungo circa 30 ccntimelr·i, grosso quan to una penna d'oca, la mancanza di sintomi Ji occlusione intestinale indicano la sede pl·oba l.Jile di f!u eslo LumoJ·e in un lato del colon.
8lp11loato ollnloo dell'aoido foafortoo nell'orina, doll. W. Zt, ELZER ( A lly . W iener metltz. Zeitunr;, 11 ollobJ'C 188L
w .m. L'esame della or·ina ofl're al clinico un mezzo d1 dis tinguere il proces::;o di scomposizione della massa muscolaJ'I:I del co1·po da quelli degli organi nel'vosi, del sanl-(ue, degli ossi ecc. Ho LJ•ovato nei singoli tessuti un rappOI'lO sempre costante fra i loro costituenti elemental'i. Cosi nei muscoli t1·oviamo che tutto l'azoto in essi contenuto sta a tullo l'ach.lo rosfo1·ico come 100: 15 e al solfo (esp1·esso in acido solfori co) come 100: 2i. Nel sangue l'uzo Lo sta all'acido fosfori co come l : 4 e all'acido soll'o1·ico come 100: 2-3. Nella sostanza ne1·vosa il rap(Jor·to dell'azoto all'aeiJo fos forico ò come '100: 45; dell'acido soll'orico 11<•n ve ne ha clte delle tl'accie. Questi J'appo1·ti· numerici di stinguono pel'fPllamcnte i singoli tessuti. Questo per· amor-e di brevi lil si clriama il valOI'e r elativo di ogni compont>rate. Se nello interno del co r ·J~n è dis LI'uLta dal processo Ji ricambio mate1·iale una pur·te J'uno di questi tessuti e j prodoUi di scomposizione sono versati nella orino, noi dobbiamo in essa trovar·e fra i sin goli pr·incipii elementari un l'apporto eguale o quello che é nella sostanza madre. Il clinico non ha f(uindi che da stabili1·e la pt·oporzione l'eciproca dei singoli componenti tlellu orinu per giud icar e da quali tessuti del corpo derivano. Un'all.J·a prova a quel!P che già si conoscono posso or·a aggiun~PJ'e a conf••i'Jlrn di questa propos;zione. È nolo essere stato di m oslr11lo daii'Hoppe S"yler, conformemente alla nostra te01·ia, che l'orina in stato nol'male contiene piccola quantità di acido rosfo-glicel'ico. Esso dee ri sguardarsi coma il pr·odolto direlln di scornpnsizione dei tessuti contenenti
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le citina, segnolt\lnen te dei ncl'vi, pet•clrè esso unilamen lr: alla neut·ino ù contenuto iu questo cor po. Allo stato nol'r t•a le uell'uomo alla età da 20 a 25 anni r o l'ina di :H Ol'u t:onliene solo 1 o 2 millig rammi di acido rosfot·ico in combi nazione con la g lirel'ina. An cliC nella u r i nn febbr·i le ne è stntn t•isconh·ota solo una piccola quaulilù. Al conlrat•io nr i srgucnli casi è slula dirnostt·ata unu •tuanlilà molto ruaggior e di nei do fo sfo- glicet·ico . t• Nella ot•ina uopo In lllll'COSi c lot•oful'mica (3 o (j Ol';,l d op o)LH quunlilà di acido fosfor·ico combinalo con la gl icerin a; iu un caso se ne inconlt·o in~:!() c. c. di ot·ina O,OOV ~ram r ni in un allt'O in 2HO c . c. di ot·ina O,OOiJ g r•ammi; in un te t•zo caso in 102 c. c. di ur·ina 0,003 g r·ammi ecc. 2• In 400 e. e. di or·i na, uopo la iniezione ipodermi ca di 0,02 ~rammì di m o!'fina fui'OnO !'iSCO illt•uti 0.01 g r·o mmi acido fosfor ico cor nbi nato. In allt·i casr la rtuantila ùi uci do fosfori co accoppialo alla gliceri nu var·iu nella ot·ina della n ott e da 4 nl 5 mill igt'tllnmi. 3• Fu pur e e;-;aminala l'ot·ina dopo la et•isi n clln p n eu m onile e nella er 1-1sipc:la; contiene cru dlu emessa in :21- ot·c i n media 18 m illigt·arnuri ùi acido fosl'ot·ico combinati, al min i m o R, al mnssi mo :l5 milli~earnmi. l n questi casi l'allo r el ativo vulor·e dell'acido fosfot·ic o dimostra che I]Ui c'i di:;tt·u tta i rr ;;t·un •1uuntila la so;;tanza n ervosa.
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Sull'eplleiSla gastrica (.Jour11al de medecine et de ch irurgie p ra litJUt'/i. r-;• W).
li doll. Pommuy ri por ta nel la rivi sta di medicina due cas i di epilessia pr·odolta da J islurbi digestivi. Secondo l'autor e <(LH~s la causa sa t·ebbe abbastanza l'requcnle per fat• collocare l'epilessia ~1Blr i r a nell'uomo allo stesso livello uell'P-pilessia ulc1·ina nella donna. La pt·ima osservazione l'iflel!e un gio vane di :w Dnni, eire fu assa lito Jn un accesso convuls h ·o dopo una lun ga co t•;;;n 11 cavallo. Eg li aveva solrcr·to un a nn o
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prima simile accef.:;;:o), ma n~ ss un pt·ecedPnle individual e od el'euilat·io si trovavu in f'('lazionc coll'epliessiu; egli non m·a bevitore. Si lrt~tlava pl'obubi lnwnle Ji unu epi lessia pel'iferi ca di cui s'ignot·a va la causo . Ebbene, questo giovane nel ~io rno pt·eccùl'nte a.ll'ucresso aveva pcec0 t'il0 80 cltilornett•i a cava llo, aveva mnngiato cop:osatnenle nel mfl llino ed era rientt·nto a casn lnrtli ed assai t•iscoldato. Bevve allora successivamente m olti bicr.hir t•i d'acqua appena tinti Ji vino e ma11gio\ poch issimo. Tt·e 111'<' clopo ehbn un ac<"esso acco rnpagnàlO da vomiti alimenlat·i . Il dott. Pom mHy consiolet•ri, poi Cl)n t•iset·va quesLo accesso come CHgionoLo da un'inùi~tm;Li v ne e ror.romandò modei'Hzione n e~li alimenti. Il secvndo caso co nre~·mò questo utodo d'nppt•czzamento. C n milittll'e abitualmente sobr·io, es;:;~uJo,;i un poco inel)['ia.lo, ru pr ··~s0 allu Sl•ra da un occes;;o d'epiiPssia con ,·omiti al imenlar·i. Il giorno oppt·csso ebbe gn:::leicismo eire dut•ò Juc ~ior·ni. In I'(Ue~lo il ll l'i rno acce!;~O cpiiPtliro ehhe luo!:!'O poco tempo Jopo il suo inj.!'l'esso al servizio ed in sroj!uito a J isot·dine d i l'loti co. Dopo Puhe nuovi accessi pr·ndolli sem pl'e Jalla slessu rausa. Fu costr·etlo pet•Lanto ad avcr·si molli r-iguat•di e,t o. c iasrun lrascor·so fu colto Ja un nuovo accesso. I n •tuesto rome n el pl'imo malato, i precedenti el'editari fur·ono nulli. Si vede dn sill'atti esempi che l'opilessiu gnsll'ica ditferi$ce dalle allt·c e;1ih~ss ie per In causo, er·eori nel r·cgime, per i ':::inlomi, vo miti alimentari congiunti ai sintomi Ol'dinaei dell'accesso, e per le conseguenze, l'imbar·azzo gastrico. Si possono agovolme11te t'avvicinare questi falli ai ca:::i studiati dal doLL. L épi ne di epilessia sopr-avvenienle in se!=tuilo a disordini alimentai·i abituali ne).!'li individui mollo sanguigni.. In l']ue:,li casi si lt'atta di gt·andi man!-!iatori, pl•·lorici. Un tt•aLla mento dietetico congiunto a soltrazio ni sangui;.:ne ha avuto per el'lcllo di far cessare gli arccssi . Il dolt Pomrnay pensa che si potrebbero annoveran~ sollo questa formu Ct::l'li casi ùi cui si è falla r·ecenlemente un'entità morbosa sotto il nome di nevrosi del pneumogastrico. Secondo gli autor·i eire hanno descr·itto quest'affezione, i sintomi con;-;istellei'O in accessi di cardiopalmo, ìn oppr·essione e st::nsuzione di fame spinta sino al dolore.
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RIVIST.\
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Questi s intomi compaiono in st>guilo a ùisol'dini dietetici e cessano fa cilme nte dopo un ll'atlomerato tendente a comba ttere i Jislut·bi della Jige,.lione.
Sulla medioazlone etereo-opptaoea nel valuolo (Journal de médecinu et d.e chirurgie pratiques. - ottobre 1881, N" '118i2). Il d•)ll. Du Castel lw fallo un'importantr~ comunicazione sul risullolo da lui ollPnuto nel riparto vtliuolosi all'ospeùo le di S. Antonio. Ne l nume t·o di cnsi, nei quali l'abbondanza dell'eruzione e l'intensità dei fenomeni generali facevan o te mere una grave suppui·azione, vi fu mancanza di s uppui'B· zione, arresto di sviluppo dell'eruzione; i malo li entrarono in con volescenza dal sesto al nono giorno dopo il principio dell'eruzione. Ne i cos i in cui ebbe luogo lu suppurazione, questa fu genet•almente mile; si osser vò la morte nelle forme emorragiche od in alc uni casi di suppurazione con infezione. Il lrallamento cut·ativo, che deve aver pt·inc ipio a l pitì presto possibile. in quei cas i in cui sovrastano s intomi d i vaiuolo g t•ave, è s lnLo cosi is tituito: t• m a ttina e sera, iniezione sottocutanea di e tere, un'intera s it•ingo di Pravaz; 2' IO u 20 cenlif<I'ammi al giot·no d'estratto teboico in una po:.:iune di 135 grammi; 3• 20 gocce di percloruro di fe J' t'O in u!Da pozione. Le iniezioni devono essl.;!re spinle lentame nte e p••ofondamenle.
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RIVISTA CHIRURG lCA
Del rtmarginamento delle toheggie ottee &l tutto teparate dalle loro naturall aderenze , ùel tloLL. V. BERG~1AN (Annali unioersali <li chiruryia e medicina, ottobre, J88 l). L'a uLor·e PI'f!Senta iunauzi luLlo un preparato di una fer·ila d'a rme a fu oco peneLr·anLe nella ca vita tlel gi noccllio (l'i udivitluo a cui appar'l!'neva er·a morto di disse uLeria), il quale pr·esen ta va un pezzo ùel conJilo eslet·no J el femore pPnetralo in un lega.rnenlo CI'Ocialo e qui vi saldalosi. Co me è n oto, Wolf ha dimosll'alo spcrimenlalmcnte il completo rimar·g ina r s i del pezzo di cr·anio lt'apanalo. Col s uo melodo (n utr·izione colla l'ubbia, ecc.) fua·ono l'nlle anche delle esperienze con pezzi tli ossa cave del tulto dis Laccali e vcune anche dimostrala la loeo com plda rim.ai'gi nt~zi o n e. Gli esperimenti fulli dal doll. Jakimo wicz, d iscepolo dell'autOI'e, ve nnero pl!bblicati in lingua russa, Vie ne poi djmostrata una serie di interessanti preparati.
Oura delle •oottature ool bicarbonato 41104&. - (Lon, don M ed. Ree., e Gauetta deyli ospedali. I. TRotzau). L'autot·e conferma quanto g ia venne plllbblica lo nel Wratsch, numero 4, l 8H J, e St. Peterslmrg Med. Wocl!., ·19, 1881: r·i· fe risce di aver pa·eso nola twll'ttnno scoa·so di :!5 casi di scollature, la maggior pu rle g r·avi: in tulLi i cusi ha usato esclusi vamentn il bicarbonnlo di soda, ed il ris ultato fu cosi soddis far;e nte che l'autor e non ùubitadi proclama rio il rimedio più efficace in tutte le scoLlature ùi ngni genet•e e d'ogni
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RlVlSTA
modo. Cosi nelle scollalut•e estese di secondo e d i terzo
gt•ado ollenne notevole diminu:tione di dolore, applicando delle comp1·e.sse imbevute in una soluzione di bicarbona\.o di soda; la piaga .da scollatura ~uariva r apidamente, la sciando poche lt·acca di cicatrice. Mel'ila di essere riconlalo un caso grave di scollatura estesa a quasi la metà ùel cot·po; l'inlict•a faccia era denudala dall'epidermide, i capelli bi'uciati , la fronte, il collo, il torace, l' audome, il dot·so tl' un piede pt·~senlavano varie scolLature di secondo gr•ado; scolla ture di ter•zo· geado v'et•ano s ulle.: mammelle ed al braccio del la to ùestro dove le ghiandole mamat•ie ed i muscoli erano scoperti come se pl'eparali per dissezione. A qu~s te lesioni si applicò una soluzione di bicarbonato di soda con risultato assai sodu is facente, poiché il paziuule si senti sollevato eri in quattro setlimaue guarir ono le scollatur e d i secondo gt·a do e quelle di let•zo g rado in due mesi: le cicatrici rimlisle er·ano insigniticanti eù il movimento delle dita quasi n o t·malc. Per l'applicazione del bicarbonato di soùa nelle scotlal ut·e l'autore distingue Lt•e modi: 1.0 11 bicarbonato di soda in polvere spat·so sulla parte scollata: ciò basta solo per le scollature di primo g t•ado. 2.• Delle compt·esse di lelt~. vengono imbevute in una soluzione di bicarbonato di soda (L su 50 d'acqua) e quind i mantenute applicate a lla parte scottata e cambiate di fl'e· qucnte: questo metodo conviene specialmente nelle scottature di tet·zo grado, massime !';6 accompagnate da suppurazione. 3• Delle compresse di tela imbevute nella soluzione vengono mantenute upplìcate alla pal'le scottata e di quando in quando bagnate colla soluzione che si vel'sa al disopra di esse; questo metodo conviene nelle scolla tut·e di secondo g rado allorr1uando, se s i avessero a cambiare le compresse, si irrite1·ebbe la piaga P. si ecciterebbe maggiore suppurazione. L'autore crede che i benefici effetti prodotti dal bicarbonato di soda s ulle scottature s iano dovuti alle proprie tà anestetiche, a ntisettiche e disinfettanti dell'acido carbonico che rapidamente si sviluppa dal bicarbonato.
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L'autol'e nella cur·a del!~ scollalur·e ha esperimentale altre sostanze antisettiche e disinfettanti, ma si è convinto che esse er·ano infer·ior·i al bicar·bonato di soda; cosi ha trovato che l'acido fenico er·a dannoso applicandolo su estese supeeficie, er.l applicato su piccole scollalur·e non a veva l' e ffe llo calmante tanto desideralo.
Frattura non mor1ale della bue del oranio del doll. Lr· Di':LL A. J orrN (Annali unir:ersali Ili medicina e chirurgia, ollob r·e, 1881). La base è la parte più fragile dell'ossatura ct•anica; essa a molto meno alla della volta a r·esistere alle ingiur·ie che ·possono provenir·e dall'esle!'oo per" la s ua conformazione pialla, piu sollile, più fr·agile, per esser·e quasi priva di diploe, per aver e le s ulur•e non Jenl~te, e per presenlar•e molti fori. Secondo il dott. J. A Lidell, già chirurgo all'ospedale Bellevue di Nuova York, tali fratture sono meno mor tali di quel che in generale si crede dagli scrittori di chirurgia. In questa eccellente monografia si riassumono 137 casi, dai quali risulta che nell'ultima guerra un grande numero di fratture della base del cranio prodotte con arme da fuoco avvenne la g uarigione; e che in generale le fratture della base del cranio riescono mollo meno mortali di quel che si cr·ede. In due casi si legò con buon successo la car otide per persistente emorragia della meningea media. Si ebbero migliori risultati in quei pazienti che furono tenuti in riposo e curali antiflogisticamente con una dieta ristretta, coll'applicazione del freddo al capo e l'uso di purganti, mercuriali e vescicatori. Alcuni casi apparentemente disperati furono salvati in tal modo. La deduzione terapeutica da questo studio dell'importamtl. del r'iposo e ùella cura antiflogistica durante i periodi infiammatorio e suppurativo è di grande importanza pratica. Un numero considerevole di casi di guar igione fu rono in seguito soggetti a varie forme di disordini nervosi, quali
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alrofìa, conLr·azione di tendini in arti paralizzati, mal di capo, vertigine, cerilà e !"QrdiLà, epilessia e lesione delle facoltà men tali, evide ntemente dipendenti da cambiamenti di un cat•allen~ deg-enerativo cr·onìco l'n'venuto a lla base del cet•vello. Questo ri ~ u l tato ultimo non deve essere perdu to di vista n ella prog"nosi, e r·eclama p ur·e una cura giudiziosa.
Nuovo metodo per produrre l'a.ne•te.l& del laringe, del doLl. HOS I!ACH (L"lmpar:oiale, N. 21 , 15 novembre '188 L). L'aulMe rivolgendosi In domanda se fosse pos~ibile d'interrompere la cor1ducibilità del nervo sensitivo del la r in~e pe1' proJurne la compiuta anestesia , volle sottoporre rJUe sL'idea ad alcune pr·atiche OS!:ier·vazioni, pog-giandosi su lla conoscenza t:matomir.a, che il konco de lla br·anca esclusivamente sensilivn del ner·vo lar·ing-eo s uperiore penetra neiJ'jnterno del laringe lraver·sando la membr•ana Liro-io idea , al di solto dell'estre mità a rroLondita del g r·an corno dell'osso ioide, ed essendo in l)Uesto punto molto s upe!'i1cia le, gl i sembrò facil e r·oggi ungere lo scopo per mezzo delle iniezioni sotLocutanee di gr. 005 di mo!'lìna, pra ticate da ciascun Ialo del collo nel punto suddescrilto. Il successo fu sempre completo: e l'autore riconobbe in seguito, con esperienze r·ipe Lule su per$One sane, che la conducibilità sens iliva potev~\ essere interrotta pure con l'applicazione locale di un fr-ed do intem:1o. Ed t'gli si ser·vi per confermare questo fa tto di un polvet•izzalore alla Ricltardson, cost!'uito in modo che il g ello venisse ad esci re da due piccole aperture, lontane runa dnll'allra tanto quanlo occorreva, percltè i due tronchi del nervo lariogeo venissero ad essel'e interessa ti contempor·aneamenle. l l liquido da poi ver·izzar·si era l'e ter·e; ed in meno eli L1·e minuti, elicA l'autore, s i e ra costanlP.menLe raggi unto lo scopo, cioè l'anestesia del laringe. L'uutot·e ritiene che questo metodo potrà esseee utile n e i crampi riflessi aventi il loro punto di partenza nell'intern o del laringe, come nei dolori violenti di quest'or gano.
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'Della oloatrtzzazlone delle ferite delle oartll&gln1, del dott. Gr..:ss (.4 nnali uni oer.~al i rli m edici n a e eh i1•uryia, vol. 2!i8, ottobr·e, 1X81). Mentre il modo di cicatr·izzare dt>i muscoli e dt>i nel'\•i dopo lavori di Billroth, di Thiersch e d'ultr·i è hen con0sciulo, mancano tutti i dettagli del modo di cicatr·izzaee delle car•tilagini. E ciò rlipencle pr•in<!ipalmenle dal fallo che le ferile delle car·tilagini senza par·tecipazione del pcr·icondrio sono ben rar·e e che nelle lesioni delle cartilagini arlicolat·i l'interesse dei chirurg i s i dir•ige specialmente sull' ar·ticolazione. Nelle sue osservazioni Gur·IL trovò che dopo le lesioni arLil:Olar·i !1:1 car· Lili.J•ri ue urlicolar·e n~cisu o non re!Slli rima r e ' ginal3, oppure viene l'iuuitu da un tessuto fih r•oso, !]ualche volla a nalogo al tessuto ca r·tilagi11eo: e g ià alcuni anni pt·ima tale tlif't'Llo nelle ctwLilllgini a r·licolar·i e r·a s tato dimo:;;Ll'ato alla Società dei chipurg i da Thiersch, nel g inocchio di un amma lalo soLLopo::.to all'operazione di Ogston. Secondo i lavori di Gootlsir, Hedfer·n, Legros, Bill r·oth, HeiLzmann e d'allri, dopo una fer·iLa delle cartilagini, queste partecipano attivamente al processo di riparazione; per·ò tole faltn è negato da P opp. Secondo Tizzoni la cicatrizzazione delle ferile delle cat·tilagini jaline si opera mediante la loro trasformazione in cartilagini fibrose od in tessuto connettivo, anzi viene operata dalla pt•oliferazione cellulare con neoformazione di tessuLo per par·te delle vecchie cartilagini. Una tale cicakizzazione, quale espone Tizzoni, non venne mai riscontt'ata dall'autore nei suoi numerosi esperimenti , eseguili sui ca ni, d ecor si asP.tLicamente. Senza bntr·are nei dettagli delle esperienze dell'autor·e, s i ricorda qui che anclre un pPeparato, osservato 75 giorni dopo la fet•ila, non dimostrava a lcun indizio di riparazione della super ficie articolare e solla nto p re: sentava delle cellule n ella sostanza fondamentale sflbrala in preda a degenerazione grassa. Dalle sue esperienze l'autore conchiucle che le ferile delle carti lag ini non si rimarginano mai completamente e che le
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cellule, dive ntale atrofiche, della sostanza fondamentale fibrosa periscono in par te per degenerazione grassa ed in parte per sempli ce distacco. .
Trapanaslone per uoe..o cerebrale, del dott. RosE (Annali unioersali di chirurgia e m edicina, ottobt·e, 1881). Il paziente, soggetto sJi questa operazione, era st.a lo feriloall'a•·teria liroid ea dalla punta di un temperino, e tale ferita et·a slat.a esaminata con ogni cura. 5 settimane dopo, senza causa evidente, insorsero febbre, convuls ioni, specialmente agli arti destri, sintomi di compressione cerebrale, sonno· lenza.• Esaminandolo, si trovò sopra l'osso parielale sinistt·o una crosta, senza infiltt•azione delle pa1•Li molli, e nel fondo una fìslola da cui scolava del pus spesso. Ampliala tale fistola, se ne può loglie1·e un pezzo di lama di Le mpet·ino, lunga 3-4 cenlim.; la piaga ossea viene trspanala, non s'inlacca la dura madre, la ferila si medica all'aperto, e si bagna solo di spesso con un pennello imbevuto di olio. L'etfello non fu punto sorpr·enden le: la pa1·esi preesistenle non svanì per nulla. La febbre a poco a poco cessò, il polso si rialzò. Durante la guarigioM si osserva1•ono tre accessi epilettici. Si ebbe un rimarginamenLo osseo ben sodo. Weslphal congetturò che la les ione risiedesse nella prossirnit.a del solco di Rolando.
Modo sempHoe eU oompresslone clell' arteria omeale. (Ga.;.;, rn.ed. ital. Proo. Venele.) Il dnllot· Schvolbein ba rimesso in vigore recentemente un. metodo mollo semplice ed a poi·tata di lutti, che egli chiama compr·essione omero-cos lnle. Consiste nel premere con for7.a il bt·accio contr·o il tronco, in modo che l'arteria sia compref'sa tra le coste e l'omero. Il braccio r estando immobile, ed il malaLo collocandosi nel decubito corr ispondente, il peso dei corpo fa da agente compressore. Se occorre applicare il
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metodo immediatamente, la persona può essere er etta o col'i cala, purché il corpo sia appog~iato contr o un o~ getto ossa i resistente. Si melle l'avambraccio in supinazione, fl esso Utl angolo r ello sul braccio, e fJu eslo fisso sul tronl'o secondo la di1'ezione rlella linea ascellare; il punto d'appoggio vien futlo s ul condi lo esle1·no dell'omero. Pel' far cessare la JJul sazione della radiale, occorre una fot'Za molto considel'P voi e. Queslfl compressione, in caso di ferita, può essP.rc fa lla dalla stessa persona offesa; basta che appoggi la punta df• lla spnllo contro un ostacolo q ualunque-, e faccia uno sfot•zo come per levare un peso.
Sul trattamento degli uoeaal fre441; (Rioista Glittica e Terapeu.tica, ollobt·e 1881 , num. 10).
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p,~r lungo tempo si considerò la membrana piogcnicn come
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costituita dalla condensazione dellessuto cellula•·e limitrofo, le cui lamelle si applicano le une sulle altre, e si saldano sotto la pressione del pus. Più tardi rep:nò sovrana la opi• nione di Dupuytren, il quale la considerò come un organo nuovo, che gode della doppia proprietà di assorbimento e di secrezione, eri è capace mantenere cosi mi rinnovamento in· cessanlt? del liquido contenuto nel sacco. Oggidi sappiamo che questa membrana non è ailJ'O che un residuo della forma-
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zione primitivo, cosliluenle la masso indu1·ula •:h~ pPecedeva il rammollimento centrale. Gli ultimi lavo1·i di Lannelongue hanno slabtlito in un modo definitivo che questa parete, al pari di tutta la massa indurata che ha preceduto l'ascesso, è costituila da un deposito di natura lubercolosa. Questa produzione tuberculosa è anche capace di sorpassare illimitedel sacco e di emettere prolungamenti nelle parti Limitrofe. A partire dal momento in cui fu nota cosi esattamente la natura di questi a!';cessi e della parete che li limita, si riconobbe facilmente la causa delle tìstole succedanee così difficili a guarirsi, e si comprese la difficollà che bisogna s uperare quando si voglia ~uari1·e questi ascessi.
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In fulli, noi sappiawo che le affezioni di natura tuberco !osa non hunno elle una tendenza mollo lenta alla guarigione; affinché IJUèsl' ul tima sia ottenuta é necessario che tutte le parli caseose siuno o riassot·bile od eliminale mediante la suppUJ·azione. Gli antichi ch ir·nrg i aveano di g ià nolalo che el'a necessario di nellm·e questi as cessi, injellando in essi di versi liquidi. Altr·i cer·cavano di f'avorir·e lo scolo del pus e di it·rilare la superficie interna del sacco, s eguendo l'esempio di Flaubert, il quale incideva la par·ele non solo secondo il diametro mag~ior·e di essa, ma pra licava anche del le incisioni Lt·asver sati allo scopo di por·r e più facilmente a nudo la parete della cavità . Infine l'OP•' razione veniva completata riempendo tutta la ca vilà di filacce secche, alle a pt•odurt•e una it·ritazione locale energica. Allt·i dopo di aver·e inciso largamente il sacco raut~:Jrizzava la s uperficie interna vuoi col fet·r·o rosso, vuoi con liquidi irritanti di diver sa natura. Lis tor adopera un metodo analogo, lavanào il sacco con una fo!'le soluzione fenicata, poi appl icando un grosso tubo che r·endt:J facile lo scolo dei lif]uidi. Ma ha cura sovratu llo di port•e la cavità al coverto ùal le pOI\'e l"Ì atmosferiche, m ediante la fasc iatura anli::,ettica. E gli ottiene così delle g uar igioni senza esporr e gl' infer·mi ai pericoli dell'alter azione del pus, cosi ft·equenti con gli antichi metodi. Con tutti questi metodi s i pet·veniva di già a produrre una eccitazione della parete che solto l'influenza della infiammazione s up pur·ativa, di cui quest'ultima diveniva la sede, s i sbarazza va dei suoi pt•odolli caseosi, g ranulava abbondan temente e giung eva cosi a rett·arsi ed otturarsi. Sventuratamente, questo processo infiammatol'io non poteva agire che con lentezza, giacché la eliminazione di tutti i prodotti caseos i si ver•ifkava s pesso, dopo un tempo molto lungo, dut·ante il quale g l'infet·mi erano esposti a tutte le tristi probabilità d i una infezione, cagionata dalla suppurazione in una cavit.a anrr-atLuosa. P er a~ire più rapidamente ed a llo s <·npo di evitare quP.sto lungo JH~ r·i odo tli elunina zione dei pro.JoLti caseosi, i dottori Lann el(JO~ue e Tl'élul han pr·opo::lo mezzi più radicali. Il
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dollor Lannelon~ue non esi ta atfallo ad adoperHe la com plela esti1·paziono della stessa rnembr•ana, esli r•pazionc la fJUill e in cer·te r·egioni del corpo è r·esu facile dall'uso della fus ciu di E:;)J A RCH, che per·mette la minuta dissezione della pA!'e le eslerua. Ed in vero, ' luesla dissezione deve esse1·e pe1·f'e lla in •(uanto che ora conosciamo i prolun gamenti che il socco spesso invia ne ll e par·li eslEwne. Alloi'Ch•' è slulo co;;ì aspo r·lalo complelamen le l'ascesso si Sll\ in pro)Stmza di una ferila a super·flcie cruente, le quali pos· sono tlsser e riunite, aveudo cur>a ùi manlener·e un tu bo a dr·rnaggio nelle parli dedivi. Il dotto r· Trélal si con tenta di esoguir·e un ver·o r·aschiumeuto di lulla la supet·Hcio inlerna drl sacco mt~d ia nle una sgurbia. E~li ha cu1'a sopralutlo di di~lr·u gget•e lullu le par·ti caseoso o fun gose, e r·accomanda di rice1·car·le spiecialrnente in lulli i lragiLli secondari i che possono rinvenirsi. È fac ile com pr·endcr e di qua:1lo si possa acceler·are, in tal modo, la gua1·ig ione di una simile affezione, giacclrè si elimina ar•tilicialmente ed in pochi minuti una g ra nde quantilà di tessu ti i quali s~trebbe ro stato il fomite di una lunga suppurllzio ne. E di fii cile pl·onunziat·ci in un modo completo sul valot•e di questi due metodi . Ct•ediamo solo cbe ciascuno di essi poBsa esser•e applicato a seconda della r egione e del volume dell'ascesso che s i deve trallare. È certo che la estirpazione ser•à più facilmente adope1·a ta per un ascesso ft·etltlo che ri· siede s ug li arti. e che l' opet·azione di T 1•éla l sa t'i\ adope· rata a pt·eferenza pet• gli asce!>si mollo estesi, o pct· quelli che s i sono sviluppati in una r·egione ove l'eslir·pazione può pt·esenlare alcuni incovenienti, per· es empio alla r·egione del collo.
Dell'laohlalgta oonaeoutlva alla oompreaalone della fe· mor&le alla piegatura dell'I.Dgulne del ùolt. T EOF.NAT (Ga:~ette medicate de Paris, N. 40, ollobre '1881). La comrH·essionc digitalr dell;l femo1·alc alla piegatura dell'inguine, che custitui>-ce il tr·ullamenlo classico degli aneu-
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r i,.:mi e specialmente di quelli dell'arteria poplitea, può esser cagione di importanti accidenti. Tedenat rifer·isce due casi uei qualj la compressione digitale esercitat.u sulla femorale alla piega ddl"inguine fu cagione ùi fenomeni dolorosi nel territorio di dis tribuzione del ner·vo sciatico. In uno di questi casi, quattro o cinque anni dopo la guarigione dell'aneuris ma si manifestarono disturbi nutrilizii della gamba e delle di ta, accompagnali da dolori sciatici d' intensità variabile. La letteratura medica americana contiene un'analoga oss ervazione. In Lutti questi casi i fenomeni hanno incominciato a manifestarsi poco tempo dopo la cessazione della compress:ione, od anche nel tempo stesso della compressione. Quanto alla spiegazione di questi dolori, des unta dai risullati delle autopsie che furono eseguile nei tre casi sopracitati, risulta che il ristabilir·si della circolazione dopo l'obliterazione del tronco della femorale é la causa principale di ques ti fenomeni. Il nervo sciatico si troverebbP. compresso dai ramuscoli dell'arteria glutea e dell'ischiatica sviluppata in modo anormale, l'aeleria del nervo sciatico stesso, come pure le innumerevoli ramificazioni a r teriose che si distribuiscono alla sua superficie ed anche nel s uo spessore partecipano a questa dilatazione esager·nta. In tutti i casi fu constatata una ver·a neu1·ite acuta del tronco dello sciatico con distruzione di un numero più o meno grande di tubuli nervos i. L'autore però opina che una parte della genesi di questi feno- · meni bisogna attribuirla alla compressione dei fllelti nervosi situati nella r egione dell'arteria femorale; ques ta compressione provocherebbe un'ir•ritazione dei nervi centripeti che si tr•as metterebbe ai nervi sensitivi in conseguenza di una lesione delle corna anteriori del midollo spinale. I fatti sono ancora troppo poco numerosi per pronuncil:l.rsi fra le due teorie, tra la neurite discendente cons ecutiva ad una neurile ascendente ed una neurite nata in sito per· una eccessiva irrigazione sanguigna.
l 18i Oonolulont sul protoaalclo cl'asoto quale nuovo aneatetloo (Gazzette medicale de Paris , sellembre 1881, N. 38). CHIIIURGICA
Il dottor Bllmcard pubblicò in appo~gio della sua Lesi la relazione di GO ~si che giustificano le deduzioni seguenti coll fl quali chiude il suo lavor·o: 1. Il protossido d'azoto amminis trato soLto pressione e mescola to all' o~sigeno pr•>duce in pochi second i profonda anestesia; 2. In (juesle condizioni, si può conservare la vila indefinitamente e si resta del tuLLo al coperto dall'asfiss ia; 3. Aumentando o diminuendo la pr·essione, si può rego. Jare a volontà e matematicamente il decorso dell'anestesia ; né s i hanno a temel'e i pericoli che s'incontrano coll'uso del cloroformio o dell'eter•e; 4. Cessala l'inalazione del pt·otossido d'azoto, il paziente torn1:.1 in se stesso in pochi secondi e non prova alcun malesset·e consecutivo; 5. Il prolossido d'azoto si discioglie soltanto nel plasma sanguino; e cessata l'inalazione, s i elimina per la via dei polmoni. Il suo uso non ca~iona adunque alcun dis turbo per la nutrizione od alcuna modificazione nella composizione chimica degli organi; 6. La necessità per l' operatore e per gli assistenti di. collocarsi nell'at·ia compressa non dovrebbe essere temuta;. l'aria compr·essa si mostra efficacissima nella cura dei catarri della mucosa nas ale, della tromba di Eus tacchio e in generale delle vie respirator•ie. 7. In ra gione di tutti questi falli il prolossido d'azoto sembra essere superiore al cloroformio e all'etere, tanto a causa della profonda anestesia che procura, che per la grande innocuità che presenta. Non superando la pressione di 0,30 di mercurio, é del Lutto impossibile di fare correre al malato un pericolo qualunque col solo fallo dell'anestesia; 8. In lutti i casi in cui si adopera attualmente il cloroformto e l'el~re, il prolossido d'azoto dovrà s url'ogar·e i primi due anestetici, dappet•tutto ove sarà possibile d'impiegarlo ..
RIVISTA 1•188 Nuovi rlaultatl aullo atlramento del nervi ( Gauette
des Hòpilautc, settembre 1881, N. 108.) Il prof. Lang•?nbeck fa noti i ris~dtali o ttenuti coll'allungamenlo dei 11 ~rvi , peaticato su venti ammalali colpiti da affezioni diverse. a) A !assia locomolrice - In sei malati atassici, coll'operazione si ottennero ris ullati favorevolissimi; i dolor-i folgora nti dissipali dall'oggi ul domani; scomparsa in brevi~ simo tempo dell'anestesia Ji sensazioni anomali, di ct·isi visceral gicbe, di costr·izione al la ba ~e del tor•ace ecc. Con la cessazione dell'ane$tesia, piantare, i disturbi della deambulùzione e della coot'dinazione a !or volla si dissipar·ono e un ta l mnlaLo che da anni non poleva camminal'e clte trascinando i piedi lancianùoli in tutti i sensi e sol'vegliandoli pet·ennemente colla vis La, giunse, in seguito allo stir·amento del grosso tronco nervoso dell'ar·to infer·iore, a mig lior·are celer·emente, a g il'a t·e su di se stesso ed a chiudet·e gli o cchi senza cadere. Il solo s intomo atassico che r estò anche dopo l'ope r azione fu l'abolizione del riflesso tendineo. Il mig lioramento da ullimo fu t>1le cile il malato, oper ato da un sol Ia lo, richiese di esserlo pure n el Ialo opposto. ò) Te tano con i r isma. - Due volle il prof. Langenbeck esegui l'allungamenlo dei ne1·vi in ammalali colpiti da Latiano con lrisma, ma non si ottenne alcun effe tto: i mala ti moriPo no. c) Scf.e,.osi in placdte. - Nei due casi di sclerosi in placche in cui l'opat•azio ne fu praticata, si otte nne un notevole miglioramento. In uno di essi, avvet·alosi in una giovane ,cJi quindici anni, l'allun ga mento dello sciati co dP.stro fece cessar·e il tl'emolio cile agitava la lesta nei momenti in cui l'ammalata cominciava a parlac·e, mi glio1·ò la loquela, e dissipò la conl!'altura dei fl essori dell'avambraccio. Infine g ua· rita dall'operazione, questa mala ta potè fare a meno delle gruccie delle qunli pt•ima era costt•eLLa a fare uso. d) A tro.ficc muscolare prOfl r essioa. - L' intervento chirul·~ico protlusse una diminuzione assai manifes ta del tremolio fibr·illat·e nei muscoli colpi ti dal processo all•ofico.
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e) Sclerosi laterale. -
Limitata ad una nw lù lulerale delle midolla , q ucslu sclet'osi el'a calL(wizzala da pat'è::>i e da conttaUuPa dei muscoli Jcllu ga mba J eslt·u, da scosse dol orose, da ane::;le;.ia, esag<'l'azionc Jel fenonwno del g111occhio e dal decol'so car·utt6r·islico di sillalln lesione spinale. L'al· lun gam.mlo ddlo :-;citt lico de:;Lt'O dissipo) lutti i si ntomi dopo l'intervallo di alcuni giot•ni e la gnat·igione ottenuta continua tuttora. f) Pruriyo senile. - un vecchio era lot•menlalo da ollt•e tre anni dtl un pPul'igo genet·olr, ribolle a tuLLi i mezzi curali vi im piegati. L \lllun gn m~> nlo dt·llo scia li co t.lcs lt'O calmò rapiJu rn enle i l pt•ur·i lo. g) P em.flyo ct·onico. - In un caso di pemfìgo et•onico in una fan ciulla di i tmni, qncsla sle><sa ope1·azione fu segui ta da pt•onta scompnr,:a Ji Lulle le bolle e Ct'oste che cuopl'ivano la superficie del corpo.
Tetano traumatico guarito con la dl•ten•lone del nervo mediano (Gaz.oetie cles 1/upi tau:x , 21 maggio 1881, N. 5\:l). P ubblichinmo o~gi un nuovo caso eli gua1·igione di lelano traumatico ollcnu lo Jnl dollor vV. J. Smilh rnl:'d iante dis tensione o slir'amento (alcuni dicono allungamento) del net'vo medi ano. Un uomo di iH anni con fr•a llut·a del femo t·e al terzo supel'iore, o veva t) l tlor'SO dell'a varnbraccio , in conseguenza della stesso accit.lenle, una fer•ita lung a ollo pollici , nel cui fondo si sro1·gevano i tendini dei muscoli estensori. L'avambraccio possò ben pr·esto a supptu·azione, e si gonfiò considerevolmente, non soltanto alln faccia posteriore, ma anche all'anterio!'e fino al disopra dell'ar·Ucolozione col braccio. Al livello della piegal u1·a del gomi to, e all' inlet·no del tendine del bicipite s i manifes to be n pPesto una concr·ena d el111 pelle. La gonfiezza d(:ll'at·Lo svani solo dopo (juindici giorni, e si pt•otl usse l 'eliminazione J ei bt'ani sfnceluli lasciando una superfici~ granul ante di buona indole. A questo punto il maIalo cominciò a lagnar si di contrazioni doloro-:e dei mu-
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scoli flcssor·i, conll'azioni tali che premevano l'ortemente le estremità digitali contro la palma della mano. Questi crt~mpi aumentarono al punto da togliere il sonno al paziente. Le cose stavano a questo modo, quando il ventesimo giorno dopo la ferita, si vide elevarsi improvvisamente la tempet·a tura del malato, irrigidir·si la nu·c a, e t•endersi difficile la deglutizione. L'indomani si constatarono i renomeni di contrattura facciale, di costrizione delle mascelle, di r·igidezza dei muscoli delle pareti addominali ecc. Fu in queste condizioni che si decise l' operazione della distensione del nervo mediano. · Nel pomeriggio dello stesso g iorno, dopo aver sottoposto l'ammalalo ad anestesia eterea, il net•vo mediano fu denudalo alla parte media del braccio, afferralo e disteso nei due sensi, vale a dire dall'alto al basso, dal basso ull'allo. L'operazione riusci a met·aviglia; allo svegliarsi del pazienLe, il braccio deslt·o non presentava più alcuna contrazione, e -in due giorni erano scompar·si tutti i sintomi tetanici. Dobbiamo aggiungere a que!:-t' osservazione il caso della distensione del plesso bracchiale, pt•aticato recentemente con io stesso successo e seguito da guarigione, che s i mantenne pet>fetla in un uomo di 32 anni, il quale in conseguenza di un t·affreddamento e!'a affetto da rigidità dolorosa alle di ta della mano destra.
L'all1111ga.mento del nervi, eff'etto della lu••a:done IDcompleta d'un dente (Gane t te des Hòpitaux, 21 maggio 1881, N. 59.) Gli etTelti fisiologici dell'allunga mento dei nt::t•vi non era no ancora noli (e sono ben !ungi dall'esserlo anche presentemente in tutte le lo!'o conseguenze) che già la pr·alice scie•ltemente, o inscientemente, volontariamente od involontaria· mente, a veva posto in atto qua lcuna fra le condizioni dei r ecenti esperimenti. Ne !:'ieno testimoni i casi di lussazione incompleta dei denti,
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la quale, da accidenta le che et·a in non poche cit•cosla nz.e, si muto in una p l'a li ca ricercatli e voluta per far cessare la nevralg ia denta!'ia. Ecco alcune t•iflessioni del sig. dott. Bernard di Canncs s ui ca si J i ~uat·igione di nevralg ie, median te l'allungame nto dei net•vi. Non si potre bbe spiegat·e in ques ti ca si la g uar·igione ab· bastanza frequente e nota, di alcune odontalgie, con la sen1ilussazione dei denbi all'etti? Per un certo pet'ioJo, in sul principio della mia carriera medica, bo estirpato buon numero di denti; in quest' opet·a zione eh~:~ a ve v1:1 bt·ùinal'i1:1mente lo scopo di far· cessare i do· lori, più o meno violenti, mi accadde soventi di aver la mano afferrata dal malato, e resa immobile nel mome nto, in t·ui , per un pr·imo movimento impr·esso alla chiave, io scuotevo il dente ammalato facendolo u~cit•e qualche poco dal suo alveolo. I l paziente s e ne fu ggiva, e io lo rivedevo qualche giorno dopo col s uo dente, rimesso più o meno a posto, ma in molLi casi, diventaLo completamente indolente dopo il mio tentati vo di lus:;azione. Lo spostamento s ubito dal dente 11mmalato non era s tato, in genet•ale, suflicienle a rompere il nervo dentario; come dunque spiegare la cessazione del dolore da q uel mome nto in poi, se non con l'allugamento di questo s tess o nervo1 Noi conveniamo col nostro collega, che i falli da lui comunicatici rientrano effeltivamenle nella categoria di rruelli messi all'ordine del giorno dai recenti esperimenti di allungamento dei ner·vi.
Ferita d'arma da fuooo &ll'oreoohlo oon fuorlu•oita del Uquido oerebro-•plnale del doll. KoRNER (Centrablatt .fiir di.e medicinischen WissenchafLen, ottobr·e 1881, N• 41), Fer·ita profonda dell'orecchio destro alla parte posteriore
dell'orilicio del condollo uditivo esterno; mancanza del foro d'uscita. Le facoltà inLelleUuali si mantennero del tutto normali durante l'intero periodo della cura. Frequenti accessi divertigine; movimenti rotator·i. Non si osservarono mai sintomi di
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m en ingile. Dalla fcssuJ'a colò un liq uido trasparente, chiaro come acqua mista a saugue in quanli là non r·ile vanle tliquiuo cer·elJ ro-sp i nalr~) - Questo scolo Jurò oLLo giorni. L'udito dell'orecchio desLJ'o abolilo del lullo. L'esame fu isli lwto qua ttro sellimane dopo la l'ipOJ·lalu lesione ; la membrana del timpano era riuolla ad un cOJ'done cica lri:::ial'~ sul margine superiore ; d ~->1 proiettile s i vedeva fo•·se la terza parte della circonferen za incastr ala nelle parete posterio•·e della cavità del timpano; con la sonda non gli s'i mpl'imeva alcun mo vi.menlo. Si LI'allava certamente in questo caso, seconJo l'au tor e, di una fr·allura d il·ella dell'osso temporale, la quale possibilmente aveva aperto in l a r~a este nsione gli spazi a racnoiJnli della base del cranio; ma avuto riguardo al breve d ecor so e alla mancanza di lutti i sin tomi di una grave lesione lcau· malica si dovette ritenere, che la forza del proiettile indebolita dalle parli ossee dell'apolìsi rnasloidea lo aveva spinto cosi a vanti da perforare questa parte dell'osso temporale e la parte p<•ster·ior e del la cavi tà ùel timpano. Qui rimase il proiellile incuneato colla sua base nella por·zione m astoidea ment1·e la punta s tessa frallul'ò il labi1·inlo osseo e con ciò molto ve•·osimilmente produsse una lacera:::ione nella part e membranosa. Questa produsse l'abbondante scolo di liquido s ier oso che trovasi in comunicazione con lo spazio a racn oideo. Con ciò s i spiega la derivazione dei movimenti ci!'cola ri. Mancando una lesione violenta ùel cervello, per cui secondo Botger-Ber·gmann que::-li s intomi (movime nti circolari) sogliono manifesta r•s i, sor·ebbe l'aulor·e indotlo a ri tenere che tali fenomeni sieno pr•odolli da l traumolismo sopt·a riferito.
Sulla ooatruzlone ed applloulone dell'appareoohio a guanolale antlaettloo, del dott. NEUOER (dagl i Archivii di Langonbeck). Da circa un anno e mezzo nella clinica del dott. Neuber si usa applicar e l'appareccho a guanciale per tutte le fe rite trattate col metodo antisettico. Di questo apparecchio egli ha fallo parola io una seduta del IX congresso della società me-
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1 ·193 dico-chirurgica. Il Neuber sostiene che per assicurare una felice riuscita agli apparecchi permanenti da lui più volte preconizzati importa sommamente che nulla si trascut•i nella tecnica del primo apparecchio, ed o1·a egli ripete il suo asserto che la base di lutto il metodo sta nella retta applicazioM del primo apparecchio il ')Uale deve restare intatto al posto fino a completa guarigione. Egli è certo che molli tentativi di porre un apparecchio p ermanente falli scono in causa di difficoltà tecniche; è necessario un certo ~sercizio per la sua retta applicazione~ ma colla guida di alcuni precetti pratici le dif{icoltà generai· mente si appianano, ed è perciò che l'autot·e ritorna ancora • sulla trattazione del suo soggetto, benchè all!·e volte estesamente insegnato, e come complemento dei nuovi precetti egli aggiunge ora alcune speciali regole per l'applicazione dell'apparecehio a guanciale. L'apparecchio consta di due guanciali antisettici; di una garza fenicata e di parecchie fascie pure di garza provia· mente disinfettate - talvolta egli usa ancora l'ovatta fenicata al IO per ·;. allo scopo di compensare la differenza di livello in vicinanza della ferila. Il Protectio Silk oppure la carta al timol vengono usate solo quando si tratta di fet·ite pianee superficiali che non possono esser e ::operte dalla pelle; in tutti gli altri casi nei quali la fet•ila può essert> chiusa con sutura si applica immediatamente sull& medesima il cuscino piccolo e lo si fissa con model'ata pressione mediante una fascia di garza fenicata. - Sopra questa si applica il cuscino granrlo il quale rla ogni partA oltrepassa di molto i Jimiti della ferita e questo pure viene fissalo con garza apparecchiala. Dopo le grandi opel'dzioni, p. es. dopo l'amputazione del femore, l'estirpazione della mammella, la r esezione del ginocchio nelle quali già è da prevedersi una abbondante secrezione è opportuno mettere ancora, sotto moderata compressione, una fascia elastica della lunghezza di 3 a 5 metri e della larghezza di 10 cent: i guanciali consistono del 10 •;. _ di juta ca1·bolica stratiflcata e compressa, la quale viene inviluppala da un sacco di garza fenicata. - Il guanciale 77 CIIIRURGICA
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gr·ande contiene sollo l'esler·no slr•alo di gat·za un pezzo di car-ta olial« doppia. I guanciali piccoli, eccettualo rapp ureccla io per' il collo, sono lunghi 35 cenl. ed allr·ellanto lar·ghi; al collo s'adattano meglio due piccoli guanciali di cui ciascuno ha la lunghezza di :3:) e la lar•gbezza di 18 cenl. - Per i cuscini gr·ancli bas tano in ogni ciecoslanza due dimensioni di cui l'una è di 50 cenL. di lunghezza e 40 di larghezza, l'altr'a GO e ;:iO. Talor·a si riesce bene coll'applicare ùSallamenle l'appa!'ecchio senza piegh(' dopo clre i cuscini furono tagliati laler·almenlc una o più volte. Per la buona riuscita è pupe d'uopo badar'e alla conven ienl~ posizione dell'oper·aw prima di applicare J' apparecchio. La par·te Ja fasciarsi deve esser·e sostenuta o colle mani o con adatlo apparecchio in modo da restat' liber a in ogni suo Ialo, adunque in modo che il chirur·go ncll'applicar·e i cuscini op· pure le fascie non inconlt'i ostacoli di sorta. - Presentano specialmente qualche difiìcolta gli apparecchi del collo, della parte superiore della coscia e del p ello. Se per· r appar·ecclùo del collo riesce incomoda la posizione retta del paziente narcolizzat.o, si colloca il paziente sles!'o di traversi:! su l le tto d'operazione, in modo che clalle spalle in su sporga libero. L'autore raccomanda s i faccia la più scrupolosa nettezza della pelle sino ai limiti della sezione che deve esser e copet'la dall'apparecchio - io certi casi è oppot•luno ripe tere la pulilut·a t1·e volte prima dell'operazione; cioè s i radono i peli, si lava in parte con sapone, e si sLI·ofìna con e tere e da ultimo si lava coll'acido fenico al 5 p. o;.. Nella maggior parle dei casi l'apparecchio ora òescr·itlo resta applicalo s ino a che si s uppone iniziata la guarigione, cioè a seconda del genere della fer·ila da 10 o 14 giomi. L a permanenza dell'apparecchio è più br·eve pel' semplici fet•ite delle parti molli, più lunga per• le resezioni articolari e d ossee. - La rimozione parziale o, come si suoi dir·e, la r evisione dell'apparecchio è necessat·ia se si mostt·a un'abbondante secrezione siero sanguinolenla alla superficie dell'apparecchio (ciò che succede nel corso di 36 ore circa). I n t a 1 r-aso si allontana il g uanciale esterno, quello piccolo si disinfetta c quindi si colloca un c uscino grande nello stesso
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modo di prima. M a se Ùl\llll s uper·fìcie dell'uppat•ecchio si veùe format·s i soltanto uua piccola macchia, è assolutamente inulil ~ il tocca l'lo; visi t•imedia piuttosto con una enerP"ica disinfezione delle pat·ti ins udiciate che poi si coprono con ovalla cat·bolica. I dolot·i · pers is tenti, l' accrescimento di tempet•o tura , il fdor e dt:ll'appar·ecchio, il malessere ;:;ener·ale, lo gTande fr·equenzn del polso, la ling:.la secca ecc. sono fenomenti cla'3 s i ve!'ificono di rat·o. Essi per·ò fat·anno s empre supporre le ollerate condizioni locali della fet•ita; le quali condizioni r eclamano d'urgenza l'allontanamento dell'a p· parecchio e l'csume della ferila. Attualmente l'npparecchio a g uanciali è ùi un uso assai esteso, quasi P.sclu:;ivo nella clinica di Es match, esso appat•ecchio pres ta eccellente servizi. Ha il vonta g~io di esset·e di poco pt·ezzo, rli minor pt·ezzo che qualunque a ltro apparato di ta l ~e nere; o ltre di che pet·mette di in volgere una ferila a ssai pres lamenLe e nel modo il piu semplice ed oppot•tuno con g rondi masse di materiale antisellico. l ris ultati ottenuli nella clinica di Neuber con fJUeslo apparecchio stanno a dimos trarci la s ua effi ca cia. - In più di 200 cas i di gt•andi opet·azioni c~so fu usato e non una volla si manifestò alter·azione quals iasi della fer·ila. Nella maggior parla dei casi i cuscini si lusciat·ono inta tti al pos to fino a completa g ua t·ig ione. 1\'lorirono soltanto qualtt•o malati, uno per shock in seguito alla disot·Licolazione del femore, uno per delirium lremens , uno per apoplessia, uno per le la no: quindi per mala llie che non possono avere rapporto alcuno col metodo curativo suindicalo.· P.
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Slll tumori gommo•l (Granuloma, SWoma), del prof. B. von LANOENBECK (Centralblatt jur die medicinischen Wissenschajten, a gosto 1881, n. 34).
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Menlt•e i tumor•i gommosi furono considerati fin qui come quasi estranei a l dominio della chirurgia, l'autore dimostra che anzi in modo speciale devono eccitare l'interesse del chirurg o perchè, scambiati con altre neoformazioni, possono
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dare occasione ad operazioni gravi e talvolta pericolose. U pericolo, secondo l'autore, é tanto piu grande, perchè tra le manifestazione dell'infezione primaria e terziaria posson() mancare tutti i fenomeni intermedi. La gomma rappresenta allor-a, in mezzo al benesRere gene1·ale del malato, l'unico segno della sifilide fin allora latente. Delle due f01•me di affezioni gommose, cioè dell' infiammazione gommosa diffusa e dell'infiammazione a nodi ci1·coscrilti, è decisamente quest'ultima forma che dall'autore, con l'aiuto di macroscopici e microscopici preparati tratti dai molteplici casi della propria prlltica, viene accuratamente descritta. Quanto più frequentemente mancano in essi tumori i sintomi carattet•istici, tanto più é maravigliosa la facilità, con cui essi, anche di grande estensione, cedono ad un trattamento specifico. Però non é da consigliare di continuare siffatto trattamenLo, ove dopo 8-H giorni non ha luogo alcun couJ;iderevole miglioramento, poichè nei carcinomi , principalmente della lingua, le frizioni met•curiali sembrano accelerarne lo 'sviluppo primitivo ed avere per esito un violento decorso ed un rapido sfacelo del tumore. Una par ticolare descrizione dedica l'autore ai tumori gommosi dei muscoli e dei vasi sanguigni. Fra i primi hanno il più grande interesse le gomme della lingua a cagione del loro ft·equente scambio con cancri. Menti-e nelle affezioni gommose diffuse della lingua la diagnosi ia generale è facile, confessa l'autore che non v'ha alcun caratteristico segno diagnostico, se un tumore gommoso duro ha !'lede nella sostanza profonda della lingua e la mucosa. della lingua si mostra sana. Oltre a ciò l'autore ritiene per indubitate le relazioni fra le malattie sifilitiche ed il cancro della lingua. Nella maggior parte dei casi di quest'ultima specie· si mostrò che aveva preceduto un'infezione sitllitica. Duecasi di sifilide trascurati specialmente predisposero al Mncr·o· della lingua, e l'autore riporta due proprie osservazioni, in cui il carcinoma della lingua ebbe origine da una affezione gommosa o piuttosto al contrario si congiunse alla stessa,. di modo che la gomma e il carcinoma contemporaneamentesi trovavano l'una vicina all'altro. - Per ciò che riguarda i tumori dei vasi, essi possono aver sede tanto nelle arterie,
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-che nelle vene, nelle arterie talvolta quale diffusa infiammazione obblilet•anld ed inoltre non di rado quale causa di .aneut·ismi nei vasi di maggior calibro, ma tal altra ancora quale tumore circoscritto. La guarigione completa di sil'fallo tumore (come in un caso rammentato dal Zeissl) può cagionare l'obliterazione di un' arteria anche di grande calibro, come p. es. della bracchiate; in altre osservazioni, come in un mala to osservato dall'autore, si può ottenere la scomparsa del tumore solto l'influenza di una cut•a anlisifìlitica s enza che ne residui alcun danno. Raris sime sono le alterazioni gommos e state vedute fin qui nelle ve ne. Della forma
diffusa stessa riporta l'autore ~ollanto le osservazioni di Schuppel e Greenhow, del sifiloma circos critto descrive egli al contral'io eslensamente due propri cas i riflettenti rispe ttivamente la vena giugulat•e e la vena fP.morale. Nell'ultimo, fatta astrazione delle ricerche del tumore estirpato, la presenza di una cicatrice raggiata nella vagina e di una atrofia liscia alla base della lingua confermò la diagnosi.
.Sulla guarigione eU 1lD llDfoaarooma maligno senza operaslone. (Corrispondenz-Blatt f ii.r schwei:oer Aer:ote, oltobt•e 18!:!1). ·li prof. Busch (Bonn) fece una comunicazione alla società medico-naturalis ta sul trattamento di giovani linfosarcomi maligni con cataplasmi di Kern, cioè con mescolanza di farina di s enape e di sapone nero ('1 : 4 o 5), i quali chiusi in pezzi di garza furono tenuti applicati sul tumore per parecchie ore del giorno. Il Busch conobbe ques to mezzo terapeutico da giovane quando si trova va nell'ospedale militare, in cui veniva :impiegalo il cataplasma per la risoluzione di bubboni duri ed indolenti, e ne osservò più tardi l'efficace azione nelle croniche <infiammazioni glandolal'i. L'effe tlo corrispose in paPte all'aspettazione, ma non sempre nel modo immaginato; spesso il tumore si vuotò e l'ulteriore decorso condusse alla ordinaria tubercolizzazione delle glandole linfatiche. Principal:menLe lo sorpresero due casi, in cui dopo l'applicazione di
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cat.uplasrni, il tumor·e p1·ima duro, di,·enne molle e pastoso, seuza per·ò most1·are fluttuazione, ment1•e nello stesso tempo ebbe luogo sposlabilita ùella massa pr·ima dura ed ade1·ent13. A poco a poco divennero i tumori sempre più piccoli e fina lmente scompot·vcro, senza che ne rosse seguito vuotamento, per semplice riassorbimento del con tenuto. 11 Busch aggiunge che s i potrebbe a queste osser•vazioni rare r obbiczione che probabilmente abbia avuto luogo un errot•e diagno~tico e che si (sia tr·atlalo di tumefazioni glandolari di buona natura. 1\la che i calaplns mi di Ke1·n ubbiono potuto giovar e contro il qui app1·esso de:scr·ittolintosa r·co1na ha il Busch e~uo lmente sostenuto. Chiama lo tl consulto pet' un paziente di 53 a nni, c:he da cinque sellimane aveva rileva to un du t·o rigonfiamento solto l'angolo della mascella inferiore sinistr·o, contro cui e r·a stula usata l'idroterapia, con:;tutò 'dalla linPa med inlla del collo lino alla colonna ver·tebeale, dalla mascella inferiore alla metà interna della clavicola un tumore per ogni parte duro, già del tult.o immobile. La laringe e ra già un poco spo:<tota dulia linea mediana a lt'infuor·i, delto s lernocleido-mas toideo s i poteva riconosce1·e soltanto la s ua inserzione sler-nate, la pulsazione dello car otide nel lato corrispondente non si pote,·a sentire, poicl11~ essa in tutto il suo decorso et'a inviluppala. A n che lu voce, p~r com 1wessione sul vogo o s ul r·icorr·ente, cominciava a diYenire rauca. In base a questi sintomi e pel r apidissimo accrescimento del tumore polette egli emetler·e il s uo pal'er e che assai veros imilmente l'a mmalalo fr·a una settimana sar·t!bbe mor•to. Per mero tentativo consigliò i ca taplasmi di Kern. Il paziente n toller·ò cosi bene (l: 5), che non solo peP 4-5, ma per 12 or e li ten ne applicali ~ul tumor·e. Di ser·a venne coperta la parte infiammata con vaselina ed ovalla ed internamante g li l'u somministr·ata della mol'lìna in polvet'e. Già dopo H· g iorni vi s i poteva riconoscer·e una decisa dim inuzione del tumore, ed una maggiol'e mobilità. I cnlaplasmi vennero continuali ancora per quattr·o:sellimane eù internamente fu pr·escrilto il ioduro di potassio (5 s u :200). JnolLPeq ua ndo il tumore scomparve quasi del tu LLo, fu anche penneltato con un poco di
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jodof0r mio; il paziente :;ruari cou1pl0tamenl0. Il Busclt ÙOJ'O •Jues t'oss... rnlzi one r·ammenla le giù tla lui conosciute risoluzioni di alr une neoplnsie, ottenute solto l"i rdlu sso della r-is ipola c cr·cde ancl1e di pol 8r'c così inlerpretm·nc r uzione, che cioè nelle forli infiarn rnnr.ion i tJ,.IJe pPlle, pro voc~:~le da l culaplnsma muoiono l e cellule linfoidi nel lo stesso modo che noi vediamo scomparire le cellule pundente solto l'uso cnntinualo di pcnnellalure di ioùio. Tulltwia Binz, a cui Busrh comunicò questo caso, creùe piuLtos to ad un'azirme vr::ncfira ùell"olio di senape sulle cellule ù el tumor·e attraver·so allu pelle rammolli ta dal sapone nero. Ulter·iori ri cer·che dovre1Jl1er·o essere intraprese a dilucidare mc1-dio la (ru cs tione.
M:od.Ulcazlonl alla olstotomla soprapubloa (doll. PERRIER). All'accotlcmia di meùirina di P ar-i~i il dott. Gossclin ha Jato l cllur·a di un inter·essanle r•appor·to su di una memor•ia eli M. P err-i cr· r·elativamenle alla cistotomia sopr apubica con pr·evia di~te n !"io n e dd t'ello. Il JWuce::;so operath·o fu già pr·econizzalo dal Peter·sen il 'luale vi 01-{f.!iunse la pr·opulsione della vescica in allo e all'innanzi per mezzo di un pessa rio di Gariel inlr·odollo nel retto e ri empito d'aria o ù'ac<{ua. 180 gr·ammi d'ac•rua bastano per respingere la vescica sopr·a il pube. 11 PPrr·icr· con;:iglio dr·lle injr.zioni vescicali di Gaullhel'ia continuale pet· vcnlì giorni prima dell'operazione allo scopo di oppor·si a1l un'aller•azione pulr•ida dell'ori na, sempr e possibiltl in una vesc·ica ir·ritala; egli raccomanda egualmente l 'amminislr·azione r1uolidiàna di gtammi 50 di salicilato di soda per tr·e settimane prima dell'operazi one ed anche rruesto allo scopo di cornballere la decomposizione dell'orina . •
Kesezlonl tipiche nella regione delle piccole ossa del tarso, del D. G. N EUBER (docente privato in Kiel).
Mentre p'!l' la totale resezione delle estremità esiste al meno un JMtodo e spesso più d'uno, fà m eraviglia il Ye-
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det·e come la tecnica operativa si sia ben poco occupata di una parte del piede, che pur non s'ammala tanto di raro. A dire il vero abbiamo delle resezioni tipiche, alle quali Mikulicz t•ecente mente aggiunse i metodi di r esezione osteoplastica del piede, ed è pur vet>o che in questi ultimi anni fu in Yat•io modo eseguita l'osteolomia cuneifo1·me delle ossa che limitano la linl:la articolat·e di Chopart; ma non mi fu dato di tt•ovat•e nella cbieurgica lettet·atura un cenno sopra la r·esezione tipicà delle parti ossee giacenti tra la linea di Chopart e quella di Lisfranc; eppure queste par·ti non sono meno soggeLte d<::lle altt·e alle malattie che indicano la resezione.-Ques ta !'egione invet'o non si distingue per un'alta impot•tanza fi!;iologica , ma è di una costruzione alquanto complicata; è composta Jcll'osso navicolat·e, del cuboideo e dei tre cuneifol'mi; le singole ossa sono fca lol'o congiunte .cosi s trettamente da non s postal's i che ben poco nei movimenti. Ft•a le ossa testè menzionate sta l'at·Licoluzione cuneo-navicolare. - All'iunanzi le ossa cuneiformi e il cuboideo s i articolano colle estremità posteriori dei melatarsi mediante tre aeticolazioni. All'indielt·o verso l'asll'agalo e il calcagno sono da menzionarsi due articolazioni, cioè la calcaneocuboidea come pure l'articolazione a stra galo-calcaneo-na vicolare; la testa dell"astragalo rappresenta la testa dell' articolazione, l'acetabolo è composto di difftlrenli parli, cioè d e lla concavità posterior'e del navicolar-e, del legamento calcaneonavicolare CO[Jerlo di c!!rtilagine, e del cosi dello suslentaculu m appartenente al calcagno. Tra le ùi ven;~ a !lezioni alle •tut~. li può ant.lar soggeLLa questa parte schelettrica del piede - flitla astrazione delle con trattur•e cong.mile od acquisile, son da annoverar:>i in prima linea le llo~osi croniche delle ossa e delle sinoviali. - l vari traumalismi con s~opertura delle at·ticolazioni e fìnalrnen 1e l'osleomielite e sino vile purulenta, quali conseguenze dei traumalismi e tal volta come ~enomeni di setticemia. Le flogosi fungose provenienti da sct·ofola danno il 7 od ~ per cento di tutte le infiammazioni fun gose delle eslrl•mil.à . Il Pl'of. Neuber, avendo dovuto trattare in questi ullitni
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mesi parecchie di lali affezioni nelle piccole ossa del tarso, -ed a vendo ricavati poco buoni effetti dallo s vuota mento, venne nel pr·oposilo di farne la par·ziale resezione agli individui che si presentavano in condizioni gener·ali e locali fllvorevoli. L'osso più fN\{uentemeote colpilo per il primo nei casi in parola, é l'osso cuboideo, I'Bl'amenle il navicolare, più di rado ancor·a i cuneifot'mi . Ma da qualunf]ue par·te cominci il processo esso non si arresta mai al s uo focolaio di origine, ma si estende seguendo la via segnala dalle pal'licolar'i disposizioni anatomiche delle sino viali comunicanti rr·a.lor·o. Nei casi più gravi tr oviamo le ossa g iacenti Lt·a il calcagno ed aslr·agalo da una pa r· te e i metalars ì dall' altr·a, ridotte ad ossa rarefatte e qua e là necr·o::ate, menll·e i tessuti circonvicini si fanno edematosi e fis tolosi. L'ulter·ior·e pr·ocesso n10rboso s omig lia molto ai processi che hanno sede nelle altr·e ossa, cioè da pr·incipio trovia mo che la sinoviale più o meno completamente si trasfo!'ma coi te~umenli e cat•tilagini in tessuto di granulazione nel quale si scoprono sempr·e i tubercoli m iliari. Con temporaneamente i tessuti per·ioslei e per·iarti·colari s' infiltrano e van soggetti ad infiammazione plastica e spesso si vedono nelle guaine tendinee scorrentivi sopro, ·delle abbonda n Li masse di g ranulazioni, le quali stanno in comunicazione colle fungosità inter·articolari; e mentre il pt·ocess o va estendendosi nelle vicine linee interar Licolari comincia già lo sl'acelo suppurativo dei Lessuli che fur·ono ·colpiLi per· i primi; si fot·ma su queTle ar ticolazioni del pus misto a materia caseosa e dell'ili di cartilagini. Le g ranulazioni ossee soggiacciono allo stesso processo, i pr imitivi focolari di granulazioni supput·ano, le ossa si rarefanno e le trabecole osset~assottigliate sempre più dal pus e dalle materie caseose cadono in necl'osi. In breve, abbiamo i veri fenomeni de!l'ulcera ossea, della carie: finalmente l'ascesso si fa stra da a ttraverso i tessuti più superficiali infiammati, giunge immediatamente solto la pelle, l'assottiglia, la ulcer·a e dà origine alle fistole, che si vedono spesso o ai margini o al dorso del piede, ra t·amente alla pianta. I sintomi corrispondono al modo dì progredire del morbo. In principio non si osserva che una leggeca tumefazione
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dolente al m a 1·~ ine eslem o del piede , la q un le si estende ver so il do1·so e dà al pieùe un aspetto fusifo1·me; m a se il trattamento vien tJ·ascueal o oppure fal lo i n m odo insull icienle, i sintomi si aggr avano costantemente li no a r he il lumor·e, già pe1•for ato da numer·osi seni lìstolosi. si allar·ga e si estende nelle r egioni vicine ; ed è cosi che un processo iniziatosi alrosso cuboiJeo, J a ultimo può anda r e a colpir·e tutta la r egione dul ie ossa della gamba iìno ai m etatar si. Si m ili a ffezioni non sono facili ad inconLJ·ar·si nei soggetli vecchi. Giù nei p1·imi stadi i della malattia il piede sto in una l egge1·a flessione planlal't!, C'\g11i tentativo d i movim ento riesce òo lo J·oso e per ciò viene C\"itulo, il pnzicmle va deper·endo in salute a cagione degli accc!';si febLI'ili J·icor1·enti e della perdi ta di umori, di ve11la anemico e tìual mcnte soccombe per dt>gener azione amiloide o pet• geuer ulc tu!Jer·col osi. Questo è il COJ'so e l'esito rruusi cos tante nella malaltia, la guari gi on e spontanea si ammelle corn e possi bile, ma come là lto somm amente eccezionale. P er• lo più $i IJ•ulta di giovani i ndividui predispo!<li alla lubcr·colosi o alla scr·ofola, nei quali il mor·bo è comptH'SO spontaneamente opptu·e suscitato da cause occasionali insignifìcanti come una leggera stortilatura, una contusione, la prc;,:sione della colzatu,·a. La diagnosi è facil~-: a stabili1·si sulla guida dell'anamnesi e dei sintomi a ttuali . Quando si vede una tumefazione sorta in m odo lento e situ ata fr·a la linea di Lisfl'anc e di Chopart, fu si forme, sensibi le alla p1•essione dir etta, si può sospettar·e con r agione elle si LJ'a tli di un p1·oces~o fun goso. ì\I enke i m ovi menti dell'aJ·ticolazione ti bio-tar sea cioè innalzamento ed abbassa mento del piede non sono impeJiti, nella supinazione o pronazione, il mtt lnlo pr ova dei vivi dolo1·i; nei casi in cui haHi distJ•uzione cal'io:<a si sen te la cl'epi lazione e contempor·aneamenle, i ! ~;a men ti ar· ticolal'i sono rammolliti e le guai ne Lenrl inc·~ eh e scopr·ono sopr•a S(•no già in un o stato di infìammazione gr·anulost•, e siccom e è abolità ogni cooncs;;ione delle ossa del lar·so, CO!'; i si possono eseguir e movimenti passi vi pt•etern tt tuJ•ali in ogni ~e n so. Per· la scèl la del metodo curati vo e inù ispensahi le di lo-
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calizzar·e esallamenle la !:'eùe ùel processo ed a tale scopo possia mo s ervit·ci di diversi mozzi dia~nosLici. Ques ti si eiducono all'i;,:pczione esLcena, alla t•icot·ca del punto della pressione ùit·ctla ed indit·c LLa, all'esatne del tt·ngilto ùelle fistole ; ali 'introduzione della punlu di una si t·inga di P ravaz solto i punti sospetti, medio nle il quale Psper imenlo si aspit•a il pus se si e ct~duli sopra un ascesso. L' esplomzione colla sonda non è da consigliarsi pet•chè nelle mani ùoi poco espePLi è pericoloso. -La sonda non sora locilo adopet'lU'la che quando si è t•iconosciula necessaria l'opet·azione e ciò a l solo scopo ùi delct·minat•e i limiti· del campo opet•otivo. N el principio della malattia d.~ vono essere tentati tulli i mezzi curativi inct'uenli, quindi immobilizzazione, compressione e ma:;saggio i n:,ieme c.otnbinali. Il peor. H ue ter consiglia anclte le iniezioni locali d'acido fe nico. Il Neuber pet·ò non otl•mne da questa cura oppt·ezzabili risullali. Dopo scor•se alcune s elli ma ne in q uesli tenltl li vi è necessario t•icorrere all'operazione. Il Ncubee non ha fiducia nelt'igni-punlura la quale a suo pa t•ct•e non porta c ito migliot•amenti ellìmeei, e i beneficii ùel peocesso flltliseLlico, pet• cui riesce quasi innocua l'apcr·lu1'8 ùi un'articolazione, doveebbet•o far inclinare sempt•e p iù il chirurgo ad inlraprendet•e l' operazione per tempo. Dcsct·ivercmo ora sommariamente i seguenti peocnssi operativi che fut•ono raccomtmdali e in gt•an parte eseguili da Neuher a seconda della seùe e dell'estonsione della mulallia . 1• HestJzione di una aeticolaziono larso-me lalarsea. 2' Resezione dell' o:;so cuboiùeo e tlello adiacenti ossa e articolazioni. 3• Resezione delle piccole ossa tat'see situate sulla linea mediana. ·i ' Resezione eli lutle le piCC(•Ie ossa larsee. In ' lueste opet·azioni non si tralasciat·ono la disinfezione cat•bolica e l'ischemia arti liciale. 1• Rese,$ione dell'articola::ione tarso-metalarsea - Taglio delle parti molti lungo 6 cenl. che decorra s ul dorso del piede · ed incida perpenùicolarmenle per metà la linea articolare.
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Dopo la divisione dell' aponeurosi si spostano ai lati i len.dini dell'estensore comune e tosto s'incide il periostio e la cttpsula articolare nella direzione del taglio cutaneo. Dopo distaccato il periostio dalla supeeflcie ùoesale e dalle Caccie laterali delle ossa, ques te vengono pot•tate via colla sgot•bia applicata vi per'pendicolarmente ad 1 cent. o 2 di distanza dalla linea aeticolare, i frammenti staccati sono stirati con una pinza al lato d01·sale e quindi dissecati dal perioslio che tapezza la loro faccia inferim'e. Disinfezione, sutur·e, drenaggto ed appaeecchio pet' teneee t'avvicinate le pareti della ferita. L'operazione deve essere modifica ta pet· la seconda e teeza arLicolazione tarso·metatat'sea, perchè in ciascuna di queste articolazioni si insinuano due ossa rnetatarsee. Anche qui l'incisione delle par·ti molli decorre parallela all' asse delle ossa metatarsee inteesecando perpendicolarmente nel mezzo la linea anlicolare. Ma s iccome nella 2• at·ticolazione Larsometatar'sea s'insiuuano 4 ossa, nella 3• articolazione tre, bisogna distaccar·e da tuUe il periostio nel modo sopraindicato ed applica!'e lo scalpello tante volte quante sono le ossa dell'articolazione. Resezione dell'osso cuboideo - Que:;;ta resezione è Mpesso indicata perché è frequente l'osteite granulosa del cuboideo, la quale perdurando a lungo invade facilmente le vicine articolazioni. i• Un'incisione retta all'esterno margine del piede, la quale partendo dalla tuberos ità dei 5• metatarsoal margine superiore del tendine del peroneo breve te rmini a 3 centimetri di distanza dal malleolo esterno. Quindi un taglio dorsale che inci·da dapprima soltanto la pelle e l'aponeurosi, che incominci dal mezzo della base del3' metatarso e decorra parallelo all'esterno margine del piede per 6 o 7 cent. all'ins ù. Alla parte media di .questo taglio decorre l'at•teria dorsale del piede e il rafQO terminale del nervo peroneo· profondo. la piccola arteria •tarsea la terale vien divis a e cruindi allacciata d'ambe le parli, j margini della ferita vengono divaricati cogli uncini di Volk:mann, i tendini dell'estensore delle dita spostati ed i fasci .muscolari esterni dell'estensore del grosso dito e del pedidio
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divisi unilamente al periostio nella s tessa direzione del taglio cutaneo. 2• Il processo anteriore del calcagno, l'osso cuboicieo, labase del4• e a• metalarseo vengono s taccati dal loro periostio e rosso cuboideo viene s epara to dall'os.so navicolat·e e dal· 3' cuneiforme. 3• Con uno scalpello retto vengono separati il proces so· anteriore del caiCllgno e !a ba~ e dei due ultimi me Lalat•si ed esportate le ossa già libet·e. Resezione delle piccole ossa mediane del tarso - 1" Il taglio delle parLi molli comincia sulla base del t • metatarso, sr prolunga ascendendo s ulla tuberosilà dello gcafoiJe e in egual dit·ezione tre cenlimett•i oltre la medes ima vet•so la lesta dell'as tragalo - tutte le pa rti molli son pur divise finoall'osso. 2• Nelle stessa maniera che per la resezione del cuboideo vien condotto il Laglio dot•s ale. 3• Si dis tacca il pet•ios tio dalla s uperficie planlat·e e d0rsale della testa nell"aslragalo, dello s cafoide e dei tre cuneiformi, non che delle es tremila superiori dei tre metatarsr in temi. 4' Si separa la tes ta dell'astragalo e dei capi articolari dei tre melalars i interni, r.on scalpello rello, dalla incil'ione,. del margine interno del piede; quindi Jall' incisione do!'sale si libera Io scafoide e il terzo cuneiforme dalle loro unioni· col cuboideo. f>• Si allontanano le ossa risecate e si applica opportuno· apparecchio che gara ntisca il permanente ravvicinamento delle superficie della ferita. Resezione di tutte le piccole ossa del tarso - 1° Taglio esterno, interno e doesale come nelle s udJesct·itte opeeazioni. 2• Distacco del periostio e delle inserzioni tendinee delleossa da risecarsi (processo anteriore del calcagno, tes ta dell'astragalo, cuboideo, scafoide, i tre cuneiformi, es tremità' articolari dei cin•lue me talar~i. 3' l margini della ferita vengono divaricati, quindi vengono attaccati dallo scalpello all'interno e all'esterno del pro-
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cesso anlel'iore del calcagno, il capo dell'aslt•agalo, come pure le eskemità supet·iori dei cinque me tatat·si o tos to rimosso tuUe le parli ossee comprese nei tagli. 4" Dn ullimo disinfezione, suture, pt•ofonde e superficiali, dt'enuggio ed appal'ecchio per manente. In tutLe queste operazioui, prima di applicat•e la sutura fa duopo allacciare tu l li i vasi visibili, si applicher·à l'apparecchio e si toglierà il laccio elastico soltanto dopo che si sat·ù. si tuato il membl'o in posi~ione elevala. I seni fistolosi c be per avventura rimanessepo saranno disinfettati col cloruro di zinco e tosto spaccati.
Trattamento delle ferite d'arma a tuooo penetranti ael glnoooblo, del dott. R~::YBER, docente all' Università di Dorpat (Reoue militaire cle M èdecine el Chirurgie, n. 5, agosto, 188J). 'fulti i partigiani del metodo antisettico applicalo ai traumatismi di guel'ra, si sono appoggiati ai successi di Reyber per affermat·e i vantaggi di un trattamento antisettico p r imitivo. Le sue osservazioni hanno djmostrato una volta dì più, dopo quelle di Langenbe<:k, di Champenoìs, w Heìnzel, il beneficio di un trattamento conservalol'e ben condotto nei trauma tismi di questa articolazione di cui i feriti furono e sono ancora considerati come più gravi. L'autore ha diviso i casi ch'egli ebbe ad osservare in tre categ()rie e li rappt·esenlò in lt•e tavole, nella prima delle quali fi g urano i l'isullatì in b<1Se al metodo curatioo adottalo; nella seconda, in relazione alla paT·tecipaziorw. o meno delle sz' p er.flcie articolari; e nel let•zo gruppo ha riunito i casi nei quali il proiettile è rimasto incuneato. = In ognuna di questa categot·ie sono messe in l'ilievo le risullanze: 1• dei cosi trattati, ab- ìnitio, con metorlo anlisellico (mortalità 1G,60fo) ,2• dei casi ne i quali venne impì!!goto dopo l'esplorazione della fet·jta colle dita senza precouzioni antisettiche e l'applicazione di una m edicalura non anlìsetlica (mo rtalità S::i,O o, 0), 3• di '}Uelli morti dopo usati allri metodi (mortalità i8,2 o;0). - Le ampul~zioni
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interm c.liarie e seconolar·ie 8\'I'C'bhel'o dulo s ugli 81 ca!'i di fe r·ite ponetr·anli del g inocchio, O o ·., di mor·lalilù in quelli tl·a ttali pl·imiliYamt nle col m etodo antisellic•o; a2,5 o,·0 in quelli merlicnti più la l'ti i ; e ;)G, f> o. 0 nei curali con tutL'allt·o metodo che l'anlisl}ttic·o. Passa quindi l'autore alle seguenti rillessioni sulla Clll'll ant ise tticA lH'imiliY<I ed inlel'metliar·in. A nti.seJISia pr-imitina. - l s uccessi più numert)si apput·lcngono dunrtne all'applicu:t.ion•3 imtn•·diuta dd m etodo antisettico. La ft.H'ila essendo piccnla, doubia mo astenct•ci da ogni e s plora:t.ione e !imitarci a la\'nrne i contorni con una soluzione a ntisellica , di COJll'it·la seguendo le t·cgole pr•ccauzionali del 1netodo e cc>l'care di ottenere una guar·il!ione solto crosta. P e r· l'immobilizzazione cot-rispondono le l'Cl'iLe in fer·ro bit~nco di Vol k111 nnn.- In sei cnsi ve nne praticato il d,,·enaggio antisellico primitivo; 4 volte nelle ferite a doppio or·ificio, 2 volle dopo l'incis ione dell'tn·ticolazione per l'es tr·azione del proie ttile; in uno di Cfuesti ultimi cnsi il pt·oidt ile ave ,·a s pezzAto la rolellt1 in tre framm enti e atlt'O\'et·sa lo i condili tibia! i sino sllu lineu mediana ; nell'ullt•o a,·eyn solcato e lussato il condilo estnl'llo del femot·e. Prima di pas::at·e il Ùt'P.na~gio, il R e yher, spinge una soluzione fcnicuta ~ J 't al 5 per 0; 0 per mezzo di siringhe ordinar•ie e pet· m ettere il liquido a contsllo con tutto il sacco della sinoviule, impr·irne dei movim enti di llessione e di esl(> n s i on ~ all'or·Licolazione. La r-egolw·i:; ..a.sione d el tragitto della ferila è:, S•~condo il R eyher, la causa degli ins uccessi dell'anlisepsia primitiva e rig etta quindi ogni sbr·i gliamenlo preventivo, limitando poi, per qua nto è possibile, le incisioni per il passaggio dei tubi e delle siringhe per la vare l'u i'Licolozione. Più le fet·ite sono a fot·o ris tr·etto e più resln facile il dis lenJ t=we al massimo e l avare le cavità at•ticolari colle soluzioni antiselliche. Allorchè la fet•ita è mollo estesa, e l'articolazione è largamente aperta, le lavature sono meno facili, e Reyer non è lontano dal consentire, in questo caso, a valet·si di una lunga incisione solto-rolulea limitando un gran lembo, che, sollevato, lasci l'articolazione lal'p-amente aper·La. Egli ha seguito questa pt·atica in un fet·ito che aveva ri portato, a bruciapelo,
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un colpo di fucile carico a palleltoni, e che g uari conser-· Yando la mobililà della sua ar·ticolazione. Anti.sepsia inter mediaria. - I casi trattati da Reyher· nel primo stadio, prima cioè dello s viluppo degli accidenti infiammatori, ma dopo aver subito diverse esplorazioni colla sonda, colle dita e senza precauzioni a nliselliche, banno dato 1'85. per o;0 di mortalità. -Come l!·attamento, Reyher, si è limitato ai laoacri ed all'occlusione antisettica senza sbrigliamento. Nei casi in cui si constatò un turgore infiammatorio con s ecr·ezione abbondante, venner·o praticate incisioni, anche per es trarl'e dei frammenti ossei condiloidei e della rotella, s Pparati, segarli, e quindi applicato il drenaggio. Sopra 19 feriti, uno solo è sopravissuto. Di a ltri 21 che subir ono le amputazioni intermediarie o secondarie, 5 soli guarirono. • In una serie di casi, dice l'autore, sono arrivato ad arresta re il processo d'infìltr·azione acuta, ma sempre ho visto consecutivamente una suppurazione diffusa dell'articolazione •. Il dr enaggio, essendo la miglio!'e risorsa nelle s uppurazioni. traumatiche del ginocchio, il Reyher me tte in evidenza alcune difficoltà non s empre prevedute dal chirurgo. Dar esito ai liquidi accumulati nel cul di sacco sotto-tricipitale, non è difficile ; ma è nel fare l'incisione e l'applicazione del drenaggio . nelle parLi poster iori dell'articolazione che risiede la difficoltà. l muscoli del poplite, la vicinanza del fascio nervoso va scolar e, la profondità dell'al'ticolazione, impediscono di raggi un gerla dalla parte posteriore, e non resta quindi accessibile che· nelle parti laterali - Reyher si vale delle incisioni bilaterali e dell'esterna. Le incisioni bilaterali le pratica a semiluna, della lung hezza di 5-6 centimetri, parallele ai bordi delle cartilagi ni che ricoprono i condili, a tutto spe!Ssor e, comprendendo cosi i legamenti laterali ed una parte degli anteriori. La sezione del tendine del bicipite può sempre essere evitata, avendo cu ra di flettere leggermente la coscia. Fatto questo, lo spazio, compreso fra i duo condili e la parte posteriore della capsula, non permettendo di stabilire un drenaggio, Reyher,. con uno scalpello o colla !"gorbia si fa strada attraverso la s ostanza dei condili e raggiunge cosi la parte pos~riore-
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Jella capsula. Ma, visto l'insufficenza di questo processo, che gli ha dalo 4 decessi sopra 5 ferili , si è I'ivollo all'incisione laterale esterna combinata all'esporta; ione del menisco corrispondente, ed all' inclina:.ione della {!amba sul lato esterno. Per lui, ques to modo di drenaggio sarebbe il migliore, poiché i success i dell'aspettazione pura nella quale i chirurghi non prali ca no che cl elle piccole incisioni r ecla-' male dall'apparizione di focolari put·ufenli suttocu tanei, sono incerti e poco numerosi. Sopra 2'1 t:asi di feriti del ginocchio trattati con ~uesto metodo s pettante puro, uno solo è guarito e due che dovelLt'li'O s nhir P. I'AmpnlAzione seconrlar ia erano ancor a in cura. Ques ti risultati d'altronde concot·dano con quelli di Billl'olh (71 a 8:3 per •; . di mortal·itit). Di due casi, uno; o bisogna decider si ad amputare più spesso e presto, o cercare di per fezionare i mezzi destinali ad assicurare lo scolo dei liquidi. l saggi che l'autore ha tentati a qur.slo u!Limo scopo gli sembrano mollo concludenti, ma sar à pago d( veder attirata l'attenzione sopra ques to punto, e su quanto l'esperienza ha pronunziato in proposito. M. R.
lulla verttgble ottloa prodotta 4a &111Dento 41 preuton• neU'oreoohlo, pel dott. B. L ucAE. (Centralblatt fiir die medicinischen Wissenschajten, agosto, 1881, n. 34). L'autore riscontrò singolari fenomeni di vertigine ottica negli individui con perforazione della membrana del timpano e con tromba d' Eustachio del tutto libera, mediante improvviso aumento di pressione attr aver so al condotto uditivo esterno (ottenuta med iante la così della doccia ad aria del condotto uditivo). Nel primo caso sotto la pressione di 0,1 atmosfere vennero in campo vertigine e fenomeni subbiettivi> di rotazione degli oggetti dalla parte stimolata alla non s timolata . Nello stesso tempo segui un vel,amento, un • olfu~ca menlo ~ d i ambedue gli occhi, precipuamente un'oscurità del campo visivo nell'occhio corrispondente alla parte stimolata. Chiudendo gli occhi diminuì la v~r tigine. Sot\o la cresciuta 78
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pressione cii 0,3- O,~ atmosfere si manifcslar ono, sotto imponenti fenomeni di ve!'ligine improvvisa, fre1{uenti e profonde respit•azioni, spesso intert·otte da singulti, Il bulbo della pa t•Le stimolata veniva abdotto, la quale osservazione dava motivo di credet-e che la subbielliva vertigine fosse da rif~rirsi alle doppie immagini incrociate. L'ammalata assicurò pure elle essa vedeva gli oggetti doppi i. Negli allri casi osservati dall'autore, ebbe parimenle origine, solto eleva ta pressione nel modo s uddello, vertigine con spostamento apparente degli oggetti e precisamente dalla parte eccitata alla non eccitala, tal a!Lra in senso opposto. In qual maniera i qui mento vali fenomeni abbiano origine, se per cambiame nto di pressione del liquido cerebro- spinale, o per diretta ir•ritazione della dura madt·e attraverso i fori eventualmente esis tenti nella volta del timpano, o finalmente per eccitamento del plesse ~im panico, non si può con sicurezza decidere.
L'emo.tula Della oaatrasloDe, pel dott. G.Bou rLL Y (Gaz.zette des Hòpitau:x, n. 112, settembre 188'1). Stando ai fatti conosciuti nessun pt·ocesso di legatura del cordone pone, in. modo assolutamente s icuro, l'opera to al coperto dal pericolo dell'emorragia immediala o lardiva o di fenomeni nervosi. - L'emorragia nei due modi di legatura, legatura in massa o legatura isola ta, sembra esser dovula ad una ma niera viziosa od incompleta di applicare il filo, ins uffìcente costrizionA o negljgenza nella ricerca dei vasi ~ecisi. - Il tetano pare che sia apparso più u·equentemenle dopo la legatura in massa che dopo i processi di emostasia,, senza che si possa stabilire una relazione evidente di causa ad effetto tra questa complicazione e la eostrizione del cordone. La legatura isolata delle at•terie, più difficile nella sua e· secuzione, ma più conforme ai precetti generali della pratica, dovllà nella maggiora nza dei casi essere il processo da scegliere. La prudenza esige che si· faccia pure la legatura isolata delle vene spermatiche. La legatura in mass~
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potrà essere riservata alle castrazioni praticate sul piccolo cordone di bambini o di adolescenti. La legatura dovrà essere vigorosamente stretta tutta d'un colpo, in modo da assicu· rare l'emostasia e da distruggere ogni sensibilità. In tutti i casi la legatura dovrà esser fatta con dei fili di materia facilmente riassor,bibile, che permetta la riunione .immediato, senza bisogno che vengano eliminali. Gli altri processi sono incerti od inutili.
•ota 110pra 1Ul messo aempllolsldmo per rloonoaoere le fratture 4elle 4labl prodotte da arma 4a fuooo ooUa aemplloe lapezlone 4elle veatlmenta, pel dott. DELORME (Dalla Reoue militaire de médicine et de chirurgie, n. 7, , ottobre 1881). 'f• L'orificio d'entrata fatto da una palla che perfora un
l>antalone, una manica di tunica, qualunque forma esso abbia ·o regolare come se fosse tagliato da uno stampo, o• riem. pito in parte dai frastagli del tessuto allontanato, sfilato e stracciato, ha sempre le identiche dimensio..;. della palla, vale a dire il calibro del piccolo dito che vi si trova esalta-. mente serrato. Que:st'orifìcio resta sempre lo stesso sia che la palla non abbia attraversato che tessuti molli, sia che abbia fratturato una diafisi. Non può quindi fornirci criteri diagnostici sicuri. 2" La stessa cosa non può dirsi dell'orificio che la palla fa nelle vestimenta alla sua uscita. Quando la palla ha attraversato tessuti molli soltanto, l'orificio è irregolare, lacero, ·col margine 1\'astagliato di ìinguette di tessuto spinto all'intori, ha le dimensioni dell'orifìcio d'entrata o dimensioni un poco più consider·evoli, ma sempre minori di queUe dell'o• ·rificio di uscita che si forma allorchè il proi-ettile tia colpilo• una diafisi. In quest'ultimo caso, l'estremita dell'indice ed' anche del pollice penetra assai liberamente, e talvolta si può• introdurvi due, tre, quattro dita riunite. Olt're questi caratteri ·dedotti dall'estensione ve ne sono altri di minoretmportanza•
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HH2 IUVI STA la forma lineare è rarissima, più di frequente si osservanoestese lacerazioni, i margini sono triang,olari o quadrangolari a vela, rovesciati all'infuori, talvolta circondati da piccoli orifici caratteristici prodotti dai frammenti della palla e da piccole scheggie staccate del mE>mbt·o. Basta aver visto uno di questi orifici cosi sfor·mati per giudicare con sicurezza di una frattura della diafisi. Il cambiamento di forma della palla, la proiezione di scheggia all'orificio d'uscita, ci rendono ragione dell'estensione ùell'orificio d'uscita ne!l'ullimo caso suppòsto. Quando po1 la palla ha colpilo un epifisi che non rende deforme i! pro-· iettile e che pr·oduce tritume d'osso invece di scheggie, l'orificio d'uscita non ha i caratteri sopraesposti e neppure l'istesso valore diagnostico. L'autore dice che il valore di gnostico di questo segno é Lale che un semplice infermiere può su di esso riconoscer·e l'esistenza di una frattura. Cosi essendo, non s i può disconoscere l'importanza di tale l:legno, specialmente sul campo d i battaglia ....... Insegnato ai por·taferiti, farli. risparmiare ogni perdi ta di tempo ed evitare al ferito ogni scossa inutile esempt·e molto dolorosa .
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I'Utola urlnarl.a 4ell'lngulne alnllltro ooaseoutlva all'llloutone 41 un volumlnoso 14roaetrosl; estirpasloae ciel rene oorrlspon4eate; parlglone. (Gazette médicale de. Paris, n. 47, novembre, 1881). Nel mar·zo del 1875 il signor Le Deutu fu chiamato pressoun uomo di trenladue anni, affetto da un tumore flu ttuante
del fianco e della fossa illiaca del lato sinistro, idronefrosi da ascesso perinefritico.. Le vive sofferenze del malato determinarono il predetto chirurgo ad incidere il tumore nel suo. punto più molle. Ne sfuggì un Equido chiaro che si mescolò ben tosto a sangue. Dopo qualche giorno !"urina cominciò a colare abbondantemente dalla ferita. Per questo scolo persistente che provocava frequen temente dagli accessi infiammatori, la vita del paziP.nte era minacciata,. .
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peeciò il sig nor Denlu propose l'es liepazione del 1·ene corri· spa ndente. L'opet·aziof!e fu eseguila il H aprile. · L'isolamento del rene fu facile. Il rene era degenerato nei due terzi super·iori, ove et·a convertilo in una saccoccia a pareti flaccide, not•male nel s uo terzo inferiore; l'ilo del rene era voluminos o. Il chirurgo circondò il r ene con un primo filo di catgut facendolo scivolare s ulla pot'zione s ana del 1·ene. Un secondo filo fu collocalo conveniente mente per mezzo di un grandP- ago di Cooper e stretto con delle pinzelle. La porzione di tumore eh~ sorpassava le due legature fu tagliata colle forbici e fu eseguita la meJicatura alla Lister·. Fincl1ÈI durò l'eliminazione delle pa1·ti mortificate dalle le· gature o dal let·mocnulerio l' ammalalo iu molLo debole, ·con 120 a 14a pulsazioni e con una temper atm•a di 38 a 39,5. La fe rita lombare s'avviò r egolarmente verso la guarigione, ed al termine di due mesi la cicatrice era completa. La fìs tola inguinale, che il s ig nor Le-Dentu aveva sbrigliala ed allargala col ga lvano caulel'io, suppurò abbondantemente per una quindicina di giorni, ma lo scolo dell'urina era intiet•amenle sopp1•esso fin J al pt•imo giorno. Solto questo rapporto era quindi a vvenula la completa g uarigiqpe a'em blè. Attualmente il tragitto fis toloso nel quale è mantenuto un piccolo tubo a drena ggio non lascia uscire che qualche goccia di sierosità pm·ulenta. È questo il primo caso di ner1'0lomia eseguila in Francia, ·elle abbia avuto per esito la guarigione.
-8ul valore della •atura nerv011a e •1111& rbualODe per prima bdeDSlone del nervi, pel dott. F ALKENHEIM (Centralblatt f iir die medicinischen Wissenschaf ten, novembre, 1881, n. 4a). Contro alle asserzioni .di pretese riunioni di nervi felicemente ottenute per prima intenzione (con diretto ristabilì· mento della corrente nervosa) riporta l'autore i risultati di ·consimili ricerche accuratamente eseguite : esse riuscirono,
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relativamente alla riunione per prima intenzione, sempre negativamente, anche solto l' influenza delle condizioni più favorevoli all'intervento di una diretta riunione della ferita nervosa. Perciò fu rivolta l'attenzione s u di una sorgente dj errore inerente agli esperimenti. Se animali collo sciatico ~gliato trasversalmente, piil tardi dopo eseguita la sutura nervosa furono in grado di correre, parecchi sperimentatori videro in ciò un segno manifesto che la funzione dlello isciatico erosi nuovamente. ristabilita. L'autore dimostra che tale modo di vedere è del tutto falso; animali, a cui fu tagliato lo sciatico per lunga estensione possono nuovamente assai presto, quasi come gli animali sani, correre, poggiare le dita ecc., senza sutura nervosa di sorta, senza ristabilimento della funzione dell'isciatico, e semplicemente per l'azione dei muscoli s ituati alla parte anteriore della gamba, la cui innervazione non venne disturbata. I pretesi successi di suture nervose e di neuroplaslic.a sono perciò per ogni coso. ancora con precisione da sperimentare.
AppareooJllo oontentivo, del dott. DE Moo1v, chirurgo maggiore dell'esercito neerlandese (dagli Archioes Médicales Belges, settembre, 188'1). ' Le stet·che del doll. De Mooiy, alle quali egli ba dato il nome di bendaggi di trasporto Rotang, sono costituile da tronchi di bambou, ridotti alla metà del loro spessore, posti l'uno vicino all'altro e riuniti alle loro estremità con lislerelle di cuoio pieghevole. Esse sono rinforzate con stecche di legno e munite di legacci. Questi apparecchi sono pieghevoli, elastici, s'applicano facilmento e s i modellano esattamente sul membro, che esse abbracciano bene. Resistono all'umidità, all'acqua, non si guas tano nè si rompono durante il lJ•asporto. Si ponno anche applicare sopra. individui colle membra ferile trattate coll'irrigazione conlinu!l. In un minuto o due si può circondare il membro ed il ferit~
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stesso può a volontà riloscia1'e o t.ogliet•e le correggie se l'appar ecchio diventa molesto. Noi crediamo che questo opporecchio può rendeee reali servigi speciohnente come fa scia tura provviso1·ia. Otto fascia· ture, vale a dire le fuscialuee di tullo il corpo, non pesano che due a tre chilogrammi; costano cinquanta franchi, però ponno servire indefinitamente ed, ove occorra, ponno esser lavate con soluzioni antisettiche. l tronchi di bambou negli apparecchi del dott.De-Mooiy sono riuniti alle loro estremità per mezzo di slJ·iscie di cuoio. Nelle stecche in giPsi, nelle quali i t1·onchi di bambou sono conservati in Lutto il loro spessore, questi sono fissati l'uno all'altro per mezzo di numerosi Ciii di piombo che le attraversano, non dannegf!iando a ffnlla per questo la pieght;volezza delle stecche ed il loro esatto adattamento. La ferita del Presidente G&delcL
La tragica morte del presidente americeno, non ha soltanto dolorosamente scosso ogni cuo1·e sensibile, ma ha susci~Lo pure un vivissimo interesse scientifico tra i cullori della medicina. Le notizie che sulla naLui'a della lesione e s ul suo rata! decorso ci pe1·vennero dai giornali politici non erano adatte a soddisfare pienamente i bisogni della scienza, presentavano delle oscurita, delle contraddizioni, insomma non ce ne rendevano una itlea ben chiara. Soltanto ora che abbiamo un ricco mntel'iale di autentiche e circostanziate notizie forniteci dai giornali medici ame1·icani e più specialmente dal protocollo dell'autopsia, possiamo far·ci una esatta idea di tutto quanto può interessare un medico. Nel mattino del giorno 2 luglio il presidente Garfleld si recava ad una stazione di vVashington; gli son tira ti due colpi d'arma da fuoco l'un dopo l'altro a pochissima distanza. Il primo colpo fallisce, il secondo lo colpisce alla parte lalersle del dorso. Il ferito cade immediatamente, rialzato da terra vomita; lo si porta in una casa vicina e lo si adagia su di un materasso.
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Gli vengono somministrati degli stimolanti per Lotxlierlo da un profondo collasso. Il paziente si lagna di pe~antezza, intormentimento, in seguito di sordit.a e di doglie alle estremità infer·iori. Il dolL. Bliss, il quale poco dopo l'accaduto fu chiamaLo a soccorrere il fel'iLo, procedendo all'esplot>azione trovò la fer·ita d'entrala di forma nellamente ovalare immediatamente sopra l' 11• costola a quattro pollici dalla linea mediana dol dor·so; non si vedeva foro d'uscita. Dalla ferita gemeva continuamente sangue. Esplor·ando colla sonda di Nelaton si andava die tro all'ila cosla la quale e t'a fraltur·ata , e quindi in una specie di cavità nella quale si po· leva appr·ofondare lo strumento per 3 pollici e mezzo ed in direzione antero-inferiore, senza però inconlrar·e né frammenti nè il proiellile. Nell'estrarr·e la sonda, questa s' incuneò tra i fr·ammenli della costola e non si potè liberarla che mediante un movimento"di pressione sul frammento sternale.- L'esplorazione col dito non diede risultati piu posi· tivi. Blis~ non tr•ovò nella cavita che tessuti lacerati e coaguli sanguigni mediocremente consistenti. Ne una sond!a flessibile d'argento intr·odolta di poi condusse ad altra scoperta. Bliss conchiuse da questi dali che la palla dopo di aver frantumata 1'11 • costola era penetr·ata nel fegato. Si sospese ogni altra ricerca, s i continuò nell'amministr·azione degli stimolanti, s i appose un apparecchio provvisorio e ni portò il m~lato (dietro suo espres so desiderio) alla Casa Bianca. Il tr·asporlo fatto con tutte le possibili cautele non incontrò accidenti di s orta. Però il paziente era in uno stato di estrema debolezza, estremità fredde, respir·azione lenta, singhiozzo, polsi deboliss imi, di quando in quando sopravvenivano .vomiti (apparentemente in s eguito alla continua emorragia in seno alla ferita). Ad intervalli insorgevano doglie alle estremit.a inr~riori contr·o le quali rurono ordinale le injez:ioni ipodermiche di morfina. I n causa della grande debolezza dell'infer•mo non si tolsero le vesti che alle 5 ore dopo mezzo· gior no. La ferila venne medicata (con ovatta car·bolica) ed il corpo involto nella flanella. Alle G ore, si estrasse col catalere l'orina che non era punto sanguinolenta, le feccia espulse spontaneamente erano pure normali. - Per luLta la
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..notte, la quale in g t•azia delle injezioni mot•finiche fu abbas tanza buona, continuò il gemizio di sangue dalla fe!'ita, 'per cui spesso s i dove va mutare la fa sciatura. Continuarono i d o lori alle estremità e si associò a questi l'ipe1·estesia dello scrolo. -· Alli 3 luglio nelle ore pomet•iùiane s ' innalzò la te mperatura, s i fece un po' di timpanite, non si ris contrava p e r ò segno di peritonite. Il 4 luglio fu1'0no chiamali a eons ullo Haycs Agnew di Filadelfia e Frank H amillon di Ne w- York, ambedue ripulalissimi chirut'ghi. In seguito a nuove ricer che s i abbandonò il sospetto che fosse leso il fegato, s i escluse egualmente la les ione dei reni, dell'intestino e del cavo periloneale. Parve piulLosto ai cons ulenti che il p1•oiellile diet1·o al perito nco fosse disceso entr·o la ca \'i là del bacino. - Non s i intraprese alcuna ope1·azione uella rice1'ca della palla. In seguito Io s tato dell'infeJ•mo non presentò che leggere oscillazioni. I dolori dell'estremità e l"ipereslesia uello sc•·oto scomparvero nella 2• settimana. Il paziente dig-er·i va abbas tanza bene, la fe rila s uppui'Ò. Alla sera si accendeva un po· di febbr·e, nel mattino la lempet·atura e1·a no••male. Ma il 23 luglio alle ore i di mattin!i solto un fot·te inna lz<l mento di temperatura sop1·avenne un brivido il 4uale s i ripetè alle 11 nella successiva notte. Come ca usa p1·obabile di questo fenomeno s i trovò una infiltrazione mat•ciosa al di sotto della 12' costola. - Incis ione, allontanamento di piccolo pezzo d'osso appartenente all'ii' costola. l n seguito di elle subentt•ò un passeg g-e1·o miglioramento. La libe•·a uscita della mar·cia per ò non s i pot~ ottenere che dopo allarg-ala la ferita ed estratlo un altro frammento osseo. Il 6 d'af:{osto si manifestò di nuovo calor febbrile, causato come si vide dippoi da un ristagno di mat•cia nel luogo dove fu praticata l' ullima incisione: la marcia fu allontanata con una conll·oa pertura. - In questo tempo si m anifestò nella f\)SSa iliaca destra una tumefazione dura dietro la quale si sospettò da principio che risieuesse il projettile. Questa tumefazione si estese sempre più in basso mentre ·che supe•·io•·menLe era in comunicazione con uno s trello e ·lungo tragitto, lungo il quale s i poteva affondare un catetere;
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partendo dalla ferila d'incisione, la punta del \ catetere poteva percorrere in questo canale 12 pollici. -Il canale veniva. disinfettato accuratamente ogni volta che si mutava la fascia tura; esso non era che un infiltt·amento marcioso retroper itoneale. La tumefazione più tardi scomparve completamente. Alli 14 di agosto lo stato dell'infermo ebbe una nuova scossa per vomili t•ipeluli, e spossalezza, pet•ò con poca elevazione di temperatura. - Per tre giorni fu sospesa l'alimentazione per bocca e vi fu sostituita l'amministrazione di clisteri nutrienti. 18 agosto - Si osserva tumefazione della parotide destra, che passò a suppurazione - l'incisione pt•aticala ebbe poco effetto. La parotile tlemmonosa retrocesse solo allora che l'ascesso si fece strada nella cavità buccale e nell'orec-
chio esterno, e l'evacuazione del pus venne poi coadiu·vaLa <'On incisioni m~lli ple. Però il malato risenti ben poco sollievo. Alla cavità ascellare ed in altri punti del corpo si manifeslat·ono pustole, in diversi punti della regione sacrale s i sviluppal'ono escare di decubiLo. A tutto 11uesto si aggiunse una forte bronchite con notevole ottusità dei lobi inf~rior i d'ambedue i I•Olmoni - sopra venne delil'io. - Le ferite presero un brulLo aspetto. Sospettando che il gran cal01•e atmosfet'ico e l'aria quasi immobile e stagnante della località avessero una influenza su quelle altet•azioni, si dedse di trasportare il ferito in luogo marittimo- e cosi fu fatto. Il viagg·io fu abbastanza bene tollerato; da quel tempo fino all i 17 settembre il presidente si sentiva cosi bene che egli r ipetè più volle la soddisfazione d'esser stato tramutato in quel luogo. - Ma nel giorno suddetto alle 11 ore del mallino si ripetè un violente br·ivido con aumentata lermagenesi ed un senso di dolorosa costrizione al petto. Al 18 settembre si ripetè il brivido e il calor febbrile, si aggiunse una debolezza che aumentava sempre più. - Lo stesso accadde due volte nel mattino del 19 settembre. Dopo s i vide qualche segno passeggero di migliorame.nto fino a che improvvisamente alle 10 ore pom. dello stesso giorno, venne a morte presentando i fenomeni di una emorragia interna. - È da notarsi ancora che durante tutto il decors~ della malattia fu usato il trattamento antisettico Lister.
CHIRURGICA
La necroscopia fu praticata nel20 se~tembre alla presenza di Bliss, Agnew , Frank, Hamilton e di molti altri. Eccone i risultati. Corpo straordinar iamente denutrito. L'es ame della sua superficie es terna non Ca riconoscere alcuna alterazione. Dieh·o l'orecchio destro una pia ~a ulcerosa ovale, del diametro di un m ezzo pollice, unico residuo della parolite flemm onosa. La s uperfice dor·sale rlel torace è cospars a di macchie di porpor a; un'ulcera ovale lunga un pollice (esito :di un piccolo antra ce) s ta sopra l'a pofis i s pinosa della decima vPrtebra dorsale. La regione ~aerale · porta quattro piccole piaghe da decubito delle quali l'l maggior·e ha un mezzo pollice di lunghezza. Qua e la s ulla s uperficie del corpo alcune pus tole di a cne e macchie cadaver·iche di fol'ma irre gola re. Sul decimo spazio inte:costale destr·o scor f.(esi la cicatr ice retralta dalla ri por•tata ferila a 3 '/ , pollici a des lr·a dell'apofis i spinosa. Una ferita da laglio, lineare, profonda e lunga tre pollici lun ghesso il margine inferiore della 12• cos tola destra. Per una depressione a ll'esll'emilà anteriot'e di q ues ta ferita da taglio fu introdotto con facilità in tutta la s ua lunghezza un catetere e lasciato fermo in s ito. Quindi la cavità del ventre fu aperta con un taglio crociato e si trovò: antiche ader enze del g rande omenlo ad ambedue le parli laterali de ll'addome (conseg uenza di sofferta dissenteria al LE>mpo della g uerra civile). A des tra, oltre delle antiche adel'enze, si trovò il colon lrasverso molto adeso al margine del fegato; una quantit.a di sangue nero coag ulato copriva la milza e il margine s ini s tro· del grande omento; questa massa di sangue si prolungava lungo la regione lombare ed iliaca fino al piccolo bacino; la quantità di sangue raggr·umato era più che mezzo litro ed allrettanl.lt quantità si trov·ò di liquido s ang uinolento. L'intestino, tranne il colon trasver so, non presentava aderenze .. Invece si trovarono aderenze sottili A r ecenti tra la superficie s uperiore dei fegato e il dia framma; lo stomaco e l'intestino normali. Anche dopo spos ta to lateralmente il tubointestinale non si poteva determinare la sede del pt'oieltile _
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Pet·o si sentiva benissimo il catetere piegato dietro il periloneo ddla fossa iliaca destea. Allontanando i visceri addominali si tr·ovò dietro l'ader·enza del colon col fegato un ascesso incapsulalo (con sei pollici di diametro tt·asverso e 4 di diametro anter'oposleriore) si tuato solto la superficie in ferior·e del fegato. La cislift-~lea penetrava in questo ascesso, la sostanza del fegato non par·Lecipava a questo processo patologico, n~ si potò scoprir·e alcuna comuniMzione tra l'ascesso e lo ferila esterna. 1l fegato et'a un poco piu gt·osso e piu pesante del nor·male, in rr·eda a degener·azione grassa. La milza ingrossata, molle. lJ rene sinistro aveva un piccolo ascesso al di solto della capsula verso la metà del ma rgine con vesso. Il rene destro mostr·ava tr·e piccole cisti si el'oso, del resto ambedue i reni er·ano. nor·mali. Dopo allontanali i r·éni si scopri il canale della ferila. Dal luogo della t:rallut·a dell' li' costa un canale nìarcioso audava obliquamonte atlr·aver·so il gr•usso e la muscolatut•a, scorrendo dietro fiuo al corpo della t• Yet·tebr'a lombar·e. Questo ll'agillo mo~Lrava pt·oprio pl margine superiore della s ua metà destra e immediatamente innanzi del for·o intervertebrale un'apertura inegolare, la quale s i estendeva fino nella sostanza della cat•lilugine inlervt~rlebrule; da questa apet·Lur·a il canale altraversava la parte supe1·ior•e del cor·po della vcrtebt·a in dire7.ione obliqua da sinistra all' innanzi in modo che la parte mediana del foro d'uscita cadeva all' incirca 1/ , pollice a sinistra della linea mediana ùel corpo vortebrale. La palla gia~eva all'incirca 2 lfz pollici a sinistra dal corpo della vertebr'a, incapsulllla nel Le~suto adiposo rett·oper·itoneale immediatamente solto il margine inferiore del pancreas. Da questo canale, in cor·rispondenza del rene destro s i dipartiva un tragiLLo mar·cioso dietro il periloneo che andava fino alla r·egione inguinale; in questo stava il catetere. Questo s eno fu creduto durante la vita del paziente il canale del pr·ojellile. Rimovendo l'ullima vertebra dorsale, la 1• e 2" lombat•e unilamenle alla '12" costola d'ambo i tali si scopri elle anche la 12' costola destra er·a stata fr•atturata ad 1 poi· lice e 1/2 distante dal processo trasverso. Dopo di aver se.galo le tre vel'lebre si ,~edeva nei dintorni del canale la so·
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stanza spugnosa schiacciata e pesta in vari punti, qualche fessura si pt•olungava fino alla parte inferiot•e della dodice· sima vertebra dor sale, qualche altra fino a lla cartilagine tra la 1' e 2· lomha t-e. Il midollo !Opinule non pt•esenlava alcunchè di abnorme. Un tratto di canale che s L!lva al dinonzé della palla incapsulata era obliterato complelamP.nle e di Ili fino al cot•po della prima vertebr·a lombare, il canale et·a pieno di sangue coagulalo il quale esteudendosi dietro la milza aveva rotto il pcritoneo. Dopo minuziose ricerche s i trovò che l'emorragia era provenuta da uno lesione dell'arteria splenica o due pollici e mezzo di distanza dalla celiaca. Gli altri organi mos tr·avano alterazioni r elativamente leggere, la muscolatura del cuore qua e là degenerata in gt•osso, aderenze pleuriche d'antica data od ambedue i polmoni, i cui lobi superiori, specialmente del destro erano atle tti da br·onco-pneumonite con focolari di epatizzazione gt·igia. La palla adunfjue penetrò 3 pollici e '/ , a destra della linea mediano del d01·so nel 10• spazio intercostale in corrispondenza del margine superior e della 11' costa, ft•atlurò quest'osso, andò obliquamente all'interno ed un po' in bassopassando innanzi alla 12• , cosla, quindi nel tessuto adiposo e ' attraversando la muscolatura passò dietro al rene sinistro e di Ili nel cot·po della prima vet·tebra lombare, altraver sù quest'osso nella s ua parte supet·iot·e do destra a sinistt•a e dall'indietro all'innanzi, passò lt•asversalmenle dietro al pancreas e si fermò solto questo viscere e die tro il perHoneo, In questo passaggio ferl l'arteria splenica incrociandone traversalmente al decorso; l'emorragia che condusse a morte il ferilo fu una emort•agia tardiva di questo vaso. Gettando uno sguardo sulle condizioni di questa lesione ct app~tri sce chiaro che lo ricerca del pr•oie llile mediante l'esplorazione del canale doveva imbattersi in gravi difficoltà, e se anche fosse stata possibile, non sarebbe andala scevr& da seri pericoli per il paziente. Probabilmente la muscolalura della parete del lato destro dorsale, per l'esplosione dell'arma a piccola distanza, era contusa e pesta in modo da costituit•e una sacca nella quale la sonda esploratrice doveva smarrirsi. Tra i fenomeni comparsi immediatamente dopo la
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lesione, soltanto i dolori e il senso di torpore alle estremità inferiori potevano accennare la vera slt'aùa percorsa dal proiettile, perchè questi disturbi di sensibililà ad ambedue le estremi là inferiori potevano con molta ragione essere attribuite ad una lesione del midollo spinale al di sopra dell'uscita dei nei'Vi (uno slravaso sanguigno della dura madt"e • rachidiana oppure una contusione della midolla in · legger grado). Ma anche nel caso si fosse approdati ad uod più pre·cisa diagnosi, disgraziatamente il quid agendum non sarebbè stato diverso dal trattamento curativo inefficace si, ma pur sempre unico razionale messo in opera dai curanti. P.
Un nuoTo strumento per l' e•plorulone 4el prolettllt nelle terlte. All'esposizione d'elettricità tenutasi ultimamente a Parigi Je applicazioni dell'elettrologia alle scienze mediche-chirurgiche non fecero una brillante comparsa in confronLo delle innumerevoli e meravigliose invenzioni industriali ; fu alquanto meschino il numero degli apparati medico-chirurgici veramente nuovi e suscettibili di reale ed utile applicazione -all'arte di guarire. Non po8siamo però dispensarci dal farne conoscere uno il quale, a parere dei più, avrebbe già segnalo un progresso immenso nella diagnostica chirurgica. Questo apparato è Ja bilancia d'induzione di Hughes trasformata in strumento esploratore chirurgico. La bilancia d'induzione di Hu.ghes è uno degli strumenl.i più singolari che siano stati immaginati in questi ultimi te mpi; esso ci fornisce, per così dire, di una seconda vista. Faremo prima qualche cenno sulla sua costruzione, sul modo di funzionare, e da ultimo sull'importante applicazione che più particolarmente deve interessarci. S'immagini il lettore quattro piccoli rocchetti s ui quali sia .avvolto un filo metallico fino e lungo 100 metri. Sieno i rocchetti disposti a due a due uno sopra l'altro ed ogni coppia rinchiusa in una custodia di legno fissala s u piedistallo. 1 .due rocchetti superiori comunicano tra di loro con un filo
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m etallico nel di cui circuito trovasi intere-alalo un telefono. I due rocchetti inferiot•i sono in relazione con una pila ~ -con un piccolo movimento di ot•ologet•ia che ha pe r ufficio d'interromper•e costantemente e periodicamente, pet· ft·azione di minuto secondo tl passaggio della corrente nei rocche tti s uperiori. E da notarsi elle in questi ultimi i fili sono av· volti in senso inverso, perciò le correnti indolle che passano n el circuito dove é collocalo il telefono sono in senso contrario epperò si elidono e non esercitano alcuna influenza sul telefono stesso; quindi il t•omore dell' orologeria che inter rompe la corrente non s i percepisce. Ma ~e si avvicina ad u11a délle coppie di rocchetti un pezzo tii metallo, il telefono c i tras mette subito un romore abbastanza netto. Il metallo p osto in vicinanza ha influenzato i rocchelli ed ha rotto l'equilibrio elettrico, una delle corre nti indotte pt•edomina sull'altra, e per far cessare il romore segnalaloci dal telefono, bisogna r istabilire questo equilibrio, il che si ottiene collocando vicino all'altro pajo di rocchetti e ad ugual distanza un pezzo di metallo identico al pt•imo. La sensibilità di questa bilancia è tale che basta un filo metallico grosso quanto un capello intr·odotto in una delle cus todie per r ompere l' eguaglianza delle correnti indolle e perchè il telefono ci trasmetta subito i suoni dell' interrullore. Una prima applicazione di ques to appa recchio sensibilissimo si ha nella ricerca della identilà e costituzione fisica jli due metalli. La minima ineguaglianza di composizione di due corpi metallici produce una ineguaglianza di correnti e perciò ci verrà svelata dal telefono. Così si potrà verificare con . tutta sicurezza la lega di una moneta e riconoscere se è buona o falsa. Ma veniamo senz'altro all'applicazione per noi più importante, cioè la ricerca del proiettile in una ferila d' arma da fuoco·. Tutti gli a pparecchi fino ad ora immaginati richiedevano l'introduzione dì uno strumento nella ferita; ora la bilancia d'induzione ci fa raggiungere lo scopo colla sola esplorazione superficiale; sente per cosi dire, il proiettile altra verso i tessuti e ne indica la posizione.
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A tale scopo basta fa r passeggiare s ul corpo ùel fe r ito una coppia di rocchelli resta ndo l' al tr·a coppia pos ta s u di una tavola. Si dà ai fili una lunghezza sufficiente perchè l'operator·e possa facilmente spostar·e la coppia mobile. La vicinanza di un corpo metallico qualunr[ue, come si è dello, turba l'equilibrio eltltrico in modo da far ris uonare sens ibilmente il tele fono. Il romore aumenta fino a che la sede d el proiettile corrisponde precisamente al prolungame nto d e r rocche tti. Conosciuta la direzione nella quale s i trova ilproiettile rimane da dete rmina r·e a quale profondità è penetrato nei tessuti. Per ottener ciò, si dispone al disopra dei rocchetti rimasti fermi una palla di piombo analoga a quella che è penP.trata nt:!i tessuti, poi la s i avvicina o la si allontana finché il telefono cessa di produr s uoni. La distanza di questa seconda palla dai rocchetti quando il telefono è muto ci dà la profondi W. alla quale è ar·ri vato il projellile. Si deve a M. Gr·aham Be Il l'idea di utilizzare la bilancia d'induzione per la diagnostica chirurgica. Il sig. Hughes introdusse nell'apparecchio alcune modificazioni che lo r endono più adatto alle esplorazioni chirurg iche, e cosi modificato fu esperito con successo il giorno ì dello scorso ottobre nel gabinetto del dott. Frank Hamillon di New York. L'esperienza fu fRLLa s ul colonnello Clayton ferilo nel 1862. La palla era entrata a l dinnanzi della clavicola sinistra e l'aveva fratturata senza farsi strada , a ll'esterno. I dottori Swerburn e Wanderpool crede vano che il proiettile si trovasse solto la scapula. La bilancia d'induzione fece conoscere che esso pr oiettile stava invece sul davanti e al disotto della 3• costa.
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a1llla HleslODe 411111 oallo clell& Ol&viool& OOIDprllllente l Tul ecl l a eni 110ttool&vlool&r1,
dolt. DE:LEUS (Centralulatt fii.r die medicini8cflen Wissenschaj"ten, ottobre, 1881, N. 43). In un uomo di 42 anni, robustissimo, il quale ave va riportato una frallura nella parte es terna della clavicola sini-
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s tra e in due cos tole della stessa parte e non aveva fallo uso di alcun apparecchio contentivo, si riscontrò due mesi e m ezzo dopo il traumatismo, un notevole spos tamento dei frammenti, da cui ebbe ori ~dne un callo enor me della lunghezza di circa 5 centimetri, diretto dall'avanti all'indietro. Si constatò denutrizione, formicolio, debolezza in lutto l'arto superiore corrispondente, come pure depressione del polso radiale. La resezione subper·ios tea dell'osso di 8 centimetri di lunghezza, nella cui pa rte media ave va sede il callo, ebbe per esito immedia to il ripris linamenlo del normale polso radiale. l s intomi nervosi scomparver·o assai lentamente coll'aiuto di una cura elettrica, dimodoché non prima di cit•ca tre mesi s i potè riacquis tare la quas i normale forza del braccio sinis tro nelle elevazioni ed abduzioni poco estese. Sulle condizioni dell'osso in ques to tempo non si trova alcun ragguaglio, sebbene l'autore con ragione ed in modo completo l'abbia fatto in s ul principio trattando della parte lettera ria. Il descritto caso _forse è l'unico nella sua specie, poichè nei casi analoghi i fenomeni della compressione prodolla dal callo, s embra non abbiano dato luogo ad alcun intervento operativo. ·
Gara del amoat ooll& 4ll&tadODe, M. VERNEUIL (Ga.:ette des H òpitauaJ, N . 131). •
Lo s brigliamento del prepuzio e la circonctstone sono i mezzi più generalmente impiegali contro queste infermità. Queste due operazioni, specialmente la seconda, non sono sempre immuni da inconvenienti e la guarigione si fa as sai lentamente, perciò il prof. Verneuil non le ammette in mas, sima generale; egli preferisce la cura dilat.atoria. Già da molto tempo era stata proposta la dila~zione quindi dimenticata, da ullimo preconizzata da Nelaton il quale la praticava con pi'!ze di sua invenzione. Sulla fede dei r isultati ottenuti dal Nelaton il Verneuil l'ha definiLivamente adottata riservando la circoncisione solo a casi speciali. Egli asserisce che anche .quando .trattasi di ristringimenlo cica79
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triziale e che la cicàtrice non sia straordinariamente dura si ottiene la g ua rigione senza bisogno di ricorrere allo sbl"igliamento. Il suo metodo opet·ativo è semplicissimo. Egli cloroformizza dapprima l' ammalato per poter agire !enlamenle ed evitare i dolori, slfra il prepuzio e comincia coll' introdurre una pt·ima sondo scanalala tra il pr epuzio éd il glande, quindi un'altra ·sonda ne lla SCtlllallltura della prima; così si olliene gia una pl'ima dilatazione. Gio fallo -egli introduce una pinza da medicazione, la a-pre '6 la s tira lentamente distendendo 'il prepuzio come pet' la dilatazione deWano •collo specu-lum. Tùlte le di·latazioni ese~uile in questo modo ebbero esito completo e duraturo. - Il maggior male che ne possa seg uire si è una piccola, insignificante lacerazione 'de'Ila mucosa pt•epuziale. Dilatato così il pr~puzio ·c l'ovesciato ·dietro il glande ·s i lava con ·acqua · fenicata. Se la dilatazione è•ampia si riporta innanzi il ·prepazio, se no, si ·a vrà un parafimosi che si ·medich13ra còll'acqua vegeto-minera1e senza aicun pericolo · di gangrena per strozzamento.
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·OoiltitllfòDe -a44ori1tM:Je •ntulla "'ftloiM etttetD& ~- 1W04uue la morte. (Journal de Médecine et de 'Chif'l.trgie pratiques, settembre, 1881).
La Presse -médtèale belge riporta un'osserva.zione:che oon·ferma una •vòUa di più, ·benchP. il fttHo ·sia stato •negato,.. •la "possibilità della ·morte in seguito a contusione dell'adaom~ senza les ione ·es terna. Si ·tratta 'di un fanciullo ·di sei anni travolto sotto una·vettura e percossoprobabilmente'da etilcio di eavallo, che produsse ·morte immediata. All'esterno non ·v'era traccia di traumatismo. Nullameno un polmone-era lar·gamehte lacerato; tutta ·la parete addominale eraintatta,.ma - un'ecchimosi otcupa'Va il tessuto •sdttoperitoneale ·a livello dell'epigastrio·ed·avea la fOl'ffia di •mezza·lunfl' mal·deline&ta, traccia probabile del piede del cavèllo. :si con's~tò pure la~-
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razione del rene sinistro, della milza, e numerose lesioni del. tubo diges tivo. Insomma, l'osservazione fa rilevare ques to fatto, che le lesioni le quali si vedevano all'es tèrno del cadavere erano insufficienti a far sos pettare le gravi ..alterazioni che si constatarono nella cavità splancnica; si comprende infatti che la parete addominale anteriore, mobile, coi suoi muscoli rilasciati, sfugge facilmente alle violenze esterne, per cui il trauma va a frangersi s ulle parti profonde. Quest'osservazione è pure rimarchevole per la molteplicità degli organi colpiti, perchè non solamente la maggior- parte degli organi addominali erano stati lesi, ma quelli pure racchiusi Jlel torace si 'rov~rono sformati, l:>enchè il lraumatismo semprasse limitato ad una piccola regione.
aa.no 1vllqpo eU tumori ••OODcJvt aelle gl&lldole Uatau,Jae (Certiralulatt f ii.r die medicinischen Wissenschaf ten, settembre, 1881, n. 39). N~lla maggior pa1•te di
tumori cancerigni si manifestano p1·estissimo tumori metastalici di egual natura nelle adiacenti glandole linfatiche. Fanno eccezione i cancri del viso che sorgono all'infuori della commessura delle labhra. ~ rimarchevole che questi, finchè non hanno raggiunto le guancia e le -ossa mascellari, infettano o niente del tutto o molto le glan~ole linfatiche. All'incontro i cancri della labbra infettano i gangli linfalici piil frequentemente di quello che si crede ed in modo speciale quelli situati sul margine superiore della glandola sottomascellare: tali gangli hanno s pesso subito la degenerazione cancerigna, se la loro grandezza di poco sorl?assa quella di UJl grano di canape, anche quando una m~ ~ifesta durez21'l non vi si possa in sul principio riscont.rare. La parte principale del lavoro riftette l'istogenesi del cancro ·delle glandole linfatiche. L'aulOI'e in base a numerose osseryazioni ha pol\ltQ convalidare la sua precedente opinione, cioè che le cellule cancerigne e te sar.comatose nei t1.1mori seconr ·4ari delle glandole linfatiche provengon~ Rer metaplasi• ~i.r.etta dagli ~tementi stessi deUe glandole linf~Jtich~. J..' iJk
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traduzione di cellule per la via dei vasi afferenti fu rara.. mente accertata con sicurezza, cioè in tre casi; all' incon· tro non di rado si trovano nei seni linfatici, in vicinanza delle cellule linfoidi anche elementi a gt•ande nucleo, che possono benissimo considerarsi quali ~iovani cellule del tumore là trasportate. Inoltre l'autot·e chiama l'attenzione sulla preS('nza di piccoli granuli pallidi , si tuati nella sostanza delleglandole Jinfatiche, i quali o restano liberi o trovansi impi-· glìati nell'interno delle cellule linfatiche dei div~rsi endoteli· e · delle fibre muscolari dei vasi. La loro presenza è rimarchevole nei tumori meltanolici, nei quali questi granuli disseminati vengono immediatamente riconosciuti al loro ~olore caratteristico quali elementi propri del tumore primitivo. Inmolti preparati la deposizione di granuli è il solo cambiamento· patologico visibile ed è perciò che l'autore li ritiene quali iniziatori del processo. Si trovano inoltre disseminati negli otri:... coli midollari e nei follicoli peri ferici i corpuscoli primi ti vi caratteristici del cancr·o, e solo di rado nelle stesse vie }infatiche . Gli stessi elementi del cancro rappresentano una degenerazione degli elementi linfatici, ddle cellule del reticolo, dell'endotelio e delle fibre muscolari dei vasi. L'ultimo modo specialmente viene illus trato col sussidio di numerose figure . L'autore conchiude che dal tumore primario gli elementi corpuscolari (granuli) pervengono nell'interno delle celluledelleglanj.)ole linfatiche, poscia in queste cellule, còme germi primitivi suscitano processi di proliferazione i quali poi danno . origine a neoformazioni analoghe a qualcuno degli elementi. del tumore primario.
au 41 un nuovo metodo. 41 reseslone osteoplutloa 4er piede, pel dott. J. MtKULJcz (Centralblatt .fii.r die medicinischen Wi8senschaflen, settembre, 1881, n. 39).
Il nuovo metodo di reseziòne descritto dall'autore non è altro che un processo atipico per la demolizione delle ossa dell'articolazione tibio-tarsea del piede. Tale metodo fu posto in pratica in un individuo di 23 anni sofferente per sifilide
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CJIIRURGICA.
oeredit.aria, in cu1 un'ulcera serpiginosa aveva distrutto lulla la metà interna d P-Ila pianta del piede, sino ai confini delle ~ssa esterne. Poichè la pelle del dorso del piede era com:Pietamente intatta, pensò l'autore di fare un taglio piantare ;jn forma di
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la cui linea trasversale muovendo un
-poco al davanti del tubercolo della scafoide si estendeva altraverso alla pianta del piede sino al di dietro della tuberosità del 5• osso melatarseo; mentre le ùue 1inee parallele condotte dagli estremi del primo taglio ascendevano sino ai corrispond enti malleoli ed ivi vennet·o t•iunile mediante un secondo ta.glio interessante .la periferia posteriore della gamba. Le ossa -d ell'articolazione tarsea diligentemente dissecale dalle parti molli poterono soltanto essere allontanate dalla linea di Chopart sotto la flessione dot·sale del piede. l noltre furono reseg ati i malleoli e le s upertìcie superiori dell'osso navicolare e del cuboide. La guarigione ebbe luogo nella profondità per prima intenzione, e mediante la tenotomia del muscolo flessore delle dita del piede l'autore ha prevenuto la flessione p ermanente delle dita , cosicchè il paziente dieci settimane J opo l'opet·azione potP.lLe eseguit·e alcuni movimenti di deambulazione. La part.e anlet·iore ùel picù~ si continuava con la gamba in linea retta e la estremità malata sembrava 11/ 1 cent imetri piu lunga della sana. Col sussidio d'un apparecchio protesico, simile a quello che viene raccomandato dopo l'a m. putazione alla Pirogoll~ cominciò il malato a fa t· uso dei s uoi ,piedi in modo che anche senza uha scarpa apposil.amente ·coslrulla polelte sostenere il peso del corpo pop:giandosi, nella deambulazione, sul piede operalo. In base a tale favorevole ris ultato crede l'autore di poter raccomandare il descritto processo per i casi seguenti : f• per carie del piede con lesione s ull'arlicolazione astragalo, - calcanea, tibio-tarsea; 2" per estesa mancanza di pelle in co·rrispondenza del ~alcagno: 3" per ferite (specialmente da fuoco) a cagione della. •.q uali il calcagno e le parli vicine vengano lacerate c co ntu~e.
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RIVISTA OCULISTICA
•= ll'uove oem111lloastoD1 ottatmolostolae, det do lt'. RA v À. (Bollettino d'oculistica. N. 4).
t• Nocello met<Jdo per scoprire la simulazione dell'amauttosi monocular•e. - L'autore che coltiva con predilezione questo genere di studi i, e che ultimamente proponeva·allo stesso scopo unaleggiera modificazione all'altra di Armaignac all'apparecchio di Flées, e conseguentemente una·nuova maniera d'applicazione (Ved. Annali d'otlalmologia, anno IX, pag.281), immagina ora di far vedere un fondo rosso vivo, dall'occhio supJ:oslo amaurotico direttamente, e dall'occhio sano a traverso un vetro verde; si la superfici~! rossa come il vetro verde sono mascherati in una speciale cassetta di sua invenzione provveduta di due fori oculari. Se il fondo rosso è distinto da entrambi gli occhi, anche quindi dal supposto amaurotico, apparirà del suo colore naturale; se poi l'esaminato dira di vederlo caffé bruno o cioccolatte, risultera che esso è percepito dal solo occhio sano, poiché i ra ggi rossi del fondo sono quasi completamente assorbiti dal verdedal· vetl'Q che si. sara fatto capitare davanti all'occhio sano. IR qt1esio sperimento, come nell'altro con l'apparecchio di Flées, è necessario vigilare esattamente · perché l'osservato non, chiuda• l'occhio che vuoi. far credere amaurotico. A fine dunque di sorvegliare i movimenti degli occhi, attacca sulla· parte esterna della· "U~Ssetta, trai·due fori oculari, un rilievo per' il dor.-;o· del DBSa. 2• Tre singolari caBi di traumatìsmi oculari: a) Rottura della coroide per forte istantanea pressione Mullaparteanteriore del bulbo, senza lesione delle membrane; b) Pallino do. caccia penetrato nell'occhio e reso innocuo
RI VISU OCUllSTICA
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peP incap.mlamenw, sen.a troppo sen.sil,ile altera;ione della .fun~ione oisioa;
c) Scheggia di capsula julminantepenelrata nel bulbo
oculare ed in{lltasi nella papi/la otiica alla pr ofondità di circa J millimetri. - lriclo-ciclite - Nerralgia ribelle &uclea:oione bulbare. Jl primo caso tralla d'una rottura d.ella coroide, notevole per non esser si associala ad emorragia intrabulbare, come s uoi sempre .avvenire, seguita da amaurosi, che dall'autore s'allribuisc!:l alla J,!rave commozione della retina o nervo ottico, con qualche e !fusione sanguigna tra le guaine di queRto. Un palli no da caccia penetrato in un occhio senza alcuna. conseguenza tJ·is te è l'at·~omento del secondo caso. Dopo 18 mesi dell'avvenimento non s i notava che una leggiera diminuzione della forzo visiva, una piccola cicatrice della scler o lica, e con. l'ottalmoscopio, il pallino infisso alla. regione pesteriore interna del bulbo ad t cent. e 1/ 1 dalla papiila. 3• caso. Una scheggia di capsula fulminante entrata pel•
centro corneale, fu causa di irido-ciclite con violenti nevralgie, cataratta, e poi atrofia del bulbo. Nessun fatto ~im pa~ico all'occhio compagno. Fu praticata l'enucleazion~ per le recidivanli nevralgie; nell'esame del bulbo asportato, l'egregio professore di St1ssari rinvenllle la scbeggi~ infissa n ella papilla profondamente.
Salle alwuionl anatomo-patolostob.e della retba& ~el· l'auml& progreaalva, pel dolt. W. U tnBOFF (Central· blatt fur die m.edicinischen Wissenschaj'len., aprile, 1881,, n. 18).
In sei occh~ di 4 individui che mori.r ono per anemia perniciosa, si trovarono emorragie della re tina. In due erano queste le sole aller·azioni retiniche. L'emorragia aveYa sede per J.a massima perle fra lo strato delle fibre del nepo ottico e lo strato granuloso intermedio come pure nello strato delle
aellule ganglionari; per la minima parte in ambedue gli strati granulosi. In lre occhi si cqnst.atò uno slalo varicoso ediper-
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RHISTA
trofico ·delle fìb1'e del nervo ottico. Nella retina dell'ultim'occhio una raccolta di particolare materia colloide tr11spa1·ente, ed in parte anche fina massa granulosa nello strato intermedio.
L'uooltaslone 4ell'oooJa1o, del dott. GRADENICO (Ga:. med. proo. oenete, n. 44). Il r umore che "si ascolta poggiando uno stetoscopio sul globo oculare é composto di vari toni, bassi, inlei·mittenti, differenti e di tono continuo, uniforme, costante, simile al rumore rotalorio di Laennec. I toni bassi son dovuti ai moli respiratorii, oculari, e palpebrali, mentre il rumore rotatorio dovuto alla contrazione dei muscoli e::;lrinseci del globo oculare si modifica secondo le varie malattie muscolari e nervose. P erciò l'esame dell'occhio con lo stetoscopio dAe compiersi facendo moderare al malato i moli respiratorii ~ i battiti palpebt•ali. Allora si percepisce il rumore prodotto dalla contrazione dei muscoli oculari e che somiglia al battito car·diaco. Però neile escursioni oculari brusche ed ampie prevale il rumore secco del rello esterno ed interno e quello lieve, sll·isciante del retto s upe riore. Sempre al rumore della vera contrazione muscolare si uniscono i rumori dovuti all'attrito dei tendini nelle guaine, al soffregamento della cornea ed a quello del globo oculare: per questo dobbiamo usare cura notevole per sceverare l' un rumore dall'allro, ed è perciò che il Gr·andenigo propone uno stetoscopio a cono solido e tronco, con l'apertura massima foggia la alla convessità delle palpebre chiuse e con l'allro estremo unito ad un tubo di gomma terminato da una oli va di avorio che si introduce nel dutto auditivo dell'esaminatore. Questo strumento, se si applica senza portare pressione notevole sulla parle esplorala, ma solo col tenerlo fermo col dito coperto da guanto o da ovatla, ri fat•a percepire abba stanza b en~ diversi rumori e ce li fa1•à distinguere fra loro allorchè l'orecchio mostri altitudine a ciò.
OCULISTICA
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-Aspettiamo dall'illustre professore l'applicazione del suo -metodo alla diagnosi clinica de lle lesioni nervose e muscolari del globo oculare.
.. .:&apporto fra le 1D1t•mmasloD1 orblt&ll e llltraor&Dleul, del dott. B~::RLIN (K lin. Vorlrii[Je von R. Vor.KMANN, n. 286 ·e Wiener Woch. medi::. n. 34, 20 agosto, 1881).
Senza contare le lesioni traumatiche, le più frequenti matlattie dell'orbita sono quelle che cominciano insieme con una affezione degli ossi. Anzi più spesso ancora la malattia delle essa è primar>ia , a cui succede secondariamente la infiammazione del tessuto cellulare. Questa infiammazione o si propaga imtuediat.amente alle membrane cerebrali o è loro comun icata per infezione. La malattia dell'orbita può diffondersi ella cavità del cranio o in forma di trombosi o di flebite delle vene orbilali, e viceversa può un processointracraniense passare neHa stessa guis& nell'orbita. Nella oftalmia simpatica t roppo gran parte s_i è data ai nervi, mentre le osservazioni del Mooren e del Rumpf fanno credere probabile la estensione di questa infiammazione attraverso i vasi.
Un oaao 4i tetano dopo l'enuoleaslone 41 un ooohto, del dott. CHtSOLUR ( Wiener medi::. Woche118, 16 luglio, n. 29). A una signora settanlenne fu estirpato il bulbo sinistro per un tumore intraoculat·e che dopo una iridellomia eseguita pef' un supposto glaucoma crebbe vegetando fuori della cornea i:~ avea raggiunto il doppio del volume di un bulbo. Ne segui. forta emorragia pr·imaria e secondaria, e qutsta fu frenata con compresse inzuppate nel percloruro di ferro introdotte ~ntro l'orbita e assicurate con una spugna. Quattordici ~iorni d opo l'oper·azione si manifestarono i primi fenomeni del trii;; ma e tetano, e l'ammalata all'ottavo giorno mori.
fiH'lSTA
Lo· 8troploolàlaente (llanage) aelle malattie oou1ar1; del ' dl)tt; PAGENSTECHER (Wiener mediz. W ochens, 16 lugli~ 1 8~1, n. 29). Questo metodo consiste in r egolari e più che è possibile rapidi sotrregamenti delle palpebre sulla cornea eseguiti senza pressione. È indicato nei residui delle cheratiti pannose e parenchiinntose ed altre, come anche negli antichi intorbidamenti della cornea, nella cronica congiuntivite pustolosa , nel cosi dello ctltarro primaverile e nelle forme iperlrofiche della congiunti vite pustolosa ; conviene inoltre nell&·sclerite ed episclerite cronica con o senza formazione di nodi della sclerolica, ed in fine oper ò vantaggiosamente in un caso di liev& malaUia del cor·po ciliare.
au. 41 1Ul ouo 41 ooD&'i'IIJltlvl-te oata.rrale aouta lnt.,.
mittente, pel dott. HrLBERT (Centralblatt fii r die medi.· cini.sc.hen Wissenschaften, settembre 1881, n. 38). Un lavorante di 21 anno che dimorò in una casa in etti parecchie persone avevano soffem·to di febbri inlermittenti. contrasse improvvisamente una veemente congiuntivite in ambedue gli occhi, la quale scomparve il giorno successivo, per r itornare, malgrado il trattamento con a s trin genti, al terzo ed al quinto giorno. Ques to s ingolare decorso destò il sospetto che tutta la malattia dipendesse da· malaria, mollai più che esisteva nell'individuo un palpabile ingrossamento di m ilza. Al sesto giorno, in base a ci ò, g li venne somministrata una maggiore dose di chinina, che ebbe per esito la scomparsa dell'atfezione oculare. S'llllo etlumento der ani e 8111 8110 Impiego Rella olalrtUgial ott•Jmtoa, del dott. von WEcRER (Deutsche medicin.itJclte Wochenschri(t, settembre 1881, n. 39L
L'autore ricors e allo s liramenlo del nervo olLico in un occhio. del tutto cieco allo scopo di diminuire le allucinazioni, i do-
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OCULISTI CA
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l<'ri ecc. A tal uopo incise la eongiun~iva in direzione tangenziale verso il mat'gine equatoriale della cornea, quindi tagliò il muscolo r etto interno, dopo aver condotto un filo . attraverso al tendine dello stesso muscolo, distaccò la caps ula del Tenon ed il sottoposto tessuto congiuntivo fino in vicinanza del nervo ottico, che afferrò poi mediante un uncino da strab~tomia e trasse il punto d'inserzione del nervo ottico pet• quanto gli fu possibile in avanti verso il piano dell'orbita. Dopo aver ritirato l'uncino, riunì il retto in temo alla congiuntiva mediante ~utura e soprappose all'occhio una medicatura antisettica. Sull'esito e sulle conseguenze terapeutiche della lt'azione di questa parte del cervello si propone l'autore di fare ulteriori comunicazioni.
Eft'eW 4eU'elettrtoltà 41u•toa nlle opaoltà 4el oorpo . vltteo, del sig. GtRAUD T EULON (Ga•ette des HòpitaurD, n. 121, ottobre J 881). Le opacilà del corpo vitreo risultano da prolirerazione delle cellule proprie del suo tessuto e le forme che esse present-ano all'anatomo-patologo corrispondono ai differenti gradi d'attività di tale proliferazione. Un primo grado raggiunge l'una dalle seguenti forme: la forma ipertrofica, e nei casi di estrema gravezza la forma suppurati va. Se il pt'ocesso invece è lento si assiste allo svolgersi delle metamorfosi regressive. Ricercando le cause di queste infiammazioni si riconosce che esse hanno origini diverse; Giraud Teulon col sig. Boucheron è d'avviso che quanto si osserva• in un glaucoma' aeuLV· ci dimostra che può esistere nel corpo vitreo una pronunciatissima· opacità senza gl'ave alterazione del tessuto; che le ossèrvazioni di rapida •guarigione·degli inlOrbidamenti del corpo vitreo colla corrente continua ~i riferiscono probabilmente ad intorbidamenli•di tal natura, cioè senza profonde' alterazioni della s truttura· del corpo vitreo.
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RIVISTA
Giraud Teulon ritiene che in ogni opacità del vitreo, qualunque ne sia il grado e l'estensioQé, ma in cui lo sviluppo non ha raggiunto la forma confermata dall'iperlrofia, la corr ente continua costante può essere cdnsiderata.come il mezzo terapeuLico più efficace e di effetto più rapido. Anche le osservazieni degli autori più recenti confermano l' importanza dell'acquisto che la scienza ha falLo in questa applicazione dell'elettricità. ,. '1
•l•tagm.o volontario (A nnales d'Oculislique, ottobre 1881). '(ffl
Un malato del doll. Lawson aveva il potere di fare oscillare ambedue gli occhi a volontà. Egli cominciava col renderli fi ssi, poi gli animava di· movimenti laterali cosi rapidi da non lasciare più scorgere nellamenle i limiti della cornea . . Il dott. Lawson ha veduto un aJJ.I'O caso di nis tagmo volontal·io da un chirurgo dell'Ospedale ollalmico di Londra; ma in quesl'ullimo i movimenti degli occhi non erano cosi r apidi come nell'alli'O. Prima di fare il movimento laterale egli doveva eseguir·e un movimento di conve1•genza fino allo strabis mo dopo di che poteva simulare il nistagmo laterale. ·Questi movimenti dipendevano dalla volontà e l'individuo po.teva provocarli od arrestarli quando a lui piaceva.
Jlull'uo 4ell'l4rooh1Do quale antl•eWoo nella pratioa ooulbtloa, pel dott. von FoRSTER (Centr alblatt fii t• die medtcinischen Wissenschaften, ottobre 1881, N• 42) .
L'idrochino si adMLttt ottimamente a preparare il materiale <iella fasciatura antisettica per l'occhio. Eccellenti servigi ha prestato nelle ulceri del!a cornea a base infeziosa e parassilat•ia. Il suo potere astringente, la sua sicura virtù antisettica consigliano di collocarlo al p08to dei piiì potenti disinfettanti e di prescriverlo pel favorevole decorso anche nel processo difterico; è anche innocuo del tullo per la congiuntiva e cornea. Mentre per le sue virtù antiferment.ative
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OCtJLISTICA
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eguaglia il fenole, supera i bot•ati per la sua massima solubilitA nell'acqua, per la rimarchevole imbibizione del materiale da fasciatura ed almeno lo eguaglia nelle sue minima azione irritante.
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Daltcmt~~mopatolopoo (Ga~~ette des Hàpitau~. 31 maggio
18811 W M).
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Il signot· dott. Galezowski fa la seguen te comuni<'azione t
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tale argomento.
In questo momento, in cui la questione dell'esame della vista in relazione al daltonismo, negli impiegati di strade ferrale, è una questione all'ordine del giorno, è utile di conoscer bene tutte le alterazioni oculari, che possono produrre questa perturbazione cromatica. . Sono più di 15 anni che l'autore, per it' pt'imo, ha t'Ìchiamala !•attenzione sui disturbi cromatici osservati neNe differenti affezioni oculari e cerebrali. O~gi eg'H aggiunge etei nuvvi casi sulle diverse maniere di alleraziom del senso dei colori. : l La sifilide, l'alcoolismo, il nicotinismo; il saturnismo, l'isterismo, l'atassia locomotrice, la glicosnria, .)'afasia, e l'emiopia sono tutti stati patologici, che inl1niscmto sul senso dei colori. tle pi4 frequenti L'alcoolismo è, come .si sa, una delle aa~se . ' di perturbazioni della vista. Esistono delle lmlbliopie alcooliche senza lesione dell'occhio, ma sono atcompngnate da svariati disturbi cromatici. Alcuni individui in tale stato non riconoscono i colori; allri confondono gli , tmi,~cogli allri; ed altri finalmente accusano dci cdntrasti -S!Jccessivi di colori. Dopo aver esaminato, per esempio, e ~ssa.~ç> lungamente il color rosso, e immediatamente dopo .il bleu, essi non vedono più il bleu: sia che resti loro l'impressiope, del primo co-
lore, sia per la mescolanza di bleu e di rosso, v~d9no il. violetto. L'abuso del tabacco provoca esso pure de\_ disturbi molto notevoli della vista, delle ambliopie con ~otorna centrale e dei perverlimenli cromatici, simili, sotle rmolli, rapporti. a
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RH'JSTA
quelli dell'alcoolismo. Nondimeno il signor Galezo~vski non osservò mai un contrasto successivo. La sifilide può invadere tutLe le membrane delrocchio e provocare dei disturbi visivi, di cui gli uni sono ,dovuti a delle alterazioni centrali con antrofie delle papille, e a nevriti ottiche, e gli altri sono consecutivi a retiniti e a cor oiditj. Queste diverse afl'ezioni alterano quasi costantemente il senso dei colori in maggiore o minor grado. Nelle retiniti sililitiche esistono delle perturbazioni cnomatiche relative alla sfumatura dei colori. Ma nella coroidite sifiliti~, il .Pervertimenlo è quasi costante, e vi è sovente un'llcroma~opsia completa; oppure gli ammulati perdono la percezione de,l colore bleu e del giallo, e riconoscono gli altri color i, il rossq ed il verde, contrariamente a ciò che si psserya .nelle atrofi~ · atassiche delle papille. Il sjgnor dott. Galezowki ba descritto \108 forma P!lrlico.l{lre di discromatopsia ed è quella degli afasici. Q.u esti 8!'0:malati confondono i colori gli uni cogli altri, non già perch~ .non li veggano, ma perché non si rammentano la loro ~.e. nominazione. Nella glicosuria, e nel saturnis~o esi.sloqo dei daltonismi _acquisiti molto rimarchevoli, e che possono ~anifestarsi dJ!. un giorno an:allro.
L'~er~opl& e le tuslo.~ , clell& po~r&
vi_lllva., N o t~
del signor ,dolt. PARINAUD (Ga.uette medicate dc Par(s. ,20 agosto, 1881, n. 3i.) Una Not.a dei ·:>ignori Mttcé e Nicati del 13 ~iugno scors.o mi obbl~ga a rendère più preci~a la spiegazio~e da m~ qata sull'erueral9pia. Questa affezione è caratterizzata essenzialmente da un in· debolimento considerevole della sensibilità .alla .luce. Ques\8. sensibilità io l'h_o .trovata in un .ammalalo, inferio.r e qu!llche momento .a 'f.... Tale.,anesta~ia è di una ~~.tu~a parlicol~~e poichè essa esi~te in al.tre affezioni con differenti caratteri, •
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.genza dar luogo alla cecitil notLurna. Si tralla in questo caso J egli elementi nervos i. Se s i considet·a che le affezioni ocu-lari producenti l'emeralopia interessano al contrario lo stt·ato pigm~ntari o, organo di secrezione. dello porpol'a, si è inodolli ·a .credere, ch'esse alterino la s ensibilità alla luce, mo-dificando questa sostanza. La porpora serve manifes tamenLe d'iniet'IIleùiario all'eccitamento luminoso. 1La sensibilità olia luce può dunque essere modificata jn due modi: per lesione -deg.li elementi eccitabili, e per alterazione della sostanza eccitante; quest'ultimo processo è appunto quello dell'emera-lopia. Spiegata in tal modo, il torpore retinico sfugge alle 10biezioni fot·mulale contro la teoria di Foesler e dà la ra,gione dei seguenti particolat•i: L'!anestesio oculare si svl!uppa la sena pet•ché l.a porpora alterala non rea.gisce piu ·~ allo le deboli intensità di luce diffusa. Una luce troppo vi'<(a sviluppa la cecità notturna e l'esaget•a, perchè essa distrugge -la porpora. L'emeralopia essenziale· ~·.accompagna talora.ad -un :leggero disturbo del!e membt·ane profonde dell'occhio, .perclu~ .proviene da .una les ione dello strato pigmen!-avio. · F·inalmente, la vis ione centrale .per un r..tmarchovole conLr,a 1sto con!".erva la sua .acuità, senza che s ia nemmeno neces s aria una illuminazione piu forte, che n.on nello .stato normale (Reymond di Torino); perchè la porpora non imbeoe che i bastoncini (Kuhne) a la macula, la quale non racchiude ·che dei ·coni, lllon . potrel>be esse11e 'direUameote inL-ecessabl nell' altel'azione di questa sostanza. Alcune affezioni fornisconc> d'aHronde la controprova di ~ò ·elle si osserva nell'emeralopi~ . .Nell'ambliopia ,alcooJica ~i può .osservue -unlalterazione..profooda -.dalla vi$ione centrale, ·al doppio punlo di vis~a della percezione delle fol!me te -:-dei colori, quando la s ens ibilità per la. luce. si.a novmale. Questi lalli · patolo~ici tendo.no a slabi:ltre due $pooie .di ' sensibilità .oculari .per la luce. La prima ci dà \.IQa. sen.&azione luminosa ·diffusa, indipenden\e da qu&l~nQ-46 perce• zione di·colore o di fot•ma. Questa è la s~nsazione di luciditil, che1è l'attributo dei bastoncini 'mpcessif)nali d.alla.• por,por.a. La seconda che è quella dei coni, : ci da le·:sensazioni .luminose detlnHe•. che- concorrono ·~llf\ pereezione. d~li. Qggelti,
RIVISTA
ed essa riposa essenzialmente sulla proprieta che hanno questi
elementi di t•icevere le impressioni luminose distinte geometricamente, e di trasmettere al sensorio delle differenze delicatissime d'intensità luminosa e cromatica. Queste due specie di sensibilità si distinguono nel campo. -visuale per wna delimitazione differente, che corrisponde precisamente alla disposizione dei bastoncini e dei coui. L'indipendenza delle due specie di sensibilita per la luce non deve essere con,;iùet·ata come assoluta. Esse sono u~ nile con rapporti funzionali, che è difficile di precisare. · La porpot•a non ha nella visione l'importanza che si ere-· deva doverle attribuire in seguito alla scopet•ta di Boli. Essa. ·è in relazione con ùn modo particolare d'impressione della luce sui bastoncini, che ci dà la sensazione della lucidità. Uno d ei riisultati dell' imbibiziont~ degli elementi nervosi in questa. sostanza, sarebbe di renderli pù sensibili alle deboli inten· sità della luce diffusa. Si capisce come certi animali sprovvisti di porpora conservino tuttavia un'eccellente acuità visiva. È probabile però ch'essi siano piu o meno emeralopi. Le esperienze da me fatte sulle galline e sui piccioni, i cui occhi non hanno porpora, non lasciano alcun dubbio SIL questo particolare.
8alla ohtmloa blologtoa e patologtoa 4ell' ooohlo, di A. CAHN (Berliner Klin Wochens, N. 30, 1881).
. ' Il Cabn sottopose, sotto la direzione di Hoppe-Seiler, al· cune parti dell'occhio sane e malate a esame chimico. Ri·· guardo a lla r etina trovò: che questa aveva particolarm ente di estate, reazione manifestamente alcalina, anche quando era esaminata mezz'ora dopo la morte dell'animale; lo inverno al contrario, esaminando preparati freschi, sullo strato dei coni e dei bastoncini dove non è da temere contatti col corpo 'Vitreo, si mos tra manifestamente una reazione acida. La r eazione acida non tarda a passare, specialmente nell'oscu· rità, ìin una r eazione alcalina. La retina è particolarmente r-icca in lecitina. La sua quan·
OCULISTICA
tita per cento ug uagliò quas i quella che si trova nella corteccia g rigia del cer vello. Al conlt·ar·io la quantità della coleslel'ina nella re tina imporla solo 4, 1 ·; . della sos ta nza secca, me ntre nella sosta nza cerP.br·ale binnca ricca di midolla ner vos a monta a 51, 9 "/. e n~ lla sostanza g rig ia che contiene molto meno fi bre nervee a doppio conlor·no, a 18, 7•t dei costituenti solirli. Simile t'apporto esiste r ispetto alla cer cbrina, della quale s i trovano nella re tina appena traccie. Il ve ro gr asso manca affatto come uel ce rvello. La massa principule della re tina è formo la du materia al bumino i de~ fra cui lo sperimentatot•e riconobbe la miosina, un corpo simile alla muci rta e albumina del siero. E di più la retina coutiene un corpo che per le sue reazioni somiglia alla mucina. Fra i s ali inorganici pl'P.vale il fosfa to sodico, quas i cin'{ue volle pi ù del fosfa to poklssico. L'esame degli umori dell' occhio, dell' umor vitreo e dell' umore acqueo dimos l!·ò che essi s i avvicinano, per le loro pr•oprie tà, al li'{uido cerebt·o-spinale e agli essudttti più poveri di a lbumina. La qua ntità di albumina é in ambedue i liquidi poca e presso a poco eguale, O, 07 e 08 o;0 . L' albumina si compone di globulina e albumina del siero. l cam biamenti chimici che pt·ovoca il pr ocesso cataratloso nella lente sor.o t•appresebt.ati dalla diminuzione della mate ria albuminoide e dal passaggio parziale in uno stato di coag ulazioM e contempora!1ea formazione di colesterina e lecitina ed aumento delle materie estrattive ed inorganiche.
11Llla oa.ra 4el naooma- Prof. St!'tft. L'autore vuoi combattere e condannare l'uso smodato ed irrazionale che da molti s i fa dei caustici forti per la cur a di qnelle ~lterazioni della congiuntiva comprese gener&l.nrente nella denominazione di congiuntivite granulosa. Stabilisce dapprima l'importante e ben nola distinzione fii tre proces si patologici della congiuntiva, distinzione dalla quale deve dipendere la natura del trattamento. 80
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Solto l'influS!"O di una con~i unli vile ca tar·role c l•e si protragga pet· quolche SC'llennio, le papille cong iunti vali, come si sa, s i Lumefa nno, e spor gendo da l livello della cong: unti,·a impartono a I]Ueslu un nspello g t·a truloso. In ques to caso un medico un po' sperimentato non far·a mai 1::1 diag nos i di cong iuntivite gr·anulosa. Questo stato papilloso, du r·atHio per· 1111 <'Cr lo L~mpo, in specie poi se inopportunamente lrallolo, può dar luogo alla cuJ ula dell' epi telio, e u couseculiva altera zione dei corpi glnndular·i solloposli, con os truzioni dei lot·o s bocchi; questi corpi s i r•igc•nfìa no e danno nlla c o n;;iunliva l' aspt?llo pure g r·a nuloso; ciò a<'r.ud~ specialmente al cui di sacco congi unli vale. Se poi lu fl ogosi s i determina o s i propaga al di s olto dello s trato epiteliale o nello slr·oma stesso clelia congiun t iva, s uccede all01·a una abbondante proliferazione del tess uto adenoide dello slroma stesso. Allora l' epitelio viene s ollevato da ques ti cor•pi adenoidi che per tr·aspa~·enza s i vedono disseminati nel corpo sles.;;o della mucosa, ed an che in tal caso s i pr•oducc una g-r anulazione. Una buona diag nosi ana tomica e fisiopatologica e lo con· dizione essenziale per una buona CUI'a, poichè allra deve ess ere la cur·a delle granulazioni s uperficiali (false) alll'a que lla delle profonde o dello s tr·oma (vere). È bene osscr'va re però che assai spesso questa due specie di gr anulazioni si trova no sovrapposte le une alle altre. Da quanto precede (continua l'autore) s i viene alla conseguenza che l' idea di disll•uggere le vere gra nulazioni, il t1•acoma, é così s trana che a stento s i capisce come sia nata in cervello umano. Poichè non potendo raggiunger'e dit·ettamenle il ll·acoma senza prima dis truggere tullo il tessulCI che lo ricopre, ognun vede che tentare quel modo di cura è lo stc8sso che tentare la distruzione della congiuntiva, cio~ impegnarci ad aiutai'e l'azione distruttiva della malattia. Quale è adunque la cura razionale a cui dobbiamo strettamente aUenerci ? La cur·a indiretta; cioè tentare di indurre nel tessuto ammalato metamorfosi tali che eliminino il prodotto tracomatoso, quindi rimedii blandi, iucapaci di atten-
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tur·n a lla compage organica della congiuntiva e che s i possuno us are IJN' mollo Lempo, pc1·chu il tr·acoma ha vita lunf!a . l n sostanza s i de ve mantene1·e il lracoma in un lento stato i1·r·itativo, che s i motlceerà se esa ~t> r·uto , si ecci terà s e lan g uido. Oltre ùi che s i ùon•il tener• ù'occl•io a nc he lo s tato dci tessuti ci1·conda nti il lr·acoma stesso s ul quale essi eser · cita no nole,·ole inlluen:.w. Ad unque pe1· !'egola gene r·ale son da bandi1•si fJUei m('(licamenti caustici coi quali lu generalilit dei pratici fa uso qunsi g ior·nalic ro, e da so~ tituire a ques ti •irritanti, ~li e molliP.nti, i fondenti jodici e mercuria li. Solo occor••endo qualclJe volla un I P~gero Ìl' l'ilanle , s i dia mano ai Bolfali metallici di zinco, d'ullumina e di potassa. La gr·anulazione ve1·a però va cong iunta spesso colla fal sa, questa ·colla sua pr·esenza incepJ•a il processo involulivo ed eliminali\'O del tr·acoma, quindi non san't da ti'Ascurarsi un l!·atla· m ento ben diretto anche s u que:;ta; a ta le scopo g iover anno talora le superjlccalissime scarilìcazioni allo scopo di indurrl• uno sgo1·go sanguigno, c:osì pm·e qualche medicamento astrin g ente. Il nilt·ato d'ar~enlo soltan to in soluzione moderato n on dovr é. usarsi che se esis te il catarro a g rado rilevante. Ma eccettuato il caso di calano abbondante non converl'ebbe sciupare l'epitelio per aver·e un'azione astringente s ui ·capillari delle papille e sa1·à più utile us a1·e degli as tringenti dinamici, cioè quelli che diminuiscono il lume dei vasi agendo sui loro ne1·vi, tali p. es. l'acido tannico, il malico, il bromuro di potassio, il nitrato di slricnina. In conclusione le granulazioni delle palpebre bisogna cu·rarle blandamente ed occuparsi più delle complicanze del tracoma che del tracoma s tesso. P.
RIVISTA DI ANATOMIA E FISIOLOGIA -
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Aslo11.e della. Dubol•llla. •uU& olrooluloD.e, del dott. G msoN (The Lancet, 5 novembre 1881).
In una memoria su questo argomento pubblicata nel Journal oj Anatomy and Psycology, il dott. Gibson dà il resultato di alcune l'iCI:ll'che da lui tillte s u questo soggello. La duboisina, come é noto, è ottenuta dalla duboisia myoporides, mentre un' allr·a specie, la duboisia Hopwodii cedo al narcotico stimolante usato dagli indigeni di Australia e chiamato p ilu ri. Le proprietà della duboisina sono state studiate · dal sig. Twedy e dott. Ringer e dal dott. Fraser, e le loro ricer che hanno ciimostrato che dilata la pupilla, prosciuga• la bocca, accelera il polso, arresta le traspirazione, produce· mal di capo, e finalmente provoca il te tano. Le conclusioni a cùi è giunto il dott. Gibson sono: 1• che la duboisina in qua n-· tità non eccedente g1•. 005 aumenta la pressione sang uig-na arteriosa senza influire sulla frequenza del polso. 2• In quantità· non eccedente gr. o:, abbassa la pressione san~uigna e diminuisce la velocità del polso. 3• In qua n titil di gr. 0,05 e al di soprll' cagionala mor te col cuore in stato di diastole. 4• Sul cuore stesso. la duboisina ha pochissima azione, se non in dosi mollo grandi;. vale a dire in dos i s uperiori a gr. 0,05; e allora cagiona l'ar·resto• del cuore nella diastole. s· La duboisina stimola il meccanismo inibilorio centrale. 6° L'alcaloide paralizza l'apparato· inibilorio periferico. 70 La rluboi!lina stimola l'apparato va• somoto1·e cen trale e cagiona la contrazione delle piccole· arterie in piccole dosi; in dosi maggiori abbassa l'attività del meccanismo vasomolore centrale e dilata la piccole ar· terie. s• La duboisina non ha azione sul nervo sim patico..
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JUcerohe •perlmeatall ..1 o&lore dell'uomo 4urute U aoto, del dott. L. A BoN:>~AL (Compiei rertdues de l'Accademie de sciences 1880. - Reoue militaire de Médicine et de Chirurgie, N. 8, sellembr·e 1881). Ogni esercizio muscolare, anche di breve durala, ba sempr·e per conseguenza di elevare la temperatura del calore interno; questa elevazione si produce a lutlel'or·e del giorno e d ello nolle, avanti e dopo il pasto, l(Ualunque sia l'età, i l se!:'so ùel sog-getto e le circos tanze rnelereologiche. L'uumento del calure r eltale, allor·ché si passi dallo stato di riposo a quello di movimento, non è in rappor·Lo diretto n è colla du1·ata dell'esercizio, nè colla fatic!\ lipparente rilevabile a cel'li ùisturhi fisiologici. P e r uno stesso esercizio, eseguilo in condizioni identiche, l'ele vazione dello temperatura interna (rellale) può variar e da un individuo ad un altro come pure nello stesso. L'tllliludine, lo stato dell'atmosfera, l'energia dei movimen li muscolari, il genere e l'ampiezza delle veslimenla, hanno, per uno stesso esercizio, effettuato in un dalo tempo un'infl uenza manifeslu sulla elevazione del calore r ellale e specialmente sulla r apidità di questo aumento. L'as!"enza o l'abbondanza della tr·aspirazione non hanno u n'influenr.a appl'ezznbile sulle variazioni della temperatura . animale durante il movimento. Il riposo che succede ad un esercizio qualunque delel'mina sempre .un abbassamento della temperatura interna. Ques to abbassamento è tanto più rapido per quanto l'esercizio è stato di breve durala. Il r·iposo sarebbe egli il mezzo per il quale l'ol'ganis mo lotter ebbe contro una troppo grande elevar.ione del calore animale~ Ogni esercizio rapido che apporti una gr•ande accelerazione del polso e della respit·azione, abbassa la tempP-l'atura pcrifel'icu (boccu, ascella, piegatura dell'inguine). Questa si elevft tosto col riposo, e dopo un certo tempo, temperatura periferica e reltale s'equilibrano o riprendono la loro differenza normale (Q-2; Q-3). P er uno stesso tratto percorso nello stesso tempo, l' ele·
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vazione della tempero.lut•a intet•na è più g runde e specialm ente più t·apida se si m arcia ~opt·a un piano ascenden te, che sopt·a uno discendente od orizzontale. In una salita rapida, •'i quasi sem pt·e dopo la pt•imu mezz'ot·a che la tempen1tm·a inle t•nt~ è piit ele vnta; ~e s i continua a salir e, esso può rimuuere swzionnt•io, elevarsi dn 0"1 a 0"3 o anche discendere do o·l a 0"2. La g innastica nella posizione ot•izzontalc e limilata ai memhri s upe1·iot·i, mantiene il g'l'ado della temperatura iniziale, allOrfJuando il so~~eLlo è ves tito di una leggera m aglia di laua e c he l'nm bienle è a + 12• c cnlig1·adi . La f!in nas li ro limitata a lle esl•·Pmitù inferiot•i, pu ò in tre nto minuti eleva t·e il calot·e vitale da 0•3 a 0"7, a st>conda d el g •·ado più o menn eleYalo pt•ima dell'eseJ'c.izio. T.e tempe•·atul'e cenlf'ali e pel•ife•·iclte possono pl'esenlat·e tl<'gli sbulzi mat·co lissimi ; è indispens abi le d i pt·ende r·e n ol.n conlempot•aneamenle dell'una e dcll'tlllt•t:L Se 1) impossibile ùi " "<"are che l'esercizio ha sempre per· r.o nscguenza di u lli \'are la r espirazione e le combustioni interne, ris ulto dalle espet•ienze dell'aulot'cl, che l'applicazion e t'Ì{;OI'OSa dello l"f!gi della meccnnica all'organis mo umnno non pa1'r"bbe g iust ilìcaiH.
Temperatura del muaooll in oontraslone nel mammiferi •lei dott. R. MEADE S~IITH (Dtt Bois R eimond's Arcl~ir , m aggio Hl8 1 e Fhiladel(h ia med. Times 13 agosto 188J) . Togliamo ùal Fh ilaclcU!tia medica l Times il seguente s unto tlell'impor·tantc merno•·ia ùel doLI.. MEADF.-S~IITH. L'argomento . ù d iviso in (juatLt•o pat·Li. L Cam/;ianumti 11elln temperatura del sangue cenoso proveniente clai muscoli in conlra;ione. ~ ei pt•imi dieci o quin dici secondi di una f01•le il'ritazione del nep,·o cr urale, la lom peratut·a può rimanere s lazionat'ia o anche abbassat·e a cagione dell'orl'eslo iniziale della COI'rente ~angui gna n ella contt·azione; quindi la temperatura com incia ad innalza 1·s i ra pidamen te, e nei printi due minuti raggiunge del Lullo o
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quasi In ntassillla allc~~n. Quanùo i l tetano du!'a piu di due m inuti, ullot·a la tempot·alura a!Jbussn, può per•o anclt~ salire un poco p tù, m a molto I<•Hlanwnle. Alla fine del tetano, la lempcraltli'O pui1 ronlinual'f> a snliPe anclto (!uunJo il san gue proveniente dal muscolo r i lns.:;oto è piu caldo di quPIIO clte vi aftluisce. Questo puù cs,;cr·o o pe r•clt~ continua la produzione del calor e nel m uscolo rilassato o pcrclt~ i l sangue cor-renùo più l entumente ha ma~ !.;i ur tempo di riscaldarsi alla ll'mperatur a df'l muscolo. l n Of!ni caso la l em p1·r fllura del sang ue v cnoso ro~g iun gn m ollo lcrtlum cnle la sua mos~i ma Il JtpzzA pr•i n fa del LI' tOno. Il ~o n gue \'t•noso puù J i \'COLOre fino a O,(?C• più ~•ldo ù•·ll'ur·L~>rioso durando il l cluno, e rtuesto indipendentemente dulia dillcrcnza or·i;.:ina•·ia rr·a le ùue lt•m per-ature. Per· est'mpio quundo un set:ond o tetano segue il pr e~d o nle pr·i ma cl tc gl i cflelli cnlorinci del primo sieno pasfòati e me t~lt·e il snngue ar·t,••·ioso è più cu lùo dell'orlorioso, abbiamo nuco•·a un aumento di Lrmpc•·alur·a. Y alulando la r1uanlità <.li :::angue clt•' passa allt·ave•·so i muscoli nel tetano, abbiamo cnlcolo.l o rhe nlm1·no 23 a ;:, unità di ralo•·e sono :;:otLrallu nl muscol o dal sangue venoso. 11. Temperatw·a del nw.~colo che fii contrae llOJ'malmente. - La m ussa mu>:colu r•o in ri poso è ordinal'iumenle 0.5•C• più frc1lda tlell'arter·ia, JH'r la perdi tu di calore dellfl supel'fìcie. Un muscolo non ha in lulle le sur pa•·ti eguali tcmp••ratura, mn, quundo Ja lcmper·alnra Vlll'ill, tulle C)liCS le IJ8rti se ne ri sentono nell o sl C!:iSO tempo e in eguale misut•u .
a) Teulfleratura del muscolo in di/f'erenti gradi di sforzo . La ma,..sima Lompcl'illu•·o e la •·apiùità con cui 1\ ra~giunta nel muscolo viven te a ~a n gue cai Jo sono affullo indipendenti dulie IJUalilà di lavoro fallo, conlt·m·iamento nlle affì~r mazion i dr-l Fick l'iguar·do il muscolo della rana. b) Rapporto fra i cambiamenti di fo rma e di tempera· tura .<~econl/o la durata e lafor:;a della irriia:iofle. I cambiamenti di forma e di tempct·atura non può dirsi che sieno in slrellissimo r appo1·Lo perché l'aumento della tempe•·atura (pr·odu~i one di calore) può essel'e più pic•·olo i n una forte che in una più debole con trazione. Possiamo dire che un muscolo cor.ll'a tto più for temen te perde maggior calore. La Le m-
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peralura muscolaree venosa variano sempre nella sLessamaniPra. Quindi l'eccesso della tem peratura venosa sulla arteriosa corrisponde alla più alt.a temperatura del muscolo. La tempera tura e probabilmente lo sviluppo di calore a umenta con la ir·ritazione,sia che segua un corrispondente aumento nel gr· ad o della contr·azione oppur·e no. Cosi la teoria gener almente ammessa che il cambiamento di l'or·ma del muscolo e il cambiamento di calore non sono che due diverse manifestazioni delle stesso cambiamento di tessuti, non può più essere accettata. Ma non perciò dobbiamo condut•ci a suppore la esistenza di due pr·oces ·i all'atto distinti sotto la influl:lnza ùi net•vi differ enti. Ordinariamente il muscolo per·de il :;uo potere produttore del ca lor·e pr·ima clu~ perda la sua contr·attililà. Possiamo a vet•e una se!'ie di contr·azioni di eguale estensione con una sempre più piccola produzione di calore in ciascuna. La conlr•attur a differisce dal teta no pHr·chè nella p r ima vi ha un t·apido abbasssmento di lempet·atura invece dell'inalzamento che s·~gue nf'll'ullitno. P ossiamo aver·e una irritazione for·te abbas tanta da pt•otlurre una drcisa contr·azione, ma non for·Le abbastanza da produr·re un aumento di temperalui'&, mentre ~li sp·~rirnenti con i r·ri tazioni ct·escenti c oncor · dano con quelli rli Heidenlrein s ul muscolo della rana, cioè che lo sviluppo ùi calore cresce più ra pida mente della contrazione. c). Rapporto .fra la ma.ssima temperatura del muscolo .fresco e stancato. Gli sperirne uti a tal .rig uardo mostrano quanto variamente un muscolo può comportarsi r iguardoalla pr·oduzione di calore dopo un pr·olungato esercizio. Essi mostt•ano quanto poca rela zione vi s ia fra i due elfelli della irr·itazione nerv0sa, cioè la contrazione e la produzione di c alore, contrar·iamente alle affermazioni del Heidenltein sul rapporto ft•a la produzione del calor·e o la fatica. d) It~/luen;a consecutioa clelia irrila.:ione sulla temperaturCl. La produzione di calot·e può continuare in u n muscolo riltt!-iSalo, lw nchil ((ucsta non sia la r egola. 11 1 Parlecipa~ione della corrente sangui{lna alla produ..:ione dell'aumento di lemperahu·" nel tetano. a) Confronto della temperatura del muscolo letani:ualo
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.negli animali esanaui e allo stato norm.a/,e. Negli animali esangui solo una piccola parte della alter·azione chimica che precede potr•ebbe esser·euttribuita all'ossi genoùel sangue che rimane nei vasi, avendo questo il tem po ùi perder·lo. Durante un tetano che non si prolunga più ùi Jue minuti iu un muscolo privo della s ua ci r colazione possiamo aver un aumento tanto grande . quanto nel muscolo normale. Vi è per·ò un piccolo grado di vera produzione di calore. Dopo il secondo minuto ùi tetano l'aumento della temperatura nel muscolo esang ue comincia a d eclinal'e e al quarto minuto tullo l'aumento di calore può essere svanito, essendo cessala la car,acità di sviluppare calor·e, per una modificazione di qualche parte dell'apparec·chio irritabile. La inlluenzu del sangue con tinuamente rinnovato sui cambiamenti di t.cssuto produllor·i ùel calore è positivamente provata dalla maggior· dur•ata del pr·ocesso nel muscolo nor·male in con fr-ont o con quelli sottratti alla circolazione. Quando la corr ente sanguigno è chiusa in mezzo al tetano, vi é un rapido abbassamento di te mpel'alur·a, che di nuovo si rialza quando quella è ria per·La. Se pel'ò nel tempo della chiusura la ir-ri !azione è aumentata, ubbiamo un innalza mento anzichè un abbassamE<nlo. La captlcilà al lavoro o impressio.nata da~ chiusura della corrente sanguigna, al pari della temperatura. b) L'azione del curaro sulla temperatura dei muscoli. - Possiamo qui prorlul'l'e contr-azione con acceleramento della cil'colazione. - Anche nel ri poso vi ha una costante Len·denza de l te!'mometl'O a salire; il muscolo può di venla1·e più caldu dell'ar·teria. Qu<~sto accade quando la cii'Colazione è meccanicamente ritardata altraverso il muscolo, mentre ciascuna nuova iniezione ùi curaro cagiona un abbassamento di temper·atul'a. Con la ìn·ilazione diretta del muscolo abbiamo un rapido aumento di temper·atura che può durare parecchi minuti dopo il tetano. Questo aumento non è cosi granùe o cosi rapido come quando il ne1·vo o i:-ritato senza -curar-o. Il termometro nella vena mostra dopo il tetano un <l'a pido a bbassamento. Allorché il nervo è il'r·italo negli sperimenti col curaro possiamo aver un abbassamento di te m.peratura per• azione sui nervi vaso-coslr'itlori.
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E.Oèlli della rùlu~ ione della pressione dopo il .<:alasso. o se.; ione della m idolla spinale. - Dopo il sa lasso a bbia m• '· un aumento della tcmperatu•·a arteriosa e una cr escente inellituJine <le! muscolo a conlra •·s i per un lun go per iodo ; n on ostanLe aubia mo ancor a un <leci:;o a umento tli tc mpt:r3tul·a nel sangue venosa du••ante un te ta no, e q uesto acca deva pure do po la sezione della mitlolla s pina le cm·vicale. c)
Sul tono muscolare sperimentale, del dott. M E 1'\ DE L SSII O~ (Th e Lancei, 1~ novembre, 1 ~8 1 ). La fJ ueslione della na tura et! anche della esis tenza dell o s tato conosciuto col nome di tono mu scolare è un pr oblem a fì s iolo;:dco che ha dalo o t·i~in e a molle discus ioni, e uspelta a ncora map-gior luce. La s ua importanza indusse il doll. Me ndcls:;hon di S . Pie lroburgo a intrnp1·e nJcr e una sm·ie di ricerche s u questo sog getto n0! labor·ator·io del sig . Marey di Parigi. Il me tollO che ei segui g li fu intlica to dal prof. Marey ed h a qua lche dill'c renza con que llo fino ad ora posto in opera. l nvece di cor·icure il muscolo d'un peso, gli fu comunica la una tens ione defin ita in altr·o manier a per e viuwe la cau sa pro venien te dall'inerzia del peso. Il me todo ù il s eguente . lina r a na ru tì :;;~n tn sopra una ta voll?ltu come neg-li ordinari sper·imenli di miogr·ofi a. Il tendine del muscolo gastrocne mio fu fì ssu l <J con un filo inelostico alla estr·emilù di una legger·a leva orizzonta le clte inuico va i s uoi movimenti. Lo s tesso fil o che uni vn il muscolo alla leva , si coutiuuava con la leva di un tamburo ad aria in modo che la dis lens ioue del lam bur•o che m ove·va Il) le va este ndeva pure il muscolo. Con l'unire un manom e tro ad ac'( ua col ta mburo ad aria, le va riazioni nella pressio n e dell 'or ia contenut a e il valor e della trazione del muscolo p o tevan o e!3ser e prontamente accer·latP.. Primo di comincia r e lo spef'ime nto , il muscolo e ra futto contr·or••e con una scossa d'induzione di moder·a lu forza per conoscer·a se il muscolo dopo la s ua contr·azione rilornaYa cso lla menle a lla s ua prima lunglJezza . Dopo ciò, era accu1·alumenle diviso il nervo _,cia tico a lla po rte supe1·iore della gamba, e la se;t.ione cagionava
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una brev~> roulJ'Ozione tonica del muscolo, dopo In rJuale i l muscolo mostrava un le:;r~el'f) allun~am!'nlo pe•·sisltmle per· dieci o quindic-i minuti dopo la di ,·i:-inne del nervo. O•·a so•·ge lu que~lionc: Questo allun~amento era l'effello drlla !"epa•·nzion!' del n!'l'YO dal cenll·o o e•·a la con· seguenza d1·lln leg)!it>ra conLJ•ozione lonira pt·odolla rlnlla sezione~ P<'r dccitle•·e su ciò, fu stimolato con una sola scossa di induzione il nen ·o non diviso d'un muscolo ugualmente disposto, c lo cont•·azionc cosi provocfltn fu spesso seguita da un allun~nmento oppn l'<'ntemenle u ~ nn l c . Ma esami nando il fen onwno piu da vicino, si l'icono!Jim che l"ullungamc-nto consecuLi,•o ullu st:m olnzione del IICI'\'O si dislingul'va per impol'lunli diflì'ro:nze da 'Jul'llo che SP:tuiYa olia sua !<f>Zione. La co t! tr·azione tonica JWCcedenll' non <'l'a in nu•ial>ile: ilt•i lussamenlo or a mollo più log-gieto l) di mùl lo più lweve dut•nla , 1· il mus<'olo dopo qualche oscilla"-ione, t>ilor'IHI\'a esallamPnle alla sua primili"tl lun;!II<'Zza, fenomeno non mai osservato Jopo la scziune del ner•vo. Quincli I'allungom enlo pet>mancnle del m uscolo consecutivo alla sua sepm·ozione dal centro può :solo essePe atL•·ibuito al la pcl'llila di 1111a r•·oprietà che esisteva prima della seziono, ciò che coHl iluisce il tono mtwcolnre. Il M endelsshon confe1·ma però la osservazi one del T schirjew che questo allungamento dopo la s<'zione si os~<'rva solo quando il muscolo ù posto in una ce•·lo tensione ; non si osset·vn se il muscolo ò stato l!·oppo Li1·ato o so non è :Sla lo lit•ato punto. Può fo•·se ammelter·si che la ecces!"i va t>slensione uuoli>'ce il tono, o che nello slato di completo Pila;.;ciam ento l'allungamPnto non puo ess<'l'O Piconosciuto coi metodi nec!"ssori a re~h;lt>arlo. Quindi una gt>an difficoltù e l a i ncertezza se il tono e::~ i s la indipendentemente dallo len· sione, con lafjuale solo può esset'e dimoslt•ato. Il Me ndcl ~s lto n non crede che siam o giustificali a negal'lle In esi stenza b<>nrhè i n stato di r ilassameuto non può essPre pr ovata. Egl i lo ha polulo dimo:slnu·e in un muscolo mollo debolmente coricalo (da 3 n 4 ~Pammi). Quindi dissente dal Tschir·jew il quale non cr·ede giustificalo il presume•·e più di quello che può e,:se••e dimostralo, e r·i guat•da il tono muscolat·e come permanente e crede che la tensione muscolat·e non fa che dimostrare la
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sua presenza accrescendo l'energia del fenomeno e aiutando il suo riconoscimento col metodo grafico. Ei trova che la s ezione della midolla spinale, essendo il nervo intatto, ha lo stesso ciTeLto della sezione del n erv~, e che lo stesso feno.meno è prodollo col curaro. Rimane però la questione se la influenza nervosa da cui dipende il tono muscolare è una influenza centrale, o u n eiTetto riflesso, come sr,slengono il Brondgeest, il Cyon ed il Tschir·jew. Per· decidere I')UesLo punto, il Mendelsshon divise le rarlici nervose posteriorr, e lJ•ovò che sempr·e ne resultava una contrazione riflessa del gastronemio seguita da a llun gamrmto. Ques to sembra pr·ovare concludente me nte che la divisione dci conduttori centripeti della mitlollla produce lo stesso -ell't~t to della divisione dei coutluttor·i centrifughi, e pet• questo il Mendelsshon accellll l'idea che il tono muscola!'e s ia u na nzione riflesso, il punto di partenza delltt qnale è la eccitazione dei mwv i aponeurotici pr·odoLta dalla tensione de i muscoli nel suo s tato ncr·male. Un'altr·a s erie di r icer che sulla elasticità dei muscoli ha condotto ulla conclusione che la recisione del nervo motore di min uisce consider'evolmente.la elasticità del muscolo, aumenta la ,estensibilità, e questo eflelto delila sezione del nervo non s par isce, come il W'undt o~ser·va, ma rimane in per·manenza. Il Mendelsslron ò inclinato a riguarda r e il tono muscolare com e semplicemente una forma speciale della elasticità muscolare dipendente da influenza ner•vosa. Egli ha accertalo che par ecchi degli agenti che lranno azione sulla elasticità dE'l muscolo l'hanno pur•e sullo stato del tono, come il cut·aro, il teta no, In fatica, l'anemia, il calore. La pl'opr ielà dell'elas ticitù però è pienamente fisica, e solo può essere m odifica ta per mezzo del sistema nervoso per la pat·le che dipende dalla cor~trallilità.
Sul meoo&DiltDlo della resplra:r.tone (Journal de Médecine et de ChirurrJie, ottobre. 1881). Il dott. Smester ha ccr·cato dimostrare con esperienze che la respit·azione avviene in ques ti due modii col naso solo e
01 ANATOMIA E FJSIOL O GIA
colla bocca sola e giammai con amdedue i condotti simultaneamente. L'apparecchio adoperato non lascia dubbio alcuno s u questo fallo. Ne risu lta per la pratica che è illusorio di volet· fare resJJit·at·e allo stesso indi viùuo due gas contemporaneamente col naso e colla bocca. Ne risulta ancora questo. fatoo che nell'inalazione col cloroformio non s'introduce l'aria nel polmone, lasciando apP.rla bocca e naso allo :>copo di fare inspirartl nello stesso tempo il clo1•oformio coll'uno e coll'altrodi tali orifici.
Ouervaslone 41 tetraorolU41& (Ga::ette des Hòpitau~, 9 agosto 1881, n. 91). , Si tratta di una rara anomalia oss'3rvala dal sig. dott. Ce-
beira, in un militare della guarnigione di Figueiras. In conseguenza di una vasta ulcerazione sopravvenuta in seguito ad ulcera molle estesa a tutta la meta sinis tra deiJo. scrot(l, e che raggiungeva in profondità il dart.os e perfino la tunica fibrosa, il sig. dott. Cebeira, vide successivamente daquesta parte due testicoli. L'uno, di piccolo volume, era pròvveduto del suo epididimo, e del suo condotto deferente; l'allroera un po' più grande, e la sua massa polposa di colot·e leg· germen te gialla~tra non poteva indurre in errore sulla sua, natura. Questi due testicoli erano perfetllimente distinti l'uno dall'altro. Non esisteva fra essi come tratto d'unione che un piccolo condotto, vestigio di canale deferente, che si estendeva dal testicolo il più voluminoso al canale deferente del più piccolo, e che era perfetlamente riconoscibile. Il testicolo sopranumerario e•a situato, rapporto all'altro, in alto ed all'interno. Con la semplice esplorazione manuale fu riconosciuto esi-· slere la stessa anomalia anche dall'allro lato. La parte destra dello scroto racchiudeva egualmente due· testicoli, di cui l'uno superiore all'altro in rapporto al pianoorizzontale, nun pareva tanto sviluppato quanto il suo sim· metrico del Ialo sinistro.
IIIVJSTA
.Jtelazionl rlJle..e tra l polmoni, n cuore e 1 vul , del doLt. J. So~IMERonoo Deut. M ed. Wochens , 20 agosto 1881, n. 3i). Sulle rela~ioni fra i pol~oni, il cuol'e ed i vasi, il doll. Somme•·brod è venuto alle seguenti conclusioni: Con l'a umento della p1·essione intrab••onchiale nell'uomo (lellul'a ad alLa voce. ·Can to , p1'emiti, tosse , sperime nto del Valsalva ecc.), sono ir1·itati i nervi di senso dei polmoni e pe1· via r iflessa sono turbati: t • il sistema vaso molol'e 2• il s is tema mode1'aloPe del cuore. -La diminuzione della p1·essione artePiosa e dellono dei vasi (dicrolia) è la conseguenza del primo effetto menzionato; l'acceleramento dell'uzione cardiaca del secondo; l'uno e l'altro fav oriscono la ci1·colazione del sa n~u e aumentando In s ua velocità. Questa relazione fra il tono del sistema vasale e lu pressione intrabronchiale è d'importanza: 1" perchè, durante il lavoro muscolare che si combina con l'aumento della pressione nei b•·onchi, l'acceleramento della circolazione gat•antisce all'organismo il mezzo di fornire la nece!:'saria quantità di sangue al muscolo che lavot·a; 2• perchè questo è un esempio dei semplici mezzi r egolatori con cui il cor po umano compensa i disturbi derivanti dall'anmento di pres· sione nel torace. Essendo esagerata la eccitabilità del cuore, anche senza niuna allerazione materiale, l'aumentala pres· sione addominale, può fare divenire aritmico il polso normale.
L'aocomodazlone dell' udlt~ (Gazette medica/e de Parìs , N . 44, o ttobre 1881). Il si:;tnor Gelle stuùia la fuuzione di accomodazione dell'udito ed indica un processo per l'esar.ne funzi onale di questo apparecchio. L'esperienza è bas ata sopra queslo fatto fi siologico, che la pressione opentla sulla s uperficie del timpano si trasmelle . direttamente allo parte piana della staffa. Di già Lucas, per mezzo di press ioni digitali fatte sul m ealo, ha tentato di render·si conto del grado di mobilità della staffa
Ul A!'\ATOMIA E FISIOLOGIA
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m·lln fin estt·a o v1:1 le des unwndolo dai fenomeni s ubiJieLLivi in
ta l modo pr ovocati, per· J'r;('cilnzione ùd la!Jir·inlo. Questa es pCJ·ienza di Lucas è mal tollerata ùai malati; la pressione colle d ila è ca us a di ùolot·e , ed insor·gono rumori .estranei, musc,)la ri o di a ltra natura cl•e complicano l'osservazione . Il signor GPlle ha re!>o pt•atico q•ws to pt·occsso d'investigazione col le seguenti ma novt·c che dan11o i più p1·ecisi ri~ ultati.
All'orecchio del soggetto è ermeticumente fissalo un tubo di caoutchouc c he termina con una per a ad aria. Sopra di c~,;o vien collocato il diapason normale in vibrazione; l'individuo ha tos to una viva percezione acustica. Se s i comprime lu pera ad twia , quando l'orecchio è sano, si hu tosto una di:;;Linla diminuzione nell'intensita del s uono del diapson; cesf<a ndo di comp1•imere la pet·a aumenta nuovamente l'i'nlensità del s uono del diapson, e si può in tal m odo a piacimento -allcrnare il s uono forte col debole. Se il diapason vien collocalo s ulla gobba frontal e, i risultati sono g li stessi e si ponno osset·vare le identiche re.rnittenze . Sopra un individuo che abbia l'orecchio malato le cose s uccedono di\·et·sumente, e si può cons tata re che le condizioni .di mobilità e di elasticita dell'apparecchio d' ac:cornoduzione e di tras missione sono alterate. In falli, comprimendo la pera l'individuo non accusa un indebolimento del suono, ma bensì delle improvvise e vere cessazioni della corrente sonora, delle interruzioni della facoltà uditiva ad o):{ni compressione della pera, delle dis tinte inlermillenze nella sens ibilità acus tica. Qualche volta a vviene che questi f~nomeni non si produ·cono al primo colpo di compressione della pera, bensì al secondo od al ter zo; in alli'i casi finalmente il r isultato è negativo. Nello stato sano, con tali manovre non si provoca il minimo dolore e non si eccita la suscettibilità dell'organo uditivo. Nello stato di malattia assai frequentemente l'urto cagiona un dolore piu o meno vivo a livello del limpano,
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RIVJSTA DI AlUTOMIA E FISIOLOGIA
altre volte un ronzio acuto, piil di rado finalmente cagiona. il senso di vertigine o quella sensazione di vuoto che è ben, conosciuta da chi è affetto dalla vertigine di Menière. Si compt·ende che questo è un prezioso mezzo d'investigazione dell'apparecchio auditivo; col dinamometro si può misurare la pressione anche leggera che i l dito eset•cita sulla· pera ad aria. L'autore si è studiato anche di calcolare le di-· vet·se pressioni necessarie nello stato fisiologico per modificat·e la sensazione acustica trasmessa e per provocare disturbi acustici. Allo st.ato normale si riesce soltanto ad attenuare il suono, ma non è possibile estinguerlo totalmente con tal processo che dà un urto passeggero e debolissimo, poichè l'autore l'ha trovato eguale tutto al più ad un centim. e · mezzo o due centim. di mercurio del dinamometro indicatore. Sul Lt·acciato la linea si innalza d.i un centimetro e mezzo o due centimetri per una serie di oscillazioni rapidamente decrescenti; l'eftetlo è istantaneo. Si ha quindi in quest'esperienza un mezzo eccellente perinvestigat·e l'apparecchio di accomodazione ed anche per eccitare il labirinto, e perciò mezzi importanti capaci di assicurare la diagnosi pel rammollimento del timpano e di chiarire la patogenesi della vertigine ili Menière. Questa esperienza inollt·e ci indica quale sia la f11nzione fisiologica dell'apparecchio di accomodazione e di protezione· dell'udito, quest'apparecchio attenua i suoni e può ancheestinguerli; è quindi sull'intensitli del suono che esso agisce_
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RIVISTA DELLE MALATTIE VENEREE EDELLA PELLE
Oaue della reoidlva della Btmlde, pel dottor KmcHOFFER (Giornale inlernaoionale delle Scien,;e Mediche, fase 5). L'autore si domnnùa come accade che mentre i me<licam enti adopet·ati J~tet•minano la scomparsa degli accidenti sifilitici, dopo qualche tempo questi riappaiono con nuova int ensità? Come spiegar·e la latenza della sifilide? Si fa quindi a dimostrare che in quegta malattia il virus circola nel sangue per tutto il tempo in cui durano i sintomi. La cura antisilìlilica qualunque essa sia fa scompar ire questo virus dal sangue mercè assorbimento, ed i fenomeni sifililici scompaiono. Se più tardi si presentano nuovi accidenti sifililici bisogna, dice Kirchoffer, a mmettere che un punto qualunque dell'organismo in cui il virus si era localizzato ed accumu' lalo ma lgl'ado la cura, versi di nuovo questa materia virulenta nel torrente cit•cola lorio. Questi punti, i quali costituiscono veri focolai d' infezione· (focolai locali di Klebs ) s at•ebbero le glandole linfaliche, le quali potrebbero trattenere il virus per un certo tempo e sepal'arlo in quakhe modo dal resto dell' organismo (per·iodo latente della s ifilide). Ciò si verifica non solo nella sifilide ma anche in altri rno;'bi: è l'opinione di Virchow combattuta da Ze issl. L'autore ammette che l'organismo di un sifilitico, liberato da tutti i suoi accidenti sifìlitici tranne che d~gl'i ngorgh i ganglionari, può essere com pleta mente indenne da virus sifililico, t panne nei gangli, i quali costituiscono veri focolalai di autoinfezione latente. Cause che determinano l'uscita del virus dal focolaio e la sua nuova irruzione nel sangue, sarebbero i flussi gangliona ri: tale è l'opinione di Billroth. 81
RIVI STA DELL E MALA1'TJE VENKliEE
L'uutore concbiudc dai dali precedenti che la sililide è guaribile rat..licalmente, e che la si guarirà per certo, se si giunge a fare sparire completamente, olti·e i suo fenomeni ordinat·i, gl'ingorghi ganglionari. In fatti, se questi ultimi si dileguassero del tullo, non esisterebbero più focolai di auto-infezione. Bisognerà quindi proseguire la cura antisifilitica, fino a che non si può più constatare il menomo ingorgo ganglionare.
Contrlbuslone allo studio dell'erpete traumatloo, professore Roux (Rioisla Clinica e Terapeutica, ottobre 188t , num. 10) . Il dottor Verneuil in una s ua memoria comunicata alla
Società di biologia aveva ammesso tre varietà di erpete traumatico: un erpete periferico che appare sul tragitto di una branca nervosa lesa, un erpete di oicinan;a che si sviluppa al contorno di una ferita, ed un erpet.e a distanza, il quale si presenta in regioni lontane dalla sede della ferila. n dottor Roux riferisce parecchie osservazioni di queste varietà di erpete. Al pari del dottor Verneuil egli ammette l'influenza predominante della costituzione individuale, della diatesi, la quale entra in giuoco solto l'azione del traumatismo. Ora l'erpete appare sul tragitto ~i un tronco net·voso, senza m odificazione dello stato generale; ora le vescichetle sono precedute da una sta lo febbrile che cessa al momento della eruzione. Il dottor Roux inclina ad ammettere che in questo caso il traumatismo provocherebbe la febbre, mentre contemporaneamente determinerebbe la localizzazione :critica. Sull'uso del pe~anganato di potusa 1D. terapeuUoa., • speolalmente nel trattamento della bleDDorragta, di BouRGEOIS (Rioista Clinica e Terapeutica, settembre 1881, num. 9). Scoverto da Mitscherlich, uLilizzalo ·nella teraupetica chirurgica dagli Inglesi e dagli Americani solto il nome di
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fluido di Condy •, poi utilizzato per la p1·irna volla in Fran-cia da Dernarrruay, in ques ti ullimi anni il perman ganato di potassa è caduto un poco in oblio. Il dotto Bourgeois cerce ora di dimostrarne la eftìcacia in diver se affezioni suppurati ve e specialmente nella blemnorragia. La formola della iniezione proposta da lui è la seguente: P ermanganato di potassa . . . . . 20 centg. Accrua . . . . . . . . . . . . 600 grm. . . Nella blennorragia acuta, non appena sono cessati i dolori, si p1·aticano 3 di queste iniezioni al giorno. Nella blenn orragia cronica s i possono adoperat·e soluzioni progressivamente più concentrate. Si ottengono risultati favorevoli tanto nell'uomo che nella donna. L'autore ha utilizzato questo medicamento anche nelle otiti, nella dacriocislite, nella balanite, nella leucorrea, e crede che esso debba esser e riguar. dato come un potente & rapido modificatore delle superficie suppuranti . «
. IDJlueua del traum&UIIIIlo nell'estologi& 4ell& ttpa t&voaa, A uBERT (A nnales de dermatologie et de syphiligraphie, aprile 1881).
Dopo la scoperta' di Schoenlein è stabilito che la caùsa ·prima della tigna favosa risiede nella presenza di un paras- sila, l'achorion. (Schoenlein). Ma, accanto a quest'eziologia fondamentale, vi è tutta una serie di altre cause seco_n darie, occasionali; fra queste, l'autore richiama l'attenzione dei der matologi s ul traumatismo. Durante gli anni 18j9 e 1880 ha potuto raccogliere 20 ~osservazioni di favo traumatico, e che per sommi capi rife.risce. Esse si assomigliano t utte, e si ponno così riassumere: un bambino sano viene feriLo leggermente alla testa; la -piccola ferita invece di guarire nel tempo ordinario, dicviene il punto di partenza di una tigna favosa, che si loca-lizza qualche volta intorn•l al punto primitivamente invasoj -ma che può estendersi a tutto o a parte del cuoio capelluto . .Dallo statistiche dell'autore risulterebbe, che il favo trauma-
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RIVISTA DEI.LE MALATTIE VENER EK
tico s ta nella proporzione del 10 al 12 per cento dei cas i osservati. l casicitati dall'autore e nei quali l'influenza del traumatismo è bene stabilita, c i permettono di appr•ezzare l' impor·tanza che possono· aver·e nell'eziologia del favo le er osioni del cuoio capelluto qualunque ne possa essere l'ori gine; fra ques te, le pil't frequen ti nei fan ciulli, quelle protlotle dall'impe ttigine n peùiculis.
•all'lJlflueDS& clelle malattie febbrllt nella eWlde maD.lfeeta, DolL. PETR OWSKY (St. Peler.sburger mcdiciniscl!e Wochen!lc/trifl, ottobr e 1881, n. 41). Dalla maggiot• parte dei sifìlogr·afi moder·ni viene altr·ibuit.a alla febbre una certa azione sul processo sifllitico; però n on si tr·ova nei l!·alta li alcuna indicazione relativa al fatto, elle per mezzo della febbre si possa otLener·e la guarigione della sifilide. Questo viene insegnato però da trent'anni dal Gir at1ùeau in un vecchio trattato e sonosi océupati di sitfatta q ue s tione in partico!ar modo i mcJici russi (Eiziu$li:y, Eylaud t, Berensou e Law t·entjew). L'aulol'e ci narr a la stor•ia di tre malati : I. Un uomo di tr·ent'anni, di forte costituzione, sotl're di s ifilide da sei mesi; il mercurio fa retrocedere le manifes tazioni morbose soltan to le ntamente; dopo cir•oa un mese e mezzo di cura si ammala di vajuolo e s uper·ato felicem e nte scompaiono pure i segni della sifili.:e; da quel tempo sono l!•ascorsi parecchi a nni ed il paziente ò rimas to guarilo. 11. Un soldato di 27 anni, sotferse di sifilide l'anno trascorso, ùa oui r esiduò l' ingrossamento di una glandola masrollat·e che suppurò sotto l'azione di un Lifo atltlomina le. (Caso dubbio secondo l'autore). 111. Uu solùato d.i 23 anni con manifesti segni di sifilide s i ammalò di t•isipolu facciale con alta febbt·o. Essendo ques ta cessata, non fu possibile riscontrare manifestazioni sifi li tiche d i nessuna specie, sebbene non gli fosse s lalo pl'escritt~ alcun trattamento anlisifilitico. Osservato per parecchi anrù
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si Ì:} leovato sempr e liber·o da sifilide. Assai spes:;o é slato osser'vaLo dall'autore abb revi~tmenlo del corso della sifilide per mezzo del tifo.
La elettrloUà ulle malattie clella pelle, del doLL En<iAZ K unz ~Deutsch6 medicin. Wochenschrift, 13 agosto 1~>31, Il .
33).
Non e:;senùo a mia cognrztone che nelle malattie della pelle siu stato mai tinora sperimentato il trattamento elettrico, rd',•t·irò brevemenle due casi in cui l'uso della elettriciii! J'I'Odul;se rapidissima guarigione. I. Un giovano uomo lt·e giorni dopo una scot'pacciata di granclti d'acqua dolce ebbe una vio)en lissima ot·ticaria, e per quallJ'O giot·ni con un lcgger·o movimento febbrile eruppel'o s u tutto il cot'po pomfl della larghezza d'un lallero. Le n otti er·ano insonni; le lavande con acido caJ·bolico mitigavano fliquanto l' incompor·tabilo pru1·ito. Al quinto g-iorno mi venne per caso l'idea di pr·ova1·e la co1Te~le galvanica. Il ht·aceio deslt•o et·a lutto occupato da g1•ossi pomfl mediocremente sollevati. Sui più gl'ossi furono applicati gli ei~Llrodi {20 eJernenli, frequenti interruzioni e aller·native vollaìche), Su bilo s i calmò il dolore, e i pomfì s i appianat·ono a vis ta d'occhio. Dopo cinque minuti, durante i quali gli elettrodi furono applicali in divet·si luoghi , i pomfi er·tmo spariti, lasciandosi dieh·o delle macchie leg;:;e•·me nle eJemaLose senza prurito. La sera segui una nuova eruzione di ot·ticat•ia. L'esantema compat'vA esteso su tutto il cor·po, solo la mallima appresso il br·accio galvanizzaLo era completamente libero. La farad izzazione di tulli i pomfi, in mezz'ora li fece completamente scompa t•ire, e per l'l pt•ima volla nella noLLe ebbe sonno tranquillo. T re gior·ni dopo segui una leggera r ecidiva, cht~ con la far•adizzazione fu subito dileguata . Il. Una signora aveva da tr'e giorni, con fenomeni febbt·ili e violenti dolori, un et•pete zoster che non ostanle gli unguenti rinft·escanli, andavu a umentando e tormentava mollo la malata. Un gruppo di vescichelte lat•go quanto la palma
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RIVISU DELLE MALATTIE VENEREE
della mano s i trovava all'epigastrio, un allro fra la linea m&mmillare ed ascellare, un terzo contro la colonna vertebrale. Tra questi gruppi nelle ullime ora riebbe una eruzione di s ingole vesciche lte che sembravano cosi chiudere la ci n tura. Nella linea di questa cintura in un luo~o libero da vescichette nella r egione ascellare vi era una notevole sens ibilità solto la più leggera pressione. Per la cosi frequente combinazione dell'erpete zoster con le nevralgie mi venne naturale il pensiero di ricorrer e alla elettricità. Applicai per circa cinque minuti gli elettroùi di una baLte1·ia galvanica di d iec i elementi con fr·equenti alternative voi Laiche. Lì per li le vescichetle si avvizziroiw e si disseccarono. L'operazione fu piuttosto dolorosa, ma dipoi la ma lata riposò tranquillamente per quattro ore. Siccome il g iorno appresso comincma r o no a formarsi nuove vescichetle, applicai _per un quarto· ù'ora 20 elementi, ponendo gli eletlt'odi più che possibile sulla cute sana (l'anode sul luogo dolente nella linea ascellare). I dolori tosto si dileguarono e l'affezione fu guarita senza più tornare.
·- Su dl1Ul nuovo mezzo curativo -
U naftollo - oontro le malattie della pelle, pel dott. K APOSI ( Ceniralulatt Jii.r die medicinischen Wissenschafie n, n. 41, ottobre 1881).
Partenqo dal pensiero che f1·a i diversi corpi, che riuniti costituiscono il cali·ame possano tl'ovarsi racchius i uno o d a llro corpo chimicamente puro ed isolabile, a cui s i debbono le virtù terapeuliche del catr·ame senza averne le prop1·ielà spia- cevoli, intraprese l'autore alcuni studi s ull'azione léra peulica del naftolio fino ad ora non solloposlo ad espe1·ime ttto . Il naflolio si scioglie quasi nello stesso peso di a lcool, nello spi1·ito di vino, nell'olio e nei gra s~i fi ssi. Può perLa n to venire adoper alo in soluzioP.e a cquosa, alcoolica e sotto forma di sapone. Se spalmasi una soluzione a lcoolico-ncquosa ùi naftolio s ulla pelle sana, acquista la pelle una piacevole m orbidezza; se la pennellazione si ripete frertuenlemenle o con
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soluzione concentrata si annera la pelle e si desi]uamma in lo m elle, possono anche sopravvenire fenome ni d'irritazione. L ' u n l-{uenlo a l contrario (1- J:J: tUO) ir·rita soltanto dopo 4-7 g iorni di durala ùel r imedio. Il na~()lio viene assot•hilo dalla pelle, e dai reni emesso coll'urina. In Lulli i mulo ti si Lt'O\'Ò dopo 12 ore l'orina loehida, del colore di mosto ùi vino giallo-rosso, in alcuni divenne ver de oliva, simile all'urina contenente catrame od acido fe nico, senza per·ò che vi fosse commista l'albumina. - In u n solo caso s i sviluppar•ono in un fanciullo afl'clto da pruri ~i n e dopo la seconda pennellazione s ulle estremità i fenomeni complessi di un'intensa infiammazione renale. Ma poiché lo stesso fanc iullo dopo la s ua riarnmissione fu per quatt ro settimane pennellato con una soluzione di naflolio al 5 per •;o senza alcun danno, cosi può sempre s uppors1, che tale inconveniente s ia stato solamente accidentale. Il n aflolio ha quas i nessun odol'e tanto in soluzione, come in u n guento. Colora la biancheria in rosa se vi rimane a contatto per lungo tempo, ma le macchie s i possono allontanare con lavature. In tota le furono curati 106 malati con naflolio. Il contingente ma ggio1·e fu dato dag li scnbbiosi ('•2 mala ti). Qui preservò ottimame nte delle recidive l'ung uento di naftolio (nartolio 15, s ug na ·100, sapone verde 50, ct•eta bianca '10), l'am· . malato di scabbia nello spazio rli 24 ore fu due volte energicame nte fr·izionato e pescia fu a vvolto in coperte di lnna. L'unguento di na flolio ha tutte le buone fJUal ità dell'unguento di He b1·a e Wilk!nson us ilatissimo nella clinica di Vienna, che notoria mente si compone di solfo, cat1·ame, sapone e grasso. l cunicoli dell'acar·o si disseccano tosto e contemporaneamente scompaiono gli ellelti della scabbia, le pus tole e gli eczemi. -Furono trattati col naftolio 17 casi di psoriasi e precisamente collo stesso J'is ulta to che si ottenne coll'acido crisorobico e pirogallico, colla differenza pe1'Ò che il rimedio non irrita la pelle e non scolora la biancheria. Nell'eczema può il naflolio venire impiega to soltanto cogli stessi vantaggi del calt·ame. Si scieglie a rag ione 1l periodo in cui l'afl'e zione eczematosa della pelle non possiede
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più oppure non presenta ancora intens i fenomeni inft~m m a tori, ed allot·a sono utili 2-~ t:en nellatur e di nanolio nella proporzione di una sol uzione di •/• al 2 per o/., per calmare il prurito e p~r r endere la pelle pallida, liscia e morbida. H a luogo talvolta sotto l'uso del naftolio il coloramento b runo e la desr1uammazione; allora sor ge il per·icolo di un aumento dei fenomeni eczematosi continuandone l'uso. Di particolare valore è il preparato per qualunque eczema artificiale, come s uole avver·arsi in conseguenza di sc&bbia o di pt·ur ito. - In particolare vie ne aMor·a posto in rilievo eire l'eczema squammoso e ~eborroic·o del cuoio capelluto sembra aver tt•auo mollo vantaggio dalla cura di unà soluzione eli nafLolio. Lo ste,.so gi•Jva per la seborr·ea del capillizio e in alt.o grado per i malati di pruri go, che furono rapidamente guariti con due pennellature giornaliere posto da banda qualunque altro r imedio. Anche in un ca:;o d'icliosi e di lupus er·il•1motoùes l'impiego del rimedio ha dalo buo ni r isultati, mentre r imase s~nza effetto contro il lupus vulgaris e l'epitt!lioma. In hase a tali re"ullali nul!'e speranza l'a ulor·e che n oi possP.deremo in avvenire nel naftolio un mezzo, eire in sè racch iutle i vantaggi, e non gl'inconvenienti del ce.trame.
Sulla •Wtde della larillge, del prof. G. LEwrN (Ber lin. Klin. W ochenschr, ·10 ottobre 1881, n. 41). Il prof. Lewin ha tratto l"fUes ta !'ua r elazione s ulla si(ì)ide della laringe da un mater·inle di :30000 ma lati che furono per la maggior parte da lui stesso curali nello spazio di 18 a nni a llo spedale della cari Lil di Berlino. , L'autor·e pr·ima d i Lutto du la forma Lipicu del processo pa tologico-islologico cbe sta a fondamento di tulle le malattie sifililiche, con cui polreh!Jer·o spi ·~gat•si tanto la sclerosi locab' iniziale quanto anche tult~ le successive affezioni s ifìlitiche nPi diver·si or(Zani compresa la lat·inge. Ogni afl'ezion e silìlitic-a cio;• comincia con la for mazione di cellule rotonde specifiche che procedono dal tessuto connettivo a cui sp-
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'Pat'liene l'avventi~ia. Queste cellule differiscono principalmente da quelle della comune inliamrna~ ione per ciò che esse non sono r·apiùnmente distrutte come le altr·e, ma persistono lungo tempo e si adu t:!nsano, di modo elle a poco a poco prendono tale consisleuza Lla provoca1·e nel tessuto elle le ac·coglie un dupplice ordine Ji fenomeni cile si s uccedono g li uni ogli allJ'i. Dappr•ima le c~:llule J•o tond e, a guisa di corpi esLt·anei, producono una irr·itazione e in cunseguenza una iperemia -de' capillari, e p ll t' rafflusso di umori che ne s eguita anche una iperplasia di esso lcssutv. In appresso c1ueste cellule, pel loro crescente aJdensament•>, fanno compr·essione nel luogo occupato , che finolmenle per i dislut·bi di nult'izione -che ne u vve11gono p~tssu oll'\Jsilo di nccr·oi.Jiosi gr·assosa. Eccezionalmente può romu:trsi pet• accidenlule infiammazione anche l'ulce r·a~ ione e la ~angre na. L'aulor·e escmplili ca questi Culli ne i !:in goli Lessuli. La scle.r osi inizia le della pelle n on va più in là dci t•ammenlati esiLi. Da un IaLo le cdlu le roto nde stesse, dell'altro la cornpl'Css ione dd tessu to connellivo del corpo papillare da loro O[Jerala, a cui s'ag-giun~e il processo che surà descritto d'addensamento delle l'areli vasali formano la scleros i iniziale -csrstlel'istica, dei vasi sanguigni; per ò questo pt·ocesso pt·entle un caratlet·e complicalo. Menlt•e nells avventizia e nella m6Uia g li elementi musco!al'i coneltivi ed eluslici sono semplice mente ipel'lrotizzati, la ipet·plesia nell'intima si palesa come un gonfiamento dPlle cellule epitelia li (Arterite granulosa). Lo stesso proeesso s i efi'etlua nelll:l ptli'Li dei vasa vasorum. Le CE;ilule così rigonfie soggiacciono poi alla d•! genet·azione .adiposa e rruindi !>i distaccano (arterite desquammativa). E t{ueslo puù tlnalmcnte aver•e pet• conseguenza loobliterazionl! dei vasi (Cll·ter•ile oblil<wante). Più lardi deve natur·almenle succedet·e in conseguenza tli questo distu1·bo di nutt·izione la n ecrobiosi, e queste melu mot·fosi regt·essive r·appresentano la cosi tlelta ulcer·a ùut·a. · N el modo stesso della se.!erosi iniziale della pelle decorre il processo sifililico sulla mucosa e nel parl:lnchima deg li ot·gani viscerali. Dovunrrue le cellule r otonde ~ener·ano irrita.zione, comJWessione e necr·ohiosi, solo che questi stati si
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modificano secodo le propr·ie tà istologiche e fisiologiche, <li ciascun organo. In flUanto alla laringe, la irritazione operata dalle cellule specifiche, si maniresta dappr·ima come ipcrerrlia unita a lurgore della mucosa" eritema sifìlitico della laringe "· L'autore stima esalta questa òenominazione e dimostra quanto sia poco g ius tificabile quella che s i lro~a in quasi tutti gli autori di " catarro sifìlitico laringeo. • Mentre un processo catarrale sifìlilico non si ammette nè sulla congiuntiva, nè sulla mucosa del naso, dell'uretra, della vagina, ques to s i vuoie os tinatamente attr·ibuire alla mucosa della Jar•inge. E poi s i aggiun ga cl1e manca il carattere principale d'ogni stato calilrrale, cioè la ipersecrezione delle glandole mucose, · c he anzi sulle cur·de vocnli dove gener·almente non trovans i glandole mucose, non v'e neppure la possibilità che succeda. L'eritema della 181'inge si manires la c0n un lieve turgor e ed un color r·osso chiaro dappritlcipio simile a quello della larin ~ile cata1·r ale, ma che poi rapidamente, come nella sifìlide della pelle, passa al rosso cupo con punt<>ggiature Hvide, e questo ·probabt lmente sia perclté vi ha trasudamento della ematina, mollo pigmentata del sangue silìlilieo,sia perché l'infìltrazione delle cellule specific he, come sopra si è dello, cagiona per compressione s tasi ve r.osa. Con questo speciale colorito apparisce qua e là una leggiera desquamazionè degli epitelii. Questi vonno racilmente soggetti alla tras fo rmazione adiposa; allora si dis tacca no dalle cellule della r e te e sono racilmente dilavati dal lif)uido che tr·asuda dai dila tati capi llari delle papille, e q uesto tanto più in quantocllè il movimento fi brilla r e delle corde vocali favorisce ques to distacco. Laringite papulosa. Per la dilatt1zione dei vasi sanguigni, il cresci:uto trasuda mento e la l!er'minazione delle cellule ro. tonde specifiche, iper·lrolìzzano le papille e si sollevano a! ùi sopra dd li vello delle parli circo n vicine. Queste iperplasie sono solo esternamente piane; cosicchènllarnigoscopio difficilmente si possono scor·gere, s imili alle cosi dette placche mucos e, segnatamenle dei genitali, ma non ai condilomi larghi della pelle. H loro epitelio !'i distacca per la tras formazione adi-
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p osa anche in ma~gior grado che nell'eritema. In pat·i tem po a lrotìzza la t·ete per ché compt·essa cl alle papi Ile che penetrano in essa a g ui sa di zaffi e cosi facilmente s i producono e r osioni della mucosa. La sede di questa affezione er a nel m aggior numer o dci casi nel mezzo delle corde vocali vicino ai margini liberi, dove come é noto, preesiste un cot·po popillare. In minor gtad o queste iperplasie erose furono viste sui ligomenti at·i-epiglollici, in dive rse parti della epiglottide e anche s ulla membt·ana intetaritenoidea. Queste potrebbero pe rò scambiarsi con a ltri processi. Questa regione, povera di fibre elastiche, ricca di glnndole a gt•nppolo che giacciono in un lasso !'<L!·ato soLtomucoso, facilmente va so~getta a lesioni meccaniche nella fonazione, e s i formano cos i erosioni ed ulcerazi0ni, segnata mente quando si a ggiunge un proce sso catart·ale. Questa spiegazione concilia nel miglior m odo la controve1·sia fra gli autori cbe negano e coloro che ammello no i cundilorni piani nella lnringe. L'idea di tal uni autori, speci almenle del Get•hardt e del Ro th, che i cond ilomi piani sienCJ mollo fr·equenti nella la1·inge e ca usa della ra ucedine è cer-tamente ert·onea, poichèda una parte le s ta contro Id s tatistica, dall'altra la fotma e la sede di f]ues te manifestazioni. In quanto alla s tatistica, non il15 per Cf!nto come i citali autori sos tennero, ma s olo il 2 o 3 per ceuto soffhi·ono di I'aucedine. La aiTer mazione del Mackenzie di aver trovato i conditomi in 37 pei' cento fa tanto più maraviglia in quanto che in un altro luogo egli stesso dice tali produzioni estremamente rare nella laringe. In quanto alla forma di questi conditomi, essi sono descr·itti degli autori come rile vatezze piane bianchiccie, come protubet·a nze a cuminate, come ce rcini rossi lempestati da sottili escrescenze, ma da nessuno sono chiaramente descritte come condilomi piani. Lo s tesso vale anche per le piccole granulazioni ro tonde di color rosso pallido grosse quanto un seme di papavP.ro c he Fauve! e Moure indicano nelle loro tavole come conditom i. In quanto alla sede di queste produzioni é da osservar e, che esse in molli dei luoghi in cui da ques ti autori furono os serva te, . non polrebbeto formars i, poichè ivi mancano generalmente le papille. la cui iperplas ia costituisce i condilomi.
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Ulcera. -La maggior parte degli autori ammelLono solo
due fot·mc di ulcera: l'ulcera condilornalosa e la gommosa; Schnitzler e Sommet•bt•odt anche la follicolat•e. Il Lcwin è d'accordo coi primi. La sifnic.le non attacca mai i follicoli, ed anche la cosi delta acne sifìlitica della cute ha preso questo nome piu per una cet·ta r assomiglianza con l'acne volgare ·cile per una veramente identiea alterazione dei tessuti. Le ulcerazioni condilomalosesono naturalmente lantorare quanto i condilomi. Frequenti al co ntrat•io sono le ulcet·c che sono rpt•odolle dal disfucimenlo di una infiltrazione sifililica cir co::.ct•illa e perciò potrebbet•o distinguersi col nome di ulcere :sifilil.iclte d'inn!lt·azione . Questa forma può bene essere iden·tica alla forma indicata dagli autori francesi col n-.~me di lal·ingite ipet·p_lasliCH. Queste ·ulcerazioni si compot·tano nello .stesso modo delle ulcerA di eclima e di t•upia. Solo dilfer·i::;coHo da queste fot·me perchè la dis tr·uzione non e preceduta da una formazione puslolat't!, e questo si intende, perchè una mucos a come pl' i,·a Ji uno slt·ato corneo res istente e presto macerata o lacet•at.a dalle tnas~e JJUrulente. Queste ulcerazioni si distinguono dalle gommose per decorre t·e più super·:ficialmentc. Mentr·~ le ultime si eslenùono r·elalivamente pt•esto in pt·ofondilà e quindi distt•uggono muscoli, ligamenli -ed anche cat·tilagini, que~le parti otft·ono alle ulcere per int-iltt•azione una insuperabile resistenza. l lor·o margini m1on sono pt·ominenti e raramente escavati . Il loro secr·eto è talora -cr<::moso, spesso sieroso-purulento e si stende sulla superfi cie dell' ulcet·a come uno sll·ato bianco-gialliccio di apparenza qua5-i lar·dacea. Con un conveniente ll'attamento le ulc.cre sono facilmente conùlotte a guarigione. Solo rimane nei mat•gini una tendenza a las.-:iare germogliare delle granulazioni che facilmente si tt·as for•mano in produzioni poUpo;;e. L a molliplicità de i tessuti che C05:tituiscono la laringe, le lot•o diverse pr·opt·ie là istologiche, la complicata funzione di questi divet·.si tessuti, seguatameule dei muscoli e dei li gomenti situati in uno stt·etto spazio gli uni pr·esso gli allt•i, sono cagione di gt•andi differenze nell'aspetto e nel decorso delle ul ce·razioni. Questo mostrasi specialmente nella epil!IOUide. Alla ::;upcrlìcie anteriore di questa, dove la mucosa che rive..; te
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la carLilagine è solo unita per mezzo di un lasso tessuto col sottoposto strato elastico, le ulcerazioni non s i approfondano m ai molto, mn spesso si estendono in superficie. Lo stesso· è per le ulcere sulle pliche glosso-Ppiglolliche, dove un li p-amento elastico im pedisce r approfond irsi della di~truzione . Non cosi u~ualmente sulle pliche faringo-epiglottiche. L'ap· parenza speci ale di corrosione che hanno le ulcere sui margini della epig-lollide deriva da piccole aperture che qui s i tr·ovano, che in parte sono r iempite da mà teria cellulare e servono al pns~-a~gio d,,i vasi sanguigni, in par te sono occupate da glandole acino~e che ft~cilmenLe distrugge la sifilide. Sulla su pertlrie posteriore della epiglottide, il ricco cuscinetto adiposo in cui giacciono le glandole aggrPf!llle anteriori offre un acconcio terreno alla corrosione. Rat·amenle l'ulcera pas~a sulle glandule aggregate posteriori in vicinanza della incisu r·a intera riteooiclea. Al contrario queste glantlule danno spesso occasione ai pr·ocessi catar-rali. Sopra questo il Le w in prende in considerazione le diverse affezioni che si limita no alla parete pos teriore della laringe immedia tamente dietr·o la incisura aritenoidea . Le indicate condizioni anatomiche qui esi::;tenli, segnala· mente la quantità di glandole mucose profondamenLe situate e le rigogliose papille fann o che tanto il processo catarrale quanto illubercoloso e il sifilitico i vi s i localizzino di preferenza, e la diagnosi offra delle difficoltà. Processo gommoso. - L'autore distingue le gomme cit·co· scritte delle infiltrazioni gommose diffuse . Le prime suddividein sifilide nodul11re e in grosse gomme circosct•Ute. La sifi· Jide nodulare della laringe è qualificata da un maggiore ominor numero di nodelti rotondi fino alla grandezza di una lente, bP.ne delimitali e un poco sporgenti sopra il livello· delle parti vicine, per lo più confluenti. Sembra che passin()rapida menle n ella degener azione caseosa o purulenta, per cui il loro color e dappt•ima rosso prende una tinta giallastra. Essi hanno tendenza a produrre profonde distruzioni e a distru g~ert~ intiere parti della epigloLtide, delle corde vocali e di altre parli. La diag nosi fl•a essi e i noduli del lupus volgare è talora difficile; tuttavia i fenomeni reattivi in fiamma-
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tori, il turgore delle pat·Li vicine, il suo lento corso distinguono il lupus volgare dallo specifico. La diagnosi è pure confortata dalla presenza eli allri fenomeni sifilitici. In questa categot·ia di tumori poLrebLero annoverarsi i neopla.smi descritti come gomme dal Waldembur·g, Mandel, Fauvel ed allri, ed anche i noduli indicati dal Moure, Dance e Simpan come eruzioni papulo-Lubet·colose circoscritte e globulose. L e gomme sotto forma di grossi nodi circoscritti, come si osservano in allri organi, pelle, fegato, testicoli sembrano se non quistionabili, certo mollo rat·e, e non son•> ancora abbastanza bene studiate. Al contrario le infiltrazioni gommose diffuse occorrono frequentemente nella laringe. Anche queste spesso distruggono in profondità; il loro car&ttere è determinato dalle condizioni anatomiche del terreno occupato. La epiglottide e le corde vocali sono i luoghi di predilezione di queste ulcerazioni. • Pericondriie. - Questa è più spesso secondaria, ma anche una forma primaria è ammessa dal Lewin. Ambedue le forroe di pericondrile portano seco gravi pericoli; potrebbero con. durre per la irritazione infiammatoria, per l'edema collaterale e per la formazione eli ascessi alla laringoslenosi. La terapi11 della sifilide laringea è quella della sifilide in generale. Contro il pericolo della laringostenosi, nel maggior numero di casi si è mostrata efficace all'autore la cura forzala con le unzioni di sublimato. . D miorobo del pu blenorragloo (dal Journal de Medecine et de chirurgie, novembre, 1881). Già più volte è stata segnalata la presenza di microbi n el pus dell,a blenorragia. Recentemente W ~iss ha confermato tali fatti. Il pus sottoposto ad esame era stato tollo da uomini e da donne e raccolto con tutte le precauzioni necessarie. In tutti i casi il microscopio ha rivelato la presenza di piccoli corpicciuoli, talora isolati, talora ~miti due a due o costi-tuenti aggruppamenti più numerosi in modo speciale in mezzo -.ai globuli di pus ed agli elementi epiteliali.. Questi corpic:.ciuoli si incontrano sempre col loro aspetto caratteristico.
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\Veiss ha in tal modo es aminato il pus di trenladue ammala ti eJ ha in ogni caso incontt·ate le dette f01•me parassitat•ie. In via di confronto egli ha esaminato il pus tolto dal· l'Ut·etrile semplice, dalla balanopostite, dall'ulcero molle, dal si fili ti co, dal bubone e dalla leuconea ecc. ed in nessun caso eg li b a potuto trovare gli elementi speciali che egli considera come caratteristici della blenorragia. D a l punto di vis ta del trattamento \Yeiss insiste special· mente sull'azione parassiticida dell 'ipermanganato di potasso. Infatti in tutti i casi di blenot·ragia vaginale curati per m ezzo di iniezioni fatte con una soluzione di 25 centigrammi in mille grammi d'acqua egli ha potuto constatare la rapida e note vole diminuzione dei microbi. Nel tempo stesso questi per·devano la loro zona d' inviluppo e subivano certe modificazioni che indicavano la loro alterazione e la loro distruzione in seguito all'applicazione di detta sostanza .
.Irtte aUllltloa (Journal de M.édicine et Cttt:rurgie, novembre 1881). L'irite sifilitica è da Ricord considerata come un accidente ·di transizione che tiene il mezzo tra gli acddenti ;;econdari e gli accidenti terziari; ma nulla vi è d'assoluto in questo modo ·di vederd perchè l'irite può essere osservata in epoche variabili dell'evoluzione sifililica. Fu pur sollevata la questione se la sifilide colpisce dire t.tamente l'occhio o se essa non fa che r isvegliare la diatesi reumatica in certi soggetti. A questo proposito Panas crede ·che vi abbiano due varietà di irite sifilitica: l'una essenzialmente sifilitica, l'altra che si sviluppa negli individui con diatesi reumatica, e ciascuna di esse ha un decorso spe·ciale. La prima forma ha un decorso lento, senza dolore e con iniezione e rossore scarsissimi. P uò accadere che l'individuo cosi ammalato non si preoccupi affatto del suo stato e non consulti il medico se non allorché sono sopraggiunte ulteTiori complicazioni; a questa visita si scoprono ordinaria· mente delle sinecchie od una retinile sifllitica.
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La l"econda forma al contr01·io può essere considernt& come mista, cioè sifililica e reumatica nello stesso tempo. Vi. ha allora abbondante iper·secr·ezione sie1·osa con dolori vivi, into1·bidomento della cornea, acqueo-capsulite. Si deve adunque essere p1·evenuti dell"esistenza di questa forma, imperocchè si potrebbe supporre, stando ulle descrizioni classiche, elle essa ~ifl esclusivomenLe reumatica. eù in nessun
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colln si fEtide. La pl'ima forma è certamente mollo pilt frequente, ma Ja, seconda non cessa per questo di essere una mnnifestazione sililitica. Anatomicamente queste d ue forme sono netLamente distinte. Nella primQ infatti esistono specialmente essudati plas tici; nella seconJa, come nel reumatismo, hann o luogo specialmente prodotti sioJ•osi. Or ibene, l'irite plastica sembrerebbe a primo aspetto che dovesse esset·e mollo meno grave dell'irite sierosa; ma in realtà ò mollo più grave, poichè produce delle sinecchie, r estringimento del campo vis ivo. c frequentemente anche alterazioni dci processi ciliari come pure laco'roidile. l~ importante che si incominci sollecitamente la curo; non bisogna accontentarsi delle deboli soluzioni di atropina, poichè è necessario dist.rugge1·e le aderenze eh& hanno ovulo il tempo di formarsi e per taleintenlo biso~na ndoperare soluzion i di dieci centigrammi di atropina in trenta g1·ammi d'acqua; èevonsi pure applicat•o compresse calde onde facilitare il riassorbimento degli. essudali ed instiluire un lratt.amenlo assai energico. Nei casi di irite sierosa il pericolo, benchè grande, è meno imminente. Vi ò tanto maggiot· bisogno di non confondere queste due forme in quant.o. che l'assenza della fotofobia c dci dolori potrebbe far trascuJ·ure la prima. Pnnas ritiene che la diagnosi tra l'i rito sitilitiea e la semplico col solo aiuto dei caratteri obbiettivi è presso a pocc. impossibile. La colorazione dell'ir-iìde, pet• quanto se ne si a detto, non ha valore alcuno; il suo cambiamento di forma, che si è voluto considerare come speciale, non ha nulla di caratteristico; soltanto i conditomi dell'iride hanno una certa importanza; col mezzo. di una lente si possono vedere sul-
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l'iride dei piccoli luber coli che formano s por•genze ùi color poco più enrico del resto della membrana. Essi non poll·ebbero confonders i, che coi lubercoli dell'iride, fenomeno d' altronde es ll'c mumente r ar o. I conùilomi fre((uenlemenl'e ma n· cano essi s tessi, di modo elle non s i può dalla lo r•o assenza giudica re la nntura s ilìli lica o non della lesione. È s pecialm en te sugli anl•' Cedcnli del mulalo e sulle ci!'cos tanze elle s o no precedute che ùobuiamo uppoggia i'ci per far·e la diagnosi di una irite s ifìlilica. Da pa rte del cor po cilia r·e ponno insor·get·e ùélle manifestazioni me no bene co n o~ci u le rlell'i!'ile silililica. Ponno ma nifestaPs i ne i pr ocessi ciliu l'i delle ver e gomme; ma anche senza da r· luogo a vere gomme il processo sifililico può pi'O· durre la cicli te. Vi ha in allor·a un iniezione assai viva della con giuntiva, diminuzione nt:l la te ns ione dell'occhio e dolore es trema mente vivo a livello del punto malato. Il pt•onos lico è in allora mollo più g r·ave di quello dell'irile s emplice. Il ft~~llo impor·tantc, dal punto di vista del trallamento è la r·.apidità dell'azione terau petica; devesi però cercare di a gire per le vie più rapide. Quivi i mercuriali hanno mollo maggior importanza del iodm·o di potassio. Si deve r·icorrere principalmente alle friz ioni mer curia li ed in certi casi anche alle iniezioni sottocuta nee. Si deve per·ò contemporaneamente somminis trare allresi il iodur·o di potassio ed ins is tere sopra tutti i mezzi locali e specialmente l'atropina. Non si può considerare il ma lato in via di miglior•amento se non allorqua ndo si sia ottenuta la dilatazione della pupilla e che le aderenze iridee siano s ta te dis trutte.
Studio •ulle •l1llldl •oono•olute, del dottor L UIGI JuMON. (Giornale rt. delle m alattie veneree e della pe'lle, dic, 1881). Al F ournier s i deve il nome di s ifìlide sconos ciuta, per il quale s 'intend0110 C(uelle manifestazioni tardive sifilitiche che avveng ono in individui ~h e nemmeno sanno di essere sifilitici. ·Ciò, s econdo l'autor e, può accadere o per chè la s ifilide è ignot'ata in apparenza, ed il mala to si sforza di negare al 82
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medico l'ulcera e lP. s ue manifestazioni, o pe1·chè realmente i primi fenomeni sifllilici sono passati inosservati. I più tengono per questa seconda spiegazione. Bis ogna però di-5lioguet·e la s ifilide sconosciuta da quella dissimulala o negata come avviene in molli ammalali, mass ime nelle tlonne. Circa la fr.equenza di ques ta sifilide sconosciut~ si può giudicare dali!' !"eguent.i s tatistiche: Fournier '187G- 'l Sifilidi sconosciute all' s tadio su 19 sifilitici } Uomini · 4 • • at3• • · .. 2L • 1 , " al 2' • • 16 malate } 5 • • al 3' • " 1O » ~ Don ne 18i7- 3 • " al2' .. " 80 1 • .. al 30 • " 32 J Uomini 2 ~ ., al 2' • " 19 Donne 3 " • a i30 • • 1O
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L'autore fa notare che queste statistiche sono falle s u maIali dell'ospedale poveri,che meno curano la propria persona . nei benestanti la frequenza della sifilide sconosciulaé minore, Di più, nota l'aulot·e, la sproporzione fr•al"uomo e la donna: su 126 casi 36 uomini, 90 donne: ciò, secondo lui, si deve all'ign oranza in cui è tenuta la donna circa le cose naturali. Rileva anche la maggior frequenza dei fenomeni terziari. ·
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Per pal'lut•e di s ilìl ide sconosciuta bisogna prima esami· nar·c due ipotesi, wder c cioè se quflste tar·dive manifestazioni silìliLiche possono ri pe l~rs i o dall'et·eùità o dulia mala ttia sitilit.:a d'ass alto (la o:Jr ole d' emblèe). L' et•edità non è am missibile; essa ha chiar·c ed esplicite manifesta zioni e le sue pr ove si r~mno nella prima età, non ma i o quasi mai a ll'ulà avanzala. Besta l'al tr·a ipotesi che il male celtico sia venuto d'assalto (la oér ole d'emblée): qui s i possono fare due distinzioni - 1• la malattia può l'at•e invasione nell'e<~onomia senza l' ulcel'a, ciò che s i chia ma la oér ol e d' emblee 2• l'acciùenle pt·imili vo, l'ulcer·a, e sis te certamente ma é passata inossel'vala. Hispello alla pi'ima distinzione la ipotesi del la m a lallia sitiJjLica d'assalto secondo l'aulOI·e non è ammissibile, come non è presentemente riconosciuta la esis tenza de coside llo bubbone d'assalto (bubon d'emblee), che per gli s tudi del Hicor·d e d·'l Ma uriac viene bandito da sitìlo~rafì moder·ni, non avendone i caratteri eziolog ici e palologici. In gcner·ale la osservazione ammette che s ia necessal'ia la pt•esenza dell'ulcera per· lo sviluppo della sifilide, che per ò poll'à llene esset•e ignorala da ll'ammala to per la s ua posizione, car·atler·i, ecc. Molli ammalali non ricono scono la esistenza nel loro cor·po dell' ulcdra sifì litica perché credono che essa dellba sempre venire ai genitali esterni, mentre invece essa può apparire in altri luogh i come alla bocca , al viso, all'addome, alle cosce, ecc. Di qui l'ignoranza. L'autore cita esempi in pt•opos ito e aggiunge che la storia stessa di queste sifilidi non conosciute rivela un modo di contagio protei forme della malattia o per mezzo di fanciulli ammalati, d'oggetti domestici, di islrumenli chirurgici, ecc. Cosi avviene dell'ulcer o sifilitico che si prende col vaccino_ L' ulcera può essere s itua ta profondamente o in luogo O\'n. difflcilmenle si rinviene (nella vagina e collo dell'utero): ci& dimos tra la frequenza del passare inosservata. Cosi nell' uomo può essePe nascos ta da un fim osi o trovarsi nel mealo urinario. Certe professioni espongono a contrart·e l'ulcera senza s aperlo (esempio i medici). I n allri ne è causa l'incuria, la spor chezza e la negligenza di sé medesimi: altri si credono invulnerabili, alli'i si credono in braccia a donne di specchiala etl
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inconlesLabile onestà! A ggiungansi a queste tutte le t•agioni per dissi mulare il male. In ullimo, nola r aulo r·e, la s ifilide trasmessa a lla maJt·e durante la ges tazione da un figlio j:(ener o.lo da pndre s ifì liLico. Bisogna put• r ifl ettere che l'ulcer·a c le s ue manifestazioni secondiaeie, massime se blande, pos s ono essere peese dal malato per cose di lieve momento e non di natura sifì lilica; tanto Basser eau fìn dai suoi tem pi diceva: « E r.et·Lo che le ma nifestazioni precoci della sifilide " costituzionale pos~ano avere una forma cosi benigna da "percort•ere i lol'o periodi all'insaputa dei malati . La prali ca " dò. frequenti occasioni di dimosll'al'e CJUeslo vi-rtu, ch e è • troppo impol't.a nte a conoscet·s i, perché in ca us a di non " aver tenuto conto di questo fallo e di fjualche altro, un " gl'an numel'o di s intogpafi hanno a llt•i bui Lo, senza t a n lo " esame, al virus s irìlilico la pt•oprietà s ingolat•e d i ~ prod urre
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per la p t·ima volta degli effetti generali s ull 'eco• n ornia, 20, 30, 40 anni dopo gli effetti locali del con lagio • . - "Ciò si confet·ma maggiormente a i di nostri. - P assa quindi l'autore a pa daee delle funeste con seguenze che pot·la l'ignor an za della esis tenza di sifì lide in corti a mmalati. E ssi aggravano maggiormente, e il lor o male ingigantisce alcune volte per·che non curalo. Cita poi mo lte ma lattie, massime cer ebrali, i cui s intomi sono comuni a mala ttie volgari (sicl, che debbonsi ritenere si fìlilic he e come tali c urare, e a ltuesle a;;~iunge molli casi di ti si pol mon are (gomme silìlitiche) e mala ttie di cuore e aborti n elle gesla;doni. Il non trovare antecedenti non ~. seconJo l'autore, una r agione pel' non c redere alla natura s iCìlilica dei fenomeni: il medico, se sospetta la s ifilide , deve interr ogar·e con un esame minuzioso tutti gli ot•gani che possono pol'lare traccia di una s ifil ide anteriore . Le conclusioni dell'autore sono le seguenti: 10 I n tesi generale l'as~enza di se~ni manifesti in o r · dine di diagnosi di sifi lide non ha valore, perchè è dimostl'a Lo che la malattia silìlitica può esistere nel malato a sua in · sa pula. 2" La diagnosi di sifilide si dov t'ù far·e coi segni s inlomatologici che si l'i levano senza tener conto delle diniegazio ni d el malato.
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E DELLA PELJ. E
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3• Se il molt\lo ]Wolesla contr'o il sospetto di anlecetlenli s ifìlitici o se dc:>po un e:;ame r·ipetuto si ha la convi.nzione ch e niuna altra causa che la sifilide può produrre quelle dole lesion i, bisogna ogit•e s econdo i dati di questa diagnosi probabile . 4• L a med esima cosa vale per lutti i disturbi visceraJi e s intomi morbosi dove sia impossibile il r itr·ovare l' esiste nza di altre cause: se la si(i!ide è capace di produt•re tali accidenti bi so~na contentarsi di pr·obabililà. 5• Il ll'allamcnto specifico dei fenomeni di cui si ignora l a naLur•a, ma che il medico rapporta ud una siOlide probabile e sconosciuta, è autorizzato se non fosse alll'o a titolo di pr·ova - 1• pe!'chè si fa pel bene maggiore del maJato - ::: per·chò ben dir·etlo non da luogo a conseguenze funeste - :1• per·chè i ris ulttiti giorualiel'i della clinica e l'esperiouza lo gi ustificano.
<'qra, della bleDDorragta oolle ln1,ez~o~ di aoldo ·~lforlo~ 4lluUo con aoqua, Dott. W !LSON (Lancet, 30 l ~glio 1881). Lasciule da lato le teorie. espone il fallo relativo a 17 casi di l!len norr-agia CUI'<l Le r.olla s ud della diluzione, una parte di acido solforico in 15 di acqua.. SoLLopone il paziente a piccola dieLu e pratica l'iniezione Lee volte al giorno, tenendola entro l'ure LI'U da 5 a 3 minuti, o minor numero di iniezioni se havvi rnoHo dolore o incorùalura. Al 5• giorno lo scolo è scemato, e dopo due giorni cessato. La prima iniezione è fr'equenlemente penosa, per cui talo1·a si diluisce il liquido (t in 20). Occorr'e che l'acido sia di buona qualità prima di esser e diluilo. L'autore no n pratica veruna allra cura, e dice
che il l'isullaLo fu soc!Jisfacentissi mo.
8opra un•emplloe metodo di oura meOO&Dloa dell'eoz.e~ delle e•tremltà, del dott. ALBERTO REITM AYI\ (Allg. Wiener mediz. Zeifu ng, 13 sell. 18811 N. 37).
Ogni medico prulico sa per sua esperienza con q;uauta · ostinazione cer te fm·me di eczema, particolar mente l'eczema
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RIVISTA DELL E M.\ LATTIE VENEREE
vesiculosum ruhl' Llln, d• ·Ile esLJ·emilà inferiori, del utlono ogni manie1·a di LJ•altamenlo. Gli eczemi de lle est1·emità inferiori sono frequ entem ente pr ovocati dalle vene va1·icose, ma possono anche venire senza queste. C:onforlato dagli ottimi ris ulta ti che s i ottengono con la fo sciatul'll clastica del Ì\larlin nelle va1·ici e nelle ulce1·i dei piedi, volli proval'la anche in un caso di ostinatissimo eczema delle estremità infei·io1·i, in cui lulli gli o1·dinori m ezzi erano stati prova ti infl'utluosamenle. Le estremità inferiori furono di buon mallino, slandosi l' infe1·mo in !ello, a vvolle con una fascia luPa elastica dulia punta dei piedi nno alla melù ddi<J. coscia (fin dove arri\'ll· va l'eczema). Jl malato s i alzò quindi pe1• a ttendere alle sue ordinarie occupazioni. Già nel co1·so della g-iornata calmo l'insoppOI'labile pru1·ito. La sera la fasciatura fu tollo. Le cr oste ma1·ciose e1·ano rammollite solto la fas ciatura e si lasciarono facilmente r emuo Yel'e con una s emplice lavatun.J. I luoghi della pelle inlillraLi s i se ntivan o già m eno d uri e il p1·urito era. quasi all'allo svanito. I piedi furono lavati con una soluzione cat·holica al l1·e per cento; e cosi pure fu dis infe llata la fascia tura tenendola per lungo tempo in una soluzione a l 5 per cento di acido carbolico, e di nuovo tlpplicala. La no tte seguente il mala to potè pe1· la p1·ima volla tlopo m olle sellimane dormire pacificamente tutta la notte. Dopo quattro giorni tulli i luog hi umidicci erano g ual'ili. La fasciaturtt fu allora applicala soltanto di g iorno pet· difendere la lene1·a epidermide e per risolvere le infìllt·azioni non ancora rammollite. Il che si ottenne in ollo g iot•ni. Per pl'ecauzione fu !asciala la fa st: iatura pet• alt1'i o tto g iorni. P ur troppo non ho f1•equ enti occasioni di cura1·e g-li eczemi, ~~ la mia e;:;perienl;': a s u questo semplice modo di cut•a s i limila a L1·e casi, ma furono in br·eve tempo g uariti. Mi ,_,a ora permesso di dare qualche cenno pratico s ull' uso di ques ta fasciatura, poicltè il buon resultalo dipende dalla r ella applicazione ùella fascia. La press ione dovendosi fat·e su parte della pelle cr onicamente infiammata, deve essere uniforme e non troppo f01·t.e, e per queslo è necessario che pel' le prime volte il m edico applichi la fascia da se s tesso, o
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solo piu t.urdi poLI'à lasciar· la applicare ai malati in lelliJ!enli. La fuscia deve poi essere lìssalu con sicur·ezza, poichè alti'Ìm enli nell'andar·e allomo fn cilmante si scompone. Finchè In secrezione è abbondunle, la fasciatura deve essere levata e disinfcllala . Pii1 la1·di può rimanere in sito per ventiquat-
tro ore. Questo me todo è ùa rat:coma ndarsi per la semplicità e b reve d ur·ula della cura.
1zso
RIVISTA DI TERAPEUTICA tJn nuovo rimedio ( Journal d' Hygiene, ottobre iR81, N. 2G5). Il pe t.t·olio fu usato nel lrallamenlo della polmonite dove h a dalo éCC(,lle nti ris ultati. In un caso nel quale il jodio, la chinina, il cloridra lro d'ammoniaca e l'eme tico non ave vano pe r nulla diminuito le sof· fe t·enze del pazie nte, il pe ~rolio allo stato na tul'ale m escolato all'acacia nel vino di s herry Lt·e volte al giorno, alla dose di mezzo cucchiaio da cafle per volla. In rJuatlro gio:·ni le pulsazioni che fino allo t·a et·ano in media di i20 al minuto ripre!:Sel'O il lo ro ritmo normale e in m eno d'un m ese la guarig ione era com pleta. Il migliot• mezzo di somminis trazio ne del petrolio è in caps ule dosate poichi\ la g l'ande t•ipugnanza del malato deriva dall'odor e anziché dal sapore.
tJn nuovo prodotto eallarante (Bull. aen. de therap.) Fu scoperto accitlentalmenle dal tloltor Lunlon nell' amminis tt'al'e ad una donna m ala ta pe r aT'lt•ite subacuta, una m escolanza di ~egala cornuta e di fos fato di soda. Questa mistut·a ebbe un'azione ina!:<pcLlo ta poiché mise l'infflrma in uno stato s tt·ao t·dinario di eccita mento ilare, il quale si mani festava sotto forma di t'ipeluti e in frenabili accessi di riso. Anche ces~alo il pat•ossis mo del riso, si osservò che Ja donna conservava pe r lungo tempo uno stato d'animo allegro. Lo sperimento fu ripe tuto in seguito e sempre collo stesso e fTeLlo e per di più coh un prog1·essivo migliorame nto
RIVISTA Ol 'fERAPEUTI CA
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<iella m alallia. La mistu1'a fu poi a mminis trala ad altri ind ividui aiTeUi da diver se maloUie, cioò ad un ra g~1zzo cor eico, ad una donna islet·ica, aù una fanciulla clor otica. Il medica· m ento ris pose sernpre colla s uo azione esila t•ante, colla sola dill'er·enza di una ma~g i o t·e o min or e t·apidilà degli e ffetti, della IOI'O muggiol'e o minore tliiTel'enza inerente al modo di a mminis tt·uzione, alla dose, all'el.à e a l s t:sso degli individui sottoposti tl ll't:sperimenlo. I fe nomeroi pres~ultmo una cm· La a.na logia con q ue!li del clc rofo rmio in legget·a dose, a li" oppio e St)pr·a tullo oll'uschisch . SuL m ouo di agi t•e d i rruesla sos tn m~a Jìno aù ora non s i son falle che delle s upposizioni e il quesito non sarà sciolto che in seguito a rl altre t•icerc!Je ed es per·ienze. Pare in ta n to clre questo esil<lr'a n te sra rise1•valo a pt·estnl·ci impo rla t~ li soccoJ·si nella tera peulica di a lc.une ne vcopalie e nell'al g idi~ mo tlt'lle felJbl'i e del cole1·a. Diamo tla ullirno la dose che ha sct•vito a i s uccitali sperimenti: tintura di segata cor· nula gTammi 5, soluzione tli fosfa to di soda a l decimo gr·ammi J:,; mescola ta utl un qua rto d'acqua zucchet·ata; da prende1·si in una volla sola a dig iuno.
8olattoa guarita mediante applloazlone eU plaot-he met&lllohe, da l do tt. BoucuA uo (Ca.-~ elle médicale de Paris, 6 agnsto 188 1).
Dal m omento clte la melallolerapia prese posto nella terapeutica delle nll'e zioni nervose, le si domantlò più ancora di quanto esga poteva dare ; uuesLes ie, ne vralgie, pat·aiis i, furono succes sivamente sottoposte all'azione di placche metalliche, 1\Ia se l'azione osLesiogena tlei m etalli è ormai incontestabile, gLi alll'i loro etl'u tti sono a nco1'a poco noti, ed otr.·ono agli espet·imenti un campo appena es ploralo. Il dott. Bouchaud leulò le applicazioni me talliche in pa t·ecchi casi di dolori nevt•algici o re uma tici a ca. ratleee mal definito. In un p eimo caso, il più inlet·essanLe, si lmttava t! i una scialica a ntica in un uo mo di 6} anni. Dolo1'i intensi, l'afft·cddamento del m embro, diffi colLù di movimenti, p!'inc~pio di ateofia erano i sin-
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tomi rilevati, che duravano da Jun~hi anni , e avevano resistito a lutLe le cure. L'applicazione di :lO piastre d'oro, poi di 45, e lìnalmente di GO apportò in venti giorni circa la. cessazione di tulli i fenomeni morbosi. L'azione s ulla leruperalura locale fu delle piil pt•ecise. La g uarigione si manteneva perfe tta ancot·a dopo parecchi mes i. In tt·e altri casi, in cui i dolori mal definili erano nccom· pagnati da lesioni a t·ticolari ct•oniche, e pat•evano di n alut·a apet•tamente r P.umatica, le applicazioni m etalloterapicbe no n ùiedel'o che ris ultati nulli o passt.'gget•i. · Malgt·ado il lieve numero di casi osservati, si può conchiudct·e che il tr-atta mento m etallico deve esser e riservato ai dolot·i ne vral g ici; qualunque sia la teot•ia accettala p er sp:egnre tiUP-sli effelli, è ev idente che l' azione cut·ativa s i poeta s ull'ot·gano ner\·oso m alato, e il voler applicare queslet m etodo di cu t•a ad affezioni r e uma tiche, o ad allre, gli è volet• compromettere con esperimenti avventurosi un metodo già entralo nel dominio della scienza. Nello stesso numet·o dello stesso foglio tt·ovia mo solto la fit·ma di M. B utmill e un a lll'o fallo interessante, riguardan te la m elalloterapia. Si tratta di un uomo aO'ullo da nevralg ia ::;ciatica cronica, nel quale s i constatò un ~<io t·no un'anes tesia assoluta di lutto .i l m embro infel'iot·e corl"ispondenle alla sciutica, e nel tem po stesso esis teva l'oboli;cione completa della sens ibilità m uscola t·..:~. L'applicazione di un apparecchio ferralo apportò in 2i- ot·u la cessazi0ne degli accidenti.
Sulla azione del pennello faracUoo 1n caso d.i nevrlteottloa oon mlellte traveraa, del dottore TH. RuM PF (Deutsch medie . Wiochenscr. 6 a gosto 188 1, N. 32) . D'accot'tlo coi primi esperimenti del Goltz s ui ner vi dilat.ulori dei vasi, il dolL. Rumpf trovò che la irl'ilazione unilaterale del ne t•vo scialico è seguita da allerazioni in ambedue le pituilarie; le deboli corr enti provocando n el lato della irritnzione un t•istrin gi mento, le medie un ris u·ingimento di breve dut·nta e le foeli correnti una momentanea
DI TEIIAPiì.UTICA
<lilatazione dci piccoli vnsi, mentt·e gli opposti cnmbiamcnli Ji circolazione seguono dull'altt•o lato; e cosi si t•iesce pm•e con forli pennellalur·e della pelle a lun ~o pt·olrutle a delet•minal'e dei cambiamenti va:::colal'i nell a pia madr·e e nei vasi superfi cia li della co t·Lccc!u cm·ebt·ale n0gl i animali cut•arizzali, In quale osse rv~:~ z io n~, come conobbi più lOI'di, avevano giil falla il N olhnagel e il Bt·own-Seq uat·d, il primo nolando gli ell'olli della it•ritazione del ner vo crurale sullo pia rt10dre cerebr·nle, e l 'a llt·o quella dei r eni succenturial t e del plcsso net· voso eire li circonda sullu via tlè lln midolla spinale. Questi ri sulta menti con;::igl iarono l'autor'H tl tl USill'e più estesamente la penn<!llalLH'a ftu•atl ica della pelle ed a fame put·e espeeim ento nelle ufl'ezioni centrali. N el tempo Ji queste prove, romparve un lavol'o del Vulpian, in cui egli comunicava fin dall'tumo Hl7:) avere folto l'osset·vazione che in un caso di emianestesiu in conseguen:w di lesione cel'ebr·ale, solto l'azione di una fot·tc pt>nnel latut·a elettt•ica, n'era ri !<tabil ila la sensib ilil~r in una parte lar'ga da 5 a 6 centimetri quadt•a ti Jell'avambruccio anestetico, e nelternpo stesso riferiva che anclre in casi di emiplegia con dislm·bi della sensibilitù aveva osser,·ato, mediante le pennellaluro faradiche, un mi gl ionuncnlo e in qualche pat'le ur.a completa cessazione delln par·alisi di molo, della ollusilà di mente e della debolezza di m emoria. l nco rag~ ialo da queste Ol>set•vazioni Jel Vulpian, il Rumpf pl'osegul ~n maggiol'e arJol'o i suoi sper·i menti tet•apeulici e n'ebbe esi li favot·evolissimi. Furono innam:i tutto distut·bi di sensibi lità, in cui l a pennellalura faradica prestò i maggiori servigi; quindi la usò nelle emiplegie, talot•a sola, talora unitamente alla corren te costante, e poi in quelle fo t·me clte soglionsi In generale r iguar·dare come iper emie congeslive e sto.si delle membrane del cervello e della midolla spinale e finalmente pur anche n ella Labe dorsale. Ot·a comunica un caso di stasi e tur got·e della papilla cho aveva già cagionato alterazioni infiammatorie con notevole dilatazione dei vasi in rappot·to con la mielite tt·asvet•sa , il quale sotto il tratlamento del pennello fat•adico ebbe pl'onta .e met•avigliosa guul'igione.
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RIVISTA
La malata e r·a una signora di 37 anni, olandese, la quale flno al gennaio 187H era sempre stata sana, quando per la morte deJJa madt•e ed allr e patite afflizioni le si messe addosso una g rande inquietudine con oppt•essione alla testa e un pl'esentimento di esset·e m olto malata. Questo stato rimase cosi alcuni mesi, ma nel giugno comparvero ad ul) t ratto d ue nuovi fenomeni . Il primo fu intenso at•r ossamenlo degli occhi che s ul principio non diede alcuna noia, ma di li a non mol to fu segui to da un peggioramento del pote re visivo, e quasi nello stesso tempo si aggiunse una debolezza di gambe con un dolore dorsale, a cui s'associò ancot•a dopo qualche mese la incontinenza di or ina. D'alJora in poi questo s la to non fece grandi cambiamenti. Quando la malata si pose solto la cura del ùoll. Rumpf, il 20 giugno 1880, v'et•a po.t'Csi delle esll'emitù inferiori; l'incesso erll difficile e pesante, a occhi chius i andava barcolloni; anche cot•icala, la forza molt•ice appal"iva notevolmente diminuita. La sensibilit.à puPe non era normale. Alle estt'emità infet·iot·i fino all' ombellico non sapeva distinguer e la punta e una capocchia di uno spillo : le impt•essiooi dolo· l'ose et·ano appena sentite, aveva formicolio. Il rittesso tendineo del tendine rotuleo molto for te, il t•ifiesso piantAre e addominale debole, debolezza ed esagerata sensibilità al dorso P. dolore in ci n lut·a al disopt·a dell'oro beli co, al vo pigro; l'orina esciva goccia a goccia q uasi lutto il giorno senza che la vescica fosse mollo piena. Le estr emità supet•iori normali, oppt'essione di Lesta, debolezza generale, s voglia tezza. L'acutezza visiva era abbassata, la malata leggeva a s tento il N. H di Jae!Jer. Le pupille r eagivano mediocremente alla luce. L'esame o.llalmoscopico eseguilo dal dott. M ooren mostrò le J:>apille in uno stato fl'a la s tasi e la ne vrile. Unilamenta al tut· gore e al legRiel'o inlorbidamento de lle papille uppariva una intensa iniezione dei piccoli vasi, e d una dila lazio ne delle arterie ed anche delle vene. La differ enza di colore ft•a la papilla e il rimanente del tondo oculare era quasi scomparsa. La forma mo!'bosa, oon può esservi dubbio, era una mie lite trasver sa . La paraplegia, la incontinenza d'orina, l'esage-
DI URA PEliTlCA
t·ato riflesso lenòi neo, il Jq,lot·e di cintura e la debolezza dOI·s ale con pet·fella inlegt·itù delle estremità s uperiot•i mostravano c e rto una a ffezione della midolla spinnle. Che non s i lrallass e di ~un tumore nè di un essudalo di g ran volume lo a ccer l..ò il cOJ·so ulterior e. Unilamente a questa mieliLe tras ver sa esisteva una alfezione ùegli occh i che tene va il mezzo fra la stasi clelia pa pilla e la nevrite. Et·a un caso tli mieli te lra s vet·sa e nevt•ite ottica, senza che le vie nex•vose intermedie s i po tessero dimostrare o sospe Llare ma iale, ca;;o s imile ad uno r ife t•ito dal Mooren e ad un allt•o d~?scriìlo dall'Et·b. Anche qui il Rum pl' incor aggiato dai sopraccenna li esperimenti, volle pt•ovare il pennellamenlo elettrico. Con una corre nte che a pplicata alla piegalut·a del gomito sul net•vo me cl iano de termina va molto facilmente dt3lle con Lt·azioni , il mala lo fu solloposto al pennellamenlo faradico alla parte s uperiore del petto, alle b!'accia ed al d01·so, in g uisa che ogmana delle delle pa l'ti del COI'PO fosse podala due volle :solto- l'azione del pennello. La durata del trattamento fu in m ed ia da 5 o 6 minu ti. Sotto questo lt•a llamenlo il corso s i m odificò rapidamente. Già al terzo giorno la iniezione del nervo olLico era decisamente minore; i vas i, sì le artet•ie che le vene, erano mollo me no dilatali. Jn eg ual modo prosegui il miglioramento nei seguenti giorni. Il turgor e della r~apilla tornò indietro e già al 6• giot·no la malata poteva legger e il N. 7 di Jaeger. Ma ·poichè ancor rimaneva un po' di debolezza alle gambe ed alla vescica (il dolore in cinlul'a era mollo diminuito dopo il pennellamenlo) fu aggiunto il trattamento galvanico della midolla spinale, applicantlo al ternativamente un eleltt•odo sul luogo della colonna vertebrale c01•rispondente alla lesione, mentre l'altro et·a tenuto s ulla sinfìsi: con ques ta cura anche i fenomeni dal lato delle gambe o della vescica migliorarono straordinariamente. Dopo 28 sedute non era più dimostrabile alcun tenomeno della mielite trasversa, fuo1•ch é un lieve aumento delx·itlesso. tendineo. La malata poteva camminare diverse ore senza. stancarsi; la funzione della vescica era n ormale, el'ano cessati i disturbi di sensibilità. Della affezione degli occhi non.
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' ' ct·a pi(J segno; il tut•got·edella papi lla era svanilo, i vasi non c r·ano più dilatati, la m alala le~geva il N. 3 di Jaeger. È cltiat•o che solto l'azione del pennello faradico fu rislot·alo il pet·Julo tono dei Yosi della papilla, e col ritorno dei vasi al volume normale, i fenomeni intlammalot·i della papilla, si dileguarono. Con l'aggiunta del trallamento gal vauico anche i sintomi di mieli le se ne andat'Orio. '
Sul valore delle lnalazlonl medloamento•e, del d ott. GoTTSTEIN (S. Petersb. meclic. Wochens , n. 33, 1881). li doll. Gollslein si dichiara recisamente contrario all'uso delle inalazioni medicamentose, salvo in cerli casi indi cali pili sotto. AnziluUo stanno contro queste gli sperimenti del .M ikul icz, secondo i quali la proporzione fra l'acqua e il liquido polvet·izzato é mollo va!'iabile e non solo pei dive rsi appat•ecchi, ma anche secondo la intensità della col'rente del Vllpore e secondo la dis tanza dell'appar ecchio polverizzatore . Un allt•o inconveniente si è che non si può limitare l'azione del medicamenlo s ulle parli veramente maiale. Anche la mag· gior parla dei fautori dP-lle inalazioni come Friinkel, Siemssen, W endlt, Slòl'lc, Kot·le, ecc). si pronunziano in modo rise rvato. I vantaggi oLlenuli dalle inalazioni il Kèkle li a ltri . buisce principalmente alla azione dell'acqua calda. Questa pure l'opinione del Goltslein, il quale crede che l'azione farmaco-dinamica delle inalazioni sia nulla, falla eccezione pel cloruro sodico e il clorut•o polassico. - Finalmente egli raccomanda le inalazioni solo in questi cas i: 1' I n qnelli di laringi le e .bronchite acula con scarsa secr ezione (solo per allevia1·e i sintomi, non avP.ndo mai osservato un abbreviamento della malallio); 2' Nella laringite in cui la secrezione povera d'acqua ha tendenza a disseccat·si e a Lt·as fot·mat•si in cl'osle; 3' I n lutti i casi di malattie ,della laringe, della trachea e dei !>ronchi, in cui la secrezione è solo difficilmente cacciata dal malato. Le inalazioni sono in ogni caso da rifìularsi dove si può -arrivare con le spugne, le pinzelle ecc.
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DI TEllA PEUTICA
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Xodo eU •ervlrsl del perm&nganato eU potas•a come antl· doto del veleno del serpenti. (Journal cl' lly!Jiène, n. 2u9, ollobre 1881). 11 permanganato <li pot.ai'sn non deve esser·e intr'odollo pel tubo digepenle, ma applicalo in silo, cioe inie llulo nel tess uto cellular·o o nelle vene secondo elle la morsicatura è supe rficia le o pr·ofonda. Il decor·so successivo dei fenomeni morbosi indjca esattame nte se il veleno del ser·penle ha limitata la sua azione n e lla trama ùel tes~uto cellulare o se è penett·ato nelle vene. N e l pr·imo caso predominano i fenomeni locali con lenta appariziOtle dei fenomeni morbosi ; nel secondo caso i fenom eni gene1·ali appaiono l'apiJamenlc intens i e gravi. P e r' fm·c le inie:.~.io ni ipoùermiche si usa la s i1·inga di PPavaz; si le ga il membro al disopPa della fe1·i ta, si intr·oduce l'ago pet' q uanto è possibile nel cammino stesso della morsicatura facendo uso di una soluzione di una paPte d.i ipermanganalo di potassa sopr a cento parli ct:acqua. P er le iniezioni intr·avenose si adopera la siringa del dott. Orù di B01·deaux e si opera di pr•efel·enza sulle vene piu superficiali. Secondo la g1·avczza del caso si può iniettare n elle vene 3 ed anche 4 centimcti'i cubi di liquido. Contemporaneamente alle iniezioni ipoder•michc o venose, conviene somminisll·are al malato delle bevande eccitanti e toniche pel' combattere i fenomeni gener•ali di. abbatliroenlo e prostrazione.
Caffeina e C&Jfeone, del doll. l\fiGUEL FARGAS (dalla Ga.zetta m édical de Paris, n. 41, ottobre Hl81). È uso considerare la caiTeina come il principio che rias-
sume in sè tutte le proprietà del caffè. Orbene molti sperirnenlatori, tra i quali l'autore, hanno trovato ehe la caffeina è ben !ungi dal rappresfJ'llare tutta l'azione del caffè e che, invece di essere uno s timolante dei nervi, essa è piuttosto uno stupefaciente ed un tetanizzante. Nelle rane sottoposte
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nll'influenza della caffeina si manifestarono movimenti inyolonlar·i e convulsivi seguiti da r·igidit.à Le tanica. Il cafTeone dà al caffè abbruslo~ ito il suo pt•ezioso aroma . Nel calle crudo s i trova quasi in un s l~lo laLenle e s i s viluppa mediante la torre fazione. La sua azione sul cuore è opposta a quella della caffeina; essa aumenta la fot·za e la fl'equenza dei ballili cardiaci e fa montare la linea ascendente dello sfìgmografo. È per l' uomo un tonico eccitante, volatile e diffusibile che diventa un veleno energico per gli animali inferiori.
Avvelétl&lllento pèr laucla.iìo g.U&rlto oolla resplradon• artUlolale protratta, del ùoL~. MrGNON, medico aiut.ante maggior·e. (Ree. de Memoires de med. et chir. , N. 5) . L'osservazione d'avvelenamento riportata dal dott. Mi gnon offr•e qualche ana logia con quella comunicata all' ac~ demia l'anno scor·so dal dott. Le Roy di Mirecourt. Le due osservazioni s i ravvicinano maggiorm ente per l'esito fortunato e per il modo con cui fu ottenuto, cioè la r espirazione ar-tificiale. - Il caso del dott. Mig non poi dimos tr·a che in questo g-enere d'avvelenamento, l'apparato respiratorio é in partiticolar modo minacciato e che ~a r espirazione prolungata di mollo è una risorsa quasi p~"'rtenlosa . Tratta si di un bambino di sei mesi al quale la madre pro. pinò pel' errore una cucchiaiata di laudano invece che d i sciroppo di cicol'ia; venuti in s c ena i fenomeni di avvelenamento, il bambino veniva assali to ad intervalli da solfa. cazione con cianosi; gli accessi r ipetendosi si facevan o sempt'e piu g t•avi, finchè in uno di c1uesti sopravvenne una risoluzione genel'ale ed il coma. Fin dal principio dell'avvelenamento s i erano messi in opera Lutti i mezzi preconizzati contl'o tale accidente, cioé rivulsivi, eccitanti ecc., ma tutto inutilmente. Sovravvenne il coma: l'aulol'e si decise di intl'apJ'endere la respit·azione artificiale e di continuarla o fin o alla morte o tino al t'ilot·no della vita. Il bambino vfmne collocalo sopra un materasso colla Lesta
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rialzata e si mise in pratica il processo _di Silvesler per intrattenere la respirazione; il metodo dell'elevazione delle braccia venne poi coadìu vato dalla compressione del petto nei s uoi dilferenti diametri. La respirazione artìfìciale sì continuò cosi per tulla la s era e tulla la noUe; se si tentava di interrompere la manovra per lascia r riposare il malato sì vedevano i movimenti respiratori farsi più frequ enti e poi sospendersi e si vedeva compal'ire la tinta cianotica del '•ollo. Dopo sedici ore di questo continuato lavoro parve finalmeuLe che il malato venisse l'Ìchiamato a vita ; la r espit·a ·
zìone s i compiè spontoneamenle e si manifes tarono i fenomeni di una energ ica reazion e. Ogni pericolo era ormru scon giurato e dopo altre sedici ore di dis turbi diarroici e di vomiti si ristabilì la calma e si potè dire l'infermo quasi comple tamente guarito.
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, Sulla nutrlslone arWlol&le me41&Dte lnleslonl •òttooutanee, del dott. EicHHOnN (Centralblalt .fur die medtcinischen Wissensclwflen, ottobr e 1881, N. ·H). Iniezioni solto la pelle di conigli con circa 20 centimetri cubi di olio di oliva, di olio di mandorle, dì fegato di merluzzo, di peptono del Sanders, di latte vacci.no leggermente allungato con acqua dis lìllata addolcila sino a saturazione, con sangue di porco defribinato, con albume d'uovo, dellero per ris ultato che, ad eccezione dell' ullimo, l'assorbimento in tutti gli altri ebbe luogo completamente e senza irritazione nel luogo dell'iniezione. L'albume d'uovo, si riassorbì in parte e cagionò spessu un'infiltrazione che si converti in ascesso. L'assorbimento del latle vaccino allungato durò più lungamente, cioè 22 a 24 ore, del peplone da 12 a H ore. Una seconda sed e d'esperienze diede per risult.o.to che mediat)te siffatte injezioni la vita può prolun gar s i per un certo tempo, e questo può essere più o meno lungo, a seconda della sostanza injetlata. Cosi gli animali a cui furono giornalmente injettati 30 centimetri cubi di una mescolanza 83
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.di olio di mandorle, di olivo e di fegato di merluzzo vissero 33 giorni, mentre gli altri che servirono pel confronto vissero 5 a 12 giorni. Il potere nutritivo dell'olio di fegato di merluzzo (a 50 centimetri cubici al gorno) sembra essere superiore a quello dell'olio di oliva e di mandorle; di minimo potere nutritivo si mostrò !"acqua raddolcita fino a saturazione. Da ultimo riassume l'autore le poche esperienze istituite fin qui da altri nell' uomo e negli animali sulla nutrizione artificiale mediante injezioni ipodermiche alimentari.
Jlo4o 4l rea4ere baoffeulve le 1DlezlOD1 4l mor8Da. (Siglo medico).
L'esperienza ci ha dimostrato che troppo spesso le injezioni morfiniche, specialmente se fatte giornalmente e prese -da soluzioni non di recente preparate, possono dar luogo a .flemmoni più o meno gravi. Per mettersi al s icuro da qu esti spiacevoli accidenti i chirurghi hanno proposto molli mezzi i quali però fino ad ora non si sarebbero mostrati -sempre efficaci. Il miglior mezzo, dice il dott. Dumas, è quello di far bolliee il liquido ogni qual volla si ha da praticare una injezione ipodermica: per far ciò basta tene1•e per pochi momenti il cucchiaio contenente la soluzione sulla fiamma d'una lampada. In questo modo si distrugge la vitalità dei microrganismi, e tutte le impurità precipitandosi al fondo la· sciano la soluzione limpida e pura. Le ebullizioni ripetute l'endono la soluzione piu attiva; questo fatto è da tenersi in conto. Per regola, qualunque liquido che ha da servire per l'injezione ipodermica deve essere sottoposto previamente a ll'ebullizione allo scopo di distruggere qualunque microbio il quale colla s ua presenza p()trebbe esser causa di mali gravissimi e anche mortali.
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Dell' BamameUa Vlrglnlo& o Wltoh B&sel ooatro le oongeatloDl e le emorragie. (Archioes M~dicales Belges, dell'ottobre 1881, N. 4.) B un arbusto formato da numerosi tronchi ramosi contorti, provenienti dal la medesima radice , che raggiungono un'altezza di tre o quattro metri ed il diametro di sei ad otto centimetri e coperti da una corteccia liscia e chiazzata. Fiorisce dal settembre al novembre al momento della caduta delle foglie ed i suoi semi maturano nell'estate successivo. In medicina si usano la corteccia e le foglie che hanno un odore a.ggradevole ed aromatico ed un sapore amaro ed astringente; lasciano in bocca un sapore acre e zuccherino. Azione terapeulica - Secondo Haie l'hamameli s è un potente medicamento in tutte le affezioni del sistema venoso. Egli l'ha trovato sempre efficace contro le congestioni passive e l'ha adoperato con successo nella tlebita, varici, congestioni ed emorragie venosa. Hale presenta questo nuovo medicamento come un potente emostatico ed insiste specialmente sui risultati che egli ha ottenuto nella cura delle seguenti affezioni: Testa - Cefalalgia gravata va; epistassi idiopatica o sinto--matica; stom&tite semplice od eritematosa, slomatite atlosa; emorragie della mucosa boccale e delle gengive; gonfiore delle gengive (scorbuto). Congiuntivite semplice e catarrale. Amigdalite - Faringite con iperemia e dilatazione vari·cosa dei plessi ve nosi ; ematemesi; emorJ•agie intestinali; emorroidi dolorose e fluenti. Organi genìto-urinari - UretriLe semplice o virulenta; orchi te blenorragica; nevralgia del testicolo; metrorragia; vaginite acuta; prurito vulvare ; vaginismo ; leucorrea; dismenorrea; amenorrea; emorragie supplementari; nevralgia uterina. Emorragie - Emorroidi dolorose e sanguinanti; scorbuto; porpora. Due gocce in poco d'acqua, cinque volLe al gior no. Il medicamento è stato adoperat-o da Hale, sotto forma di
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tintura alcoolica preparata colla corteccia e colle fogli e; nella maggior parte dei casi l'uso esterno é stato combinato col· l'uso interno. Per uso esterno si fanno le fumigazioni o si coprono le parti maiale con compresse bagnate in un bicchiere d'acqua contenente venti gocce di tintura.
La nooe 4i oooo oontTo la tenia (Journal de Medecine et de Chirurgie pratiques, settembre, 1881, arl. 11486). Nelle Antille, la noce di coco è il rimedio particolare controla tenia e la sua efficacia è stata dimostrata dal dott. Mar· tiali, capo del servizio medico al Senegal. Una noce di CO(!O (coco nucifera) del peso di 150 grammi viene apet·ta (la man· doria estratta e mondata) e tl'e ore dopo la sua amministra· zione, si propina una dose d'olio di ricino. Il verme esce cinque o sei ore dopo l'introduzione della noce di coco. In nove casi in cui fu amministrato tale rimedio l'effetto fucompleto.
•uovo preparato 4i ohtDina oompletamente •olubUe nell'acqua, IAFFÉ (Giornale internazionale delle Scienze Mediche, fase. 1o, 1881). Drygin ha descritto col nome di bi-cloridrato di chinina carbamidata una combinazione del sale acido di chinina con l'urea, combinazione solubile nel suo peso di acqua, e per conseguenza assai adatta all'uso delle iniezioni sottocutanee. Per ollenere questo preparato si versano in una capsula 20 parti di cloridrato di chinina e 12 parti di acido cloridrico puro di una densità di 1,07; si agita e si filtra. Alla soluzione si aggiungono 3 parti di urea puro, lu quale viene sciolta ad un blando calore; dopo 24 ore i cristalli possono esser e separati dalle acque mt~dri, e formano una massa di un bianco splendente e di u n sapore amaro. La solu,?:ione acquosa incolora si ingiallisce in capo a 3 o 4 giorni, e diviene in
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ultimo bruna senza inlorbiùars i e senza petdere le sue propri eta. Per le iniezioni sollocut.aneé, s i può fare uso di una soluzione al 50 ·i.; un cenlimelr·o cubo rappr·esenla circa 0,87 di sale chinico; si puo inieLLa1·e il contenuto di 1/ , 3 siringhe. La reazione locale ~ generalmente moderata; lullo al più si pr·oduce un dolor·e cir·coscritto, ul'enle, senza r ossor e n è tumefazi one no tevole. La dose di un grammo e a ssai ben tollerata dagli uomini adulli; nelle donne e nei fanciulli essa ha p!'o vocalo solo un linlinnio di or·ecchio, senza manifes tazioni l•)Ssiche. L 'azione antipiretica s i è manifestata evidente e sic urissima nelle febbr·i inter•mitlenti, e gli accessi febbrili si dileguano dopo 2 o 3 iniezioni; nel tifo la febbt'e decadde dopo 1... iniezione di 1 a 2 sir·i n~lte della soluzione. Questo prepar·ato s embl'a indica lo s pecialmente negl'in divid ui cagionevoli, che non possono tollerare i preparati chini ci somministrati per la bocca ed hanno lo stomaco in· fermo; dippiù esso s i adatta come medicina dei poveri e per la pratica ospeùaliera a causa delle piccole quanlilit che bisogna adoper arne.
La plreaalaa, del doLL. P. ScniVARDt (Annali di chimica applicata alla medicina, N. 5, fascicolo di novembr•e 1881). Questa sostanza si presenta come un agente terapeutico capace di produ't·r·e la fe.ùbre, come una sos tanza febbrifera, un composto chimico non vivente, ma formalo da baclerj viventi, da corpuscoli di pus o di sangue egualmente vi- venti e da proloplasma di tessuto, dal quale questi cor· puscoli t1·aggono Ol'igine. Siccome è una sostanza capace ad una dala dose di produrre la febbre idiopatica, si disse piressina e sar ebbe rimedio ulilissimo in quelle condizioni e disordini del sangue, a cui la sua azione co1·risponde patologicamenle . Il Sanderson sperimanlando sui cuni osservò che, dopo l'uso di dose non venefica di pir·essina, gli animoli !:'i ogitano, la temperatura loro ascende di 2 o 3 gradi, vi ha debolezza muscolare, sete, vomito, diarrea muco-san-
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guinolenla e tenesmo rettale. Questi sintomi durano per 4o 5 ore; poi tutto passa in poco tempo, mos trando con ciò che il veleno non ha tendenza a moltiplicarsi nell'organismo. Nell'uomo i sintomi sono identici a quelli della selticemia chirurgica. La piressina può agire terapeuticameote come alterante ,nelle malattie titìche, nella scarlattina, nel vaiuolo, nella dissenteria, nella pneumonile, ecc. È utile quindi in certi stadii e fasi di queste stesse malattie, e come rimedio non specifico delle medesime. Occorrerà però affidarci alla piressina in casi disperali soltanto, perché può essere essa stessa causa di morte: la sua utilità può mostrarsi nei mali cr'onici, nella leucocitemia ed anemia perniciosa ed in casi di tendenza alla formazione di ascessi, ecc.
AvveleD&mento olorotormloo ga.arito ooll'applloaslou cl'Aoqaa oa14a alla regloae preoorcUale, dott. A. PAGGt (Lancet, giugno 1881. - London Med. Ree., luglio, 1881).
L'autore riferisce un caso occorso al dott. Labbè, di un paziente che sotLol'azione del cloroformio sospese la respirazione; si posero in pratica la respirazione artificiale e parecchi altri soccorsi per circa dieci minuti, ma invano; il dotL. Labbè prese una salvielta, la immerse nell'acqua bollente e la pose sulla regione del cuore del paziente: e subito dopo la respirazione ed il polso ritornarono. In consimili casi giu . J ago aveva proposto di battere sui precordii, ed il dott. Reid nei casi di sincope aveva suggerjto di far cadere da una certa ullezza sui precordii una doccia calda.
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RIVISTA DI CHIMICA EFARMACOLOGIA
Sopra 11 4osameDto 4el glutme Delle tarme, di Bi:NARD e GIRAHDt.N. (Journal de Chimie, agoslo 1881). 11 valore delle farine destinale alla panificazione è in rappor to alla quantità e qualità del glutine in esse contenuto. Il meLodo adottato generalmente per l'estrazione di questa sostanza complessa è troppo conosciuto cosicché non havvi necessilà di qui vi accennarlo ; si tratta unicamente di richiamare l'alleuzione dei chimici sopra una causa che pu,\ indurii in errore circa la quantità r·eale di glutine umido o secco. Il caso fece conoscere che la qualità del glutine varia notevolmente in ragione del tempo che trascorre fra la preparazione della pasta e l'estrazione di es~o ; infatti furono eseguite delle prove su tre campioni di farina inviate dall'intendenza mililat'e e si ottennero i seguenti risultati: Campione n . 1: L'estrazione del glutine, eseguila immediatamente dopo la formazione della pasta, ne diede pet' prodotto 24,40. per 100 allo stato umido; eseguila dopo mezz'ora, 2i ,40; dopo tt·e ore, 30,80. . Campione n. 2: Nelle stesse circostanze di trattamento diede nel 1' caso 26,20 p. 100 di glutine; nel 2• 29,20; nel 3• 31,20. Campione n. 3; Nel 1• caso diede 22 p. 100 di glutine; nel 2' 28,20; nel 3' 28,40. Quest'ultima farina pareva più umida che le due altt·e; l'idratazone del glutine è probabilmente avvenuta in modo più rapido.
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fll VISTA 0 1 CH IM ICA
I n q uesli sa~gi, la pasta fu ognora prepat•ata omogeneam en te con '100 grammi di fat•ina e 50 d'acqua. Fut·ono ripeLule le esperienze sopr·a una farina di mediocr e qualità, e la pas ta, ,falla n e lle condizioni delle fu divisa iu l!'e pat·li dd peso di 50 gr·a mmi ciascuna. Queste tre pat•li tt·altale in modo perfettamente identico a quello superiot•menLe dcscrillo, diedero nel 1' caso, 2,655 di glutine essicaLo fra 100•.e 120' ; nel 2", 2, 970; nel 3', 3,065. Questi faLLi spiegano le ditfet·enze che soventi s ri scontrano nei t•isullali ottenuti da due analizzatori che operano sulla stessa fat•ina; pat•e quindi che sarebbe indispensabile cl1e nelle relazioni di tali esperienze si dovesse indicare il tem po lt'ascor:;o dalla preparazione della pasta all'estrazione del gl utine, del resto gli autot•i cr edono che sarebbe ~osa conv eniente l'aLLenùero almeno a ore pt•i ma di cominciar·e questa e l:lll·azione. È put·e da preferit·si i l m•~ todo di dosare i l glutine allo stato secco anzicltt! umido.
Dl un carattere cllatintlvo fra la. atrlonlna e la aa.ntonin&, di Cot..tN-TocuuAtNE (Journal de Ch i mie, agosto 'l ~~ l).
Diclt·o il fallo chP- la slri cnina e la sanlonina possono facilm<·nle venir coufu!'e ft•a di loro, il sig. Cvlin-Tocquaine i n d ica per dislingucl'le la r eaztouH seguente: Il kaftamenlo con lo zuccbc.wo e r acido solCorico manifosla unn I'Cazione identica con la sL1·icnina e la sant.onina; ma, ove si Lt·utti la miscela con una goccia di tintura di iodo officinale e poscia con un ecces!;O di nilt·ato acido di met·curio pe1· 0,05 di sostanza impiegala, si ottiene, colla slricnina, u n a colm·azione b1·una intensa che l:a l'aspetto di una soluzio11e alcolica di iodo concenL1·alissima; colla sanlonina, si fo rma un l"'eci pilato bianco opaco che volge l eggermente a l giall astt·o dopo un cer·lo tempo; se allora s' inLt·oduce nella miscela un atomo di stricnina, si manifesta prontamente l a col ut'II Zione !)l'una suindicata.
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F.~RMACOLt)GI A
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Sulla oonservaslone delle clroghe, di ENz (Journal de Chimce, agos to 18 l). Enz propone di conserva 1·e le sostanze vegetali eoll'imbeve rle u·alcool, sotlomctterlca Ila premi tura c ch!uderlc quindi entro vas i ; l'a lcool ha pel' elfetto d 'impe.li•·e lo sviluppo dei g ermi d··g li infuso l'i e delle vegetazioni mici'oscopiche.
Proprietà antl•ettlohe dell'lclruro cll •allolle, di APÉRY (Journal de Chim ;e ecc ... , agosto 188l). L' irh·uro di salicile che e•·a ritenuto sem plicemente dotalo di pN•pl'ielù aromatiche e diu•·ctiche, s i •·accomanda in s pecial modo quale c ne1·gico antisettico. Alc une goccie d"id•·ut·o di salicile iniuLtate con un po' d'alcool nell'tu·te ri;,ì ca t·otiùe o m egliO a ncot•a nella bocca d'un ca·laver e umano , possono conservar lo per tre o quattro giot•ni in m odo perletto; s i fecero esper ienze sopr a più di dieci ca.ta vet•i a tine di verificat·e il fallo esposto . Il Dottor A. Christides avendo iniettato unu cer·La quanlilit di snluzione alcol ica di questo id1•uro nulla ca vitù della bocca e dell'ano d'un cadaver e umano, t•iusci a conse•·val'lo pc1• due o tre giol'lli. L'uzione aulisellica dell' idr•ur·o di salicile non si limita solo ai cada\·e•·i che non hanno ancora s ubito un prin cipio di fermentazione, ma s 'estende anche al caso in cui la pulrefazione sia già m ollo ava nzala. Il cadavere d'u n ser pen te morto da pat•ecchi g iorni essendo stoto immL'I'SO in una sol uzione più o m eno conc~ nu·a ta di acido sal ici lico, continuò a putrefars i; alc une goccie d'idruro di s alic ile ag~ i unte a lla della soluzione bas tarono per far ces· sare quas i istantaneamente la fermentazione putrida ed ogni o do r·e feti'Jo i l")ucsto ser·pcnte si è conse1•valo perfellamenle da Lt·e anni ne llo s tesso vaso mal chiuso e non esala che l'odore caratteristico dell'id t·uro di salicile. I dott. Gi••et·d, Eulhybou!e, Bal(:l!'ian, dur.ante l' ul tima guet·ra russo-tut·ca nel 18i7, provarono il glìcer olilo e soluzioni acquose ed alcoliche di idi'Uro di salicile contro la cancrena
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RIVISTA Dl CBLMICA
nosocomiale e le piaghe d' indole cattiva; .i risultati che ot.tennero confermarono pienamente l'azione antisettica di questa sostanza. 11 doLlor Antooiades, nel suo esercizio privato, avendo messo in pratica questo idruro nella medicatura dopo un'amputazione gravissima del femore, constatò in esso delle proprietà antisettiche rimarchevoli per l'energia e prontezza della s ua azione nelle medicalure, dette di Lister, che sono tanto raccomandate o::tgidì. Una leggera soluzione d'acetato di zinco aggiunta d'una cer·ta quantità d'idrolato d'idruro di salicile diede, solto forma d'iniezioni, risultati soddisfacenti nei casi ostina ti di blenorragia. L'urina umana può conservarsi perfettamente intatta coll'aggiunta di qualche goccia d' idrUI'O di salicile. Questo non nuoce punto alle reazioni ulteriori cbe debbono effelluat·si nelle principali ricerche uroscopicbe solto il punto di visl& clinico; non solo l'albumina, gli urali ecc. non si modificano ma a nche l'urea può essere dosala parecchi giorni dopo l'emissione dell'urina senza che subisca la trasformazione in carbonato d'ammoniaca.
Dl UJl nuovo febbrifugo, U borato 41 ohlnol41Da, di DE VRJJ (de la HA YE) (Journal cle Cltimie, settembre 1881).
Poco tempo dopo la scoperta falla della chinina da P ellelier e Caventou, un chimico tedesco, Serluerner, lo scopritora della morfina, trovò nella china gialla un alcaloide amorfo da lui specincato col nome di chinoidino. Avendo constatalo che quest'alcaloide era un polente febbrifugo, lo designò pure col nome di • distruttore delle febbri. • Dopochè fu introdotta la colli vazione della china-china, tanto nelle indie neerlandesi quanto in quelle inglesi, le numerose analisi eseguiLe sulle chine raccolte in queste contrade confermarono la scoperta di Sertuerner poichè esse provaron(}
E FARIIACOLOGIA
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la presenza di una quantità più o meno grande dell'alcaloide amorfo da lui trovato. Riesce dunque cosa inter·essanLe per l'umanità che quest'alcaloide, il di cui p0tere febb1•ifugo fu pu1·e con fermato da Sertue1·ner, sia utilizzato in terapia. Slaotechè le combinazioni di questa sostanza cogli acidi sono egualmente amorfe e solubilissime nell'acqua, cosi l'alcaloiJe amorfo si trova nelle acque madri ps·ovenienti dalla fabbricazion~ del solfalo di chinina e da esse s i precipila con un alcali sotlo l'aspetto d'una materia r esinoide fortemenLe colorata della chinoidina impura del commercio. Questa contiene adunrtue realmente l'alcaloide amor·fo, ma, disgraziatamente, associalo ad un numero s traordinal'io d'impuJ'ilà, che ne costituiscono sovente la parLa maggiore in modo da essere improprio all' uso t.erapeutico. L'autore, dopo essersi occupato per molli anni di far adottare la chinoidioa nella terapeutica sotto una forma convenienLe, crede alfine di aver .otteouLo lo scopo desiderato combinando coll'acido borico l'alcaloide amorfo contenuto nella chinoidina impura. Il bo1·alo di cbinoidina costituisce una polvere amorfa, di un colore più o meno giallasll'O e leggermente igroscopica; è solubile in tre parti di acqua fredda ed il liquido manifesta una reazione francamente alcalina. Questa grande solubilità ~Dita alla r eazione alcalina danno al medicamento in questione una superiorità sul solfato di chinino nelle iniezioni ipodermiche; 100 parli di borato contengono almeno f>4 parli di chinoidina pura. La rotazione molecolare destrogira varia da 10• a 20•, il che costituisce uno dei mezzi per assicurarsi della sua buona preparazione. Considerando le opinioni attuali sulla causa delle febbri palustri e le proprielà antisettiche dell'acido borico, l'A. s i lusinga che questa combinazione dell'acido borico con l'alcaloide amorfo delle chine potrà essere un buon acquisto fatto dalla terapeutica, massimamente in quelle regioni in cui le febbri sono endemiche e che l'allo prezzo del solfato chinico è sovente un ostacolo all'uso di questo prezioso medicamento, mentre che il valore del nuovo febbrifugo non pas- · serà oltre le lire 40 al chilogramma.
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Il s uo pote t·e lerapeulico è s tato esperimentalo da un distintissimo medico, signor Hennanides, il quale confessò all'autor e che nel Lt•atlamento delle febbri ordinarie, 1 grarn · ma di borato di chinoiJina dà lo s tesso risultato che 0,66G di solfa to di chinina.
Do.amento dell'aol4o •&lloUloo nelle •o.tanze &llmentarl ool mezzo della oolorlmetrla, di PELLET E GnoBERT (Journal de Ch imie, ollobt·e 1881). Si è riconosciuto che i metodi di dosamento delracido salicilico, fondali sull'azione solvente dell'elet·e, danno de i risulta ti esagerali a motivo della solubililà di diver si acidi in questo r eullivo. Sostituendo la benzina all'etere s i banno perdite più o meno cons iderevoli d'a cido salicilico che s i volatilizza durante le evaporazioni successive dell'acqua e della benzina; queste perdite possono raggiunger•e 1'89 per 100 del l'acido contenuto nelle sostanze alimentari sottoposte a l · l'anali s i. ' Il metodo di dosamenlo colla colorimelria dà dei risultati esallissi mi e com;iste: 1• Nel preparare una serie di ollo tubi da saggio delraltezza di o·, 20 a o·, 22 e del diametro di om, 015 a 0'", 018 nei quali si mettono s uccessivamente 1 centime tro cubo; 9· ()c c. 1· Oc.c. 05 di una O'c.c. 75·' O' c.c. 5·, ()c.c., ~·' Qc.c. ' 3·' ()c.c. ' -, ' ' , soluzione d'acido salicilico falla nella proporzione di un gr. per litro. 2' ?\el completare il volume di 10 centime tri cubi con acqua disti llala. 3• Nell'aggiunger e tre goccie di soluzione di perclot'uro di ferro mollo diluito (1005 o 1010 di densila) nel primo tubo, due goccie nel secondo e terzo; negli altri bas ta una goccia e, nell'ultimo, tocca t·e leggiermente la parete interna con l'estr emità affila la della pipetta contenente il percloruro. U n eccesso tli questo sale di fe rro mod ifica considereoolmente la tinta prodotta, 4• !\el pr ender e quindi 100 centimetri cubi di vino, per )
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esempio, a cui si aggiungono 100 c. c. di etere e 5 gocce d'acido solforicò a 30• B. onde spostare l'acido salicilico dalle sue combinazioni; agilai·e e lasciar in r iposo, decantare quindi l'e tere gallegg-iante s ia con una pipetta, sia servendos i d'un appt:wecchio di caoutchouc in f'<)l'ma di pera, il che evita l'assorbimento dei vapori d'etere. Se la separazione dei due st1·ati non é bene spiccata, si aggiunge un poco d'alcool. Si ripete ancora per duo volle l'operazione. 5• Noi distillare rapidamente a bagnomal'ia l'etere decantato. 6" Nel tm va sa re il residuo in una capsula di porcelIanu del diametr·o di Om, 06 a Om, 08, lavare il pallone con qualche centimetro cubo d'etere, me ttere il tutto per qualche i s tante sopr·a una stufa (dai 3:,• ai 50•) onde scacciare la maggior pa1·Le d'etere. 7• Nell'aggiungere, al massimo, tc.c., 5 d'una soluzione
di soda caustica di cui 1()c.c.• sieno eguali a Qgr. 4 N a O. Questa quantità é ca pace di saturare circa Qgr. 2 d'acido saJicilico, ossia 2 grammi per litro della sostanza analizzanda, quantità che non viene ordinariamente impiegata. Se il residuo, malgrado quest'aggiunta di soda è ancora acido, ciò lo si deve soprallulo all'acido acetico; coll'evaporazione a secco a B. M. quest'eccesso d'acido viene eliminato e l'acido salicilico rimane allo slalo di salicilato, poichè l'acido salicilico sposta l'acetico dalle sue combinazioni. D'altra parte é inutile s aturare una maggior quantità d'acido acetico che nuocerebbe alla spiccata colorazione violella . Giova avvertire che se l'acidità del residuo é debole, nun s i mettono che due, tre o quattro goccie di soda caustica. s• Nell'aggiungere al residuo di questa seconda evaporazione a secco cinque goccie d'acido soll'o rico a 30• B. e · quindi 20 centime tri cubi di benzina. g• Nel travasare il tutto un tubo da saggio, agitare e filtrare la benzina. 10• Nel prendere 10 c.c. di benzina filtrata emetterla in un tubo da saggio della capacità stessa di quelli cbe racchiudono le colorazioni tipiche. 11• Nell' aggiungere 10 c.c. d'acqna distillata ed una o·
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RIVISTA DI CHIMICA
due gocce di percloruro di ferro diluito; agitare a più riprese; tutto l'acido salicilico, se ve n'ha, si raduna nella parte inferiore del liquido e ne determina la colorazione violetta. Si paragona la tinta ottenuta con quelle esistenti nei tubi che s ervono come termine di confronto; se essa è esattamente uguale a qualcuna di loro, il calcolo è semplice: Esempio. - Suppongasi che la colorazione corrisponda al tubo N .• 4 in cui 10 c.c. sono eguali a Osr., OOOi d'acido salicilico; si ha dunque egualmente Osr., 0004 d'acido salici li co nei 10c.c. di liquido proveniente dai 10 c.c. di benzina; ossia ()gr., 0008 ne i 20 c.c. di benzina o nei 100 di vino; per litro si aavrebbero perciò 081"·, 008 d"acido salicilico. Se la colorazione é intermedia fra il N! 1 e 2, per esempio, si diluisce d'acqua distillata sino a che ottengasi esattamente la colorazione del N.• 2; si nola il volume aggiun1o ed il calcolo ò ancora sempliciss imo. Aggiungendo delle quantità diverse d'acido salicilico a dei vini, gli autoi'Ì riconobbero che in media non se ne riscontrava che 93 per 100 in causa di perdite inevitabili; il risul• tato deve adunque essere diviso per 0,93. Ond'e evitare quest'operazione, non hassi che da sostituire la soluzione normale d'acido salicilico al titolo d'un gramma con un'altra che abbia quello di ()gr., 93, ciò che terrà conto delle perdi~. In due campioni di vino acidificali con acido acetico ed addizionati di diverse dosi d'acido salicilico a loro sconosciute, gli autori trovarono per litro: Acido salicllico ritrovato
aggiuo&o
I . . . . . 0,085
0,08~
Il. . . . . 0,123
0,126
Non si può desiderare maggior esattezza. L'ultimo tubo colorato della serie esposta permelle di ri·conoscere e dosare 081"·, 005 per chilogramma di materia, o 1 ~· con suffic-iente esattezza.
B FA RMACOLOGIA
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EU•tre al bl'OIIluro eU potuslo, del dottor MoURA (Journal de Chimie, ottobre 1881) . • Il dottor Moura osservò che il bromuro di potassio unito
al sciroppo di scorze d'aranci non era sopportato da molt! ammalali per causa del sapore troppo scit•opposo ed amaro ed anche per la sua alterabilità. L'autore perciò prescrive questo medicamento soLto forma d' elixit•e di cui dà la seguente rormola: 2,500 Scor ze di mandarini freschi. Alcool a 90• · . . . . . 10,000 Si faccia una macerazione entro vaso chiuso durante il periodo di sei settimane e si coli senza pressione. Si prenda una quantità sufficiente del liquido oLLenuto, si riduca a 15 gradi centesimali; si aggiungano 350 grammi sciroppo di zuccaro, per litro, ed 80 grammi di bromuro polassico purissimo; si mescoli e filtri . Ogni cucchiaio da tavola contiene un grammo di bromuro. L'autore pre!:'crive quest'elisire alla dose d'un cucchiaio da tavola ogni sera nel latte o qualunque altra infusione leiforme.
Sulla Mluslone anento&le eU Fowler, di DANNENBERG (Journal de Chimie, ottobre 1881). La formazione di alcune alghe nel liquore del Fowler pare non abbia importanza; per contro, ò necessario tener calcolo della trasformazione dell'acido arsenioso in acido arsen ico. Quest'ossidazione si manifes ta più o meno rapidamente a seconda della maggiore o minore quantità d'aria contenuta nel recipiente e del rinnovamento di essa. Da ciò ne risulta la necessità di conser vare questo medicamento entro piccoli
recipienLi compleLamente pieni ed ermeticamente chiusi. Coll'impedire l'accesso dell'aria, si evitano l'ossidazione e la produzione delle alghe.
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RI\'ISTA DI CHIM!CA
Sull'alteraslone eU alo11.De aoque ferruginoH (Reoue scientiflque, settembre 1881, n. 12). Ville, stuJ.ianùo la solubilità del carbonato ferroso n e ll'acqua carica d'acido carbonico, constatò l'inilue nza che s u di quella possono e~erci tare i differenti composti salini. La soluzione ferruginosa impiegata t!ra ottenuta mediante razione dell'acqua satura di gas acido carbonico sopra del fetTo costituito dalle cosi dette punte di Parigi. I carbonati neutri alcaliui pr ecipitano immediatamente l'acr1ua carbonala fet·ruginosa. Quest'allerazione è dovuta al fallo che il cat·bonato neutro alcalino si trasfor ma in bicarbonato a spese del carbonato ferro so che da un precipitato di colore bianco verdastro che passa quindial verde cupo e poscia al g iallo ocraceo. I caebonati neutri alcalino-terro:si agi:scono nello stesso modo. I bicarbonati alcalini ed alcalino-terrosi non alterano l'ac'}ua fet•ruginosa. I cloruri ed i solfati, anzichè costituire una causa d'ins tabilità, rilat·dano in modo sensibilissimo la decomposizio ne dell'acqua ferruginos a sotto l'influenza dell'at•ia. L'azione perturbatrice dei carbonali neutri alcalini permette di s piegare il rap porto che pat·e esista fra la ricchezza delle aequo cat·bonate-ferruginose e la pt·es enza di quesli compos ti salini. Paragonando infatti, tra di loro le differenti acque fet-ruginose natut•ali a base di carbonato di ferro, s i con:stata che le a cque più ricche sono quelle che non racchiudono alcun carbonalo alcalino. L'azione del cat·bonato neut1·o di calcio ci manifesta parimente la ragione per cui trovinsi dei considere\'Oli depositi di limonile nei terreni calcari.
AnalW delle m&terie ••trattlve dell'orina (The Lancet, 24 settembre 1881). Un nuovo metodo per l'analisi quantitaliva delle mate t·ie estrattive dell'orina è s tato immaginato dai s ignot•i Chavane
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E FAKMACOLOGJA
e Richet che pretendono pe1· esso il vanta g~io di \tna molto mag~ior semplicità sop1·a tutti gli :allri metodi presente· mente in uso. Una suluzione di biossido di me J'CUJ'io e tli iod uro di potassio a cui è s tata aggiunta della potassa é annerila dalla orina precipit.ando !"ossido di mercurio . . La reazione si etreuua anche a freddo, ma è facilitata dal calore. N è l'urea, nè i cloruri, nè i fosfati, nè i solfati sono precipitati, ma l'acido urico produce una posatuJ•a, da cui il calore fa che s i separi l'ossido di mercurio . Gli alcaloidi, i formiati e g li acetati sono senza influenza. Se la reazione della mescolanza é acida, il precipitato non si forma, producendosi un sale solubile di mercurio. I sali di ammoniaca poi mascherano la rflazione sciogliendo l'ossido di mercurio. Il cloralio, l'aldeide, lo zucchero e tutte le sostanze pt·ontllmenteossidabili precipitano pure l'ossido di mercurio. L'urina normale contiene sostanze che hanno la stessa azione, cioè le sostanze azotate solubili nell'etere e nell'alcool. Quindi questo metodo offre un modo semplice di stabilire la quantità della materia colorante, della materia estrattiva e delle sostanze azotate diverse dall'urea. Il modo esatto di procedere è il seguente: La composizione della soluzione è 10 grammi di biossido di mercurio, 20 di ioduro di potassio, 50 di potassa caustica e grammi 30 di acqua stillata. Una provetta è riempita della soluzione, un'altra di urina. Quindici gocce dell'una e dell'altra si fanno cadere in una cassula di porcellana che si riscalda e s i aggiunge urina fin che tutto il mercurio è precipitato, e questo si conosce per la sicura r eazione che segue aggiunge ndo una soluzione alcalina di stagno, che si 'versa in piccolissima quantità con un tubo capillare. Un lill·o di urina normale precipita circa cinquanta grammi ùi mercql'io.
8.U'aslGDe 4et4l·nral uU.ettlol (Reoue scientijfqtte, settembre 1881, n. 11). Hamlell. dà nella Chemieal Society il risultato di una serie
d'esperie nze da lui intraprese sull'azione dei diversi antisP.t lici. Trallasi d' una parte interessante di ciò che si potrebbe 8~
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DI CHI MICA
denominaee la zoochimica. Due realtivi trovandosi in presenza, l'uno put·amenle chimico, l'a!Lro vivente, si tratta di sapet•e se essi possono coesislet•e senza reagit·e, ovvero quale dei due distrugget·à l'allt·o. Le esperienze. di Hamlel furono eseguile sopra una numerosa sel'ie di vasi del Pasteut· che racchiudevano liquidi di collul'a, in cui erano sparsi dei bacLel'ii ot•dinari; l'autore tt·ovò che l'idrogeuo, l'ossigeno, l'azodo, l'acido carbonico, il gas delle pal udi, e l'idrogeno solforato erano senza azione sullo sviluppo dei mict·obi. Le sostanze che determinavano la morte degli esseri viventi nelle soluzioni sono : l'acqua ossigenata, il solfuro di carbonio, il biossido di azoto ed il clot·o; in quanto a qu~sl'ul timo, il ft~.Llo era gia evidente a priori e l'esperienza inutile. La potassa. la soda, l'ammoniaca, il bisolfito potassico, gli ac!di ossalico e benzoico, il ioduro e bromuro di potassio, l'iposolfìlo souico, il Lannino e l'alcol metilico n~lla propùl'zione del 5 '/. nelle soluzipni, sono senza .azione. Gli allumi, il solfato ferroso, i cloluri di magnesio, d'alluminio e di fetTQ, l!;l. canfopa, l'acido salicilico, il cloroformio ed il fenole si oppongono bensi alla moltiplicazione dei bacterii, ma non in modo da causarne la distruzione. Il cloroformio nella P.ropol'zione di 5 centimetei cubi per 200 di !aLLe o di. diversi altri liquidi di collut•a non art·esta il c9rso del!!). viLa ne Qacr,Lel'ii, Il fenole sless.o, nella proporzione di 1/ 4 al 3 % non è un antiselLico sicuro; sappiamo del resto che esso si produce not·m~h11enle. neU'allo della pulrefazione senza disturbarla. Secondo H!imlet, i soli antisettici veramenta efficaci son o gli ossidanti energici e massime l'acqua .ossigenata ed il vapot'e nilroso. Queste conclusioni si trovano confermate daUe esperienze antet·iori del Pasteur che giunse a scema1·e, mediante l'ossigeno dell'aria, le proprietà virulente de' microbi infettanti, e da quelle di Chapuis che distrusse i germi col mezzo dell'ozono. L'assieme di questi falli c'insegna come siano illusori i mezzi adoperali generalmente affine di render sano un ambiente in cui si paventi l'azione dei microbi ; qllesli, incalzati
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·dalle aspers ioni di fenole in soluzione acquosa dilungntìi·sima e dalle fumi gazioni d'acido solforoso, continuano a prospei·are, mentre che l'opet·atore solo prova dei vivi incomodi. Non sat•à !{Uinùi fuori proposito ilrlare qui un breve sguardo .alla . natura ed alla classificazio ne dei microbi, di questi esseri, non pe1· anche classificali, del mondo vivente che pul· .lulano nt-i contini del r egno animale e vegetale senzachè nè i botanici nè gli zoologi ne t•eclamino la paternità. I mict·obi sono esset•i costituiti da una sola cellula vivente .d ota ta di pt·oprielil specifiche; situati per questa t•agione ·vici no a ({uegli esset·i di ciascuno r egno che meno differiscono da lot·o, rimase lungamente in campo la questione a ' quale dei 1·egni appat•tenesset·o. Ma oggidi gli autori sono· pressochò d'acco•·do nel consider arli come vegetali crittogami; tutle qoeste cellule, questi bacterii, vibrioni, bacilli, ecc. -che causano la sellicemia, il cat•boncltio, i furuncoli, e quasi: .indubitalamente, il vaiuolo e la r abbia, sono dei funghi pa·rassiti che praticano la le~ge biblica del crescite et multi. plicamini con una fedeltà di cui solo gli ·esset•i inferiori sono . capaci nella natut·a . .L 'impotenza del la noslt·a vh:sla ed anche dei nostri migliori ·obiettivi ad immersione c'impediscono di vedere se queste cellule siano distinte da un aspetto specifico, se esse pnesentino differ enze che permettano di dividerle in specie come· i vegetali composti e visibili. Non si può cla:o~sifìcare un mi:>-crobo che da.Jia natura delle malattie o delle fermentazioni da esso causate, cosi dicesi: vibrione setLico, bacterio pu·• 1trido, fe1·mento lattico, butirrico, ecc; in queste condiziotùJ .}a classificazione non è che approssimativa e ·difficilissima. Ecco quali sono le denominazioni più frequenti impiegate1 .a disegnare i microbi: 1• Microbi in forma di punta. - Nomansi mònadi, micco- • coccus-; sono im~Qobili e possono essere ~o~iderati come ·spore d~allri microbi. 2• Microbi lineari immobili. - Questi sono i bacter.ii e baf' ·cilli ; a questo gruppo appartiene il bacterio de~ ca monchio)• <bacteriu.m anthracis. 3• Microbi cihndrici mobili. - Piccoli corpi' arr<Jtondati. Ol
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schiaccia li nel mezzo in forma di un 8; ques ti sono i bacte r ~ propriamente detti ; tale il bacterium termo della putr·efa. zione che é il più comune di Lutti. y Mict·obi flessuosi mobili. - Essi hanno l'aspetto delle an g uille e la stessa andatura. e pare differiscano pochissi mo dai bacterii coi quali hanno comùne il movimento rapido ; tali sono i vibrioni, V. septicus, V. regula, V. serpens. f>• Microbi spirali. - Hanno l'aspetto d'un cavatappo e sono mobili; la loro esis tenza nel sangue umano è in rapporto colla febbre intermittente ; C")uesti sono i microbi spirilum o spirochctoc.
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6' Microbi capitati. - Questi sono esseri mobili aventi la forma di bas toncini muniti d'un globulo più gt·osso e piit refrattivo che il res to del corpo ad una delle loro estremi là, talora a tutte due. Questi globuli paiono' essere delle spor e pronte a staccarsi d'un bacterio; esempio il bacterium capi-
tatum. Oltre a quasti s ei stati principali, i microbi, come molti esseri inferiori, fot·mano delle a gglomerazioni o colonie che cangiano notevol mente l'aspetto delle cellule elementari. Secondo il diverso modo di disposizione, queste agglomerazioni sono variamente denominate. 1' Quando i bacterii sono a gglomerati in masse microscopiche attorniate da una sorta di gelatina che le impasta e le rende immobili, costituiscono una zoogloea. 2' Una membrana non gelatinosa formata da bacterii immobili, costituisce un micoderma, una sot•la di derma dei m icrobi. 3' Bacterii uniti per lungo formano dei filamenti detti leptotr ix. 4• Infine, dei micrococchi di forma sferica sopraposti per lungo, formano dei granelli tondi detti torula. Il numero delle specie dei microbi che può avere ciascuna delle nostre divisioni pare debba essere considerevole; perciò ,
a vista, non si saprebbe r:;ovente distinguere un ~acterio la cui azione morbosa riuscirà funesta da un altro inoffensivo. Potrebbe del resto darsi che la forma fosse poca cosa, che la cellula non costituisse che un otricello racchiudente proto-
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plasma,quest'essenza di vita dotata di pt•oprietà multiple e contenente, n el nostt·o caso, il germe cii tutti i mali come il va$0 di Pandot·a. Non esistono, pet• quanto sappiamo, che due punti eonosciuti cit·ca alla fisiologia dei mict·obi; si devono al Pasleut·. L'uno di <ftUesti punti a tutti palese è il seguente; l microbi possono vivet·e coll'aiuto dell'aeia o senza di essa; nell'ultimo c~:~so, essi distt•uggono le molecole Ol'ganiche os· sigeuute pet· estt•at·ne l'ossigeno uti le alla loro vita; è da questo Ialo che essi appartengono o Ila chimica. L'altt·o Pl!nto e meno vol~arizzato: l miceobi sono cellule tnollo ft·agili che in roolti casi sa· r ebbeeo ben pt·esto conosciute; ma, tostochè queste cellule si sentono minacci-tle nelle lor·o condizioni vitali da un agen te qualsiasi, esse si tr•asfot·mano in una delle spore designa le dal Pastnut• col nome di cot·puscolo get·me; essa t•acchiude la sua forza vitale entt·o un ~uscio, come un mollusco s'im· pt•igiona denteo alla sua conchiglia calcar·e, e può, attendendo un mezzo più propizio, r·estare a llo stato laten te, passando .il tempo, percorrendo lo spazio, afl'eontando il calot•e e sopratutto gli antise ttici. In questa pr·oprietà risiede il ptwicolo dei bactel'ii; a noi sono quindi palesi le ragioni dell'inel'fìcacia frequente delle misure igieni che, delle lozioni e cauterizzazioni pt•eventi ve l eg~i~re. L"acqua ossi~enata, indicata da Hamlet, sa1·à forse fra qualche tempo il migliore degli antisettici impiegati; di piu, pare che colla sua applicazione. s'eviti ogoi sol'la d'inconveniente.
.Britrlna oor&llodendron (The Lancet, 2i seLtembl'e 1881). I signori Bochefontaine e Rey hanno investiga ta le t(ualità. Jìsiologiche ùi questa pianta che è usata Jagl'indigeni del Bt·asile come seJalivo sotto il nome di • mulunga • È data principalmente in l'orma d i estratto, ma anche di tintura e -di infusione, le quali sembrano tutte essere attive e contenere tulle un alcaloide solubile ne ll'a cqua. Nella t•ana una dose
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modera la cagiona un generale rilasciamento e perdi la· tlella eccitabilità dei nervi motori. Gli effetti dut•ano circa diciotto ore e quindt si dileguano. Se però la dose é rnag· giore· segue rabolizione della azione riflessa e di soli to la morte della rana. La stricn ina sembt·a essere antagonista e ristabilire il movimento, l'eccitabilità e l'azione riflessa· Nei pot·celli d'India per alcune or e non è prodotto alcun effetto, quindi segue una rigidità seguita da vomito, urinazione e defecazione e poscia da debolezza muscola t·e, rilasciamento con ritat·do del polso e dei movimenti r espiralot•i e abbassamento c.lella temperatura. 11 rila!"ciamento muscola t·e è altet•nato da scosse con vulsive e che aumentano d i gt·avezza e di dut•ata e possono essere accompa~nnte da rigidità La mot•te accade r apidamente pet• arresto del polso o della respirazione; nel cane s uccedono sintomi mollo simili a questi, la prostt·azione è proronda, ma senza perdita completa della sensibilità. Dopo selle od otto ore l' animale può mot•ire o Jentalmente riaversi. La perdita della azione riflt3Ssa e le convulsioni osservate nella rana non pare clte si producano ugualmente nei mammiferi. I sintomi nel f'..ane sono molli simili a quelli cagionali in questo animale dalla mol'lina, ma con maggior prostrazione muscolare. I suoi effetti sull'uomo non poterono essere accertati a cagione della piceola quanlita che era a disposizione degli sperimentalot•i. •uovi rimedi. DoNoÈ (Italia Medica, N . 42,3 novembre 1881).
Macallina, -- Un nuovo medicamento si è scoperto, e per gli s tudi falli sembra lo si possa collocare quasi a ll'a ltezza della chinina nella cura delle febbri palustt•i. Questo medicamento é la Macaltina, alcaloide estratto, per incarico del dott. Rosado, dal sig. Dondè dalla cot·teccia della pianta conosciuta in tabacco col nome di .'vlacallo e nel Yucatan con quello di YalJa , e la cui corteccia si impiegava già pet· infuso nella cura delle febbri inter·mitlenti. Secondo il dott. Rosado il solf'uto di macallina guarisce le intermillenti alla s tessa dose della chinina; e lo p••eferisce a r1uesta per la sua s icurezza e.-J innocui là di eff.;tti !produce
E FARMA CO LOGIA
solo passE'ggeri dol ori di ven tt·e) e per il suo sapore quasi nullo che permette di dt~rlo anche ai bambini. l n vista dei ri sultati ottenuti, il Dondè t'accomanda il nuovo pr odotto ai medici di Merida nel Yucatiln, i quali oLtennet·o i medP.simi ri sultati del dott. Rosado, osset·vando unicamente un'ir·rilazione mtestinale più intensa che per la chin ina. È da desiderat•si che ~li espet•irnenli siano continu ati per vedere sA t·ealmente si può m ettet·e la Macallina fra i succedanei della chin ina. Jaborina. - Molti fì;:iologi e chimici hanno già com inciato a persuadet•si della pt•obabilità della pr esenza di un secondo alcaloide nel jaborandi, ed i dollot·i H arnack e Meyer di Strasburgo annunziano ora (.4nnrtfender Chemie, CC I V; 67) che essi hanno scopet•lo in molti campioni commer·ciali di pilocarpina la pr esenza di un'altt·a l'orte base, alla quale essi danno il nome Jal,orina. Dessa vien,e descr•itta come distinguibiiA dalla pilocarpina per la sua poca solubili tà nE'II"acqua e la sua molta nell'etere. Dicono clte, anche la sua azione fisiologica sia differ ente, giacché solto tale rispetto essa r assomiglia all'atropina, mentr·e l'azione della pilocarpina è analoga a quella della nicotina. Si accer•ta iuoltr•e che la jabor ina si forma prontamente dallu pilocat·pina per l'azione dep-l i acidi; la semplice '3vaporazione in lifJuidi acidi essendo sufficiente a proùurne una piccola quantità . Gli autori prepara r•ono la jaborina anche per mezzo delia evapor·azione delle acque madri, r esidue della pt·eparazione della pilocarpina, ma non giunsero ad ottenerla put·a abbastanza per· potertl stabilire una l'ormola, che ne rappresenti la composizione. Sinaluina, - È un gl ucoside estraLto dai semi della Sinapis tllua, clhe venne isolato da Willi e Laubenheimer bol l endo i semi, pt•eviamente privati del lor·o guscio, co11'81 per cento di alcool per una mezz'ora, spremendo m entr·e ancor è caldo, lasciando cristall izzat·e il glicoside, lavandolo con solfuro di ca t·bonio, sciogliendolo in una pi ccola fJUantità di acqua calda, e decolorando il precipitato che ne risulta . L a sibal bina cosi ottenuta ha la composizione c•· H 5 ' N' s• ou
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RIVISTA DI CHIMICA E f .,RIIACOLOGIA
é prontamente solubile nell'acf)ua, ben poco solubile ne l l'alcool a freddo. Solubile in 3,3 pat•Li di alcool bollente al1'85 per ce nto, quasi insolubile nell'alcool a ssoluto, non solubile nell'etere e nel solfuro di cat·bonio. Riscaldata si fonde, a più alta temperatura si decompone, tramandando vapori di cattivo odore; é colorala inlP.nsamenle in giallo dalla più piccola traccia di alcali, P- te mpora t•iamente in r osso dall'acido nitrico. Riduce le soluzioni alcaline di r ame , e rr uando venga bollita con lisci va di soda produce solfato e solfocianljto di sod io.
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CONGRESSI ... -.. ...
Congre•so medloo lnternazlon.a le dl Londra (Continuazione e fi ne, V. fa!<cicoli di ago~ lo e settembre) . Sezion e di Ottalnwlogia. La pr·ima seduta fu rled icato alla lettura del discor so inaugurale del presidente dPII a Sezione , prof. Bo wma n, in cui pa;:sò bt·evemenle in rivista gli at·gomenli destinali a formare soggello di discussione . Il JWimo era intorno al metodo anti· sellico n ella clti t•urg ia ocula t•e che fu cominciu lo a Lt•allat•e jJ giorno seguen te dal pt·of. Hot·ner di Zurigo. Pt·endendo a n orma le s lati::-tiche del i'\oyes e Geissler s ugli es iti della esl!·azio ne d i cataratta , le fJua li mosll·ano una pet•dila del10.1 p et• ce n lo n eIla opet·azione a le mbi e del 4.1 per cento nella opet·azio ne lineare, il prof. Hornct• allet·mò clte us ando le r egole anliselliche, quali la disinl'ezione profilollica dell'infel'mo, d ell'operatore e Je~li stt·umenli ecc., e con la med i· ca tur·a a nli~eltir.a dopo la oper·azione possiamo sperare di .r idurr e le per·dite a 1.5 per cento . Il pt'of. Re ymond continuando s ullo s tesso tema sostenne clte la medica zione anlisellica doH enbe estendet•si mollo al di là della t•egione ot•bitale ed esser·e applicala con grande attenzione . In :150 eslt·azioni dal 1• gennaio 1880, il pt·or. Hey· mond ha avuto la l'iunione pl'imaria della cot'nHa in sette inft' t'mi, dei quali qualLro s i et·ano lolli la fascia tura da se stessi p t·ima del te t·zo giot·no. Il pt·of. Th. Leber di Go llin gen lesse uno sai tLo s ull'azione dei COI'pi estranei intt·odolli n ell'occhio, in cui sostenne c he la infiammazione purulenta che segue a lla i n Lt·od uzione :.Ielle sch ep-~de metalliche nell'occhio è sempre do vuta all'azione d i ger·mi che sono énlt·ali pet•la fer·iLa. Per·ò la infiammazione pu t·ulen ta può e;;set'<' provocal~l, inò ipendenle rnenle dull'nzione dei gP.t·mi, dalla intt·odu· zione ne ll'inte r.no Jell'occhio di cet·te sosta nze clt imiche, qual i J'a r·senico, il bioss ido di met·cur·io . Gli esLr·ulli di lif]u td i sel-
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CONGR ESSI
tici in cui i gJJ' mi srmo sta ti uccis i con la ebullizione , pro vocano una passeggier a infiammazione qua ndo sono inie ttati nella ca mera ante riore o nel tess uto corneale. Il prof. S nell~n parlò sulla na tura d ~ll a ottalmia s imp atica e s ul suo modo di tr·asmissione . Stimando ins uffic iente la spiegazione di un'azione r illes!!'a dei ne1·vi ciliari , p rop ose la ipotesi che la ottalmia simpatica del>ba r igua r·dars i com e una infiammazione specifica metasta tica, in cui specia li e le men ti in fia mmatori pat·assitici ar' I'i vano a lla cor·oide dell'occhio seconJ ariamente malato attrave r·so le vie Jinfatiche. 11 do tt. Brailey in uno scritto s ulla patologia della stessa mala ttia, sostenne che l 'uv~;ile che in questa s'incontra ha cer· ti de termina Li caratteri pa tologici , per cui può essere dis tinta istologicamente da tutte le altr·e forme rl'infiammflzione . Il dott. Poncet di Cluny rife1·; un caso in cui in un occh io enuclea to dopo il tag lio dei 'n ervi per ottalmia simpatica , l'!>sa m e m oslr6 ollera zioni d'insolita intens ità do vuta alla neuro tomia o ttico-ciliar e. Eg li a ttribuì la per•manenza dci dolori si m patici a una scleros i inler sli zia le con compressioue ir·ritali,·a delle fì br e de i ca pi P•'riferici Jei ner vi ciliari. Sulla ne uriLe ollicn in r apporto con le malattie intr·ac•·a niche e spi na li parlò p!'imo il dollot•e Th. Leber a ffer·mando che lu ne ul'ile ottica nelle rnalollie cer•ebr ali è una vel'a infia mmazione ed è mollo diver sa dalla iperemia di pende n te c!a s tasi venosa. Questa in fia rn mazione, e i disse, non è ca g iona ta da st-isi nelle vene r~ tinich e, per compression e dei seni cavern o~ i dovuta a lla diminuzione dello spazio intracranico, nè è il r esulla to d i ir ritazione dei nervi \'asomoto ri cagiona ta dalla a ffezione cer ebl'a le. È il ne r·vo ottico la via di comunicazione fra l'a ffezione del cer vello e quella de ll'occhio . P r ende parte essenziale a questa tt•a smissione il ve rs amento d'un liq uido siet·oso nella gu!} ina del ner·vo , spinto fuori dal cranio pel' l'anmenlatn pressione intracr anica. Qut:sto lif[uido non agisce per• semplice pressione meccanica, p e r ché la s ua quantità è spesse volte molto piccola, ma probabilmente possiede qualiLà fl ogogP.ne. I tumo1·i intracra n ic i a g iscono alla g uisa dei corpi e~ tran ei provoca ndo congestion i infiamma torie e iper·secl'ezione di lif[uido (idrocefalo interno)
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Gli stessi versa menti sono lt·ovati nellu meningtle quando è segutta da papillite. La ot·igine della papi llo-t·etinite nelle malatlie cerebt·ali può r1uìudi spiegat•si ammettendo che la infiammazione intrucra·nica pr-oLluce un gr ave vet•sa mento che passa nel la guaina ottica ed eser cita un'azione it' t'ilante sulla papilla e le vtciue pat·ti dell'occhio. I l dott. Bouchout di Pat·igi lesse uno scr·it~o sulla • Relazione l't·o la n•! Vl'ite oltica e le malattie intt·act·aniche • i u cui affermo clte tutte le impot·tanli mal~:~tt ie del ce t·vello a della midolla spinale, como pure le malattie sierose dialesiche possono esser e t•iconosciu te con l'esame otta!tnoscopico. Cosi lo conges tione e il tut·gore dd nervo otlico i ndicano la con;::estione del cen ·ello, la m eningile, la compressione del cervello; l'edema della papilla e della vicina r etina ri\' elano l'edema delle men111ge e 1•n impedimento alla cir colazione dei seni e delle vene men.ingee, nella m enin gile tubercolare, nell'idroc<·falo acuto e cronico, nella emon·agia cerebrale e in cer ti tumor-i ce t'ebt•a l i accompagnati da encel'alite ecc. Le vat•ici r etiniclle e le tl'ombo:;i indicano la trotubosi dei sE:ni e de!le vene meningee. Gli aneut·ismi miliari delle at•te1·ie r etiniche dimostt•ano gli aneur ismi miliat·i del cet•vello Nelle f~IJb ri e tuulattte del sisletna net•voso, l' emot·t·ngie t·eti niche sono segno o di compt·essione cerebrale per copioso vet·samento, di emon·agia diatesica, di imped imento cardiaco alla cit·colazione cer·eiJI'a:le, o di altet·azioni nei vasi cerebt·ali e relinici cagionale dall1:1 albuminuria ct·oni ca, dalla glicosuria, ùalla sifìlide e dalla leucoci temia. l Lubercoli miliari della retina e della cot·oide di mostt·ano la tubercolosi del cervello e delle meningi. Finalm ente nelle malallie nervose, l'atr ofia della paptlla o la sclet·osi del nervo ottico indicano sempre una sclerosi disseminata del cer vello o dei cordoni anteriori della midolla spi naie. In dolL. Gnlezowski lesse sulla nevt•ite otLica consecutiva ad una alterazione dei vasi. L 'anatomia patologica mostl'a nella nentle ottica la chiusura dci vasi del n ervo, l'endoarterite e la pet·iartcl'tte. Le lesioni dei vasi cerebrali sono eguali a quelle dei t'alni r etintd. Ot'a nella n evr i te ottica si tt•ovano delle obl ilerazioni ,·ascolal'i, delle tt·ombosi. Le alle:-azioni at·te-
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.r iose sono di due sorta; le un~ producono dei disturbi progressivi come ne lla ne vrile ottica cet'ebrale e nella r etinite .albuminur·ica; le allr·e ca gionano dei fenomeni fulminanti , la subita per·di la della vis ta come nella ernbolia dell'arteria centrale. La somiglianza fra le arteriti obliteranti e rembolia è g eandiss ima. La mancanza di malallia car·Jiaca nelle per·sone esaminale da Lasègue, P eler·, Raynaud, Polain ed allt•i e all'e lle da embolia relinica di cui avevano lutti i s intomi, aveva colpi to di mer·aviglia il Galezowski (13 volle s u i:l9 c asi). In tr·e cas i ~si sleva un r appor·to fr·a g li accessi di febbr•e inler· mittente e la obli terazione dell'arlel'ia relinica; in ll·e altr i cosi v'er·a lu sifilide; due volle el'a acca d ula in consegue nza di nn forte accesso di coller·a, una volla sembrava dov u ta a unu uorlite e d ue volle alla emicr ania ollalmica. Quale è la s intomalolog-ia, 'JU&Ii sono i segni car·atterislici della c hius u1·a vascolare e dell'embolia ? il Galezows ki par·lò di s intomi prodromici, di dis lur•bi passeP"geri della vis ta precedenti la per dita subitanea e di emorragie r•etiniche come complicanti più fre_ que nlemente le tr•ombosi che le embolie. Segui uno scr·itlo del dott. Dianoux J i Nanles sul tr·atla.menlo del distacco Ji r e tina con le iniezioni di pilocar pina, in cui rifcr·i che di sed ici casi lrallati con la iniezione m etodica di nitrato di pilocarpina sei guar·ir ono, olio nrig liora..1'1) 110 e due non ebbero alcun elfello. Spiegò il modo di u sar! a ed espose le conll·oind icazion i. La dose r•accornandala è fo l'le da pp!'ima, quindi moderata (>alivazione della dur'ala alme no di due Ol'e); òovrebber·o fars i '}Uindici iniezioni con~ecuti ve quindi una sellimana di riposo per poi ripr·endere con fer·-' mezza la cu r•a per tre mesi. Il doll. Nieder· di Bochun pad0 sul nis l11gmo Jei minulor·i. Dei lavor·alor·i nei pozzi il 2 per cento furono lt·ovali alfe lli da nis la gmo. La malattia colpi solo C(>IO!'O che lav01·avano in cer·li pozzi , dove cioG la illumina· zione ero difellosa e specialmente dove era in uso la Jam.padu 1li s ic ut·ezza . Negli uomini che lavor·ava no in pozzi ùo v e e r·n usa ta la luce a llo scoperto, fu rarumente incontrato il nistagmo. Il dott. Nieder· riguor·da lo rnalallia non com e uno Sf'a-:mo muscohlt'e ma come un difello J'inner·vazione s i mi lE' al tr·emolio senile. Un modo probabile di pt·evenir·e la malattia
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sa rebbe di aumcnla!'e il potere illuminante delle lampade i n uso. l m pot·tante fu la discussione su l glaucoma cominciata dal d ott. Adolfo W eber di Darms todt con uno scri tto s ulle alterazioni patologiche che precedono e cagionano ques ta malattia. Il doll. W ebet• accennò che fra le altet'azioni che precedono i[ glaucoma si osservano mollo spesso disturbi della circolazione genet•ale che diminuiscono la diffe!'enza ft'a la pt·essio ne at·teriosa e la venosa a vantaggio della prima. Le condizioni nervose generali sono d'importanza nel glaucoma solo in 11uanto conducono a questi disturbi circolatori. Le alte razioni morbose dei tessuti che si incontrano nella età avanzata aiutano la produzione del glaucoma solo per· chè prendono le pareti dei vasi sanguigni. Dopo avere spiegato il meccanismo dello scambio dei liquidi nell'occhio concluse dicendo che la sola causa antecedente invariabile del glaucorM è la contrazione progressiva delle vie di uscita dei liquidi intraoculat·i; le altr·e cause antecedenti né sole né combinate pos sono produrlo. Le varietà icliniche del glaucoma, ~aggiunse, dipendono dalla sede, intensità, ed estensione della contrazione o chiusut'a delle vie efferenti, dal carattere primario o secondario di questo processo morboso, dalla sua natura infiammatoria o non infiamwatoria, e dal~ suo carattere lento, acuto o dis l!·uttivo. Il dottor Priestley Smith di Bil'mingham ripetè le sue idee sulla patologia del glaucoma, sostenendo che la causa del glaucoma é l'aumento di volume della lente cristallina che preme sui processi ciliat'i e chiude cosi l'angolo della camera anteriore. Il dottor Angelucci di Roma descrisse la natura della membrana del Descemet e lo sviluppo dei canali di Schlemm e di Fontana in rapporto con la etiologia· del glaucoma. Il dottor Angelucci crede che la membrana del DescemeL sia un prodotto dell'endotelio corneale; che il canale di Schlemm è formaLo di vene a pareti continue, mentre il canale di Fontana è una via puramente linfaLica. La causa del glaucoma non sarebbe la chiusura del canale di Fontana, che ritiene una alterazione secondaria, ma una scie-·
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.r osi di lulle le membrane dell'occhio e principalmente delle par·e ti dei vasi sanguigni . Sulla cur·a del glaucoma par•lò Wecher di P arigi; discu-
tendo il valore rela tivo della sclerotomia e della irideltomia .disse che la s~lerolomia deve essere riserbala per quei casi .in cui è conosciuto che la irideltomia é pet•icolosa, e con.clude che la sclet•otomia è indicata: 1• In LutLe le for·me di glaucoma e morragico e in quelle ·Che s i ·sospella apporlener•e a questa calegot•ia; 2• In tutti i .casi di glaucoma congenito (bufla lmia); a• In tutti i casi di glaucoma sempl ice e cronico; 4' Quando dopo una iri.dettomia la visione ha peggior ato o quando il buon risult.ato avuto dal la oper·azione comincia a decli nar e; 5• Pe r combatter e i pr·odr·omi del glaucoma; 6• In lutti i casi di glaucoma assoluto con completa atr·ofia dell' i r·ide e assalti dolorosi. Il dottor Sevens di New-York lesse uno sct•itto sulla irl'i tazione riflessa oculo ·nevtilica, con le seguenti conclusioni: 1• Fra le influenze centripete che generano le affezioni nervose, la initazione che del'iva dall'esaurimento dei net·vi -che r·egolano le funzioni dell'adattamento dell'occhio sono . .di ~ran de importanza; ~ che CJUando esis te una tendenza ereditat•ia alle affezioni nel'vose, questa si trasmette spesso c'.>n delle anomalie nella f01·ma deH'occl!io o sue dipendenze; 3' che malattie nervose inveter•ate che r esis teUero ad ogni altra specie di cura, possono cedere r·a pidamente col solo -corr·eggere i disturbi muscolari e i vizi di r•eft·azione. Se:oione di fisiologia.
Il prof. Gollz di Strasbur·go apri una impo!'tanLe discus·sione sulle funzi oni delle cit•convoluzioni cerebrali. Comri1ciò sei anni ft~ i suoi esperimenli intesi a indagar·e quai grado .di vet·it.a avesse l'asserzione del Flo urens cho negli animali viventi possor10 essere por•tate via grandi parti di cervello senza n iuna apparente perdita della funzione cerebrale. Il suo metodo consisteva nello scoprire la s upet·ficie del cervello e portar via grandi porzioni della sun sostanza spingendovi una forte corrente d'acqua. Dopo ladisl!'uzione di g randi parti di un lato -del cervello ne seguiva emipl e~ia che però non e ra permanente
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ma tr·ansitor·ra con cecità incr·ociala. Dopo la dis Lt· uzione di g r·andi parli d i ambed ue g li emisferi, pt•oduceva si una perman ente ulftJzione dei sensi che e l'ano stt·aot•dinar'ia men Le indeboliti s enza esser·e per·duti . :\eg li ul timi due anni il pr·of. Gollz e ricor so a d un ollr·o metodo per ùis ll·uggere parti più o meno g randi di cervello usando dei tr·opani cit·cola!'i elle ruotnndo ra pidamente di-struggono la par·tedel cervello s u cui sono applica ti. Gli esperim en ti fur·ono sempr·e rutti s ui ca ni. 11 pro f. Gollz afferma che in tali sperimenti, dopo l'asportazione dd la maggior parte della so · stanza g r·igia degli emis fer·i, delle a ree mot1·ici e delle aree sensOI'iuli, l' a n i rnc~ le può rista bilirsi e vivere lungo tempo .a ncor·a senza niuna par·alis i permanente, nessuna pat·alisi di moto, nessuna perdita ùc i sens i speciali quali le do ttrine del Fer·r·ier e del Munk a vrebbero dovuto far pr·esagil'e. Ma nonostante l'animale non è nelle s ue condizioni na tura li. B enchè non sia cieco, poss a vetleJ•e, udire e sentire in una ce r ta maniera, la s ua percezione non è integr·a e le funzioni inte llettuali sono inde bolì te; il cane è come de me nte e molli d ei s uoi is tinti sono per vet•titi. Rispose il Ferriel' osser·vando .che gli sperimenti del Goltz sono stati fa lli tutli s ui cani, m entre egli oper·ò s ulle scimmie. ContestO che il metodo del Gollz produca una lesione semplice e definila . Egli col pt•of. Geraldyeo si è Yalso del galvano Clll.lterio per s tabilire delle ~ esi oni perfettamente defil)ite, e usa ndo il metodo antisellico è l'iuscilo ad elimioa t•e ogni pericolo d'infiammazione ed ottenere una per:felta g uat•igione dal processo operativo quasi in ogni caso~ e così s i è accer·tato che lesioni definitive di speciali. regioni della s uperficie cer~bral e della scimmia pi'Oduconopal'alisi di moto difinitivee per·manentio perdita di s ensi s peciali. Da questo si deve concludel'e che il cervello della scimmia è costituito diver samente.daquello del cane e che gli, spet•imenti eseguiti sopra un al)..imale non danno alcuna luce s ulle funzioni del ceevello di un altro? Finchè non si conoscono le e-. salle condizioni degli esperimen,ti dei due casi, sarà i m possib~e analizzare giLottenuti resultati i q11ali possono forse meglio s piegarsi con la diffel'ente es tensione e profondità delle inflitte lesioni. E infatti uno de i cani del Goltz e u~ta scimmia del Ferrier furono sagrifica ti per essere esaminati da una commissione
CONGI\ESSl 1320 e apparve indubitatamente che nel caso del Ferr·ier la le. sione cort•ispondeva esattamente a quella che egli.aveva predetto, mentre il pl'of. Goltz nei suoi sperimenti aveva lasciato parti che sono tenute dal Ferrier sede dei centri motori. La seconda discussione fu aperta da M. François Franck sul meccanismo con cui è regolato e mantenuto il battit0 del cuore. Esaminò con molta chiarezza la via seguita dalle fibre inibitorie e acceleratrici nel loro corso verso il cuore,. insistendo particolarmente sulle prove desunte dalla anal.omia comparata che confermano le fibre inibitorie del vago derivttre dall'accessorio spinale. Quindi si fermò sull'altra qui stione: La contl'allilità ritmica del cuot·e è dovuta a qualità attinenti al suo tessuto muscolare ? Speciale attenzione volse poi agli sperimenti fatti nel laboratorio del Ludwig dat Merunowic;r. ed altri osservatori, i quali mostrano che l'apice del cuc.re della rana, quando sottoposto alla .a zione dei sangue o siero defibrinato batte ritmicamente. Il dottor Gaskell espose i suoi studi r ecenti che gettano nuova luce s ulla natura e causa del r!tmo natu1·ale del cuore, sulla natura della inibizione e sul modo con cui il vago arresta il cuore. La più importante conclusione fu questa: che l'azione inibitoria del vago deve spiegar·si con la sua azione diretta sul tessuto muscolare del cuore e non sull'apparato nervoso intermedio. il nervo possedendo probabilmente la facolla di regolare le trasformazioni materiali nella sostanza muscolare cosi da modificare le rapidità con cui queste fibre sono influenzate dagli impulsi dei centri motori. Secondo quest.o concetto, il vago sarebbe il gran nervo trofico del cuore. Il prof. Wood di Filadelfia descrisse 6 sue osservazioni sul calore animale, fatte coi metodi calot'imetrici in rapporto con Ili influenza dei grandi centri nervosi sulla produzione e moderazione del calore. Il prof. Rutherford di Edimburgo apri la discussione sulle apparenze microscopiche dei muscoli striati durante il r1poso e la contrazione sostenendo le idee del Kolliker che la sostanza muscolare consiste essenzialmente di fibrille unite da una piccola quantità di materia inLersliziale. Il prof. Morat parlò dei nervi vaso dilatatori, facendo alcune osser-
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vazioni s ulle ricerche eseguite dal prof. Dastre e da lui stesso e concludendo che certe fibl'o vaso dilatatrici della testa e del collo, dopo uscite dalla midolla spinale si volgono dire ta m ente nei:tronchi s impatici. Alla discussione sulla innervazione del sangue venoso presero parte i professori BrownSequarù, Goltz, Lepioe, Daslre e il dott. Roy. Quest'ultimo richiamò l'attenzione sulle sue recenti ricerche sulla circolazione attravet·so i reni e la milza, fatte col soccorso di un apparecchio che è fondamentaJmtjnte co~ truito s ul pl"incipio del plalismografo. Cosi ha scoperto che la milza é sede di contrazioni e dilatazioni perfettamente ritmiche, e che gli effetti prodotti sulla circolazione renale da sostanze introdotte nel sangue s uccedono anche dopo la divisione di tutti i nervi che vanno a questi organi. Altr·e import.&nti comunicazioni furono fatte dai dott. Klein, Pavy, Ransome, Bocci, che lo spazio ci manca a potere riferire anche s uccintamente.
Se;ione di chirurgia Il Presidente della sezione prof. Erichsen nel s uo discor•so inaugurale, dopo poche osservazioni sui progressi della chit•urgia, fece brevemente allusione a ciascuno degli otto argomenti specialmente scelti per la discussione e tratteggiò io modo distinto le principali linee dietro le quali la discussione avrebbe potuto piu utilmente procedere. Dopo fJUesto discot·so, il prof. Reid, che fu il primo a curare gli aneurismi con la fasciatura elastica dell'Esmarch, aprì la discussione s u questo argomento con una memoria, in cui ricordava il s uo proprio caso e indicava gli aneurismi sacculati come i soli adatLati a questo modo di cura che guarisce l'aneurisma promovendo la coagulazione di tutta la massa del sangue nel sacco. Il dott. Pearce Gould seguitò sullo s tesso tema, mostrò una tavola di 62 casi pubblicati, in cui è stato ust~to questo trattamento, onde trasse la conclusione che il più importante elemento della cura è la organizza. zione del grumo nella arteria stessa, e che la mala riuscita può derivare o dal non formarsi punto il coagulo, o dall'es sere spinto via una volta che si è formato. Osservò inoltre che bisognerebbe stare in guardia contro il pericolo di. di-
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slendel'e sover·chiamente le allre art01·ie e di tr·oppo affaticare un cuor·e indebolito e che sarebbe desiderabile un trailamento preparatorio pel' aumentare In plasticità del sangue. Il dott. BJ•ytrnt l'ifer•i ll'e casi in cui non et•a l'i uscito a guat'iJ•e l'aneut•isma, e r·iguardòle emol'ragie capillari n(' Ila parle del membr·o non vuotata di sangue siccome causa facile di cangr·ena. Il dott. Pemberton riportò un caso mortale per cau~t·ena, in cui fu trovata la Yena completa mente o blit.~rala di contro l'aneurisma che era chiuso da un cougulo. E difficile accollare le idee del Br·yant; anche ammellendo che i falLi sono come egli afferma, l'emorragia capillare in allo della coscia non può cagionare la cangt·ena tlelle dita, 'ed oviclentemenle non vi può esset·e emort•agia capillare nelle parti private di sangue con la fascialut·a. Il caso del dott. P embet·ton non ha particolat·e r elazione con <Juesto modo di cura: lo stesso effetto sarebbe avYenulo per la chiusur a dell'arlet·ia pt·incipale con altri mezzi; pet·che quantlo l'aCflusso del sangue ò impedito, un ostacolo al ritorno del sangue venoso è una delle cause più cel'Le di cangt·ena. La questione è rimasta quindi al punto in cui era. 11 prof. Spencet· W ells aprì la discussione sui t•ecenli pl'O· gressi nel trattamento chi rur~ico dei tumori inlt•aperitoneali: e i punti su c ui insistè fm·ono: la necessità della unione dei mat•gini o piuLlosLo s upel'ficie del perito neo inc iso p er assicurare l'unione immediata; il gl'an valore delle pinzelleda pt·es· sione per frenat·e l'emorragia; e il fallo dell'essere venuto meno dopo l'uso degli anlisellici il bisogno del drenagg-io. Il dotl. Mat•ion Sims difese calorosamente il dt·enaggio, benchè ammettesse che spessoè cagione dell'er·nia ventrale; mentre i dolL. KeiLb, Thornnt e Martin lo difes6ro pet• le g t•undi operazioni sollanlo e in caso di cisti con contenuto putrido. Il metodo antisettico ebbe molti ar•denli d ifensori, ma il dott. Keith dichiarò che con esso dopo nvet>e avuto un seguito dt ottanl.o casi favot·evoli, ebbe poi cinque mot·li negli altri YCU· ticinque casi, due pet· avvelenamento caJ•bolico, uno per setlicoemia e due per nefrite acuta. A cagione di questo mort~lilà e della mollo ft•cquente tempe1·atut•a elevata la set·a òopo la oper·azione, egli ha abbandonato la nehhia carbolica
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in tutte le operazion i, ed hn avuto una mot·le su ventiselle ovurio tornio senza il ll'allamento antise ttico. Il pro f. Czerny t'ifrlri un caso l'ot·tunalo di escisione del pilot·o e il pro f. Tail sostenne con )a sun espet•ienzti\ nella chirurgica aùdominnle che il ù01ninio ùelln chit•ut·gia operativa puù estendersi agli a scessi pilorici ecc. La questione dcll'intet·venlo chit•ut·gico s ui reni fu solle· vata e: discussa ùallo Czel'lly Ba J.:e t·, Bal'ket·, Uarwell, Lucas, Mal'lin e Lan g~nbeck, . Tutti nannr•ono casi ùi nefrotomia, neft·o-litotomia o nel't·octomia,· e il dott. Mtu·tinl'i l'eri cbe egli a veva a~port.alo selle volle un. rene tluttuanle dolente e una vollu un tumore maligno del rene con cinque guat'Jgioni in tutto. La difficoltà di decidot•e se la pielile o rene suppu· rante sacca lo ò unila tet•ale o bi laterale è un valido argomento contro la esecuzione ùi una cosi grave operazione quale è la neft·octomia senzn esset·o s .i curi di togliet·e tutta la malattia , o finchè la diugnosi non abbia progt·edito, l'applicazione di questo modo di cut·a deve essere molto limitata. I casi t'ipOI·tali mostrano la possibilità di eseguire le Lre. opet•azioni sopea mentovale, e in quanto possono servire di guida pt•ovmw che In nefr·octornia non é più pericolosa alla vita d ella n eft•olilolomia o della nefr•otomio. Furono desct·itli tre metodi di asportazione dei reni, il lombare , l'inh•aperitoHcn le e l'addominale eskapet·itoneale. Il primo sembrerebbe esser·e nel tempo s tesso il piu difficile e il pii.t sicut·o; ma il dott. Martin affet·ma che nella esportazi(lne del t•ene di contro ull'ombclico, il pot•iloneo ricade su se stesso cosi completamonte che non vi è neanche bisogno di s utura. Uno. dec.i sione s u questo punLo non deve esset·e pt•esa se non dopo la pii.t accurnta diagnosi delle condizioni precise in cui è giustificabile l'as portazione dci t·eni. Non fu c.lnlo alcun ragguag lio pat•ticolare s u~li etfctli fisiologici della r·emozione di un rene. La discussione s i ap-git·ò f!u indi sui Pecen ti progt•essi dei metodi di estrarre la pietra dalla vescica dell'uomo, e fu aperta da sir H. Thompson, continuala dal pt•of. Bigelou, a cui s'a~giun se r·o le pt•incipali :autorità sulla malet•ia. La quistione si divide naturalmente in ùue: litotomia e litotrizia. Rispetto alla pt·irna, la sola novità proposta fLtl'uso del tet··
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mocauterio in luo~o del coltello nel taglio perineale e soprabubico, ma specialmente nell'ultimo allo scopo di P.vitare l'emorragia e di avere una fèrita asciutta non assorbente. Le obiezioni a questo processo sono c.osi ovvie, cioè la formazione d'un' ~scara profonda, la impossibilità di seguire esattamente i progressi della operazione e di nùsurare la grandezza dei tagli, che basla solo accennarle. Di maggiot• valot·e furono le osservazioni del dott.. Teale sugli esiti migliorati della litotomia negli ultimi anni, dovuti all'ave t• saputo evitare le malattie settiche e alla maggior pacatezza nella estrazione della pietra, perchè in questo caso l'operare rapidamante non solo non è necessario ma è pericoloso. Sir H. Thompson pal'lò del disegno di schiacc.i are in 8iiu calcoli molto grossi con potenti tanaglie prima eli aprire la vessica e raccomandò una combinazione della lilotl'izia con una aper·tura nell'uretra membranosa dal perineo in casi di proslala mollo ingrossata con vescica ed uretra irritabili. Riguardo alla litotrizia fu ammesso da tutti che il prof. Bigelow non solo ha introdotto un nuovo principio nella operazione insistendo sull'assioma che la vescica è più tollerante degli strumenti che delle scheggie della pietra, ma che la sua pratica è pure un pr·ogt·esso. Di novantanove casi operati da sit• H. Thompson secc·ndo queste regole ottantotto guarirono. Oltre questo pot•ò non ci fu accordo. Il Bigelow insiste s ul valot·e dei grossi str1.11menti anche per le pietre piccole e di moderate dimensioni e che la sua operazione è adottata a tutti i casi di lilotrizia. Sir H. Thompson sostenne con pari calore che gli strumenti dovrebbero essere proporzionati al volume e durezza della pietra e non mai più g!'andi del necessario; mentre il dott. B. Hill pensa che vi sono molti casi in cui è prefet·ibile l'antica operazione, essendo grave il pericolo di ledet•e le parti profonde dell'uretra negli uomini di mezzana etit. Il dottor Teevan parlò della assoluta mancanza di cistite ct•onica dopo l'operazione del Bigelow. In quanto alla questione se la nuova operazione abbia allargato il campo dello litqtrizia, il dottor Coulson disse eli aver levato quattro once di pietra in una seduta. Sir H. Thompson mostrò gli avanzi di grosse pietre
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cosi estratte e i ris ultati della pratica del Bigelow sono ben conosciuti; ma il dottor Teale e Buchanan convennero nella opinione che fuori che da un esperto operatore di litotrizia, •1ueslo non é da fars i, e che il li totrittore non 'può essere usato per le grosse piell•e più ora che prima e che dove sia vi un dubbio è più sicura la litotomia. Toccò al prof. Ollier di cominciare l'argomento delle re· sezioni articolari ed insistè sul valore del metodo sotloperios teo ed alfermò che quando eseguito a dovere, anche la cartilagine può essere rigenerata nella nuova articolazione; ei preferisce le sollecite alle escisioni tardive. Segui a lui il ùottor Rocher di Berna con una sua statistica di sessantaquattt·o ca~i di t•esezione con sei morti; recentemente ha tentato di ottenere una articolazione del ginocchio mobile, dopo lo resezione. Il dottor New man riferì un caso mollo importante in cuf iJ drenaggio della articolazione riuscl a guarire un'artrite acuta susseguente a malattia della testa dalla tibia. Ma qui la questione è di decidere se convenga operare sollecitamente o più tarai. I doLlari Dryant, Heath, e Marsh sostennero caloJ•osamente di andat·e adagio in questi casi ad operare; essi riguardano la malattia come locale e come localmente curabile e quindi non opportuna la operazione, fuorché dopo che tutti gli alli·i metodi hanno fallito e nella malaltia avanzata. D'altra parte tutti furono d'accordo che anche tardivamente gli esiti della resezione sono s tati molto scora~gianti ; e pet• questa ragione ed anche per abbreviare il pet·iodo totale delle sofferenze e della malattia e pei rapporti della malattia locale con la generale; altri, i dottori Cron , Teale, Tre ves e Barton raccomandano di ricorrere so!Jecitamente alla operazione. Gli argomenti portati in campo da una parte e dall'allra sono senza fallo meritevoli di molta considerazione ; sta però a coloro che operano il dimos trare la necessita di rarlo. È sicuro però che coloro i quali vogliono l'operazione molto per tempo saranno s pinti ad opeI'are quando non è necessaria, poiché errori di diagnosi pos· sono accadere a tutti, e poi questa pra tica tenderà ad allontanare l'attenzione dall'oggetto principale,. dal pensare a un modo d i cura della rnt:flattia.
CONORRSSI
Appena sufficenlemente fu discorso degli esili eccellenti dati dalle libe1·e inci:>ioni nelle croniche m alattie a1·ticolm·i. Il dottor· Sayre pe1· ullimo mostrò i disegni di un caso di slrao!'di nariamente perfetta ricostiluzione dell'articolazione dell'anca, dopo la rcsezione; esisteva una nuova car·tilaginc. La discussione più importante e meglio sostenuta fu quelln intor•no le cause r.he impediscono la unione p1·imar ia ne lle ferile di ope1·azione c sui metodi pi(t acconci per ass icurarla. L'apri il dollor Sn,·ory con un eloquente e filosofico cliscoi'SO, dicendo che la unione immediata è mollo probabih1 avvenga quando le supe1·ficie f1·esche sono portale a conlallo nel loro s tato naturale e così mantenute senza d isturbo. La principal causa, per cui questo esi to fallisce ei Cl'ede sia "la chirurgia inlromme llente • e che i principii fond amentali sono il r iposo, la pulizia e l'asepsi che ammette una quasi infinita varietà nei particolari. Ei si domando, quando una ferila t'• sellica o asettica, se è la leblH·e o il pus o il solo odore il c t• iterio da cui si riconosco. Di te ndendo le s tatistiche del Cork, sostenne che da nessun'ollro sono s tate sot·passatc benché esi li egualmente buoni siano s tati ottenuti con molli a!Lri diversi modi di lrallamenlo. Il dottor S. Gangee mostrò. i cu scinetti di cotone assorbente antisettico cho egli ha usato con buon successo. In pt•ovn del loro potere antisettico, mos trò un pezzo di COI'ne che e1·n stato posto fram ezzo due di loro ma espos to ul,'aria ogni giorno per quindici secondi ed era rimasto perfellumcnle inalterato dopo dodici giorni. 1 princpii da lui difesi furono la pe1'fettaasciuttezza della ferila, con cui ò Lolta una delle c0ndizioni di pu tt•efazione, il ri poso e il raro cambiamento della medicalura, la compressione circolare, c la conveniente po~izione, con l'uso degli antise ttici come importarle aggiunta. Il dottor Humphry parlò della importanza dei tagli netti sui tessuti sani, e dello esalto combaciamento dei mm·gini e delle superficie con la diligenti~ chiusu1·a di lutti i vasi snnguinanli. L'a1·io agendo nocevo!· mente come dit•ello deprimente della vitalilà dei tessuti e pe1· via degli agenti in essa natanti ò prude nte usare qualche sostanzn antisettica per purificnl'la. P er il prof. Verneuil la
CONGRESSl di ~po~ izion e della
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fer·ila e de l m a lato sono i gruu fallo r·i ne l pl'OCCSSO di Cicalt·ice. Le ~tatisliche del pr·or. E s mur·cll lrulle de lla sua pi'Opria pratica sono cosi note voli che giova dar•le distesamente. In 3!l~ g randi opet•azioni (sei mo r·lt), 85 pet• ce nto dei cas i guarili , cicatrizzm·o no pee prima intenzione con una m edi c-atur·a, in 15 per cento la medi~atura fu t•innovala, e questa proporziono ul timamenlc ò andalo anche più mig liorando. Vi fur•ono 14(i escision~ di grossi Lumori, 40 escisioni rli mammelle e glandole ascellat•i, 14castrazioni Cr)n una m orte p e t· pe r·icat•dite e s ilìlide inveterata, una pe r apoplessia, una pep adiposi de l cuore. Di cinque gr·andi opet·azioni (coscia 18, gamha 27, braccio 5, a,·ambr·accio 1) uno mol'i per commozione(Shocl<) ed e m otTag ia od uno pee ùelir·ium tre mens. Vi furono Gt r·es ezioni ; 11 disat•ticolazioni; 26 necrotomie; 13 stir·amenti di ne r•vi di <:ui uno per te lano con es ito letale; 8 ernie; 21 geandi ascessi fr·eddi;.12 vasle fe ritc;i-9 frallur·e composte. Que· s ii maia li fur·ono tulli m edicati con piumaccioli inzuppati nell'iodofo rme e alcole assoluto, fi ssaLi cou una fasciatura con l'iodofor·me, sopra cui un gt•osso c uscino di juta e di garza, una fa sciatura umidu e sopra Lulto que~to una fasciatur·a elas tica. Il pr•of. Volkmann pensa c he ogni suppurazione è settica e che le condizioni individuali non hanno in genet·ale niente che fare con la cicatr·izzazio ne de lla ferita. Chiuse la discussione il prof. Lis tet·, il quale rif'er·endosi agli s pe t·im enti, comprovanti che il ve leno s e ttico diluiLo può essere aggiun to senza effe tto a l s ie t•o sanguigno, m a non al s iet·o sanguigno diluito, raccontò di allr·i più r·ecenli spe rime nti che dimostrarono e lle il grumo sanguigno nel corpo è anche me no favorevole allo sviluppo degli organismi. E gU espresse poi la opinione che le materie solide coerolle s ie no ~li age nti deletet'i e che forse troppa attenzione si è rivolta ullc hm nissime particelle volitanti pe r l'at·ia. I s uoi es ili pe l'ò rurono cosl buoni che non ha c01·aggio di rinunziare ad alc uno dci particolari della cu r·a con cui li o ttenne, benchò amme lla che in futuro si possa ùat·e il bando alla nebbia dis infellante; ma per· o r·a non acce lla la it•rigazione come so. s t.itulo della nebbia. Negò che vi fosse il minimo fondamento
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CONGBISSI
alla accusa falLagli di non tener conto dello stato del malato e delle sue igieniche circos tanze. Se questo. fosse vero, i s uoi esili essendo così buoni come da lutli è ammesso, qual più forte argomento in favore della efficacia del suo metodo puramente locale! Non ebbe tempo il prof. Lister di toccare molti punti sollevati dai precedenti oratori. Se fossimo tentati di dare in poche pa1•ole la impressione generale prodotta dalla discussione, dovremmo di1·e che il valore degli antisettici fu chiaramente ricooosciuto da tutti; che fu reso evidente che lo scopo del prof. Lister puo essere r.aggiunto con mezzi diversi e più ~emplici del suo, che in particolare il valore della nebbia è riguat·dato come mollo dubbioso; ma sopra tutto che il trattamento antisettico risponde solo ad una delle condizioni richieste pel trutlamento delle fel'ile, e che solo un chirurgo scienziato può allargat•e le sue idee e la s ua pratica da abbracciare tutto. L' u!Lima discussione fu sulle modificazioni della sifilide nella tubercolosi, nella gotta e in altre malattie costituzionali, e fu aperta dal prof. Verneuil, il quale sostenne che la serafola attrae la sifilide verso gli organi che essa predilige ed è alla a cagionare suppurazione rna ad allontanal'e l'elemento di dolore. La tubercolosi fa persisle1·e indefinitamente al· cune manifestazioni sifililicbe Lerzial'ie. Il dotlor H ucthinson non vide mai un ibrido di sifilide e scrofola o tubercolo e gotta, nè potè mai scoprire qualche modiAcazione della s ifilide pot• queste malattie, ma lEI variazioni incontrate potevano semPJ'e spiegarsi con le idiosinct•asie dei malati. Nei malati di gotta ha spesso h•ovato gravi dolori nelle ossa e nelle articolazioni. Ei però crede che una grave forma di ulcerazione della faccia somigliantissima al lupus deve essere attribuila alla influenza della scrofola sulla sifilide ereditaria. li dottor Bennett non conobbe alcuna modificazione delle alterazioni ossee dei rachitici, dei gottosi ecc. che potes.-;ero farsi risa lire alla sifilide. Il dottor Drysdale parlò della esistenza della tisi sitìlitica per alterazione gommosa. E. R.
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CONCORSI Oonoorso &l Premio ~iberlsoadente ll 30 novembre 1881
A nol'ma del prog1'amma publicato in questo giot·nale (unno '1880 p. 332) è pervenuta al Comitato di Sanità una memoria segnalo coll'epigrafe s eguentes • Opera naturale è cb'uom favella Ma così ~ cosi, natura lascia Poi a voi secondo c be v'abballa ».
CENNO BIBLIOGRAFICO Annunciamo che si è cominciata la pubblicazione a dispense del trattato di medicina legale di A. S. Taylor tradalla per la prima volla in Italia s ulla decima edizione mglese dal prof. Simoncelli. Il posto eminente che tiene l'autore tra gli scrittori di medicina legale in Inghilterra e la straordinaria diffusione dell'opera, già ritenuta come classica dai medici e dai magistrati di quel paese, erano motivi più che suflìcienti perchè se ne desiderasse una buona traduzione. Crediamo di dover poi aggiungere che in questa traduzione l'importanza delle osservazioni legali collegale coi ratti puramente medici, non è diminuita per essere l'organizzazione gi udiziaria inglese tanto diversa dalla nostra, poichèil tradut· tore ebbe cura di far rilevare dove occorre, coll'aiuto di appositi commenti, la differenza tra le due legislazioni. Sono già uscite le prime quattro dispense coi tipi dell'editore Giovanni Giovene in Napoli. Lo stesso editore ha cominciato la publicazione a dispense dei Nuor:Ji elementi di materia medica e terapia dei dott. NoTHNAGEL e RossBACH e preceduta da nove lezioni di farmacologia e terapia generale del dott. MARIANO SEMMOLA. B: la seconda versione italiana sulla 3" edizione tedesca già di mollo ampliata e perfezionata in rapporto ai progressi della farmacologia. 86
1330 La parte fisio logica, la classificpzione e la trallazìonc ole i medicamenti sono opera del Rossbach. La cura degli avvelenamenti e lo studio dei preparati fa rmaceutici appartengono al N othnagel.
Espoalslone d'Igiene e Salvamento a Berlino Per iniziativa della Società Italiana d' Igiene si è costi tuito in Milano un Comitato allo scopo dt favorire e pr·omuovere la partecipazione degli Italiani alla grande Espo · sizione d'Igiene e Salvamento che sarà inaugurata a Berltno nel prossimo maggio. Questo Comitatò ha i s uoi rappresentanti nelle principali citt.à d'Italia, ma tutti coloro che desiderano concorr·ere alla Mostra tedesca debbono rivolgerne domanda alla Sede centrale del Comitato, Milano via S. Andt•ea 18, ove si dislribuiscono gratuitamente il programma, i moduU ed il ref!O· lamento. Il Comitato confida che gli Italiani si faranno largamente rar,presentare alla EsposiziOne di Berlino come già fecero ali Esposizione di Bruxelles del 18i6. Una speciale raccomandazione è rivolta ai cultori dì tecnica santtaria, ai Municipi, agli ospitali1 ed agli istituti, a ~l i industriali a quanti infine si occupano ai questioni ri~uar danti l'Igiene e il Salvamento. Il Comitato confida nel concorso della stampa politica e medica per la ma~gior possibile diffusione di questo annunzio. Il comitato di Roma è composto dei signori - Bodio pror. Luigi - Manayra dott. Paolo, Generale Medico- Filonardt ing. cav. Angiolo - Pantaleoni dott. Diomede, Senatore d~l Regno - Toscani prof. Davide - Tommasi Crudeli prof. Corrado - Galassi prof. Luigi.
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Gerente.
.INDICE
MEMORIE ORIGINALI. BAROCCBINI ENatco. - Frattura della tibiia sinistra comphcata a grJ"e fallo cerebrale Pag. 1073 IBAROFFIO F&t.tC I . - Una parola ancora sulla numerazione delle lenti ,. &)3 BA.II.OFFto F Et.ICB. - Della determinazione e misurazione dello stato diottrico statico all'ottalmoscopio • 10-19 CARBONB BauNo. - Spasmo tetanico generale consecutivo a ferita seguito da guar igione • • 1003 CASABORt F'a ANcasco. - Un caso di psicopatìa traoaitoria per embolia pigme nhle • 1119 Coccnr DoK!BNrco. - Di un caso anomalo d'ileo-tifo ,. 474 'OORTISI FRANCESCO. - Sulle glaodul" li ofatiche e sugli organi ade noidi ,. 785 l>E ToliiiiA PI ET&O. - Dell'esame d el sangue e del contenu to delle pu· stole nei vaccinati e vaiuolosi . • 594 ELIA GIOVANN I. - Sunto delle relazion i sulle cure balnearie ed idropiniche dei militari nell'anno 1880 • ,. 3~7 FtNZI ENatcco. - Le febbri da malaria curate n ell'Ospedale mìlirare di Catanzaro. . • 6i4 Fto&l CBSARB. - L'antropologia e la medicina militare • 113 Ftoru C& u a s ·- L'identità personale dei morti sul ca mpo di battagli a . • !113 FORTI Gt08BPPII. - Contrlbudone allo stud.io delle varie forme puatulari che susseguono all'i nnesto vaecinico • • 922 F IUNCBINt EOOBNIO. - Uso medico della la:ttuca m ar ina (Phycoseris austra.lia) . • :ISO OaRUNDO GIU LIANO. - Considt-raziooi cliniche sopra un caso di angina difterica con eruzioo.- penfljloidea • " 21 6 G1 uorct VITTORio. - Sulla numerazione delle lenti. • 715 JourNA Loro1. - Chiamata d eglì inscritti sotto le armi - se sia iodilfl!rente mandarll subito d a un estremo all'altro del regno - Pr ime m alattie che truagliaoo l'i nscritto - Qua lì ne sono le cause~ . • 723 br narACO PuT•o. - Un caso d i me ningite spinale tuber colare con tubercolosi in altri organi. . » 474 LoMB ARDO ANTOIUO. - Il farcino nell'uomo . • • 10>2 :MAIISTRBLLJ DOKIIN ico. - La nuova di~posizione minhteriale sulfa misurazione del torace in rappo rto alla statura nella visita degli ioscrìtti dl leva e i suoi elfetti. • "' IO!l MAII.ll'lt FRANCEsco. - Sulle deviazioni della lingua e dell'ugola nelle malatti e del ner~o facciale e del legame di ques te con la balbu:zie ,. t-l
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MrNrcr EUGENIO. - Storia di un'eresipela llemmonosa del genitali maschili seguita da oscheoplastica felicemente riuscita Pag. 131 MoNTANARI LUIGI. - Contribuzione allo ~tudio della sede, del processo e della natura dell'eresipela . • !}25 MoNTAMAIU LUlor. - Cistotomia perineale e successiva uretrotomia esterna • 10&~ OTI!IU EDOAJU)(). - Nota clinica di un caso di sifilide costituzionale con pr-evalenti fenomeni di emolllia. • 1113 Pscco Gr .t. colto. - Operazioni chirurgiche state praticate negli ospedali militari durante l'anno 1879 ,. 3 RANDONR FRANCBsco. - L'ignìpuntura qual-e mezzo protllattico e curatico delle ftogosi arti colari croniche e speeial8lente della sinovìte fungosa . . • 561 Rolsl FRDI!!RICO GtadLAMO. - Un aalaaso opportuno • 82$ SEnRB l SAcco. - Contribuzione alla chil'U rgia conservatrice operati va. ,. 81 o.
RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI . RIVISTA MEDICA. Anestesia senza narcotici. - I.èe. . Pag. 63 Annegamento (studi sull'). - Brouardel e Vibert . • 26g Anestesia, metodo per combatterne gli accidenti - Hodges . • sso Aneurisma toracico, suo nuovo segno diagnostico. - Dumont • SSl • 386 . A.lbuminuria. ematogena. - Bamberger Albumina e .z ucchero insieme nell'urina - Frerisch " 602. • 735 _.lcaloidi caduerici. - Brouardel e Bontmy . Azione asteaiogenr. dei veacicanti. - Grosset • " 84~ Azione ipo!Airmicn dell'acido fenico. - R.aymond • ~35 Acido fosrorico nell'orina e suo signitlcato clinico. - Zuelter ,. 1173 Bagni di mare e sordità. - Sune y Alolin • S.U I Bacillo del tiofo addominale. - Klebs . • 1144. COntra ttura del ginoccbio simulan:e anchilosi. - Vizioli • 481 CeCalalgia occipitale come sintomo d'ure mia. - Seguin • 601• Chiluria (caao d i). - Bri~ger " 00!> Cuore grasso. - StotJella . • • 7~ · COlpo di calore. - Meyer " l 146 Cara tteri e periodi della febbre gialla. - Di.agnisio • 1160 Conr.ribuziolle allo studio della sclerosi epatica d'origine cardiaca - Talamon • 1161. Convulsioni per depressione del centri spinali riflessi inibltori - Reichert. • 1161 Disturbi psichici nei cardiaci • 482 Deferveacenza critica della polmonite, aua causa. - De Renzi • 934 Dispepsie false - Sée ,. 1136 Disturbi dell'udito e dell'equilibro consecutìvi a menlnglte celebrospinale. " 11C9 Emoglobinuria paroeaistica. - Mesnet , SS.& Emoptoe parassilaria. - Raclz . • 385
E ~aotema da chinino. - Deuk Epidemia dì conge laziou~. - Leba$lardier
Pau. 73:l , ·\1 11
> IIS7 El'itromelalgia. - Lann ois • ll:J9 E c hinococco e o~ticarìa . - Weiss Epilessia gastrica • 1174 Funzione del pancreas durante la febbre. - Stolnikow " 1 ~7 Febbre intermittente Iarvata sotto forma emorra.gica. - Surès. • 27Co Fa ringite granulosa. - Saatfeld . • 6tt7 F e nomeni consecutivi osse r·vati nella coovalE!sceoza del ,·aiuolo - Leudet . • 11 19 Grande quantità di magistero di bismuto trattenuto da mesi nello stomaco • •a~ Grangrena Ilolmonare dovuta ad un e lemento contagioso- Sunè e Molliot • ll ~S Glicosuria ed inosituria nella degenerazione adiposa del pancreas - Guelliot. " ll f>2 l n,·asione microscopica di tutta la cort.cccia cerebrale Ipertermia, tre casi.- Philipsoo. • 207 lnoculazione della rabbia Ino culaziooe della rabbia. - Bremond • 21lS lusulficienza della mitrale. - Weil .. 4i5 Insolazione dal puot.o di vista medico militare. - Feyrer. • ~7~~ l leo cagionato da concrezioni di lacca. - Twedlander. • 47~• l onesto proli lattico. - Grawitz ,. ~79 Iniezioni parencbimatose di soluzione di Fowler nei tumori di milza - Mosle r . " (1(•6 ldro-pneumo-torace, sua favorevole influenza sul corso della tubercolosi. - Hérard • 7:13 Idro-telefono medico. - Sabatucci ~ sa Incisione del pericardìo. - Rosenstein. » 8-I:J l nterm ittenza di polso, sincope e morte improvvisa ncllaconvalescoenza della febbre tifoide. - Lnngl el . • l !.l• Leucocitemia. - Ludwig. • tl92 Lav amento del ventricolo. - Bucquoy e Pau! . • 510 Li poma del canale intestinale distaccatosi spontaneamente ed espulso - Albre cht. ~ 1172 Malattie trasmissibili dagli animali alruomo. - Pietrasanta • Morte improvvisa dopo la tracentesi. - Teoesson. » ~' Muscoli nei tisici. - Friinkel » ! :,\1 Modificazione dei metodi di a.o estesia Modificazioni patolog~ch.e della mucosa d ella gola e della laringt> - Lori. • ro9 Materie velenose ne li" uomo e negli animali superiori.- Gautier » li Hl Miosite ossiOcante progressiva - Helferich ,. l l " Medicazione etereo-oppiacea nel vaiuolo . ~ 1176 Nematode nel peritoneo umano . • l tìO Nitrato di pilocarpina contro il sudore dei piedi. - Armaingaucl ,. Ifa Natura parassitaria dell'impaludismo. - Laveran • ~ 731 Nuova malattia provocata dalla salìva ct•un bambino morto d'idrofobitL - Pasteur e Chamberland ,. 8 13 Parassita nel sangue dei malati di febbri miasmatiche. Laveran.. " 61
Peso del corpo, sua diminuzion e dopo gli accessi epi!ettici - Ko'\\·aJewski . Pag·. 6~ Pilocarpina contro !"alopecia - Andrè ,. 161 Parotil& epidemica e suo miasma vegetale - Eklund • 608 Paralisi da spavento. - Pel . ,. 83S • 035 Polso paradossale (due casi di). = Maixner Paralisi arsenicali - Seeligmiiller • 03~ Peptonuria nel reumatismo articolare acuto - Iaksch. • 1135Pneumonite infetti~a. - Kerchensteiner . ,. 118& Puntura della milza a scopo terapeutico -Jager . • 11-10 Pntologìa dell'infezione malarica. - A.JTanassiew . • 1145 Paralisi del vago. - LAICO&R. » II S!il Patogenesi della febbre gialla- Co&R.IIA B AZBV&DO • 1159Parotite epidemica fra i militari in Steuino - Settekorn • 1163 Rumore di mulino e suo valore diagnostico del pc.eumo-perica.rdìo • 93:> - Raynaud Rirlesso ten dìneo. - Ollive . • !)t3 Specifico contro la diflerite - GuLtmann • 59 Signitlcato neuro·paiOiogicod!lladiJatazionepupillare - Raehlmann• 155 Scarlatrina, temperatura a 43°, guarigi one -Mayer ,. 16:1 Stetoscopio modificato - Mader . ,. 3,1 Tubercolosi e scrofole. - Grancber ,. &S Temperatura atraordioariamente bassa - Kosarew .. GZ Trasfusuooe di sangue nel perìtoneo col metodo di Ponllcb. - Kaczo rows~ì. • C07 Tubercolosi della mucosa nasale - T<Ornwaltlt. • 009 Trattamento delle atrezioni articolari subacute e croniche. "' 870 Ulcera dell'esofago per digestion e ,. 1151 Vamolo (casi gravi di) - Landrieux • " 2ù1 Zona m aneggiabile degli anestetici. - Bert ,. 4$5 RlVlSTA. CH I RURGICA. Apparecchio inamovibile Neuber·Lister sui posti di medicazione. - Unterberge:• 1~ Am putazione trauscondilare della coscia eseguita col me todo di Carden. - Kraske . " 176 Aneurisma traumatico della glutea. Guarigione spontanea per infiammazione del sacco. • 177 Antrace e suo traltnmtlnto. - Labbèe. • -!S'T Apparecch i d'induzione per la diagnosi dei corpi estranei metallicm. - Poggi " 796 Amputazione dell a lingua col termocauterio. - Langenbeck .. 973 . All ungamento dei nervi, etf•Uo della lussazione incompleta d'un dente . ~ 1190 Appnrec:chio a guanciale aotìsettico. - Neuber ,. 119! Apparecchio contentivo. - Mooiy • 1214 Cateterismo appoggiato. - Richelot . " 168 Contagio del foruncolo. - Dra$tOn , • 181 Cura de l tetano coll'acqua calda. - Spoerer • 182 Carcinoma dello stomaco, resezione . - Blll roth • 503 Cisti siooviali dei te ndini della man() Cllrate col metodo antisettico. - Faucon . ,. GIJ
1335 cor111a nella di agnosi dellt> malattie delrorecchio.-Creuwel Baber P30.GJO t:ooservazione dell 'osso pietforme nella dtsarticolazione della mano. - Ouillery • :no Chi rurgia conservati va del piede. • 9~ Ctcatrtnaztone delle fer ite delle cartilagi ni. - Oiess • 1181 c.:ompression~ dell'arte ria omerale. , 1182 Ct&totomia ~oprapubica modifi cata. - PPrrler • 11~~ Con tusione adfiOn11nale sen?.a lesione esterna, seguita da morte • IZt G Eplstaui , tamponamento uaaale e relaziono:: di questo co n le malattie delrorgano dell'udito. - lla rtmann . • 402 l::de ma net cas1 dt fratture. - Vern euil . • 403 Estensione dell'articolazione del ginocchio. - Bradford " 406 Esplorazione rettale nell a coxalgi a. - Catia. • 408 Emptema tra tta to colla cura antisettica. - Ashby. " &~O Es1u·pazione total e della vescica e della pr ostata. - Gluck. " 9174 Emorroidi, trauamento ame ricano. - Spaak • • !)j\1) Essenza di eucaltptus, nuo"o antisettico. - Ltster • \IG<i r: rote strozzat~. dtagnosi e terapia. - Deapres • 967 E most & s i~ nel l~ castrazione. - Bouilly • 1210 Ferita del cuo re per una spina di p~ace r.nmatasi nell'esofago • (;9 Fascia tura di trlpolite. - Le.ngenbeck. • 70 Frattura doppia della mascella inferiore guari ta colla fascia elasUca. - oosselia. • ?l Frattura si multanea tle lle due clavicole. - Marta. " t7t Ferita d'arma da fuoco penetrame del cranio ed allogamento della palla neEI'interno, I!Uarlgione. ~ 1\nigston Bartoa • '175 Fertted'armadafuoco; azione dc~ i pic.:oh proietlili moderai.- Kocher • ~06 Fra tt ure di rette de lle parti laterali d('! cr ani o non complicate da ferita. - Marganl . • 510 Fe rite prodotte da sostanze e!plodeati di mode rna i n~enrione. - Rocha rd . • 8.17 ~'erita avv elenata da carie dentale. - Lussan a . • 8!>0 J>erita incisa dell'arteria femorale. - Scalzi . Febbr·e traumattca settica e ase ttica - Gon zemer Volkmaon. Ferita d'arma da fuoco all'origine del nervo trigemlno sinistro. - Paulicki e J.oos. ,. 9'73 Fe r1ta d'arma da fuoco, palla attraversante i due polmoni e l'or ecchietto sinistra. - Duft'el . • 076 Frattura non m ortale della base del cranio. - Lidell . • Jl79 Ferita d'arma da fuoco a ll 'orecchio con fuoruscita del liquido cerebro spinale - Jio rne r " 1191 Ftstola urinaria dell'i nguine sinistro consecutiva all'incisione di idronefrosi; estirpazione del rene, guar igione. • 1212 \o'erita del presidente Garl!eld. • 121~ Fimoei curato colln dilata zione. - Veraeu il • 12!5 Gi radi to. sua l)atogenesi. - Durante . " t 87 Gomma dell'apofisi mastoidea. - Pollak . • 111 Ileo cu rato col massaggio. - Bush . • 4 1~ lodoformio nella cura de lle ferite. - Mi k ulicz " 95>1 Infe zi one pahlstre dal punto di vista chirurgico. - V~rneull • 000 lschialgia consecuti~a li t<:mpressionl' de lla femorale- Tedenat • 1185 Ua toot dell'esofago, inrticazioni de lla esofagotomia. - Wolzeodorf,. IM
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Litolaplassi. - Bottini . Pa.g. 407 Linfoma maligno gua nto coll'arsenico. - lsdrael . .. :;o.-; Liufo~a rcoma maligno guari ro senza operat.ione. ,. 1197 Malatti ~ dell'or~cchio io conseguenza di malattie di d enti. - Seyrort ,. 73 Medicatut·a culla carta di aeca. - costeyan~m. • 74 Mezzo per evitare la iol rodutione del saogno nella vie digestive e respiratorie durante le operatioo i che si eseguiscono s:tlle par·ti della bocca nei malati sottoposti all'anestesia - Krishaber• l &l Mecca111smo della m or te per le scottature. - Lesser . ,. 4o.> lllod itlcazioo i alla m ed icatura Lister - Boeckel. ,. 506 Me rodo antisettico semplicato. - Lucas Championier e . " C.27 Mezzo semplicissimo per riconoscere le rrattur e delle diaOsi prodotte da arma da fuoco colla semplice ispezione delle vestirnent.a. Delorme » 121 1 Nuo,·o catguL - Lister . ,. 4S6 Nuo,·o metodo di ;~ppl icare la compressione nella cura dell'aneu risma traumatico. - Palme r • 4!<5 Nuovo metotlo per produrre l'anestesia del laringe. - Rossbach • lll!O Ozeua ''ero e sua cura. - Tertl lou • 4-.<19 Otom icosi - Bezold. • 513 Operati di tracbeotomia e lol'() dP.•tino. - Mangeot- Oe Troyes ,. ltt'• Prima oper·az10ne endolariugea con narcos i. - Schnitzler . • in :~ Pazzia t raumatica . trapanazione de l cranio. - Mollier. • IO<· Perforazione della m•mbrana del timpano io conseg uenza di ascaridi lombricoidi. - Re ynolds ,. 10 1 Protossido d'azoto, quale anes tetico . ,. !l $7 Rictlrche cliniche sp~rimcn1ali sulla febbre per ferilA! ne lla cura antisettica. - Mase Edelber ,. 174 Resezion~ dì 2melri d'iut~stiuogracilu s~guito dagunrigiooe-Koet>erl \!,. 179 Reseziooe delta stomaco per carcinoma. - Billroth • 11:1 Ragacli all'ano guarite s<- uza ope1·azioue - Mascarel . ,. 613 ResPzioni articolari oPlla chirurgia di guerra. - Oelor me. • ~~ Re sezione proli lattica d eli a tri\Chea. - Gluck e Zeli er. " !!<.r. R esezione di un tumol'e delle ossa del cranio e delle meningt. - Lange:Jbeck . ,. !!77 Rimar r;inamento delle scheqgieossee del tutto separue. -Bergmann• !!77 Risuhati dAllo stir a1nento uei ne rvi . ,. li ~ Resezioui tipiche delle piccole ossa de l tarso. - Neuber ,. 11()\l ttesezaone o:; teoplastica dt'l piede.- Mikulicz . • 1228 Spandimeoio traumataco di sierosita oella siooviale sotto·tricipitale senza comunicazi one coll'articolazione del ginocchìo-Ramon et " rq Suppurazione di colore giallo rauciato. - Ve roouil • l!'il Stiramento dei nervi a scopo terapeutico. • :.<l 1 Scottature curate col bicarboualO di soda. • llì7 Slru:nento p~t la e~plorazionP dei proiettili nelle rerite » l ~:? :'l Sviluppo dì tum o•·i secondar i ne lle glao<IOle liofatiche. • 12~ Temrl' ratu re lo~ali nelle at!ezaoni chirurgiche. - Parlnot. ,. 3~:, Trapanazione dell'usso iliaco per coutroaperwra di un ascesso Ilei bnci no. - Fischer . • ~O'\ Tut>e rcolo~i locali. - llrissaud , 51:1 Tolleranza dei 1essutì pe1· 1 corpi stranieri. - Wc iss Trapiantamento crosso - Macewen
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111
13:-Ji Trflpanazionll per ascesso cer ebral e - Rose Pag. 1182 Tranamento degli a scessi freddi. • 11 a3 T etano t raumatico guarito colla disteo~i ooe del nervo mediano. • Il O Tumori gomm OSI. - Langeobeck. " 119~ Tratwmento delle Cerite d· arma da Cuoco penetranti nel ginocclllo. " 1 ~06 - Rey her . Ve r rìgìoe ottica per aumeutat.a pressione uell'or ecchio. - Lucae " 12u!l Valor e delln sutura ne rvosa e s ulla riunione dei ne n i pel' prima intenzione. - Falkenheim. " Ii i ~ RIVISTA OCULISTICA Am bli opi a alcoolica. - Romiée • • 283 Alterazioni uoatomo-patologi che della retina nell'anemia progl'ess iva• 1931 Ascoli.!•zione dell'occh io. - Gradenìgo " le3t De:1de oculari dì gomma. - Fleìschmano. • 407 Corpo E'Straoeo estratto dal vitr~o per m ezzo della calamita " 71\ - Openheìmer C eci tà ai colori.- Horstmaoo • ~~~ Croma tofob•a - Hasner . • 6:l2 Comuni cazioni ottalmologiche. - R av:·, " 1~30 Chimi ca lla iolog ica e patologica dell'occhio. - Callo • I~JII C ura del lracomu - Simi • 1241 Discromatops ia congeui la di un so lo occhio. - Hippel. • ·IU9 Daltonismo patologico. - Galezowski. " 123> Emeral opia, considerazi oni . - Comm ~-Dubois • i !ò Emeralopia nelle aft'e zioo i •lei fegato. - Parioaud. • 40S Emeralopia (imlllagine ottalmoscopica) - Poncet . • 6S5 Elettr icità di namica nel l'opacità del co rpo vil.r eo. - Oiraud-T.mlon• 12:1:, Eme ralopia e le funzi on i della porpora v1siva. - Par inaud • 1~3s Ferite d'arma da fuoco dell'orbi ta. - Goldzieher . ,. 5 1 ~ I ride, suo rilasc iam t>olo Dt!ll~ morte reale. - Ioll. • 1!11 Inlorb•damento primi ti vo della cor rJen. - Rettieshisp. • :•st I nfiammazioni orbitali in r appor to colle intracraniensi. - flerlin ,. 1~33 Idroch ino q uale a nt1seuico in o<:ulistica. - Forster • 1236 Malattie ocula ri come s intomi di d iverse mnlattie generalì- Gorecki • 1n2 Miopia congenita. - Hooer • tl:J~ Nuovo metodo d i cura d ella ottahno·bleoorrea. - Critchelt • 7$ Nistagmo ' 'olon tario • 19:~; Ottalmia simpatica. - Stainheim • ~'il Ossitlcazione ·dell'occhio. - Goldzieher • 111R Omatropioa. e della aua azione sugli occhi. - Ladenburg • ~3~ Pupilla dilat<lta e mobìle nell'epilessia. - Oray • l!ll Seosibilit:', della r etina. processo sper imentale per dete r m inarla - Oi lel • 1;:13 Stropicciamento (Massageì nelle malattie oculari. - Pageostecker " 12:14 Stiram ento tlei nervi in oculistica. - W ecker • 1234 Tetano dopo l'enucleazione di un occhio. - Cbisolur • 12~2 MALATTIE VENEREE E DELLA PELLE
Cause della rec idiva della sitllid~ - Kirchotrer Contribuzione all o studio dell'erpete traumati co - Roux. Elettr icità nelle dermatosi· Edgaz-Kurz
• 12~·7 • 125.' • l ~GI
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t Ecze ma trattato con cura meccaoi~a - Reitmayr. Pag. 1277 lniluenza del traumatismo nell'eziologia della tigoafavosa - Aubert • I!?<>U Influenza delle malattie febbrili nella sifilide manifesta- Petrowaki• 1260 trite sil!litica- Paoas . ,. 1271 Iniezioni d'acido sollorico diluito contro la blenorragia. - Wilsoo • J2i7 :\!icrobo del pus blenorragico. - Weisa . • 1!170 :"i'aftolio, nuovo m~zzo curativo delle dermatosi- Kaposi . • l:?ò! Paral!mosi, modo semplice dl riduzione - Bardinet " 63 Pilocarpioa nelle dermatosi - Pick. 82 Pilocarpina contro la s11llide . . . , . • J!l-1 Pillole di jodoformio nelle nevralgie della sifilide - Mauriae " 194 Permanganato di poLMsa contro la blenorragia - Bourgeois " 125!! Sifilide della laringe - Lewin " 125t Sifilldi sconosciute. - Jumon. ~ 12i,l RIVIST.-\ DI ANATOMIA E FISIOLOGIA Azione della duboisina sulla circolazione. - Gibsoo » J2U • l~ Accomodazione ddll'udito - Gellé . . Azione llsiologica della tulipina. - Sidner-Ringer. • :!'i AZioni vaso·moll·ìcì simmetriche. - TeiSRier-Kaufmann • ò-12 Circolazione collaterale. - Ralma • 286 Ci•·colazione nelle arterie coronarie del cuore- Martin e Sedgwick• l>. l Etrt-ui l!si,llogici dello stiramento del nervo sciati co - Brown-Sequard• 196 Escreziont~ dell'indicau - Heinemann , • ~oo Eccitabili~:t del corpo c:11loso. - Browo-Sequard . • 872 EII<!tti delle applicazioni periferiche sul sistema nervoso centrale • s~:> - Brown-Seq uard . Fu nzioni del muscolo piccolo obliquo dell'occhio.- Fano . ,. 199 Fatti esperimentali intorno alla fisiologia della base del cervello • !1S5! Brown-Sequard. Glicogeno e acido lattico nei muscoli. - Bobm ,. 5 18Jnfiuenza dell'alcool sul ricambio materiale dell'uomo. - Riesa » :lOti loltueo za della luce sulla produzione della emoglobulìna - Tinoni e • Hl File ti . ~leccan ismo della respirazione. - smester. " 1 ~52 Nervi vaso-motori dei liofatici. - Be r' ,. -111 Nuove scoperte sull'origine dei nervi cerebrali. - Obersteioe r . • ·112 l'<omeoclatura cerebrale, - Broca . . • ~~9 O.;servazioni di tetraorcbidia - Cebeira. ,. ~~~ Peptooi e loro sigoil!cato l!siologico - SchmidL " 41 0 Plastica dei muscoli e dei tendin1 . - Gluck . • g~.; Ricerche sperimentali sul calore dell'uomo durante il moto- Bonnah 1~4:;. Relazioni riflesse fra i polmoni, il cuore e i vasì. - SOmmerbrod. • 12~ Scop<!rta sul grande simpatico. - Dastre e l\forat " .>l () Sp~•·imeoti sugli etr.. tti della presoiooe sut nervi di moto e di senso - Luderitz · • 195 Temperatura dei m uscoli io contrazione n <:i mammiferi.- ll{cado Tono muscolare sperimentale.- l\feodelsshon RIVISTA TERAPE UTICA Accideu ti prodotti dall'uso del cloralio. - Fergubarson » Bi AsJ)Id03permioa. - Peuwldt •. • 515 Av,·efenameoto cloroformìco guari to coll'applicazione d'acqua calda alla regione precordi ale " 1~,1.
l :339' Pag. .115 Be nzoato di soda ne l reumausm o. - Mac~weo Cianu ro di zinco contro il reumatismo articolare . • So » ~ Corre n te indott a contro i versamenti ple uritici. - Brambilla > !)10 Clori<lrato di apomor/loa come espettorante. - Kormann c 211 Cure dello piaghe • 211 Coto [scorza nella diarrea de i tisici). - Ournye-Yeo . • !)1!8 Cura d e lla congiunti vi Le blenorragica. - D or. • 549 Cu ra del dolore colle vibrazioni meccaniche. - Boudet • 9~7Cura radica le delle e rnie con ini ezioni di alcool. - Perezortes. Caffeina e CatTeone. - Targas • 1287 Dosi alle quali si d"v" dare il ferro . • 85 Do l iarina . » 290· E tre tti fisiologici e t.e rapeutici delle inalazioni di ossigene- Hayem • 5U Epilessia curata r.ol trifosfato d'arge nto. - lla mi lton . • 992 F osfato d i calce cont ro la tubercolosi. - Gas parri ,. ~83 Ha mamelis Virgini ca contro le congestioni e le emorragie. • 129 1 1n tez iooe di sangue nel p01ritoneo seguita da morte • S8 loduro di c ioCo)oidina e di chinina - Va nsao t • ~07' Iodio succedaneo della chinina. - Grinoell " ~n I nalazioni medicam entose e loro ça lore. - Got t,te in • 1~6 I niezioni sottocutanee per la nutrizione artiOciale. - Eichltorn • 128!> Li~limento d i saccarato di calce nella cura delle scottature. - Costa n• 411 tin Pau! Metodo di propinare il Kous3o. - Corre . • 87 • '183 Musica come agente terapeutico. - Dogiel. • 53!) ~letalli nalla cura delle netralgie. - Burq Medi camenti per iniezioni ipodermiche e dosi da usarsi " 7 17 • 1290 Mo,io di rendere iootrensive le iniezioni di morfina !Si tro;:rlicerin a ne lla mala ttia de l Bright - Robson. " 413 • ~ l·i Nuoço purgante, l'aoda-assu. - Oliveira. • 5-13 Nuovo febbrifugo. - De Vry. • 7~9 Nuovo rimedio contro il prurito - Bulkley. • 1280 Nuovo prodotto esilarante - Lu nton. Noce di coco contro la tenia. Nuovo preparato di chinina completamente solubile nell' acqua - Jatre. . • 12!'-l Picrato di ammonio nelle febbri di malaria - Wainwrigbt. Peptone nel pus. - Hofmeister . " ~!) l Pepsi.n a Yegetale - Albrecbt. Peptone fosfatico nella tisi polmonale . - Chotra rt. ,. 1 ~0 Petrolio, nuovo rimedio contro la pneumonite. Pennello faradico in caso di ner vite ottica con mielite trasversa • 1~82 - Rumpf. . Perm angao~tto di pota.s sa come an tidoLO del veleno dei serpenti. " !%7 • 1!93 Pi ress ina - Scbivardi Respira1.ione artificiale protratta contro l'a vv elenamento per laudano - Mignon . • 1289 Scillaina Jamersted. • 289· • 41S Solfato di duboisina nei sudori profu'i - Ba ncraft e Fortousce. Siloterapia - Dujardin Baumett . • 987 Sciati cn guarita con·applicazioae di pl acche metalliche- Bouchaud• 1:181 Tra ttamento an tisettico dell'empiema. - Ash by • 294
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CHIMICA E F.'<R~IACOLOGIA Acqua di catrame, formula di preparazione Pag. \'9 Adul terazioni del catri!. - Hager. ,. 54i Albuminimetro Esbach . • ~·~u Acido salicilico ne ll e sostanze alimentari. modo di dosarlo colla c a > 13(, lorimetria. - Pt!ttè e Groben . .. 1301 Alterazione di al cune acque ferruginose . ~ ~~ Analisi delle materie estratt i ve dell"orio a. • 13115 Azione dei diversi antisetti ci ·~'-~ Borato di Chinoidina, nuovo febbrifugo. - Vrii Bromuro di potassio (elixir di). - Moura . • l3 r~ • l 3:3 Eritrina cornllodendyon . • '9 Me todo di prepara zione dello sciroppo di balsamo d i tolu ~ ~~; Modo di conservare le d rogh e. - Enz. Nuova reazione della sos tanza am lloJde. - Weiss . f• Nuovi rimedi " I li• , n:•. Olio di semi di zucca. - Slop Olio di ·sega la cornuta. - Shoemake r . ~·~· ,. ~lt• Preparazione della pilocarpioa Pilocarpina e Jaborina. - Harnach e Meyer • ~'!I l Podopbyllum. - Podowyssotzkì Proprietà anli~e t.liche dell'idruro di sa lici!!'. - Apery. .. l ~ -·i .. 5 t'7 Riconoscimento do~lla fucsina nel vino. - Jacquemio . RinacRntina. - Liborio . Segr.o microchimico per ditrerenziare le pseudo-membran~; c•·upose e difteriche dalle catarrali. - De Albertis ,. P~~ Sopra il dosam cnto d el glutine nelle farine. - Dernard P. Girard in ,. 1~:. Stricnina e Sautonina, loro carattere distioth·o. - Coliu tocquaine ,. 1:?'4!i Soluzione arsenicale di Fowler.- Daonemberg .. 130:1 Valore d ei me lOdi di analisi del burro. - Legle r. , ...,,
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IGIENE. Azione disinfettante dell'ete re azotico. - Pe yrusson • Alimeowzione delle truppe in campagna. ~ ~ Adulte•·azione del catl'è. A\•velenament.O per pane ammuffi to. - Mègnin • Aria come veicolo dei ge rmi - \\re rnic h .. ASSOI'bimento d'acque min erali attrave rso la pelle. - Ch ntin » ,. Acido solforico per disiof,Htar'3 le grandi abitazi oni - l''abre Apparecchi disinfettanti con aria calda - Hersc her " caratteri della carne sana e della carne alterata. • Copri capo per le truppe in Algeria. - Troupeau . .. Epidemia vajuolica c elli Esquimesi a Parigi - Colin • • Etfetti pe rni ciosi del The - Wolf. Esame dell'acqua potabile (istr uzion e sulser\"izio sanitatio.dell'esercito germanico). .. Epidemia tiOca prodotta da aria infetta. - Schmidt. . • Fungo nelle calzatu re - Thin .. Ginnastica e sua influe nza sullo svi'luppo fisico. - Durq. ,. Istruzione sul procedimento per le disi nfezion i • lu oculaz10n i preventh·e - Pasteur. ..
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Inumazione sui campi di battagl ia. . Paf) . 882 Micrococchi e bacteri sui muri de ll e sale degli ospedali - Nepven • :115 Mi opi a nelle scuole. ' 553 Movimen ti respiratori modificati dalla ginnastica. " 997 Progetto di legge sulla vaccinazione obbligatoria. • ~12 <Juesti oni attinenti al vaccino, rapporto di Warlomont. ,. 2!l7 Tri china ne l tessuto adiposo - Chatm. ,. 41G Vaccinazione e r ivaccin azione. - Hart. ·,. 295 Vaiuolo negli eserciti prussiano e francese . " 41S vaccinazione obbligatoria in Francia. • 552 Vaccinazione e rivaccinazione.- Argé lies. .. O~l TOSSICOLOGIA Morfinismo cronico. - Obe rsteiner
,. 52 6
.MEDICINA. LEGALE E FRENIATRIA Alcaloidi cadaveriCi - Gianoetti e Corona Ascoltazion e della parola alla superficie del capo. - Adriani Amaurosi simulata • C1anosi simulata. - Demoas.
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5:!7 528
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99 ~
TECNICA E SERVIZIO MEDICO MILITARE Co rpo sanitario militare in Inghilterra - Russe! • 425 Modiflcazioni all'armamento della fanteria in rapporto alla medicina militare - Delorme ,. 881 Ordinamento del ser vizio sanitario militare in Russia. - Frolich .. 4111 Organiztazione del aervitio Sll{litario in pace dell'esercito germanico -~~. - ~
Servizio sanitario a Plewoa. - Kocher
.. 645
STATISTICA MEDICA Le truppe inglesi a Madras. - Home Statistica sanitaria in Fraocia
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VARIETÀ Caso singolare di tentato suicidio. - Dubrisay .. 999 Idrofobia nella Siria » 9~ L'anno medico 1880 . > 3111 Movimento della popolazione io Francia .. 661 ' Notizie storiche sulla medicina militare. nell'antichità.- Rittmaon • 431 Studi aul senso dei colori nei Tschuki • 221 Tatuaggio nella chirurgia di guerra • .. 98 RIVISTA BIBLIOGRAFICA .>.limentaziooe della popolazione e dell'esercite - Meinert Clinica operativa di Pavia diretta dal Prof. Bottini OeograOa oosologica d'Italia. - Sormaoi.
.. 830 • 101 .. 901
...
·1342 ..Note di clinica madica del prof. lllaragliano Pat; . . IL• Rapporto dei globuli bianchi e globuli rossi. - De Toma . • ~* Risultati delle cure balneart di porto d' Ischia ~ .AD DUD&i bibliografici ~9- 782-782-1006·13:111
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CONGRESSI Congresso medico di Genova ·'Congresso medico internazionale di Londra Esposizione d'igiene a Berlino
• ~ 76 99-~77-886·1 000 e mi • 133>1
CONCORSI Sesto premio Riberi di L. 20000 . Società italiana d'Igi ene premio Rltter conccrso premio Riberi .
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NOTIZIE SANITARIE
.Stato sanitario di tutto il r~gio esercito
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ELENCO DBI
lavori originali ricevuti e non pubblicati • (',
Del vatuolo e del vaccino ed esame de l sangue e del contenuto delle pu sto le ne t J Taccinati e nei vaiuolosi. • Tre ca.s i di itte ro grue seguiti da morte . 2 - SAlUlA TI!LLl ETTORB. - Caso d'arresto di spillo in un'ansa inte· 3 - SOZZI li'ELICB. stinale e rniosa-Erniotomia. • -BusspNs CBIATTONII AN- - Relazione su di un caso clinico osserTONtO. vato preaso l'ospedale di Venezia. !'\ - CARATÙ CELESTINO. - Una Storia clinica. 6 - CIPOLLA GIUSEPPII. - A proposito di un caso di malattia ner•osa. - Al cune considerazioni sulle ernie nei 7 - CORTE StLVtO. m lli tari 8 - l)g CESARI! ZACCAILIA . - La funziC'Ine del Tago nella innerva~io ne del cuore. - Breve comunicazione clinica su di un 9 - Ds LtLI.O LUtOl. caso di sarcoma del testicolo. - L'epidemia morbillosa nel 1881 n el pre10 - FORTI GIUSBPPB. sidio di v.,rona. 11 - GARBAONI EIIUNUB LB. - Cassetta-doccia a sospensione applicata al trattamento delle fratture delle membra. Impiego di un nuoTo processo da coat tazione immediata per l' affrontamento esatto e permanente dei frammenti spostati. Applicazione dell'apparecchlù come mezzo di trasporto nell'esercito, del dottor Philippe. 12 - GtOROI C.BSAl\8. -Eziologia e patogeneei del colera asiatico. 13 - GOZZANO Fl\ANCBSCO. - Rendiconto clinico degli ammalati affetti da Taiuolo e da morbillo curati nell'ospedale militare di Padova nel ISS I. 14 rn. - Storia rti un caso di atrofia dei muscoli della mano sinistra per lesione del nervo cubitale. 15 - GRIBCO GIUSEPPB. - Pleuriti e polmoniti osservate nel lo tri· mestre ISSI nell'ospedale di Perugia. 16 - IANDOLI COSTANTINO. - Igiene della marc ia. - AL\'Al\0 Gl\iSEPPII.
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seosa ecc. lS - LA RoTONDA RAFFABLLB: .:_ l ntluen;:a della luce SUi medicamen ti conservati in r ecipienti di ve tro. !Il - .MA OLI OCCBINI NICOLA . -Bevande alcooliche, alcoolismo, aue forme e suoi e ll'etti. • . 20 - Ms1 vuccsNzo - Appunti clinici sulle vaccinazioni. :it - MEil.C.t.TANTE FR..afCJI!SCO. - AppuntO CliniCO SOpra UQ CMO di m e· nioglte seguito da morte. 22 - MUSI>OLA G IUSBPPB. - Brevi ricor di sulle malatt1e infet tive. 23 - 0GNIJIENB ANDRBA. - Il triangolo sospenaore di Langlebert, • o Ho,·ard e Zeisl. 24 - P41l.IS A:-ID&BA. - Resezione sottoperioatea dell'articol az.ne mèt~_Larso-falangea dell'aluce s inistro. 2!1 - P'u~ll.UIOBLI MICBBLB. - Storia clinica ed anatomica di nn caso di meningìte tubercoloaa. o . ~G ~ R ANDACCIO l .tliGI . - Considerazioni aio tetìch e sull'esame me«1\Co-legj!ole della fuo,ione visiv a. :n - Rssct FllANC. SAVBRto. -Illust razione dell'articolo 65~e.ll'elenco B delle infermità. · 28 .- TBSTI FR.ANCBSCO. - Storia clinica di un caso di coggel~ oto degli arti inferiori. ".1f1 ~ VIOLINI MARCANTONIO. - Relazione sul servizio eaoiLario in s ei giornate di manovre. 3(1 - VoN.t. CBLBSTINO. - Igiene d o~i campi.
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